a rigon le elezioni vescovili a padova 1977 num 89-1-2392

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Antonio Rigon Le elezioni vescovili nel processo di sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche a Padova In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 89, N°1. 1977. pp. 371-409. Riassunto  Antonio Rigon, Le elezioni vesc ovili nel processo di sv iluppo delle istituzioni ecclesiastic he a Padova, p. 371-409. I contrasti per le elezioni vescovili, che pongono ripetutamente in crisi la Chiesa padovana nel Duecento, non sono soltanto manifestazione caratteristica di un più generale fenomeno di restrizione dell'assemblea elettorale ai soli canonici della cattedrale; essi appaiono legati anche allo sviluppo e al deciso affermarsi di nuove forze e istituzioni ecclesiastiche (Fratalea capellanorum, ordo sancti Benedicti de Padua) che si affiancavano ai tradizionali centri di potere religioso (capitolo della cattedrale, monastero di S. Giustina) e, corne in altri settori, tendevan o a svolgere un ruolo attivo pure nella designazione della persona del vescov o. Nel delineare le vicende relative alle nomine episcopali tra XII e XIII secolo, l'a. mette in luce il peso assunto da tali forze nella crescen te organizzazione ecclesias tica padovana e la dinamica dei loro rapporti. Accenna anche ad analoghi problemi in altre diocesi del Veneto (Castello, Treviso, Vicenza, Verona), ricorda gli sviluppi délia situazione politica che, soprat tutto nell'età ezzeliniana, condizionarono l'elezione vescovile, sottolinea i frequenti interventi della Sede apostolica che, di fatto, nella seconda meta del XIII sec. avocò a se la scelta dei pastori con conseguenze di rilievo : estrazione non più padovana dei vescovi tra XIII e XIV sec, probabili modifiche nella composizione della familia che attorno ad essi gravitava, accresciut a importanza degli ordini mendicanti. Citer ce document / Cite this document : Rigon Antonio. Le elezioni vescovi li nel process o di sviluppo delle istituzioni ecclesias tiche a Padova. In: Mélanges de l'Ecole français e de Rome. Moyen-Ag e, Temps modernes T. 89, N°1. 1977. pp. 371-409. doi : 10.3406/mefr.1977.2392 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1977_num_89_1_2392

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  • Antonio Rigon

    Le elezioni vescovili nel processo di sviluppo delle istituzioniecclesiastiche a PadovaIn: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 89, N1. 1977. pp. 371-409.

    RiassuntoAntonio Rigon, Le elezioni vescovili nel processo di sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche a Padova, p. 371-409.

    I contrasti per le elezioni vescovili, che pongono ripetutamente in crisi la Chiesa padovana nel Duecento, non sono soltantomanifestazione caratteristica di un pi generale fenomeno di restrizione dell'assemblea elettorale ai soli canonici della cattedrale;essi appaiono legati anche allo sviluppo e al deciso affermarsi di nuove forze e istituzioni ecclesiastiche (Fratalea capellanorum,ordo sancti Benedicti de Padua) che si affiancavano ai tradizionali centri di potere religioso (capitolo della cattedrale, monasterodi S. Giustina) e, corne in altri settori, tendevano a svolgere un ruolo attivo pure nella designazione della persona del vescovo.Nel delineare le vicende relative alle nomine episcopali tra XII e XIII secolo, l'a. mette in luce il peso assunto da tali forze nellacrescente organizzazione ecclesiastica padovana e la dinamica dei loro rapporti. Accenna anche ad analoghi problemi in altrediocesi del Veneto (Castello, Treviso, Vicenza, Verona), ricorda gli sviluppi dlia situazione politica che, soprattutto nell'etezzeliniana, condizionarono l'elezione vescovile, sottolinea i frequenti interventi della Sede apostolica che, di fatto, nella secondameta del XIII sec. avoc a se la scelta dei pastori con conseguenze di rilievo : estrazione non pi padovana dei vescovi tra XIII eXIV sec, probabili modifiche nella composizione della familia che attorno ad essi gravitava, accresciuta importanza degli ordinimendicanti.

    Citer ce document / Cite this document :

    Rigon Antonio. Le elezioni vescovili nel processo di sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche a Padova. In: Mlanges de l'Ecolefranaise de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 89, N1. 1977. pp. 371-409.

    doi : 10.3406/mefr.1977.2392

    http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1977_num_89_1_2392

  • ANTONIO RIG ON

    LE ELEZIONI VESCOVILI NEL PROCESSO DI SVILUPPO

    DELLE ISTITUZIONI ECCLESIASTICHE A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO

    Per buona parte del XIII secolo l'elezione del vescovo costituisce un momento di crisi nella Chiesa padovana. A determinarla, oltre a motivi contingenti, il contrasto di fondo che divide i canonici della cattedrale dall'abate di S. Giustina e dal primicerio della fratalea capellanorum uniti talvolta con altri membri del clero. I primi pretendono il diritto esclusivo all'elezione, i secondi rivendicano anche per s tale diritto1.

    Cos delineato, il conflitto appare manifestazione caratteristica di un fenomeno pi generale in atto fin da quando, nel corso del XII secolo, la crescente importanza dei capitoli aveva portato, non senza resistenze, al graduale allontanamento dei laici e di ogni altro elemento del clero dal collegio

    1 Oltre a quanto verr detto in seguito, con necessarie rettifiche, su tale contrasto si veda F. S. Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta sopra l'istoria ecclesiastica padovana, Padova 1812, p. 70-73; id., Dissertazione settima sopra l'istoria ecclesiastica padovana, Padova 1813, p. 3-4, 35-39, 58-60, 107; id., Dissertazione ottava sopra l'istoria eccle-- siastica padovana, Padova 1815, p. 5-9; L. A. Botteghi, Ezzelino e l'elezione del vescovo in Padova nel secolo XIII, in Atti e memorie dell'Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, 20 (1904), p. 269-286; G. Brotto, Una lunga vacanza nella sede episcopale di Padova nel secolo XIII, in Studia sacra, 4 (1923), p. 224-228, 244-248. Avverto fin d'ora che con il termine capelloni si intende il clero incardinato nella capella, la quale , nel periodo che ci interessa, parrocchia in formazione (P. Sambin, Note sull'organizzazione parrocchiale in Padova nel sec. XIII, in Studi di storia ecclesiastica medioevale, Venezia 1954, p. 4); per la caratteristica fratalea capellanorum da vedere, in attesa di studi pi approfonditi, A. Barzon, Fratalea capellanorum civitatis Paduae, in Scritti storici in onore di Camillo Manfroni nel XL anno di insegnamento, Padova 1925, p. 353-368.

  • 372 ANTONIO RIGON

    elettorale2. Nel caso di Padova per occorre fare attenzione : se i documenti attestano l'intervento dell'abate di S. Giustina all'elezione del vescovo gi nel XII secolo, rivelano altres che soltanto nel Duecento vi prende parte, tenta di farlo, il primicerio dei capellani. Testimoniano inoltre che appunto agli inizi del XIII secolo diventa dicisiva, anche nelle vicende relative alla nomina del vescovo, l'influenza e l'opera del beato Giordano Forzate, promotore di un nuovo ordine monastico ('ordo sancii Benedicti de Padua)3. I contrasti dunque non possono essere considerati soltanto conseguenza di un processo di restrizione dell'assemblea elettorale, che, come altrove, verrebbe riducendosi ai soli canonici. Essi sembrano legati anche allo sviluppo e al deciso affermarsi di nuove forze e istituzioni ecclesiastiche (fratalea capellanorum, ordo sancii Benedicti de Padua), che si affiancavano ai tradizionali centri di potere religioso (capitolo della cattedrale, monastero di S. Giustina) e, come in altri settori, tendevano a svolgere un ruolo attivo pure nella designazione della persona del vescovo.

    alla luce di tali considerazioni che ci sembra utile e non privo di interesse riesaminare, nell'ambito di un pi ampio processo di sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche, le vicende e i problemi relativi alle elezioni episcopali in Padova tra XII e XIII secolo, fino a quando di fatto l'elezione pass ai pontefici. Lo facciamo anche sulla base di una documentazione inedita, non conosciuta trascurata da quanti hanno finora affrontato l'argomento4.

    2 E. Roland, Election des vques, in Dictionnaire de thologie catholique, IV, Paris 1920, col. 2269. La bibliografia sulle elezioni episcopali molto ricca; per non mol- tiplicare le citazioni ci limitiamo a ricordare il sempre utile C. Magni, Ricerche sopra le elezioni episcopali in Italia durante l'alto Medio Evo, I, Roma 1928; II, Roma 1930; fondamentale per lo studio dello sviluppo della dottrina canonistica sul vescovo eletto il lavoro di R. L. Benson, The Bishop elect. A study in medieval ecclesiastical office, Princeton 1968; per un panorama a raggio europeo sui problemi storico-politici posti dalle elezioni vescovili nell'arco di tempo qui considerato vedi A. Fliche-R. Foreville-J. Rous- set de Pina, Dal primo concilio lateranense all'avvento di Innocenzo IH (1123-1198), I-II, Torino 1974 (Storia della Chiesa dalle origini ai nostri giorni, IX/l-IX/2), p. 59-61, 96- 98, 186-187, 565, 790-791; A. Fliche-Ch. Thouzellier-Y. Azas, La cristianit romana (1198-1274), Torino 1968 (Storia della Chiesa, cit., X), p. 54-55, 201-204, 271, 343-346, 601-603.

    3 Sul Forzate, vedi I. Daniele, Forzate Giordano, beato, in Bibliotheca sanctorum, V, Roma 1965, col. 987-991; sull'ordine da lui promosso : A. Rigon, Ricerche sull'ordo san- cti Benedicti de Padua nel XIII secolo, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 29 (1975), p. 511-535.

    4 Cf. p. 391, . 103. Il materiale inedito si trova in gran parte nel Catastico verde del monastero di S. Giustina (d'ora in poi Catastico verde), ms. n 43 dell'Archivio privato della famiglia Papafava dei Carraresi, che vivamente ringrazio per avermi permesso di consultare tale preziosa documentazione.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 373

    I

    L'elezione di Gerardo da Marostica, avvenuta nel marzo del 11655, la prima di cui si conoscano con certezza le modalit. Anche se non possediamo documenti diretti, infatti, possiamo ricostruirne alcuni momenti essenziali attraverso la viva voce di testimoni oculari che, vecchissimi e infermi, ricordavano tuttavia con lucidit, nel 1239, avvenimenti assai lontani nel tempo6.

    Ascoltiamo prete Grimaldo di S. Martino di Padova : scio quod dominas Iohannes Cactus fuit episcopus Paduanus. . . et, mortuo dicto episcopo Cacio, dominus Aldricus qui fuit de Lunigo de Vicenda, qui tunc erat abbas Sancte lustine, et capitulum et canonici Paduani elegerunt dominum Gerardum de Marostica, qui tunc regebat in legibus in domo Martini de Goxo que erat iuxta maio- rem ecclesiam Pad(uanam), in episcopum Paduanum1 .

    L'anziano sacerdote, buon testimone, quia interfuit et presens fuit et vidit, quia erat Scolaris in maiori ecclesia et serviebat Paduanis canonicis*, era anche in grado di fare due importanti precisazioni. La prima : ... voluntas ipsius abbatis in predicta electione fuit requisita secundum quod voluntates canonico- rum requirebatur9 . La seconda : interrogatus qui fuerunt canonici qui interfue- runt tunc ipsis (sic) electioni iam dicti domini Gerardi respondit : archipresbiter Ubertus Spiga, qui erat archipresbiter Paduanus, dominus ambonus, qui erat tunc archidiaconus de Sacco, qui fuit de progenie Limeonis, dominus Almeri- cus de Tadis, dominus presbiter Henrigacius, magister Paganinus, qui fuit de Gi- onbus, dominus Adam qui fuit de Dalesmanis, dominus Ugolinus de Visdomi- nis et alii plures10.

    5 G. Zonta, Gerardo Offreducci da Marostica (1165-J213), in Studia sacra, 2 (1921), p. 106.

    6 Queste testimonianze furono parzialmente pubblicate da A. Gloria, Monumenti della universit di Padova (1222-1318), Venezia 1884, app. p. 11, e dal Botteghi, Ezzelino, doc. Vili, p. 284-286, sulla base della trascrizione che ne fece G. Brunacci, Codice diplomatico padovano, Biblioteca del seminario di Padova, ms. 581, t. I, f. 1130-1131. Per la mancanza di completezza di queste edizioni (solo poche righe nei Monumenti del Gloria, pi ampia ma anche edita con scarso rigore la parte del documento che assieme ad altri fa da appendice al lavoro del Botteghi) preferiamo citare direttamente dal Catastico verde, f. 21v-22v.

    7 Catastico verde, f. 21 v; per l'importanza di questa testimonianza in relazione ai precedenti storici dello studio patavino vedi Gloria, Monumenti, p. 115-117.

    8 Catastico verde, f. 21v. 9 Catastico verde, f. 21v.

    10 Catastico verde, f. 21v.

  • 374 ANTONIO RI G ON

    La testimonianza di prete Grimaldo, puntualmente confermata dal sarto Grebio del fu Rainaldo Creto, anch'egli presente a quell'avvenimento11, permette di giungere ad alcune sicure conclusioni : a Padova l'elezione episcopale, nella seconda met del XII secolo, ristretta ai due maggiori centri di potere religioso : capitolo della cattedrale e monastero di S. Giustina; nell'assemblea elettorale l'abate gode parit di diritti con i singoli canonici; tra questi ultimi alcuni appartengono sicuramente alle famiglie della aristocrazia consolare e della curia dei vassalli del vescovo, nucleo costitutivo e fondamentale del comune cittadino12. Se infatti nulla possibile dire di preciso sul casato dell'arciprete Uberto Spiga e del prete Enricaccio13, sappiamo invece che l'arcidiacono di Sacco, Zambono, e maestro Paganino appartenevano a famiglie consolari14. Potenti vassalli del vescovo, impegnati a fondo nel governo e nella vita politica del comune erano i Tadi, dal cui ceppo discendeva il canonico Alm erico15. Il quale, interessante notarlo, assieme ai nipoti aveva a Melara terre in feudo dal monastero di S. Giustina : testimonianza chiara della simultaneit dei rapporti di uno stesso nucleo familiare con la canonica e con l'abbazia16. Non diversamente dai Tadi, anche i Dalesmanini e i Visdomini, di cui facevano parte rispettivamente i canonici Adamo e Ugolino, erano tra i pi ragguardevoli vassalli del vescovato e ricoprivano i posti di pi alta responsabilit nella vita pubblica17. Del resto - e

    11 Catastico verde, f. 22r. 12 E. Zorzi, // territorio padovano nel periodo di trapasso da comitato a comune. Stu

    dio storico con documenti inediti, Venezia 1930, p. 58. 13 Per qualche notizia su prete Enricaccio e un breve profilo dell'arciprete Uberto

    Spiga, vedi F. S. Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istorica dei canonici di Padova, Padova 1805, p. 78, 190-191.

    14 Zambono dei Lemizzoni era stato studente a Bologna (Gloria, Monumenti, p. 117-118), un suo parente, Giovanni, fu console nel 1181 {Liber regiminum Padue, a cura di A. Bonardi, in RIS, . ed., Vili, pt. I, Citt di Castello 1905-1908, p. 294); un parente di maestro Paganino, anch'egli di nome Giovanni, fu invece console nel 1194 (Gloria, Monumenti, p. 16). Per entrambi i canonici si veda anche Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istorica, p. 106 e 145.

    15 Sui Tadi vedi A. Bonardi, Le origini del comune di Padova, in Atti e memorie dell'Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, n. s., 14 (1897-98), p. 235-236; 15 (1898-1899), p. 30-31, 41-44. Sono inoltre da tener presenti le osservazioni contenute nel recente lavoro di G. Rippe, Feudum sine fidelitate. Formes fodales et structures sociales dans la rgion de Padoue l'poque de la premire commune (1131-1236), in MEFRM, 87, 1975, 1, p 218-222.

    16 A. Gloria, Codice diplomatico padovano dall'anno 1101 alla pace di Costanza (25 giugno 1183), II, Venezia 1881, doc. 1472, p. 474-475 (in seguito citer cos : Gloria, Codice, III).

    17 Su Dalesmanini e Visdomini vedi Zorzi, II territorio padovano, p. 90-95, 126; per i canonici Adamo e Ugolino cf. anche Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istorica, p. 70, e Gloria, Codice, III, doc. 850, p. 123-124.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 375

    non a caso - anche il vescovo eletto Gerardo, gi canonico, proveniva dalla medesima aristocrazia comunale18, n fa meraviglia, negli anni del suo episcopato, ritrovare persone a lui legate da vincoli di parentela non soltanto tra i canonici e tra gli abati di S. Giustina, ma anche fra i consoli19.

    lecito pensare dunque che i laici, appartenenti ai ceti dirigenti del primo comune, bench esclusi da ogni intervento diretto nella scelta del vescovo, potessero influenzarla attraverso i legami familiari con i canonici20

    18 Apparteneva alla famiglia Offreducci forse un tempo signori di Marostica, inurbatisi in un tempo imprecisabile, ma comunque cittadini di Padova al tempo del suo episcopato: Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, p. 23; Gloria, Codice, I, Venezia 1879, p. Lxxvni (= Gloria, Codice, II).

    19 Era probabilmente della famiglia del vescovo l'Ofreduzo che compare tra i consoli in un documento del 15 luglio 1182 (Gloria, Codice, III, doc. 1453, p. 464). Per la presenza di parenti di Gerardo tra i canonici cf. Doridi dall'Orologio, Serie cronologico- istorica, p. 139 e vedi anche E. Barile, Lettere di Innocenzo IV e di Alessandro IV reperite negli archivi padovani. Illustrazione storica, tesi di laurea discussa presso l'Universit degli studi di Padova, Facolt di lettere e filosofia, a. acc. 1969-70, p. 26. Per quel che riguarda i rapporti di parentela del vescovo con gli abati di S. Giustina si tenga presente quanto segue : a partire dal 1209 ricoprono successivamente la carica abba- ziale tre membri di una stessa famiglia, Arnaldo (t 1255), Giacomo Pedelegno (t 1271) e Olderico da Limena (f 1289) (R. Pepi, Cenni storici sulla basilica e sulla badia di Santa Giustina, in La badia di Santa Giustina, arte e storia, Castelfranco Veneto 1970, p. 357- 359; e per la data esatta della morte di Giacomo Pedelegno oltre che per i rapporti con il fratello Aleardo qui sotto ricordato cf. L. A. Botteghi, La fine di Iacopo abate di S. Giustina di Padova, a. 1271, in Atti dell'Accademia scientifica veneto-trentina-istriana, ci. di scienze storiche, filologiche e filosofiche, n. s., 2, 1905, p. 8-23). Come risulta da un atto di vendita del 15 gennaio 1258 conservato nell'Archivio di Stato di Padova (d'ora in poi A.S.P.), Certosa di Padova (S. Bernardo), b. 1, l'abate Giacomo era uno dei figli di Gerardo Scacco (questi e suo figlio Aleardo promettono infatti faciendi dompnum Iaco- bum abatem monasterii Sancte Instine de Padua et dompnum Gumbertum abatem mona- sterii Sancii Phelicis de Vicentia, filios ipsius domini Gerardi laudare et confirmare iamdic- tam vendictionem). A sua volta Gerardo Scacco doveva essere certamente parente dell'omonimo Gerardus Scacus, qui apud castrum Marostice morabatur, miles scilicet quidam de quadam nobili progenie de Padua, que dicebatur de Offreduciis sive Baratts (appartenente dunque allo stesso gruppo familiare del vescovo Gerardo) fatto decapitare da Ezzelino nel 1251 (Rolandini Patavini Cronica in factis et circa facta Marchie Trivi- xane, aa. 1200 cc-1262, a cura di A. Bonardi, in RIS, . d., Vili, pt. I, Citt di Castello 1905-1908, p. 98).

    20 Oltre ai canonici che si son ricordati, anche gli altri membri del capitolo provenivano dalle famiglie dell'aristocrazia comunale (cf. Barile, Lettere, . -, 25-34) ; del resto un fenomeno diffuso e ben noto, per il quale si vedano, da ultimo, le osservazioni di C. Violante, Primo contributo a una storia delle istituzioni ecclesiastiche nell'Italia centrosettentrionale durante il medioevo : province, diocesi, sedi vescovili, in Miscellanea historiae ecclesiasticae, V : La cartographie et l'histoire socio-religieuse de l'Europe jusqu' la fin du XVIIe sicle (Colloque de Varsovie, 27-29 octobre 1971), Louvain 1974, p. 197 e 199.

  • 376 ANTONIO RIGON

    Se, come spesso si ripete, l'abate di S. Giustina abbia preso parte anche in precedenza alle elezioni in particolare a quella di Giovanni Cacio, predecessore di Gerardo da Marostica - non possibile dire21. Lo stesso Cavacio, invocato frequentemente a sostegno di questa tesi, si limita a osservare : Bel- linum etiam in episcopatum secutus est Ioannes Cactus Patavinus, quem Arderi- cus multis officiis devinxit22 E un po' pi avanti prosegue : Sed nos memoriae eorum temporum monent de antiquo ture, quo abbates Sanctae Iustinae suffra- gium ferebant inter canonicos Patavinos in electionibus episcoporum : licet enim id multo antea collatum esset, nulla tarnen de eo mentio extat ante tem- pora Arderici abbatis, cuius potissimum auctoritate, defuncto Ioanne, in episco- palem sedem provehitur Gerardus Pomedellus2i.

    Di fronte a questa totale mancanza di documenti, che - allora come oggi - permettano di far risalire a prima della met del XII secolo la partecipazione dell'abate di S. Giustina alle elezioni episcopali, conviene arrestarsi. Va detto per che l'acquisizione del diritto elettorale non pu essere ritenuta un caso; sembra essere piuttosto aspetto particolare di un pi ampio processo di rafforzamento del potere del monastero e di chiarimento del suo ruolo nella crescente organizzazione ecclesiastica padovana24. Tale processo, che si delinea a partire dal terzo decennio del XII secolo e si inserisce nel pi generale fenomeno di assestamento e di regolarizzazione delle strutture ecclesiastiche di Padova, parallelo al maturarsi delle istituzioni civili25, ci pare debba essere esaminato. Solo in esso infatti l'intervento dell'abate nelle elezioni vescovili cessa di essere un fatto isolato e si presenta come momento significativo di uno sviluppo pi ampio.

    21 La partecipazione dell'abate di S. Giustina all'elezione di Giovanni Cacio fu sostenuta ad esempio dal Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, p. 4; dal Botteghi, Ez- zelino, p. 269; dal Brotto, Una lunga vacanza, p. 225, n. 1.

    22 1. Cavacio, Historiarum coenobii D. Iustinae Patavinae libri sex. . . , Venetiis 1606, p. 65. Il senso della frase non equivoco : si tratta di generici favori, servizi con i quali Arderico, abate di S. Giustina, avrebbe legato a s il vescovo, sicch questi coenobii res. . . admodum protexit et ratum habuit quodcumque hactenus collatum fuerat (ibid.). Su questa presunta testimonianza del Cavacio gli autori citati nella nota precedente sostengono la partecipazione dell'abate all'elezione del Cacio.

    23 Cavacio, Historiarum, p. 65. Sull'appartenenza del vescovo Gerardo agli Offre- ducci e non ai Pomedella vedi Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, p. 23.

    24 bene ricordare che il monastero era stato duramente provato, come tutta la Chiesa padovana, nell'ultima fase della lotta per le investiture e aveva dovuto subire le devastazioni dell'esercito di Enrico V (Bonardi, Le origini, 15, p. 21-23). La ripresa, superata la crisi, significava anche riaffermazion, in un contesto politico ed ecclesiastico in evoluzione, del tradizionale ruolo eminente di S. Giustina.

    25 Bonardi, Le origini, 14, p. 209-254; 15, p. 11-48; Zorzi, II territorio padovano, p. 3- 154.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 377

    II

    Le bolle che, a distanza di pochi giorni, tra il quindici di marzo e il primo aprile 1123, Callisto II inviava a S. Giustina, al vescovo, ai canonici della cattedrale26 sancivano il deciso inserimento della Chiesa padovana, individuata nei suoi centri fondamentali, nell'orbita papale. A pochi mesi dal concordato di Worms l'intento di restaurare una situazione gravemente compromessa anche a Padova dalla lotta per le investiture27 e di rafforzare il potere vescovile nell'ambito dell'obbedienza romana28 emerge chiaramente dalle parole con le quali il pontefice conferma al vescovo Sinibaldo le giurisdizioni ecclesiastiche : cunctas etiam eiusdem episcopatus ecclesias, que a lay- cis vel monachis tuo tempore sine tuo consensu adquisite contra sanctorum pa- trum statuta possidentur, tuo iuri atque pastorali regimini restituendas, salva Romane Ecclesie reverenda, concedimus atque firmamus. Unde volumus ut monachi seu clerici qui in eisdem permanent vel permansuri sunt ecclesiis ibi tan- quam proprio pastori humiliter obedire procurent29.

    Per il monastero di S. Giustina, non diversamente dalla chiesa madre di S. Maria, veniva ribadita la sottomissione alla autorit episcopale30; sull'uno

    26 Gloria, Codice, II, doc. 136, 137, 138, p. 112-115; P. F. Kehr, Italia pontificia, VII, pars I, Berolini 1923 (Reimpressio phototypica, 1961), p. 159, 168, 180.

    27 Cf. p. 376, . 24. Le negative conseguenze della lotta per le investiture anche in quel che riguarda il patrimonio vescovile sono riflesse in un passo del documento di conferma dei loro beni ai canonici, fatta dal vescovo Bellino nel 1130 : cum bona episcopatus mei propter discordiam regni et sacerdotii essent dilapidata et non haberem unde pietatis sinum eis aperire et manum consolacionis porrigere ad hoc demum animum appli- cui ut ea saltim que ab antecessoribus meis fuerant Ulis attributa sive concessa ego . . . eis iterum stabili iure concdrent et confirmarem (Gloria, Codice, II, doc. 212, p. 167-169 e vedi anche il documento 339, p. 259-261, che getta vivida luce sui contrasti esplosi all'interno della Chiesa padovana in tempore discordie).

    28 1 vescovi padovani dell'XI secolo furono, com' noto, prevalentemente legati all'impero [G. Schwartz, Die Besetzung der Bistmer Reichsitaliens unter den schsischen und salischen Kaisern mit den Listen des Bischfe (951-1122), Leipzig-Berlin 1913, p. 56- 59; G. B. Borino, Odelrico vescovo di Padova (1064-1080), legato di Gregario VII in Germania (1079), in Miscellanea in onore di Roberto Cessi, I, Roma 1958, p. 63-79]. Sul finire del secolo e agli inizi del successivo si produsse anzi un grave scisma; la lotta tra i due aspiranti alla cattedra vescovile, Pietro e Sinibaldo, si concluse alfine con la vittoria di quest'ultimo fedele al papato (Dondi dall'Orologio, Dissertazione quarta, p. 35-61; Bo- nardi, Le origini, 15, p. 11-26).

    29 Gloria, Codice, II, doc. 137, p. 113-114. 30 II privilegio papale veniva esteso sul monastero e sui suoi beni salvo nimirum

    Paduani episcopi iure et canonica reverenda, e sulla chiesa madre e i suoi possessi salva

  • 378 ANTONIO RIGON

    e sull'altra si estendeva - richiesta - la protezione apostolica31. Ma per S. Giustina la riaffermazione della tradizionale dipendenza dal vescovato32, che tra l'altro rientrava perfettamente nell'ambito delle direttive emerse nel primo concilio lateranense33 si univa a una concessione nuova : la libera elezione dell'abate, grazie alla quale veniva conferita ai monaci l'autonomia in uno degli atti fondamentali della vita istituzionale del monastero34. Il pontefice in questo modo si assicurava la riconoscenza dei religiosi e legava a s una comunit che, non si dimentichi, ancora agli inizi del secolo agiva nella sfera d'influenza imperiale35.

    all'ombra della protezione papale, rafforzatasi nel XII secolo, soprattutto, come vedremo, durante il pontificato di Alessandro III, che l'abbazia entrava in una fase di espansione, non contrastata, ma piuttosto favorita,

    in omnibus obedientia Paduani episcopi et reverentia (Gloria Codice, II, doc. 136, p. 112- 113; 138, p. 114-115).

    31 Cf. i documenti citati nella nota precedente. 32 II monastero fu sempre di giurisdizione episcopale (Pepi, Cenni storici, p. 354). 33 Conciliorum oecumenicorum decreta, curantibus J. Alberigo-J. A. Dossetti-

    P. P. Joannu-C. Leonardi-P. Prodi, Bologna 19733, p. 193, e. 16; e per la generale tendenza a riportare sotto il controllo vescovile gli enti monastici nel quadro della restaurazione post-gregoriana vedi G. Miccoli, La storia religiosa, in Storia d'Italia, coordinata da R. Romano e C. Vivanti, II : Dalla caduta dell'impero romano al secolo XVIII, Torino 1974, p. 541-546.

    34 Gloria, Codice, II, doc. 136, p. 112-113. 35 Nel 1095 Enrico IV aveva preso sotto la sua protezione il monastero [A. Gloria,

    Codice diplomatico padovano dal secolo sesto a tutto l'undecimo, Venezia 1877 (= Gloria, Codice, I), doc. 316, p. 340-341; M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, VI, Heinrici IV diplomata, pars II, Weimar 1952, n 444, p. 598-599]; nel 1101 il vescovo filoimperiale Pietro, pro remedio anime dompni imperatoris, gli aveva fatto dono di due pezzi di terra posti in Legnaro (Gloria, Codice, II, doc, 1, p. 1-2). Queste testimonianze si aggiungono ad altre precedenti che rivelano una solida tradizione di legami tra S. Giustina e impero. Si vedano tra l'altro il placito dei messi regi Sigifrdo e Moizo (26 febbraio 1077), i quali dichiaravano appartenere al monastero la Valle del Mercato (l'odierno Prato della Valle), lo Zairo (antico teatro romano) ed altri beni (Gloria, Codice, I, doc. 237, p. 263-264; I placiti del Regnum Italiae, a cura di C. Manaresi, III, Roma 1960, n 439, p. 337-340) e le donazioni e conferme di possessi all'abbazia fatte dai vescovi padovani per l'anima e in lode dell'imperatore (cf. i documenti citati nella nota seguente con riferimento ai vescovi Gauslino e Orso). Per quel che riguarda i rapporti col papato sappiamo ben poco; come stato fatto notare, lungo l'intervallo tra una notizia di una visita di Leone IX a S. Giustina e il privilegio di Callisto II : O. Capitani, Imperatori e monasteri in Italia centro-settentrionale (1049-1085), in // monachesimo e la riforma ecclesiastica (1049-1122), Atti della quarta settimana internazionale di studio, Mendola 23-29 agosto 1968, Milano 1971, p. 456-457. A questo robusto saggio rin- viamo anche per un quadro delle relazioni tra imperatori e monasteri nella seconda met dell'XI sec. (per le regioni venete vedi in particolare p. 455-459).

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    come in passato, dall'autorit vescovile, che forse vedeva nel gruppo mona- stico un fattore di equilibrio nei confronti della comunit canonicale36.

    significativo ad esempio l'atteggiamento di S. Bellino, un vescovo che pure era gi stato canonico ed arciprete della cattedrale e che per il capitolo mostr sempre particolare predilezione37. Il 24 novembre 1131 egli donava al monastero dcimas amplorum et omnium terrarum de curte que dicitur Concha de Albaro3S, di quelle terre cio, situate nell'estremit sud-orientale del territorio padovano che i monaci avevano acquistato appena due anni prima dai coniugi Guido e Giuditta39; il tredici gennaio 1 144, considerans melius fore sa- cris et venerabilibus locis oblaciones et helimosinas dare, quam bona eorum per quodvis ingenium ve/ occasionem minuere ne forte inde orietur occasio deser- vientibus murmurandi, rinunciava al maiale che i monaci dovevano presentargli annualmente nel giorno di Natale40; risale agli anni del suo episcopato la cessazione del contrasto per la villa di Maser, non pi confermata ai canonici e definitivamente trasferita a S. Giustina41.

    Sono chiare testimonianze dell'interesse e della sollecitudine del vescovo per il cenobio, cui faceva riscontro un analogo favore per il capitolo della cattedrale42. In realt del sostegno dell'uno e dell'altro centro religioso, dei monaci e dei chierici, Bellino aveva bisogno per poter portare avanti l'opera di restaurazione della Chiesa di Padova, che fin dall'inizio della sua attivit andava perseguendo43. , il suo, un sapiente gioco di equilibri tra forze monastiche e forze clericali che appare evidente ad esempio nei prov-

    36 Gli interventi dei vescovi di Padova in favore di S. Giustina sono ben documentati; basti pensare alle donazioni e conferme di beni da parte di Rorio (874), Gauslino (970), Orso (1014), Burcardo (1034), Olderico (1064 e 1076) : Gloria, Codice, I, doc. 15, p. 29-32; 55, p. 80-82; 98, p. 132-133; 129, p. 165-166; 187, p. 216-217; 227, p. 254-255. Per i rapporti tra vescovi e monasteri tra XI e XII sec. si vedano le fini osservazioni di G. Tabacco, Vescovi e monasteri, in II monachesimo e la riforma ecclesiastica, cit. nella nota precedente, p. 105-123.

    37 Su S. Bellino si vedano I. Daniele, Bellino vescovo di Padova, santo, martire, in Bbliotheca sanctorum, II, Roma 1962, col. 1083-1084, e la voce del Dizionario biografico degli Italiani, 7, Roma 1965, p. 741-743 curata da G. Cracco; ha carattere apologetico il lavoro di A. Barzon, S. Bellino, vescovo martire, Padova 1947, recentemente ristampato nel voi. Santi padovani, Cittadella (Padova) 1975, p. 229-404.

    38 Gloria, Codice, II, doc. 227, p. 179. 39 Gloria, Codice, II, doc. 187, 188, 189, p. 150-152. 40 Gloria, Codice, II, doc. 423, p. 316. 41 P. Sambin, L'ordinamento parrocchiale di Padova nel medioevo, Padova 1941,

    p. 20, n. 2. 42 Cf. Cracco, Bellino, p. 742 e vedi l'atto con il quale il 18 giugno 1130 il vescovo

    conferma ai canonici della cattedrale i beni loro concessi dai suoi antecessori (Gloria Codice, II, doc. 212, p. 167-169).

    43 Cracco, Bellino, p. 742.

  • 380 ANTONIO RIGON

    vedimenti in materia di funerali, in base ai quali ai tre pi antichi monasteri cittadini, S. Giustina, S. Stefano, S. Pietro (i due ultimi femminili) era riservato lo stesso trattamento della cattedrale44.

    Ma gli interessi concorrenti del capitolo e del monastero, il crescente prestigio di quest'ultimo, l'aggressivit stessa con la quale i monaci affermavano i loro diritti e rivendicavano un ruolo eminente nella Chiesa padovana, rendevano inevitabili rivalit e contrasti. Basta considerare a tale proposito un documento del 1173 circa, nel quale sono riportate le deposizioni di testimoni intorno ad una lite per le decime di Scandalo, di Legnaro e delle vicine campagne di Albarello45. Su uno sfondo di violenza non difficile intravedere il processo di progressiva affermazione del monastero a vari livelli : riscossione di decime, dignit dell'abate e ruolo dei monaci nei confronti dei canonici, attivit in occasione di funerali. Sono aspetti vari che risultano intimamente connessi nelle parole dei testi, ma che per chiarezza distinguiamo.

    A undici chilometri da Padova la localit di Isola (ora Isola dell'Abb) era, prima del terremoto (1117)46, zona paludosa: Ante terremotimi- ricorda un testimone - stabant duo piscatores ubi modo Insula est, a quibus multociens accepi X piscium et gambarorum pro canonicis, quos capiebant in ea palude, ubi modo Insula est47. Anche in seguito, prosciugata la palude, le decime di Isola in quanto est plebatus Padue, come afferma un altro teste, spettavano integre ai canonici48. Lo aveva confermato con un placito anche il vescovo Sini- baldo (1106-1125)49. Ma i monaci di S. Giustina, proprietari di quelle terre recentemente bonificate, sulle quali andava addensandosi la popolazione, presto bisognosa di una chiesa50, contendevano al capitolo tale diritto e con la

    44 Conosciamo le disposizioni di S. Bellino per i funerali grazie alla conferma che ne fece il vescovo Gerardo nel 1171 (Gloria, Codice, III, doc. 1029, p. 224-225 e vedi il puntuale commento delle norme contenute nel documento in Sambin, L'ordinamento parrocchiale, p. 24-25, 59-60).

    45 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. 46 Sul terremoto del 1117 e i danni da esso provocati alla basilica di S. Giustina si

    veda G. Gasparotto, Padova ecclesiastica 1239 : note topografico-storiche, Padova 1967 (Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana, I) p. 159-160.

    47 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267; si tratta della palude detta Memora presso Legnaro donata il 30 marzo 1076 dal vescovo Olderico a S. Giustina (Gloria, Codice, I, doc. 229, p. 255-257).

    48 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. 49 Prete Oberto vidit placitum X Insule ante Sinebaldum et inter canonicos et abba-

    tem Benzonem. Et episcopus dedit sententiam pro canonicis et inde fecit noticiam (Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267).

    50 Testimonianza di Giovanni Santo : Cum homines Insule non haberent ecclesiam, veniebant ad Runcaliteri; lo stesso afferma Pietro Boccadilupo (Gloria, Codice. Ili, doc. 1093, p. 265-267). La chiesa, dedicata a S. Leonardo, fu costruita tra il 1145 e il 1172 (I. Daniele, Parrocchie, in La diocesi di Padova nel 1972, Padova 1973, p. 308-309).

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 381

    forza tentavano di appropriarsene51. Sembra anzi che le decime fossero per- sino servite per operazioni simoniache. La loro cessione avrebbe assicurato ad un tale Alberto la nomina ad abate52. Non diversamente da Isola, per le vicine campagne di Albarello e in generale per tutte le terre di Padova appartenenti al monastero le testimonianze concordano nel descrivere una situazione di conflitto con i canonici e di violenze da parte dei monaci che cercavano di sostituirsi ai canonici stessi nella riscossione delle decime53.

    Insieme a questo processo si svolge il tentativo di affermare l'autorit dell'abate, di dare a questi dignit crescente e al monastero nuovi privilegi soprattutto in materia di funerali. Anche in questo caso la situazione era chiara al tempo del vescovo Sinibaldo : superiorit dell'arciprete e del capitolo. Per plures annos - dice prete Lemizo vidi archipresbiterum Bellinum tempore Sinebaldi, eo abscente, cantare missam specialem super altare Sancte Instine. Et tempore eodem abbas et monaci non veniebant tollere cadavera, set nos et alii clerici portabamus54. E dopo qualche giorno precisava : Quando canonici pergunt ad Sanctam Iustinam in festivis diebus et in letaniis et prima die lune quadragesime, archipresbiter vel alius canonicus cantabat ibi missam ma- iorem. In obsequiis mortuorum dimittitur canonicis altare Sancte Instine et chorus et omnes presbiteri contant ibi missam55. Martino Zoto ricordava anche quod audivit episcopum Sinebaldum dicere in ecclesia : nolo monachos ire per civitatem ad tollenda cadavera56.

    Nessun dubbio quindi sulla preminenza dei canonici al tempo del vescovo Sinibaldo. Dopo per la situazione si era andata modificando a vantag-

    51 Johannes Bucabella iuratus dixit : Vidi presbiterum Alexandrum cum navi colligere decimam de Insula in pace. Ad presens supervenerunt milites, inter quos Waldinus, qui perrexit ad navem et cepit taliare. Presbiter Alexander interdicebat. Qui habuissent X ne- scio . . . Exinde habuit Sancta Iustina, iam sunt XXX anni. L'episodio dell'assalto al battello dei canonici narrato anche da Giovanni Santo e Pietro Boccadilupo (Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267).

    52 Si veda la testimonianza di prete Oberto : Et audivi quod abbas Albertus dedit X Walperto eo quod fecit eum fieri abbatem; e quella di prete Marco : De dacione X Insule Walperto, ex auditu, idem quod presbiter Obertus (Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265- 267). interessante notare che il Gualperto qui ricordato con ogni probabilit il fratello di S. Bellino che fu tra i consoli di Padova e compare spesso nei documenti nel periodo di abbaziato di Alberto (Gloria, Codice, II, doc. 184, p. 147-148; 216, p. 171-172; 239, p. 187-188; 241, p. 189-190; 336, p. 257-258; 339, p. 259-261); in particolare lo incontriamo all'atto del 24 novembre 1131 con il quale il vescovo Bellino dona all'abate Alberto le decime della corte di Concadalbero (ibid, doc. 227, p. 179). Sull'abate Alberto vedi Cavacio, Historiarum, p. 62-64.

    53 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. 54 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. 55 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. 56 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267.

  • 382 ANTONIO RIGON

    gio del monastero come chiaramente indica la testimonianza del citato prete Lemizo : ... cum archipresbiter vult cantare missam specialem, abbas non per- mittit modo ut ipse cantei a tempore Johannis de Amizo57.

    Questa affermazione del monastero nei decenni attorno alla met del secolo XII (lo stesso periodo - si badi bene - nel quale documentata per la prima volta la partecipazione dell'abate all'elezione del vescovo) si deve a varie cause. Certo non minore, rispetto al capitolo della cattedrale, la capacit di attrazione del monastero nei confronti di quel ceto di grandi e medi proprietari terrieri, vassali del vescovo, giudici che costituiscono la classe dirigente di Padova58. Se la cattedrale in Pataviensi territorio aliarum caput est ecclesiarum59 , in S. Giustina riposano i corpi dei martiri e dei santi, il cui ri

    nvenimento60 alimenta la piet dei fedeli e li induce a chiedere la sepoltura nel cimitero monastico e a fare al cenobio donazioni anche assai ampie, attraverso le quali i monaci rafforzano il proprio patrimonio fondiario in Padova, sugli Euganei, nella zona sud-orientale del territorio61.

    difficile dire se, e fino a che punto, questo sviluppo sia dovuto anche alla protezione pontificia, in particolare negli anni della lotta col Barbarossa, tuttavia alcune costatazioni si impongono. Mentre non abbiamo alcuna testimonianza di interventi imperiali in favore di S. Giustina, neppure quando Padova e la Chiesa padovana erano schierate coll'imperatore62, sappiamo

    57 Gloria, Codice, III, doc. 1093, p. 265-267. Giovanni de Amizo forse da identificare con Johannes Bonus de Amizo, che incontriamo tra i consoli di Padova nel 1138 (Gloria, op. cit., II, doc. 339, p. 259-261); altre volte lo troviamo nei documenti: ad esempio il 28 marzo 1147 tra i padovani che giurano la pace di Fontaniva (Gloria, op. cit., Ili, doc. 1541, p. 513-518).

    58 Tra gli altri sono in rapporti feudali col monastero fra XII e XIII secolo i da Montagnone, i Maltraversi, i da Baone (Catastico verde, f. 39r e 4 Ir), il giudice Ezzelino, nonch i Tadi (Gloria, Codice, III, doc. 806, p. 96-97; 1472, p. 474-475).

    59 Gloria, Codice, II, doc. 212, p. 167-169. 60 Nel 1052 : S. Giuliano, Santi Innocenti, S. Massimo vescovo, S. Felicita; nel

    1075: S. Daniele diacono e martire; nel 1174: S. Giustina e S. Mattia; nel 1177: S. Luca Evangelista; durante l'abbaziato di Giacomo Pedelegno (1256-1271) : reliquie di martiri (Pepi, Cenni storici, p. 354-356, 359).

    61 Gloria, Codice, II, doc. 187, p. 150; 188, p. 151-152; 336, p. 257-258; 360, p. 274-275; 418, p. 312-313; III, doc. 1156, p. 299-300; 1280, p. 365.

    62 Lo furono fino al 1163; sul finire di quest'anno nei primi mesi del seguente si ebbe l'insurrezione contro il vicario imperiale (A. Simioni, Storia di Padova dalle origini alla fine del secolo XV HI, Padova 1968, p. 240-246 e cf. A. Haverkamp, Herrschaftsformen der Frhstaufer in Reichsitalien, II, Stuttgart 1971, p. 458-462). Per i rapporti tra il Barbarossa, Roma e i vescovi dell'Italia settentrionale, ivi compreso quello di Padova, in particolare nel periodo che va dalla dieta di Roncaglia (1158) al concilio di Pa- via (1160) vedi O. Capitani, Alessandro IH, lo Scisma e le Diocesi dell'Italia settentrionale, in Popolo e Stato in Italia nell'et di Federico Barbarossa. Alessandria e la Lega lombarda, Torino 1970, p. 221-238.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 383

    che il capitolo pot beneficiare dell'appoggio di Federico I63. Viceversa se sono numerose e calorose le manifestazioni di benevolenza di Alessandro III per i monaci, meno facili sembrano essere stati i suoi rapporti con i canonici. significativo ad esempio, oltre a quello che diremo, che solo nel 1172 si sia estesa sul capitolo la protezione apostolica64, della quale il monastero godeva invece fin dal 116565. A tale proposito pu anzi essere interessante notare che la bolla dell'otto febbraio di quest'anno, con la quale il papa, riassumendo in un ampio privilegio (il pi ampio di tutti) le precedenti concessioni di pontefici e vescovi, poneva appunto S. Giustina sotto la sua tutela66, era giunta quasi certamente in un momento di vacanza episcopale, poco prima di quell'elezione del vescovo Gerardo alla quale, come sappiamo, prese parte l'abate forse per la prima volta67.

    Sette anni dopo, il 18 ottobre 1172, la protezione apostolica veniva confermata68. Era stata emanata nel luglio una sentenza da parte del vescovo e dei giudici Manfredo e Bongiovanni, che pur presentandosi come un tentativo di conciliare le opposte esigenze del capitolo e del monastero, in contrasto per le questioni di decima, funerali, dignit che gi conosciamo, segnava un indubbio successo per l'abate, che si vedeva riconosciuto un posto superiore a quello dei canonici anche se subordinato all'arciprete69. Il papa andava oltre : Ad hec usum mitre tibi fili abbas et successoribus tuis infra missa- rum sollempnia in precipuis sollempnitatibus in obsequis mortuorum in proces- sionibus vestris et in synodis episcoporwn interventu venerabilis fratris nostri

    63 II 30 marzo 1161 il vescovo di Verden, vicario di Federico I, rimetteva i canonici della cattedrale in possesso di un terreno nel territorio di Camin; nel 1162 circa l'imperatore prendeva sotto la sua protezione i beni dei canonici stessi (Gloria, Codice, III, doc. 758, p. 68; 786, p. 86-87; I. F. Bhmer, Ada imperii selecta, Innsbruck 1870, n 113, p. 106).

    64 Gloria, Codice, III, doc. 1090, p. 261-262; Kehr, Italia pontificia, p. 169. 65 II Gloria, Codice, III, doc. 840, p. 116-118, assegna erroneamente la data 8 feb

    braio 1164 al privilegio concesso da Alessandro III a S. Giustina datum Senonis . . . VI idus februarii, indictione XIII, incarnationis Dominice anno M. C. LX. UH., pontificatus vero domini Alexandri pape III. anno VI. Datato secondo lo stile dell'incarnazione e il computo fiorentino il documento in realt del 1165, come testimoniano anche l'indizione e l'anno del pontificato di Alessandro III, perfettamente coincidenti. Esatta la datazione fornita dal Kehr, Italia pontificia, p. 181.

    66 Cf. la nota precedente. 67 Come stato gi rilevato, Gerardo fu infatti eletto nel marzo del 1165 (cf.

    p. 373). 68 Gloria, Codice, III, doc. 1091, p. 263-264; Kehr, Italia pontificia, p. 181. 69 Nella sentenza infatti si stabilisce quod archipresbiter in obsequiis defunctofum,

    episcopo absente vel missam canere nolente, si chorus canonicorum fuerit invitatus mis- sam specialem cantei. Si archipresbiter presens non fuerit, abbas cantei, si uterque defue- rit, unus canonicus missam celebret (Gloria, Codice, III, doc. 1084, p. 257-258).

  • 384 ANTONIO RIGON

    G(erardi) Paduani episcopi et consideratione devotionis tue et populi Paduane civitatis de benignitate Sedis apostolice liberaliter indulgemus70. Accenti di particolare benevolenza, come si vede, verso l'abate, verso la citt di Padova, ma anche accenno ad un intervento del vescovo in favore dell'abate stesso, la cui dignit, da poco riconosciuta seconda soltanto a quella dell'arciprete, veniva illustrata anche da insegne e simboli del potere sacro.

    Un indizio della sua accresciuta importanza ci sembra si possa cogliere nel fatto che lo troviamo presente, negli anni seguenti, ad atti di rilievo del vescovo, come ad esempio una vendita di beni a Enrico da Carr, e a suo fratello Carlo, significativamente effettuata il 10 maggio 1176 cum consilio et auctoritate et laudamento dei canonici, dei vassalli dell'episcopato et domini Dominici abbatis Sancte Iustine71.

    Nel 1177, altre due bolle di Alessandro III rafforzavano ancora la posizione dei monaci. Il papa, che gi il 22 agosto aveva avuto modo di lamentarsi di alcuni membri del capitolo che usurpavano i beni della loro chiesa72, il seguente 16 settembre, su denuncia dell'abate Domenico, da Venezia, ove si trovava per concludere la pace col Barbarossa73, avendo rilevato la violazione da parte dei canonici dell'accordo del 9 luglio 117274, cos indulgeva all'abate : . . . in obsequiis defunctorum, episcopo absente vel missam cantare nolente, nullius contradictione vel appellatione obstante15, fas tibi sit in mona- sterio tuo specialem missam cantare16.

    Nello stesso giorno, lodando con calorosi accenti l'abate, gli permetteva di portare i guanti nella messa dei giorni festivi e solenni e l'anello in tutti i giorni77.

    Questa ascesa del monastero che metteva in crisi il capitolo a tutti i livelli - economico (riscossione delle decime e delle offerte per i funerali), istituzionale (superiorit dell'abate sui canonici, intervento di quest'ultimo nell'elezione del vescovo), religioso (prestigio di S. Giustina per il rinvenimento dei corpi santi) - doveva preoccupare non poco i canonici. Il 17 agosto 1198 cum dominus Willelmus de Compagno defunctus esset in ecclesia S. Danielis, si sent il bisogno di ricordare in un pubblico documento : domi-

    70 Gloria, Codice, III, doc. 1091, p. 263-264. 71 Gloria, Codice, III, doc. 1217, p. 330-332. 72 Gloria, Codice, III, doc. 1266, p. 355-356; Kehr, Italia pontificia, p. 169. 73 C. Vignati, Storia diplomatica della Lega lombarda, con prefazione e aggiorna

    mento bibliografico di R. Manselli, Torino 1966 (ristampa anastatica), p. 291-325. 74 Gloria, Codice, III, doc. 1084, p. 257-258; cf. p. 383, . 69. 75 Quindi neppure dell'arciprete. 76 Gloria, Codice, III, doc. 1273, p. 361-362; Kehr, Italia pontificia, p. 182. 77 Gloria, Codice, III, doc. 1274, p. 362; Kehr, Italia pontificia, p. 181.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 385

    nus Iohannes Bonus archipresbiter ecclesie S. Marie maioris de Padua celebra- vit missam maiorem ad altarem maiorem et domnus Dominicus abbas S. Iustine cantavit missam ad altarem minorem versus meridiem cum suis monachis. . . 78.

    In seguito l'atto con il quale il 10 gennaio 1201 il vescovo Gerardo confermava all'arciprete i propri diritti e ne specificava i compiti ad maiorem evidentiam et firmitatem ac omnem dubietatem et contradictionem tollendam19 lascia intravedere forse, proprio attraverso la motivazione qui addotta, quanto la sua posizione fosse stata scossa e come nel corso del XII secolo l'azione di forze ecclesiastiche diverse dal capitolo della cattedrale, tra le quali S. Giustina, ne avesse intaccato l'autorit80.

    Ili

    Allorch nel 1213 il vescovo Gerardo rinunci alla carica81 ci fu un tentativo anche in Padova di restringere l'assemblea elettorale ai soli canonici. Due testimonianze, posteriori ma convergenti, del 1229 e del 1239, non lasciano dubbi in proposito.

    Il 4 aprile 1229 il rappresentante del capitolo dichiarava quod frater Ioa- chinus fuit electus episcopus Pad(ue) tantum pro capitulo Pad(uano)S2. Pi esplicitamente dieci anni dopo, il 25 settembre 1239, prete Grimaldo di S. Martino di Padova, del quale abbiamo conosciuto la preziosa testimonianza relativa all'elezione di Gerardo, ricordava quod dictus dominus Gerar- dus, qui fuit episcopus Paduanus, renunciavit episcopatui Paduano et tunc canonici Paduani sine abbate Arnaldo Sancte Iustine, qui tunc erat et adhuc est, tractaverunt et tractabant de electione episcopi et dederunt potestatem dompno lordano Sancti Benedicti de Padua quod eligeret vice eorum episcopum in eccle-

    78 Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLIII, p. 172. 79 Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLIX, p. 183-184. 80 Cf. per questo aspetto, con particolare riferimento al tentativo . . . delle capette

    di mettere in dubbio l'autorit dell'arciprete, di contraddirvi ... di arrogarsi funzioni della cattedrale, Sambin, L'ordinamento parrocchiale, p. 60-61. Occorrerebbero ricerche approfondite sul capitolo padovano per intendere il significato e la reale portata di questi segni di debolezza, che contrastano con la generale tendenza al rafforzamento del potere dei capitoli delle cattedrali nel periodo qui preso in esame cf.: G. Le Bras, Le istituzioni ecclesiastiche della cristianit medievale, II, Torino 1974 (Storia della Chiesa dalle origini ai nostri giorni, XII/2), p. 499-517.

    81 Per la rinuncia all'episcopato di Gerardo valga la testimonianza di prete Grimaldo di S. Martino di Padova che riportiamo nel testo, e cf. Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, p. 71.

    82 Archivio capitolare di Padova (= A.C.P.), Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 227.

    MEFRM 1977, 1. 25

  • 386 ANTONIO RIGON

    sia Pad(uana) et ipse elegit dompnum Iohachinum monachum suum in episco- pum et dictus abbas ex eo quod ipsi faciebant ista sine eo, quia habebat ius in electione, appellavit ad dominum papam et, cognitis causae mentis, dominus papa qui tune erat, cassavit dictant electionem83 .

    I canonici avevano dunque cercato di sbarazzarsi dell'abate di S. Giu- stina, ricorrendo per la designazione del vescovo ad un religioso che godeva di gran credito ed era per di pi monaco benedettino. La scelta di una persona di fiducia, tratta dall'ambiente monastico, cui affidarsi per l'elezione, rientrava perfettamente nelle consuetudini del tempo84 e non c' dubbio che rivolgendosi al Forzate i membri del capitolo puntassero su un uomo di indiscusso prestigio85. Ma il priore di S. Benedetto no era soltanto persona dotata di ascendente e autorit; egli era anche l'esponente pi illustre di un movimento monastico di riforma, poi detto dei monaci albi, che proprio in quegli anni andava prendendo vigore. Ben inserito nella chiesa locale, protetto dai pontefici, forte dell'appoggio di alcune grandi famiglie e con solidi agganci nel mondo degli artigiani, dei mercanti, dei notai, il movimento si avviava a dominare la Padova religiosa del primo Duecento, incidendo profondamente anche nelle sue strutture ecclesiastiche. In un breve giro di anni infatti sarebbero sorti nuovi centri monastici, si sarebbero riformati istituti religiosi di varia natura e ispirazione, si sarebbe costituito un nuovo ordine (ordo sancii Benedica de Padua). E gli esponenti pi prestigiosi del movimento albo, il Forzate, i priori dei monasteri di S. Maria in Vanzo, S. Giovanni di Montericco, S. Maria del monte delle Croci, S. Giacomo di Ponte- corvo, avrebbero svolto un ruolo importante nella vita religiosa e politica di Padova e della Marca86.

    83 Catastico verde, f. 21v, e cf. Botteghi, Ezzelino, doc. Vili, p. 284-286, che per, come si detto a p. 373, n 6, da un'edizione poco sicura del documento stesso. In special modo nel passo citato, oltre a qualche svista e omissione meno grave, il cambiamento dell'ordine delle parole nella frase ipse elegit dompnum Iohachinum monachum suum in episcopum, che diviene ipse elegit Ioachinum monachum dominum suum in epi- scopum, falsa il senso e crea equivoci. Errata anche la lettura dell'espressione cognitis causae mentis che il Botteghi fa diventare dicognitis caute mentis.

    84 P. Imbart de la Tour, Les lections episcopates dans l'glise de France du IXe au XII* sicle. tude sur la dcadence du principe lectif (814-1150), Paris 1891, p. 519-520.

    85 II prestigio del Forzate dimostrato tra l'altro dal fatto che appena due anni prima era stato eletto vescovo di Ferrara, incarico che per egli non aveva accettato (Migne, PL, t. CCXVI, col. 438-439).

    86 Per tutti questi aspetti relativi all'ordine benedettino padovano cf. Rigon, Ricerche, p. 511-535. A proposito dell'incidenza degli albi nelle strutture ecclesiastiche cittadine va anche ricordato che, almeno in un caso (Ognissanti), essi assorbirono una chiesa che svolgeva funzioni parrocchiali (Sambin, L'ordinamento parrocchiale, p. 48-51, 56-57; Rigon, op. cit., p. 527-528). Del resto i contrasti relativi allo ius parochiale tra le

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 387

    Non fa dunque meraviglia la designazione da parte del Forzate di un suo monaco. Si tratta evidentemente del tentativo di porre a capo della diocesi, nel cuore stesso della Chiesa padovana, un rappresentante del nuovo movimento, che ne appoggiasse l'azione e lo sostenesse nello sviluppo. Se il tentativo fall, per il ricorso dell'abate di S. Giustina al papa e l'annullamento della nomina di Gioacchino87, non venne per meno il controllo del Forzate sull'elezione.

    Il 22 gennaio 1214 l'assemblea elettorale - vedremo da chi composta, - scegliendo finalmente i canonici prete Episcopello, prete Rolando e maestro Uguccione, dichiarava sese ratam et firmam habere illam electionem quam ipsi trs vel maior pars eorum fecerint de aliqua persona in episcopum et pastorem Ecclesie Paduane consilio et assensu dompni Iordani prions Sancii Benedica de Padua et dompni Ugolini prions olin (sic) Sancii Iohannis in Monte de Bononia, domini pape delegatorum et ipsum que elegerint pro domino et episcopo et rec- tore et pastore habere et tenere et occasione aliqua nullatenus contravenire. . . 88. Si sceglieva cio per l'elezione la forma del compromesso89 e ci si assicurava che, in mancanza dell'unanimit, si arrivasse ugualmente alla nomina del vescovo mediante il voto della maior pars90. Nello stesso tempo si riconosceva

    nuove comunit monastiche e le chiese parrocchiali nella cui circoscrizione erano inserite non furono infrequenti nel XIII secolo per la tendenza dei monaci ad assumere prerogative che andavano dalla riscossione del quartese alla vera e propria cura d'anime (cf. il lavoro del Sambin citato qui sopra, p. 68-69, e dello stesso autore : Note, p. 49-51).

    87 Questo monaco quasi certamente lo stesso che qualche anno dopo troviamo priore del monastero albo di S. Maria in Vanzo : P. Sambin, Statuti padovani inediti, I. Concessione d'acqua al monastero di S. Maria in Vanzo (1220), in Memorie dell'Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, ci. di scienze morali, lettere ed arti, 70 (1957-58), p. 169- 180.

    88 Catastico verde, f. 16r; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXIV, p. 211-212.

    89 II compromesso si era svolto in due fasi : nella prima l'assemblea aveva designato Floriano arciprete della cattedrale, Arnaldo abate di S. Giustina, Giacomo da Vi- godarzere arcidiacono, Giacomo Corrado arcidiacono in montants e Dainisio suddia- cono papale e canonico padovano ad eligendum trs personas vel unum de canonicis Pa- duanis qui eligere deberent episcopum et pastorem in Ecclesia Paduana; nella seconda questa ristretta commissione pari consensu et voluntate aveva scelto quali elettori del vescovo prete Episcopello, prete Rolando e maestro Uguccione (Catastico verde, f. 16r; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXIV, p. 211-212).

    90 Per lo sviluppo della dottrina canonistica sui principi della maior pars e della sanior pars nelle elezioni vescovili si vedano gli studi di A. Carboni, Sanior pars ed elezioni episcopali fino alla lotta delle investiture, in Archivio giuridico, 158 (1960), fase, gennaio-aprile, p. 76-127; L'influenza della Regula Sancii Benedicti sul regime delle elezioni episcopali, ibid, 159 (1960), fase, luglio-ottobre, p. 34-48; vedi anche P. G. Caron,

  • 388 ANTONIO RIGON

    la necessit del consiglio dell'assenso dei delegati papali (e uno di essi era il Forzate!).

    Il 28 gennaio successivo, alla presenza di testimoni che nel documento ci sfilano sotto gli occhi in rigoroso ordine di dignit91, i designati Episcopello, Rolando e Uguccione nominavano vescovo Giordano prevosto di Modena92. Una scelta nella quale i delegati papali Giordano Forzate e Ugolino, gi priore di S. Giovanni in Monte di Bologna, avevano avuto una parte determinante, se vero che l'elezione era avvenuta eorumdem delegatorum consilio et assensu sepe et sepius requisito e che ad ultimum. . . consilium et assensum pre- buerunt predicti delegati93.

    L'appello dell'abate di S. Giustina aveva dunque aperto la via, poi largamente seguita, all'intervento pontificio : sia diretto (annullamento dell'elezione del monaco Gioacchino), sia indiretto (controllo della nuova nomina tramite delegati). Che uno dei delegati stessi sia il Forzate, proprio colui che aveva designato a vescovo Gioacchino, prova senza possibilit di dubbio la fiducia di Innocenzo III nei suoi confronti e la volont di affidargli comunque la vigilanza sull'elezione. E certamente non casuale neppure la scelta del collega del Forzate Ugolino : altro uomo legato da solidi rapporti con la curia romana, da identificare probabilmente con l'Ugolino originario di Bologna, che qualche anno dopo vediamo reggere, in qualit di priore, il monastero veneziano di S. Maria delle Vergini iuris et proprietatis beati Vetri inserito nella congregazione di S. Marco di Mantova94. Se oltre a ci si considera che

    Les lections piscopales dans la doctrine et la pratique de l'glise, in Cahiers de civilisation mdivale (X-XII sicles), 11 (1968), p. 573-585.

    91 Corani domino Floriano Paduane Ecclesie archipresbitero, dompno Arnaldo mona- sterii Sancte Instine abbate, Iacobo de Vicoaggeris archidiacono, Iacobo de Conrado archi- diacono in montants, Dainisio domini pape subdiacono, Henrico, Lanfranco et magistro Egidio canonicis Paduanis, dompno Guidone priore ecclesie Sancte Trinitatis de Padua, qui tunc erat primicerius capellanorum Pad(ue), domino Marino Ceno de Venetiis tunc Pa- due potestate, Otolino indice, Thomasio de Vicoaggeris, Bonifacino de Sintilla, Egidio de Vainantio, Andrea de Cibis, Pinci, Leonardo Cuticella notarlo de Padua et aliis (Catastico verde, f. 16v; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXV, p. 212-213). Si noti la presenza dell'abate di S. Giustina subito dopo l'arciprete, a conferma del ruolo di seconda autorit ecclesiastica che l'abate stesso aveva. Da rilevare anche l'intervento a questo atto del podest di Padova, il veneziano Marino Zeno : pura formalit anche discreto controllo da parte dell'autorit civile?

    92 Sul vescovo Giordano vedi G. Brotto, Giordano vescovo di Padova (1214-1228), in Studia sacra, 2 (1921), p. 175-180.

    93 Catastico verde, f. 16v. 94 Per i legami di Ugolino gi priore di S. Giovanni in Monte di Bologna con la cu

    ria romana si vedano i delicati incarichi affidatigli da Innocenzo III (Migne, PL, t. CCXVI, col. 891-893) e da Onorio III (P. Presutti, Regesta Honorii papae III, II, Romae 1895, n 3756, 3759, 3760, p. 36-37; n 4723, p. 200-201); lo troviamo ricordato come

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 389

    al compromesso per l'elezione del vescovo padovano, prende parte, in eo quod habet et percipit prebendarii canonice Paduane, Nicolo Maltraversi vescovo di Reggio Emilia e amministratore apostolico di Vicenza, assai stimato dai pontefici95, possiamo concludere che la nomina del vescovo di Padova avviene all'insegna dell'influenza papale, secondo una linea di controllo dell'organizzazione ecclesiastica periferica che non fu estranea a Innocenzo III sul piano generale : quella del ricorso a uomini che alla sicura fedelt univano la conoscenza della realt locale, nella quale erano profondamente inseriti e nella quale, a vario livello e con diverse responsabilit, operavano per la realizzazione di iniziative religiose conformi ai programmi della Sede apostolica96. E non a caso anche il vescovo eletto di Padova, Giordano, forse parente del ricordato Nicolo Maltraversi97, fu tra i pi attivi collaboratori della curia romana : spesso proprio assieme al Forzate, al vescovo di Reggio, ad alcuni monaci albi canonici della congregazione di S. Marco di Mantova98.

    priore di S. Maria delle Vergini anche in un documento del 1229, inserito in una bolla di Gregorio IX del 14 gennaio 1232 (F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc etiarn primum editis illustratele ac in decades distributae, VI, Venetiis 1749, doc. A, p. 40-41; e per la dipendenza diretta del monastero dal papato cf. doc. D, p. 42). Sulla congregazione di S. Marco di Mantova da vedere M. Maccarrone, Studi su Innocenzo III, Padova 1972, p. 291-297; per alcuni contatti con Yordo sancii Benedica de Pa- dua cf. Rigon, Ricerche, p. 531-532.

    95 Fu nominato amministratore apostolico di Vicenza da Innocenzo III nel 1213 e mantenne tale carica fino al 1219 (G. Mantese, Memorie stortene della Chiesa vicentina, II, Vicenza 1954, p. 220-224); collabor strettamente col cardinale Ugolino d'Ostia durante la sua legazione in Lombardia del 1221, predicando la crociata : Registri dei cardinali Ugolino d'Ostia e Ottaviano degli Ubaldini, a cura di G. Levi, Roma 1890, . e passim; Ch. Thouzellier, La lgation en Lombardie du cardinal Hugolin (1221). Un pisode de la cinquime croisade, in Revue d'histoire ecclsiastique, 45 (1950), p. 509, . 2; 511, 514- 515, 523-524. Fu anche amico di Federico II e protettore dei frati minori come ricorda Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, I, Bari 1966, p. 38. Su di lui si veda anche Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istorica, p. 117-118.

    96 Fliche-Thouzellier-Azas, La cristianit romana, p. 199. 97 Non sicuramente noto il casato del vescovo Giordano; la tradizione secondo

    la quale egli appartenne alla famiglia Maltraversi fu messa in dubbio dal Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, p. 4-6.

    98 Ricordiamo qualche aspetto della molteplice attivit di Giordano nella prospettiva qui indicata : nel 1216 assieme all'abate del monastero di S. Stefano di Carrara e al priore albo di S. Maria del Monte delle Croci giudice delegato di Innocenzo III nella lite tra i monasteri di S. Fermo di Verona e S. Maria di Follina (Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, doc. V, p. 7-8) ; l'anno seguente riceve l'incarico da Onorio III di sollecitare il capitolo della cattedrale di Vicenza ad eleggersi un vescovo; interessante notare che in quest'occasione egli e Giordano Forzate suggerirono al papa di rimandare l'elezione del Vescovo, lasciando che Nicolo Maltraversi continuasse ad amministrare la diocesi (Mantese, Memorie storiche, p. 223); nel 1218 appunto col priore

  • 390 ANTONIO RIGON

    L'appello al papa dell'abate di S. Giustina ebbe per anche un altro effetto, oltre a quello di aprire la strada all'intervento pontificio : l'allargamento dell'assemblea elettorale.

    Il 22 novembre 1213 l'arciprete della cattedrale Floriano, l'arcidiacono Giacomo di Brenta assieme ai canonici e ai custodi della cattedrale dixerunt et in concordia fuerunt cum dompno Arnaldo, Dei gratia abbate monasterii San- cte Instine, et dompno Balanino, Dei gratia abbate monasterii Sancii Stephani de Carraria, et Guidone priore Sancte Trinitatis, primicerio capellanorum Pa- due, quod ipsi abbates et primocerius capellanorum Padue debent esse electioni et compromisso episcopi Padue et quod non contradicent aliquo tempore quin ipsi debeant esse ad electionem et compromissionem et nec appellacionem de eis facient". Fenomeno interessante! Non si andava, stando almeno ai documenti in nostro possesso, da un'assemblea numerosa ad un'assemblea ristretta, ma da un collegio elettorale gi ridotto (i canonici che tentano di escludere anche l'abate di S. Giustina) ad uno relativamente pi ampio comprendente i custodi della cattedrale, il primicerio dei capelloni, l'abate di S. Stefano di Carrara.

    Quest'ultimo per scompare subito di scena. Il 25 novembre infatti l'arciprete, col consenso del capitolo, si dichiarava d'accordo con Guido priore di S. Trinit, quod primicerius capellanorum Pad(ue) pro ipsis capellanis et dompnus abbas Sancte Instine debeant esse ad electionem faciendam episcopi Paduani salvo iure omnium clericorum100 . Nessun accenno veniva fatto all'abate di S. Stefano di Carrara, che, come sappiano da successivi documenti, non prese parte all'elezione101. Sul perch della sua ammissione e successiva esclusione non possibile pronunciarsi. Il Dondi dall'Orologio riteneva non improbabile che nella elezione dei vescovi, dovendosi in origine aver parte tutto il clero, siccome il primicerio de' parrochi rappresentava

    di S. Benedetto di Padova e con Volchero gi patriarca di Aquileia, delegati di Ono- rio III, autorizza il vescovo di Treviso a vendere il diritto di muda al comune (G. Verci, Storia della Marca Trivigiana e veronese, I, Venezia 1786, doc. XLVII, p. 60-61); nel 1224 giudice delegato del papa con il priore del monastero albo di S. Maria in Vanzo e il priore di S. Spirito di Verona della congregazione di S. Marco di Mantova nel processo di canonizzazione di Giovanni Cacciafronte vescovo di Vicenza (Rigon, Ricerche, p. 532).

    99 Catastico verde, f. 15v; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXII, p. 209-210.

    100 Catastico verde, f. 15v; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXIII, p. 210.

    101 Non compare al compromesso per l'elezione del 22 gennaio 1214 n presente il successivo 28 gennaio, quando viene eletto il vescovo Giordano (cf. p. 387 e p. 388, n 91 e vedi anche P. Ceoldo, Memorie della chiesa ed abbazia di S. Stefano di Carrara nella diocesi di Padova, Venezia 1802, p. 77-79; 100-101).

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 391

    tutto il corpo de' curati e pastori. . . , cos si fosse giudicato che l'abate di S. Giustina, capo e maggiore di tutte le abazie, bastasse per rappresentare tutto il monachismo senza il concorso di altri abati102. Ma l'ipotesi non convince : nei documenti di questa e delle successive elezioni non si accenna mai ad un ruolo di rappresentanza del monachesimo padovano conferito all'abate di S. Giustina. Al contrario questi agisce soltanto pro suo monaste- rc'o103, pro se et suo monasterio10*, consensu, verbo et voluntate suorum confra- trum. . . scilicet. . . suorum monachorum105 . Esplicita in questo senso la dichiarazione dell'abate Arnaldo del 5 aprile 1239 : pro monasterio suo habet ius in electione et dbet interesse electioni celebrande vel faciende de episcopo in Ecclesia Paduana cum canonicis et cum aliis qui debent interesse106 .

    L'abate rivendicava dunque un diritto proprio del monastero al quale presiedeva. Abbiamo, in questo caso, la testimonianza chiara di un fenomeno ben noto : la privatizzazione del suffragio elettorale. Quello che in origine doveva essere un diritto comune, si era trasformato in bene privato, appannaggio esclusivo di un preciso ente monastico107.

    Diversa era invece, sotto questo profilo, la posizione del primicerio dei capelloni, del quale non appare dubbia la funzione di rappresentanza non soltanto di un singolo ente ecclesiastico, ma di tutto il clero cittadino incardinato nelle capelle. Lo vediamo agire infatti costantemente pro ipsis capella- nisl0S, partecipare al compromesso per la elezione del vescovo in eo quod erat primicerius pro capellanis Pad(ue) 109, operare nella difesa del proprio diritto di prender parte alla nomina del vescovo pro se et voluntate, verbo et consensu capellanorum Padue scilicet suorum confratrum110. Appare evidente in definitiva che i membri della fratalea capellanorum, senza rinunciare ai propri diritti, delegavano il primicerio a rappresentarli nell'elezione vescovile nella difesa del diritto a prendervi parte, forse anche, come opina il Pi- vati, dopo aver provveduto a dare indicazioni sulla persona da scegliere111.

    102 Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, p. 71. 103 Catastico verde, f. 17r e vedi anche A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 226. 104 Ibid 105 Ibid 106 Catastico verde, f. 19r. 107 Imbart de la Tour, Les lections, p. xvii. 108 Catastico verde, f. 15v; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXIII,

    p. 210. 109 Catastico verde, f. 16r; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CLXXXIV,

    p. 211-212. 110 Catastico verde, f. 17v e A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 226. 111 A. Pivati, Memorie antiche e moderne della ven. congregazione de' parrochi di Pa

    dova dalla sua origine all'anno 1735, ms. F. 8 dell'Archivio della congregazione dei parroci e vicari nella Biblioteca capitolare di Padova, f. 71.

  • 392 ANTONIO RIGON

    Altrettanto sicuro che all'elezione del vescovo il primicerio interviene per la prima volta soltanto nel 1214. Non solo l'assenza di documenti - pure da tener presente - ad indurre a questa conclusione. C' dell'altro.

    Il 28 marzo 1229, maestro Patavino, sindaco del capitolo di Padova, alle affermazioni del primicerio che sosteneva spettare non solo al capitolo della cattedrale, ma anche all'abate di S. Giustina e a se stesso la electio episcopi Paduani, replicava quod primicerius capellanorum Pad(ue) semel tantum recep- tus fuit in el[l]ectione nuper defuncti episcopi sine preiudicio capituli Pad(ue)112. Un'affermazione precisa. Il primicerio per negava quod receptus fuisset sine preiudicio capituli Pad(ue), sed fuit ibi absolute1^. Si noti bene : egli non contestava il fatto che una volta sola fosse stato ammesso all'elezione; semplicemente non riconosceva che ci fosse avvenuto senza pregiudizio del capitolo. Pretendeva insomma di prendere parte alla scelta del vescovo sulla base di un precedente che si era creato al momento - e solo allora, per la prima volta - dell'elezione di Giordano.

    Indubbiamente l'aver ottenuto di entrare tra gli elettori del vescovo rappresenta un successo per il primicerio e per i capellani e una prova dell'importanza e dell'effettivo peso da essi assunto nella vita ecclesiastica cittadina. Non sappiamo se in precedenza questi esponenti del clero padovano abbiano mai partecipato singolarmente all'elezione. per manifesta, nel XII secolo, la loro tendenza a rinunciare ad alcuni diritti individuali in favore della frata- leanA, sorta forse negli anni di episcopato di S. Bellino115 e dimostratasi presto organismo robusto in grado di svilupparsi rapidamente con l'appoggio dell'autorit vescovile116.

    112 A.C.P., Episcopi, T. II, Pergam., t. 25, n 232. 113 Ibid. 114 Da questo punto di vista appare fondamentale l'atto del 14 agosto 1170 con il

    quale i capellani congregati nella chiesa di S. Martino istituiscono due prepositi qui preessent omnibus communibus quartisiis Paduani territorii, tarn Ulis qui nunc communes sunt, quam qui fuerunt vel communes erunt. I capellani stessi rifiutano in manibus isto- rum prepositorum omne ius vel omnem rationem quam habent vel habere credebant in istis quartisiis pro suis ecclesiis, prter de possessionibus suarum ecclesiarum vel de suis propriis. I prepositi - si precisa predictos quartisios fideliter et sine fraude recuperare et congregare debent ad communem utilitatem omnium capellanorum qui nunc quartisium habent et expensis pro his factis extractis, quod remansit dividant inter eos (Gloria, Codice, III, doc. 1002, p. 208-209).

    115 Sambin, L'ordinamento parrocchiale, p. 23-24. 116 Va segnalata in particolare l'attivit del vescovo Gerardo in favore dei capel

    lani : nel 1170 egli donava loro il quartes di Scandalo e nel 1172 confermava il quartese totius confinii civitatis Padue, salva la parte di esso spettante ai canonici (Gloria, Codice, III, doc. 992, p. 203; 1087, p. 259); pi volte, in occasione di controversie, emise sentenze a loro favorevoli (ibid., doc. 1169, p. 306; 1360, p. 408-409; Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta, doc. CXXXV, p. 146; CXLI, p. 152-153).

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 393

    L'ingresso del primicerio nell'assemblea elettorale costituiva indubbiamente un'affermazione per la congregazione : veniva ascoltata nella designazione del pastore della diocesi la voce dei capellani cio di quella parte del clero cittadino che, scelto dai vicini117, legato al popolo anche per ragione dell'ufficio pastorale sempre pi tralasciato tra XII e XIII secolo dai canonici118, impegnato anche in interessanti iniziative religiose119, costituiva una forza viva e in ascesa nel mondo ecclesiastico e civile padovano.

    IV

    ... nel 1228, nove mesi prima della morte del vescovo Giordano, i documenti mostrano un gran lavorio del capitolo per escludere Arnaldo dalla prossima elezione, che pot aver luogo soltanto nel luglio 1229, appunto per i soliti litigi. Cos scrive il Botteghi120 tratto in inganno da una non attenta e completa lettura del Dondi dall'Orologio, anch'egli del resto poco chiaro121: non nove, ma tre mesi prima della morte di Giordano cade la bolla di Grego- rio IX (18 luglio) che testimonia la ripresa della controversia122; e quanto

    117 Sulla partecipazione dei vicini alla scelta del proprio capellanus si veda il bell'esempio riportato dal Sambin, Note . . . , p. 15.

    118 Cf. Barile, Lettere p. 8-11, che tra l'altro ricorda l'istituzione nel 1218 di quattro mansionari con il compito di celebrare gli uffici divini nella cattedrale e di provvedere all'amministrazione dei sacramenti. La creazione dei mansionari si rendeva probabilmente necessaria anche per ovviare alla scarsit di canonici preti.

    119 Ad esempio l'istituzione di una comunit femminile di penitenti promossa da prete Crescenzio della capello, di S. Luca (Rigon, Ricerche, p. 525-527).

    120 Botteghi, Ezzelino, p. 270. 121 Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, p. 37 : ... gli atti di questo litigio co

    minciarono nel luglio del 1228, prima della morte del vescovo Giordano e proseguirono nel 1229, fino all'elezione del nuovo vescovo, che tale precisamente li 18 luglio di quell'anno 1229. Sembra effettivamente che qui il Dondi dall'Orologio ponga la data dell'elezione al 18 luglio 1229, ma pi avanti (p. 39) egli stesso indica nel 4 aprile il probabile giorno dell'elezione e ricorda che il 27 maggio compare in un documento Giacomo Corrado col titolo di vescovo eletto (cf. anche i documenti LXV, LXVII pubblicati nell'appendice, p. 71-75).

    122 Catastico verde, f. 28r. La bolla di Gregorio IX, ricordando una precedente petizione presentata al papa dai canonici (cf. p. 394, . 125), testimonia per ci stesso lo svolgersi della controversia anche prima del 18 luglio 1228, ma non possibile dire con esattezza quando essa abbia avuto di nuovo inizio. L'affermazione non documentata del Botteghi, secondo il quale sarebbe ripresa nove mesi prima della morte del vescovo Giordano (5 novembre 1228 : cf. p. 394, . 126) poggia probabilmente su un equivoco : alcuni documenti, compresi nel periodo 30 gennaio-21 febbraio 1229, rogati in Rialto, sono datati secondo lo stile veneto, che, com' noto segna rispetto allo stile mo-

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    all'elezione pressoch certo che essa avvenne nell'aprile del 1229 e comunque non pi tardi del maggio di quell'anno123.

    Sul lavorio dei canonici contro l'abate di S. Giustina nulla dice il Bot- teghi e poco sappiamo dagli altri studiosi che prima e dopo di lui trattarono l'argomento124. Val la pena invece, pur senza addentrarsi nei meandri della controversia, conoscerne alcuni aspetti.

    Con la bolla del 18 luglio 1228 Gregorio IX, su petizione dei canonici, che dal loro punto di vista avevano esposto al pontefice la questione, affidava a Pietro Pino, arcidiacono di Castello, la causa125. Morto il vescovo Giordano il 5 novembre126, entrava nel vivo il problema della successione. Il capitolo faceva richiesta al delegato apostolico di imporre all'abate e al primicerio perpetuum silentiwn super electionem episcopi Pad(ue) e domandava la li- centiam eligendi episcopwn in Ecclesia Paduana, salvo ture addendi vel diminuendi sive permutando27. Ma il 5 dicembre il rappresentante dell'abate e del primicerio protestava di non volere litem contestavi, recusava Pietro Pino come giudice e avanzava varie eccezioni128. Torner pi avanti su di esse. Qui basti dire che il 9 dicembre Gregorio IX accogliendo l'appello dell'abate e del primicerio affidava la causa a nuovi giudici129. Si noti : prima il capitolo, poi gli avversari : entrambe le parti avevano fatto ricorso al pontefice. evidente come questi richiesti interventi dell'autorit pontificia creino le premesse, come gi in occasione dell'elezione di Giordano, per ingerenze sempre pi frequenti della Sede apostolica nell'elezione e favoriscano la successiva graduale scomparsa degli elementi locali dall'elezione stessa.

    Altri documenti, dal 31 dicembre 1228 al 28 gennaio 1229, mostrano il tentativo dell'abate e del primicerio di bloccare il procedimento in corso presso Pietro Pino, che da parte sua, non ancora certo del cambiamento di

    derno un'unit in meno dal primo gennaio al 28 29 febbraio. Valga nel nostro caso un esempio : In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi. Anno Domini millesimo ducentesimo vigesimo octavo mensis februarii, die septimo intrante, indicione se- cunda, Rivoalto . . . (Catastico verde, f. 26v; e per gli altri documenti vedi f. 25r-26v; A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 224). evidente il contrasto tra anno e indizione (prima e non seconda nel 1228); che quest'ultima sia esatta e che quindi questo e gli altri atti siano da riferire al 1229, si ricava senza possibilit di dubbio dal loro contenuto.

    123 Cf. p. 393, . 121. 124 Ai lavori indicati a p. 371, n. 1 da aggiungere Cavacio, Historiarum, p. 86-87. 125 Catastico verde, f. 28r. La bolla non ricordata da A. Potthast, Regesta pontificum

    Romanorum inde ab a. post Christum natum MCXVIII ad a. MCCCIV, Graz 1957. 126 Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, p. 36-37. 127 Catastico verde, f. 28v. 128 Catastico verde, f. 27r-27v. 129 Catastico verde, f. 23v e cf. p. 396, . 141. La bolla non viene segnalata dal Pot

    thast, Regesta.

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 395

    giudici, convocava testimoni presso di s per essere informato e metteva in guardia contro i pericoli del protrarsi della vacanza episcopale130. Finalmente con l'escussione di testi, tra il 30 gennaio e l'8 febbraio, davanti allo stesso Pietro Pino e ai suoi suddelegati Stefano Falier e Filippo Navagero canonici di S. Marco, la situazione si chiariva e l'arcidiacono di Castello veniva informato con sicurezza che il papa aveva assegnato la causa a nuovi giudici131.

    Le testimonianze permettono di cogliere con immediatezza qualche aspetto non semplicemente giuridico della vertenza. I canonici ad esempio erano tutt'altro che uniti. Alcuni si erano dichiarati d'accordo con l'abate di S. Giustina nel rinunciare al giudizio di Pietro Pino e a tal proposito avevano chiaramente detto di non voler jacere placitum nec movere questionem ipsi domino abbati1*1. Esplicite le loro ragioni: nec volebant quod expenderetur ali- quid de suo133; nolebant quod alique expense firent de canonica pro hac causa134. Su questa via erano giunti ad accettare pienamente quod iidem ab- bas et primicerius essent in electione episcopi Pad(ue)35.

    Per la scelta dei nuovi giudici c'era stata una lunga battaglia a Perugia, nella curia papale, attori Alberto, chierico di Str, procuratore del capitolo di Padova; Landolfo suddiacono papale e canonico padovano residente in curia, ispiratore dell'azione di Alberto; Michele chierico di S. Daniele rappresentante dell'abate e del primicerio136. La questione, agitata nelle pubbliche udienze nella cattedrale di Perugia in presentia magistri Vernacii auditoris contradictarum, discussa in sedi private, si era trascinata tra liti e tentativi di mediazione, come quello di maestro Alessandro scriptor papale e di Manfredo priore del monastero albo di S. Maria in Vanzo di Padova137, la cui presenza nella curia pontificia merita di essere segnalata138. Come pure va ricordato che inizialmente il chierico Michele aveva designato a giudice il priore

    130 Catastico verde, f. 27v-28r; 29v-31r. U{Catastico verde, f. 25r-26v. 132 Testimonianza di Pietro monaco di S. Giustina {Catastico verde, f. 25v). 133 Testimonianza di Enrico Minaboves {Catastico verde, f. 25v). 134 Testimonianza di Alberto Guntarino notaio di Padova {Catastico verde, f. 26 v). 135 Testimonianza di Giovanni prete di S. Lorenzo {Catastico verde, f. 26v). 136 Catastico verde, f. 25r-26r. 137 Cf. la testimonianza di Alberto chierico di Str {Catastico verde, f. 25r). 138 probabile che il priore di S. Maria in Vanzo si trovasse nella curia papale a

    causa della controversia con i canonici relativa a decime di mulini, per la quale egli e i suoi monaci erano stati scomunicati dal vescovo di Chioggia delegato del papa nel settembre del 1228 (Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, p. 36 e doc. LVII-LVIII, p. 65-66).

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    albo Alberto di S. Giovanni di Montericco139 : una conferma del prestigio dei membri del nuovo ordine padovano e del ruolo di mediatori che ad essi veniva volentieri affidato140.

    Infine, a fatica, l'accordo sui giudici era stato raggiunto: il procuratore dell'abate di S. Giustina e del primicerio dei capellani aveva nominato Trai- nacio arciprete d'Est, il rappresentante del capitolo Giacomo da Piacenza arcidiacono di Ravenna, l'uditore papale l'arcidiacono di Vicenza141.

    Nonostante il chiarimento apportato da queste testimonianze, il processo continu a svolgersi sui due fronti : presso i nuovi delegati papali e ancora presso Pietro Pino142. Appare evidente per la tendenza a far presto (erano scaduti i tre mesi previsti dal concilio per la elezione)143. Il 27 marzo si realizzava un primo accordo raggiunto anche con la consulenza dei maestri dello Studio padovano : plaait partibus predictis de bona voluntate ho- stensa compromittere in dominum Iordanum priorem Sancii Benedicti de Padua et predictum dominum Petrum Pinum archidiaconum Castellanum144 . Di nuovo - ma questa volta di comune consenso - si ricorreva al Forzate, di nuovo, come nell'elezione di Giordano, due ecclesiastici profondamente inseriti nella realt locale, ma legati alla curia romana145, venivano a svolgere un

    139 Vedi le testimonianze di Pietro chierico de Agger e e di Manfredo priore di S. Maria in Vanzo (Casatico verde, f. 26r).

    140 Rigon, Ricerche, p. 529, n. 122. 141 Catastico verde, f. 25r e 26r. Da notare la designazione a giudice dell'arcidiacono

    di Ravenna Giacomo da Piacenza, maestro dello Studio padovano (Gloria, Monumenti, p.314).

    142 Si veda la lettera presentata il 21 febbraio all'arciprete padovano con la quale i delegati papali Olderico arcidiacono di Vicenza e Trainacio arciprete d'Est, assente l'arcidiacono di Ravenna, intimano ai canonici di presentarsi alla loro presenza il sabato successivo al ricevimento della lettera nella chiesa di S. Urbano domino abbati et primicerio respondere parati {Catastico verde, f. 31v). Nello stesso giorno in Rialto il procuratore dell'abate e del primicerio rinunciava all'appello contro Pietro Pino e la causa poteva cos riprendere anche presso di lui (A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 224).

    143 Conciliorum oecumenicorum decreta, p. 246, e. 23. 144 Catastico verde, f. 17r-17v. Tra i testimoni : magister Iacobus Placentinus, magister

    Phylipus Aquilegensis, dominus Simon, dominus Rolandinus, magister Petrus Spagnolus, magister Iohannes Spagnolus quorum conscilio predicta sunt acta (per queste presenze cf. Gloria, Monumenti, p. 211, 314, e app. p. 8).

    145 Del Forzate si detto. A Pietro Pino non mancarono attestazioni di fiducia da parte dei pontefici : il 10 febbraio 1217 ad esempio compare tra i delegati di Onorio III incaricati di dare licenza all'abate e ai monaci di S. Stefano di Carrara di trasferirsi in altro luogo perch il loro monastero era soggetto alle molestie di Giacomo da Carrara (Potthast. Regesta, II, Addenda et corrigenda, n 5454g, p. 2071); il 12 luglio 1221 assieme ai vescovi di Padova e Reggio e ad un canonico padovano lo troviamo a Treviso tra i

  • ELEZIONI VESCOVILI A PADOVA TRA XII E XIII SECOLO 397

    ruolo decisivo nella scelta del vescovo di Padova. Ad essi infatti era data facolt vel ferre sententiam diffinitivam vel referre negocium ad summum pontifi- cem]46.

    Davanti ai nuovi arbitri la causa venne discussa tra il 28 marzo e il 4 aprile147, giorno in cui si arrivava ad una nuova, improvvisa risoluzione : le parti si affidavano al solo Giordano Forzate in questi termini : ita quod dominus ipse prior possit dicere, arbitrari, laudare prout sibi melius videbitur utrum solum capitulum debeat ista vice eligere sine dominis abbate Sancte Iustine et primicerio capellanorum Padue vel cum ipsis148. Era una soluzione dettata forse da necessit, tendente a risolvere subito il problema della scelta del vescovo, lasciando impregiudicati i diritti dei contendenti e lo stesso arbitrato in comune di Giordano Forzate e Pietro Pino, se il tentativo del solo beato Giordano fallisse149. L'esigenza di arrivare subito all'elezione traspare in effetti da tutto il compromesso e dal successivo lodo del priore di S. Benedetto che affidava la nomina ai canonici : breve spazio di tempo lasciato per la designazione della persona del vescovo, nessun pregiudizio ai diritti delle parti, possibilit, in caso di disaccordo tra i membri del capitolo, di immediato ingresso nell'assemblea dell'abate e del primicerio150.

    Non sappiamo se i canonici siano riusciti a decidere concorditer nei termini stabiliti dal Forzate. probabile per che essi abbiano voluto evitare, dopo tanti contrasti, di ritrovarsi accanto nella scelta l'abate e il primicerio.

    Eletto fu l'arciprete Giacomo Corrado151, che il 27 maggio seguente vediamo contrarre un mutuo per far fronte a varie spese, tra le altre ad sepel-

    testimoni dell'atto col quale il podest di quella citt promette al legato apostolico Ugolino d'Ostia dieci militi per la crociata (Registri dei cardinali Ugolino d'Ostia e Otta- viano degli Ubaldini, n XXII, p. 21-22). Gli incarichi che quest'ultimo, diventato pontefice, gli affid nella controversia per l'elezione del vescovo di Padova nel 1228 e nel 1239 dimostrano che godeva la stima del papa.

    146 Catastico verde, f. 17r. 147A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 227, 232; Dondi dall'Orologio, Disserta

    zione sesta, doc. CXCI, p. 216; Id., Dissertazione settima, doc. LXII-LXIII, p. 68-70. 148 A.C.P., Episcopi, t. II, Pergam., t. 25, n 299; Catastico verde, f. 18r; Dondi dall'Orol

    ogio, Dissertazione settima, doc. LXV, p. 71-73. 149 Vedi nota precedente. 150 In nomine Domini. Ego frater Iordanus prior Sancii Benedica arbitror, laudo et

    precipio quod capitulum Pad(ue) eligat episcopum Pad(ue) concorditer hodie vel eras usque ad horam nonam, sine dominis Arnaldo abbate Sancte Iustine et presbitero Ugone primicerio capellanorum; quod si non fecerint ex tunc in hac presenti electione facienda supradicti dominus abbas et primicerius cum eodem capitulo eligant, salvis omnibus dictis in compromisso (vedi n. 148).

    151 Su di lui : G. Zonta, Iacopo Corrado (1229-1239), in Studia sacra, II (1921), p. 202- 208.

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    liendwn dominum Iordanum quondam Paduanum episcopum e pro electione confirmanda ipsius domini electi a domino patriarcha152 . Una conferma che sicuramente non venne, come afferma il Dondi dall'Orologio, nel giugno del 1229 153, se ancora I'll e il 24 luglio di quest'anno egli risulta ellectus episco- pus154.

    V

    Alcune delle eccezioni che il 5 dicembre 1228 il procuratore dell'abate di S. Giustina e del primicerio dei capellani di Padova presentava a Pietro Pino, recusandolo come giudice, denunciano semplici vizi di forma, anche se talvolta illuminano retrospettivamente precedenti vicende che gi conosciamo155; altre invece toccano questioni pi rilevanti per noi, sulle quali occorre soffermarsi un po' pi a lungo.

    Il rappresentante dell'abate e del primicerio riteneva Pietro Pino suspec- tum perch egli era familiaris multum capituli Paduani et multa et maxima . . . familiaritate convictus eidem capitulo Paduano, in particolare multa et maxima familiaritate convictus magistro Patavino, magistro Egidio et magistro Salioni canonicis Paduanis156.

    Amicizia, dunque, dell'arcidiacono di Castello con i canonici di Padova, soprattutto con alcuni di essi; relazioni strette tra ecclesiastici di alto grado che nel mondo Veneto dugentesco svolgono un ruolo di primo piano. Se allarghiamo per un attimo lo sguardo all'attivit di Pietro Pino, suddiacono pontificio e canonico di S. Marco, poi arcidiacono e infine vescovo di Ca-

    152 Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, doc. LXVII, p. 74-75. 153 Dondi dall'Orologio, Dissertazione settima, p. 39. 154 A.S.P., Certosa di Padova (S. Bernardo), b. 1, do