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Indice 7 Premessa 9 Introduzione 11 CAP. 1 Com’è la vita di un bambino che pensa di non valere nulla 21 CAP. 2 Capire perché un bambino non riesce ad apprezzare se stesso 49 CAP. 3 Come aiutare un bambino con poca autostima: cosa dire e cosa fare 57 CAP. 4 Aiutare i bambini a comunicare ed elaborare le emozioni connesse all’autostima 77 CAP. 5 L’ipotesi di un counseling o di una terapia per i bambini che mancano di autostima 81 Bibliografia

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I n d i c e

7 Premessa

9 Introduzione

11 CAP. 1 Com’è la vita di un bambino che pensa di non valere nulla

21 CAP. 2 Capire perché un bambino non riesce ad apprezzare se stesso

49 CAP. 3 Come aiutare un bambino con poca autostima: cosa dire e cosa fare

57 CAP. 4 Aiutare i bambini a comunicare ed elaborare le emozioni connesse all’autostima

77 CAP. 5 L’ipotesi di un counseling o di una terapia per i bambini che mancano di autostima

81 Bibliografia

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R I N G R A Z I A M E N T I

Desidero ringraziare tutti i bambini, gli allievi e gli operatori con cui ho lavorato: la loro poesia, le loro immagini e il loro coraggio hanno arricchito non solo il mio lavoro ma anche la mia vita.

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Se desiderate che un bambino tragga pieno beneficio dal potenziale terapeutico di Fabrizia e il bidone di immondizia, questa guida di accompa-gnamento alla lettura sarà per voi una risorsa fondamentale. Leggetela prima di raccontare la favola al bambino. In questo modo gli starete accanto con un punto di vista più consapevole, e sarete in grado di offrirgli una risposta di gran lunga più ricca e più empatica.

Facendo riferimento alle principali teorie al riguardo, in questa guida sono analizzate le più comuni origini psicologiche dei problemi e delle questioni che costituiscono il tema della favola. Approfondire il tema prima di raccontare la favola al bambino, vi impedirà di assumere una posizione preconcetta o chiusa di fronte a ciò che lo tormenta. Ad esempio: «Sono sicura che Johnny ha cominciato ad andare male a scuola, perché gli manca il suo papà, che se n’è andato da qualche mese» potrebbe essere un’ipotesi corretta, ma anche scorretta. Potrebbero esservi altre ragioni che spiegano i problemi scolastici di Johnny, ma che non sono state prese in considerazione. La questione potrebbe essere più complessa, così come lo sono molti problemi psicologici. Quando l’adulto parte da un punto di vista troppo ristretto, rischia di proiettare sul bambino le sue proprie emozioni e le sue visioni del mondo.

Sono davvero pochi i genitori che si comportano consapevolmente in modo crudele. Spesso, quando qualcosa va storto, è perché i genitori non possiedono una conoscenza adeguata degli aspetti fondamentali della psicologia infantile e dello sviluppo dei bambini. O, piuttosto, perché qualcosa era andato male nel modo in cui loro stessi erano stati cresciuti. Esiste, comunque, un notevole scarto tra le conoscenze esistenti sui temi riguardanti l’essere genitori e lo sviluppo infantile, e quanto di ciò viene effettivamente comunicato ai genitori attraverso pubblicazioni specifiche, la televisione e la stampa. L’intento di questo libro non è, quindi, quello di sgridare i genitori. Anzi, il suo scopo è quello di fornire loro un supporto. Più in generale, l’obiettivo è che chiunque si occupi di bambini possa acquisire una maggiore consapevolezza di tutto ciò che potrebbe andare storto (malgrado le migliori intenzioni), di come migliorare le cose, finché si è in tempo, o di come risolvere situazioni ormai compromesse.

Premessa

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8 ◆ Aiutare i bambini... con poca autostima

In questo libro troverete le parole di bambini che cercavano di affrontare i problemi e le questioni di cui si tratta nella favola e alcune loro storie raccontate attraverso il gioco. Troverete, inoltre, una sezione che offre suggerimenti e idee riguardo a cosa dire e fare dopo aver letto al bambino Fabrizia e il bidone di immon-dizia. Tali consigli sono concepiti specificamente per aiutare il bambino a pensare, esprimere e gestire le proprie emozioni riguardo ai problemi e alle questioni affron-tate dalla favola. Alcuni degli esercizi sono stati pensati per stimolare i bambini a parlare di più delle loro emozioni, raccontando liberamente le loro storie.

Il linguaggio di tutti i giorni non è il linguaggio naturale per un bambino che voglia parlare di come si sente, ma con un adulto di cui si fida, può mostrare le sue emozioni in modo efficace, mettendole in scena, disegnandole o esprimendole nel gioco. Per questo, molti degli esercizi proposti forniranno al bambino un sup-porto per esprimersi in modo creativo e giocoso. Inoltre, per evitare che poniate al bambino troppe domande mentre lo interrogate sulle sue emozioni (domande alle quali spesso i bambini non rispondono), alcuni degli esercizi prevedono che lui semplicemente indichi un’illustrazione, o scelga un’espressione o un’immagine.

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Com’è la vita di un bambino che pensa di non valere nulla

Siamo capaci di trovare molti modi di esprimere il nostro odio per noi stessi.

(Williamson, 1992)

Quando non si è consapevoli del proprio valore, la vita diventa miserabile

La vita di un bambino che pensa di non valere nulla perde tutta la sua magia, il suo fascino e la capacità di entusiasmarlo. Ogni nuovo giorno porterà sicuramente dispiaceri, fallimenti, senso di inadeguatezza e il pensiero di avere in sé qualcosa di profondamente sbagliato. I bambini che non si piacciono nutrono spesso poche speranze. Tutto questo finisce per sfiancarli, li priva di ogni energia ed entusiasmo.

Quando un bambino pensa di non valere nulla, inizia gradualmente a ritrarsi dalla vita, sceglie di rimanere ai margini, perché si sente inadeguato. Spesso arriva a non stare bene con se stesso, preda di un forte senso di autocritica e di odio nei propri confronti; arriva a considerare privo di valore tutto ciò lo riguarda: i compiti di scuola, quello che fa, dice, canta, inventa o sogna. Perciò, spesso, tende a rinun-ciare a ogni impresa o a non iniziarla neppure. Al contrario, un bambino con una forte autostima inizia, sperimenta, persevera e spesso ha la meglio sugli ostacoli che incontra. La sensazione di non valere può alterare le percezioni del bambino, così come i rifiuti possono inquinare l’ambiente e rovinare il paesaggio. In tal modo, il mondo, e la vita stessa, divengono opachi luoghi di passaggio, privi di ogni attrattiva.

I rifiuti riescono ad attirare l’attenzione, mettendosi sulla nostra strada, aumentando, puzzando, producendo rivoli scuri o bianchi di schiuma.

(Ammons, 1993)

Frasi pronunciate, durante il gioco in terapia, da bambini privi di autostima, tra i 4 e i 10 anni di età

Tracy, sei anni

Questa è la storia di una bambina che è annegata. La sua mamma avrebbe potuto salvarla, ma non l’ha fatto perché la bambina non era abbastanza bella. In realtà la bambina non aveva più voglia di vivere.

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12 ◆ Aiutare i bambini... con poca autostima

Angus, otto anni

Certe volte mi sento un po’ come un insetto schiacciato dai piedi degli altri, un insetto schifoso.

Dawn, dieci anni

Credo che nessuno mi ascolti mai. Forse perché non vale la pena di ascoltare quello che dico.

Passare inosservati, non appartenere a nulla

«Sei capace di deporre le uova?», chiese la gallina, «No? Allora sei pregato di tenerti le tue opinioni

per te». Chiese il gatto: «Sei capace di inarcare la schiena, fare le fusa, o produrre scintille? No? Allora

è meglio che te ne stai lì buono, e lasci parlare chi ne sa qualcosa». E, così, il brutto anatroccolo si

sedette tutto triste in un angolo.

(Andersen, 2005)

Alcuni bambini che si sentono privi di valore non parlano di fronte agli altri, pensando: «Quello che vorrei dire non è interessante», o temono costantemente di venire criticati. Questa reticenza e il silenzio che si auto-impongono non fanno altro che ribadire la loro certezza di non valere nulla, e li portano spesso a essere ignorati o dimenticati. Capita, poi, inevitabilmente, che si trovino a frequentare chi possiede una sua voce nel gruppo, chi è capace di farsi ascoltare.

Questo confronto li fa sentire, giorno dopo giorno, sempre più poveri di voce e di volto nel rapporto con gli altri. A scuola, i bambini che si sentono privi di valore sono quelli che non vengono notati, quelli di cui spesso ci si dimentica, bambini che provano «la sensazione di non essere neppure delle persone» (Hinshelwood, 1990).

Molte favole raccontano di bambini tranquilli che passano inosservati, senza voce e senza volto. Un esempio è la storia del Soldatino di Piombo.

Anche se stavano dirigendosi proprio verso il soldato, per qualche ragione non riuscirono a vederlo. Se

lui avesse gridato: «Sono qui!», lo avrebbero trovato immediatamente, ma gridare non era certo un

comportamento adatto a un soldato in uniforme.

(Andersen, 2005)

Sentirsi privo di valore può far desiderare a un bambino di essere morto

Vile verme, sin dalla nascita tu fosti ignorato.

(Shakespeare, Le allegre comari di Windsor, I, III)

Esempio significativo di una simile situazione è quello di un bambino che si sentiva talmente privo di valore da andare a raccontare in giro che il suo nome era Merdina, come spesso lo chiamava il suo

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20 ◆ Aiutare i bambini... con poca autostima

✔ Proiettare le proprie emozioni sugli altri bam-bini (attraverso il bullismo)

✔ Spostare l’odio verso se stessi, verso il pro-prio corpo

✔ Anestetizzare le proprie emozioni

✔ Soffocare le proprie emozioni

✔ Provare a sconfiggere le emozioni attraverso una difesa maniacale: «Glielo faccio vedere io quanto sono speciale e importante»

Fanno star male gli altri bambini, li fanno sentire inutili e incompetenti. In altre parole, li fanno sentire come si sentono loro stessi.

Trasferiscono le emozioni negative sul corpo, soffrendo di una relazione tormentata con la propria fisicità: disordini alimentari, auto-muti-lazioni, piccoli incidenti. È più facile accettare un corpo brutto e insopportabile, che sentire di essere inaccettabili.

Si stordiscono per non sentire la voce dell’auto-critica e dell’odio nei propri confronti, sceglien-do di vivere in modo emotivamente piatto, apa-tico e vuoto. La scienza neurologica ci insegna che è possibile divenire insensibili rispetto alle proprie emozioni troppo dolorose.

Fenomeno tipico dell’adolescenza, quando la sensazione di non valere nulla porta al consu-mo di droghe, alcol, a rifugiarsi nel sonno.

Il bambino che si difende in modo maniacale dalla sensazione di non valere nulla, cercando di eccellere, di essere molto bravo e molto bello, può farsi completamente trascinare, può perdere la sua infanzia ossessionato dalla ma-tematica o dal pianoforte, cercando sempre di essere il migliore, perché nel profondo si sente privo di ogni valore. Per questi bambini, com-mettere un errore è una tragedia. Costruendo la loro persona in modo perfetto e ineccepibile, privano se stessi del piacere di essere amati per quello che sono davvero.

I MODI PIÙ FREQUENTI CON CUI I BAMBINI AFFRONTANO L’ODIO VERSO SE STESSI E LA LORO SCARSA AUTOSTIMA

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Capire perché un bambino non riesce ad apprezzare se stesso

Un legame amorevole e profondo nei primi tempi di vita è alla base dell’autostima

La madre […] rivela attraverso la luce e l’espressione del suo volto la natura che il bambino ha

nella sua mente, il bambino la legge e su questa forma la prima immagine di se stesso fuori dal-

l’utero.

(Reid, 1990)

Un legame profondo e amorevole durante la prima infanzia è la base fondamentale per la formazione dell’autostima.

Non è necessario che sia con un genitore; potrebbe trattarsi di una tata, una zia, una nonna. È im-portante, però, che la persona sia presente per la maggior parte del tempo, altrimenti il legame non può approfondirsi e crescere.

Solo le relazioni che vengono nutrite nel tempo possono influenzare radicalmente la chimica delle emozioni nel cervello del bambino che, come vedremo, è un elemento chiave per lo sviluppo dell’auto-stima.

Un legame profondo con qualcuno non è la stessa cosa che sentirsi amati da qualcuno. Un bambino potrebbe sentirsi amato da un genitore, ma avere con lui un legame debole o ambivalente.

Un legame profondo è una relazione i cui:

✔ Il bambino si sente apprezzato in modo sostanziale, incoraggiato, conosciuto per quello che è, e in nessun modo giudicato.

✔ Il bambino viene consolato e calmato quando manifesta un disagio.

✔ Il bambino si sente accettato così com’è, non come gli altri lo vedono, o come lo vogliono.

✔ Il bambino non deve nascondere nessuna delle sue emozioni per sentirsi accettato — dolore, rabbia, paura, ansia, passione, amore — ovvero, l’altra persona è abbastanza grande e forte da non essere sopraffatta dai suoi stati d’animo più intensi. Come dice Thomas Moore (1992): «La parola intimità significa un’interiorità profonda […]. Nelle nostre relazioni intime, sono coinvolte la dimensione più interiore di noi stessi e quella dell’altro».

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22 ◆ Aiutare i bambini... con poca autostima

✔ Quando il bambino è estremamente vivace, quando esprime con veemenza gioia, dolore o rabbia, l’altra persona non risponde sollevando un muro, non lo giudica, non cerca di distoglierlo dalla sua emozione.

✔ Con questa persona, il bambino si sente al sicuro e talmente a proprio agio da poter:– giocare– ridere– eccitarsi– essere spontaneo– piangere– arrabbiarsi– confidarsi– sfogare il proprio dolore.

✔ Il bambino sa che questa persona si prenderà il tempo necessario per riuscire comprendere a fondo le sue emozioni, per assicurarsi che lui stia bene.

✔ Il bambino sa che, anche quando non c’è, questa persona si ricorda di lui. Per i bambini è molto impor-tante avere la sensazione di essere presenti nella mente delle persone che amano, e non esserne esclusi non appena la persona non è più di fronte a loro. Un bambina di sei anni ha detto alla sua terapeuta: «Ti dimentichi di me quando vado via? Ho paura di sì».

✔ Il bambino sa che nella relazione con questa persona entrano in gioco la sua immaginazione, i suoi pensieri e le sue emozioni.

✔ Le due persone suscitano l’una nell’altra qualcosa di estremamente vitale. Come sostiene Hycner (1993): «Accade un incontro tra una parte molto profonda di me stesso e una parte molto profonda dell’altro».

✔ Con questa persona il bambino si sente germogliare e vivere a pieno.

In sostanza, con questa persona il bambino frequenta alcuni tra i più ricchi scenari delle relazioni umane. Stare insieme diviene un modo per sperimentare i lati più creativi del suo essere; per scoprire tanti più possibili colori, toni e sfumature di condivisione delle emozioni: tranquillità, gaiezza, ecci-tazione, amore, tenerezza, quiete, passione, coinvolgimento.

Tutto ciò contribuisce a creare in lui la sensazione del proprio valore; lo rende capace di affron-tare in modo diverso le diverse sfide della vita, di mantenere un solido senso di speranza di fronte alle avversità, e un buon grado di fiducia nella bontà del mondo.

Avendo vissuto durante l’infanzia un legame profondo di questo tipo, il bambino, divenuto adulto, non sarà certo immune dalla sofferenza — niente potrebbe preservarlo dal soffrire — ma il dolore che proverà non lo farà precipitare nella più tremenda e cupa disperazione.

Così, se qualcuno proverà a umiliarlo, mortificarlo, scoraggiarlo, aggredirlo o criticarlo, non riuscirà comunque a ledere la sua autostima. Inoltre, se una critica gli verrà fatta da qualcuno che sia animato da buone intenzioni, non sarà percepita come un attacco personale, bensì come commento utile e prezioso al suo operato. Potrà aiutarlo a decidere di cambiare qualcosa nel suo modo di essere, sentire o agire.

Se invece la critica gli verrà fatta da qualcuno che non sia animato da buone intenzioni (mosso, ad esempio, da invidia, odio o malizia) potrà lasciarsi scoraggiare e provare vergogna o essere assalito da dubbi, ma solo temporaneamente, solo fino a quando non sia riuscito ristabilire un contatto con la sua convinzione profonda di possedere un valore imprescindibile, in quanto semplice essere umano.

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58 ◆ © 2005, M. Sunderland e N. Armstrong, Aiutare i bambini... con poca autostima, Trento, Erickson

Scheda 1Scheda 1 Quando non ti piaciQuando non ti piaci

Ti senti mai così?

Segna le risposte in cui ti riconosci.

✔ Mi sento cattivo

✔ Non mi merito niente di buono dalla vita

✔ Rendo infelici le persone, anziché renderle felici

✔ Mi paragono continuamente agli altri, e loro sono sempre meglio

di me

✔ Mi sento stupido

✔ Sono sicuro che tutti riescano a vedere quanto orribile sono dentro, per

quanto io cerchi di essere carino fuori

✔ Mi sento a disagio dentro e fuori di me

✔ Sono un rifiuto, l’ho sempre saputo

✔ Certe volte mi sento come l’ultimo verme sulla terra

✔ Non sono niente

Ti ricordi quand’è stata la prima volta che hai provato queste emozioni riguardo a te stesso? Sicuramente ti sbagliavi, anche se non ti sembra che sia così.

Vedi, i bambini si sentono i questi modi quando non ricevono abbastanza apprezzamenti e abbastanza amore da chi li circonda. Alcuni adulti non sono capaci di manifestare il loro apprezzamento, altri si dimenticano di farlo. Alcuni sono molto bravi a sgridare i bambini, ma non a incorag-giarli. Ad alcuni adulti non piacciono molto i bambini, ma tutto questo riguarda loro, non te. Spesso sono stati loro i primi ad avere un’infanzia molto infelice.

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© 2005, M. Sunderland e N. Armstrong, Aiutare i bambini... con poca autostima, Trento, Erickson ◆ 59

Scheda 2Scheda 2 Quando gli adulti ti fanno sentire peggio

Quando gli adulti ti fanno sentire peggio

Ti senti, mai, così?

Segna le risposte in cui ti riconosci.

✔ Sono molto preoccupato all’idea di poter fare degli errori

✔ Mi sembra di non riuscire mai a fare qualcosa di giusto

✔ Ho paura che mi sgridino tutte le volte che faccio qualcosa

✔ Mi sembra di non avere una voce

✔ Ho paura che mi scoprano o che mi sgridino anche quando non ho fatto

niente di male

✔ Quando un adulto mi fa una domanda ho paura di rispondere, perché

potrei dire qualcosa di sbagliato

✔ Mi sento spesso come se avessi fatto qualcosa di male

✔ Spesso mi prendo la colpa di qualcosa, perché mi sembra che sia giusto

così, anche se so che non ho fatto niente

Questo esercizio è importante per capire se un bambino soffre perché si vergogna. Se è così, leggete l’ultimo capitolo del libro, L’ipotesi di un counseling o di una terapia per i bambini che mancano di autostima.

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L’ipotesi di un counseling o di una terapia per i bambini che mancano di autostima

Che senso ha una terapia, se poi il bambino deve abitare in un ambiente che lo sco-raggia o lo spaventa?

La terapia cambia il mondo interno del bambino. Cambiare il mondo esterno è il lavoro degli assi-stenti sociali, quando necessario. Dentro la testa del bambino può esservi un luogo freddo e scoraggiante, troppo desolato, deserto e solitario. La terapia è in grado di popolare questo mondo interno di pensieri ed emozioni associate a persone affettuose, ricordi belli e momenti di gioia. Il mondo interno, che è quello che colora la vita di momento in momento, può diventare così molto più caldo.

Fig. 5.1 Il mondo interno di un bambino prima e dopo la terapia.

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78 ◆ Aiutare i bambini... con poca autostima

Se un bambino è privo di autostima perché troppe volte è stato svergognato, perché qualcuno si è arrabbiato troppo con lui o l’ha scoraggiato, la terapia può metterlo in grado di sperimentare, in modo continuativo, una reazione partecipe anziché negativa, da parte del mondo. Questo influisce in modo assai efficace sull’autostima e sulla qualità del mondo interno. In sostanza, anche se non è il mondo esterno a cambiare — se non si possono rendere dei genitori meno aggressivi — si può rendere il suo mondo interno un luogo più piacevole in cui abitare.

Voglio fare con teciò che la primavera fa coi ciliegi.

(Neruda, 1996)

La risposta empatica e la capacità di comprensione del terapeuta, al contrario delle critiche e dei giudizi, è per alcuni bambini la prima occasione in cui sperimentare affetto e attenzioni autentiche. Gli insegnanti seguono talmente tanti bambini che spesso non hanno il tempo materiale per formulare a parole la loro comprensione nei confronti del dolore di un bambino, né il tempo necessario perché la compassione sia davvero recepita e assorbita nel profondo.

La terapia può facilitare il «processo della fenice» nel bambino

Un bambino che sia stato troppe abbattuto da critiche e stroncature può ancora alzarsi in volo, se incoraggiato da un terapeuta, un insegnante o un’altra persona significativa per la sua vita. I bambini con una scarsa autostima hanno bisogno di incoraggiamenti potenti, che li aiutino a scoprire la loro naturale e innata volontà di sollevarsi dall’oppressione in cui vivono. Per riuscirci però hanno bisogno di almeno un richiamo forte.

Il compito dell’analista è quello di soffiare sulle braci, per riaccendere le scintille.

(Mitchell, 1988)

Una buona terapia doterà il bambino di una voce, di un buon ascolto, di un occhio che lo veda e lo valorizzi, con effetti profondi sull’autostima

Il [terapeuta] ascolta con attenzione ogni mia parola, come se tutto quello che dicessi fosse di estrema

importanza.

(Thrail, 1994)

Per alcuni bambini la terapia è la prima relazione di attaccamento sicuro

[Senza una relazione di attaccamento] una bambina non può percepire se stessa come speciale e

dotata di valore.

(Hughes, 1998)