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Adele Di Lorenzo Tesi di dottorato in 'Scienze del Testo: Edizione, analisi, lettura, comunicazione' 26° ciclo Università degli Studi di Siena 2013-2014 Le arenghe negli atti greci e latini della cancelleria regia normanna nel Mezzogiorno d’Italia (secc. XI-XII).

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Adele Di Lorenzo

Tesi di dottorato in

'Scienze del Testo: Edizione, analisi, lettura, comunicazione'

26 ciclo Universit degli Studi di Siena

2013-2014

Le arenghe negli atti greci e latini della cancelleria regia normanna

nel Mezzogiorno dItalia (secc. XI-XII).

2

Indice

Capitolo I Introduzione allo studio sulle arenghe

I. 1 Status quaestionis pp. 6-15

I. 2 Obiettivi e metodologia pp. 16-20

I. 3 Le fonti pp. 21-23

I. 4 La tradizione documentaria pp. 24-39

Capitolo II Listituto della donazione alla confluenza della

tradizione giuridica orientale e occidentale

II. 1 Lispirazione etico-giuridica dellistituto della donazione dalle

origini a Giustiniano pp. 41-52

II. 2 La diffusione della prassi giuridica bizantina post

giustinianea in Italia meridionale pp. 53-59

II. 3 La donazione pro anima nel Mezzogiorno latino e greco

dal Tardo Antico allAlto Medioevo pp. 60-68

3

Capitolo III La cancelleria normanna e i suoi protagonisti

III. 1 Cenni sul panorama documentale nel Mezzogiorno italo-

greco e latino (secc. X-XII) pp. 70-74

III. 2 Il plurilinguismo del Mezzogiorno normanno pp. 75-81

III. 3 Scribi e cancellarii al servizio dei re pp. 82-94

III. 4 Tipologie e forme del diploma regio pp. 95-113

Capitolo IV I testi

IV.1 Larchitettura compositiva pp. 115-117

IV. 2. I testi latini

Ruggero II pp. 118-133

Guglielmo I pp. 134-

147

Guglielmo II pp. 148-174

Tancredi pp. 175-189

4

Guglielmo III pp.190-194

Costanza dAltavilla pp. 195-222

IV. 4. Le arenghe dei falsi pp. 223-224

IV. 5 Testi pp. 225-242

IV. 6. I testi greci

Ruggero Borsa e Ruggero I pp. 242-247

Ruggero II pp. 248-279

Guglielmo I pp. 280-282

IV. 7 Tematiche generali pp. 283-288

IV. 8 Aspetto stilistico e retorico pp. 289-300

Capitolo V Sovranita e potere nelle arenghe dei diplomi regi

V. 1 Linvestitura papale come fonte di legittimazione della

monarchia normanna pp. 302-306

V. 2 Alla confluenza di modelli di regalit pp. 307-311

V. 3 Lideologia del potere nei proemi in lingua latina pp. 313-314

a. Umilt pp. 315-322

b. Defensores fidei pp. 323-325

5

c. Speculum principis pp. 326-327

d. La fedelt dei vassalli pp. 328-329

V. 4 Lideologia del potere nei proemi in lingua greca pp. 330-338

V. 5 Occasio acti pp. 340-354

Conclusions pp. 355-358

Bibliografia generale pp. 359-395

Edizioni

Atti pubblici e privati pp. 396-408

Fonti epigrafiche e papirologiche p. 409

Fonti del diritto pp. 410-411

Lessici e vocabolari p. 412-414

Siti internet p. 415

6

CAPITOLO I

INTRODUZIONE ALLO STUDIO SULLE ARENGHE

7

I. 1 Status quaestionis

Larenga, o preambolo o esordio, costituisce la sezione

incipitaria del testo del documento medievale, di provenienza

occidentale o orientale; essa compare approssimativamente a partire

dallVIII secolo. La sua presenza si registra per lo pi in alcune

tipologie documentarie, quali i testamenti e le donazioni, sia di natura

pubblica sia privata1. Come noto, larenga rientra nel novero dei

caratteri intrinseci del documento; in aderenza agli studi pi qualificati

1 Il presente studio tratta fonti darchivio, con lesclusione di quelle giuridiche, che come noto, prevedono i proemi. Daltro canto queste ultime hanno costituito i presupposti ideologici e culturali fondamentali, senza la conoscenza delle quali non sarebbe stato possibile concepire il lavoro. La cronologia proposta per le arenghe data per approssimazione. Nella documentazione privata i primi esempi di arenghe con struttura pi o meno organizzata sono registrati gi a partire dal VI secolo, come gi attesta un papiro del 564 nel quale larenga cos recita: et res gesta documentis asscribi, ut omnes de citero sopiatur oblivio, et res memoriae sempiternae mandetur, nec probatio, cum necesse fuerit. Cfr. O. TJDER, Die nichtliterarischen lateinischen Papyri Italiens aus der Zeit. 445-770, 3 vol., Lund (poi Stoccolma), 1954-1982, I, pp. 235-246. Larenga compare in molte altre tipologie documentali; le cancellerie imperiale e pontificia redigevano necessariamente atti con possibile presenza di proemi gi a partire dal VII secolo. il caso, ad esempio, di un atto dellanno 668 febbraio 11, nel quale il papa Vitaliano conferma alla chiesa cattedrale di Benevento, su richiesta del vescovo Barbato, il possesso di Bovino, Ascoli Satriano, Larino, la chiesa di Siponto e la chiesa di S. Michele Arcangelo sul Gargano: Cum summe apostolice dignitatis apex in hoc divini profectus nitore dignoscatur prefulgere, et in exercendis Dei laudibus sui impensius studeat laboris exhibere certamen, ob hoc debita nos eiusdem apostolice pastoralis compulit sollicitudinis cura, queque ad stabilitatem piorum locorum promulgari, et apostolice institutionis censura confirmari. Un altro esempio offerto da un atto datato al marzo 787, nel quale Carlo Magno, su richiesta di David, vescovo di Benevento, stabilisce che la chiesa di Benevento sia immune da ogni imposizione regia: Si peticionibus sacerdotum atque servorum Dei, quod pro eorum quiete vel iuvamine pertinet, libenter oboedimus vel ad effectum in Dei nomine mancipamus, regiam consuetudinem exercemus et hoc nobis ad mercedis augmentum vel stabilitatem regni nostri in Dei nomine pertinere confidimus.mLe pi antiche carte del Capitolo della cattedrale di Benevento, a cura di A. CIARALLI, V. DE DONATO, V. MATERA, Roma 2002, pp. 7-9. Nella documentazione privata italo-greca oltre alle donazioni e ai testamenti, anche le sentenze di giudizio, dikaiomata, potevano contemplare la presenza del proemio. Cfr. A. DI LORENZO, Le arengae nei documenti italo-greci di et normanna, tesi di dottorato, Universit degli Studi di Napoli, 2006, pp. 106-110.

8

di quel settore scientifico, essa risulta la parte del testo con la quale

esso viene giustificato, in linea di massima da considerazioni

giuridiche, religiose, morali o semplicemente di convenienza2.

Fino alla seconda met del secolo scorso i diplomatisti

guardavano essenzialmente agli aspetti giuridici che connotano

lautenticit dellatto, avvalendosi di specifici criteri di valutazione.

Innanzitutto la dispositio dellatto e la rispondenza di essa alla forma

documentale, lesame complessivo dei caratteri estrinseci ed intrinseci

del documento con il conseguente adattamento al contesto della

tipologia documentale di appartenenza. Larenga, dunque, nella sua

sembianza formulare sfuggiva del tutto agli interessi dei diplomatisti,

che spesso hanno definito questa sezione un elemento puramente

esornativo, confinandolo ad una presenza muta nel testo3.

2 Vocabulaire international de la diplomatique, Valence 1994, pp. 56-57. 3 Cito Cesare Paoli sullargomento: Lesordio un ornamento preliminare, che ha un valore puramente morale, puramente letterario [] Lesordio pertanto non una formula necessaria allintegrit del documento e solo si adopera con quelli che hanno maggiore carattere di solennit; interessante la testimonianza, riportata dal Paoli, dal Formulario di Baumgartemberg (secc. XIII-XIV): Arenga est quedam prolixa prefacio que ad benivolenciam captandam premittitur; et hac raro aliquis utitur aput modernos, nisi in curia romana. Cfr. PAOLI, Diplomatica, cit., pp. 105-108, in part. p. 108, n. 1. Diversamente Alessandro Pratesi: Arenga o preambolo la parte introduttiva del testo, in cui si esprime, per lo pi con richiami a sentenze, proverbi, passi biblici, la motivazione ideale dellazione giuridica documentata [] il principio etico, giuridico, politico, religioso, la ragione di carattere universale o il motivo di semplice opportunit da cui latto discende [...]. La circostanza che larenga non costituisce parte essenziale del documento e la veste retorica con cui si presenta hanno indotto per troppo facilmente storici e diplomatisti a considerarla un puro ornamento letterario, da valutate tuttal pi come storia della cultura; in realt si riflette molto spesso nellarenga una concezione politica, un principio giuridico [] come al diplomatista interessa seguire la diffusione di ciascuna, cos allo storico pu riuscire utile sorprendere il momento e lambiente in cui determinate arenghe si sono formate e riconoscere le strade per le quali sono giunte in aree anche molto lontane da quella di formazione. Cfr. PRATESI, Genesi, cit., pp. 79-80. Si veda anche O. GUYOTJEANNIN J. PYCKE B. M. TOCK, Diplomatique Mdivale, Brepols 2006 3e ed., [LAtelier du Mdiviste 2], p.76: En de fait, avec le prmabule ou arenga, on se trouve face une partie qui nos yeux na aucun valeur juridique et qui apporte aucun reinsegnement concret, mais laquelle les

9

Bisogna aspettare la fine degli anni 50, quando linnovativo

studio di Heinrich Fichtenau4 muta la prospettiva degli studi: egli

propone una nuova tipologia di ricerca in cui larenga si connota

come strumento di indagine storica, culturale e politica. Lo studioso si

occup della documentazione imperiale a partire dalla tarda romanit

fino allet bizantina e, attraverso un attento studio delle istanze

concettuali espresse nei proemi, riusc a definire lideologia della

propaganda imperiale. Dalla met degli anni sessanta il contesto

documentario di riferimento diventa soprattutto la documentazione

pubblica della cancelleria orientale. Il contributo decisivo in tema

quello di Herbert Hunger5 sui proemi di documenti sovrani orientali;

la sua opera comparve a Vienna nel 1964. Sulla scorta delle fonti

giuridiche, Hunger si propose di affrontare il problema dellorigine del

proemio. A partire dal presupposto che esistesse una linea di

continuit tra la funzione del proemio letterario classico e quella

dellesordio documentario imperiale, lo studioso viennese indag su

un cospicuo numero di fonti datate tra il X e il XIV secolo. Gi

Fichtenau aveva stabilito, confrontandoli tra loro, che i proemi della

diplomatistes ont accord beaucoup d'attention. Le prambule, cest lexpos des motifs de la confection de la charte ou de la passation de lacte juridique. Ne pas lexpos des motifs prcis et lis lacte lui-mme, mais lexpos de motifs trs gnraux: le souci du salut ternel, la ncessit de laide aux glises, le contenu de la fonction royale, piscopale et autres, lutilit de lcriture dans le cadre de la lutte contre loubli; G. NICOLAJ, Lezioni di diplomatica generale, I, Istituzioni, Roma, Bulzoni editore, 2007, p. 98: Si tratta di un prologo allatto che segue, intessuto di principi etici, politico-religiosi, giuridico-istituzionali, che motivino e collochino in prospettiva alta e generale latto stesso: forma assai anticae forma in molti casi significativa di concezioni storicamente importanti, in altri casi clausola di stile interessante come segno di certe tipologie documentarie, di certi periodi di cancelleria e via dicendo, in altri casi ancora testimonianza di motivazioni generali e concrete. 4 H. FICHTENAU, Arenga. Sptantike und Mittelalter im Spiegel von Urkundenformeln, Graz-Kln 1957. 5H. HUNGER, Prooimion, Wien 1964 [sterreichische Akademie der Wissenschaften Kommission fr Byzantinistik. Institut fr Byzantinistik der universitt Wien Wiener byzantinische studien band I].

10

documentazione imperiale romana e quelli di origine bizantina

avevano fissato il modello formulare per tutta la documentazione

posteriore occidentale. Su questa falsariga, lHunger concentr

lattenzione sullanalisi dei proemi di atti imperiali; di fatto essi

esprimono le idee di sovranit che hanno permeato la storia bizantina

fino al XV secolo. Nel delimitare il tema, Hunger sostenne che il

primo risultato cui possibile giungere, attraverso il confronto delle

fonti, la dimostrazione di unantinomia tra losservanza della

tradizione o lutilizzo di clich stilistici e labbondanza di varianti del

dettato. Il primo compito che lo studioso si propose era ambizioso:

volle tentare di collegare le idee e le formule emergenti dai proemi di

atti orientali con i topoi della letteratura greca classica rielaborati

nellEllenismo. Pertanto il viennese fornisce un vastissimo

campionario di esempi letterari di ambito cronologico differente, sia

classico che postclassico, pervenendo di volta in volta alle diverse

definizioni di proemio. Hunger parte dalla distinzione tra proemio

lirico, linvocazione musicale riportata in Platone, la cui invenzione

attribuita a Terpando6, e il proemio prosastico, che egli ritiene pi

vicino al tema del suo studio. Tale ripartizione, afferma Hunger,

ripresa anche da Cicerone che, per la delimitazione degli exordia

retorici, nel De inventione parla di exordium benevolum, attentum,

docilem7. Nella definizione dellHerkunft und Charakter des Prooimions,

lo studioso ribadisce che il carattere persuasivo, istanza principale del

proemio dei discorsi giuridici e politici, una costante che attraversa

tutta la speculazione storica, letteraria e filosofica dallantichit fino

allet bizantina. Stabilito il rapporto tra il genere proemiale classico e

gli exordia imperiali, Hunger aggiunge che la tipologia direttamente

6 HUNGER, Prooimion, cit., p. 20. 7 CIC. De inv. I, 20.

11

legata alla produzione dei proemi della costituzione imperiale e alle

Novelle della letteratura giuridica8. Appare centrale nello studio di

Hunger la tensione a dimostrare la presenza di categorie concettuali

nel formulario delle arenghe degli atti imperiali bizantini comparabili

con quelle dei proemi classici. Hunger estende il discorso anche alle

Novelle legislative, il cui testo era destinato a tutto lImpero. Gli

imperatori Giustiniano e Leone VI, nellassumere decisioni che

ricadevano sui sudditi, miravano senza dubbio, attraverso la

propaganda, a controbilanciare la eunoia del popolo, sicch alla lealt

del suddito corrispondono la benevolenza e la magnanimit

dellimperatore9. Nei proemi delle Novelle sono accentuate le

caratteristiche rappresentative della sovranit e il riflesso di questa

tendenza si riverbera sul proemio dei documenti.

Langolazione altamente innovativa che lopera dello studioso

ha introdotto in questo tipo di ricerca senza dubbio lapplicazione

dellanalisi filologica al testo documentale, il quale considerato

degno di attenzione non solo come esito di un genere letterario

classico, ma anche perch intriso di elementi del tutto propri inseriti e

successivamente adattati, attraverso lo sviluppo di motivi giuridici,

politici culturali, al contesto documentale. Dalla analisi sulle idee della

sovranit, di volta in volta ravvisate nei testi, Hunger passa ad una

verifica pi precisa sui risvolti che il messaggio propagandistico finiva

con lavere sulla redazione e sulla codificazione del documento. Lo

studio delle arenghe lo induce insomma ad ipotizzare la presenza di

clich stilistici. Hunger esaurisce la parte introduttiva analizzando il

8 HUNGER, Prooimion, cit., p. 26. 9 possibile che proprio i proemi delle Novelle dei legislatori costituissero il modello formale nonch lispirazione ideale dei proemi dei documenti pubblici bizantini.

12

rapporto tra le consuetudini e lautorit. Dallesame sulla

documentazione delle cancellerie bizantine egli evince che la presenza

di proemi ripetuti non frequente e che la capacit di innovare da

parte dei funzionari di cancelleria, nonch retori di corte, si misurava

proprio nel non ripetere passivamente il preesistente. Si tratta, afferma

Hunger, di opere di elevata elaborazione stilistica nelle quali

emergono le competenze tecnico - retoriche dei redattori, ma ove

affiora anche la loro originalit nellusus scribendi. Lo scenario che

emerge quello di una codificazione di cancelleria molto controllata e

supervisionata dagli stessi sovrani. inevitabile che nelle raccolte di

formulari a disposizione dei funzionari i redattori, utilizzando vari

modelli per documenti diversi, si trovassero nella condizione di

ripeterne alcuni; ciononostante la percentuale del clich bassa.

interessante verificare come nella cancelleria di Giovanni VIII il

Paleologo10, in assenza del sovrano, si registrino alcune varianti del

formulario proemiale, le quali sono da ascrivere al fatto che la

cancelleria, essendo fuori sede, non avesse la possibilit di elaborare

proemi nuovi. A questo proposito Hunger parla di fughe allinterno

di un formulario variato, dove le innovazioni apportate sono

minime11. Per la realizzazione delle composizioni proemiali i sovrani

richiedevano prestazioni di veri professionisti, di letterati di livello,

come Demetrio Cidone, di cui si conservano tre proemi realizzati per

limperatore Manuele II Paleologo; Teodoro Metochita, logoteta, di

10 Ibid., p. 37. 11 An den Fugen der Telstcke ergeben sich dabei nur geringfgige Auslassungen und Varianten, ibid. La presenza di raccolte formulari non documenta necessariamente la ripetitivit del dettato proemiale, bens la volont di incorporare pi modelli. La tradizione manoscritta ha restituito parecchi esempi di formulari orientali che conservano i modelli pi utilizzati. Hunger ha studiato un manoscritto di Heidelberg, il Pal. gr. 356 che ripropone vari modelli fomulari di crisobolli imperiali del XIV secolo.

13

cui attestato un modello proemiale destinato al crisobollo di

Andronico II12.

Gi dal Dominato si registra la presenza di istituzioni preposte

alla formazione del personale di cancelleria. Il magister epistolarum era,

per esempio, una figura edotta nella retorica e nella letteratura che

seguiva personalmente leducazione e il tirocinio professionale dei

redattori. In tale contesto era possibile trasformare il dettato stilistico

gi fissato introducendo piccole modifiche formali tali che gli

elaborati sembrassero di volta in volta diversi; in buona parte dei casi

si trattava di ricollocare in modo differente le stesse parole al fine di

creare un nuovo effetto retorico e stilistico13. Dallanalisi della

documentazione giustinianea nonch dei prologhi delle Novelle,

Hunger desume che limperatore di Tauresium fosse molto attivo nella

cancelleria, e che, anzi, egli stesso probabilmente componesse alcuni

proemi. Ci verificabile anche sotto il regno di Leone VI. La

prospettiva dello studio dei proemi bizantini rivolta alla

rappresentazione propagandistica del sovrano spinge a riconsiderare

la collocazione dellarenga allinterno dellunit documentale; il legame

forte che unisce lesordio alla sezione dispositiva ipotizzabile

dallHunger seguendo il sottile filo concettuale di pi o meno evidenti

echi di teorizzazioni giuridico-politiche di sovrani e legislatori, che

non sempre si manifestano apertamente, bens spesso sono relitti di

proemi volutamente ridotti. Il lavoro pioneristico dellHunger

accrebbe linteresse e la curiosit per questo tipo di analisi

12 HUNGER, Prooimion, cit., p. 39. 13Limpostazione tipica delle scuole di retorica. Tuttavia nel contesto documentale, dove il ventaglio delle scelte lessicali pi circoscritto rispetto alle produzioni letterarie, lipotesi di un serbatoio linguistico di ascendenza etica, religiosa e giuridica comune ai testi bizantini risulta un dato molto significativo.

14

diplomatistica; come lo studioso viennese auspicava, la maggior parte

dei diplomatisti si dedic ai documenti pubblici. Otto Mazal, nel suo

studio edito a Vienna nel 197414, ricostru la documentazione del

patriarcato di Bisanzio dal V secolo fino al XIV. Lo studioso si

riallaccia direttamente alla tesi gi sostenuta da Hunger e sostiene che

i proemi dei documenti patriarcali siano uno specchio delle idee, dei

doveri del patriarca come capo della chiesa imperiale e delle sue

opinioni circa la posizione della Chiesa. L confluirebbero le idee di

giustizia, di virt e di peccato; il vasto campionario di proemi di atti

proposto dallo studioso presenta una variet di formulari e di

tematiche ideologiche connesse. Lautore vuole altres dimostrare la

funzione estremamente delicata del proemio di questo tipo di atti e

sembra deciso a sfatare il pregiudizio corrente circa limpiego

esornativo e la presenza fittizia del proemio. Gli atti patriarcali, come

quelli imperiali, necessitano di una cancelleria molto solida, con

personale altamente qualificato, che ha ricevuto uneducazione

retorica adeguata al lavoro di composizioni e riadattamenti di

espressioni formulari complesse. La presenza di una forte tradizione

della retorica classica, della letteratura giuridica e delle lettere di

cancelleria sovrana di et ellenistica e romana senza dubbio

ininterrotta; a questa grande eredit si aggancia lesperienza biblica e

patristica, che inevitabilmente plasma e conforma le produzioni

medievali greche e latine.

Lidea che accomuna gli studi di Hunger e di Mazal prende

corpo concretamente nello sforzo di raccogliere la documentazione e

14O. MAZAL, Die prooimien der Byzantinischen patriarchenurkunden, [Byzantina Vindiboniensia Herausgegeben von der Kommission fr frhchristliche und ostkirchliche Kunst der sterreichischen Akademie der Wissenschaften und vom Institut fr Byzantinistik der Universitt Wien, band 7], Wien 1974.

15

di tentare unanalisi su singoli gruppi di arenghe e in seguito per

esaminarne il contenuto ideale15.

A seguito di questi studi pioneristici, linteresse per le arenghe

si decisamente ampliato16: l'arenga, pur nelle diverse prospettive di

indagine e di interessi scientifici precipui, ha acquisito una specifica

15 Mazal nella prefazione cita la realizzazione di un inventario. MAZAL, Die prooimien, cit., p. 12. 16 Mi limito solo a ricordarne ora alcuni significativi in ordine alfabetico, per il resto rinvio alla bibliografia generale: J. AVRIL, Observance monastique et spiritualit dans les prambules des actes (xe-xiie sicle), Revue dHistoire Ecclsiastique, t. lxxxv, (1990), pp. 5-29; S. BARRET, Ad captandam benevolenciam: strotype et inventivit dans les prambules dactes mdivaux, in Auctor et Auctoritas: invention et conformisme dans lcriture mdivale, actes du colloque de Saint-Quentin-en-Yvelines (14-16 juin 1999), sous la dir. de Michel Zimmermann, Paris: cole des chartes, 2001 (Mmoires et documents de lcole des chartes, 59), p. 321-336 ; M. GROTEN, Die Arengen der Urkunden Kaiser Heinrichs IV. und Knig Philipps I. von Frankreich im Vergleich, AfD, 41 (1995) pp. 49-72; pp. 177-92; O. GUYOTJEANNIN, Les actes de Henri Ier et de la chancellerie royale dans les anns 1020-1060, dans Comptes-rendus des sances de lanne 1988, janvier-mars, Acadmie des Inscriptions et Belles-Lettres, Paris 1988, pp. 81-97; ID., Le roi de France en ses prambules (XIe-dbut du XIVe sicle), Annuaire-Bulletin de la Socit de lHistoire de France (1998), pp. 21-44; ID., Les prambules des chartes de franchises franaises au Moyen Age, in Pour une anthropologie du prlvement seigneurial dans les campagnes mdivales (XIe-XIVe sicles). Les mots, les temps, les lieux, M. Bourin et P. Martinez Sopea d., Paris, 2007, (Histoire ancienne et mdivale), pp- 173-95; F. Hausmann-A. Gawlik, Arengenverzeichnis zu den Knigs-und Kaiserurkunden von den Merowingern bis Heinrich 6, MGH 9 (1987); H. HOLD, Autoritative Rhetorik. Eine Untersuchung an Arengen in Schreiben des Avignonenser Papsttums, Archivum Historiae Pontificiae 40 (2002), pp. 175-97; Id., Unglaublich glaubhaft. Die Arengen-Rhetorik des Avignonenser Papsttums, 2 vol. (Frankfurt am Main: P. Lang, 2004); F. Menant, Pourquoi les chartes de franchises italiennes nont-elles pas de prambules?, in Pour une anthropologie, pp. 253-74; L. MORELLE, Un grgorien au miroir de ses chartes: Geoffry, vque dAmiens (1104-1115), dans A propos des acts d vques, hommage Lucie Fossier, tudes runies pas Michel Parisse, Nancy 1991, pp. 177-218 ; J. MORSEL, la recherche des prambules de chartes de franchises dans lEmpire in Pour une anthropologie, pp. 275-309; M. PARISSE, La conscience chrtienne des nobles aux xie et xiie sicles, in La cristianit dei secoli xi e xii in Occidente. Coscienza e strutture di una societ. Atti della ottava settimana internazionale di studio, Mendola, 30 giugno 5 luglio (Milano: Vita e pensiero, 1983), pp. 259-80; ID., Prambules des chartes, in Les prologues mdivaux. Actes du Colloque international organis par lAcademia Belgica et lcole franaise de Rome avec le concours de la F.I.D.E.M., Rome, 26-28 mars 1998 (Turnhout: Brepols, 2000), pp. 141-69; ID., Le prambule d'une charte du xie sicle, document et texte littraire, Revue des tudes latines, 78 (2000), pp. 16-25; M. ZIMMERMANN, Protocoles et prambules dans les documents catalans du xe au xiiie sicle: volution diplomatique et signification spirituelle, Mlanges de la Casa de Velasquez 11 (1975), pp. 1-79.

16

connotazione e ragion d'essere storico-culturale.

In tale prospettiva si pongono le pi recenti ricerche che

hanno prodotti nuovi e interessanti risultati. Cito a questo proposito

gli studi condotti da Michel Zimmermann, che segnano un punto di

svolta per lo studio dei preamboli di atti

latini17. Lo studioso ha in maniera esaustiva approfondito i vari

aspetti della circolazione dei modelli di preamboli nel territorio

catalano ove si sono registrate raccolte di formulari18.

Di seguito Ioseph Avril19 ha affrontato in una prospettiva

storico-culturale ampia i riflessi della spiritualit monastica nella

redazione di preamboli di donazioni pro anima.

Un altro contributo di notevole interesse per lanalisi

sitematica e per lo studio sullevoluzione formulario proemiale stato

realizzato da Michel Parisse20. Egli ha esaminato una vasta

campionatura di atti francesi, sia privati sia sovrani, tra il X e XI

secolo e ha posto lattenzione su tre aspetti fondamentali nellanalisi

delle arenghe: levoluzione diacronica; la variazione delle tematiche in

proporzione allampiezza dei testi ; laspetto stilistico retorico. Parisse

ha inoltre definito che le tematiche pi ricorrenti nei testi proemiali

nel periodo da lui analizzato rievocano la speculazione patristica,

nonch la dottrina ecclesiologica, in particolare negli atti di donazione.

17 ZIMMERMANN, Protocoles, cit. 18 ID., Un formula ire du Xe sicle conserv a Ripoll, in Faventia 4/2 1982, pp. 25-85. 19 AVRIL, Observance monastique, cit. 20 PARISSE, Prambules cit.

17

I. 2. Obiettivi e metodologia

Sulla scia dei risultati e degli orientamenti gi avviati da

Fichtenau e soprattutto da Hunger, il mio studio indaga nello

specifico lassunto retorico-propagandistico delle arenghe degli atti

pubblici; tuttavia risultato necessario oltrepassare i limiti della

storiografia precedente e concentrare lattenzione su aspetti finora

trattati nelle linee generali, primo tra tutti lindagine sulla formularit

intrinseca dei proemi21. Lidea di base che tiene insieme i vari aspetti

dellindagine la consapevolezza di una ricercata, perfetta

combinazione tra la forma e il contenuto degli elaborati proemiali.

La lettura di documentazione medievale sia greca che latina ha

reso possibile ravvisare innanzitutto la presenza di un formulario nei

proemi documentali, proposto nelle sue variazioni o ripetizioni in

secondo luogo larticolazione di uno schema compositivo, di

unarchitettura del testo che sembra strutturarsi su una solida

impalcatura tecnico-concettuale, in ordine alle differenze tipologico-

documentali. Lindividuazione di un particolare tipo di esordio

funzionale alleconomia dellintero testo documentale ha indotto

inoltre a ricercare le connessioni interne e le assonanze con laspetto

pi strettamente giuridico. La considerazione che larenga sia stata

pensata come un coacervo di assunti etici, giuridici e religiosi

21 Linteresse per questa ricerca nato alcuni anni fa in un primo studio nel quale ho analizzato parte della documentazione pubblica e privata del Mezzogiorno italo-greco continentale tra X e XII secolo. A conclusione di quel lavoro ho potuto stabilire lesistenza di un formulario proemiale passibile di variazioni in relazione ai diversi ambienti di produzione. Cfr. DI LORENZO, Tra retorica e formularit. Le arenghe degli atti di donazione italo-greci di et normanna nel Mezzogiorno continentale, MEG 9 (2009), pp. 107-77.

18

scaturita con nettezza sin dai primi spogli dei testi. La necessit,

daltro canto, di mettere a confronto i molteplici aspetti della ricerca,

tanto pi perch attengono ad ambiti scientifici distinti tra loro, ha

inevitabilmente portato a impostare lo studio in chiave

interdisciplinare: da un lato sulla base della forma strutturale e

sintattica del testo, dallaltro sulla forma documentale e sul dettato

formulare degli atti.

Il progetto di ricerca consiste nella disamina dei proemi in

lingua greca e latina nella documentazione meridionale prodotta dalla

Cancelleria del regno di Sicilia, dalla fondazione (1130) allestinzione

della dinastia degli Altavilla (1198), con particolare riguardo alle

donationes pro anima. La circoscrizione territoriale relativa ai confini

del Regno di volta in volta segnati dalle vicende politiche della dinastia

normanna. In particolare, lo spoglio della documentazione ha

privilegiato alcuni centri localizzati nei territori corrispondenti

allattuale Calabria, Basilicata, Puglia settentrionale e Salento, infine la

Sicilia. Non mancano altres alcuni atti relativi alla Campania.

La ricerca si propone due obiettivi; il primo consiste

nellindividuazione delle variazioni e delle ripetizioni del formulario

delle arenghe della documentazione normanna in comparazione con i

modelli mediterranei gi noti o da approfondire. Il secondo obiettivo

quello di evidenziare il rapporto tra la volont del sovrano trasposta

negli atti e il suo riverbero nel proemio.

Dalle testimonianze finora analizzate risultata evidente

larticolazione di uno schema strutturale del testo non casuale bens

ben organizzato e rispondente alle esigenze tecnico-retoriche della

19

letteratura giuridica e della speculazione patristico-scritturale. Il

metodo di indagine gi operato nelle precedenti ricerche e che mi

ripropongo di utilizzare consiste innanzitutto nellanalisi formale dei

testi, volta a rintracciare l'impianto interno e le soluzioni sintattiche

pi significative nonch le risonanze retoriche pi interessanti dei

testi. Sulla base dellanalisi dell'impalcatura espositiva dei testi, nulla

sembra occasionale o casuale e neppure accade di trovarsi davanti al

prodotto di un meccanico quanto sterile adeguamento alle

consuetudini formulari di notai di cancelleria. La medesima sezione

proemiale viene poi studiata sotto il profilo concettuale, incentrato

soprattutto sui fondamenti etico-religiosi e giuridici sottesi ai testi.

Lanalisi si concentra nell'individuazione degli usi formulari che

caratterizzano i singoli documenti, in maniera tale da registrarne caso

per caso gli adeguamenti intervenuti. Una volta appurato che il

proemio non costituisce una parte puramente esornativa dell'atto,

possibile comprendere in qual modo le arenghe dei documenti

pubblici oggetto dello studio si siano sostanziate come i luoghi

privilegiati in cui riconoscere i riflessi della ideologia normanna:

singolare e complessa, perch maturata a conclusione del processo di

commistione delle civilt bizantina, longobarda e araba del

Mezzogiorno dItalia altomedievale. Pertanto i fattori che rendono i

proemi dei documenti eterogenei tra loro (ossia l'ispirazione

proemiale, le soluzioni formulari, la dimensione, lo spazio occupato

allinterno del documento, e, quindi, limportanza e la finalit che

assume) vanno commisurati agli usi locali delle aree geografiche di

produzione, come pure vanno correlati ai gruppi sociali ai quali

appartenevano gli autori e i destinatari degli atti. Non infatti

20

possibile prescindere dagli ambienti in cui gli atti sono stati

formalmente redatti e neanche si pu fare a meno di soffermarsi sulla

committenza di essi o di individuare le personalit che ricoprirono di

volta in volta i ruoli di autori, redattori e sottoscrittori dei documenti.

Da un punto di vista generale, le cancellerie dei re risultano, poi, sicuri

punti di riferimento per misurare i livelli di elaborazione e di

codificazione del documento, come per riscontrare la sopravvivenza

di un formulario e la ricorrenza dello stesso nelle medesime tipologie

documentali, non escluse le variazioni sui temi formulari22. Va infine

considerato che i proemi dovettero rappresentare per i redattori e,

tanto pi, per gli autori dellatto, l'occasione propizia per esprimersi in

piena autonomia; qui infatti prestata una particolare attenzione al

vocabolario e alla sintassi con il ricorso, talora a scapito della

chiarezza, ai linguaggi della patristica e dell'esegesi biblica. Non

azzardato supporre che notai o monaci dotati di creativit e dottrina

spiccate, abbiano prodotto ex novo un testo originale destinato

allarenga, oppure che abbiano modificato un modello preesistente

nella sintassi e nella disposizione delle singole parole, cos da ottenere

elaborati molto sofisticati.

noto, infatti, che notai e personale di cancelleria o di

pubblici centri amministrativi si servissero di formulari che di volta in

volta riformavano. Alcune opere tarde manoscritte del XIII e del XIV

secolo contengono schemi formulari di atti bizantini soprattutto di

22 Cfr. H. BRESSLAU, Manuale di diplomatica per la Germania e lItalia, trad. di A. M. Voci-Roth, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Ufficio Centrale per i Beni Archivistici 1998, pp. 996-1002.

21

natura privata, in essi sono tramandati anche exempla di arenghe23.

23Cfr. C. SATHAS, Mesaiwni@kh Biblioqh@kh, Bibliotheca Graeca Medii Aevii, Band VI, New York 1972.

22

I. 3. Le fonti

Il corpus edito di gran parte della documentazione sovrana di

et normanna conservato nei vari volumi della celebre silloge del

Codex Diplomaticus Regni Siciliae, che raccoglie la documentazione in

lingua latina emessa da Ruggero II (1130-1154), da Gugliemo I (1154-

1166) da Tancredi (1189-1194), da Guglielmo III (1194) e da

Costanza (1194-1198)24.

Maggiore considerazione stata attribuita alle donazioni pro

anima, poich esse costituiscono la ragion dessere della maggior parte

dei diplomi dei sovrani normanni. In pi in esse larenga si sviluppa

con significativa ampiezza di forma e di contenuti. Si aggiungono gli

atti di protezione e di ratifica per la presenza di arenghe che si

prestano a utili e reciproche comparazioni. In merito agli atti greci,

essi sono nella maggior parte donazioni pro anima; la formula

attraverso cui si esprime listanza nei testi greci upe#r lu@trou kai#

afe@sewv, di regola presente nella dispositio, ma anticipata non

raramente anche nellarenga o nella narratio.

La somma degli atti selezionati 158. Di essi 121 sono latini

autentici; 18 i falsi latini e 19 gli atti greci autentici.

In relazione ai criteri editoriali adottati, in linea generale sono

stati conservati gli usi editoriali accolti dagli autori; tuttavia le barre

indicanti le suddivisioni dei righi sono state eliminate per una

maggiore fruibilit del testo. I casi di lettura dubbia per discrepanze

24 Per le notizie sulledizione di Guglielmo II si veda infra, p. 25 n. 28.

23

testuali sono stati segnalati in nota o talune volte nei commenti. A

ciascun testo affiancata una sigla di rinvio alle opere a stampa in cui

esso pubblicato, unitamente ai numeri di corda riportati nelle stesse

sillogi. I testi delle arenghe greche sono stati trascritti in base ai criteri

adottati dagli editori; per i documenti di S. Elia del Carbone sono

state sciolte le abbreviazioni e i compendi tachigrafici senza luso delle

parentesi tonde. Nel caso di duplice accentazione di una singola

parola, fenomeno che si verifica per lo pi in alcuni documenti del

Syllabus, si preferito riportare quella corretta. Gli originali sono stati

altres revisionati anche in presenza di edizioni; pertanto in alcuni casi

esse sono state rivisitate e conformate ai criteri gi adottati da Vera

von Falkenhausen25. Al fine di rendere pi omogenea e agevole la

lettura, nei commenti ai testi si ritenuto opportuno sia normalizzare

i sintagmi discussi sia eliminare le parentesi di scioglimento delle

abbreviazioni. I testi editi riportano la sigla del curatore, come nelle

tabelle seguenti:

Ruggero II - B (BRHL)

Guglielmo I: E (ENZENSBERGER)

Guglielmo II: C (COLLURA); E1 (ENZENSBERGER); G (GARUFI); CDM (CIARALLI-DE DONATO-MATERA)

Tancredi: Z (ZIELINSKI); Guglielmo III: ZG

Costanza: K (KLZER)

25 FALKENHAUSEN, Un diploma greco di Guglielmo II (marzo 1168), in Storie di cultura scritta. Studi per Francesco Magistrale, a cura di P. Fioretti, t. I, Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, Spoleto 2012, pp. 377-389.

24

C = S. CUSA, I diplomi greci ed arabi di Sicilia, Palermo 1868

CDM = Le pi antiche carte del capitolo della cattedrale di Benevento (668 1200), a cura di V. DE

DONATO A. CIARALLI - V. MATERA, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo 2002

CL = P. COLLURA, Le pi antiche carte dell'Archivio Capitolare di Agrigento (1092-1282) [Documenti per

servire alla storia di Sicilia, serie I, t. 25,] Palermo 1961

CDT = Codice Diplomatico Verginiano, a cura di P. M. Tropeano, voll. 1-12, Montevergine 1977-1999

G = C. A. GARUFI, I documenti inediti dell'epoca normanna in Sicilia, Palermo 1899

R = G. ROBINSON, History and cartulary of the Greek Monastery of St. Elias and Anastasius of Carbone,

Orientalia Christiana, XI, 5 (1928); XV, 2 (1929); XIX, 1 (1930)

T = F. Trinchera, Syllabus graecarum membranarum, Neapoli 1865

25

I. 4. La tradizione documentaria

Tutte le fonti offrono problematiche che ruotano intorno a

quattro elementi essenziali: lautenticit, la tradizione, la reperibilit, lo

stato di conservazione. I diversi curatori del Codex hanno fornito tutti

gli elementi identificativi di ciascun atto, segnalando il diverso stato

della tradizione, in particolare le copie manoscritte tarde e le relative

problematiche, cos come hanno indicato di volta in volta la presenza

dei falsi. In questa sede sono state trattate e commentate le arenghe

dei falsi soltanto nei casi di riutilizzo in documentazione autentica o

viceversa26.

Il progetto di ricerca, come gi accennato, prende le mosse dalla

fondazione del Regno, con lascesa al trono del primo re normanno,

Ruggero II; tuttavia ho considerato utile analizzare anche la

documentazione di Ruggero prima dellincoronazione. In aggiunta,

ho trattato due atti emessi da Ruggero Borsa e Ruggero I27, poich le

26 In riferimento alledizione del Brhl, non sono stati inseriti nel presente lavoro gli atti del duca Ruggero, figlio di Ruggero II poich privi di arenga, allo stesso modo gli atti costituenti lAppendix I Spuria Moderna e dellAppendix II Documenta ad Rogerium II spectantia. 27 La maggior parte della documentazione relativa a Ruggero I tradita da edizioni tarde e, nel caso degli atti greci, da traduzioni latine posteriori se non negli atti di conferma promulgati dal suo successore. In tutto sono 77 documenti tra latini e greci; per questi ultimi rinvio alledizione di J. BECKER, Documenti greci e latini del conte Ruggero I di Calabria e di Sicilia. Edizione critica. Roma 2013 [Ricerche dell'Istituto storico germanico di Roma, 9], di cui al sito dellIstituto Storico Germanico di Roma: http://www.dhi-roma.it/projekt_becker0.html?&L=11. Della medesima studiosa si vedano anche La politica calabrese dei primi conti normanni dopo la conquista della Sicilia (1080-1130), in ASCL 73 (2006), S. 47-70; Die griechischen und lateinischen Urkunden Graf Rogers I. von Sizilien, in: QFIAB 84 (2004), pp. 1-37; Graf Roger I. von Sizilien. Wegbereiter des normannischen Knigreichs, Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom 117, Tbingen 2008; Un dominio tra tre culture. La contea di Ruggero I alla fine dell'XI secolo, in QFIAB 88 (2008), S. 1-33.

http://www.dhi-roma.it/projekt_becker0.html?&L=11

26

relative arenghe si prestano ad un significativo confronto con quelle

dei successori. In relazione agli atti emessi dalla cancelleria di

Guglielmo II, oltre a visionare la maggior parte delle raccolte edite, ho

tenuto conto soprattutto delle edizioni curate da Horst Enzensberger

e pubblicate dallo stesso online. Si tratta di un materiale ancora in fieri

e tuttora oggetto di completamento da parte dello studioso28.

Per ci che riguarda la tradizione degli atti di Ruggero II, nella

dettagliata introduzione del corpus il Brhl spiega il lungo e assai

capillare lavoro di accorpamento di un ingente e poco fruibile

materiale archivistico inedito e di revisione degli atti gi editi realizzati

dai predecessori29. Ledizione si basa soprattutto sulle tipologie

documentali che costituiscono l'asse portante dell'attivit della

cancelleria di Ruggero ovvero i privilegi e i mandata. A ci si

aggiungono anche due lettere, i trattati e le platee. Sono state altres

escluse dalleditore le Assise, per la particolare specificit dei testi,

mentre in relazione ai placiti, per decisione editoriale di tutti i curatori

della Series prima del Codex, sono stati inseriti soltanto quelli emessi per

ordine diretto del re o in sua presenza30. L'edizione raccoglie 168

documenti realizzati in 48 anni di regno; di questi 150 nei 41 anni di

regno autonomo. All'interno di questo numero vi sono meno di 40

originali. La suddivisione tra la cancelleria in lingua greca e quella

latina trattata con rimarchevole interesse dal curatore; egli afferma

che almeno 52 atti dei 168 reperiti sono in lingua greca e che non

meno di 39, che attualmente sono conosciuti in lingua latina, sono in

28Il link dove reperire il materiale il seguente: http://www.hist-hh.uni-bamberg.de/WilhelmII/textliste.html. 29 BRHL, Diplomi, cit., pp. 1-9. 30 Ibid., p. 10.

http://www.hist-hh.uni-bamberg.de/WilhelmII/textliste.htmlhttp://www.hist-hh.uni-bamberg.de/WilhelmII/textliste.html

27

realt traduzioni di precedenti atti greci. Sono trasmessi 16 originali e

9 pseudo originali in greco. Il Brhl ipotizza che ben oltre la met

dell'intero patrimonio di atti rogeriani siano stati vergati in lingua

greca, in particolare circa il 78% furono emanati nel periodo

antecedente al 1127, allorch Ruggero eredit il ducato di Puglia31. Per

ci che riguarda quelli latini, attualmente restano 78 atti compresi gli

spuri; di questi 71 sono da ascrivere agli anni successivi al 1127. Gli

originali in lingua latina sono 17, ai quali si aggiunge una dozzina di

falsi trasmessa in originale. Dell'attivit diplomatica del re ci

pervenuta un'unica redazione bilingue; molte traduzioni dal greco si

collocano tra il XII e il XIII secolo; in particolare, circa 20 traduzioni

tarde appartengono al XIV o XV secolo, a seguito, come noto, della

migrazione greca in Italia da Costantinopoli32. Esempio della

eterogeneit della trasmissione sono i casi di discontinuit delle

traduzioni tarde. Uno costituito da un atto falso per S. Maria di

Marsala datato al maggio 1145, che tramandato in due versioni latine

diverse, una del 1269 e laltra del 1273. Un altro esempio offerto dal

documento a favore del monastero greco di S. Maria Odegetria del

Patr33. Di esso si hanno tre traduzioni latine: una del tardo XII

secolo, una dellinizio del XIII, infine una tramandata da una copia del

1763; in queste redazioni, l'arenga testimonia i continui rifacimenti ai

quali stato sottoposto il testo34.

La maggior parte degli originali e pseudo originali della

documentazione di Ruggero II conservata negli archivi palermitani

31 Ibid., p. 18. 32 Ibid., p. 19. 33 Ibid., pp. 21-22. 34 Ibid., pp. 23-24.

28

o presso l'archivio capitolare di Patti. Pochi esemplari sono

riscontrabili negli archivi pugliesi, laziali e campani, come notifica con

accuratezza il Brhl35.

Il complesso iter della documentazione rogeriana ricostruito,

come noto, anche dalla tradizione manoscritta; si conservano due

codici; il primo il Liber praelatiarum huius Siciliae regni, realizzato per

volere del vicer Ugo Mencada da Giuliano Castellano nel 1510 e

contiene 18 documenti. Il secondo, composto per incarico del vicer

de Vega nel 1555, il Liber regiae monarchiae regni Siciliae, contiene tredici

diplomi di Ruggero, dei quali soltanto tre non registrati nel Liber

Praelatarium36.

In relazione ai destinatari, la supremazia detenuta senza

dubbio dai committenti ecclesiastici, in particolare i monasteri rispetto

ai vescovati. Tra i centri monastici pi prestigiosi si ricordano

Casauria37, Cava dei Tirreni, Montecassino, Montevergine, S. Sofia di

Benevento, Venosa. Tra i centri vescovili pi eminenti si ricordano i

campani Capua, Napoli, Salerno, Amalfi, S. Michele Arcangelo di

Montescaglioso presso Matera, i calabresi Isola, Malvito, Reggio, ma

soprattutto i pugliesi si impongono con un numero molto elevato, a

causa della fitta geografia ecclesiastica vescovile ramificata in quella

35 Ibid., p. 25. 36 Ibid., p. 24. 37Cfr. L. FELLER, La fondation de San Clemente a Casauria et sa reprsentation iconographique, Roma, cole franaise de Rome 1982; ID., Le Cartulaire-chronique de San Clemente a Casauria, Paris, cole des Chartes, 1993 ; G. PANSA, Chronicon casauriense : le vicende dell'abbazia di San Clemente alla Pescara: le fonti piu autentiche per la storia del Medioevo in Abruzzo dal secolo 10 al secolo 12, Polla, Il Cerchio, 1996; A. PRATESI, Il Chronicon Casauriense come fonte storica, Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria, a. 101 (2010) pp. 5-18.

29

regione. Aggiungo anche i vescovati siciliani di Messina, di

Patti/Lipari38

.

La maggior parte della documentazione edita in lingua greca

relativa a Ruggero II edita nelle sillogi del Trinchera; del Cusa; e

nelle collezioni di atti curate da Andr Guillou, in particolare la

raccolta di atti relativa al monastero di S. Giovanni Teriste presso

Stilo39; a queste si aggiungono edizioni di singoli documenti, per i

quali rinvio alla bibliografia generale. Un nucleo consistente per ora

inedito proviene dall'Archivio Ducale di Medinaceli, ma in fase

conclusiva ledizione curata da Vera von Falkenhausen40. Lintero

fondo contiene 213 pergamene greche; si tratta di atti pubblici, semi-

pubblici e privati, in aggiunta vi sono alcune traduzioni in latino di atti

greci perduti. Il nucleo documentario proviene dallarchivio

dellarcivescovado di Messina e da quello dellarchimandrato del S.mo

Salvatore de lingua phari, ove erano confluiti anche diversi atti relativi

ad alcuni monasteri dipendenti e metochia sia calabresi che siciliani41. La

38 BRHL, Diplomi cit, p. 27. 39 Rinvio per un esaustivo quadro delle fonti greche e delle edizioni a G. BRECCIA, Archivum Basilianum. Pietro Menniti e il destino degli archivi monastici italo-greci, QFIAB, 71 (1991), pp. 14-105. 40 La studiosa mi ha cortesemente fornito le trascrizioni delle arenghe di sei diplomi di Ruggero II. Tutte le notizie relative al fondo Medinaceli sono desunte da EAD., I documenti greci del fondo Messina dellArchivio General de la Fundacion Casa Ducal de Medinaceli (Toledo)*. Progetto di edizione. Relazione letta in Vie per Bisanzio, VII Congresso Nazionale dellAssociazione Italiana di Studi Bizantinistici, Venezia, 25-28 novembre 2009, pp. 1-27. Si veda per gli atti privati anche C. ROGNONI, Le fonds darchives Messina de lArchivio Ducal de Medinaceli. Regestes des actes privs grecs, in Byzantion LXXII (2002), pp. 497-554; EAD. Les actes privs grecs de l'Archivo Ducal de Medinaceli (Tolde) I. Les monastres de Saint Pancrace de Briatico, de Saint-Philippe-de-Bojoanns, de Saint-Nicola-des-Drosi, Paris 2004., 41 Vi sono due manoscritti che contengono fonti siciliane greche: il primo il Qq H4 della Biblioteca Comunale di Palermo che contiene le copie degli atti dellarchivio arcivescovile di Messina. Il secondo il gi citato Vat. lat. 8201, che contiene le copie dei documenti greci e latini dellarchivio dellarchimandrato. Gli

30

parte pi cospicua degli atti rappresentata da quella relativa al

periodo normanno; per il periodo svevo sono 22; 2 per quello

angioino e infine 3 per quello aragonese. In tutto vi sono quattro

diplomi di Ruggero I, uno di Ruggero Borsa, due della reggente

Adelasia con il figlio Ruggero II, sedici di Ruggero II, uno di suo

figlio, il duca Ruggero, e uno di Guglielmo II.

Ancora manoscritti, conservati presso la Biblioteca Apostolica

Vaticana tramandano la maggior parte degli atti greci relativi al celebre

monastero di S. Maria Odegetria, presso lattuale Rossano e di S.

Filippo Argiro presso Gerace. In relazione al primo, i codici sono il

Chigi E 182-18842 e il Vat. lat. 260543, che contengono soprattutto atti

signorili. Per il secondo monastero il manoscritto il Vat. lat. 10606,

contenente originali greci e latini44.

Gli atti destinati al monastero di S. Elia di Carbone sono oggi

conservati presso lArchivio Doria-Pamphilj di Roma; per let

normanna, in particolare dal 1074 al 1180, si registrano 60 originali,

atti greci del primo codice sono stati pubblicati da CUSA, I diplomi, cit.; quelli del secondo (greci e latini) da R. STARRABBA, I diplomi della Cattedrale di Messina: diplomi greci con le versioni latine del secolo XVII, in Documenti per servire alla storia di Sicilia, serie I, Diplomatica vol. I Palermo 1888, pp. 335-523. Per i dettagli FALKENHAUSEN I documenti greci cit., pp. 4-5. 42 Per ledizione di una parte del codice W. HOLTZMANN, Die ltesten Urkunden des Klosters S. Maria del Patir, BZ, 26 (1926), pp. 328-351. 43 Cfr. BRECCIA, Nuovi contributi alla storia del Patir. Documenti del Vat. gr. 2605, La Moderna, Roma 2006 [1004-2004. Mille anni di storia dellAbbazia di Grottaferrata fondata da San Nilo da Rossano, Roma 2004]. 44 Per le edizioni F. SCHNEIDER, Mittelgriechische Urkunden fr S. Filippo di Gerace, QFIAB 10 (1907), pp. 247-274; L. R. MNAGER, Notes et documents sur quelquels monastres de Calabre lepoque normande, BZ 50 (1957), pp. 7-30; BRECCIA, Archivum, cit., pp. 80-82; 84-86; 94-100. Per le problematiche connesse allautenticit di alcuni atti relativi al monastero in questione, si veda BRHL, Diplomi, cit., pp. 107-114.

31

dei quali 46 greci, 13 latini e uno bilingue greco/latino45. La

percentuale degli atti greci prima e dopo lunificazione del Regno, con

lascesa al trono del re, testimonia la netta predominanza della

redazione greca degli atti rispetto a quella latina, e questo si giustifica

con la presenza di quella lingua tra la valle del Sinni e Taranto.

Sotto Guglielmo I non si hanno esempi significativi di impiego

dellatto scritto46; accade il contrario sotto Guglielmo II, allorch ve

ne un uso multiforme, poich la routine burocratica ormai

altamente specializzata. Un esempio si ha con un atto del 1168: il re

ordina al camerarius di Terra di Lavoro di far rispettare il privilegio da

lui predisposto; in tal modo anche le relazioni presentate dai

funzionari incaricati per mandato dovevano essere scritte. Pertanto le

fonti sono costituite, oltre ai documenti sopravvissuti, dalle

registrazioni degli atti, dai libri catastali e dalle platee della Dohana e

dal Catalogus baronum47.

Nessun atto dellamministrazione centrale ci pervenuto, le

prime perdite si verificarono nel 1161 durante i disordini seguiti

alluccisione del cancelliere Maione e di seguito per la conquista di

Palermo da parte di Enrico VI e per il trasporto del tesoro normanno

in Italia. Proprio nellet dei due Guglielmi sono noti 306 atti della

45 Gli atti greci sono editi da Gertrude Robinson. In particolare dei quarantasei atti quaranta sono in lingua greca e quattro sono traduzioni latine da originali non sopravvissuti: ADP (Archivio Doria-Pamphilj) perg. 23= R14; ADP perg. 6 = Holtzmann doc. 5; ADP perg. 66a = Robinson 18. Per i dettagli e bibliografia si veda G. BRECCIA D. FUGARO, Scritture latine di et normanna nei documenti del monastero di S. Elia di Carbone, in ASCL 61 (1994), pp. 13-74, in part. P. 14 e n. 19. 46Cfr. H. ENZENSBERGER, Il documento regio come strumento del potere, in Potere, societ e popolo nell'et dei due Guglielmi, [Centro di Studi normanno- svevi, Atti 4], Bari 1981, pp. 103-138. 47Ibid., pp. 110-111.

32

cancelleria reale; di essi 121 sono andati perduti. In relazione alla

cancelleria di Guglielmo I si ha notizia di 66 documenti; i diplomi

sono distribuiti in maniera diseguale. I primi 30 sono compresi tra il

1154 e il 1160; gli ultimi anni del regno furono caratterizzati da un

rallentamento a causa di tensioni politiche. Per Guglielmo II tra il

1166 e il 1189 si ha notizia di 240 diplomi di cui 103 sono mandati.

Viene ad intensificarsi anche la giurisdizione delegata;

complessivamente dei 103 mandati 48 sono deperdita, anche se

ricostruibili attraverso indicazioni dei documenti dei pubblici

funzionari48. Le chiese costituiscono i destinatari pi frequenti per

questioni da dirimere sia con i ceti dirigenti sia con i laici. Molti altri

potevano rivolgersi al tribunale del re; alcuni boni homines chiedevano il

sostegno del re su questioni che li vedevano scontrarsi con signori

locali o istituzioni ecclesiastiche; la legge De excessu prelatorum

incoraggi a rivolgersi al re per tali questioni49.

Con Guglielmo I la situazione ben delineata dal curatore

delledizione50. Oltre a 35 documenti conservatisi si registrano 59

deperdita e si giunge cos in tutto ad una media annuale di 8 documenti.

Tuttavia la distribuzione dei documenti che si sono conservati e dei

deperdita databili si infittisce nel periodo fino al 1160, un fenomeno

che senza dubbio non pu essere spiegato con la casualit della

trasmissione, ma che invece dovuto a precisi accadimenti storici51.

48 Ibid., pp. 111-113. 49 Ibid., p. 114. 50ID., Guillelmi I. regis diplomata, Kln-Weimar-Wien 1996 [Codex diplomaticus Regni Siciliae, 2], p. X. 51 Enzensberger spiega tale fenomeno come un chiaro indizio della crisi politica che sconvolse il regno di Sicilia dopo lassassinio dellammiratus ammiratorum Maione (novembre 1160). Ma la situazione politica era diventata critica gi mentre il

33

Dopo il 1160 si sono conservati i testi di due documenti

autentici: un documento greco-arabo del 1164 (E32) per Gadera e un

mandato latino-greco del marzo 1166 (E33) per S. Stefano del Bosco;

inoltre 7 deperdita. Per i primi 6 anni e mezzo di regno conosciamo

invece 30 documenti e 21 dei 27 deperdita databili.

La lista dei documenti autentici continua solo con il primo

mandato riguardante la pace del regno (dep. E23) e con il mandato di

difesa per Montecassino (dep. E22). Seguono nel 1163 il mandato

giustiziario in favore di Carbone (dep. E24) e nel 1165 (dep. E26),

mentre per il 1161 non abbiamo alcun data. Infine vi sono E33 per

San Stefano del Bosco (marzo 1166) e dep. E27 ovvero il testamento

di Guglielmo I con la donazione in denaro per Alessandro III. Nel

caso di una cos ridotta attivit cancelleresca sembrano essere i sudditi

greci o quelli che vivevano in un ambiente prevalentemente greco a

mostrare il maggiore interesse nella produzione documentaria del re52.

Degni di nota sono i contratti con Genova (E17; E18); il

documento E13 per Napoli e E28 e E30 per Messina, che si basano

su modelli autentici andati perduti (dep. E19). Tra i deperdita bisogna

nominare il documento concernente la pace con Venezia (dep. E4), la

proscrizione dei traditori del 1156 (dep. E8) e il rescritto di delegazione

ministro era ancora in vita; la sua politica, infatti, aveva avuto come conseguenza che in alcune parti del Regno scritti e mandati del re fossero del tutto ignorati. Maione si era opposto alla feudalizzazione dellapparato burocratico e alla mediatizzazione del potere statale in favore di baroni e conti e questi erano divenuti acerrimi nemici. Gli avvenimenti condussero a una crisi di fiducia nei confronti del governo centrale, di conseguenza lattivit della cancelleria si ridusse notevolmente. Il re era stato costretto a scendere in battaglia ad destruendos proditores et inimicos, come comunica un documento di Iohannes Malconvenant dellaprile 1162 riguardo lo

scambio di feudi. Ibid., p. XI. 52 Ibid.

34

in favore dei cittadini di Corato nella questione dellauditorium (dep.

E11). Inoltre ci sono le questioni feudali di Gyro da Andria (dep. E18),

di Iohannes Malconvenant (dep. E21) e del notaio Matheus (dep. E42),

cos come i diritti cittadini per Ravello (dep. E55) e Troia (dep. E57)53.

Per gli aspetti pi precisi sulla natura della produzione documentale

relativa a Guglielmo I Enzensberger, nellintroduzione alla sua

edizione, espone alcuni punti di riferimento basilari per la

comprensione generale di questo tipo di atti54. La gran parte della

documentazione data dalle conferme, che sono in numero di 14 in

aggiunta ad alcune deperdita; tra questi si riscontrano la met dei falsi:

E1, E10, E30, E34. Per quanto riguarda le massime economico-

politiche di Guglielmo I, Romualdo di Salerno scrive: in congreganda

pecunia multum sollicitus, in expendenda non adeo largus55. La sua abilit nel

raccogliere denaro, aspetto che pi tardi contribuir alla cattiva fama

del re, risulta anche dai documenti, nei quali persino possibile

riconoscere alcuni dettagli. Ci evidente per il ridotto numero di

donazioni di immobili: il caso dei documenti E4, E9, E27 e anche

E8. A questi si uniscono i deperdita per Sambucina (dep. E56), per

Santa Maria monialium a Messina (dep. E49), per leremita Stephanus

sullEtna (dep. E31)56. Un caso di mutamento delle consuetudini nelle

donazioni con il relativo passaggio allassegnazione di terre edificabili

in E32 per Gadera, atto che ammette la clausola della revoca in caso

del miglioramento delle condizioni economiche del petente57.

53 Ibid. 54 Ibid., pp. XIII. 55 Ibid. 56 Ibid. 57 Lautore spega che questa forma sempre pi usata durante il regno di Guglielmo II. Ibid., n. 29.

35

Lattivit economica della curia attraverso le vendite

testimoniata in E29 per Caltagirone, dove il pagamento dellenorme

prezzo dacquisto viene sottoposto a quietanza, oppure in E25 per

larcivescovo Roberto da Messina, dove la vendita si traveste da

donazione. Anche la vendita di case delleredit dellammiraglio

Maione, fu molto lucrativa (dep. E29)58. Unaltra parte della

documentazione costituita dai vassallaggi. In E22 per Palermo il

destinatario deve continuare a garantire i servizi connessi al feudo; a

questo si aggiungono i deperdita per Gyro di Andria (dep. E18) e per

Johann Malconvenant (dep. E21), anche se lultimo fornisce preziose

indicazioni riguardo la situazione economica del feudatario59. Ancora

vi sono le esenzioni dalle tasse (E1; E14; E23); tutti nominati tra le

conferme; le indicazioni di pagamento (E21 per Santa Maria di

Messina, dove la qualit dei naturalia consegnati diede luogo a

contestazioni, E33 per S. Stefano del Bosco e il deperditum per San Leo

di Pannacchio sullEtna (dep. E30); infine i documenti riguardanti la

decima per Tricarico (E31), Trani (dep. E28) e Barletta (dep. E35)60.

I contratti con Genova (E17, E18) e Venezia (dep. E4) sono in

parte di natura economica, in parte di natura politico-giuridica.

Problemi di diritto civico sono trattati in E13 per Napoli e nel dep.

E55 per Ravello, ma qui sono in ballo anche questioni di

responsabilit giuridica. Questioni di politica ecclesiastica sono

regolate definitivamente in E12, cio nel concordato di Benevento61.

58 Ibid. 59 Ibid. 60 Ibid. 61 Ibid.

36

In relazione ai destinatari, 15 atti sono destinati alla Sicilia; si

conoscono 7 destinatari calabresi, 5 per il principato di Capua; per la

Puglia, continuo centro di tumulti, vi sono solo 3 diplomi. Inoltre

sono da aggiungere 4 diplomi per destinatari al di fuori del regno di

Sicilia: E12 per la chiesa romana, i due contratti con Genova e ancora

E34 per Santa Maria de Valle Iosaphat a Gerusalemme, in relazione

ai suoi possedimenti allinterno del regno62. Tra i destinatari dei

documenti originali troviamo Tropea (E5, E11), San Giovanni dei

Lebbrosi (E8), Troia (E14), Brindisi (E15), Patti (E16), Elce (E19),

San Filippo di Gerace (E23), Montecassino (E24); a questi bisogna

aggiungere i deperdita per Calena, Coraci, Carbone, Fossanova, Santa

Lucia di Adern63.

Sette destinatari hanno ricevuto due documenti ciascuno, ma la

predominanza siciliana viene un po ridimensionata e alla lista dei

destinatari che ricevettero pi di un documento, c da aggiungere i

gi citati Montecassino (E6; E24), San Giovanni dei Lebbrosi a

Palermo (E4; E8) e S. Stefano del Bosco (E3; E33), la citt Messina

con due spuria (E28; E30). Calcolando anche i deperdita, sarebbero

stati emessi cinque documenti per Carbone (E2, depp. E17, E24, E38,

e E39) e quattro per Montecassino (E6, E24, depp. E9, E22)64.

La gran parte dei documenti di Guglielmo I (in tutto 29) fu

composta in latino. E3 e E33 sono bilingui in latino e greco, E32

bilingue in greco e arabo; E4 una platea in lingua araba tradotta in

latino. E9, E21, E23 sono documenti in greco, dei quali per solo E9

62 Ibid. 63 Durante il regno di Guglielmo II il numero delle conferme si riduce ad 1/6 del fondo completo degli atti trasmessi, inclusi i deperdita. Ibid., p. XIV, n. 26. 64 Ibid.

37

esiste ancora in greco. Inoltre sono da contare i bilingui E3, E32 e

E33, ma il testo greco perduto65.

Una parte rilevante costituita dai falsi firmati con il nome di

Guglielmo I, i quali per per la maggior parte ricopiano un modello

autentico. Degli 8 spuria i 5 E1, E10, E20, E28, E30 sono stati

senza dubbio tratti da modelli autentici in uso al tempo di Guglielmo

I. E31 ricopia un mandato perduto di Guglielmo II; nel caso di E34

in dubbio se, data la scarsa presenza di elementi normanni, avesse

come modello documenti di Guglielmo I o di Guglielmo II. E35,

infine, un prodotto moderno per la ricerca genealogica, composto

su modello di un documento autentico di Guglielmo I66.

Per ci che riguarda la documentazione di Guglielmo II,

Enzensberger ha reperito 156 atti latini tra i quali 26 deperdita67. Per la

documentazione greca si hanno: tre diplomi di lingua greca, dei quali

il primo, un sigillion, datato marzo 1168 e redatto a Messina, per S.

Nicola di Pellera; il secondo, un sigillu, datato ottobre 1168 e redatto a

Palermo, per S. Michele di Troina, il terzo, un sigillu, datato aprile

1187 per S. Filippo di Fragal; loriginale non pervenuto, il testo

conservato in un transunto del XV secolo. A questi si aggiungono i

due diplomi bilingui latino-greci di Guglielmo e della regina

Margherita; due diplomi tramandati in traduzione latina e volgare di

dubbia autenticit. Infine si conoscono due bilingui latino-greci di

65 Ibid., pp. 9-11; FALKENHAUSEN, I diplomi, p. 265, nn.76-77. 66 ENZENSBERGER, Guillelmi I., cit., pp. 9-11. 67 Supra, p. 25, n. 28.

38

Margherita, entrambi redatti a Palermo per S. Filippo di Fragal, il

primo datato 1171, il secondo 117568.

Ledizione degli atti di Tancredi e Guglielmo III comprende 42

documenti; di essi 35 furono emessi a nome di Tancredi. Solo uno dei

42 atti, Z30, bilingue, latino e greco69. Tra i 34 atti di Tancredi

composti solo in latino, i privilegi rappresentano il gruppo pi grande

(24); a questi si aggiungono 8 mandati, tra i quali 4 lettere

daccompagnamento di privilegi, i cosiddetti mandati desecuzione; un

mandato di giustizia e ancora un altro destinato allarcivescovo Pietro

da Brindisi. Infine ancora due tipi di mandati che, riguardo al

contenuto, sono da assimilare ai privilegi; tale tipologia ha come

destinatari sia i funzionari sia i sudditi, contrariamente alla norma che

regola i mandati, secondo la quale lunico destinatario il funzionario

nominato. A parte restano il contratto e una lettera di

accompagnamento di Tancredi collegati al concordato di Gravina. I 7

documenti di Guglielmo III sono tutti privilegi70.

I documenti conservatisi degli ultimi due re normanni sono

senza dubbio solo una parte minima del fondo originario. Ci indica

anche lalto numero di deperdita, 39, anche se solo in 21 casi si certi

che latto fu emesso. Leditore afferma che 11 diplomi di Tancredi,

cio quasi un terzo, sono giunti in originale (Z1; Z3-4; Z11; Z14; Z15;

Z20; Z24; Z27; Z30; Z35), mentre di Guglielmo conservato un solo

68 Per tutte le notizie dettagliate della produzione greca si veda FALKENHAUSEN, Un diploma greco, cit. 69 H. ZIELINSKI, Tancredi et Willelmi II regum diplomata, [Codex diplomaticus regni Siciliae, ser. I, 5] Koln Wien 1982, p. XVII. 70 Ibid.

39

originale (Z5). Tipico per gli atti di Tancredi e Guglielmo III

lesistenza di un numero esiguo di copie medievali71.

In relazione alla composizione del cartulario medievale si

hanno: 21 documenti risalenti al XIV secolo; cinque ulteriori

esemplari sono conservati solo in stampa. Oltre il 50% dei documenti

si conservato in copia moderna; la motivazione sta nel fatto che nel

basso medioevo gli atti emessi dai due ultimi re normanni non

destarono alcun interesse; daltro canto, lo spirito di collezionismo del

XVII e XVIII secolo vi si interess pi intensamente, in taluni casi

per motivi di diritto patrimoniale. Gli indizi dellesistenza di cartulari

medievali oggi perduti sono rari anche nelle copie coeve; solo per i

documenti di Bovino (Z9), Brindisi (Z16; Z17; Z29) e Venosa (Z22)

le copie moderne si basano su un cartulario medievale72. Sebbene il

numero degli originali sia relativamente alto, lo status della

conservazione degli atti non si pu definire particolarmente

favorevole, pertanto in non rari casi ci si trova di fronte a documenti

emendati purch risultassero sensati.

Leditore ribadisce che il falsario medievale non ebbe in animo

di falsificare documenti di Tancredi. Lunico esemplare che a suo

giudizio fu falsificato Z6 per la citt di Napoli, che fu interpolato

durante il regno angioino. Dubbia resta inoltre lautenticit di Z12 e

Z31, emessi per i certosini di San Stefano del Bosco, luogo noto per

aver prodotto vari falsi73.

71 Ibid. 72 Ibid. 73 Ibid., p. XIX.

40

Per ci che riguarda la documentazione greca di Tancredi e Costanza,

essi emisero rispettivamente un solo diploma bilingue latino-greco74.

74

Il mandatum bilingue redatto da Tancredi datato al 26 dicembre 1192. Tancredi,

re di Sicilia, a istanza di Pancrazio abate, conferma al monastero di S. Filippo di Val Demone le esenzioni fiscali concesse da re Guglielmo e ordina ai giustizieri e ai baiuli di non turbare e far turbare i diritti di quel monastero. ZIELINSKI, Tancredi cit., pp. 72-75; KLZER, Constantiae, cit., pp. 12-16. Per la cancelleria di Costanza si veda KLZER, Urkunden und Kanzlei der Kaiserin Konstance, Knigin von Sizilien, (1195-1198) (Beihefte zum Codex diplomaticus regni Siciliae, 2), Kln-Wien 1983, pp. 87ss.

41

CAPITOLO II

LISTITUTO DELLA DONAZIONE ALLA CONFLUENZA DELLA

TRADIZIONE GIURIDICA ORIENTALE E OCCIDENTALE

42

II. 1. Lispirazione etico-giuridica dellistituto

della donazione dalle origini a Giustiniano

Lelargizione dei beni a persone fisiche o a enti monastici

costituiva un veicolo privilegiato attraverso il quale sovrani e feudatari

accrescevano il peso della propria autorit. Accadeva nellItalia

medioevale normanna, in cui i complessi rapporti tra regnanti,

aristocrazie feudali, istituzioni ecclesiastiche e papato si intrecciavano

in una fitta rete di accordi, mirati a plasmare il complesso quadro

sociale del Sud ellenofono in senso cristiano-romano. Le fonti che

testimoniano queste relazioni portano a tracciare uninevitabile linea

di demarcazione, verificabile di periodo in periodo, tra normativa

scritta e attuazione della prassi giuridica. La maggior parte dei

documenti esaminati consiste in atti di donazione o nella loro

conferma. A prescindere dalla problematica storica legata

allincremento delle donazioni in epoca normanna, in questa sede si

preso in esame esclusivamente la natura giuridica dellatto di

donazione, levoluzione della storia giuridica di questultimo e dei

cambiamenti apportativi di volta in volta dai legislatori. Il fenomeno

verr ripercorso focalizzando lattenzione sulle arenghe. La lettura pi

approfondita di esse evidenzia il messaggio etico giuridico della

legislazione giustinianea e post giustinianea. Pertanto si ritenuto utile

insistere su questaspetto, allo scopo di verificare quanto la normativa

che regola questi atti cambi a seconda delle vicende storiche e delle

figure dei legislatori. Lintento di ricostruire un quadro complessivo

del contesto storico giuridico originario, richiede daltra parte di

43

spingersi oltre let di Giustiniano, dal momento che il panorama si

differenzia: nei territori ellenofoni si diffuse soprattutto la prassi

bizantina posteriore al VI secolo, in quelli di lingua latina sopravvive

la prassi negoziale romano-giustinianea per tutto il Tardo Antico. La

presenza delle arenghe nelle donazioni pubbliche e private facilita la

comprensione del sostrato culturale della normativa bizantina pre e

postgiustinianea: la sovrastruttura ideologica e religiosa era parte

integrante dellatto di donazione e ne costituiva insieme ragione

spirituale e giuridica75. Sar opportuno perci conoscere lhumus nella

quale il negozio giuridico della donazione pro anima si evoluta e

coglierne i riflessi. Latto giuridico di et normanna va

contestualizzato allinterno della normativa vigente; tuttavia nelle

trame del tessuto documentale possono essere riconosciuti gli influssi

della dottrina patristica. Ci senza ignorare che la storia del pensiero

che permea il significato della donazione, a partire dal Tardo Antico

fino almeno al XIII secolo, lunga e assai articolata.

Il diritto romano non favoriva le donazioni, come si evince

dalle dispositiones sugli atti mortis causa76. In et repubblicana vi era

addirittura una forma di riluttanza verso di esse77. Un primo passo

verso il lento cambiamento della cultura giuridica in fatto di donazioni

fu provocato dalle ideologie filosofiche incentrate sulle liberalitas e

75 Esemplare la lettura di Agostino (serm 355, 5-6) che invita i fedeli a costituire tra i propri successori la parte che spetta a Dio: sane etiam hoc noverit. Caritas vestra dixisse me fratribus meis qui cum manent ut quicumque habet aliquid, aut vendat et eroget aut donet aut commune illud faciat. Ecclesia habeat per quam nos Deus pascit. 76 Nel mondo pagano la beneficenza era legata al culto dei morti; nelle iscrizioni la munificentia e la liberalitas del donatore servivano ad esaltarne la ricchezza. CIL VIII, 2726 n. 8466. (= Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863). 77 F. CASAVOLA, Lex Cintia, Napoli 1960, pp. 20ss.

44

sulla humanitas. Gli imperatori romani fino al I sec. d. C. si limitarono

alla beneficenza pubblica nellamministrazione delle fondazioni

alimentari78. Le iscrizioni delle et repubblicana e imperiale riportano

notizie sulla trasmissione dei beni da parte di un privato ad una

persona fisica o anche ad una corporazione con il modus in base al

quale tutto ci che ne ricavasse fosse devoluto ad un fine preciso79.

Nelle disposizioni testamentarie la beneficenza costituiva uno scopo

secondario, dal momento che essa era subordinata a quello principale

che era il culto dei morti, destinato a diventare in seguito culto della

memoria. La natura giuridica delle fondazioni pagane ha dato luogo a

una vera e propria quaestio tra i romanisti, per alcuni dei quali

risolvibile con lassunto che listituto della donazione non era tutelato

dal diritto romano bens dal diritto volgare80. A partire dal II secolo d.

C. si afferm luso di versare un obolo al vescovo a scopo di

assistenza sociale. La diffusione del cristianesimo insieme

allinvoluzione economica del Basso Impero, provoc la crisi delle

fondazioni legate al culto dei morti, per cui la crescente disaffezione

del popolo cristiano nei confronti di questo istituto divenne assoluta.

Il disagio sociale e lincertezza economica trovarono una risposta nella

temperie culturale preparata dallo stoicismo; nacquero allora le prime

forme di assistenza sociali delle quali le fonti neotestamentarie

testimoniano lorganizzazione originaria in comunit81.

78 T. KUNDEREWICZ, Disposizioni testamentarie e donazioni a scopo di beneficenza nel diritto giustinianeo, in Studia et documenta historiae et iuris, XLVII (1981), p. 50. 79 Sulla questione si veda la bibliografia ibid. p. 51, n. 25. 80 Ibid. pp. 51-52. 81 Cfr. Rom. 15, 25; 1Cor. 16, 1ss; 2Cor. 8, 1ss. KUNDEREWICZ, Disposizioni, cit., p. 57, n. 71.

45

Prima di prendere in considerazione le disposizioni legislative in

materia di donazioni a partire dallet di Costantino, bisogna spostare

il punto di osservazione sulla speculazione dei Padri della Chiesa. La

divulgazione promossa dai Padri orientali sui principi della caritas,

agevol certamente la nuova acquisizione della liberalitas82, quale

condizione per la salvezza dellanima e per il conseguente

raggiungimento del premio ultraterreno83. Luso pagano di riservare

una parte del patrimonio alla devozione al defunto ed in seguito alla

conservazione della memoria, si trasform sotto linflusso del

cristianesimo: le offerte per i morti furono sostituite dalle offerte per

le messe in memoria delle anime e dalle offerte in favore dei poveri84.

I primi Padri orientali ebbero un atteggiamento molto rigoroso. Nel

III secolo e nel IV, con laumento delle prime comunit cristiane, il

loro insegnamento non fu rivolto solo alle comunit dei monaci n fu

destinato esclusivamente alla loro formazione ed edificazione, ma fu

esteso alle classi pi abbienti della citt. La speculazione dei Padri fu

indirizzata ai cittadini eminenti, non senza incontrare resistenza, per

indurli a praticare la beneficenza in maniera legale. Fu caldeggiata

perci lassegnazione di ununica quota del patrimonio da destinare ai

poveri, in modo tale da prefigurare una concessione a favore dei

ricchi convertibile in elemosine. Il precursore di tale prassi fu

Clemente Romano85, ma anche Basilio esort gli imperfetti a cedere

82 Largomento ampiamente esposto ibid., pp. 52-57. 83La condizione della salvezza dellanima per la meta ultraterrena si commisura con la dimostrazione della misericordia nella vita terrena. Cfr. CHRYS., hom. 85 in Mt. 4, (PG 58, 762); ID., hom. 21 in 1 Cor. ID., hom. 19 in Rom. KUNDEREWICZ, Disposizioni, cit., p. 53. 84 Ibid., p. 53. 85 Ibid., p. 54.

46

met dei loro averi per assicurarsi il bene dellanima86. Viceversa vi fu

lazione del Crisostomo che insisteva affinch i benestanti

consegnassero spontaneamente alla Chiesa una quota del loro

patrimonio. Egli arriv anzi alla conclusione che i pi abbienti

avrebbero dovuto devolvere agli indigenti la met o almeno 1/3 dei

propri beni, anche se la quantit era lasciata alla generosit del singolo

cristiano87. La definizione di una quota per Cristo operata dal

Crisostomo fu veramente decisiva88, se consideriamo che pure

Ambrogio non diede nei suoi scritti la priorit alla salvaguardia degli

interessi della famiglia rispetto alla carit, n forn daltro canto alcuna

percentuale da assegnare alla quota del patrimonio89. Allo stesso

modo si comport Agostino. A lui attribuito il principio della quota

filiale del patrimonio per Cristo, attinto attraverso Girolamo ai

Cappdoci90. Latteggiamento di Agostino fu in ogni caso meno

rigoroso degli Orientali, i quali consideravano minimum la quota filiale

per le beneficenze. Il vescovo di Ippona, viceversa, sulla scorta di

Ambrogio non vedeva di buon occhio le beneficenze troppo spinte a

favore della Chiesa e considerava come maximum le quote

predisposte91. I Padri orientali insistevano sul fatto che limportanza

della donazione non consisteva nel suo ammontare, bens

nellatteggiamento del donante e nella prontezza ad effettuarla. Uno

86 Ibid., n. 46. 87 Cfr. CHRYS., hom. 88-98 in Mt. 88 KUNDEREWICZ, Disposizioni, cit., p. 55. 89AMBR., in Luc. I, 30. 90 AUG., serm 9, 19-20. 91 KUNDEREWICZ, Disposizioni, cit., p. 56. Per la bibliografia a riguardo si veda ibid., nn. 58-60.

47

dei punti essenziali era la predisposizione alla gioia del dono92. In

questo senso la speculazione degli Orientali si distacc dal valore

giuridico dellanimus donandi.

Dallambiente greco-cristiano trassero origine gli orfanotrofi e

gli ospedali, che allinizio del V secolo sorsero in Occidente. Gli

imperatori non legiferarono tuttavia in materia, piuttosto si attennero

ai canoni. La chiesa metropolita di Alessandria per volont di

Costantino fu fatta oggetto di dotazioni, volte a soccorrere gli

indigenti93, ma la Chiesa di Roma rimase la sede istituzionale deputata

ad assolvere gli obblighi nei confronti dei poveri; essa controllava che

non venisse mai toccato il patrimonio devoluto in beneficenza. La

libert di azione della Chiesa, raggiunta nel IV secolo, fece s che le

opere di carit assumessero dignit di legge nei sinodi. I beni della

Chiesa erano considerati di pertinenza dei poveri, di conseguenza il

vescovo fu delegato ad amministrare il patrimonio della comunit

della quale aveva la giurisdizione ecclesiastica94. Con la costituzione

del 321 fu consentito che i moribondi lasciassero i propri beni alla

Chiesa, la quale, in tal modo, assunse la funzione di mediatrice tra i

privati e lo Stato.

Tra la fine del III e linizio del IV secolo fu regolato il ricorso

alla registrazione scritta nellamministrazione della bassa giustizia. Gi

dopo la constitutio Antoniniana, luso si diffonde con rapidit, per

effetto dellingresso dei provinciali nei ranghi della burocrazia romana.

92 Cfr. CHRYS., hom. 21 in Rom. Per linfluenza dellinsegnamento dei Padri della Chiesa sul diritto romano, si veda J. GAUDEMET, Lglise dans lempire romain, Paris 1958. 93 KUNDEREWICZ, Disposizioni, cit., p. 58. 94 Ibid., p. 58.

48

Nellet del Dominato, per ottemperare alle esigenze di certezza del

diritto e di adempimento dei provvedimenti fiscali, luso della scrittura

viene privilegiato. Con Costantino la redazione scritta assume valore

formale e diventa un prerequisito per i negozi di elevata importanza

giuridica. Con un provvedimento legislativo del 316 limperatore

subordina la validit della donazione al concorso di tre requisiti: atto

scritto, traditio solenne advocata vicinitate, allegazione nei gesta

municipalia95. Per i contratti privati, in ottemperanza alla concezione

orientale, si riconosce al documento, in prima battuta, una forza

probatoria vincolante; in seguito, il legislatore, pur senza sminuire il

valore della scrittura, esige che colui che se ne serve ne certifichi la

veridicit, richiedendo ci che secondo Giustiniano sar imponere fidem,

mediante la comparatio litterarum o la presenza di testimoni. Sulle

donazioni pubbliche aveva competenza, ovviamente, la magistratura

imperiale. Latto della donazione, in coerenza con il requisito

dellinsinuatio, non fu formalizzato soltanto previa registrazione, ma

dovette essere letto davanti allautorit fornita, a sua volta, di ius

actorum conficiendorum, che il destinatario richiedeva e lautore

riconosceva. Liter, che comprende anche il contenuto dellatto, si

redige con processo verbale e viene inserito nei gesta; il rilascio di

copie autenticate dellatto vale come documento pubblico di

donazione96. Tale normativa tendeva a garantire la posizione giuridica

del beneficiario e a prevenire le eventuali vertenze. Inoltre vi agiva la

95 La questione controversa. Costantino si rifece alle modificazioni gi avvenute nel corso del III secolo; inoltre dibattuto se la lex Cintia fosse abolita o soltanto trasformata. Ibid., p. 66, nn. 127-128. 96 Per un approfondimento sulla questione si veda M. AMELOTTI, Tabellioni e documenti nellet del dominato, in M. AMELOTTI F. COSTAMAGNA, Alle origini del notariato italiano, a cura di M. Amelotti- M. Costamagna, Roma 1975, pp. 19-29.

49

finalit di distinguere la donazione dagli altri negozi giuridici simili e a

farne un istituto autonomo97.

Tra il IV e il V secolo gli imperatori emisero costituzioni con le

quali vietavano di alienare i beni della Chiesa. Daltro canto, di fronte

allimpoverimento del tesoro pubblico, in particolar modo in

Occidente, gli enti ecclesiastici poterono contare esclusivamente sulla

generosit dei privati, che si attuava nel concreto attraverso donazioni

in vita o mortis causa. Le prime erano costituite da somme di denaro o

beni immobili, destinati al culto o a opere di carit. Una costituzione

di Zenone stabiliva che le donazioni dovevano essere effettuate in

conformit a norme e forme legali, e dovevano essere approvate dalla

cancelleria imperiale. Gi la giurisdizione costantiniana aveva

ammesso la capacit patrimoniale dei cristiani a partire dal 312-313.

Nel 321 fu stabilito che i pr