alexander berzin - il dharma nella vita quotidiana - parte ii°
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8/7/2019 Alexander Berzin - Il Dharma Nella Vita Quotidiana - Parte II
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lorigine e, una volta identificatala, cerchiamo di cambiare la situazione a partire
dallinterno. Quando parliamo di volgere lo sguardo dentro di noi per cercare la fonte dei
nostri problemi, non significa far leva su un giudizio morale del tipo: Sono cattivo(a) e
devo cambiare per diventare buono(a). Il buddhismo non verte su giudizi morali. Se
cerchiamo lorigine di un nostro problema dentro di noi, semplicemente perch soffriamo
e vogliamo sbarazzarci dei nostri problemi e del nostro malessere ed proprio il nostroatteggiamento ad esserne la causa principale. Il Buddha ha detto precisamente che la causa
pi profonda dei nostri problemi e della nostra sofferenza data dalla confusione. Dunque,
bisogna scoprire in che cosa siamo confusi rispetto a ci che accade e come possiamo
correggere questa confusione acquisendo la comprensione corretta delle cose.
Su che poggia la nostra confusione? Su molteplici cose. Una di queste data dalle cause e
gli effetti comportamentali. Ad esempio, crediamo che se agiamo in un certo modo, ci non
produrr alcun effetto. Cos pensiamo: Posso arrivare in ritardo, ignorarti, senza che
succeda nulla. Ci falso e dipende dalla confusione. O ancora crediamo che un tale atto
o un tale comportamento da noi posto in essere produrr un certo effetto che magar i
assurdo e non pu prodursi in nessun caso. Ad esempio: Sono stato gentile con te, ora tu
mi amerai. Ti ho fatto un regalo, allora perch non mi ami? Con questo genere di pensieri
ci creiamo delle false aspettative, dando ai nostri atti e ai nostri comportamenti pi
importanza di quella che hanno. Crediamo anche che certe cose produrranno un certo
effetto, quando, in realt, ne producono uno esattamente contrario. Un altro esempio:
desideriamo essere felici e crediamo che sia sufficiente ubriacarsi. Ma ci porter, pi che
felicit, solamente maggiori problemi.
Laltra cosa che ingenera confusione il come noi esistiamo, come esistono gli altri e come
esiste il mondo. Ad esempio, noi patiamo la vecchiaia e le malattie e ci ci rende infelici.
Ma cosaltro ci si pu attendere in quanto esseri umani? Gli esseri um ani, si ammalano,
invecchiano a meno che non muoiano giovani. Ci non deve sorprenderci. Quando si
cominciano a vedere i capelli grigi allo specchio, ci ci rende infelici e ci sciocca, ma non una reazione realistica, dipende appunto dalla confusione c irca il quesito di cui sopra.
Diciamo che abbiamo un problema con la vecchiaia. A causa della confusione che la
sottende la nostra non accettazione della realt della vecchiaia noi agiamo in modo
distruttivo sotto l influenza di emozioni e attitudini perturbatrici. Ad esempio, Il fatto di
cercare in maniera compulsiva di avere laria giovane e attraente ci fa agire nel desiderio
nostalgico di provare a ottenere delle cose che, noi lo speriamo, ci rassicureranno - come
lattenzione e lamore degli altri soprattutto dei pi giovani che noi troviamo attraenti.
Questa sindrome copre in generale la confusione per cui: Io sono la persona pi
importante del mondo, sono al centro delluniverso. Dunque tutti dovrebbero occuparsi di
me. Poco importa laspetto che ho, tutti dovrebbero trovarmi attraente e amarmi. Noi
impazziamo se qualcuno non ci trova attraenti e non ci ama. E lo diventiamo ancora di pi
se gli altri cignorano se essi non ci prestano attenzione, mentre ameremmo coloro che ci
trovano attraenti se non fisicamente, almeno in modo diverso. Ma non tutti amano Buddha
Shakyamuni; allora che speranza pu esserci che tutti ci amino!
Il nostro desiderio di essere amati da tutti parte da unaspettativa non realistica. Ci non
la realt. Si basa sulla confusione, sul desiderio nostalgico e sulla convinzione secondo cui
tutti dovrebbero trovarci attraenti e prestarci attenzione. Sottende lattitudine
perturbatrice dellingenuit. Noi ci sentiamo talmente importanti e ci troviamo talmente
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adorabili che tutti dovrebbero amarci e colui o colei che non ci ama deve avere,per forza,
qualcosa che non va in lui(lei). Peggio ancora, cominciamo a dubitare di noi stessi. C
senzaltro qualcosa che non va in me se questa persona non mi amae ci sentiamo a disagio
o colpevoli. Tutto ci dipende dallingenuit.
Dunque, lavorare su se stessi la cosa pi importante. E proprio questo il proposito della
pratica del dharma. Quale che sia la situazione eventuali difficolt, insicurezza oqualsiasi altra cosa, guardiamoci dentro di noi. C la confusione dietro le emozioni
perturbatrici che provo? Tuttavia se noi prendiamo una relazione in cui siamo coinvolti che
presenta dei problemi, abbiamo egualmente bisogno di renderci conto che non siamo solo
noi ad essere confusi. E evidente che anche laltra persona afflitta dalla confusione. Non
bisogna dire semplicemente: Occorre che cambi, tutto ci che faccio io perfetto; sei tu
che devi cambiare. Daltro canto, non va neanche bene dire: Sono io il solo che devo
cambiare, perch pu degenerare nel complesso del martire. Si deve cercare di discutere
le cose apertamente con laltra persona pur correndo il rischio, ovviamente, che questa
non recepisca. E necessario riconoscere che entrambi siamo in confusione. Entrambi
abbiamo un problema a capire ci che accade allinterno della relazione, allora sforziamoci
di schiarire la confusione di entrambi. E il modo pi realistico e pi dharmico di
procedere.
Comprendere il Dharma prima di metterlo in pratica
Ci sono molti tipi di pratiche buddhiste. Non sufficiente ricevere istruzioni sul modo di
seguirle, come simpara ad eseguire un gioco di prestigio. Per ogni pratica, molto
importante comprendere in che modo ci aiuta a superare le difficolt. Noi dobbiamo
apprendere, non solamente quando e come applicare la pratica, ma anche ci che essa
presuppone. Ci significa che non cominciamo con le pratiche avanzate. Cominciamo
dallinizio e poniamo le fondamenta per sapere, a partire dalla sequenza sulla quale sono
costruiti gli insegnamenti del Dharma, ci che accade nel corso di tutta la pratica.Ora vero che leggiamo insegnamenti in cui si dice: Se ti danno una medicina, non
chiedere come funziona, prendila!Anche se un buon consiglio, occorre comprendere che
un avvertimento contro un estremo. Un estremo che consiste nellaccontentarsi di
studiare e nello sforzarsi di comprendere gli insegnamenti, ma senza mai mettere in
pratica ci che si apprende. Vogliamo evitare questo estremo. Anche laltro estremo
comunque da evitare. Seguire, cio, con una fede cieca, le istruzioni ricevute sulle
pratiche del Dharma senza provare il bisogno di comprendere ci che si fa e perch. Il
problema principale che deriva da tale estremo che non si comprende veramente come
applicare queste istruzioni nella vita quotidiana. Se noi comprendiamo il senso che sta
dietro ogni pratica se comprendiamo come procede e a che cosa mira allora nonabbiamo bisogno che qualcun altro ci dica come applicare le istruzioni nella vita
quotidiana. Una volta comprese, sappiamo da soli come applicarle.
Quando si parla di eliminare i propri problemi, non ci si riferisce solo ai problemi
personali, ma anche alla difficolt che si ha nellaiutare gli altri. Ho dei problemi ad
aiutare gli altri a causa della mia pigrizia, o del mio egoismo, o perch sono troppo
occupato(a). O ancora: Non capisco assolutamente qual il tuo problema e non ho
alcuna idea di come possa aiutarti. Tutte queste difficolt a venire in aiuto agli altri sono
anchesse dovute alla confusione. Ad esempio, la confusione per cui Dovrei essere come il
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Dio Onnipotente e uno schiocco delle dita dovrebbe essere sufficiente a risolvere tutti i
problemi, e se non ho risolto tutti i tuoi problemi perch c qualcosa che non va in te. Tu
non hai fatto ci che occorreva, quindi colpa tua. Oppure se la colpa mia, perch avrei
dovuto essere in grado di risolvere i tuoi problemi e non lho fatto, allora sono un
incapace. Di nuovo, della confusione che riguarda la causa e leffetto.
La convinzione nel Dharma
Un altro punto importante che per essere in grado di applicare il Dharma efficacemente e
non in modo nevrotico nella vita quotidiana, necessario esser convinti che veramente
possibile sbarazzarci dei nostri problemi. Noi dobbiamo persuaderci che possibile
sbarazzarci della confusione seguendo lapproccio fondamentale del buddhismo: per
sbarazzarsi di qualcosa, occorre eliminare le cause che consentono a questa cosa di
sopraggiungere. Certamente difficile ottenere la ferma e profonda convinzione che sia
possibile eliminare la propria confusione in modo definitivo e che sia possibile anche
arrivare alla liberazione e allilluminazione. Ci tanto pi difficile se non si sa nemmeno
cosa sia veramente la liberazione e lilluminazione. Allora in questo caso come si puveramente considerare la possibilit di raggiungerle? Se si pensa che ci non sia possibile,
non un po ipocrita mirare a raggiungere qualcosa che si crede non esistere? Il tutto
diventa allora una specie di gioco insensato; la nostra pratica del Dharma non per
davvero.
Occorre essere veramente convinti e questo richiede molto studio e molta comprensione,
come pure molta riflessione e meditazione profonda. Dobbiamo convincerci non solo che
la liberazione e lilluminazione sono possibili, ma anche che sia possibile raggiungerle. Non
solo Shakyamouni, ma tutti possono arrivarci. Dobbiamo solo comprendere ci che
occorre fare per sbarazzarci della nostra confusione. Ci che ci consente davvero di
sbarazzarcene una comprensione corretta; dunque dobbiamo capire come una
comprensione corretta pu scalzare la confusione ed eliminarla in modo che non torni pi .Da tutto ci si evince che il vero luogo di lavoro per la pratica del Dharma la vita
quotidiana; gestire, cio, i nostri problemi, la nostra confusione, le nostre difficolt nella
vita in ogni istante.
La pratica del Dharma richiede introspezione
La pratica del dharma non semplicemente un momento fuori della nostra vita in cui o ci
si ritira in una tranquilla grotta o in una camera e seduti su un cuscino noi scappiamo dai
problemi della vita. La pratica del buddhismo non consiste nel trovare una scappatoia. Se
noi cerchiamo un angolo tranquillo per meditare per sviluppare le attitudini di cui
abbiamo bisogno per occuparci dei problemi che noi abbiamo nella nostra vita. La vita ilcentro dellinteresse. Non si tratta di guadagnare la medaglia olimpica per restare seduti
in meditazione! La pratica del Dharma consiste nellapplicare il Dharma alla vita.
Di pi, la pratica del Dharma introspettiva. Noi cerchiamo di stare attenti ai nostri stati
emotivi, alle nostre motivazioni, ai nostri atteggiamenti mentali, ai nostri schemi di
comportamento compulsivo. Noi cerchiamo in particolare di depistare le nostre emozioni
perturbatrici. Ci che caratterizza unemozione o un atteggiamento perturbante il
malessere che noi o gli altri avvertiamo quando sopraggiunge. Perdiamo la serenit e il
controllo su noi stessi. Saperla riconoscere molto utile perch ci consente di capire
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quando agiamo sotto linfluenza delluna o dell altro. Noi sappiamo che se ci sentiamo a
disagio perch qualcosa sta turbando la nostra mente. In tali momenti dobbiamo
verificare ci che accade dentro di noi e applicare gli antidoti per correggerlo.
Questo implica che dobbiamo essere molto attenti a ci che succede dentro di noi. E per
poter cambiare in qualche modo il nostro stato emotivo, se ci accorgiamo che
perturbante, occorre renderci conto che se agiamo in modo perturbato e perturbante,causeremo molto malessere sia a noi stessi che agli altri. E non ci che vogliamo; ce n
gi abbastanza cos. E se si perde il controllo, come si pu essere daiuto agli altri?
Sullelasticit mentale
La pratica del Dharma richiede anche che si familiarizzi con molte differenti forze
contrastanti, non solamente una o due. La nostra vita molto complessa e un antidoto
particolare non funzioner per tutti i colpi. Una certa pratica non detto che sia la pi
efficace in ogni situazione. Per essere veramente in grado di applicare le cose nella vita
quotidiana, sono richieste una grande elasticit mentale e molti metodi differenti. Se
questo non va, allora facciamo quello;se questo non va allora facciamo questaltro.Il mio maestro, Tsenshab Serkong Rinpoche, aveva labitudine di dire che se si cerca di fare
qualcosa nella vita occorre sempre avere due o tre piani di riserva. Allora, se il piano A non
funziona, non si abbandona la partita. Perch si ha di riserva il piano B e il piano C. Uno di
questi dovr pur funzionare. Questo consiglio mi stato molto utile. E la stessa cosa col
Dharma: se il metodo A non funziona in una certa situazione, abbiamo sempre un piano di
riserva, ci sono altre cose cui potersi rivolgere. Tutto ci evidentemente basato sullo
studio, sullapprendimento dei diversi metodi e sulle meditazioni nelle quali ci esercitiamo
a mo di preparazione, come si fa per un addestramento psicologico. Si lavora per allenarsi
a familiarizzare con questi metodi al fine di poterli applicare efficacemente nella vita
quotidiana al bisogno. Per questo non bisogna considerare la pratica del Dharma come un
passatempo, poich esige un impegno a tempo pieno.
Evitare gli estremi
Noi applichiamo la pratica del Dharma nella nostra famiglia. Lapplichiamo nelle nostre
relazioni coi genitori, coi figli, con i colleghi di lavoro. Ci facendo , vogliamo evitare
diversi estremi. Abbiamo gi trattato questargomento. Occorre evitare lestremo che
consiste nelladdossare agli altri la responsabilit dei nostri problemi o, al contrario,nel
prendere su di noi lintera responsabilit della situazione entrambe le parti
contribuiscono. Si pu cercare di cambiare gli altri, ma pi facile cambiare noi stessi.
Lo sviluppo personale, dunque, al centro del nostro lavoro; ma allo stesso tempocerchiamo di evitare lestremo della preoccupazione narcisistica. La preoccupazione di s
fa s che rimaniamo fissi su noi stessi e non prestiamo attenzione a nessun altro. Questo
pu rafforzare la convinzione di essere il centro delluniverso e che solo i nostri problemi
sono importanti,mentre quelli degli altri sono irrilevanti e indolori.
Un altro estremo consiste nel pensare che siamo interamente buoni o interamente cattivi.
E vero che abbiamo bisogno di riconoscerei nostri lati difficili, i lati sui quali dobbiamo
lavorare. Ma abbiamo anche bisogno di riconoscere i nostri lati positivi, le nostre qualit
positive, al fine di poterle sviluppare maggiormente. Noi Occidentali spesso abbiamo un
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podamor proprio. . Se ci concentriamo troppo sui nostri problemi e sulla nostra
confusione ci pu rafforzare facilmente questo po damor proprio. E questo non certo
il nostro proposito.
Sorvegliamo le nostre emozioni perturbatrici e nello stesso tempo controbilanciamole
rammentando le nostre qualit positive. Anche le persone peggiori hanno qualche qualit
positiva. Senza dubbio hanno fatto lesperienza di tenere un cucciolo o un gattino sulleginocchia, accarezzarlo e sentirne il calore. Quasi tutti hanno vissuto questesperienza.
Cos, attraverso questo genere desperienza,noi riconosciamo che siamo capaci di dare un
po di calore, come in questo caso e, in questo modo, vediamo anche i nostri lati positivi. La
pratica del Dharma non consiste solamente nel lavorare sui nostri lati negativi; deve essere
equilibrata. Dobbiamo anche lavorare per rinforzare I nostri lati positivi.
Facendo ci, cercando, appunto, di mantenere un equilibrio tra losservazione dei nostri
difetti e quella delle nostre qualit noi ci guardiamo da un'altra coppia di estremi. Un
estremo quello della colpevolezza: Sono cattivo. Devo praticare e poich non lo fo sono
ancora peggiore. E necessario eliminare questo dovreinel nostro modo di vedere la
pratica del Dharma. dovrei implica il domani. Invece se vogliamo sbarazzarci dei
problemi che abbiamo ed evitare di averne altri in futuro, latteggiamento pi sano quello
di dire Se voglio sbarazzarmi del mio problema, questa pratica me lo consentir. Ora, che
noi facciamo la pratica o meno, una nostra scelta. Non c nessuno che ci dica:Dovrai
fare questo e se non lo fai, sei cattivo.
Ma necessario evitare anche laltro estremo,vale a dire: Siamo tutti perfetti; tu non devi
far altro che vedere la tua natura di Buddha e tutto per il meglio. E un estremo molto
pericoloso, poich pu condurre allatteggiamento secondo cui non abbiamo bisogno d i
cambiare; non abbiamo bisogno di far cessare n di abbandonare alcuno dei nostri
comportamenti negativi perch siamo gi perfetti. E necessario evitare questi due estremi
sentirsi malvagi o sentirsi perfetti. Infatti, ci di cui abbiamo bisogno di a ssumerci le
nostre responsabilit. E la chiave principale che permette dintegrare il Dharma nellanostra vita quotidiana. Ci facciamo carico di fare qualcosa per la nostra vita.
Lispirazione
Lavorando su noi stessi possiamo trovare ispirazione dai maestri spirituali e dalla
comunit di persone che praticano con noi. Ma per la maggior parte delle persone, racconti
fantastici riferiti da secoli, di maestri che possono librarsi in aria, non rappresentano, per
quanto riguarda i maestri, una fonte stabile dispirazione. E veramente difficile, infatti,
identificarsi in cose che conducono dritte nel trip della magia. I migliori esempi sono delle
persone in carne e ossa con cui abbiamo dei contatti, anche se questi contatti sono minimi.
I buddha e i maestri qualificati non cercano dimpressionarci, tanto meno cercanodispirarci. Si prende come esempio il sole, si dice che essi sono come il sole. Il sole non
cerca di dare calore alla gente; proprio per come , esso d naturalmente calore agli altri.
Lo stesso vale per i grandi maestri spirituali. Essi cispirano spontaneamente e
naturalmente attraverso il loro modo di essere nella vita, il loro carattere, il modo in cui si
occupano delle cose, e non attraverso giochi di magia. Il pi ispirante quello pi realista,
terra terra.
Mi viene in mente Dudjom Rinpoche. Emorto a parecchi anni. Era a capo del lignaggio
Nyingmapa ed era uno dei miei maestri. Aveva unasma spaventosa. Anchio ho lasma e,
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dunque, so cosa significhi avere difficolt a respirare. So quant difficile insegnare,
quando non si pu respirare normalmente, perch occorre convogliare ogni energia verso
linterno per ricevere aria sufficiente. E dunque molto difficile, in questa condizione,
dirigere la propria energia verso lesterno. Vedevo Dudjiom Rinpoche, in piena crisi
asmatica, salire sul palco e insegnare. Non era disturbato affatto dalla sua asma e vi si
adattava in modo incredibile prodigando insegnamenti di straordinaria qualit. Ci eraincredibilmente ispirante, molto terra terra, nessun gioco di prestigio. E trattare le
situazioni reali della vita, ecco ci che ispirante.
Nel corso del cammino spirituale e dei nostri progressi possiamo anche trovare ispirazione
in noi stessi. Ecco un importante fonte dispirazione. Noi otteniamo ispirazione dal nostro
progresso. Ma per questo bisogna essere molto sensibili. La maggior parte della gente non
sopporta questo fattore sul piano affettivo, perch si tende a divenire arroganti e fieri
quando si fanno dei progressi. Dunque, occorre stabilire con circospezione ci che
sintende per progressi.
Il progresso sul cammino
Innanzitutto, dobbiamo renderci conto che il progresso non mai lineare, Ci sono alti e
bassi. E una delle caratteristiche principali del samsara e non concerne solamente la
rinascite pi alte o pi basse. Gli alti e i bassi si riferiscono anche alla vita quotidiana. A
volte sono felice ,altre no. I nostri umori conoscono alti e bassi. Allora non bisogna stupirsi.
Di fatto ci continuer finch noi non diveniamo un arhat, un essere libero dal samsara.
Fino a che non si arrivi a questo stadio incredibilmente avanzato, il samsara continuer a
salire e a scendere. Allora non ci si deve scoraggiare se, dopo aver praticato per molto
tempo,sincontrano improvvisamente delle difficolt in una relazione sentimentale. Ad un
tratto siamo sconvolti sul piano affettivo! Ci non vuol dire che siamo praticanti orrendi.
E normale ,considerata la nostra condizione samsarica
Nella pratica del Dharma, normalmente non ci sono miracoli. Se vogliamo applicare ilDharma nella nostra vita quotidiana, che non ci si attenda dei miracoli, soprattutto quelli
concernenti i nostri progressi. Come si misura il progresso in modo realistico? Sua Santit
il Dalai Lama dice che non sono sufficienti uno o due anni di pratica del Dharma, ma ne
occorrono almeno dai cinque ai dieci per verificare: Sono pi calmo rispetto a cinque o
dieci anni fa? Sono in grado di trattare situazioni difficili senz a essere contrariato(a) o
lasciarmi sopraffare da esse? Se s, allora abbiamo fatto qualche progresso e ci
ispirante. Abbiamo ancora dei problemi, ma ci ci d la forza per continuare. Non siamo
poi cos contrariati (e) quando le cose vanno male nelle situazioni difficili. Siamo in grado
di riprenderci pi rapidamente.
Quando parliamo di noi stessi come fonte dispirazione, limportante che questaispirazione ci dia la forza di continuare il cammino. Questo perch siamo convinti che
andiamo nella direzione giusta. E noi possiamo esser convinti di ci proprio perch
abbiamo unidea realistica di cosa significhi andare in questa direzione ci significa che
durante la rotta saliremo e scenderemo continuamente.
Ecco qualche idea di carattere generale per integrare la pratica del Dharma nella nostra
vita quotidiana. Spero che possano avere una qualche utilit. Vi ringrazio.