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AA.VV., Nomodeiktes. Greek Studies in Honour of Martin Ostwald. Edited by RALPH M. ROSEN and JOSEPH FARRELL, Ann Arbor (The University of Michigan Press) 1993, XX-731 pp. Dopo i rituali Acknowledgments e Preface (pp. IX-XVIII), il lussuoso volume comprende quarantasei contributi, di varia estensione e spessore, distribuiti in quattro sezioni, dedicate rispettivamente a «Historians and Historiography» (pp. 3-152), «Politics and Society» (pp. 153-366), «Philosophy» (pp. 367-456), ed infine, genericamente, alla «Literature» (pp. 457-642). Nella prima, dopo un paio di articoli incentrati su problemi storiografici (The Histor in History di W.R. Connor [pp. 13-15] e The Meaning of Material Culture: Herodotus, Thucydides, and Their Sources di Ch.W. Hedrick, Jr. [pp. 17-37]) si hanno due lavori che riguardano questioni erodotee (Three Aspects of Spartan Kinship in Herodotus di Rosaria Vignolo Munson [pp. 39-53] e Reading the World: the Interpretation of Objects in Herodotus' Histories di Carolyn Dewald [pp. 55-69]) e ben sette che analizzano aspetti della biografia e dell'opera tucididea (Thucydides' Birth Date di Ch.W. Fornara [pp. 71-79], Thucydides' Criticism of Democratic Knowledge di J. Ober [pp. 81-97], Archidamus and the Question of Characterization in Thucydides di D.P. Tompkins [pp. 99-111], The Death of Thucydides and the Motif of «Land on Sea» di S. Flory [pp. 113-123], The Silent Women of Thucydides: 2.45.2 Re- viewed di P.Cartledge [pp. 125-131], Thucydides 2.45.2 and the Status of War Widows in Periclean Athens di Lisa Kallet-Marx [pp. 133-143], ed infine «Here the Lion Smiled»: A Note on Thucydides 1.127-38 di Cynthia Patterson [pp. 145- 152]). Nella seconda parte si susseguono quindici contributi che trattano argomenti storico-culturali fra loro molto differenti (Buphonia and Goring Ox: Homicide, Animai Sacrifice, and Judicial Process di Marilyn A. Katz [pp. 155-177], The Perception ofDeception and Gullibility in Specialists ofthe Supernatural (Primarily) in Athenian Literature di D. Lateiner [pp. 179-195], The Athenian Economy di E.E. Cohen [pp. 197-205], Oligarchie Thinking in the Late Fifth Century di D.M. Lewis [pp. 207-211], From Athena's Owl to the Owl of Athens di H.A. Shapiro [pp. 213-223], Land Ownership, Territorial Possession, Hero Cults, and Scholarly Theory di I. Malkin [pp. 225-233], Knemides in the East? Some Observations on the Impact of Greek Body Armor on «Barbarian» Tribes di Elfriede R. Knauer [pp. 235-253], Andocides' On the Misteries and the Theme ofthe Father in Late Fifth-Century Athens di B.S. Strauss [pp. 255-267], Aristotelian Politeiai and

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AA.VV., Nomodeiktes. Greek Studies in Honour of Martin Ostwald. Edited by RALPH M. ROSEN and JOSEPH FARRELL, Ann Arbor (The University of Michigan Press) 1993, XX-731 pp.

Dopo i rituali Acknowledgments e Preface (pp. IX-XVIII), il lussuoso volume comprende quarantasei contributi, di varia estensione e spessore, distribuiti in quattro sezioni, dedicate rispettivamente a «Historians and Historiography» (pp. 3-152), «Politics and Society» (pp. 153-366), «Philosophy» (pp. 367-456), ed infine, genericamente, alla «Literature» (pp. 457-642). Nella prima, dopo un paio di articoli incentrati su problemi storiografici (The Histor in History di W.R. Connor [pp. 13-15] e The Meaning of Material Culture: Herodotus, Thucydides, and Their Sources di Ch.W. Hedrick, Jr. [pp. 17-37]) si hanno due lavori che riguardano questioni erodotee (Three Aspects of Spartan Kinship in Herodotus di Rosaria Vignolo Munson [pp. 39-53] e Reading the World: the Interpretation of Objects in Herodotus' Histories di Carolyn Dewald [pp. 55-69]) e ben sette che analizzano aspetti della biografia e dell 'opera tucididea (Thucydides' Birth Date di Ch.W. Fornara [pp. 71-79], Thucydides' Criticism of Democratic Knowledge di J. Ober [pp. 81-97], Archidamus and the Question of Characterization in Thucydides di D.P. Tompkins [pp. 99-111], The Death of Thucydides and the Motif of «Land on Sea» di S. Flory [pp. 113-123], The Silent Women of Thucydides: 2.45.2 Re-viewed di P.Cartledge [pp. 125-131], Thucydides 2.45.2 and the Status of War Widows in Periclean Athens di Lisa Kallet-Marx [pp. 133-143], ed infine «Here the Lion Smiled»: A Note on Thucydides 1.127-38 di Cynthia Patterson [pp. 145-152]). Nella seconda parte si susseguono quindici contributi che trattano argomenti storico-culturali fra loro molto differenti (Buphonia and Goring Ox: Homicide, Animai Sacrifice, and Judicial Process di Marilyn A. Katz [pp. 155-177], The Perception ofDeception and Gullibility in Specialists ofthe Supernatural (Primarily) in Athenian Literature di D. Lateiner [pp. 179-195], The Athenian Economy di E.E. Cohen [pp. 197-205], Oligarchie Thinking in the Late Fifth Century di D.M. Lewis [pp. 207-211], From Athena's Owl to the Owl of Athens di H.A. Shapiro [pp. 213-223], Land Ownership, Territorial Possession, Hero Cults, and Scholarly Theory di I. Malkin [pp. 225-233], Knemides in the East? Some Observations on the Impact of Greek Body Armor on «Barbarian» Tribes di Elfriede R. Knauer [pp. 235-253], Andocides' On the Misteries and the Theme ofthe Father in Late Fifth-Century Athens di B.S. Strauss [pp. 255-267], Aristotelian Politeiai and

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Athenaion Politeia 4 di R.W. Wallace [pp. 269-285], The Strange Death of Draco on Aegina di Th.J. Figueira [pp. 287-303], Tyranny and Outlawry: Athenaion Politeia 16.10 di E.M. Carawan [pp. 305-319], Samian Autonomy di D. Whitehead [pp. 321-329], A Dedication from the Chersonese at Olympia di A.J. Graham [pp. 331-337], The Polis in the Hellenistic World di E.S. Grauen [pp. 339-353], ed infine Paean and Paeanists of Serapis and the Flavian Emperors di R.E. A. Palmer [355-367]). Nella terza sezione compaiono solo sei articoli, di cui cinque sono dedicati a Platone (Plato's Ioti and the Problem of Techne di Ch.H. Kahn [pp. 369-377], The Place of Phthonos in the Argument of Plato's Phaedrus di M.W. Dickie [pp. 379-395], Out of the Cave: What Socrates Learned from Diotima di Dorothea Frede [pp. 397-421], The Acropolis of the Soul di Helen F. North [pp. 423-433] e Plato's Magnesia di D. Clay [pp. 435-455]), mentre l'ultimo (Theophrastus on Law, Virtue and the Particular Situation [pp. 447-456]) riveste particolare interesse, essendo opera di W.W. Fortenbaugh, l'ultimo recente editore dei frammenti di Teofrasto. Nella quarta parte il primo contributo è di tipo metrico (Lipous' androteta, Elision and Prosody di H.M. Hoenigswald [pp. 459-465]); ne seguono due che riguardano soprattutto Omero (On Critically Looking into Snell's Homer di E. Wirshbo [pp. 467-477] e Into the Midpoint of Things: Aristotle, Bartlett, and the Memory of a Poet di J. Tatum [pp. 479-489]), sette che analizzano problemi connessi con la tragedia (Até Reconsidered di M. Neuburg [pp. 491 -504], Aeschylus ' Politics and the Theme ofthe Oresteia di D.M. Schaps [pp. 505-515], The Prometheis in Vase Painting and on the Stage di Keith De Vries [pp. 517-523], Oedipus as Pharmakos di Helene Peet Foley [pp. 525-537], What Do You Know? The End of the Oedipus di Rachel Kitzinger [pp. 539-555], Elusory Voices: Thoughts about the Sophoclean Chorus di Th.G. Rosenmeyer [pp. 557-571], e The Frustrated Mourner: Strategies of Closure in Greek Tragedy di Deborah Roberts [pp. 573-589]), due riguardanti le Nuvole di Aristofane (Problems in Greek Literary History: The Case of Aristophanes' Clouds di J. Henderson [pp. 591-601], Alcibiades in Cloudedoverland di M. Vickers [pp. 603-617]) ed infine due di argomento ellenistico - o preteso tale (The Bios-Tradition and Poets' Lives in Hellenistic Poetry di P. Bing [619-631] e Corinna and Pindar di Dee Clayman [pp. 633-642]). In appendice, prima della bibliografia e degli indici, è posta un'utile bibliografia di Martin Ostwald (pp. 643-646).

Alcune osservazioni su singoli contributi. L'articolo di Ch.W. Hedrick prende le mosse da una constatazione di per sé indiscutibile: lo storico considera più attendibili le fonti 'materiali' rispetto a quelle scritte, ma per esprimersi deve affidarsi alla scrittura. Desta tuttavia perplessità l'esasperata importanza che viene attribuita a questo fatto, e che porta a una serie di osservazioni perlomeno discutibili, come ad es. che i capitoli metodologici tucididei «seem hopelessly mired in contradiction and inconsistency» (p. 17). Così pure, soprattutto alle pp. 28 e 32, si ignora un elemento fondamentale per l'esatta comprensione del metodo tucidideo, cioè la diffidenza nei confronti della tradizione poetica, e si cerca invece di enucleare casi in cui lo Storico conferisce a quest'ultima una maggiore attendibilità

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rispetto a testimonianze materiali, con risultati non sempre convincenti (a p. 36, tra l'altro H. è costretto ad ammettere che col famoso Kxqpa hq aiei Tucidide «suggests [...] a physical object»). In realtà, non si può trascurare il fatto che lo scopo di Tucidide sia solo in apparenza la pura e semplice obiettività: a mio avviso, in vista di un'interpretazione politica degli avvenimenti vengono escluse da una parte un'acritica acquisizione dei dati materiali, dall'altra l'altrettanto acritica visione poetica (il dibattito sull'argomento è comunque tuttora aperto: cf. ad es. L. Canfora, Totalità e selezione nella storiografia classica, Bari 1972, 37-40; Jacqueline De Romilly, L'objectivité dans Fhistoriographie grecque, in TIpaKxiKà zoo y' diédvovg àvdpcomcjTiKov avpKoaiov, Athine 1977, 107-118). Non può poi non imbarazzare il fatto che siano trascurati alcuni problemi interpretativi in I 22,1, come la precisa esegesi del xqc, ^uprcao-qc, yvcópqc,, o il valore dell'irreale dv èSÓKOOV, e mi trova in completo disaccordo la visione unilaterale delYEpitafio, che non pare coglierne le peculiarità (e sembra accettare senza dubbi l'appiattimento sul 'genere' teorizzato da Nicole Loraux, L'invention d'Athènes, Paris-New York 1981). Senza dubbio seducente è l'intervento di Ch.W. Fornara: l'ipotesi di una datazione più alta della nascita di Tucidide appare plausibile, anche se necessita di ulteriori verifiche. Alle pp. 75s., poi, il problema del 'secondo proemio' non è affrontato, ma solo sfiorato: esso è destinato a rimanere insoluto, e a costituire una 'spina nel fianco' per le ricerche di questo tipo (non è tra l'altro neppure citata l'ipotesi del Tucidide continuato [Padova 1970] di L. Canfora). L'articolo di J. Ober desta invece più di una perplessità: O. interpreta l'opera tucididea come scoperta di una 'controconoscenza' storica che si oppone alla 'conoscenza democratica', fondata sul Xóyoq, che ha portato Atene ad effettuare scelte sbagliate nei momenti cruciali. In primo luogo, mancano alcuni importanti riferimenti bibliografici: dagli studi sull"ideologia della città', a H. Strasburger, Thukydides und die politische Selbstdarstellung der Athe-ner, «Hermes» LXXXVI (1958) 17-40, a H. Flashar, Der Epitaphios des Perikles, Heidelberg 1969. Sorprende soprattutto quest'ultima omissione, visto che si tratta dell'unico studioso che abbia sviluppato - e in modo più coerente di O. - una visione dell'Epitafio simile alla sua. Alcuni punti dell'argomentazione, poi, appaiono particolarmente fragili: ad es. è difficile che dalla critica di Tucidide ai logografi si possa inferire il suo atteggiamento nei confronti dei Àóyoi dell'assemblea ateniese (cf. p. 85); si hanno poi confusioni tra piani che dovrebbero essere tenuti distinti: quello dell'interpretazione storica e quello delle decisioni dei protagonisti (p. 85), quello retorico-argomentativo e quello ideologico (p. 96). Un equivoco di fondo, a mio avviso, consiste nel credere che Tucidide miri all'obiettività (nel senso nostro del termine) e non ad un'interpretazione politica degli avvenimenti, e che il suo problema fondamentale sia quello di capire se gli Ateniesi potessero o meno decidere bene su base 'retorica'. L'interpretazione dell' Epitafio è forzata, la traduzione dei passi banalizzante se non dubbia (perché, ad es., a p. 92 oi noXXoi è reso con «many»?); manca infine un'adeguata valutazione della possibilità di una evoluzione 'ideologica' nel corso del conflitto. Di indubbio interesse è invece l'articolo di D.P. Tompkins, che evidenzia, attraverso l'approfondita analisi dell'uso di alcuni stilemi, come i discorsi tucididei non siano uniformi. Ne deriva una 'characterization', che non è funzionale alla definizione di singole personalità individuali, ma alla precisazione dei valori incarnati dai personaggi: ad es., Archidamo rappresenta la più antica e genuina/orma mentis spartana, e gli elementi stilistici contribuiscono a caratterizzarlo in questa direzione. Il contributo di S. Flory, al contrario, appare fragile, basato su un problematico biografismo e sul tentativo di capire le movenze psicologiche di Tucidide e di trarne le conseguenze (a p. 121, ad es., si

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pretenderebbe un interesse per l'economia che per il nostro è sicuramente marginale). Troppe, inoltre, sono le dimostrazioni 'per assurdo', e si nota l 'omissione di elementi rilevanti (come la teoria del 'ciclo storico', cf. ad es. L. Canfora, // ciclo storico, «Belfagor» XXVI, 1971, 653-670). Mi sembra che anche il lavoro di P. Cartledge tragga conclusioni forzate e non del tutto accettabili. Ad es., a p. 128 si afferma che in Erodoto c'è un «positive assessment ofthe status of women as historical agents and cultural barometers», mentre in realtà la presenza di tanti personaggi femminili potrebbe semplicemente essere funzionale alla piacevolezza dei A.óyoi. Parimenti, a p. 130, mi pare esasperata l'affermazione che in Thuc. II 45,2 «is also contained a program for Thucydides' own ^uyypaòrj». Troppa rilevanza viene poi conferita al fatto che Tucidide taccia sui rapporti fra Pericle e Aspasia: lo Storico attacca sì Cleone e Nicia per i difetti caratteriali, ma certamente non per la loro vita sessuale (come si potrebbe inferire da queste pagine). Il luogo affrontato da Lisa Kallet-Marx, d'altro canto, è certamente problematico, ma non mi sembra che qui sia offerta una soluzione definitiva: ad es. come è possibile dedurre dal testo tucidideo che le vedove dei morti in guerra erano considerate spose dello Stato, e quindi poste in una sfera tutta speciale rispetto alle altre donne? Si tratterà di una semplice ipotesi, che attende ulteriori verifiche. L'articolo di Cynthia Petterson è in gran parte condivisibile: è infatti indubbio che, per quanto riguarda Temistocle, Tucidide sia su una posizione profondamente diversa rispetto a quella erodotea. Azzardata risulta invece l'ipotesi di una parodia erodotea da parte di Tucidide.

La seconda sezione si apre con il contributo di Marilyn A. Katz: a mio avviso uno dei più interessanti dell'intera miscellanea. Esso cerca di fornire una spiegazione del trattamento del bue che ha ucciso un essere umano nelle culture mesopotamica, ebraica e greca, non alla luce di un'impostazione pregiudiziale, ma sulla base dell'analisi dei testi fondamentali. In particolare, mi sembrano notevoli le conclusioni che riguardano il mondo ebraico: l'animale è ucciso non perché abbia violato l'ordine divino che lo vuole sottomesso all 'uomo, né, tanto meno, in quanto posseduto da una forza demoniaca, ma come veicolo di «pollution» comune; ciò - tra l'altro - evidenzia con assoluta chiarezza l'importanza che il sistema biblico assegna non alla vita umana in sé, ma allo spargimento del sangue, cioè del fluido in cui concretamente risiede la vita umana. Non mi pare invece che il contributo di D. Lateiner - uno studioso cui peraltro si devono lavori di sicura importanza (come quello sul discorso di Teutiaplo comparso in «GRBS» XV [1975] 175-184) - sia molto originale, visto che vuole dimostrare - se bene intendo - che nell'antica Grecia i maghi venivano spesso derisi (soprattutto a livello letterario), ma altresì sovente consultati. L'argomento merita ben più accurati approfondimenti (si veda ad es. il recente studio di P. Poccetti, in l'Inno tra rituale e letteratura nel mondo antico, Roma 1991, 179-204).

Nell'ultima sezione, buona la messa a punto di M. Neuburg sul problema del significato di dxq. L'autore coglie senza dubbio nel segno, quando sostiene, alle pp. 499s., che in Aesch. Ag. 735 e 819 il termine non indica una oggettiva quanto vaga «distruzione» e «rovina» (così spesso è tradotto), ma allude ad un comportamento ciecamente folle, i cui effetti sono catastrofici. Qualche perplessità permane, semmai, sul radicale tentativo di laicizzazione e superamento dell'evoluzione ideologico-culturale prospettata da Dodds, nonché sull'esegesi di Plut. Superst. 168a (p. 504). Va presa in seria considerazione, poi, l'ipotesi di Helene Peet Foley sull'enigmatico finale dell'Edipo re: esso è letto in chiave politica, sulla base delle due diverse figure di sovrano incarnate da Edipo e Creonte. Avrei comunque richiamato anche V. Di Benedetto, Sofocle, Firenze 1983, 93 che collega il

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richiamo finale da parte di Creonte ad un ÈKcpaOsiv di tipo religioso al fatto che «il principio [...] di un autonomo ricercare e apprendere da parte dell 'uomo appare messo in crisi nel corso della tragedia». Il contributo di Dee Clayman, che conclude il volume, è a mio avviso uno dei più deboli. Nella controversia circa la datazione di Corinna, la studiosa prende posizione a favore della 'cronologia bassa', convinta che si debba negar credito alle antiche testimonianze circa la contemporaneità con Pindaro, e che la giusta chiave di lettura dei frammenti della Tanagrese vada ricercata nelle convenzioni letterarie alessandrine. Tale pregiudiziale impostazione conduce la C. ad esegesi del tutto arbitrarie: sulla scorta del quarto giambo di Callimaco, ad es., si vorrebbe addirittura interpretare il certame tra Citerone ed Elicone come un'allegoria di un'ideale sfida mossa da Corinna alla tradizionale supremazia poetica di Pindaro (p. 636), e si asserisce che «Corinna's name for Pindar's father, [...] Scopelinus, or the "Man from the Mountaintop", is certainly [?] a humorous patronymic she invented for this context» (ibid. p. 636). Persuasivi argomenti a sostegno della cronologia alta sono stati peraltro addotti da G. Burzacchini, in una serie di lavori apparsi su questa rivista (I [1990] 32 n. 3, II [1991] 39-90 [passim], III [1992] 54; si aggiunga ora AA.VV., Tradizione e innovazione nella cultura greca da Omero all'età ellenistica, II, Roma 1993, 395-401), che la C. ignora. A p. 637 n. 15 (due volte) e nella bibliografia finale (p. 647), infine, il cognome di Archibald Alien diventa Alan1.

Questa rassegna, pur selett iva, evidenzia una certa d isomogenei tà : alcuni

interventi, di indubbio interesse, si a l ternano ad altri di scarsa at tendibil i tà e

bibliograficamente disinformati . Resta però l 'affet tuoso omaggio di tanti studiosi

ad un maestro che, dopo una travagliata g iovinezza in cui riuscì miracolosamente

a sfuggire alle persecuzioni hitleriane, per quaran tann i è stato uno dei più significativi

esponenti della cultura classica s ta tuni tense.

R E N Z O T O S I

' Un altro fastidioso refuso è a p. 106, dove per due volte «with» è scritto in caratteri greci.