abitare le tanneries di barjols

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Politecnico di Torino C.l.m Architettura Costruzione Città a.a. 2015-2016 Laureando: Massimo Oricchio “Abitare le Tanneries di Barjols” Riabilitazione di una ex conceria nel Var Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Relatrice: Rossella Maspoli

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Tesi di Laurea Magistrale presso il Politecnico di Torino. Il tema trattato è il recupero di un sito conciario altamente inquinato e danneggiato, ma di enorme rilevanza storica e sociale per la cittadina provenzale nella quale è collocato.

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Page 1: Abitare le Tanneries di Barjols

Politecnico di TorinoC.l.m Architettura Costruzione Città

a.a. 2015-2016

Laureando:

Massimo Oricchio

“Abitare le Tanneries di Barjols”

Riabilitazione di una ex conceria nel Var

Tesi di Laurea Magistralein Architettura

Relatrice:

Rossella Maspoli

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Marsiglia - Torino, 2015

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“Vorrei cominciare questi ringraziamenti rivolgendomi ai professori che mi hanno seguito nello svi-luppo di questa tesi, ovvero Jean-Marc Huygen, professore all’Ecole Nationale Superieure de Mar-seille, e la mia relatrice di tesi Rossella Maspoli, per i loro preziosi supporti. In seguito ringrazio la mia famiglia e Manon, senza i quali non avrei mai potuto raggiungere questo importante traguardo.”

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INDICEIntroduzione CAPITOLO I _ Ri-abilitare 1..1 PERMANENZE E TRASFORMAZIONI IN ARCHITETTUA 1.2 DUE REALTà EUROPEE A CONFRONTO 1.3 RI-QUALIFICARE PER RE-VITALIZZARE CAPITOLO II - Il caso studio: Barjols 2.1 LA STORIA URBANA DELLA CITTà DI BARJOLS 2.2 CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO 2.3 COMPOSIZIONE DEL SITO 2.4 FONTI AUSILIARIE ALL’ANALISI 2.5 ANALISI DEL SITO 2.6 RILIEVO FOTOGRAFICO 2.7 FATTORI AMBIENTALI E PAESAGGITISTICI 2.8 IL PROCESSO DI CONCIA AL CROMO2.9 LE PROBLEMATICA DEL CROMO DEI PROCESSI DI CONCIA2.10 BONIFICA: DUE NORMATIVE A CONFRONTO CAPITOLO III - Analisi di fattibilità e scenari di progetto3.1 INTRODUZIONE AI TEMI PROGETTUALI 3.2 LO SVILUPPO DEL PROGETTO FINO AD OGGI 3.3 STUDI DI FATTIBILITà EPF PACA 3.4 DOSSIER PRELIMINARE ALLA DICHIARAZIONE DI UTILITà PUBBLICA 3.5 LA DICHIARAZIONE PUBBLICA 3.6 CONCLUSIONI CITICHE CAPITOLO IV - Abitare le Tanneries 4.1 VERSO UNA TERZA IPOTESI PROGETTUALE 4.2 LINEE GUIDA D’INTERVENTO 4.3 VERIFICA STATO DI PREBONIFICA4.4 SCENARI DI PROGETTO4.5 TIPOLOGIE RESIDENZIALI4.6 ALTRE DESTINAZIONI 4.7 CONCLUSIONI

Referenze

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0Cap Introduzione

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Introduzione

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Introduzione.In sintesi, il lavoro di tesi ha affrontato il tema del riuso compatibile di un sito industriale altamente inquinato in un centro urbano minore del sud della Francia, confrontando diversi approcci di analisi di prefattibilità pubblici e privati con le ipotesi progettuali, professionali e didattiche, dell’ultimo ven-tennio, per delineare linee guida e uno scenario progettuale alternativo. Tale scenario tiene conto sia della proposizione di diverse categorie di potenziali attori locali sia degli esiti di un approccio di analisi complesso.

La tesi è il frutto del lavoro di diversi mesi, divisi tra un primo periodo presso l’Ecole Nationale Su-periore d’Architecture de Marseille, in programma di scambio internazionale Erasmus +, ed un sec-ondo presso il Politecnico di Torino. La figura della Prof.ssa Rossella Maspoli mi ha accompagnato in entrambe le fasi, assumendo il ruolo di Relatrice della tesi, e fornendo numerosi spunti pratici e tecnici per lo sviluppo del lavoro.La soluzione progettuale è sviluppata a partire dalla filosofia progettuale della scuola marsigliese, ed in particolare quella del dipartimento H21, presso il quale ho sostenuto la totalità dei miei esami durante l’anno accademico 2014/2015.

Per spiegare meglio la prosecuzione del progetto è bene introdurre gli obiettivi del dipartimento, e dei due atelier frequentati nell’arco dei 10 mesi. La piccola cittadina provenzale di Barjols è stata il caso studio di entrambi i progetti, scelta dal direttore, dell’atelier e del dipartimento, Ms. Jean Marc-Huygen, come terreno di ricerca e sperimentazione, al fine di creare i presupposti per lo svi-luppo della cosiddetta “ville frugale”.

La città frugale si fissa “come priorità l’offerta di più soddisfazioni ad i suoi abitanti consumando meno risorse. Essa vede nei suoi vincoli energetici ed economici non una minaccia, ma l’occasione d’inventare una nuova arte di vivere (o di città), più serena, più in accordo con le identità locali e meno dominata dagli stereotipi della globalizzazione. Tende a privilegiare i valori di semplicità, di salute e di ritorno alla natura”.Lo strumento architettonico utilizzato è stato quello delle cosiddette “tecniche dolci”, per ottenere una migliore qualità di vita per gli abitanti (e tra gli abitanti), producendo la minor quantità possibile di rifiuti e senza sfruttare grandi risorse. Si è dovuto inventare, dunque, una “nuova architettura vernacolare”, il che non significa riprodurre meramente le forme del passato, ma riconciliarsi con le tradizioni in merito a strategie costruttive. L’idea è di “fare con ciò che il sito ti offre”, limitando al massimo l’apporto di materia e risorse esterne. Il materiale ed i sistemi costruttivi utilizzati presentano una funzione, ma anche un significato legato ad essa. La loro presenza si dota di un significato suscettibile di entrare in accordo o relazione con gli utenti e di influenzarli. Un ambiente costituito di oggetti ad alta tecnologia producono effetti di-versi da quelli a bassa tecnologia: i primi sono legati ad una “tecnica dura”, maggiormente invasiva, mentre i secondi ad una tecnica di tipo dolce (soft). La tecnica che qui si intende fa riferimento al suo senso etimologico (dal greco tecnhè): un metodo di produzione a partire da conoscenze. Le tecniche dolci fanno riferimento ai concetti di reversibilità, economicità e significato. Lo sviluppo del progetto si è, dunque, legato alla ricerca di materiali (a volte rifiuti) da ridinamizzare, per farli parte

*1piccoli interventi sullo spazio pubblico, con un minimo utilizzo di materiale ma con un intenzione d’impatto massimale.

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Introduzione

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cipare al contenimento dell’impatto ecologico, partendo da un nuovo comportamento trasmesso agli utenti.L’anno scolastico è stato formalmente diviso in un primo semestre di analisi del sito, con conseg-uente sviluppo di un “microprojet”*1, ed un secondo in cui ci si è concentrati sull’applicazione dei suddetti principi alla progettazione di nuove abitazioni in diverse aree cittadine, forti del bagaglio di conoscenze relative alle aree d’intervento derivanti dal primo semestre.

E’ proprio questo secondo progetto il fulcro di questa tesi di laurea magistrale. La scelta del sito è ricaduta su una ex conceria versante in grave stato di degrado ed inquinamento, conseguenti ai passati processi di produzione. Partire dunque da un sistema solido ma danneggiato nella sua im-magine e salubrità, per sviluppare un meccanismo di riappropriazione di questi luoghi abbandonati e non troppo amati dalla comunità locale.La possibilità di partire da una presititenza composta da oltre 10.000m2 di suolo coperto, ha per-messo da un lato di sperimentare un approccio alla riabilitazione industriale “per levata di materia” (tipico della riabilitazione industriale di stampo marsigliese), pienamente in linea con i principi del dipartimento, e dall’altro di lato di sviluppare un progetto riguardo ad una tematica estremamente attuale rispetto alla realtà torinese (fonte, dunque, di riferimenti e parallelismi), come quello del riutilizzo di queste enormi ex aree di produzione.

La seconda parte del lavoro, svoltasi a Torino, si è preoccupata di come adattare questo approccio progettuale a degli standard normativi relativi a prestazioni energetiche, comfort termico e salute. In questa fase il lavoro si è spostato su una ricerca in materia legislativa e giuridica, sia francese che italiana, per sviluppare alcuni parallelismi ed indirizzare il progetto verso una compatibilità con le leggi analizzate.

Il progetto si dota, dunque, degli approcci di due scuole di pensiero differenti ma non per questo incompatibili. L’obiettivo è quello di cercare questa compatibilità, cercando un compromesso tra le parti, applicando alle tecniche soft promosse dal dipartimento H21 si Marsiglia, la tecnologia edilizia più recente, propria alla scuola politecnica. Proporre una realtà che permetta all’utente di avere un ruolo attivo nella gestione delle risorse e delle attività, che consumi energie in modo quanto più possibile limitato e cosciente, e che garanti-sca al contempo degli ambienti confortevoli e gradevoli. Tutto quanto precedentemente espresso, si inscrive in un ottica di recupero e ridinimazzazione territoriale, che permetta al sito di rispondere a necessità della città, riconnettendo e riallacciando in nuovo sistema che comporti dei vantaggi reciproci.

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1Cap

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1.1 _Permanenze e trasformazioni in architettura.

L’architettura di un luogo è da sempre e fatalmente legata al suo contesto ed alle sue contingen-ze. Il susseguirsi di regimi politici, religioni, sistemi economici determinano flussi e spostamenti di popolazione, il cambiamento di icone ed istituzioni, ed il conseguente raggruppamento attorno a quest’ultime di nuclei urbani più o meno densi.

Il concetto di città esprime la capacità di questi nuclei urbani di evolversi, adattandosi a situazioni mutevoli. Così analizzata la questione mostra come la capacità di adattare non solo la società, ma anche lo spazio costruito, a nuove realtà e funzioni, si connetta direttamente al concetto stesso di città. La storia ci mostra tramite numerosi esempi tangibili modifiche, aggiunte, sottrazioni o sempli-ci riutilizzi di edifici esistenti, per un cambiamento di funzione, legato al periodo storico. I templi greci sono stati riutilizzati come chiese cristiane, i monasteri inglesi come case di campagna, i palazzi russi come musei del popolo in seguito alla rivoluzione del 1917. Lo stesso Gaudì per comporre una delle sue opere più celebri, la casa Battlò, è partito da un edificio già esistente e la città di Lucca si è composta fagocitando i resti dell’anfiteatro romano. Si posso affermare, dunque, i termini riuso e riciclo come costanti della storia dell’urbanistica.

Questi processi hanno seguito sempre una logica di convenienza economica, senza badare al con-cetto di conservazione in termini di patrimonializzazione. La salvaguardia, tramite la riabilitazione, del patrimonio esistente, nacque in Europa intorno al XIX secolo. In Francia in primis, spronata dai pensieri scritti di autori come Victor Hugo, il quale denunciava nei suoi “Pamphlets pour la sau-vegarde du patrimoine” , le azioni deturpatrici di amministratori dello Stato e uomini d’affari igno-ranti e senza scrupoli, a danni dei monumenti sul suolo francese. In seguito fu il turno dei britannici sforzi di William Morris, a capo della sua “Society for the protection of the ancient buildings”, e dei testi di John Ruskin, per limitare gli abusi di proprietari privati.

In questi anni la Seconda Rivoluzione Industriale destabilizzò gli insediamenti urbani di mezza Euro-pa, causando al contempo un’enorme crescita demografica ed una crescita fisica della città, attor-no ai luoghi di produzione. L’intero sistema economico e sociale venne stravolto da questo nuovo fenomeno, in seguito al quale venne sviluppata la moderna concezione di urbanistica.

Fino a questo punto “una qualunque forma insediativa “era ”sempre derivata dalla trasformazi-one di una forma precedente: così le foreste sono diventati terreni agricoli, i campi hanno lasciato il posto a strade e case, le fortificazioni in disuso a viali e giardini”; quello che avvenne alla fine XIX secolo però, ebbe di particolare l’estrema velocità e la dimensione col quale si concretizzò*2. Interi quartieri vennero a crearsi in prossimità di distretti industriali, a loro volta sviluppatisi nell’arco di pochi decenni. L’estensione urbana conobbe un’esplosione improvvisa ed incontrollata, che ancora oggi mostra in diverse città del mondo le sue conseguenze.

*2Maspoli R., Spaziante A. Fabbriche. borghi e memorie - Processi di dismissione e riuso post-industriale a Torino nord”, Alinea Editrice, Firenze 2012.

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Va rilevato come in prime fasi del dibattito architettonico, l’approccio conservativo venga accanto-nato dagli esponenti del movimento Moderno, come reazione alla “dittatura della salvaguardia”, che fino a quel tempo aveva “afflitto“ la professione dell’architetto. Significativo è l’emergere di figure come Peter e Alison Smithson, Philip Johnson, Ernesto Rogers ed Aldo Rossi che si oppongono a una certa noncuranza della storia. Carlo Scarpa e Pierre Chareaux promuovono tramite i loro inter-venti il riutilizzo dell’esistente, come metodo di preservazione e valorizzazione*3.

Nonostante questi sforzi le urgenze del dopo-guerra, l’euforia dell’espansione, l’appetito di gruppi privati, l’urbanesimo sfruttato come strumento tecnocratico di una gestione capitalistica della città, hanno provocato il saccheggio di siti urbani, dove a pagare le conseguenze peggiori sono stati i cit-tadini meno abbienti. Ma dalla seconda metà del ‘900 qualcosa inizia a cambiare: il rallentamento dello sviluppo della città moderna, la crisi economica, il fallimento della politica urbana e l’insoddis-fazione di una gran parte della popolazione, contribuiscono a porre le basi per un cambiamento della politica sulle città*4. L’arresto della produzione di “nuove città” ed un ritrovato interesse per la città tradizionale, come nuovo inizio di uno sviluppo urbano organico e coerente.

Le crisi di produzione che investirono il mondo industriale verso gli anni ‘60, compromettono il com-pleto funzionamento di questi stabilimenti. L’immensa eredità del periodo industriale non può es-sere ignorata, vista anche la posizione quasi sempre ben integrata nel tessuto urbano, estesosi nel corso degli anni. Per questo motivo alcuni Paesi, primi fra tutti Stati Uniti ed Inghilterra, iniziano a meditare sul riutilizzo di queste aree inutilizzate, per innescare un ennesimo ciclo di trasformazione della città come modello insediativo, quello relativo all’”archeologia industriale” (termine coniato nel 1955 in Inghilterra). Inoltre l’avvento del Postmodernismo, più pragmatico ed umanista, spingerà ad una rivalutazione generale in merito alla riabilitazione.

La conversione industriale, come politica articolata, è una questione relativamente recente. Sono gli Stati Uniti i primi a darvi inizio a livello temporale (metà anni ’60), nonché i primi a livello di dimen-sione del fenomeno. La ricerca di un’identità del Paese e l’interesse finanziario hanno spinto alla creazione d’istituzioni federali a riguardo: la National Trust for Historic Preservation nel 1966, e la National Endowent for the Arts. Queste istituzioni, accompagnate dalle agevolazioni fiscali relative agli interventi di riabilitazione, introdotte dalla riforma fiscale del governo Carter nel 1976, innesca-rono un interesse esponenziale per questo genere di interventi, che vedono che vedono casi em-blematici come il SoMa (South of Market) di San Francisco o Lowell (Boston).

A sensibilizzare l’argomento in Europa fu, invece, la Gran Bretagna. Nel 1973, ad Ironbridge, ha luogo la prima conferenza sulla conservazione del patrimonio industriale. Nel 1979, la compagnia “Save Britain Heritage” organizza l’esposizione “Satanic Mills”, per denunciare il deplorevole stato in cui versa il patrimonio industriale inglese. Ispirandosi alle esperienze americane di Soho e Manhattan, Ernest Hall e Jonathan Silver promuovono centri senza valore per gli esperti immobiliari, in luoghi valorizzanti per il turismo e gli affari della città. A Leeds, Manchester, Wigan, depositi vennero con-vertiti in complessi comprendenti bar, alloggi e ristoranti. In seguito alla crisi del petrolio ed il big bang finanziario del 1986, i promotori si gettarono sulla conversione di depositi e fabbriche della città, i quali, fino a qualche anno prima, sarebbero stati impietosamente demoliti. Ne conseguirono

*3 Powell K., “L’architecture transformée”, SEUIL, 199*4 Dubor B., “La reconversion de batiments industriels et commerciaux en edific-es publics, en France”, studio realizzato per La Mission Interministérielle pour la Qualité des Contructions Publiques, Parigi 1979.

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interventi come il New Concordia Wharf, un complesso comprendente alloggi, negozi ed un risto-rante sviluppati attorno ad un museo di Design; oppure ancora l’Albert Dock a Liverpool, dove un emittente televisiva tenne ad installarvici la propria sede.

La riabilitazione industriale si allargò a macchia d’olio per l’Europa, investendo soprattutto la sfera culturale e terziaria. Dapprima in Francia e Germania, più tardi in Italia, la fama di realtà come Cov-ent Garden, Soho, Tribeca o Temple Bar a Dublino, cominciarono a stimolare gli interessi di investitori privati ed amministrazioni pubbliche. “Promuovere l’immagine di una città dotandola di spazi urbani spettacolari è diventato un mezzo per attirare capitali e persone, in tempi di agguerrita concorren-za urbana data dalla moltiplicazione di progetti urbanistici” dice David Harvey.

2.2 _Due realtà europee a confronto.L’analisi di questi tesi si concetra ora su due realtà, vicine ma non per questo omogenee, soprattut-to a livello di tempistiche e legislazione.

FranciaIn Francia, l’interesse per le “friches industrielles” *5, inizia a manifestarsi durante gli anni ’70. I primi interventi rilevanti hanno luogo nella parte settentrionale del Paese, in particolare nella zona indus-triale di Lille. La creazione di diverse associazioni, fece sì che la loro coalizione nel 1979, diede vita al “Comité d’Information et de liaison pour l’archeologie, l’etude e la mise en valeur du patrimoine industriel” (CILAC). Questo comitato sta alla base dell’organizzazione del 4° convegno internazionale dell’organizzazione fondata ad Ironbridge, “The International Commitee for the Conservation of the Industrial Heritage (TICCIH). Questa nuova rilevanza data al patrimonio industriale, conduce alla classificazione di diversi edifici come “Monuments historiques”.

Dal 1963, l’“Inventaire général des monuments et des richesses artistiques de la France”, istituito da André Malraux, ha innescato un ciclo di inchieste e studi su settori come siderurgia e produzione del legno, ma soprattutto su quelli più a rischio come l’industria dell’automobile nella regione di Parigi. L’inventario si estende, dal 1986, alla topografia d’insieme relativi ai luoghi di produzione industriale, ancora attivi o meno. Il mandato del presidente Mitterand ha incentivato la politica di riabilitazione rispetto a quella più drastica della demolizione, che ha condotto alla demolizione del mercato di les Halles qualche anno prima. Esempi come il Musée d’Orsay, le Grand Louvre o la Citè des sciences sono i frutti di questo nuovo approccio.

Nell’inventario (chiamato oggi “ Inventaire général du patrimoine culturel”, a cura e tutela dei con-sigli regionali) si contano 900 siti industriali tra i 43.000 monumenti storici classificati. Molti sono ancora i siti non presi in considerazione, a causa della loro posizione in contesti rurali o decentrati. Un’altra problematica interessante ma complessa, e quella che riguarda gli strumenti di produzione ed i macchinari energetici, per i quali è più difficile trovare un ruolo, all’interno di questo processo di rigenerazione (urbana e culturale).

Gli Albert Docks, Liverpool.

Ex Usine Blin & Blin, Elbeuf, Francia.

*5 Con questo termine si indica un terreno lasciato all’abbandono in seguito alla cessazione di un’attività industriale.

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ItaliaA livello di studio, il tema della conservazione e del recupero del patrimonio industriale emerge in Italia negli anni ’70, il 1978 è indicato come l’anno dell’affermazione ufficiale in Italia dell’Archeologia Industriale, favorita dal successo della mostra “Remains of a Revolution” curata dal British Council. Inizia a svilupparsi una pubblicistica di analisi e di studio, in cui assume poi un ruolo essenziale dal 1996 l’AIPAI, Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale.In Italia assistiamo ad un ritardo generale relativo al fenomeno della riabilitazione industriale, la prima “stagione del recupero” è segnata da interventi come San Leucio, Caraglio, Crespi d’Adda, particolare rilievo per la valorizzazione urbana ha la progettualità, dal 1982, per il nuovo di Lingotto di Torino. La tendenza a privilegiare sempre la fattibilità e redditività economica degli interventi (e dunque degli interessi privati) piuttosto che l’interesse pubblico, il rapporto controverso con l’architettura moderna, la lentezza della pubblica amministrazioni per prendere decisioni in merito, la costante mancanza di fondi per opere di pre-urbanizzazione ed il ritardo col quale si sono sviluppate figure professionali, già efficaci in altri Paesi, come il promoter od il developer, sono solo alcune tra le cause di questo ritardo.

L’interesse per la riabilitazione in generale si sviluppa come reazione allo scempio prodotto da anni di speculazione(a cavallo tra i ’70 e gli ’80), che produssero un processo di demolizione e ricostruz-ione di edifici pari alla superficie dell’Abruzzo. Si coalizzarono così gli interessi di ambientalisti, asso-ciazioni di tutela e comitati per la difesa del paesaggio. Il loro lavoro influì a livello della percezione di edifici considerati senza valore, nonché eseguì una notevole pressione sulle istituzioni locali, per arginare questo processo di demolizione sconsiderato.

L’attività della “Soprintendenza dei beni culturali” è stata di supporto a livello legislativo, alla causa del patrimonio industriale: il Testo Unico dei Beni Culturali, infatti, definisce il patrimonio industriale oggetto meritevole di conservazione. Grazie a questa legge l’approccio dedito alla rivalorizzazione della archeologia industriale, si è espanso su tutta la Penisola, ponendo in evidenza l’influenza che la produzione ha e ha avito sul territorio, condizionando e trasformando le città. La creazione di un museo inerente alla produzione della fabbrica, viene da allora inserito in buona parte di questi interventi. Tra gli anni ’90 e 2000 diverse città italiane hanno lanciato programmi di trasformazione urbana, e tra queste Torino è tra gli esempi più positivi (grazie anche ai fondi ottenuti per le Olimpiadi Invernali del 2006).

La mancanza di procedure e strumenti per una corretta valutazione delle ricadute, ambientali ed economiche, di questi interventi crea al contempo la complicazione e l’allungamento dei processi di riconversione, nonché una difficoltà per i protagonisti privati e pubblici nelle decisioni da prendere assicurare un miglioramento in termini di qualità urbana e sociale.

Vengono di seguito esposti 6 casi, 3 per ogni Paese, che hanno influenzato ed ispirato lo sviluppo del progetto di tesi.

Vista della pista del “nuovo” Lingotto, Torino

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La Friche la Belle de Mai

Luogo di produzione artistica interdisciplinare

Luogo: Marsiglia, Quartiere La Belle de Mai.

Storia: La fabbrica nasce come ex manifattura di tabacco e si colloca in quartiere povero a Nord di Marsiglia. L’at-taccamento del quartiere ne permette la salvaguardia dopo la fine delle attività nel 1990. Lo sviluppo della Friche è dovuto alla SFT (Societè Friche Theatre), composta da 2 compagnie teatrali, le quali promuovono iniziative cultur-ali sovvenzionate dal proprietario (SEITA). Il 1 Maggio 1992 nasce la Friche la Belle de Mai. Il restauro sarà guidato dal-lo “schema directeur” di P.Bouchain, e supervisionato dallo studio ARM. Il budget è ridotto, e così anche l’intervento si riduce allo stretto indispensabile. L’idea è di permettere la permanenza ad artisti (cercando di ridurre la dipendenza dai finanziamenti pubblici), per sviluppare “in itinere” la Fric-he, alla scala di un vero e proprio progetto urbano. Il sim-bolo di questo progetto è la grande terrazza, resa pubblica su consiglio di Jean Nouvel (a capo della SFT fino al 2002).

Interventi:- Struttura in CLS mantenuta (per questioni econo-miche e funzionali) e consolidata- Asportazione di muri di tamponamento e solai per permettere circolazione e creare pozzi di luce e patii- Partizioni ricomposte in cemento cellulare- Installazione di atelier, laboratori mutimediali, risto-rante comunitario ed una sala di diffusione- Costruzione del Panorama (spazio esposizioni)- L’allestimento dei locali viene lasciato agli utenti (per ottenere un architettura “in divenire”)

Costo: 45.907.557,02€

Obiettivi: Ottenere un luogo di creazione e sperimentazione artistica contemporanea, connesso a questioni politiche e soci-economiche (locali e non), aperto e permeabile fisicamente e culturalmente alla comunità, in continuo divenire.

Il Mercatoconvivialità e golosità

Il Villaggioservizi, acquisti quotidiani e ben essere

Il Portoscambio e scoperte

Sala diffusione

Asilo

Sala conferenza/spettacoli

Sala eventi/concerti

Spazio eventi/concerti

Spazi di lavoro ed uffici dei collettivi di artisti

Gallerie per esposiazioni

Sala prove/registrazione musicale

Atelier di architettura

Les Docks

Business CenterLuogo: Marsiglia, Port de La Joliette.

Storia: Completati nel 1868 dalla Compagnie des Docks et Entrepots, rappresentano la 3^ operazione marsigliese più costosa del Secondo Impero. Polmone economico del-la città, situato nel cuore del nuovo porto de La Joliette, danno lavoro a oltre 6000 persone. La decolonizzazione e la delocalizzazione delle imprese importatrici riduce notevolmente l’attività. Nel 1991 la Sari, nuovo proprietario dei Docks, guidato dal promotore de La Defense di Parigi Christian Pellerin, commissiona allo sconosiuto architetto Eric Castaldi la conversione dell’edificio in terziario. L’ap-proccio dell’architetto marsigliese è di “rispettare l’edifi-cio, non modificarlo ma lasciarlo vivere”. Dal 2007 il gruppo Constrcucta ha acquistato 66000 m²di uffici, commerci e cantine per rendere i Docks il nuovo cuore del quartiere Euromediterranée.

Interventi:- Apertura delle corti per darvi luce- Creazione di una via interna che colleghi le 4 corti, rispettando l’unità dell’edificio - Sistemazione delle 4 corti secondo il tema dei 4 elementi- Consolidamento delle volte in mattoni ad ogni piano e dei muri in pietra- Asportazione di isolante e bitume dalle pareti della vecchia zona frigo, per farle asciugare dall’umidità- Inserimento di ascensori e percorsi nelle corti per facilitare la circolazione

Obiettivi: In linea con i progetti del programma Euromediterranée, l’obiettivo e di creare un business center che doni vita al quartiere 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ottenere quindi uno spazio pubblico attivo in permenenza , sfruttando i primi piani e le cantine per installarvi ristoranti, boutique, palestre ecc.

Il Mercatoconvivialità e golosità

Accessi

Il Villaggioservizi, acquisti quotidiani e ben essere

Il Portoscambio e scoperte

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Les Docks

Business CenterLuogo: Marsiglia, Port de La Joliette.

Storia: Completati nel 1868 dalla Compagnie des Docks et Entrepots, rappresentano la 3^ operazione marsigliese più costosa del Secondo Impero. Polmone economico del-la città, situato nel cuore del nuovo porto de La Joliette, danno lavoro a oltre 6000 persone. La decolonizzazione e la delocalizzazione delle imprese importatrici riduce notevolmente l’attività. Nel 1991 la Sari, nuovo proprietario dei Docks, guidato dal promotore de La Defense di Parigi Christian Pellerin, commissiona allo sconosiuto architetto Eric Castaldi la conversione dell’edificio in terziario. L’ap-proccio dell’architetto marsigliese è di “rispettare l’edifi-cio, non modificarlo ma lasciarlo vivere”. Dal 2007 il gruppo Constrcucta ha acquistato 66000 m²di uffici, commerci e cantine per rendere i Docks il nuovo cuore del quartiere Euromediterranée.

Interventi:- Apertura delle corti per darvi luce- Creazione di una via interna che colleghi le 4 corti, rispettando l’unità dell’edificio - Sistemazione delle 4 corti secondo il tema dei 4 elementi- Consolidamento delle volte in mattoni ad ogni piano e dei muri in pietra- Asportazione di isolante e bitume dalle pareti della vecchia zona frigo, per farle asciugare dall’umidità- Inserimento di ascensori e percorsi nelle corti per facilitare la circolazione

Obiettivi: In linea con i progetti del programma Euromediterranée, l’obiettivo e di creare un business center che doni vita al quartiere 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ottenere quindi uno spazio pubblico attivo in permenenza , sfruttando i primi piani e le cantine per installarvi ristoranti, boutique, palestre ecc.

Il Mercatoconvivialità e golosità

Accessi

Il Villaggioservizi, acquisti quotidiani e ben essere

Il Portoscambio e scoperte

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La Fonderie SACM

Nuova sede universitariaLuogo: Mulhouse, Alsazia.

Storia: La SACM nasce nel 1872 e viene destinata a pro-duzioni diversificate. Convertita alla costruzione di motori diesel, negli anni ‘70, arriva a contare 5000 salariati. Dal 1985 la Socité Alscacienne de Constructions Mécaniques si ristruttura, licenzia gran parte del personale e chiude la fonderia. Il sito si colloca all’interno del tessuto urbano at-tuale, e sembra appartenere più saldamente al quartiere che porta il suo nome che al resto del sito industriale. L’ed-ificio non è stato oggetto di demlizioni (come gran parte del sito) grazie, soprattutto, ai suoi ex operai, che hanno permesso la salvaguardia di un emblema della storia della città. Nel 2002 viene indetto il concorso per la conversi-one della Fonderie a nuova sede universitaria. Si aggiudica il concorso lo studio Mongiello-Plisson, che termina i lavori nel 2007.

Interventi:- Rinforzo parasismico che trasmette le sollecitazi-oni dellla vecchia struttura in CLS alla nuova-Eliminazione dei giunti di dilatazione e collegamento delle fondazioni esistenti tramite tiranti parasismici (l’edificio diventa un monolite di 120m)- Rifacimento di tutte le coperture - Rifacimento del muro Nord con l’aggiunta di un cor-po vetrato per marcare l’accesso pubblico- Tamponamento delle aperture con nuovi serra-menti ad alte prestazioni- Evaquazione di scorie e rifiuti dal sottosuolo tramite terrazzamento del suolo in fase di cantiere

Costo: 35.000.000€

Obiettivi: Riconqustare un luogo simbolico e centrale nel tessuto urbano, aprendolo di nuovo al pub-blico. Un atto politico forte grazie al ruolo sociale dell’Università che si afferma e si traduce nel suo impatto urbano, ampliando al contempo i suoi spazi.

Atelierpedagogici

Accesso

Casa di quartiere

Caffetteria

Altri spazi:

Biblioteca

Amministrazione

Archivio

AuleAuditorium

Centro d’arte contemporanea

Facoltà di Scienze Economiche, Sociali e

Giuridiche

Ex Officine Reggiane

Parco dell’InnovazioneLuogo: Reggio Emilia , Area Nord.

Storia: Nate nel 1901 da un progetto dell’ingegnere Ro-mano Righi, dal 1904 furono adibite alla produzione di ma-teriale rotabile ferroviario, in seguito materiale bellico ed, infine, aeroplani. Oltre 10000 lavoratori vennero impiegati durante la 2^ Guerra Mondiale. In seguito alla vendita della ditta nel 2008 alla multinazionale Terex, dal 2010 i suoi spazi sono oggetto di concorsi per l’installazione di diversi labora-tori su una superficie di 102820 m², nel quadro dell’ampio programma Parco dell’Innovazione. Il primo Tecnopolo (nel Capannone 19) è stato terminato nel 2013, da un progetto di Andrea Oliva, gli altri interventi sono in corso d’opera (sui Capannoni 17 e 18 e sul Piazzale Europa).

Interventi:- Bonifica del suolo e delle acque - Rimozione e smaltimento dei rifiuti non pericolosi (metalli inorganici, scorie di fonderia e scarti di pro-duzione), per “strati orizzontali”- Consolidamento dei paramenti murari e delle strut-ture delle coperture (in acciaio e CLS)- Rimozione e bonifica di coperture in amianto- Inserimento di blocchi autoportanti, indipendenti termicamente e reversibili- Creazione di un parco multifunzionale, di giardini interni e giardini pertinenziali

Costo: 33.500.000€

Obiettivi: Incentivare nuove aziende a colloscarsi nell’area oer sviluppare filiere innovarive e nuove imprese, aumentando così l’attrattività, lo sviluppo sostenibile e la competitività della città. La me-moria storica viene preservata col mantenimento dei vecchi percorsi di produzione e delle strutture.

Centri di ricerca start-up e spin-

off

Parco multifunzione

Capannone 19

Tecnopolo

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Ex Officine Reggiane

Parco dell’InnovazioneLuogo: Reggio Emilia , Area Nord.

Storia: Nate nel 1901 da un progetto dell’ingegnere Ro-mano Righi, dal 1904 furono adibite alla produzione di ma-teriale rotabile ferroviario, in seguito materiale bellico ed, infine, aeroplani. Oltre 10000 lavoratori vennero impiegati durante la 2^ Guerra Mondiale. In seguito alla vendita della ditta nel 2008 alla multinazionale Terex, dal 2010 i suoi spazi sono oggetto di concorsi per l’installazione di diversi labora-tori su una superficie di 102820 m², nel quadro dell’ampio programma Parco dell’Innovazione. Il primo Tecnopolo (nel Capannone 19) è stato terminato nel 2013, da un progetto di Andrea Oliva, gli altri interventi sono in corso d’opera (sui Capannoni 17 e 18 e sul Piazzale Europa).

Interventi:- Bonifica del suolo e delle acque - Rimozione e smaltimento dei rifiuti non pericolosi (metalli inorganici, scorie di fonderia e scarti di pro-duzione), per “strati orizzontali”- Consolidamento dei paramenti murari e delle strut-ture delle coperture (in acciaio e CLS)- Rimozione e bonifica di coperture in amianto- Inserimento di blocchi autoportanti, indipendenti termicamente e reversibili- Creazione di un parco multifunzionale, di giardini interni e giardini pertinenziali

Costo: 33.500.000€

Obiettivi: Incentivare nuove aziende a colloscarsi nell’area oer sviluppare filiere innovarive e nuove imprese, aumentando così l’attrattività, lo sviluppo sostenibile e la competitività della città. La me-moria storica viene preservata col mantenimento dei vecchi percorsi di produzione e delle strutture.

Centri di ricerca start-up e spin-

off

Parco multifunzione

Capannone 19

Tecnopolo

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Ex Lanificio Trombetta

Fondazione Pistoletto - CittadellarteLuogo: Biella, distretto industriale.

Storia: In seguito all’acquisto di un mulino nel 1871, l’indus-triale Emilio Trombetta diede inizio alla costruzione de1l’edi-ficio a quattro piani ad impianto manchesteriano, con salo-ni a pianta rettanglare divise in corsie da colonne in pietra. L’industriale aveva una visione integrata della vita dei la-voratori, per cui fece installare luoghi di ritrovo per la vita sociale ed artistica (sale della musica e della poesia), oltre che alloggi per le maestranze. Dagli inizi del ‘900 l’attività declina e viene venduta a diversi soggetti. Dal 1994 Michel-angelo Pistoletto riacquista e ristruttura tutti gli edifici per installarvi la sua Cittadellarte, con lo scopo di promuovere e finanziare iniziative di carattere culturale, e sviluppare il cosiddetto Progetto Arte (“artsita sponsor del pensiero”).

Interventi:- Rimozione e smaltimento amianto- Rimozione e ricomposizione delle strutture in legno delle coperture-Rimozione di rifiuti e macchinari inquinanti dai locali dagli ex locali di produzione- Rimozione delle supefetazioni relative agli anni ‘50-’80- Pulizia e consolidimanto della struttra a pilatri, volte e voltine- Installazione di atelier, laboratori (per design, ar-chitettura, moda ecc.) e spazi di co-working- Restauro di affreschi e stucchi delle sale auliche in seguito ad infiltrazioni dal soffitto- Allestimento delle sale di esposizione

Obiettivi: Il recupero e la riattivazione di un sito rappresentativo della vita produttiva locale, che si propone come il volano per la rilettura del territorio che lo circonda. La Fondazione rende accessibile l’arte alla collettività (Progetto Arte), e ne finanzia diversi progetti ed iniziative.

Studio di architettura “Novacivitas”

Uffici Laboratori

Spazi co-working

BibliotecaStore

Sale auliche

ResidenzeArchivio

Sale esposizioniAltri spazi:

Res idenze per artisti

Localenotturno

Caffetteria

Ex Lanificio Bona e Delleani

Centro polifunzionaleLuogo: Carignano, Torino.

Storia: La fabbrica viene fondata dai fratelli Bona di Biella nel 1889. Una parte dell’edificio viene ricavato dall’ex con-vento delle Clarisse, in pieno centro urbano. Nel 1947 conta circa 2500 salariati, la città si conforma sempre più come una piccola città industriale e borghese, ed il complesso si dota di una seconda fabbrica nel 1951 (Bona 2). In seguito al cambiamento dei metodi di produzione , la Bona 1 chiude i battenti nel 1975. Il cambiamento di destinazione viene affidato all’arch. A.Sartoris, il quale intende inserirvi delle desrinanzioni più pertinenti per l’epoca. Nel 1993 vengono inaugurati i lavori del nuovo centro polifunzionale (Ecomu-seo del tessile, Municipio, Biblioteca e altro ancora), sotto forma di un progetto “manifesto del razionalismo”, criticato dall’opinione pubblica ma comunque di gran fascino.

Interventi:- Creazione di porticati esterni collegati verticalmente per riorganizzare la circolazione- Asportazione di muri di tamponamento e solai (las-ciando struttura in CLS a vista), per permettere il pas-saggio di luce e pubblico- Mantenimento e consolidamento della copertura a shed, la quale garantisce una buona illuminazione- Copertura delle pareti esterne in klinker di diversi colori, per una facile manutenzione e per mostrare la destinazione tramite il cambiamento cromatico- Segnalazione della vecchia struttura tramite colora-zione, in rosso, dei pilastri- Inserimento di travi prefabbricate di 20m a sostegno della copertura dell’intera zona sopra la sala poliva-lente

Obiettivi: In un edificio che versa in condizioni accettabili, l’unico scopo era di ridonare a degli spazi così centrali rispetto al centro urbano, delle destinazioni congrue alle nuove esigenze.Oltre ai servizi, interesse è stato donato a nuovi spazi pubblici e verdi.

Ecomuseo del tessileTeatro/sala

polivalente

Municipio

Biblioteca

Pa r c h e g g i o sotterraneo

Piazza verticale

Scuola Professionale

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Ex Lanificio Bona e Delleani

Centro polifunzionaleLuogo: Carignano, Torino.

Storia: La fabbrica viene fondata dai fratelli Bona di Biella nel 1889. Una parte dell’edificio viene ricavato dall’ex con-vento delle Clarisse, in pieno centro urbano. Nel 1947 conta circa 2500 salariati, la città si conforma sempre più come una piccola città industriale e borghese, ed il complesso si dota di una seconda fabbrica nel 1951 (Bona 2). In seguito al cambiamento dei metodi di produzione , la Bona 1 chiude i battenti nel 1975. Il cambiamento di destinazione viene affidato all’arch. A.Sartoris, il quale intende inserirvi delle desrinanzioni più pertinenti per l’epoca. Nel 1993 vengono inaugurati i lavori del nuovo centro polifunzionale (Ecomu-seo del tessile, Municipio, Biblioteca e altro ancora), sotto forma di un progetto “manifesto del razionalismo”, criticato dall’opinione pubblica ma comunque di gran fascino.

Interventi:- Creazione di porticati esterni collegati verticalmente per riorganizzare la circolazione- Asportazione di muri di tamponamento e solai (las-ciando struttura in CLS a vista), per permettere il pas-saggio di luce e pubblico- Mantenimento e consolidamento della copertura a shed, la quale garantisce una buona illuminazione- Copertura delle pareti esterne in klinker di diversi colori, per una facile manutenzione e per mostrare la destinazione tramite il cambiamento cromatico- Segnalazione della vecchia struttura tramite colora-zione, in rosso, dei pilastri- Inserimento di travi prefabbricate di 20m a sostegno della copertura dell’intera zona sopra la sala poliva-lente

Obiettivi: In un edificio che versa in condizioni accettabili, l’unico scopo era di ridonare a degli spazi così centrali rispetto al centro urbano, delle destinazioni congrue alle nuove esigenze.Oltre ai servizi, interesse è stato donato a nuovi spazi pubblici e verdi.

Ecomuseo del tessileTeatro/sala

polivalente

Municipio

Biblioteca

Pa r c h e g g i o sotterraneo

Piazza verticale

Scuola Professionale

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Ri-qualificare

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1.3 _Ri-qualificare per re-vitalizzare.“Intervenire su un edificio esistente, è comporre con esso, giocare con i vincoli che si aggiungono a quelli del programma e dei regolamenti. Vincoli che sono anche supporto per l’immaginario, e che permettono di sviluppare soluzioni architettoniche che non sarebbero state possibili ex novo”. Philippe Robert (di Reichen & Robert architectures).

Come è possibile osservare dagli esempi, la matrice comune nei diversi interventi è il rispetto (so-prattutto nelle esperienze marsigliesi) per l’esistente. Tale rispetto per gli elementi che caratterizza-no questi edifici, permette di salvaguardare e trasmettere la loro identità e specificità culturale. La preservazione può essere di carattere storico, ma anche un reinterpretazione o l’affermazione di un contrasto (come nel caso dell’intervento di Sartoris a Carignano, il quale ha differenziato la struttura antica dalla nuova tramite una differente cromia del rivestimento).

La grande opportunità data da monumenti storici come vecchi edifici pubblici ed, in particolare, quelli industriali, sta nella sovradimensione di queste strutture rispetto alla maggior parte delle “nuove” funzioni che vi si possono inserire. I muri spessi, i solai e la struttura portante pensata per ospitare una produzione industriale, permettono di concepire nuove situazioni, a partire da questa “mac-ro-struttura”, che si rende suscettibile d’interventi di natura più leggera o temporanea. Volumi ed altezze possono essere sfruttati inserendo nuove strutture indipendenti all’interno (come nel caso delle Ex Officine Reggiane), ed i grandi spazi coperti possono essere modificati tramite una “levata di materia”, che permette di ottenere nuovi ambienti aperti, areati ed illuminati, sfruttando semplice-mente l’esistente (tipico dell’approccio marsigliese, riscontrabile negli interventi sui Docks e la Friche la Belle de Mai). Così facendo grandi complessi possono essere adattati ad ospitare programmi polifunzionali, ricreando al proprio interno la pluralità tipica del quartiere urbano. I “contenitori” in cemento, in particolare, forniscono un layout più gestibile vista la loro composizione modulare degli spazi, derivante dal reticolo di pilastri e travi. Oltre agli esempi analizzati, sono meritevoli di analisi l’esperienza tedesca del quartiere Pfefferberg a Berlino, e della Tabacalera nel quertiere Lavapies di Madrid.

In entrambe l’obiettivo trainante è la promozione di una cultura aperta e “low-cost”. Tramite l’aiuto delle amministrazioni locali, ed il permesso di gestione consentito a determinate organizzazioni al fine di promuovervi iniziative culturali, spazi degradati e degradanti per il quartiere, donando la pos-sibilità di dinamizzare una porzione di territorio, includendo un appropriazione di questo da parte dei cittadini. Affiancabili a questi interventi sono i progetti de La Friche la Belle de Mai e della Citta-dellarte, anche se per quest’ultimo cambiano le modalità di gestione e promozione delle iniziative: si tratta pur sempre di un’organizzazione inclusiva e aperta a proposte innovative, ma a capo della gestione vi è comunque Michelangelo Pistoletto, a figura di “artista sponsor del pensiero”, il quale ha promosso fin dal principio il progetto come singola figura trainante, mentre negli altri l’intera comu-nità si è resa attiva e propositiva. Da tutto ciò deriva una partecipazione diversa, quasi di nicchia, della popolazione, ed è anche per questo che la Fondazione gode di maggiore fama al di fuori dei confini della città di Biella, che non nella città stessa. Per il successo dell’attività di conservazione di

Vista esterna della ex Fabbrica Pfefferberg, Berlino.

Esposizione alla Tabacalera, quartiere Lavapies, Madrid.

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Ri-qualificare

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nobiltà e l’ambizione del progetto di Pistoletto, che ha preferito sfruttare un elemento caratteristico della città di Biella come un ex stabilimento manifatturiero, permettendo la rivalorizzazione di una parte del distretto industriale, piuttosto che edificarne uno totalmente ex novo. Questa scelta non è un caso isolato, altri grandi nomi e marchi mondiali hanno ritenuto importante e giusto questo genere di approccio. È il caso della sede Nestlé , vicino a Parigi, nella ex fabbrica Noisiel, ad opera dello studio Reichen & Robert architectures. Il cambiamento del complesso che costeggia la Senna è stato forte, ma è quasi totalmente reversibile (grazie alle sue strutture in acciaio asportabili).

Il passaggio di funzione comporta il raggiungimento di determinati standard di comfort, oltre a spazi di natura e taglia differenti. Si rende indispensabile un intervento rivolto all’interno, piuttosto che all’es-terno, dell’edificio: interventi sulle strutture, inserimenti di impianti ed isolamenti, scale ed ascensori, nuove partizioni e via discorrendo. Le necessità interne provocano inevitabili ricadute sull’esterno, la relazione tra le due realtà, dunque, muta in base alle attività che si devono installare nella “nuova” fabbrica. Lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali permette di pensare all’integrazione di elementi, tali da fornire una nuova interpretazione del manufatto. Componenti vetrati permettono una relazi-one nuova tra interno ed esterno, e si propongono come simbolo della nuova funzione dell’edificio. È il caso del nuovo accesso pensato per La Fonderie SACM, o delle corti vetrate dei Docks a Marsiglia. Questo metodo ha avuto grande successo sul panorama internazionale, sia per edifici pubblici come il Reichstag di Berlino od il Grand Louvre di Parigi, che con le loro nuove cupole e piramidi trasmettono la loro nuova identità e funzione, sia per edifici industriali. L’intervento al Wool Exchange di Bradford nel 1997, ad opera di “Dempster, Trhussel e Rae”, elimina un muro di pietra, aggiunto al posto della facciata neogotica posta a nord della fabbrica, per inserire una grande vetrata che permette la vista diretta dalla hall sulla strada e viceversa, implementando al contempo l’illuminazione della sala. La Società ottica Carls Zeiss a Jena, in Germania, trova nella sua galleria vetrata lunga 140 metri, il nuovo simbolo del sito riabilitato, stesso ruolo che ha la nuova sala per spettacoli in vetro ed acciaio del nuovo Centro per le arti e la tecnologia dei media di Karlsruhe.

L’aggiunta di elementi di copertura può uniformare un complesso edifici, è questo il caso del pro-getto di Tschumi a Lille (complesso Le Frenoy), per un complesso polifunzionale comprendente sale da danza, un cinema e dei bar. La nuova copertura, dotata di spazi di circolazione, copre gli edifici risalenti ai primi anni del ‘900, risultando come il negativo dell’intervento di Carlo Oliva alle Ex Officine Reggiane.

Centrale nella maggior parte degli interventi, è lo sviluppo di un nuovo sistema di circolazione lega-to alla nuova destinazione. Permeabilizzare il sito al passaggio di persone, aprendo passaggi negli spessi muri o asportando solai per inserire scale ed ascensori, come negli esempi marsigliesi ed a Carignano. Quest’ultimo esempio si focalizza ancora di più sul tema, anche a causa dell’ideologia strettamente razionalista dell’architetto autore della riqualificazione, il quale rivoluziona l’intero siste-ma tramite l’aggiunta dei portici esterni che organizzano i nuovi percorsi.

Il mantenimento di elementi, propri hai processi di produzione, può fungere al contempo da decora-zione e testimonianza del passato. Nelle Ex Officine Reggiane, vengono reintegrati nella nuova cir-colazione gli antichi percorsi di produzione, segnati a terra da binari. La stessa scelta è stata operata

Vista esterna del Wool Exchange, Bradford.

Vista della copertura del complesso Le Frenoy, Lille.

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ora un percorso coperto aperto al pubblico. Nella Fondazione Pistoletto e ne La Fonderie SACM, grande importanza viene data alla struttura pre-esistente, che viene salvaguardata e mostrata nella nuova destinazione. Nel nuovo Centro Media di Amburgo, l’ambientazione industriale viene mantenuti nell’ambiente destinato a ristorante, tramite il mantenimento di un ex forno della fonde-ria come elemento centrale della composizione.

La riabilitazione in senso residenziale ha permesso il ritorno in città, dalle fasce periurbane, di fami-glie che non potevano più permettersi i costi delle abitazioni, ma che la nuova domanda ha reso di nuovo accessibili. Idem per il terziario, per il quale oltre all’accessibilità è aumentata anche l’attrat-tività, dovuta alla riscoperta dei vantaggi logistici di abitare in città. Questo fenomeno può inoltre invitare una reintroduzione, di funzioni precedentemente espulse dal centro delle città, quali atelier, botteghe, campus. Il progetto dello studio Reichen & Robert a Elbeuf, nel nord della Francia, sull’ex complesso manifatturiero Blin & Blin, mira proprio a recuperare alloggi (precisamente 164) nei locali della ex fabbrica, inserendo inoltre un mediatech, il museo municipale e delle botteghe per artisti (che, in realtà, non hanno riscosso molto successo). Il lotto, adesso, si inserisce nel tessuto urbano come un vero e proprio quartiere, recuperando gli assi viari esistenti all’interno della nuova organiz-zazione spaziale. Altro progetto simile ma di taglia inferiore, è quello di Wytze Patijn a Rotterdam, per inserire in una vecchia stazione di pompaggio dell’acqua, un programma di social housing per single o giovani coppie. Nei tre edifici l’organizzazione degli alloggi si sviluppa su una strada centrale, derivante dai corridoi della vecchia destinazione degli edifici.

Più complicato sembra l’inserimento in questi programmi di aree verdi, le quali non garantiscono all’investitore una prospettiva di guadagno tangibile, a fronte di un investimento ben quantificabile. Questa complessità nel valutare le ricadute in termini economici di questi interventi, complica lo sviluppo di una green city sui cosiddetti “brown fields”. Notevole è stata, dunque, la scelta di inserire un parco nell’intervento alle Ex Officine Reggiane. La percezione nuova del territorio tramite queste trasformazioni va a creare attrattività a diverse scale e consenso cittadino.

Abbiamo avuto modo di notare da questi esempi come la riqualificazione di spazi industriale dis-messi, possa creare possibilità di ri-territorializzazione, ossia l’oggetto patrimoniale viene a parte-cipare alla creazione di territori innovativi, legate a nuove esigenze e a nuovi processi economici, sociali, culturali ed ambientali. Dinamizzare economicamente il territorio in prospettiva di uno svi-luppo durevole. Il coordinamento di più interventi, impostando, un programma a scala urbana, può portare ad un rilancio per l’intera città, e Torino ne è in parte la prova.

La qualità della nuova architettura dipenderà da quanto adeguati saranno i nuovi spazi ai nuovi usi, ovvero la relazione dialettica tra “forma” e “funzione”. L’attribuzione di nuove funzioni non deve, inoltre, eludere la questione del rapporto tra il valore di testimonianza ed il valore d’uso, per evitare che l’oggetto fisico venga snaturato e perda il suo significato storico. Come si esprime la stessa Carta di Venezia “la conservazione dei monumenti è sempre favorita dall’assegnazione a questo di una nuova funzione utile alla società; tale destinazione è consigliabile ma non deve alterare l’ordine od il decoro degli edifici”. Importante è dunque mantenere un approccio sostenibile anche a livello culturale oltre che ambientale.

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Ri-qualificare

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Il processo di dismissione aumenterà esponenzialmente negli anni, ed è dunque importante sensibi-lizzare la necessità della riabilitazione di queste aree per proiettarsi positivamente al prossimo futuro. La crisi del 2008 ha complicato la situazione, ridimensionando la quantità di sovvenzioni europee, e rendendo meno chiara la prospettiva di sviluppo globale di questi processi.

Quello che appare comunque chiaro è come, in particolare in un periodo di crisi come il nostro, la cultura del riuso divenga un possibile volano di ripresa economica, coniugando le ragioni della crescita con quelle di risparmio economico, così da permettere a questi elementi, attualmente di criticità, di diventare un punto di forza per la città che verrà.

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ll caso studio : Barjols

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2.1 _La storia urbana della città di Barjols.

La città.Barjols è un comune appartenente al dipartimento del Var, compreso nella regione della Provence-Alpes-Côte d’Azur, nel Sud-Est della Francia. Conta 3096 abitanti nel 2012, ed è situato ad equi-distanza da Saint-Maximin la Sainte-Baume (21km) e Brignoles (23km), tra le gole del Verdon e l’au-tostrada A8. Si colloca in un circolo naturale, in altezza come in pendenza, esposto a Sud. L’acqua, simbolo e ricchezza della città, è presente in abbondanza. Posto al cuore di una depressione, l’edifi-cato si struttura adeguandosi alle pendenze del sito.

Dalle origini ad ai nostri giorni.La costruzione della chiesa de l’Espine nel 1014, segna l’inizio dello sviluppo del primo insediamento urbano (attorno alla chiesa stessa). La chiesa verrà eletta a rango di collégiale da Alexandre II nel 1060, col nome di Notre Dame de l’Assomption.

Durante il XIII sec. la città si estende oltre l’Espine, sul pendio collinare, con la creazione del quartiere del Réal, coi primi esempi di concerie e mulini. Dopo due secoli di pesti e carestie, che ostacolano crescita demografica e urbana, nel 1608 Henry IV autorizza il sig. Jean-Baptiste Vaillant, a installare una conceria con notevoli agevolazioni fiscali.

Questa viene inserita in una parte dell’ex convento degli Agostiniani, su rue de Augustins. Nel corso dei due secoli successivi la città vede fioreire numerose concerie, che portano ricchezza e manodopera alla città, la quale si estende verso Est.

La compresenza di tre elementi permette alla città di diventare “la capitale del cuoio francese”: l’ac-qua, i rilievi (la cascata situata a Est, utile ai processi di concia e al fine di recuperare energia per i macchinari) e la vegetazione (dalla quale si ricavava il tannino necessario ai processi di concia).

Nel 1770 la città vede una prima spinta versa Ovest, grazie alla “chiusura” del vallone della Rougière, e la successiva creazione di una grande piazza.

Con l’avvento della rivoluzione industriale tra il XVIII ed il XIX sec., la città vede aumentare il numero delle concerie, ed allo stesso tempo il crescere degli spazi necessari al concia, in seguito allo sviluppo di nuovi metodi e macchinari. Tra questi metodi uno in particolare segnò in negativo il futuro del quar-tiere delle Tanneries, ovvero il concia al cromo. In seguito all’inizio del declino delle attività agli inizi del XX sec., il sig. M. Vaillant, grande lavoratore ed innovatore nel suo campo, utilizzò unicamente questa tecnica sino alla fine della sua attività (le altre due grandi concerie attive all’epoca, Fassy e Plauchud, le preferivano la più sana concia vegetale). Questo tipo di trattamento (che mischia il cromo a sale, acido cloridrico ed acido solforico) permette di limitare i tempi di produzione da alcune settimane a sole 24 ore, inquinando al contempo la fabbrica e tutto ciò che vi si trovava nei pressi.

L’ex portale del convento, situato sul medesimo muro delle tanneries Vaillant

Vista da Ovest della città.

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In un rapporto del 9 Novembre 1945, l’ispettore generale delle acque e delle foreste modifica l’ar-resto della prefettura delle tanneries, menzionando i punti seguenti:- La mancanza di acqua potabile a Barjols, che obbliga gli abitanti ad utilizzare le acque dell’Ar-gens, per l’abbeveraggio degli animali, l’innaffiamento di campi e giardini ed il lavaggio di biancheria e stoviglie;- La morte continua di pesci;- Odori nauseabondi e colori inusuali dei corsi d’acqua. Il risultato di questa analisi comincia a mostrare, in risvolti pratici, gli effetti inquinanti che hanno i metodi di produzione sul contesto. Tuttavia non verrà dichiarata la “nocività” da parte del prefetto.Il coloramento delle acque sembra dovuto al tannino che scompare qualche chilometro dopo Barjols, e l’odore si manifesta solo in caso di acque basse e durante periodi di forte calore e siccità.Per ridurre i disturbi , vennero realizzati diversi lavori da parte delle diverse concerie, come l’in-stallazione, nel 1930, di un dispositivo di trattamento del cloro nelle acque, munito di griglie; in seguito viene posto uno sbarramento/diga trasformato in bacino di decantazione, il quale permette la puli-zia a ogni piena del fiume Fauvery.

Nel frattempo i locali della tannerie Vaillant vengono riconfigurati col classico reticolo di travi e pilastri in CLS armato, impianto industriale moderno, che si collega per mezzo di un sovrappasso all’antica parte ricavata nell’ex convento. Si crea così un vero e proprio ponte tra la città storica ed il quartiere industriale. Le altre fabbriche mostrano invece stratificazioni di costruzioni pre-industriali, con muri massicci in pietra e volte a crociera e a botte, che si intrecciano sovente con la maglie di pilastri di CLS.

In questi anni le Tanneries scandiscono le giornate del villaggio con le loro sirene, il ritmo di ogni cit-tadino è più o meno legato ai tempi necessari alle procedure di concia, di quelle pelli di provenienti da oltremare, dall’odore talmente forte da risultare quasi insopportabile ai forestieri. La storia dei lavoratori di queste fabbriche sono le storie di operai francesi, italiani (in fuga dal regime fascista), armeni (in fuga dalla guerra) e spagnoli (repubblicani espatriati dal regime franchista).

Fino al 1955 le fabbriche partecipano allo sviluppo Sud-Ovest della città. La possibilità di sfruttare l’energia elettrica prodotta dalla cascata dell’Impasse de Fauvery, permette il sorgere di un vero e proprio quartiere di concierie. Al contempo la necessità di lavorare vicino al posto di lavoro (tra gli operai quasi nessuno possedeva un auto) fa sì che che la città continui ad estendersi.

L‘avvento di industrie straniere (soprattutto Germania e Spagna) accellera il declino delle tanneries di Barjols: nel 1956 chiude la Fassy et fils, nel 1967 la Plauchud et fils e nel 1983, dopo oltre tre secoli, sarà il turno della Vaillant et fils. Termina così la storia di una città trainata da una “mono-attività”.

Il Sig. Armand Zoegger, gestore della SARL Armand Pierre, acquista il complesso delle tanneries Vaillant ad un asta, nel 1985.

Foto storiche della realtà passata delle Tanneries.Fonte: http://eugene.tanniou.free.fr/barjols/tanneries01.

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ll caso studio : Barjols

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Dalla chiusura delle ultime fabbriche, molti di questi spazi sono stati convertiti a loft ed atelier per artisti, non producendo comunque alcun risultato rilevante a livello di reintegrazione urbana, anzi creando nuove tensioni vista la difficile convivenza tra artisti e cittadini, ma soprattutto tra gli artisti stessi. Inoltre il disagio prodotto dai ritmi di produzione infernali, la fatiscenza nel quale versano questi edifici, e l’inquinamento che questi hanno prodotto su molte delle falde, hanno prodotto delle dinamiche di relazione turbolente tra i cittadini ed il quertiere delle tanneries.

Barjols oggi.La composizione urbana odierna della città si compone di 4 settori principali.La prima, equivalente alla cittadina medievale, costituisce geograficamente il cuore di Bajorls, viene sezionata a sua volta in due parti da Rue de la Republique ed, in seguito, Rue Pierre Curie. Il tessuto urbana si dipana da questa arteria principale, tramite strade secondarie perpendicolari ad essa, che vanno a servire il sistema di piazze e piazzette tipico dell’impianto medievale. L’inclinazione di queste stradine si contrappone alla curva di livello piana sul quale giacciono le arterie centrali, per questo più trafficate, oltre che una questione di maggiore dimensione.Le forme architettoniche di questo settore rispondo ai canoni della Provenza vernacolare, con edi-fici fatti di pietra (tufo), con al massimo 3 piani fuori terra.

Il secondo settore corrisponde allo sviluppo urbano verso Ovest, tra il XIX ed il XX secolo, in seguito alla copertura del grande canale della Rougiére con la piazza omonima. Questo intervento ho per-messo di ottenere un’area pianeggiante, fiancheggiata da un doppio viale alberato, che si collega a Sud con Rue de la Republique, ed a nord con la strada che conduce a Drauguignan. Oggi questa piazza viene sfruttata come grande parcheggio pubblico ,con la sola eccezione di un campo di boc-ce nel vertice nord.

Il terzo settore è quello delle concerie, a Est del villaggio. L’insediamento dei diversi edifici è lega-ta alla grave pendenza che caratterizza la morfologia del terreno; non formano isolati chiusi ma piuttosto oggetti singoli che si raggruppano nel distretto industriale, in particolare sui lati del corso d’acqua.Questo settore testimonia l’importanza che ha avuto, negli ultimi secoli, l’industria del cuoio per l’in-tera città. Un glorioso passato viene oggi testimoniato da un patrimonio architettonico industriale in grave stato di degrado ed abbandono, che solo iniziative private e lenti progetti pubblici stanno cercando di rivalutare.

Il quarto ed ultimo settore corrisponde all’ultima espansione a Nord della città, installando servizi (collegio, scuole, nuova zona industriale e di commercio), ma anche un tipo di abitato più diffuso, o grandi aree di edilizia popolare.

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Vista da Est delle Tanneries Ex Vaillant.

I 4 settori della città.

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2.2 _Caratteristiche del territorio.

I principali limiti paesaggistici del dipartimento del Var sono:- A Nord l’alto Var, dal carattere prettamente montagnoso;- Ad Est il corso del Draguignan, che si impone formando ripide pareti parelle, in una moderata tran-sizione verso la foce;- Ad Ovest le colline di Rians, coi relativi pendii boscosi;- A Sud la vallata con bordo collinare ricoperto di vigneti.

Tutto attorno al borgo di Barjols si staglia una corona collinare, composta da alture di circa 200/300, separate da valli che fungono da piccole pianure coltivate.Le origini del nome della stessa Barjols sono dovute alla sua collocazione geografica, si compone infatti delle parole “barres”(montagne, colline) e “jol”(belle).I depositi di tufo friabile sono segnati da una circolazione d’acqua di tipo carsico: la dissoluzione della roccia madre, trasporta in soluzione e precipitazione carbonato di calcio, seguito da una modifica dell’ambiente. In base agli strati grossolanamente stratificati visibili in affioramento, si può pensare che il deposito sia un travertino di risalita, più o meno ricco di vegetali fossili ed incrostamenti. Da un punto di vista geotecnico il travertino ha un comportamento piuttosto roccioso mentre il tufo in senso stretto è semiroccioso.

Numerosi corsi d’acqua a l’origine di questa formazione passano per la città sottoforma di fonte: alcuna risalita è stata segnalata a diritto di progetto.

Rete idrografica.L’acqua è un elemento di particolare abbondanza nella regione, ed il corso a cui ciò è maggiormente dovuto è l’Argens. Il fiume, così chiamato per il colore delle acque simile all’argento, coi relativi afflu-enti, rappresenta il idrico più importante del dipartimento, che attraversa da Ovest ad Est, seguen-do una debole pendenza. I suo affluenti principali sono: la Fauvéry, la Cassale e la Bresque.

Gli altri fiumi che percorrono il dipartimento sono:- A Sud il Reppe ed il Destel, i quali si ricongiungono nelle Gorges di Ouilles, proseguendo verso la foce. Il Réal Martin, il Gapeau, il Pansard ed il Maravenne si gettano a loro volta in mare dalla rada di Hyéres;- A Est il Siagne ed il Reyan, il quale si unisce prima al lago Saint-Cassien, ed in seguito all’Argens in prossimità di Fréjus; più a est la Gise, la Mòle ed il Verne confluiscono nel golfo di Saint-Tropez;-A Nord il Verdon segna il confine del dipartimento, mentre il Jabron e l’Artuby definiscono la piana di Canjuers.Nelle vicine gole del Verdon si trova una seria di grandi laghi artificiali, come il Saint-Croix, il Saint-Cas-sien ed il Carcés. Quest’ultimo forma una riserva di acqua potabile di oltre 100 ettari.

Questo sistema idrografico, oltre a definire morfologicamente l’intero dipartimento, ne determina anche la vegetazione con le sue grande foreste di pioppi, caratterizzando lungo i suoi corsi l’intero

Inquadramento della città a livello regionale

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2.3 _Composizione del sito.

Definizione del perimetro e delle parcelle della DUP.Il perimetro della zona definito dalla DUP ( déclaration d’utilité publique ), identifica le diverse par-celle, edificate o meno, del sito delle tanneries Blanc-Vaillant e Fassy-Vaillant. Le parcelle in ques-tione occuppano una superficie totale di 5 500 m²: 1 827 m² la B448 (edificio B), 640m² la B499 (edificio A) e 3030 m² la B1303 (edificio C)

La storia dei 3 edifici segna fortemente la loro composizione etereogenea:- L’edificio A rappresenta l’inizio della storia delle tanneries, ovvero la parte di convento nella quale, nel 1608, s’installò la prima conceria di Vaillant; un edificio, quindi, che si è visto più volte riciclato nella sua funzione, dettaglio che si manifesta anche nella sua composizione strutturale differente ad ogni livello (volte e muri portanti ai livelli interrati, misto muri portanti e pilastri in CLS nei primi due piani fuori terra, e struttura interamente a travi e pilastri in CLS all’ultimo). Si collega tramite un passaggio sopraelevato all’edificio B, frutto di lavori di ammodernamento di quest’ultimo nelle prime decadi del ‘900;

- L’edificio B è il risultato dei lavori di ammodernamento voluti da M.Vaillant nella prima metà del ‘900. L’organizzazione spaziale è quella tipica dell’impianto industriale moderno, con sistema costruttivo in CLS a formare reticoli piuttosto regolari di travi e pilastri. Si sviluppa su 4 livelli di cui due fuori terra. Si affaccia da un lato sul contesto urbano delle Rue Pierre Curie e Route de Brignoles, e dall’altro sulla cascata dell’Impasse de Fauvery;

- L’edificio C mostra diverse superfetazioni, dovute a funzioni pre-industriali, che si mischiano al reti-colo dell’impianto di Vaillant. Questa “anarchia” strutturale si traduce in ambienti complessi e spesso bui, tranne che all’ultimo piano, dove la luce diretta abbonda vista la tragica situazione delle strutture dei tetti in legno ed del manto di copertura in tegole. Si collega e compenetra con l’edificio B, e come lui si affaccia su Rue Pierre Curie e sulla cascata.

Inquadramento del sito a livello urbano.

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2.4 _Fonti per l’analisi.Nell’arco dell’atelier svoltosi all’ENSA di Marsiglia, sotto la supervisione del Prof. Jean-Marc Huy-gen, l’analisi del sito e del suo stato di conservazione è stata operata secondo un approccio molto sensibile alle atmosfere generate da questi spazi. Sono stati necessari diversi sopralluoghi al fine di osservare la situazione in prima persona, e potersi calare a fondo in questi ambienti post-industriali. Tuttavia l’analisi si è fermata ad un livello piuttosto superficiale per tutto ciò che concerne la questi-one tecnica, di degrado dell’involucro e del sistema costruttivo. Indispensabile è stato dunque rivol-gersi al (futuro) proprietario delle tanneries, ovvero l’ente EPF PACA (Etablissement Public Foncier PROVENCE ALPES COTE D’AZUR), per ottenere informazioni più dettagliate al riguardo.

EPF PACA _ Etablissements Publics Fonciers - Provence-Alpes-Côtes d’Azur.E’ un ente pubblico dello Stato Francese, le cui competenze sono definite all’articolo L321-1 del Co-dice dell’Urbanismo segnalando che “l’EPF imposta delle strategie fondiarie al fine di mobilitareIl mercato immobiliare e favorire lo sviluppo duraturo e lottare contro lo scaglionamento urbano. Queste strategie contribuiscono alla realizzazione di alloggi, soprattutto alloggi sociali, tenendo conto delle priorità definite dai programmi locali dell’abitato”.

Nel quadro delle loro competenze, possono contribuire allo sviluppo di attività economiche, alla polit-ica di protezione contro i rischi tecnologici e naturali così come a titolo sussidiario, alla preservazione di spazi naturali e agricoli in cooperazione con la “Société d’aménagement foncier et d’établissement rural” e gli altri organismi incaricati della preservazione di questi spazi, nel quadro delle convenzioni.

Gli EPF sono competenti per la realizzazione tutti le acquisizioni fondiarie ed immobiliari nel quadro di progetti condotti da personaggi pubblici e per realizzare o fare realizzare tutte le azioni tali da facil-itare l’utilizzo e la sistemazione ulteriore, ai sensi dell’articolo L.330-1, dei beni fondiari o immobiliari acquisiti.

I beni acquistati dall’EPF hanno il fine di essere ceduti o essere oggetto di un contratto.L’azione degli EPF per conto dello Stato, di collettività territoriali e dei loro raggruppamenti o di un altro ente pubblico s’inscriva nel quadro di convenzioni”.

La loro azione è sponsorizzata dai fondi derivanti dalla “Taxe spécial d’équipement”, ed è quindi fi-nanziato da fondi unicamente pubblici. Il suo ruolo è, duqnue, di assistere la collettività nel processo di progettazione della trasformazione, affidando in un secondo momento l’esecuzione del progetto a terzi, evitando possibili abusi edilizi su aree urbano problematiche.

In virtù dell’articolo L321-4 dello stesso codice, “gli EPF dello stato possono agire per mezzo di es-propriazioni(…)”.

L’EPF PACA a così concluso, con il Comunde di Barjols, una “convention opératinelle de maîtrise foncière exécutoire“, dal 04/01/2007, nel quadro della quale s’inserisce l’operazione sulle tanneries.

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Documenti consultati.In seguito a più visite in sede dell’EPF PACA, situata in Rue de la Canebiere 62/64 a Marsiglia, si è avuto modo di consultare due documenti in particolare: l’ “Etude de Faisabilité PACA“ ed il “Dossier d’enquête préalable à la declaration d’utilité publique“.

Il primo documento mostra gli studi svolti sulle tanneries, i quali si compongono in tre fasi:- Una prima fase di diagnostica globale, con i rilievi dei diversi edifici esistenti;- Una seconda fase di pre-diagnostica tecnica, studio di fattibilità e definizione del programma. In questa fase vengono prese in considerazione ed analizzate diverse soluzioni, per definirne la più adeguata a livello progettuale ed economico;- Una terza fase di elaborazione del progetto tecnico ed architettonico. Questa fase permette di stabilire: la decisione architettonica proposta ed i principi d’organizzazione dell’edificio; un piano ur-banistico schematico d’insieme; un piano di massa; un quaderno di spese (quantitativo estimativo) e l’estimazione dei costi.

Questi studi mi hanno permesso di confrontarmi con le diverse soluzioni prese in considerazione ed, in particolare, con la soluzione preferita dall’EPF PACA, scelta in seguito ad una accurata compara-zione tra punti di forza e di criticità delle diverse opzioni.

Il “Dossier d’enquête préalable “ segue il primo documento, ed è il dossier relativo al progetto scel-to dallo studio di fattibilità. Vi viene descritto e sintetizzato lo sviluppo del progetto(a partire dalla storia del sito), le questioni legali ed urbanistiche, la questione relativa all’inserimento del progetto nell’ambiente e quella relativa all’inquinamento del sito.

2.5 _Analisi del sito.

Sistemi cotruttivi.Come detto in precedenza i sistemi costruttivi variano in base all’edificio al quale si riferiscono. L’ossatura portante in cemento (travi e pilastri) è una costante in tutte e tre le parcelle, ma se per l’edificio B questo è l’unico sistema costruttivo, nel A e C si incontrano delle situazione miste. In par-ticolare ai piani interrati (rispetto al piano terra, considerato come il piano che permette l’accesso dal livello di Rue Pierre Curie, a Nord del sito), la presenza di muri in pietra e volte, relativa a funzioni pre-industriali, è costante. Salendo nei piani fuori terra, l’edificio C si adegua all’ordito di pilastri e travi dell’edificio B, così come l’edificio A, il quale però mantiene comunque una facciata in muratura portante, risalente al convento degli Agostiniani nel quale si inserisce.

I solai sono realizzati in materiali diversi in funzione della localizzazione:- Cemento su sottofondo in laterizio;- Cemento su sottofondo in agglomerato cementizio;- Cemento armato;- Legno.

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I riempimenti di facciata sono in laterizio da 15 cm, ricoperti con un sottile strato di intonaco, che risponde correttamente ai criteri di resistenza meccanica.

Le coperture sono:- Piane (a terrazza) in cemento (solo per l’edificio B);- A falde con la struttura in legno coperta da tegole (edifici A e C), lamiere ondulata o amianto (par-te Nord della copertura dell’edificio B).

Prediagnosi stato conservazione strutture elementi tecnici.Il sito non è mai stato oggetto di manutenzione dalla cessazione delle attività industriali ad oggi. Inoltre è vietato per pericolo l’accesso, da Rue Pierre Curie, alle parcelle B1309 e B448, in seguito all’arresto imposto dal Comune di Barjols in data 19/10/2011.

La causa principale del degrado sono le infiltrazioni d’acqua, dovute a:- Terrazze non a tenuta stagna;- Coperture crollate o danneggiate;- Le aperture e fessure nei muri periferici. I cementi paiono avere ancora una buona consistenza, anche perché le loro sezioni sono state defi-nite per carichi industriali, largamente sovradimensionate quindi per carichi richiesti da commerci ed abitazioni. Tuttavia la granulometria troppo grossolana dei cementi e le intrusioni d’acqua, hanno danneggiato la composizione della struttura, la quale non assicura più una buona protezione delle armature. Queste sono spesso vittime di fenomeni di carbonatazione, che causano la conseguente rottura e/o fessurazione del ceemento.

Nella fase di cantiere sarà quindi opportuno:- Integrare nel progetto il trattamento di questo disordine;- Incamiciare alcuni pilastri, e ricostituire alcune travi danneggiate.

Le fondazioni a plinti (di piccole dimensioni, 40/50cm) su tufo e fuori terra non possono esseremantenute tali, poiché non rispettano più la normativa vigente. Nonostante sembrino stabili, nonpotranno essere mantenute a vista per questo motivo.

Anche i solai presentano danneggiamenti dovuti ad infiltrazioni. Numerosi sono i casi di rottura dei cementi a causa della carbonatazione delle armature. Lo spessore dei solai è piuttosto ridotto (15cm), e laddove queste fessurazioni diventino consistenti, è necessario verificarne la portata.Vi sono anche dei solai in legno:- quelli che presentano travi portanti in tronchi massicci potranno essere conservati, previa verifica delle fessure e dello stato parassitario- quelle composte di travetti rettangolari sembrano non conservabiliLa questione dell’isolamento acustico tra livelli dovrà essere affrontato con cura, tenendo conto della loro natura e dello scarso spessore.

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I tetti a falde a struttura lignea sono gravemente degradati, in alcuni casi anche sottodimensionati. Dovranno essere consolidati o rimossi.

Le coperture piane sono state esposte per anni alle intemperie, ed il sottile strato di bitume è rovi-nato, e dovrà essere demolito o ricostituito. La struttura ha sofferto notevolmente delle infiltrazioni e presenta crolli in diversi punti. Particolarmente danneggiata è la terrazza dell’edificio C, la quale si presenta in cemento scoperto. Le travi delle voltine in muratura dei solaio sottostanti sono forte-mente arrugginiti, e la loro portata è difficilmente verificabile.

Lo spessore delle facciate non le garantisce protezione contro la piogga, vista anche la vetustà in cui versano. Sarà dunque necessario coprirle di stucco o pensare ad una doppia parete.

Le altezze interpiano sono eccessive per delle abitazioni, ma insufficienti per dei soppalchi. Sono però adeguate per attività commerciali, artigianali ed artistiche.

La profondità degli ambienti non permette un adeguato apporto di luce naturale. Sarà opportuno compiere delle demolizioni per permettere il filtraggio di luce zenitale.

Conclusioni: malgrado lo stato di abbandono da oltre 20 anni, la superstruttura della fabbrica sem-bra riutilizzabile, trattando le fessurazioni del cemento a causa delle infiltrazioni. I solai potranno an-che essere mantenuti nel loro insieme, ma dovranno essere verificati per portata, comportamento acustico e resistenza al fuoco. Le facciate in laterizio idem, ma sarà necessario completarle per ga-rantire una perfetta tenuta alla pioggia, in alcuni casi si procederà per demolizione. La costituzione e lo stato del costruito, così come le diverse costrizioni dovute alla destinazione precedente, obbli-gano a effettuare pesanti interventi sulla struttura ed, in alcuni casi, a demolirne alcune parti. La preservazione del costruito così come i suoi adattamenti richiederanno lavori importanti ed onerosi.

Inquinamento e prospettive bonifica.Un’ordinanza prefetturale (22/01/2013) ha permesso all’EPF di accedere al sito dal 16 al 18/07/2013.Viste le attività passate delle tanneries ed, in seguito agli studi svoltosi, sono state riscontrate di-verse sostanze inquinanti:- metalli quali cromo, piombo e molibdeno (utlizzato per le colorazioni);- idrocarburi e solventi non alogeni (vasche di nafta, diversi prodotti usati nei processi di concia);- PCB, la cui presenza è probabilmente riconducibile a vecchi trasformatori elettrici, su o in prossim-ità del sito, nel periodo compreso tra il 1950 ed il 1980.

Sono stati effettuati 11 controlli del suolo tra 0,5 e 3 metri di profondità; 12 blocchi di cemento e 3 pareti dell’edificio sono state oggetto di prelevamenti di unità.

Caso del suolo: il tenore misurato sui campioni è inferiore alle soglie (fissate dall’ordinanza prefet-turale del 28/10/2010), per l’accettazione nell’Installation de Stockage de Déchets Inertes (ISDI), fatta eccezione di 3 punti in cui sono state riscontrate anomalie di idrocarburi, frazioni solubili, solfa-ti, cloruri (e più puntualmente cromo ed arsenico). Da notarsi è che 2 di questi punti corrispondono a

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dei prelievi effettuati sugli stockaggi di terrapieni depositati in sito e l’ultimo corrisponde alla parcella B499.

Caso del cemento: su 15 campioni solo 3 sono compatibili per la messa in ISDI.In caso di demolizione, gli altri 12 campioni devono essere evaquati verso una filiera di trattamento a causa di più parametri anomali:- passaggio quasi sistematico delle soglie dell’ordinanza del 28/10/2010 per gli idrocarburi totali, frazioni solubili, carbone organico totale, cloruri, solfati, cromo- superamento più puntuale delle soglie per quanto riguarda piombo e molibdeno.Per queste 12 zone l’evacuazione dovrà essere effettuata in Installation de Stockage de Déchets non Dangereux (ISDND), in Installation de Stockage de Déchets Dangereux (ISDD) o in Installation de Déchets Dangereux Specifique (ISDD Specifique).

Gli inquinanti di conceria hanno dunque impregnato la struttura, si può dunque valutare la possibilità di demolizioni specifiche e concentrate per rimuovere le parti interessate.

Nell’edificio A ed in altre 5 zone (per un totale di circa 1200 m²) sono presenti fusti contenenti sos-tanze, tra cui anche cromo. Alcuni di questi si sono riversati e si riscontrano macchie sul cemento. Tuttavia non vi è rischio di spandimento di sostanza verso l’esterno. Il proprietario attuale, Sig. Zoeg-ger, è stato ammonito diverse volte, dal Novembre 1993, di evacuare questi prodotti e distruggerli in appositi centri; nel 11/09/1995 si è visto pure consegnare una multa di 300 000F (45 000€). Da allora ha iniziato una causa giuridica in contenzioso davanti la giurisdizione amministrativa, ma il Tribunale Amministrativo di Nizza e la Corte d’Appello di Lione hanno confermato l’ordinanza del Prefetto del Var.Malgrado un ulteriore giudizio di correzione del 19/12/2002, i rifiuti si trovano ancora sul sito.Il costo di una tale pulizia e trattamento dei rifiuti è stimato tra i 40 000 ed 60 000€ circa.

In tutto il complesso esiste una sola corte in terra battuta, la cui posizione non lascia presupporre ad un possibile inquinamento del sottosuolo. Inoltre gli edifici sono costruiti sopra ad un massiccio roccioso, non adatto a racchiudere una falda acquifera; uno studio idrologico per determinare la presenza di agenti inquinanti nel sottosuolo appare quindi inutile. Si può asserire che la situazione degli agenti inquinanti e ben definita, e si estende su aree ritenute impermeabili. La minaccia per l’ambiente potrà essere neutralizzata semplicemente tramite la pulizia del suolo e la rimozione dei rifiuti dal sito.La rimozione e lo smaltimento dell’amianto dal sito verranno adempiuti da ditte specializzate.

Accessi.L’accesso al sito è possibile dall’ingresso Est di Barjols su la Rue Pierre Curie (D 554) che contorna la parte Nord delle concerie, oppure da la route de Brignoles, che attraversa il sito nella parte Ovest, diventa la Rue des Tanneurs nella parte Sud del passaggio tra edificio A e B. E’ altrimenti possibile accedere per l’Impasse de Fauvery, situato a Sud-Est del sito, tramite un antico passaggio di pro-duzione dell’edificio C.

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Un forte legame con la natura

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Una scala del costruito abbondante

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41LIV. P-1

LIV. P.T.

LIV. PIERRE CURIE

EDIFICIO A EDIFICIO B EDIFICIO C

Edificio A

Edificio B

Edificio C

Volumi ed altezze

2.6 _Rilievo fotografico.

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Edificio A Edificio B Edificio C

FACCIATA SUD

Terrazza

Casa privata con giardino

Passage destanneurs

Vecchio passaggio che connette l’impasse alle

concerie

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Vista sulla facciata sud degli edifici dal ponte

Vista sulla cascata dal ponte

Ponte della nuova strada per Brignoles

Specchio d’acqua ai piedi della cascata

Tanneries Vaillant riadibite ad alloggi

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AlloggiAlloggi

AlloggiAlloggi

SEZIONE DE LA RUE DES TANNEURS>direzione dell’edificio A

Chiostro

Edificio A delle tanneries Vaillant, con diversi accessi inutilizzati

Giardino del chiostro

Vista del passaggio delle tanneries al di fuori del tessuto urbano.

Vista oltre il passaggio delle tanneries verso il centro urbano.

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45Ingresso garage

Ingresso garage caserma

dei pompieri

Rue de la République

SEZIONE DE LA RUE DES TANNEURS>direzione dell’Edificio A

SEZIONE DE LA RUE DES TANNEURS>direzione dell’Edificio B

Parcheggio

Giardino

Spazi vacanti

Garage privati

Garage dei pompieri

Edificio A della tannerie

PIANTA DE LA RUE DES TANNUERS

Alloggi

Caserma

AlloggiAlloggi

Passaggio de la Rue du Clastre

Caserma:spazio privati esterno

AlloggiAlloggi

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SEZIONE LUNGO LA RUE PIERRE CURIE>direzione della facciata NORD

La Rue Pierre Curie si dilata di fronte all’ingresso dell’Edificio B, creando una piccola zona di sosta per circa quindici vetture. Il passaggio pedonale si iinterrompe in per diversi metri.

Edificio C Caserma dei pompieri

Parcheggio davanti all’Edificio C

Entrata principale attualmente per

l’Edificio B

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Garage

Terrazze coltivate

Rue Pierre CurieRue de la RépubliqueRue des Tanneurs

Rue des Tanneurs

Alloggi

Ingresso caserma

Alloggi

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PIANTA DELLE COPERTURE

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PIANTA DELLE COPERTURE

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PIANTA PIANO 2° E COPERTURE

Parcheggio

Garage

Cascata

Terrazze coltivate

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EDIFCIO C E COPERTURE

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Chiesa

Caserma

Alloggi

PIANO 1°

Convento

GiardinoGiardino AlloggiAlloggiAlloggi

Cascata

Garage

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EDIFICIO A

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EDIFICIO B

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Spazi non accessibili per gli accessi bloccati

EDIFICIO C

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PIANO TERRA

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EDIFICIO A

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EDIFICIO B

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EDIFICIO C

Spazio molto scuro composta da un corridoio largo,

servente diversi spazi compartimentati

accessibili da delle

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PIANO -1

Fondazioni

Fondazioni

Fondazioni

Alloggi

Caserma

Convento

Cascata

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EDIFICIO A

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EDIFICIO B

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EDIFICIO B EDIFICIO C

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PIANO -2

Casa privata

Convento

Cascata

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SEZIONE AA’

SEZIONE BB’ SEZIONE DD’

SEZIONE CC’

SEZIONI DELL’EDIFICIO A

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RuePierreCurie

SEZIONI EDIFICIO B

SEZIONE LONGITUDINALE BB’>verso Edificio B

SEZIONE LONGITUDINALE AA’>verso Edificio A

Atelier di scultura

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Livello 0 Livello 0

SEZIONI EDIFICIO C

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ETEREOGENEITà DELLA STRUTTURA

ZONE INACCESSIBILI

CEMENTO ARMATO (TRAVI/PILASTRI)

MURI IN PIETRA E VOLTE

ZONE NON TRATTATE

COPERTURE

PIANO 1°

PIANO TERRA

PIANO -1

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CROLLI

SEGNI DI DEGRADO

CARBONATAZIONE ATTACCO ACIDO UMIDITA’

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-

L’illuminazione naturale all’interno del sito.

Piano +1

Piano terra

Piano-1

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Inserimento del progetto nell’ambiente.Dopo il controllo di un ispettore d’installazioni classificate il 3/11/2013, il Prefetto del Var ha notificato il 14/05/2014 all’ADEME (Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Energie), l’ordinanza della prefettura con l’ordine di rimozione dei materiali pericolosi.

Importante è lo studio dell’impatto del cantiere, per il quale saranno svolti lavori di:- Manutenzione, pompaggio, raggruppamento, condizionamento e caricamento dei rifiuti pericolosi depositati nel sito;- Svuotamento delle vasche di decantazione;- Rimozione e trattamento fuori sito dei rifiuti pericolosi;- Trasporto dei suddetti rifiuti.

2.7 _Fattori ambientali e paesaggistici.

Natura 2000.Il Comune di Barjols è compreso in una Zone Spéciale de Conservation, a titolo della direttiva Hab-itat, le “le Sorgenti e Tufi dell’Haut Var”. Questa zona Natura 2000 comprende più siti nella zona.L’obiettivo è di salvaguardare l’ambiente e la fauna che lo abita, da interventi di nuova fattura.La cascata dell’Impasse de Fauvery ed il quartiere delle tanneries sono fuori zona Natura 2000 di 80 metri.Per questo motivo il PLU di Barjols approvato nel 6/06/2013, ha fatto Natura 2000 oggetto di una valutazione ambientale e di una valutazione d’incidenza. Nel quadro delle valutazioni è stata presa in considerazione il settore delle tanneries. In particolare il progetto delle nuove illuminazioni dovrà essere rivolta dall’alto in basso, per non creare disagio ai pipistrelli nelle grotte limitrofe.

Il rischio sismico.Il sito, come anche gran parte del Comune, si colloca in classe 1A: rischio leggero ma non trascura-bile. La struttura degli edifici dovrà rispondere alla normativa. A tale fine sarà opportuno irrigidire la struttura ed adattare le fondazioni esistenti.

Le regole parasismiche sono obbligatorie nelle zone 1A. Tuttavia, non sono oggetto di verifiche siste-matiche delle autorità, tranne nel caso di complessi riceventi del pubblico. Queste regole sono d’ap-plicarsi algli interventi di nuova fattura, mentre non valgono per il costruito esistente.

Il rischio di inondazioni.Uno studio ENVEO su una parte del territorio, ha fatto si che le prescrizioni de l’Atlas des Zones Inondables (AZI), siano state ritenute congrue per alcune parcelle del sito, e riprese ed elaborate dallo Stato nel PLU.

Le parcelle C603, B1152 e parte delle B1303 e B454, sono state prese in conto in quanto a rischio inondazione. A livello di edificato, quindi, solo la parcella relativa all’edificio C sarà a rischio, e per questo dovrà essere mantenuta ad un altezza congrua ad evitare rischi.

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Il caso studio : Barjols

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2.8 _Il processo di concia al cromo.Per comprendere lo stato di degrado del complesso è opportuno analizzare i processi di produzi-one, che hanno contribuito al suo sviluppo.

Il processo produttivo conciario è molto complesso ed è costituito da un alternarsi di operazioni chimiche e meccaniche. Tutte le operazioni chimiche, fino alla rifinizione, sono condotte con l’impiego di acqua ed in un reattore tipico della conceria detto bottale, sostanzialmente costituito da un cilin-dro ruotante intorno al proprio asse nel quale vengono immesse le pelli, l’acqua ed i prodotti chimici necessari.

Rinverdimento.Consiste in pratica nel trattare la pelle con acqua ed in qualche caso con piccole quantità di prodotti chimici (tensioattivi, sali basici, enzimi). Nel rinverdimento viene ripristinato il contenuto normale di acqua della pelle e vengono eliminati il sale (nel caso di pelli salate), sporco, sangue, sterco, altre sostanze contenute nella pelle e non utili o dannose per il processo conciario, ecc.

Calcinazione-Depilazione.Spesso semplificata in calcinaio, consiste nel trattare le pelli con calce e solfuro di sodio per elimin-are il pelo e l’epidermide (ovviamente quando non si debba produrre pellicceria o pelli con pelo). Le pelli divengono gonfie e turgide.

Scarnatura.E’ la prima operazione meccanica con la quale vengono asportati il grasso ed i tessuti residui rimasti aderenti alla pelle dopo la scuoiatura.

Spaccatura.Spesso, per le pelli con elevato spessore (soprattutto bovine), viene effettuata la spaccatura, che consiste nel dividere la pelle in due o più strati per ridurne lo spessore al valore voluto. Lo strato inferiore costituisce la crosta.

Decalcinazione.E’ un’operazione chimica per eliminare la calce, il gonfiamento e la turgidità della pelle.

Macerazione.Quando si desidera produrre un cuoio morbido, viene effettuata anche questa operazione con l’utilizzo di enzimi.

Sgrassaggio.Nel caso di pelli per loro natura molto grasse, per esempio le pelli ovine, è necessario effettuare uno sgrassaggio che elimina la maggior parte del grasso e ne uniforma la distribuzione in tutta la pelle.

I locali contenenti i bottali da concia, al Piano-1 dell’edificio A.

Bottali moderni.

Una macchina sgrassatrice.

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ll caso studio : Barjols

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Di solito viene eseguito con tensioattivi.

Concia.La concia consiste nel trattare la pelle con sostanze, gli agenti concianti, che sono in grado di legarsi chimicamente alla pelle rendendola imputrescibile. La pelle conciata dovrebbe sempre essere chi-amata cuoio ma in Italia nell’uso comune il termine cuoio viene preferenzialmente attribuito a cuoi spessi e rigidi, come il cuoio suola e per cinture, mentre si usa il termine pelle per cuoi più sottili e morbidi come per abbigliamento, pelletteria, ecc. Il 90% delle pelli è destinata alla concia minerale, preceduta dal piclaggio che consiste nel trattare la pelle con un bagno contenente sale ed acido, di solito una miscela di acido solforico ed acido formico. La concia al cromo è la concia minerale di gran lunga più frequente, ma sono usate anche la concia all’alluminio, allo zirconio, al titanio. Nella parte finale della concia si effettua la basificazione, medi-ante aggiunta di composti lievemente alcalini come bicarbonato, acetato o formiato di sodio, per favorire la reazione chimica di concia. La pelle conciata assume il colore del composto conciante e quindi la pelle al cromo assume il nome di wet-blue, con gli altri concianti minerali di wet-white.

Spaccatura e rasatura. Allo stato conciato le pelli possono essere sottoposte ad altre operazioni meccaniche: la spaccatu-ra (se non è stata già effettuata dopo il calcinaio), e la rasatura con la quale si uniforma lo spessore su tutta la pelle e tra le pelli della partita e lo si porta al valore voluto.

Riconcia.Con la riconcia si modificano nel senso voluto le caratteristiche chimiche e merceologiche impartite dalla concia principale.

Tintura.La tintura serve a conferire alla pelle il colore voluto. Si può regolare la profondità di penetrazione nella pelle del colore controllando il pH del bagno di tintura.

Ingrasso.L’ingrasso serve ad introdurre all’interno della pelle e tra le fibre un lubrificante o meglio un sostanza che pur essendo in qualche modo legata chimicamente alla pelle serva soprattutto a consentire alle fibre di scorrere l’una sull’altra ed a tenerle separate, conferendo così alla pelle flessibilità e mor-bidezza anche dopo che sia stata asciugata. Si usano a tal fine sostanze grasse naturali, animali e vegetali, minerali (derivate dal petrolio) o sintetiche, opportunamente trattate o parzialmente mod-ificate per renderle emulsionabili in acqua e capaci di stabilire un legame con la pelle.Le operazioni di riconcia, tintura e ingrasso, più spesso le ultime due, possono anche essere effet-tuate contemporaneamente nello stesso bagno in quanto regolate nello stesso modo dagli stessi parametri chimici.

Le pelli appena conciate con sali di cromo.

Pelle conciate vegetalmente e pelli conciate al cromo.

La tintura.

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Il caso studio : Barjols

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Asciugaggio.L’asciugaggio può essere effettuato con vari sistemi a seconda del tipo di pelli e della destinazione del prodotto. Citiamo l’asciugaggio per sospensione, inchiodaggio, pasting, sottovuoto.

Rifinizione.Nella maggior parte dei casi dopo l’asciugaggio le pelli vengono sottoposte ad operazioni di rifinizione, che mirano a migliorarne le prestazioni o semplicemente a migliorarne o modificarne l’aspetto e la mano. Possono essere di tipo meccanico, chimico o combinato. Rifinizione meccanica. Con la smerigliatura si ottiene una superficie vellutata. Se effettuata dal lato carne si ottiene il velour o suede, se effettuata dal lato fiore si ottiene il nubuck o nabuck. Con la bottalatura (volonatura, follonatura) si fanno girare le pelli velocemente a secco in un bottale per ammorbidirle e rendere più evidente e marcato il disegno tipico della grana. Rifinizione chimica. Si ricopre la superficie della pelle con un film più o meno sottile, fatto formare sulla pelle o preformato e fatto aderire alla pelle. Questo film può essere trasparente, incolore o colorato, contenere pigmenti (che nascondono il disegno tipico della grana), ed altri ausiliari per ot-tenere pelli lucide, opache, con tatto setoso, grasso, ecc. Dopo l’applicazione del film le pelli possono essere sottoposte ad operazioni meccaniche (placca-tura, bottalatura a secco, lissatura, ecc.) per ottenere effetti combinati.

2.9 _La problematica del cromo nei processi di concia.La specie chimica più critica da considerare nei processi di concia è Cr(III), un metallo pesante e per questo rappresenta comunque un inquinante che deve essere preso in considerazione, tuttavia oltre a questo non mostra particolari effetti di criticità dovuti alla sua tossicità. Lo stesso purt-roppo non può essere detto per la specie ossidata Cr (VI), il quale è classificato dalla IARC come cancerogeno di classe 1 ed ha mostrato anche effetti mutageni. Il target dell’attività cancerogena è l’apparato respiratorio. Tutto questo però nel caso di “esposizione prolungata, acuta e cronica” mentre contatti occasionali non mostrano effetti preoccupanti.Anche se la specie chimica di Cromo utilizzata in conceria è il Cr(III), purtroppo in alcuni casi si può avere ossidazione di questo allo stato di esavalente. Il meccanismo più accreditato per l’ossidazione del cromo trivalente ad esavalente coinvolge le sostanze ingrassanti aventi insaturazioni nelle ca-tene idrocarburiche (oli utilizzati anche in conceria).Le persone possono essere esposte a cromo con la respirazione, mangiando o bevendo ed attra-verso il contatto della pelle con cromo o composti di cromo. . Per la maggior parte delle persone il consumo di alimenti che contengono cromo (III) e’ la via principale di assunzione di cromo, dal momento che il cromo (III) si presenta naturalmente in molte verdure, frutte, carni, lieviti e farina-cei. . Quando si conserva il cibo in contenitori d’acciaio o in lattine la concentrazione di cromo puo’ aumentare.Il cromo (III) e’ una sostanza nutriente essenziale per gli esseri umani e la sua scarsita’ puo’ causare disturbi al cuore, problemi al metabolismo e diabete. Ma l’assorbimento di una quantita’ eccessiva di cromo (III) puo’ causare anche problemi di salute, per esempio chiazze cutanee.Il cromo (VI) e’ un pericolo per la salute umana. Anche le persone che fumano tabacco hanno una

Locali di asciugaggio al Piano +1, Edificio B

Locali di asciugaggio al Piano +1, Edificio A.

Lo scarico di pelli e liquidi dai bottali in seguito alla concia.

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maggiore probabilita’ di esposizione a cromo e a seguito di inalazione puo’ causare irritazione e sanguinamento del naso. Altri problemi di salute che sono causati da cromo (VI) sono:Eruzioni cutanee;Problemi di stomaco e ulcera;Problemi respiratori;Indebolimento del sistema immunitario;Danni a fegato e polmoni;Alterazione del materiale genetico;Cancro ai polmoni;Morte ( a causa delle cause soprastanti).

I rischi per la salute associati a esposizione a cromo dipendono, dunque, dal suo stato di ossidazione. La forma metallica ha una bassa tossicita’. La forma esavalente e’ tossica. Gli effetti negativi della forma esavalente sulla pelle possono includere le ulcere, dermatiti, e reazioni cutanee allergiche. L’inalazione di composti di cromo esavalente puo’ provocare ulcerazione e perforazione delle mem-brane mucose del setto nasale, irritazione di faringe e laringe, bronchiti asmatiche, broncospasmi ed edema. I sintomi respiratori possono includere tosse e asma, respiro breve, e prurito nasale.Cancerogenicita’: il cromo e la maggior parte dei composti del cromo trivalente sono stati elencati dal programma nazionale di tossicologia (NTP) come aventi insufficienti prove di carcinogenicita’ negli animali da laboratorio. Secondo il NTP, esiste un’evidenza sufficiente di cancerogenicita’ per gli animali da laboratorio per i seguenti composti esavalenti del bicromato di potassio; cromato di calcio triossido di cromo, cromato di piombo, cromato di stronzio, e cromato di zinco. L’ente inter-nazionale per ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il cromo metallico ed i relativi composti trival-enti all’interno del gruppo 3 (l’agente non e’ classificabile quanto alla relativa cancerogenicita’ per gli esseri umani.) Il cromo non e’ regolato come agente cancerogeno dall’OSHA (29 CFR Subpart 1910 Z). Un altro ente accreditato scientificamente, l’ACGIH - American Conference of Governmental Industrial Hygienists, ha classificato il bicromato di potassio metallico ed i suoi composti trivalenti come A4, non classificabili come agente cancerogeno umano.

Fasi di concia.

Rinverdimento.Calcinazione-Depilazione.Scarnatura.Spaccatura.

Decalcinazione.Macerazione.Sgrassaggio.Concia.Spaccatura e rasatura.Riconcia.Ingrasso.

Asciugaggio.Rifinizione.

LIV. P-1

LIV. P.T.

LIV. PIERRE CURIE

EDIFICIO A EDIFICIO B EDIFICIO C

Fasi di concia.

Rinverdimento.Calcinazione-Depilazione.Scarnatura.Spaccatura.

Decalcinazione.Macerazione.Sgrassaggio.Concia.Spaccatura e rasatura.Riconcia.Ingrasso.

Asciugaggio.Rifinizione.

LIV. P-1

LIV. P.T.

LIV. PIERRE CURIE

EDIFICIO A EDIFICIO B EDIFICIO C

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2.10 _Bonifica, due normative a confronto.Come la maggior parte dei Paesi industrializzati, la Francia e l’Italia sono reduci da un passato indus-triale durante il quale le preoccupazioni ed i vincoli ambientali non erano quelli di oggi. Le conseguenze del riversamento di prodotti inquinanti nell’acqua o nel suolo, o la loro volatilizzazi-one nell’aria, senza alcuna precauzione in merito, non sono state calcolate come un pericolo per la salute. In questo modo queste sostanze hanno avuto modo di impregnarsi e propagarsi tramite mezzi come le falde acquifere o l’aria, e di interessare numerosi siti, industriali e non.Si è reso dunque necessaria una presa di coscienza del problema, per bilanciare gli interessi nella dicotomia sviluppo economico – tutela ecologica, introducendo nella normativa provvedimenti per la bonifica dei siti dismessi e per la prevenzione di futuri casi d’inquinamento. Al di là degli aspetti puramente ambientali, l’obiettivo deve essere il raggiungimento di uno sviluppo durevole, combi-nando sviluppo economico e mantenimento delle nostre condizioni di vita attuali, basandosi su crit-eri sociali e/o ambientali.

Si comincia a parlare di bonifica e riabilitazione dei siti industriali dismessi, dalla fine degli anni ’70. In Francia le disposizioni legislative relative alla cessione d’attività delle cosiddette “installations classèes*”6, sono declinate, per la prima volta, nell’articolo 34-1 del decreto 77-1133 del 21 Settem-bre 1977. Come applicazione dell’articolo L. 521-17 del Codice dell’Ambiente, questo articolo impone al fruitore, dalla cessazione dell’attività, la messa in sicurezza del sito. In un secondo momento, una volta che i terreni saranno liberati e pronti per un nuovo utilizzo, si deve prevedere l’organizzazione della riabilitazione con l’obiettivo di rendere compatibile lo stato del sito per la destinazione futura.

wIn Italia il primo riferimento al concetto di bonifica lo si ritrova nell’art. 5 della legge 441/87, dove le azioni da compiersi si limitano alla rimozione dei rifiuti tossici presenti sui siti classificati come con-taminati, prescindendo dal raggiungimento di un qualsiasi standard di qualità dell’area.

Sviluppo durante gli anni ‘90.

Italia.

Ancora oggi la gestione dei rifiuti è disciplinata in via principale dal d.lgs. 5 febbraio 1997, n. 22, vera e propria legge quadro del settore emanata in attuazione delle direttive europee 91/156/Cee (sui rifiuti), 91/689/Cee (sui rifiuti pericolosi) e 94/62/Cee (sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio).

Il Decreto (meglio noto come Decreto Ronchi), entrato in vigore nel marzo del 1997, ha assunto nel corso del tempo, a causa dell’intervento di numerosi e successivi provvedimenti, la natura di un sistema normativo complesso e articolato. La finalità principe della legislazione è quella di ridurre la produzione di rifiuti e di incentivarne il recupero ed il riciclaggio, garantendo un elevato grado di protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente.

La disciplina prevede, tra le altre cose, una serie di obblighi a carico dei produttori e detentori di *6Ogni sito industriale od agricolo suscettibile di creare dei rischi o provo-care inquinamento e/o inconvenienti, soprattutto se nocivi alla salute della popolazione.

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rifiuti e dei soggetti che esercitano attività professionali attinenti ai rifiuti. Tra questi adempimenti in particolare figura l’obbligo di tenuta di un formulario di identificazione per il trasporto e di un registro di carico e scarico, la compilazione del Modello Unico di Dichiarazione ambientale (articoli 11 e 37, Dlgs 22/1997).

La bonifica viene definita come: “ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto da essa contaminato fino al raggiungimento dei valori limite conformi all’utilizzo previsto dall’area”. Chiarisce inoltre il soggetto su cui incombe l’obbligo di bonifica, ovvero colui che “cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti di contaminazione”, indicando successivamente i parametri da rispettare. L’obbligo di realizzare a proprie spese (del soggetto inquinante) le azioni di bonifica, stimola la pre-venzione di future contaminazioni, oltre che alla pulizia nell’immediato dei siti già contaminati.

L’art. 17 chiama in causa il proprietario del sito interessato dalla contaminazione qualora il respons-abile non sia individuabile, ovvero se anche conosciuto questi non provveda alla bonifica. In tal caso, la bonifica è effettuata dalle autorità pubbliche che possono esperire azione di rivalsa sul propri-etario, a prescindere dalla prova della responsabilità dello stesso. Si tratta, dunque, di un’ipotesi di responsabilità sussidiaria.Regioni, Provincie e Comuni sono i primi organi ad essere contatti in caso di accertamento di con-taminazione e, laddove si presenti un caso in cui il responsabile non è reperibile ed il proprietario non è intenzionato a provvedere alla bonifica, sarà in primo luogo il Comune territorialmente com-petente addetto a tale compito. In sostitutiva la Regione interverrà, con il supporto del Comune.

Francia.

Nel corso degli anni ’90, la metodologia nazionale si è concentrata in primo luogo sulla riabilitazione sistematica dei siti identificati come soggetti a contaminazione. In seguito, verso la fine degli anni ’90, la metodologia si è evoluta in direzione di una gestione dei rischi in base alla destinazione. Ques-to ha permesso di fissare gli usi compatibili di terreni con potenziali inquinamenti residui. Il ministero incaricato della preservazione dell’ambiente ha dunque fornito una prima serie di strumenti, utili ai soggetti addetti alla gestione dei siti contaminati.

Per permettere una gerarchizzazione dei siti contaminati, la circolare ministeriale del 3 Aprile 1996 ha presentato le prime versioni di strumenti metodologici ai quali far riferimento: gli studi storici, le diagnosi iniziali e la ESR (valutazione semplificata dei rischi).La metodologia di gestione dei rischi in funzione della destinazione ha in seguito fatto riferimento agli strumenti di diagnosi approfondita e di EDR (valutazione dettagliata dei rischi), presentati nella circolare del 10 Dicembre 1999.

L’EDR è un metodo destinato a valutare gli impatti di un sito contaminato su determinati elementi, in relazione alla destinazione attuale o sul medio termine del sito: l’uomo, le risorse naturali (acqua, ecosistema) ed i beni materiali.

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Gli obiettivi dello strumento EDR sono:- Identificazione dei siti presentanti dei rischi importanti o inaccettabili;- Definizione degli obiettivi di bonifica;- Determinazione di una strategia di riabilitazione con indicazione dei diversi metodi di messa in opera per ridurre i rischi a livelli accettabili. Questo strumento fa riferimento alla procedura RBCA (“Risk Based Corrective Action”) comedescritta negli standard ASTM (American Society for Testing and Materials) E-1739-95 e PS-104-98 “Standard provisional guide for riskbased corrective action”.La gestione dei rischi in base alla destinazione, dedicata alle contaminazioni cosiddette storiche, diventa definitiva.

Gli anni 2000 e la Normativa Comunitaria.

Italia.

La normativa in materia di bonifica di siti inquinati, introdotta con l’art.17 del D.Lgs. n. 22 5 febbraio 1997 (Decreto Ronchi), successivamente completata e attuata dal DM 25 ottobre 1999, n° 471, è stata recentemente modificata dal D.Lgs. 152/2006, che ha abrogato l’art. 17 del “Ronchi”.

Con il D.Lgs. 152/2006 sono state introdotte alcune importanti novità in termini di valori limite di riferimento e di procedure operative:CSC – Concentrazione soglia di contaminazione: i livelli di contaminazione delle matrici ambientali che costituiscono valori al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione del sito e l’analisi di rischio sito specifica.CSR – Concentrazione soglia di rischio: i livelli di contaminazioni delle matrici ambientali da deter-minare caso per caso con l’applicazione della procedura di ADR* (analisi di rischio sito) specifica il cui superamento richiede la messa in sicurezza e la bonifica. I livelli di concentrazione così definiti costituiscono quelli di accettabilità del sito.

Obbligo di bonifica.L’articolo 242 sancisce che al verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare un sito o quando esista il sospetto di una possibile contaminazione, il soggetto responsabile debba at-tivare le misure d’emergenza atte a mitigare gli effetti dell’evento e avviare un’indagine preliminare sui parametri oggetto dell’inquinamento.Le risultanze dell’indagine vanno confrontate con le rispettive CSC . Se risultano inferiori, il pro-cedimento si chiude; se risultano superiori, il sito viene definito potenzialmente contaminato. L’iter amministrativo che ne deriva coinvolge il soggetto responsabile e le pubbliche amministrazioni e comporta la progettazione e l’esecuzione di un piano di caratterizzazione finalizzato anche alla suc-cessiva applicazione della analisi di rischio sito specifica. Qualora le concentrazioni presenti in sito siano inferiori ai risultati dell’analisi di rischio sito specifica (CSR) non v’è obbligo di bonifica. Tuttavia il soggetto responsabile deve proporre un piano di monitoraggio.Se invece le concentrazioni presenti risultano superiori alle CSR, il sito viene definito “contaminato“ e l’obbligo di bonifica prevede l’elaborazione e la successiva messa in atto di un progetto operativo

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finalizzato alla riconduzione ad accettabilità del rischio connesso allo stato di contaminazione.

Tipologie di intervento.L’Allegato 3 al testo del decreto definisce i criteri generali per la scelta e la realizzazione delle varie tipologie di intervento in relazione allo stato di contaminazione e di utilizzo del sito ed in particolare prevede le seguenti misure:- messa in sicurezza d’urgenza: insieme di interventi miranti a rimuovere le fonti primarie e second-arie, a contenere la diffusione dei contaminanti ed impedirne il contatto diretto con la popolazione. Nel caso di adozione di queste tipologie di intervento devono anche essere previste attività di mon-itoraggio.

- messa in sicurezza operativa: insieme di interventi applicati su siti contaminati con attività produt-tive in esercizio. Tali interventi sono finalizzati a minimizzare o ridurre il rischio per la salute umana o ambientale at-traverso il contenimento dei contaminanti all’interno dei confini del sito, alla protezione delle matrici ambientali, alla graduale eliminazione delle sorgenti inquinanti secondarie medianti tecniche che siano compatibili con il proseguimento delle attività produttive svolte nel sito.

- bonifica e ripristino ambientale/messa in sicurezza permanente: insieme di interventi che posso-no realizzarsi su siti contaminati non interessati da attività produttive in esercizio al fine di renderli fruibili per gli utilizzi previsti dagli strumenti urbanistici. La definizione degli obbiettivi di bonifica/messa in sicurezza permanente, determinati dall’ADR spe-cifica, tiene conto anche della specifica destinazione d’uso del sito.Gli interventi sono classificati in tre categorie: interventi in-situ; interventi ex-situ on site (con movi-mentazione e rimozione dei materiali e suolo inquinato, ma con trattamento nell’area del sito stes-so e possibile riutilizzo); interventi ex-situ off-site (con movimentazione e rimozione dei materiali e suolo inquinato fuori dal sito stesso, per avviare i materiali negli impianti di trattamento autorizzati o in discarica).

Caratterizzazione dei siti contaminati.L’Allegato 2 del decreto definisce i criteri e le modalità di progettazione ed esecuzione della carat-terizzazione ambientale, tramite Piano di Caratterizzazione, per un sito potenzialmente contamina-to e ne individua le fasi:- Ricostruzione storica delle attività produttive svolte sul sito;- Elaborazione del Modello Concettuale Preliminare del sito e predisposizione di un piano di indagini ambientali, finalizzato alla definizione dello stato ambientale di suolo, sottosuolo e delle acque sot-terranee;- Elaborazione del Piano di indagini;- Elaborazione dei dati raccolti e rappresentazione dello stato di contaminazione del suolo del sot-tosuolo e delle acque sotterranee.- Elaborazione del Modello Concettuale Definitivo;- Identificazione dei livelli di concentrazione residua accettabili- sui quali impostare gli eventuali in interventi di messa in sicurezza e/o di bonifica che si rendessero eventualmente necessari a seguito dell’Analisi di Rischio.

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dell’Analisi di Rischio.

In particolare, il campionamento e le successive analisi chimiche di terreni e acque sotterranee rivestono un ruolo primario nella definizione dello stato di contaminazione di un sito.

Le società di trasformazione urbana.Un ultimo argomento di cui merita parlare riguarda le società di trasformazione urbana (d’ora in poi s.t.u.). Le s.t.u. disciplinate dall’art. 120 del D.Lgs. 267/00 trovano sempre maggiore attuazione nelle opere di urbanizzazione. Sono uno strumento d’intervento a disposizione degli enti locali quale mezzo ulteriore e distinto da quelli già presenti per l’intervento nelle aree urbane in attuazione dei piani urbanistici vigenti. In particolare consistono in peculiari tipi di società a capitale misto pubbli-co-privato (è una forma di PPPI, ovvero una Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato), costi-tuite su iniziativa di comuni o città metropolitane ed aperte alla partecipazione di Regioni e Province, finalizzate a progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana, attraverso un’attività di acquisizione preventiva degli immobili interessati dell’intervento, alla trasformazione ed alla com-mercializzazione degli stessi. La convalida di s.t.u. avviene tramite l’esaminazione di uno studio di pre-fattibilità dell’intervento.

Nel caso delle bonifiche le s.t.u. procedono secondo: acquisizione dell’immobile, stipula di convenzi-one con l’ente locale per la regolazione dei rapporti, trasformazione dell’immobile e della sua area, ed infine la fase di commercializzazione.

Per l’attività di progettazione e costruzione la s.t.u. può utilizzare un’organizzazione interna ovvero provvedervi tramite domanda al mercato. In tal caso si è posto il problema dell’assoggettabilità o meno alle procedure di evidenza pubblica per la scelta dei progettisti e degli esecutori delle opere.

Importante è risvolto sul mercato del lavoro, oltre che sulla possibilità di rinnovamento delle aree, dal punto di vista occupazionale e dalle opportunità date dal ritorno economico della commercializ-zazione dei beni. I vantaggi sono dunque notevoli, seppur insidiati dall’inserimento, seppur parziale, di interessi privati. Occorre comunque ricordare che per partecipare alle s.t.u. i privati devono essere soggetti di qualificata esperienza nei settori della progettazione, della realizzazione, della gestione e della commercializzazione.

Francia

La valutazione della metodologia nazionale ed il ritorno di esperienze internazionali hanno permes-so di distinguere due tipi di modalità di gestione dettagliate nella nota ministeriale dell’8 Febbraio 2007 ed annessi.Per i siti già urbanizzati od occupati, si farà riferimento all’IEM (interpretazione dello stato degli am-bienti):comparabile ad un rilievo fotografico dello stato degli ambienti e delle funzioni, che si occupa di ass-icurare che lo stato di fatto sia compatibile con le destinazioni presenti già designate, quindi con usi constatati. Il processo di IEM permette di discernere le situazioni che permettono una libera

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fruizione degli ambienti da quelli potenzialmente problematiche e pericolose per la salute. Può es-sere utilizzata per constatare l’accettabilità degli impatti fuori sito di una “installation classèe” in funzionamento.

Per i siti da urbanizzare o riabilitare, il Piano di Gestione:esso interviene laddove la situazione permette di agire sia sullo stato del sito (tramite interventi o misure di bonifica) che sulle destinazioni che possono essere scelte o adattate, ovvero laddove la destinazione non è ancora definita. Può essere utilizzato per dei progetti di cambiamento di des-tinazione su siti contaminati (connessi o meno ad una installation classèe). E’ ugualmente richiesto per una installation classèe in riferimento all’autorizzazione della cessazione di attività ed il ripristino, per un uso comparabile o meno a quello del periodo di attività.

Il Piano di gestione.Seguendo un processo iterativo, lo schema concettuale si evolve da una configurazione iniziale, che serve a caratterizzare lo stato del sito e degli ambienti interessati dal progetto di riabilitazione, ver-so una rappresentazione di progetto nella sua configurazione finale. Questa configurazione finale deve così identificare l’insieme delle misure di gestione, la cui realizzazione è condizionata dall’ac-cettabilità del progetto.

Contenuti del Piano di gestione.

Il bilancio costi-ricavi.L’obiettivo è di raggiungere il migliore livello di protezione dell’ambiente, umano e naturale, ad un costo ragionevole, evitando di mobilitare inutilmente risorse disproporzionate rispetto gli interes-si da proteggere. La nozione di questo bilancio è declinata nell’articolo 34-3 del decreto del 21 settembre 1977.

La gestione delle risorse e degli impatti.Di fronte a bilanci costi-ricavi comparabili, devono essere ricercati:- in primo luogo le misure necessarie all’eliminazione della sorgente (es.: trattamento, pulizia delle macchie di inquinanti concentrate..)- in secondo luogo quelle necessarie a disattivare una o alcune modalità di trasferimento, ovvero annullare le possibilità di entrare in contatto con gli agenti inquinanti.

Le diverse misure di gestione.Tecniche di trattamento (escavazione, trattamento in sito o fuori sito), misure costruttive passive o attive, misure di confinamento, presa in considerazione dei meccanismi naturali e delle proprietà fisico-chimiche delle sostanze.In caso di presenza di esposizioni residue si procede ad una ARR (analisi dei rischi residui):laddove il piano di gestione non permetta di sopprimere tutti i contatti possibili tra gli agenti in-quinanti e le persone, si effettua una valutazione quantitativa dei rischi residui sulle esposizioni resi-due. Per definizione la ARR, inclusa in un Piano di Gestione, non può ottenere risultati inaccettabili in termini di livello di rischio, in caso contrario il progetto del Piano non può essere validato. In presenza

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di inquinanti residui, si procede a confinamento e/o attenuazione naturale, restringendo l’accesso al sito e monitorandolo.

Gli aspetti di natura organizzativa.Messa in opera di un’organizzazione al fine di controllare che le misure di gestione siano realizzate , durante la fase di cantiere, conformemente alle disposizioni previste.

Limiti della normativa sulle installations classèes.Le contaminazioni derivano generalmente da attività industriali storiche o da discariche di origine e natura diverse. Le disposizioni del Codice dell’Ambiente non permettono di regolamentare la bon-ifica di questi siti tramite sentenze prefetturali indirizzate ai direttori dell’opera o ai responsabili di progetto, nel caso in cui non siano i soggetti causanti la contaminazione.L’emissione di sentenze prefetturali per imporre misure sulla base della legislazione riguardo alle installations classèes , può tradursi in una sanzione a spesa dello Stato, nel caso in cui il destinatario dell’arresto prescritto chiami in causa la giustizia amministrativa per ottenere il rimborso dei co-sti dei lavori. In ogni caso, la responsabilità del controllo dei rischi è a carico del direttore dei lavori, facendo riferimento al Codice Civile. E’ a suo carico la realizzazione di una pianificazione a regola d’arte, presentata sempre nella nota ministeriale dell’8 Febbraio 2007. I siti soggetti ad inquinamento detto “storico” (inquinamento industriale avvenuto nel passato o discariche) non ricevono disposizioni dalla circolare BPSPR/2005-371/LO dell’8 Febbraio 2007, che precisa le modalità d’intervento dell’ADEME su siti a responsabilità mancante.

Siti a responsabilità mancante.La prevenzione dei rischi di qualsiasi natura generate da un’installation classèe è a carico di colui che la fruisce o se ne prende cura. Lo Stato non è predisposto per la realizzazione di azioni preven-tive a rischi su un’installation classèe, ancora in funzione o meno.Tuttavia, laddove le autorità amministrative siano condotte a chiedere al responsabile di un sito di impegnarsi in azioni volte a valutare e/o eliminare o ridurre un rischio ambientale, e che il responsa-bile resti non identificato o non raggiungibile, e dopo aver impegnato tutte le procedure necessarie, il sito viene definito “sito a responsabile mancante”. Questo sito viene allora consegnato, in virtù della circolare BSPR/2005-371/LO,BPSPR/2006-77/LO, dell’ Articolo L. 131-3 del codice dell’ambiente, a l’ADEME, che si assicurerà della direzione dei lavori e delle azioni di messa in sicurezza sanitaria ed ambientale.

ADEME.E’ un operatore statale per accompagnare ad una transizione ecologica ed energetica. E’ un ente pubblico a carattere industriale e commerciale (EPIC) posto sotto tutela congiunta di Ministero dell’Ecologia, dello Sviluppo Durevole e dell’Energia e del Ministero dell’Educazione Nazionale, dell’In-segnamento Superiore e della Ricerca.Al fine di permettergli di progredire nel loro processo ambientale, l’ADEME mette a disposizione delle aziende, delle collettività locali, dei poteri pubblici e del grande pubblico le sue capacità. Aiuta inoltre al finanziamento di progetti, di ricerca per la attuazione, e ciò che segue: gestione dei rifiuti, preservazione dei terreni, efficacia energetica e le energie rinnovabili, la qualità dell’aria e la

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limitazione dei rumori molesti. L’ADEME assicura dal 1989 la direzione dei lavori dei siti a responsabilità mancante.Dal 1996, il numero totale dei suddetti siti che hanno beneficiato dell’intervento di tale ente, sono 151, divenuti 423 nel 2013. Dal 2000 destina una media annuale di circa 10.000.000€ per nuovi in-terventi, il cui numero varia tra 10 ai 15 per anno.La realizzazione di queste misure non esclude la ricerca del responsabile della contaminazione. Così, parallelamente alla realizzazione dei lavori, delle azioni giuridiche possono essere intentate per recuperare dai responsabili una parte delle somme spese.

Conclusioni.Conclusivamente si può rilevare come quella delle bonifiche dei siti inquinati sia una tematica di particolare interesse per entrambi i Paesi. Le normative hanno avuto uno sviluppo parallelo alle direttive internazionali ed alle normative comunitarie, concretizzandosi in metodologie similari tra loro. Si può riscontrare una differenza tra l’approccio francese, specifico rispetto ad un caso in cui la destinazione sia già effettiva ed in uso, rispetto ad un sito ancora da riabilitare e ridestinare. Ne deriva uno studio più completo ed organico, che sarà di migliore ausilio e supporto alla fase di pro-gettazione seguente.

Oltre a questi dettagli procedurali, la differenza più sostanziale tra le due realtà si concretizza nella predisposizione di enti statali ( e quindi totalmente pubblici, come l’ADEME e EPF PACA), nel caso francese, al supporto a bonifica e realizzazione di trasformazioni urbane da parte di aziende pri-vate, mentre nel caso italiano si fa affidamento alle Società di Trasformazione Urbana. Queste ultime, per quanto presentino in esse una buona percentuale di partecipazione pubblica, sono in-evitabilmente legate agli interessi dei privati collaboratori del PPPI. Se da un lato questa formula presenta una opportunità dal punto di vista del mercato del lavoro, allo stesso tempo lega gli inter-venti di trasformazione urbana, fin dalla fase di progettazione, ad un investimento, in buona parte, privato. Oltre a mostrare una mancanza di autosufficienza statale per la gestione del territorio, al contempo lo espone alla possibilità (anche se minima, viste le procedure di accettazione preventive alla s.t.u.) di interventi deviati da scopi di lucro, che possono limitare la qualità complessiva degli st-essi, e complessificano e rallentano le procedure di sviluppo delle pratiche.

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3Cap Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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3.1 _Introduzione ai temi progettuali.Come già accennato nel primo capitolo, i grandi complessi permettono una molteplicità di soluzioni data dalla loro sovradimensione spaziale e strutturale. Affrontati secondo un approccio per levata di materia, permettono di elaborarvi all’interno una molteplicità di funzioni, legate alla specificità de-gli spazi e degli orientamenti, tipica di veri e propri quartieri. Questo nuovo “quartiere” potrà inoltre giovare della prossimità col centro cittadino, proponendo nuove possibilità per lo stesso.

Favorire la coesistenza di diverse realtà.Il sito si colloca, infatti, all’incrocio di tre principali vie della città, in prossimità di trezone simbolicamente importanti come il centro storico (Rue des Augustins), la cascata dell’Impasse de Fauvery e le altre concerie.Importante sarà dunque pensare un programma che integri gli interessi di queste tre aree, per rial-lacciare due quartieri come “le centre ancienne” e le “bourg neuf” (quartiere delle ex concerie), che pur essendo attigui non hanno nulla da spartire se non le strade che condividono. L’inserimento di nuovi servizi dovrà essere rivolto anche a permettere una coesistenza virtuosa sia per i cittadini del centro storico, che per gli artisti abitanti del bourg neuf.

Rendere il sito permeabile ed accessibile.La trama medievale di strade e stradine che servono le varie piazze, tipica del centro storico, si interrompe bruscamente dall’isolato delle ex Tanneries Blanc-Vaillant in poi. Il blocco massiccio dell’edificio non permette infatti la permeabilità riscontrabile nel resto della città, e ne interrompe la continuità. La percezione della coesistenza tra natura e realtà urbana/industriale di Barjols viene ostacolata anche dalla forte pendenza che caratterizza la morfologia della città, peculiarità che al tempo stesso impedisce un utilizzo più ampio del quartiere in senso generale, non per nientegli ultimi servizi li troviamo su Rue de la Republique, a dimostrare come non ci sia un interesse ad aprire attività in quest’area così difficilmente accessibile a pedoni e, vista l’assenza di veri e propri parcheggi, anche alle automobili. La cascade de Fauvery è udibile dal basso ma non sempre visibile, poiché ostacolata dalla fatiscen-te carcassa della ex conceria in questione. Questa barriera fisica è enfatizzata dalla differenza di livello altimetrico alla quale si colloca la cascata stessa, più in basso e con l’unico accesso all’Impasse de Fauvery dalla Route de Birgnoles scarsamente visibile. Sarà obiettivo di progetto permettere il contatto tra queste due realtà, proponendo uno spazio quanto più possibile connesso e aperto verso ciò che lo circonda.

Soddisfare una richiesta di alloggi.Alla base di questo intervento c’è la necessità di creare una nuova disponibilità di alloggi, ad accesso normale ma soprattutto sociale. Questi ultimi sono espressamente richiesti nel PLU*7 (Plan Local d’Urbanisme, redatto nel 2013), vista l’enorme domanda nella regione (solo nel 2010, 1200 richieste sono pervenute per l’area Provente Vert). Sarà quindi previsto un programma residenziale misto, volto a soddisfare la suddetta domanda, rivolgendosi al contempo anche a quella derivante dal turismo, molto sviluppato nella zona vista la prossimità con le Gole de Verdon ed altri parchi naturali

*7PLU del Comune di Barjols, “Rapporto di presentazione ( con valutazione am-bientale e valutazione degli indici Natura 2000), approvato dal DCM del 6 Gi-ugno 2013.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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(come l’attiguo Vallon des Carmes).

Preservare l’identità di sito e città.L’identità di questo luogo è fatalmente legata al suo glorioso passato industriale, per questo l’in-tervento di riabilitazione dovrà salvaguardare quanto possibile delle testimonianze delle attività di questi edifici. Materiali, forme, volumetrie, macchinari di produzione, tutti elementi che devono e verranno presi in considerazione nel prosieguo del progetto.Parlando d’identità ci si deve però riferire anche a quell’identità derivante dalla realtà di Barjols ed alle persone che vi abitano. Nel caso di studio, come si evidenzia di seguito, emergono sia le pecu-liarità storiche e naturalistiche pre-industriali del contesto, sia la memoria delle grandi concerie che hanno connotato la vita economica ed urbana per più di tre secoli.L’inserimento di spazi ed attività legate alla partecipazione attiva della comunità, permetterà la trasmissione e l’espressione di questa identità.Si evidenziano, dopo la dismissione, processi sia di riappropriazione non autorizzata di alcuni degli spazi, per un riuso pre-recupero da parte di operatori legati ad attività artistiche e creative, sia le difficoltà di relazioni con abitanti ed amministrazione locale.

Lo schema che segue, in forma di analisi SWOT - Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats – semplificata, sul modello dell’EPF PACA, anticipa i criteri guida per lo sviluppo di scenari progettuali.

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PUNTI DI FORZA CRITICITA’

AMPIE METRATURE

GIA COSTRUITE

UNA SITUAZIONE

URBANA FAVOREVOLE

UNA IDENTITà FORTE

DEL PATRIMONIO

Una superficie di solai già costruiti di circa 10.000 m².

Parcelle di grandi superfici e profondità, (circa 40m per la l’Edificio B) che compor-tano un’illuminazione naturale mal distribuita.

“Aprire” l’esistente, aprendo il passaggio ad aria e luce, sfruttando al contempo ciò che c’è di già costruito.

Il complesso è prossimo al centro urbano, raggiungibile tranquilmente a piedi dallo stesso.

Una vista notevole sul lato esposto a Sud.

La ridotta dimensione delle vie e l’esposi-azione non omogenea comporta zone meno illuminate di altre.

Accessi in auto complicati vista la combi-nazione tra pendenza e larghezza delle strade (Rue des Augustins e Route de Brignoles).

Allestire dei parcheggi sotterranei o cop-erti per eliminare la presenza dell’auto in sosta dalle strade.

Creazione di nuovi accessi da Rue Pierre Curie (Nord) e dall’Impasse de Fauvery (Sud).

Un immagine forte di questi luoghi, ereditata da un passato industriale glorioso.

Grave stato di abbandono in cui versano i diversi edifici, oltre all’inquinamento. Ci vorranno diverse opere di riabilitazione e bonifica del sito.

Salvare l’immagine industriale del luogo, demolendo solo dove necessario.Inserie adattamenti tecnici per adeguarsi agli standard di comfort richiesti.

SOLUZIONI

UNA STRUTTURA NEUTRALE

E FLESSIBILE

FINALITà E FGESTIONE

DEL PROGETTO

Una macro-struttura in grado di ospitare diverse funzioni, vista la taglia e la capacità strutturale. Il reticolo trav/pilastri ne per-mette un’organizzazione spaziale più o meno ordinata.

Etereogenità e problemi della struttura soprattutto a livello delle coperture.

Inquinamento puntuale di pareti e pavi-menti

Altezze interpiano eccessive per una desti-nazione residenziale.

Effettuare una corretta bonifica dei cementi.

Organizzare una nuova struttura indipen-dente per ridimensionare le volumetrie.

Inserire un programma misto che permet-ta di sfruttare le eccessive altezza per fini altri al residenziale (come commerci ed ateliers).

Permettere un inclusione a livello gestionale della comunità.

Limitare l’impatto sull’ambiente.

Ampie volumetrie libere.

Come permettere questa inclusione nella gestione?Come organizzare a livello giuridico e finan-ziario il progetto?

Inserire delle attività che permettano la partecipazione attiva ed un ricavo eco-nomico.

Utilizzare tecnologie passive e produzione di energie rinnovabili.

PUNTI DI FORZA CRITICITA’ SOLUZIONI

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UNA STRUTTURA NEUTRALE

E FLESSIBILE

FINALITà E FGESTIONE

DEL PROGETTO

Una macro-struttura in grado di ospitare diverse funzioni, vista la taglia e la capacità strutturale. Il reticolo trav/pilastri ne per-mette un’organizzazione spaziale più o meno ordinata.

Etereogenità e problemi della struttura soprattutto a livello delle coperture.

Inquinamento puntuale di pareti e pavi-menti

Altezze interpiano eccessive per una desti-nazione residenziale.

Effettuare una corretta bonifica dei cementi.

Organizzare una nuova struttura indipen-dente per ridimensionare le volumetrie.

Inserire un programma misto che permet-ta di sfruttare le eccessive altezza per fini altri al residenziale (come commerci ed ateliers).

Permettere un inclusione a livello gestionale della comunità.

Limitare l’impatto sull’ambiente.

Ampie volumetrie libere.

Come permettere questa inclusione nella gestione?Come organizzare a livello giuridico e finan-ziario il progetto?

Inserire delle attività che permettano la partecipazione attiva ed un ricavo eco-nomico.

Utilizzare tecnologie passive e produzione di energie rinnovabili.

PUNTI DI FORZA CRITICITA’ SOLUZIONI

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3.2 _Lo sviluppo del progetto fino ad oggi.Diversi sono stati i progetti studiati dal Comune di Barjols negli ultimi 20 anni.Nel 2005, il suddetto Comune e l’EPF PACA hanno formalizzato un’associazione per l’elaborazione di uno studio fine alla definizione delle componenti e delle condizioni di fattibilità di un progetto di riconversione delle antiche concerie, includendo del residenziale. Una prima convenzione di studio è firmata nel 7 Novembre 2005.

Lo studio iniziato a permesso di dare luogo a dei programmi misti di alloggi, servizi e commerci.Al fine di realizzare il progetto, il comune ha voluto continuare il suo partenariato con l’EPF PACA per convention opérationnelle de maîtrise foncière, firmata il 4 Gennaio 2007, permettendo la gestione fondiaria totale del sito, eventualmente per via espropriativa.Questa convenzione operazionale è stata soggetta a quattro sessioni:- La, autorizzata tramite delibera n. 2009-033 del 12 Marzo 2009, ha avuto come effetto l’aumen-to dell’impegno dell’EPF da 150.000€ a 1.000.000€ e di prolungare la durata iniziale della convenzi-one di due anni, fino al 30 Gennaio 2013.- La seconda, autorizzata tramite delibera n.2011-141 del 15 Dicembre 2011, ha avuto come effetto di allineare il periodo di acquisizione sulla durata globale della convenzione, fino al 30 Gennaio 2013.- La terza, autorizzata tramite delibera n.2012-095 del 12 Luglio 2012, ha avuto come effetto di plungare la durata della convenzione fino al 31 Dicembre 2014.- La quarta, autorizzata tramite delibera n.2014-101 il 15 Maggio 2014, ha avuto come effetto di prolungare la durata della convenzione iniziale fino al 31 Dicembre 2016, per permettere lo svolgi-mento degli studi complementari legati alla bonifica del sito.

Per delibera del 28 Giugno 2015, il consiglio municipale di Barjols :- Ha approvato il programma misto e di riabilitazione delle ex-Tanneries Vaillant.- Ha approvato il dossier d d’enquête conjointe preliminare alla dichiarazione di utilitò pubblica e parcellare relativa alla presente operazione.- Sollecita il Sig. Prefetto del Var all’apertura di enquêtes conjointes corrispondenti.- Autorizza l’EPF PACA a essere beneficiario de la Déclaration d’Utilité Publique et de cessibilité, a condurre le fasi amministrative e giudiziarie, e a firmare tutti i documenti necessari a tali operazioni.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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3.3 _Studi di fattiblità EPF PACA.

Come introdotto nel precedente capitolo, l’analisi globale del sito è stata supportata da documenti che mi sono stati forniti dall’EPF PACA. L’ente francese si sta impegnando nell’acquisto del sito e, dal 7 Novembre 2005, ha firmato una convenzione col Comune di Barjols per l’elaborazione di studi utili a definire le condizioni di fattibilità di un progetto di riabilitazione e riconversione, nelle antiche concerie.

Gli studi svolti hanno permesso lo sviluppo di diverse opzioni di programmi plurifunzionali compren-sivi di servizi, commerci ed alloggi ad accesso differenziato.

Le diverse fasi.

Fase 1_ Rilievo dello stato di fatto per il riconoscimento e l’analisi di: - Situazione paesaggistica, geografica e giuridica;- Diagnosi tecnica;- Inquinamento del sito.

La seguente fase è già stata illustrata nel precedente capitolo.

Fase 2_ Produzione ed analisi di diverse possibilità progettuali:- Una pre-diagnosi tecnica del livello di fattibilità, al fine di determinare le possibilità degli edifici riguardo a strutture, risorse, vincoli del sito, in complemento a quelli del CTE*;- Uno studio di capacità, al fine di conoscere le possibilità di costruzione in ambiente seguendo le regole del POS* attuale, soprattutto nei riguardi delle costruzioni vicine;- La definizione di un programma di alloggi e servizi correlati, la natura dei servizi, la tipologia ed il numero di alloggi.

Sono stati prodotte due soluzioni:a_ Conservazione parziale dell’esistente.b_ Demolizione quasi totale dell’esistente. Le funzioni da inserire, in entrambe le soluzioni, sono:- 2 servizi legati al tema dell’acqua, come la “maison de l’eau” ed un centro di balneoterapia;- 2 locali di artigianato e servizi al piano terra;- Alloggi tra i 6000 e gli 8000 m3, equivalenti a circa 75/100 unità;- Parcheggi esterni e sotterranei.

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Lo studio dell’EPF PACA definisce alternative progettuali di massima per i comparti dove sono prevalenti le particelle catastali (parcelle) 499 (edificio A), 448 (edificio B) e 1303 (edificio C).

Soluzione a:

La parcella 499 conservata come legame col centro cittadino.L’edificio della parcella 499 è chiuso nel denso costruito del centro urbano. L’idea è di servirsene come connessione tra il quartiere storico ed il nuovo quartiere delle concerie. Nei livelli inferiori vengono inseriti la maison de l’eau ed il centro di balneoterapia. Un pozzo di luce centrale illuminerà centralmente l’edificio, permettendole di arrivare fino al piano terra.

La parcella 448 conservata e svuotata.Un buco centrale va a creare un patio, il quale permette l’afflusso di luce e distribuisce verso i diversi alloggi.

La parcella 1303.Un nuovo edificio ad L viene costruito a Est del sito ed uno più piccolo all’interno del sito, rimpiazzano l’edificio demolito. Le parcelle vengono rese permeabili al piano terra.

Edificio A

Edificio B

Edificio C

Carta catastale. Vista aerea dei tre edifici del complesso industriale.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

Legenda:Attrezzature, servizi

Distribuzione

Spazi verdi

Alloggi

Tetto verdeLivello strada Livello piano tipo

Soluzione a

Punti di forza

Criticità/vincoli

- Indentità industriale e volumetrie pre-senti preservate

- Creazione di spazi pubblici per il nuovo quartiere in connessione con il centro del villaggio

-Elaborazione di una configurazione di alloggi originale vista la forma del cotrui-to

- Difficoltà di attuazione della demolizio-ne parziale dell’edificio (per la creazione di pozzi di luce)

- Difficoltà di messa a norma (RT2005, norme sulla prevenzione d’incendi, ecc.)

- Occupazione complessa delle volume-tria vista l’inadeguatezza delle altezze in-terpiano ad un uso residenziale

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Soluzione b:

La parcella 499 conservata come legame col centro cittadino.L’edificio della parcella 499 è chiuso nel denso costruito del centro urbano. L’idea è di servirsene come connessione tra il quartiere storico ed il nuovo quartiere delle concerie. Nei livelli inferiori vengono inseriti la maison de l’eau ed il centro di balneoterapia. Un pozzo di luce centrale illuminerà centralmente l’edificio, permettendole di arrivare fino al piano terra.

Le parcelle 448, 445 e 1303.La memoria degli edifici demoliti verrà preservata nel mantenendo i profili e le volumetrie dei vecchi edifici, che verranno totalmente demoliti.In questo modo, liberi dai vincoli dell’esistente, si otterrà un sistema residenziale più sano ed ordina-to, con alloggi collettivi, alloggi individuali e pure case con giardino privato.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

Legenda:Attrezzature, servizi

Distribuzione

Spazi verdi

Alloggi

Tetto verdeLivello strada Livello piano tipo

Soluzione bPunti di forza

Criticità/vincoli

- Ruttura completa con la presi-stenza, così da definire una nuova immagine del quartiere “bourg neuf”

- Possibilità di attraversare il quartiere da parte a parte, di la-sciar filtrare luce, e di accedere alla cascata direttamente dal sito delle Tanneries

-Possibilità di mischiare i tipi di alloggi per una possibilitò di scelta e di mixité sociale.

- Spazi pubblici ampi da manu-tenere

- Annullamento di parte dell’ide-ntità storica del quartiere

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Nella Soluzione 1, l’investimento appare meno razionale. In effetti, i costi di riabilitazione appaio-no maggiori rispetto alla Soluzione 2.

La visibilità di un ricavo per l’investitore sarà più chiara.

Nella Soluzione 2, il costo di costruzione sarà ottimizzato.

Il prezzo di vendita dei locali ad uso residenziale, i commerci ed i servizi sarà, dunque, meno ele-vato.

Al termine della fase 2 della procedura dell’EPF PACA, la valutazione economica non esplicita sig-nificativamente i criteri adottati.

Le parcelle in questione occupano una superficie territoriale totale di 5 500 m²: 1 827 m² la B448 (edificio B), 640m² la B499 (edificio A) e 3030 m² la B1303 (edificio C) e comprendono rilevanti sedimi edificati da quattro e due livelli, oltre a platee in cemento non edificate. Il costo medio di ca. 182 €/m2 per la demolizione parziale di strutture di fabbricati in cemento e in muratura portante e di 27 €/m2 per la bonifica in particolare appaiono sottostimati i costi di bonifica e di demolizione. In parallelo appare difficile la previsione dei costi di recupero, nella Soluzione 1, senza una più significa-tiva definizione delle tipologie di intervento, pur considerando che l’analisi preventiva ha evidenziato uno stato strutturale sufficiente di gran parte delle strutture esistenti.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Le opzioni dello studi di fattibilità, secondo la procedura dell’EPF PACA, devono essere precisate nella fase di valutazione successiva.

Fase 3_ in questa fase si stabilisce:- La soluzione architettonica e la sua organizzazione spaziale d’insieme;- Un piano schematico a livello urbano che mostri la connessione del progetto al quartiere, permet-tendo una lettura di coerenza urbana e paesaggistica;- Una pianta generale, che mostri l’inserimento del progetto nel sito, e le sue influenze sull’intorno;- Un quaderno di calcolo (estimativo) delle principali caratteristiche del progetto, come superfici, tipologie, elementi costruttivi ed alloggi;- Stima dei costi: bilancio che indichi gli equilibri dell’operazione ed i finanziamenti necessari per un passaggio alla fase d’esecuzione.

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L’inserimento nel tessuto urbano

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Connessioni pedonali

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La circolazione veicolare

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TETTO VERDE& spazi esterni

ALLOGGI

DISTRIBUZIONE

Pianta coperture

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TETTO VERDE

ALLOGGI

DISTRIBUZIONE

SERVIZI

Pianta livello stradale

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TETTO VERDE& spazi esterni

ALLOGGI

DISTRIBUZIONE

Pianta piano terra

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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a a

ALLOGGI

SERVIZI

Sezione principali

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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3.4 _Dossier preliminare alla dichiarazione di utilità pubblica.Per delibera del 19 Gennaio 2012, il consiglio municipale di Barjols approva il dossier d’enquêtes conjointes preliminari alla dichiarazione di utilità pubblica e parcellare.Lo scopo di questo dossier è di condividere gli obiettivi progettuali con la popolazione di Barjols.

La procedura ha come oggetto la direzione dei lavori e la realizzazione del progetto di riabilitazione, nel quadro del partenariato tra EPF PACA e Comune di Barjols, per la creazione, in seguito a delib-era del Consiglio Municipale in data 15 Dicembre 2011, di:- Alloggi (circa 45) in programmazione mista;- Una struttura per persone anziane;- Commerci, locali di artigianato e servizi;- Spazi polifunzionali per le associazioni della città;- Parcheggi sotterranei ed esterni;- Uno spazio pubblico centrale;- Spazi verdi.

Di rilevante importanza sarà la problematica della centralità del sito rispetto al nucleo urbano cen-trale, nonché la ricerca di una mixité sociale e funzionale. Nel PLU (Piano d’urbanismo locale) del 6/6/2013, il sito è stato dichiarato rientrante nel piano di tutela ambientale NATURA 2000. Il PADD (Progetto di pianificazione e sviluppo), compreso nel PLU, include degli orientamenti progettuali fini a convertire e riabilitare progressivamente questi ruderi industriali e l’aria da essi interessata.

A tale scopo viene quindi sviluppato uno studio parcellare, per l’espropriazione a causa d’utilità pub-blica, conforme all’articolo L131-1 del Codice dell’espropriazione, ai danni del Mr. A. Zoegger.

Le condizioni necessarie a questa operazione sono:1) Per come citato nell’articolo L-1 del Codice dell’ambiente, per causa d’utilità pubblica: “ l’espro-priazione, totale o parziale, d’immobili o diritti immobiliari, non può essere effettuata che a la con-dizione che questa risponda ad un’utilità pubblica preliminare e formalmente constatata in seguito ad un’analisi, e che si sia proceduto, contraddittoriamente, alla determinazione delle parcelle da espropriare così come alla ricerca dei proprietari, titolare dei diritti immobiliari ed altre figure coin-volte. Questa procedura da luogo ad una giusta e preliminare indennità”.2) Il coinvolgimento della zona nel programma NATURA 2000 nel PLU ed il successivo zonaggio dell’area, hanno dato luogo ad una valutazione ambientale ai sensi dell’art. L 122-4 del Codice dell’ambiente.La valutazione si è concentrata sull’organizzazione delle cosiddette zone Ut*8, seguendo il rapporto di presentazione del PLU, inerenti a “gli edifici situati su Rue Pierre Curie all’entrata Sud-Est di Bar-jols. Saranno destinati ad accogliere, nel quadro della pianificazione globale permettente la bonifi-ca, ristrutturazione e riqualificazione architettonica degli edifici e urbana del complesso del sito” le funzioni precedentemente citate.La realizzazione del progetto sulle ex-tanneries Vaillant dovrà, dunque, favorire il miglioramento e

*8 La zona Ut è dedita principalmente ad accogliere costruzioni a destinazione residenziale, terziaria, di attività e di costruzioni o installazioni necessarie ai servizi pubblici o d’interesse collettivo.Le zone Ut concernono le parcelle B 445, B 448, B 449, B 450, B 451, B452 e la parte costruita della parcella B1303Le zone Uti (identificate nell’Atlas delle zone inondabili), sono ammesse, dopo bonifica, estensioni di edifici esistenti per sopraelevazione o lavori di messa in sicurezza. Nuove costruzioni a fine residenziale e pubblico sono interdette.Le zone Uti concernono le parcelle C603, B1152, e parzialmente le parcelle B1303 e B454.

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la pluralità di funzioni urbane del centro di Barjols. Dei percorsi pedonali verranno proposti al fine di rinforzare e strutturare il progetto, al fine di riconnettere il quartiere al villaggio limitrofo.

Il dossier si compone di:- Una relazione esplicativa;- Un piano della situazione attuale;- Un piano generale;- Le caratteristiche degli interventi principali;- Una stima sommaria della spesa.

3.5 _La dichiarazione pubblica.La presente sentenza è volta a:- Precisare al pubblico il progetto e le condizioni del suo inserimento nel sito.- Permettere a ciascuno di esprimere il proprio giudizio.- Apportare degli elementi d’informazione utili all’apprezzamento effettivo dell’utilità pubblica di questo progetto.- A rendere partecipi i cittadini delle decisioni amministrative future. L’inchiesta si orgaizza e sviluppa secondo le seguenti condizioni qui riassunte :1. Alla richiesta dell’EPF PACA, il Prefetto interpellerà il Presidente del Tribunale Amministrativo ter-ritorialmente competente, al fine di designare il Commisario d’inchiesta.2. Il Prefetto prescrive l’inchiesta tramite sentenza che precisa:- L’oggetto dell’inchiesta, la data alla quale questa sarà aperta nonché la durata- I luoghi, i giorni e le ore in cui il pubblico potrà consultare il dossier e presentare le proprie osser-vazioni sul registro aperto a tal proposito.- I nomi e qualità del Commissario d’inchiesta- I luoghi, i giorni e le ore in cui il Commissario d’inchiesta si terrà a disposizione per ricevere le os-servazioni del pubblico- I luoghi in cui, al termine dell’inchiesta, il pubblico potrà consultare le conclusioni del Commissario d’inchiesta.- L’identità della persone competente a prendere decisioni autorizzative e la natura di quest’ultime.- L’identità della persona responsabile di progetto o l’autorità presso la quale potranno essere richieste delle informazioni

Queste indicazioni sono portate a conoscenza del pubblico tramite stampa, manifesti ed ogni altra mezzo indicato.Durante la durata dell’inchiesta, gli apprezzamenti, suggestioni e controproposizioni del pubblico posso essere consegnate direttamente al registro messo a disposizione. Delle osservazioni scritte possono ugualmente essere indirizzate per corrispondenza al Commissario d’inchiesta. Inoltre, le osservazioni orali del pubblico potranno essere accolte dal Commissario ai luoghi, giorni ed ore fis-sate dalla sentenza prefetturale d’apertura d’inchiesta.

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Successivamente a l’enquête publique.

Il progetto viene pubblicato nella raccolta d’atti amministrativi del Prefetto, e passato al vaglio del Tribunale Amministrativo di Tolone, per essere sottoposto ad eventuali cambiamenti.La procedura relativa all’espropriazione fissa l’offerta all’espropriato, la data ultima per una sua risposta e l’appuntamento per la visita sul sito.In seguito si passerà alla fase esecutiva di progetto, previa produzione di relazione esplicativa per chiarimenti di progetto agli investitori che interverranno nella fase di esecuzione.

Una RUP (Restrizione di funzioni tra le parti) dovrà essere svolta dall’EPF PACA, dopo essere entrati in possesso del bene.La RUP comporta:- L’impegno di valutare i rischi sanitari seguenti alla bonifica. Sarà utile per valutare gli edifici man-tenuti nel progetto.- L’impegno per la messa in opera di misure compensative in caso di rischi sanitari ulteriori.

3.6 _Conclusioni critiche.Quanto risulta dalla relazione di progetto e dagli studi proposti dall’EPF PACA, è che le ex-tanneries Vaillant non saranno mantenute negli oltre ¾ della loro superficie attuale. L’immagine di questi rud-eri, per quanto versanti in un grave stato di degrado, non potranno continuare a sormontare la Cas-cade de Fauvery, compito che gli venne assegnato fin dal XVII secolo e che, con l’aiuto di progressivi adattamenti, era stato svolto fino ad oggi senza particolari difficoltà. I ragionamenti prodotti nel 1° capitolo, inerenti a come siano questi i monumenti della nostra era, le testimonianze di oltre due secoli di un’atipica società provenzale col “vizio” dell’imprenditoria industriale, mantenuti in un unico edificio, che peraltro non si affaccia su quell’ingresso Sud-Est che della cittadina si è fatto immag-ine della stessa nel corso del tempo, dimostrano come sembri doveroso provare a ragionare sulla possibilità di inserire un’alternativa progettuale, più prossima alla prima proposta dell’EPF, volta ad un recupero maggiore dell’esistente.La struttura presenta un ottimo stato di prestanza strutturale e flessibilità d’uso, le metrature cop-erte è già costruite superano i 10.000 m2, l’identità del territorio si lega fatalmente alla coesistenza della realtà industriale delle concerie e lo spettacolo naturale della cascata di fronte. L’approccio sviluppato durante l’anno frequentato presso l’Università di Marsiglia, e riscontrabile ampiamente nei due esempi precedentemente citati, mostra come si debba permettere a questi luoghi di par-lare da soli, sottraendo dove necessario alcune per parti per adattamenti tecnici e funzionali. Ques-to oltre a permettere un risparmio di materia “nuova” da impiegare per ricostituire questi ambi-enti, salvaguarda quanto più possibile il carattere del luogo. Nuovi elementi verranno aggiunti per evolvere la realtà della fabbrica, ma questi dovranno essere aggiunti ad un hardware che presenti le sue stratificazioni passate, altrimenti il manufatto perde inevitabilmente il suo valore di testimo-nianza storica. Demolizioni mirate potranno eliminare puntualmente parti gravemente inquinate, mentre opere di confinamento e bonifica in situ condurranno ad un’ annullamento e/o riduzione dei rischi sanitari del sito, aprendo al contempo l’esistente alla sua realtà limitrofa ed al passaggio di aria e luce.

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4Cap Abitare leTanneries

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Abitare le Tanneries

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4.1 _ Verso una terza ipotesi progettuale.Come abbiamo avuto modo di vedere, sito si colloca all’incrocio di tre delle principali strade della cit-tà, in prossimità di tre zone simbolicamente importanti come il centro storico (Rue des Augustins), la cascata dell’Impasse de Fauvery e le altre concerie.Questa vicinanza permette al sito potenzialmente di influenzare le tre zone e di proporsi di ricolle-garle,

La trama medievale di strade primarie e secondarie che servono le varie piazze, tipica del centrostorico, si interrompe bruscamente dall’isolato delle ex Tanneries Vaillant in poi. Il blocco massicciodell’edificio non permette infatti la permeabilità riscontrabile nel resto della città, e ne interrompela continuità. L’assenza di servizi nella zona (gli ultimi li troviamo su Rue de la Republique) dimostracome non ci sia un interesse ad aprire attività in quest’area così difficilmente accessibile a pedonie, vista l’assenza di un vero parcheggio, anche alle automobili.

La percezione della coesistenza tra natura e realtà urbana/industriale di Barjols viene ostacolatadalla forte pendenza che caratterizza la morfologia della città, caratteristica che al tempo stessoimpedisce un utilizzo più ampio del quartiere delle tanneries in generale. L’edificio delle ex TanneriesVaillant si pone in effetti come vera e propria barriera fisica tra le due realtà, poiché la cascata sitrova anche ad un livello di altitudine inferiore. Infine l’unico accesso all’Impasse, localizzato su ruede Brignoles, è difficilmente visibile ed accessibile.

Come constatato nei capitoli precedenti, i 3 edifici che compongono l’insieme delle Tanneries Vaillantsi posizionino e si relazionino differentemente al loro intorno. L’eterogeneità che deriva dalle dif-ferenze tra i 3 edifici si concretizza a diversi livelli nell’esistente, particolarmente a livello strutturale edi illuminazione naturale. Ogni ambiente presenta delle caratteristiche diverse, con contrasti spessomarcati. Come permettere a questi edifici di riprendere vita, permettendo il naturale passaggio diaria e luce, ed al contempo ricollegarli al tessuto urbano circostante? Come permettere che ciòaccada salvaguardando le stratificazioni acquisite nell’arco della storia, conservando lo spirito dicomplessità che ha accompagnato i diversi adattamenti nell’arco di oltre 3 secoli di storia?

- 0,90

- 8,00

+ 0,00

VILLE HISTORIQUE

TANNERIES

IMPASSE DEFAUVERY

Rue de la Republique

Vielle route de Brignoles

Rue Pierre Curie

Acces au Impasse

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

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Intenzioni progettuali.Per quanto riguarda gli edifici B ed A il ragionamento parte dal Piano Terra, per aprire l’esistente apartire da due passaggi. Uno di questi va a caratterizzare fortemente la facciata nord creando uninvito a passare dalla realtà urbana di Barjols a quella naturale dell’Impasse de Fauvery, permetten-do al tempo stesso il passaggio d’aria all’interno dell’edificio. L’altro mira a mostrare la paradossalecoesistenza in prossimità di due luoghi che hanno caratterizzato la storia di Barjols, passandoper un tunnel già esistente negli ambienti di concia. Il contrasto tra le due parti del passaggioviene enfatizzata dalla strettezza e la (iniziale) oscurità del tunnel stesso. Il vuoto che viene creatoalla fine dell’apertura si pone l’obiettivo di divenire un nuovo luogo pubblico, dove la memoria storicadelle tanneries viene rispettata attraverso la salvaguardia dei pilastri ed alcune travi esistenti.

Piazze

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Analisi di fattibilità e scenari di progetto

Un nuovo condensatore d’interessi. Visti i legami complicati tra Barjols ed i nuovi utenti delle concerie, la spinta alla riqualificazione tanto desiderata, passante per il canale culturale, ha sostanzialmente fallito nel suo intento a tutti i livelli. Gli atelier sono poco frequentati da visitatori, la frammentarietà di intenti tra gli stessi artisti non permette di trovare un verso, una direzione comune verso la quale lavorare. Manca una vetrina che mostri la vera anima delle nuove tanneries, un condensatore di interessi che permetta di avvicin-are al contempo i cittadini di Barjols all’arte e visitatori alla realtà artistica e passata delle tanner-ies. Sarebbe dunque interessante pensare all’edificio A, ricavato dall’antico chiostro Agostiniano, e dunque caratterizzato da notevole fascino dovuto alla sua lunga storia, come contenitore di un programma, utile alla creazione di un “nuovo” ponte tra la città e le concerie. Un luogo d’esposizione comune per gli artisti ed un luogo di informazione sull’importanza che hanno avuto queste fabbriche per questa piccola cittadina provenzale.

Si proseguirà con l’analisi dei vincoli legati alla struttra esistente ed all’inquinamento del sito.

VILLE DE BARJOLS

Artistes

Artistes

Artistes

Artistes

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4.2 _Linee guida d’intervento.

A seguito delle analisi condotte dai diversi enti francesi e dei sopraluoghi, in primo luogo i risultati de “Etude de “Faisabilitè su les anciennes tenneries” (2006), sono individuate a livello di progetto di prediagnosi le condizioni di conservazione oltre che la presenza di inquinanti, per gli spazi costruiti e non costruiti del complesso. Tali indicazioni hanno ruolo essenziale nel delineamento dello scenario di progetto proposto.

Non è stato possibile reperire ulteriori informazioni di natura tecnica o storica relative al complesso (aldilà di quelle forniteci dai rilievi geometrici e dall’EPF PACA), per sviluppare dei modelli di analisi dettagliati ed approfondire l’ipotesi progettuale ad una ulteriore scala di dettaglio. Ci si propone, dunque, di sviluppare delle linee guida d’intervento, che permettano una riabilitazione del comples-so industriale, e che lo prepongano ad accogliere nuove funzioni.L’intervento è stato proporzionato agli obiettivi di sicurezza e durabilità, contenendo gli interventi in modo tale da non aggiungere nuovi elementi che non fossero strettamente necessari. Le concezi-oni originarie della struttura e le trasformazioni significative, che hanno contribuito alla complessità stratificata di questi edifici, sono state conservate, come gli elementi strutturali danneggiati, lad-dove non andavano a creare effetti negativi sulle condizioni di sicurezza.

La strategia di recupero si compone di diverse categorie d’intervento :• rinforzo di parte degli elementi resistenti, al fine di aumentarne selettivamente la resistenza, la rigidezza o una combinazione di esse;• inserimento di nuovi elementi, compatibili con quelli esistenti, al fine di eliminare la vulnerabilità locale di alcune parti della costruzionee migliorare il funzionamento complessivo in termini di resistenza ;• riduzione delle masse ;• limitazione o cambiamento della destinazione d’uso dell’edificio.

La questione sismica.Le fondazioni dirette discontinue, a plinti in cemento armato, posati sui sedimenti di travertino della falesia, appaiono di dimensioni ridotte (0,4/0,5 metri). Non sono stati riscontrati cedimenti fondazi-onali, ed il comportamento roccioso del terreno garantisce una buona stabilità. Tuttavia la classe sismica della zona (1A), che rappresenta un rischio non elevato di scosse sismiche, impone degli interventi di messa a norma secondo la normativa vigente, e sarà dunque necessario un allargamento delle fondazioni ed un irrigidimento della struttura. Per questo motivo si propone un collegamento dei plinti esistenti mediante cordoli in cemento ar-mato, al fine di ottenere un unico corpo monolitico, atto a diffondere le tensioni in modo omogeneo. Questo tipo di intervento ha anche l’effetto benefico di realizzare un efficace collegamento orizzon-tale fra le murature a livello di fondazione.

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Intervento su solaio di copertura esistente tramite tecnica del solaio collaborante.

Il rinforzo dei nodi delle capriate.

Interventi sulla struttura.Gran parte dei sistemi ed elementi richiedono interventi minimi perché versanti in buono stato di conservazione:- Pilastri in cemento armato ed alcuni setti portanti (nell’edificio A e C).-Travature primaria e secondaria in cemento armato.

Saranno necessari interventi puntuali di consolidamento di alcune membrature.e di isolamento termico/acustico degli involucri edilizi, coerenti alla domanda normativa attuale, considerando parti da definire come abitabili ed altre di relazione, del tipo di strada urbana coperta. I solai di copertura dovranno essere consolidati ( così come le coperture lignee laddove non troppo danneggiate), perché danneggiati e caricati del nuovo peso del giardino pensile estensivo,

Copertura.Le coperture in legno, analizzate nel secondo capitolo, presentano uno stato di degrado dovuto ad infiltrazioni d’acqua. I travetti rettangolari non paiono recuperabili, mentre le travi portanti in tronchi massicci sembrano conservabili previa verifica delle fessure e dello stato parassitario. E’ in linea generale opportuno il mantenimento dei tetti in legno, in quanto capaci di limitare le masse nella parte più alta dell’edificio e di garantire un’elasticità simile a quella della compagine muraria sottostante. Verrà eliminato, dunque, il manto di copertura (in amianto in forma di fibrocemento), con relativa struttura lignea secondaria. In seguito verranno inseriti tiranti metallici (a tensionatura limitata, per evitare di creare ulteriormente tensioni di compressione nelle murature), ancorati alle pareti portanti, e di seguito sviluppati i collegamenti e le connessioni reciproche tra la parte termi-nale della muratura e le orditure e gli impalcati del tetto, con capochiave metallico, che impedisca la traslazione (inserito per adesione al fine di evitare difficoltà nell’ancoraggio). Cordoli in metallo, connessi sia alle murature sia alle orditure in legno del tetto (cuffie metalliche), andranno a formare al tempo stesso un elemento di connessione sul bordo superiore delle murature ed un elemento di ripartizione dei carichi concentrati delle orditure del tetto. I nodi delle capriate verranno rinforzati con barre metalliche. Il manto sarà ricomposto con pannelli coibentati.

Rinforzo dei solai in laterocemento.Le coperture dovranno essere rinforzate tramite il metodo dei solai collaboranti, migliorando così anche il loro comportamento antisismico. Un doppio strato di calcestruzzo con all’interno dei con-nettori a vite e piastra dentata, garantiranno la rigidezza del piano, tramite un funzionamento a diaframma. Il collegamento a muro avverrà tramite delle barre inclinate in acciaio. Le coperture lignee verranno ricostituite laddove l’umidità è penetrata dal manto di copertura (una parte delle coperture dell’Edificio C), anche se le parti maggiormente danneggiate sono asportate per la crea-zione della nuova terrazza al Piano+1.

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Consolidamento dei pilastri.Indicativamente, i pochi pilastri presentanti un evidente stato di degrado strutturale, verranno rin-forzati tramite incamiciatura in fibrocemento, FRP (Fiber Reinforced Polymer), con materiali com-positi (carbonio, vetro …), disponibili in tessuti, barre e reti, per garantire:Elevata resistenza a compressioneUtilizzo di compound autolivellante e autocompattante, adeguato ai diversi caratteri dell’esistenteElevata resistenza al fuocoRidotti incrementi nella massa degli elementi, prospettando incamiciature con spessori ridotti (min. 40 mm), con limita modifiche alla geometria degli elementi.Si definiscono come fasi realizzative:- scarifica del supporto in CLS per una profondità sufficiente a rimuovere;parti degradate ed ottenere un buon grado di rugosità superficiale;- sabbiatura e aspirazione superficiale del supporto, al fine di rimuovere qualsiasi residuo di lavoeazione precedente;- idropulizia del supporto;- posa di casseratura a perdere;- getto di calcestruzzo fibrorinforzato, previa saturazione del supporto e rimozione dell’acquain eccesso in superficie.

Murature portanti.Visto lo stato di degrado superficiale e la composizione incoerente dei componenti delle murature portanti, verrà previsto per esse un intervento di consolidamento tramite placcaggio con intonaco armato. Saranno eliminati gli elementi dissociati e riposizionati con malta resinosa. In seguito sarà eseguito il rinzaffo con sabbia e cemento, e su questo verrà applicata l’armatura, coperto con malta cementizia traspirante macroporosa, per limitare i problemi relativi all’umidità presente nelle murature.

Interventi sul degrado superficiale delle strutture cementizie.

Il problema della carbonatazione del calcestruzzo armato.Se le analisi hanno evidenziato situazioni limitate di grave degrado strutturale, si evidenziano con-dizioni più diffuse di degrado superficiale, sia dalle acque meteoriche battenti, dovuta alla rottura dei sistemi di raccolta acque durante la dismissione, sia di condensazione che si depositano sul manufatto a causa dell’umidità dell’aria. La carbonatazione del calcestruzzo derivata dall’anidride carbonica deve essere affrontata per evitare la progressiva depassivazione dei ferri con formazi-one di uno strato di ruggine sulle parti metalliche annegate nell’impasto.

L’intervento di riparazione dovrà considerare che i materiali di ripristino dovranno avere certa-mente la capacità di ricostruire e proteggere adeguatamente la struttura ma soprattutto dovran-no avere capacità di sopportare le normali dilatazioni, vibrazioni e movimenti che sono presenti per le caratteristiche degli elementi di questa struttura in c.a.I materiali di riparazione, che sono posizionati in corteccia, sono posti nella posizione più sollecitata

Pulizia delle armature.

Applicazione della rete metallica.

Casseratura a getto della parte superiore.

Getto della parte superiore del pilastro dopo il cassero.

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e quindi dovranno avere un modulo elastico più basso possibile affinchè il materiale di ricostruzione si possa deformare ed adattare senza causare crepe o fessure e limitando al minimo le tensioni di distacco.

Le operazioni di intervento seguiranno le seguenti fasi :- Riparazione corticale di strutture in cemento armato soggette a microdeformazioni.Procedere alla demolizione di ogni parte in distacco o non dotata di sufficiente resistenza e co-erenza. Le armature in avanzato stato di degrado saranno scoperte rimuovendo completamente lo strato di calcestruzzo copriferro. Saranno rimosse anche le tracce di precedenti interventi di ri-parazione o riporti non perfettamente aderenti. Tali operazioni dovranno essere eseguite con mezzi manuali o comunque tali da non danneggiare lo strato di calcestruzzo sano sottostante evitando eccessive vibrazioni.

- Effettuare una accurata pulizia mediante spazzolatura, o meglio sabbiatura, di tutte le superfi-ci interessate dai successivi trattamenti, con completa rimozione di sostanze o depositi estranei, come ruggine, olio, grassi, pellicole superficiali sfarinanti. I ferri saranno ripuliti asportando comple-tamente la ruggine e ricoperti a breve distanza con i successivi specifici trattamenti. - I ferri di armatura ripuliti saranno trattati mediante applicazione a pennello in due mani, a distanza di circa 3 ore l´ una dall´ altra, con una boiacca cementizia pennellabile a due componenti a base di leganti idraulici, polveri silicee, inibitori di corrosione in dispersione di polimeri acrilici.- I riporti in spessore a ricostruzione del copriferro e di parti mancanti saranno realizzati mediante riporto diretto di malta adesiva a ritiro controllato a consistenza di stucco, costituita da inerti selezi-onati, cementi modificati con l´ aggiunta di polimeri sintetici in emulsione ed opportuni additivi, con-tenente microfibre in polipropilene, malta monocomponente fibrorinforzata a ritiro comprensato e rapido indurimento (classificata R3). L´ applicazione sarà eseguita a dorso di cazzuola o spatolacurando di bagnare a rifiuto il sottofondo prima dell´ applicazione. - La superficie riparata e l´ intera struttura andranno poi protette contro la carbonatazione medi-ante un´ apposita verniciatura.- Trattamento contro la corrosione dei ferri di armatura interni, che non sono ancora arrivati ad uno stato corrosivo tali da causare il distacco dello strato copriferro. La protezione anticorrosiva delle barre d’armatura non trattate con boiacca pennellabile da applicare ai ferri, sarà assicurata dall’applicazione dell’inibitore di corrosione migrante, applicato in 2/3 mani a pennello o rullo su tutte le superfici in c.a. esposte all’azione degli agenti atmosferici.Trattasi di vernice ad impregnazione incolore per strutture in c.a. a base di una miscela di ammi-no-alcoli organici ed inorganici ed inibitori di corrosione migranti, da applicare su sottofondo sano, compatto e libero da ogni impurità, in ragione di due-tre mani, con tempi di attesa tra le mani di circa 3-6 ore, per un consumo totale di almeno circa 400 gr/mq.

La protezione della struttura contro la carbonatazione verrà assicurata dall´ applicazione della speciale verniciatura elastica protettiva e decorativa, traspirante al passaggio del vapore, imper-meabile all´ acqua ed ai gas aggressivi atmosferici, a base di resina acrilica in dispersione acquosa, applicata in 2/3 mani a pennello o rullo, previa applicazione di apposito primer consolidante medi-ante rullo, pennello o spruzzo in 1 mano.

Appllicazione della boiacca protettiva sulle armature.

Ricomposizione dello spessore mancante tramite malta cementizia.

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Mapping degli interventi da effetturasi sulle strutture portanti verticali.

Piano -1

LEGENDA:

sistemi verticali in cemento armato da conservare,con consolidamento strutturale

sistemi verticali in muratura portante da conservare, con consolidamento strutturale

sistemi verticali in elevato degrado – non recuperabili, da demolire o ricostruire

muri non considerati da progetto o non strutturali

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Piano terra

LEGENDA:

sistemi verticali in cemento armato da conservare,con consolidamento strutturale

sistemi verticali in muratura portante da conservare, con consolidamento strutturale

sistemi verticali in elevato degrado – non recuperabili, da demolire o ricostruire

muri non considerati da progetto o non strutturali

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Piano +1

LEGENDA:

sistemi verticali in cemento armato da conservare,con consolidamento strutturale

sistemi verticali in muratura portante da conservare, con consolidamento strutturale

sistemi verticali in elevato degrado – non recuperabili, da demolire o ricostruire

muri non considerati da progetto o non strutturali

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Mapping degli interventi da effetturasi su solai e solai di copertura.

Piano -1

LEGENDA:

cementizi / laterocemento da conservare,in condizioni strutturali di conservazione sufficienti

cementizi / laterocemento da conservare,con consolidamento strutturale

di diversa natura, non recuperabili e/oda ricostruire

solai non considerati da progetto

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LEGENDA:

cementizi / laterocemento da conservare,in condizioni strutturali di conservazione sufficienti

cementizi / laterocemento da conservare,con consolidamento strutturale

di diversa natura, non recuperabili e/oda ricostruire

solai non considerati da progetto

Piano terra

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LEGENDA:

cementizi / laterocemento da conservare,in condizioni strutturali di conservazione sufficienti

cementizi / laterocemento da conservare,con consolidamento strutturale

di diversa natura, non recuperabili e/oda ricostruire

solai non considerati da progetto

Piano +1

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LEGENDA:

cementizi / laterocemento da conservare,in condizioni strutturali di conservazione sufficienti

cementizi / laterocemento da conservare,con consolidamento strutturale

di diversa natura, non recuperabili e/oda ricostruire

in legno da demolire/ricostruire

Piano terra

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Abitare le Tanneries

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Problematiche del recupero.

Quanto risulta da queste analisi dei diversi livelli, è che ci troviamo di fronte ad una struttura com-plessa dalle problematiche differenti, ma che versa essenzialmente in un accettabile stato di con-servazione.

Le strutture verticali non presentano problematiche evidenti di stabilità, mentre per i solai sono presenti più criticità. I solai dei primi due piani dell’Edificio A, come vedremo nel prosieguo del cap-itolo, sono interessati da contaminzazioni da cromo, e sarà dunque necessaria una demolizione (totale o parziale), al fine della rimozione degli agenti inquinanti dal sito.

Come analizzata anche nel secondo capitolo, i tetti a falde in struttura lignea, presentano diverse infiltrazioni che hanno causato degrado da umidità delle strutture. Per questo i solai del sottotetto segnalati nell’edificio C, saranno rimossi e ricostuiti laddove la copertura sarà mantenuta e consol-idata.

Il solaio della copertura cementizia piana presenta diverse inflitrazioni ed uno strato impermeabile esterno altamente consumato. La granulometria grossolana del conglomerato cemetizio e l’espo-sizione all’umidità esterna e l’ossigeno, hanno causato diverse fessurazioni e formazione di ruggine sui ferri. Sarà dunque necessario un doppio intervento, prima di pulizia e copertura dei ferri interni, e poi il controplaccaggio con connettori e getto di consolidamento su tutta la superficie esterna, per porre le basi di un successivo utilizzo alternativo di queste coperture. Per i solai dell’edifico C, esposti all’esterno o verso ambienti umidi, sarà necessaria una risoluzione del problema di carbon-atazione, ma la sezione resistente non sembra necessitare un’ulteriore implementazione.

Nel complesso l’edificio B, quello di più recente fattura, non presenta evidenti problemi strutturali (copertura a parte). Gli altri due edifici, di più vecchia fattura e formati da stratificazioni costruttive di periodi diversi, necessitano interventi più ampi e consistenti.

Le pareti di tamponamento, versanti in grave stato di degrado e fuori norma per l’esiguo spessore, verranno sostituite con nuove pareti in laterizio, più spesse e prestanti.

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La fase di conciaggio delle pelli, tramite i sali di cromo trivalente Cr (III), si limitava ai due piani evidenziati, mentre al piano superiore venivano svolti solo l’essiccaggio e la finitura, i quali non producevano sostanze tossiche permanenti. Le aree evidenziate rappresentano i punti visibil-mente interessati, in quantità maggiore o minore, dall’inquinamento da cromo trivalente. Oltre alle macchie derivanti dai processi di produzione, diver-si barili, alcuni dei quali rovesciati e riversi sul pavi-mento, sono presenti nei suddetti punti. I punti più critici sono al piano -1 dell’edificio A, poichè in passato era il locale dei bottali da con-ciaggio con i relativi bacini di raccolta delle acque reflue. Nei bottali oltre alla concia veniva svolta la grassatura delle pelli. L’ossidazione prodotta dalle sostanze ingrassanti, aventi insaturazioni nelle catene idrocarburiche, al CR (III), lo portano ad una forma più tossica e solubile, il Cr (VI), ovvero cromo esavalente. Queste vasche non sono ancora state svuotate e/o trattate. Gli studi svolti dall’ADEME non hanno rilevato contaminazioni nel sottosuolo.

Mapping delle aree soggette a contaminazione da cromo.

Piano-1

Piano terra

Presenza di pochi barili e/o mac-chie di sostanze tossiche

Presenza di diversi barili e/o macchie di sostanze tossiche

Siti contenenti, in passato, bottali e bacini di recupero delle acque contaminate

4.3 _Verifica stato di bonifica e prebonifica.

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Nelle aree evidenziate è stata riscontrata la presen-za di amianto in forma di fibrocemento (Eternit). Non sono stati individuati dati che mostrino lapresenza di amianto nei cavidotti aerici e nellevasche di trattamento delle acque reflue. Le opere di bonifica verranno effettuati da ditte specializza-te, che si occuperanno della rimozione e dello smal-timento dei materiali inquinanti.

Mapping delle aree soggette a presenza di amianto.

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La fase di conciaggio delle pelli, tramite i sali di cromo trivalente Cr (III), si limitava ai due piani evidenziati, mentre al piano superiore venivano svolti solo l’essiccaggio e la finitura, i quali non producevano sostanze tossiche permanenti. Le aree evidenziate rappresentano i punti visibil-mente interessati, in quantità maggiore o minore, dall’inquinamento da cromo trivalente. Oltre alle macchie derivanti dai processi di produzione, diver-si barili, alcuni dei quali rovesciati e riversi sul pavi-mento, sono presenti nei suddetti punti. I punti più critici sono al piano -1 dell’edificio A, poichè in passato era il locale dei bottali da con-ciaggio con i relativi bacini di raccolta delle acque reflue. Nei bottali oltre alla concia veniva svolta la grassatura delle pelli. L’ossidazione prodotta dalle sostanze ingrassanti, aventi insaturazioni nelle catene idrocarburiche, al CR (III), lo portano ad una forma più tossica e solubile, il Cr (VI), ovvero cromo esavalente. Queste vasche non sono ancora state svuotate e/o trattate. Gli studi svolti dall’ADEME non hanno rilevato contaminazioni nel sottosuolo.

Mapping delle aree soggette a contaminazione da cromo.

Piano-1

Piano terra

Presenza di pochi barili e/o mac-chie di sostanze tossiche

Presenza di diversi barili e/o macchie di sostanze tossiche

Siti contenenti, in passato, bottali e bacini di recupero delle acque contaminate

Nelle aree evidenziate è stata riscontrata la presen-za di amianto in forma di fibrocemento (Eternit). Non sono stati individuati dati che mostrino lapresenza di amianto nei cavidotti aerici e nellevasche di trattamento delle acque reflue. Le opere di bonifica verranno effettuati da ditte specializza-te, che si occuperanno della rimozione e dello smal-timento dei materiali inquinanti.

Mapping delle aree soggette a presenza di amianto.

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Demolizioni e costruzioni.Quello che mostra il precedente lavoro di mapping, è che le soluzioni progettuali proposte dall’EPFPACA, mirano, sostanzialmente, a mantenere l’edificio più contaminato e ridotto a livello di dimen-sioni, demolendo i restanti 3/4 della superficie totale del complesso. La presenza dei barili di cromonegli altri due edifici, non compromette l’agibilità degli spazi, poichè il cromo trivalente in essi con-tenuto, è una forma di cromo a tossicità e solubilità ridotta, e sarà quindi sufficiente un interventomeno drastico e demolitivo, per rimuovere puntualmente le superfici potenzialmente inquinate, consuccessivo trattamento superficiale e capping in cemento. In particolare verrà asportata la parte sperficiale del solaio, ovvero il massetto di circa 10/12 cm, con successiva pulitura tramite CO2, ste-sa di guaina in resine epossidiche e getto del nuovo massetto. In seguito al concept d’introduzione ed al mapping delle aree contaminate, analizziamo più nel det-tagliole aree che saranno soggette a demolizioni e/o costruzioni.

Piano -1.L’edificio A è gravemente interessato da contaminazioni, in particolare quella da cromo esavalenteCr(VI). I liquidi dei processi di concia che avvenivano all’interno dei bottali, venivano scaricati diret-tamentesulla pavimentazione del Piano – 1 del suddetto edificio. Sarà dunque necessario rimuovereinteramente il solaio sul quale poggiavano i bottali, e rimpiazzarlo con un nuovo della medesimastruttura (laterocemento). Oltre a questa rimozione sarà necessario aprire delle aperture nei muriperimetrali per permettere il passaggio di aria e luce ai nuovi ambienti.La superfetazione che si estende verso su dell’edificio B, versante in grave stato di abbandono dadiversi anni e coperta da una tettoia in amianto, verrà consolidata e ricomposta, al fine di ottenereuna copertura piana panoramica, in coerenza con l’asse centrale dello stesso edificio al piano su-periore.L’ala a Sud dell’edificio C versa in uno stato di degrado inaccettabile per un ipotesi di recupero:la struttura esterna appare pericolante, veri e propri alberi sono nati e cresciuti al suo interno ele murature di tamponatura sono crollate in diversi punti. Per questo ci si è indirizzati verso unademolizione e ricostruzione totale, mantenendo proporzioni e forme dell’originale, ma permettendouna fruizione di questi ambienti.

Piano terra.Questo piano è interessato dalla presenza di diversi barili contenenti cromo trivalente Cr (III), alcuniriversi sul pavimenti. Le aree evidenziate in tratteggio saranno soggette ad un processo di “schiar-itura”:la soletta piena (spessa circa 45 cm) verrà raschiata nella sua parte superficiale (15 cm), lasuperficie liberata verrà lavata esternamente con CO2 , ed infine verrà un nuovo strato di cementoal fine di confinare l’inquinamento e annullare il possibile contatto con gli utenti dei nuovi ambienti.Nell’edifico A verranno aperte delle aperture nei muri perimetrali per permettere il passaggio diluce ed aria nei nuovi ambienti.L’edificio B verrà liberato da superfetazioni del passato industriale, e sarà aperto sui due lati in

Lavaggio superficiale dei cementi, tramite CO2.

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corrispondenza dell’asse centrale. In seguito verranno costruite le nuovi partizioni in telaio ligneo, in modo tale da formare dei moduli autonomi, isolati termicamente ed acusticamente. Nella sua parte Nord-Est verrà liberato dalle murature di tamponamento, al fine di creare un piano pilotis per l’accesso al parcheggio ed al passaggio verso nuova piazza. Le demolizioni dell’edificio C saran-no le più consistenti, anche visto lo stato di grave degrado in cui versa la struttura portante, mista tra una struttura in cemento e a muratura portante. La necessità progettuale di creare un nuovo legame tra la realtà Nord e quella Sud del sito, mi ha condotto ad proporre una demolizione della parte Est del suddetto edificio, al fine di creare uno spiazzo affacciato sulla cascata, che permetta al contempo l’afflusso di luce agli ambienti retrostanti. Un altro passaggio pedonale verrà creato a Nord-Est per facilitare l’accesso alla piazza anche dal versante Est della città.

Piano +1. L’intero piano non presenta potenziali rischi di inquinamento, in quanto vi venivano svolte unica-mente le opere di essiccaggio e finitura delle pelli, processi che hanno comportato un inquinamento unicamente di tipo volatile, che non ha dunque potuto impregnarsi nella struttura.

L’edificio A verrà liberato dalle superfetazioni industriali, e verrà organizzato, tramite nuove par-tizioni, attorno ad un piccolo patio necessario a fornire luce naturale ai nuovi ambienti.

All’edifico B saranno asportati i solai in corrispondenza dell’asse centrale, per permettere il pas-saggio di luce ai piani inferiori e creare un nuovo ambiente a doppia altezza. Nuove partizioni in telaio ligneo formeranno i moduli indipendenti dalla struttura esterna, al fine di creare ambienti confortevoli, isolati termicamente ed acusticamente.

I tetti crollati dell’edificio C verranno eliminati, assieme ad alcune superfetazioni, al fine di creare una terrazza esterna semipubblica. Una parte di solaio nel suo lato Ovest verrà asportata, al fine di permettere in passaggio di luce ai locali bui sottostanti, creando un legame tra i due piani. Nuove partizioni verranno create nella sua parte Nord (versante in buono stato di conservazione), per ottenere più ambienti separati. La parte inaccessibile a Nord -Est verrà resa accessibile tramite un nuovo passaggio, ed organizzata come gli ambienti attigui .

Coperture.Le coperture verrano asportate in linea con le aperture decise nelle intenzioni di progetto:Nell’Edificio A verrà aperto un camino di luce per i locali sottostanti; nell’Edificio B l’asse centrale a tutta altezza, ed uno ortogonale per dare luce diretta agli ambienti nel cuore del Piano +1; infine, il grosso delle demolizioni avverrà nell’edificio C, in corrispondenza delle coperture crollate, e della porzione di Edifico C eliminata.

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Piano -1

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Piano terra

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Piano +1

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Coperture

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4.4 _Scenari di progetto.

Lo sviluppo di nuovi vuoti.Il ragionamento sullo sviluppo dei vuoti legati alle due grandi aperture ha tenuto conto della comp-lessitàdegli spazi, fortemente connotati strutture portanti diverse e mischiate tra loro. In questomodo si è arrivati a definire delle aree troppo costrette dalla struttura, e per questo difficili da svi-lupparein vista di un nuovo utilizzo.Questo è il caso delll’Edificio B al Piano +1, dove lo spazio definito dalla pilastratura non rendevapossibile uno sviluppo di nuove attività. Si è pensato così di sfruttare questo vincolo come punto dipartenza di un nuovo ragionamento: aprire la copertura soprastante per apportare illuminazionenaturale ed al contempo inserire un nuovo spazio verde collettivo.

Lo stesso edificio si dota quindi di due sistemi di organizzazione spaziale ai due livelli, derivante dallagrande apertura Nord-Sud e da quella della copertura appena citata. Sistemi differenti a livellidifferenti, figli della complessità già propria al sito. La relazione tra i due piani avverrà tramite leaperture derivanti dall’apertura a tutta altezza, attraversata da passerelle che ne collegano le duesponde, e da altre aperture in prossimità del giardino pensile intesivo, che creerà un collegamentoanche di tipo “vegetale” tra i due livelli.

Nell’Edificio C, i tetti crollati nella parte Nord hanno portato ad ipotizzare una semplice rimozionedelle coperture crollate o eccessivamente degradate, per creare una nuova terrazza esterna alPiano +1.

Sempre l’Edificio C sarà oggetto della demolizione più massiccia, con l’eliminazione di tutta unaingente parte ad Est, in maniera tale da poter creare un spazio di frontiera, vivibile e fruibile (alcontrario di un mero confine, ostacolo alla relazione tra due elementi) tra la cascata e la fabbrica,creando un rapporto sinergico tra le parti.

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Piano -2Questo piano interessato dall’intervento di progetto solo nella sua manica a Sud-Est dell ‘edificio C. I nuovi alloggi occuperanno i tre piani di questa manica, che si sviluppano dal piano in questione, con altri due piani inferiori. Il nuovo patio centrale permetterà almeno una doppia esposizione a tutti gli alloggi, creando al contempo uno spazio di condivisione tra gli abitanti. Gli a spazi monolocali saran-no destinati al programma “giovani salariati”, ovvero un programma residenziale a fitto ridotto per questa categoria di utenza, mentre i restanti alloggi saranno a normale accesso.

Alloggi

Piano -3

Piano -4

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1

2

3

4

1

2

3

4

Piano -1 A questo livello è possibile accedere da Est, al livello stradale di Rue des Augustins su cui si affac-cia l’edificio A, a Nord dal piano pilotis vicino al nuovo passaggio Est-Ovest che conduce alla nuova piazza, o dal piano della cascata tramite un’antica scalinata, riproposta nella ricostruzione dell’ala Sud-Est. E’ dunque un piano piuttosto permeabile nonostante le zone centrale e a Nord non ven-gano trattate, poiché private o appartenenti alla caserma dei pompieri. L’edifico A sarà adibito a spazio espositivo con degli spazi destinati al museo sulla storia della Tan-neries. L’edificio C, nella sua parte mantenuta, verrà messo in sicurezza e destinato a testimoniare fisicamente la complessità ed i contrasti che sono stratificati nell’arco dei secoli di storia di ques-ta fabbrica: l’accesso alla terrazza passa per un piccolo tunnel buio sorretto da travi e pilastri in cemento, affiancato da ambienti irregolari sorretti da muri in pietra e volte; la lieve luce aumenta esponenzialmente avvicinandosialla terrazza, dove lo sguardo viene improvvisamente proiettato all’esterno, verso Sud, dal gioco prospettico fornito dalla struttura in cemento e dalla luce filtrante attraverso i rami di un albero che ha invaso la stessa terrazza partendo dai piani inferiori. Uno spettacolo enfatizzato dall’affaccio diretto sulla cascata dell’Impasse de Fauvery. Si può dire che questi spazi racchiudano e sintetizzino la maggior parte dei temi analizzati precedentemente, per questo l’approccio previsto dal progetto si limiterà unicamente alla messa in sicurezza degli ambienti, per permetterne l’utilizzo e non snatu-rarne il valore simbolico, collegandosi al percorso dell’ecomuseo dell’edificio A. Due collegamenti a questo piano saranno previsti dalla piazza sovrastante, ed al patio della nuova ala Sud-Est.

Museo delle tanneries

Spazio espositivo

Memorie

delle Tanneries

Terrazza panormica

Percorso dal passaggio stretto e scuro allo spettacolo naturale della cascata.

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Piano Terra.Questo piano viene proposto come nuovo spazio pubblico, recuperando, tramite le asportazione di solai e pareti esistenti e lo sfruttamento degli spazio di produzione, la trama urbana fino a questo momento bruscamente interrotta dalla massiccia presenza della fabbrica. Un boulevard con gal-lerie laterali condurrà l’utente da Nord a Sud, recuperando l’andamento ascendente della suddetta trama, mentre un’altra passaggio più stretto condurrà da Est a Ovest, recuperando l’andamento dell’asse stradale e conducendo alla nuova piazza. In entrambi i casi si tratta di via pedonali, ma la larghezza dell’asse Nord-Sud permette l’accesso, ai veicoli destinati al carico/scarico merci dei servizi e dei commerci ivi situati. Oltre a 6 spazi commerciali di diversa superficie, verranno propo-sti un centro medico, 2 spazi per atelier, un centro di balneoterapia (per ricollegarsi alla tematica dell’acqua a Barjols) ed un parcheggio interrato. Infine un ristorante affaccerà direttamente sulla nuova piazza, dove elementi come alcuni pilastri e travi verranno mantenuti, per conservare il ricor-do del passato industriale. La compresenza, la relazione quasi paradossale tra ambiente naturale ed industria, vengono così mostrati in un nuovo spazio pubblico.Gli ambienti dell’edificio B verranno composti all’interno di moduli in telaio ligneo coibentati ed indip-endenti termicamente, che verranno montati in cantiere vista la pericolosità e l’impossibilità, legata al sito, di calare questi moduli dall’alto. Questa tecnologia a secco, veloce e leggera, permetterà tempi di cantiere rapidi ed un limitato disturbo al vicinato.Un parcheggio coperto da 40 posti verrà previsto sul lato Nord dell’edificio C.Infine la piazza recuperata di fronte la facciata nord si comporrà di tre piccoli terrazzamenti, così da marcare il distacco tra la strada e la piazza risultante. In questo modo le terrazze rivolte a Sud permetteranno al contempo uno spazio verde ed una zona di sosta per relazionarsi con lo spazio di fronte.

Spazio espositivo

Commerci

Ristorante

BalneoterapiaCentro medico

Parcheggio

Piazza

Atelier

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Piano +1L’interesse di sviluppare un programma residenziale all’interno di un contesto industriale da rivalo-rizzare e sfruttare in quanto dejà la, unita alla richiesta del PLU di nuovi alloggi sociali, mi ha portato a sviluppare al piano +1 un programma di social housing. Il programma si comporrà di spazi dedicati al potenziale sviluppo di un “vivre ensemble”, con l’inserimento di spazi verdi interni semiprivati e pubblici. Oltre a questo genere di residenza, sarà previsto un “Foyer pour femmes battues”, ovvero una struttura ricettiva per donne vittime di violenza familiare, le quali troveranno un riparo per loro ed i loro figli in una cornice separata dal grande contesto urbano. L’apertura nel tetto permetterà lo sviluppo di unità abitative anche su lato Nord della fabbrica. Viene proposta una doppia organiz-zazione spaziale, differente dal piano inferiore, una più aperta e pubblica, una più intima e privata: L’organizzazione sull’asse est-ovest si sviluppa attorno ad un area verde derivante da spazi residui legati ad una struttura troppo serrata. La circolazione è divisa in due parti, una a verde ed una in pavimentazione liscia, in maniera tale da definire meglio la zona pubblica da quella semiprivata, e permetterne l’appropriazione di questa seconda da parte dell’utenza.L’organizzazione nord-sud origina degli spazi di circolazione meno frequentati e perciò più intimi e privati, permettendo d’ottenere una modalità diversa di relazione allo spazio esterno, ed una con-seguente differente maniera di appropriazione dello stesso.Sia gli spazi pubblici a giardino sull’asse Est-Ovest, che quelli semiprivati di entrambi gli assi, sono ri-cavati tramite l’inserimento di giardini pensili intensivi, i quali permettono, coi loro spessori di sezione, di ottenere spazi fruibili e atti al ricevimento di arbusti e piante di piccola/media taglia.

Laboratori

Alloggi

Alloggi

Alloggi

Alloggi

Cucine

Residenze turisiti

Schizzo di progetto.

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Schizzo di progetto.

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Coperture.Al piano superiore l’apertura centrale non era sufficiente al fine di donare illuminazione naturale a tutto il piano. Inoltre un’ulteriore partizione sull’asse Nord-Sud non avrebbe permesse di ricreare in alcun modo una nuova relazione con la luce proveniente direttamente da Sud, ma solo delle im-postazioni Est-Ovest con un limitato afflusso di luce diretta. Dopo aver localizzato una superficie re-siduale nella parte centrale rispetto al resto dell’orditura strutturale, con distanze tra pilastri troppo limitate per essere sfruttate, l’idea è stata di optare per la creazione di un apertura Est-Ovest, che permettesse finalmente di portare la luce nel cuore delle Tanneries.La forma di questa apertura deriva dalla disposizione dei pilastri, e dalla possibilità di fornire dalle zone esterne coperte agli utenti degli spazi privati, lasciando al contempo filtrare luce naturale di-retta. Lo spazio residuo immediatamente sottostante alla nuova apertura viene quindi rialzata di due gradini per permettere di inserirvi uno strato di terra utile a farvi crescere dell’erba e piccoli arbusti, ottenendo così uno Pianta del tetto. Questo nuovo asse, ortogonale rispetto alla via cen-trale, va a creare una nuova impostazione “a croce”, che si relaziona col piano inferiore tramite 3 aperture che permettono il filtraggio di luce zenitale, ed una possibile relazione col verde del piano superiore che crescerà fino a cominciare ad allungarsi verso il piano inferiore.Tutta la parte di copertura piana relativa all’edificio B sarà destinata a verde, tramite dei giardini pensili estensivi, non fruibili visto lo scarso spessore della sezione. Un patio verrà proposta nell’edifi-cio A, per portare luce ai locali dei laboratori sottostanti, mentre le coperture dell’edifcio C verranno consolidate.

Schema filtraggio luce dalla nuova aperura.

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Lo sviluppo degli elementi interni.

A completamento dello scenario progettuale, si individuano alcune delle soluzioni tipo tecnologiche che possono essere apportate per un intervento di recupero sostenibile, considerando il processo di costruzione nel costruito per cellule autoportanti, in struttura leggera, indipendenti dalla struttura esistente.

Cellule interne autoportanti.Queste cellule in telaio ligneo permettono di ottenere delle strutture indipendenti, ed un consid-ereveole risparmio in termini di materiali isolanti ed acustici, poichè le superfici da isolare saranno ridotte a quelle relative alle diverse “scatole” interne, e non alle superfici esterne dell’intero edificio. Le altezze possono essere calibrate in base alla destinazione desiderata, ottenendo dei moduli su misura in base alle necessità. Inoltre questa soluzione permette un intervento poco invasivo sulla struttura esistente, evitando di dover tracciare solai e pareti per inserire in nuovi impianti, e l’as-semblaggio a secco permetterà una fase di cantiere più veloce. Per quanto riguarda la prestanza dei nuovi involucri, la Réglementation Thermique del 2005 non fornisce dati precisi riguardo a livelli standard di trasmittanze termiche e sfasamenti, ma solo riguardo ai consumi globali, e la RT 2012 appare troppo ambiziosa per le riabilitazione di costruzioni esistenti. La zona termica in cui si colloca il sito è tra le meno fredde di Francia (H3), con una temperature esterna minima media di -4 nel periodo invernale. Si è deciso di proporre degli involucri che fornissero buoni valori di trasmittanza termica, in linea con gli standard di una città a temperature esterna di progetto inferior, come quel-la di Torino (-8). Nello specifico:- Per le pareti U=0,15 , Sfasamento = 9,26 ore- Per i solai U=0.25 e , Sfasamento = 13,65 ore

Giardino pensili intensivi ed estensivi.Vengono analizzate, inoltre, le modalità di inserimento di nuovo verde, fruibile e non fruibile, all’inter-no ed esterno dell’edificio. Questa soluzione oltre a creare dei gradevoli giardini interni, va a prote-ggere il manto impermeabile esterno, e contribuiscono ad un miglioramento del clima, umidificando l’aria, contribuendo al reffrescamento dell’aria nei periodi estivi.

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145Schemi d’inserimento delle diverse cellule indipendenti nella struttura esistente, al Piano +1.

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A

B

Sezione C-C’

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A_

Giardino pensile intensivo _ 24 cm

Solaio pendenziatoMembrana bituminosa impermeabilizzanteMembrana antiradiceFeltro di protezione ed accumuloStrato di accumulo, drenaggio ed aerazioneStrato filtranteSubstrato per inverdimenti intensiviInverdimento intensivo a giardino pensile (prato, arbusti, albera-tura...)

B_

Parete a telaio ligneo

-Lastra in fibrogesso (pareti)-Membrana impermeabilizzante-Oditura secondaria riempita di isolante in fibra di legno(densità 50kg/mc)-Tavolato ligneo -Struttura lignea riempi-ta con doppio isolante in fibra di legno (densità 50kg/mc)-Membrana impermeabilizzante-Tavolato ligneo

-Massetto superficiale in cemento asportato e riapplicato (per contaminazione da cromo)-Guaina in resine epossidiche-Rete elettrosaldata

Parete in laterizio a monoblocco termico

Intonaco esterno in calcelisciaLaterizio termico 30 cmad incastroIntonaco esterno di calce liscia

Parete a telaio ligneo

-Parquet-Membrana impermeabilizzante-Massetto alleggerito-Pannelli radianti-Pannello per posa pannelli radianti in EPS-Doppio isolante in fibra di legno (densità 160 kg/mc)-Membrana impermeabilizzante-Sottofondo livellante

Ingombro trave

Carter metallico per copertura struttura in CLS armatoGiardino pensile

estensivo _ 15 cm

Solaio esistenteMalta cementizia di rivestimento armatura solaio collaboranteMembrana bituminosa impermeabilizzanteMembrana antiradiceFeltro di protezione ed accumuloStrato di accumulo, drenaggio ed aerazioneStrato filtranteSubstrato per inverdimenti estensiviVegetazione estensiva a Sedum

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Sezione A-A’

Sezione B-B’

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Vista aerea di progetto, dal fronte Sud.

Prospettiva di progetto, dal Piano +1.

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Vista dal giardino al Piano +1.

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Vista dalla piazza al Piano Terra.

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4.5 _Tipologie residenziali.Le tipologie adottate rispondono alle esigenze di residenzialità individuate con gli studi urbani dall’agenzia pubblica.

A _Giovani salariati.Questi alloggi di dimensioni più ridotte, pensati per giovani coppie o single, prevedono uno spaziogiorno con angolo cottura, un bagno da circa 5 m2, e, nel caso di bilocali, una camera da letto di circa16m2. I monolocali si collocano nell’area nord della ala ricostruita dell’edificio C, mentre i bilocali sicollocano nell’edificio B. Tutti gli edifici dispongono di una doppia esposizione, solo gli alloggi minori hanno un solo affaccio.

B _Social Housing.Questi alloggi di dimensioni più considerevoli, sono pensati soprattutto per famiglie di media/grandetaglia. Gli ambienti si compongono di una zona giorno con angolo cottura, un bagno da circa 5 m2, una camera grande da 16m2, e due più piccole di 9/12 m2. Tutti gli alloggi si collocano nell’edificio B.

C _ Edilizia residenziale privata – cooperativa.Questi alloggi presentano delle superfici medie rispetto al totale degli alloggi, per coppie e piccolefamiglie. Si compongono di zona giorno con angolo cottura, bagno, una camera grandeda 14/16m2 e, nel caso dei trilocali, un’altra stanza di circa 12m2.In generale lo standard dei servizi delle unità residenziali fa riferimento a schemi tipici dell’edilizia francese, non comprende l’obbligo dell’antibagno.

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Tipologia A-2

45-50 mq

n° 8 alloggi

Tipologia B-1

70-75 mq

n° 4 alloggi

Tipologia B-2

80-85 mq

n° 4 alloggi

+

Tipologia C-1

45-50 mq

n° 6 alloggi

Tipologia C-2

60-65 mq

n° 6 alloggi

Tipologia A-1

25 mq

n° 12 alloggi

Giovani salariati. Social housing. A normale accesso.

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4.6 _Altre destinazioni.

Oltre agli spazi residenziali precedentemente indicati, il progetto prevede:

Piano -1:- Spazio espositivo;- Museo delle Tanneries;- N°2 locali mantenuti a testimonianza della memoria delle Tanneries;- Uno spazio pubblico tipo terrazza.

Piano Terra- Un centro medico;- Un centro di balneoterapia (tipo centro spa);- N°4 spazi commerciali;- N°2 Atelier;- Un ristorante;- Un parcheggio interrato da 40 posti;- Uno spazio pubblico tipo piazza.

Piano +1- Un Foyer Femmes Battues (un centro ricettivo per donne vittime di violenza familiare);- Le cucine del ristorante;- Un area laboratori/co-working;- Un centro di riecezione turistica (tipo bed & breakfats/ostello);- Uno spazio semiprivato tipo terraza;- Spazi verdi semiprivati.

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4.7 _Conclusioni.Il grande lavoro di analisi degli ambienti svoltosi durante il periodo marsigliese, e la grande sensi-bilità col quale ci è stato richiesto di effettuare tali procedure, hanno prodotto questa opzione di riabilitazione, molto conservativa e ad alto livello di reversibilità. I moduli, infatti, composti da mate-riali semplici assemblati a secco, si inseriscono in un’ottica di restauro, che permetterà in futuro un cambiamento di destinazione senza opere invasive sulla struttura esistente. Un approccio “scatola nella scatola” che permette di utilizzare gli spazi come se si fosse un isolato urbano, a tratti coperto a tratti scoperto, risparmiando notevolmente in quantità di materiale (soprattutto isolante) da uti-lizzare, ottenendo al contempo ambienti confortevoli, isolati acusticamente e termicamente. Giunti a questo a questo punto possiamo notare come gli esempi analizzati nel primo capitolo abbi-ano fornito i riferimenti necessari allo sviluppo del progetto: le Ex Officine Reggiane, per l’approccio “scatola nella scatola”, la Fondazione Pistoletto, per il tentativo di creare un ponte tra arte e comu-nità , l’assialità dell’ex Fonderie SACM, la circolazione riorganizzata attorno ad un sistema di portici e patii della ex Fabbrica Bona, ed ovviamente gli esempi marsigliesi con il loro approccio mirato a lasciar parlare l’esistente, eliminando semplicemente quello che vi è di troppo. Lo scenario progettuale esemplifica una logica di lavorare reversibile e per interventi di ri-costruz-ione interna il più possibile leggeri e con stratificazione di elementi edilizi a secco, sfruttando le po-tenzialità di grandi volumi con una modularità adattata alla morfologia del luogo.La complessità che caratterizza il sito è stata preservata e mostrata in tutta la sua originalità, ed il fascino del passato industriale valorizza i nuovi spazi pubblici previsti dal progetto. Lo spazio verde penetra dall’esterno fino al centro del sito, così come la luce naturale che mai ha scaldato queste superfici. Le diverse realtà della città si riallacciano attorno ad un nuovo nucleo, che ha sempre svolto il ruo-lo diametralmente opposto nella sua storia, ovvero quello di separare (fisicamente e non solo) e creare tensioni. Il verde e la trama provenzale penetrano nel sito, integrandolo nel paesaggio col-linare come un elemento non più estraneo ad esso.Questa è una proposta progettuale che si avvale di studi i quali, anche se sommari dal punto di vis-ta tecnico, mostrano come sia possibile implementare le attività possibili nelle future Tanneries Ex Vaillant, senza la necessità di una demolizione così radicale come quella proposta dall’ente pubblico francese. Gli studi svolti dall’ente pubblico ADEME, infatti, hanno mostrato come l’edifcio A sia il più contaminato e l’unico ad essere mantenuto in vista del futuro progetto, e le contaminazioni che in-teressano i restanti edifici non sembrano giustificare la demolizione di circa 2.000 m2 di superficie coperta in buono stato di conservazione, almeno a livello strutturale. Le memorie, le storie, le vite che hanno partecipato allo sviluppo delle Tanneries per come le co-nosciamo oggi, verranno preservate e condivise all’interno di un programma che guarda al passato, presente e futuro di questo complesso, un futuro in cui la comunità di Barjols si riapproprierà nuo-vamemente di questi spazi, gli artisti condivideranno il loro “savoir faire” e la loro arte con chiunque lo desideri e nuovi abitanti di tutte le fasce sociali si ritroveranno a condividere un pasto dall’alto della piazza sulla Cascade de Fauvery.

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Referenze

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Referenze

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Documenti ufficiali.-PLU Commune de Barjols, Rapport de présentation (con valutazione ambientale degli indici di Na-tura 2000). Approvato da DCM il 6 Giugno 2013.-Etude faisabilitè en vue de la réalisation d’un programme mixte sur le site des anciennes Tanner-ies, EPF Paca, Marsiglia 2006.-Dossier preliminare alla dichiarazione di utilità pubblica. TANNERIES BLANC ET FASSY – EX. VAIL-LANT, Comune di Barjols ed EPF Paca, Barjols 2009.-Diagnosi ambientale sulle Anciennes Tanneries Ex Vaillant. Sintesi non teccnica, Barjols

Sitografia.

- http://www.piemonteitalia.eu/it/gestoredati/dettaglio/1/musei/135/cittadellarte-fondazi-one-pistoletto-biella.html- http://www.mongiello-plisson.com/documents.php- http://www.cittaarchitettura.it/- http://www.yeseya.it/blog/storie/184/archeologia-industriale-arte-e-birra-pfeffer-berg-a-berlino-prenzlauer-berg.html- http://latabacalera.net/about-la-tabacalera/- http://www.perlite.it/it/edilizia/giardini-pensili/estensivo-bassa-manutenzione-growmat- http://www.daku.it/cat_content.asp?IDmacro=5&IDcat=7&country=IT- http://www.epfpaca.com/- http://www.euromediterranee.fr/qui-sommes-nous/letablissement-public.html- http://www.arpa.piemonte.gov.it/approfondimenti/temi-ambientali/siti-contaminati/pro-cedura- http://www.arpa.vda.it/fr/siti-contaminati/cose-un-sito-contaminato- http://www.pluri-ingenierie.fr/gestion-sites-pollues.html- http://www.developpement-durable.gouv.fr/-Sites-et-sols-pollues-.html- http://www.irep.ecologie.gouv.fr/IREP/index.php- http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/97022dl.htm- http://www.ademe.fr/- http://www.ordineingegneri.bergamo.it/wp/wp-content/uploads/2013/06/Dis-pense-21.2.2011-Prof.-Meda-seconda-parte-.pdf- http://www.unic.it/it/processo_produttivo.php- http://www.sosfemmes.com/

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