acquedotti e pressione
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Se nella sezione dedicata alla “portata” si è affermato che essa costituisca di fatto l’oggetto vero degli acquedotti, in maniera del tutto analoga si può asserire che la “pressione” rappresenta la qualità determinante dell’oggetto medesimo e che, in quanto tale, ne definisce le caratteristiche di qualità, di accettabilità, di igiene ecc., e quelle di concezione, costruzione, manutenzione e gestione degli impianti. Una particolarità che si ritiene dover discutere per prima è quella inerente le difficoltà che si incontrano, in maniera diversificata ma sempre presente in tutti gli acquedotti, per mantenere la pressione entro limiti ottimali...TRANSCRIPT
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ACQUEDOTTI E PRESSIONE
Se nella sezione dedicata alla “portata” si è affermato che essa costituisca di fatto l’oggetto vero
degli acquedotti, in maniera del tutto analoga si può asserire che la “pressione” rappresenta la
qualità determinante dell’oggetto medesimo e che, in quanto tale, ne definisce le caratteristiche
di qualità, di accettabilità, di igiene ecc., e quelle di concezione, costruzione, manutenzione e
gestione degli impianti.
Una particolarità che si ritiene dover discutere per prima è quella inerente le difficoltà che si
incontrano, in maniera diversificata ma sempre presente in tutti gli acquedotti, per mantenere la
pressione entro limiti ottimali.
Bisogna anche rilevare come per decenni non si sia data in passato tanta importanza alla
pressione di esercizio ritenendo che l’unico problema da risolvere consistesse soltanto
nell’avere in rete una pressione abbastanza elevata ed atta quindi a garantire un rifornimento di tutta sicurezza. Le anomalie che avrebbero potuto aversi non erano sentite per il costo modesto,
rispetto a quello attuale, delle spese energetiche ed inoltre per il fatto che i sistemi idrici, in genere
di costruzione abbastanza recente, godevano di un buono stato.
PRESSIONE: CONVINZIONI ERRATE
Una determinante osservazione riguarda gli insegnamenti che vengono impartiti all’università e la
errate convinzioni dei gestori di acquedotti.
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I risultati sono evidenti nel cattivo funzionamento che si verifica anche ai nostri giorni in molte
realtà acquedottistiche come ben rappresentato dallo schema grafico qui sopra che è stato ripreso
dalla tesi di laurea di un neolaureato in ingegneria aggiungendovi il profilo schematico inferiore.
La figura originale rappresenta il funzionamento di una rete nel giorno di massimo consumo e vi
appaiono distintamente due incongruenze fondamentali.
Per la sua piena validità dovrebbe verificarsi, fattore sicuramente ipotetico ma al di fuori della
realtà, che il consumo dell’utenza fosse costante per tutte le giornate dell’anno nessuna esclusa,
ed in pratica corrispondente a quello del giorno di massimo consumo. E’ lapalissiano che nei giorni
di minor consumo la situazione cambia notevolmente verificandosi, ad esempio, molte giornate con
il serbatoio di carico e di conseguenza anche quello di compenso sempre pieni. Ne consegue che
quest’ultimo deve essere munito di valvola di chiusura, non citata nella tesi, avente lo scopo di
evitare lo sfioro dell’acqua ma che provoca una linea piezometrica, non tracciata nello schema, che
si svolge molto più in alto tendendo addirittura ad avvicinarsi all’idrostatica.
La seconda incongruenza che appare chiaramente dallo schema universitario è il verificarsi delle
pressioni di rete più basse proprio quando i consumi sono maggiori nel mentre la pressione
stessa, quando i consumi sono inferiori, aumenta notevolmente raggiungendo i valori massimi
già citati. In quest’ultimo caso non solo l’alta pressione è inutile ma diventa addirittura dannosa
perché provoca un forte aumento delle perdite occulte di rete e dei guasti in condotta.
Sono evidenti i benefici del funzionamento a pressione regolata con immissione diretta in rete
senza interposizione di serbatoi di testata come riportato nel profilo aggiunto nella parte inferiore
della figura da chi scrive.
ALTRE PROBLEMATICHE ATTUALI
Ai nostri giorni le cose sono peggiorate. Si intravedono all’orizzonte difficoltà nel reperimento dei
volumi d’acqua potabile necessari per soddisfare il fabbisogno, le reti di condotte sono vecchie
ed in cattivo stato e subiscono continui guasti spesso causati da irregolarità di pressione e dei colpi
d’ariete che dette irregolarità intensificano. Persiste da parte dei gestori, la citata ferma
determinazione di limitarsi a tutelare la pressione di partenza delle reti (“LA REGOLAZIONE
DELLA PRESSIONE DI ESERCIZIO DELLE RETI ACQUEDOTTISTICHE“).
Un altro fattore origine di ardue difficoltà di funzionamento della rete, è l’andamento altimetrico
del terreno nell’area da servire. I problemi nascono nei territori ad altimetria molto varia perché
risulta molto difficile mantenere una pressione corretta rispetto ad un suolo che varia continuamente
di quota. Le soluzioni in atto nella gran parte dei casi sono troppo semplicistiche e provocano danni
notevoli: per raggiungere tutta l’utenza comunque disposta nel territorio, si adotta spesso una rete
unica con pressione di funzionamento definita in funzione dei punti di quota più elevata comunque distribuiti nel’area da servire.
Ciò, se da un lato semplifica la costituzione degli impianti acquedottistici, dall’altro crea il
persistere, nelle aree più basse, di pressioni sul suolo troppo alte con tutti i problemi
conseguenti tra cui: perdite occulte elevate e guasti in gran numero, eccessive spese di energia
elettrica di pompaggio, necessità di regolazione della pressione utente per utente ecc..
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D’altro canto la risoluzione dei problemi citati, molto facile nelle aree pianeggianti, diventa
problematica negli altri casi.
La tecnica acquedottistica moderna, essendo finalmente diventata di dominio generale la
convinzione che è urgente ed indispensabile la regolazione della pressione di tutte le reti
acquedottistiche, conserva dei pregiudizi che compromettono l’esito di molte delle azioni che
vengono diffuse. Ad esempio non si è ancora adottata la regola, indispensabile per la quasi
totalità delle reti, della alimentazione a pressione variabile con eliminazione delle vasche di
carico che ancor oggi costituiscono la stragrande maggioranza dei sistemi di alimentazione in
uso e, nel mentre l’adozione della regolazione tramite valvole telecontrollate distribuite in rete stà
dando buoni risultati, l’applicazione delle cosiddetta “distrettualizzazione” che perfino la legge
italiana impone quando le perdite superano una certa percentuale, se pur raggiunge il risultato
ricercato di regolar bene la pressione, nello stesso tempo provoca danni ingiustificati alla rete in
quanto la spezzetta in tante piccole parti distruggendo gli enormi vantaggi che offre una rete ben
interconnessa.
Chi scrive ha sperimentato per lunghi anni l’applicazione di nuova modalità di gestione
dimostrando i grandi benefici che se ne possono ritrarre, altre soluzioni formano l’oggetto di
altrettanti articoli che chi lo desidera può leggere i seguenti link.
“LA RAZIONALIZZAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE A SOLLEVAMENTO
MECCANICO” (viene dimostrata la inefficienza delle reti di tipo tradizionale con serbatoi inseriti
in rete (pensili) e sono proposte delle varianti razionali delle quali viene descritta l’efficienza
dimostrando e quantificando con svariati calcoli idraulici della rete magliata i benefici
raggiungibili).
“RETE DI DISTRIBUZIONE DEI TERRITORI CON NOTEVOLE DISLIVELLO
TOPOGRAFICO“
“RETE DI DISTRIBUZIONE DEI TERRITORI CON NOTEVOLI DISLIVELLI E CON
SERBATOI DIFFUSI”
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“RETE DI DISTRIBUZIONE DEI TERRITORI CON NOTEVOLE DISLIVELLO
TOPOGRAFICO E CON SERBATOI DIFFUSI E CON UTILIZZAZIONE DEL CARICO
RESIDUO PER PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA”