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Negli ultimi 10 anni quello che è cambiato nelsettore del recupero del costruito edilizio e archi-tettonico non riguarda tanto l’introduzione dinuovi prodotti e tecnologie (l’investimento nellaricerca permane purtroppo carente un po’ ovun-que nel nostro Paese) quanto una maggioreattenzione al valore della materia storica per séstessa. Un’inversione di rotta, si potrebbe dire,dalla pratica del ripristino, della sostituzioneintegrale verso la conservazione e manutenzionedell’esistente.La “prudenza” nell’approccio ai materiali origi-nali in opera, che era riservata ai cantieri monu-mentali di eccellente valore storico-artistico, èlentamente – ma sembra oramai di poterlo affer-mare con sicurezza – inesorabilmente trasmi-grata a qualsivoglia bene storico, anche apparte-nente all’edilizia più corrente.Dunque, le pratiche di demolizione, sostituzione‘brutale’ di intonaci, serramenti, manti di tetti ecoperture, pavimenti, persino di componentiminori dell’architettura come le ringhiere, lescale, le verande, vengono sempre più limitatealle situazioni di accertato e irreversibile degra-do, mentre si tende a “curare”, mantenere, pre-servare tutto quanto appaia in condizioni diconservazione accettabili. Questa tendenza hainfluenzato in diversi modi il settore dell’edili-zia, a partire da quello più evoluto che fa capo aiprofessionisti cosiddetti architetti-restauratori,per la maggior parte formati nelle scuole univer-sitarie di specializzazione, e alle imprese di piùelevata qualità, toccando i diversi aspetti cheriguardano la struttura organizzativa, la sferaeconomica e l’apparato tecnico.Innanzitutto, quella che potrebbe apparire comeuna sorpresa: inaspettatamente nella maggiorparte dei casi, risanare e conservare costa menoche sostituire. In secondo luogo, anche l’apprez-zamento della committenza è spesso superiore:riscoprire e riportare alla luce rivestimenti anti-chi, apparati decorativi che si erano persi sottostrati di pitturazioni successive (magari legati astorie di famiglia ancora rintracciabili), mante-nere i componenti, le forme e le strutture origi-narie piace e gratifica i proprietari.La valorizzazione dei materiali antichi (o sem-plicemente pre-industriali) ha portato un po’

ovunque alla riscoperta di prodotti e tecnichetradizionali, che dopo un temporaneo accanto-namento vengono apprezzate e richieste anche aldi fuori dell’ambito della manutenzione, per gliinterventi di nuova edificazione ed in particola-re dove siano presenti sensibilità di bioarchitet-tura. Un caso emblematico è quello dei rivesti-menti alla calce, ormai rientrati a pieno titolonel mercato delle finiture dopo decenni di esclu-sione pressoché totale. Materiali pre-industriali,dunque, ma anche tecniche della tradizione arti-giana, la cui riproposizione ha promosso unmeritevole sforzo didattico all’interno di nume-rose scuole edili e di altri enti preposti alla for-mazione degli operatori – da questo punto divista “tradizionalmente” piuttosto bistrattati –promovendone una generale riqualificazione.

Prodotti recuperati dalla tradizione dunque, piùche vera e propria innovazione, ma anche abban-dono delle tecnologie più “violente” e aggressi-ve, che rispondevano principalmente all’obietti-vo di ridurre i tempi operativi a scapito dell’in-tegrità dei materiali in opera. Il caso più eviden-te è forse quello dei sistemi di pulitura dellesuperfici, sfoltiti delle tecniche più dannose: sab-biature e idrolavaggi ad alta e altissima pressio-ne e temperatura, decapaggi acidi e corrosivi,puliture a fiamma e a vapore. Mentre semprepiù frequentemente entrano nei capitolati deicantieri di normale manutenzione le vociriguardanti impacchi, microsabbiature, descialbia bisturi, microtrapani e laser.

Un’altra novità che ci sembra molto importantesegnalare, è che sempre più numerose imprese sivanno specializzando nel restauro conservativodell’edilizia, annoverando in pianta stabile nelproprio organico restauratori professionisti, ingrado di intervenire nei cantieri con tecniche emateriali specialistici e appropriati. Il fenomenoin generale ha portato a un vertiginoso incre-mento del numero degli addetti alla professionedel restauratore (come dettagliatamente regi-strato per la prima volta da una ricerca condot-ta dalla Regione Lombardia nel triennio 1994-97, successiva a un censimento dei restauratoriattivi nelle Province lombarde del 1987-88, vedi

Premessa alla seconda edizioneAbstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

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ENTE SPECIALIZZAZIONE SEDECentro Cesare Gnudi per la conservazione delle sculture all’aperto Lapideo BolognaEnaip - Scuola Regionale per la valorizzazione dei beni culturaliex Monastero della Trinità Affresco, legno, lapideo Botticino (BS)

Centro di formazione professionale Legno CremonaIstituto di ricerche tecnologiche per la ceramica CNR IRTEC Ceramica Faenza (RA)Università Internazionale dell’Arte Villa Ventaglio FirenzeIstituto per l’arte ed il restauro Palazzo Spinelli Legno, ceramica, tela, tavola FirenzeOpificio delle Pietre Dure FirenzeScuola di conservazione per le opere d’arte Affresco, legno, tavola GenovaCentro Formazione Professionale Architettura MantovaCentro di formazione professionale G. Terragni Legno MilanoCivica Scuola-Laboratorio di operatori liutai Strumenti musicali MilanoScuola di Specializzazione in restauro dei monumenti -Politecnico di Milano Architettura Milano

Scuola di Specializzazione per lo studio e il restauro dei monu-menti – Università La Sapienza Architettura Roma

Scuola di Specializzazione in restauro dei monumenti – Facoltàdi Architettura Architettura Genova

Scuola di Perfezionamento in restauro dei monumenti – Facoltàdi Architettura Architettura Napoli

Centro regionale catalogazione e restauro Villa Manin Legno, tela, tavola Passariano di Codroipo (UD)Regione Umbria Ufficio per i beni e i servizi bibliotecari e archi-vistivi Palazzo Broletto Libri Perugia-Spoleto

Istituto statale d’arte per il mosaico Mosaico RavennaCentro Universitario europeo per i beni culturali Villa Rufolo Ravello (SA)Istituto centrale del restauro RomaIstituto italiano per l’arte, l’artigianato e il restauro Affresco, tela, tavola RomaIstituto centrale per la patologia del libro Libro RomaICCROM Centro Internazionale di studi per la conservazione e ilrestauro dei beni culturali Architettura, affresco Roma

Scuola di Archivistica paleografia e diplomatica – Archivi storici Libro RomaCentro europeo di formazione degli artigiani per la conservazio-ne del patrimonio architettonico Architettura Venezia

Università Internazionale dell’arte Palazzo Fortuny Architettura VeneziaUfficio Unesco Palazzo Reale Lapideo VeneziaScuola civica di manutenzione, restauro e conservazione della pietra Lapideo Venzone (UD)Facoltà di conservazione dei beni culturali Università della Tuscia Architettura ViterboAccademia Galli Affresco, tela, tavola ComoEnte scuola edile della provincia di Brindisi Architettura BrindisiEnte Unitario Scuola professionale edile Pitture, intonaci, terracotta FerraraFacoltà di Conservazione dei Beni culturali Università di Bologna RavennaFondazione Museo internazionale delle ceramiche in FaenzaLaboratorio di restauro Ceramica Faenza (RA)

Formedil Bari Architettura BariFormedil Foggia Architettura FoggiaIstituto Beni Culturali Emilia Romagna Architettura BolognaIstituto Statale d’Arte Alpinolo Magnini Deruta (PG)Scuola di Alta Formazione e Studio Fondazione CentroConservazione e Restauro La Venaria Reale Venaria Reale (TO)

Scuola edile della Provincia di Lecce Architettura LecceScuola edile Taranto Architettura TarantoScuola professionale edile di Firenze Architettura FirenzeParco scientifico e tecnologico della Sicilia Palermo

ELENCO DI ALCUNI CENTRI DI FORMAZIONE IN RESTAURO IN ITALIA

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Giatti R: Chi difende la memoria, AlbertoGreco ed., Milano, 1997), con i dovuti distinguotra i singoli iter di formazione e apprendistatoche possono comportare differenze qualitative edi specializzazione anche notevoli. L’incremento della domanda di formazioneespressa dal mercato ha promosso l’inaugurazio-ne, o la riorganizzazione, delle scuole di restauroe il proliferare di corsi – anche sull’onda deifinanziamenti offerti dai fondi europei per la for-mazione – brevi, annuali, semestrali, pratici,teorici…, spesso del tutto occasionali, organizza-ti un po’ in tutte le Regioni d’Italia, in realtà conprogrammi didattici e percorsi formativi nonsempre omogenei e coerenti. Si è trattato in qual-che modo di un’onda lunga, che ha suscitato nonpoche polemiche ma portato anche frutti positivie numerosi – nel far conoscere e promuovere unaprofessione generalmente non sufficientementeconsiderata, ad esempio – e che oggi pare rientra-ta sotto il pieno controllo degli enti preposti isti-tuzionalmente alla formazione.

Per concludere, la necessità di preservare neltempo il bene restaurato ha fatto sì che diverseapplicazioni, che avevano fino a pochi anniaddietro un impiego sporadico nell’interventosull’edilizia corrente siano oggi consideratecome pratiche correnti e di diffuso utilizzo. Atitolo di esempio, in questa nuova edizione delvolume sono stati aggiunti tre capitoli cheriguardano l’attività diagnostica, i trattamentiantigraffiti e gli impianti di allontanamento deivolatili dalle strutture esterne. Per quantoriguarda le nuove tecnologie è stato inserito uncapitolo che riguarda il sistema di pulitura laser,che viene considerato come una delle principalinovità intervenute nel settore.

Il concetto di minimo intervento La filosofia del restauro conservativo, che riflettele evoluzioni del settore di cui abbiamo sin quiparlato, implica in sé con sempre maggior coe-renza e decisione, il concetto del “minimo inter-vento”, che punta al massimo mantenimentodelle materie e delle strutture originarie, attra-verso un’intelligente collaborazione tra profes-sionalità diverse che interagiscono, ciascuna perle proprie competenze, in un’operazione corale.Questa strategia progettuale e d’intervento, benlungi dall’essere semplice e banale, necessita inrealtà di strumenti sofisticati, in particolare di

campagne diagnostiche approfondite, che accom-pagnino il cantiere di restauro in tutto il suodivenire, orientandolo e modificandolo sulla basedei risultati e delle scoperte ottenute. La destina-zione d’uso del manufatto recuperato non èimposta alla base, ma concepita e strutturatasulle caratteristiche proprie della fabbrica, consi-derando anche la sua storia passata e il contestoattuale. In definitiva, nel cantiere del minimointervento l’edificio viene “preso in cura”, nontanto con la volontà di guarirne gli inevitabiliguasti prodotti dal tempo, quanto di assecondar-ne e potenziarne le risorse residue. L’interazionefra le diverse professionalità coinvolte (architet-ti, archeologi, diagnosti, biologi, fisici, restaura-tori, storici, chimici, geologi, tecnologi) devedare origine a una collaborazione il cui fine èl’ottimizzazione dell’intervento, nell’ottica dellamassima riduzione dei sacrifici di materia stori-ca che, quando previsti, non devono essere négratuiti né fini a sé stessi, ma rappresentare ilrisultato di un attento vaglio di alternative pra-ticabili che si traduca in una più lunga duratadel sistema nel suo insieme.Da parte dell’impresa che attua il restauro, lafilosofia del minimo intervento, impone la pre-senza di restauratori esperti e di una strutturaflessibile in grado di percepire e tenere nella giu-sta considerazione i risultati della diagnostica,di agire “cautamente”, prestando attenzione atutti i segnali che emergono nel proseguo degliinterventi, interrompendo – se necessario – ilavori, operando in tandem con la direzione lavo-ri, il progettista, i consulenti storici, i diagnosti.Gli obiettivi dell’intervento possono essere sinte-tizzati in poche linee guida generali:– l’intervento deve essere previsto solo quando

sia strettamente necessaria l’operazione tec-nica per il recupero dell’elemento interessatodal degrado. Aboliti dunque scrostamentiindiscriminati di intonaci e finiture, sostitu-zioni integrali di serramenti e componenti,ripitturazioni “coprenti” e così via;

– i materiali nuovi devono essere compatibilidal punto di vista fisico, chimico e meccanicocon quelli originali, privilegiando i sistemitradizionali rispetto a quelli innovativi prividi un’adeguata sperimentazione;

– i materiali o componenti aggiunti devonogarantire caratteristiche certe di durabilità,stabilità e manutenibilità nella logica della filo-sofia dei piani di manutenzione programmata.

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Conoscere per curareI principi della diagnostica in medicina sembra-no risultare altrettanto validi per la cura dellefabbriche architettoniche. Le campagne di dia-gnostica preventiva e in corso d’opera sonoormai una pratica comune anche nei cantieri direcupero dell’edilizia corrente e non più esclusi-

vo appannaggio del restauro monumentale.Un’offerta sufficientemente differenziata e acosti accettabili viene oggi sia dai laboratori isti-tuzionali – che tendono a un sempre maggiorinserimento nel mercato – sia dalle sempre piùnumerose strutture private sorte un po’ ovun-que in Italia.

ELENCO DI ALCUNE DELLE IMPRESE DI DIAGNOSTICA PRIVATE ATTIVE IN ITALIA

IMPRESA SEDE SITO INTERNETABCS Ricerche Milano www.abcs.itANTARES San Lazzaro di Savena (BO) -Arcadia Ricerche Marghera Venezia (VE) www.arcadiaricerche.itBresciani Milano (MI) www.brescianisrl.itCampec Napoli www.campec.comCORECO Milano - Catania www.coreco.itC.R.&R.C. Caserta (CE) www.crerc.comC.S.G. Palladio Vicenza www.cgspalladio.itCulturanuova Arezzo www.culturanuova.itDiogene-Ricerca e Analisi Genova www.diogeneonline.comDott. Geol. Lecce (LE) -ENCO Ponzano Veneto (TV) www.encosrl.itFO.A.R.T. Rilievi Fotogrammetrici eTopografici Parma (PR) www.foart.it

Geode Parma www.geodeonline.itGeomass Ceregnano (RO) www.geomass.itHistorica Oderzo (TV) -IDES - Indagini Diagnostiche Edifici Storici Brescia (BS) www.idesweb.itIl Cenacolo s.r.l. Roma www.ilcenacolo.netLAMBDA Scientifica srl Altavilla Vicentina (VI) www.lambascientifica.comLAPIS di A. Lo Presti S. Giovanni la Punta (CT) www.lapislab.itLARA Genova Genova -Leonardo srl Bologna www.studioleonardo.itPanart sas Bagno a Ripoli (FI) -Pro Arte Noventa Vicentina (VI) -SGM San Mariano (PG) www.sigmalaboratorio.comSINOPIA s.a.s. Castiglione t.se (TO) www.sinopiarestauro.itS.K.M. srl Soluzioni Kalibrate per Murature Palermo www.skm-italia.itSO.IN.G Strutture e Ambiente Stagno (LI) www.soing.itSSM Chivasso (TO) [email protected] Geolologico Associato S.E.A. Carbonara al Ticino (PV) -Studio TRE Arezzo -Tecnofuturservice Bomporto (MO) www.tecnofuturservice.comTékne Genova -Zeila Zanica (BG) -

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PRIMO MANUALE

IL RECUPERO STRUTTURALE

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SOMMARIO DEL PRIMO MANUALE

LE UNITÀ TECNOLOGICHE: EDIFICI IN MURATURA E C.A. .............................................. pag. 120.1. Introduzione .................................................................................................................................... » 12

0.2. Edifici in muratura di mattoni o pietre ...................................................................................... » 120.2.1. Le strutture in muratura portante ...................................................................................... » 120.2.2. Fenomeni di dissesto nelle strutture in muratura ............................................................ » 120.2.3. Degrado dei materiali costituenti gli elementi portanti .................................................. » 12

0.3. Edifici in c.a. .................................................................................................................................... » 130.3.1. Le strutture in c.a. .................................................................................................................. » 130.3.2. Fenomeni di degrado chimico del c.a. ................................................................................ » 130.3.3. Materiali per il recupero del c.a. .......................................................................................... » 13

0.4. Puntelli ed opere di presidio ........................................................................................................ » 14

IL RECUPERO STRUTTURALE ........................................................................................................ » 16TABELLA DELLA DIAGNOSTICA - COPERTURE E STRUTTURE ORIZZONTALI .................................................. » 161.1. Le strutture di copertura ................................................................................................................ » 16

1.1.1. I fenomeni di dissesto............................................................................................................ » 161.1.2. Gli interventi .......................................................................................................................... » 161.1.3. Interventi su tetti a falde con orditura lignea.................................................................... » 16Schede operative 1.A - Tetti a falde con orditura lignea .................................................................... » 21

1.2. I solai e gli orizzontamenti .......................................................................................................... » 271.2.1. I dissesti dei solai .................................................................................................................. » 271.2.2. Gli interventi sui solai .......................................................................................................... » 271.2.3. I dissesti delle volte .............................................................................................................. » 271.2.4. Gli interventi sulle volte........................................................................................................ » 271.2.5. Interventi su solai con orditura lignea................................................................................ » 271.2.6. Interventi su solai in ferro e laterizio.................................................................................. » 311.2.7. Interventi su solai in laterocemento.................................................................................... » 321.2.8. Interventi su volte in muratura............................................................................................ » 33Schede operative 1.B - Strutture orizzontali ...................................................................................... » 37

TABELLA DELLA DIAGNOSTICA - STRUTTURE VERTICALI ............................................................................ » 501.3. Le strutture in elevazione verticali .............................................................................................. » 51

1.3.1. I dissesti di muratura e colonne di mattoni e pietra ........................................................ » 511.3.2. Gli interventi su murature e colonne in mattoni e pietra ................................................ » 511.3.3. I dissesti delle strutture in c.a. ............................................................................................ » 511.3.4. Gli interventi sulle strutture in c.a. .................................................................................... » 511.3.5. Interventi su murature in mattoni e/o pietrame .............................................................. » 521.3.6. Interventi su pilastri o colonne in mattoni o pietrame .................................................... » 541.3.7. Interventi su murature a sacco ............................................................................................ » 561.3.8. Interventi su strutture in elevazione in c.a. ...................................................................... » 56Schede operative 1.C - Strutture di elevazione verticali .................................................................... » 59

1.4. Le fondazioni .................................................................................................................................. » 681.4.1. I dissesti .................................................................................................................................. » 681.4.2. Gli interventi .......................................................................................................................... » 681.4.3. Interventi su fondazioni in muratura o pietrame ............................................................ » 681.4.4. Interventi su fondazioni in c.a. ............................................................................................ » 701.4.5. Interventi di consolidamento del terreno .......................................................................... » 71Schede operative 1.D - Strutture di fondazione ................................................................................ » 73

Note sui prodotti .................................................................................................................................... » 79Bibliografia citata .................................................................................................................................... » 79

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