accompagnare la scuola al cambiamento nella società della ... · se abbracciare oppure no le nuove...
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Accompagnare la scuola al cambiamento nella società della conoscenza
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L'innovazione consiste nella realizzazione
consapevole e volontaria di un'azione, o una
serie di azioni, al termine delle quali la
situazione di partenza risulta modificata. È
proprio il concetto di intenzionalità che
delimita le esperienze innovative vere e
proprie, da quelle che sono invece puri e
semplici cambiamenti, non voluti e a volte
nemmeno previsti.
Il cambiamento …
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Seymour Papert (1997):
«... il cambiamento succederà perché ci sono i computer. La gente che
sta dibattendo se ci debba essere realmente una rivoluzione nelle
scuole, sta perdendo il proprio tempo e quello di tutti gli altri. Dicono che
è troppo costoso fare grossi cambiamenti ora, ma, in realtà, stanno
sprecando i soldi, perché tutto quello che spendono in questo momento
verrà buttato via; tra dieci o vent'anni nulla che somigli anche
vagamente alla scuola come la conosciamo continuerà ad esistere. I
computer saranno ovunque e i bambini li avranno, apprenderanno in
modi diversi. La nostra scelta, quindi, non consiste nell'essere
favorevoli o contrari, ma di essere disposti ad accettare che la
rivoluzione sta già succedendo e che succederà in futuro. Ora
dovremmo sforzarci affinché ciò succeda in un modo ordinato e
pianificato, non dovremmo aspettare finché ne verremo sopraffatti.»
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… una società basata sull'uso diffusivo della
tecnologia, in particolare della tecnologia
dell'informazione e della comunicazione, e
che si sviluppa lungo quel percorso che sta
portando le nostre società verso
un'organizzazione economica e sociale
basata sulla conoscenza.
… società della conoscenza
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… centrale diviene il ruolo dell’individuo come
risorsa, in cui l’identità professionale richiama
non solo abilità di ordine tecnico, ma anche
un capitale umano da costruire e ricostruire
lungo tutto l’arco dell’esistenza.
… società della conoscenza
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Le persone nella società della
conoscenza
… non si tratta di imparare un nuovo
mestiere, ma di trasformare il modo di
concepire la propria vita e di pensare il
proprio futuro. E’ più di un cambiamento
culturale: è un radicale trasformazione
della persona (Sennet, 1998).
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Alcune domande sul futuro della
scuola
Il sistema scolastico attuale sa produrre le
competenze necessarie per entrare
attivamente nella società della
conoscenza?
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Le risposte di alcuni docenti …“… Ero così abituato a sentire tante chiacchiere inutili, a
scuola o nei vecchi corsi di aggiornamento che ci
propinavano, che senza accorgermene avevo sviluppato
una specie di allergia alle teorie.
Invece è fondamentale riuscire a coniugare un po' tutti gli
aspetti, perché altrimenti si rischia davvero di avere a
disposizione strumenti potentissimi e non poterli
utilizzare al meglio. Anzi al contrario ottenere risultati
controproducenti …
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Le risposte di alcuni docenti …
… Con delle buone teorie e metodologie, la finta polemica
se abbracciare oppure no le nuove tecnologie nella
didattica diventa priva di senso.
Alcune azioni riesci in pratica ad attuarle solo con
l'appoggio di tecnologie adatte, altre pur essendone
indipendenti possono trarne giovamento.
In altre situazioni, tecnologie magari troppo complesse,
potrebbero essere elemento di distrazione dall'obiettivo
principale”.
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Le risposte di alcuni docenti …“ … Certo è dura oggi per gli insegnanti educare dovendo
competere con Media e Rete. Ma ancora oggi gli
studenti non focalizzano i Contenuti. Esplorano ogni
ambiente ma non hanno memoria di cosa contiene
l'ambiente in cui sono entrati ed in cui stanno correndo
velocissimi, più veloci della loro stessa capacità di
fermare i concetti e ricordarli, tenerne traccia. Quindi poi
manifestano tutta la loro umanità in un momento di
distrazione, di riposo per riprendere il fiato necessario a
proseguire la loro corsa a velocità impossibile nell'attuale
mondo dei Media Globali …
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Le risposte di alcuni docenti …
… Come educatori immigranti digitali non solo dovremo
svolgere un ruolo centrale in un'offerta approfondita che
abbracci le modalità comunicative degli studenti ma
essere in grado, un domani, di creare applicazioni in
grado di esprimere i contenuti della disciplina insegnata
che siano supportate da cellulari, internet e tutti i media
usati dai nostri studenti. E, inoltre, dobbiamo essere
sensibili a nuovi contesti e a nuove pratiche sociali
insomma Superman. Il tutto è stimolante, anzi sfidante”.
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Le risposte di alcuni docenti …
“ … Io non penso che le tecnologie digitali alleggeriscano il
lavoro della didattica; basta pensare all'insieme di
attrezzi software che occorrono per fare un misero video,
trasformarlo da avi a flv, integrarlo in diverse piattaforme,
e così via. Secondo me non si corre più veloci...è la
fruizione che è più veloce, se tutto il background è già
pronto per essere fruibile …
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Le risposte di alcuni docenti …
“ … Stamattina, dopo un mese e mezzo di ripetizioni ed
esempi della prima parte di Tecnologie Informatiche che
verte sui cosiddetti concetti teorici a cui gli studenti
hanno sempre replicato «noi il computer lo sappiamo
usare», non hanno saputo digitare l'indirizzo web nella
casella apposita del browser: l'hanno digitata nella
casella del "Cerca" di Google ... e non sapevano
nemmeno dove fosse il carattere "sottolineato" o
underscore...mah”.
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“ … Dovremmo continuare a spingere verso l'innovazione in
tutte le direzioni, sugli strumenti e sui metodi (evoluzione
dall'atteggiamento comportamentista ad uno costruttivista
ecc). Ma nello stesso tempo riadottare in forma magari più
moderna i vecchi principi sacrosanti per un apprendimento
non fasullo. Occorre che i discenti si impegnino, leggano,
studino, fatichino, ricordino, ecc. e non lo faranno mai di
loro spontanea volontà.
Quindi proporgli lavori da svolgere in prima persona (ho
abolito i gruppi) con tempi di consegna chiari e rapidi, con
o senza tecnologia, e verifiche frequenti anche di semplici
nozioni da imparare e ricordare.
Tutto ciò non credo sia necessariamente incompatibile con
i discorsi più innovativi che stiamo facendo”.
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Il problema? Il divario tra …
La progressiva mancanza di sintonia fra
competenze che la scuola produce e
competenze necessarie per stare nella
società della conoscenza.
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Ma la risposta dove sta?
Non in miriadi di soluzioni tecnologiche che
inseguono il mito dell’automazione come
operazione strategica di successo quanto nel
RIPENSAMENTO STRATEGICO del sistema.
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Ma la risposta dove sta?
L’automazione è un’operazione di labour saving
che mantiene costante il modello organizzativo:
la scuola invece aveva/ha bisogno di una
trasformazione organizzativa, nella natura dei
suoi processi fondamentali (didattici) e negli
obiettivi che richiedono il pieno utilizzo e la
TRASFORMAZIONE DELLE PERSONE.
•
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Per approfondire …
• http://www.sloop2desc.eu/it/forum/10-e-
learning-e-scuole/1366-Nativi-digitali-
%28loro%29-e-immigrati-digitali-
%28noi%29.html?limit=6&start=12
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Chi è l’insegnante del 2010?
La Fondazione Agnelli ha condotto un'indagine tra gli
insegnanti che dallo scorso anno scolastico sono diventati
docenti di ruolo, dopo anni di precariato, per capire come
affrontano il loro lavoro e come gestiscono il rapporto con gli
studenti. La ricerca è stata svolta in 8 regioni d'Italia (Piemonte,
Emilia-Romagna, Puglia, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche e
Campania) ed ha coinvolto 15.071 docenti, che si sono messi
a disposizione per esprimere il loro punto di vista.
Gli insegnanti neo-assunti hanno risposto ad un questionario
con 223 domande.
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Chi è l’insegnante del 2010?
I docenti coinvolti nella ricerca lavorano in tutti i gradi della
scuola, dalla materna alle superiori. E dai risultati risulta che
sono molti gli insegnanti che hanno paura di insegnare e di non
saper gestire la classe, soprattutto per la presenza sempre più
numerosa di studenti stranieri. Un altro problema che affligge i
nuovi insegnanti italiani è il rapporto, spesso difficile, con le
famiglie degli studenti. Tra i professori delle scuole superiori che
hanno partecipato all'indagine, il 63% dichiara di avere
problemi nel gestire la multiculturalità in classe, il 55% non
riesce ad interagire come vorrebbe con i genitori ed il 48% trova
difficoltà a lavorare in équipe.
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Chi è l’insegnante del 2010?
In linea di massima le principali paure e/o difficoltà degli
insegnanti di oggi sono:
- non saper insegnare in classi diversificate e pluriculturali;
- non saper utilizzare le Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione (TIC);
- non riuscire a lavorare e pianificare il lavoro con gli altri
insegnanti;
- non essere in grado di valutare l'apprendimento degli alunni.
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Chi è l’insegante del 2010?
Il 49% dei docenti ritiene di non avere una conoscenza
adeguata delle nuove tecnologie.
E questo è un altro motivo che fa sentire i docenti inadeguati,
soprattutto "nel rapporto con gli allievi".
Secondo Andrea Gavosto, economista e direttore della
Fondazione Agnelli, "l’impressione è che forse per la prima volta
gli insegnanti italiani inizino a sentirsi fortemente inadeguati: c’è
la percezione di un divario generazionale, tecnologico, di
vita e di apprendimento, e loro non sentono di avere tutti gli
strumenti per affrontarlo. Il punto è che il meccanismo di
formazione produce una tipologia di insegnante sempre uguale
a se stessa, che però inizia a rendersi conto di non essere più
quello che serve ai ragazzi di oggi".
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Chi è l’insegante del 2010?
Da una ricerca Edu-Tech risulta che 7 professori su 10
usano il PC, ma pochi hanno una vera formazione.
Studenti e professori non parlano la stessa lingua,
sopratutto quando si tratta di nuove tecnologie. E se di solito a
dare un voto sono i professori, stavolta ad essere giudicati sono
proprio loro, bocciati nelle materie tecnologiche.
Le lacune dei prof, quando si parla di PC, le ha messe in
evidenza un'indagine condotta da Edu-Tech su circa 1.000
insegnanti. Il 18% di questi non accendono mail il computer, il
67% invece lo usa abitualmente, il 43% una volta a settimana
mentre solo il 24% lo fa ogni giorno.
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Chi è l’insegante del 2010?
Solo il 19% di chi lo sa usare ha seguito un corso di
formazione. Il 26% si dichiara autodidatta mentre il 13% deve
ringraziare l'insegnamento fornito da un partner più tecnologico.
Il 20% di chi usa il PC si connette tutti i giorni, il 40% spesso, il
19% un paio di volte a settimana.
La maggioranza degli insegnanti (64%) è favorevole alla
tecnologia, ed il 71% ritiene addirittura che il PC sia uno
strumento che debba essere fornito a tutti gli studenti.
Quando si parla di tecnologia, però, sono
numerosi gli strafalcioni dei prof: per loro
Outlook è un termine per indicare
qualcosa fuori moda, ritengono che
Facebook sia un nuovo registro elettronico
per le note e solo il 24% di loro sa che Lim
è una sigla che designa le nuove lavagne
multimediali.
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L’apparente disponibilità al cambiamento
incontra l’ostacolo della sofferenza legata
all’abbandono del già conosciuto (Fabbri,
1994).
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Ma andiamo a ritroso …
Studi scientifici dimostrano che modalità specifiche di interazione con gli
studenti si collegano a risultati positivi da parte di questi ultimi (Reeve, Bolt,
Cai 2001).
Fonte: Psicologia dell’educazione e della formazione, Vol. 3, N. 2, 2001.
Increased positive emotions (happiness) were significantly correlated with
increased use of computers at school. Finally, increases in positive emotions
and decreases in negative emotions were significantly related to teacher and
student-based use of computers in the field.
http://baywood.metapress.com/app/home/contribution.asp?referrer=parent&b
ackto=issue,6,7;journal,30,171;linkingpublicationresults,1:300321,1
Teachers play the central role in classrooms. Therefore it is obvious that
teacher's attitude towards technology affects the way that technology is used
and how much it is used in classroom.
http://www.editlib.org/noaccess/23202
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Explanations for the failure to use technologies are traced to:
- little concrete evidence of the effectiveness of the use of these media;
- teacher resistance to change;
- lack of training in the use of equipment;
- lack of adequate hardware, software, and courseware;
- the need to change teaching style to use the technology;
- the fact that extra time and preparation are required to use these technologies.
http://www.eric.ed.gov/ERICWebPortal/search/detailmini.jsp?_nfpb=true&_&ERIC
ExtSearch_SearchValue_0=ED208871&ERICExtSearch_SearchType_0=no&acc
no=ED208871
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Frustration, learning, excitement, and cost-benefit analysis.
Depending on the available support, their own comfort level, and the purpose of
the technology, teachers may wisely decide it's not worth it to incorporate a given
technology into their classroom.
http://www.quora.com/Which-emotions-do-teachers-go-through-while-starting-to-
integrate-technology-into-their-practices-1
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Il vero nodo sta nel realizzare l’integrazione
tra teoria e pratica (Korthagen e Kessel,
1999) e, soprattutto, nel fare in modo che tale
integrazione si verifichi anche negli
insegnanti.
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We observed that the (mere) use of new materials (curricular, technology, etc.)
was important but was only the tip of the implementation iceberg. The more
difficult parts related to whether teachers (a) developed new skills, behaviors,
and practices associated with the change; and (b) acquired new beliefs and
understandings about the change. In other words, change involved a process
of redoing and rethinking. Given the dramatic distance from current to new
practice represented by new technologies (or more accurately, new
pedagogies) this change process, involving millions of teachers is obviously an
enormous challenge.
http://www.michaelfullan.ca/Articles_98-99/12_99.htm
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Obiettivo della formazione continua è
migliorare lo sviluppo dell’insegnante affinché
questi migliori la propria capacità di
promuovere lo sviluppo dei propri allievi (Day,
1999).