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"Alternanza scuola-lavoro: dall'innovazione della 107 alla sperimentazione del sistema duale" di Francesco Giubileo 1 1 E’ Dottore di ricerca in Sociologia del lavoro. E’ stato consulente in politiche del lavoro di Regione Lombardia e Basilicata. Attualmente è consulente in tema di analisi del mercato del lavoro presso Regione Friuli Venezia Giulia ed è Consigliere di Amministrazione di Afol Metropolitana.

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"Alternanza scuola-lavoro: dall'innovazione della 107

alla sperimentazione del sistema duale"

di Francesco Giubileo1

1

E’ Dottore di ricerca in Sociologia del lavoro. E’ stato consulente in politiche del lavoro di Regione Lombardia e Basilicata. Attualmente è consulente in tema di analisi del mercato del lavoro presso Regione Friuli Venezia Giulia ed è Consigliere di Amministrazione di Afol Metropolitana.

2

3

Introduzione

Si chiama “Alternanza scuola-lavoro” e intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, le

competenze lavorative che appaiono sempre più necessarie per inserirsi agevolmente nel mercato del

lavoro. D'altronde la debolezza del rapporto tra scuola e mondo produttivo e del lavoro rappresenta,

come è noto, una delle più evidenti criticità dell’economia e della società italiane: i giovani hanno livelli di

istruzione sempre più alti, ma non riescono a sviluppare quelle competenze che si apprendono solo

attraverso la partecipazione al mondo del lavoro. Per affrontare tale criticità del regime nostrano di

transizioni scuola-lavoro, ispirandosi esplicitamente all’esperienza tedesca della formazione duale, il

Governo di Matteo Renzi, ha riformato con “La Buona Scuola” il decreto legislativo 77/2005 della

riforma Moratti, dal nome dell’allora Ministro dell’istruzione, Letizia Moratti, proprio in materia di

“Alternanza scuola-lavoro”.

In realtà, la discussione su come migliorare la transizione scuola-lavoro procede ormai da decenni e ha

riempito non solo le pagine delle riviste scientifiche e accademiche, ma anche quelle dei quotidiani. Il

messaggio che esce fuori da queste pagine è chiaro e inequivocabile. Se si vuole far fare un passo in avanti

davvero innovativo alle transizioni scuola-lavoro, occorre cambiare in profondità la didattica,

introducendo profonde innovazioni organizzative e gestionali, che, come tutte le novità, non possono

essere indolore.

Al momento, molte scuole (soprattutto i licei) si stanno ancora interrogando su quali cambiamenti nella

didattica porterà con sé l’introduzione di un numero così significativo di ore di Alternanza scuola-lavoro

(400 negli istituti tecnici/professionali e 200 nei licei), che coinvolge un numero così rilevante di studenti

(a regime saranno 1,5 milioni).

Il rapporto presentato è frutto di un lavoro di meta-analisi di ricerche sull’argomento, arricchito da tre

“casi-studio” frutto di interviste privilegiate a specifici stakeholder.

Innanzitutto, al centro dell’analisi, c’è lo studio del sistema duale tedesco, non tanto come un modello da

importare, quanto piuttosto come una “guida” alla quale le istituzioni scolastiche e le imprese italiane

possano ispirarsi per trarre insegnamento. L’Alternanza, infatti, non è una forma di apprendistato, né ha

finalità produttive, ma è una modalità di insegnamento e di apprendimento che serve, innanzitutto, alla

formazione della persona, della quale favorisce lo sviluppo delle competenze.

4

Nel seguito del lavoro, all’interno di un quadro caratterizzato dalla presenza di migliaia di progetti di

Alternanza, ci si è soffermati su alcune buone idee che, crediamo, possano offrire spunti interessanti per la

definizione di modelli generali e di “Buone pratiche”.

Infine, l’analisi dell’attuazione dell’Alternanza scuola-lavoro si è soffermata su tre “focus” tematici: il

modello di alternanza applicato nella Provincia autonoma di Bolzano e dell’Alto-Adige, che rappresenta

un contesto di “avanguardia” (nonché crocevia tra i modelli italiano e tedesco di transizione scuola-

lavoro); l’applicazione della riforma a Napoli, una città del Mezzogiorno che ha dimostrato, come si vedrà,

un certo dinamismo; e, infine, un approfondimento sul Progetto Desi realizzato dalla Ducati, la nota casa

motociclistica italiana, che ha elaborato nel corso degli anni un modello di alternanza all’avanguardia, che

si ispira al sistema duale tedesco, ma attuato in Italia nel rispetto delle norme vigenti.

Nelle osservazioni conclusive, sarà offerta al lettore una serie di “Regole d’oro”, ovvero proposte e

soluzioni innovative sul piano didattico, organizzavo e tecnologico per far funzionare meglio l’Alternanza

scuola-lavoro in Italia.

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Indice:

1. Il quadro normativo di riferimento ................................................................................... 6

1.1 Le origini dell’Alternanza ............................................................................................................... 6

1.2 Il quadro normativo precedente alla Legge 107/2015 .................................................................. 7

1.3 L’Alternanza nella “Buona Scuola” ............................................................................................... 9

2. L’applicazione dell’Alternanza scuola-lavoro ................................................................ 12

2.1 Come si realizza l’Alternanza Scuola – Lavoro ............................................................................ 12

2.2 Gli attori principali dell’Alternanza Scuola-Lavoro ..................................................................... 16

2.3 Modelli di applicazione dell’Alternanza : Stage .......................................................................... 19

2.4 L’Alternanza attraverso il modello dell’impresa formativa simulata ......................................... 24

2.5 Monitoraggio e Valutazione ........................................................................................................ 26

3. Dati e attuazione dello strumento ................................................................................... 29

3.1 Le prime evidenze dell’Alternanza scuola-lavoro ....................................................................... 29

4. Il modello duale funzionamento e valutazione del modello........................................... 33

4.1 Il modello duale tedesco ............................................................................................................. 33

4.2 Valutazione delle politiche attive del lavoro dedicate ai giovani tedeschi ................................ 38

4.3 Perché il modello duale è lontano dall’Italia ............................................................................... 41

5. Alcune buone prassi di Alternanza scuola-lavoro in Italia ........................................... 43

5.1 La Buona scuola: un nuovo approccio culturale.......................................................................... 43

5.2 Uno, nessuno o centomila modelli di Alternanza ....................................................................... 47

6. I tre casi studio: Bolzano; Napoli e Ducati .................................................................... 60

6.1 Il caso studio della Provincia di Bolzano ..................................................................................... 60

6.2 Il caso studio dell’Alternanza Scuola-Lavoro realizzata a Napoli ............................................... 68

6.3 Modello di eccellenza: il progetto DESI in Emilia Romagna ........................................................ 73

Considerazioni conclusive .................................................................................................. 78

7.1 Le regole d’oro per far funzionale l’Alternanza scuola-lavoro ................................................... 78

6

1. Il quadro normativo di riferimento

1.1 Le origini dell’Alternanza L’Alternanza scuola-lavoro (Alternanza o ASL) è un programma che presenta un forte trend espansivo.

Tanto che in Italia quasi la metà delle scuole secondarie di II grado vi prende parte, indice di una domanda

che smentisce i luoghi comuni, ancora molto diffusi, in merito all’incapacità della scuola di rivolgersi al

mondo del lavoro2. Del resto, gli stage sono ormai da anni diffusi in modo praticamente universale,

almeno nelle aree del paese in cui c’è un tessuto produttivo a cui fare riferimento3.

L’obiettivo principale dell’Alternanza è quello di “applicare” il concetto di pluralità e complementarità dei

diversi approcci nell’apprendimento. Il mondo della scuola e quello dell’impresa/struttura ospitante non

sono più considerati come realtà separate bensì integrate tra loro, consapevoli che, per uno sviluppo

coerente e pieno della persona, è importante ampliare e diversificare i luoghi, le modalità ed i tempi

dell’apprendimento.

In tal senso, il modello dell’Alternanza intende guidare i giovani nella scoperta degli interessi e delle

vocazioni personali, arricchendo la formazione scolastica con l’acquisizione di competenze maturate “sul

campo”. Tale condizione si spera possa garantire un “vantaggio competitivo” rispetto a quanti

circoscrivono la costruzione del proprio capitale umano alle sole conoscenze teoriche, offrendo un “valore

aggiunto” alla formazione della persona di chi la svolge.

Per certi versi, non si tratta di una “vera” novità nel contesto italiano. Prima della loro “liceizzazione”,

infatti, nell’epoca del boom economico e dello sviluppo industriale del Centro e del Nord del paese, il

sistema di produzione di competenze italiano seguiva il modello statale, con una filiera tecnico-

professionale della scuola superiore in grado di rifornire di operai specializzati, tecnici e quadri un sistema

industriale in forte espansione.

In quegli anni, molte scuole tecniche e professionali nacquero dall’iniziativa di singole aziende ed è ormai

noto da tempo che tali istituti tecnici e professionali sono stati una componente centrale del miracolo

economico degli anni 50’ e 60’4. Uno studio recente ha mostrato anche che queste scuole, attirando figli e

figlie della classe operaia, hanno dato un contributo importante alla diminuzione della diseguaglianza

scolastica che si riscontrava nel secondo dopoguerra5.

2 Ballarino G., 2014, “La formazione delle competenze in Toscana. Scuola tecnico-professionale e sistema economico”. Irpet, Firenze, Luglio . 3 Ballarino, G., 2008, “La scuola tecnico-professionale lombarda e il mercato del lavoro: le iniziative delle scuole”. Rapporto di ricerca per la Camera di Commercio, Milano (Disponibile al sito: www.mi.camcom.it, aggiornato a giugno 2016 ). 4 De Rita, G. ,2007,” Il ruolo dell’istruzione tecnica e professionale nello sviluppo del paese”. Relazione presentata al “Laboratorio istruzione tecnica e professionale”, MIUR, Roma. 5 Ballarino, G., Panichella, N., Triventi, M.,2014, “School expansion and uneven modernization. Comparing educational inequality in Northern and Southern Italy”, Research in Social Stratification and Mobility, nr. 36, pp. 69–86.

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1.2 Il quadro normativo precedente alla Legge 107/2015 La prima risposta normativa alle convergenti esigenze di una più efficace qualificazione proveniente dal mondo del lavoro e di rinnovamento formativo del mondo della scuola è stata offerta dall’art. 18 Tirocini formativi e di orientamento della legge 24 giugno 1997, n. 196 (cd. Pacchetto Treu). La legge consentiva di realizzare momenti di Alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, attraverso iniziative di tirocini e stages a favore di soggetti che avevano già assolto l'obbligo scolastico. La realizzazione di queste iniziative è stata affidata a soggetti pubblici, a partecipazione pubblica e/o a soggetti privati delegati6. Trattando di Alternanza scuola-lavoro ci si imbatte in termini che alludono a significati prossimi, apparentemente equivalenti come stage e/o tirocini. Per fare chiarezza, occorre considerare che:

la legge 196/97 introduce l’espressione “Alternanza scuola-lavoro”, sotto la quale ricomprende “tirocini pratici e stages”. Per quanto la legge in questione consideri tra loro equivalenti i tirocini e gli stage, in quanto modalità attraverso cui l’esperienza sui luoghi di lavoro concorre alla formazione, si può considerare il tirocinio come l’esperienza che precede l’inserimento lavorativo, o l’avvio di una professione, e lo stage come una modalità in cui si articola il percorso formativo;

il regolamento di cui al decreto interministeriale n. 142/98 regolamenta il dettato delle legge n.196/97 e declina “l’Alternanza tra studio e lavoro” come “tirocini formativi e di orientamento”, differenzia le finalità dell’Alternanza, ma senza distinguere tra attività individuali o collettive.

Tuttavia, se il Pacchetto Treu e il successivo decreto interministeriale permettono di cogliere analogie e differenze tra l’Alternanza e le altre modalità finalizzate a rafforzare il raccordo tra scuola e mondo del lavoro, formalmente l’Alternanza scuola – lavoro entra nel nostro sistema educativo con la legge n.53 del 28 marzo 2003 (cd. Riforma Moratti), regolamentata dal successivo decreto legislativo n. 77/2005. L’Alternanza, rivolta a studenti che abbiano compiuto i 15 anni di età, è una modalità didattico-formativa trasversale a tutti i canali del sistema scolastico-formativo (sistema dei licei, dell’istruzione e della formazione professionale), che intende orientare e sostenere un ingresso consapevole degli allievi nella realtà lavorativa, mediante l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro. L’Alternanza si articola in periodi di formazione in aula e periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro (operative o simulate). Il periodo di apprendimento che lo studente trascorre in un contesto lavorativo può essere considerato a tutti gli effetti come un tirocinio curriculare7. I percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la responsabilità espressamente attribuita all'istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, o con le rispettive associazioni di rappresentanza, o con le Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, non costituiscono rapporto individuale di lavoro. Il decreto legislativo 15 aprile 2005, n.77, prevedeva che fossero gli studenti a presentare la richiesta di svolgere, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, il percorso formativo prescelto alternando periodi in aula e in contesti lavorativi, nel rispetto del medesimo profilo educativo del corso di studi ordinario.

6 Ad esempio: le agenzie regionali per l'impiego e gli Uffici periferici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale; Università; Provveditorati agli studi; le Istituzioni scolastiche statali e istituzioni scolastiche non statali che rilascino titoli di studio con valore legale. 7 Si vedano in proposito l’art. 4 della Legge 53/03, la Nota del Ministero del Lavoro n. 4746 del 14 febbraio 2007 e la Circolare del Ministero del Lavoro n. 24 del 12 settembre 2011.

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In altre parole, cosa ancora oggi valida per la riforma della “Buona Scuola”: il giovane mantiene lo status di studente, la responsabilità del percorso è in capo alla scuola e l’Alternanza è presentata come una metodologia didattica e non costituisce affatto un rapporto di lavoro8. I periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro sono articolati secondo criteri di gradualità (Articolo 4 D.lgs 77/05) e le attività nella struttura ospitante possono essere realizzate anche in periodi di sospensione della didattica. La funzione tutoriale, preordinata alla promozione delle competenze degli studenti e al raccordo tra l’istituzione, il mondo del lavoro e il territorio, è svolta da due figure: il docente tutor interno all’istituzione scolastica (designato in base alla disponibilità all’incarico ed ai titoli posseduti) e il tutor esterno (Articolo 5 D.lgs 77/05). In particolare, in attuazione della legge delega, è previsto che i compiti svolti dal tutor interno siano riconosciuti nel quadro della valorizzazione della professionalità del personale docente, e che vi siano interventi di formazione in servizio, anche congiunta, destinati al docente tutor interno ed al tutor esterno. La valutazione, la certificazione ed il riconoscimento dei crediti sono attribuiti all’istituzione scolastica (Articolo 6 D.lgs 77/05) e si concludono con il rilascio di una certificazione supplementare relativa alle competenze acquisite nei periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro. Il ruolo dell’Alternanza scuola lavoro è stato successivamente confermato con i Regolamenti emanati con i dd.PP.RR. nn. 87, 88 e 89 del 2010 (all’interno della cd. Riforma Gelmini), riguardanti i nuovi ordinamenti degli istituti professionali, degli istituti tecnici e dei licei. Relativamente agli istituti professionali, il d.P.R. 15 marzo 2010, n. 87 prevede che i percorsi si sviluppino soprattutto attraverso metodologie basate su: la didattica di laboratorio; l’orientamento progressivo, l’analisi e la soluzione dei problemi relativi al settore produttivo di riferimento; il lavoro cooperativo per progetti; la personalizzazione dei prodotti e dei servizi attraverso l’uso delle tecnologie e del pensiero creativo; la gestione di processi in contesti organizzati; mentre agli istituti tecnici, il d.P.R. 15 marzo 2010, n. 88 dispone che: Stage, tirocini e Alternanza scuola lavoro sono strumenti didattici per la realizzazione dei percorsi di studio. Infine, per i licei, il d.P.R. 15 marzo 2010, n. 89 così recita: nell’ambito dei percorsi liceali le istituzioni scolastiche stabiliscono, a partire dal secondo biennio, (…), specifiche modalità per l’approfondimento delle conoscenze, delle abilità e delle competenze richieste per l’accesso ai relativi corsi di studio e per l’inserimento nel mondo del lavoro. È bene sottolineare che le indicazioni nazionali prevedono che anche per i licei l’approfondimento delle conoscenze, delle abilità e delle competenze richieste per l’accesso ai relativi corsi di studio e per l’inserimento nel mondo del lavoro può essere realizzato anche nell’ambito dei percorsi di Alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77. Nel percorso che ha portato al consolidamento della metodologia dell’Alternanza, un ruolo importante è rivestito anche dal D.L. 12 settembre 2013, n. 104, convertito dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, che rafforza la collaborazione, con finalità formative, tra scuola e mondo del lavoro, con l’obiettivo di accelerare l’applicazione di norme già emanate che legano scuola e lavoro, apprendimenti formali, non formali e informali. Il potenziamento dell’Alternanza, nel suddetto provvedimento normativo, segue tre direttrici principali: • lo sviluppo dell’orientamento, rivolto a studenti iscritti all’ultimo anno, per facilitare una scelta

consapevole del percorso di studio e favorire la conoscenza delle opportunità e degli sbocchi occupazionali, anche allo scopo di realizzare le azioni previste dal programma europeo “Garanzia Giovani”. I percorsi di orientamento prevedono anche giornate di formazione in azienda per far conoscere il valore educativo e formativo del lavoro.

8 Ad eccezione dei disabili, in questo caso i periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro sono dimensionati in modo da promuovere l’autonomia anche ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro.

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• la definizione dei diritti e dei doveri degli studenti della scuola secondaria di secondo grado impegnati in percorsi di Alternanza, ovvero in attività di stage, di tirocinio e di didattica in laboratorio, senza pregiudizi per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

• l’introduzione di misure per la formazione dei docenti, finalizzate all’aumento delle competenze per favorire i percorsi di Alternanza scuola lavoro anche attraverso periodi di formazione presso enti pubblici o imprese.

1.3 L’Alternanza nella “Buona Scuola” Rispetto al corso di studi prescelto, la legge del 13 luglio 2015 n.107 (all’interno della cd. Riforma

Buona-Scuola), recante “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino

delle disposizioni legislative vigenti”, stabilisce un monte ore obbligatorio per attivare le esperienze di

Alternanza che, dal corrente anno scolastico 2015/16, coinvolgeranno, a partire dalle classi terze, tutti gli

studenti del secondo ciclo di istruzione.

Le caratteristiche intrinseche dell’Alternanza scuola lavoro delineate dalle norme in precedenza emanate

cambiano radicalmente: quella metodologia didattica che le istituzioni scolastiche avevano il compito di

attivare in risposta ad una domanda individuale di formazione da parte dell’allievo, ora si innesta

all’interno del curricolo scolastico e diventa componente strutturale della formazione “al fine di incrementare

le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti”.

L’opportunità “culturale” è quella di riconoscere agli studenti italiani il diritto di “imparare lavorando” di

cui beneficia gran parte dei loro coetanei europei (Riquadro 1.1). Il riconoscimento del valore educativo

del lavoro permette al giovane di acquisire competenze utili ad affrontare il mercato del lavoro dopo lo

studio: la scuola che organizza percorsi di Alternanza è una scuola che offre agli studenti l’occasione di

formare soft skills fondamentali per inserirsi nel mercato del lavoro (problem posing, setting and solving, capacità

di lavorare in team, rispetto degli orari e dell’organizzazione lavorativa).

Riquadro 1.1 La normativa europea sull’Alternanza scuola e lavoro Negli ultimi anni, la focalizzazione sulle priorità dell’istruzione e della formazione è ulteriormente cresciuta, anche per il pesante impatto della crisi economica sull’occupazione giovanile in tutta Europa. Seppur coinvolti tutti gli Stati dell’Unione Europea, va segnalato che nei diversi paesi assistiamo a differenti modalità di attuazione dei percorsi di Alternanza scuola-lavoro, i quali prevedono un periodo variabile da svolgersi in ambito lavorativo. Strumenti come Alternanza, orientamento, istruzione tecnica e professionale, apprendistato e formazione alla cultura d’impresa sono stati individuati dall’Unione Europea per facilitare una migliore transizione dalla scuola al lavoro. Con Europa 2020 istruzione, occupazione, innovazione, integrazione e clima/energia sono i cinque fattori chiave dello sviluppo. Nel luglio del 2013 è stata varata l’European Alliance for Apprenticeships, un documento di sintesi delle posizioni europee sulla formazione on the job, che mira in particolare all’utilizzo dell’istituto dell’apprendistato e, più in generale, di tutti gli strumenti di Alternanza scuola-lavoro. L’Europa si è dunque definitivamente orientata verso la diffusione della formazione on the job come principale strumento di lotta alla disoccupazione giovanile. Tali tematiche sono state riprese nelle altre iniziative relative all’occupazione giovanile promosse dalla Commissione e in particolare nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 Aprile 2013 sulla “Garanzia Giovani” (2013/C 120/01) e sugli altri strumenti

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per agevolare la transizione scuola lavoro. Nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo del novembre 2012, (Com/2012/0669 Final) la Commissione europea ha indicato gli obiettivi per lo sviluppo di un’istruzione e una formazione professionale di eccellenza. In particolare, è stata sollecitata la promozione:

dell’apprendimento basato sul lavoro, anche con tirocini e periodi di apprendistato di qualità e modelli di apprendimento duale per agevolare il passaggio dallo studio al lavoro;

di partenariati fra istituzioni pubbliche e private (per garantire l’adeguatezza dei curricola e delle competenze);

della mobilità, attraverso il programma “Erasmus per tutti”, ora “Erasmus +”, lanciato nel 2014. Nella Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale italiano di riforma 2014 (COM/2014/ 413 Final) vengono sottolineati gli obiettivi di migliorare la qualità dell’insegnamento e di assicurare una più agevole transizione dalla scuola al lavoro, attraverso il rafforzamento e l’ampliamento della formazione pratica e la diffusione dell’apprendimento basato sul lavoro, in particolare nel ciclo di istruzione secondaria superiore e terziaria. Tali obiettivi hanno trovato puntuale riscontro nell’Accordo di Partenariato 2014-2020, focalizzandosi, in via prioritaria, sul tema “Investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente” per favorire la qualità, l’efficacia e l’efficienza del sistema scolastico nazionale. In Europa, la responsabilità su come realizzare questi percorsi può essere affidata ai centri di formazione, alle scuole, o alle imprese a seconda del proprio sistema d’istruzione. Per un approfondimento relativo alle modalità adottate dai singoli paesi europei per lo svolgimento dei percorsi di Alternanza scuola-lavoro e degli stage, si consiglia di visionare i documenti che l’Indire ha pubblicato sul proprio sito web all’indirizzo: www.indire.it

La legge 107/2015, nel commi dal 33 al 43 dell’articolo 1, sistematizza l’Alternanza scuola-lavoro

dall’anno scolastico 2015-2016 nel secondo ciclo di istruzione, attraverso:

la previsione di percorsi obbligatori di Alternanza nel secondo biennio e nell’ultimo anno della scuola

secondaria di secondo grado, con una differente durata complessiva rispetto agli ordinamenti: almeno

400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei, da inserire nel Piano triennale

dell’offerta formativa;

la possibilità di stipulare convenzioni per lo svolgimento di percorsi in Alternanza anche con gli ordini

professionali e con enti che svolgono attività afferenti al patrimonio artistico, culturale e ambientale o

con enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI;

la possibilità di realizzare le attività di Alternanza durante la sospensione delle attività didattiche e

all’estero, nonché con la modalità dell’impresa formativa simulata;

l’emanazione di un regolamento con cui è definita la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in Alternanza

scuola lavoro, con la possibilità, per lo studente, di esprimere una valutazione sull’efficacia e sulla

coerenza dei percorsi con il proprio indirizzo di studio;

l’affidamento al Dirigente scolastico del compito di individuare le imprese e gli enti pubblici e privati

disponibili per l’attivazione di percorsi di Alternanza scuola lavoro e di stipulare convenzioni

finalizzate anche a favorire l’orientamento dello studente. Analoghe convenzioni possono essere

stipulate con musei e altri luoghi della cultura, nonché con gli uffici centrali e periferici del Ministero

per i beni e le attività culturali;

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la stesura di una scheda di valutazione finale sulle strutture convenzionate, redatta dal dirigente

scolastico al termine di ogni anno scolastico, in cui sono evidenziate le specificità del loro “potenziale”

formativo e le eventuali difficoltà incontrate nella collaborazione.

A questi si aggiungo altre tre importanti novità. La prima è la costituzione del Registro nazionale per

l’Alternanza scuola-lavoro presso le Camere di Commercio, uno strumento di raccordo per facilitare l’incontro tra

imprese ed istituzione scolastiche. Difatti la Legge 107/2015 ha previsto che tramite questo strumento

sarà possibile conoscere le aziende disponibili ad accogliere gli studenti e stipulare, quindi, apposite

convenzioni; per ciascuna impresa o ente il registro riporta il numero massimo degli studenti ammissibili

nonché i periodi dell’anno in cui è possibile svolgere l’attività di Alternanza. In dettaglio, il registro si

divide in due sezioni: la prima, aperta e consultabile in modo gratuito, dove le aziende e gli enti pubblici e

privati indicano il numero di studenti ospitabili ed il periodo dell’anno in cui sarà possibile svolgere i

tirocini; la seconda, sezione “speciale” del registro a cui devono essere iscritte le imprese coinvolte nel

percorsi di Alternanza, consentirà la condivisione delle informazioni relative all'anagrafica, all'attività

svolta, ai soci e agli altri collaboratori, al fatturato, al patrimonio netto, al sito internet e ai rapporti con gli

altri operatori della filiera.

La seconda novità è l’affidamento alle scuole secondarie di secondo grado del compito di organizzare corsi

di formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, rivolti agli studenti

inseriti nei percorsi di Alternanza e svolti secondo quanto disposto dal D.lgs 9 aprile 2008, n. 81 (Riquadro

1.2).

Riquadro 1.2 Stage aziendale e Sicurezza sui luoghi di lavoro

Ad oggi, è necessario ricordare che, non essendo ancora definita una disciplina del tirocinio curriculare, le scuole, nel momento in cui stipulano le Convenzioni con i soggetti ospitanti, fanno ancora riferimento all’art. 18 della legge 196/97 (“Tirocini formativi e di orientamento”) e al relativo decreto attuativo (DM 142/98). Una norma più specifica in materia di Alternanza scuola-lavoro è costituita dal D.lgs 9 aprile 2008 n. 81 inerente la sicurezza sui luoghi di lavoro. Esso infatti definisce all’art. 2 come “lavoratore”, ai fini della sorveglianza sanitaria nei casi previsti dalla normativa vigente, “ogni persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione…”, equiparando esplicitamente al lavoratore così definito “il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui all’art. 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 e di cui a specifiche disposizioni delle leggi regionali promosse al fine di realizzare momenti di Alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro…” ( art. 2).

Infine, le fonti di finanziamento utilizzate per realizzare percorsi di Alternanza derivano per la quasi

totalità dal Ministero dell’istruzione, università e ricerca (MIUR), il quale contribuisce appositi

finanziamenti (100 milioni di euro all’anno, a decorrere dal 2016) agli Uffici Scolastici Regionali, i quali ne

dispongono con modalità e criteri di assegnazione alle singole scuole.

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2. L’applicazione dell’Alternanza scuola-lavoro

2.1 Come si realizza l’Alternanza Scuola – Lavoro In vista della entrata in vigore delle norme della Legge 107/2015 sull’Alternanza scuola lavoro, il MIUR ha

emanato una “Guida operativa”9 ad uso delle istituzioni scolastiche, con la quale

fornisce indicazioni riguardo alla realizzazione dei relativi percorsi formativi.

L’attività di Alternanza si configura come un percorso unico e articolato da realizzare in contesti operativi

con una forte integrazione ed equivalenza formativa tra esperienza scolastica ed esperienza lavorativa.

Attraverso il Piano dell’Offerta Formativa Triennale della scuola, è possibile raccordare/includere le competenze

specifiche disciplinari e trasversali con quelle richieste dal mondo del lavoro (Riquadro 2.1).

Riquadro 2.1 Piano dell’Offerta Formativa Triennale della scuola (POF) L’attività di Alternanza si configura come un percorso unico e articolato da realizzare in contesti operativi con una forte integrazione ed equivalenza formativa tra esperienza scolastica ed esperienza lavorativa. Tale percorso è definito nel POF e deve includere un piano di lavoro triennale di Alternanza scuola lavoro, che definisce i raccordi tra le competenze specifiche disciplinari, quelle trasversali e quelle richieste dal mondo del lavoro. Mentre l’ambito disciplinare dipende dall’indirizzo scolastico dell’istituto, così come le competenze richieste dal mondo del lavoro dipendono dal tessuto produttivo con cui si entra in contatto, più complessa risulta essere l’identificazione delle “competenze trasversali”. In merito all’argomento, ISFOL propone di declinare le competenze in:

- capacità diagnostiche: comprendere le caratteristiche dell’ambiente, i tratti essenziali dei problemi da affrontare, i compiti da svolgere, le proprie risorse di fronte alle situazioni;

- capacità relazionali: mantenere un rapporto costruttivo con gli altri e con l’ambiente sociale, dall’ascolto alla comunicazione chiara, dalla negoziazione al controllo delle emozioni;

- capacità di “fronteggiamento”: affrontare i problemi e i compiti adottando le strategie di azione più adeguate, dall’assunzione di responsabilità al riconoscimento dei ruoli gerarchici, alla gestione dei tempi alla valutazione delle conseguenze delle azioni.

L’Alternanza non è, dunque, un’esperienza isolata collocata in un particolare momento del curriculum

scolastico dello studente, ma va programmata in una prospettiva pluriennale e può prevedere una pluralità

di tipologie di integrazione con il mondo del lavoro (incontro con esperti, visite aziendali, ricerca sul

campo, simulazione di impresa, project work in e con l’impresa, tirocini, progetti di imprenditorialità ecc.) in

contesti organizzativi diversi, anche in filiera o all’estero, in un processo graduale articolato in fasi10.

Tali fasi si articolano in attività di apprendimento in aula e in contesti lavorativi, sarà pertanto necessario

che si stabilisca un rapporto con una struttura esterna (ospitante), disposta ad accogliere e formare gli

studenti che si sono dichiarati disponibili a partecipare all’attività.

9 La documentazione e i riferimenti normativi a supporto della progettazione e realizzazione di percorsi in alternanza sono reperibili sul sito dedicato: www.inalternanza.it (aggiornato a Maggio 2016). 10 E’ prevista anche la possibilità di assolvere al diritto-dovere privatamente, come stabilito dall’articolo 111 del TU sull’istruzione con riferimento all’obbligo scolastico.

13

A loro volta, gli studenti dovranno impegnarsi nel rispettare determinati obblighi definiti nel “patto-

formativo” (rispetto di persone e cose, abbigliamento e linguaggio adeguati all’ambiente, osservanza delle

norme aziendali di orari, di igiene, sicurezza e salute, riservatezza relativamente ai dati acquisiti in azienda),

a conseguire le competenze in esito al percorso, a svolgere le attività secondo gli obiettivi, i tempi e le

modalità previste, seguendo le indicazioni del tutor esterno e del tutor interno e facendo ad essi

riferimento per qualsiasi esigenza o evenienza.

Spetta alle scuole individuare le realtà produttive con le quali poter avviare collaborazioni concrete: queste

assumeranno sia la forma di accordi ad ampio raggio, a valenza pluriennale, sia di convenzioni operative

per la concreta realizzazione dei percorsi.

Attraverso lo strumento della convenzione, verranno definite le risorse, i tempi e le modalità a cui scuola

ed impresa vincolano uno specifico percorso in Alternanza. Inoltre, l’istituzione scolastica o formativa

con la collaborazione del tutor esterno designato dalla struttura ospitante/azienda valuterà il percorso di

Alternanza effettuato e provvederà a certificare le competenze acquisite dagli studenti nel percorso. Alla

fase attuativa appartengono anche le attività di sensibilizzazione e informazione dirette all’allievo perché

sia pienamente consapevole delle opportunità che possono essere attivate con il percorso di Alternanza.

Spesso le scuole con esperienze di progetti di Alternanza ne promuovono il sostegno e la diffusione

attraverso una rappresentanza di studenti che possa costituirsi come referenti peer to peer.

In generale, ai fini di applicare l’ASL, dato che ad ogni istituto scolastico è assegnata la responsabilità

complessiva del percorso che si articola in termini di progettazione, attuazione, verifica e valutazione, è

fondamentale definire un modello di attuazione (Fig. 2.1), che possa poi portare all’identificazione di

buone prassi da replicare in altri contesti e istituti (cfr. Capitolo 5).

14

Fig. 2.1 – Modello teorico di applicazione dell’Alternanza Scuola-Lavoro

Fonte: Casati I. et. alt.,“Alternanza scuola-lavoro. Un manuale per capire progettare e realizzare l’Alternanza”.

Unioncamere Lombardia & Formaper, 2016.

L’Alternanza presuppone l’apertura al contesto territoriale e, al tempo stesso, rende più flessibile e

peculiare l’organizzazione della giornata e della settimana scolastica. Questo avviene attraverso due

importanti novità: la prima è l’introduzione di metodologie organizzative che possono prevedere gruppi di

studenti che fanno Alternanza e che non coincidono con il gruppo classe di tipo tradizionale; la seconda è

che viene meno anche la rigida ripartizione della giornata scolastica e, come accade all’università, non sono

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più i docenti a spostarsi nelle classi dove i ragazzi li attendono, ma sono i ragazzi a spostarsi nelle classi di

Storia, Italiano o nelle classi che, all’interno di un laboratorio, fanno Alternanza.

In preparazione all’attività da svolgersi in situazioni di lavoro, gli studenti partecipano a percorsi formativi

e di orientamento, diversificati in relazione alla struttura in cui si svolgono o al tipo di istituto scolastico

frequentato; insegnanti della scuola e/o esperti esterni chiariscono quale sarà il tipo di attività che

svolgeranno, con quali diritti ed doveri; quale rapporto dovrà esistere tra l’attività a scuola e l’attività di

stage/tirocinio.

Per favorire la realizzazione dei percorsi di Alternanza, oltre agli istituti scolastico e le imprese, sono

coinvolti molteplici soggetti “istituzionali”, quali:

• la Direzione Scolastica regionale, che svolge un’azione di raccordo, di confronto e di guida per le scuole

del territorio, con la possibilità di costituire un Gruppo di Coordinamento Regionale per l’Alternanza, del

quale fanno parte istituti scolastici, associazioni imprenditoriali, rappresentanze delle Camere di

Commercio e associazioni di volontariato;

• gli Uffici scolastici provinciali, a cui l’Ufficio Scolastico regionale ha decentrato il compito di validare i

progetti e di monitorarne l’effettivo svolgimento;

• le Camere di Commercio, che con l’attivazione di iniziative e servizi per l’Alternanza scuola-lavoro

promuovono l’incontro tra domanda e offerta di tirocini tra istituzioni scolastiche e imprese, supportano

le scuole nella progettazione dei percorsi didattici e operano a livello locale per garantire partnership

favorevoli alla diffusione dell’Alternanza;

• le associazioni di categoria, strutture settoriali di rappresentanza delle imprese che sensibilizzano le

aziende associate sul tema dell’Alternanza scuola-lavoro, ne sostengono la partecipazione e partecipano ai

specifici tavoli di coordinamento locali, quali importanti momenti di confronto e di raccordo tra scuole,

imprese e istituzioni del territorio;

• la Provincia o la città Metropolitana, per promuovere e favorire la realizzazione di esperienze guidate in

ambienti lavorativi ed Alternanza scuola-lavoro.

16

2.2 Gli attori principali dell’Alternanza Scuola-Lavoro L’attuazione dell’Alternanza avviene tramite la sinergia tra la struttura scolastica e l’eventuale struttura

ospitante e all’interno delle funzioni organizzative troviamo diversi attori, quali: Dirigente scolastico;

Responsabile organizzativo incaricato del rapporto con le strutture ospitanti/aziende; Comitato Tecnico

Scientifico; e infine il tutor scolastico e aziendale.

Fig. 2.2 – Funzione Organizzativa Alternanza Scuola-Lavoro

FUNZIONI ORGANIZZATIVE ASL

Dirigente scolastico

Responsabile Organizzativo

CTS

Tutor Interno

Tutor Esterno

Fonte: Nostre elaborazioni.

2.2.1 - Il Dirigente scolastico

La riforma cosiddetta della Buona scuola individua nel Dirigente Scolastico la figura principale per la

gestione dei percorsi di Alternanza scuola-lavoro. Il capo di istituto, con il supporto del gruppo di lavoro

dedicato all’Alternanza (nel quale nominerà il Responsabile organizzativo e i tutor scolastici), individuerà le

imprese e gli enti pubblici e privati disponibili all’attivazione dei percorsi citati, stipulerà apposite

convenzioni e redigerà una scheda di valutazione sulle eventuali difficoltà incontrate nella collaborazione

con il mondo del lavoro.

Il Dirigente o il delegato ai servizi generali amministrativi predisporrà una scheda finanziaria dei progetti di

Alternanza in cui verranno indicati: l’estensione temporale del progetto, il periodo di attuazione, le fonti di

finanziamento, i costi previsti (compresa l’eventuale copertura assicurativa) e le quote di spesa

complessiva, attribuita a ciascun anno finanziario in attuazione del POF. Tali schede, unitamente ad una

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dettagliata relazione sull’andamento delle attività svolte, concorrono alla stesura del conto consuntivo

inerente l’esercizio finanziario di riferimento.

Inoltre, il capo d’istituto realizzerà nei primi mesi di scuola azioni specifiche per tutti i docenti al fine di

rivedere la struttura organizzativa delle discipline, rivisitando le consolidate metodologie trasmissive del

sapere nell’ottica di percorsi sviluppati per competenze e integrati con esperienze lavorative reali o

simulate; organizzerà nei “dipartimenti disciplinari” una progettazione dell’azione formativa con obiettivi

ben definiti, competenze da far raggiungere agli studenti, tempi e modalità didattiche, al fine di poter poi

individuare le azioni da svolgere a scuola o in azienda per il raggiungimento delle skills richieste; e, infine,

rilascerà agli studenti l’attestato finale di partecipazione allo stage.

2.2.2 - Responsabile organizzativo dell’Alternanza formativa dell’Istituto o Coordinatore dell’Alternanza

L’Alternanza presuppone un rapporto organico con l’extrascuola, attraverso l’individuazione di una nuova

e specifica figura di riferimento. Viene introdotto negli istituti il Responsabile o Coordinatore

dell’Alternanza, che avrà il compito di gestire il rapporto con le imprese e di coordinare i tutor scolastici

per l’Alternanza che operano in stretto collegamento con i tutor aziendali.

Il suo ruolo si esprime sia sul piano tecnico (redazione e aggiornamento delle banche dati che contengono

le informazioni di interesse per gli studenti, dei progetti svolti e delle aziende presenti sul territorio), sia

soprattutto nella gestione delle relazioni tra istituto e interlocutori esterni. Il responsabile può coincidere

con la funzione del tutor scolastico.

2.2.3 - Ruolo del Comitato Tecnico Scientifico o del Comitato Scientifico per i licei

Il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) o il Comitato Scientifico per i licei (CS) è una struttura innovativa

di cui possono dotarsi gli istituti superiori di secondo grado, nell’esercizio della loro autonomia didattica e

organizzativa, con funzioni consultive e di proposta per l’organizzazione delle aree di indirizzo e

l’utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità. E’ composto da docenti ed esperti del mondo del

lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica/tecnologica.

Il CTS/CS è un nuovo organismo della scuola che, una volta rilevati i bisogni formativi del mondo del

lavoro e delle professioni, elabora una proposta di curvatura del curriculum scolastico nelle percentuali

previste dalla normativa vigente al fine di ridurre il gap formativo tra filiera formativa e filiera produttiva.

I suoi principali compiti, espressi attraverso precise indicazioni ai Consigli di classe, sono quello di

approfondire il “significato” di un percorso di Alternanza rispetto all’offerta scolastica, individuare la

collocazione rispetto all’iter formativo complessivo, sviluppare la progettazione ed è il soggetto a cui

spetta la valutazione dei risultati individuali dell’Alternanza rispetto al processo di apprendimento e ai suoi

contenuti.

E’ possibile costituire anche un CTS/CS di rete o di filiera, che tiene conto delle tipologie di scuole

all’interno di una zona più o meno ampia e può collegare istituzioni scolastiche dello stesso ordine di studi,

ad esempio solo licei, o solo istituti tecnici e/o professionali, oppure una rete di scuole di diversa tipologia

presenti in uno stesso territorio. Nasce, in genere, nei contesti in cui la sperimentazione di reti di scuole

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per la realizzazione di servizi o attività ha una storia condivisa e consolidata. In particolare, il CTS/CS di

rete o di filiera può andare incontro alle esigenze di scuole collocate in contesti in cui vi sono difficoltà a

reperire referenti aziendali, accompagnando le scuole nell’esperienza di Alternanza che, se declinata

attraverso l’impresa formativa simulata, può essere resa più concreta e aderente ai reali processi produttivi.

2.2.4 - Tutor interno ed esterno

Per quanto riguarda le figure professionali che intervengono nel percorso formativo di Alternanza scuola

lavoro, risultano strategiche quelle deputate a seguire lo studente nella sua attività, che si identificano con il

docente tutor interno e con il tutor formativo esterno, affiancati in molte scuole dalla figura di un docente

Funzione strumentale per l’Alternanza e/o da un referente di progetto (coincidente spesso al Coordinatore

dell’Alternanza), come punto di raccordo tra gli operatori interni ed esterni per coordinare le attività

previste dai singoli progetti. L’insieme dei due tutor (interno ed esterno) incarna le funzioni di: tutoring,

mentoring, e coaching.

Il tutor interno, designato dall’istituzione scolastica tra coloro che, avendone fatto richiesta, possiedono titoli

documentabili e certificabili, svolge le seguenti funzioni:

elabora, insieme al tutor esterno, il percorso formativo personalizzato che verrà sottoscritto dalle parti

coinvolte (scuola, struttura ospitante, studente/soggetti esercenti la potestà genitoriale);

monitora le attività e affronta le eventuali criticità che dovessero emergere dalle stesse;

valuta, comunica e valorizza gli obiettivi raggiunti e le competenze progressivamente sviluppate dallo

studente;

assiste e guida lo studente nei percorsi di Alternanza e ne verifica, in collaborazione con il tutor

esterno, il corretto svolgimento;

partecipa al Comitato Tecnico Scientifico/Comitato Scientifico;

informa gli organi scolastici preposti (Dirigente Scolastico, Dipartimenti, Collegio dei docenti,

Comitato Tecnico Scientifico/Comitato Scientifico) ed aggiorna il Consiglio di classe sullo

svolgimento dei percorsi, anche ai fini dell’eventuale riallineamento della classe;

predispone la documentazione amministrativa necessaria allo svolgimento del progetto (es. apertura

posizione INAIL, stipula del contratto per l’assicurazione del tirocinante in conformità alla normativa

vigente);

assiste il Dirigente Scolastico nella redazione della scheda di valutazione sulle strutture con le quali

sono state stipulate le convenzioni per le attività di Alternanza, evidenziandone il potenziale formativo

e le eventuali difficoltà incontrate nella collaborazione;

promuove l’attività di valutazione sull’efficacia e la coerenza del percorso di Alternanza, da parte dello

studente coinvolto.

Esplicitamente previsto dalle norme vigenti, il tutor esterno è selezionato dalla struttura ospitante e

costituisce il punto di raccordo tra il mondo dell’impresa e quello della scuola.

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A questo scopo, mantiene un costante rapporto con il tirocinante all’interno dell’impresa e svolge le

seguenti funzioni:

collabora con il tutor interno alla progettazione, organizzazione e valutazione dell’esperienza di

Alternanza;

favorisce l’inserimento dello studente nel contesto operativo, lo affianca e lo assiste nel percorso;

garantisce l’informazione/formazione dello/degli studente/i sui rischi specifici aziendali, nel rispetto

delle procedure interne;

pianifica ed organizza le attività in base al progetto formativo, coordinandosi anche con altre figure

professionali presenti nella struttura ospitante;

fornisce all’istituzione scolastica gli elementi concordati per valutare le attività dello studente e

l’efficacia del processo formativo (compilando un proprio report finale).

Inoltre, il tutor esterno per il suo ruolo di “garante” della qualità formativa dell’esperienza concorre alla

proposta di interventi che migliorino l’apporto formativo del lavoro in azienda.

Entrambi i tutor, per la loro funzione, devono possedere esperienze, competenze professionali e didattiche

adeguate per garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal percorso formativo. È opportuno che

tali figure siano formate sugli aspetti metodologici, didattici, procedurali e contenutistici dell’attività di

Alternanza, la quale dovrà prevedere un rapporto numerico fra tutor e allievi adeguato a garantire un

efficace supporto ai giovani nello svolgimento delle attività di Alternanza, oltre che un’accettabile livello di

salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

2.3 Modelli di applicazione dell’Alternanza: Stage Le attività che possono essere svolte dallo stagista sono molteplici e dipendono dagli obiettivi indicati

nel progetto formativo che devono conciliare le esigenze formative con le caratteristiche personali del

tirocinante e al tempo stesso con le necessità dell’azienda ospitante.

Prima di confrontarsi direttamente con la realtà aziendale, tuttavia, il tutor scolastico prepara lo studente e

gli illustra le principali caratteristiche del contesto nel quale si inserirà; cerca di predisporlo alla flessibilità.

Il percorso si apre con una preventiva visita all’azienda, in cui lo studente conosce il suo tutor aziendale,

figura che, nell’ambito dell’Alternanza, è chiamata ad essere il riferimento del tirocinante. Dopo aver

condiviso con lo studente i contenuti generali del tirocinio e le regole da tenere in azienda, concorda con il

giovane tempi, luoghi e modi operativi.

In linea di principio, tutte le aree o reparti possono essere adatti allo svolgimento del tirocinio. Tuttavia, di

seguito vengono suggerite alcune attività che è possibile affidare allo stagista a seconda della tipologia di

istruzione (Schema 2.1):

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Schema 2.1 – Esempi di attività di tirocinio per tipologia di istruzione.

Tipologia di istruzione del tirocinante Attività di tirocinio

Istituto tecnico settore economico Istituto tecnico settore tecnologico

Riordino o creazione archivi Aggiornamento database

Liceo classico Facoltà di scienze umane e sociali

Ottimizzazione comunicazione interna Redazione di materiale informativo Redazione di opuscoli o di newsletter

Istituto professionale settore servizi Liceo linguistico Facoltà linguistiche

Traduzione materiale vario Ricerca di mercati esteri

Istituto professionale settore servizi Facoltà economiche

Ricerche di mercato Ideazione di piani di marketing Redazione di brochure

Istituto tecnico settore tecnologico Istituto professionale settore servizi Facoltà economiche

Archiviazione documenti contabili Assistenza nelle fasi di impostazione e gestione del sistema di rilevazione dei costi

Istituto tecnico settore tecnologico Istituto professionale settore industria e artigianato Facoltà di ingegneria e scientifiche

Assistenza alle attività produttive e logistiche Assistenza alle attività di industrializzazione e progettazione

Istituto professionale settore servizi Istituto tecnico settore economico

Assistenza alle attività di ragioneria amministrazione, gestione e sviluppo del personale

Istituto tecnico settore tecnologico Licei scientifici, opzione scienze applicate Facoltà di ingegneria e scientifiche

Miglioramento della funzionalità di siti Internet e Intranet

In relazione alle funzioni e alle attività d’impresa, professionali o comunque istituzionali esercitate, i

soggetti ospitanti devono essere in possesso di:

a) capacità strutturali, ovvero spazi adeguati per consentire l’esercizio delle attività previste in Alternanza e,

in caso di studenti con disabilità, il superamento o l’abbattimento delle eventuali barriere architettoniche;

b) capacità tecnologiche, ossia la disponibilità di attrezzature idonee per l’esercizio delle attività previste nella

convenzione, in regola con le norme vigenti in materia di verifica e collaudo tecnico, tali da garantire, per

ogni studente, un’esperienza adeguata e diretta del processo di lavoro in condizioni di sicurezza;

c) capacità organizzative, consistenti in adeguate competenze professionali per la realizzazione delle attività; a

tal fine deve essere garantita la presenza di un tutor incaricato dalla struttura ospitante, anche esterno alla

stessa, a supporto delle attività di Alternanza scuola lavoro, dotato di competenze professionali e di

affiancamento formativo, con oneri a carico del soggetto ospitante.

Inoltre, ai fini della riuscita del percorso in Alternanza scuola-lavoro, è fondamentale che l’impresa:

• in fase progettuale renda “leggibile” la propria organizzazione dal punto di vista formativo, affinché le

opportunità di Alternanza siano individuate e raccordate con gli obiettivi di apprendimento del percorso

scolastico dell’allievo;

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• in fase di avvio, metta in atto azioni preventive che realizzino un contesto favorevole all’Alternanza sia

rispetto all’andamento delle dinamiche produttive, sia rispetto alle persone che saranno direttamente od

indirettamente coinvolte con la presenza dell’allievo;

• in fase di attuazione si renda disponibile alla flessibilità che l’Alternanza può richiedere e, soprattutto, alla

valutazione dell’esperienza.

Nelle convenzioni le scuole fanno riferimento alle finalità del percorso di Alternanza con particolare

attenzione alle attività da svolgersi durante l’esperienza di lavoro, alle norme e alle regole da osservare,

all’indicazione degli obblighi assicurativi, al rispetto della normativa sulla privacy e sulla sicurezza dei dati,

alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Dalla convenzione devono risultare le condizioni di svolgimento del

percorso formativo, ed in particolare:

natura delle attività che lo studente è chiamato a svolgere durante il periodo di Alternanza scuola lavoro all’interno

della struttura ospitante, coerenti con gli obiettivi del progetto formativo condiviso tra quest’ultima e

l’istituzione scolastica e con i risultati di apprendimento previsti dal profilo educativo dell’indirizzo di

studi;

durata del singolo percorso formativo nell’ambito delle ore complessive di Alternanza scuola lavoro, non

inferiori a quanto indicato nell’articolo 1, comma 33, della legge 107/2015;

identificazione dei referenti degli organismi interni ed esterni all’istituzione scolastica e dei relativi ruoli funzionali

(Consiglio di Classe, Comitato Tecnico Scientifico/Comitato scientifico, tutor interno scolastico o

formativo e tutor esterno, rappresentanti del mondo del lavoro e delle professioni), coinvolti sia nella

co-progettazione, sia nella realizzazione delle attività in regime di Alternanza, che operano al fine di

assicurare all’allievo il raggiungimento degli esiti di apprendimento individuati nel progetto formativo

da allegare alla convenzione;

obblighi e responsabilità dell’istituzione scolastica e della struttura ospitante;

strutture e know-how messi a disposizione dalla struttura ospitante;

informazione e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in cui sono specificate dall’istituto

scolastico le attività già svolte dagli studenti che partecipano alle attività di Alternanza e allegati i

relativi attestati riportanti i dettagli dei contenuti trattati, al fine di poter individuare le modalità e i

tempi della formazione integrativa da erogare da parte della struttura ospitante, secondo lo specifico

profilo di rischio;

modalità di acquisizione della valutazione dello studente sull’efficacia e sulla coerenza del percorso di

Alternanza scuola lavoro con il proprio indirizzo di studio;

Fondamentali per lo sgravio degli impegni a carico delle istituzioni scolastiche risulteranno le

collaborazioni che le stesse riusciranno ad attivare, congiuntamente agli Uffici Scolastici Regionali, con

accordi territoriali presso gli enti preposti per competenza, in modo tale da:

garantire la sorveglianza sanitaria, qualora necessaria;

assicurare presso l’INAIL contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali gli studenti impegnati;

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stipulare un’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi; le coperture assicurative devono

riguardare anche attività eventualmente svolte dagli studenti al di fuori della sede operativa della

struttura ospitante, purché ricomprese nel progetto formativo dell’Alternanza;

Il dirigente scolastico, avrà cura di verificare che l’ambiente di apprendimento sia consono al numero degli

alunni ammessi in una struttura e adeguato alle effettive capacità tecnologiche, organizzative e didattiche

della stessa.

Infine, durante il periodo di Alternanza molte istituzioni scolastiche dotano lo studente di uno strumento

descrittivo, chiamato “diario di bordo” e di un “foglio di registrazione delle presenze”. Il diario di bordo

presenta i dati dell’istituto di provenienza dello studente, i dati personali del ragazzo, il suo curriculum

scolastico, i contenuti generali dell’attività lavorativa e il ripensamento quotidiano delle azioni svolte in

azienda (Fig. 2.2). Il foglio presenze registra semplicemente l’impegno dello studente in termini di ore.

Fig. 2.2 – Esempio Diario di Bordo individuale

Fonte: Casati I. et. alt.,“Alternanza scuola-lavoro. Un manuale per capire progettare e realizzare l’Alternanza ”. Unioncamere Lombardia & Formaper, 2016.

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Riquadro 2.2 Progettare in Rete La progettazione in rete, secondo il d.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, art.7, prevede un istituto capofila che elabora la proposta per avviare attività in Alternanza insieme ad un numero adeguato di istituti attraverso un accordo di rete. Il progetto può nascere da una proposta formulata all’interno degli organi collegiali della scuola, sulla base di esigenze di vario tipo, che possono integrare l’offerta formativa dell’istituto e sostenere la realizzazione di percorsi personalizzati mirati alla valorizzazione delle eccellenze. Il numero di soggetti coinvolti varia in base al tipo di progetto da realizzare; il caso più semplice è rappresentato dalla compresenza di soli due soggetti: la scuola (o una rete di scuole) e la singola struttura ospitante (Aziende, Associazioni, Enti e così via). In alternativa, l’ipotesi progettuale può rispondere ad una proposta del territorio proveniente dall’Ufficio Scolastico Regionale territorialmente competente oppure partecipare ai bandi che il MIUR mette a disposizione per le scuole statali nell'ambito delle azioni previste dal piano nazionale. Per la stipula dell’accordo risulta fondamentale il ruolo del dirigente scolastico. Le collaborazioni hanno come obiettivo la co-progettazione dei percorsi formativi che impegnano congiuntamente scuola e mondo del lavoro.

Riquadro 2.3 I Poli Tecnico‐Professionali nell’organizzazione dei percorsi di Alternanza

La ricognizione dei fabbisogni formativi sul territorio volta alla contestualizzazione dei progetti di Alternanza può essere enormemente facilitata dall’appartenenza delle scuole ai Poli tecnico professionali, la cui costituzione è programmata dalle Regioni, sulla base dell’analisi del territorio per la rilevazione dei fabbisogni formativi.

I Poli tecnico‐professionali costituiscono una modalità organizzativa di condivisione delle risorse pubbliche e private disponibili. Essi sono costituiti, con riferimento alle caratteristiche del sistema produttivo del territorio, da reti formalizzate tra soggetti pubblici e privati, attraverso accordi di rete che contengono i seguenti elementi essenziali:

- l’individuazione dei soggetti: almeno due istituti tecnici e/o professionali, due imprese, un ITS e un organismo di formazione professionale;

- le risorse professionali dedicate;

- le risorse strumentali, a partire dai laboratori necessari per far acquisire, agli studenti, le competenze applicative richieste dalle imprese della filiera di riferimento;

- le risorse finanziarie allo scopo destinate;

- il programma di rete, definito all’atto di costituzione del Polo, contenente gli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della qualità dei servizi formativi a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio.

Accanto all’attività di orientamento professionale, i Poli tecnico professionali, nell’ambito della loro funzione, svolgono un ruolo determinante anche nel contrasto della dispersione scolastica, favorendo l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

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2.4 L’Alternanza attraverso il modello dell’impresa formativa simulata L’Impresa Formativa Simulata (IFS), è un modello messo a punto attraverso un’esperienza decennale, è una

delle modalità di realizzazione dell’Alternanza scuola lavoro che consente l'apprendimento di processi di

lavoro reali attraverso la simulazione della costituzione e gestione di imprese virtuali che operano in rete,

assistite da aziende reali. In tal senso, l’azienda tutor o azienda madrina partecipa alla realizzazione del

progetto, assiste l’impresa simulata in tutte le diverse fasi, fornisce consulenza di carattere tecnico ed

operativo e garantisce un collegamento con il mondo del lavoro e con i problemi e le esigenze

dell’economia locale11.

Lo scopo della IFS è di rendere gli studenti protagonisti del proprio processo di apprendimento

avvalendosi di una metodologia didattica che utilizza in modo naturale il problem solving, il learning by doing,

ed il role playing, costituendo un valido strumento per l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato

del lavoro.

L’impresa formativa simulata in origine ha trovato larga diffusione all’interno degli istituti tecnici e

professionali del settore economico ad indirizzo amministrativo-commerciale, più votati agli studi orientati

all’imprenditorialità, alla cultura amministrativa e al controllo di gestione dell’impresa moderna.

Numerose sono le esperienze operative realizzate da piattaforme informatiche di fornitori diversi che

utilizzano analoghe metodologie di fondo (come, es. Simulimpresa). Successivamente, dato che la IFS si può

rivelare utile come strumento di orientamento delle scelte degli studenti che, anche dopo un percorso

universitario, hanno l’aspirazione di essere inseriti in una realtà aziendale, l’esperienza si è estesa anche agli

istituti degli altri settori ed indirizzi, nonché ai licei.

Nel dettaglio, le competenze raggiungibili dagli studenti che partecipano ad esperienze di Alternanza in

impresa formativa simulata possono essere classificate in tre differenti categorie, declinabili in una griglia

di valutazione, il cui modello è liberamente scelto dalla scuola:

1. Tecnico-professionali, che trovano il coinvolgimento degli insegnamenti delle aree di indirizzo.

2. Trasversali, o comuni (soft-skills), molto richieste dalle imprese, afferiscono l’area socio-culturale, l’area

organizzativa e l’area operativa, facendo acquisire all’allievo le capacità di lavorare in gruppo

(teamworking), di leadership, di assumere responsabilità, di rispettare i tempi di consegna, di iniziativa, di

delegare studiando meccanismi di controllo, di razionalizzare il lavoro, in modo da formarne una

“personalità lavorativa”, pronta per l’inserimento in ambiente lavorativo;

3. Linguistiche, che trovano il pieno coinvolgimento delle discipline umanistiche, riguardando le abilità di

comunicazione in funzione del contesto e dello scopo da raggiungere.

Realizzare un’impresa simulata significa replicare un contesto operativo e organizzativo aziendale, dove gli

alunni assumono i ruoli di soci, amministratori, sindaci, dipendenti e dirigenti aziendali; ad ogni azienda

simulata corrisponde un’azienda reale, rappresentativa della realtà produttiva locale.

Il percorso di Alternanza scuola lavoro in impresa formativa simulata non richiede, anche se non esclude,

il tirocinio presso aziende situate nel territorio. L’esperienza aziendale, infatti, viene praticata a scuola in

11 A tale proposito, per la funzione di tutor interno, può essere utilizzato un docente dotato delle necessarie competenze, all’interno dell’organico dell’autonomia, come definito dalla legge 107/2015, articolo 1, comma 63.

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laboratorio e riproduce tutti gli aspetti di un’azienda reale, con il tutoraggio dell’azienda madrina. Essa

rappresenta, quindi, un’opportunità per realizzare l’Alternanza, anche in quelle istituzioni scolastiche il cui

territorio presenta un tessuto imprenditoriale poco sviluppato, ovvero caratterizzato da un ridotto numero

di imprese, per lo più di dimensioni piccole e medie, che pur operando in nicchie di mercato, spesso

altamente redditizie e innovative, non presentano una struttura idonea ad ospitare studenti per lunghi

periodi.

Riquadro 2.4 Scuola impresa Esperienze di Scuola impresa, che si sono sviluppate soprattutto in alcuni indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale. Le scuole già oggi possono commercializzare beni o servizi prodotti durante le attività didattiche. Alcune lo fanno saltuariamente, altre in modo più stabile e ricorrente, tutte reinvestono i loro utili a scopo didattico. Vari istituti, per consentire ai propri studenti di formarsi attraverso esperienze di lavoro organizzate all’interno della stessa istituzione scolastica, hanno costituito un’impresa formativa strumentale. Ne sono un esempio le aziende agrarie annesse agli istituti tecnici e professionali agrari o i ristoranti didattici attivati da alcuni istituti alberghieri.

Riquadro 2.5 Laboratori territoriali per l’occupabilità La legge 107/2015 introduce i Laboratori territoriali per l’occupabilità per le istituzioni scolastiche ed educative statali di secondo grado. Si tratta di una nuova generazione di laboratori aperti anche in orario extra-scolastico, pensati per essere palestre di innovazione e spazi dove mettere in campo attività di orientamento al lavoro e di Alternanza, ma anche progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei Neet (i giovani non inseriti in percorsi di studio né nel mondo del lavoro). Sono luoghi aperti al territorio per stimolare la crescita professionale, le competenze e l’autoimprenditorialità, coniugando insieme innovazione, istruzione, inclusione, anche attraverso la partecipazione di enti pubblici e locali, Camere di commercio, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, Istituti Tecnici Superiori e imprese private. Con essi si fa uso strategico delle tecnologie digitali, applicando le innovazioni didattiche e progettuali ad esse connesse. Attraverso questa tipologia di laboratori, le istituzioni scolastiche ed educative perseguono i seguenti obiettivi: a) apertura della scuola al territorio e possibilità di utilizzo degli spazi anche al di fuori dell’orario scolastico; b) orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio; c) fruibilità di servizi propedeutici al collocamento al lavoro o alla riqualificazione di giovani non occupati.

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Riquadro 2.6 IFS Network e Simucenter È una delle modalità di realizzazione dell’Alternanza scuola lavoro, attuata mediante la costituzione di un’azienda virtuale animata dagli studenti, che svolge un’attività di mercato in rete (e-commerce) e fa riferimento ad un’azienda reale (azienda tutor o madrina) che costituisce il modello di riferimento da emulare in ogni fase o ciclo di vita aziendale. L’insieme delle imprese formative simulate, collegate tra loro da una piattaforma informatica, costituisce la rete telematica delle imprese formative simulate, sostenuta attraverso una Centrale di Simulazione (SimuCenter) nazionale o locale, costituita da un sistema che consente alle aziende virtuali in rete di simulare tutte le azioni legate alle aree specifiche di qualsiasi attività imprenditoriale. Le aziende simulate si costituiscono, comunicano e realizzano transazioni attraverso l’applicativo IFS Network che è l'ambiente unico on line per lo sviluppo della rete delle Imprese Formative Simulate. L’applicativo consente ai docenti, attraverso strumenti dedicati, di programmare, condurre e monitorare le attività didattiche connesse alla simulazione di impresa.

2.5 Monitoraggio e Valutazione L’importanza di istituire uno strumento di monitoraggio dei percorsi di Alternanza scuola lavoro è

determinata dal ruolo essenziale che i medesimi rivestono nell’acquisire elementi utili per la valutazione

dell’offerta formativa. In tal senso, nel rapporto tra istituto scolastico e struttura ospitante, il monitoraggio

dell’attività di Alternanza è indispensabile oltre ad assicurare all'intero processo un adeguato livello di

trasparenza anche per accertare progressivamente sia il rispetto dei vincoli considerati nella convenzione

sia soprattutto per stimare la qualità del percorso e le sue ricadute, così eventualmente da poter assumere

le azioni correttive che preservino le finalità e gli obiettivi progettati.

A livello nazionale, l'attività di monitoraggio delle iniziative che scaturiscono dai protocolli d'intesa e dai

relativi accordi operativi saranno condotte dal Comitato per il monitoraggio e la valutazione dell’Alternanza scuola-

lavoro istituito presso il MIUR. Il compito del comitato è di verificare, sia in itinere che ex-post, i risultati

raggiunti e la qualità delle azioni intraprese nell'ambito dei singoli protocolli, in modo da formulare un

bilancio complessivo del rapporto tra scuola e impresa per come si è sviluppato in ogni percorso attivato

(impatto dell’Alternanza sulla gestione organizzativa della scuola, attenzione formativa dell’azienda

ospitante, ecc).

L’azione valutativa va considerata come un stima della qualità degli apprendimenti, a tale scopo possono

essere utilizzati molteplici strumenti di verifica (relazioni, test, prove, questionari), alla cui costruzione

concorrono differenti contesti (scuola, lavoro) e diversi soggetti (dirigenti e docenti scolastici; tutor

aziendali; studenti). Si riportano nei riquadri seguenti alcuni esempi di quali possono essere gli elementi

significativi da tradurre in indicatori per la valutazione del progetto di Alternanza scuola – lavoro e di cosa

è necessario valutare (Riquadro 2.7 e 2.8).

27

Riquadro 2.7 Elenco elementi significativi da tradurre in indicatori per la valutazione del progetto

Il contesto normativo, ogni progetto di Alternanza fa riferimento alla normativa nazionale e regionale, in generale tiene conto della tipologia di istituzioni scolastiche e formative coinvolte nel progetto;

il contesto territoriale, la presenza di un’analisi del territorio che permetta di comprendere i fabbisogni professionali qualifica l’offerta formativa scolastica. Sulla base di questa analisi, vengono realizzati

accordi scuola‐territorio, che permettono di definire i compiti e i ruoli dei soggetti coinvolti a sostegno del progetto, e di promuovere una programmazione pluriennale, che non si esaurisca nel singolo percorso;

la struttura organizzativa, la presenza di un gruppo di progetto supporta le istituzioni scolastiche nello svolgimento delle attività connesse alla progettazione, gestione, monitoraggio e diffusione del progetto (es. di indicatori: la coerenza tra gli esiti delle indagini sui fabbisogni professionali del territorio, le proposte delle istituzioni scolastiche e formative, le attitudini degli studenti; la presenza di un accordo stipulato all’interno della rete territoriale/provinciale/regionale; la presenza di partenariati con esperienze diversificate):

la realizzazione: le fasi significative di un percorso in Alternanza sono l’attività d’aula e il periodo di stage/tirocinio di cui occorre specificare il “peso” sul totale delle ore del percorso (es. di indicatori: la descrizione delle attività svolte anche in contesti lavorativi);

la certificazione: la presenza e la qualità di un certificato che attesti ed espliciti le competenze acquisite, spendibili in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale, è l’atto conclusivo del percorso (es. di indicatori: l’individuazione degli strumenti per la valutazione delle competenze da certificare; il monitoraggio e valutazione in itinere e in esito).

Riquadro 2.8 Cosa valutano istituto scolastico, struttura ospitante e studente L’istituzione formativa valuta: • l’apprendimento del tirocinante in relazione al livello di raggiungimento degli obiettivi formativi

individuati dal progetto; • l’azienda e il tutor aziendale in relazione alla disponibilità e al coinvolgimento nell’azione formativa nei

confronti dello studente; • i propri docenti (tutor scolastico ed equipe pedagogica) e la qualità del progetto, in relazione ai risultati

ottenuti e alle risorse impiegate (efficienza ed efficacia); • il grado di soddisfazione degli allievi circa l’esperienza svolta attraverso diversi strumenti quali:

colloquio, questionari, report, ecc.. La struttura ospitante valuta: • il livello di competenza raggiunto dal tirocinante in relazione al progetto formativo concordato; • l’istituzione formativa in relazione alla qualità del progetto, alla competenza organizzativa e relazionale

del personale coinvolto nell’organizzazione (tutor scolastico ed equipe pedagogica).

Lo studente valuta: • se stesso, verificando l’adeguatezza della propria formazione, confrontando i livelli di partenza con i

risultati conseguiti e le aspettative, il progetto personale e lavorativo, l’adeguatezza del progetto elaborato;

• l’istituzione scolastica, confrontando gli obiettivi formativi del progetto con l’adeguatezza della propria formazione, il livello di corrispondenza fra la propria formazione e quanto richiesto dall’azienda/ente e dal processo oggetto di osservazione;

• l’azienda, in relazione al grado di disponibilità, all’ospitalità, al livello di organizzazione.

28

All’interno del modello di Alternanza scuola-lavoro, ovviamente la valutazione più rilevante si esprime nel

riconoscimento agli studenti del credito formativo acquisito. La scuola (o meglio il Consiglio di classe), a

conclusione dell’anno scolastico, recepisce le indicazioni fornite dal tutor aziendale, verifica il corretto

svolgimento del percorso formativo durante il periodo di Alternanza, valuta il raggiungimento degli

obiettivi formativi e ne certifica le competenze acquisite12 (Riquadro 2.9).

Riquadro 2.9 Certificazione competenze In attuazione degli impegni assunti dall’Italia in sede UE, il Decreto legislativo del 16 gennaio 2013, n. 13, indica le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali e gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, anche in funzione del riconoscimento in termini di crediti formativi in chiave europea. Nella realtà operativa le certificazioni costituiscono crediti utili ai fini del conseguimento del diploma o della qualifica solo se coerenti con le indicazioni del Sistema Nazionale di certificazione delle competenze. In base a quanto previsto dal decreto 13/2013, i modelli di certificazione, elaborati e compilati d’intesa tra scuola e soggetto ospitante, fanno riferimento ai seguenti elementi minimi di attestazione: • i dati anagrafici del destinatario, istituto scolastico e struttura ospitante; • programmazione degli strumenti e azioni di osservazione; • i riferimenti alla tipologia e ai contenuti dell’accordo che ha permesso il percorso in Alternanza; • descrizione delle competenze attese al termine del percorso; • le competenze acquisite, indicando, per ciascuna di esse, il riferimento all’ordinamento e all’indirizzo

di studio; • i dati relativi ai contesti di lavoro in cui lo stage/tirocinio si è svolto, • le modalità di apprendimento e valutazione delle competenze (compresa eventuale verifica dei risultati

conseguiti nelle fasi intermedie); • la lingua utilizzata nel contesto lavorativo. A questo scopo, per garantire la trasparenza dei percorsi formativi e il riconoscimento delle competenze, è previsto anche l’utilizzo del libretto formativo del cittadino, ove vengono registrate, oltre alle esperienze lavorative/professionali e formative, i titoli posseduti e le competenze acquisite nei percorsi di apprendimento.

Infine, è previsto che all’interno dell’Esame di Stato, le commissioni predispongono la terza prova scritta

tenendo conto anche delle competenze, conoscenze ed abilità acquisite dagli allievi e certificate

congiuntamente dalla scuola e dalla struttura ospitante, nell’ambito delle esperienze condotte in

Alternanza.

12 I risultati delle esperienze di alternanza sono valutati in diversi modi dalle scuole; esistono però modalità strutturate e strumenti ricorrenti che possono essere utilizzati, adattandoli al percorso svolto: le prove esperte, le schede di osservazione, i diari di bordo.

29

3. Dati e attuazione dello strumento

3.1 Le prime evidenze dell’Alternanza scuola-lavoro In Germania, oltre il 20 % dei giovani tra 15 a 29 anni alternano percorsi di studio ed esperienze di lavoro,

mentre in Italia tale percentuale si stima intorno al 4 %. Nei prossimi anni questa percentuale è destinata

ad aumentare. Stando a quanto previsto dalla riforma la “Buona-Scuola”, a regime, ogni anno quasi 1,5

milioni di giovani saranno coinvolti in attività di Alternanza scuola-lavoro. Il monitoraggio annuale sullo

stato di attuazione di queste attività spetterà ad ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione

professionale dei lavoratori), INDIRE (Istituto nazionale di documentazione per l’innovazione e la ricerca

educativa) e INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e di formazione)13.

Le valutazioni dovranno essere al contempo quantitative e qualitative: le prime raccoglieranno, attraverso

questionari e schede di valutazione (somministrate a tutti gli istituti scolastici), la stima della “diffusione”

dell’Alternanza scuola-lavoro in Italia, oltre al livello di customer satisfaction da parte di studenti, tutor

aziendali e scolastici nei confronti del percorso realizzato. Accanto al dato quantitativo, sarà necessario

comprendere come è stato realizzato il percorso; quali criticità sono sopravvenute durante la sua

realizzazione; e, infine, individuare le eventuali buone-pratiche.

L’analisi qualitativa per rispondere a tali domande è fondamentale, la selezione delle scuole potrebbe

avvenire tramite un campionamento semplice (scelta casuale tra tutte le scuole che compongono la

popolazione di riferimento), ma per ottenere un quadro preciso sulle “Buone pratiche” (le indagini

dovranno focalizzarsi nell’isolare esperienze che potranno essere replicate in modo “strutturale” nei

prossimi anni), sarà necessario realizzare dei focus group con stakeholder e procedere con una selezione dei

progetti a “cascata”, ovvero la selezione sarà guidata dalla reputazione riconosciuta dai vari attori coinvolti,

piuttosto che procedere a caso.

In attesa dell’indagine di Indire/Miur sul primo anno di sperimentazione della “Buona-Scuola” (un

compito piuttosto complesso visto che vanno studiati ed esaminati tutti i rapporti annuali di Alternanza

pubblicati dai dirigenti scolastici), al momento il programma ha coinvolto 500 mila ragazzi del terzo anno

delle superiori, 126 mila strutture ospitanti (il 36% sono aziende) distribuite a macchia di leopardo sul

territorio nazionale, con un netta prevalenza delle regioni del Nord e con un preoccupante basso valore in

alcune regioni del Sud. Tuttavia, è bene sottolineare che, per valutare nella loro complessità i percorsi

attivati, sarà necessario un certo lasso di tempo (almeno 4-5 anni), perché qualsiasi modello avviato

dall’istituzione pubblica richiede una “curva di apprendimento”14 per comprendere appieno i principali

risultati ottenuti dalla riforma.

13 A Isfol spetta il monitoraggio delle attività FIXO; a Indire una valutazione qualitative dell’Alternanza scuola-lavoro; a

Invalsi uno studio comparato sulla valutazione dell’apprendimento degli studenti. Infine, la “Buona Scuola” attribuisce

direttamente al Miur il compito di produrre un monitoraggio quantitativo sull’attuazione della Riforma. 14 Nunn A.,(2012),”Performance management in public employment services”, Pes-to-Pes, European Commission. Il

documento è disponibile su ec.europa.eu (aggiornato giugno 2016).

30

L’ultimo rapporto di monitoraggio realizzato dall’Indire15 risale all’anno scolastico 2013-2014, quando

risultava coinvolto nei percorsi di Alternanza scuola-lavoro appena il 10,7% (210.506) degli studenti delle

scuole secondarie superiori.

Dei 2.361 istituti coinvolti, oltre l’80% è costituito da istituti professionali (43,4%) o tecnici (37,3%),

mentre rimane molto bassa la partecipazione dei licei (13,3%), che peraltro risultano avere un numero di

studenti in media più elevato (4 studenti per impresa ospitante rispetto a 2 studenti per impresa per gli

istituti professionali e 2,5 studenti per impresa per gli istituti tecnici). I percorsi di Alternanza sono stati

10.279: la maggior parte dei quali svolti in Lombardia (2.836), Toscana (1.032), Veneto (919) e Lazio (711).

Complessivamente hanno collaborato alla realizzazione dei percorsi 126mila strutture di cui il 43,8%

(53mila) è costituito da imprese, mentre il restante 56,2% è rappresentato da un insieme estremamente

eterogeneo di soggetti: Agenzia delle Entrate, Agenzia per il lavoro, Agenzia formativa accreditata,

Associazione di volontariato, Asilo nido, Associazione di promozione sociale, Azienda Sanitaria Locale,

Biblioteca, CCIAA, Casa circondariale, Centro Ospedaliero, Centro studi/documentazione, Centro per

l’impiego, Comune, Comunità Montana, Provincia, Ordine Professionale, Regione,

Sindacato/Organizzazione di categoria, Scuola dell’infanzia, Scuola primaria, Scuola secondaria di primo e

secondo grado, Ufficio Scolastico Regionale, Unioncamere e Università.

Un quadro, in generale, in costante aumento, se confrontato all’anno scolastico 2006/2017 il numero di

studenti e istituti coinvolti è più che quadruplicato (Fig. 3.1).

Fig. 3.1 – Andamento studenti, strutture ospitanti, percorsi e istituti coinvolti da 2006 al 2011

Fonte: elaborazione dati del monitoraggio Alternanza scuola-lavoro – Indire

Le aziende coinvolte sono prevalentemente di micro e piccole dimensioni: le imprese con meno di 50

addetti rappresentano oltre 87% del totale delle imprese coinvolte (Tabella 3.1). Tre le strutture

scolastiche, gli istituti tecnici mostrano una maggiore capacità di attrarre imprese di grandi dimensioni e,

sempre dall’indagine Indire, emerge che i settori prevalentemente interessati sono stati il manifatturiero

(41,9%) e i servizi di alloggio e ristorazione (20,9%).

15 Link: www.indire.it/scuolavoro (aggiornato a giugno 2016).

31

Tabella 3.1 - Dimensione delle imprese ospitanti percorsi di Alternanza per tipologia di istituto

Classi dimensionali Istituti professionali Istituti tecnici Licei Altro Totale

1-9 addetti 22.669 6.953 1.040 35 30.697

10-49 addetti 10.093 5.588 530 24 16.235

50-249 addetti 3.413 1.902 136 4 5.455

250-499 addetti 235 409 27 - 671

500 e oltre addetti 165 250 62 1 478

Totale 36.575 15.102 1.795 64 53.536

Fonte: elaborazione dati del monitoraggio Alternanza scuola-lavoro – Indire (A.S. 2013-2014). In conclusione, accanto alle indagini istituzionali vale la pena citare anche la survey realizzata OD&M

Consulting-Gi Group (www.odmconsulting.com)17, un’indagine dove 574 imprese, di diverse dimensioni,

hanno valutato l’Alternanza scuola-lavoro. Il campione, seppur non rappresentativo, offre interessanti

informazioni che vale la pena tener presente. Di queste ben il 57% hanno realizzato percorsi di

Alternanza; la stragrande maggioranza li realizza già da diversi anni, quindi prima della attuazione della

riforma della “Buona-scuola”. Tra queste ben il 95% valuta l’esperienza positiva.

La possibilità di orientare i giovani al mondo del lavoro rappresenta la principale motivazione del perché si

realizzano percorsi di Alternanza in azienda (60,7%). A seguire vi sono attività di scouting o per rafforzare il

legame dell'impresa con il territorio (Tabella 3.2).

Tabella 3.2 - Per quali motivi la sua azienda ha partecipato alla realizzazione di percorsi di ASL?

v.a. %

Per supportare i giovani nell'approcciare il mondo del lavoro (es. scoprire quali sono le loro vere attitudini lavorative) 145 60,7

Per conoscere potenziali candidati, raccogliendo e preservando i CV dei più interessati (Scouting) 116 48,5

Per rafforzare il legame dell'azienda con il territorio 114 47,7

Per far conoscere l'azienda ai giovani del territorio e far apprenderne loro competenze difficili da trovare sul mercato (Employer Branding) 84 35,1

Per conoscere direttamente i giovani e le loro preferenze per adattare maggiormente i nostri servizi/prodotti alle loro esigenze 61 25,5

Per far svolgere ai ragazzi a "costo-zero" lavori che solitamente non si ha tempo di svolgere, ma che hanno un'utilità per l'azienda 59 24,7

Altro 3 1,3

*Risposte multiple.

Fonte: Riccò R. , Survey: L’Alternanza scuola-lavoro valutata dalle aziende italiane, OD&M Consulting e GI-GROUP (giugno 2016).

L’esperienza più significativa realizzata in azienda è il vero e proprio tirocinio (77,4 %). A seguire, vi sono

le visite e/o lezioni presso l’azienda (Tabella 3.3).

16 I risultati completi della survey possono essere scaricati al link http://www.gigroup.it/la-survey-gi-group-sulla-buona-scuola/ (aggiornato giugno 2016). 17 I risultati completi della survey possono essere scaricati al link http://www.gigroup.it/la-survey-gi-group-sulla-buona-scuola/ (aggiornato giugno 2016).

32

Tabella 3.3 - Quali tipi di esperienze sono state realizzate dalla sua azienda?

v.a. %

Accoglienza di studenti in azienda per un periodo di tempo definito per far loro svolgere esperienze di lavoro sulla base di un piano formativo

185 77,4

Accoglienza delle classi presso l'azienda per visite e/o lezioni 87 36,4

Attività di orientamento al lavoro (es. come si cerca lavoro; come si scrive un cv) 71 29,7

Lezioni di classe presentando l'azienda e/o alcune professioni specifiche 67 28

Partecipazione a uno o più "Poli formativi" 61 25,5

*Risposte multiple.

Fonte: Riccò R. , Survey: L’Alternanza scuola-lavoro valutata dalle aziende italiane, OD&M Consulting e GI-GROUP (giugno 2016).

33

4. Il modello duale funzionamento e valutazione del modello

4.1 Il modello duale tedesco Gli studiosi parlano di quello tedesco come di un mercato del lavoro “occupazionale”, perché le carriere

individuali hanno tipicamente luogo all’interno di un’occupazione: i lavoratori qualificati possono

facilmente cambiare azienda, grazie al valore dei titoli conseguiti nel sistema duale, riconosciuto da tutte le

aziende del paese18. Il termine “duale” deriva dall’unione dell’apprendistato in azienda (Ausbildung) con la

formazione scolastica. Le sue origini risalgono alle regolazioni delle corporazioni artigiane delle città

medievali, che consentivano l’esercizio del mestiere solo a coloro che avessero prestato servizio per un

determinato periodo di tempo presso un artigiano19.

In Germania esse sono sopravvissute fino all’avvento dell’industria moderna, nella quale si sono

riqualificate e ben integrate diventando uno dei pilastri dell’ “economia sociale di mercato” e dell’equilibrio

socio-economico da essa garantito20. Tra i fattori più positivi del modello duale c’è la maggior

scolarizzazione, l’OCSE stima che il 87% dei giovani tedeschi ottiene almeno un titolo di scuola

secondaria21.

L’efficacia del sistema duale tedesco si estende in tutta l’organizzazione aziendale, che va oltre alla sola

formazione iniziale, in particolare investendo ingenti risorse economiche e di capitale umano nella

formazione continua, volta ad aumentare le competenze dei lavoratori e a favorire anche una rapida

ricollocazione in caso di crisi aziendale.

4.1.1 – Il Modello scolastico tedesco Il sistema duale tedesco rappresenta una modalità di Alternanza scuola-lavoro in grado di fornire un’ampia

preparazione professionale di base e le abilità tecniche necessarie per svolgere un’attività professionale

qualificata.

In Germania, a differenza del nostro paese, solo la scuola elementare è comprehensive, cioè prevede lo stesso

curriculum per tutti gli alunni: a 10 anni questi vengono suddivisi in tre percorsi22:

a) il Gymnasium (circa il 30% del totale degli studenti), analogo al nostro liceo, ha una durata curriculare di

10 anni e dà accesso all’Università;

18 Pastore, F.,2016, “Fuori dal tunnel. Le difficili transizioni scuola-lavoro in Italia e nel mondo”, Giappichelli, Torino. 19 Ballarino, G.e Checchi, D.,2012, “La Germania può essere un termine di paragone per l’Italia? Istruzione e formazione in un’economia di mercato coordinata”, Università di Milano, Working Paper. 20 Per una rassegna sull’origine del modello di welfare tedesco si veda: Ritter G.A.,2003 , “Storia dello Stato sociale”, Editori Laterza, Roma-Bari. 21 Link: http://www.oecdbetterlifeindex.org (aggiornato a giugno 2016). 22 Pastore, F. ,2013, “I servizi per l’impiego nell’ottica delle transizioni scuola lavoro. un’analisi comparata”, Formez and European Social Fund, Roma.

34

b) la scuola intermedia (Realschule) dura 3 anni, prevede un periodo di formazione scolastica di 6 anni e, in

seguito, un periodo altrettanto lungo di formazione retribuita in azienda ovvero, per una parte minoritaria,

la cosiddetta Università professionale (Fachhochschule);

c) la scuola secondaria generale (Hauptschule) dura 5 anni. Coloro che vi accedono possono poi entrare in

percorsi di formazione professionale all'interno di simulazioni d’azienda, vale a dire laboratori che non

operano sul mercato, e garantiscono, perciò, un minore contenuto professionalizzante rispetto

all’apprendistato.

La maggioranza degli studenti che non seguono il percorso ginnasiale alla fine dell’obbligo scolastico (a

seconda dei Länder, dai 15/16 anni in poi), diventano apprendisti (Auszubildende): nel complesso, circa il

60% di ogni coorte consegue una qualifica professionale23.

Il sistema duale offre circa 350 qualifiche riconosciute, che vengono annualmente implementate attraverso

nuovi ordinamenti; il Ministero federale per la cultura, l’economia, la ricerca e la tecnologia

(Bundesministerium für Bildung, Wissenschaft, Forschung und Tecnologie), in stretta collaborazione con le parti

sociali rappresentate dai sindacati e dalle associazioni degli imprenditori, è responsabile della definizione e

della regolamentazione delle nuove figure professionali.

A seconda della professione scelta i corsi possono avere una diversa durata, tuttavia il primo anno della

formazione professionale (Berufsgrundbildungsjahr) è costituito da conoscenze di base. Il

Berufsgrundbildungsjahr si può svolgere nella formula dell’istruzione a tempo pieno o attraverso la

combinazione di scuola e formazione in azienda. Generalmente la settimana tipo di uno studente che

frequenta questi corsi sono: 3-4 giorni presso l’azienda e due giorni a scuola. Il monte ore trascorso in

classe settimanalmente è quindi di 12 ore, di cui 8 ore sono dedicate all’apprendimento di materie

specifiche alla mansione che si deve apprendere e solamente 4 sono dedicate all’insegnamento di materie

generali non finalizzate.

Il sistema d’istruzione tedesco ha il suo fulcro nell’apprendistato24, un contratto di lavoro a tutti gli effetti,

dove sono definiti: gli obiettivi della formazione (a seconda della professione prescelta), la durata, il

numero di ore dedicate ogni giorno alla formazione, le modalità di pagamento e la remunerazione dello

studente. Quest’ultima sarà sempre inferiore a quella normale, perché l’apprendista (seguito costantemente

da un tutor) trascorre in azienda solo circa metà del proprio tempo di lavoro. Nel tempo rimanente, egli

frequenta presso una Berufschule o una Beruffachschule (scuola professionale; scuola professionale

specializzata) un corso di studi i cui contenuti sono strettamente collegati alla sua occupazione25.

Le competenze e le conoscenze che devono essere acquisite nel corso della formazione vengono definite

in una lista di requisiti riferiti alla singola professione (una sorta di albo delle “certificazioni di

competenza” da acquisire), mentre i contenuti previsti per la Berufsschule vengono stabiliti in un programma

quadro definito congiuntamente, con una procedura coordinata, dalle autorità federali e dei Länder in

accordo con i datori di lavoro e i sindacati.

23 Esiste anche un sistema alternativo al Realschule, la Vocational Education Training (Vet). Strumento a cui aderiscono importanti aziende tedesche come Siemens o Bmw. Si tratta di un programma analogo, dalla durata di 2/3anni, nelle quali lo studente è 3 giorni in aziende e 2 a scuola. 24 In Germani nel 2012 ben 1,4 milioni di giovani hanno concluso un apprendistato. 25 Pastore, F., 2013, “I servizi per l’impiego nell’ottica delle transizioni scuola lavoro. un’analisi comparata”, Formez and European Social Fund, Roma.

35

La pianificazione e gestione del percorso di formazione, così come del reclutamento dei formatori, è

responsabilità del Consiglio dei rappresentanti degli imprenditori (Betriebsrat). Le attività di formazione sul

luogo di lavoro vengono finanziate dalle aziende, mentre il percorso scolastico nell’ambito della

Berufsschule viene sovvenzionato in piena autonomia dai Länder (Riquadro 4.1).

Riquadro 4.1 Il rapporto tra Stato e Länder nel modello duale Il Governo federale è responsabile della politica, del coordinamento e della legislazione relativa alla formazione professionale “esterna” alla scuola. Invece, le modalità organizzative della partecipazione delle parti sociali possono variare a livello regionale, perché come tutto il sistema scolastico tedesco anche il sistema duale è decentrato a livello regionale: la costituzione, infatti, assegna la responsabilità per il rispetto (e promozione) della legge sulla formazione professionale ai Länder, le regioni che costituiscono la repubblica federale. Lo stato trasferisce i finanziamenti ai Länder, che ne dispongono in autonomia, e progettano altrettanto autonomamente la struttura del sistema formativo, a tutti i suoi livelli. Tuttavia è estremamente importante sottolineare che la validità dei titoli di studio è nazionale, senza alcuna possibilità di deroga per i Länder: questo vale per tutti i titoli scolastici, in particolare per le qualifiche professionali rilasciate dal sistema duale. L’esclusiva competenza dei singoli Länder obbliga il Governo federale ad una attiva collaborazione. I ministri dell’educazione e della cultura dei Länder cooperano nell’ambito della Conferenza permanente dei ministri dell’educazione e degli affari culturali (Kultusministerkonferenz) dei Länder per assicurare un certo grado di uniformità e comparabilità, in particolare, per quanto riguarda le politiche educative di importanza nazionale. Tuttavia, le decisioni della Kultusministerkonferenz diventano legalmente valide solo nel momento in cui ottengono l’assenso dei parlamenti dei singoli Länder. Infine i Länder dispongono di comitati appositi per la formazione professionale, che sono rappresentati in numero eguale da impiegati, datori di lavoro e dalle più alte autorità dei Länder.

4.1.2 - Il sistema di Cogestione, il ruolo delle Camere di Commercio Il cosiddetto “credenzialismo” occupazionale delle competenze acquisite dall’apprendista è una

prerogativa delle amministrazioni autonome dell’industria, dato che nel modello duale la “certificazione”

delle competenze assume un valore solo se riconosciuta e apprezzata dal mercato del lavoro.

In Germania tali amministrazioni autonome includono circa 83 camere dell’industria e del commercio per

il settore industriale, circa 56 camere dell’artigianato, e organismi di rappresentanza delle libere professioni.

I compiti degli enti suddetti sono quelli di assicurare l’adeguatezza dei centri per la formazione, monitorare

la formazione che si svolge nelle imprese, sostenere la formazione professionale con particolare attenzione

per le imprese di formazione, i formatori, i soggetti in formazione ed infine istituire/mantenere un elenco

di contratti di formazione.

36

Fig. 4.1. Il ruolo delle Camere di Commercio nel modello duale tedesco

Fonte: May J., “Il ruolo positivo della formazione duale e il contributo della Camera di Commercio Italo-Germanica”,

Conferenza annuale 2014 di Éupolis Lombardia

La cogestione del sistema duale affida un ruolo importante anche alle associazioni di rappresentanza delle

parti sociali. Infatti, nonostante le riforme Hartz (cfr. 4.1.3 Il ruolo dei Centri per l’impiego nel modello Duale)

abbiano indebolito il ruolo delle organizzazioni sindacali nelle politiche sociali e del lavoro, il loro ruolo

nella formazione professionale rimane intatto.

In azienda tali rappresentanti controllano l’effettiva implementazione dei profili occupazionali previsti dal

sistema, garantendo in questo modo il valore occupazionale dei titoli. Inoltre, a livello di settore, le parti

sociali condividono con le autorità scolastiche la progettazione dei programmi di formazione e delle

qualifiche, per assicurarne la congruenza con le reali esigenze delle aziende.

Infine, parti sociali e Camere di commercio ricoprono un ruolo determinante in merito alla valutazione

degli studenti, tanto che gli esami sono sostenuti presso le sedi locali delle Camere di Commercio le quali

concordano con le organizzazioni sindacali la nomina dei commissari di esame.

Il sistema duale prevede un esame intermedio alla fine del secondo anno e un esame finale al termine degli

studi (Ausbildungsabschlußprüfung). L'esame intermedio permette di valutare conoscenze teoriche e pratiche

acquisite nei primi due anni di studio e attribuisce agli studenti un certificato che attesta il livello delle loro

conoscenze. In questa sede la valutazione verte su prove scritte e sul lavoro svolto in azienda (es. può

essere preso in esame ciò che è stato realizzato durante l'attività lavorativa). L'esame finale si basa sempre

su due prove, di cui una pratica e una teorica, che hanno come unico fine la valutazione

dell’apprendimento della mansione. Le qualifiche che si ottengono con questi corsi di studi sono tre:

lavoratore specializzato, assistente commerciale o artigiano qualificato.

37

4.1.3 Il ruolo dei Centri per l’impiego nel modello Duale Il sistema di istruzione tedesco si caratterizza per un forte grado di inclusione, grazie al riconoscimento del

valore formativo dell’apprendistato, ma presenta anche un elevato grado di rigidità26. Si chiede ai giovani

di scegliere il loro futuro lavorativo già all’età di 10 anni e per questo si presenta il problema dell’early

tracking.

Il cosiddetto “smistamento” precoce nel sistema di istruzione ha come conseguenza negativa il suo

carattere piuttosto “classista”, tendendo a riprodurre la struttura sociale esistente e bloccando, invece, la

mobilità sociale. Negli ultimi anni il problema si è aggravato con l'aumentare degli immigrati27, che

ovviamente trovano la loro collocazione in questo sistema che impedisce la piaga dell'abbandono

scolastico, ma a scapito di un livello di conoscenza “bassissima” in discipline generali, come la matematica

e le lingue (a livello comparativo, in Europa gli studenti tedeschi sono tra il diciottesimo e ventesimo

posto per competenze in tali materie).

L’apprendistato, come “fulcro” del modello duale, è in grado da solo di collocare almeno il 60 % dei

giovani tedeschi, quei pochi che restano fuori dal mercato del lavoro sono presi in carico dai Centri per

l’impiego pubblico (CPI). Tali strutture sono state oggetto di una serie di “radicali” riforme, note come

Riforme Hartz ("Servizi moderni al mercato del lavoro") realizzata in Germania nei primi anni 2000, un

percorso suddiviso in più parti e che ha richiesto diversi anni per la sua concreta applicazione,

La gestione dei CPI è affidata congiuntamente all’ Agenzia Federale per il Lavoro (Bundesagentur für Arbeit)

e agli enti locali, in quelle che sono chiamate Argen o Comunità lavoro (a differenza delle agenzie a

conduzione solo municipale, note come Opkom).

I tratti tipici dei servizi pubblici per l’impiego nel collocare i giovani nel mercato del lavoro, sono:

a) il ruolo di coordinamento dei partners sociali nella gestione delle politiche attive;

b) la gestione di tutta una serie di servizi, che vanno dall’implementazione di politiche di Job Creation alla

organizzazione di attività di lifelong learning.

In merito alle politiche attive erogate, i CPI offrono, in primo luogo, la formazione professionale post-

scolastica, ma anche le più diffuse attività di counselling28. Tali attività sono fornite, all’interno di una rete di

partenariato coordinato dai CPI, anche da un novero di altri soggetti (istituzioni regionali, Associazioni,

Fondazioni e Agenzie per il lavoro), nella convinzione che una maggiore offerta di orientamento non

possa che migliorarne il risultato.

26 Dietrich, H. e Gerner, H. D., 2007,”The determinants of apprenticeship training with particular reference to business expectations”. In: Zeitschrift für ArbeitsmarktForschung – Journal for Labour Market Research. 40 (2/3): 221-233. 27 Bonin, H., Fahr ,R., Hinte, H.e Zimmermann K.,2007, “Immigration policy and the labor market. The German experience and lessons for Europe”. Berlin: Springer-Verlag. 28 Molti dei servizi di counselling sono destinati ai giovani sotto i 25 anni, vale a dire uno dei gruppi obiettivo individuati dal Codice Sociale Tedesco. Il codice individua due tipi di misure: a) misure finalizzate al sostegno dei giovani che escono dal sistema scolastico durante la fase della loro transizione verso il lavoro ovvero la formazione professionale in aula (school-based vocational training); b) misure volte ad aiutare i giovani ad entrare (e rimanere) nel mercato del lavoro (servizi di placement).

38

Le riforme hanno introdotto metodi di gestione orientati alla clientela (customer-oriented or friendly). Esse

hanno ridotto drasticamente il numero dei soggetti che devono essere serviti dall’orientamento,

consentendo ai CPI di concentrarsi solo sui più bisognosi29.

4.2 Valutazione delle politiche attive del lavoro dedicate ai giovani tedeschi Le meta-analisi dell’Institute for the Study of Labor (IZA)30, rappresentano una fonte di notevole interesse,

dato che permettono di comprendere l’efficacia delle politiche attive del lavoro erogate ai giovani tedeschi.

Innanzitutto, è bene sottolineare che l’analisi degli effetti deve tener conto dello specifiche caratteristiche

del tessuto produttivo presente sul territorio, e in generale qualsiasi politica del lavoro risulta ininfluente

quando si è in una fase di recessione economica, mentre può ottenere risultati incoraggianti quando

l’economia è in ripresa.

Nel riquadro seguente, sono presentati gli strumenti messi in campo dalla Bundesagentur für Arbeit, per

facilitare il collocamento dei giovani tedeschi.

Riquadro 4.2 Descrizione dei programmi di politica attiva rivolti ai giovani Sigla Programma e descrizione Nota

JS Job Search and Assessement of Employability

Si va dal “profiling” dei soggetti svantaggiati, al bilancio di competenza (effettuato da società private esterne), ad attività di orientamento di breve termine (scouting aziendali tramite web, revisione c.v. e simulazione del colloquio) ad, infine, la delega alla agenzie private tramite voucher.

STT Short-Term Training Formazione full o part-time volte a migliorare l'occupabilità dei giovani. Si privilegia la formazione mirata (secondo le indicazioni delle parti sociali e attraverso l’analisi delle fonti amministrative). E’ prevista una fase di coaching nell’applicazione del percorso e la certificazione delle competenze specifiche acquisite. La durata va da 2 a 8 settimane.

WS- JWS Wage Subsidies – Jump Wage Subsidies

Sono sussidi per l’occupazione regolare con un importo massimo che varia tra il 50-60% del totale della retribuzione, per un periodo non superiore ai 12-24 mesi (va vista come una compensazione del reddito da lavoro). Non è richiesta una durata minima della disoccupazione, ma la semplice registrazione ai servizi pubblici per l’impiego.

JCS Job Creation Schemes Opportunità di lavoro in settori di pubblico interesse, ad esempio, infrastrutture e lavoro sociale (all’interno dello stesso settore pubblico, parapubblico o privato sovvenzionato). E’ prevista una bassa remunerazione paragonabile ad una cifra

29 Pastore, F. (2013), “I servizi per l’impiego nell’ottica delle transizioni scuola lavoro. un’analisi comparata”, Formez and European Social Fund, Roma. 30 Caliendo, M., Künn, S. e Schmidl, R. (2011), “Fighting Youth Unemployment: The Effects of Active Labor Market Policies”, IZA DP No. 6222, December ().; Caliendo M. e Schmidl R. (2016), “Youth unemployment and active labor market policies in Europe”, IZA DP No. 10.1186, January (www.iza.org).

39

leggermente superiore al sussidio di disoccupazione e non può durare più di 12 mesi. L’eventuale formazione è vincolata al tipo di lavoro (in caso contrario non viene rimborsata) e sono previsti incentivi ai privati per una eventuale successiva stabilizzazione.

FT Further Training Measures Formazione a lungo termine per i giovani con o senza laurea. I corsi di 25-35 ore settimanali garantiscono la certificazione di specifiche competenze. La durata totale delle misure non deve superare i 12 mesi, ma non si escludono proroghe se necessario.

PT Preparatory Training Attività di tirocinio all'interno di una società che affianca la conclusione del percorso formativo (modello duale - professionalizzante). La durata è limitata ai 12 mesi.

Fonte: Elaborazioni da studi IZA.

In riferimento alla Job Search and Assessement of Employability gli effetti positivi (anche se, in molti casi, non

statisticamente significativi) si osservano soprattutto nel breve periodo, mentre nel lungo periodo lo

strumento risulta efficiente, ma non efficace. Infatti, tali azioni di “assistenza-controllo”, se reiterati nel

tempo, sembrano incentivare il ritiro dal mercato del lavoro dei beneficiari. I giovani tedeschi preferiscono

tornare a carico della famiglia di origine, piuttosto che riceve un sussidio e contemporaneamente cercare

attivamente tutti i giorni un lavoro. Tale comportamento è possibile che sia effetto di “scoraggiamento”

dovuto all’impossibilità di alcuni soggetti di trovare un lavoro.

In tema di delega al privato nel collocare i disoccupati, per la Germania va fatta una premessa. Nel 2003 in

un’ottica di sussidiarietà e collaborazione tra operatori pubblici e privati dei servizi per l'impiego, la

riforma Hartz I aveva dato la possibilità alle agenzie pubbliche del lavoro di costituire nel proprio distretto

una Agenzia di Personal Service (Personal-Service-Agentur – PSA). Nel tempo però tale progetto è stato abolito,

in quanto alcuni studi hanno evidenziato risultati negativi e lontani da quelli inizialmente auspicati,

ponendo forti dubbi sul fatto che i costi elevati di finanziamento delle PSA fossero economicamente

giustificabili31.

Dopo le PSA, si è intensificato un modello di delega “puro” verso operatori (profit o no-profit) tramite il

voucher di intermediazione (Vermittlungsgutschein) preceduto da tecniche di profiling dei candidati. L’effetto di

tali voucher è in generale positivo, soprattutto per i giovani più “appetibili” per il mercato che necessitano al

massimo di una traiettoria verso il lavoro, mentre sia le Agenzie private del lavoro sia gli operatori no-

profit (come Associazioni, Cooperative o Fondazioni) sembrano ottenere scarsi risultati nei confronti dei

soggetti più difficili da ricollocare e da più tempo disoccupati32. In realtà, comparando varie ricerche, è

possibile affermare che la performance del privato dipendono molto dal suo network con le aziende, ovvero i

servizi sono secondari rispetto alla capacità di assumere i destinatari della politica attiva tramite i propri

contatti.

31 Giubileo F., 2011, Uno o più modelli di politiche del lavoro in Europa, Rivista del Diritto della Sicurezza sociale, Il Mulino, Bologna, vol XI, N. 3, pp.759-779. 32 Finn, D. ,2011, “Sub-Contracting in Public Employment Services: Review of research findings and literature on recent trends and business models”, European Commission, Brussels, (www.ec.europa.eu).

40

La formazione è la “regina” delle politiche attive del lavoro, ma, sempre dalla analisi IZA, risulta che

l’impatto del Short-Term Training è quasi nullo.

Non c’è un quadro chiaro ed univoco che permetta di fornire una precisa “raccomandazione” al policy

maker. Sicuramente ad incidere sono le aspettative dello stesso disoccupato e non sempre l’elemento di

riferimento può essere l’aver ottenuto o meno un posto di lavoro nell’immediato; inoltre, ulteriori ricerche,

effettuate tramite l’analisi delle fonti amministrative, mostrano come i percorsi formativi sembrano

produrre effetti dinamici, di segno inizialmente negativo, ma positivo nel lungo periodo soprattutto per i

soggetti da più tempo in disoccupazione33.

In particolare, il modello d’istruzione duale, caratterizzato da un sistema consolidato di apprendistato

scolastico e di formazione professionale, permette ai giovani un più rapido ingresso nel mercato del

lavoro34. Tuttavia, le ricerche dell’IZA sottolineano come una buona parte del successo di questi strumenti

sia in realtà dovuta alla combinazione con generosi sgravi contributivi, piuttosto che alla sola formazione

professionale.

I programmi che ottengono i risultati peggiori, causando, in realtà, più problemi che soluzioni, sono

senz’altro i lavori nel settore pubblico finanziati dallo Stato (Job Creation Schemes). In Germania, così come

nel Regno Unito e in Francia, sono programmi destinati prevalentemente ai giovani più svantaggiati che

generano l’effetto “indesiderato” di ridurre lo sforzo nella ricerca di lavori “concreti” nel mercato del

lavoro, divenendo una sorta di freezer temporaneo che non offre nessun contatto con la domanda di

lavoro, anzi addirittura ne allontana i destinatari che, una volta tornati nello stato di disoccupazione,

devono ricominciare da capo la ricerca di lavoro.

La vera “panacea” delle politiche attive del lavoro sono gli incentivi occupazionali (Wage Subsidies o Jump

Wage Subsidies), nonostante non manchino i rischi relativi ad eventuali “effetti di sostituzione” (i beneficiari

prendono il posto di altri soggetti che non sono portatori degli stessi vantaggi all’interno dell’impresa), gli

incentivi rappresentano uno degli strumenti più utili per collocare i giovani disoccupati. Mentre la

combinazione tra Further Training Measures e il Wage Subsidies sembra ottenere dei buoni risultati nei

confronti dei giovani disoccupati di lungo periodo, in particolar modo nei confronti di coloro con bassa

istruzione, invece l’effetto della formazione di lungo periodo è nullo o persino negativo nel caso di giovani

istruiti (per loro funzionano esclusivamente gli incentivi economici).

Infine, un caso a parte sono le considerazioni da fare sugli effetti prodotti dai “Preparatory Training” in

azienda. Le stime mostrano valori nettamente migliori rispetto a tutte le altre strategie. Riprendendo le

considerazioni fatte nei precedenti paragrafi sul modello scolastico duale, il tirocinio è considerato una

parte integrante del periodo di istruzione e le analisi confermano che rappresenta un fattore fondamentale

per contrastare la disoccupazione giovanile.

In sintesi, gli studi esposti portano a suggerire per l’Italia un mix tra programmi di accompagnamento al

lavoro e incentivi occupazionali, lasciando la formazione professionale per alcuni target specifici di

soggetti ed evitando il più possibile programmi di creazione diretta del lavoro. Inoltre, appare chiaro che

uno dei principali motivi della difficoltà dei giovani nel trovare lavoro consiste nella loro scarsa esperienza

33 Fitzenberger, B. e Speckesser, S.,2005, “Employment Effects of the Provision of Specific Professional Skills and Techniques in Germany”, Frankfurt am Main, Goethe – University, Department of Economics, mimeo. 34 Ryan, P., 2011, “Apprendistato: tra teoria e pratica, scuola e luogo di lavoro”, in Dir. relaz. ind., fasc. 4, 913.

41

lavorativa (è bene sottolineare non competenza), la quale provoca frequenti e talvolta prolungati periodi di

disoccupazione e che solo esperienze di stage o tirocinio possono efficacemente contrastare.

4.3 Perché il modello duale è lontano dall’Italia In Italia il modello duale tedesco viene spesso riproposto all’interno dei dibattiti sull’istruzione tecnica -

professionale. La riforma della “Buona scuola” è un esempio chiaro di ciò quando parla di “via italiana al

sistema duale tedesco”, come modello da seguire e su cui basare le future riforme di questo segmento del

sistema di istruzione.

Dalla riforma Moratti ad oggi, l’Alternanza scuola-lavoro è in realtà un sistema di stage organizzati con il

coinvolgimento delle aziende. Mentre in Germania il sistema duale si basa quasi esclusivamente sullo

strumento dell’Apprendistato, sviluppato in particolare nelle grandi aziende (circa l’80% delle imprese al di

sopra dei 100 dipendenti ha apprendisti nel proprio organico), non è diffuso solo per i lavori manuali ed è

presente nei settori industriali più variegati (automobilistica, falegnameria, tecnica bancaria, parruccheria;

tecnica commerciale per negozi o industria; infermeria; ecc…).

I due strumenti (“stage” e “apprendistato”) sviluppano modalità di formazione molto differenti: nel

sistema tedesco, non c’è Alternanza tra scuola e lavoro, ma integrazione tra i due mondi. Un modello di

istruzione scolastica estremamente diverso, perché nel modello duale non si acquisiscono competenze

trasversali, ma apprendimenti specifici di una certa qualifica professionale da svolgere per tutta la vita35.

In Italia, gli stage durano in media al massimo 4 settimane; la formazione in “aula” e presso l’azienda sono

in prevalenza separate, dato che, nella gran parte dei casi, si svolgono anche in periodi diversi (in diversi

casi lo stage è realizzato durante le vacanze) e anche quando sono collegati in “aula” viene al massimo

introdotto lo stage o alcune nozioni di base trasversali (come le tematiche sulla sicurezza sul lavoro).

Infine, la valutazione è prevalentemente formale e non ha effetti sulla didattica o sugli stage successivi.

Accanto alle differenze di carattere organizzativo dei due modelli scolastici, esiste un secondo problema da

tener presente quando si parla del successo del modello duale tedesco nel contrastare la disoccupazione

giovanile (Figura 4.2), ovvero l’impossibilità al momento di dimostrarne il nesso causale.

35 Il modello di formazione, può prevedere due forme distinte di competenze. Quelle che nascono da esperienza lavorativa generica e quelle che possono svilupparsi solo attraverso competenze lavorative specifiche ad un certo posto di lavoro. Le prime sono generali perché si possono trasferire da un posto di lavoro all’altro e si acquisiscono attraverso qualunque posto di lavoro, anche di breve durata. Le seconde, invece, si formano solo attraverso esperienze lavorative durature in un certo posto di lavoro. Se voglio fare l’avvocato, non posso apprendere queste competenze che su uno studio di avvocato L’Alternanza scuola lavoro aiuta a sviluppare soprattutto le prime, ma difficilmente le seconde. A differenza dell’apprendistato tedesco che aiuta a sviluppare entrambe.

42

Fig. 4.2 Tasso di disoccupazione giovanile in Europa, Germania e Italia

Fonte: Elaborazioni dati Eurostat, 2015.

La relazione tra modello duale e successo in termini di performance occupazionali della Germania non è mai

stato dimostrato empiricamente, spesso questo “effetto” è più una “cronaca” giornalistica o un

“estemporaneo” elenco (seppur numeroso) di buone pratiche. Tutti questi casi, anche se ben descritti,

fanno parte di quella che in gergo si chiama “Fallacia ecologica”.

Entrando nel merito del successo economico tedesco, vale la pena sottolineare come tradizionalmente le

imprese italiane dimostrano un grado di internazionalizzazione decisamente inferiore rispetto alle aziende

tedesche. Inoltre, le nostre “Nano-PMI” (oltre il 94% delle aziende italiane) non hanno il capitale (umano

e di risorse) per finanziare attività di Alternanza scuola-lavoro o contratti di Apprendistato.

Infine, secondo Philippe Legrain36, in Germania il numero di contratti di apprendistato è sceso ai livelli

minimi dalla riunificazione del 1990 e, dati alla mano, lo sviluppo economico tedesco non è legato

all’eccellenza nella ricerca & sviluppo o negli investimenti in capitale umano, ma ad una economia che,

negli ultimi anni, grazie alla moneta unica, ha esportato tantissimo in tutto il mondo.

Accanto all’export, un altro fattore di successo del modello tedesco è riconducibile non tanto alle politiche

attive o il modello duale, ma secondo Bernd Fitzenberger et altri37 alla specifica struttura delle relazioni

industriali tedesche che ha aperto la strada alla notevole “decentralizzazione” della negoziazione salariale

(contrattazione all’interno dei singoli Lander).

E’ chiaro quindi che importare un sistema come quello tedesco in Italia, tenendo conto delle differenze

abissali tra il nostro sistema economico e quello tedesco, significherebbe avviare un percorso che non è

detto possa effettivamente portare reali benefici in termini di qualità dell’istruzione e accesso al lavoro38.

36 Legrain, P.,2014, “Non invidiate la Germania” , Internazionale, 14/20 novembre 2014, Tradotto da Prospect, Regno Unito. 37 Dustmann, C., Fitzenberger, B., Schonberg, U. e Spitz-Oener, A., 2014, “Il segreto della ripresa tedesca”, LaVoce.info, (www.lavoce.info). 38 Altri autori sostengono che il sistema duale non elimina del tutto la disoccupazione, ma riduce al minimo il divario fra giovani e adulti. L’impatto sarebbe dimostrato dal fatto che il tasso di disoccupazione giovanile e degli adulti dal 1970 non presenta differenze significative nel corso del tempo. Per maggiori informazioni, si veda: Pastore, F. e L. Giuliani (2014b), “The European School-to-Work Transition and the Crisis”, www.social-europe.eu, 16 Settembre.

43

5. Alcune buone prassi di Alternanza scuola-lavoro in Italia In Italia non esiste, se non in pochi casi circoscritti relativi ad alcune realtà regionali, una valutazione

complessiva sull’Alternanza scuola-lavoro. In assenza di standard, indicatori comuni e un’affidabile

modello di comparazione, non è possibile elencare chiaramente delle “Buone-pratiche” generalizzabili a

livello nazionale.

In tal senso, la meta-analisi presentata nelle pagine seguenti si concentra su alcune esperienze significative

di Alternanza, che possano fornire buone idee e buoni suggerimenti per progetti futuri39.

5.1 La Buona scuola: un nuovo approccio culturale Il Governo ha molto enfatizzato il confronto con l’esperienza tedesca della formazione duale, alla quale

esplicitamente il Legislatore si è richiamato per trovare soluzioni (relativamente) nuove al crescente

problema della disoccupazione e inattività giovanile. È però evidente che accanto ad una serie di limiti

strutturali (cfr. Capitolo 4) nessuna imitazione di norme legislative può avere successo se calata in un

ambiente sociale incapace di interpretare e sfruttare correttamente gli spazi creati dalla legge.

Alcuni di questi “spazi” sono stati sostenuti con determinazione dal MIUR che ha avviato con diversi

attori una serie di Convenzioni/Protocolli d’intesa per realizzare l’Alternanza su vasta scala (Riquadro 5.1).

Riquadro 5.1 Esempi di Convenzione/Protocolli del Miur per Alternanza Scuola è lavoro Microsoft S.r.l. Il protocollo prevede la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai dirigenti scolastici

su tematiche relative a ICT nella didattica e nel management delle risorse. Sono previsti incontri rivolti agli studenti sui temi dell’educazione ai media e dell’uso consapevole e critico delle tecnologie e degli ambienti digitali. Inoltre, saranno organizzate, a titolo gratuito, azioni di orientamento per gli studenti delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di II grado rivolte al mercato del lavoro nel settore dell’ICT e all’imprenditorialità.

Federalberghi Protocollo d'intesa con cui intendono promuovere la collaborazione, il raccordo ed il confronto tra il sistema dell'istruzione e formazione professionale e il sistema delle imprese, al fine di: 1. definire iniziative e attività, anche a livello territoriale, per la realizzazione di percorsi formativi in aziende ed imprese del settore; 2. proporre l'attivazione di esperienze di Alternanza scuola lavoro attraverso il raccordo tra le imprese associate e le istituzioni scolastiche;

39 Tra il materiale utilizzato, i testi più rilevanti sono:

Mazza C., “Un vademecum per le imprese”, L’alternanza scuola-lavoro. Seconda giornata dell’education, Roma, 13 ottobre 2015, Associazioni Industriali.

Gruppo Clas, “Alternanza scuola-lavoro: le condizioni per il successo”, Ricerca. Sistema Formativo e Capitale Umano, , N 01/2016, Assolombardia.

Ballarino G., 2014, “La formazione delle competenze in Toscana. Scuola tecnico-professionale e sistema economico”. Irpet, Firenze, Luglio.

44

3. concordare l'organizzazione di attività di orientamento a livello territoriale: 4. formulare proposte congiunte per favorire la programmazione, da parte delle Istituzioni scolastiche, nell'ambito della flessibilità organizzativa e gestionale derivante dall'autonomia, di specifiche attività volte ad integrare l'offerta formativa, elaborando, ad esempio, unità formative concernenti competenze richieste dallo specifico mercato del lavoro.

Polo museale Toscana

Con questo accordo, tra MIUR e sistema museale della Toscana, intitolato "La vita civile sistema Toscana" i ragazzi delle scuole secondarie di II grado delle province di Firenze, Prato e Pistoia avranno la possibilità di attuare i percorsi di Alternanza nei musei, in realtà incardinate all'interno del polo museale regionale della Toscana alle quali si aggiungono il museo statale autonomo "Galleria degli Uffizi", il "Museo nazionale del Bargello" e il museo autonomo del Mibact "Opificio delle pietre dure". Ad oggi sono già 23 le realtà museali toscane che hanno aderito al protocollo.

Federmeccanica Avvio del progetto pilota Traineeship, che porterà 5 mila studenti in 500 imprese metal meccaniche. L’iniziativa si propone come azione pilota rivolta ad un gruppo di istituti tecnici e professionali selezionati a livello nazionale, i cui studenti verranno coinvolti in un’esperienza innovativa di Alternanza scuola lavoro (ASL) a partire dall’anno scolastico 2016/2017. Il progetto adotterà un approccio “on the job” basato su almeno 400 ore di formazione in Alternanza, da programmare nell’arco del secondo biennio e dell’ultimo anno del ciclo di studi secondario, con un sistema “a rotazione” durante l’anno (evitando così di concentrare un numero troppo alto di studenti a sessione) coerentemente con quanto previsto dalla riforma della Buona Scuola. L’avvio ufficiale delle attività (settembre 2016) prevede l’apertura di una piattaforma on-line per la gestione delle comunicazioni e lo scambio materiali e un servizio di help desk continuo.

Fastweb S.p.a. Obiettivo della convenzione è quello di supportare progetti di innovazione nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, selezionati tramite Protocolli in Rete, che raccoglieranno con il crowdfunding il 50% del budget stabilito dalle istituzioni scolastiche proponenti. Il finanziamento coprirà il rimanente 50%, fino ad un massimo di 10.000 euro per progetto e sarà a fondo perduto. La proprietà della realizzazione rimarrà alla scuola che propone il progetto (Budget complessivo 1,5 milioni di euro da nell’arco di un triennio).

L’avvio di questi progetti è la dimostrazione che l’Alternanza scuola-lavoro avrà successo solo se tutte le

parti in gioco riusciranno a collaborare e a condividere gli stessi obiettivi: pertanto comprendere quali

sono gli obiettivi degli attori coinvolti significa comprende la giusta direzione verso un modello di “buona

pratica”.

Alle imprese è richiesto l’apporto più rilevante, poiché si chiede un “nuovo approccio culturale” verso

l’Alternanza, cioè, si richiede di proporsi come risorsa per il bene comune, come occasione e contesto per

una crescita professionale e personale dello studente. Indipendentemente dalle ricadute occupazionali

immediate, l’impresa che aderisce ad un sistema formativo in Alternanza si confronta con la promozione

della qualità del lavoro, della competitività complessiva e con l’assunzione di uno specifico ruolo

formativo. Si tratta di una forma nuova di responsabilità sociale d’impresa.

45

Tale approccio sembra essere confermato dalle indagini realizzate40; infatti, la principale motivazione che

ha spinto le aziende intervistate ad aderire al progetto di Alternanza scuola-lavoro è riconducibile alla

possibilità di offrire un contributo concreto alla cosiddetta “società civile” in particolare, attraverso la

partecipazione e il sostegno alle iniziative del territorio sui temi della formazione in ambiti specifici

(ristorazione, accoglienza, chimica, innovazione tecnologica etc.). Tutti gli intervistati hanno espresso

l’importanza dell’opportunità di ridurre, anche grazie a queste forme di collaborazione, la distanza ancora

esistente fra scuola e mondo del lavoro attraverso il sostegno (in alcuni casi anche economico) agli

apprendimenti.

Poiché l’Alternanza scuola-lavoro ricade sotto la diretta responsabilità dell’istituzione

scolastico/formativa, dal punto di vista organizzativo funziona se il sistema può contare su un

responsabile organizzativo e un tutor scolastico che siano in grado di gestire con chiarezza gli obiettivi

formativi e gli strumenti per ottenerli, rendendoli evidenti al tutor aziendale, in modo da farsi carico e

accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita.

In tal senso, sebbene dall’avvio della Riforma Moratti le scuole abbiano messo in campo nuove energie in

termini di tempo, disponibilità e di apprendimento (attraverso numerose attività extra-curriculari ed extra-

scolastiche che coinvolgono diversi partner istituzionali), per acquisire le competenze necessarie

all’Alternanza scuola-lavoro è stato necessario per molti insegnanti “tornare in aula … da studenti”, aprirsi

a una nuova prospettiva culturale, aderire a una metodologia innovativa. Fondamentali sono stati i

momenti di incontro e di informazione/formazione tra tutor aziendali e tutor scolastici, perché entrambi

hanno imparato a confrontarsi su un linguaggio comune e hanno cercato punti di incontro e di risoluzione

condivisa su eventuali aree di criticità (es. conciliazione tempi scuola-azienda). Tuttavia, l’indagine Irpet

sull’Alternanza scuola-lavoro in Toscana mostra come i responsabili organizzativi e i tutor aziendali

sembrano solo in parte corrispondere a quello che dovrebbe essere il profilo di una professionalità di

questo tipo: una persona che conosce bene la scuola, ma che ha un’esperienza lavorativa ed è ben radicato

nel contesto produttivo locale.

Il problema non riguarda solo la Toscana, anzi è ipotizzabile che la scarsa conoscenza del contesto

produttivo sia un problema da estendere a tutta la realtà nazionale. Tale cronicità è stata in parte affrontata

dalle Camere di Commercio territoriali e le Associazioni di categoria (es. Confindustria - Riquadro

5.2), offrendo le proprie competenze in tema di impresa e garantendo la possibilità di incontro dell’ambito

istruzione-formazione con l’azienda.

Riquadro 5.2 Breve descrizioni di alcuni progetti di Confindustria Confindustria Avellino

www.confindustria.avellino.it Confindustria Catania www.confindustriact.it

“Senza… Esperienza” tirocini in azienda Con l‘iniziativa il Gruppo Giovani Imprenditori ha offerto ai ragazzi del quarto e del quinto anno di alcuni istituti tecnici la possibilità di effettuare

PMI Day – Industriamoci L’iniziativa vuole contribuire a diffondere la conoscenza della realtà produttiva delle imprese e il loro impegno quotidiano a favore della crescita

40 Ballarino G., 2014, “La formazione delle competenze in Toscana. Scuola tecnico-professionale e sistema economico”. Irpet, Firenze, Luglio.

46

tirocini formativi e di orientamento di breve durata. L’organizzazione delle attività di tirocinio è stata effettuata a “misura d’azienda”, puntando su piccoli gruppi di studenti e su durate brevi (20 ore settimanali).

attraverso un’esperienza diretta in azienda.

Confindustria Cosenza www.unindustriacalabria.it

Confindustria Fermo

La Cultura dell’accoglienza vista dalla cucina Il progetto si è sviluppato in un percorso di 120 ore complessive e si è articolato in più fasi tra lezioni frontali, laboratori e stage. In totale sono stati coinvolti 205 studenti di 11 istituti alberghieri della Calabria e i 10 più importanti chef calabresi per migliorare la cultura dell’accoglienza.

Concorso scolastico “Ripensiamo il futuro” Il concorso destinato alle scuole medie e superiori italiane vuole avvicinare i ragazzi alle seguenti tematiche: impresa, economia, lavoro, innovazione, sviluppo, internazionalizzazione. I vincitori ricevono uno stage presso eventi fieristici internazionali, allo scopo di trasferire loro competenze ed esperienze reali, maturate sul campo.

Ass. degli industriali della provincia di Lucca www.confindustria.lucca.it

Confindustria Ancona www.confindustria.an.it

Portale Train To Job Una piattaforma per far incontrare aziende, istituzioni scolastiche, formative e universitarie, studenti e giovani, per realizzare, organizzare e valutare esperienze di stage o Alternanza.

Impara a intraprendere Opportunità per gli studenti di misurarsi con il mondo del lavoro e degli affari, attraverso la simulazione di un’attività di impresa e la realizzazione del business plan. Sono altresì previste visite aziendali, incontri con gli imprenditori e formazione mirata.

Federturismo Confindustria www.federturismo.it

Confindustria Messina www.confindustria.messina.it

“Crescere in digitale” nel turismo E’ un progetto rivolto ai giovani disoccupati iscritti a Garanzia Giovani, promosso dal Ministero del Lavoro, Google e Unioncamere. I giovani coinvolti potranno beneficiare di formazione online, laboratori territoriali e tirocini. Federturismo ha predisposto un modulo specifico sui temi del turismo e organizzerà incontri per favorire la partecipazione delle imprese.

Comfort e automazione domestica per disabili Illumino e Risparmio Percorso di Alternanza scuola-lavoro sviluppato in due fasi per approfondire conoscenze e competenze nella progettazione e realizzazione di impianti di illuminazione LED e di sistemi domotici.

Unione degli industriali della provincia di Napoli www.unindustria.na.it

Confindustria Padova www.confindustria.pd.it

Green Farm Corporation Il progetto ha visto la realizzazione, attraverso un percorso di Alternanza scuola-lavoro, di una fattoria ecologica alimentata esclusivamente da un impianto eolico e da pannelli fotovoltaici. Promotore del progetto l’Azienda Graded SpA, leader nell’efficientamento energetico.

Olimpiade della macchina utensile Il progetto prevede un concorso per mettere alla prova le competenze dei ragazzi direttamente sulle macchine, con il tutoraggio di imprenditori e di tecnici aziendali.

Unione degli industriali della provincia di Pordenone

www.unindustria.pn.it

Confindustria Udine www.confindustria.ud.it

Lean Manufacturing Progetto Eurolab

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L’Associazione assieme a partner nazionali e internazionali, ha realizzato una fabbrica-modello: la Lean Experience Factory. Si tratta di un reale ambiente produttivo dove apprendere le tecniche lean in modo ancora più efficace rispetto ai tradizionali metodi teorici di formazione.

Confindustria Udine supporta, nell’ambito del programma Erasmus+, il Progetto “Eurolab Mobilità transnazionale per la Formazione Professionale in ambito lavorativo” attuato dall’ISIS Malignani di Udine, facilitando lo svolgimento di tirocini presso aziende norvegesi, scozzesi e tedesche per gli studenti italiani, e presso aziende friulane da parte degli studenti stranieri.

Il risultato finale dell’Alternanza dipende dall’ultima parte in gioco: gli studenti, i quali hanno accolto

l’Alternanza come una sfida, come un momento di confronto, hanno imparato con modalità differenti,

facendo un’esperienza diretta in azienda che li ha aiutati anche a capire cosa li aspetta dopo la scuola.

In generale, lavorare in un’azienda significa essere inseriti in un ambiente che comprende di acquisire

informazioni specifiche, in tema di:

1. Organizzazione aziendale: entrando in azienda è necessario sapere come viene suddivisa l'azienda

all'interno delle varie funzioni (organigramma) per capire meglio in quale area/funzione verrà inserito,

le problematiche che verranno affrontate, le aspettative che ne derivano.

2. Sensibilizzazione alla applicazione delle regole sulla privacy: le normative in vigore sulla privacy

rispondono all'esigenza della " tutela e sicurezza e dei dati e delle informazioni". Questo tema supera i

confini aziendali ed è rilevante per la persona sia qualora si trovi a gestire dati ed informazioni di altri,

sia qualora i propri dati vengano trattati in qualche modo.

3. Acquisizione di competenze: la partecipazione a percorsi di Alternanza, un “arricchimento e

ammodernamento” del percorso scolastico. Nel merito, gli intervistati segnalano che: «Spesso gli studenti

ci dicono: finalmente capisco a cosa serve quello che studio». In altri termini, l’esperienza in azienda aiuta a dare

significato agli aspetti teorici.

5.2 Uno, nessuno o centomila modelli di Alternanza Dalla meta-analisi è emerso un ampio quadro di riflessione e conoscenza, che ha evidenziato come le

migliori esperienze si caratterizzino per una sinergica partnership territoriale connotata da una progettazione

comune e definita in largo anticipo (almeno 4 mesi prima), come segnalano alcuni intervistati nell’indagine

Irpet: “ad esempio a ottobre la scuola dovrebbe essere in grado di indicare il numero di studenti e i settori

di interesse per l’inserimento, il periodo e i tempi richiesti”41.

Inoltre dall’esperienze maturate emergono valide indicazioni rispetto alle attività utili per l’elaborazione di

un progetto di Alternanza da inserire nel Piano dell’Offerta Formativa:

1. sensibilizzare gli studenti a riflettere sulle loro aspettative e definire le competenze attese

dall’esperienza di Alternanza;

2. preparare i periodi di apprendimento, programmando lo sviluppo di quelle conoscenze necessarie per

orientarsi, comprendere e trarre il massimo beneficio dal nuovo ambiente di studio;

41 Ibidem.

48

3. basare l’individuazione dei candidati non sulla base di convenzioni, ma sulla base del merito e della

loro motivazione;

4. stimolare gli studenti all’osservazione delle dinamiche organizzative e dei rapporti tra soggetti

nell’impresa o nell’ente ospitante;

5. condividere e rielaborare in aula quanto sperimentato fuori dall’aula;

6. documentare l’esperienza realizzata (anche attraverso l’utilizzo di ICT);

7. disseminare i risultati dell’esperienza.

L’efficacia ed efficienza di molti di questi punti può avvenire utilizzando piattaforme on-line e strumenti

ICT che permettano un corretto e preciso resoconto dell’esperienza di Alternanza Scuola – Lavoro

realizzata (Riquadro 5.3).

Riquadro 5.3 Esempio di piattaforma per Alternanza Scuola – Lavoro

Scuola & Territori è un “App”, realizzata da Gruppo Spaggiari, che fornisce servizi e strumenti multimediali al fine di realizzare i percorsi di Alternanza scuola-lavoro previsti dalla normativa scolastica. I destinatari del progetto sono i centri aziendali di formazione professionale, le scuole secondarie di secondo grado, gli IFTS e ITS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, Istituti Tecnici Superiori). La piattaforma fornisce un supporto informatico agli enti formativi e alle imprese nelle incombenze burocratiche, permette l’adozione di agili strumenti per la gestione dei rapporti con il mondo produttivo e per il controllo e la verifica delle attività svolte da studenti e tutor e infine accompagna gli alunni nel mondo del lavoro promuovendo il matching tra domanda e l’offerta di lavoro (utilizzando nuove tecnologie che permettano di fondere realtà e linguaggi diversi, anche attraverso un web server cui possono accedere e cooperare tutti gli utenti interessati). Gli sviluppi del progetto Scuola & Territori consistono nell’implementare e promuovere sia la formazione e-learning sia i Mooc (Massive Open Online Course), ovvero sostenere il curricolo scolastico, monitorare e valutare l’azione formativa, certificare le competenze acquisite e promuovere esperienze specifiche.

Tuttavia, uno degli aspetti più rilevanti che emerge da questo rapporto è l’impossibilità di definire un

“modello” unico di Alternanza Scuola-Lavoro. In particolare, le differenze emergono innanzitutto sul

concetto stesso di “Alternanza”, inteso dai dirigenti e docenti degli istituti professionali in modo diverso

rispetto ai loro colleghi dei licei.

I primi valutano l’Alternanza come un vero e proprio ponte verso il lavoro, tanto da inserire in questo

ambito l’orientamento professionale in un’accezione quasi di accompagnamento al lavoro. L’Alternanza

diventa un’utile occasione ai fini orientativi, in quanto esperienza veramente operativa attraverso il training

on the job che consente di sperimentare sul campo quello che potrebbe essere il proprio futuro

professionale. Invece, da parte dei Licei, l’Alternanza viene vista prevalentemente come un momento di

“istruzione”; semmai, è vista come una possibile esperienza utile alla scelta del successivo percorso

accademico. Questo significa che si sta parlando di almeno due modelli di Alternanza, ai quali va aggiunto

un terzo modello “ibrido” che riguardi gli Istituti Tecnici (a seconda dell’indirizzo) e un quarto in

riferimento a modelli di istruzione sperimentale come la “Bottega – Scuola” (Riquadro 5.4) o il progetto

DESI (Dual education System Italy) avviato in Emilia Romagna (cfr. Capitolo 6).

49

Riquadro 5.4 Il modello Bottega-scuola La “Bottega Scuola” rappresenta un modello educativo innovativo che valorizza mestieri tipici di settori artigianali di eccellenza del nostro made in Italy. Si tratta di esperienze formative che molte Regioni hanno attivato mediante il coinvolgimento diretto delle imprese, o di reti di imprese, che mettono a disposizione il loro sapere e la loro professionalità, per consentire ai giovani di inserirsi in contesti imprenditoriali legati all’artigianato di qualità che caratterizza molti nostri territori. Il modello punta a costruire un raccordo fra giovani e “Maestri artigiani” in modo da garantire il rispetto e il rinnovamento delle tecniche tradizionali e l’innalzamento della qualità dei loro prodotti. Il tirocinio è preparato e integrato da azioni individuali e collettive di orientamento e formazione per i giovani tirocinanti che, esaurita la fase propedeutica, possono scegliere in base ai propri interessi e vocazioni diversi “laboratori tematici”, compreso quello sul “mettersi in proprio”. Anche il Maestro artigiano è supportato nello sviluppo delle capacità di trasferire la conoscenza della sua arte. Il progetto Bottega Scuola è sostenuto dalle associazioni imprenditoriali quali CNA, Casartigiani e Confartigianato. Alcune delle esperienze che in questi anni sono state realizzate, a livello territoriale o nazionale, sono rappresentate, ad esempio, dall’artigianato artistico e tipico che si raccoglie nel marchio “Piemonte Eccellenza Artigiana”, finanziato dalla Regione Piemonte, ed il progetto Amva attuato da ItaliaLavoro per il Ministero del lavoro.

Pertanto, la balcanizzazione dei progetti realizzati all’interno di almeno quattro modelli distinti di

“Alternanza” permettono di dedicare attenzione, per ragioni di spazio, ad un numero limitato di

esperienze realizzate. Infatti, i riquadri presentati nelle prossime pagine rappresentano un elenco solo

esemplificativo e non esaustivo, a testimonianza che il processo di attuazione non è ai primi passi ma già

“maturo”, in particolar modo quello degli istituti professionali e tecnici, a cui si dedicherà la prima parte

del paragrafo per poi successivamente allargare il campo all’analisi di esperienze innovative applicabili

anche in alcuni casi ai licei.

5.2.1 Alternanza negli istituti tecnici e professionali A parte una serie di eccezioni, il modello di stage prevalente adottato in Italia dagli Istituti Tecnici e/o

professionali sembra molto lontano dal modello duale tedesco42: si osserva una durata breve, basso

coinvolgimento delle aziende e netta separazione sia temporale che di contenuti tra didattica d’aula ed

esperienza in azienda. Tuttavia, sempre da quanto emerge dall’indagini Irpet, circa il 10% degli studenti

trova poi lavoro nell’azienda dove ha svolto lo stage: una performance che se confermata a livello

nazionale è superiore a quella dei Centri per l’impiego43.

Nel caso degli istituti professionali, la permanenza in azienda rappresenta una sorta di “banco di prova”

delle competenze acquisite a scuola, ovvero permette allo studente di applicare, in una dimensione

operativa, quello che studia a scuola e di utilizzare conoscenze e abilità per risolvere le problematiche

connesse con i processi lavorativi (Riquadro 5.5 e 5.6). A ciò si aggiunge anche la possibilità che l’azienda

42 In realtà, il modello di Alternanza trova origine nella tradizione scandinava. 43 La percentuale di collocamento dei Centri per l’impiego è di circa il 3 %. Si veda: Mandrone, E., 2016,“I canali di intermediazione e i servizi per il lavoro”, Isfol Research Paper, n. 31/c2016, Roma.

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possa assumere in futuro gli studenti che, durante il periodo di tirocinio, hanno dimostrato di possedere le

caratteristiche richieste per svolgere determinate mansioni.

Riquadro 5.5 Il caso aziendale di Starwood Hotels and Resorts La convenzione dei progetti di Alternanza è stato siglato da Starwood Hotels and Resorts (settore alberghiero) e IPS Frisi, IPS Carlo Porta e IPS Amerigo Vespucci. Nella realizzazione dei percorsi di Alternanza le richieste da parte dell’azienda sono essenzialmente legate alle attitudini e alle capacità del ragazzo rispetto alle diverse funzioni aziendali, in particolare in ordine alla capacità di sapersi adattare alle diverse situazioni. È richiesta una presenza minima di 2 settimane in continuità, con assoluta preferenza per periodi più lunghi (almeno 3 settimane o meglio ancora 1 mese), sia durante la stagione invernale, sia durante la stagione estiva. Gli studenti, durante i percorsi di Alternanza, seguono gli orari dei dipendenti e si adeguano alla turnistica e agli orari dell’albergo, salvo l’eccezione del turno di notte per i ragazzi minorenni. Le principali aree in cui vengono inseriti i ragazzi sono: ricevimento (check-in e check-out alberghiero) e concierge, cucina, ristorante, bar, housekeeping. Per ciascuna area, di norma, è previsto l’inserimento di 1 o 2 studenti, così da garantire la possibilità di un puntuale accompagnamento durante l’esperienza. Il tutor aziendale viene individuato tra il personale con maggiore esperienza e spesso beneficia anch’esso dell’esperienza in termini di aumento della motivazione e dell’autostima, nonché di capacità di coinvolgimento attivo degli altri dipendenti. Gli oggetti della valutazione riguardano soprattutto i seguenti ambiti: comportamento, puntualità, capacità di portare a termine i compiti assegnati, preparazione tecnica iniziale (prima dell’avvio del progetto di Alternanza scuola-lavoro); solitamente è previsto un incontro con il tutor scolastico per analizzare punti di forza e di debolezza dell’esperienze specifica. Gli studenti sono seguiti dalla scuola: all’inizio del periodo di Alternanza arrivano da soli e solitamente a metà del percorso è prevista una visita del tutor scolastico, solitamente docente di materie tecniche.

Riquadro 5.6 Il caso aziendale di Bracco La convenzione dei progetti di Alternanza è stata siglata da Bracco (settore chimico) e ITIS Molinari, ITIS Cannizzaro e IIS Cesaris. In Bracco le esperienze di Alternanza sono caratterizzate da una serie di attività propedeutiche all’inserimento in tirocinio presso la sede aziendale. Innanzitutto, per quanto riguarda le modalità di individuazione degli studenti, prima dell’avvio dei percorsi di Alternanza, sono previsti momenti di incontro presso le scuole con la partecipazione di manager aziendali per illustrare le attività dell’azienda e le proposte di tirocinio rivolte agli studenti del quarto e quinto anno. Successivamente la scuola ha il compito di selezionare i ragazzi idonei a partecipare ai programmi di Alternanza, tenendo presente come primo criterio di selezione la motivazione che spinge lo studente a rinunciare a una parte delle vacanze estive per svolgere uno stage in azienda; tale richiesta viene formulata direttamente dall’azienda. Gli studenti si recano in azienda una settimana prima dell’inizio dello stage per conoscere l’ambiente e le persone cui saranno affiancati, in modo da poter essere operativi già dall’avvio del tirocinio. Non è previsto un percorso di inserimento ad hoc per gli studenti, i quali sono da subito coinvolti nella dimensione lavorativa dove affrontano problemi concreti, anche attraverso la partecipazione attiva alle riunioni di lavoro. Di norma, la presenza giornaliera in azienda è di 8 ore per complessive due settimane, collocate solitamente tra febbraio e marzo oppure tra giugno e luglio; ai ragazzi è assegnata la tessera mensa e il badge come per tutti i dipendenti. Ogni studente viene affidato a un tutor identificato in base al percorso

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scolastico del ragazzo (chimica, chimica organica, chimica analitica). La sede aziendale presso la quale si svolge l’Alternanza è in provincia di Torino, dove gli studenti vengono accolti in una foresteria messa a disposizione dall’azienda, analogamente a quanto previsto per i dipendenti in trasferta. Gli studenti sono ospitati presso il reparto di “Ricerca e Sviluppo” dove hanno la possibilità di utilizzare, per la prima volta, attrezzature e strumenti che a scuola hanno studiato nella parte teorica. Obiettivo del tutor è quello di far conoscere il più possibile il ciclo completo del lavoro anche attraverso visite presso laboratori collegati e presso l’intero impianto di produzione. A volte, il tutor scolastico accompagna lo studente il primo e l’ultimo giorno di Alternanza in modo da avere un confronto sugli esiti dell’esperienza; il monitoraggio dell’attività avviene via mail o telefonicamente sia con il tutor aziendale sia con lo studente. Al termine dell’esperienza i ragazzi presentano, con slide e utilizzando un linguaggio scientifico, il lavoro svolto sia ai compagni di studio sia ai dipendenti e alla direzione dell’azienda.

5.2.2 Alcune iniziative innovative di Alternanza Tra le varie esperienze di Alternanza scuola-lavoro vi sono molti progetti davvero innovativi. Alcuni di

questi possono certamente rappresentare delle idee da sviluppare per diventare delle vere e proprie

“buone-pratiche”.

In particolare, dato che le difficoltà maggiori si riscontrano nei licei, alcuni progetti seppur non orientati

specificamente ad un passaggio diretto nel mercato del lavoro, attraverso il training on the job consentono

agli studenti di capire cosa li attende nel mondo del lavoro con il proposito anche di “escludere” alcune

professioni. Ad esempio, l’esperienza di Alternanza realizzata presso la multinazionale farmaceutica Bayer

con gli studenti del liceo classico San Carlo è particolarmente innovativa perché prima dell’avvio, in

collaborazione con la referente scolastica, l’azienda ha condotto un’indagine rispetto gli sbocchi di studio

più frequenti al termine del 5 anno (Comunicazione, Filosofia, Ingegneria gestionale, Economia). Uno

degli obiettivi di tale indagine era la possibilità di definire un set di competenze attese (tecnico-

professionali, relazionali, organizzative) più coerenti rispetto alle aspettative degli studenti (Riquadro 5.7).

Riquadro 5.7 Talent Management tra Bayer e Collegio San Carlo Gli studenti sono stati selezionati da Bayer in base alla motivazione che li spingeva ad aderire a questa tipologia di attività. Le attività dello studente, gli strumenti e le modalità di utilizzo per il monitoraggio sono state concordate con le scuole con le quali si è collaborato anche condividendo la valutazione dei risultati di apprendimento. I progetti di Alternanza erano strutturati in un tirocinio (di due settimane) preceduto da incontri nelle scuole, a cura dei manager aziendali, con l’obiettivo di presentare l’azienda e le opportunità di stage offerte. La visita a una delle sedi aziendali è stata fondamentale per conoscere le differenti professionalità e capire come interagiscono tra loro, in questo modo è stato possibile scegliere l’area di inserimento durante la permanenza in azienda, selezionando i tutor e programmando una serie di incontri con vari responsabili. Il primo giorno di Alternanza i ragazzi sono accolti in azienda, gli viene presentato il programma e richiesto di fornire una presentazione di loro stessi. Il secondo giorno gli studenti seguono un corso di Project management che ha l’obiettivo di fornire loro gli strumenti per vivere l’esperienza in azienda come un vero e proprio progetto, al termine del quale dovranno presentare un elaborato finale che sarà soggetto alla valutazione del tutor aziendale e del tutor scolastico. L’attività di tutoraggio passa attraverso la costruzione di un rapporto quasi “genitoriale” tra i tutor e i ragazzi che accettano volentieri di farsi guidare lungo tutta l’esperienza formativa in azienda. Il

52

monitoraggio dell’esperienza è affidato al tutor scolastico, cui spetta il compito di effettuare verifiche in itinere attraverso visite e/o telefonate agli studenti.

Uno dei settori nel quale l’Alternanza potrebbe essere valorizzata sono i progetti in tutela del Patrimonio

Culturale, dato che il nostro paese ne possiede il più ampio a livello mondiale (stimato nel 2008 dalla

Ragioneria di Stato in circa 180 miliardi di euro) con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi

archeologici e 43 siti Unesco. Pertanto non sorprendono i centinaia di progetti di Alternanza dedicati

(Riquadri 5.8, 5.9, 5.10 e 5.11).

Riquadro 5.8 Alternanza scuola-lavoro per restaurare i beni librari in Sardegna Per valorizzare il patrimonio librario della Sardegna e orientare gli studenti verso il mondo del lavoro, l'Assessorato alla Cultura e Istruzione della Regione ha ideato un progetto didattico formativo rivolto agli studenti più prossimi alla delicata fase della scelta lavorativa, che offrirà l'opportunità di imparare l'attività professionale del tecnico del restauro dei beni librari e documentari. I ragazzi potranno sperimentare in forma diretta le metodologie e le procedure del restauro dei documenti, in particolare di quelli più rari, antichi e di pregio, durante un percorso di Alternanza scuola-lavoro ad articolazione triennale. Il duplice obiettivo di questa azione è di informare e comunicare le attività che si svolgono nel Centro regionale di tutela e restauro e dare la possibilità ai ragazzi di avvicinarsi al mondo dei beni culturali, dei libri ed essere maggiormente sensibili al tema della salvaguardia e conservazione di un preziosissimo patrimonio. All'interno di ogni anno scolastico potranno essere organizzati almeno cinque moduli della durata minima di 30 ore, che coinvolgeranno fino a quattro studenti per ciascun modulo.

Riquadro 5.9 Attività di Alternanza scuola-lavoro al museo di Poggio Imperiale Per facilitare lo svolgimento dell’Alternanza, il liceo artistico Educandato S.S. Annunziata di Poggio Imperiale (in Provincia di Firenze) ha avviato con i propri studenti la creazione di un proprio museo interno grazie al recupero di opere d’arte immagazzinate in vari depositi cittadini. In dettaglio, si è costituito un museo gestito dagli studenti durante le attività di Alternanza scuola-lavoro, svolgendo il ruolo di guide per l'accoglienza dei visitatori al percorso museale della Villa del Poggio Imperiale. A tal proposito si sono raccolte centinaia di opere d’arte disperse tra i vari uffici fiorentini o nascoste in soffitta nell’Istituto e si sono poi organizzati dei corsi per la formazione specifica dei ragazzi. Si tratta di corsi di 15 ore di lezione, svolte in aula e negli ambienti museali della Villa, con i quali ottenere il patentino di “guida storico-artistica” al percorso museale della Villa del Poggio Imperiale. La scuola ha previsto come compenso delle prestazioni dei buoni per l’acquisto di libri.

Riquadro 5.10 Attività di Alternanza scuola-lavoro nelle Terre dei Savoia Il progetto scaturisce come naturale conseguenza dell’intesa in corso tra alcuni istituti scolastici costituitesi in rete e l’Associazione Terre dei Savoia (che associa 30 Comuni sede di residenze sabaude/beni culturali – architettonici rappresentativi della storia del Piemonte), la Confartigianato – quali espressioni del mondo del lavoro. Il progetto propone di coniugare la valorizzazione del circuito delle residenze sabaude e la loro integrazione con il territorio, con lo studio sulle radici culturali di oggetti della cultura materiale i quali, attraverso questo percorso di studio e riflessione, si rivelano rappresentativi dell’identità del Piemonte. Si articolerà in quattro fasi per un totale di 200 ore (120 orario curricolare e 80 ore di stage):

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1. analisi e individuazione di oggetti con un forte radicamento nella cultura del territorio Scuole, Agenzia Formativa, Associaz. Terre dei Savoia, Assessorati regionali per la parte di competenza;

2. ri-creazione di un oggetto/manufatto/opera contemporaneo con le medesime caratteristiche identitarie che scaturiscano dalla contaminazione passato-presente Scuole, Agenzia Formativa, Associazione Terre dei Savoia;

3. passaggio dalla fase di “prototipazione” all’analisi di fattibilità Scuole, Ag. Formativa, Aziende artigiane;

4. produzione e commercializzazione all’interno del circuito delle residenze sabaude Scuole, Agenzia Formativa, Associaz. Terre dei Savoia, Aziende artigiane, Assessorati regionali per la parte di competenza.

Sono coinvolti tutti i docenti dei Consigli delle classi interessate, ciascuno secondo le competenze, considerando le discipline di insegnamento non come fini a se stesse ma come strumenti per la lettura e l’interpretazione della realtà, per la riflessione e l’orientamento. Si prevedono momenti comuni di incontro dei docenti dei diversi istituti della rete sia in fase di progettazione sia di verifica in itinere e di valutazione a consuntivo. Si prevede di formare i docenti attraverso 4 micro-seminari congiunti sui seguenti temi:

Orientare alla professione e valorizzare le attitudini dei discenti (1 seminario)

Programmare monitorare, valutare e certificare l’Alternanza (3 seminari). Le aziende artigiane intervengono a partire dalla fase di prototipazione e analisi di fattibilità. Nel corso dell’attività di Alternanza, i partner appartenenti al mondo del lavoro effettuano, in orario curricolare, interventi con testimonianze dirette sulla base di una programmazione precedentemente concordata, affinché gli alunni sviluppino:

competenze inerenti le aree disciplinari coinvolte nella progettazione;

competenze relazionali e di flessibilità personale, competenze tecnico-operative.

Monitoraggio in itinere e finale di processo con particolare attenzione alla soddisfazione di allievi e aziende Il livello di soddisfazione degli studenti:

Questionario a risposte multiple (compilato dagli studenti)

valutazione del grado di coinvolgimento nell’apprendimento per moduli didattici;

valutazione del grado di utilità dello stage rispetto alle aspettative;

valutazione delle difficoltà riscontrate;

intenzionalità a ripetere l’esperienza; Relazione scritta (compilata dagli studenti)

impatto formativo ed emotivo dell’esperienza;

Il livello di soddisfazione delle aziende: Questionario a risposte multiple (compilato dai titolari degli studi professionali)

● valutazione del grado di utilità dello stage rispetto alle aspettative; ● valutazione delle difficoltà riscontrate; ● intenzionalità a ripetere l’esperienza;

L’efficacia dell’esperienza in rapporto al percorso tradizionale Consultazione anagrafica studenti ● rilevazione del numero degli abbandoni da confrontare con le

classi parallele; Statistiche sugli esiti scolastici ● rilevazione della ricaduta sul profitto e sulla partecipazione al

percorso scolastico; La coerenza tra percorso progettato e risultati ottenuti

Questionario a risposte multiple ● valutazione del grado di utilità dello stage rispetto agli obiettivi

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(compilato dal tutor esterno) prefissati; ● valutazione delle difficoltà riscontrate; ● intenzionalità a ripetere l’esperienza; valutazione del grado di utilità dello stage rispetto agli obiettivi prefissati; ● indicazioni per la riformulazione dei curricoli formativi alla luce dell’esperienza.

Riquadro 5.11 Attività di Alternanza scuola-lavoro nel progetto Archeologico legnanese

Il progetto “Archeologia” è frutto di un partenariato tra il Liceo Statale “G: Cotta” di Legnano, il Liceo

Brocchi di Bassano del Grappa e il Consorzio di Bonifica Veronese volto alla stesura della Carta Archeologica del territorio veronese. Il progetto “pilota” coinvolge la classe Terza e Quarta dell’indirizzo Classico ed è stato articolato in più fasi operative: lezioni in classe e/o in laboratorio informatico per l’apprendimento dei software GIS e per l’acquisizione informatica dei dati raccolti, ricognizione del territorio di Legnago e dintorni, survay archeologico e la fase della valorizzazione e della diffusione dei dati (conferenze, mostra, pubblicazione). L’Istituto scolastico ha curato la preparazione preliminare degli studenti sia in materia di sicurezza, tramite l’intervento in aula del Responsabile SPP, sia in materia archeologica, tramite una serie di lezioni tenute da operatori specializzati in campo archeologico, che sarebbero diventati, da quel momento in poi, i loro tutor. La sinergia tra le imprese coinvolte, i professionisti impegnati e i docenti scolastici consentirà la stesura di una “Carta archeologica” del territorio di Legnago che diventerà oggetto di studio e documentazione per la Soprintendenza Archeologica di Verona. Il Preventivo di spesa per l’organizzazione e l’attuazione del progetto e di 3 mila euro.

Tra i progetti Alternanza esistono esperienze che seppur non direttamente inserite nel modello produttivo,

permettono agli studenti l’inserimento in gruppi di lavoro in progetti funzionali allo svolgimento di attività

quotidiane, con il coinvolgimento attivo su problemi concreti. Questo è il caso, soprattutto per gli studenti

che hanno aspirazioni di acquisire professionalità pedagogiche, dei progetti di Alternanza realizzate tra

Istituti Scolastici e alcune Diocesi (Riquadro 5.12).

Riquadro 5.12 Alternanza in Oratorio (Diocesi Provincia di Bergamo)

All’interno dell’Oratorio della Parrocchia, il progetto inserisce lo studente in un contesto “reale” in cui sperimenta con la guida di un tutor-facilitatore il coordinamento e l’animazione di un gruppo di bambini e/o preadolescenti mediante attività formative e laboratoriali. Conoscenze acquisite in conformità alle richieste della scuola:

Apprendere le metodologie dell’animazione, della progettazione e della programmazione.

Conoscere le strategie pedagogiche ed educative.

Conoscere il progetto educativo del Centro Ricreativo Estivo.

Apprendere le dinamiche di gestione di un gruppo di fanciulli e/o preadolescenti.

Conoscere il contesto specifico dell’oratorio in cui si svolge il proprio lavoro.

Conoscere attività ludiche e tecniche laboratoriali.

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I Risultati attesi:

Riconoscere le proprie attitudini personali ed esercitarle in modo creativo nel Centro Ricreativo Estivo;

Utilizzare le proprie competenze specialistiche e adattarle al contesto educativo dell’oratorio;

Far proprie le dinamiche relazionali e di collaborazione in un gruppo di pari e in interazione con figure adulte e di riferimento;

Imparare a gestire le proprie emozioni per costruire un buon clima di lavoro e prevenire conflitti;

Conoscere il progetto educativo funzionale alla gestione del gruppo di bambini e/o preadolescenti;

Sapere gestire tempi e spazi in modo autonomo e responsabile.

Tempi per lo svolgimento delle attività previste per il percorso:

4 ore di formazione nel mese di aprile;

20 o 40 ore settimanali nei mesi estivi di giugno e luglio.

Nei contesti e nei settori in cui il rapporto con le aziende è difficile a causa dell’opportunismo di quest’ultime (ad esempio nel caso degli istituti alberghieri), è possibile da parte degli istituti formativi costituire delle Fondazione con lo scopo di esercizio commerciale e contemporaneamente luogo di formazione per gli studenti stessi (Riquadro 5.13).

Riquadro 5.13 Una fondazione per realizzare l’Alternanza all’istituto Alberghiero SAFFI di Firenze

Per creare un ambiente ideale per l’Alternanza scuola-lavoro, in cui gli studenti possano valorizzare le proprie capacità e mettere effettivamente in pratica le competenze acquisite in aula, l’istituto alberghiero Saffi di Firenze ha creato un proprio ristorante di proprietà di una fondazione nella quale la scuola è il socio maggioritario. Il ristorante è gestito da 9 ex studenti tra i 21 e i 29 anni, assunti a tempo indeterminato tra i migliori ex studenti. I ragazzi sono impegnati per un anno e conducono attività di alta formazione sul campo, che alterneranno ad attività di aula, quali ad esempio l’inglese per la ristorazione, corsi sulle norme e le certificazioni relative all’igiene delle preparazioni alimentari, contabilità e tenuta dei registri, etc. La “sfida” è fare uscire dopo un anno 9 giovani in grado di gestire da soli un ristorante nei tre settori di sala, bar e cucina.

Unica nota negativa è che la costituzione della Fondazione e soprattutto la gestione del ristorante,

comporta un investimento notevole. Tali risorse necessitano negli istituti scolastici di una figura “nuova”

di ispirazione anglossassone, quella del dirigente – imprenditore, figura “anomala” o quasi sconosciuta nel

palcoscenico nazionale.

In realtà, la possibilità di disporre di maggiori risorse permetterebbe di attivare consulenze e convenzioni

con veri e proprio “professionisti” dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Non potendo contare su risorse

pubbliche adeguate, occorrerebbe avere almeno la possibilità di sperimentare/finanziare con successo

programmi innovativi ricorrendo al sostegno dei privati. Ad esempio, nel settore elettrotecnico, esiste il

Comitato Tecnico Education (CTE) costituito dalla Fondazione ANIE (Federazione Nazionale Imprese

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Elettrotecniche ed Elettroniche), la quale sostiene qualsiasi iniziativa che abbia come fine la promozione di

forme di Alternanza basate su sistemi duali:

1. sistema duale tedesco applicato tout court all’estero;

2. sistema duale all’estero ispirato al modello tedesco;

3. sistema duale locale (esperienza ideata e riconosciuta nei singoli Paesi).

In altri termini, le prime due azioni riguardano una mobilità occupazionale basata sull’acquisizione di

determinate qualifiche professionali, mentre la terza è una formazione locale che prevede una

qualificazione simile a quella acquisita nel modello duale tedesco (Riquadro 5.14).

Riquadro 5.14 Buone prassi de Comitato Tecnico Education Il Comitato Tecnico Education di ANIE opera con l’obiettivo di allineare le competenze tecniche richieste dall’industria elettrotecnica ed elettronica con la formazione scolastica per creare nuova e qualificata occupazione. Il CET è in grado di offrire una serie di servizi, quali:

creazione di rete di contatti, consulenza e assistenza a imprese e giovani per iniziare una formazione professionale duale in Italia;

informazione e manifestazioni di aggiornamento riguardo la formazione aziendale duale;

sviluppo di forme di apprendistato duali;

corsi di formazione e qualificazione per i docenti dei delle scuole italiane e per i responsabili del personale delle imprese;

realizzazione di una piattaforma di scambio e un network trasparente per le Imprese, le Camere di Commercio, le Associazioni e gli Enti di Formazione in Europa.

La professionalità nell’Alternanza va creata anche all’interno dell’Istituzione scolastica, attraverso corsi di

alta formazione che possano arricchire i docenti di nuove competenze che ricadranno all’interno di un

circuito virtuoso nei propri studenti (5.15).

Riquadro 5.15 Alternanza per i docenti: Progetto Lombardia Aerospace Cluster Avendo lo scopo di dimostrare che l’Alternanza scuola lavoro può essere un valore aggiunto non solo per gli studenti, ma anche per i docenti: Lombardia Aerospace Cluster ha messo in atto una iniziativa costituita da un “minimaster” di 32 ore, di cui 16 in azienda, per iniziare a costruire nuovi contenuti e nuove proposte formative, da introdurre in futuro nella scuola. Il progetto ha coinvolto quattro imprese lombarde del settore (Aermacchi e AgustaWestland del gruppo Finmeccanica, Secondo Mona e Cgs) ed è stato pensato come un confronto concreto tra mondo della scuola e delle imprese e, di conseguenza, si è pensato di rinnovare gli insegnamenti trasferiti dai docenti ai ragazzi in aula. Tra gli obiettivi dell’iniziativa, che ha visto 23 docenti coinvolti, provenienti da 10 scuole delle province di Milano e di Varese, gli organizzatori hanno segnalato, in particolare, la possibilità di fare conoscere le aree e i ruoli di inserimento dei neodiplomati nelle aziende, stimolare l’interazione e lo scambio di conoscenza tra scuola e industria, condividere con i professori le nuove tendenze del sistema manifatturiero legato all’aerospazio, per tradurre queste informazioni in un’azione didattica efficace per il futuro occupazionale del territorio e per la competitività delle imprese. L’obiettivo del corso è fornire ai docenti un inquadramento generale sul posizionamento dell’industria aerospaziale lombarda, con un focus sui profili professionali di più stretto interesse per le imprese e sulla

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lean production. I docenti hanno visitato i reparti e le aree ad elevato inserimento di diplomati, entrando nel cuore produttivo delle fabbriche aeronautiche. Occasione unica per toccare con mano tutte le varie fasi produttive di un’azienda.

Anche i Servizi pubblici per l’impiego possono svolgere un ruolo fondamentale. In primis Italialavoro, il

braccio operativo del Ministero del Lavoro che in ottemperanza del Jobs Act e della Riforma della Buona

Scuola ha già avviato una serie di bandi volti principalmente a migliore le attività di orientamento e

accompagnamento al lavoro dei Centri di formazione professionale (Riquadro 5.16).

Riquadro 5.16 FIxO - Formazione e Innovazione per l'Occupazione FIxO (Formazione e Innovazione per l’Occupazione) è il programma che Italia Lavoro mette in campo per combattere la disoccupazione giovanile, puntando su una più rapida ed efficace transizione dal sistema dell’istruzione e della formazione al mondo dell’occupazione. In attuazione del Jobs Act e della legge sulla Buona Scuola, in stretta sinergia con le Regioni, FIxO supporta 1000 scuole secondarie superiori nel migliorare e qualificare i servizi di orientamento e placement, nel promuovere l’apprendistato e nel costruire un rapporto proficuo con le aziende del territorio. Il programma favorisce l’Alternanza nei Centri di formazione professionale (CFP), attraverso un bando (il budget totale è di 10 milioni) ha selezionato, infatti, 300 CFP che ricevono l’assistenza tecnica del progetto per:

costituire e/o rafforzare i propri servizi di orientamento (di primo livello e specialistico) e placement attraverso la definizione e attuazione di standard di qualità;

orientare i giovani alla scelta dei corsi più idonei per la propria formazione;

promuovere e attivare gli strumenti di transizione scuola-lavoro, quali l’apprendistato per il diploma professionale, l’Alternanza Scuola-Lavoro e l’Impresa formativa simulata;

avviare percorsi di formazione integrati con tali strumenti.

Ogni centro di formazione professionale potrà ricevere un contributo fino ad un massimo di 35 mila euro.

Sempre in tema di Servizi pubblici per l’impiego, va segnalata l’attività di Afol Monza e Brianza, l’agenzia

pubblica di formazione e lavoro della Provincia di Monza e Brianza che eroga servizi di politiche attive sul

territorio (Riquadro 5.17).

Riquadro 5.17 I progetti di Alternanza realizzati da Afol Monza e Brianza Dal 2000 a seguito del processo di decentramento delle competenze e funzioni amministrative attuate con legge 59/97 e D.Lgs 469/97, le Province sono state coinvolte nell’attuazione delle policy riguardanti il mercato del lavoro con i compiti di garantire l’offerta pubblica di servizi in materia di formazione professionale e politiche attive. Nelle province di Milano e Monza-Brianza, per realizzare tale scopo si è costituita una rete di “Agenzie Territoriali” note con l’acronimo Afol (Agenzia Formazione Orientamento Lavoro). Obiettivo primario dell’azienda è mettere in rete una serie di servizi integrati per il cittadino e fornire al mercato, alle imprese e all’intera struttura sociale del territorio di riferimento la risposta più adeguata e aderente alle esigenze sempre più pressanti in termini di formazione, orientamento e politiche del lavoro. Afol MB ha attivato all’interno del proprio CFP “Terragni” di Meda il corso di “Tecnico del restauro dei beni culturali in legno”. Il corso accreditato e riconosciuto dalla Regione come attività di rilevanza “eccellente” ed inserito all’interno del progetto Lombardia Plus, per il restauro e la conservazione dei beni culturali lignei

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offre agli studenti in possesso del diploma di maturità e di laurea l’opportunità di acquisire il titolo di Tecnico del restauro dei Beni Culturali.

I progetto: Afol MB e Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

Afol MB ha costituito una partnership con la Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Milano, finalizzata all’esecuzione di rilievi, studi, analisi e interventi diretti alla conservazione di manufatti lignei presenti nelle collezioni del suddetto museo, attraverso attività formative e didattiche integrative per migliorare la formazione accademica professionale degli studenti. Per ogni intervento dovrà essere predisposta una specifica progettualità contenente i beni in oggetto dell’intervento, obiettivi, modalità esecutive, tempi, piano finanziario e modalità di comunicazione e diffusione dei risultati. Il presente accordo di collaborazione ha durata triennale dalla data della stipula ed è escluso il rinnovo tacito.

II progetto: Afol MB e Berto Salotti Berto Salotti è un’azienda artigiana operante dal 1974 organizzata per la produzione di divani e letti imbottiti. E’ specializzata nella vendita diretta al cliente anche attraverso internet, con il quale negli ultimi anni si è contraddistinta per un utilizzo pionieristico. Ha ideato il progetto #DivanoXManagua, che ha, tra gli altri, l’obiettivo di coinvolgere gli studenti del corso per tappezzieri della scuola professionale CFP “Terragni” in un percorso di coproduzione sul campo di un divano, dall’ideazione alla commercializzazione del prodotto. Gli scopi che si intendono perseguire mediante la presente convenzione sono:

promuovere e svolgere programmi di ricerca di comune interesse attraverso l’utilizzo di laboratori e aule messi a disposizione dalle Parti;

contribuire alla conoscenza e alla diffusione delle più moderne metodologie, strumentazioni e conoscenze nei settori del legno-arredo e del design;

valorizzare la ricerca interdisciplinare;

realizzazione di prototipi che prevedano tutte le fasi del ciclo produttivo: ideazione, scelta dei materiali, progettazione, esecuzione, redazione del piano di comunicazione, commercializzazione.

Infine, tra i progetti più innovativi con un forte orientamento all’internazionalizzazione del percorso di

Alternanza, si segnala l’attivazione del modello Ecli (Riquadro 5.18) realizzato dall’I.I.S. "Mario Rapisardi”

di Biancavilla (Catania).

Riquadro 5.18 Il modello Expert, Classroom, Laboratory, Individual (ECLI)

Il modello ECLI, acronimo per Expert, Classroom, Laboratory, Individual experience. Tale modello, dal forte carattere innovativo, propone un percorso integrato quadripartito che prende origine dalla ricognizione e dalla sintesi delle buone pratiche di Alternanza scuola - lavoro presenti nei Paesi europei partner del progetto. Gli studenti coinvolti nel progetto, guidati dagli insegnanti delle materie di indirizzo, condurranno un'esperienza completa di Alternanza articolata in quattro fasi: 1. formazione a scuola con esperti delle aziende (Fase Expert); 2. attività in azienda (Fase Classroom); 3. attività laboratoriali guidate da esperti aziendali (Fase Laboratory); 4. esperienze individuali in azienda di on-the-job training (Fase Individual Experience).

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Il progetto è stato applicato dall’istituto “Mario Rapisardi” di Paternò di Biancavilla, nella rete hanno partecipato altri istituti e prestigiose aziende di caratura internazionale, come Dolfin S.p.A., azienda siciliana di successo nel settore alimentare. Il percorso, di durata triennale, si è ufficialmente aperto con il primo Transnational Meeting, svoltosi a ottobre 2015 a Valencia, in cui Dirigenti e coordinatori delle Istituzioni partner hanno definito e pianificato le principali fasi del progetto. Questo gruppo costituirà il Comitato di Gestione e sarà responsabile della governance del progetto, riunendosi periodicamente in Transnational Meeting. Il percorso didattico si aprirà con un'attività di formazione congiunta dei docenti (staff training mobility) della durata di una settimana, cui parteciperanno i docenti responsabili delle classi ECLI. Subito dopo gli Istituti coinvolti cominceranno la sperimentazione del modello, i cui primi risultati saranno discussi nel secondo Transnational meeting.

In particolare, i risultati raggiunti in questa specifica attività saranno disseminati tramite l'organizzazione di

appositi eventi (multiplier events) presso tutti i Paesi partner del progetto. L'obiettivo finale del progetto è

infatti la diffusione di tale modello presso altre scuole non direttamente coinvolte nel partenariato, nello

spirito di un costante scambio di buone pratiche e di una sempre maggiore consapevolezza della necessità

di una dimensione europea della didattica e della formazione.

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6. I tre casi studio: Bolzano, Napoli e Ducati

In questo capitolo, la ricerca non si basa più su analisi secondaria, ma su interviste qualitative realizzate

appositamente. Oggetto di studio, sono tre distinte realtà44:

1) Alternanza realizzata in Prov. Autonoma di Bolzano e Alto-Adige;

2) Alternanza scuola – lavoro a Napoli;

3) il progetto DESI (Dual education System Italy) realizzato da Ducati.

6.1 Il caso studio della Provincia di Bolzano Avendo la Germania uno dei tassi di disoccupazione giovanili più bassi in Europa, la querelle sulla distanza

fra formazione e mondo del lavoro torna attuale e al centro del dibattito si pone la necessità di capire

come “esportare” in Italia il modello duale tedesco (cfr. Capitolo 4). Tale modello è stato caricato di fin

troppe aspettative tanto da considerarlo un esempio “vincente” anche per l’Italia, ma in realtà non occorre

cercare così lontano.

Quello che pochi sanno è, infatti, che nel nostro paese è già applicato e da moltissimi anni. Il Duales

System in Alto Adige nasce con la legge provinciale 3 del 1955, prendendo a modello l'esperienza tedesca

del land Baden-Württemberg, grazie alle competenze garantite già allora dallo Statuto speciale e affianca alla

“formazione al lavoro” la “formazione nel lavoro”.

Alla base di tutto c'è infatti il contratto di apprendistato, formulato in modo da prevedere la formazione

negli istituti professionali oltre che sul posto di lavoro, un punto distintivo che si è mantenuto dal 1955

fino alla più recente legge provinciale in merito, la 12/201245. L'apprendista entra in questo circuito

formativo sulla base di un regolare contratto collettivo di lavoro, in forza del quale è tenuto sia a

frequentare le lezioni dei suoi corsi all'interno delle scuole professionali della Provincia, sia a lavorare

presso l'azienda o l'artigiano con cui ha stretto il contratto.

Funzionamento pratico Apprendistato di I° livello:

Rivolto a giovani in possesso di licenza media e di età compresa tra 15 e 24 anni.

Durata: 3 o 4 anni, a seconda del mestiere.

Dal 2014 possibilità di accedere all‘esame di maturità con un‘ulteriore anno di formazione.

Formazione a scuola: 400 ore all‘anno.

La suddivisione tra scuola e lavoro avviene a blocchi (9-11 settimane scuola, poi azienda) o per giorni della settimana (2 giorni a scuola, gli altri in azienda).

All‘imprenditore viene richiesto un impegno diretto, in termini di:

44 Il quadro descritto nei vari paragrafi è una monografia dell’autore. Nessun contenuto o informazione inserita nel testo va attribuita direttamente alle istituzioni pubbliche/private coinvolte. 45 La formazione professionale è invece disciplinata da legge provinciale 40/1992.

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Risorse, la retribuzione è fissata in base ad un apposito accordo territoriale; indipendentemente dal

contratto collettivo nazionale è prevista una retribuzione mensile lorda pari a 600 euro per il primo

anno, a 700 euro per il secondo e a 800 euro per il terzo;

Tempo, il tutor aziendale deve essere presente per almeno il 75% dell‘orario di lavoro dell‘apprendista.

In generale, in Provincia di Bolzano i parametri dell’Apprendistato sia in termini di occupazione giovanile

che di capacità acquisite sono assolutamente in linea con i "fratelli maggiori" del nord Europa. Tuttavia, il

modello duale presente nell’Alto Adige conferma e non smentisce tutta una serie di perplessità avanzate

nei precedenti capitoli.

Innanzitutto rappresenta una visione “micro-specifica” difficile da generalizzare e sviluppare a livello

nazionale. Nella Provincia di Bolzano vige un quadro di forte autonomia legislativa, oltre che culturale che

produce evidenti ricadute sul territorio.

In tal senso, stiamo parlando di un contesto con una forte frammentazione a partire dal livello linguistico:

a Bolzano e nei comuni della bassa provincia si parla in prevalenza italiano, mentre nell’Alto Adige la

lingua prevalente è il tedesco.

Seppur i due mondi parlano e si confrontano sul modello scolastico, al momento la “componente” tedesca

della popolazione presenta esigenze coerenti con quelle dei piccoli comuni che sono diverse da quelle di

una città come Bolzano. Ad esempio, la possibilità di accorciare la settimana da 6 a 5 giorni, allungando il

periodo di permanenza nelle scuole ha prodotto un minor costo nei trasporti per i comuni piccoli, ma si è

creato un problema “mense “che pesa soprattutto per le città di Bolzano, Merano e Bressanone.

L’esempio è utile per comprendere che stiamo parlando di un modello di formazione professionale che è

strettamente vincolante per il tessuto territoriale, in particolar modo quando parliamo di modello “duale”

stiamo parlando del modello applicato in Alto-Adige.

Analogamente a quanto detto nei precedenti capitoli, lo strumento “duale” è in realtà un effetto della

“peculiarità” produttiva di quel territorio, dove sono presenti PMI con respiro internazionale, in molti casi

con un elevato livello di innovazione che necessitano di dipendenti professionalmente e qualitativamente

preparati. Esiste certamente anche un elemento “culturale”, dettato dal fatto che i titolari di queste

imprese mandano i figli nelle strutture tecniche professionali e durante i consigli di classe, si sviluppa

quello che in sociologia si chiama “legame-debole”46, ovvero parte dei genitori decide di prendere nella

propria azienda alcuni alunni come tirocinanti o apprendisti.

Nelle scuole tipicamente italiane, presenti a Bolzano tale “legame” risulta piuttosto complesso da

realizzare. In questi casi, i genitori degli alunni degli istituti tecnici/professionali sono in prevalenza

impiegati e operai, quindi non si può costruire lo stesso modello di Alternanza, né può crearsi quel sistema

di convergenza che porta l’apprendistato.

In generale, anche in provincia di Bolzano, come in Germania, il contrasto alla disoccupazione giovanile

non dipende dal sistema duale ma piuttosto dalle peculiarità delle PMI del Sudtirol. In particolare,

l’internazionalizzazione in queste piccole imprese si sviluppa soprattutto grazie alla fortissima partnership

46 Granovetter M., 1974, “Getting A Job: A Study of Contacts and Careers”. Harvard University Press, Cambridge, (MA).

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con le aziende leader tedesche o dell’Alto-Tirolo, le quali quando partecipano ad eventi fieristici nel

mondo, per migliorare l’attività di marketing della rete, portano con loro decine, se non centinaia di piccoli

fornitori del Sudtirol, favorendone l’ingresso in nuovi mercati. Ciò garantisce la spinta ad una sempre più

elevata competitività che si traduce in nuova occupazione, che per i giovani significa apprendistato.

La costituzione di tale rete si basa soprattutto su fattori culturali da parte degli imprenditori, sia da un

punto di vista macro con l’internazionalizzazione, sia da un punto di vista micro nei piccoli centri abitati,

dove l’imprenditore è il riferimento della comunità locale, c’è quello che possiamo chiamare un ruolo

“morale” che è chiamato a svolgere l’imprenditore per il benessere della collettività e non solo per la

propria utilità. Si parla anche, in questo caso, di responsabilità sociale dell’impresa.

In molti casi, i piccoli artigiani coinvolgono gli studenti già dal sistema scolastico primario (elementari e/o

medie). Si crea una cultura dell’artigiano. Ad esempio, il falegname del paese che va a scuola o insegna

nella sua officina e i bambini crescono in quella realtà. Tuttavia, vale la pena sottolineare come negli ultimi

anni anche nella popolazione altoatesina è presente una cambio di tendenza verso una maggiore

licealizzazione, oggi non superiore al 40%. Il modello duale da molte famiglie tedesche viene visto come

troppo drastico e troppo vincolante ad una professionalizzazione.

In merito all’Alternanza scuola-lavoro, il modello di regolamentato dalla Legge provinciale 24/2010

(“Percorsi di Alternanza Scuola - lavoro”), rappresenta qualcosa di molto diverso dagli stage in azienda consueti

legati alla formazione professionale. In realtà, il modello di Alternanza è una “prassi” consolidata da

decenni nella Provincia di Bolzano, tanto da rappresentare in materia una vera “avanguardia” a livello

nazionale.

Recependo la norma nazionale (107/2015), la Provincia di Bolzano ha posto le proprie premesse per

modificare la legislazione in materia, attraverso la delibera della Giunta provinciale del 22 marzo 2016, n.

306 “Disegno di legge provinciale: Modifiche di leggi provinciali in materia di istruzione”. Tali modifiche prevedono

integrazioni importanti al testo di legge nazionale, che tengono conto delle specificità del territorio

altoatesino, quali:

a) il riconoscimento della frequenza dell’anno all’estero, quale attività di Alternanza scuola-lavoro

demandando al Dipartimento la definizione del monte ore, coerente con i diversi indirizzi di studio;

b) la valorizzazione dei rapporti con le fondazioni e associazioni di volontariato, che costituiscono un

settore significativo per l’occupazione locale;

L’autonomia di cui gode il sistema scolastico dell’Alto Adige garantisce alle scuole un ruolo propositivo e

pieno di iniziative, che ha permesso in questi anni di creare convergenze tra le varie istituzioni e costituire

un vero e proprio “paniere dei servizi” di Alternanza (Riquadro 6.1).

Riquadro 6.1 Il “paniere dei servizi” offerti dalla Provincia di Bolzano • impresa formativa simulata, supportata dall’amministrazione scolastica; • tramite azioni condivise con la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Bolzano,

per affiancare le scuole e le imprese nell’individuazione delle possibilità di occupazione negli stage e tirocini aziendali;

• visite guidate alle imprese, collegate a project work;

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• laboratori presso le scuole (organizzati da imprese, associazioni o professionisti accreditati); • laboratori presso la Formazione professionale (Laboratori Territoriali per l’Occupabilità) con format

di rete interscuola (cfr. progetti in atto); • azioni congiunte con cooperative/associazioni di volontariato, centri giovani, realtà del terzo settore,

in attività di peer tutoring, peer learning o peer scaffolding; • azioni di impresa simulata e/o student company, e/o start-up, con riferimento al bando di concorsi, ecc. • pratiche di cultura del lavoro: elaborazione di un curriculum vitae, di un portfolio di competenze; • attività di peer tutoring, peer learning o peer scaffolding tra gradi diversi di scuola.

Sono almeno due i “fiori all'occhiello” tra i servizi offerti dall’Alternanza; il primo riguarda la possibilità

per diversi istituti di realizzare uno stage di 4 settimane in Germania, totalmente sovvenzionato dalla

Sovraintendenza. Tale esperienza riscontra un notevole successo, nelle quali le stesse famiglie investono,

perché credono che possa essere significativo nel migliorare le capacità e competenza dei loro figli; il

secondo riguarda le cosiddette “officine” della competenze, ovvero la moltitudine di progetti di impresa

simulata (Simul-impresa; Camp for Company) realizzata dagli Istituti Tecnici o professionali, in particolar

modo quelli in ambito commerciale o turistico (Riquadro 6.2).

Riquadro 6.2 Settimana di simulazione cooperativa IISS "C. de' Medici" - Bolzano Nel percorso i partecipanti sono coinvolti in un percorso che permette loro di simulare un’attività imprenditoriale di tipo cooperativo nell’ambito del turismo. Una proposta concreta con prospettive in linea alle indicazioni etiche dell’educazione alla cooperazione, alla solidarietà, alla democrazia partecipata. Inizialmente vengono proposti 2 incontri preparatori per conoscersi e per introdurre i temi e i principi su cui il progetto si basa (cooperazione, diritti umani e valorizzazione delle diversità, sviluppo sostenibile) e sulle nuove forme di turismo (sostenibile, responsabile e accessibile). Ai primi due incontri segue la settimana operativa di simulazione d’impresa con la costituzione di un’associazione cooperativa scolastica (ACS) e lo start up della stessa. I ragazzi si confrontano inizialmente con gli aspetti tecnici e burocratici necessari alla costituzione, per sperimentare poi l’operatività e lo svolgimento delle azioni lavorative dove ognuno ricopre specifici ruoli. Il successivo step è articolato nelle seguenti azioni: 1. Sviluppo idea; scopo, obiettivo e attività da svolgere dell’ACS. 2. Struttura aziendale. 3. Identità (nome, slogan, logo). 4.Analisi mercato (individuazione tipo prodotto e relativi strumenti per raggiungere il mercato). 5. Sviluppo attività. 6. Prodotto - presentazione. Durante la settimana di simulazione d’impresa il gruppo è supportato e accompagnato ai lavori da professionisti che operano nei diversi settori esplorati. I ragazzi curano gli aspetti organizzativi, esecutivi, amministrativi e relativi alla comunicazione interna ed esterna della nuova cooperativa di cui sono i fondatori nonchè soci-lavoratori. Durante la settimana di lavoro creano diversi prodotti e la presentazione dello sviluppo del progetto nonché dello svolgimento delle attività. Per il lavoro di costruzione dei prodotti si procede incontrando una guida turistica del nostro territorio. Con il supporto degli esperti, gli studenti individuano sulla cartina i luoghi d’interesse e utilizzano siti e brochure specializzati. Divisi a coppie si assegnano le aree scelte e ognuno cerca e coordina logisticamente valutando accessibilità, tempi, distanze, mezzi di trasporto, costi, pernottamenti, pasti e visite. Ogni gruppo prepara la presentazione della giornata turistica proposta, ricercando e scegliendo immagini

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rappresentative. I singoli lavori svolti vengono assemblati per creare il “pacchetto turistico”, calcolando il costo totale e valutando il prezzo di vendita al pubblico. A fine settimana, l’operatore di un tour operator valuta gli itinerari e esprime una critica costruttiva sui prodotti dando suggerimenti e considerazioni. Tutti i prodotti realizzati dai studenti, come l’immagine seguente, sono raggiungibili ai siti web: http://progettisimulazion.wix.com/worldtruefriends; http://progettisimulazion.wix.com/giovaniperigiovani

Alla fine della settimana di simulazione, la coordinatrice del progetto fornisce al consiglio di classe una relazione finale dell'attività e un giudizio sui singoli alunni che tiene conto del comportamento, della partecipazione e interesse, del lavoro svolto e dell'apporto di idee e materiali, della capacità di relazione. La valutazione fornita viene implementata nella valutazione curricolare dell'allievo.

6.1.1 Alcune considerazioni degli attori coinvolti Ai docenti degli istituti tecnici o professionali e alla rappresentanza dell’associazioni dei datori del lavoro

sono state fatte delle domande utili a questa ricerca.

Innanzitutto, è stato chiesto ad alcuni di loro di fornire una loro interpretazione di cosa significa

“Alternanza Scuola-Lavoro”, le risposte confermano quanto detto nei precedenti capitoli (cfr. Capitolo 5):

non esiste un modello unico di Alternanza.

Cosa significa per lei Alternanza Scuola – Lavoro?

Scuola 1 Nei Centri di formazione professionale l’Alternanza è nel nostro “dna”. Costruiamo l’assetto formativo sulle esigenze delle aziende, che sono viste come partner per lo sviluppo di alcune competenze. Alternanza qui è vista come la “base” per l’inserimento lavorativo, immagino rappresenti una prospettiva diversa da chi è in un liceo che vede l’ASL in modo diverso. Nel nostro corso, il sistema di formazione è integrato con le politiche attive del lavoro, volte a facilitare la collocazione del giovane nel mercato del lavoro. Sviluppiamo attività di orientamento, insegniamo tematiche di auto-impiego e accompagnamento al lavoro (sono 6 incontri, per un periodo di circa 2 mesi).

Scuola 2 I tirocini sono fondamentali per la “carriera”, utili per “capire cosa serve”, serve per la loro crescita professionale. Tuttavia, non va visto come percorso professionale, non è uno strumento di orientamento o accompagnamento al lavoro, perché qui c’è il rischio di abuso.

Scuola 4 L’interpretazione dell’Alternanza come “professionalizzazione” non va bene, il modello duale tedesco in Italia è ancora lontano miliardi di anni luce, stiamo parlando di dimensioni culturali e applicative molto distanti.

In tema di attuazione dell’Alternanza, le risposte degli istituti mostrano chiaramente un sistema

consolidato e ormai pienamente collaudato ben prima della “Buona-Scuola”. Nonostante il numero

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estremamente alto di partner aziendale si conferma l’uso diffuso delle imprese simulate, segno che in

Provincia di Bolzano, i due strumenti sono complementari tra loro. Infine, emerge in alcuni casi,

soprattutto per il licei, la possibilità di affidarsi a soggetti esterni come le Agenzie private del lavoro (in

primis Randstand) per realizzare specifiche attività di orientamento al lavoro.

Descrivere le principali attività di Alternanza scuola-lavoro realizzate?

Scuola 1 L’Alternanza va vista come un percorso in tre fasi: durante il secondo anno, si trasmettono competenze di base e trasversali, oltre ad una prima attività “conoscitiva” dell’azienda; durante il terzo anno, si avvia una maggiore partecipazione (anche se dipende dall’indirizzo didattico); durante il quarto anno, si procede all’esperienza vera e propria in azienda. Le nostre aziende partner, oltre un centinaio, sono piccole (20-50 dipendenti in media). Nel caso di esperienze all’estero, c’è una selezione sulla base della padronanza delle lingue. Inoltre, svolge un ruolo rilevante la condotta durante l’anno (questo perché comunque l’attività comporta una grande responsabilità del docente che accompagna). Infine, gli studenti sono contentissimi delle attività di “Simul Impresa”. Simulano, ad esempio, la gestione di un Albergo o di un’imprese e partecipando, grazie alla Rete Simul-Imprese, alla “Fiera di Sviluppo Impresa”, quest’anno abbiamo partecipato a quella tenuta a Modena. Gli studenti allestivano gli stand e simulavano di essere venditori o acquirenti, con complicità dei docenti.

Scuola 2 Progetti ASL nel settore turistico, turismo sostenibile, socio-sanitario. Si parte dal 3° anno, facciamo soprattutto simulazione cooperativa (6 ore di preparazione per passaggi burocratici e adempimenti amministrativi). Questa attività si fonda su tutti gli effetti una cooperativa simulata: brand; ricerca, eleggono la struttura organizzativa; elaborano la parte economica; ecc… E’ presente una forte collaborazione con Conf-cooperative, per il punto di vista economico, sono coinvolti esperti del molto del lavoro che partecipano alla simulazione. Una volta conclusa, viene prodotto un giudizio per ogni singolo ragazzo. Tuttavia, non fa media per indicazione finale. Nel 4° anno si realizzano tirocini/stage in azienda. Abbiamo per alcune attività, un affidamento a soggetti esterni come “Educoop”, personale distaccato che viene a realizzare la parte formativa su come creare cooperativa (attività didattica dei ragazzi e valutazione dei docenti). Educoop fa anche attività di matching e attività di orientamento per comprendere le richieste delle imprese. Il periodo di stage viene realizzato da maggio a giugno (3/4 settimane). In questo caso, c’è un ruolo attivo del tutor aziendale nella compilazione delle pagelle. Al 5° anno gli studenti possono fare un’esperienza in Germania, corso di “lingua” e tirocinio 3 settimane. Gli studenti sono contenti, ma chiedono periodi più lunghi, anche alle aziende. In alcuni casi, si realizzano dei contratti estivi. Perciò vengono fatti a maggio e giugno. Le aziende coinvolte sono in prevalenza di grandi dimensioni: enti pubblici e soprattutto cooperative sociali. Sono comunque esperienze positive. Emergono abilità che spesso non emergono nell’ambito scolastico. Non mancano degli abusi. Abbiamo visto che soprattutto nelle aziende di carattere commerciale, i punti vendita, spesso si cela un vero e proprio abuso. Il numero massimo di alunni per la scuola è di 4/5 (con prof. esterni), serve soprattutto a far capire l’ambiente lavorativo. Abbiamo all’incirca 200 partner aziendali. L’attenzione e apprezzamento dell’azienda nei confronti dello studente è spesso legata alla sua capacità organizzativa e nella capacità di comprendere cosa vuol dire lavorare in azienda.

Scuola 3 Realizziamo percorsi di Asl da 20anni. Anche prima della 107/2015, l’Alternanza era garantita già a tutti gli studenti. In prevalenza partner aziendale sono piccole-medie imprese, si tratta di un rete che conta 250 aziende partner, in alcuni casi seppur non superiori ai 300 dipendenti sono leader mondiali nei loro campi. A volte ci sono giovani che vanno male a scuola e benissimo in azienda. Dal 4anno sviluppiamo molto attività di Simul-impresa, precedendole con visite aziendali oppure con giornate presso l’istituto dove invitiamo le aziende. Abbiamo attivato una rete con altre scuole, anche con Germania e Austria. Gruppi di ragazzi creano e sviluppano una finta impresa e poi partecipano ad una fiera che dura una settimana. Sono previste anche delle esperienze all’estero, si verifica la padronanza della lingua.

Scuola 4 In merito alle attività di intermediazione, va detto che si tratta di un’operazione fatta dal responsabile organizzativo o dai tutor scolastici. Sono loro che cercano queste aziende. L’opportunità è offerta a quasi tutti gli studenti. Sono esclusi solo coloro che hanno gravi insufficienze. L’attività di Asl è molto varia: va da visite aziendali, a progetti di simulazione come Camp for Company oppure presentazioni fatte in Istituto dalle Agenzie per il lavoro come Randstand e Adecco. Si parte dal terzo anno 1/e settimane. Il caso Randstand, attività specifiche di politiche attive del lavoro, simulazione del colloqui e verifica della competenza di inglese, attività di 12-40 ore. Tutte queste attività nei licei hanno ottenuto un eccellente riscontro.

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Assoc. di categoria Sono oltre 20 anni che ci occupiamo di Asl Soprattutto in ambito divulgativo con visite nelle scuole e consegna di materiale didattico. Svolgiamo anche attività di intermediazione con le scuole, work-shop dedicate a tre ambiti: economie locali; concorsi d’idee; manifestazioni per l’orientamento professionale. Avevamo creato una piattaforma “Borsa tirocinio”, metteva in contatto le imprese, circa 400 imprese iscritti, non è stato aggiornato, comunque è poco utilizzato. Gli ITS e CFP hanno un percorso Asl ormai consolidato, la riforma non comporta per loro nessun problema e soprattutto nel caso delle scuole tedesche è presente un forte legame famiglie- docenti che facilità l’Alternanza in azienda.

I Centri per l’impiego pubblici nell’ambito dell’Alternanza non rivestono alcun ruolo, confermando come

l’esempio delle Afol in Provincia di Milano e Monza-Brianza (cfr. Capitolo 5) rappresenti una vera

anomalia del sistema italiano. L’ambito della transizione scuola-lavoro appare più un compito delle

Camere di Commercio e delle altre Associazioni di Categoria, mentre ai CPI rimane solo la mediazione

degli studenti disabili.

Nelle attività di Alternanza Scuola-Lavoro collaborate con i Centri per l’impiego?

Scuola 1 L’assistenza dei Centri per l’impiego potrebbe essere utile per l’Alternanza nei Licei, ma al momento mi risulta che tale relazione sia inesistente.

Scuola 2 É presente una sinergia con l’Agenzia pubblica del lavoro, in particolare con il Centro di mediazione lavoro per disabili, dove avviene uno scambio cruciale di informazioni (va verificata la sensibilità delle aziende, evitando quelle opportuniste che si aspettano dei lavoratori e non disabili) per la collocazione mirata, attraverso il perseguimento del tirocinio.

Scuola 3 Purtroppo non c’è nessuna interazione con i CPI. Peccato, poiché servirebbe tantissimo per conoscere il tessuto economico del territorio.

Scuola 4 Nessuna interazione con i CPI e nessun corso di orientamento professionale realizzato da loro.

Ass. di categoria Ambito spesso declinato alle Camere di Commercio, i Centri per l’impiego quasi mai coinvolti. Mentre attive sono anche le altre associazioni di categoria e parti sociali.

In merito all’attuazione della 107/2015 nei Licei, i docenti, così come l’Associazione di Categoria,

confermano al momento una generale impreparazione dei docenti nell’attuare percorsi di Alternanza e di

progettualità di interventi extra-scolastici.

Il suo punto di vista in merito all’attuazione della Buona Scuola nei Licei?

Scuola 1 Al momento nei licei, manca lo sviluppo di percorsi extra-scolastici, poca attivazione dei giovani, assenza di una progettualità e soprattutto impreparazione dei docenti responsabili dell’ASL.

Scuola 3 Nei licei può funzionare l’attività di marketing nel consiglio di classe, tra genitori (molti sono imprenditori) che si prendono “carico” dei compagni di scuola dei figli.

Ass. di categoria Licei, fino alla riforma Asl era solo test-sperimentale e non tutti gli studenti erano coinvolti. Realtà al momento ancora marginalizzata, gli studenti dei licei puntano a profili alti, sono poco propensi ad Asl vista come attività professionale. Nei licei Simulazione d’impresa non ancora sviluppata, c’è l’idea di avviare un progetto, sponsorizzato dalla sovra-intendenza, dove si crea un percorso: sviluppo idee; costruzione del business plan; simulazione pratica dei migliori progetti presentati, partirà nel 2016/2017. Nei licei riusciamo al momento organizzare delle attività formative, con visite aziendali anche se non ancora consolidate come nelle scuole tecniche.

In conclusione di questo paragrafo è stato chiesto quali fossero le criticità al momento dell’attuazione della

Buona Scuola e dove sarebbe opportuno intervenire. Le interviste convergono con l’esigenza di

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“professionalizzare” i docenti che hanno il compito di responsabili organizzativi dell’Alternanza, così

come i tutor scolastici.

Inoltre, è presente una preoccupazione sulle opportunità di realizzare stage in aziende, ovvero il rischio di

“saturazione” delle opportunità per l’eccesso di richieste dovute all’arrivo nell’Alternanza anche dei Licei.

Infine, vi sono evidenti difficoltà di sostenere economicamente eventuali esperienze all’estero da parte

delle famiglie.

Osservazioni e propositi sulla Buona Scuola

Sovraintendenza. Anche in Provincia di Bolzano la “Buona Scuola” sarà una sfida tutt’altro che facile, realizzare percorsi ASL a tutti gli studenti richiederanno necessarie azioni di marketing a “tappeto” su tutto il territorio. E’ evidente il rischio che in presenza di un eccesso di studenti, le imprese non saranno più capaci di gestirli. Inoltre, perché lo stage possa servire deve durare almeno 4 settimane; quindi ricapitolando è una sfida perché stiamo parlando di tutti gli studenti degli istituti scolastici ognuno da inserire in aziende per almeno 4 settimane. Inoltre gli studenti, soprattutto dei licei, lamentano l’esigenza di avere un percorso in ASL coerente con il loro percorso di studio. Infine, la cosa più urgente è l’esigenza di professionalizzare i docenti, prepararli a questo compito.

Scuola 1 La “Buona scuola” per noi comporta due grandi problemi. Il primo è il rischio di non trovare aziende disponibili per effetto della saturazione del mercato, le richieste diventeranno troppe una volta che i licei saranno a regime. Noi ci mettiamo molto tempo, perché tentiamo di “fidelizzare” la domanda, puntiamo anche alla possibilità di una stabilizzazione del giovane in quella azienda, mediante apprendistato. Il secondo problema è l’interdisciplinarità in tema di orari e gestione organizzativa, spesso in contrasto con i contratti dei docenti di ruolo. Questo crea un problema di definire e attuare la progettualità, per tali scopi sono necessari spesso collaboratori esterni. Infine, per noi eventuali esperienze estere sono comunque contenute, perché la compensazione delle famiglie supera spesso le 1000euro, cifra che non tutte le famiglie riescono ad avere.

Scuola 2 Problema di gestione dell’ASL, effettivamente ci sono delle difficoltà, non insormontabili. In Italia la realtà è che ci sono troppe materie, mentre all’estero non vanno oltre le 7. Il sistema implode, gli studenti non reggono più la pressione. Sicuramente un problema serio è il fatto che alcuni colleghi insegnanti non sono collaborativi, oppure la collaborazione è minima. Mancano dei centri-polivalenti, comprendere la coerenza tra esigenze studenti e impresa e quali sono i fabbisogni. In merito al progetto FIXO di ItaliaLavoro, per quanto ci riguarda non hanno avuto grande successo, abbiamo preso soldi per presentare cose che facciamo già.

Scuola 3 Manca un responsabile organizzativo, soprattutto nei Licei, che abbia nozioni chiare di orientamento e accompagnamento al lavoro, va compresa che queste “figure” devono diventare esperti, in alternativa come crei relazioni con le imprese? Apertura con la APL, vedo anche un conflitto con i sindacati, contrari anche ad una “ri-modelizzazione” degli orari di lavori. Non utilizziamo una piattaforma, non esiste un modello strutturato di informatizzazione. I “funzionari strumentali al Piano dell'offerta formativo” sono pagato pochissimo, 1600 euro lordi almeno metterlo in condizione più leggere in termini di insegnamenti. Va creata, almeno nei grandi istituti, una professionalità specifica di Responsabile organizzativo e Funzionario strumentale, che si occupi solo di questo. Altro problema è che l’Asl nelle attività manifatturiere è molto difficile, perché richiede alti costi di gestione della sicurezza. Nessuna assistenza su questo versante dall’attività sanitarie. Manca ancora un ancoraggio con mondo del lavoro, FIXO non è servito più “spot” che altro e comunque i soldi non sono ancora arrivati. Esperienza estera costa molto, pochi si possono permettere questa esperienza, anche con sovvenzioni Provincia.

Scuola 4 Trovare lo stage per i giovani, abbiamo tentato la via dei consigli di classe, qualcosa si è attivato, ma % irrilevante. La Camera di Commercio, nostro ambito poco legato al settore commerciale, più imprenditori e artigiani. Inoltre, con molte imprese, ci sono concreti problemi di gestire procedure e autorizzazioni per sicurezza e sanità, soprattutto nelle strutture ospedaliere “ambito” richiesto dai licei. Nei licei Simul-Impresa è difficile da realizzare. Soprattutto difficile da creare coerenza tra la simulazione e insegnamenti nei licei. Rimane forte l’idea di uno stage aziendale, tuttavia non è ancora valorizzata, scarsa partecipazione. Mandare all’estero gli studenti è un costo notevole, 1/3 paga famiglia e 2/3 regione Trentino ed è necessario una collaborazione costante con scuole tedesche.

68

Ass. di categoria Sarebbe opportuno che si costituisse un modello “neutro”, dove il giovane deve trovare il tirocinio da solo, questa era l’obiettivo di costituire un Registro della Camera di Commercio. Va vista come una “prova” di confrontarsi direttamente con le Aziende. Lo studente impara cosa significa “cercare” un lavoro e come fare, sarà utilissimo un domani quando dovrà entrare nel mercato del lavoro.

6.2 Il caso studio dell’Alternanza Scuola-Lavoro realizzata a Napoli

(co-autore Raffaele Bruno47).

In Regione Campania, attraverso la Deliberazione n. 806 del 23/12/2015 della Giunta regionale, si è

ribadita l’adesione alla Delivery Unit Campania48, come strumento che possa favorire l’innovazione

nell’ambito dell’Alternanza scuola e lavoro, soprattutto in riferimento alla riforma “La Buona-Scuola”.

A supporto della programmazione regionale si è costituito un “Tavolo di Coordinamento”, coordinato

dalla stessa Regione composto da:

a) Assessore all’Istruzione della Regione Campania o suo delegato;

b) Capo Dipartimento dell’Istruzione della Ricerca, del Lavoro, delle Politiche Culturali e delle

Politiche Sociali della Regione Campania o suo Dirigente delegato;

c) Dirigente della Unità Operativa Dirigenziale Istruzione;

d) Sindaco della Città Metropolitana e Presidenti delle Province campane;

e) Rappresentante dell’ANCI;

L’adesione alla Delivery Unit Campania è finalizzata a sostenere la ricerca metodologica e didattica

nell’implementazione del nuovo assetto organizzativo e promuovere il processo di innovazione nella

scuola secondaria di secondo grado. All’interno di questo processo, va segnalato il progetto “Scuola al

lavoro: Scolabor” (o Scolabor), uno dei progetti più interessanti all’interno dei percorsi di Alternanza

Scuola-Lavoro.

Il progetto Scolabor ben rappresenta il modello di alternanza scuola-lavoro sperimentato in Campania che

intende non solo superare l'idea di disgiunzione tra momento formativo e quello prettamente legato

all’inserimento nel mondo del lavoro, ma si pone l’obiettivo più incisivo di accrescere la motivazione allo

studio e di guidare i giovani nella scoperta delle vocazioni personali, degli interessi e degli stili di

apprendimento individuali, arricchendo la formazione scolastica con l’acquisizione di competenze

maturate “sul campo”.

47

Laureato in psicologia presso la Seconda Università degli Studi di Napoli e specializzato in Psicoterapia ad Indirizzo Psicoanalitico Lacaniano presso ICLeS di Napoli. Attualmente è collaboratore della Fondazione Innovazione & Cultura. 48 La delivery unit è nata, nei paesi anglosassoni, per “consegnare” ai cittadini miglioramenti misurabili e concreti nella qualità del servizio pubblico. In questa ottica nasce, come risposta ai bisogni e alle aspettative del territorio, la delivery unit della Campania con la finalità di elaborare una sorta di “cassetta degli attrezzi” per una piena e corretta attivazione del riordino del secondo ciclo del sistema di istruzione e formazione (link: (www.deliveryunitcampania.eu).

69

L’intenzione è quella di contribuire a disseminare il concetto di didattica orientativa avviando un sistema

di azioni coordinate e aperte che siano parte integrante del POF (cfr. Capitolo 2) e dei curricoli di

scuola affinché il giovane possa acquisire e potenziare le competenze di base e trasversali per

l’orientamento, necessarie a sviluppare la propria: identità, autonomia e progettualità.

A tal fine la strategia principale messa in campo si fonda sul concetto di scuola quale “centro civico”, polo

di aggregazione ed erogatore di servizi per la popolazione volto a contribuire al ridimensionamento dei

fenomeni di abbandono scolastico e al contempo luogo di “utilità sociale” al servizio della comunità.

All’interno di una partnership che ha coinvolto: l’istituto Statale di Istruzione Superiore “Europa” di

Pomigliano d’Arco (quale istituto capofila del progetto), l’IS “G. SIANI” di Napoli, IS “Tilgher” di

Ercolano(NA), il Polo Qualità di Napoli, l’Unione degli Industriali di Napoli e la Fondazione Cultura &

Innovazione si è dato vita ad una serie di azioni per la realizzazione e la sperimentazione di una

piattaforma informatica di servizi destinata agli allievi, alle istituzioni scolastiche e alle aziende. Tale

piattaforma, intende realizzare una “connessione”, ovvero un ambiente di comunicazione e interazione

diretta tra tutti gli attori coinvolti che consenta l'incontro di diverse esigenze: quelle delle scuole, degli

studenti e delle aziende (Riquadro 6.3).

Riquadro 6.3 Il funzionamento della piattaforma Scolabor Il portale Scolabor si rivolge principalmente alle Scuole cui vengono offerti le seguenti principali tipologie di servizi: 1. Gestione del Curriculum dello Studente 2. Supporto nella gestione dei Progetti di Alternanza Scuola Lavoro. In merito ai percorsi di ASL, la piattaforma consente alle Scuole non solo il “tracciamento” dei progetti in corso, degli studenti partecipanti e l’accesso alla relativa modulistica, ma fornisce anche un supporto attivo nella ricerca delle Aziende più affini all’offerta formativa della Scuola. Infatti sul portale potranno registrarsi anche le Aziende interessate a questi progetti di alternanza, le quali in questo modo acquisteranno visibilità da parte delle Scuole e potranno visionare in dettaglio i progetti ad esse proposti. Per realizzare quest’incontro fra mondo del Lavoro e mondo dell’Istruzione; Scuole ed Aziende si dovranno dettagliatamente profilare sul portale Scolabor secondo i seguenti i processi: all’interno del Portale è ospitata una banca dati delle Professioni basata sulla nuova classificazione CP2011 introdotta dall’ISTAT (http://cp2011.istat.it). Secondo la CP2011, le professioni sono organizzate in raggruppamenti. Ad ogni “Grande gruppo” corrispondono più gruppi. I gruppi sono suddivisi in “Classi di professioni”, composte a loro volta da più categorie. Ad ogni categoria corrispondono delle “Unità Professionali” contenenti le voci professionali (singole denominazioni di professioni). Rispetto alla tale classificazione, il portale Scolabor opera la seguente semplificazione: i nove Grande Gruppi previsti dall’ISTAT vengono suddivisi in Classi e le Classi a loro volta vengono suddivise in Unità Professionali(UP) cui si legano direttamente le singole voci professionali. Il portale, caratterizza ciascuna delle Unità Professionali viste nella sezione precedente con un insieme di dati semplici e strutturati, tra i quali assumono importanza preminente le competenze. Le competenze sono distinte per denominazione nonché con la relativa descrizione che specifica le conoscenze e abilità Ad ogni Unità Professionale sarà associato il numero guida EQF (European Qualification Framework) e un codice ATECO per individuare il settore economico di appartenenza. Il Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) è una iniziativa dell'Unione Europea per mettere in trasparenza le qualifiche professionali dei Paesi

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membri e favorire la mobilità occupazionale. Il codice EQF si articola in otto livelli caratterizzati da una crescente complessità degli apprendimenti e il posizionamento di una qualifica su uno di questi è determinato dal valore attribuito a tre componenti: Conoscenze; Abilità e Competenze La piattaforma, sulla base dell’archivio delle professioni e dei dati raccolti dalla profilazione delle Aziende registrate, è in grado di operare il seguente match: dato un insieme di conoscenze, competenze ed abilità è possibile estrapolare un insieme di Professioni che le richiedono maggiormente e da qui le Aziende interessate. Il grado di compatibilità delle Professioni dipende dal numero di variabili che hanno un match positivo: più alto è questo numero maggiore sarà il grado di compatibilità. La procedura di match considera principalmente come variabili di input le conoscenze, le competenze e le attitudini: tuttavia nel grado di compatibilità entrano in gioco in misura minore altre variabili quali “Compiti ed Attività specifiche” e “Attività Generalizzate”. Un secondo filtraggio dei risultati può avvenire in base al numero guida EQF: ogni titolo di studio ufficialmente riconosciuto (diploma, laurea, master,…) ha un corrispondente livello EQF e ad ogni Unità Professionale è associato un numero EQF. Le Scuole registrate sul portale Scolabor dovranno profilarsi principalmente per indicare le conoscenze e le competenze oggetto dei piani formativi: tali competenze naturalmente coincidono con quelle richieste dal mondo del Lavoro e quindi, in questo modo, le Scuole avranno visione delle Professioni compatibili con il proprio profilo ed anche delle eventuali carenze di conoscenze/competenze nel ricoprire quel profilo professionale. In altri termini, il portale si configura per le Scuole come uno strumento di “curvatura” dell’offerta formativa, dove è possibile visionare le Aziende compatibili con la propria offerta formativa per attuare progetti di alternanza scuola/lavoro, tirocini, apprendistato etc. La piattaforma è stato usata in diversi istituti del territorio Campano, quali: IIS A. TILGHER – Ercolano (Na); ISIS EUROPA –Pomigliano D’Arco (Na); IIS F.S. NITTI – Portici (Na); IIS C. LEVI – Portici (Na).

L’idea è che Scolabor permetta alle aziende di esprimere il proprio fabbisogno occupazionale, i profili

professionali e le competenze richieste e contemporaneamente alle istituzioni scolastiche di “curvare” la

propria offerta formativa e di rispondere in maniera più adeguata e concreta alle esigenze del mondo del

lavoro. Inoltre, l’istituzione scolastica potrà inserire i dati dei propri profili formativi e il cv dei propri

allievi con l’indicazione delle competenze formali ed informali acquisite, al fine di strutturare un cv

completo, che una volta inserito nel portale potrà essere visionato dalle “potenziali” aziende, realizzando

così un proficuo matching tra domanda e offerta allo scopo di sviluppare e realizzare interventi rivolti

all’implementazione del curriculum dello studente come previsto dalla legge 107/2015 .

Le Scuole coinvolte hanno avuto, così, un portale che ha facilitato la progettazione di percorsi di

Alternanza scuola - lavoro: in particolare l’elemento principale è stato quello di poter definire in “ingresso”

le competenze richiesta dal mondo del lavoro e in funzione a quelle delineare un percorso in grado di

svilupparle. In tal senso, non si parla “solo” di supporto per la compilazione di moduli standard ma anche,

e soprattutto, di un supporto attivo nel ricercare su base territoriale le Aziende che potrebbero avere

interesse nell’aderire a questi percorsi di ASL: in questo modo, all’interno di una prospettiva di

sistematicità e continuità, le Scuole avranno la possibilità di entrare immediatamente in contatto con le

Aziende più affini alla propria offerta formativa, le quali, viceversa, avranno non solo la dovuta visibilità

ma anche validi strumenti di valutazione del progetto e dei candidati proposti.

Quindi il portale Scolabor supporta l’intero ciclo di vita dei percorsi di Alternanza Scuola Lavoro sia dal

punto di vista delle Scuole che delle Aziende: compilazione del progetto con inserimento degli studenti

candidati; ricerca delle Aziende affini; scelta di una particolare Azienda con invio automatico della

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proposta di collaborazione; accettazione della proposta di collaborazione da parte dell’Azienda per

chiudere poi con la certificazione delle competenze in uscita.

Schema sintetico delle fasi progettuali realizzate

Fase I: Formazione dei Formatori

a) Pianificazione e programmazione dei percorsi di alternanza. b) Rilevazione fabbisogni aziendali relativi ai profili in uscita. c) Individuazione delle competenze tecniche professionali specifiche

richieste dal mercato del lavoro di settore. d) Valutazione delle competenze acquisite in contesti non formali e

informali.

Fase II: Realizzazione dell’applicazione e della piattaforma per il matching

e) Realizzazione della piattaforma. f) Nomenclatura e Classificazione Professioni. g) Aree Professionali. h) Caratterizzazione delle Unità Professionale.

Fase III: Sperimentazione e attivazione della piattaforma

i) Inserimento fabbisogno formativo delle Aziende.

j) Profilazione Scuole.

k) Inserimento Curriculum dello Studente e Pagella delle Competenze.

l) Matching tra la domanda e l’offerta.

Tornando alla Delivery Unit Campania, oltre all’attendibilità dei progetti e la definizione dei protocolli per i

percorsi di Alternanza, la Regione Campania ha messo a disposizioni “materiale informatico” per

agevolare compiti burocratici e fornire linee guida. In particolare, è stato predisposto un “vademecum” su

come impostare i progetti, nel quale sono definiti i compiti della scuola, delle imprese e la modulistica

necessaria.

In questo scenario la Regione Campania, in accordo con Confindustria Campania per mantenere la

governance e la possibilità effettiva di contribuire alla definizione dei percorsi di Alternanza scuola–lavoro

previsti dalla legge 107/015, ha scelto di sostenere la realizzazione dei CTS/CS nelle scuole e di farne parte.

Attualmente nella Regione sono circa 150 (su 240) le scuole secondarie di secondo grado dove è presente

nel CTS/CS un rappresentante della Regione Campania. Tra le eccellenze della Regione, va segnalato

l’Istituto Nitti di Napoli che conta nel settore del Turismo un consolidato livello di competenza ed

esperienza (Riquadro 6.4).

Riquadro 6.4 Esperienze di Alternanza Istituto Francesco Saverio Nitti (Ambito Turismo )

Attraverso i finanziamenti della “Buona-Scuola” si è potuto acquistare la licenza annuale del software “Sorprendo” che ha permesso a circa 190 allievi delle classi terze di attivare contemporaneamente varie attività di orientamento. Gli allievi, muniti di una password personale, potevano accedere al software e rispondere a questionari che andavano a saggiare attitudini personali ma anche aspirazioni, relative alle professioni future. Il software elaborava le risposte ed evidenziava una serie di professioni compatibili con le loro attitudini. A questo punto gli allievi potevano approfondire la conoscenza di quelle professioni e vedere quale percorso era necessario seguire, quale competenze andavano sviluppate e in che modo. L’alunno andava così a definire un suo profilo. Le visite aziendali inserite nel percorso hanno avuto lo scopo di far conoscere realtà lavorative diverse, figure professionali con cui relazionarsi, ma anche di accedere a “didattica laboratoriale” che rendesse più

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concrete le attività aziendali. Il corso sulla sicurezza, realizzato attraverso la piattaforma “Moodle”, ha consentito di dare una preparazione di base a tutti gli allievi in orario curriculare. L’istituto ha creato un modulo adatto agli allievi. Sono state, anche in questo caso, distribuite le password affinché l’allievo, prima sotto la guida del docente e poi autonomamente, vi potesse accedere. Alla fine, sempre in piattaforma, ha superato un test. La formazione sulla sicurezza è stata completata con quattro ore con esperto INAIL dopo di che gli allievi delle classi terze hanno realizzato un power point o una lezione che in modalità peer-to-peer è stata offerta a tutte le altre classi dalla prima alla quinta. In tema di tirocini/stage, la possibilità di acquisire e utilizzare competenze professionali è stata realizzata attraverso la collaborazione con partner esterni. Nell’ambito turistico, sono stati realizzati due progetti. • Progetto “Magister Archeochef”: ha coinvolto due classi dell’indirizzo Turismo con Italy Emotion e Vision Air. Il percorso prevede lo studio della cucina nell’età imperiale e l’organizzazione di un grande evento a conclusione del percorso triennale negli scavi di Ercolano. Al progetto partecipano più scuole in rete. A seconda dell’indirizzo di studi, lavoreranno su aspetti diversi. Le classi provvederanno a creare dei pacchetti turistici innovativi per promuovere il territorio dell’evento e si prepareranno anche sulle tecniche di produzione televisiva utili alla realizzazione dell’evento finale. Le attività educative si realizzeranno presso la scuola, l’agenzia del tour operator e presso Villa Maiuri di Ercolano dove avverrà l’evento. • Progetto “Cominciamo con l’Assistente Museale”: ha coinvolto una classe dell’indirizzo Turismo con il Polo Museale della Reggia di Portici MUSA dell’Università Federico II. Gli allievi hanno acquisito conoscenze storico artistiche sulla Reggia di Portici, sul marketing, sul ruolo della guida turistica, sulla comunicazione visuale museale presso il museo Herculanense e, successivamente, hanno sperimentato all’interno del Museo il ruolo di guida, accompagnatore ed animatore prima in forma simulata poi durante l’evento” Mediterraneo e dintorni” organizzato dal Musa. La formazione delle terze nell’indirizzo turismo è completata e arricchita dalle attività del servizio hostess/ stewart. Infatti gli allievi forniscono questo servizio a molti eventi del territorio grazie ad una convenzione stipulata con l’ente comunale. Inoltre, seguono ogni anno una formazione con un’agenzia di animazione con cui sostengono un colloquio e molti di loro, nel periodo estivo, lavorano presso villaggi turistici. Il tema di questa formazione è: ideazione e progettazione di attività d’intrattenimento.

La Regione Campania lamenta soprattutto due insufficienze: 1) le scarse risorse finanziarie da destinare

alle scuole per meglio formare e professionalizzare i docenti coinvolti nei percorsi di ASL e per avviare

progetti pilota di Alternanza o di simulazione di impresa (al momento fortemente limitati e finanziati solo

con fondi regionali); 2) una “concreta” difficoltà di mediazione tra domanda e offerta di lavoro, dettata da

un numero limitato di aziende disponibili alla presa in carico degli studenti in percorsi di Alternanza.

Nella fase di attuazione, risulta totalmente “fallimentare” il registro presso la Camera di commercio, non

utilizzato (al momento su questo registro si sono registrate appena 14 aziende) e costoso. Mentre è ben

visto un ruolo più attivo delle Agenzie private del lavoro per facilitare incontro con Aziende o per

realizzare progetti di orientamento al lavoro.

Anche in Campania si evidenzia la totale assenza dei servizi pubblici per l’impiego nel realizzare

l’Alternanza Scuola-Lavoro, mentre attraverso il programma FIxO di ItaliaLavoro è stato possibile

costituire dei laboratori avanzati. Inoltre, analogamente al caso della Provincia di Bolzano, i percorsi di

Alternanza nei Licei sono ancora in una fase “embrionale”. La Delivery Unit è attiva soprattutto nei licei

scientifici, mentre nel Classico è presente un forte ostruzionismo da parte delle famiglie, che vedono lo

strumento come una sorta di “sfruttamento” dello studente in mansioni manovali poco-qualificate. In

materia, emerge la necessità di migliorare la comunicazione.

73

6.3 Modello di eccellenza: il progetto DESI in Emilia Romagna Tornando al modello duale tedesco, come si è tentato di sottolineare in questo rapporto, seppur

rappresenti un prodotto di grande successo, è necessaria qualche accortezza e molta flessibilità

nell’importarla in sistemi diversi. L’esperienza della Provincia Autonoma di Bolzano, infatti, ha dimostrato

quanto il sistema duale della Germania sia efficace come modello, ma non vada copiato integralmente.

L'obiettivo concreto dovrebbe, quindi, essere quello di adottare leggere modifiche e una certa prudenza:

non c'è un modo semplice e veloce di esportare un sistema di formazione professionale, o alcuni suoi

elementi, in altri paesi. Strategie e approcci devono essere “confezionati” su misura rispetto alle condizioni

sociali, culturali ed economiche di ciascun Paese.

In Italia, il modello che più si adatta a questa logica e che forse rappresenta un vera “eccellenza” è il

progetto DESI, dove l’obiettivo è stato quello di importare con cautela alcuni elementi del sistema duale

adattabili al sistema di istruzione italiano, piuttosto che realizzarne una copia esatta.

6.3.1 Il Modello Desi I

Questo modello nasce dal convegno “Memorandum di Intesa” tenutosi a Napoli nel novembre 2012 tra il

Ministero dell’Istruzione italiano e quello tedesco, per la sperimentazione in Italia di una versione adattata

del sistema duale tedesco.

Il progetto Dual Educarion System Italy (Desi) è stato realizzato tramite una collaborazione fra la Fondazione

dipendenti Volkswagen, l’Ufficio Scolastico regionale per l’Emilia-Romagna e la Regione Emilia-Romagna.

Lamborghini e Ducati, le due società bolognesi del Gruppo Audi, a partire da settembre 2014 hanno

offerto a 48 giovani con basso reddito e che avevano abbandonato gli studi, la possibilità di fare

un’importante esperienza scolastica/formativa biennale volta ad acquisire competenze trasversali richieste

dal mercato del lavoro, così come le skills di Operatore meccanico49. Si tratta di materie specifiche, ma

“esportabili” anche in altre aziende del settore automotive della Motorvalley.

Il progetto specifica in maniera dettagliata le modalità con le quali si svolgerà l'apprendimento in azienda

degli studenti e cioè all'interno di due moderni Training Center sia in Ducati che in Lamborghini.

49 I profili attinenti alle attività aziendali in cui il giovane sarà inserito sono: Tecnici Meccatronici per il settore Moto; Tecnici Meccatronici per il settore Auto; Operatori CNC (Macchine a controllo alfanumerico).

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Fig. 6.1 - Training Center Ducati

Fonte: Formazione duale in Italia (Link: www.ducatidivina.it, aggiornato a giugno 2016).

Il percorso formativo in azienda è di circa 1.500 ore/anno, durante il quale il 50% delle lezioni si svolge in

un laboratorio in base ad uno specifico programma didattico e il restante 50% sul posto di lavoro in

Ducati & Lamborghini. L'eventuale presenza degli allievi nei reparti aziendali dovrà avvenire in

affiancamento al personale esperto e comunque non potrà avere finalità produttiva.

Gli allievi, aiutati da tutor della scuola e tutor delle aziende, mettono in pratica quello che studiano negli

Istituti Fioravanti Belluzzi e Aldini-Valeriani, confrontandosi direttamente con la linea di produzione e

l’assemblaggio dei “bolidi” della Motorvalley.

Durante il programma, gli studenti avranno modo di studiare sia le materie generali previste dai

programmi Ministeriali (es. lingua italiana e inglese, matematica), sia approfondiranno le materie specifiche

caratterizzanti il proprio percorso di studio in aula/laboratorio in Ducati e Lamborghini.

Le risorse umane del progetto Desi in Ducati sono state: due persone che si occupano delle tematiche

amministrative e logistiche del progetto e due tutor aziendali che si occupano di seguire i ragazzi

nell’attività didattica on-the-job. Ogni tutor è seguito a sua volta da responsabili, che sono spesso dirigenti o

responsabili d’area, che supervisionano i progetti di ogni singolo studente. Infine, sono coinvolti,

sporadicamente, alcuni esperti d’area per tematiche tecniche specifiche. I 24 ragazzi selezionati in Ducati

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sono titolari di una borsa di studio lavoro, erogata dall’Istituto Belluzzi Fioravanti, del valore di 600 € netti

mensili.

E’ presente un ruolo dell’azienda nel Consiglio di classe e il voto attribuito dal referente aziendale finisce

nello scrutinio finale e vale per il 40% nelle materie tecniche di indirizzo. A luglio 2016 effettueranno

l’esame di maturità, arrivando con successo alla conclusione del progetto.

Unico vero vincolo, imposto dalla Fondazione Volkswagen, è la possibilità di assumere presso l’azienda

stessa al massimo il 25 % degli allievi diplomanti. Tale obbligo è dettato dall’obiettivo del progetto Desi,

ovvero il consolidamento di competenze e capacità agli studenti e non quello di formare nuovi lavoratori

per l’azienda. Tale principio richiama alcuni aspetti culturali, del modello di Apprendistato presenti nel

Sudtirol e che portano a considerare questo modello un sistema duale vincente per l’Italia.

6.3.2 Il Modello Desi II Sulla base dell’esperienza maturata con il progetto Desi I avviato nel 2014, l’accordo Desi II prevede la

realizzazione negli anni scolastici 2016/2018 e 2017/2019 di due percorsi biennali di istruzione e

formazione. Nell’anno scolastico 2016/17 potranno accedere al progetto venticinque studenti del quarto

anno dell'IIS Belluzzi-Fioravanti e venticinque studenti dell'IIS Aldini-Valeriani. In entrambi i casi, si tratta

di studenti dell'istituto professionale, a indirizzo "Manutenzione e Assistenza Tecnica". L’anno successivo

2017/18 parteciperanno al progetto le conseguenti due classi quinte e due nuove classi quarte, e l’anno

2018/19 le conseguenti due classi quinte.

L'intesa, in coerenza con l’accordo aziendale, dà il via ad una nuova progettualità che valorizza

l’apprendimento in azienda e permetterà agli studenti degli Istituti Belluzzi-Fioravanti e Aldini-Valeriani di

Bologna di vivere un’esperienza di Alternanza tra scuola e lavoro altamente qualificata, e conseguire un

diploma quinquennale d’istruzione professionale.

Gli studenti dell’Aldini-Valeriani svolgeranno la formazione in azienda presso la Automobili Lamborghini

Spa, mentre quelli del Belluzzi-Fioravanti la svolgeranno presso la Ducati Motor Holding Spa (per

acquisire la specializzazione in Meccatronica per il settore moto e Operatore CNC). Tra ciascuna scuola e

l’azienda partner sarà stipulata una specifica convenzione. Gli studenti saranno impegnati per circa 1000

ore e rispetto al Desi I si tratta di soggetti più giovani e nei confronti dei quali l’azienda si aspetta un livello

di preparazione decisamente superiore.

Attraverso questo progetto viene confermata la collaborazione con due istituti superiori bolognesi, Aldini

Valeriani e Belluzzi Fioravanti, che cureranno la formazione scolastica degli studenti e potranno contare

anche su una borsa di studio di 450 euro erogata dalla Regione Emilia-Romagna50.

6.3.3 Desi: un modello da esportare in tutta Italia Resta distante certamente da altre realtà internazionali, come la Scuola professionale Audi che conta circa

3000 studenti/apprendisti all’anno e riceve oltre 11 mila domande di ammissione; un modello produttivo

50 Il valore della Borsa è calcolato sulla base della normativa regionale e sulla “stima” del periodi di attività extracurriculare che saranno svolti presso i Training center aziendali.

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avanzatissimo, dove gli operai sono ormai dei tecnici di sistemi di automazione. Tuttavia in questo caso si

applica l’apprendistato, un regolare rapporto di lavoro, che non va confuso con il Training center.

Il progetto Desi è il primo modello duale applicato all’Italia e guardando queste attività, le si può vedere

come tappe di un percorso cumulativo, di crescente integrazione tra scuola e azienda, che può

potenzialmente riprodurre le caratteristiche di un “sistema duale nostrano” altrettanto valido rispetto a

quello tedesco.

E’ stato necessario, per organizzare i corsi di formazione professionale previsti nel progetto, la definizioni

di specifici protocolli con il Miur e il suo costo complessivo nel biennio è stato di ben 3 milioni di euro.

Mentre il progetto Desi II costerà 300mila euro, un decimo del precedente.

L’obiettivo dichiarato da parte di Ducati – Lamborghini è quello di realizzare un modello che possa essere

esportato anche ad altre realtà italiani (Fig. 6.2)

Fig. 6.2 - La Scuola Professionale Ducati – Lamborghini nel sistema scolastico Italiano

Fonte: DESI – Seminario Ducati e AIDP, 29 Aprile 2015.

Anche se non ancora concluso, il progetto Desi presenta almeno sei successi, quali:

1. l’aver affidato alla Scuola il ruolo centrale nel gestire il progetto, c’è stato un “passo indietro” da parte

dell’azienda, nonostante il generoso finanziamento e questo ha permesso di realizzare una vera co-

progettazione;

2. il bassissimo numero di abbandoni, che all’avvio del progetto si stimava intorno al 20 %, nella realtà

sono stati soltanto due (entrambi perché gli allievi avevano trovato lavoro in altre aziende);

3. la collaborazione positiva con i sindacati che ha permesso di dare continuità all'esperienza già maturata

negli ultimi due anni, offrendo così al territorio opportunità strutturate di apprendimento;

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4. la capacità di integrazione dei ragazzi stranieri, la passione con la moto permette a volte di oltrepassare

le barriere della diffidenza;

5. a quasi tutti i giovani che stanno terminando il primo progetto Desi li attende un’opportunità di

lavoro tra le aziende e i fornitori del settore automotive della Motorvalley.

Infine, alla Ducati il numero di richieste di poter partecipare al progetto Desi II è doppio rispetto al

numero di posti disponibili. Il sesto successo consiste nel fatto che la qualifica professionale è

accompagnata ad un valore aggiunto dato dal brand dell’azienda.

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Considerazioni conclusive In Italia l’Alternanza Scuola-Lavoro può essere ritenuta una storia di successo solo se si tralascia la

“retorica” sul sistema duale e si guarda con realismo a quello che è stato effettivamente realizzato sul

campo. Tuttavia, il sistema non può continuare con attività (anche se buone) spesso “estemporanee”

affidate più alla bravura del responsabile organizzativo della scuola che al “merito” di una struttura

organica su tutto il territorio nella quale sia presente una progettualità di medio periodo.

La sfida più grande che aspetta nei prossimi anni il Miur, quando la riforma “La Buona Scuola” sarà a

regime, è quello di garantire a 1,5 milioni di giovani la possibilità di fruire di percorsi di Alternanza,

soprattutto attraverso un numero sufficiente di imprese disponibili a ospitare gli allievi per esperienze di

stage curriculari.

Alla luce della meta-analisi studiata nei capitoli precedenti e dalle informazioni raccolte nei casi studio,

nelle prossime pagine si avanzeranno una serie di “regole d’oro” (o meglio proposte) per far funzionale

meglio l’Alternanza scuola-lavoro.

7.1 Le regole d’oro per far funzionare l’Alternanza scuola-lavoro Un nuovo approccio culturale verso l’Alternanza In realtà, come si è visto nel caso del progetto Desi (cfr. Capitolo 6) o nello studio del sistema duale

tedesco (cfr. Capitolo 4), il principale “ostacolo” allo diffusione dell’Alternanza dipende dalla scarsa

volontà delle stesse aziende di investire in qualcosa che porti un vantaggio “collettivo” e non solo

direttamente a se stessa.

Se l’obiettivo è quello di aumentare le imprese che intendono fornire il proprio contributo alla società

civile e in particolare alle nuove generazioni, sarà necessario in futuro investire in azioni di moral suasion più

che puntare su incentivi economici. D'altronde un Progetto Desi II, a regime, comporterà per l’impresa un

costo complessivo di 300 mila euro, risorse che non devono pervenire dall’attore pubblico ma è

fondamentale che provengano dalle stesse aziende (leader di settore o multinazionali), come “evidente”

dimostrazione di credere in un nuovo “approccio culturale”.

La diffidenza e/o paura che le persone formate vadano a lavorare per i concorrenti (timori presenti

soprattutto nelle PMI italiane) vanno contrastate con la promozione e diffusione di buone pratiche per far

comprendere/riconoscere i vantaggi per la scuola, per le aziende e per l’intera società, rendendo tali

percorsi più attrattivi.

Una possibilità potrebbe essere anche quella di valorizzare le esperienze delle imprese già coinvolte e che

credono nel contributo alla società civile, diventando “testimoni” di altri associati, come punti di

riferimento non tanto su come realizzare i percorsi di Alternanza, ma sul perché vale la pena farlo.

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Modelli integrati di esperienze diversificate Una seconda regola d’oro è quello di individuare le migliori pratiche che possano essere generalizzate e

replicate a livello nazionale. Tuttavia, per individuare tali pratiche è necessario definire un modello o

meglio dei modelli “ideal-tipici” (cfr. Capitolo 5), attraverso una “piattaforma” in cui si raccolgono

Storytelling e Case History oppure organizzare incontri sul territorio fra aziende e istituzioni per permettere

loro di confrontarsi. Questa seconda soluzione, stando all’indagine di OD&M Consulting, rappresenta una

delle priorità per facilitare esperienze di “scuola-lavoro” da parte delle aziende (Tab. 7.1).

Tabella 7.1 – Quali sono a suo parere i servizi che potrebbero maggiormente facilitare la realizzazione di

esperienze scuola-lavoro da parte delle aziende?

v.a. % Organizzare incontri sul territorio fra aziende e istituzioni per permettere loro di confrontarsi (es. come fare Alternanza; professioni del futuro). 233 55,6 Dare evidenza degli istituti che formano persone con le competenze necessarie alle esigenze delle aziende. 209 49,9 Incontri di spiegazione dell'Alternanza scuola-lavoro, anche a carattere "organizzativo" (come poterle realizzare), presentando "casi di successo". 200 47,7 Esternalizzare ai terzi (es. Agenzie per il lavoro; Associazioni di categoria …) la gestione degli aspetti burocratici/organizzativi con gli istituti. 131 31,3

Altro. 5 1,2

*Risposte multiple.

Fonte: Riccò R., Survey: L’Alternanza scuola-lavoro valutata dalle aziende italiane, OD&M Consulting e GI-GROUP, (giugno 2016).

Un’ipotesi di sviluppo può essere quella di applicare i principi di Expert, Class, Laboratory, Individual

experience (ECLI) che combina fra loro diverse modalità di apprendimento ed, inoltre, permette di

sviluppare progetti a livello comunitario come il Governance and Tools for Work-Based Learning in Europe

(GoToWorkInEurope) finanziato con fondi UE Erasmus Plus.

Mantenendo l’autonomia propria degli istituti scolastici nel definire il progetto di Alternanza, vanno

definiti degli standard minimi da raggiungere. Innanzitutto, è essenziale l’elaborazione di un progetto a

carattere pluriennale (all’interno del POF). Ciò significa che le attività “trasversali” tipicamente insegnate al

primo anno del percorso ASL (lezioni propedeutiche in tema di sicurezza del lavoro ed organizzazione

aziendale, incontri con testimoni e visite aziendali) siano strettamente connesse con le attività del secondo

anno che si tratti dello stage curriculare in azienda (dove è essenziale definire la durata - troppo breve non

serve a molto), alla possibilità di realizzare simulazione d’impresa.

In merito alla possibilità di realizzare uno stage, è fondamentale che il Miur realizzi una serie di convenzioni

con il settore dei servizi. In particolare vanno instaurate particolari convenzioni, non estemporanee o

vincolate a determinati contesti, con gli ordini professionali (avvocati e notai) e soprattutto si trovi una

mediazione per realizzare attività di Alternanza nelle strutture sanitarie, un settore molto ambito dai liceali.

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Progetti Mentor per tutor Aziendali finanziati da fondi interprofessionali

Tra le imprese italiane che ospitano studenti, non mancano casi in cui il personale aziendale non abbia

familiarità con le attività di docenza nelle scuole. In molti casi, le attività di tutorship in azienda richiedono

supporto, sia in fase di progettazione congiunta del percorso con la scuola, sia in fase di supervisione del

ragazzo e sia in fase di valutazione. Si prefigura, quindi, la necessità di progettare un percorso di

formazione per i tutor aziendali anche con la presenza dei tutor scolastici. Attraverso la possibilità di

realizzare dei progetti Mentor51 per fornire delle corrette competenze ai tutor aziendali su come gestire ed

insegnare al giovane studente. Queste attività potrebbero essere finanziate tramite Fondi Inter-

professionali.

Una migliore valutazione del percorso di Alternanza

E’ necessario dotare il tutor aziendale di un format unico per le schede di valutazione dei ragazzi, il più

possibile semplificato, che permetta di attribuire un voto coerente con il “metro” di giudizio dell’istituto

scolastico e soprattutto va realizzato su una piattaforma on-line (cfr. Capitolo 5).

Inoltre, la priorità in materia di valutazione è quella di avviare una sperimentazione per individuare quali

possano essere – a legislazione vigente – le tipologie di prova più adatte alla valutazione delle esperienze di

Alternanza in sede di Esame di Stato.

La “professionalizzazione” dei responsabili organizzativi e dei tutor scolastici

Attualmente il ruolo di Responsabile organizzativo, così come quello di tutor aziendale, negli istituti

tecnici/professionali, è in prevalenza svolto da un insegnante senior laureato in discipline tecniche e

scientifiche. Purtroppo, non è certo che tale esperienza scolastica favorisca l’efficacia delle iniziative da

loro coordinate.

Insomma, i responsabili dell’Alternanza negli istituti scolastici sembrano solo in parte corrispondere a

quello che dovrebbe essere il profilo di una professionalità di questo tipo: una persona che conosce bene

la scuola, ma che ha competenze in ambito di politiche attive del lavoro ed è ben radicato nel contesto

produttivo locale.

In tal senso, per dare continuità nel tempo a questa esperienza, sarebbe necessario strutturare uno spazio

“curricolare” per il docente destinato all’Alternanza. In altri termini, una sorta di certificato di competenza

da acquisire per poter assolvere a questo compito. Ad esempio, andrebbe definita una convenzione tra

Miur ed Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) per realizzare una formazione

“strutturata” a tutti i Responsabili organizzativi dell’Alternanza degli istituti scolastici italiani.

51 Il Progetto Mentor è una relazione formale o informale "Uno a uno" tra un soggetto con più esperienza (mentor) e uno con meno esperienza (mentee) al fine di sviluppare in quest’ultimo competenze in ambito formativo ed educativo. Si attua attraverso la costruzione di un rapporto di medio-lungo termine, che si prefigura come un percorso di apprendimento guidato, in cui il Mentor offre volontariamente sapere e competenze acquisite e le condivide sotto forma di insegnamento e trasmissione di esperienza.

81

Il modello attuativo di tale formazione, seguirebbe quello realizzato da Istat nella formazione dei rilevatori

per European Union – Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC).

In sostanza, presso un’unica sede, i Responsabili organizzativi vengono ospitati in gruppi di 200 persone

alla volta, dove gli esperti di ItaliaLavoro presenteranno gli attori e strumenti volti a migliorare la capacità

dei responsabili di interagire con le aziende. Una volta terminato il corso, con una full immersion di alcuni

giorni (es. 8 ore al giorno per tre/quattro giorni) sarà poi possibile acquisire, tramite una prova (definita da

Miur e Anpal), il certificato di competenza.

Il ruolo dei servizi per l’impiego nell’Alternanza Scuola - Lavoro

La riforma incentiva le scuole a bussare alle porte delle aziende in modo disordinato per chiedere di far

fare esperienze di Alternanza oppure ore di cultura aziendale; con la riforma, questo meccanismo doveva

essere in parte superato attraverso la costituzione del Registro Nazionale per l’Alternanza scuola lavoro tenuto

dalle Camere di Commercio; e proprio con le imprese iscritte a questo Registro che il dirigente scolastico

avrebbe stipulato le convenzioni per l’attivazione dei percorsi di Alternanza.

La ragione di questo “Registro” stava proprio nell’evitare un possibile “ingolfamento” delle richieste da

parte degli istituti scolastici. Inoltre, si permetteva una più “equa” distribuzione dei tirocini, attraverso una

sorta di selezione, in base al merito, alla capacità di affrontare un colloqui con l’azienda, e così via.

Tuttavia, non è chiaro perché si è deciso di costituire un registro delle imprese presso la Camera di

Commercio e non invece utilizzando la piattaforma on-line del Ministero del lavoro ClickLavoro, offrendo

un servizio totalmente gratuito, ma con indubbi vantaggi per tutti gli attori coinvolti, soprattutto per il

Ministero del lavoro.

In particolare, il portale ClickLavoro (www.cliclavoro.gov.it), avviato il 22 ottobre 2011, è il luogo di

incontro tra cittadini, aziende e operatori (pubblici e privati) dove possono interagire, dialogare e

informarsi su tutto ciò che accade in materia di lavoro. I due principali obiettivi del portale sono quelli di

realizzare: un network per il lavoro nell’ottica di facilitare l'intermediazione tra domanda e offerta e

semplificare gli adempimenti burocratici e legislativi; un “collettore delle opportunità di lavoro” presenti

sul web, avendo come bacino una serie di siti certificati di ricerca e selezione di personale.

In realtà, il sito doveva originariamente rappresentare una nuova “borsa del lavoro online”, ma ad

eccezione degli addetti a lavoro, è ancora poco utilizzato.

La possibilità di obbligare le aziende che intendono realizzare percorsi di Alternanza a registrarsi presso

ClickLavoro permetterebbe di aumentare il numero di aziende che accedono al sito e inoltre, analogamente

a quanto è avvenuto con il programma Garanzia Giovani52, tutti gli studenti interessati a svolgere uno stage

52 L’istituzione di una European Youth Guarantee (Garanzia per i giovani europei - YG) nasce dall’iniziativa faro Youth on the Move, a sua volta parte della strategia Europa 2020 ed è stata lanciata nel 2011 dalla Commissione europea e ribadita nelle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea il 22 aprile 2013. In Italia per contribuire a realizzare gli obiettivi previsti dalla Garanzia, con il cosiddetto Decreto Letta (d.l. n. 76/2013, conv. dalla l. n. 99/2013), è stata istituita una apposita “Struttura di Missione”. Successivamente è stato definito un unico “Programma Operativo Nazionale” presso il Ministero del Lavoro, che vede le regioni come organismi intermedi

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in aziende dovrebbero essere obbligati a passare anche loro per ClickLavoro, permettendo a quest’ultimo di

diventare nel medio periodo il principale canale di ricerca del lavoro. Inoltre, un secondo vantaggio per lo

studente è quello di costruirsi un “portfolio” del proprio curriculum lavorativo che potrà negli anni

accrescere e migliorare (analogamente a quanto oggi avviene con LinkedIn).

Conoscere il territorio per formare meglio

Risulta di fondamentale importanza comprendere per l’istituzione scolastica (aldilà dell’indirizzo) quali

competenze o figure professionali sono richieste dal mercato del lavoro, sotto una prospettiva locale e

nazionale.

In Italia, i servizi di orientamento professionale sono di competenza regionale53 e sono erogati a livello

locale dai Centri per l’impiego (Cpi), che rappresentano il braccio operativo dei servizi pubblici per

l’impiego e purtroppo in materia di Alternanza non hanno quasi mai un rapporto con le scuole (cfr.

Capitolo 6) e inoltre manca un modello “strutturato” di relazione tra i due attori.

L’orientamento professionale indica le attività di supporto e di facilitazione alla presa di decisione di un

soggetto che si trova a fronteggiare una transizione educativa/professionale (superiori-università o scuola-

lavoro). E’ prioritario che le scuole organizzino attività di orientamento, ma è fondamentale che queste

attività siano supportate da strumenti statistici avanzati.

In altre parole, supponiamo che è necessario fare un intervento chirurgico: a parità di condizioni, al lettore

verrebbe posto che il chirurgo operi basandosi sul suo intuito e una scheda anagrafica preparata da voi

oppure dopo aver valutato attentamente tutta una serie di esami e diagnosi? In riferimento al lavoro,

significa preferire che l’orientamento professionale venga realizzato sulla sola esperienza del personale

(che dipende moltissimo dalle motivazioni e capacità soggettive) oppure che la stessa esperienza venga

affiancata da accurate analisi del profilo professionale ricercato dallo studente, della puntuale andamento

del settore economico in cui si desidera collocarsi (meccanico, infermiere, esperto in marketing, ecc…) e

nel caso si intenda proseguire gli studi conoscere quali facoltà e/o indirizzi offrono statisticamente migliori

chance di collocamento.

Nella riforma delle politiche attive (all’interno nel Jobs Act), si prevede la costituzione del Portale Unico del

lavoro e tra i compiti assegnate c’è quello di realizzare strumenti di targeting54 proprio per favorire l’attività

di orientamento.

(ossia gestori “delegati”) che hanno la responsabilità di attuare le azioni di politica attiva rivolte ai beneficiari del programma. Per ulteriori info: www.garanziagiovani.gov.it 53 Fino alla loro abolizione, tale compito era in prevalenza delegato alle Province. 54 Il targeting predice, per ogni singolo individuo, i “potenziali” esistenti sul mercato del lavoro per ogni possibile programma, inclusa l’opzione nulla (cioè assegnazione a nessun programma). L’operatore quindi sceglie il programma che massimizza il risultato atteso. In altri termini, in un sistema di targeting per ciascun individuo si stimano gli esiti potenziali per ciascun programma disponibile e ogni persona può essere assegnata al programma che ha la maggiore probabilità di successo.

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Per realizzare questo strumento è necessario un software in grado di incrociare i vari database oggi a

disposizione e svilupparne analisi utili a questo scopo55, uno strumento analogo al Dynamic Labour Market

Analyzer che è stato già utilizzato in Italia per alcune ricerche sull’analisi territoriale56.

Dynamic Labour Market Analyzer

(DLMA) fornisce un modello di analisi

sistemica ed un set di indicatori

approfonditi per il monitoraggio e la

verifica in tempo reale dei risultati

raggiunti dai percorsi di politica passiva

e attiva, di istruzione e formazione e

dagli interventi a favore delle imprese

promossi dalle Amministrazioni

pubbliche. Si tratta di un sistema

prettamente pubblico a servizio dei

policy-maker e delle strutture

amministrative.

Il ruolo delle Agenzie private del lavoro (APL) nell’Alternanza Scuola – Lavoro

Un secondo soggetto “intermedio” fra scuola e aziende potrebbe essere l’Agenzia privata del lavoro (oppure

altri enti privati accreditati alla rete nazionale Politiche attive). In generale, l’idea è quella di pensare a nuovi

professionisti, una sorta di match-maker, tra scuole e aziende.

I servizi offerti dalle agenzie possono essere:

sostenere/incentivare azioni di “responsabilità civica” da parte delle imprese nel partecipare a progetti

di Alternanza , evidenziandone i vantaggi “macro” dello strumento, ovvero una maggiore competenza

degli studenti riduce il mismatch tra domanda e offerta di lavoro (cfr. Un nuovo approccio culturale verso

l’Alternanza);

creare portali on-line per sgravare le scuole dai carichi burocratici;

sviluppo e assistenza gli studenti su Project work concordati con aziende;

raccogliere eventuali disponibilità delle aziende oppure facilitare l’accesso a finanziamenti provenienti

da fondi di categoria;

selezionare gli studenti più adatti a svolgere esperienza in azienda;

attività didattiche di spiegazione dell’Alternanza nelle Scuole o in Azienda;

55 In Canada il sistema è denominato Service and outcome measurement system (Soms), mentre in Svizzera il progetto si chiama Statistical Assisted Programme Selection (Saps). 56 Per maggiori informazioni si veda: www.dlmanet.it.

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creare iniziative e tavoli per identificare professionalità futuro e creare nuovi programmi di

Alternanza.

Tab. 7.2 – Esempi di servizi e attività svolte dalle Agenzie private del lavoro

Nome Agenzia Attività e servizi

Link

Adecco Portale su Alternanza che presenta servizi anche direttamente fruibili.

www.scuolalavoro.adecco.it

GI-group Portale su Alternanza che presenta servizi anche direttamente fruibili.

www.gigroup.it/la-buona-scuola

Manpower Esperienze di orientamento ed Alternanza legate a specifiche aziende o istituti particolarmente interessanti per il business.

www.manpower.it

Randstad Ha creato una divisione sull’orientamento. Partecipa agli eventi sul tema Alternanza. Si sta strutturando sullo sviluppo della tematica.

www.randstad.it/knowledge360

Dall’indagine OD&M Consulting, oltre 1/3 del campione ritiene prioritario “esternalizzare” a terzi la

gestione degli aspetti burocratici/organizzativi con gli istituti. Tuttavia, le APL non puntano all’Alternanza

per ottenere margini di profitto “lucrando” su attività di semplificazione delle procedure, quanto piuttosto

la possibilità di entrare in contatto e formare la “futura” generazione di lavoratori e garantire

contemporaneamente un forte presidio sul territorio. Il riconoscimento economico è necessario invece

quando dalle azioni di orientamento/informazione si passa alla costruzione di complessi Project work.

Un Numero verde per l’Alternanza

Dall’indagine OD&M Consulting, risulta fondamentale la creazione di un numero verde sull’Alternanza a

cui scuole e imprese possono rivolgersi per ottenere risposte immediate a dubbi amministrativi,

organizzativi o pratici connessi all’Alternanza. Nulla esclude la possibilità di integrare al numero verde

strumenti innovativi, come la Next best activity (ormai presente in quasi tutti i Contact center), che consente di

suggerire la “migliore azione” capace di rispondere alle aspettative di coloro che chiamano. Rappresenta

un modello “predittivo” e come tale richiede un “database” su cui elaborare le soluzioni, che si potrebbe

costruire sempre attraverso il “Portale Unico del lavoro” descritto precedentemente.

Fondazioni Bancarie, Fondi Comunitari e Crediti d’Imposta

Infine, vi sono almeno due fattori “critici” nel realizzare percorsi di Alternanza, uno riguarda il tema delle

nuove risorse da reperire e l’altro dove investire quelle poche che si dispongono.

In merito al primo punto, un attore politico-economico che potrebbe rappresentare un’importante fonte

di finanziamento per progetti di Alternanza sono le Fondazioni Bancarie (es. Cariplo, ecc..), così come le

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Fondazioni delle Associazioni di Categoria. Ad esempio la Fondazione Fondirigenti, ha previsto la possibilità di

finanziare progetti di education nel settore della gomma plastica.

Altre risorse economiche potrebbero arrivare da bandi comunitari, come l’Urban innovative actions, che

finanzia soluzioni innovative per lo sviluppo urbano sostenibile. In questo caso, si potrebbero riqualificare

vecchie aree industriali in disuso per sviluppare “officine” del lavoro in modo da “strutturare” attività di

simulazione d’imprese o forme di apprendimento più efficace per quei ragazzi che intendano

intraprendere un percorso imprenditoriale al termine degli studi, dando origine ad una nuova realtà

aziendale (start-up).

In termini di dove destinare le poche risorse disponibili, un suggerimento potrebbe essere quello di

trasformare in credito di imposta le spese che le imprese si trovano ad affrontare per eventuali visite

mediche (richieste nei settori chimici), divise, scarpe antinfortunistica, et similia. Un altro intervento

sarebbe quello di creare incentivi all’aggregazione delle PMI, per iniziative di tipo consortile in grado di

finanziare Project work in Alternanza Scuola-Lavoro.

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Elenco Riquadri presenti nel testo Capitolo 1 Riquadro 1.1 La normativa europea sull’Alternanza scuola e lavoro Riquadro 1.2 Stage aziendale e Sicurezza sui luoghi di lavoro

Capitolo 2 Riquadro 2.1 Piano dell’Offerta Formativa Triennale della scuola (POF) Riquadro 2.2 Progettare in Rete

Riquadro 2.3 I Poli Tecnico‐Professionali nell’organizzazione dei percorsi di Alternanza Riquadro 2.4 Scuola impresa Riquadro 2.5 Laboratori territoriali per l’occupabilità Riquadro 2.6 IFS Network e Simucenter Riquadro 2.7 Elenco elementi significativi da tradurre in indicatori per la valutazione del progetto Riquadro 2.8 Cosa valutano istituto scolastico, struttura ospitante e studente Riquadro 2.9 Certificazione competenze

Capitolo 4 Riquadro 4.1 Il rapporto tra Stato e Länder nel modello duale Riquadro 4.2 Descrizione dei programmi di politica attiva rivolti ai giovani

Capitolo 5 Riquadro 5.1 Esempi di Convenzione/Protocolli del Miur per Alternanza Scuola è lavoro Riquadro 5.2 Breve descrizioni di alcuni progetti di Confindustria Riquadro 5.3 Esempio di piattaforma per Alternanza Scuola – Lavoro Riquadro 5.4 Il modello Bottega-scuola Riquadro 5.5 Il caso aziendale di Starwood Hotels and Resorts Riquadro 5.6 Il caso aziendale di Bracco Riquadro 5.7 Talent Management tra Bayer e Collegio San Carlo Riquadro 5.8 Alternanza scuola-lavoro per restaurare i beni librari in Sardegna Riquadro 5.9 Attività di Alternanza scuola-lavoro al museo di Poggio Imperiale Riquadro 5.10 Attività di Alternanza scuola-lavoro nelle Terre dei Savoia Riquadro 5.11 Attività di Alternanza scuola-lavoro nel progetto Archeologico legnanese Riquadro 5.12 Alternanza in Oratorio (Diocesi Provincia di Bergamo) Riquadro 5.13 Una fondazione per realizzare l’Alternanza all’istituto Alberghiero SAFFI di Firenze Riquadro 5.14 Buone prassi de Comitato Tecnico Education Riquadro 5.15 Alternanza per i docenti: Progetto Lombardia Aerospace Cluster Riquadro 5.16 FIxO - Formazione e Innovazione per l'Occupazione Riquadro 5.17 I progetti di Alternanza realizzati da Afol Monza e Brianza Riquadro 5.18 Il modello Expert, Classroom, Laboratory, Individual (ECLI)

Capitolo 6 Riquadro 6.1 Il “paniere dei servizi” offerti dalla Provincia di Bolzano Riquadro 6.2 Settimana di simulazione cooperativa IISS "C. de' Medici" – Bolzano Riquadro 6.3 Il funzionamento della piattaforma Scolabor Riquadro 6.4 Esperienze di Alternanza Istituto Francesco Saverio Nitti (Ambito Turismo

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Ringraziamenti

Prof. Marco Leonardi – Università degli studi di Milano-Statale e consulente di Palazzo Chigi

Dot.ssa Rossella Riccò – OD&M Consulting-Gi Group

Prof. Francesco Pastore – Università degli Studi di Napoli II

Eugenio Gotti - Noviter

Chiara Nocentini - Dipartimento Istruzione e Formazione_Prov. Autonoma di Bolzano - AltoAdige

Andrea Felis - Dipartimento Istruzione e Formazione_Prov. Autonoma di Bolzano - AltoAdige

Marco Rizza - Dipartimento Istruzione e Formazione_Prov. Autonoma di Bolzano - AltoAdige

IRE (Istituto di Ricerca Economica) - Camera di commercio di Bolzano

Docenti & Uffici Scolastici della Prov. Autonoma di Bolzano - AltoAdige

Dot.ssa Francesca Ronzoni – Afol Monza & Brianza

Ufficio Scolastico della Campania

Dot.ssa Rosa Saviano – Fondazione Cultura & Innovazione

Riccardo Iuzzolino - Fondazione Cultura & Innovazione

Dot.ssa Angela Orabona - Responsabile polo qualità di Napoli

Luigi Torlai - Direttore Risorse Umane Ducati

Luca Baroni - Ducati