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N ella lunga galleria di personaggi presentati da questo giornale ag- giungo, dopo un cortese invito del direttore Alessandro Cresti, il ricordo di mio nonno Gasperino che molti hanno cono- sciuto e apprezzato in vita. Ho scritto que- sta breve biografia con l’aiuto di mia figlia Alessandra che ha raccolto molte delle in- formazioni riportate. Gasperino Calisi (al secolo Dario Calisi, ma conosciuto e chiamato con il nome di Ga- sperino) nasce a San Felice Circeo il 16 lu- glio 1904 da Giuseppe (Peppino) e Stella, penultimo di cinque tra fratelli e sorelle. Quella del padre, la famiglia Calisi, è una delle più antiche del luogo (documentata nel XXVII secolo), i cui capifamiglia, che si sono succeduti, per tradizione hanno eser- citato il mestiere di falegname. Già dall’infanzia Gasperino, dopo la scuo- la, imparava il mestiere nella bottega pa- terna, che allora si trovava sul lato destro della discesa dell’attuale via Antica Porta. Nella giovinezza, come altri suoi coetanei, passa le giornate con gli amici facendo in- terminabili nuotate o passeggiate sul pro- montorio, o suonando il mandolino e il cla- rinetto, quest’ultimo per la banda musicale locale. Per il servizio militare si allontana e va in Cadore ad Agordo, proprio nei mesi in cui la marcia su Roma apriva il ventennio del regime fascista. Questa esperienza segna lo spirito del giovane Gasperino, che ebbe per tutta la vita una non celata nostalgia per quella fase storica. Ma, in verità, occorre di- re che egli fu sempre persona mite, socie- vole, educata e onesta e possiamo, dun- que, affermare che prese e fece suoi prin- cipalmente quegli aspetti legati al giovani- le entusiasmo avventuroso, allo schietto ca- meratismo e alla genuinità di alcuni valori, mentre non acquisì mai, per sua natura, i modi di essere tipici della parte più dete- riore di quella ideologia. Nel 1927, a 23 anni, sposa Emilia Faiola, dal- la quale avrà quattro figli, tuttora viventi: Emi- lio, Olimpia, Stefano (detto Stefanino, mio padre) e Maria. Dei quattro, solo mio padre si tratterrà a San Felice seguendo per un bre- ve periodo le orme paterne come falegname. In quegli anni si forma un gruppo di amici affiatati con i quali Gasperino ama intratte- nersi in piazza o al dopolavoro; fra questi possiamo citare Galba Di Maggio, Felice Capponi, Raimondo Pasciuti, Lidio Quat- trociocchi, Renato Capponi, Aldo Di Mag- gio, Alarico e Pietro Buttari. Nel luglio del 1940, dopo la dichiarazione di guerra, uno dei teatri bellici è quello del Nord Africa, dove l’Italia deve difendere la Libia, sua colonia, dall’avanzata inglese. Negli ultimi mesi del 1941, il sergente mag- giore Dario Calisi, allora 37enne, si propo- ne come volontario e si imbarca a Napoli con destinazione Bengasi (Cirenaica) ove si unisce alle truppe italo-tedesche impegna- te a Bir El Gobi e a Tobruk; vive così l’a- vanzata dell’Asse fino alle porte di Ales- sandria d’Egitto, partecipa alla battaglia di El Alamein, che coincide con l’inizio del ri- piegamento e della disfatta. Durante la riti- rata in Tripolitania contrae un virus e torna a San Felice. Nei racconti a noi nipoti, ci faceva immagi- nare scenari lontani di sabbie e venti del de- serto, di avanzate travolgenti di truppe co- razzate, di generali leggendari (come Rom- mel che ci diceva di aver conosciuto), di ie- ne affamate che nelle notti di luna si avvi- cinavano ululando alle tende dei soldati, di Il fatto L’assessorato … ti dà una mano di L. Rosa pag. 11 ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 76 - GENNAIO-FEBBRAIO 2016 Politica Incontro con Giuseppe Schiboni di A. Cresti a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Territorio Voglio condividere un’idea … di A. Annunziata a pag. 15 Storia Il patrono di San Felice Circeo di don C. Rinaldi a pag. 8-9 C ENT RO S T ORICO Ciò che è stato M i vorrei divertire a chiedere ai Sanfeliciani, segnatamente ai simpatizzanti dell’attuale amministrazione Petrucci (ahimè ridotti or- mai a un esiguo numero), cosa è stato fat- to da questa nei suoi quasi quattro anni di mandato per migliorare il paese e la vita dei suoi cittadini e/o dei suoi turisti. Ci sarebbe molta esitazione, non poco im- barazzo e per disperazione ci si attacche- rebbe a indicazioni clamorose per la loro pochezza, come la rimozione dei gazebo di due ristoranti al Centro storico, il posi- zionamento di colonnine stradali per bloc- care l’accesso alle auto a P.zza V. Veneto e a Corso V. Emanuele, la rimozione di ta- volini sedie e poltroncine (veramente po- che!) all’esterno di alcune attività com- merciali, l’obbligo per i ristoratori di espor- re l’orario di apertura e chiusura (in un Paese vuoto per la maggior parte dell’an- no!). Di altro non ci sarebbe da dire, lo dimo- strano in particolar modo le due sole edi- zioni del giornale “Circeo in Comune”, or- gano ufficiale di informazione di questa Amministrazione, che, ricordiamo, non è stata in grado di impostarne uno nuovo, utilizzando quello che avevano fatto le vi- tuperate precedenti Amministrazioni e che contengono aridi e scarni elenchi pieni di enfasi, di ciò che è stato fatto. di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Quidquid agis, prudenter agas, et respice finem Qualunque cosa fai, falla prudentemente e pensa alle conseguenze continua a pag. 6 Informazione Per favore lasciate stare i libri! di A. Petti a pag. 5 Gasperino Calisi Gasperino Calisi Sommario a pag. 5 Cosa sta accadendo nelle famiglie italiane? di Anna Scalfati a pag. 4 Per favore lasciate stare i libri! di Alessandro Petti a pag. 5 continua a pag. 2 Metanizzazione del Centro storico L’ Italgas, seguendo un orientamen- to giurisdizionale, ha chiesto e ot- tenuto il rinvio dell’udienza fissata per il 20 gennaio scorso, al 25 maggio p.v. per consentire la chiamata in causa del Comune di San Felice Circeo nel contenzioso avviato da 39 famiglie pro- prietarie di appartamenti per accertare la responsabilità della mancata meta- nizzazione del Centro storico.

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Page 1: a pag. 3 a pag. 5 a pag. 8-9 pag. 11 a pag. 15 CENTRO STORICO. 76 2015 web.pdf · di Anna Scalfati a pag. 4 Per favore lasciate stare i libri! di Alessandro Petti a pag. 5 continua

N ella lunga galleria di personaggipresentati da questo giornale ag-giungo, dopo un cortese invito del

direttore Alessandro Cresti, il ricordo di miononno Gasperino che molti hanno cono-sciuto e apprezzato in vita. Ho scritto que-sta breve biografia con l’aiuto di mia figliaAlessandra che ha raccolto molte delle in-formazioni riportate. Gasperino Calisi (al secolo Dario Calisi, maconosciuto e chiamato con il nome di Ga-sperino) nasce a San Felice Circeo il 16 lu-glio 1904 da Giuseppe (Peppino) e Stella,penultimo di cinque tra fratelli e sorelle.Quella del padre, la famiglia Calisi, è unadelle più antiche del luogo (documentatanel XXVII secolo), i cui capifamiglia, che sisono succeduti, per tradizione hanno eser-citato il mestiere di falegname. Già dall’infanzia Gasperino, dopo la scuo-la, imparava il mestiere nella bottega pa-terna, che allora si trovava sul lato destrodella discesa dell’attuale via Antica Porta. Nella giovinezza, come altri suoi coetanei,passa le giornate con gli amici facendo in-terminabili nuotate o passeggiate sul pro-montorio, o suonando il mandolino e il cla-rinetto, quest’ultimo per la banda musicalelocale. Per il servizio militare si allontana e va inCadore ad Agordo, proprio nei mesi in cuila marcia su Roma apriva il ventennio delregime fascista. Questa esperienza segnalo spirito del giovane Gasperino, che ebbeper tutta la vita una non celata nostalgia perquella fase storica. Ma, in verità, occorre di-re che egli fu sempre persona mite, socie-vole, educata e onesta e possiamo, dun-que, affermare che prese e fece suoi prin-cipalmente quegli aspetti legati al giovani-le entusiasmo avventuroso, allo schietto ca-meratismo e alla genuinità di alcuni valori,mentre non acquisì mai, per sua natura, imodi di essere tipici della parte più dete-riore di quella ideologia. Nel 1927, a 23 anni, sposa Emilia Faiola, dal-la quale avrà quattro figli, tuttora viventi: Emi-lio, Olimpia, Stefano (detto Stefanino, miopadre) e Maria. Dei quattro, solo mio padresi tratterrà a San Felice seguendo per un bre-ve periodo le orme paterne come falegname. In quegli anni si forma un gruppo di amiciaffiatati con i quali Gasperino ama intratte-nersi in piazza o al dopolavoro; fra questipossiamo citare Galba Di Maggio, FeliceCapponi, Raimondo Pasciuti, Lidio Quat-trociocchi, Renato Capponi, Aldo Di Mag-gio, Alarico e Pietro Buttari. Nel luglio del 1940, dopo la dichiarazione diguerra, uno dei teatri bellici è quello delNord Africa, dove l’Italia deve difendere laLibia, sua colonia, dall’avanzata inglese.Negli ultimi mesi del 1941, il sergente mag-

giore Dario Calisi, allora 37enne, si propo-ne come volontario e si imbarca a Napolicon destinazione Bengasi (Cirenaica) ove siunisce alle truppe italo-tedesche impegna-te a Bir El Gobi e a Tobruk; vive così l’a-vanzata dell’Asse fino alle porte di Ales-sandria d’Egitto, partecipa alla battaglia diEl Alamein, che coincide con l’inizio del ri-piegamento e della disfatta. Durante la riti-rata in Tripolitania contrae un virus e tornaa San Felice. Nei racconti a noi nipoti, ci faceva immagi-nare scenari lontani di sabbie e venti del de-serto, di avanzate travolgenti di truppe co-razzate, di generali leggendari (come Rom-mel che ci diceva di aver conosciuto), di ie-ne affamate che nelle notti di luna si avvi-cinavano ululando alle tende dei soldati, di

Il fattoL’assessorato … ti dàuna mano di L. Rosa

pag. 11

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 76 - GENNAIO-FEBBRAIO 2016

PoliticaIncontro con Giuseppe Schiboni di A. Cresti

a pag. 3

SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

TerritorioVoglio condividere un’idea … di A. Annunziata

a pag. 15

StoriaIl patrono di San Felice Circeodi don C. Rinaldi

a pag. 8-9

CENTRO STORICO

Ciò che è stato

M i vorrei divertire a chiedere aiSanfeliciani, segnatamenteai simpatizzanti dell’attuale

amministrazione Petrucci (ahimè ridotti or-mai a un esiguo numero), cosa è stato fat-to da questa nei suoi quasi quattro anni dimandato per migliorare il paese e la vitadei suoi cittadini e/o dei suoi turisti.Ci sarebbe molta esitazione, non poco im-barazzo e per disperazione ci si attacche-rebbe a indicazioni clamorose per la loropochezza, come la rimozione dei gazebodi due ristoranti al Centro storico, il posi-zionamento di colonnine stradali per bloc-care l’accesso alle auto a P.zza V. Venetoe a Corso V. Emanuele, la rimozione di ta-volini sedie e poltroncine (veramente po-che!) all’esterno di alcune attività com-merciali, l’obbligo per i ristoratori di espor-re l’orario di apertura e chiusura (in unPaese vuoto per la maggior parte dell’an-no!).Di altro non ci sarebbe da dire, lo dimo-strano in particolar modo le due sole edi-zioni del giornale “Circeo in Comune”, or-gano ufficiale di informazione di questaAmministrazione, che, ricordiamo, non èstata in grado di impostarne uno nuovo,utilizzando quello che avevano fatto le vi-tuperate precedenti Amministrazioni e checontengono aridi e scarni elenchi pieni dienfasi, di ciò che è stato fatto.

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Quidquid agis, prudenteragas, et respice finem

Qualunque cosa fai, fallaprudentemente e pensa alleconseguenze

continua a pag. 6

InformazionePer favore lasciate stare i libri! di A. Petti

a pag. 5

Gasperino Calisi

Gasperino Calisi

Sommario a pag. 5

Cosa sta accadendo nellefamiglie italiane?

di Anna Scalfati a pag. 4

Per favore lasciate stare i libri!

di Alessandro Petti a pag. 5

continua a pag. 2

Metanizzazione del Centro storico

L’ Italgas, seguendo un orientamen-to giurisdizionale, ha chiesto e ot-

tenuto il rinvio dell’udienza fissata per il20 gennaio scorso, al 25 maggio p.v.per consentire la chiamata in causadel Comune di San Felice Circeo nelcontenzioso avviato da 39 famiglie pro-prietarie di appartamenti per accertarela responsabilità della mancata meta-nizzazione del Centro storico.

Page 2: a pag. 3 a pag. 5 a pag. 8-9 pag. 11 a pag. 15 CENTRO STORICO. 76 2015 web.pdf · di Anna Scalfati a pag. 4 Per favore lasciate stare i libri! di Alessandro Petti a pag. 5 continua

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Il Personaggio

un incontro con un sanfeliciano (tal Giu-seppe) avvenuto in una trincea durante unanotte di pioggia. Nei mesi che seguono l’armistizio dell’8 set-tembre 1943, la popolazione di San FeliceCirceo viene fatta sfollare dal centro storicoe la famiglia Calisi si trasferisce in localitàCampo di Croce, dove la nostra bisnonnaOlimpia possedeva un ampio appezzamen-to di terra con una casetta, forno, alcuni ani-mali domestici e numerose piante da frutto,di grande aiuto in un momento di difficoltànell’approvvigionamento di cibo.

Finita la guerra, con lo sviluppo di San Fe-lice si apre per Gasperino una nuova faseche lo vede impegnato non solo nel paesema anche presso le numerose nuove abi-tazioni e ville che andavano sorgendo sulpromontorio. E’ così chediviene il falegname di fi-ducia di alcuni fra i perso-naggi che hanno segnatolo sviluppo turistico delCirceo dal dopoguerra aglianni 80: il conte Galeazzi,il prof. Bormioli, RenatoRascel, Alberto Lupo, ilprof. Rocchi, il baroneBlanc e molti altri. Sposta la bottega a PiazzaCavour, dove rimarrà peralcuni decenni; impiegacome apprendisti alcunigiovani sanfeliciani, chenegli anni seguenti si met-teranno in proprio aprendonuove attività. Prima ancora di specializ-zarsi come “funna-votte”(mastro bottaio), nonno eraspecializzato nella realiz-zazione di mobilia da cor-redo matrimoniale. In pra-tica, per la casa dei novel-li sposi gli veniva commis-sionata la costruzione di una credenza dacucina, un comò, un tavolo con due sedie,e una cassapanca. Il materiale usato eraprincipalmente il legno di castagno. In occasione di alcuni lavori nonno portavacon sé qualcuno dei suoi nipoti, me com-preso, in qualità di aiutante, trasmettendo-mi così una parte dell’amore per questa ar-te-professione. Quando, invece, non riusci-va a fare fronte a tutti gli impegni, era miopadre Stefanino a recarsi presso qualchecliente per portare a termine il lavoro la-sciato incompiuto. Ricordo che, durante i pomeriggi trascorsicon lui, si presentavano alla bottega deci-

ne di persone, ognuna con un problema darisolvere, dalla finestra che non chiudeva altavolo rimasto zoppo, sicché si allontana-va più volte, interrompendo il lavoro, che re-stava per settimane in attesa di completa-mento, per seguire una miriade di attivitàesterne. Una volta si presentò in bottega un mio co-etaneo (allora facevo le elementari), com-missionando a nonno una stecca di legnoche necessitava alla madre per picchiarlo.Inutile dire che la stecca fu così ben pialla-ta, che diventò talmente sottile da spezzarsinon appena posatasi sul sedere del malca-pitato. Nella primavera del 1972 o 73, quandomancavano pochi giorni a Pasqua, un ful-mine cadde sulla croce che domina il pae-se in località “Le Crocette”, danneggiando-la notevolmente. Nonno Gasperino prepa-rò le pesanti traverse in legno che con l’aiu-to di alcuni sanfeliciani vennero trasporta-te con un motocarro (tipo “Ape” o “Guzzi”)e quindi assemblate sul monte appena intempo per la via crucis del venerdì santo. Per amore di verità, bisogna dire che vi era-

no altri impegni che Ga-sperino amava prendere:erano quelli legati ai rap-porti sociali, che egli sape-va gestire amabilmente.Dopo il lavoro vi era l’usua-le passeggiata pomeridia-na alla piazza per incontra-re i clienti o gli amici disempre. Era questa l’occa-sione anche per organizza-re camerateschi incontriconviviali, nei quali la paro-la d’ordine era la spensie-ratezza in tutte le sueespressioni: buon cibo,possibilmente di selvaggi-na o comunque di genuinaprovenienza; miglior vino,componente essenzialeper il piacere della gola eper la predisposizione al-l’allegria; narrazioni, bar-zellette, improvvisate liri-che. Negli anni ha sempremantenuto queste buoneabitudini, supportato da un

affiatato gruppo di amici, fra i quali Vincen-zo Maiolati, Armando Bianchi, Aldo DiMaggio, Peppino Carusi, Alfonso Ceruleo,Antonio Lanzuisi.

Un hobby irrinunciabile di mio nonno era lacaccia, esercitata durante l’intera stagionevenatoria, che portava sulla tavola la cac-ciagione destinata ad accompagnare appe-titose spianate di polenta, alle quali noi nipotipartecipavamo dopo l’uscita da scuola.

Aveva quindi un certo numero di amici cac-ciatori, con i quali condivideva le freddemattinate invernali e poi naturalmente le ce-ne dove le prede trovavano degna fine sul-lo spiedo, ben accompagnate da vino, can-ti e allegria.

Per una quarantina d’anni nonno Gasperi-no è stato priore della Confraternita di SanRocco. Insieme con alcuni collaboratori or-ganizzava la festività del nostro compatro-no e quella dell’Assunta, selezionando can-tanti e giochi popolari (albero della cucca-gna, corsa con i sacchi, tiro alle cannate,ecc.), presiedendo alla conta per portare inprocessione la statua del santo e prepa-rando le carte per la lotteria o la tombola.Quella della tombola era una peculiarità diSan Felice, non avendo equivalenti negli al-tri paesi vicini. Veniva “tirata” nella sera diSan Rocco dalla terrazza adiacente alla tor-re dei Templari di fronte alla piazza gremitadi sanfeliciani e turisti. Il tabellone intera-mente in legno con le caselle numerate gi-revoli era stato realizzato da lui stesso edera quindi un pezzo unico, che dopo la fe-sta veniva riposto nella cantina di Via AnnaMagnani fino all’anno successivo; è statorecuperato da mio padre dopo la morte dinonno, e potremmo esporlo magari in unfuturo quando il nostro paese avrà un de-gno museo etnografico dedicato alle tradi-zioni e alla storia locale. Negli ultimi anni di lavoro Gasperino si di-vide fra due attività; in primo luogo quelladi falegname e carpentiere barcaiolo per lafamiglia Scalfati presso l’azienda ittica dellago di Paola, che lo tiene impegnato perlunghi periodi; in secondo luogo quella dimastro bottaio (l’ultimo rimasto a San Feli-ce), esercitata con maestria per molti annie fino alla fine, presso la bottega nel frat-tempo spostata in Via Anna Magnani. Mol-ti ancora ricordano il caratteristico suonodei colpi dati ai cerchi delle botti, cheecheggiavano in paese nelle giornate au-tunnali. Nell’ultimo periodo della sua vita Gasperi-no si trasferisce al piano, in località “FossoCamolo”, ospitato dai suoi figli, riposando-si a lungo ma mostrando a volte l’impa-zienza di colui che non si vuole rassegnarea un riposo in un certo modo forzato. Muore serenamente il 12 febbraio 1996,contemporaneamente alla nascita di unodei suoi pronipoti. ■

Un sanfeliciano operoso

Noto a sanfeliciani e turisti per la sua competenza e disponibilità

segue da pag. 1

Gasperino nasce a San Felice il 16luglio 1904 da Giuseppe e Stella

Faiola“ “ il suo hobby irrinunciabile era la cac-cia“

di Samuele Calisi

“La conta” a S. Rocco

Gasperino Calisi in processione

negli anni ’80 diventa falegname difiducia di personaggi famosi“

“Gasperino Calisi “il falegname”

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P erché Giuseppe Schiboni? Perchégià in passato abbiamo dato spaziosu queste pagine a Consiglieri di op-

posizione (vedi G. Bianchi) al fine di avereun punto di vista critico su alcuni aspettidella politica locale.Profondo conoscitore del Circeo, da an-ni impegnato in politica sul territorio, giàSindaco di San Felice Circeo, GiuseppeSchiboni siede oggi tra i banchi dell’op-posizione. Lo abbiamo incontrato perchiedergli un giudizio sull’amministra-zione Petrucci, dal maggio del 2012 allaguida del paese. “In questi 3 anni e mezzo di governo a SanFelice Circeo – spiega Schiboni – l’ammini-strazione è caduta nelle paludi dei suoistessi slogan elettorali. I grandi sogni pro-

posti a piene mani in campagna elettoralesi sono dimostrati solo sogni, anzi, sono di-ventati incubo di una cittadinanza che vuo-le fortemente sperare e vivere una realtà fat-ta di benessere e sicurezza. Un sindaco cheavrebbe dovuto rappresentare un valore ag-giunto per le sue “entrature” nel mondo ro-mano, è totalmente assente ed è stato so-lo utilizzato per coprire le “magagne” di unagiunta poco avvezza ai criteri di trasparen-za, legittimità, buona amministrazione e im-parzialità. Una giunta inefficace e ineffi-ciente che ha demolito con metodo scien-tifico la struttura amministrativa e soprat-tutto operativa del Comune, non sapendopoi ricrearne una nuova in grado di offrirestandard migliori rispetto a quella esisten-te all’atto del suo insediamento”.

A quali situazioni in particolare si riferisce? “Per esempio, la gestione della pulizia delpaese, della raccolta dei rifiuti, della manu-tenzione degli apparati tecnologici, dellestrade ecc. ecc. (la lista sarebbe lunga ….);oppure i servizi annullati e dati poi a caroprezzo in gestione a cooperative locali enon che mirano solo a creare consensoelettorale a favore di qualcuno, a costi al-tissimi a carico dei contribuenti con risulta-ti discutibili. A un sommario esame sembrache questa amministrazione voglia, attra-verso la frammentazione dei servizi e l’affi-damento di incarichi sotto soglia ai soliti no-ti, seguire un modello già oggetto di inda-

gini in altri Comuni della nostra Regione,ignorando anche la maggior parte delle vol-te l’obbligo di utilizzare il “mercato elettro-nico” che consentirebbe, attraverso la plu-ralità di offerte, di far risparmiare molto il co-mune. Un sistema a favore di chi? …noncerto dei cittadini”.

Come giudica le azioni poste in essere perquanto riguarda le opere pubbliche?“Altra nota dolente. Abbiamo perso centi-naia di migliaia di euro già finanziati dallaRegione Lazio e dalla Provincia di Latina al-la precedente amministrazione. Citiamo al-cuni episodi: il completamento dell’inter-vento sul centro storico; l’opera sul lungo-mare stravolta nella progettazione ed ese-guita senza un proficuo risultato; perso il fi-nanziamento del progetto del percorso di“Neanderthal” dalla Comunità Europea dicirca 2 milioni di euro, causa il mancatoesproprio del sito archeologico “MarcoEmilio Lepido” (operato ad alcuni, non adaltri!); perso il finanziamento per la realizza-zione e sistemazione del ponte di accessoal Poliambulatorio di Mezzomonte e dellafermata autobus; bloccata la realizzazionedi linea di acquedotto e fognatura di ViaMolella; bloccata la realizzazione del trattodi fognatura (già in fase operativa) dalla ro-tonda all’incrocio Migliara 58 al borgo su viaMontenero; bloccato il progetto di taglio deipini e ripiantumazione di piante autoctonesu via Montenero, via Africa Orientale, viadei Caprioli che ammalorano il manto stra-dale e sono oggetto di continui e onerosi (!)interventi da parte dell’amministrazione;bloccato l’ampliamento del Cimitero diBorgo Montenero e violato con la messa inposa di loculi nell’area di parcheggio auto;perso il finanziamento provinciale per lacontinuazione della pista ciclabile su viaTerracina sino a Golfo Sereno. Unica operanata ed eseguita dall’amministrazione pe-trucci: un numero incalcolabile di dossi! Sipotrebbe approfondire voce per voce maciò necessiterebbe di un numero specialedella rivista. Neanche il monito della rac-colta di 3000 firme di cittadini ha scosso lamorale politica ed etica degli Amministratorii quali, invece di cercare di comprendere lemotivazioni che avevano indotto più dellametà degli elettori a porre la loro firma incalce a una richiesta di chiudere questaesperienza amministrativa, si sono preoc-cupati solo di delegittimare questa iniziati-va popolare e impedirne la consegna allaPrefettura (potenza del Sindaco!). E, infatti,la Prefettura ha ignorato la richiesta di in-contro da parte del gruppo di opposizione(sic!)”.

Immaginiamo che il giudizio sia negativo an-che per altri aspetti dell’attività amministrati-va…“Purtroppo sì. In 3 anni e mezzo sono“scappati” tre Segretari Comunali e la tan-to sbandierata “Legalità” è diventata solo

un vocabolo in un dizionario dimenticato inqualche scaffale. Ci sono debiti fuori bilan-cio non riconosciuti, circa una decina diCommissariamenti “ad Acta” nominati daGiudici o Regione Lazio per inadempienzedi legge (costati alle casse dei cittadini de-cine di migliaia di euro), falsi in atto pubbli-co (regolarmente denunciati). Grave anchel’omissione di nomina dell’OIV (OrganismoIndipendente di Valutazione) che ha attivitàe svolge funzioni di monitoraggio del fun-zionamento del Sistema complessivo dellavalutazione e della trasparenza, elaborandouna relazione annuale sullo stato dello stes-so. E ancora, l’omissione nella predisposi-zione del “Piano della Protezione Civile”,penalmente perseguibile, in capo al Sinda-co, e l’omissione di nomina del Responsa-bile della “sorveglianza sanitaria” e del “Re-sponsabile del Servizio di Prevenzione eProtezione dei rischi (R.S.P.P.)” dal 2012 al2015, mettendo così a rischio i lavoratoridell’Ente. I Responsabili sono stati nominatisolo dopo denuncia effettuata agli organipreposti di controllo. Penalmente persegui-bile in capo al Sindaco. C’è stato poi l’affi-damento con gravi irregolarità per il Servi-zio di raccolta e smaltimento rifiuti urbani al-la società “Servizi Industriali” che ha ope-rato molti mesi sul nostro territorio (vicen-da segnalata con un esposto)”.Non ci scoraggiamo comunque, un altroanno e poco più passerà in fretta e sono si-curo che tornerà nel nostro paese la vogliadi sorridere e credere che ci sia una Istitu-zione locale “Il Comune” vicino ai bisognidei cittadini: “L’Amministrazione comunaleal servizio dei cittadini e non i cittadini alservizio dell’Amministrazione”. Chiudiamo qui l’intervista con GiuseppeSchiboni e valuteremo l’opportunità di unaltro incontro per un aggiornamento sulla si-tuazione politica, magari in prossimità del-le elezioni amministrative dell’aprile 2017. ■

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Politica

Già Sindaco di San Felice Circeo

Incontro con Giuseppe SchiboniCapo gruppo dell’opposizione

di Alessandro Cresti

Giuseppe Schiboni

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Territorio

C’ è un’aria di grandi cambiamentinella nostra società e per la primavolta la questione dei diritti civili e

delle coppie di fatto arriva in Parlamentocon un dibattito ampio e trasversale. Cosìtrasversale da lasciare senza parole per ciòche sicuramente sentiamo come un qual-cosa di più grande di noi: parlare di utero inaffitto o di adozione per coppie omosessualima anche la calendarizzazione dell’eutana-sia, tutto ciò è quanto di più delicato e inti-mo ci possa essere.Non è un male affrontare questioni che so-no insite nella vita quotidiana con tutte leproblematiche ad esse connesse, ma chiper varie ragioni non ha motivo di sentirsi di-rettamente chiamato in causa, potrebbesoffrire di una sorta di vertigine per i cam-biamenti ormai alle soglie.La difesa della famiglia tradizionale lascia ilposto oggi all’esigenza di tutela per i sog-getti più deboli che siano donne o minori afronte di sempre nuove violenze all’internodelle pareti domestiche.Il dibattito sulle nuove famiglie cade in uncontesto di relazioni a volte obsolete e in unPaese, dove le maggiori responsabilità ri-spetto al nucleo famigliare ricadono per lopiù sulle donne.E il pure giusto dibattito parlamentare cadein un Paese, dove le donne hanno ancora ilproblema di firmare le dimissioni in biancoper timore di future maternità o si trovano adovere sacrificare il proprio lavoro per man-canza di servizi alla famiglia quali asili nidoo insegnanti di sostegno per bambini conproblemi.E se è vero che il bambino è al centro del-l’interesse del legislatore è anche vero chesembra sempre che sia l’adulto il soggettopiù importante.Il bambino ha bisogno di un ambiente ido-neo per crescere e quindi non è importan-te se ci siano due mamme o due papà alposto della tradizionale coppia, ma è anche

vero che con molta difficoltà sipotranno prendere decisioniche si allontanano di moltodalla naturale procreazione.La famiglia nasce, in effetti, co-me luogo ideale per la crescitadi minori ed è stata impostataper anni sul ruolo della madree del padre legato strettamen-te alla procreazione.Con il passare del tempo e an-che con le famiglie allargate ènata una nuova famiglia, doveè importante quel che si dice equel che si fa concretamenteper garantire ai diversi sogget-ti un naturale e spontaneo sviluppo e cre-scita.A fronte di questo efferate violenze hannovisto uomini contro donne e figli contro ge-nitori per motivi di gelosia, di possesso, diperdita di ruolo.E’ giusto quindi parlare di famiglie, di cop-pie e di figli, ma si dovrebbe contestual-mente parlare di ruoli e di responsabilità.Nel momento in cui si allarga la visuale e sipensa all’avere figli o allo stare insieme co-me fattori che prescindono dal genere ma-schile o femminile ma che fanno riferimen-to alla situazione di fatto che si può creareanche con l’adozione da parte di un part-ner omosessuale del figlio dell’altro o del-l’altra, in quello stesso momento si dovreb-be considerare anche che la famiglia nonpotrà mai da sola senza una struttura di so-stegno raggiungere gli obiettivi voluti.Si parla solo di avere figli, di adozione, di di-ritti ma poco si parla di garanzie per il mi-nore rispetto a possibili discriminazioni, ri-spetto alle disparità nella crescita che sonoevidenti e sono legate al progressivo disfa-cimento di quel tessuto connettivo che sichiama welfare.Ancora una volta un Parlamento diviso da

valori di tipo ideologico chestrumentalmente difendonoquesto o quel soggetto sembraun Parlamento incapace di da-re una risposta per tutti e mol-to probabilmente non darà le ri-sposte volute lasciando insod-disfatta quella voglia di cam-biamento che serpeggia nellanostra società.I cosiddetti temi etici andreb-bero affrontati con quella chia-rezza espositiva e con l’equili-brio dimostrato dal giudice Me-lita Cavallo già Presidente delTribunale dei Minori di Romache più volte ha sottolineatol’esistenza della norma per l’a-dozione “speciale” del minore.Un articolo di legge che con-sente a chiunque di adottare incasi speciali e nel supremo in-teresse del bambino. Già que-sto sarebbe sufficiente a can-

cellare polemiche e dubbi legati alle propo-ste di legge in materia di diritti.Ma, sembra che in Italia su ogni cosa ci sidebba “incartare” in discussioni senza fineper poi rimanere arroccati su posizioni con-trapposte occupando mesi e mesi che sa-rebbero utili per inquadrare le questioni chedovrebbero comunque avere riferimenti suidati statistici e non solo su ipotesi di cam-biamenti.In tutte le famiglie si annida ormai l’ombradel grande cambiamento e chi mette almondo un figlio sa che l’avventura dellaconvivenza è solo un inizio. Con il divorzioprima e con l’aborto poi è iniziato un pro-cesso che vive oggi una nuova fase. Rimanere fermi al passato sarà molto diffi-cile ma è necessario non essere egoisti, in-dividualisti e narcisisti.La nuova famiglia deve ancora nascere eadesso arranca rivendicando diritti per tut-ti: per gli omosessuali per i divorziati, per chinon può avere figli e vuole adottare, per lefamiglie allargate e per tutti quei nuclei chespontaneamente si formano.Ma dobbiamo ricordare che l’allargamentodei diritti può avvenire garantendo l’esten-sione del diritto a tutti in una visuale di ri-spetto civico della persona.Oggi, in un momento in cui il rispetto versol’altro scarseggia e anzi c’e’ una violenzadiffusa, un disinteresse per il vivere comu-ne appare quasi come un controsenso cer-care di lenire il dolore altrui per la mancan-za di un figlio o per una malattia che non sivuole più accettare.Si dovrebbe innanzi tutto restituire al citta-dino la dignità del vivere in una società cherispetta il malato, il figlio handicappato, iltossicodipendente, il povero, l’emarginato,la donna sola e anziana, il minore senzamezzi per crescere. A una società che si facarico dei soggetti deboli affiderei un di-battito sul mio vivere e sul mio morire.Diversamente avrei paura, come infatti ho,di un dibattito tutto incentrato su presup-posti di potere e di lobbies che lascerebbela famiglia come è oggi. Insomma cambia-re tutto per non cambiare niente. Il peggioche noi donne potremmo avere come pro-spettiva futura. ■

di Anna Scalfati

Ruoli e responsabilità

Cosa sta accadendo nelle famiglie italiane?La questione dei diritti civili e delle coppie di fatto

R I S T O R A N T E

Al Convento

di Lolita Capponi

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

348.9185443

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D al dolce e piacevole ‘tempo so-speso’ che caratterizza le nostre vi-te durante le festività natalizie e che

le divide, con un po’ di fatalità - rispetto ainostri impegni, aspettative, incontri - in un“prima di Natale” e in un “dopo Natale”(quante volte lo abbiamo infatti ripetuto inquesti giorni?), mi ha infine risvegliato la let-tura di un articolo apparso su ‘Repubblica’di lunedì 11 gennaio, a firma dello scrittoree giornalista Stefano Bartezzaghi.L’articolo, intitolato “Il romanzo dimezzato” esolo apparentemente ironico, era dedicato auna collana - denominata “I distillati” - crea-ta da una casa editrice per lanciare i roman-zi più famosi della letteratura mondiale (i co-siddetti bestseller) in forma “condensata”.Ognuno di questi libri - diffuso in edicola almodico prezzo di euro 3,90 – viene cioè nonriassunto, bensì “scorciato” di almeno metàdelle sue pagine o anche più, come si trat-tasse – scherza Bartezzaghi - di una “mez-za porzione” richiesta al ristorante.Una collana che, per di più, promette nellasua presentazione di portarci niente di me-no che “al cuore del romanzo”!In un’epoca già frettolosa e compulsiva co-me la nostra in cui consumiamo e ci vienecontinuamente fatto consumare tutto e su-bito – un po’ come il turismo ‘mordi e fug-gi’ senza qualità che caratterizza quantefrettolose visite al Circeo o a Venezia e chepoi nulla lascia in questi posti meravigliosiricchi di storia, cultura e angoli segreti senon lattine per ter-ra! –; in un’epocacosì, dicevo, sedovessimo “scor-ciare” e bruciaresubito anche quel-l’altrettanto mera-viglioso ‘tempo’tutto nostro in cui -a tarda sera, acce-sa finalmente la lu-ce sul comodino,o di domenica se-duti rilassati sullanostra bella pol-trona, o costretti aletto da un bel raf-freddore - prendia-mo in mano un libro e, leggendo, pos-siamo finalmente cominciare a pen-sare a cose cui non avevamo maipensato, a esplorare spazi fino ad al-lora inesplorati, a farci portare in luo-ghi dove non eravamo mai stati …,ecco, se ciò accadesse, avremmo al-lora perso uno dei più grandi piaceriche si possano provare. Perchè l’essenza della lettura, e dellaletteratura, sta invece proprio nellepagine ‘in più’. In quelle pagine in più chela lungimirante collana editoriale sopracita-ta ha tolto. Perché – come ci dice un altroscrittore, Nicola Lagioia -, per arrivare “alcuore” di noi lettori, per arrivare a parlarci

con una tale intimità, i personaggi dei libri– siano essi il capitano Achab di Moby Dick,Zeno Cosini, Anna Karenina, o quelli diProust, di Checov nella ‘Steppa’, etc. - han-no bisogno di raccontarsi per decine, a vol-te per centinaia di pagine, passando per di-gressioni, apparenti zone oscure, salti nelpassato, “che tutti insieme fanno però scat-tare il prodigio grazie a cui i libri, nonostantetutto, sono ancora circondati di magia”.Con una meravigliosa battuta Woody Allen,in un suo film, sintetizza tutto quello che stocercando di dire in questo modo: “Ho fat-to un corso di lettura veloce, sono riuscitoa finire ‘Guerra e pace’ in venti minuti. Par-la della Russia”.Ma c’è poi anche un’altra cosa da non fa-re assolutamente, che riguarda sempre i li-bri, sia che vogliate annusarne subito le pa-gine dopo averli comprati – che piacere in-credibile è a volte quel profumo della loro

carta… -, sia che ve li siate scaricati suun pratico book reader elettronico, che acentinaia ne può contenere.La descrive così, questa cosa da evitare,Beniamino Placido, uno dei più brillanticervelli letterari, dei più arguti, intelligen-ti e ironici polemisti e critici che l’Italia ab-bia mai avuto (e che ho avuto la fortunae il privilegio di conoscere): “Evitiamopossibilmente l’errore di pensare che sia-mo noi a leggere i libri. No, sono i libri che

leggono noi. Ci cono-scono, anche se sonostati scritti cent’anni fa.Ci scrutano dentro. Cirivelano”.“Se qualcuno chiedesse- ha scritto ancor ‘Ben’,come lo amavano chia-mare gli amici – a cheservono i libri, a che ser-vono queste storie im-probabili e inutili cheraccontano, bisognaavere la forza di rispon-dere con cortese fer-mezza: a niente. Tutt’alpiù a comprare il tempo.A vivere - come Shara-

zàd, la figlia bella e astuta del visir - mille euna notte in più. E meglio. A nient’altro”. ■

* Amministratore delegato Fondazione“Bruno Visentini”

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5

Informazione

di Alessandro Petti*

Tempi moderni

E non facciamo come al Circeo o a Venezia

Per favore lasciate stare i libri!

Editoriale Qualunque cosa fai, fallaprudentemente e pensa alle conseguenze 1

Personaggio Gasperino Calisi 2Politica Incontro con Giuseppe

Schiboni 3Territorio Cosa sta accadendo

nelle famiglie italiane 4Informazione Per favore lasciate stare i libri! 5Lettere Lettere al Direttore 7Storia Il patrono di

San Felice Circeo 8-9Storia I Caetani a San Felice

nel 1301 10Il fatto L’assessorato …

ti dà una mano 11Territorio I progetti per il futuro -

Assunzioni in Ipab 12Territorio Un’iniziativa delle Pro Loco

di S. Felice, Ponza e Latina 13Territorio Pianificazione del Parco e

futuro dell’area protetta 14Territorio Voglio condividere

un’idea … 15Territorio La fattibilità di una darsena

a Rio Martino – Sulle tracce di Paolo di Tarso 16

Storia I lamenti di una donna romana 17

Cultura Il Caffè Letterario 18Territorio Quali infrastrutture per

il territorio pontino ciclabile19Territorio C’era una volta … 20Sport Calcio 21Varie La pizza margherita al Faro

Oroscopo 22Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Citazioni 23Annunci 24

SSOOMMMMAARRIIOO

Beniamino Placido

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6

Editoriale

Poco, pochissimo, nessuna attività im-portante intrapresa, solo lente e impreci-se prosecuzioni di quanto già avviato, ac-compagnate da proclami, annunci, cer-tezze soprattutto da parte di chi è buonaffabulatore e ha una tale tracotante earrogante sicurezza nelle sue idee,che le esprime senza mai passare at-traverso una loro rapida consigliabileverifica.Le precedenti Amministrazioni, invece, siapure con errori e omissioni, inseguite dacostanti critiche anche dure su questogiornale, che non rinneghiamo, si sonoprodigate per il miglioramento dell’arredourbano (Vigna la Corte, strade del Centrostorico e avvio della ristrutturazione dellungomare e di p.le Rio Torto), per la via-bilità (piste ciclabili), per il trasporto (mez-zi pubblici per il collegamento di tutto ilPaese e dei luoghi limitrofi).Molti ricordano questo periodo fecondo diiniziative, con cantieri aperti e attivi ovun-que e lo rimpiangono.

Come si fa comunicazione a San Felice

Una scrittrice ha voluto ricordare, dopoquarant’anni, l’orribile massacro di due ra-gazze romane in una villa di San Felice Cir-ceo a opera di tre ragazzi pariolini neo-fa-scisti. Un raccapricciante episodio, di cuigli organi di stampa e i media si occupa-rono in modo consistente, quasi morboso,per lungo tempo dopo quel maledetto set-tembre del 1975. Su questo fatto di crona-ca nera la scrittrice ha redatto un lungo ar-ticolo sul settimanale “Il venerdì” allegatoal quotidiano “La Repubblica” dell’8 gen-naio scorso, confortata dai ricordi di Fran-co e Vincenzo, all’epoca dei fatti apparte-nenti alla “segreteria locale del Pci”. Il pri-mo facilmente identificabile, il secondosconosciuto ai più. A questi si è aggiunto,in articoli giornalistici successivi, il vice Sin-daco Eugenio Saputo.Perché dare disponibilità e rilasciare inter-viste su un accadimento spregevole sottotutti i punti di vista, che ha impegnato inpassato e ancora oggi impegna la crona-ca nera di tutte le testate nazionali? Gli interventi di persone che rivestono deiruoli istituzionali dovrebbero essere sempreispirati alla massima prudenza, in partico-lare la gestione della comunicazione, so-prattutto quella istituzionale, deve esserefondata su cautela e competenza, cose so-litamente assenti negli attuali Amministra-tori. Anche in questa occasione, come intante altre, è prevalso l’ego di questi per-sonaggi.Negli anni ’70 il Circeo ha conosciuto no-torietà e benessere economico, ma ha per-so la tranquillità e la semplicità della vitapassata, soffrendo un pesante contraccol-po per l’infiltrazione nella impreparata so-cietà sanfeliciana di personaggi con men-talità e abitudini diverse.

Sono stati i costi e i benefici di quegli an-ni, ora siamo in una fase di recupero di tut-to quanto di più bello ha il Paese per offrirload abitanti e turisti senza inquinarlo più inalcun modo, neanche con un semplice ri-cordo.

Crisi nella maggioranza al Comune

Sabato 16 e domenica 17 gennaio scorsi igiornali locali hanno riferito gli avvenimen-ti verificatisi in Comune, in successione ra-pida, che, a mio avviso, rappresentano unasituazione di crisi nella maggioranza e ilconseguente aggravarsi del malcontentodei cittadini nei confronti di questa Ammi-nistrazione.

I fatti

Il consigliere comunale Giuseppe Bianchinella giornata di venerdì 15 gennaio scor-so ha comunicato la sua rinuncia alle de-leghe a Bilancio, Tributi e Fondazione Zei.Nella giornata del sabato successivo il Sin-daco gli ha revocato tutti gli incarichi as-segnatigli: ”Ho preso atto della remissionedelle deleghe da parte del consigliereBianchi e ho provveduto a revocare tutte ledeleghe precedentemente assegnate. L’e-sperienza mi porta a dire che così la squa-dra di governo sarà più snella e operosa”.Questa affermazione ignora del tutto le mo-tivazioni addotte nel rimettere parte delledeleghe: “La decisione, seppur sofferta –afferma il cons. Bianchi – è stata inevitabi-le a causa di una turnazione degli asses-sori avviata nel maggio di quest’anno(2015). Questa turnazione sarebbe dovutadurare solo sei mesi, quindi fino al 17 no-vembre. Purtroppo, e per motivi poco chia-ri, che saranno approfonditi in sede politi-ca, i termini per la ripresa dell’incarico non

sono stati rispetta-ti”.Anche i cittadini so-no interessati a co-noscere i motivi chehanno indotto ilSindaco Petrucci aprendere una deci-sione così drasticae insolitamentetempestiva, ma so-prattutto a capirecosa nascondonoquesti continui gio-chi di palazzo, checertamente non fa-cilitano la gestionedella cosa pubbli-ca.Questa circostan-za avrà lo stessoepilogo (sic!) dellavicenda Saputo ditre anni fa, quandolo stesso è uscitodalla Giunta sbat-tendo la porta ed èpoi rapidamente ri-entrato dalla fine-stra?Complimenti, Sin-daco Petrucci, perla sua determina-zione!

Er martire de l’idea

Guarda la testa mia ch’è diventata!So’ tutte cicatrice. Vedi questa?Fu quanno scrissi, in segno de protesta,«Viva Oberdan!», davanti l’Ambasciata1.

Qua su … fu un clericale, in una festa;più giù, ‘na guardia, in una baricata;e ‘sta ficozza2 in mezzo, una sassatad’un comunista, che me prese in testa.

Qui, fu un comizzio; questa, in un corteo …E tu, doppo ‘ste buggere3, me chiediCome la penso adesso? Marameo!

Co’ la testa che ciò nun è possibbileQualunque sia pensiero … Nu’ lo vedi?Mancherebbe lo spazzio disponibbile!

(Trilussa)

1 D’Austria, a palazzo Chigi in piazza Colonna,davanti alla quale avvenivano spesso manife-stazioni irredentistiche.

2 Quest’enfiato.3 Infortuni.

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Quidquid agis, prudenter agas, et respice finemQualunque cosa fai, falla prudentementee pensa alle conseguenze

“Una terribile profezia!Marco Vuchich

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 7

Lettere

San Felice Circeo – Borgo MonteneroCaro Direttore,un altro anno è finito ed è tempo di bilan-ci un po’ per tutti. Durante la messa di fi-ne anno a Borgo Montenero, alla fine del-la celebrazione, don Massimo ha fatto unlegittimo resoconto sull’anno appena tra-scorso. Numero di battezzati, morti e ma-trimoni. Cosa giusta e doverosa.E’ apparso invece inopportuno l’interven-to che è seguito, ovvero quello del vice-sindaco Eugenio Saputo, sia per quanto ri-guarda il luogo, sia per i contenuti.Un’arringa sull’operato del Comune scom-posta e fuori luogo. Certo, non sono que-ste le cose importanti del Borgo, ma dico-no molto sulla sensibilità e sull’arroganzadel personaggio, che ha lasciato perples-si molti dei presenti.Un consiglio. Sarebbe opportuno che gliAmministratori evitassero di fare politicadal pulpito di una Chiesa, da dove ci siaspettano argomentazioni esclusivamentereligiose, anche per essere in linea con leindicazioni di questo Papa, che tanto si staaffannando per riportare il mondo cattoli-co nei suoi veri confini.Se poi non si riesce a dare un freno a que-sti “entusiasmi”, dovrebbe essere il Parro-co prudentemente a non dare più la paro-la a questi “personaggi”.

(lettera firmata)

San Felice Circeo – don Bernardo BianchiEgregio Direttore,“non possiamo controllare le male linguedegli altri, ma una vita retta ci consente diignorarle”, io sostengo, però, che chiesprime calunnie in sordina, deve esserecontrastato.Ho 86 anni, sono nato a San Felice Circeo esono diretto nipote di Calisto Bianchi, miononno, personaggio encomiabile, tutto casa,lavoro e chiesa, nonché di don BernardoBianchi, al secolo Nicolò, fratello di mia ma-dre, integerrimo Parroco del paese natio.Alcuni giorni fa mi è giunta notizia di ungiudizio infamante espresso da uno “pseu-do politico” del Comune di San Felice Cir-ceo, alla presenza di un politico in carica,il primo un “comico da strapazzo” e il se-condo con “funzioni di spalla”: Dio li fa epoi li accoppia. Questi “signori” si do-vrebbero, prima di parlare, sciacquare labocca con l’acido muriatico per recupera-re la favella delle persone civili. In partico-lare a fronte della possibilità di pubblicareuna foto del bassorilievo commemorativodi don Bernardo, che si trova nella chiesadel Centro storico, con l’eventuale contri-buto del Comune, il “comico da strapaz-zo” ha respinto indignato la proposta, ri-tenendo inopportuna la pubblicazione,in quanto la persona raffigurata, indica-ta con un epiteto irripetibile, non sa-rebbe per lui degna di considerazione.In merito a tali soggetti, poiché sono soli-ti alimentare con la loro lingua biforcuta lecatene dell’odio e il massacro dell’onestà,consiglierei loro di farsi un esame di co-scienza prima di parlare per evitare giudi-zi cattivi e infondati.

Ritornando ai parenti, l’orgoglio di essereloro discendente, come disse un poeta pa-recchi secoli orsono, “mi fa il cuor lietosentire”. In particolare voglio ricordare ziodon Bernardo, per noi familiari un riferi-mento importante per le sue convinzioni eper la grande considerazione di cui gode-va. Personaggi di indiscussa fama e retti-tudine, come ad esempio mons. don Emi-dio Di Pasquale e don Giuseppe Molinari,Arcivescovo de L’Aquila, ne hanno tessu-to le lodi in vari modi e molteplici occa-sioni.Grazie per l’ospitalità che mi viene con-cessa da questo giornale.

(Antonio Ruggeri)

San Felice Circeo – Avviso PubblicoCaro Direttore,sono proprietario di un appartamento nelCentro Storico di San Felice Circeo. Mal-grado la eliminazione della rassegna stam-pa ad opera dell’attuale Amministrazioneche consentiva ai Sanfeliciani, residenti al-trove, di vivere la quotidianità delle vicen-de paesane, il caso ha voluto che cliccas-si il sito comunale e venissi a conoscenzadell’“Avviso Pubblico. Richiesta di allacciogas metano per abitazioni del centro sto-rico“ del 15 dicembre 2015 e firmato dal-l’Ing. Domenico Mattacchioni.Tale avviso, tra l’altro, precisa che i citta-dini proprietari di appartamento dovrannocomunicare la richiesta di allaccio del gasa: “Comune di San Felice Circeo – Setto-re Lavori Pubblici e Servizio Tecnologico“entro e non oltre il 31 dicembre 2015.Verranno prese in considerazione anche leistanze già inoltrate precedentemente allaSoc. Italgas.L’amministrazione Comunale provvederà atrasmettere le comunicazioni pervenute al-la Società Italgas, in modo che la stessapossa predisporre le linee di distribuzionein prossimità degli immobili interessati.Egregio Direttore, mi consenta di espri-mere un evviva all’Ing. Mattacchioni e alComune di San Felice Circeo per la toc-cata e fuga dell’avviso … 15 giorni …. pe-na ancora la bombola a gas mentre gliabusi edilizi giacciono ancora da 20 annie da parte sempre dello stesso Ing. Mat-tacchioni tutto tace. Sentiti ringraziamen-ti.

(lettera firmata)

San Felice Circeo - La Polisemica ovvero laPolisemia e i ProverbiEgregio Direttore,Voi …. me direte …. e che vuol dire? …state boni …. nun ve movete …. adessome spiego. In semantica, cioè secondo lostudio del linguaggio dal punto di vista delsignificato, la polisemica o la polisemia èquella proprietà che ha una parola di espri-mere più significati. Per esempio “ mosca“ …. vuol dire la capitale della Russia maanche quell’insetto infestante che è di va-ria costituzione a seconda degli ambien-ti, tipo discariche, stalle, i cassonetti dellanettezza urbana, escrementi, industrie,cioè ovunque ci siano sostanze organichein decomposizione. Quindi, di conseguen-za, i veri focolai di infestazione da moschesono anche le fogne e le spiagge limitrofeai bagnasciuga ove il mare è inquinato dai

liquami, come a San Felice Circeo, scari-cati in acqua lungo la scogliera dai pozzineri …. molto neri… dei proprietari delleville. Mentre i proverbi costituiscono unanorma dedotta dalla saggezza popolare,dagli aforismi, dalle citazioni ed esprimo-no una regola di comportamento desuntadall’esperienza e che nel tempo sono di-ventati espressione da assumere comesentenze le quali condensano ed espri-mono un modo di comportarsi.A questo punto qual’ è il legame tra polise-mica o polisemia ed i proverbi? La connes-sione è semplice basta poterne acquisirel’abbinamento come con una frase di AldaMerini, (scrittrice di grande talento del secoloscorso, premio Viareggio e candidata al Pre-mio Nobel), … “Le mosche non riposano maiperché la merda è veramente tanta” . Quanto precede costituisce il binomio del-la esperienza vissuta personalmente que-sta estate a San Felice alla spiaggetta alporto per lo schifo provato e per la beffasubita per non aver potuto fare un bagnoa causa delle bolle che galleggiavano sul-la superficie del mare a dimostrazione de-gli scarichi dei liquami dei villani congiun-tamente al tormento indescrivibile dellemosche che volteggiavano intorno. Perevitare tale disagio ci siamo trasferiti in unostabilimento di Viale Europa ove abbiamoavuto il piacere di convivere con le moschele quali hanno apprezzato molto il vino ser-vito a tavola essendo alcune addirittura af-fogate nel bicchiere. Signor Sindaco delComune di San Felice Circeo si dia unamossa altrimenti il Comune si scorderà perl’anno in corso l’assegnazione della ban-diera blu.

(lettera firmata)

Sabaudia – Piazza del MunicipioCaro Direttore,mentre tutti corrono a San Felice Circeoper vedere al cinema comunale (ma datointelligentemente in gestione) l’ultimo filmdi Checco Zalone, la piazza principale diSabaudia appare ancora più squallida evuota. Passano alcuni esponenti della po-litica locale, membri della maggioranza eparlano della richiesta fatta al sindaco peravere più poltrone. Mai che si pensi ai pro-blemi veri della città, a chi non ha un la-voro e una casa, a chi non ha da mangia-re, queste sono cose che evidentementenon interessano. Un cittadino

(lettera firmata)

Sabaudia - ex ospedale in via Conte VerdeCaro Direttore, la regione Lazio aveva a gran voce pro-messo di dare una Casa della salute a ognidistretto e così qualche cittadino pensavache l’ex ospedale in via Conte Verde po-tesse essere trasformato in una struttura diprossimità riqualificando i servizi e ridan-do vita a un presidio che progressivamen-te ha perduto quasi tutti gli specialisti e ilpersonale di assistenza. L’unica novità èche hanno trasferito lì il servizio veterina-rio, come se fosse fungibile con il cardio-logo, lo pneumologo, il chirurgo ecc. e co-sì molti anziani sono costretti a recarsi aTerracina o a Latina … anche se non pos-sono più guidare…

(lettera firmata)

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Storia

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

E ssere insigniti di un titolo nobiliare, che si rivela poi fasullo,senza una parvenza di solidità storica, quasi una patacca,priva di un contenuto artistico e senza il supporto di un me-

tallo prezioso, può ingenerare indignazione per chi è stato in qual-che modo raggirato.

I termini della questione

Il 27 aprile 1777, Pio VI conferì alla nuova chiesa parrocchiale de-gli abitanti del Circeo il titolo patronale di San Felice II, papa e mar-tire, considerato da molti storici antipapa, dotando per giunta lachiesa parrocchiale di un’urna con lo scheletro di un martire cri-stiano anonimo, prelevato da una catacomba romana e “battez-zato” da Pio VI col nome di un papa “non legittimo”. Tutto questopuò ingenerare sconcerto e smarrimento, specie per la mentalitàcontemporanea, assetata di verità storica.

Va detto, però, che la nostra sensibilità non è quella del passato,specie nella sfera religiosa, che, nei risvolti della pietà popolare, peralimentare la pratica devozionale, ambiva “possedere” nella suachiesa la reliquia di un santo o altro. E’ questa una componenteculturale, che inizia nei primi secoli della Chiesa col culto soprat-tutto dei martiri: i testimoni coraggiosi della fede fino a sacrificarela propria vita. E conservare in loco un reperto-reliquia di un san-to martire era motivo di orgoglio, di identità, di legame di fede conil cristianesimo delle origini. Di qui il moltiplicarsi, accanto alle re-liquie autentiche, del mercato di quelle fasulle, reperite non sem-pre con discernimento e spesso con disinvolto abuso della pietàpopolare.Del resto ai nostri tempi, abbiamo il fenomeno delle vere, presun-te o taroccate apparizioni della Madonna, tali da coinvolgere nonsolo la sensibilità della gente semplice.E’ una premessa critica che ci permette di affrontare l’intricata ma-tassa della questione di San Felice, papa e martire, patrono di SanFelice Circeo fino a tempi a noi vicini, quando si approdò a un ter-reno meno infido, per scegliere la dicitura di un generico San Fe-lice, semplice martire.

Intanto non è superfluo precisare che Pio VI, dedicando come pa-trono locale San Felice, papa e partire, non intendeva affatto insi-gnire la parrocchia di San Felice addirittura col nome improponi-bile di un antipapa.Districarsi nella evoluzione della vicenda non è affatto semplice.L’operazione di Pio VI, che fa prelevare lo scheletro di un martirecristiano nelle catacombe, “battezzandolo” col blasone magnilo-quente di un papa, per titolare il patrono di una chiesa, la parroc-chia di San Felice, può a noi sembrare perlomeno “inconsueta” eda un punto di vista storico “disinvolta”.Operazioni del genere non ci devono sorprendere né possiamo eti-chettarle come fraudolente. In esse, in un determinato contesto sto-rico, si voleva imprimere un significato simbolico. E ci può aiutare,a tal proposito, il monumento all’Altare della Patria a Roma, checonserva la salma del Milite Ignoto, un soldato italiano, caduto du-rante la prima guerra mondiale sul fronte del Carso. Ci fu, infatti,un avvenimento che nel 1921 commosse l’Italia intera. Nel cin-

quantesimo dell’Unità d’Italia si tumulò all’Altare del-la Patria quel combattente: quel soldato senza nomeera stato scelto, fra tante salme di commilitoni, nellaBasilica di Aquileia in Friuli, da una madre che avevaperso il figlio in guerra e mai ritrovato. Quel militarestroncato sul fronte bellico finì per simboleggiare il sa-crificio di tutti i soldati italiani, immolati per la Patria.Solo con una certa mentalità, scevra da preconcettie da facili pregiudizi, si può rendere un plausibile ser-vizio alla verità d’indagine, entrando nel contesto sto-rico-culturale in cui interagiscono gli avvenimenti, maanche evidenziare il significato, le motivazioni chescaturiscono da tante forzature storiche.E per gli abitanti del mitico Promontorio c’è la ne-cessità sentita, nei secoli passati, di identificare il pa-trono del paese con un nome di un santo, che coin-cidesse e confermasse il nome di una località, che giàda tanti secoli indicava l’insediamento umano del Cir-ceo col nome di San Felice (dalla seconda metà delXII secolo: si veda R. BIANCHI, Felice prete e marti-re, in “Centro Storico”, San Felice Circeo, settembre-ottobre 2015, p.14).Giuseppe Capponi, l’autore del prezioso Il Promon-torio Circeo, illustrato con la storia, Velletri 1856, aproposito del nome della località, che “alcuni” vor-rebbero identificare storicamente in un San FeliceMartire o in San Felice II, papa e martire, fa tabula ra-sa di ogni superficiale equivoco. Non dimentichiamoche lo storico Capponi era stato negli anni quarantae cinquanta dell’Ottocento, anche parroco-arcipretedi San Felice e conosceva bene il recente passato delpaese natio e ancor meglio gli avvenimenti a lui con-temporanei.

E della storia della nuova chiesa parrocchiale ci informa sulle da-te rilevanti.1727 – In sostituzione dell’antica chiesa parrocchiale, cimiteriale delCarmine, c’è la fondazione della nuova chiesa parrocchiale, alloraristretta a una piccola navata (i due quinti di quella definitiva e fian-cheggiata da due vicoletti), allungata sotto Clemente XII (1730-1740), grazie al mecenatismo del cardinale tesoriere Corsini.Il 1777 (27 aprile), sotto Pio VI, si consacra solennemente la chie-sa parrocchiale, in nome e memoria di San Felice II, papa e mar-tire (con relativa urna, contenente un anonimo martire cristiano, pre-levato dalle catacombe).Stesso nome aveva una chiesetta anteriore, costruita dai padri Ber-nardoni nel 1647 nel perimetro del palazzo baronale verso il “Con-vento” (p.299-300 del Capponi).1832 (24 giugno) – Vengono inaugurate le due piccole navate la-terali della chiesa parrocchiale (occupando i due vicoletti a fianco).Nella circostanza viene donato l’organo e nuove campane alla pre-senza del vescovo diocesano Grati e del cardinale tesoriere Poli-dori (p.302-303 del Capponi).

Il patrono di San Felice Circeodi don Carlo Rinaldi

- I termini della questione - Felice II e Liberio: due papi nella bufera

continua a pag. 9

16 luglio 1908. Il timbro “Parrocchia di S. Felice II P.M.”, all’ingresso del nuovo parroco,don Gaspare D’ANTRASSI (dal Registro dei matrimoni, in Archivio Parrocchiale di SanFelice M.).

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9

Storia

Sull’attribuzione del nome, il Capponi parla chiaro, a cominciare dalnome di Santa Felicita, attribuito al paese: ”erroneamente però…-/e/-…da alcuni nel secolo presente -/l’Ottocento/- si volle progno-sticare che il suo vero nome fosse San Felice, perché San Feliceprete vi consumasse il martirio” (allusione a un San Felice martireterracinese: vedi p.287-288 del Martirologio Romano, sesta edi-zione, Città del Vaticano 1964). ”Niuno autore autentico ciò lo af-ferma, e la storia sulla vita di questo santo ce ne persuade in con-trario, mentre altrove esso si trovava. Ed è falsissimo poi il ritene-re che il nome di questo villaggio ne derivasse da San Felice Pa-pa, di cui colà se ne conserva il corpo, mentre questo fu scavatonelle catacombe degli antichi cristiani, e dal Pontefice Pio VI bat-tezzato solo tale nome, che per essere un fatto molto recente -/ri-ferimento al 1777/-, non può aver relazione alcuna con l’antico eanteriore suo nome” (p.47 del Capponi).

Felice II e Liberio: due papi nella bufera

Resta il fatto che nella iconografia tradizionale, fino ai nostri gior-ni, si è cristallizzata l’immagine di San Felice II, papa e martire conle insegne pontificie e la palma del martirio (vedi la statua esternae interna della chiesa parrocchiale, gonfaloni…).Ma chi è questo anti/papa, che a metà del IV secolo è coinvoltocol suo collega Liberio nella controversia ariana, che negava a Ge-sù Cristo la stessa identità divina del Padre, prima Persona dellaTrinità cristiana, riducendo Gesù, Dio fatto uomo, subalterno al Pa-dre?Si tratta di dispute teologiche, che allora dividevano i fedeli, cosache gli imperatori mal sopportavano, perché mettevano a repen-taglio la governabilità dell’impero romano. E Costanzo II, impera-tore dal 350 al 361, figlio del grande Costantino (morto nel 337), ditendenza ariana, entrò pesantemente nella questione, sindacandoanche sulla scelta dei papi del momento, che non fossero di suogradimento.Quando nel 355 papa Liberio (352-366), per la sua stretta osser-vanza ortodossa, fu esiliato dall’imperatore Costanzo a Berea inTracia (penisola balcanica sud-orientale), fu ordinato vescovo di Ro-ma il diacono Felice (Felice II). Nella capitale Felice II ebbe il favo-re di quel clero, che in quel momento assecondava l’orientamen-to dell’imperatore. Ma quando nel 358 ritornò dall’esilio Liberio, Fe-lice è obbligato dalle circostanze a ritirarsi di fronte al malconten-to del popolo (vedi K. BIHLMEYER - H. TUECHLE, Storia della

Chiesa, vol. I, L’antichità cristiana, Brescia 1960, p.312-313). I re-soconti del tempo (Liber Pontificalis) si prestano a panorami con-tradditori, sempre sull’operato di questi due papi e sulle ingeren-ze dell’imperatore.Liberio avrebbe beneficiato della revoca dell’esilio, grazie a una suacapitolazione, un’adesione filo-ariana, gradita all’imperatore. Matornato a Roma, Liberio aveva mutato strategia, ribadendo la suanetta opposizione all’arianesimo.Ciò contribuì a screditare i due papi contendenti: Liberio aveva ot-tenuto la “libertà” del ruolo, grazie ad un cedimento dottrinale difede, offerto all’imperatore; Felice avrebbe avuto il torto, grazie al-l’esilio di Liberio, di lasciarsi nominare papa dall’imperatore arianoe quindi di assecondarlo.Rimane il fatto che, sulla legittimità papale di Liberio, non ci sonodubbi, mentre su Felice II c’è la “macchia” di una elezione illegit-tima e quindi di un antipapa. Infatti, molti storici la considerano ta-le, mentre per altri sarebbe stato una sorta di vicario, cui Liberioaveva trasmesso temporaneamente i suoi poteri. Non è, infatti, su-perfluo notare come papa Felice II, deceduto nel 365 un anno pri-ma di Liberio, venne mantenuto nella lista ufficiale dei papi legitti-mi per ordine espresso di Gregorio XIII (1572-1585), accettata co-me tale anche nel 1777 quando Pio VI dedicò la nuova chiesa par-rocchiale del Circeo a Felice II, papa e martire.Dal Liber Pontificalis (cap.37 e 38) si parla di Felice II che dichiaraeretico l’imperatore Costanzo II, che l’aveva nominato papa e delsuo ritiro a vita privata sulla Via Portuense -con la fine dell’esiliodi Liberio-, quando spirò il 22 novembre del 365. Ma su questeultime notizie è necessaria la cautela, perché il Liber Pontificalis(una Storia dei Papi), per il periodo in questione, è spesso lacu-noso, non attendibile e contraddittorio (vedi p.502 del cit. K. Bihl-meyer).E in tema di suggestive tradizioni, che anche oggi alimentano la pie-tà popolare, c’è proprio papa Liberio: secondo una leggenda que-sto papa fondò ed eresse nel luogo di una miracolosa nevicata esti-va (5 agosto 356) quella che sarà la Basilica di S. Maria Maggiorea Roma, conosciuta dagli storici anche come Basilica Liberiana odi S. Maria ad nives.Rimane una notizia, tutta da verificare, secondo la quale la tombadi Felice II fu ritrovata nel 1852. L’iscrizione che vi è incisa gli dà iltitolo di “martire e attesta ch’egli condannò l’imperatore ariano Co-stanzo” (p.83 di Tutti i Papi da San Pietro a Pio XI, Milano 1925).Vorremmo concludere, nel tentativo di offrire un po’ di chiarimen-to storico che Felice II “fu un fedele custode della ortodossia cri-stiana. Antipapa divenne suo malgrado” (come scrive M. ROCCHI,Felice II dimora fuori dalle porte di Roma, in “Centro Storico”, SanFelice Circeo, luglio-agosto 2015, p.21).Ma sembra che la storia-leggenda su questi due papi non sia an-cora destinata a esaurirsi, causa le ambiguità e i compromessi, cuiandarono incontro: ”secondo essa Liberio sarebbe stato l’ereticopersecutore e l’antipapa Felice, il vescovo ortodosso e legittimo,che scambiato col martire romano Felice della Via Portuense, eb-be perfino il titolo di martire” (p.313 del cit. K. Bihlmeyer). ■

segue da pag. 8

S. Felice II, papa martire Urna di papa S. Felice II nella chiesa parrocchiale al Centro storico

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di Riccardo Bianchi

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 10

Storia

N el 1301 San Felice divenne proprie-tà della famiglia Caetani: il 23 no-vembre 1301 Riccardo di Pietro de-

gli Annibaldi vendette a Pietro Caetani, ni-pote del papa Bonifacio VIII, il castello di S.Felice, e da allora per oltre un secolo i Cae-tani ne mantennero indisturbati il possesso.Ma nel 1441, durante la guerra per la suc-cessione del Regno di Napoli, le milizie diAlfonso d’Aragona invasero e saccheggia-rono il territorio di Sermoneta e rasero alsuolo il castello di S. Felice: i suoi abitanti,quelli che riuscirono a salvarsi, si rifugiaro-no in parte a Sermoneta e in parte a Terra-cina. In seguito Alfonso d’Aragona si ac-cordò col papa e gli restituì le rovine del ca-stello e il suo territorio, ma i Caetani, per ilcomportamento ambiguo che avevano avu-to verso la Chiesa, non riuscirono per mol-ti anni a riottenerne la proprietà, che rima-se alla Reverenda Camera Apostolica.Nel 1473 il papa Sisto IV ordinò la restitu-zione del castello di S. Felice a OnoratoCaetani, ma con la proibizione di potervi ri-costruire gli edifici, e per evitare future liti suiconfini con Terracina ordinò al governatoredella provincia di Campagna e Marittima,che era anche governatore di Terracina, distabilire dei termini di confine ben precisi trail territorio di Terracina e quello di S. Felice,includendo in quest’ultimo il Passo di Pon-te (questa località, che si trova al km 8,200della Strada Provinciale Badino, continuaancor oggi a chiamarsi “Scafa di Ponte”,anche se il fiume Levola, che veniva sca-valcato dal ponte, e quando il ponte non vifu più veniva attraversato dalla scafa, nonesiste più da tempo).Il 9 marzo 1499 il papa Alessandro VI fecevendere dalla Reverenda Camera Aposto-lica alla figlia Lucrezia Borgia i possedimentidi Sermoneta, Bassiano, Ninfa, Norma, Tre-vi, Cisterna, San Felice e San Donato, cheaveva fatto sequestrare ai Caetani suoi ne-mici, ma dopo la sua morte, il papa GiulioII restituì a Guglielmo Caetani le sue pro-prietà, tra le quali il Circeo (3 gennaio 1506),e per evitare che il promontorio continuas-se a essere un rifugio di pirati gli concessedi potervi riedificare il castello. GuglielmoCaetani convocò allora presso la Fontanade Surrescha (che ricordiamo col nome difonte di Mastrilli, nel vallone di Anelli alla pe-riferia di Sabaudia) i discendenti degli anti-chi abitanti di San Felice fuggiti a Terraci-na, con i quali concluse il seguente accor-do: lui avrebbe fatto ricostruire a sue spe-se le mura del castello, avrebbe dato dacoltivare a ciascuna famiglia un rubbio diterra esente da tasse, avrebbe assegnatoagli abitanti un pascolo comune per il be-stiame e avrebbe fatto riparare l’antica mo-la di Mezzomonte, mentre loro avrebberoprovveduto a ricostruire le loro case e sa-rebbero tornati ad abitarvi.Nella primavera del 1506 le antiche famigliefecero ritorno a San Felice, e i più vecchi ri-cordarono che, quando il paese era stato

distrutto dalle truppe di Alfonso d’Aragona,i Terracinesi avevano partecipato al sac-cheggio e avevano portato via le campanee gli arredi sacri della chiesa. GuglielmoCaetani allora fece causa a Terracina per ot-tenere la restituzione di due campane, unacroce, un tabernacolo e altri oggetti sacri,per i quali, trattandosi di oggetti di culto,non vi era prescrizione di tempo. La causasi protrasse (bei tempi!) per 17 giorni, dal 18giugno al 4 luglio 1506. I procuratori di Gu-glielmo Caetani, del Comune di Terracina edel Capitolo di Terracina produssero le lo-ro argomentazioni e portarono a deporre 61testimoni, alcuni dei quali erano i vecchiabitanti di San Felice trasferiti a Terracina,ancora vivi dopo 65 anni dalla distruzionedel castello. Tra le deposizioni citiamoquelle più significative:- Antonio della Bella “have odito dicere dasuo patre et soa matre, et suo tio [zio] Ian-ni della Bella, che havia quasi cento anni,como in Tarracina dui campane de SanctaFelice, una ne stava ad Sancto Cesari, chese chiama la squilla de Sancta Felice, et l’al-tra ad Sancta Maria Nova”.- Il prete Antonio de Robertis depone: “è ve-ro, che esso testimonio have audito dicereda soa matre, che fu de Sancta Felice, etquanno morse [morì], era de anni octanta,che nella ecclesia de Sancto Cesari de Tar-racina è una campana la quale se chiama lasquilla de Sancta Felice, et così hagio odi-to dicere da certi canonici de Tarracina, cheerano de anni octanta, et dallo arcipresbi-tero, che era de anni septanta”.- Nardo Martellone “have odito dicere per laterra, che nella ecclesia de Sancto Cesari èuna campana, che sona ad morto, che se di-ce che è stata la campana de Sancta Felice”.- Don Giacomo, vicario del vescovo, riferi-sce di essere oriundo del castello di SanFelice e di essere venuto ad abitare a Ter-racina da quando era bambino. Ha sentitodire dal vecchio arciprete di San Cesarioche nella chiesa di Santa Maria Nova di Ter-racina “era dicta croce dentro de legniami-ne et de fore era coperta de argento, qua-le era della ecclesia de Sancta Felice, et unotabernaculo de argento sopra naurato [in-dorato], et anche dice haverlo odito diceredallo arcipresbitero et dalli canonici deSancto Cesari”.- Maria Baccilleri depone: “innante l’annosanto delli mille quactrocento cinquanta fodestructo lo castello de Santa Felice, et lihomini et femine del dicto castello, et alcu-no vende [venne] ad habitare in questa ci-tà, et in quello tempo et depoi have sentitodicere da tucti li massari de Sancta Felice,et de questa terra, che dui campane deSancta Felice erano state portate ad Tarra-cina, una posta ad Sancto Cesari, et l’altraad Sancta Maria Nova, ma non sa quale,perché ce sonno più”, e aggiunge: “la robavende [venne] tucta in Tarracina, et tuctasacchizata, et pigliaro le strade, che non cepotessero passare”.

- Pietro Zuppante riferisce che la suoceraFemia de Guglielmo, originaria del castellodi Santa Felice, da ragazzetta aveva vistoportare dal castello di Santa Felice a Terra-cina due campane, poste una nella chiesadi San Cesario e l’altra nella chiesa di San-ta Maria Nova, e che quando le sentiva suo-nare diceva: “queste sonno le campane chefurono de Sancta Felice”.- Mattano detto Cola di Giacomo, origina-rio di Sezze, riferisce di aver sempre senti-to dire a Terracina che una campana erastata portata dal castello di Santa Felice eposta dal Vicerè nel castello di Terracina, eche si era rotta. Riferisce inoltre “che adquello tempo nanti [innanzi] l’anno santodelli cinquanta fuie [avvenne] che Tarracinaet Santa Felice erano de Re Alfonso, et ha-ve odito dicere che Re Alfonso la fece sca-racare [distruggere] dicta terra”.- Antonio Zaino depone: “sempre have odi-to dicere dalla gente de Tarracina, che ven-de [venne] una campana da Sancta Feliceet gio [andò] in castello, et che fo rocta”.Aggiunge inoltre “che sempre have odito di-cere che Sancta Felice fo furata [depreda-ta] per li [dai] Tarracinesi, et li Tarracinesi lasignioriavano, da che se recorda, da se-xanta dui anni”.Il 4 luglio 1506, a conclusione della causa,il giudice condannò i Terracinesi a restitui-re a Guglielmo Caetani, in nome della chie-sa di Santa Felice, la campana che era sta-ta portata nella chiesa di Santa Maria No-va, la croce e il tabernacolo, “dimentican-do” la campana che era stata portata in SanCesario, detta la squilla de Sancta Felice.Non sappiamo se e quando vennero resti-tuiti la croce e il tabernacolo, mentre ab-biamo notizia certa della restituzione dellacampana che era stata portata in SantaMaria Nova: il 28 giugno 1508 Pietro Gia-cobino, in nome del Comune di Terracina,la consegnò al prete Galeazzo de Magistrisdi Sermoneta, procuratore di GuglielmoCaetani, sana, perfetta e senza macchia; ilprete la provò suonandola più volte, e suo-nava bene: “consignavit dictam campanamque erat in Sancta Maria Nova ... sanam etperfectam, sine aliqua macula, quam pul-savit pluribus et diversis vicibus, sonum eiusapparebat esse bonum, et sine aliqua frau-de”. ■

Le milizie di Alfonso d’Aragona distrussero il castello

Dopo alterne vicende i Caetani tornano e ricostruiscono le mura

I Caetani a San Felice nel 1301

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IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11

Il fatto

E ridateglielo l’assessorato a Bian-coerente. Su, fateglielo ‘sto favore.In fondo, si tratta di aiutare un po-

vero pendolare costretto a fare avanti e in-dietro tra Roma e il Circeo per mettere lasua “sapienza” (e soprattutto coerenza) adisposizione dei cittadini. Da quando il Sin-daco gli ha tolto la carica, non si dà pace.Il bello è che non si accontenta di fare ilconsigliere ma vuole stare per forza ingiunta perché solo così potrebbe (parolesue) “essere presente almeno un giorno inpiù la settimana” tra le mura del Palazzo.Gli vogliamo togliere questo piacere? Lasoddisfazione di servire la comunità ma so-prattutto di guadagnare qualche soldino inpiù? C’è poi da tenere in considerazione un altro

fatto. Restando solo consigliere semplice,sostiene Biancoerente, “sarebbe estrema-mente difficile per me, che vivo e lavoro aRoma, interfacciarmi con nuovi funzionariper la predisposizione degli importantiadempimenti, previsti dalla normativa vi-gente, che dovranno essere obbligatoria-mente approvati in Consiglio Comunale neiprossimi mesi”. E’ vero: infatti, da che mon-do è mondo, i dirigenti si “interfacciano” sol-tanto con gli assessori mentre i consiglierineanche li salutano. Anzi, non li guardanoproprio in faccia. Non dimentichiamo poi igrandi successi raggiunti, seppur in qualitàdi consigliere semplice, in quasi quattro an-ni di attività: tra i più memorabili l’essere ri-uscito a “ottenere” (sic) le chiavi della mo-stra Homo Sapiens. Anche alla luce di questo splendido tra-guardo, rilanciamo con forza l’appello a Pe-trucci: caro sindaco, quando ricapiti al Cir-ceo a gustarti uno spaghetto alle vongole inriva al mare, firmalo questo benedetto de-creto così riporti al tuo fianco uno dei tuoialleati più fedeli. Talmente fedele che conti-

nua pure ad approvare (l’ulti-ma volta nel dicembre scor-so) i permessi a costruire nel-le zone B, dopo averli osteg-giati con forza quando stavaall’opposizione. Intendiamo-ci, Biancoerente ha ragioneda vendere: se la turnazioneera programmata andava ri-spettata. E almeno lui unavolta a settimana ci verrebbepure a San Felice. Petruccimanco quello. Pensate chenon partecipa a una seduta digiunta da cinque mesi (era il20 agosto, faceva ancora cal-do) e da allora se ne sono te-nute ben 17 a cui non hamesso piede. Un nuovo re-cord. Noi comunque siamo fiduciosi. SuFacebook si sono già mobilitati persalvare il soldato Bianchi. Al suofianco si è schierata una pagina(nata dalle ceneri di un profilo chedoveva salvaguardare il Circeo mache nei fatti ha solo salvaguardatol’immagine dell’amministrazionecomunale) che pubblica senza tre-gua gli articoli del suo beniamino. Igiornalisti locali invece sono in al-larme. Semmai l’amministrazionedovesse cadere, è l’orribile pensie-ro, dovranno mettersi di nuovo allavoro dopo anni passati a na-scondere notizie scomode per ilComune. Nel frattempo possonoproseguire a copiarsi a vicenda e araccontare l’esito dell’appaltino persistemare le strade danneggiate dalle radi-ci di alberi di pino o la telecronaca minutoper minuto dell’avvio della raccolta diffe-renziata. Che viene continuamente annun-ciata ormai da tre anni ma che puntual-mente non parte mai. Scommettiamo cheall’imminenza delle prossime elezioni saràtutto pronto?Chi invece tace, in un silenzio imbarazzan-te, è il delegato al centro storico da cui cisaremmo aspettati un gesto di soli-darietà per il compagno detronizza-to. Per esempio restituendo delledeleghe. O almeno ipotizzare unaflebile protesta nei confronti del “co-lonizzatore romano”. Ma non devedisperare perché Petrucci ogni vol-ta che prende una decisione tornasempre indietro. Nel 2013, peresempio, cacciò l’attuale vice sin-daco dalla giunta ma lo ripescò nelgiro di quindici giorni senza dare al-cuna spiegazione. Poi nominò unaventina di delegati (il numero esattoè 24) affidandogli i compiti più sva-riati e improbabili oppure li affiancòa consiglieri affaticati. Il risultato fu

un fallimento, così dopo unanno lì mandò tutti a casa.Ma nel giro di poche setti-mane rinominò quelli più fe-deli. L’apoteosi però è stataraggiunta con le infinite no-mine dei funzionari. Daquando c’è questa ammini-strazione un capo settoredura in media sette, ottomesi, poi viene spostato inun altro ufficio. Appena inse-diato, Petrucci ne nominò trein cinque mesi al tecnologi-co, mentre all’edilizia e so-prattutto alla ragioneria cisono passati un po’ tutti,compresi i tre segretari co-munali succedutisi negli an-

ni. Senza contare le tentate epurazioni di unpaio di dirigenti scomodi che non si sonoconcretizzate solo perché il Ministero del-l’interno si è opposto. Ora uno di questi èstato di nuovo piazzato al settore contabi-le. Al momento di andare in stampa nonsappiamo ancora come sono rimescolate ledeleghe. ■

di Rosa L.

Biancoerente si è stancato di fare il pendolare gratuitamente e rivuole il posto in giunta. Petrucciinvece la diserta da cinque mesi: è record

Presenze del Sindaco … (al 21 gennaio 2016)

Sindaco in giunta- sedute 214- presenze 98- assenze 116in percentuale presenze 45%; assenze 55%

Sindaco in consiglio- sedute 29- presenze 26- assenze 3in percentuale presenze 89%; assenze 11%

L’assessorato … ti dà una mano

Gianni Petrucci

Giuseppe Bianchi

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 12

Territorio

A nche se del Natale resta solo un belricordo, l’Associazione Odissea inquesto periodo si è messa a dispo-

sizione della comunità in varie occasioni,per contribuire alla riuscita di progetti con-divisi anche da altre associazioni. La colla-borazione e lo spirito di aggregazione pri-ma di tutto, e chi ci segue, sa che sono dav-vero le nostre prerogative.Il 19 Dicembre è stato il giorno della collet-ta alimentare, così nelle postazioni scelteera possibile trovare o il banchetto con i no-stri volontari o un carrello con la locandinadell’iniziativa in cui tutti potevano lasciare laspesa da donare. La raccolta alimentare ol-tre che dall’Odissea è stata sostenuta dalComitato Giovani e dall’Associazione Bal-neari di San Felice Circeo e anche que-st’anno la generosità dei sanfeliciani e deituristi è stata molta. Una grande quantitàdi beni di prima necessità sono stati distri-buiti la domenica seguente presso lo stabi-limento la Palma, con annessa colazionegratuita. Siamo consapevoli che iniziativedel genere dovrebbero essere proposte piùvolte l’anno. In primo luogo perché, non siriesce ad arrivare a tutti, e poi perché talibeni occorrono sempre, non solo a Natale.Lo stesso giorno sono iniziati i festeggia-menti natalizi, e così anche una serie di ap-

puntamenti promossi e organizzati dai com-mercianti di San Felice Circeo per le stradedel paese. I nostri ragazzi si sono messi ingioco, nel vero senso della parola. Infatti, trale varie attrazioni c’erano le mascotte Dis-ney itineranti, che intrattenevano con giochie tante caramelle i più piccoli e tra un To-polino, Minnie e un Paperino si è tornati ariscoprirsi bambini. Anche qui è stata fon-damentale la collaborazione di molti altri ra-gazzi al di fuori dell’associazione, che si so-no prestati a questo tipo di intrattenimen-to. Dopotutto non capita tutti i giorni di in-terpretare con tanto di maschera originaleun personaggio dei fumetti, ma ce l’abbia-mo fatta. L’associazione è anche questo,creare e partecipare a manifestazioni ludi-co-ricreative per il semplice divertimentodelle persone soprattutto nei giorni di festa.Sembra banale ma è comunque un picco-lo impegno che abbiamo portato avanti in-sieme con tutti quelli che si sono prodigatiper la riuscita dell’intero calendario.In questo frangente di tempo abbiamo an-che organizzato il nostro mercatino di libri,il banco di mutua cultura, grazie al qualeabbiamo potuto raccogliere dei proventi dautilizzare per un altro nostro progetto. In-fatti, il “Ricordando la Circe” e il “Ricor-dando il Montenero” sono quasi alle porte,

e a breve uscirà il concorso per votare il“dream team ” sia della Circe che del Mon-tenero, scegliendo fra i giocatori del seco-lo scorso. I votanti avranno a disposizionedelle schede da inserire, una volta compi-late, nelle apposite urne caratterizzate dairispettivi colori delle squadre e situate in at-tività commerciali specifiche del paese, cheverranno presto comunicate. Ovviamenteper la riuscita del concorso ciascuno potràavere una sola possibilità di voto a squadra,a tal proposito il nostro motto è “ Chi gio-ca lealmente è sempre vincitore”. Tuttoquesto si concluderà nella serata finale, conla formazione della squadra – tipo e con lasuccessiva premiazione dei campioniuscenti. Lo scopo di questa iniziativa non èvolto solo al puro divertimento ma, con l’im-

Le iniziative dell’Associazione Odissea per le feste di Natale

Il lavoro è difficile per la mancanza di una sede

I progetti per il futuro

di Federica Capponi

Le mattonelle del Muro delle Nommera

D opo il periodo nero vissuto dall’Ipabdella Santissima Annunziata, enteregionale che si occupa della ge-

stione del Teatro Remigio Paone di Formiae di alcune case di riposo e/o strutture ope-ranti a Gaeta, Terracina e San Felice Circeo,commissariato per mala amministrazione,con deliberazione della Giunta Regionalenumero 3 del 13 gennaio 2015, una venta-ta di rinnovamento e di liberazione dallemacchie del passato è arrivata nell’ente,con l’indizione di un concorso pubblico, pertitoli e colloqui, al fine di selezionare unagraduatoria di personale da impiegare, atempo determinato, nel ruolo di funziona-rio/esperto amministrativo.Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della re-gione Lazio n, 102 del 22 dicembre 2015, ilconcorso ha visto il termine, per la presen-tazione della domanda, il 4 gennaio 2016.Da quella data in poi, una Commissionegiudicatrice appositamente nominata dalCommissario straordinario Regionale del-l’ente, ha il compito di valutare i requisiti ei titoli presentati dai candidati, per l’ammis-

sione alla prova orale, per la quale sia i can-didati idonei, sia le date e i luoghi, sarannopubblicati sul sito dell’Ipab, www.ipabsan-tissimaannunziata,it, con almeno 10 giornidi anticipo rispetto all’effettivo svolgimentodella stessa.II candidati che avranno superato la valuta-zione dei titoli e la prova orale, andranno aformare la graduatoria da cui verranno trat-te le risorse, con le quali l’Ipab stipulerà icontratti di lavoro. Le risorse saranno impie-gante tra le sedi Ipab delle province di Gae-ta, Terracina, San Felice Circeo, Formia eFondi. La graduatoria rimarrà efficacie per treanni, salvo l’indizione di nuovo concorso.Sulla base di quali titoli i candidati sonostati ammessi alla selezione?– Diploma di Laurea in Giurisprudenza, Eco-nomia e Commercio, Scienze Politiche elauree equivalenti;– ulteriori titoli di studio e specializzazioni,certificati, in possesso del candidato;– specifica esperienza di lavoro, di almenosei mesi, con funzioni direttive in area am-ministrativa.

Quali sono stati i requisiti per presenta-re domanda (che devono permanere an-che al momento dell’assunzione dei can-didati risultati idonei)?

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Un contratto a tempo determinato per esperti amministrativi

Una selezione pubblica di risorse umane per le sedi delle province laziali

Assunzioni in Ipab

di Annalisa Marcozzi

Edifificio Ipab

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 13

Territorio

L e Pro Loco di Sa-baudia, San Felice,Terracina e Ponza, in

contatto anche con quelladi Latina, hanno da qualchetempo avviato un confrontoper arrivare a un accordoper una promozione coordi-nata e sinergica dei territoridei rispettivi Comuni. In-somma le Pro Loco (che adifferenza di quanto si pos-sa pensare, non sono ema-nazioni delle Amministrazio-ni comunali, ma organizzazioni di volonta-riato) cercano meritevolmente di supplire aquello che da sempre è il problema dellapolitica locale, avere progetti che promuo-vano l’insieme del territorio e non già que-sto o quel Comune, questo o quell’evento. Non è poi un caso che le Pro Loco abbia-mo visto nel Parco del Circeo, e più anco-ra nel riconoscimento UNESCO MAB cheriguarda un’area ben più vasta e ben oltrea quella della Parco, un possibile ambito diriferimento. Da un lato c’è certamente il te-ma dell’estensione della stagione turisticacreando anche un’offerta destagionalizzata,da un altro però c’è anche una promozionee un servizio a favore dei residenti: promo-zione perché sia sempre maggiore la con-sapevolezza dei valori che la comunità lo-cale possiede, servizi perché la corretta va-lorizzazione di questi valori necessita di op-portunità e strumenti che vanno costruiti. E’ di tutta evidenza che queste iniziative do-vranno trovare punti d’incontro con le atti-vità delle varie Amministrazioni Comunali e

nessuno pensa di operarenon coordinandosi con gliinterlocutori preposti, ma ilfatto che un gruppo di per-sone (dal “basso” come siusa dire) si ponga il proble-ma di come guardare oltreil proprio confine e capiscacome non possa essercivantaggio in una concor-renza dell’uno a svantaggiodell’altro, costituisce unfatto interessante e rimar-chevole. Va anche detto

che queste Associazioni (le Pro Loco, in-fatti, sono Associazioni) hanno contattimolto diretti e trasversali all’interno delle lo-ro comunità, non portano con sé le proble-matiche delle relazioni politiche, non solle-vano il sospetto dell’interesse elettorale nel-la relazione con gli interlocutori, sono quin-di soggetti che possono costituire un tra-mite importante con gli operatori territoria-li e con i cittadini. Il Parco del Circeo, che da sempre ha so-stenuto la necessità di avere una proget-tualità di lungo termine comune a tutto ilterritorio pontino, per quanto può e per co-me può, si è messa a disposizione per que-sto progetto. L’arrivo del nuovo Direttore,“mandato” subito a Shangai con il Ministe-ro dell’Ambiente alla riunione UNESCO perla valorizzazione delle aree MAB, potrebbeportare un elemento di operatività anche inquesto. L’Ente Parco non sta, infatti, solocercando di comprendere come gestire ilmarchio MAB UNESCO a favore delle pro-duzioni e dell’offerta turistica locale (cosa

tutt’altro ches e m p l i c e ) ,ma anchecome trovarefondi comu-nitari perun’azione disistema cheleghi i pro-duttori agri-coli che rien-trano nellazona MAB.Per rafforzare questo percorso occorre for-se rafforzare alcune forme di promozioneanche locale dei prodotti che spesso sono“anonimi”, cioè sono al pari di tanti altriequivalenti, non hanno un plus valore do-vuto al fatto che sono all’interno di un’areaParco o comunque all’interno di un territo-rio riconosciuto a livello internazionale. Inquesto un accordo delle Pro Loco potreb-be tornare utile, potrebbe dare quel minimodi visibilità e fiducia agli operatori che con-sentirebbe di fare poi un passo oltre ben piùorganico e strutturato. L’esperienza, infat-ti, insegna che anche cose minime, come imercatini settimanali, come le iniziative for-mative, come i canali di comunicazione adisposizione di tutti, aiutano quanto menoa “fare gruppo” e costruiscono una visionecomune e con essa una condivisione pos-sibile di obiettivi e percorsi. L’auspicio dun-que è che la cosa vada avanti e che si al-larghi. Abbiamo bisogno di nuove iniziativee di una ripresa di entusiasmo e quantostanno facendo le Pro Loco va in questa di-rezione. ■

Un progetto di lungo termine per tutto il territorio pontino

Il Parco del Circeo sostiene e condivide l’idea

di Gaetano Benedetto

Un’iniziativa delle Pro Loco di S. Felice, Ponza e Latina

– Cittadinanza italiana;– cittadinanza di uno degli Stati europei, inregime di godimento dei diritti civili e poli-tici dello Stato di appartenenza e adegua-ta conoscenza della lingua italiana;– cittadinanza extracomunitaria, in presen-za di permesso di soggiorno, abilitazione allavoro e conoscenza della lingua italiana.– età non inferiore a 18 anni e non pensio-nabile, in base alle normative vigenti;– godimento dei diritti politici;– non aver riportato condanne penali;– non essere incorso in destituzione, dis-pensa o decadenza da precedente impie-go nella pubblica amministrazione;– presentazione di curriculum, che attesti ititoli di studio con indicazione degli istituti,del luogo, della data e della votazione diconseguimento e le esperienze lavorative;– idoneità psicofisica alle mansioni di lavo-ro previste.Con quale metodo la Commissione giu-dicatrice, istituita per la selezione, valu-

terà titoli e prova orale?Per i titoli, suddivisi in sei categorie, la Com-missione avrà a disposizione 15 punti, co-sì distribuibili:1) titoli di studio fino a 4 punti;2) titoli di servizio fino a 3 punti;3) iscrizioni in albi professionali fino a 2 pun-ti;4) conoscenze informatiche certificate finoa 2 punti;5) pubblicazioni fino a 2 punti;6) curriculum fino a 2 punti.Per la prova orale la Commissione avrà adisposizione 35 punti e si potrà ritenere su-perata se il candidato riporterà una vota-zione di almeno 18/35.La graduatoria di merito si andrà a costitui-re sulla base dei punteggi ottenuti dai can-didati e sarà pubblicata sul sito dell’ente.Quali esclusioni sono previste?Non rispetto dei termini per la domanda;– mancanza di uno o più requisiti necessa-ri all’ammissione;– non aver firmato la domanda;– non essersi presentati alla prova orale, perqualunque motivo.Alla domanda, il candidato ha dovuto prov-vedere ad allegare la consueta autocertifi-

cazione, contenente le generalità anagrafi-che, le informazioni sulla residenza, la po-sizione penale e la formazione. Dichiarazio-ni della cui veridicità il candidato è, come dinorma, responsabile penalmente.Il concorso si presenta in un momento az-zeccato: il 2016 è, per i cittadini, se non tec-nicamente (visto che il termine tecnico perdecretare la buona riuscita, o meno del Go-verno, è il 2018), la cartina di tornasole perl’attestazione di una ripresa o meno dell’I-talia, sotto questa amministrazione; i datisull’occupazione devono parlare al popoloin termini concreti di benessere e stabilità enon in termini statistici; il vecchio connubiomala gestione/corruzione deve rappresen-tare il passato in più di un settore. Nuove ri-sorse umane, che portano nuove compe-tenze e nuovi approcci in connubio, stavol-ta virtuoso, con chi è rimasto in Ipab, dopoil commissariamento, che rappresenta laparte migliore dell’ente ed è l’investimentovincente, quando si vuole riemergere. Tutto ciò premesso, l’Amministrazione diSan Felice Circeo ha dato la giusta visibili-tà a questa opportunità di rinascita per ilterritorio e di lavoro per gli abitanti? ■

segue dalla pagina 12

Territorio di ANNALISA MARCOZZI

Assunzioni in Ipab

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 14

Territorio

N ell’ultimo articolo ho provato a spie-gare le ragioni che, in generale,hanno portato al fallimento degli

strumenti di pianificazione previsti dallaLegge Quadro n. 394/1991 per la discipli-na dei Parchi Nazionali, dovuto principal-mente alla difficoltà di trovare un giustoequilibrio tra le esigenze di conservazioneambientale e la necessità di prevedere op-portunità di sviluppo socio-economico.Adesso proverò a introdurre alcune que-stioni che, anche se indirettamente, stannoostacolando, nello specifico, il cammino diapprovazione del principale strumento dipianificazione previsto per il Parco Nazio-nale del Circeo, ossia il Piano del Parco. Aesito dell’analisi, che cercheremo di man-tenere a un livello comprensibile per tutti,apparirà evidente come le problematicheemerse nel resto d’Italia siano simili e com-parabili con quelle che ci riguardano più davicino. Pochi hanno letto la documentazione e stu-diato gli elaborati predisposti dall’Ente Par-co, approvati dal Consiglio Direttivo nell’a-prile 2012 (seppur disponibili sul sito inter-net del Parco Nazionale in un’apposita se-zione); tale certezza emerge dal fatto che,in questi ultimi quattro anni, nessun argo-mento trattato nei predetti documenti è sta-to pubblicizzato sulla stampa oppure è sta-to oggetto di discussioni pubbliche o suisocial network. Eppure, le decisioni assun-te dall’Ente Parco saranno presto vincolan-ti per il territorio ricompreso nel perimetrodell’area protetta che – ricordiamolo – in-clude anche i centri abitati di Sabaudia eSan Felice Circeo. Questo perché, anche seattualmente in ritardo di circa otto anni ri-spetto a quanto richiesto dalla Legge Qua-dro, prima o poi questo Piano del Parco sa-rà adottato definitivamente dalla RegioneLazio e, a quel punto, diventerà lo stru-mento sovraordinato rispetto a tutti i pianiregolatori generali attualmente in vigore,con conseguenze molto significative sullavita di tutti coloro che, all’interno di talearea, vivono e lavorano.Il motivo di questo ritardo cronico è riscon-trabile nell’ambito delle considerazioni vali-de per tutto il resto del territorio nazionale:carenza di strutture e strategie adeguate daparte degli Enti Parco, risorse economicheinsufficienti, lentezza nell’elaborazione dellesoluzioni, ma - soprattutto - ostilità da partedegli enti e delle comunità locali. In relazio-ne a questo ultimo punto, nel caso del Par-co del Circeo, occorre affermare che, più cheostilità da parte delle comunità locali, ci si ètrovati davanti a una vera e propria indiffe-renza da parte di queste, che non hannocompreso la reale importanza di tale stru-mento di pianificazione, lasciando da solol’Ente Parco a immaginare il futuro del terri-torio, senza alcuna indicazione provenientedai reali portatori d’interesse. Gli Enti Locali, ossia il Comune di Sabau-dia e il Comune di San Felice Circeo, al-

meno fino alla prima metà del 2013, si so-no accodati alle posizioni della Provincia diLatina, guidata da Armando Cusani, ferreaoppositrice di qualsiasi iniziativa dell’EnteParco, arrivando addirittura a impugnare ilPiano di fronte al T.A.R. del Lazio. Anchesuccessivamente, sebbene i due Comuniabbiano in parte “cambiato rotta”, ritirandoi ricorsi e collaborando maggiormente conl’Ente Parco, la distanza non si è mai col-mata. Alle persone che non sono del settore, lemotivazioni di questo contrasto potrebbe-ro sembrare incomprensibili. Semplificandoal massimo gli argomenti, cercheremo quin-di di spiegare di seguito quali possano es-sere alcune ragioni di conflitto, che – di fat-to – continuano a tenere paralizzato ognisviluppo del territorio. La principale criticità emersa nell’analisi delPiano, nonché quella che determina mag-giormente l’ostilità degli Enti Locali, riguar-da la coesistenza delle previsioni del Pianocon gli strumenti urbanistici vigenti o in viadi approvazione. Le previsioni del Piano, in-fatti, fanno salvi solo i P.R.G. e le varianti de-finitivamente approvati prima del 2005,mentre richiedono un nuovo nulla osta daparte dell’Ente Parco per quelli non appro-vati a tale data o in corso di approvazione.Gli Enti Locali, in tale contesto, si sentonoespropriati delle loro prerogative di gestio-ne e pianificazione del territorio e si op-pongono a tale impostazione. Il Comune diSabaudia, ad esempio, pretende che sianoconsiderate valide anche le osservazioni alP.T.P.R. già approvate dal Consiglio Comu-nale, ma non ancora esaminate definitiva-mente dalla Regione Lazio. Altro punto dicontrasto è rappresentato dalla volontà del-l’Ente Parco di computare i volumi oggettodi richieste di condono per saturare l’indi-ce di edificabilità dei vigenti P.R.G.. Gli En-ti locali, addirittura, richiedono che la zo-nizzazione prevista dal Piano sia disegnatapartendo proprio dalle disposizioni deiP.R.G. vigenti, pretendendo anche che sia-no individuate zone urbanizzate con unavincolistica più leggera. La principale fontedi contrasto riguarda, quindi, lo sviluppoedilizio e urbanistico dell’area protetta.Una seconda criticità riguarda la chiusura altraffico veicolare della Migliara 53, ovvero lastrada che taglia in due la foresta del Par-co, collegando la strada statale pontina conil centro urbano di Sabaudia. Tale fratturadell’ambiente boschivo, oltre a determina-re problemi di spostamento per la fauna sel-vatica, rappresenta un pericolo per i veico-li, considerato il continuo attraversamentodella carreggiata da parte degli animali.L’Ente Parco ne propone la chiusura, valu-tando la predisposizione di adeguate alter-native di viabilità. Il Comune di Sabaudia ècontrario alla sua chiusura al traffico, inquanto principale strada di accesso al cen-tro città di Sabaudia. Altre proposte pre-sentate ne auspicano una chiusura parzia-

le, ad esempio negli orari notturni, oppureuna apertura esclusivamente funzionale al-le visite e alle escursioni ciclo-pedonali e acavallo. Una proposta alternativa, che po-trebbe essere valutata, consiste invecenella creazione di un sottopasso per la via-bilità oppure di numerosi sottopassi per lafauna selvatica. Tale soluzione sarebbe, ingrado, infatti, di contemperare le varie esi-genze.La terza criticità esaminata riguarda la frui-zione del cordone dunale, ossia del lungo-mare di Sabaudia. La duna, infatti, sebbe-ne ambito estremamente delicato e fragile,ha subito, a partire dagli Anni ‘50, un pro-cesso di antropizzazione invasiva (case pri-vate, alberghi, stabilimenti con attività per-manente annuale, chioschi stagionali) cheha comportato una profonda compromis-sione delle componenti vegetazionali e de-gli habitat protetti. L’arenile del cordone du-nale è la principale destinazione turistica delParco del Circeo, nella quale confluisconogiornalmente – nel picco del periodo estivo- quasi 10 mila persone ed è raggiungibilesolo attraverso una rete viaria locale a unacorsia di percorrenza. Lungo la strada checorre sulla duna, è ricavato un parcheggiolongitudinale a pagamento per tutta la sualunghezza, con oltre 3.000 stalli. Cionono-stante insufficienti nei periodi di punta. Siassiste, inoltre, a ricorrenti problemi per lacircolazione per quanto riguarda i soccorsisanitari di emergenza, che incontrano traf-fico per raggiungere i pazienti. L’Ente Par-co propone una sua progressiva limitazio-ne al traffico, con l’inversione modale daltrasporto individuale a quello collettivo, larealizzazione di percorsi pedonali e l’elimi-nazione dei parcheggi. Gli Enti Locali sonocontrari alla chiusura della strada lungo-mare in quanto ritengono che tale iniziativapossa incidere sull’afflusso turistico e sul li-bero accesso alle residenze private, oltre almancato incasso derivante dai parcheggi apagamento. Inoltre, propongono una deli-mitazione di una zona della duna nella qua-le concentrare servizi balneari, con appli-cazione limitata dei vincoli (ossia la crea-zione del cosiddetto Lido di Sabaudia).Le tre criticità sopra descritte, seppur sin-teticamente, non sono le sole. Dall’analisidegli elaborati del Piano, molte altre sonole questioni aperte, sulle quali è necessariotrovare un punto di incontro. Basti pensa-re, ad esempio, al futuro degli insediamen-ti agricoli e alle modalità di conduzione ditali attività, spesso incompatibili all’internodi un’area protetta.Come è possibile notare, le posizioni sonoin molti casi difficilmente conciliabili e ri-chiedono scelte che presuppongono, amonte, una visione complessiva di quelloche dovrà essere lo sviluppo del territoriodell’area protetta. In assenza di un’attivitàdi coordinamento delle varie istanze, a que-sto punto del tutto necessaria, il territorio ri-schia di morire. ■

L’indifferenza dei Comuni di Sabaudia e San Felice Circeo

Senza un’attività di coordinamento delle istanze, il territorio rischia di morire

di Andrea Bazuro

Pianificazione del parco e futuro dell’area protetta

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 15

Territorio

L a prima si sviluppa a metà strada fraPerugia e il lago Trasimeno, sullependici di una collina, dove sorge

Solomeo un antico borgo di origine medie-vale. Le caratteristiche del paese lo rendo-no molto simile ai numerosi borghi italiani.C’è un antico castello, una villa baronale euna chiesa del XII secolo. Come per moltialtri borghi, a partire dal secondo dopo-guerra ci fu un lento ma inesorabile abban-dono del paese per l’emigrazione verso legrandi città. Ma improvvisamente, a metàdegli anni 80, la storia cambia. Brunello Cu-cinelli, fondatore dell’omonima azienda,avendo bisogno di una nuova sede, invecedi allargare i capannoni produttivi decise diacquistare e restaurare l’intero antico bor-go trecentesco di Solomeo. Da allora è co-minciato un importante recupero abitativoche ha permesso ai dipendenti di poter la-vorare in un ambiente ricco di storia, salu-bre ed economico. Per la seconda storia andiamo a Londra,dove la nota azienda britannica Virgin è fi-nita alla ribalta della cronaca per aver an-nunciato il varo di un nuovo e rivoluziona-rio modello organizzativo: orario di lavoro li-bero e vacanze senza limiti. Per il fondato-re della società, Richard Branson, non so-no importanti le ore che i suoi dipendentipassino sul luogo del lavoro ma i risultati egli obiettivi raggiunti. La Virgin ha deciso diconvertirsi integralmente allo “smart wor-king” ovvero al lavoro intelligente. Si puòdefinire come una nuova filosofia manage-riale fondata sulla restituzione alle personedi flessibilità e autonomia nella scelta deglispazi, degli orari e degli strumenti da utiliz-zare in ambito lavorativo a fronte di unamaggiore responsabilizzazione sui risultati.Dello “Smart working” se ne sta occupan-do anche il parlamento. Esiste una propo-sta di legge del 2014 che vuole promuove-re forme di attività caratterizzate da un’ele-

vata flessibilità, soprattutto con riferimentoall’orario e alla sede, allo scopo di incre-mentare la produttività e agevolare la con-ciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Losmart worker ha diritto, a parità di mansio-ni svolte, a un trattamento economico enormativo pari a quello di cui godono gli al-tri lavoratori subordinati che svolgono laprestazione lavorativa esclusivamente al-l’interno dei locali aziendali. In attesa che sicompia l’iter legislativo, ad anticipare i tem-pi su una possibile applicazione dello smartworking ci ha pensato la Legge di Stabilitàper il 2016 che prevede l’istituzione di unfondo presso il Ministero del Lavoro (10 mi-lioni di euro nel 2016 e 50 milioni di euro dal2017) per finanziare la flessibilità tempo-luogo di lavoro, un fondo al quale potreb-bero accedere le aziende che in futuro sti-puleranno contratti di smart working. Se uniamo il concetto del recupero abitati-vo illustrato nelle modalità della prima sto-ria con lo “Smart Working” della seconda,viene fuori un’idea: e se recuperassimo deilocali nei borghi per crearne degli uffici daadibire al lavoro da remoto? Anche nel nostro paese potrebbe essereun’ottima soluzione. Ci sono molte perso-ne che lavorano a Roma e molti sono i pen-dolari giornalieri. In questo modo si dareb-be di nuovo vita al borgo, generando unpiccolo indotto che potrebbe sostenere gliesercizi commerciali in bassa stagione. Riorganizzarsi in senso “smart”, porta van-taggi all’azienda e al dipendente, ma nonsolo. I benefici, infatti, possono essere este-si anche alla sostenibilità ambientale. Aconfermarlo sono i dati positivi illustrati dalReport dell’Osservatorio Smart Workingdel Politecnico di Milano: lavorare insmart working per due giorni a settimana sitradurrebbe per l’azienda in aumento dellaproduttività (del 20% circa), riduzione del-l’assenteismo (tra il 50% e il 70%), riduzio-

ne dei costi per gli spazi fisici (tra il 20% eil 30%). Per le persone, in miglioramentodella qualità della vita, aumento della sod-disfazione e la bellezza di 1.200 euro l’an-no risparmiati sui costi di benzina e manu-tenzione dell’automobile utilizzata per glispostamenti. L’introduzione di nuove modalità di lavoro,però, richiede una trasformazione deglispazi fisici che dovranno essere progettaticon postazioni non assegnate per favorirela comunicazione, la condivisione di idee eil lavoro in collaborazione tra gruppi, ma an-che con postazioni che permettono il lavo-ro individuale in quanto più appartati, comelocali dedicati per le telefonate. E’ neces-saria una Infrastruttura Tecnologica (IT), conl’implementazione di servizi che consenta-no di organizzare e ottimizzare le attività in-terne dell’azienda e dei dipendenti tramitesoluzioni che semplifichino la comunica-zione e aumentino la sicurezza. Le risorseper creare una infrastruttura del generepossono essere trovate nei vari bandi re-gionali ed europei che promuovono progettisociali nel settore della sharing economy. In conclusione, possiamo osservare comela nostra regione, con la presenza di Roma,è caratterizzata da un elevato pendolarismolavorativo. Migliaia di persone ogni giornopassano ore tra il viaggio di andata e ritor-no dal posto di lavoro, generando traffico euno sperpero di risorse. La qualità della vi-ta è compromessa e i costi, anche per lacollettività, sono enormi. Ma oggi la tecno-logia e la legislazione ci permettono di de-localizzare facilmente gran parte dei lavori.In tal modo si potrebbero far tornare a rivi-vere tanti luoghi quasi abbandonati, chehanno una qualità della vita elevata. Unavolta che la tecnologia e la legislazione van-no d’accordo, sarebbe un peccato non ap-profittarne. ■

Il recupero abitativo di Solomeo

Cos’è lo smart working

di Andrea Annunziata

Voglio condividere con voi un’idea raccontandovi due storie vere

portante aiuto della comunità, si provvede-rà all’acquisto di due defibrillatori per i ri-spettivi campi sportivi, in quanto da feb-braio 2016 sarà obbligatorio averli a dispo-sizione sempre. Anche in questo caso ab-biamo riscontrato un appoggio molto im-portante da parte dei commercianti sia di LaCona, che di Borgo Montenero, dei ragaz-zi del Circeo Musical Project e di molti cit-tadini, per questo colgo l’occasione per rin-graziarli tutti anticipatamente.Eccoci così catapultati in un nuovo annoricco di sfide che dovremo affrontare. Pri-ma fra tutte quella del “muro delle nomme-ra”. Infatti, la prima parte del muro è quasicompletata, quindi non ci resta che inseri-re altre mattonelle ordinate e creare la cor-

nice che le racchiuderebbe. Ovviamente ilmuro è sempre attivo e a ogni occasionepossibile, potremo inserire sempre più ri-chieste e quindi sempre più nommera, am-pliandolo ulteriormente, avendo a disposi-zione uno spazio adiacente a quello già esi-stente. Certo di idee non realizzate ce ne sono sta-te tante e ce ne saranno ancora e forse ri-marranno tali. Il fatto è che lavorare e “met-tere su qualcosa”, qualsiasi progetto, diqualsiasi natura, non è facile, anche per ilfatto di non avere a disposizione una sede.Un semplice punto d’appoggio, ma ancheun punto di incontro per i cittadini, per i san-feliciani. A oggi ci riuniamo a turno pressole nostre abitazioni ma, per motivi di spa-zio, questi incontri avvengono per la mag-gioranza delle volte a casa di due nostri so-ci che volentieri ci “ospitano”. Con una se-de non sarebbe così e oltretutto potremo in-vitare altre persone a partecipare alle nostre

piccole riunioni, in cui discutiamo di San Fe-lice, dei nostri progetti futuri, dei nostri limiti,insomma parliamo semplicemente di noi,dell’Associazione Odissea. ■

segue dalla pagina 12

Territorio di FEDERICA CAPPONI

I progetti per il futuro

L’associazione “Odissea”

R icorda che tutti possono parteci-pare al progetto “il muro delle

nommera”.Anche se non avete un familiare a cuidedicare la mattonella potete sempredonarne una a un costo di 30,00 €. A talfine scaricate l’apposito modulo chetroverete sulla nostra pagina facebook“muro delle nommera san felice circeoassociazione odissea” o contattate Fe-derica 3398583084, Nico 3491512296,Tommaso 3290703275.Affrettatevi la prossima posa è vicina.

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di Nello Ialongo

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 16

Territorio

L’ Amministrazione comunale di Sa-baudia tira a campare; nessunaprogrammazione o progetti per lo

sviluppo. Addirittura vengono accantonatistrumenti operativi di crescita economicaesistenti, come è avvenuto nel settore del-l’artigianato.In assoluta mancanza di idee per lo svilup-po, il Sindaco potrebbe attingere agli obiet-tivi del Piano per il Parco (incredibilmente einspiegabilmente fermo in Regione da oltretre anni). Va, infatti, ricordato che il Piano per il Par-co ha programmato un’importante iniziati-va a favore della nautica di diporto, in areaesterna al perimetro dell’Area Protetta, per-tanto in zona di competenza esclusiva delComune. Nel 2011, in una riunione dell’Ente Parcoconclusiva per la redazione del Piano delParco, alla presenza del Sindaco Lucci, ilprof. Carlo Blasi, ecologo di fama interna-zionale, illustrò la sua idea di una darsenaa lato di Rio Martino, a monte del diversivoNocchia (quindi oltre il confine del Parco).In quella zona la falda idrica è a poca pro-fondità dal piano di campagna, per cui, sca-vando sotto falda, si può realizzare un ba-

cino idrico di sufficiente ampiezza. Ovvia-mente secondo Blasi il progetto di darsenadovrebbe prevedere la rinaturalizzazionedelle sponde del bacino e la riserva di unaparte di esso per il ripopolamento dell’avi-fauna acquatica dulcicola, che è assentedai laghi costieri in quanto salmastri. Personalmente feci rilevare al Sindaco cheun’indicazione programmatica di tal fattaandava colta al volo per cui l’Amministra-zione comunale avrebbe dovuto prenderetempestivamente i relativi provvedimenti ecioè: una ricerca di fattibilità, la delimitazio-ne dell’area più idonea e una variante al Pia-no Regolatore vigente. La strada è spiana-ta visto che l’indicazione è contenuta in unostrumento volto prevalentemente alla tuteladell’ambiente. Ad adiuvandum, nel 2012, lacabina di regia del mare, istituita dalla Re-gione, di cui Lucci fa parte, ha approvato leLinee Guida del Piano dei Porti nelle quali èscritto che, da Ladispoli a Minturno, sullecoste laziali si possono fare soltanto porti al-la foce dei corsi d’acqua o darsene interne.Nel caso, di cui sopra, non vi sarebbero pro-blemi di erosione delle coste in quanto ladarsena sarebbe messa in comunicazionecon il porto di Rio Martino. Va sottolineato

che si tratterebbe anche di un risarcimentoper il Comune visto che a Rio Martino ha ri-nunciato all’uso nautico per mantenere allostato naturale le rive del canale appartenentiterritorialmente a Sabaudia. Nonostante questa importantissima op-portunità, per lo sviluppo turistico e perl’occupazione, soprattutto dei giovani, nul-la si è mosso. Eppure è noto che cittadinie turisti abituali di Sabaudia sono costrettia ormeggiare la propria barca a Foce Sisto.In verità Lucci si gode la sua gestione ordi-naria del Comune, fatta di eventi, alcuni diqualità ma di scarso orizzonte, comunqueidonei a gettare fumo negli occhi dei citta-dini. Dà poco e riceve molto, almeno dalsuo punto di vista; perché affannarsi. ■

L’ Appia Pontina, nel tratto che corretra l’antica Tres Tabernae (Cisterna)e il fiume è stata teatro di una se-

rie di eventi che spaziano nell’arco di 2300anni e che hanno avuto importanza spessonazionale.La strada ha subìto nei secoli numerosemodifiche e, tra la fine dell’Impero romanoe la bonifica di Pio VI (fine Settecento), fuaddirittura interrotta dalle paludi. E’ stataanche al centro di numerosi episodi legatiall’attraversamento di grandi personaggi, dieserciti, a ripetute invasioni, al brigantaggio,ma la sua “fisionomia”, storica e paesaggi-stica, è rimasta identica e disegna tuttoraun contesto culturale che attraversa la Pia-nura Pontina, l’Agro di Fondi e la piana delGarigliano, incontrando o sfiorando cittàantiche (Cisterna, Circeo, Terracina, Fondi,Itri, Formia, Minturno) e nuove (Latina,Pontinia) o costeggiandole (Gaeta) o po-nendosi come colonna vertebrale del siste-ma di penetrazione verso l’interno (Ninfa,Sermoneta, la collina in genere, la valle del-l’Amaseno, la Terra di San Benedetto). Nato da una idea della Fondazione Roffre-do Caetani e della CCIA, presentato il 20 ot-tobre 2015 a Milano Expo, sta per prende-

re corpo, insieme alla Compagnia dei Lepi-ni, un progetto che propone il viaggio diPaolo di Tarso - avvenuto nel I sec. d.C.,forse nel 61 - da Pozzuoli a Roma. Esso siincentra nel suo incontro con le comunitàcristiane a Forum Appii (Sezze, Latina) e aTres Tabernae (Cisterna), citato da San Lu-ca negli Atti degli Apostoli.Attraverso questo fondamentale episodiogeneratore di un ecumenismo nuovo, si vo-gliono riscoprire, nell’anno del Giubileodella Misericordia, le antiche vicende chehanno investito la Via Appia e le emergen-ze che vi si sono stratificate nei secoli: viag-gi verso Brindisi, centuriationes, l’età im-periale, le scorribande barbariche, la deca-denza, la riscoperta e il Grand Tour, le bo-nifiche; le costruzioni, i sepolcreti, le città,le “migliare”, libri e documenti, ecc.Da questa riscoperta si giunge alla localiz-zazione sul terreno delle emergenze stesse,singole e complessive, e si crea un grandeitinerario della storia, della memoria, dellareligione e della cultura, da visualizzare, ri-marcare e proporre a una fruizione, che,sulla scorta del successo della via Franci-gena, riproponga il territorio pontino al cen-tro di una nuova attenzione.

L’Appia, dalla Storta di Sezze a Le Castel-la di Cisterna e a Nord lungo il crinale deiLepini pontini, diverrebbe, così, un grandelibro aperto e raccontato.Questa idea, che può coinvolgere tutte lecomunità pontine da Terracina ai confinicon la zona veliterna, è in corso di studioda parte della Fondazione Roffredo Cae-tani, della Camera di Commercio di Lati-na, della Compagnia dei Lepini e dei Co-muni già raccolti nel progetto Ninfa, i Cae-tani, il Cavata e Foro Appio, proponendo-si come fattore di integrazione territoriale,tra la pianura e la collina lepina e comestrumento di promozione integrata tra ri-sorse paesistiche diverse: Ninfa, la rete deicanali di bonifica (la “pianura blu”), i cen-tri medievali collinari e di pianura, in unaproposta ricca di attrattive e fertile di sug-gestioni. ■

A Sabaudia si pratica l’ordinaria amministrazione

Un progetto avanzato nel 2011 dal prof. Carlo Blasi

La fattibilità di una darsena a Rio Martino

Un progetto presentato a Milano Expo il 20 ottobre 2015

Una rivisitazione dell’Appia Pontina

Sulle tracce di Paolo di Tarso

di Pier Giacomo Sottoriva

Via Appia

Rio Martino

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 17

Storia

I confini del territorio di Sabaudia a Sude a Nord vicino al mare, coincidonocon due canali scavati molto prima del-

la Bonifica. Il Canale Romano che sfociasotto Torre Paola è il più conosciuto per lafelice posizione, per la vicinanza delle rovi-ne di Circei e della prestigiosa villa di Do-miziano.A Nord invece sembra essere calata unacortina di oblio. La strada lungomare, cheprima garantiva un contatto con l’estremapunta del territorio alla foce del canale RioMartino, è interrotta in località Bufalara fa-vorendo il formarsi di una specie di terra dinessuno. Quindi due canali romani ai confini del co-mune ma anche due “ville” se ci avete fat-to caso. Scontato che tutti conoscono quel-la di Domiziano, pochi sanno di quella det-ta di Kamenio a Nord, certo ridotta a pocacosa, ma dovette conoscere ben altri fastidato che la famosa testa marmorea di Do-miziano (ora ai Musei Capitolini) fu scavataproprio nelle vi-cinanze di que-sta villa durantei lavori di rettifi-ca del corso delRio Martino nel1934. E qui na-sce qualche in-terrogativo. Fa-ceva anch’essaparte delle pro-prietà di Domi-ziano? O era unedificio pubbli-co con statuadell’imperatore?La testa fu get-tata nel canaledopo la sua“damnatio memoriae”? Kamenio visse trecento anni dopo Domi-ziano e la villa pervenne alla sua famigliacon passaggi non noti, ma la Storia ha co-munque deciso di lasciare più tracce attor-no a questo personaggio e alla sua villa chenon quelle che legano Domiziano al Circeo.Nel 1752 a Roma, durante i lavori negli al-lora orti di palazzo Barberini, fu trovata unabase per una probabile piccola statua. Viera una dedica a un certo Kamenio da par-te dei suoi “cartolarii”, impiegati d’ufficio, eriportava il suo “curriculum” o, meglio, “cur-sus honorum” alla romana. Vi leggiamo deisuoi incarichi pubblici come candidatoquestore e pretore, come consolare dellaNumidia e vicario d’Africa. E poi del suo im-pegno religioso come sacerdote di Mitra,membro dei Sette e Quindecemviri, arcibu-colo di Ecate, tauroboliato pontefice di Ci-bele ecc. Insomma una sorta di vescovopagano oltre che VIP.Questo ritrovamento andava a confermarequanto riportato dallo storico AmmianoMarcellino circa un processo per magia inuna Roma del IV°sec. avvelenata da lotte

religiose in cui vediamo come imputato ilnostro Kamenio nella sua gioventù.Grazie a testimonianze “amiche” ne uscìassolto, diciamo per insufficienza di prove,ammesso che si riesca a definire cosa dia-volo volesse dire magia in tempi in cui cri-stiani, pagani, seguaci di Mitra o di Iside,zoroastriani, sette druidiche e mesopota-miche ecc. formavano una matassa inestri-cabile.E poi Alfenio Ceionio Iuliano detto Kamenioapparteneva a un ramo della allora poten-te gens Iuliana.Facciamo un salto nel tempo e arriviamo al1884 quando l’archeologo A. Elter, su invi-to dei Caetani, visita la rovina sulle spondedel lago dei Monaci già ridotta ai minimi ter-mini da una feroce spoliazione nei secoli edal riutilizzo dei materiali per costruire a po-che centinaia di metri la possente Torre Sa-racena di Fogliano nel ‘600. Ironia della sor-te anche la torre fu abbattuta dalle mine te-

desche du-rante la batta-glia di Anzio.L’Elter detteuna ripulitaintorno es’imbatté inun pavimentoin cui era in-cassata unatomba contanto di lastratombale inci-sa e di nuovoriapparve ilnome di Ka-menio! C’èdel magico inquest’uomo!Alcune righe

riportano pari pari titoli e incarichi già vistinel piedistallo di Roma. Poi doverosamen-te seguono le date con precisione romana.Visse 42 anni, 6 mesi, 13 giorni. Morì il 5Settembre (nonas September).L’anno di morte si ricava così: “D(omine)N(ostro) Archadio, Fl(avio) Bautone cons(uli-bus)” cioè erano consoli quell’anno Arcadiofiglio dell’imp. Teodosio e il generale di ori-gine franco-germanica Bautone (un migran-te di quei tempi…). Dalla lista dei fasti con-solari si desume che l’anno era il 385 d.C. La parte superiore della lapide riporta unasorta di commiato funebre per mano dellamoglie di cui non conosciamo il nome e chevale la pena di analizzare per la sua origi-nalità.Il tono dell’inizio è aulico: “…per virtù e ono-ri brillasti (emicuisti) tra avi e antenati…dando ornamento alla stirpe e al Sena-to…”, poi si comincia a prendere atto deltragico evento: “…all’improvviso rapito cihai lasciato (raptus propere reliquisti Sanc-te Kameni) …producendo pianto eterno…”.A questo punto la moglie passa a conside-rare il proprio dolore e condizione: ”…per te

la dolce sposa (dulcis coniunx) sparge la-crime giorno e notte con i piccoli figli…haperso (amisisse) le consolazioni della vi-ta…vedova nel casto talamo (casto vidua-ta cubili) “.Infine, a sollievo del lutto e per gli estremisaluti: “…adorna e abbellisce la tomba (or-nat decoratque sepulcrum)“. E noi quellatomba l’abbiamo ritrovata.Il dolore di questa donna è il dolore chesempre accompagna una tragica perdita.Lei lo estende e con eleganza dice una co-sa bellissima al proprio uomo: «…guardache mi hai lasciata sola nel letto…». Il tala-mo sarà pur casto e più poetico del letto mail concetto quello è! E lo dice chiaramentein una lapide, per iscritto. Quale donna mo-derna farebbe lo stesso (pur pensandolo)?Lei era una donna pagana e la sua culturaforse permetteva qualche esternazione inpiù. Poi vinse la razionalità del cristianesi-mo e arrivò una morale più severa, specieper le donne. Severità spesso fa rima coninflessibilità. Roma tollerò i culti di ogni par-te dell’impero, di contro la natura dei mo-noteismi è quella di sentirsi esclusivi, pocopropensi al dialogo: ciò ha prodotto deiguasti e in questi giorni ne abbiamo altriesempi.

PS - Recatomi alla villa, ho visto i pochi mu-ri in lotta con una vegetazione penetrantetipo giungla. Qualche segno di lavori di po-tatura sul fronte strada. Speriamo continui-no. Sul retro la leggera rete posta dai BeniCulturali in parte abbattuta per far spazio aciò che si vede nella foto. La Vigilanza diSabaudia passa mai da quelle parti? Per al-tri versi associo a quelli della Domina ro-mana anche i miei lamenti. ■

A Sud di Sabaudia la nota villa di Domiziano

A Nord i resti della villa di Kamenio

I lamenti di una donna romana

di Oliviero Mizzon

Gioielleria

Luigina BartelloniPiazza Vittorio Veneto

S. FELICE CIRCEO - Centro Storico tel. 0773.548292

Villa di Domiziano

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di Angela Palombi

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Cultura

I o deciso di scrivere un articolo un po’diverso. Gli incontri del Caffè Lettera-rio sono iniziati anche questo inverno

col costante ritmo mensile e con la solitasimpatia dei partecipanti, ma dei libri letti in-sieme, vi parlerò la prossima volta.Mi capita, sempre più spesso, da quandoscrivo queste recensioni, di parlare di libricon amici o anche con conoscenti, in varicontesti e a vari livelli di competenza. Nonche io ne abbia molta, non più di chiunquelegga molto, ma mi capita che mi chieda-no consigli o anche solo curiosità. Così hopensato di trarre spunto da alcune di que-ste conversazioni e scrivere quanto segue,certamente con umiltà,ma anche con convin-zione.Mi viene spesso obietta-to il fatto che i libri, di cuivi parlo in questi articolimi siano piaciuti tutti.Sembra impossibile, midicono, che mi possanopiacere tutti, che non cene sia mai uno che nonsia di mio gradimento.Non è così; leggendo molto, come tutti in-cappo anch’io in libri che non sono propriodi mio gusto, ma semplicemente evito disuggerirveli. Al ristorante non si consigliauna pietanza che ci ha disgustati. Così an-ch’io non vi propongo la lettura di un libroche a me ha lasciato un cattivo sapore, mapiuttosto qualcosa che, a mio giudizio, val-ga la pena leggere. Fatta questa premessa, ripeto, mi capita dileggere a volte qualcosa che alla fine eti-chetto con l’espressione “non mi è piaciu-to” e di interrogarmi sulla motivazione diquesto mio giudizio. La trama, poco avvin-cente o banale; la scrittura, poco scorrevo-le; il genere, noioso e pesante? Possonoessere tutti questi elementi o solo alcuni, oancora, a volte è il lettore stesso a non es-sere predisposto per un determinato libro inquel momento. La domanda in questo ca-so è: va letto ugualmente quel libro? Biso-gna insistere? Se un libro “non ci prende”per usare un’espressione comune, bisognaforzarsi per giungere comunque in fondo, oè lecito cedere, abbandonare e riporlo?Ognuno, ovviamente e giustamente, sicomporta come crede: c’è chi non conce-de al libro neppure poche pagine in più per

rifarsi dopo un incipit poco accattivante; an-noiato lo accantona con rapidità e non cu-ranza, ritenendo che la lettura debba esse-re solo piacere e svago e non una forzatu-ra cui ci si sottopone per obbligo. Altri in-vece, giungono all’ultima pagina sempre ecomunque, anche se quello di cui stannoleggendo non gli interessa minimamente, oaddirittura nemmeno lo comprendono, so-lo per non avere una “macchia” nel loro per-sonale curriculum di lettore. Personalmen-te, ritengo eccessivi entrambi i comporta-menti.Un libro è, prima di qualsiasi altra cosa, unpensiero; il pensiero di una persona che

aveva qualcosa da dire ela scrive, ha il coraggio difarlo e di dire ciò che vuo-le dire. Non è da tutti. Pernon parlare poi del lavoroe della fatica necessari al-la realizzazione di un taleprogetto. Pertanto cesti-nare un libro con troppasuperficialità e leggerezzami sembra meschino epoco rispettoso nei con-

fronti di chi ha avuto più coraggio e più co-stanza di noi, nonché un’offesa al pensierodell’autore. Qualunque siano le sue idee,meritano rispetto; e se queste idee doves-sero essere di molto discordi dalle mie, sa-rà allora maggiore la mia possibilità di im-parare qualcosa di nuovo o di avere unanuova prospettiva su qualcosa che già so.Resterò ferma sempre nello stesso puntosenza possibilità di migliorami se a voltenon mi lancio un po’ nel vuoto, se non spe-rimento altre strade e se non mi pungolo unpo’. Sono fortemente convintache qualunque libro possa in-segnare qualcosa, anche pic-cola, ma non lo scoprirò mai senon gliene do la possibilità. Non sono però d’accordo nep-pure con quelli che leggono“per forza”, che “devono” leg-gere un libro. Leggere non è undovere, ma un bene per sestessi. La possibilità di miglio-rarsi leggendo giunge a noi senoi lo permettiamo, se lo vo-gliamo e quindi se facciamo inmodo che il miglioramento at-tecchisca e credo che ciò nonavvenga andando sempre sulsicuro, leggendo sempre solo ciò che pia-ce, ma neppure se viviamo la lettura comeun’imposizione. Da un’imposizione rimarràsempre un retrogusto amarognolo, così co-me molti hanno oggi un ricordo sgradito deiclassici studiati a scuola. Un libro non è unpeso, ma una possibilità; sta a noi coglier-la.Credo sia una questione di sfumature, co-me molte cose nella vita. E’ la mediazionequella che va cercata, il giusto equilibrio trail cedere e abbandonare la lettura e il resi-

stere fino al tedio; l’eccesso stona in ognicosa. Credo sarebbe necessario fermarsiun momento a chiedersi, come dicevo pri-ma, cosa sta rendendo ostica la lettura ecercare di rimediare, capire cos’è che fre-na e predisporsi in maniera più positiva af-finché si riesca a trovare il giusto feeling conil testo e impedire così che la lettura diven-ti obbligo. Accostarsi a un testo con otti-mismo e costruttività; un genere che non homai letto potrà coinvolgermi e suscitarmiemozioni e spunti se lo spirito con cui mi ciavvicino è di curiosità e apertura, è vogliadi scoperta e di novità. Se invece mi ac-cingo a leggere un nuovo genere, un nuo-vo libro, con scetticismo e perplessità, conl’avversione per un piatto sgradito, per tor-nare alla metafora gastronomica, ciò che dibuono c’è in quel nuovo “gusto” non migiungerà mai. Ed è un peccato. Anche per-ché i libri insegnano sempre, anche quelliche piacciono meno; anche solo questo ap-proccio brioso a una nuova lettura, non in-segna forse a essere positivi? Anche l’ac-quisto di un nuovo libro, può essere già diper sé qualcosa da cui trarre insegnamen-to e giovamento: comprare a caso unoscritto di un autore di cui non abbiamo mailetto nulla prima, un libro di cui non abbia-mo mai neppure sentito parlare, fare un to-tale “acquisto al buio” insomma, non è,seppure in scala ridottissima, un esempio diintraprendenza e fiducia, di voglia di am-pliare le proprie vedute, di mancanza di ti-mori e preconcetti? Bisognerebbe lasciare a ogni libro la possi-bilità di svolgere quella che è la sua primafunzione, quella cioè di parlarci, per accre-scerci e per fare ciò, dovremmo conceder-

gli una possibilità ben ponderata prima discartarlo. I libri ci parlano sempre, anchedagli scaffali di una libreria, dove stanno daanni in attesa, silenziosi, e poi di un trattoun giorno è come se ci chiamassero, è co-me se fosse giunto il momento in cui de-vono dirci ciò che hanno da dire. Non ac-cettare l’invito è come dire no a un’occa-sione, a un mondo. Dei libri che non mi so-no piaciuti, non mi pento né mi dispiaccio;è di quelli che non ho letto che mi vergo-gno. Ma, sono sicura, rimedierò! ■

Cosa fare quando un libro non piace

Affrontare la lettura in modo costruttivo

Leggere ci migliora

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 19

Territorio

F are piste ciclabili costa parecchio erichiede molto tempo. Per questomotivo gran parte degli attivisti e dei

tecnici che promuovono l’uso della bici-cletta è concorde nel puntare, a parte i ca-si dove è necessario o più efficace crearepercorsi riservati alle bici (le strade ad altoscorrimento, gli argini dei canali ecc.), ad al-tre due categorie di percorsi. Le bikelanesnelle città, dove il traffico è intenso; le stra-de minori fuori delle città, dove il traffico diauto è molto ridotto o quasi inesistente. Le bikelanes sono corsie dedicate alle bici-clette disegnate a terra con il semplice usodella vernice e con segnaletica verticale.Possono essere bidirezionali o monodire-zionali, nello stesso senso di marcia delleauto. Proteggono le bici meno di una pistaciclabile vera e propria, che è difesa da uncordolo o completamente separata dallacarreggiata. Ma sono una soluzione moltopositiva, per due motivi:- Sottraggono spazio alle corsie destinatealle automobili, ovviamente laddove questecorsie sono più larghe del necessario.Spesso, anche nelle aree urbane dove leauto non dovrebbero superare i 50 km/h, lecorsie sono larghe ben più dei 3.50 m. stan-dard (anche 3.00 nelle strade minori o 3.70quando è previsto il passaggio dei bus).L’eccessiva larghezza della corsia, come ènoto, induce a percorrere le strade a velo-cità più sostenuta di quella consentita.Spesso nelle città si viaggia ben oltre i 50km l’ora consentiti (che già sono una velo-cità pericolosa in luoghi dove circolano mol-ti pedoni e mezzi leggeri come le bici); lestrade sembrano invitare le auto a correreavendo singole corsie larghe perfino più di5 metri. E la velocità delle auto è il maggiorefattore di pericolo per chi usa la bici, per-ché il conducente dell’auto spesso non siaccorge in tempo dell’esistenza su strada diuna bici, è più difficile evitare l’impatto el’impatto è più violento. Perché, nonostan-te questi motivi, non si riducono le corsiecarrabili entro i imiti di norma? Principal-mente perché le strade sono state pensatesolo per le auto, senza altri utenti, quindi so-no larghe per rendere comoda e veloce lacircolazione delle auto. Inoltre, molto spes-so, questo spazio aggiuntivo viene utilizza-to per il parcheggio in seconda fila, pratica

sistematica e incontrastata nelle città italia-ne. Si riduce quindi, di fatto, la carreggiata,con il risultato che le bici devono sorpas-sare le auto in sosta, esponendosi a un ul-teriore pericolo. Insomma, se questo spa-zio aggiuntivo fosse dedicato alle bici, leauto si muoverebbero più lentamente nelleloro corsie più contenute, le bici avrebberouna loro corsia a loro dedicata segnalatasenza dover sorpassare auto in seconda fi-la. Chi ci garantirebbe che queste bikelanesvengano tenute libere dalle auto in doppiafila? Forse nessuno, vista la scarsa pro-pensione dei vigili a fare multe. Ma ci si po-trebbe provare e non rinunciare in parten-za.- Il secondo motivo è che le biciclette, aven-do una corsia riservata, anche se non pro-tetta, sarebbero comunque più visibili diquanto lo sono ora. Il conducente dell’au-to saprebbe che in quella parte si stradanon deve circolare e stare più. La sicurez-za non è massima, ma sicuramente miglio-re.Poi c’è una terza ragione. Se puntiamo sul-le piste ciclabili, che costano parecchio, ri-schiamo di ottenere scarsi risultati, pochipercorsi e il resto delle strade totalmenteprivo di sicurezza. Se puntiamo sulle bike-lanes, possiamo immaginare una vera epropria rete ciclabile diffusa su tutto il ter-ritorio urbanizzato, in partenza magari me-no sicura, ma con un incremento diffusodella sicurezza che potrebbe portare moltepiù persone a usare la bici. E questo è il ve-ro grande fattore di sicurezza, una granquantità di bici in circolazione. Così che, ve-dendole dappertutto, sarà del tutto natura-le da parte dei conducenti delle auto pre-stare loro attenzione. Insomma, una strate-gia vincente richiede di guardare in avanti,mettendo in moto un circolo virtuoso: me-no velocità delle auto e più spazio segna-lato per le bici = più sicurezza nelle strade,più biciclette in circolazione = meno auto incircolazione = più sicurezza per le bici. Ecosì via, magari arrivando ad avvicinarci al-le straordinarie performance di grandi cittàcome Amsterdam o Copenhagen, dove sia-mo intorno al 40% degli spostamenti in bi-ci (contro lo 0,6 di Roma, tanto per fare unesempio a noi vicino). Cogliendo allo stes-so tempo, non dimentichiamolo, anche l’al-tro obiettivo strategico, oggi finalmente fon-damentale per tutti: la diminuzione radica-le dell’inquinamento atmosferico. Insomma,se scegliamo una strada più fattibile (in tut-ti i sensi) arriviamo ai risultati. Peraltro è unastrada già praticata in tutti gli esempi disuccesso: basterebbe copiare.Anche culturalmente il segnale sarebbe im-portante: nelle città bisogna recuperare unadimensione umana delle relazioni sociali,spazi pubblici più accoglienti, anche a fa-vore delle microeconomie che vi si svolgo-no, e l’automobile non aiuta. Si dovrebbepuntare a ridurne la quantità (e la biciclettaaiuta) e a ridurne l’aggressività (e una mag-

giore condivisione della strada con bici epedoni aiuta). Se poi combiniamo le reti diffuse negli spa-zi urbanizzati con le reti territoriali, fatte dipercorsi stradali già esistenti, ma a bassaintensità di traffico, possiamo immaginaredi diffondere l’uso della bicicletta anche invasti territori. Lo sviluppo del cicloturismosicuramente sarebbe un primo risultato im-portante. Una parte di questa rete più va-sta potrebbe aiutare anche l’intermodalitàsostenibile, consentendo ad esempio diraggiungere le stazioni dei treni senza uti-lizzare l’auto. Entro un raggio di 4/5 km, labicicletta è competitiva con qualsiasi altromezzo di trasporto (niente problemi di traf-fico né di parcheggio, costi zero).Più queste reti, locali e territoriali, si com-binano fra loro e più ne riduciamo i costi ene aumentiamo gli utenti. Il territorio ponti-no è un territorio ideale per sviluppare retidi questo tipo. E’ pianeggiante, l’urbaniz-zazione è diffusa, con pochi centri urbanima a distanza ravvicinata, c’è una ferroviache la costeggia e una quantità enorme diutenti turisti che vi si aggiungono d’estate.Molte strade sono a bassa intensità di traf-fico, per altre sarebbe necessario realizza-re piste ciclabili, ma nei centri urbani comeLatina, Sabaudia, S. Felice Circeo e Terra-cina, e nei loro dintorni sarebbero sufficientile bikelanes. L’importante è che diventinouna rete. Gli abitanti e i turisti scoprirebbe-ro di potersi muovere ovunque in sicurez-za, per raggiungere qualsiasi luogo del pro-prio territorio. Come fosse un fatto sempli-ce e normale, non riservato a quei “matti”che oggi vanno in bicicletta. Già qualcheamministrazione si sta muovendo in questadirezione (qualche segnale a Latina, a Ter-racina, con il lungomare ciclabile, a Sabau-dia con il collegamento con la costa). UnPiano complessivo, su scala provincialeaiuterebbe. Intanto la Regione sta appro-vando, con il Piano Regionale Mobilità Tra-sporti e Logistica (PRMTL) una rete ciclabi-le regionale, prevalentemente fatta da per-corsi già ora utilizzabili per i cicloturisti, at-tenta anche all’intermodalità (bici/treno). Neabbiamo parlato in articoli precedenti. Po-trà costituire un buon punto di partenza edi riferimento anche per le amministrazionilocali. ■

Le bikelanes nelle città a traffico intenso

Le strade minori fuori città

Quali infrastrutture per il territorio pontino ciclabile

di Roberto Pallottini

La recente bikelane realizzata a Roma lungo laPortuense, nei pressi di Porta Portese, riducen-do l’ampiezza della carreggiata e spostando ilparcheggio delle auto

Altro esempio di bikelane monodirezionale, lun-go una strada ad alto scorrimento

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di Angelo Guattari

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Territorio

C’ era una volta un posto meraviglio-so in riva al mare, dove l’acqua ela terra si fondevano tra loro e si

lasciavano in un continuo alternarsi al ritmocadenzato delle maree, dove era possibilevedere l’intensa vita marina adeguarsi divolta in volta alla mutata situazione.C’era una serie di calette, ognuna unica nelsuo genere, dominate da un costone a stra-piombo sul mare che verso Est si addolci-sce gradatamente e la vegetazione dallemolte sfumature di verde arrivava, fin qua-si a lambire l’acqua del mare.Erano separate tra loro da una lingua di ter-ra formata da sassi grandi e piccoli parzial-mente affioranti dalla sabbia livellata dal-l’acqua.Con la bassa marea la sabbia rimaneva ap-pena umida, e i sassi sporgenti formavanosu di essa un labirinto fantasioso nel qualequalche granchio smarrito cercava rifugionegli anfratti, mentre piccoli pesci inesper-ti rimanevano prigionieri in pozze d’acquaisolate assieme a qualche stella marina oqualche oloturia.Con l’arrivo dell’alta marea l’acqua grada-tamente invadeva di nuovo l’ambiente ri-coprendo la sabbia e insinuandosi tra i sas-si per un’altezza di circa venti centimetri.Finalmente i pic-coli pesci e le al-tre creature mari-ne imprigionatenelle pozze riac-quistavano la li-bertà e magica-mente il labirintodi sabbia e sassisi animava.Al contatto conl’acqua le patelleattaccate agliscogli allentava-no impercettibil-mente la presaper nutrirsi di plancton, le alghe di un tipoormai estinto nel nostro mare, dai bordimerlettati che sembravano foglie d’insala-ta riccia di un intenso colore verde smeral-do, riprendevano la posizione verticale se-guendo sinuosamente il flusso dell’acqua,i paguri tornavano a caccia ispezionandoogni anfratto, i ricci di mare uscivano alloscoperto spostandosi lentamente sugli acu-lei in perenne movimento come per magia.Gamberetti quasi trasparenti si abbarbica-vano agli scoglietti muovendo velocemen-te le chele alla ricerca di cibo tra le alghe,grossi granchi pelosi dalle chele possenticorrevano qua e là ispezionando ogni bu-co, pesci d’ogni genere e d’ogni grandez-za popolavano l’ambiente muovendosi si-curi nel labirinto di scogli, incuranti della no-stra presenza.I pesci non avevano paura delle persone enuotavano anche accanto a noi e tra le no-stre gambe, capitava a volte che mentre so-stavamo seduti su un sasso con i piedi

scalzi nell’acqua, un polpo allungava i ten-tacoli dalla tana ed esplorava curioso ilbianco della pianta dei nostri piedi, ignaroche poco più in là una murena, muovendo-si lentamente, era a caccia delle sue predepreferite rappresentate proprio dai polpi.Era un vero e proprio angolo di paradisodove si viveva in perfetto equilibrio con gliabitanti del mare e il resto della natura, chenon sciupavamo affatto e dalla quale pren-devamo solo quello che ci serviva, passan-do le giornate al mare nutrendoci di quelloche l’ambiente ci offriva: ricci di mare, coz-ze, patelle, maccheroni di mare (maccaru-nieglie), un’alga dalla forma e dallo spes-sore degli spaghetti che nasceva sugli sco-gli a pelo d’acqua, lunga fino a dieci centi-metri, croccante sotto i denti e dal saporedi mare che solo il ricordo fa venire l’ac-quolina in bocca.Prima di tornare a casa cercavamo tra gliscogli attinie e pomodori di mare, ce n’erain gran quantità, che le nostre madri infari-navano ancora freschi e friggevano in pa-della, e un intenso profumo di mare inva-deva le case e le strade adiacenti, che io ri-cordi, il loro sapore al palato non avevaeguali.Alla punta estrema della striscia di terra

l’acqua diventavaimprovvisamentealta circa un paiodi metri, e alla di-stanza di circaquattro metri sor-geva uno scoglioche chiamavamo“lo scoglio dellecozze” per i mitiliche vi crescevanosopra in gran nu-mero.Lo scoglio avevala superficie qua-si pianeggiante

che affiorava un poco durante la bassa ma-rea e finiva sotto il pelo dell’acqua in perio-do di alta marea, e raggiungerlo a nuotorappresentava la “prova coraggio” per queiragazzi che ancora non sapevano nuotare,i quali, per non essere da meno dei com-pagni più esperti, vincevano la paura e situffavano in acqua quanto più lontano pos-sibile, per raggiungere la meta sfruttando loslancio iniziale; una volta sullo scoglio al-zavano orgogliosi le braccia in segno di vit-toria, ma dopo l’esultanza si rabbuiavano alpensiero che avrebbero dovuto affrontare ilpercorso inverso, ma seppure intimoriti, lofacevano con successo acquisendo fiduciain se stessi, e il giorno successivo era perloro un continuo andirivieni dallo scogliodelle cozze alla terraferma, orgogliosi diavere imparato a nuotare.A est della lingua di terra c’era una caletta,dove la spiaggia era formata da sassi bian-chissimi e tondeggianti per il continuo ro-tolio procurato dall’andirivieni delle onde,

zona che noi chiamavano “ju pallone” pervia di due grossi “palloni” di vimini issati supali altissimi con una grossa T fissata sullasuperficie, forse una qualche forma di se-gnalazione.Era questo il punto di ritrovo delle famigliedove le persone si adagiavano a prendereil sole stendendo gli asciugamani sui sassi,che restituivano il calore assorbito dal soleriscaldando il corpo dopo il bagno.A ovest della striscia di terra c’era un’altracaletta, dove il mare arrivava fin quasi aipiedi della grande parete rocciosa sulla cuisommità si erge Torre Fico.Questa caletta non è stata divorata dal por-to come tutto il resto ed esiste ancora, tra-sformatasi in una bella spiaggia di sabbia fi-ne a seguito della modifica dei luoghi e del-le correnti marine.Da qui partiva, e ancora c’è, un sentiero im-pervio che passa sotto la parete a stra-piombo e giunge quasi alla punta di TorreFico, dove per l’acqua altissima si avven-turavano solo i nuotatori più esperti, chemuniti solo di maschera e un fuciletto amolla pescavano facilmente polpi, murene,saraghi, cernie, e, nei periodi giusti, cefali espigole in gran quantità.Da San Felice ci recavamo a “ju pallone” apiedi seguendo la strada ancora bianca, ri-pida e polverosa che dalla porta SE delPaese scende fino al mare; a metà stradasgorgava ai piedi della parete laterale unasorgente di acqua freschissima che davagrande refrigerio soprattutto al ritorno, piùavanti s’incontrava un gigantesco albero dicarrube che quando erano mature noi ma-sticavamo succhiandone la polpa morbidae dolciastra durante le lunghe ore di per-manenza al mare.In fondo alla discesa, incontrando il mare,la strada si tramutava verso destra in unsentiero che seguiva l’andamento sinuosodella costa rocciosa alta e scoscesa, cheera totalmente sovrastato dalle fronde di al-beri che formavano capanna e non lascia-vano passare i raggi del sole, procurando-ci una sensazione di fresco quando vi pas-savamo accaldati.Mentre si percorreva il sentiero, gli occhi siabituavano all’ombra degli alberi, così,quando il sentiero finiva, il bagliore del so-le ci costringeva a socchiudere gli occhi,ma appena abituati alla nuova luce, si mo-strava alla nostra vista il consueto meravi-glioso scenario: sullo sfondo la bianca pa-

Al posto del porto c’era un paradiso

Flora e fauna marina abbondanti

C’era una volta …

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 21

C on un solo punto eravamo rimasti al-le ultime due prestazioni molto con-vincenti della squadra GSI.

Il campionato é andato avanti continuandosu quella strada e la formazione di Benettiha disputato le successive sei gare, otte-nendo ben 13 punti e subendo una solasconfitta.Si é ripartiti dalla gara dello scorso 21 no-vembre al Ballarin contro gli AmatoriSa.Ma.Gor, con una vittoria di misura per 1-0, per proseguire con il successivo incon-tro, sempre in casa contro il Norma con-cluso invece a reti inviolate, ma con unabuona prestazione di entrambe le squadre,che hanno giocato una partita molto equi-librata.Nella nona giornata del calen-dario, contro la capolista Sez-ze, si é visto un buon primotempo dei sanfeliciani, ma allalunga il sopravvento dei pa-droni di casa hanno messo koi ragazzi di Benetti con un so-noro 3-1.Quest’ultima sconfitta, é statala scossa che serviva per capi-re che, come si suol dire, “chi ladura la vince”, infatti, nelle suc-

cessive gare, non mollando fino alla fine, so-no arrivate tre vittorie consecutive, dapprimanuovamente sul campo del Ceriara Sezze (2-0), successo arrivato proprio con due reti nelsecondo tempo e poi a proseguimento del-la striscia positiva con le successive garedisputate entrambe in casa, contro il S.Gia-como Nettuno (4-0) con una splendida tri-pletta di Bubelli, e nell’accesissimo scontrocon il Bella Farnia, quando dopo lo svan-taggio fin dai minuti iniziali e dopo averesprecato un paio di chiare occasioni-gol, tut-ta la squadra ha tenuto in mano la gara chiu-dendo gli avversari nella propria metá cam-po fino all’ultimo degli otto minuti di recupe-ro, agguantando proprio negli ultimi secon-di di gioco il 2 - 1, e il nono punto in tre set-

timane.Anche per la compagine della2a categoria, le cose comin-ciano ad andare per il versogiusto.Il lavoro svolto da Mister D’A-niello con i suoi ragazzi portafinalmente punti preziosi per lapermanenza in categoria an-che per la prossima stagione,infatti, i nove punti accumulatinelle ultime sei gare fa balza-

re a metá classifica il Circeo Calcio.Questo bottino parte dal pareggio senza re-ti in casa con l’Atletico Cisterna, e dopo ilriposo della settimana successiva, cé solola sconfitta di Latina in casa del S.S. Pietroe Paolo (2-0), a interrompere un’importan-te serie di imbattibilitá, infatti, dal 13 di-cembre sono arrivati due pareggi, rispetti-vamente a mezzomonte con il Roccaseccadei Volsci (2-2) e in casa della avversariabattuta lo scorso anno nella finale di Cop-pa Latina, il Real Maenza, con un altro 2-2.Ma come giá detto “chi la dura la vince”, in-fatti nelle prime due gare del 2016 si regi-strano altri quattro gol segnati, ma questavolta sufficienti per portare a casa due vit-torie e quindi ulteriori sei punti in classifica,il 3 gennaio in casa contro il Giulianello per1-0 con il solito Sergio Danila, e la domeni-ca seguente in trasferta con il fanalino dicoda Borgo S.Maria per 3-1.Per entrambe le squadre della Societá san-feliciana restano ancora molte partite da dis-putare per dimostrare di poter essere prota-gonisti del campionato GSI per I ragazzi diMister Benetti, e di aver posto fondamentaimportanti per il prossimo anno , per quel cheriguarda invece quelli di Mister D’aniello. ■

Calcio

GSI è seconda, “chi la dura la vince”

F.C. Circeo Calcio

di Andrea Fortunato

C on la fine dell’anno è finito il Gironedi andata del Campionato Giovanis-simi Provinciali con un brillante ter-

zo posto in classifica generale, conquista-to dai nostri ragazzi. Ci eravamo lasciati conuna sconfitta per 2 a 1 in casa dell’AntonioPalluzzi di Priverno e purtroppo anche ladomenica successiva nella gara al Ballarincontro il Monte San Biagio ne ha vista unanuova per 3-2. Non sono bastate le reti diZandonà e Simonelli ma a volte pur dispu-tando una buona gara, per aver la megliosulla squadra rivale ci vuole qualche cosain più…Nelle partite successive i ragazzi sisono superati, realizzando un filotto di quat-tro vittorie consecutive, 1-0 in casa dell’al-lora imbattuta Fondi Calcio con la rete del-la vittoria realizzata da Singh H. ,ben 13-0in casa del Real Sabaudia e i marcatori so-no: quattro reti di Singh H, tre di Zandonà,e una di Tommasino, De Bellis, Federico,Noce, Cestra D. e un autorete di Buzzacco.Nella gara successiva, all’interno delle mu-ra amiche del Ballarin, i ragazzi si sono im-posti per 7-1 contro il fanalino di coda del-la classifica, la Polisportiva Bassiano, contre reti a testa di Singh H. e Zandonà e una

di De Bellis. E infine nell’ultima giornata delGirone ancora una sonante vittoria della no-stra squadra in quel di Sonnino per 5-2 conquattro reti realizzate dal solito Singh H. euna da Zandonà. Iniziato il 2016 ci buttia-mo nell’avventura del Girone di ritorno, nelperiodo Natalizio i ragazzi si sono allenatiintensamente con l’obiettivo di proseguirela serie positiva. Anche per gli Esordienti e i Pulcini è finita,come si dice in gergo, la fase Invernale deiTornei delle loro Categorie. Gli Esordienticon grande soddisfazione hanno portato atermine, imbattuti, le loro fatiche , ottenen-do ben sette vittorie e due pareggi. Le vit-torie le hanno conquistate contro il Frasso3-0; Fondi Calcio 3-0; Virtus Lenola 3-0;Città di Sonnino 2-1; Academy Terracina 3-0; Pro Calcio Terracina 2-1; e contro i cugi-ni del Montenero per 3-0. Pareggiando poicon il Chiaristella per 3-3 e nell’ultima garacontro l’Hermada per 2-2.che dire!!!! Bra-vi…Bravi…Bravi.I Pulcini invece hanno chiuso la fase Inver-nale con tre vittorie un pareggio e quattrosconfitte. Gli Incontro/Confronto vinti sono

stati con l’Accademia Calcio Sabaudia Bper 3-1 e contro L’Annunziata Sabaudia e ilFrasso per 3-0, pareggio per 2-2 con la ProCalcio Terracina e le sconfitte con l’Acca-demia Sabaudia A per 3-2, l’Hermada el’Antonio Palluzzi Priverno per 3-0 e con icugini del Montenero per 3-1. Aspettandol’inizio della fase Primaverile, che dovrebbecominciare intorno alla metà di Febbraio, iragazzi continuano gli allenamenti prepa-randosi per affrontare le prossime sfide nelrispetto della lealtà e delle regole a cuil’ASD Nuova Circe “Simone Rizzato” tieneparticolarmente. ■

Terminato il girone di andata

ASD Nuova Circe “Simone Rizzato”

di Mario Capponi

Sport

Calcio

I dirigenti Felice Capponi e Tiziano Bonato

Fabio Santarpia

La squadra dei pulcini

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 22

Varie - Oroscopo

Oroscopo di Febbraio 2016 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

In questo periodo devi far vale-re le tue idee, se hai a che farecon persone che non ti capisco-no. Bisogna stare attenti poichépotresti essere alquanto agitato.In amore prendono il sopravven-to le questioni di lavoro.

Torodal 21/4 al 20/5

L’amore è ottimo. Le stelle se-gnalano amore; sarebbe un pec-cato non rispondere al richiamo.Nel lavoro siete rientrati in unafase di recupero: un successopersonale importante; molto di-pende da voi.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Giove e Saturno dissonanti sonoun elemento di disturbo permantenere buoni rapporti concapi o collaboratori. Bisogna im-pegnarsi di più. E’ importantenon fare azioni azzardate macambiare modi di agire. L’amoreè intrigante, ricercate novità edemozioni.

Cancrodal 22/6 al 22/7

In questo periodo potrebbe na-scere una crisi per l’aspetto eco-nomico in cui siete. Cercate di te-nere sotto controllo la situazioneper evitare problemi. Non esage-rate i toni. Avete ancora qualchedubbio in amore, cercate di os-servarvi con calma.

Leonedal 23/7 al 22/8

Chiudete i rapporti che non servo-no più; dalla vostra parte avete Sa-turno e Urano, quindi approfittatedi questo grande spazio di tempoper poter agire. La propria vitasentimentale ha bisogno di qual-che attenzione in più, non discu-tete di soldi con la persona ama-ta: non è il momento.

Verginedal 23/8 al 22/9

In questo mese si risveglia l’a-more clamorosamente. Giovenel vostro segno vi ricorda che cisono possibili ritardi e insoddi-sfazioni, ma tra poco Marte viaiuterà a risvegliare la passione.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Tagliate le situazioni che non vi fan-no progredire, ma non sarà un ma-le poiché è arrivato il momento diriportare equilibrio per il benesse-re di tutti. In amore le storie in cri-si potrebbero vivere una certa con-flittualità. La forma fisica non è almassimo, pensate a una cura de-purativa o a una dieta.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Evitate le discussioni che trasci-nate da tempo. Il vostro Marte virende ribelli e intolleranti. Inamore concedetevi emozioni egioie … ne avete bisogno. Gio-ve rappresenta la legalità e cer-cate di tenerlo a mente.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Giove contrario produce ritardi perconcludere situazioni che vi inte-ressano. Possibili cambiamenti ovendite di immobili sono previstinon solo per questo mese; inamore vi sentite bene e siete at-tratti dalla persona incontrata re-centemente. Ottima la forma fisi-ca anche se siete in ansia per il la-voro e per il quotidiano.

Capricornodal 21/12 al 19/1

Giove e Saturno proteggono i tuoiimpegni e i tuoi rapporti di lavoro.Periodo generoso per voi nellequestioni economiche; le stelleconsigliano di guardarvi attornopoiché è arrivato il momento perottenere o dimostrare affetto ver-so qualcuno. Una buona energiavi regala un’ottima forma.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Saturno e Urano in ottimo aspet-to vi allontanano le ombre e per-mettono, a coloro che studiano ohanno un progetto di lavoro, diraggiungere i propri obiettivi. Inamore siete ancora un po’ lonta-ni da ciò che desiderate e scon-tenti perché l’amore per voi do-vrebbe lasciarvi pieni di stupore.

Pescidal 19/2 al 20/3

Periodo interessante con Vene-re e Mercurio favorevoli. Il lavo-ro è di routine, ma cercate di nonperdere la giusta concentrazio-ne. Proteggete la vostra vita af-fettiva da tutto il resto ma fate at-tenzione a non rincorrere qual-cosa che esiste solo nei vostrisogni.

A nche se al Circeo non si va alla ri-cerca di un ristorante «stellato», so-no molti i posti dove mangiare un

buon pesce o gustare una buona pizza. Pa-sticcerie, gelaterie, trattorie, osterie e piz-zerie si sono moltiplicate a dismisura negliultimi tempi, spesso dalla durata di vita bre-ve, una o due stagioni. Ma c’è invece chi re-siste e dalla partenza negli anni sessanta,quando il Circeo iniziò a diventare una del-le mete preferite dei romani, è riuscito a so-pravvivere fino ai nostri giorni. E il primo diquesti luoghi che mi piace ricordare è il «Fa-ro»: andare la sera a cena al faro era unadelle passioni della mia adolescenza. An-cora ricordo i meravigliosi tramonti e la bon-tà della piazza Margherita; la gioia nello sta-re sotto quello che allora era un semplicepergolato per godere della compagnia deimiei amici. Non ci sono tornata per anni eanni: ma quando due estati fa sono rianda-ta verso Punta Rossa e mi sono fermata perrivedere quel posto così felice nei miei ri-cordi, ho visto un luogo diverso, pur sesempre bellissimo. Al ristorante si sono ag-giunte delle stanze per dormire e l’arredonon è certo più quello, ma molto più raffi-nato: mi dicono, però, che la pizza la sera

è sempre buona. Allora nei mitici sessanta -settanta si man-giava molto a casa e si usciva la sera dopocena: la «paghetta» non permetteva moltopiù di una cena fuori la settimana, e anchei trasporti erano più complicati. Non tuttiavevano macchina, macchinetta o motori-no e spesso il fortunato che possedeva unmezzo di locomozione era costretto a fareavanti e indietro per portare tutti a destina-zione. Ma non ci si faceva caso: e cosìspesso nonostante la difficoltà negli spo-stamenti si arrivava fino da Saporetti a Sa-baudia (dove, però, si poteva arrivare anchein bicicletta) a mangiare gli spaghetti allevongole, oppure sempre a Sabaudia, ma unpo’ più lontano in un posto che non sapreinemmeno ritrovare in mezzo alla campa-gna, dove facevano dei buonissimi tortelli-ni alla panna, con la vera panna montatasopra.Oggi a scorrere l’imperdibile lista sulla retedei luoghi dove andare a pranzo o a cena,non c’è che l’imbarazzo della scelta. I mieiamici che frequentano il Circeo più o menotutte le estati mi parlano con entusiasmo

del ristorante il «Grottino» non lontano dalporto, oppure di altri localini nel centro sto-rico. L’ultima volta che ho trascorso un’e-state a Sabaudia sono andata la sera in unluogo dal nome «La Cruz», molto bello cheperò non mi ha riportato agli antichi saporidi una cucina semplice ed essenziale, for-se oggi difficile da trovare a meno che nonsi vada per le campagne vicine ... come aFossanova, famosa per le sue mozzarelle eper i locali accanto all’Abbazia oppure aSezze, dove sono incredibili e buonissimi icarciofi.In tanta abbondanza, però, e in tanto con-sumo di pesce quanto mi piacerebbe gu-stare di nuovo quei tortellini alla panna: for-se non il meglio che allora e oggi possa of-frire il mercato sul tema, ma sicuramentemeravigliosi per il sapore di una giovinezzache chiedeva tutto sommato poco e che alcibo univa a tavola lunghe discussioni an-che politiche, dove ci si accalorava moltis-simo: chissà forse proprio perché era l’ini-zio della vita... o perché i temi erano la sco-perta di un mondo che sognavamo più giu-sto e tutto da costruire. ■

La pizza margherita al FaroI tortellini alla panna nelle campagne di Sabaudia

Dove si andava a mangiare la sera al Circeo negli anni 60/70di Lilli Garrone

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 23

Tempo libero

C hecco è stato cresciuto dal padre conil mito del posto fisso. A quasi 40 annivive quella che ha sempre ritenuto es-

sere la sua esistenza ideale: scapolo, servito eriverito dalla madre e dall’eterna fidanzata chenon ha alcuna intenzione di sposare, accasatopresso i genitori, assunto a tempo indetermi-nato presso l’ufficio provinciale Caccia e pesca,dove il suo incarico consiste nel fare timbri co-modamente seduto alla scrivania. Ma le riformearrivano anche per Checco, e quella che aboli-sce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativa-mente giovane lo rende idoneo alla richiesta “volontaria” delle di-missioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consi-gliato dal senatore che l’ha “sistemato”, non cede alle richieste del-la “liquidatrice”, la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarse-ne, lo spedisce in giro per tutta l’Italia, nelle sedi più disagiate e sco-mode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che ten-tare un’ultima carta: mandare l’impiegato al Polo Nord, in mezzo al-le nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c’è anche Va-leria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambie-rà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri e le respon-sabilità di una vita civile. Alla sua quarta commedia per il grande schermo Luca Medici rac-conta un’altra avventura del suo alter ego, quel “cozzalone” puglie-se in perenne equilibrio fra conformismo e anarchia, cartina di tor-nasole dei vizi e dei difetti del popolo italico. Il risultato è una com-media divertente, ben congegnata dal punto di vista narrativo e benrecitata da tutto il cast (a cominciare da Medici) ma più addomesti-cata, e meno deliziosamente iconoclasta, delle precedenti.Sbancando i botteghini nelle prime due settimane di uscita superandoanche l’attesissimo Star Wars e abbracciando un pubblico molto va-sto per età e cultura, grazie proprio alla volgarità velata e all’irrive-renza che sono il tratto distintivo di questo film, questa volta Zalonesi aggiudica il primo posto nelle classifiche.

QUO VADO?di GENNARO NUNZIANTE

Il fil

m p

iù v

isto

di ALESSIA BRAVO

Carciofi alla romanaIngredienti per 4 persone– 8 carciofi romaneschi – 1 spicchio di aglio – mentuccia fresca – olio extravergine di oliva – sale – pepe

Se usate la mentuccia, lavatelapoi tritatela insieme con lo spic-chio di aglio; mettete il trito in una tazza, salate e pepate e ag-giungete 2 o 3 cucchiai di olio.Tagliate il gambo ai carciofi a circa 4 cm dalla testa e pulitelo. Poistaccate le prime foglie e con un coltello molto affilato tagliate laparte superiore dura. Aprite leggermente i cuori dei carciofi e aiu-tandovi con un cucchiaino, togliete la peluria dal centro; riempi-teli con il trito preparato, poi chiudeteli bene e sistemateli capo-volti in una pirofila dai bordi alti. Metteteli molto vicini l’uno all’al-tro in modo che non avanzi spazio. Salateli e poi ricopriteli conolio e, in minore quantità, acqua. Coprite i carciofi con un fogliodi carta da forno e poi con un coperchio, in modo che il vaporevenga trattenuto meglio, e cuocete su fuoco moderato finché icarciofi non saranno teneri (circa 30 minuti)

CITAZIONI UTILI

Comunicazione

Non c’è pensiero che sia immune dalla suacomunicazione, e basta formularlo nellafalsa sede e in un certo senso equivocabileper minare la sua verità.Theodor Adorno, Minima moralia

Cortigiano

Cortigiani vil razza dannata […].Rigoletto, Atto II, Scena IV (Rigoletto). Librettodi F. M. Piave, musicato da Verdi

Si conosce, nelle grandicorti, un altro modo difarsi più grandi,curvarsi.Charles Maurice, principedi Talleyrand-Périgord.Mèmoires

Discrezione

La sincerità è di vetro, la discrezione didiamante.André Maurois. Consigli a una ragazza chedice tutto quello chepensa

Promettere

Bisogna avere buona memoria per potermantenere le promesse.Friedrich Nietzsche. Umano troppo umano

Avv. Michele Stasi

Danni da trasfusione

L a Cassazione con la sentenza n. 20934 del 16 ottobre2015 ha statuito che il risarcimento per danni biologici emorali conseguenti a trasfusioni di sangue si prescrivo-

no in dieci anni dal momento in cui si scopre di averli subiti, peralcune malattie infettive, che hanno tempi di incubazione più lun-ghi si prescrive dal momento in cui si viene ad effettiva cono-scenza dell’infezione. La sentenza della Suprema Corte è statapreceduta da una lunga controversia relativa a un cittadino, mor-to nel 1987 a causa di una trasfusione di sangue in ospedale ela cui la moglie, da lui contagiata, muore a sua volta nove annidopo. I figli, a seguito della scomparsa della madre, chiedonoil risarcimento dei danni al ministero della Salute. Sia il Tribuna-le che la Corte di Appello respingono la domanda di risarci-mento, perché fuori tempo massimo: sono trascorsi oltre diecianni dalla morte del padre e il danno da risarcimento è prescritto.A questo punto i figli non si danno per vinti e ricorrono in Cas-sazione asserendo che, solo a seguito della scomparsa della lo-ro madre, avvenuta nel 1996, erano venuti a conoscenza del-l’infezione contratta dal padre, a seguito di trasfusione, passa-ta poi alla madre. Prima di tale data era impossibile per gli ere-di ricorrere al Tribunale. La Suprema Corte, come già eviden-ziato, accoglie la domanda e afferma che il diritto al risarcimentodel danno di chi ha contratto una malattia scatta dal momen-to in cui la malattia stessa si evidenzia e viene riconosciuta co-me conseguenza del comportamento colposo e doloso del ter-zo.

mail: [email protected]

ORA LEGALE

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5 febbraio. A Giampiero Vallese tanti auguri di buon com-pleanno dalla famiglia.

5 febbraio. Buon compleanno a Tommaso Demin dallo zioBruno.

8 febbraio. Tanti auguri di buon compleanno a Giuseppe Mi-gnardi da tutta la sua famiglia.

9 febbraio. A Giovanna Hartard un buon compleanno da Fe-de e Anna Rita.

9 febbraio. A Massimo Mignardi un augurio speciale daglizii e dai cugini di fontana Copella.

12 febbraio. Al nostro grande amore…. Rosanna Pedrollo ...Tanti auguri di buon compleanno da Sara, Francesco eAdriano.

14 febbraio. A Roberta Pasqualotto buon compleanno dal-la famiglia Gasperini.

14 febbraio. Ora che sei maggiorenne vedi di non montartitroppo la testa ... tanti auguri a Jacopo Giulivo dalla fami-glia.

16 febbraio. Per i suoi splendidi 80 anni un augurio specialea Ennio Valesi dalla moglie Maria in particolar modo, e datutta la sua grande e bella famiglia.

16 febbraio. Buon compleanno zio Ennio da Nico e Fede.17 febbraio. Al mio fratellone Leonardo De Prosperi tantis-

simi auguri per i tuoi 9 anni da Benedetta.17 febbraio. Un buon compleanno a Nicola Palombi. Tanti

auguri da tutta la famiglia.18 febbraio. A una come te, Gabriella Massarenti, un anno

in più serve solo a renderti sempre più bella e carina. Chetu possa battere un record. Auguri di buon compleanno dal-la famiglia.

18 febbraio. A Vincenza Avagliano affettuosi auguri di buoncompleanno dai nipoti.

19 febbraio. Al cugino per cui nutro una stima e un affettospeciale, Simone Alessandrini buon compleanno Fede.

19 febbraio. A Maria Menghini augurissimi per il suo com-pleanno da Francesca e Federico.

21 febbraio. Al fondano più sanfeliciano che ci sia! Un augu-rio speciale per il tuo compleanno a Franco Marrocco daFede e tutti gli amici del Circeo.

23 febbraio. A Matteo Lanzuisi buon compleanno dalle co-mari solite e pure da “spin –gere”.

3 marzo. Tanti auguri cara Adele Petrucci per il tuo com-pleanno da Pino e Marcella.

4 marzo. Al compare Giampiero per i suoi ... anni. Ti voglia-mo bene Nico e Fede.

7 marzo. Rodolfo Foti compie due anni. Il fratellone Cocò loabbraccia forte. Auguri e tanti bacetti da tutta la famiglia,nonni genitori zii e cugini.

7 marzo. Auguri di cuore a Tommaso Mignardi per il suocompleanno da tutte le famiglie Mignardi.

12 marzo. Un buon compleanno alla comare Caterina Aver-sano dal comparato news.

13 marzo. Dolcissimi auguri di buon compleanno a LorenzoCoppola da mamma, papà e tutta la famiglia.

15 marzo. Alla nostra fantastica nonna Graziella De Marchistantissimi auguri da Leonardo e Benedetta.

16 marzo. Infiniti auguri a Cristina Galeotto dalla famiglia.16 marzo. Stai diventando grande anche tu, Giulio Valesi …

buon compleanno da zia Marcella e zio Pino e tutta la fa-mily.

17 marzo. Ad Anna Palombi augurissimi per un felice com-pleanno da tutta la sua famiglia.

25 marzo. Auguri ad Annunziata Mignardi per il suo com-pleanno dalle sorelle, dal fratello e tutta la famiglia.

25 marzo. Tantissimi auguri di buon compleanno a Ottavia-no Galeotto dalla famiglia.

26 Marzo. Tanti auguri di buon compleanno a Massimo Man-tovani dalla famiglia e dagli amici.

30 marzo. Alla nostra favolosa super- mamma Elsa Rita Pe-trucci augurissimi da Fede, Riki, Many, Nico e papà.

31 marzo. All’amico Sergio Carosi per i suoi 60 anni! Un au-gurio speciale da Pino e Marcella &company.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto,Francesca Faccini, Valeria Di Marco, Domenico Mignardi, Maurizio Paolini, Sabrina Scapini, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Salone, 131/c - 00131 Roma

Compleanni

Anniversario3 febbraio. A quanto stiamo? 20? Auguri Anna Rita e Paolo Narducci per il vostro anniversario di matrimonio. Siete una bellissi-

ma coppia! Da tutta la famiglia Capponi. 24 febbraio. A Gina e Gino per il loro 37° anniversario di matrimonio, dagli amici di sempre Pino e Marcella.

Rita Centola

Lo scorso 19 novembre è venuta a mancare Rita Centola, nota a tutti per aver gestito con il marito Federico Fe-deli e i figli Pietro e Enrico il negozio di “Pasta all’uovo” alla Cona, dove chiunque entrasse veniva accolto da leicon un dolce sorriso e totale disponibilità a suggerimenti culinari. Non disdegnava mai di intrattenersi in chiacchierecon i clienti, soprattutto quelli abituali, avendo una naturale capacità di ascolto e di giudizio. Molti hanno spessobeneficiato delle sue considerazioni e dei suoi consigli. Legatissima alla famiglia, soprattutto ai suoi tre nipoti, Car-la Federico e Flavio,ai quali ha certamente trasmesso le sue qualità di donna attiva e affettuosa.

rete rocciosa a strapiombo sul mare con lasovrastante sagoma di Torre Fico dipinta ascacchi bianchi e neri; sulla destra la mon-tagna che degrada dolcemente verso il ma-

re interamente coperta da grandi alberi chea seconda della stagione mostravano colo-ri con mille tonalità di verde, rosso o mar-rone; sulla sinistra il mare scintillante che ri-fletteva su di noi la luce del sole con l’in-tensità e l’effetto di mille specchi; davanti anoi i bianchi sassi arrotondati dal mare e lealtre calette dove una moltitudine di scogligrandi e piccoli emergevano dall’acqua a

forma di pinnacoli nel mare che sciaborda-va sulla riva.E sotto i nostri piedi un verde tappeto er-boso che accarezzava le piante dei piediscalzi.Ho il ricordo di un paradiso che non c’è più,al suo posto c’è il porto, e mi domando sela scelta sia stata giusta. ■

segue dalla pagina 20

Territorio di ANGELO GUATTARI

C’era una volta …