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Attualità Caro Primo… di L. Fiamma pag. 13 A casa mia, la frase che mia madre ri- pete con maggiore frequenza nei momenti in cui le faccio perdere la pazienza è sempre la stessa: “Sei proprio di razza Bianchi, non c’è niente da fare!”. Ecco, può sembrare un semplice rimpro- vero materno, ma in realtà dietro c’è molto di più: appartenere alla razza Bianchi impli- ca sfaccettature caratteriali di un certo ca- libro e non penso esista qualcuno che le abbia mai incarnate meglio di mio zio Ar- mando, nato a San Felice Circeo il 5 gen- naio 1924, detto Tabbaccone a causa del- la sua eterna passione per il fumo. Chi di voi non ricorda la celeberrima scena in cui viene chiesto ad Alberto Sordi per quale motivo avesse scelto di non sposar- si mai, ricevendo come risposta un since- ro “Fossi matto! E che me metto un’estra- nea dentro casa?”. Ebbene, di sicuro zio Armando condivideva questo preciso stile di vita. Non possiamo certo dire che non amasse le donne però; alla notizia comuni- catagli da mia madre che avrebbe avuto presto un’altra nipote femmina, rispondeva infatti così: “Pozzen nasc’ sempre a troppe le femmene!”. Non perse mai, nonostante il suo status simbol di scapolone, quell’ele- ganza nel vestire che lo ha sempre con- traddistinto: mi sembra ancora di vederlo scendere dalle scale di casa sua, tra Do- polavoro e il Principe, con l’inseparabile no- doso bastone di legno, l’immancabile cap- pello, la sigaretta in bocca, la giacca di vel- luto verde (in perfetto mood da cacciatore chic) e il fiore all’occhiello; beh, in verità più che un fiore, la scelta ricadeva sempre su qualcosa di più particolare, come un pepe- roncino, un rametto di rosmarino, qualche foglia di alloro o dell’edera, “me piacia j’ad- dore!”. Armando era proprio di “Razza Bianchi”. Alla notizia che mia madre, con- siderata una Straniera perché veniva da fuori, avesse deciso di metter su famiglia con mio padre, nipote di Armando, la sua reazione fu questa: “Ma sì proprie sicura de chist? Tremenn’ che nuj sim de razza bi- sbetica!”. Un carattere forte, scorbutico con chi lo distraeva dalle faccende che tanto lo appassionavano (le chiacchiere con gli amici in piazza più di ogni cosa, ma anche la caccia) e altrettanto di cuore con chi in- vece sapeva prenderlo (bastavano un invi- to a pranzo, una damigiana di vino e uno spiedo pieno di beccafichi), gentile con chi lo ascoltava parlare. Se chiedessi a qualsiasi sanfeliciano che abbia avuto l’onore di conoscere zio Ar- mando di ricordarlo a suo modo, senza ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 11 N. 63 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2013 Politica Laboratorio politologico? di F. Morabito a pag. 5 Politica L’educazione civica di A. Petti a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Ambiente La sabbia e la gestione della costa di L. Parlagreco a pag. 18 Il fatto Complotti e spie in Comune, … di Rosa L. a pag. 11 PERSONAGGIO C ENT RO S T ORICO Armando Bianchi detto “Tabbaccone” di Flavia Bianchi Armando Bianchi continua a pag. 2 “Una squadra vincente” N otizia dei primi d’ottobre: tre delibe- re del Comune di San Felice Circeo, sostanzialmente relative alla ride- terminazione della dotazione organica, so- no state bocciate dal Ministero degli Inter- ni. Il dissesto fortemente voluto dal Sinda- co e da tutta la maggioranza per salvarsi da responsabilità precedenti e non assumersi l’onere di gestirle e sanarle, ha anche que- sta conseguenza. Ed è ormai inutile ricorre- re ad altri furbeschi tentativi per evitarla, per- ché sarebbero comunque bocciati. Il Sindaco Petrucci aveva poi preannun- ciato altre tre delibere nell’intervista a tut- ta pagina su Latina Oggi dell’11 agosto scorso, di cui abbiamo già ampiamente parlato nell’ultimo numero del giornale. Ne andava orgoglioso, considerandole un ingegnoso e vincente elaborato delle men- ti eccelse degli Amministratori, ne pregu- stava il risultato positivo e non aveva vo- luto anticiparne i contenuti alla stampa. Questa Amministrazione, affermava, “va avanti e presto lo dimostreremo: a set- tembre approveremo tre delibere per tre importanti opere che miglioreranno la cit- tà” e alla richiesta di svelarne i contenuti aveva così risposto: ”No. Prima la giunta poi il Consiglio. I giornali vengono dopo.” Le prime tre delibere di giunta bocciate, delle altre tre non si ha notizia! Sindaco e Amministratori non sembrano in particolare affatto preoccupati e turbati dal dover adottare provvedimenti impopolari e dolorosi relativamente al ridimensiona- mento dell’organico comunale. Allora ho pensato: “Vuoi vedere che Petrucci tente- rà ancora di aggirare l’ostacolo, cercando di impressionare il Dirigente del Ministero, sbandierando le sue cariche passate e at- tuali, invitandolo alla sede del CONI con fare amichevole e goliardico? Supportato magari dal vice Sindaco, dall’Assessore al Bilancio e dalla “vice Segretaria comuna- le” che cercheranno di cambiare le carte in tavola sul numero dei residenti o co- munque degli abitanti che a San Felice di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Dilettanti allo sbaraglio Conscii propriae ignorantiae, admirantur homines scientes Sono ammirati come uomini sapienti coloro che sono consci della loro ignoranza continua a pag. 6 Sommario a pag. 14 “L’educazione civica” … di Alessandro Petti a pag. 3 Il suo contributo durante la guerra di Alessandro Ruggeri a pag. 7 Auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo Don Bernardo Bianchi

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Page 1: a pag. 3 a pag. 5 a pag. 11 pag. 13 a pag. 18 CENTRO STORICO. 63 2013 web.pdf · traddistinto: mi sembra ancora di vederlo scendere dalle scale di casa sua, tra Do-polavoro e il Principe,

AttualitàCaro Primo… di L. Fiamma

pag. 13

A casa mia, la frase che mia madre ri-pete con maggiore frequenza neimomenti in cui le faccio perdere la

pazienza è sempre la stessa: “Sei propriodi razza Bianchi, non c’è niente da fare!”.Ecco, può sembrare un semplice rimpro-vero materno, ma in realtà dietro c’è moltodi più: appartenere alla razza Bianchi impli-ca sfaccettature caratteriali di un certo ca-libro e non penso esista qualcuno che leabbia mai incarnate meglio di mio zio Ar-mando, nato a San Felice Circeo il 5 gen-naio 1924, detto Tabbaccone a causa del-la sua eterna passione per il fumo. Chi di voi non ricorda la celeberrima scenain cui viene chiesto ad Alberto Sordi perquale motivo avesse scelto di non sposar-si mai, ricevendo come risposta un since-ro “Fossi matto! E che me metto un’estra-nea dentro casa?”. Ebbene, di sicuro zioArmando condivideva questo preciso stiledi vita. Non possiamo certo dire che nonamasse le donne però; alla notizia comuni-catagli da mia madre che avrebbe avutopresto un’altra nipote femmina, rispondevainfatti così: “Pozzen nasc’ sempre a troppele femmene!”. Non perse mai, nonostanteil suo status simbol di scapolone, quell’ele-ganza nel vestire che lo ha sempre con-traddistinto: mi sembra ancora di vederloscendere dalle scale di casa sua, tra Do-polavoro e il Principe, con l’inseparabile no-doso bastone di legno, l’immancabile cap-pello, la sigaretta in bocca, la giacca di vel-luto verde (in perfetto mood da cacciatorechic) e il fiore all’occhiello; beh, in verità piùche un fiore, la scelta ricadeva sempre suqualcosa di più particolare, come un pepe-roncino, un rametto di rosmarino, qualchefoglia di alloro o dell’edera, “me piacia j’ad-dore!”. Armando era proprio di “RazzaBianchi”. Alla notizia che mia madre, con-

siderata una Straniera perché veniva dafuori, avesse deciso di metter su famigliacon mio padre, nipote di Armando, la suareazione fu questa: “Ma sì proprie sicura dechist? Tremenn’ che nuj sim de razza bi-sbetica!”. Un carattere forte, scorbutico conchi lo distraeva dalle faccende che tanto loappassionavano (le chiacchiere con gliamici in piazza più di ogni cosa, ma anchela caccia) e altrettanto di cuore con chi in-vece sapeva prenderlo (bastavano un invi-to a pranzo, una damigiana di vino e unospiedo pieno di beccafichi), gentile con chilo ascoltava parlare. Se chiedessi a qualsiasi sanfeliciano cheabbia avuto l’onore di conoscere zio Ar-mando di ricordarlo a suo modo, senza

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 11 N. 63 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2013

PoliticaLaboratorio politologico?di F. Morabito

a pag. 5

PoliticaL’educazione civica di A. Petti

a pag. 3

SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

AmbienteLa sabbia e la gestionedella costadi L. Parlagreco

a pag. 18

Il fattoComplotti e spie in Comune, … di Rosa L.

a pag. 11

PERSONAGGIO

CENTRO STORICO

Armando Bianchidetto “Tabbaccone”

di Flavia Bianchi

Armando Bianchi

continua a pag. 2

“Una squadra vincente”

N otizia dei primi d’ottobre: tre delibe-re del Comune di San Felice Circeo,sostanzialmente relative alla ride-

terminazione della dotazione organica, so-no state bocciate dal Ministero degli Inter-ni. Il dissesto fortemente voluto dal Sinda-co e da tutta la maggioranza per salvarsi daresponsabilità precedenti e non assumersil’onere di gestirle e sanarle, ha anche que-sta conseguenza. Ed è ormai inutile ricorre-re ad altri furbeschi tentativi per evitarla, per-ché sarebbero comunque bocciati.Il Sindaco Petrucci aveva poi preannun-ciato altre tre delibere nell’intervista a tut-ta pagina su Latina Oggi dell’11 agostoscorso, di cui abbiamo già ampiamenteparlato nell’ultimo numero del giornale.Ne andava orgoglioso, considerandole uningegnoso e vincente elaborato delle men-ti eccelse degli Amministratori, ne pregu-stava il risultato positivo e non aveva vo-luto anticiparne i contenuti alla stampa.Questa Amministrazione, affermava, “vaavanti e presto lo dimostreremo: a set-tembre approveremo tre delibere per treimportanti opere che miglioreranno la cit-tà” e alla richiesta di svelarne i contenutiaveva così risposto: ”No. Prima la giuntapoi il Consiglio. I giornali vengono dopo.”Le prime tre delibere di giunta bocciate,delle altre tre non si ha notizia!Sindaco e Amministratori non sembrano inparticolare affatto preoccupati e turbati daldover adottare provvedimenti impopolari edolorosi relativamente al ridimensiona-mento dell’organico comunale. Allora hopensato: “Vuoi vedere che Petrucci tente-rà ancora di aggirare l’ostacolo, cercandodi impressionare il Dirigente del Ministero,sbandierando le sue cariche passate e at-tuali, invitandolo alla sede del CONI confare amichevole e goliardico? Supportatomagari dal vice Sindaco, dall’Assessore alBilancio e dalla “vice Segretaria comuna-le” che cercheranno di cambiare le cartein tavola sul numero dei residenti o co-munque degli abitanti che a San Felice

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Dilettanti allo sbaraglioConscii propriaeignorantiae,

admirantur homines scientesSono ammirati come uominisapienti coloro che sono conscidella loro ignoranza

continua a pag. 6Sommario a pag. 14

“L’educazione civica” … di Alessandro Petti a pag. 3

Il suo contributo durante la guerra

di Alessandro Ruggeri a pag. 7

Auguri

di Buon Natale

e felice

Anno NuovoDon Bernardo Bianchi

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Personaggio

dubbio le immagini più frequenti sarebberoquelle che lo ritraggono seduto a capota-vola di un banchetto, inesorabilmente conil bicchiere di vino rivolto al cielo, per unbrindisi. Vorrei riportare un aneddoto rac-contatomi da Gabriele Lanzuisi, che riguar-da proprio l’interesse di Armando per ilbuon vino. Esaltato dalla sua prima produ-zione vinicola, il giovane e ignaro Gabrieleera stato invitato dagli amici di sempre apresentarsi a una braciata con una fia-schetta del vino da lui prodotto, per poterfarlo assaggiare al sommo esperto. Arriva-to il momento, Armando stappò il fiasco, siversò del vino, lo annusò, lo fece decanta-re con fare esperto, tenendo tutti col fiatosospeso e poi si espresse: “ Sciacquaturadi botte!” fu il suo giudizio. Inutile dire chela carriera di Gabriele come viticoltore condecollò mai.

Al di là del buon vino casereccio, l’altra gran-de passione di Armando restò sempre lapoesia. Io, la piccola nipote, l’ho sempre vi-sto così, come un poeta. Ogni cosa che luidiceva, a me sembrava essere frutto di unostudio ponderato. Era quasi una magiaquando declamava versi da lui stesso scrit-ti. Che parlasse di donne, della vita o del suoamatissimo Circeo (alcuni dei suoi versi de-dicati al nostro monte Circello possono leg-gersi sulla sua lapide nel cimitero del CentroStorico), il modo in cui lo faceva era sempreipnotico. Un incrocio tra Omero e Trilussa, ame piace pensarlo così. “Dicce na poesia Ar-

mà!” ogni tanto era solito chiedere un pas-sante in piazza Vittorio Veneto; allora lui si si-stemava meglio sullo scalino di casa sul qua-le era seduto, alzava una mano come per de-clamare a una folla e iniziava a recitare ver-si. E per un attimo, era come se il tempo sifermasse in quella piazza.

Quando voleva sapeva essere un buonmaestro, anche se la materia che l’alunnodoveva imparare era come mangiare il pe-sce fritto con le mani, senza buttare via piùdel necessario e senza ingerire le lische.Come si suol dire, a ognuno il suo. In questi anni in cui la cultura green va sem-pre più diffondendosi, ho riscoperto in zioArmando un precursore dei tempi. Sempreinfatti è stato attento all’ambiente, cercan-do per quanto potesse, di preservare l’a-mata macchia mediterranea sanfeliciana.Una volta si espresse così, in merito al de-grado di alcune zone del nostro bosco: “Navòta stu bosche addurea de fiori e d’erbe,mò tanfa de munnezza. Sacc’!”. Chi di voinon è d’accordo? Probabilmente quello chevide a suo tempo non era ancora nienteparagonato a oggi; se potesse esserci oraper ammirare le condizioni di San Felice…Nonostante la ferma posizione ambientali-sta, non si allontanò mai dalla sua incondi-zionata passione per la caccia. Molti ve-dranno in questa dicotomia di ruoli un’in-coerenza di fondo, ma Armando era così,amava delle cose e ne odiava altre, noncu-rante del resto. Si potrebbe dire che vives-se nel suo mondo, un mondo bello e sen-za fronzoli, semplice e ricco di cose impor-tanti allo stesso tempo. Era come se fosseimmerso in una bolla, la quale lo teneva co-sì, sospeso, immerso nei propri pensieri.Proprio in relazione a questo suo modus vi-vendi, al rispetto per l’ambiente e alla vitalibera che faceva, ricordo un episodio lettoin un libro di aneddoti sanfeliciani, che loaveva visto scontrarsi con la grande AnnaMagnani. Andando a caccia col fucile inspalla, diretto a Quarto Caldo, Armando siera trovato il passaggio sbarrato, non solodalla villa della signora Magnani, ma ancheda una improvvisata recinzione di filo spi-nato. Deciso a non cambiare strada, avevaallora iniziato ad aprirsi un passaggio, be-stemmiando tra sé e sé. Si trovò allora di-fronte la signora Magnani in persona chechiedeva spiegazioni e lo invitava ad allon-tanarsi, inveendo e minacciando di aizzar-gli contro i cani da guardia. Ma la rispostadi Armando non si fece attendere: “Sparoprima a te e poi ai cani!”. Fortunatamentea salvare la situazione arrivò un guardiano,molto stimato da Armando, che lo convin-se a desistere. L’ostinazione contro quelliche si considerano padroni della nostra

montagna aveva fatto imbestialire Arman-do, il quale non poteva accettare di veder-si derubato di quella libertà che caratteriz-zava lui e lo spazio che lo circondava. Ho avuto modo di conoscere anche altriaspetti di Armando, che per la mia giovaneetà non avrei altrimenti avuto modo di sco-prire, grazie ai racconti di Andrea De Sisti,suo compagno di giochi in gioventù. Già interza elementare Armando era ripetente e sirelazionava quindi con ragazzi più giovani dilui che lo avevano pertanto eletto “il capo”per diritto di anzianità. Era solito organiz-zare, nei pomeriggi di svago, alcune male-fatte, a discapito di ignare bestie (lucerto-le, cani e gatti). Coloro i quali, tra i segua-ci, si distinguevano per coraggio o abilità,venivano premiati con i gradi sulle spalle,proprio come succedeva ai militari. Anzichéspille in tessuto o argento, i ragazzi utiliz-zavano però la palatama. E così com’erada bambino, è rimasto da adulto. La mia bi-snonna, esasperata dagli scarsi risultatiscolastici di Armando, decise di iscriverlo inun collegio romano, sperando che, lontanoda casa e dalle distrazioni, avrebbe miglio-rato i suoi voti. Inutile dire che l’esperimen-to era destinato a fallire. Ogni pomeriggio,il giovanotto spariva dalle classi. Lo si po-teva trovare sempre in giardino a praticareil suo sport preferito: la posa delle tagliole!Ignari animaletti erano le sue vittime: rospi,lucertole, nei casi migliori piccoli uccellini.La sua passione per la caccia insomma ini-ziava a sfogare già in gioventù.

Allo stesso modo, in avanzata età, avendobisogno di alcuni accertamenti medici, erastato ricoverato in una struttura di Romaper alcuni giorni. Le infermiere, non trovan-dolo nella sua stanza al momento delle ana-lisi, diedero immediatamente l’allarme. Pec-cato che Armando fosse solo intento a rac-cogliere funghi nel vasto parco della clini-ca, lamentandosi anche del frastuono fattodalla sicurezza per recuperarlo. Come direinsomma, le vecchie abitudini sono propriodure a morire!Armando Bianchi è morto a Terracina il 17febbraio 1998. n

di Flavia Bianchi

Lo scapolo d’oro razza Bianchi

Detto “Tabbaccone” perché appassionato fumatore

segue da pag. 1

Armando “Tabbaccone”

A. con l'inseparabile chitarra in piazza Vittorio Ve-neto

1992 - A. a casa di una delle nipoti

un carattere forte, scorbutico ma digrande cuore“

convinto ambientalista, non si al-lontanò mai dalla sua incondizio-

nata passione per la caccia“ “

era quasi una magia quando decla-mava versi da lui stesso scritti“

Page 3: a pag. 3 a pag. 5 a pag. 11 pag. 13 a pag. 18 CENTRO STORICO. 63 2013 web.pdf · traddistinto: mi sembra ancora di vederlo scendere dalle scale di casa sua, tra Do-polavoro e il Principe,

M i ricordo che alle scuole medie –un bel po’ di lustri fa – tra le ma-terie di studio vi era anche l’edu-

cazione civica. E ricordo che tra i libri di te-sto di cui dovevamo dotarci, vi era anche unbel libro (con in copertina una foto di Giu-seppe Mazzini) nel quale erano presentati eillustrati tutti i diritti e doveri di un buon cit-tadino italiano.

Certo, l’insegnamento di questi diritti e do-veri di “buon cittadino”, come quelli di“buon cristiano” per i credenti, deve scatu-rire prima di tutto dalle famiglie e dal ri-spetto che, fin da piccoli, esse ci fanno ap-prendere per gli altri e per le istituzioni delPaese in cui viviamo.Ma una ripassatina di questi fondamenta-li diritti/doveri, che riguardano le regolestesse della convivenza tra noi tutti, nonguasterebbe; soprattutto per quelle fami-glie impossibilitate - perché non sanno,perché non possono, perché non vogliono,per i motivi più vari - trasmettere questi va-lori.Ma, attenzione, a quando si parla difamiglia, che è base fondamentaledella società, oppure di tengo fami-glia: perché questa del tengo famigliaè una filosofia tutta italiana, una pe-culiarità del nostro carattere naziona-le: “un tratto che scaturisce dallamancata creazione di un’etica pubbli-ca”, sostiene lo studioso inglese PaulGinsborg, “che misura l’eccessivopotere della famiglia nella società enella sfera pubblica italiana”. Un altro grande studioso, americano,Edward Banfield, in una celebre in-dagine-campione condotta (nel1957) in un paesotto della Basilicata,aveva più crudamente definito “fami-lismo amorale” quel comportamento

delle famiglie tutto teso a un soloobiettivo: massimizzare i vantaggimateriali e immediati della propria fa-miglia, dando per scontato che an-che tutti gli altri si comportino allostesso modo.Sono passati molti decenni da quel‘campione’ d’Italia del Sud di cui ciaveva parlato Banfield; e quell’Italia

amorale, gretta ed egoista for-se non c’è più, “… però – diceancora Ginsborg - ancora og-gi l’Italia si misura con unasmisurata attenzione, spessoesclusiva, all’istituto familia-re”.Basti pensare al riguardo aglieterni scandali – in tutti i set-tori della nostra società: nellapolitica, nel mondo universita-rio, nella sanità, nelle istituzio-ni, etc. – che mostrano una to-tale mancanza di etica comu-nitaria, laddove si è disposti atradire la fedeltà allo Stato perfavorire, sistemare o arricchirefigli e parenti. Un familismo che nonè nient’altro che clientelismo: l’usocioè delle risorse dello Stato per in-teressi privati.Ecco perché l’educazione civica èimportante, perché è attuale. Perché molte delle attuali difficoltàitaliane dipendono proprio da quel-

la che Pietro Scoppola definiva una“mancata formazione alla cittadinanza”,dal non aver coltivato ad esempio, a par-tire dalla scuola, fin dalle elementari, i ger-mi di una cittadinanza consapevole e diuna coscienza democratica.Quanti pessimi cittadini e quanti ‘servi’ sitrovano invece in giro per la nostra Italia!“Alla mercè di un potere arbitrario ed enor-me ed esposta ai soprusi di una corte de-gradata”, scrive Maurizio Viroli, che insegnaa Princeton-USA, in “La libertà dei servi”,Laterza editore. La ‘libertà dei servi’ di cui ci parla Viroli sicolloca esattamente all’opposto della ‘li-bertà dei cittadini’.

E porto qui due esempi per chiarire beneciascuno dei due tipi di libertà: l’ode scrit-ta da Sandro Bondi ‘A Silvio’, da un lato; euna frase di Piero Calamandrei (del 1945):“Occorrerebbe riscoprire, o imparare, il me-stiere di cittadini, capire il valore e la bel-lezza dei doveri civili. Bene che vada, i ‘ser-vi emancipati’ diventano liberti: mostreran-no a lungo nella schiena l’anchilosi dell’as-suefazione agli inchini”.Per fortuna, accanto agli italieni del primotipo, vi sono anche gli italiani del secondo:coloro cioè che non si vogliono rassegna-re all’impossibilità che il nostro Paese ven-ga considerato, ma ancor prima esso stes-so si giudichi, una comunità statuale allapari delle maggiori nazioni europee. E chelavorano per un Paese coerente e unito,pur nella (bella) varietà e diversità delle suecomponenti, ideologiche, politiche, terri-toriali.Ah, se nelle scuole, in tutti questi anni, fos-se rimasta materia di studio, o almeno dilettura, l’educazione civica! n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Politica

di Alessandro Petti

… o dell’imparare il mestiere di “cittadini”

“L’educazione civica” …Diritti e doveri di ogni citadino

Giuseppe Mazzini

Sandro Bondi

Piero Calamandrei

Comunicato

I Il 13 agosto 2013, l’Assembleaannuale dei Soci dell’Associa-zione “Il Centro Storico”, ha ri-

confermato il Presidente, il Direttivoe Luca Magnani come Vice Presi-dente.Ha, infine, nominato un nuovo VicePresidente, Domenico Mignardi.

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Gli italiani sono capaci di lottare

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Attualità

R ipartire dal territorio è un’esigenzanon più rinviabile. Io credo che l’Ita-lia ce la farà, nonostante l’alluvione

in Sardegna, nonostante la tragedia dell’Il-va, nonostante l’inquinamento ambientale eil silenzio sulle stragi di Stato. Io credo che l’Italia ce la farà nonostantetutti i delinquenti che ormai girano, non-ostante le bugie che vengono dette ai cit-tadini, nonostante la grave crisi economica.Io credo che l’Italia ce la farà nonostante ledecine di miliardi di euro che mancano allecasse dello Stato, nonostante i grandi eva-sori, gli speculatori, le leggi massoniche egli affaristi.Io credo che l’Italia ce la farà nonostantequelli che si spacciano per salvatori delloStato e invece hanno già fatto accordi sot-tobanco per appropriarsi di qualcosa di no-stro. Io credo che l’Italia ce la farà perchénon posso credere che per ripianare il de-bito causato dal mal governo saremo co-stretti a venderci le spiagge e ad andare almare alle condizioni imposte dalle logichedella speculazione.Io credo che l’Italia ce la farà perché nonposso credere che le costruzioni fatte lun-go i canali e nei letti dei fiumi piacciano piùa qualcuno, o che pagare l’acqua come fos-se un bene di pochi sia una cosa accetta-bile, o che non avere le ferrovie per favori-re la vendita di camion sia una politica chepaga.Io credo che l’Italia ce la farà perché le co-se si sanno oggi e nessuno crede più chebasti avere uno stipendio per stare bene:perché noi dobbiamo mangiare bene, dob-biamo avere una buona scuola e degliospedali, dove non si ruba. Tutti sanno cheabbiamo bisogno di medici che hanno ve-ramente preso una laurea e non che sonoandati avanti perché amici dei “Baroni”.Io so che l’Italia ce la farà perché anche ledonne bruttine vogliono avere un posto alpari delle veline e non vogliono sentirsi co-strette a rifarsi il seno o il naso per piacereal datore di lavoro. Io so che ce la faremoperché l’Italia finalmente si sta indignandodi questi venticinque anni passati a farescherzetti e a promettere mari e monti, pon-ti e strade e posti di lavoro.Io credo che l’Italia ce la farà perché gli ita-liani non sono i greci, i portoghesi, gli irlan-desi e neanche i tedeschi o i francesi. Percarità nulla quaestio sulla capacità tedescadi produrre e sul senso civico di quella po-polazione ma noi italiani abbiamo una sto-ria tragica e intensa iniziata con una unifi-cazione anomala. Un Paese unito per inte-ressi superiori e non per riscatto di popolo.Un Paese che ha sacrificato la capacitàagricola del sud in favore di una industria-lizzazione assistita. Un Paese che ha fattosedere in Senato i portatori di interessi dilobby. Un Paese senza visione del territorioma con una impostazione di opportunismoeconomico e infine un Paese devastato dal-la presenza dei servizi segreti di Paesi stra-nieri e spesso dai nostri Servizi deviati.

E quindi, per tutte queste ragioni ce la fa-remo perché oggi troppi morti sulle stradee di persone troppo giovani. Troppi mortiper tumore. Troppa droga, troppo pochi ser-vizi, troppo poche farmacie aperte la do-menica, troppo difficile trovare lavoro, trop-po difficile studiare, divertirsi, essere sere-ni. Troppo difficile mandare i figli all’asilo etroppo difficile riuscire a pagare l’ultima ra-ta della tassa sui rifiuti. E troppo poche ci-clabili, pochi monumenti ben mantenuti, po-ca prevenzione sulle malattie croniche,troppo poca l’assistenza ai disabili e agli an-ziani.Un Paese che crolla si dice. Un Paese sul-l’orlo del baratro dove non conviene piùparlare di politica in modo ossessivo comecontinua a fare la televisione. Un Paese do-ve le ragazzine si vendono per una ricaricae i ragazzi nascono e sono già bulli. Eppu-re ce la faremo perché siamo troppo arrab-biati e l’italiano è un cittadino che in condi-zioni particolari è il migliore.L’ho capito sentendo le parole del pluripre-

miato campione di boxe di Mar-cianise, Clemente Russo, 31 an-ni, oro ai mondiali “stavo in pa-lestra per non finire in strada. Laboxe è lo sport delle periferie èquello che salva tanti dalla de-linquenza e facendo la boxe hocapito che con le regole si puòvincere”. E ha vinto venendo daun paese che è il simbolo dell’I-talia.A Marcianise, terra dei fuochi,dove si muore per i veleni bru-ciati e sotterrati dalla camorra,dove non c’è lavoro e non c’ècultura né informazione un ra-gazzino di nome Clemente Rus-so ha vinto. Ecco noi italiani sia-

mo così, emigranti e folli, creativi e passio-nali come il nuovo sindaco di New York. Noiitaliani quando siamo arrivati al fondo ci il-luminiamo e lottiamo. E gli italiani nel mon-do sono eccellenze. Se ancora non è parti-ta la riscossa poco manca e non è più po-litica ma è territorio.Sono scelte per i figli, scelte di che cosacoltivare nel proprio campo. Scelte di comeamministrare le risorse. Gli italiani, si dice,non spendono una lira di questi tempi, an-che quelli che i soldi li hanno da parte. L’i-taliano è prudente e parsimonioso e avrà laforza di ripartire. Quel che c’è all’orizzontenon è buono perché abbiamo violato le re-gole fondamentali della natura. E non è so-lo una questione di rifiuti: abbiamo costrui-to case per 250 mila persone sulle pendicidel Vesuvio.La situazione è grave ma ce la faremo. Bi-sognerà chiedere aiuto a Dio e seguire mol-to l’appello del Papa sull’abbandono daparte dell’uomo del Dio Denaro. n

di Anna Scalfati

La situazione è grave

Credo che l’Italia ce la farà

Clemente Russo

C on riferimento ai comunicati apparsi sui precedenti numeri del “Centro Storico” ein relazione alle ulteriori domande di partecipazione pervenute, si è deciso di con-

sentire la frequentazione del corso di alta formazione “Programmazione Europea2014-2020. Finanziamenti e project management”, promosso dall’Istituto Sturzo edall’Associazione TIA, in programma dal 14 al 17 gennaio 2014 a Roma, anche a Fe-derica D’Auria oltre ad Alessandro Ruggeri e a Luca Lucenti.La finalità è quella di formare specialisti in grado di presentare domande di finanzia-mento per la realizzazione di progetti che siano innovativi, con un forte valore aggiuntoeuropeo.

È stato anche deciso che due ragazze, Silvia Lucenti e Federica D’Auria, partecipi-no al corso “Leadership femminile”, programmato per il 16 dicembre 2013 a Roma,che ha lo scopo di stimolare un processo di consapevolezza e di cambiamento in unperiodo storico come questo di grande mutazione e riconoscere il ruolo centrale chela donna svolge nell’interpretare e nell’attuare più velocemente questo cambiamento.In bocca al lupo alle ragazze e ai ragazzi!

Comunicato

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I n un mio precedente scritto pubblica-to su queste stesse pagine sotto il ti-tolo Una certa mediocrità ponevo a me

stesso e al lettore una serie di interrogativisu aspetti negativi e positivi dell’impegnoper un’autoformazione politologica.Quelle righe erano un piccolo condensatodi riflessioni che da tempo – o meglio, dasempre, – vado sviluppando con personeamiche.

Le riflessioni – non per mio merito – si van-no traducendo nell’idea di provare a mette-re in campo, magari per ora a livello speri-mentale, un laboratorio di politologia (sia per-donata la locuzione di sapore ambizioso).E l’idea sarebbe nell’attivare il progetto sulterritorio, mirando ad aggregare tre o quat-tro comunità locali, ovvero per una volta tra-lasciando di ambientare il giocattolo in unaggregato urbano di dimensioni medio-grandi o grandi a vantaggio di una misurapiù contenuta.Ma come potrebbe essere articolato un per-corso verso una formazione politologica?Impensabile fare oggi richiami alle vecchiescuole di partito (tutti pensano subito alleFrattocchie): esse erano finalizzate ad altroe potevano contare su mezzi particolarmen-te cospicui. Forse un riferimento più calzan-te potrebbe effettuarsi a quei movimenti diopinione che andavano di moda negli straticolti e animati da senso civico della societàa partire dalla metà degli Anni Sessanta eche successivamente si sono evoluti secon-do formule differenziate a seconda dell’o-

rientamento poli-tico più o menoeventualmentedominante; pen-so, per esempio,al MOP-Movi-mento di Opinio-ne Pubblica (cuiaderirono perso-naggi del calibrodi CostantinoMortati e IndroMontanelli) e alsuccessivo MIL-LE-Movimento

dell’Italia Libera nella Libera Europa, en-trambi fondati dall’infaticabile Franco Ligi.Meno ambiziosamente – dati i tempi – un la-boratorio di formazione e autoformazione po-litologica potrebbe essere costruito oggi at-traverso un percorso in tre fasi: (a) una primafase di “teoria generale” articolata in una mez-za dozzina di conferenze-lezioni su altrettan-ti temi di attualità o su una ricognizione delleprincipali dottrine politiche; (b) una seconda

fase mirante all’acquisizione di informazionitecniche come le procedure parlamentari, lecaratteristiche delle diverse fonti giuridiche, le

attività dilobbying, lacomunicazio-ne istituziona-le, i livelli digoverno dal locale al nazionale al comunita-rio, il ruolo dell’associazionismo e l’analisi de-gli stake-holders, etc.; (c) una fase pratica oaddirittura “quasi-professionalizzante” tradu-centesi nell’apprendimento di alcune tecni-calità di settore che siano anche suscettibilidi qualche forma di utilizzazione immediata.Particolare importanza potrebbe ancheavere la cornice dei patrocinatori e deglieventuali sponsor, pubblici e privati. Si puòpensare che l’appoggio – a titolo diverso –di una siffatta iniziativa possa essere ri-guardato come impegno di prestigio in as-soluto e comunque oggettivamente prege-vole con riferimento al peculiare momentodi crisi economica e istituzionale, come epiù di ogni altra iniziativa non-profit esperi-ta a vantaggio della società civile.Si farà? Ha un senso farlo? Sarà chiaro cheun progetto del genere non viene varatocon obiettivi di tipo opportunitativo, ma perragioni di beneficio pubblico o quanto me-no allargato?E si troverà chi vorrà dare un apporto tan-to disinteressato quanto appassionato?Una domanda alla volta. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5

Politica

di Francesco Morabito

Un processo formativo per i giovani

Uno sforzo per una nuova classe dirigente

Laboratorio politologico?

Costantino Mortati

Franco Ligi

Il politico che vorrei è quello che pur es-sendo inserito nella realtà del suo territo-rio, abbia la capacità di discernere fra dot-trina e moda, etica e morale, tendenze,etichette e bene comune, scegliendo lasoluzione ideale, che non è sempre quel-la che dà notorietà. Che sia consapevoledella fiducia degli elettori a tal punto darendersi impopolare davanti a una deci-sione presa nella convinzione che soloquella e quella soltanto sia la via d’uscitaper crescere. Che sia informato e che colmi le lacunetecniche e tecnologiche relative ad im-pianti, stabilimenti, enti, associazioni, isti-tuzioni, andando di persona, senza dele-gare, senza farsi imboccare da cattivi obuoni consiglieri. Che abbia la rara capacità di ascolto e chesappia entrare nei problemi con aperturatotale e disinteressata, pronto a cogliereidee e soluzioni indipendentemente dallaloro provenienza. Che faccia tesoro della sua e dell’altruiesperienza sapendo poi coniugare, colproprio personale ragionamento, decisio-ni importanti per il bene di tutti.

Che non abbia paura del cambiamento,ma che veda nell’innovazione e nella spe-rimentazione l’unica via possibile per mi-gliorare. Che sappia farlo con passione e dedizio-ne come un buon padre di famiglia capa-ce al dialogo, pronto al confronto, predi-sposto a indicare la via, se necessario. La politica dovrebbe essere come la Na-zionale: dovrebbero sempre giocare i mi-gliori. Ma non è mai così.

Associazione Geometri San Felice Circeo

“Non fatemi domande facilifatele difficili, non di caratteresportivo, perché è troppo facile rispondervi che a San Felice Circeo, la prima cosa che faròsaranno gli impianti sportivi”.

Gli uomini politici sono uguali dappertut-to. Promettono di costruire ponti anchedove non ci sono fiumi.

Le qualità del politico che vorrei nell’amministrazione comunale capace di fare gli interessi di tutti i cittadini

FormazioneUn paese in cui i giovani non trovano lavoro è un paese in cui il futuro è incerto. Maun paese che non forma i propri giovani alle conoscenze e competenze per poter di-rigere, ed essere quindi in grado di operare nei settori capaci di creare innovazione esviluppo, è un paese del tutto privo di futuro.Vi è infatti un bisogno diffuso di rimettere in moto un processo formativo per le giova-ni generazioni in grado di far crescere – dopo aver acquisito gli indispensabili ‘matto-ni del sapere’ che fornisce la scuola -qualità difficili ma essenziali che comprendonocapacità di visione, competenze specifiche, senso di responsabilità e autonomia de-cisionale, abilità nel saper trovare soluzioni e, soprattutto, suscitare soluzioni condivi-se. Per colmare una delle più gravi lacune che abbiamo come paese e attivare, con ri-gorose regole di selezione, uno sforzo comune di creazione di nuova classe dirigente.

Alessandro Petti

Comunicato

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6

Editoriale - Lettere

Circeo d’estate aumentano parecchio, tor-nando inutilmente sui dati ISTAT, a loro di-re non aggiornati, senza considerare che lalegge, in caso di dissesto, fa riferimento ri-gorosamente ed esclusivamente a questi?Per risolvere poi il super affollamento turi-stico nei periodi estivi, ricordo che la leg-ge prevede assunzioni temporanee, chenon giustificano eccedenze così numerosedi personale. Mi sembra proprio di vederee sentire Petrucci, per una volta senza lesue inseparabili scarpe bianche da ginna-stica, con giacca cravatta e camicia su cuirisaltano le iniziali ricamate (G.P.), esibirsi inun lungo sproloquio, mentre tanti altri Sin-daci scalpitano per essere ricevuti.Sarebbe solo una figuraccia e tutto inutile.Lo vogliono capire, una volta per tutte, chedevono dichiarare l’esubero di 30/34 di-pendenti del Comune senza più inventarsifumose scappatoie? Hanno voluto la bici-cletta? Pedalino!Certo per operare con efficienza e solleci-tudine ci vorrebbe una classe politica lo-cale che desse il buon esempio con unapresenza diversa sul territorio e non un Sin-daco che appare solo in qualche weekende Amministratori al bar.

Si bada alla forma e non alla sostanzaQuesto giornale, tanto criticato e malvistodalle persone al potere e vicine al potere,viene però dalle stesse attentamente se-guito e letto, provocando reazioni a voltedavvero grottesche.Nel numero precedente, a pag. 29, è ap-parso un articolo “Ventinove serate d’in-trattenimento”, nel quale l’autrice dopoaver parlato degli appuntamenti, numerosie animati, che hanno riscosso grande suc-cesso da parte dei turisti, ha concluso rin-graziando coloro che hanno lavorato e so-stenuto i diversi progetti, nonché gli spon-sor e i commercianti che li hanno resi pos-sibili e l’ASCOM, che fin dall’inizio ha so-stenuto l’intera iniziativa.Come per qualsiasi evento a San FeliceCirceo bisogna rendere merito particolaread Associazioni e privati, che se ne fanno

carico sia economicamente che organiz-zativamente, ricevendo dal Comune soloun benestare formale e semmai una ele-mosina di contributo.Ed ecco che il noto “personaggio”, atten-to osservatore e scrupoloso esecutore delsuo ruolo, marginale ma che sta travali-cando i suoi limitati contenuti, con il bene-stare degli Amministratori (vedi l’uscita dal-la Lista Petrucci del consigliere Coppola il27 novembre u.s. “per l’importanza che sista dando e si continua a dare ai Delega-ti”), ha notato che nell’articolo non era fat-to cenno alcuno a ringraziamenti al Comu-ne. Per questo, oltre a una rampogna per-sonale, c’è stata una convocazione pres-so il Comune del Presidente dell’ASCOM,perché spiegasse una tale “grave” man-canza che, a loro dire, dimostrava irrico-noscenza e scarsa attenzione alle forme.Quanto accaduto mi sembra veramentealienante e per vari motivi.Semmai dovrebbe essere il Comune a mani-festare gratitudine a tutti coloro che s’impe-gnano nell’organizzazione di eventi di cui in-vece si dovrebbe far carico direttamente.Una volta espletati come pensa di salvare lafaccia con un formale ringraziamento, senzaaver fatto niente? Né la bugia troverebbe cre-dito perché tutti sanno come sono andate le

cose e quindi sono al corrente della totale as-senza dell’Amministrazione.E poi era così importante ringraziare il Co-mune in un giornale tanto vituperato? At-teggiamento veramente contraddittorio!E’ mai possibile che si perda tempo dietrole formalità quando il Paese è oppresso daproblematiche gravi e non più rinviabili?Vogliamo pensare ad esempio alla siste-mazione urbanistica del Centro storico, an-cora teatro di abusi non visti e tollerati, ol-tre che in uno stato di degrado per la fati-scenza delle facciate, per la sporcizia, peri topi di ogni colore e dimensione …?

Pensieri di fine annoVorrei che nell’anno nuovo il Sindaco Pe-trucci si ricordasse il suo programma eletto-rale e, con una più significativa presenza inPaese, cominciase seriamente a realizzarlo,impegnandosi personalmente senza mai piùdelegare ad Amministratori non adeguati.Vorrei che la Befana portasse tanto carbo-ne ai calunniatori che, per acquistare me-riti, seduti sul “pizzo di uno sgabello del po-tere”, si sforzano di diffondere menzognee cattiverie infondate, che in realtà procu-rano una caduta in picchiata della loro con-siderazione da parte dei cittadini.Vorrei che il giornale “Centro Storico”avesse sempre tanto successo e potesseun giorno ospitare articoli di approvazioneper l’Amministrazione comunale, magariimprovvisamente operativa e lungimirante.

A chi tanto a chi gnente!Da quanno che dà segni de pazzia,povero Meo! fa pena! È diventatopallido, secco secco, allampanato,robba che se lo vedi scappi via!

Er dottore m’ha detto: - è ‘na maniache nun se pô guarì: lui s’è affissatod’esse un poeta, d’esse un letterato,ch’è la cosa più peggio che ce sia! –

Dice ch’er gran talento è stato quelloche j’ha scombussolato un po’ la mentepe’ via de lo sviluppo der cervello …

Povero Meo! Se invece d’esse mattoFosse rimasto scemo solamente,chi sa che nome se sarebbe fatto!

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Dilettanti allo sbaraglioMarco Vuchich

SAN FELICE CIRCEO – “Il concone”Gentile Direttore,sul finire dell’estate nel “Centro Storico” diSan Felice, le nottate sono state caratteriz-zate da scorribande vandaliche e risse con-tinue, da parte di gruppi di giovani contrap-posti ad altri. Quei pochi temerari abitanti chesi sono affacciati alle finestre, intervenendoin difesa della quiete e del bene pubblico,hanno rischiato grosso perché presi di miracon ingiurie, sassaiole e bottigliate all’indi-rizzo delle proprie dimore. L’assenza diqualsiasi tipo di vigilanza ha permesso aquesti ebbri gruppi di spadroneggiare mi-nacciosi e indisturbati. Solo per un caso for-tuito non ci sono stati incidenti ancor più gra-vi e a nulla sono valse le proteste dei mal-

capitati residenti, che hanno ripetutamentechiesto all’amministrazione comunale, inter-venti utili ad arginare tale pericoloso feno-meno crescente. La totale assenza di prov-vedimenti, repressivi e preventivi, di questiaccadimenti, mi ha rievocato la diversa sen-sibilità di cui erano dotati gli amministratoridi un tempo. Infatti, quando ero bambino egià venivo con i miei genitori in vacanza alCirceo, noi ragazzi eravamo soliti spruzzarcil’acqua che scorreva dalla fontana pubblica(“Il Concone”). Questo gioco, alla luce deifatti di oggi, sembra ben poca cosa, ma al-lora era ritenuto un passatempo trasgressi-vo e indice di grande maleducazione, per laquale noi bambini subivamo pure severe re-primende da parte dei nostri compaesani egenitori. Per arginare e prevenire tale “illeci-to” comportamento, l’attento e credibile Sin-daco, Commendatore Italo Gemini, pensò

bene di chiedere ad Antero Vaj, compiantoinsegnante della locale scuola elementare,uno scritto da riprodurre su una targa d’af-figgere come deterrente nei pressi della fon-tana, che riporto integralmente: “BEVI E RIBEVI AL PROVVIDO ZAMPILLO EPOI DISSETATO LASCIALO TRANQUILLO”Ricordo ancora come quel breve scritto,abbia rappresentato un grande insegna-mento per la mia vita. Bastò quel sempli-ce, poetico richiamo e il nostro scioccogioco, cessò come d’incanto. Di ben altra stoffa erano fatti quegli Am-ministratori che non ignoravano i proble-mi, ma li affrontavano anche trovandovisoluzioni dal valore pedagogico, mentre,questi di oggi, sono difficili pure da trova-re fisicamente e inutilmente presenti!

(lettera firmata)

continua a pag. 10

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N el leggere l’articolo riportato sulCentro Storico del bimestre settem-bre-ottobre 2013 del Parroco Don

Carlo Rinaldi, che, nel delineare “ l’umile elaboriosa azione di Don Bernardo Bian-chi “ svolta tra l’autunno del 1943 e la pri-mavera ’44 a difesa della povera gente inuna “atmosfera di paurosa precarietà,con i tedeschi in paese a far rispettareferree disposizioni e i bombardamenti al-leati, con una autorità civile inesistente”,definisce, con dovizia di particolari, l’ope-rato del Sacerdote, all’epoca Parroco di SanFelice Circeo: “una micro-storia di altissi-ma rilevanza storico morale “ offrendo nelcontempo “un notevole contributo allepoche – anche recenti - ricostruzioni sto-riografiche”.Nell’elogiare i contenuti del memoriale,quale goccia nel deserto, che pongono inparziale evidenza, come un rigurgito dall’o-blio degli eroi senza gloria, una vita spesaall’insegna della sofferenza e della rinunciaquotidiana a vantaggio del recupero dellemiserie umane, che dovrebbero rattristarel’umanità intera, mi permetto di esprimere,

nell’intento di esaltare maggiormente lasantità di Don Bernardo Bianchi e l’assolu-ta indifferenza posta in essere per quantospeso durante la propria esistenza, una in-tegrazione a quanto esposto con tutto il ri-spetto e senza la minima intenzione di vo-ler prevaricare.Chi era Don Bernardo Bianchi, al secolo Ni-colò? Don Bernardo Bianchi era mio zio,fratello di mia madre. Durante tutta la suaesistenza è stato curato con me che oggi ho83 anni, un rapporto bilaterale costante, siadiretto che epistolare, con particolare riferi-mento al periodo in cui si è trasferito in pro-vincia dell’Aquila durante il quale era sem-pre ospite di mia madre quando scendevaa Roma per motivi ecclesiastici. Tale lega-me ha consentito nel tempo di accumularelibri, giornali, documenti, atti, lettere, foto-

grafie, diari, tra i quali spicca un “Certificato al Patriota Bianchi DonBernardo“, firmato dal MarescialloHarold Alexander – Comandante Su-premo delle Forze Alleate durante lacampagna d’Italia 1943-1945 -, peraver contribuito al trionfo della liber-tà e alla causa di tutti gli uomini liberi.Tale documento, che allego con uncerto orgoglio perché sublima un at-testato di riconoscimento, pone inevidenza un elogio e una ricono-scenza per una costante azione,svolta nelle sue vesti di sacerdote,verso i bisognosi, chiunque essi fos-sero, per il trionfo della libertà e peril conforto alle loro sofferenze. Sif-fatto comportamento, certificato comunqueda parecchie altre autorità, con particolareriferimento a quelle religiose, ha sempre co-stituito per Don Bernardo il credo con ilquale ha esternato e posto in essere un mo-do di vivere durante tutta la sua esistenza.Mi permetto di ricordare che il 20 febbraio2014 ricorre il centenario della nascita diDon Bernardo Bianchi, uno dei figli eletti del

Comune di San Felice Circeo….chissà se le autorità locali si ri-corderanno dell’avvenimen-to….purtroppo non si ricordanodei vivi figuriamoci dei defunti.Altri attestati saranno comunquepartecipati, sempre tramite il Cen-tro Storico, edito dall’amico Ales-sandro Cresti, quale mezzo di ri-cezione e di divulgazione di fatti,commenti e considerazioni in am-bito locale. Infine desidero riportare una miariflessione sull’indifferenza dellagente verso coloro che mettono lapropria esistenza al servizio deglialtri, come nei confronti dello zioDon Bernardo, ma estesa in sen-so generale a tutta l’umanità. È ungiudizio personale, scritto il gior-no della sua morte avvenuta al-l’Aquila il 22 aprile 2001.

Gli eroi delle tenebre

Noi siamo quelli che abbiamo sacrificato lagiovane vita agli ideali dell’umanità, noi sia-mo quelli che per garantire la pace dei po-poli siamo stati portati al massacro dellacarne, siamo caduti sul campo privi di vitastroncata dal piombo nemico.Noi siamo quelli che nel fiore degli anni sia-mo stati immolati perché i nostri figli e i fi-gli dei nostri figli potessero vivere nell’amo-re del prossimo.Noi siamo quelli che, rinunciando alla vita,abbiamo spezzato le catene dell’odio.Oggi tutti incolonnati, in una processioneche si snoda all’infinito, vaghiamo, senzameta, nella nostra dimora fatta di strade tor-tuose e impervie montagne.

Una doppia morte ci attanaglia, quella delcorpo e quella dell’anima.Noi siamo gli eroi delle tenebre, il nostrocanto funebre è la nenia del tormento, le no-te macchiate di sangue rendono tetra la no-stra esistenza senza fine.Questa la condanna per aver creduto neldomani più bello, in un futuro più radioso,per garantire calore agli uomini.Nessuno ci conosce, nessuno ci ricorda,nessuno ci glorifica, siamo morti nell’ombra,nella massa di una carneficina inutile, sen-za scopo.Nessuna medaglia alla memoria, i labari nonportano il segno del nostro sacrificio, siamoignorati da tutti.La nostra esistenza nell’aldilà è cupa comeil profondo e si disperde nel tempo comenebbia al vento.Siamo i derelitti che hanno pagato il contosalato di una umanità ingrata, siamo i militiignoti che nelle ricorrenze alla memoria tro-viamo posto soltanto nell’oblio.Noi siamo gli sciagurati della terra, noi sia-mo il nulla, siamo il rifugio dell’ingratitudine,il mistero dell’ingiustizia.Noi siamo coloro che vorrebbero vivere inpace, porre fine al proprio martirio, al pro-prio pellegrinaggio. Basterebbe una re-quiem, una preghiera, un fiore sui nostri re-sti mortali perché l’incantesimo si sciolgacome neve al sole e i nostri spiriti riposinonella pace eterna. È questa la nostra unicapossibilità, la nostra speranza, la nostra cer-tezza.Rimaniamo in attesa, adesso siamo certiche un’anima eletta è nata tra gli uomini.Sarà colui che consentirà la nostra reden-zione, che addossandosi al posto nostrotutti i peccati del mondo ci farà salire in cie-lo e sedere vicino al padre suo.A conclusione dell’argomento parecchi an-ni orsono lessi sul New York Time il giudi-zio di un giornalista sulla guerra. Diceva chela guerra è quella tragedia umana voluta daalcune persone che si conoscono tra di lo-ro e che si combattono per interessi perso-nali senza uccidersi e subìta da milioni dipersone che non si conoscono tra di loro eche si combattono senza interessi personaliuccidendosi a vicenda. n

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Personaggio

di Antonio Ruggeri

Un nipote ricorda Don Bernardo Bianchi

Il rigurgito dall’oblio degli eroi senza gloria

Il suo contributo durante la guerra

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Territorio

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Ci può essere un cambiamento

Prendere a esempio il lungomare di Barcellona

Mare d’inverno di Massimo Gemini

T orno da Barcellona, che non visita-vo da molti anni. Tutto cambiato:non più vecchi magazzini, baracche,

case popolari fatiscenti, ma uno splendidolungomare perfettamente attrezzato e constupefacenti saggi di architettura modernache sono diventati alberghi, attrazioni turi-stiche, caffè, ristoranti, centri commerciali,acquario e ben tre porti di cui due turisticie sopratutto un bellissimo parco creato peril godimento dei turisti che anche in questastagione accorrono numerosi. Quello chemi ha maggiormente colpito è l’idea che c’èdietro questi cambiamenti.Cambiamenti che, grazie anche ai fondi perle Olimpiadi hanno portato Barcellona a es-sere uno dei centri turistici più’ frequentatid’Europa. Come dicevo, è l’idea che conta:qui tutto è stato fatto nell’interesse della Cit-tà (e quindi dei suoi abitanti) senza farsi con-dizionare, o peggio, da meschini interessiprivati e senza farsi intimidire da false ideo-logie pseudo ecologiche o pseudo sociali.Il risultato è che, a prezzo del sacrificio co-munque ben compensato di pochi, molti nehanno tratto, e ancor più in futuro ne trar-ranno, enormi vantaggi.Il lungomare dotato di parcheggi sotterra-nei, linee tranviarie e metropolitane, per-mette ai turisti di passeggiare in santa pa-ce godendo la vista del mare. Infatti, nonc’è alcun ostacolo per accedere alla spiag-gia pulitissima che è comunque servita dabaracchini per ristoro, servizi igienici, doc-ce e fornitura di sdraie e ombrelloni. Tutto

di gestione comunale e senza sconfina-menti dal perimetro assegnato e fatto rigi-damente rispettare. Ovviamente non vale il principio “la stagio-ne è finita, tutti a casa”. È anche per que-sto che la città, beneficata da un clima mi-te anche invernale, non chiude mai per fe-rie, con evidenti vantaggi per tutti. Oggi sono andato a passeggiare sullaspiaggia del Circeo. A parte la difficoltà fi-sica per accedervi perché è un’ininterrottabarriera di catene, cancelli, cartelli minato-ri, una volta arrivati sulla battigia si assistea uno spettacolo indecoroso. Baracche subaracche, tutte rivestite con rugginosi ban-doni o plasticacce di ogni tipo a protezio-ne di tutte queste (la maggior parte abusi-ve) costruzioni ben piantate sul cementoche invade anche l’arenile. Detriti di ognigenere: plastica, polistirolo, carogne di ani-mali e, nei casi migliori, alghe in enormequantità. Per aggiungere una nota di colo-re, ogni tanto s’intercettano dei fiumetti edegli scarichi di non si sa cosa che deflui-scono liberamente sulla battigia. Il tuttocondito da enormi escavatori che sposta-no la sabbia a protezione dei suddetti ba-raccamenti.Io amo il Circeo, sono convinto che la no-stra costa tra Capo Circeo e Terracina siamolto meglio di quella antistante Barcello-na. Non sono altrettanto convinto che la no-stra politica turistico- balneare possa maiarrivare a un livello di civiltà in cui il turistanon è un pollo da spennare in fretta, ma un

ospite prezioso da accudire.D’altra parte mi è ben chiaro che solo unosprovveduto può pensare di paragonaredue realtà così diverse sia per dimensionesia per investimenti.Una cosa però si può e si deve dire: met-tiamo a confronto lo spirito e l’idea che per-mettono di arrivare a un risultato, ottimo perBarcellona, pessimo per San Felice Circeo.Da una parte l’obiettivo è il bene comune,per i cittadini e per gli operatori; dall’altraPARE solamente il bene (!) di pochi fortu-nati, che comunque non danno nulla allacollettività in fatto di ospitalità e di servizi,ma si limitano a sfruttare per pochi mesi ituristi per poi chiudere i battenti sino allastagione successiva, lasciando nel frattem-po un deserto sporco e desolatamente pri-vo di attività.È il classico circolo vizioso: niente buonavolontà, niente investimenti (più che altrod’impegno personale) quindi meno turistisoddisfatti, meno risultati, ecc., ecc.Concludendo: occorrerebbe un preciso at-to di volontà per effettuare il cambiamento.Al limite basterebbe far rispettare le normeesistenti. Ma chi ne avrà il coraggio e la de-terminazione necessari? n

S abato 19 ottobre 2013 il CYVC ha ri-cevuto la visita del Presidente delConi Giovanni Malagò, accompa-

gnato da Alessandra Sensini, un mito dellavela.Nell’incontro, breve e informale, il Presi-dente ha elogiato la nostra attività (che du-ra da oltre 40 anni) dandoci quel segnale diattenzione e di incoraggiamento di cui sen-tivamo il bisogno.Infatti, senza entrare in vane polemiche, lanostra attività, di forte impatto sociale oltreche sportivo, non gode della simpatia del-l’autorità locale, anzi viene spesso osteg-giata.Valga per tutte la vicenda della concessio-ne demaniale per una minuscola striscia diarenile che utilizziamo per l’alaggio e per ilvaro delle nostre piccole imbarcazioni scuo-la. Il rinnovo di tale concessione è stato ri-petutamente ostacolato dal Comune, tantoche abbiamo dovuto ricorrere per ben due

volte al TAR per ottenere quan-to ci competeva.Forse perché si tratta di un’atti-vità senza scopo di lucro e cometale non degna di attenzione?Forse perché si teme di ledere(in quale modo poi!) qualcheprivato interesse commerciale?Per carità di patria tralascio ditornare sull’argomento “casettadel porto” sottrattaci di gran fu-ria, quasi un anno fa e tuttorainutilizzata.In buona sostanza il Comunenon solo non ci aiuta ma fa ditutto per ostacolarci non tenen-do conto dell’impatto sociale dei nostri cor-si di vela e l’educazione marinara ed eco-logica che ne derivano, valori che nessunopuò permettersi di trascurare.Il presidente Malagò ci ha confortati e ras-sicurati sulla bontà delle nostre iniziativepromettemdoci un supporto logistico e or-

ganizzativo anche con la presenza e colla-borazione di Alessandra Sensini.Siamo certi che da questa visita trarremorinnovato impulso per le nostre attività, e diquesto siamo debitori alla sensibilità delPresidente del Coni cui vanno la nostra ri-conoscenza e i nostri ringraziamenti. n

di Massimo Gemini

Un riconoscimento per le nostre iniziative

Il Presidente del CONI al Circeo

Massimo Gemini e Giovanni Malagò

Lungomare di Barcellona

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I l progetto Bonifica 2.0, sostenuto dal-la Regione Lazio, è un segnale impor-tante della direzione di sviluppo che il

territorio e l’economia locale possono pren-dere nella pianura pontina (e non solo). Unadirezione che può rappresentare una con-creta alternativa allo sviluppo fino a ora per-seguito. Chi lavora e produce, e chi pos-siede competenze, sa che se si vuole tra-sformare la crisi in una opportunità di cam-biamento, è necessario puntare sulla qua-lità e la valorizzazione intelligente (smart sidice ora) delle proprie risorse. La sosteni-bilità (economica, sociale, ambientale…) èuna condizione per la qualità assolutamen-te decisiva, sia per il mondo delle impresesia per l’intero territorio nel quale operano.Per ottenerla devono essere sostenibili an-che i sistemi di relazione, fra componentidella natura, del paesaggio e fra le comu-nità che li abitano. Fino a ora questa dire-zione non è stata presa: la mobilità basatasulle auto private ha dominato tutte le scel-te infrastrutturali – tuttora si persegue losciagurato progetto dell’autostrada RomaLatina senza nemmeno affiancarlo, comeera negli impegni iniziali, con la ferrovia - ,ma i suoi effetti sono stati devastanti, dalpunto di vista ambientale e funzionale. Per questo, accanto al fondamentale poten-ziamento del trasporto pubblico e su ferro,si stanno realizzando in tutta Europa, nellecittà e nei territori, le reti per la mobilità ci-clabile; perché la ricchezza e qualità dei pae-saggi europei, della loro immagine, dei lorobeni storici e culturali, dei loro prodotti e deiloro produttori, è meglio valorizzata se li sipercorre con lentezza, senza rumore, senzapericolo, immersi nel loro ambiente. Questo vale in modo ancora più evidente inun contesto a urbanizzazione diffusa ma in-tensa, come la pianura pontina. La mobili-tà ciclabile ha bisogno di una fitta rete dipercorsi, a diverso livello di protezione e perintercettare diversi obiettivi di spostamen-to. La trama dei canali della bonifica è lacondizione ideale per svilupparla. Bisognaperò avviare una attività partecipativa e dicooperazione interistituzionale e interco-munale, per prendere decisioni necessaria-mente condivise. In parte questo è il com-pito della pianificazione provinciale, ma inrealtà, dal punto di vista operativo, è moltopiù efficace una azione diretta e coordina-ta dei comuni, che può avvenire dando vi-ta a una Unione dei comuni o anche ela-borando un piano strategico comune chepuò presentarsi anche come piattaforma ri-volta al mondo delle imprese. I comuni do-vrebbero muoversi autonomamente in que-sta direzione, magari a partire da progetticoncreti per poi arrivare nel tempo a con-solidare una attività cooperativa di più am-pio raggio, appunto strategica. La lettera che segue, l’ho scritta al sindacoPetrucci con questo obiettivo. S. Felice Cir-ceo è punto di arrivo di molti percorsi cheattraversano la pianura pontina, a partire da

Roma (la foto è di un gruppo di ciclisti arri-vato nella piazzetta dai Castelli romani). Po-trebbe legittimamente farsi promotore di unprogetto di rete ciclabile a scala territoria-le, ne ricaverebbe moltissimi vantaggi, pia-nificando e realizzando nello stesso tempole connessioni principali (verso la pianura,verso i Lepini, gli Aurunci e la linea ferro-viaria, verso Sabaudia e Latina lungo il ma-re) e la parte di rete che ricade nel proprioterritorio, magari in collaborazione con l’En-te Parco del Circeo. Potrebbe essere ca-pofila di una alleanza fra comuni – Terraci-

na e Sabaudia, Priverno-Fossanova, Sezzee Pontinia – che, a partire da un contributocomune al progetto di rete di Bonifica 2.0,potrebbe poi ampliarsi a molti altri proble-mi. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9

Territorio

I Comuni devono muoversi in questa direzione

di Roberto Pallottini

Accanto al potenziamento del trasporto pubblico e su ferro

Una rete ciclabile per aiutare il paesaggio e l’economia diffusa

Lettera aperta al sindaco di S. Felice Circeo13 Novembre 2013

Gentile sindaco Petrucci,le scrivo come portavoce del Coordinamento Roma ciclabile, 32 fra associazioni,enti e istituti che con diverse finalità, tutte lavorano per promuovere l’uso della bi-

cicletta, per ridurre l’impatto insostenibile della mobilità auto veicolare. Le scrivo ancheda abitante e utente stagionale del territorio di S. Felice Circeo, da circa 45 anni. Le scri-vo da urbanista, membro dell’INU Lazio, che studia, insegna, pianifica e progetta anchereti territoriali per le istituzioni locali. Le scrivo da cittadino romano, che sente il territorioregionale come una risorsa straordinaria per la propria città e non può separare ciò chestoria e natura hanno da sempre unito. Le scrivo infine da ciclista, socio FIAB, urbano,per lavoro, sport, turismo, piacere e passione. E ora anche da neo nonno di un nipotino,Arturo, che questa estate ha passato i suoi primi due mesi di vita proprio al Circeo, alquale vorrei lasciare, come si suol dire, un mondo migliore.Da tutti i miei punti di vista, che condivido con molti altri cittadini, sono convinto che ilterritorio di S. Felice avrebbe, dall’incremento degli utenti della bicicletta, notevolissimivantaggi. Si dovrebbe però attrezzare meglio, molto meglio, e lo potrebbe fare se solodecidesse di investire, più che risorse finanziarie, in idee, in pianificazione e in opere. Ilcoordinamento che rappresento lavora in questa direzione.Serve maggiore sicurezza per chi va in bicicletta, serve una rete che metta insieme il territo-rio urbanizzato di S. Felice con le risorse ambientali che lo circondano, mare pianura e mon-ti, che si articoli in percorsi locali, numerosi e brevi, e in percorsi lunghi. Che tenga conto del-le famiglie e dei bambini, ma anche del ciclismo sportivo. Serve una rete per le biciclette checonsenta la valorizzazione degli itinerari storici (stradali, fluviali, costieri) a cui S. Felice ap-partiene, che faciliti il recupero delle strutture fisiche ed ambientali connesse agli itinerari, laloro gestione con usi compatibili e la promozione dei servizi turistici e culturali (gastronomia,fiere, eventi, musei e biblioteche comunali, ecc.). Anche attraverso forme di partenariato pub-blico e privato (convenzioni, consorzi, fondazioni, società di capitali, ecc.).Una rete potrebbe aiutare a restituire all’uso agricolo il ruolo che gli compete nella sal-vaguardia del paesaggio, sostenendo le aziende agricole verso la multifunzionalità (ven-dita diretta, ricettività, cultura e attività ricreative, attività educative e servizi sociali…). Co-sa di meglio, per i paesaggi dei quali il Circeo fa parte, ricchi di attrattive ma delicati, diuna rete di percorsi rurali riutilizzata per girare in bicicletta? Così capillare da poter rag-giungere tutte le aziende diffuse sul territorio? In questa direzione sta già camminandoad esempio il progetto Bonifica 2.0, per l’area Pontina, rete di reti (canali, ciclabili, pe-donali, rete ecologica), con già 105 soggetti economici associati. Con il nuovo piano deitrasporti e della mobilità la Regione Lazio potrebbe sostenere la realizzazione di una re-te del genere e il Circeo dovrebbe farne parte. Il Circeo potrebbe rientrare anche nella re-te Bicitalia, che la FIAB e l’ECF (European Cycling Federation) stanno promuovendo, co-me componente italiana della rete europea Eurovelo.Per questa prospettiva servono istituzioni locali che funzionino da facilitatori. Abbiamobisogno di aiutare le relazioni che già esistono fra gli attori economici e sociali locali. Inun contesto come il Circeo dobbiamo puntare a combinare meglio le opportunità, so-prattutto quelle più fragili, in modo che le imprese si alleino perché riconoscono quantopossa essere positiva la mobilità sostenibile. Per discutere di tutto questo le chiedo un incontro, sicuro che lei, proprio per la sua va-sta esperienza, possa ben capire questa prospettiva. Il coordinamento che rappresentopuò contribuire a sollecitare e aiutare l’azione pubblica, è una risorsa di conoscenze ecompetenze qualificate per tutta la regione.Restando in attesa di un suo riscontro le invio i miei più cordiali saluti, Roberto PallottiniPortavoce del Coordinamento Roma Ciclabilewww.romaciclabile.org - [email protected] - cell. 339 7634244

Ciclisti dei castelli al Circeo

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H o avuto il piacere e l’onore di cono-scere un cittadino di San Felice Cir-ceo che veniva dalla terra toscana,

ma che aveva deciso di insediarsi qui e difrequentare anche la consorella Sabaudiaper amore verso la sua professione, unamore che si era sposato facilmente condue grandi pregi locali: la bellezza del pae-saggio e la ricchezza della materia primache era la base della sua professione. Par-lo di Marcello Zei, studioso di preistoria,scopritore di numerosi siti di paleoarcheo-logia che hanno fatto famoso il Circeo,scomparso, ormai, da quasi tredici anni (fi-ne estate del 2000). Scomparso alla vita maancora presente nel ricordo di tanti amici edestimatori, e presente soprattutto grazie al-le cose buone che seppe fare per dare unsignificato nuovo e diverso alle qualità at-trattive del Circeo e di Sabaudia. E’ ancoranecessario ricordare che a lui si debbonodue importanti musei, quello che si chiamaMostra Homo Sapiens e Habitat, alloggia-to nella torre dei Templari al Circeo; e il Mu-seo del Mare e della Costa di Sabaudia? Sì, credo che si debbano ricordare, perchél’abitudine che abbiamo fatta a essi ha fat-to scolorire il rimpianto per le cose che nonsono state fatte dopo la morte di Marcello.E lo dico accollandomi parte delle respon-sabilità per la ragione che spiego subito.Quando Marcello ci lasciò, alcuni suoi ami-ci si riunirono presso la casa di Via Ulisse,presenti la moglie e il figlio Roberto, e si

adoperarono per trovare le cose al-le quali affidare la persistenza del ri-cordo dello studioso e dell’amico ri-cercatore. Una delle prime cose checi venne in mente fu di dedicargliuna Fondazione, ossia un ente mo-rale, riconosciuto giuridicamente,privo di obiettivi di lucro ma capacedi gestire almeno la Mostra HomoSapiens, le visite delle scolaresche aquella mostra, e la prosecuzione degli stu-di sulla preistoria del Circeo e dell’AgroPontino. Nell’immediatezza dell’emozioneche colse tutti, sembrava si trattasse di co-se non solo possibili ma facili. Non doven-do creare “poltrone” e cadreghe da paga-re, affidando tutto al volontariato, contandosull’affetto dei molti suoi allievi, parve cosanon impossibile imbarcarsi in un’avventurache non poteva non essere considerata fa-vorevolmente anche da chi era esterno al-la frequentazione amicale o scientifica conMarcello Zei. Si puntava soprattutto sull’a-micizia “locale”: del Comune, della Pro Lo-co, delle Associazioni commercianti, im-prenditori, studiosi e di tutto quanto si muo-ve nell’ambiente e cerca di farlo diventareproduttore di ricchezze materiali e di ric-chezze scientifiche e, in generale, della co-noscenza dei luoghi nei quali viviamo.Nacque la Fondazione, grazie all’aggrega-zione della Famiglia Zei, del Comune di SanFelice Circeo e dell’ormai defunto Ente pro-vinciale per il Turismo di Latina. Ognuno mi-se qualcosa del proprio: qualche soldo (nonne occorrono molti, ma qualcuno occorre),la possibilità di continuare ad avere la sededella Mostra, e la proprietà degli oggetti cheformano la Mostra.Queste cose furono fatte, e la Fondazionecominciò a creare e continuò a seguire ilpercorso tracciato da Marcello. Poi la Re-gione ha soppresso l’Ente provinciale per ilTurismo, divenendo “proprietaria” dei suoibeni materiali e delle sue funzioni. Di tutto,tranne che del dovere di sostituirsi all’EPTnella Fondazione. La Provincia di Latina erastata interpellata, a sua volta, per inserirsi erafforzare la Fondazione (ormai ridotta alComune e alla Famiglia), ma ora che di Pro-vincia non si può più parlare, questa ipote-

si è svanita. E anche il Parco Nazionale delCirceo, sempre interessato agli studi di Zeie alla possibilità di associarsi nella Fonda-zione, è dovuto forzosamente restare fermo,perché non ha neppure i centesimi che glioccorrono per proteggere e continuare a farvivere i terreni che amministra. Chi scrive ebbe la sorpresa di sentirsi pro-porre la presidenza onoraria della Fonda-zione Marcello Zei, e accettò l’incarico conemozione e felicità. Ma poi, per una serie diragioni che fanno parte della vita di ognu-no di noi uomini, è rimasto alla finestra, esolo casualmente ha adempiuto il propriodovere verso la Fondazione che ricorda l’A-mico. Questo lo dico con grande rimpian-to, ma rimproverandomi poco (e non peramor proprio). Il Comune è piombato nelbaratro del dissesto finanziario, la Regioneha dato un buon esempio di default e, so-prattutto, ha cancellato la legge sulle Fon-dazioni, che aveva giustamente emanato al-cuni anni fa. La Fondazione Marcello Zei,perciò, si regge grazie all’amore di pochi,pochissimi, vivendo d’aria pura, e del lavo-ro di chi che la tiene in piedi con le unghiee con i denti.Mi chiedo: ma è giusto che sia così? È giu-sto non solo dimenticare i debiti che la no-stra collettività ha contratto - come gratitu-dine - verso Marcello Zei? E il Comune diSabaudia, perché non rimpiazza i soci chesono andati via o non sono stati sostituitiper un cumulo di circostanze? Forse chenon beneficia - pressoché gratis - del Mu-seo del Mare e della Costa? Forza Signori di San Felice Circeo e di Sa-baudia: rimbocchiamoci tutti le maniche emettiamoci a pensare anche a queste co-se, che sono nobili e che meritano rispet-to. n

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Cultura

di Pier Giacomo Sottoriva

La Fondazione ZeiC’è il rischio che scompaia

Testimonianza e ricordo dello studioso

Zei alla porta della mostra Homo Sapiens

Zei al “riparo Roberto Sezze”

SAN FELICE CIRCEO – Topi in casa!Egregio Direttore,Mi sento sempre più a disagio a San Fe-lice. Presenze invisibili molto attive, inva-dono la mia casa che è circondata da rat-ti grigi di fogna (portatori della Leptospi-rosi), stupidi, si lasciano intrappolare dal-le trappole a ganascia. Con loro vinciamobattaglie, vedremo di vincere la guerra.Ben altra situazione all’interno della casa,una famiglia di Ratti Neri, quelli della Pe-

ste, scorrazzano da padroni. Siamo in mi-noranza, con elezioni che li hanno portatial potere con brogli e inghippi vari. Usanogli elettrodomestici e senza istruzioni so-no convinti che sia roba che si mangia equindi interrompono cavi elettrici, perdessert gustano i tubi dell’’acqua. La ca-sa si è allagata nel corso di una notte.Amano pinoli, semi di girasole, cioccola-tini e in barba alle colle professionali si co-spargono le zampine di sapone e quindiballano indisturbati senza rimanere incol-lati. Ballano al suono di frequenze che so-migliano a musica Reggae, questa li invi-

ta a bere e loro tentano di stappare le miepregiate bottiglie mangiandosi la stagno-la che le sigilla. Sono malfidati e non be-vono l’acqua dell’acquedotto, ma usano lamacchina che purifica l’acqua mettendo-la fuori uso. Direttore, credo che ormai inquesto Paese la razza umana sia in mino-ranza! La logica suggerirebbe di elegge-re un consiglio di topi efficiente e vicino al-le esigenze di una popolazione aliena. Echi lo sa, in futuro le sporadiche derattiz-zazioni verranno abolite e il TOPO PRIMOs’inventerà un modo per avvelenarci tutti.(lettera firmata)

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IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11

Il fatto

P roseguono senza sostaal Circeo le indagini percatturare il pericoloso

criminale che si annida in Co-mune e diffonde all’esterno gliatti dell’ente. Secondo quantotrapela si sarebbe a buon pun-to e non è escluso che neiprossimi giorni il responsabilepossa essere assicurato allagiustizia. Digos, polizia e cara-binieri affiancano il delicato la-voro investigativo svolto dal-l’avvocato del Comune. Lagiunta Petrucci, invece di pensare alle co-se serie, lo ha incaricato di far luce su que-sto gravissimo episodio: la diffusione di do-cumenti non ancora pubblicati e, soprat-tutto, di notizie scomode all’amministrazio-ne comunale. Il 15 ottobre “Latina Oggi” ci informa che lo007 assoldato dal sindaco dà la caccia auna talpa che si diverte a dare informazio-ni interne all’ex assessore al bilancio Nico-la Ceccato, il quale a sua volta ne rivela ilcontenuto su Facebook. Poi il quotidianospara la balla secondo cui “con largo anti-cipo Nicola Ceccato è venuto a sapere an-che della bocciatura delle tre deliberazionisul personale da parte della commissioneministeriale, provvedendo poi a divulgare lanotizia”. Di che si tratta? Della nota con cuiil Ministero dell’Interno ha comunicato alComune la bocciatura degli atti (quelli cheprevedevano la riduzione dello stipendioper i dipendenti e che erano state approvaticon nonchalance nonostante il parere con-trario del capo settore). Davvero Ceccato lo ha saputo con largo an-ticipo? Naturalmente no. La nota viene pro-tocollata in Comune il 3 ottobre, ma invecedi renderla pubblica ai cittadini e ai diretti in-teressati (i dipendenti), gli amministratoripensano bene di far finta di nulla. Soltantol’8 ottobre l’ex assessore ne parla per la pri-ma volta su Facebook. E il giorno dopo –guarda tu che combinazione - la notiziaesce su “Latina Oggi”, quotidiano sempreattento sulle carte del Municipio (tanto dafarci sapere persino il protocollo del pro-getto per la fonte di Lucullo) ma a volte, di-ciamo così, un po’ distratto.

I cospiratori della monnezzaEvidentemente troppo impegnati a sguin-zagliare investigatori a destra e sinistra (gra-zie a una telefonata del primo cittadino han-no mandato anche un ispettore per con-trollare i disguidi alle Poste), Petrucci & c sidimenticano spesso di far bene le cose nor-mali. Come per esempio raccogliere l’im-mondizia. È successo ancora tra fine otto-bre e inizio novembre quando la spazzatu-ra è restata per strada per giorni. Ma forseè solo un modo per applicare il programmaelettorale nella parte in cui si prometteva di“produrre uno sforzo consistente sul frontedella raccolta dei rifiuti”. Il Comune ha am-

messo il disservizio motivandolo con la ces-sazione del lavoro svolto dalla società Po-seidon, ma poi, come al solito, ha dato lacolpa ad altri: a quelli che gettano nei cas-sonetti un po’ di tutto, ai cittadini dei pae-si limitrofi che vengono a buttare l’immon-dizia al Circeo e addirittura ai di-pendenti comunali che si rifiutanodi lavorare nei giorni festivi.Insomma, un insieme di forzeoscure trama contro Petrucci e isuoi sodali per metterli in cattivaluce. Non sono solo del posto, maarrivano addirittura da Sabaudia,Pontinia e Terracina e forse pureda più lontano. Tutti insieme ap-passionatamente, muniti di sacchidella spazzatura e calcinacci, perfare un dispetto al povero sindaco.Dell’esercito fanno parte anchequei cattivoni degli operai che daun giorno all’altro si mettono a fa-re i capricci. E per giunta di domenica. Non resta che consolarci col nuovo pianotriennale delle opere pubbliche. Certo, nul-la a che vedere con i “libri dei sogni” dellepassate amministrazioni, come amava de-finirli l`ex consigliere d`opposizione e ora as-sessore part-time al bilancio, ma pur sem-pre un bella raccolta di favole dall’importodi quasi 24 milioni di euro. Avvincente la fia-ba dell’impianto polisportivo con piscine eservizi a Borgo Montenero di cui non ab-biamo visto ancora uno straccio di atto. Masiamo fiduciosi: se in un anno e mezzo so-no riusciti a malapena a dare una ripulita al-la fonte di Lucullo, chissà cosa saranno ca-paci di fare entro la fine del mandato.

A vele spiegateChiudiamo con una buona notizia. Almenoin apparenza. Per chi non lo sapesse, a giu-gno San Felice Circeo ha ottenuto tre VeleBlu, una in più rispetto al 2012. Sul web ilbuon risultato è evidenziato da tre simboliprima assenti: un petalo a testimoniare il mi-gliorato “stato di conservazione del territo-rio”, una foglia per le iniziative promosse dalComune nel campo della gestione sosteni-bile, e un’onda marina per il livello di puli-zia del mare e delle spiagge e la presenzadi arenili liberi. Insomma, un grosso passoin avanti. Noi però ci chiediamo. Cosa è cambiato ri-

spetto all’anno scorso? Dov’è ilsalto di qualità? Le spiagge sonostate tenute più pulite? Gli areni-li liberi sono per caso aumentati?Le strutture fisse sul demanio (lacui permanenza dopo il 30 set-tembre era definita illegale daldelegato Berija*) sono state ri-mosse? Il fenomeno dell’inquina-mento nel canale Rio Torto è sta-to risolto? La raccolta dei rifiuti èstata ed è efficiente? E dov’è ladifferenziata, che pare non vedala luce prima del 2014? E anco-

ra: quali iniziative per la gestione sostenibi-le e per la valorizzazione del paesaggio hamesso in campo il Comune? Forse la fintademolizione degli scheletri di Quarto Cal-do? Oppure altri annunciati abbattimenti

mai eseguiti? D’altronde, cosa aspettarsi dauna maggioranza guidata da un sindacoche dichiara di voler fare, sempre in un’ot-tica ecosostenibile s’intende, un nuovo pia-no regolatore al fine di “raddoppiare, e an-che di più, la nostra capacità abitativa” e“arrivare a trentamila persone” (Il Corrieredella sera 09.09.2013). Magari il sogno diPetrucci è quello di vedere il Circeo assu-mere le sembianze di Città del Capo chesembra ricordare, come potete vedere nel-la foto qui in alto, proprio il promontorio. n

* Capo della polizia segreta nell’Unione So-vietica sotto Stalin

Complotti e spie in Comune, la dura vita del sindacodi Rosa L.

Invece di risolvere i problemi, la Giunta Petrucci dà la caccia alle spie e vede nemici ovunque

Città del Capo

Presenze del Sindaco … (al 1.12.2013)

in Giunta comunale- sedute 107- presenze 62- assenze 45in percentuale presenze 58%; assenze 42%

in Consiglio comunale- sedute 13- presenze 10- assenze 3in percentuale presenze 77%; assenze 23%

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Il viaggio come scambio culturale

P oeti, letterati, artisti e giornalisti:da Goethe a Francesco Sapori.La memoria storica di un territorio,

i suoi cambiamenti e le sue umane trasfor-mazioni, come la grande operazione dellabonificazione Pontina, sono da sempre sot-to l’occhio attento e critico di artisti e lette-rati. Dopo aver ripercorso, nel precedentearticolo, i legami tra lo sviluppo del turismoe la nascita del fenomeno del Grand Tourcon il Circeo e le antiche terre circostanti,giungiamo in questa seconda parte al rac-conto delineato da illustri viaggiatori qualiJohann Wolfgang von Goethe, Luigi Rossi-ni ed Edward Lear. Uomini che in altri secoliattraverso il viaggio sono entrati in contat-to con questo nostro piccolo, grande mon-do che non smette tutt’oggi di affascinaree che, per certi aspetti, non esiste più. Nelprossimo viaggio Francesco Sapori, che fucronista di un mondo al tramonto e di unmondo che stava per sorgere dalla bonificafascista.Dopo la diffusione del Grand Tour furo-no numerosi i viaggiatori illustri che per-corsero le terre a sud di Roma. La spin-ta a viaggiare è nell’indole umana, ciò cherimane e rimarrà sempre presente sin daiprimi ominidi che abitavano la terra e che,per motivi diversi da quelli odierni, ma spes-so simili, vivevano all’insegna del nomadi-smo costante. Viaggiare per il desiderio diallontanarsi dal proprio luogo, proprio comeaccadde nel 1786 al trentasettenne JohannWolfgang von Goethe, colui che la storiaapprezzerà come uno dei più noti poeti,drammaturghi, romanzieri e scienziati tede-schi. Allora, giovane bramoso di nuovi sti-moli e di dare nuovi orizzonti alla sua venapoetica, decise di entrare in contatto conl’arte e la cultura italiana, in particolare quel-la classica. Il “Viaggio in Italia” di Goethe. Da questasua esperienza nacque una delle sue ope-re più note, “Viaggio in Italia”, un giornaledel viaggio compiuto nella penisola tra il1786 e il 1788, nel quale spiccavano il con-

trasto tra l’aspro paesaggio montano delleAlpi e degli Appennini e la dolcezza del pa-norama della costa. E il viaggio a sud di Ro-ma non poteva non iniziare se non attra-verso l’antica via Appia che non ammette-va il “sonno”, come scriveva egli stesso: “Cispingemmo così sempre avanti e diverten-

doci molto, ma ricordando bene l’avverti-mento di non addormentarci lungo questavia; e infatti i vapori azzurrognoli, ci ram-mentavano la presenza d’un pericolosostrato di malaria”. Per poi lasciarsi alle spal-le la paura della malaria allo scorgere deiprimi paesi in lontananza: “Laonde, tantopiù gradevole desiderata ci apparve la po-situra di Terracina, e n’eravamo appena ral-legrati che scorgemmo, proprio davanti anoi, il mare…”. Un luogo fatto anche di spe-cie vegetali, che Goethe riporta con preci-sione: “Piante di fichi d’India spingono le lo-ro grandi foglie pingui e carnose in mezzoai bassi mirti verdegrigi, fra gli alberetti ver-degialli dei melagrani e i rami verdepallididegli ulivi”. la sua descrizione dell’ambien-te circostante”. Vedute d’artista per i viaggiatori: LuigiRossini ed Edward Lear. Ci furono ancheviaggiatori illustri che rappresentarano il Cir-ceo e i dintorni con la loro maestria artisti-ca. È il caso di Luigi Rossini ed EdwardLear, due volti “noti” per le nostre terre, chetra il settecento e l’ottocento, disegnaronoil paesaggio dei piccoli centri e gli strug-genti panorami ambientali. Sono stampe

che poi finivano quasi sempre in libri, atlantie diari di viaggio, strumenti utili a fornire unaguida, con testi e brevi descrizioni a margi-ne, per i viaggiatori, i pellegrini e i mercan-ti. Luigi Rossini, architetto e incisore di Ra-venna, appartiene con le sue opere allatradizione artistica della veduta incisa. Ilsuo pregevole libro d’arte, “Viaggio pittore-sco da Roma a Napoli in 80 vedute”, è unavera guida turistica per chi percorreva la viaAppia e in particolare, per ciò che concer-ne il nostro territorio, sono molteplici le ve-dute, come quella a nord, con la posta diMesa di Pontinia, in cui seppur centrale ri-mane l’architettura degli edifici, così comein tutto il suo percorso, affascinano i per-sonaggi che la affollano, utili a osservare unpezzo di vita di quel tempo. In altre due acqueforti raffigura il “Pon-te Maggiore sul finire delle paludi ponti-ne” e “Terracina”. La prima ha il ponte co-me protagonista dell’immagine, fatto co-struire da papa Pio VI su una presistenzaromana, durante i lavori di bonifica, e poi di-strutto dalla seconda guerra mondiale e

successivamente ricostruito. Sebbene an-che in questo caso predomini l’attenzionedi Rossini verso le architetture esistenti, c’èsempre un microcosmo umano e ambien-tale a fare da contorno all’immagine, comeun pescatore e due donne sulla sponda delfiume, un barcaiolo con dei passeggeri e, afare da sfondo, maestoso si erge il pro-montorio del Circeo: “Alla nona posta si tro-va questo antico ponte benché sia privo d’i-scrizione (…) Esso conservasi intatto e de-ve essere opera di Trajano; sotto a questoponte passa uno di quei gran canali ovescolano le acque delle paludi Pontine. A de-stra si vede il monte Circeo o isola di SanFelice di sopra mentionata e di qui si pas-sa ad altro ponte moderno fatto restauratodi Pio VII, e dopo al decima posta si arrivaa Terracina”. E la quarantesima tavolarappresenta proprio la città di “Anxur”.Egli raffigura la parte bassa dell’abitato,quella moderna voluta sempre dal papa bo-nificatore, che riportò la città a rinascere do-po i periodi bui della peste e della malaria(secoli XVI-XVII). Al centro dell’immagineun’altra opera dell’ingegno umano, il Pa-lazzo Braschi e, curiosità, nell’angolo destroinferiore dell’incisione, s’intravede una per-sona, probabilmente il Rossini stesso, in-tenta a osservare un pittore all’opera: “Ter-racina ebbe la sua origine dai Volsci ed è si-tuata sopra un fondo eminente, e scorgesida lontano ma risente dell’insalubrità delleadiacenti paludi (…) Del suo antico portocostruito da Antonio Pio non restano che glianelli cui affermavano le mani. Questa cittàche è l’ultima dello Stato Pontificio contie-ne circa novemila abitanti. Il gran palazzodella comune che si vede in questa vedutafu eretto da Pio VI, come pura il gran loca-le delle finanze sulla riva del mare. Sullasommità del monte vi sono rovine dei bas-si tempi credutegli avanzi del palazzo diTeodorico, e qui scorgesi una veduta sor-prendente del mare e delle paludi e di tut-ta la campagna vicina. La celebre via Appiapassava da Terracina e di essa si ammiranoancora gli avanzi”. Il Circeo ripreso da un “vedutista” natu-ralistico-romantico: Edward Lear. Fe-conda è la produzione di un altro artista,stavolta inglese, Edward Lear, pittore, lito-

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Territorio

di Gianfranco Mingione

Territorio e ambiente

Il Circeo e dintorni dal Grand Tour a Francesco Sapori (seconda parte)

Ponte Maggiore sul fine delle paludi Pontine -Luigi Rossini

Terracina - Luigi Rossini

San Felice - Edward Lear

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Attualità

R icordi quando mi hai fatto sognareun paese rinnovato sereno giovaneper iniziative e risultati? La mia me-

moria aveva archiviato quei momenti disperanza! Parlare di politica e di gestione inquesto paese è diventato così difficile chesi finisce per dimenticare tutto il resto. Se-guire i punti essenziali del programma concui ti sei presentato agli elettori, è follia. Gliargomenti di cui dovremmo parlare sono ta-li e tanti che è facile cadere in contraddi-zione con se stessi facendo di una cosa se-ria una esilarante favola da raccontare sor-ridendo.Ridevo, infatti, quando, giorni fa, scarta-bellando nel cassetto delle cose inutili ho ri-trovato la bella letterina che hai inviato ainuovi residenti e che letta oggi è più diver-tente di un sonetto del Trilussa. Il program-ma elettorale di venti punti e accessori è uncapolavoro. Che fine hanno fatto i buonipropositi? Evidentemente sono caduti neigabinetti romani della villa di Domiziano euno schiavo sbadato ha tirato lo sciacquo-ne. Primo, hai sottovalutato la pigrizia del-lo scribacchino che, dal cassetto delle co-se inutili ha tirato fuori, oltre la letterina (chevorrei vedere pubblicata), anche il tuo am-bizioso e allettante programma. Tale docu-mento è troppo lungo per essere ricordatonella sua totalità, pertanto mi accontenteròdi prendere in esame solamente un paio dipunti che mi stanno particolarmente a cuo-re. Amico, mi è sembrato di capire che haideciso di rimanere e quindi ho tanto di queltempo che forse mi sarò stancato prima diarrivare alla fine.Leggendo qua e là ho trovato una parola”destagionalizzazione”. Era tua intenzionelavorare per allungare i tempi di soggiornodei villeggianti? Se è così, ricorda, sembraun paradosso, di rivolgere la tua attenzio-ne alle persone con i capelli bianchi, che ri-manendo fuori stagione indurranno figli enipoti a tornare più frequentemente al Cir-ceo. I “vecchioni”, come amano chiamarele persone mie coetanee, pretendono poco,cercano un buon clima e noi lo abbiamo,una natura accogliente e serena, e noi ne

siamo ricchi, un po’ di storiaantica e moderna, in questocampo non siamo secondi anessuno. Che cosa mancaallora? Un “Circoletto Nauti-co”, per esempio, che di-venti un centro di ritrovo esocializzazione, sede di unascuola vela funzionante tut-to l’anno che potrebbe fun-gere anche da base organiz-zativa di una sezione dellaF.I.V. (Federazione ItalianaVela) che organizzi manife-stazioni veliche ogni fine set-timana secondo le condizio-ni atmosferiche, qualche re-gata di flotta o più semplice-mente divertenti match-race(per i non velisti regate con percorso tipoCoppa America) Sarebbe bello rivedere unpo’ di bianche vele volteggianti nella nostrabaia tutti i fine settimana per la gioia dei gio-vani e dei meno giovani.“Destagionalizzazione” significa pure sportterricoli. Un esempio? Il tanto agognatocampo pratica per iniziare a giocare a Golf,qualche sport estremo tanto caro ai giova-ni d’oggi che cercano adrenalina a tutti i co-sti. Da cosa, si sa, nasce cosa e, in breve,ti troveresti di aver realizzato il famoso“paese dello sport” ovvero un altro punto,per me fondamentale, del tuo programma.Un bel centro sportivo polivalente con pi-scina, volley, basket, babington, calcetto,calciotto e ancora uno skate-park sullaspiaggia e, vincendo la lotta con il Parco,una pista per down-Hill e anche una Zip-li-ne con arrivo sul mare. Perdona le mie ideebalzane ma ti assicuro che a San Felice po-tresti trovare tante teste matte come la mia,basterebbe che tu prestassi orecchio alleesigenze di un paese che dopo uno svilup-po scattante è stato frenato bruscamentedall’inerzia dei suoi amministratori.Caro Primo, sei stato per quasi due decen-ni Presidente del CONI, possibile che nonti sia mai venuto in mente di contare Wind-surf e Kite durante le ore del famoso vento

termico della Maga Circe? Èpossibile che non ti sia resoconto che quei pochi che prati-cano questi sport del mare so-no costretti a caricare e scari-care le attrezzature dai porta-pacchi delle auto? Sicuramentenon ci hai fatto caso. Se hai an-cora un minuto di pazienza, tispiegherò io il perché di questestrane abitudini degli amanti delmare. Sappi che negli stabili-menti nessuno è disposto a da-re ricovero alle attrezzature oc-correnti. Per chiudere il cerchio,la capitaneria sollecitata daqualche paralitico mentale, hadeciso con un’ordinanza di ren-dere impossibile la pratica di

questi sport, sport che uccidono, preferibi-le lasciare spazio alle moto d’acqua chevolteggiano fra i bagnanti, lasciare alla fon-da barche di tutte le stazze di fronte all’en-trata non facile del porto mentre si caccia-no barche e barchette all’ancora di fronte atorre Cervia. L’unico ridosso del promonto-rio è off-limits. Giusto, bisogna tutelare laprivacy della famiglia Cipriani che co-struendo un moletto abusivo ha preclusol’uso del ridosso.Ringrazio chi mi ha letto fino in fondo e arisentirci.p.s.La chiusura è brusca, lo so, ma gli argo-menti in cantiere sono tanti e tediosi, alcu-ni vi farebbero arrabbiare ed io non voglioabusare della vostra pazienza raccontan-dovi di delibere prive di contenuto e di al-tre che se le leggi per intero non ci capiscinulla e poi chi vuole apre l’albo pretorio nelsito del comune e lì trova di tutto per pian-gere e ridere. Una cosa però ve la voglioraccontare: Circa un mese fa un signore dasempre interessato alla politica, consiglie-re scomodo del comune di Sabaudia hasentito il bisogno di scrivere un manuale auso dei cittadini che, in futuro, vorranno ci-mentarsi nell’arduo compito di vigilare sul-le attività della così detta maggioranza,chiamandosi opposizione ma, opposizionea che? Gli interessi dei cittadini, vincitori ovinti, presumo, siano più o meno gli stessi.Questi signori rappresentanti della mino-ranza, che spesso non partecipano ai con-sigli che stanno facendo? Forse hanno di-menticato il ruolo istituzionale loro asse-gnato e allora! Di certo hanno inventato unnuovo mestiere, seminare notizie false, ve-re a metà, prive di una conclusione logica,insomma il mestiere di gettare a piene ma-ni il seme della zizzania che attecchisce fa-cilmente e infesta il cervello dei cittadini chein perfetta buona fede capiscono fischi perfiaschi. Sul perché questo avvenga, non èdato di scrivere, pena il taglio delle mani eallora con un abbraccio vi saluto davvero,con un augurio sia pure anticipato, per unfelice Natale e un sereno anno nuovo. n

I venti punti del programma elettorale

Individuare le “transition areas”

Caro Primodi Lorenzo Fiamma

Kitesurfing

Windsurf

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 14Ambiente

C ambia lo scenario per iConsigli Direttivi di tutti iParchi Nazionali. E’, infat-

ti, stata modificata la norma sul-la composizione dei Consigli cheerano costituiti con una preva-lenza di competenze e interessistatali (2 consiglieri in rappresen-tanza del Ministero dell’Ambien-te, 1 del Ministero delle Politiche Agricole, 2delle Associazioni Ambientaliste nazionali ri-conosciute, 2 delle Università per un totaledi 7) rispetto alla rappresentanza degli Entiterritoriali (presenti con 5 consiglieri). Lenuove norme prevedono ora una parità del-le due componenti, 4 in rappresentanza del-lo Stato (1 consigliere espresso dal Ministe-ro dell’Ambiente, 1 dal Ministero delle Poli-tiche Agricole, 1 dalle Associazioni Ambien-taliste e 1 dall’Istituto Superiore per la Pro-tezione e Ricerca Ambientale – ISPRA) e 4in rappresentanza degli Enti Territoriali. Ri-spetto a prima sarà la figura del Presidentea dover maggiormente garantire equilibri de-licati dove indubbiamente gli Enti Parco rap-presentano un punto d’incontro tra obblighie doveri di tutela sovraordinati e inderoga-bili (in capo allo Stato) e compiti di gestio-ne e valorizzazione dove è imprescindibile ilcoinvolgimento degli Enti locali. Dati i pre-cedenti, difficile dire come si metterà al cir-ceo, anche se con soddisfazione si deve re-gistrare un clima diverso, più disteso, piùaperto al confronto e alla collaborazione.Occorre però che la nomina della compo-nente degli Enti territoriali rifletta questonuovo clima e legga le designazioni che do-vrà esprimere non come un arroccamentopolitico di una parte avverso un’altra. In-somma è necessario valutare la presenzadella Regione Lazio in Consiglio comeun’opportunità importantissima dato il ruo-lo che proprio la Regione giocherà nei pros-simi mesi e anni sugli strumenti di pianifica-zione del Parco e sulla possibilità di acces-so a finanziamenti.Il problema che si porrà e semplice è chie-do scusa se lo sollevo io che, come candi-dato al rinnovo della Presidenza dell’Ente,dovrei stare su una posizione neutra. Ma laposta in gioco è altissima. Il problema na-sce dal fatto che gli Enti territorialmentecompetenti sono 7 (Regione Lazio, Provin-cia di Latina, Comuni di Latina, Sabaudia,San Felice Circeo, Ponza e Comunità delleIsola Ponziane) mentre i posti in consigliosono 4. Nell’ultima consiliatura, quando iposti a disposizione erano 5, per ragionimeramente politiche gli Enti locali votaronoa blocco escludendo dal Consiglio Diretti-vo un rappresentate della Regione. La Re-gione era allora governata dal PresidenteMarrazzo, oggi dal Presidente Zingaretti, ri-mane dunque ancora una pacata divisionedi segno politico tra il governo regionale equello locale. Prevarrà ancora o si vedran-no i ruoli istituzionali prima ancora che noni colori di appartenenza?

In una situazione fragile come quella delParco del Circeo sarebbe davvero oppor-tuno che il nuovo Consiglio fungesse da“ammaliamento” delle competenze neces-sarie per far funzionare al meglio l’Ente. Inquesto quadro a nessuno può sfuggire chela Regione Lazio dev’essere vista in chiaveistituzionale, non politica, dev’essere cioèconsiderata per le competenze che ha enon per il segno politico della maggioranzache la governa. Come non vedere dunquel’opportunità di avere in Consiglio il sog-getto che deve garantire la Valutazione Am-bientale Strategica del Piano del Parco, chedeve adottare, pubblicare, discutere e ap-provare il Piano del Parco, che deve rila-sciare l’intesa sul Regolamento del Parco,che è tenuta a predisporre i piani di gestio-ne sui Siti d’Interesse Comunitario e sulleZone di Protezione Speciale che stanno nelParco, che deve rendere coerenti tutti que-sti strumenti con la pianificazione paesag-gistica, che ha in mano alcuni dei più im-portanti meccanismi di accesso ai fondi co-munitari, che può innescare una progetta-zione di settore fondamentale per il Parcocome quella necessaria per contenere l’e-rosione costiera o quella indispensabile pergarantire la destagionalizzazione turistica oil lancio di un marchio territoriale di qualitàmagari coincidente a quello del Parco. In-somma da un punto di vista logico nonavrebbe alcun senso che la Regione nonsieda in Consiglio Direttivo, ma tutti sannopurtroppo che la politica non sempre seguele strade della logica.Il Ministero dell’Ambiente ha ora comuni-cato le nuove procedure di nomina dei Con-sigli Direttivi degli Enti Parco, quindi anchequello del Circeo, ed ha invitato gli Enti e isoggetti preposti a esprimere le designa-zioni di competenza. La Comunità del Par-co, cioè l’organismo composto di tutti gliEnti territorialmente competenti, dovrà orariunirsi è trovare un accordo sulle designa-zioni. Dovrà anche decidere ed eleggere unproprio Presidente, posto vacante da tantotempo. Insomma l’auspicio è che si arrivirapidamente a una rapida definizione degliOrgani per garantire all’Ente un percorso distabilizzazione che passi attraverso unapianificazione e il pieno coinvolgimento disoggetti pienamente legittimati nei ruoli,Presidente compreso. n

* Commissario del Parco Nazionale del Cir-ceo

Sarebbe un’opportunità per tutti

Parità di componenti statali e di Enti territoriali

La Regione Lazio nel Consiglio Direttivo del Parco del Circeodi Gaetano Benedetto*

Editoriale Dilettanti allo sbaraglio 1Personaggio Armando “Tabbaccone” 2Politica L’educazione civica 3Attualità Gli Italiani sono capaci

di lottare 4Politica Laboratorio politologico? 5Lettere Lettere al Direttore 6Personaggio Il suo contributo durante

la guerra 7Territorio Mare d’inverno – Il Presidente

del CONI al Circeo 8Territorio Una rete ciclabile … -

Lettera al Sindaco 9Cultura La Fondazione Zei 10Il fatto Complotti e spie in

Comune, … 11Territorio Il Circeo e dintorni … 12Attualità Caro Primo 13Ambiente La Regione Lazio nel

Consiglio Direttivo … 14Cronaca La luna sul Circeo -

Domiziano, vent’anni dopo 15Storia Umberto I Biancamano

di Savoia 16Cultura “Monte Circello” di

Giulio Aristide Sartorio 17Ambiente La sabbia e la gestione

della costa 18Ambiente A proposito delle paludi 19Cultura 24° Giornata

Internazionale dei Diritti … 20Libri “Il Caffe letterario” 21Cronaca La vita per la missione 22Pittura G. B. Bianchi 23Territorio Compiti statutari 24Sport Il calcio al Circeo 25Varie Un’alternativa alla

spiaggia/Oroscopo 26Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Poesia 27Annunci 28

SSOOMMMMAARRIIOO

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 15

Cronaca

L’ International Observe the MoonNight (InOMN) è una iniziativa pro-mossa a livello mondiale da nu-

merose organizzazioni, enti di ricerca, as-sociazioni, scienziati, educatori. In Italia daalcuni anni l’appuntamento è promossoda INAF - Istituto Nazionale di Astrofisica –e UAI - Unione Astrofili Italiani. Quest’anno i parchi e le riserve naturali delLazio, coordinati dall’ARP, Agenzia Regio-nale Parchi della Regione Lazio, hanno ade-rito all’iniziativa, organizzando per il 12 ot-tobre una serie di eventi locali che hannopermesso al pubblico di poter osservare laLuna con potenti telescopi, binocoli o adocchio nudo. Anche al Circeo l’Ente Parcoe l’Agenzia Regionale Parchi hanno orga-nizzato un evento per lo star party interna-zionale, presso il Giardino di Vigna La Cor-te al Centro Storico, che è stato un’occa-sione per proporre osservazioni al telesco-pio dedicate alla Luna (grazie a due astro-fili locali, Daniele Pasciuti e il sottoscritto) eper approfondire temi quali la genesi e lecaratteristiche fisiche, le missioni spazialipassate e in programmazione, la mitologia,

la poesia, la musica e le diverseespressioni artistiche ispirate alnostro satellite naturale. Durantel’evento, organizzato con la colla-borazione del Comune di San Fe-lice Circeo e delle associazioni Kir-kos-Rap, Istituto Pangea, Odis-sea, Tesori del Circeo, nonché del-le Cantine Casale del Giglio chehanno offerto una degustazionedei propri vini, è stato possibile di-vulgare al grande pubblico non so-lo aspetti scientifici del nostrogrande satellite e la sua origine,ma anche suggestioni culturali,letterarie e cinematografiche ani-mate nella storia dell’Uomo dallasua presenza. Particolarmente suggestiva, nella notevolecornice paesistica di Vigna la Corte, è sta-ta la lettura effettuata da Aldo Jonata del-l’Associazione Kirkos-Rap di brani di poe-sie e testi letterari accompagnati da musi-ca e immagini della Luna proiettate su unoschermo. Istituto Pangea ha effettuato atti-vità di animazione naturalistica per bambi-ni e adulti, mentre Odissea ha presentato un

banco di libri venduti per raccogliere fondiper beneficenza. Alla serata hanno parteci-pato circa 150 persone, approfittando del-l’ottimo clima del periodo anche se in pie-no mese di ottobre. Un grande successoper questa iniziativa, che quindi si spera direplicare. n

* Agenzia Regionale Parchi, Regione Lazio

Ottimo successo di una serata tra osservazione al telescopio, poesia, musica e…

… buon vino!

La Luna sopra il Circeodi Giuliano Tallone

N el mese di agosto si è tenuta una vi-sita speciale alla Villa di Domiziano,grazie alla disponibilità della So-

printendenza Archeologica del Lazio. Lostorico del Circeo, Tommaso Lanzuisi, au-tore di numerosi volumi sul territorio e inparticolare del monumentale “Il Circeo nel-la leggenda e nella storia“ (pubblicato perla prima volta nel 1973 e giunto oggi allaterza edizione), è tornato a visitare il com-plesso archeologico della Villa di Domizia-no dopo circa vent’anni dall’ultima occa-sione. Lanzuisi era accompagnato dal sot-toscritto, ex direttore dell’Ente Parco, dalgiovane e attivissimo archeologo DiegoRonchi, che sta compiendo intensi e ap-profonditi studi sulla Villa nell’ambito di undottorato di ricerca finanziato dall’EnteParco, e dall’architetto Silvia Seller, esper-ta di restauro. Nella visita Tommaso Lanzuisi ha rievoca-to le sue esperienze, negli anni, nell’e-splorazione della zona e degli altri benistorici e archeologici del Promontorio,che conosce forse meglio di chiunque al-tro insieme al fratello Enzo Lanzuisi, che loha accompagnato per decenni lungo gliangoli più nascosti della terra di Circe.Ronchi dal canto suo ha raccontato le più

recenti scoperte sull’area, inparte già oggetto di seminariorganizzati dall’Ente Parco, chetra l’altro fanno ipotizzare unapossibile diversa attribuzionedel complesso, più antico diquanto si pensava. Il confronto tra esponenti dispicco della ricerca storica sulterritorio di due generazioni co-sì lontane (Ronchi è sulla trenti-na, Lanzuisi ha compiuto da po-chi giorni la rilevante età di 90anni – Auguri!) è stato di grandeinteresse, e l’entusiasmo e lapassione emersa nel dialogo trai presenti ha colmato ogni diffe-renza anagrafica. È proprio ve-ro che i comuni interessi rap-presentano un ponte oltre ognidifferenza! E’ stato per me unpiacere aver facilitato questo incontro, alquale tenevo particolarmente conoscendoentrambi i ricercatori, certo che da esso sa-rebbero nate proficue collaborazioni e nuo-ve idee.Forse questa visita è stata una metafora diciò che dovrebbe essere lo studio e la pro-gettazione del territorio: conoscenza, scam-bio di informazioni ed esperienze, assenza

di barriere e condivisione di prospettive.L’incontro tra Tommaso Lanzuisi e DiegoRonchi è stato anche, spero, un ideale“passaggio di consegne” per manteneresempre viva l’attenzione sui valori archeo-logici di questo straordinario Circeo, cherappresentano anche una inesauribile ri-sorsa per il territorio e la cultura del nostroPaese. n

Una visita dello storico del Circeo, Tommaso Lanzuisi, …

… accompagnato dall’archeologo Diego Ronchi

Domiziano, vent’anni dopo di Giuliano Tallone

Giovani osservano il cielo

D. Ronchi e T. Lanzuisi a Villa Domiziano

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Storia

P rovenendo da Roma, il primo vialeche s’incontra entrando a Sabaudia,dopo la foresta del Parco è intitola-

to al Principe Biancamano. Da lì si intrav-vede verso il fondo la torre del Comune etutti capiscono di essere oramai prossimialla meta, ma quanti sanno chi fosse, o sichiedono il perché del nome Biancamano?Chi era costui? La scelta di intitolare unadelle città di fondazione al nome della ca-sa regnante fu del Cav. Mussolini. Ma dadove traeva origine Casa Savoia? L’originedella dominazione Sabauda è simile daquella di tante famiglie dell’aristocraziamedievale emerse tra il IX e X secolo (800-900), quando dalla disgregazione del mon-do carolingio si sviluppò un potere fatto dipossedimenti spesso non confinanti e ini-ziò a muovere i primi passi quella che saràpoi la dinastia dei Savoia.Già Ammiano Marcellino descriveva una re-gione compresa tra il lago Lemano, le Alpi,il Delfinato e il Rodano, chiamata “Sapau-dia”, nome di origine celtica che significhe-rebbe foresta di abeti. Nell’anno 806 CarloMagno aveva suddiviso la Sapaudia in va-rie zone: Albonais, Maurienne, Chablais, Ta-rantaise, Faucigny, Genevese e Saboia, zo-na questa situata attorno a Chambéry e af-fidata all’amministrazione di un Conte.Umberto nasce, secondo alcune fonti, nel980 e l’esternazione del suo potere si indi-vidua in alcuni atti a partire dal 1003. Daquell’epoca tutti gli atti riguardano diretta-mente il casato, con concessioni, donazio-ni o permute con i potenti monaci di Cluny(vicinanze Lione). Il suo territorio si estendetra il lago di Ginevra, il fiume Isere e il fiu-me Rodano.Umberto Biancamano, cresciuto all’ombradei Borgognoni, viene citato come conte diAosta: “In sul levarsi dell’undecimo secolo,dentro ai monti della Savoia che toccan l’I-talia, apparisce una nuova stirpe di Princi-pi, i quali subitamente prendon nell’istoriaun ragguardevole seggio”. Inizia così la“Istoria della R. Casa Savoia” di DavideBertoletti, pubblicata a Milano nel lontano1830. Il soprannome Biancamano (blancismanibus) appare solo dal XVIII secolo e mainei pochi documenti coevi, pare che gli siastato attribuito da un tardo scrittore (ma po-trebbe anche essere una corruzione dell’e-spressione latina a blancis moenibus, dallebianche mura, con riferimento alle mura deicastelli sabaudi).Già alla fine del 900 Umberto primeggiavain Borgogna, il cui re Rodolfo III, noto perla sua debolezza, lo teneva in gran contocome sostenitore con la spada del suo tro-no, e gli aveva elargito onori e terre, tantoche Umberto poteva vantarsi signore delpendio alpino sino al Rodano e, nel ver-sante opposto, della valle d’Aosta, propag-gine del regno borgognone, sino a Donnaz:padrone e custode, cioè, di due delle piùimportanti porte d’Italia, i colli del Grande edel Piccolo S. Bernardo. Quando Rodolfo

morì (nel 1032), lasciando lo Stato al nipo-te Corrado il Salico, il Biancamano reputòsuo dovere di riconoscenza far rispettaretale scelta, e appoggiare lealmente l’erededesignato nei confronti del pretendente Eu-de Conte di Champagne, accompagnan-do la vedova di Rodolfo III, Ermengarda,presso il nuovo imperatore Corrado II il Sa-lico perché fosse riconosciuto anche re diBorgogna. A sua volta Corrado, trattenutodalla guerra in Polonia, affidò la tutela deipropri diritti e di quelli di Ermengarda a lui,come advocatus e protettore.Il Biancamano ottenne una prima vittoria neiconfronti di Eude, ma subito dopo l’incoro-nazione di Corrado, avvenuta nel monaste-ro di Payern (nel cantone di Vaud) e il suofrettoloso ritorno in Germania, il conte diChampagne riaprì le ostilità. Allora l’impe-ratore decise di farla finita, marciando danord contro i ribelli e ordinando a Umbertodi attaccare da est, dalle Alpi. Così nel 1034questi radunò i suoi fedeli nell’alta valle Do-ra Baltea, dove ricevette i rinforzi condottida Bonifacio di Toscana, padre della con-tessa Matilde e dall’arcivescovo di MilanoAriberto d’Intimiano, i quali si misero allesue dipendenze (chiara prova del suo po-tere e della sua autorità). Alla testa di sol-dati italiani, calò attraverso il Gran San Ber-nardo nel Valese (Alto Rodano), ricaccian-do gli avversari, che già avevano invaso an-che le sue terre, sino al lago Lemano, ove,presso Ginevra, li sbaragliò congiungendo-si vittorioso col sovrano e catturando Eude.Corrado venne solennemente e definitiva-mente incoronato a Ginevra e per ringra-ziamento, nominò Umberto I Conte di Mo-riana. Grazie all’alleanza con l’imperatore diGermania Umberto I divenne custode per

conto dell’Imperatore delle porte delle val-late alpine e dei passi del Moncenisio e delGran San Bernardo indispensabili per iviaggi in Italia. Mercanti e pellegrini che vo-levano valicare le Alpi per entrare nella pia-nura padana potevano farlo solo con il con-senso dei Savoia e nelle stagioni adatte.Controllare quei valichi significava control-lare i traffici, accumulare ricchezze impo-nendo pedaggi per il transito e gabelle, ge-stendo locande e offrendo servizi ai viag-giatori. Ciò comportò enormi vantaggi perun territorio privo di risorse economiche eagricole.Ma la vera forza dei Savoia consisteva nel-la possibilità di bloccare quei valichi consbarramenti militari, e quindi di favorire ilpassaggio solo agli eserciti disposti a con-cedere favori e possessi feudali. Le crona-che dell’epoca ci mostrano Umberto in at-to di fondare monasteri e di elargire a essisempre nuove immunità e concessioni. Ri-sale a quell’epoca la fondazione degli ospi-zi del Grande e del Piccolo San Bernardo.L’imperatore Corrado grato per il sostegnolo investì anche del Feudo della Tarantasia,interposta fra Moriana, Savoia e Aosta, enon ancora Sabauda. Si installò al castellodi Charbonnières, costruito verso la metàdel IX secolo, che dominava la città di Ai-guebelle, prima capitale della contea.Come le altre notizie relative a Umberto Ianche il suo matrimonio è avvolto in granparte nella nebbia, sembra che avesse spo-sato Ancilia, o, secondo altri Ausilia, dallaquale avrebbe avuto almeno quattro figli:Amedeo, Burcardo, Aimone e Oddone.Umberto, forse malato, iniziò presto a or-ganizzare la sua uscita di scena, affiancan-do a se i figli per reggere il vasto contado;così, ritiratosi ad Aosta, cedette l‘ammini-strazione del Belley e d’altri luoghi al pri-mogenito Amedeo. Morì, pare, nel 1048.Poco dopo lo seguì anche Amedeo (1051)per cui, poiché gli altri due figli avevano in-trapreso la carriera ecclesiastica, la condu-zione della cosa pubblica e del potere pas-sò a Oddone. n

Umberto I Biancamano di Savoiadi Aristippo

Umberto I di Savoia Biancamano

Associazione Culturale Il Centro Storico”

Coloro che fossero interessati allenostre iniziative, sono in corso le

iscrizioni per l’anno sociale 2013-2014.

Per l’iscrizione telefonare al

n. 328.6110379 o inviare una e-mail a:

[email protected]

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Cultura

R oma, luglio 2013, Galleria dell’Ac-cademia di San Luca a Palazzo Car-pegna.

In giro per una Roma sempre affollata di tu-risti, pronti a sfidare il caldo torrido pur diammirare le bellezze della città eterna, va-do a visitare Palazzo Carpegna, nei pressidi Fontana di Trevi. Dal 1934 ha qui sedel’Accademia di San Luca, un’istituzioneche, fondata nel 1593 da Federico Zucca-ri, si pose come obiettivo quello di imparti-re l’insegnamento artistico a giovani italia-ni e stranieri che intendevano perfezionar-si a Roma nelle arti. Nel1874, a seguito dell’an-nessione di Roma al Re-gno d’Italia, l’Accademiaperse la sua funzione di-dattica, mantenendo, tut-tavia, un ruolo importantenella promozione e valo-rizzazione delle arti. Al termine della mia visitaall’interno della Galleria,ove sono esposte le ope-re delle collezioni accade-miche, il percorso di usci-ta mi porta ad affacciarmisu un grande scalone. Equi la sorpresa, lo stupo-re e un caldo e vago richiamo verso casa.Focalizzo il mio sguardo e quell’immagineche aveva così attratto la mia attenzione sirivela… un uomo a cavallo in riva al mare,un altro seduto su un carro trainato da buoie, più in fondo, gli stessi animali e altre fi-gure; ciò che mi affascina è quel profilo fa-miliare, quell’indisturbato riposo che la ma-ga si concede nella terra che da lei ha pre-so il nome e che, tuttora, vive del suo mi-to…casa! La montagna di Circe costituiscelo sfondo di questo paesaggio pittorica-mente fotografato da Giulio Aristide Sarto-rio, artista romano nato nel 1860 e interes-sato agli studi sulla pittura di paesaggio. Ilgrande dipinto “Monte Circello”, di dimen-sioni davvero notevoli (m 2,48 x 5,50), rea-lizzato nel 1909, raffigura un tema tipicodella campagna dell’Agro Pontino, in cui siincontrano bufali, buoi, animali impiegati neicampi, butteri a cavallo con i loro tipici ba-

stoni, immersi in paesaggi desolanti, im-mobili ma carichi di emozione, di bellezzaaspra e primitiva, quella bellezza legata al-la terra che tuttora risiede nelle nostre zo-ne.Il paesaggio dipinto da Sartorio è autenti-co, «non pedissequa copia dal vero, ma in-telligente ricerca nel vero» afferma AntonioRava, coordinatore del restauro eseguitosull’opera nel 2012; elementi quali gli arne-si da lavoro, gli animali impiegati nella ter-ra, il cielo nuvoloso attraversato da squar-ci di luce, il mare calmo, immobile, rassi-

curante che lascia sulla riva il biancore del-la spuma, vogliono comunicare un senso dipace, di rasserenante costatazione dellosvolgersi quotidiano del lavoro nella civiltàagraria dell’Ottocento. Il Monte Circello chefa da sfondo alla composizione costituiscequasi, nel suo aspetto di isola, un richiamomitico e, dunque, primordiale a quella cheOmero chiama isola Eea, la terra di Circe;ciò che l’artista vuole presentarci è propriola classicità della scena, del lavoro quoti-diano, della natura che circonda la realtàagricola della campagna romana, in un ri-torno al passato, alle origini, addirittura almito.Nel catalogo della mostra “SARTORIO. Mi-to e Modernità”, attualmente allestita nellaGalleria Berardi di Roma, all’interno del suosaggio, Gianluca Berardi scrive: «Il fascinoirresistibile che sprigiona il silenzio innatu-rale della campagna romana si fonde con la

sensazione immanen-te di essere catapulta-ti in un’altra era - lon-tana nel tempo ed im-mutabile - dove ancoranon violato è il vivificanterapporto tra Uomo e Natura, rapporto inte-so dall’artista come base fondante delclassicismo. Campagna romana, dunque,come “specchio dell’anima classica”».Una suggestiva magia evocatrice animaquesto quadro, così come le tante altre

opere di Sartorio che ritraggo-no la campagna romana, telein cui vengono raffigurati pae-saggi nei quali emerge il co-stante rapporto tra natura eclassicità e che, come dice lostesso Sartorio, sembrano ar-retrati nei secoli e in cui «la vi-ta civile sembra un inganno,un’illusione». Un’atmosfera tri-ste e solenne abita questi luo-ghi, una profonda desolazione,nobilitata, però, dalle leggendee dalle memorie che qui si so-no tramandate: «i navigli a ve-la che oggi lo solcano (il mare)potrebbero essere le navi diGiasone, di Ulisse, di Enea, di

Augusto, di Genserico; potrebbero essere leflotte che portarono la poesia, l’arte, la guer-ra, la conquista, la distruzione: pare che noistessi abbiamo vissute tutte le vicissitudiniantiche». Così parlava Sartorio in una con-ferenza tenuta a Terracina e le sue parole ciconsentono di comprendere appieno il suoanimo, le ardenti emozioni suscitate in luidai paesaggi campestri alle porte di Roma,il fascino irresistibile di questi luoghi perva-si dalla classicità, territori da cui, ritenevaÉmile Mâle dovesse cominciare ogni visitaalla Città Eterna.Ritrovarmi davanti quest’enorme opera,posta quasi a congedo dalla mia visita, miha fatto tornare con la mente lì, mi ha ri-proposto davanti agli occhi l’immagine chesono abituata a vedere, la montagna sot-to la cui ombra sono cresciuta e che, tut-tora, non smette di perdere il suo fascinoantico. n

Ritorno alle origini

Una gradita sorpresa a Palazzo Carpegna

“Monte Circello” di Giulio Aristide Sartorio tra mito e realtàdi Benedetta Capponi

grafo e scrittore che s’interessò anche dianimali per poi passare al paesaggio e aiviaggi in Europa e Oriente. Dal suo sog-giorno nel Bel Paese prese vita, nel 1841,l’opera “Wiews in Rome and its environs”,serie di litografie che riprendono la cittàeterna e terre e località circostanti. San Felice, l’isola Eea, tra la terra e il ma-re. Come la litografia che raffigura “San Fe-lice”, panorama che vede il borgo emergere

in lontananza e del quale si distinguono iprincipali edifici: le mura difensive, il palazzobaronale dei Caetani e la Torre dei Templaridel duecento. Edifici che hanno una loromaestosità e che, oggi, probabilmente nonpotrebbero più avere una visuale del genereper via dello sviluppo urbano e dei radicalicambiamenti apportati al territorio. Learamava le rappresentazioni che esprimevanoun punto di vista in lontananza, cosa che re-plicò anche per altre città storiche come Ser-moneta, Sezze e il borgo di Fossanova. In lui,a differenza di Rossini, predomina una rap-presentazione del naturalismo di matrice ro-mantica. Qui, in primo piano, ci sono la ve-

getazione, le rocce, dei viaggiatori, il crinaledel monte Circeo, il mare ad aprire l’oriz-zonte. E in fondo appare il piccolo borgo, chesi distingue per i suoi edifici importanti, qua-si come fosse una carezza del vento primadi scendere sul mare. Nel prossimo “viaggio” alla scoperta dellenostre terre ci accompagnerà un cronistad’eccezione: Francesco Sapori. (Il materiale citato e le immagini presenti acorredo dell’articolo relative ad Edward Leare a Luigi Rossini, sono contenute nella se-rie “Carte Pontine 6 - Città, Terre e Castel-li”, di Vincenzo Scozzarella, 2010, Archiviodi Stato di Latina) n

segue dalla pagina 12

Territorio di GIANMARCO MINGIONE

Il Circeo e dintorni dal Grand Tour a Francesco Sapori

“Monte Circello” di G.A. Sartorio

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Ambiente

N el numero di Agosto del Centro Sto-rico mi è stata data la possibilità diparlare della Posidonia oceanica

cercando di inquadrare la sua importanzanel contesto di gestione integrata della fa-scia costiera, un approccio gestionale pro-posto nel 1998 dalla Comunità Europea.L’approccio è semplice e meglio compren-sibile se inquadrato in una politica gestio-nale di lungo periodo dove la conoscenzadel territorio rappresenta la prerogativaprincipale per gestirne al meglio le risorse.La Posidonia è una risorsa per la vita ani-male e vegetale dei fondali e quindi trovauna sua dimensione economica legata allapesca (dove c’è questa pianta c’è pesce) eal turismo (dove c’è questa pianta le acquemarine sono in salute).Esportiamo tale approccio alla spiaggia, inquanto sistema naturale vivente. Una spiag-gia vive se la sabbia che la costituisce ha

modo di muoversi, se non fosse così laspiaggia non sarebbe composta di sabbia.Dal punto di vista geologico la sabbia rap-presenta il risultato di una serie di proces-si che lentamente nei millenni hanno dis-gregato in granelli le rocce che compongo-no le montagne. Questi sono stati portati amare dai fiumi e le onde hanno continuatoa scolpirli, inesorabilmente e progressiva-mente. Insomma la spiaggia nasce al con-fine tra due mondi: il mondo terrestre e ilmondo marino.La gestione integrata delle coste parte daquesto principio, non c’è spiaggia senzaterra e non c’è terra senza spiaggia. A og-gi il rifornimento naturale delle spiagge èmolto ridotto, i fiumi non portano più tan-ta sabbia al mare per una serie di motivi,tra cui la presenza di dighe e sbarramen-ti utili alla produzione di energia idroelet-trica, la crescente antropizzazione deiversanti montuosi che ha alterato il dre-naggio superficiale modificando la de-gradazione delle rocce e quindi lo svilup-po del suolo (i fiumi trasportano il mate-riale incoerente che costituisce i suoli). Leonde però continuano a svolgere il loro la-voro di rimaneggiamento e spostamento

di sabbia, come succe-de da millenni.Prendiamo il caso delnostro litorale. L’originedella nostra sabbia è le-gata all’apporto di mate-riale dal Tevere. Più pre-cisamente da un paleo-Tevere che si è andato costruendo negli ul-timi 2 milioni di anni e che drenava i rilievicarbonatici dell’Appennino Centrale nelsuo tratto superiore e gli appartati vulcani-ci Albani e Sabatini nel suo tratto termina-le. Una volta arrivata a mare tutta questapoltiglia di granelli è andata costruendo lapiana deltizia del Tevere. Le onde non aven-do nient’altro da fare hanno iniziato a spo-stare tutto, pensate quante mareggiate cisaranno state negli ultimi due milioni di an-ni. Abbastanza, tanto che tutta la sabbiache il Tevere portava a mare in parte veni-

va spostata verso Nord e inparte verso Sud, da noi. A queltempo la sabbia viaggiava libe-ramente sotto la spinta dellecorrenti marine generate dalleonde. Di sabbia c’è n’era tal-mente tanta che, una voltaasciugatasi sulla spiaggia, an-che il vento la trasportava. Epiù le spiagge erano grandi epiù il vento poteva soffiarci so-pra spostando miliardi di gra-nelli di sabbia. Complice qual-che pianta presente sullaspiaggia e qualche troncospiaggiato il vento si rallentavae, non avendo più forza perspostare i granelli, perdeva tut-to il suo carico di sedimenti in

prossimità di questi ostacoli.Nel corso dei millenni questo processo hagenerato le dune di Sabaudia. Notate chel’altezza della duna cresce man mano checi avviciniamo al promontorio, un baluardodavanti al quale anche il vento più forte do-veva fermarsi. Ciò che non si fermava da-vanti al promontorio erano le correnti mari-ne generate dal vento e dalle onde, tonnel-late di acqua che dovevano muoversi perforza. Immersi in queste masse d’acqua inmovimento c’erano miliardi di miliardi digranelli di sabbia che strisciavano, saltava-no e galleggiavano sui fondali. E sì perchéci sono altre dune, forse molto più impor-tanti di quelle emerse, sono le barre sab-biose o le secche. Considerate che circa il90% di sabbia che costituisce una spiag-gia è presente nella sola porzione sommer-sa.Mi ricordo che da bambino, ma ancheadesso, nuotavo cercando la secca. Ma lasecca non era mai allo stesso punto. Lasecca, contrariamente al nome, è un corpodi sabbia molto grande che durante le ma-reggiate forza le onde a rompersi, è il pri-mo vero ostacolo che la spiaggia offre al-l’impeto del mare. In generale al crescere

delle onde le secche tendono a spostarsiverso largo, poi col mare calmo ritornano al-la loro posizione d’equilibrio. Quando ci so-no due o tre ordini di barre le onde sono co-strette a rompersi due o tre volte prima diarrivare a riva, perdendo molta energia equindi arrivando indebolite. È la natura. Senon fossero esistite le barre, e quelle di Sa-baudia sono molto grandi, non sarebbe esi-stita la duna. Le onde sarebbero arrivatecosì violentemente a riva che gli embrioni diduna sarebbero stati scalzati in brevissimotempo. Ciò che sta accadendo, e purtrop-po non solo a Sabaudia, è proprio la com-promissione delle barre sommerse, e comese una città intera stesse perdendo le fon-damenta senza che nessuno se ne rendaconto. Perché? Beh di sabbia c’è né poca,e quella poca che c’è invece di muoversi al-l’occorrenza per fronteggiare le mareggia-te è costretta a fare una corsa a ostacoli tramoli, darsene e porti. Succede quindi chein alcuni punti c’è tanta di quella sabbia chesui giornali si invoca l’intervento urgente diautorità ed esercito e in altri la sabbia nonarriva perché bloccata nelle vicinanze. Co-sa fare per aiutare le barre a difenderci? In-nanzitutto considerare che la sabbia è unbene prezioso che dobbiamo proteggere,ma non prenderla di inverno per metterlanell’armadio e tirarla fuori d’estate. Non cisi difende dal mare levando sabbia allaspiaggia come non si può masticare se nonsi hanno i denti. Nel futuro anche questa ri-sorsa sarà fonte di conflitti, in alcuni paesigià lo è, visto che i giacimenti di sabbiasommersa non sono infiniti e l’utilizzo disabbie di cava è troppo costoso.Siamo a un punto in cui l’ingegneria co-stiera, da sola, non può risolvere questoproblema. Per tale motivo da anni la ge-stione politica dell’erosione si avvale di stru-menti tecnici come le simulazioni di scena-ri evolutivi della costa utili a individuare ilpotenziale beneficio apportato da ognipossibile scelta di intervento.Chi è deputato a prendere decisioni, quin-di, può farlo su la base di strumenti tecnicie scientifici dove ogni scenario individuadelle scelte politiche specifiche per ognisettore di territorio. Ritornando alla do-manda iniziale, la sabbia ha per noi un va-lore economico? Il futuro del nostro litora-le è fatto di dune e di sabbia oppure di unadistesa di massi e di sontuose darsene eporti con cartelli che ricordano come eraprima il litorale pontino tramite una scritta:“qui giacciono miliardi di granelli di sabbiache hanno difeso le nostre terre, fino a ie-ri”. n

Quanto valore diamo alla nostra sabbia?

La sua origine

La sabbia e la gestione della costadi Luca Parlagreco

La spiaggia vista dalla duna

Barre sabbiose durante una mareggiata

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Ambiente

R ecentemente ho appreso dallastampa che è in corso un progettoeuropeo di riqualificazione ambien-

tale dal nome affascinante, REWETLAND(riumidificare la terra). Le iniziative riguar-dano l’intera rete dei canali di bonifica del-l’Agro Pontino.Il progetto pilota, se non erro, prevede tral’altro interventi di depurazione delle acquemediante l’inserimento di piante e alberi ti-pici delle zone palustri (fitodepurazione) e lacreazione di zone umide.La notizia mi ha sorpreso: la palude tantocelebrata da letteratura e arti visive perché“dava la morte” è chiamata a soccorrerci,a “offrire vita” proprio per la sua vegetazio-ne. Riflettendo, ho considerato che non c’eratanto da meravigliarsi: in simili luoghi, datempo immemorabile, cacciatori pescatoripastori e carbonai hanno trovato tempora-nea dimora e sostentamento.Tracce di insediamenti non stabili di età pro-tostorica (Bronzo, medio, recente, finale eprima età del Ferro) sono stati individuati

dagli archeologi presso Borgo Ermada, alCaterattino, a Molella, a La Casarina, a Tor-re Paola. Presso tali siti, intorno a specchid’acqua rivieraschi, era praticabile la cac-cia nelle foreste della piana, la raccolta dimolluschi e la pesca nei bacini d’acqua.Greci e Romani d’altronde riconoscono al-le paludi vitalità pur definendole “spazi aimargini”.Propongo qui pochi e disordinati riferimen-ti letterari per dare qualche motivazione ditali visioni dell’ambiente palustre.Filostrato descrive così una palude dipintasu una parete. “La terra è umida e ricca dicanna e corteccia che il suolo naturalmen-te fertile delle paludi fa crescere senza se-mina né aratura; sono dipinti anche la ta-merice e il cipero tipiche anche loro dellapalude. Montagne che toccano i cieli cir-

condano la zona...Dalle montagne scaturi-scono sorgenti che scorrono verso il bassoe mescolano le acque, trasformando la pia-na in palude, ma non per questo disordina-ta né melmosa...un corso d’acqua, che l’at-traversa e si snoda in meandri ...Quest’ac-qua è la cosa più bella della palude, poichéproviene pura dalla sorgente, e si raccogliein un laghetto bellissimo. Al centro ondeg-giano avanti e indietro cespugli di amaran-to, dolci germogli che colpiscono l’acquacon i loro fiori...Guarda, dalla palude scor-re anche un fiume ampio e ondoso, lo at-traversano capre e pastori su un ponte...dipalme che si uniscono in matrimonio tra lo-ro ... ponendosi come un giogo sull’acqua;esso è sicuro per i passanti, grazie alla du-rezza della sua corteccia ”. (trad. L. Abbon-danza).È la descrizione di un paesaggio idilliaco ereale: monti, sorgenti, acqua che scorre len-ta, invade la piana, la rende palude, lago,dal quale scorre un fiume ondoso. È un luo-go ameno: l’acqua è senza melma. La mi-

stura di acqua e terra lotrasformerebbe da ame-no in orrido, in paludeporta degli inferi.Aristotele distingue nellazona inferiore del cosmo- quella abitata dagli uo-mini non dagli dèi - unaparte umida: fiumi, fonti,mari; una parte secca:terra, continenti, isole. Lapalude non è nell’elenco.Che vi rientri lo spieganoi due vocaboli greci più inuso, per definirla: helos “bassopiano umido ed er-boso, palude, acqua sta-gnante”; limne “stagno,palude, lago, mare”. Parlando del nesso traalimentazione e modi divita, Aristotele elenca:pastori nomadi, caccia-tori, pescatori; [frequenta-

tori anche di paludi] e aggiunge “la maggiorparte degli uomini però trae il sostenta-mento dalla terra e dalle piante coltivate”.Greci e Romani, ritenevano infatti che la-vorare la terra e seminare fosse non solouna condizione per vivere, ma che li identi-ficasse come uomini. In Filostrato, la “terra umida” fa crescerecerta vegetazione “senza semina né aratu-ra”. Una terra non coltivata, ma fertile ap-partiene a un tempo e a uno spazio remo-to, all’età dell’oro, alle isole dei Beati, al mi-to. In una terra così anche i pastori non han-no bisogno di cercare legna per attraversa-re il fiume su un ponte. I cespugli di ama-ranto hanno fiori che “non sfioriscono”, on-deggiano al centro di questo lago come dialtri, sono “un’ isola galleggiante”. Riattua-lizzano immagini precosmiche, rinviando al

tempo in cui le isole erano in movimento,prima di essere legate al fondo marino e fis-sate al loro posto come ogni parte del co-smo.Da Aristotele, un proverbio: “comprare in-sieme la palude e il mare” sta per “prende-re il cattivo insieme al buono”. Dal libro di Artemidoro sull’interpretazionedei sogni: “Le paludi sono utili ai soli pa-stori, impediscono agli altri di agire, per iviaggiatori rappresentano un ostacolo, da-to che in esse non vi sono strade”.L’economia lagunare, boschiva o palustre,pur in grado di dare sostentamento, non ri-sponde all’urgenza dei Romani di rendereproduttiva la campagna, e al loro desideriodi trasformare i terreni paludosi in agri“campi coltivabili” per assicurare grano atutti e lavoro ai veterani.Significative sono le parole di sfida lancia-te da Plinio contro chi eccedeva nell’attri-buire proprietà magiche alle erbe: “si pro-sciughino oggi con l’erba meroide le palu-di Pontine e si restituisca al territorio italicotutta quella campagna”. C’era infatti chi di-ceva che con certa lattuga che cresceva inEtiopia “si potevano prosciugare i fiumi e glistagni”. Tra “ranocchi e zanzare pestifere” Orazioviaggia da Forum Appii (Borgo Faiti) a Ter-racina su una barca trainata da una mula,sul canale lungo l’Appia scavato per dre-nare le acque. E Orazio fa anche notare chesono destinati a perire gli uomini e le piùgrandi imprese umane, tra le quali egli in-serisce una palude che alimenta una città.Abbiamo visto come all’immagine beata diuna realtà naturale si affianchi l’insofferen-za per i limiti che essa impone, l’afferma-zione orgogliosa del superamento di questie infine la constatazione del divenire delleumane cose.L’ammirazione odierna per l’ambiente e perla biodiversità impongono di non abbando-nare quelle aree già presunte ai margini oinutili, in realtà vitali. Ben vengano allorasperimentazioni e nuovi progetti. n

Un progetto europeo di riqualificazione

A proposito delle paludidi Maria Rocchi

Da tempo immemorabile vitalità in questi luoghi

La struttura della lestra in un disegno di DuilioCambellotti

Lestre agro pontino

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A nche quest’anno e per laterza volta consecutiva iVolontari dell’ Associazio-

ne Peter Pan sono scesi in piaz-za Ivo Ceccarelli sabato 23 no-vembre per sensibilizzare i citta-dini di San Felice Circeo verso untema che riguarda i bambini e i lo-ro diritti. La Giornata Mondialedell’ Infanzia è stata celebrata intutto il mondo e ricorre come ognianno il 20 Novembre. La Convenzione sui Diritti dell’In-fanzia e l’Adolescenza è stata ap-provata dall’Assemblea delle Na-zioni Unite (ONU) a New York il 20Novembre del 1989. L’Italia l’haratificata e resa esecutiva il 27Maggio 1991 attraverso l’appro-vazione della Legge n.176. E’ importanteche tutti i genitori e gli adulti responsabiliconoscano in dettaglio questo documentoal fine di essere, ognuno nel proprio am-biente e attraverso le proprie opportunità,difensori consapevoli e convinti dei diritti diogni bambino che nasce. Questo docu-mento vede nei bambini e negli adolescen-ti non solo degli oggetti di tutela, ma so-prattutto dei soggetti di diritto, proponen-do una nuova consapevolezza sul valoreche l’infanzia rappresenta per l’intero pia-neta. Riporto di seguito alcuni punti del do-cumento riscritto da un gruppo di bambinidi una scuola elementare, in modo da ave-re una chiave di lettura più semplificata.– I genitori (o i tutori legali) devono curare

l’educazione e lo sviluppo del bambino.Lo Stato li deve aiutare rendendo più fa-cile il loro compito.

– Gli Stati devono proteggere il bambino daogni forma di violenza.

– Lo Stato deve assistere il bambino chenon può stare con la sua famiglia affi-dandolo a qualcuno. Chi si occupa delbambino deve rispettare le sue abitudini.

– Il bambino svantaggiato fisicamente ementalmente deve vivere una vita com-pleta e soddisfacente. Gli Stati devonoscambiarsi tutte le informazioni utili permigliorare la vita dei bambini disabili e de-vono garantire l’assistenza gratuita se igenitori o i tutori sono poveri. Inoltre bi-sogna fornire al bambino occasioni di di-vertimento.

– Il bambino de-ve poter viverein salute an-che con l’aiutodella medici-na.

– Ogni bambinodeve essereassistito in ca-so di necessi-tà, di malattiao necessitàeco nomica ,tenendo contodelle possibili-tà dei genitori

o dei tutori. – Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli

Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo,a vestirlo, ad avere una casa, anchequando il padre si trova in un altro Stato.

– Il bambino ha diritto all’istruzione. Per ga-rantire questo diritto gli Stati devono: fa-re le scuole elementari obbligatorie pertutti; fare in modo che tutti possano fre-quentare le scuole medie; aiutarechi ha la capacità a frequenta-re le scuole superiori; infor-mare i bambini sulle variescuole che esistono.

– L’educazione del bambinodeve: sviluppare tutte lesue capacità; rispettare idiritti umani e le libertà; ri-spettare i genitori, la linguae la cultura del Paese in cuiegli vive; preparare il bambi-no ad andare d’accordo contutti; rispettare l’ambiente natu-rale.

– Il bambino ha il diritto di giocare, di ripo-sarsi e di svagarsi. Gli Stati devono ga-rantire a tutti questo diritto.

– Il bambino non deve essere costretto a fa-re dei lavori pesanti o rischiosi per la suasalute. Gli Stati devono approvare delleleggi che stabiliscono a quale età si puòlavorare, con quali orari ed in quali con-dizioni. Devono punire chi non le rispet-ta.

– Gli Stati devono proteggere il bambinocontro le drogheed evitare che siaimpiegato nelcommercio delladroga. – Gli Stati devonoproteggere ilbambino dallosfruttamento ses-suale. – Gli Stati devonomettersi d’accor-do per evitare ilrapimento, lavendetta o il traf-fico di bambini.

– Gli Stati devono proteggere ilbambino da ogni forma di sfrut-tamento. Entro due anni dalla approvazio-ne di questa Convenzione, gliStati devono informare il Segre-tario Generale dell’ONU, comu-nicando come l’hanno messa inpratica. Le Nazioni Unite possono incari-care l’UNICEF di controllare co-me i diritti dei bambini vengonorispettati in tutti gli Stati del mon-do. Questa Convenzione può esserefirmata da tutti gli Stati del mon-do. La Convenzione deve essere ap-

provata dall’Assemblea Generaledi ogni Stato, che può proporre cambia-menti al testo della Convenzione inviandole proposte di modifica al Segretario Gene-rale dell’ONU. Il Segretario Generale farà conoscere a tut-ti gli Stati le osservazioni e le proposte dimodifica fatte da ogni Stato. Uno Stato può ritirare l’adesione alla Con-

venzione. La Convenzione è depositata

presso il Segretario Generaledell’ONU. La Convenzione deposita-ta è scritta in arabo, cine-se, inglese, francese, rus-so e spagnolo.La Giornata dell’ Infanziaa San Felice è stata fe-steggiata la prima volta nel

novembre 2011 con attivi-tà ludiche in piazza finalizza-

te alla conoscenza della Con-venzione attraverso il gioco e la

possibilità di “pasticciare” con i colori.E così ogni anno proponiamo attività chehanno come tema centrale proprio i bam-bini. Inoltre lo scorso anno sono stati raccolti deifondi che abbiamo provveduto a inviare adue Associazioni(“Gli amici di Alessandro”e “I Bambini di Antonio Gallo” ) che ope-rano sul territorio nazionale e internaziona-le a favore dei bambini. Anche quest’ annola raccolta fondi sarà destinata a finanziareprogetti per l’ infanzia. Non escludiamo la possibilità per il prossi-mo anno di coinvolgere l’ Istituto Com-prensivo Leonardo Da Vinci intraprendendoun percorso di cineforum e attività cultura-li e convegni rivolti anche ai genitori per co-involgerli e renderli attivi su un tema chemolto spesso resta troppo scontato. L’ Associazione Peter Pan nel proporre leproprie attività durante l’ anno, tiene sem-pre conto della Convenzione ;Soci e Vo-lontari lavorano proprio per favorire, in unpiccolo paese come il nostro , momenti dicondivisione, aggregazione e conoscenza,nonché di sensibilizzazione. n

*Presidente Associazione Peter Pan

24ª Giornata Internazionale dei Diritti dell’ Infanzia

3ª Edizione a San Felice Circeodi Raffaella Matrone*

Cultura

Momenti della manifestazione

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Libri

A bbiamo inaugurato un Caffè Lette-rario. Dove? Sorrido. Nessuno di noiha aperto un nuovo bar. Il Caffè Let-

terario è un piacere, il piacere di parlare dilibri. Alcuni, forse i più purtroppo, non capiran-no di cosa sto parlando, ma altri … Ci so-no persone per i quali la lettura è una pas-sione profonda, è una necessità, e questepersone amano le buone letture e i libri piùdi quanto sapranno mai spiegare, poiché ilpiacere della lettura è qualcosa di moltopersonale. Queste persone sanno che do-po il piacere di leggere, quello maggiore èdi parlare di libri. Il Caffè Letterario è pro-prio questo. È un the preso in compagniadi amici, vecchi e nuovi, checondividono la voglia di par-lare dell’ultimo libro letto o ap-pena comprato, dell’autoreappena scoperto o di quelloche proprio non si sopporta.Sono sicura che qualcuno orastarà immaginando una scenada classe scolastica, con unamaestra bacchettona cheparla e tutti gli altri addor-mentati sui tavoli. Affatto! Do-vreste piuttosto immaginare,sì una classe scolastica, manel momento in cui la maestrasi assenta raccomandando ilsilenzio.I nostri incontri sono movimentati e rumo-rosi. Ognuno ha voglia di parlare, di dire lasua su un libro, di volta in volta letto da tut-ti tra un’incontro e l’altro; di suggerire il ti-tolo per l’incontro successivo; di condivi-dere con gli altri i libri che ha amato di più.Al momento del “caffè” l’affiatamento è al-l’apice. Tutti parlano con tutti, le voci si ac-cavallano ed è un continuo scambio di ti-toli e autori. A quel punto la classe sembrain gita scolastica, e la maestra (se propriocosì la vogliamo chiamare) a volte fatica ariportare un po’ d’ordine.Non ho dubbi che il clima da comitiva in fe-sta sia dovuto anche alle delizie che gu-stiamo durante la nostra chiacchierata,preparate da Q.B., il locale che ci ospita.Solo per farvi venire l’acquolina in bocca:the alla menta e biscotti alle nocciole; thecon mandorle e cannella e soufflé al cioc-colato! Assolutamente deliziosi. Gustati alcaldo di un locale graziosissimo, con lapioggia in sottofondo e il nostro Centro Sto-rico a farci da cornice. Immaginate una do-menica pomeriggio migliore? Noi no. Nonpotrebbe essere diversamente del restoperché per noi leggere è... Potrete trovareovunque centinaia di frasi fatte: leggere èaprire la mente; è scoprire nuovi mondi; èsentirsi liberi; è arricchirsi; ecc. ecc. Ce nesono tantissime, autorevoli o meno, e sicu-ramente tutte vere. Ma uno solo credo siail giusto merito da rendere davvero alla let-tura: leggere è avere facoltà di cambiare lecose. Con la conoscenza dei fatti passati e

presenti puoi scegliere; senza, sei un bu-rattino che non sa cosa fare.Se poi vogliamo essere meno poetici e piùpratici, qualcosa sta cambiando se l’inizia-tiva di attuare un Caffè Letterario è venutaa dei giovani, i ragazzi dell’AssociazioneOdissea. Io credo abbiano pensato che sipossa passare uno splendido pomeriggioanche senza televisione o computer, conpersone diverse e senza andare fuori dalnostro paese. E credo abbiano pensato be-ne. Il Caffè Letterario li ringrazia.Parliamo ora di libri finalmente. Nonposso non parlarvi dei “nostri” primilibri, quelli finora discussi in sede diCaffè. Il primo, scelto di comune ac-

cordo, è stato “Il vecchioe il mare” di E. Heming-way, anche in omaggio alnostro splendido mare.Tutti lo conoscono e non èquindi necessario spen-dere troppe parole sulla trama: ilvecchio pescatore, dopo giornidi pesca infruttuosa, cattura ungrande marlin, che lo costringe-rà a una lotta estenuante, al ter-mine della quale riuscirà a ucci-dere la sua preda, che però gliverrà sbranata completamentedai pescecani, tornando, infine,in porto con la sola lisca. Molto

si è già discusso a proposito di questa ope-ra e del suo messaggio; è un classico, di-ventato tale perché ancora continua a far-ci porre domande: l’uomo vince sulla natu-ra, o è la natura a vincere sull’uomo? Il vec-chio vince la sua lotta con il pesce e lo vuo-le trainare fino a terra per poter dimostraredi aver sconfitto la sfortunache da giorni lo perseguitava.Ma i pescecani se lo mangia-no e lasciano al vecchio solola beffa. L’uomo domina il pe-sce e la sua voglia di vita, mala sfortuna e l’istinto deglisquali, da intendersi comemanifestazioni della natura,gli impediscono il riscatto.Chi è il vero vincitore? È que-sto il dilemma che ancora fasì che questa lettura avvin-cente venga scelta come ar-gomento di dibattito.Nella riunione al “Caffè Lette-rario” qualcuno ha osservatoche questi incontri ci spinge-ranno a rileggere a distanza dianni libri che per poca maturità erano staticatalogati in un certo modo quando invecemeritavano forse degli approfondimenti chemal si coniugano con la giovane età. Nelcaso specifico, aver riletto “Il vecchio e ilmare” ha fatto riflettere sul misticismo e sulsimbolismo che esso contiene. Le figureprincipali: Santiago-Manolo-marlin vengonoindicate una sola volta con il loro nome, di-ventano poi per tutto il racconto, il vecchio

- il ragazzo - il pesce. L’autore concentra neitre personaggi sentimenti che lui nella suastrana e concitata vita forse non ha mai pro-vato: nel ragazzo la sensibilità, nel pesce laforza e il coraggio di non arrendersi di fron-te all’evidenza, nel vecchio la determina-zione e l’auto introspezione.Siamo poi passati a un profondo viaggio spi-rituale, oltre che fisico, negli spazi estesi emagnifici del deserto australiano con “…evenne chiamata due cuori” di Marlo Mor-

gan. Americana, la-vora in Australia, si ri-trova a intraprendereun lungo cammino apiedi nudi, al seguitodi una tribù di abori-geni che le insegna-no le basi della lorovita e delle loro cre-denze. Ma soprattut-to le permettono di

riscoprire i veri valori ormai quasi dimentica-ti nella cosiddetta civiltà: il rispetto della ter-ra, di cui siamo solo ospiti; degli altri che nonsono mai peggiori di noi; la giusta prospet-tiva delle cose materiali che, alla fine, sonosolo cose; l’accettazione di se stessi, unicomezzo per raggiungere davvero la serenità.La nascita di un legame profondo con unanuova terra, un’esperienza unica che segnacolei che l’ha vissuta tanto da farle sentire diappartenere ora a due culture, da avere oradue cuori.Da leggere per chi ha voglia di scoprire cheil mondo non finisce in quattro strade.Vi propongo ora un libro sulla base dei mieigusti personali, ma non solo… Vi parlo in-

fatti di “Canale Mussolini” diAntonio Pennacchi. Sebbenenon di recentissima uscita, ho in-contrato più di qualcuno che losta leggendo in questo momen-to e lo trova davvero bello. Es-sendo ambientato proprio neinostri borghi, non ho difficoltà aimmaginare che molti, leggendo-lo, avranno la sensazione di sen-tire i propri nonni raccontare, e loameranno anche per questo. Visi narra, infatti, la storia di unadelle tante famiglie venete, cheper la fame dell’immediato do-poguerra, si trapiantano nellePaludi Pontine in cerca di un de-stino migliore. Una sequela di dif-ficoltà e sacrifici, di vicende per-sonali e familiari che si incastra-

no però nel contesto storico tra le due guer-re, ben riportato; un ritratto di uomini veri;del duro lavoro sui campi; della vita di unavolta, raccontato, come si faceva allora, se-duti all’imbrunire facendo “filò”. A questo punto non vi resta che leggere!Qualunque libro, sia esso un romanzo d’a-more, d’avventura o storico, un libro di nar-rativa o una biografia, un fantasy o un sag-gio, ogni libro insegna qualcosa. n

Un’idea dei ragazzi dell’Associazione “Odissea”

Riunioni mensili nel locale Q. B.

“Il Caffè Letterario”

di Angela Palombi

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Cronaca

N el messaggio di Papa Francescoper la giornata missionaria che si ècelebrata il 20 ottobre 2013, colpi-

sce questa espressione: “la missionarietànon è solo una questione di territori geo-grafici, ma di popoli, di culture e di singolepersone, proprio perché i confini della Fe-de non attraversano solo luoghi e tradizioniumane, ma il cuore di ciascun uomo e diciascuna donna.”Alla luce di questa affermazione si può di-re che la comunità di Sabaudia, quest’an-no, ha sperimentato direttamente il servizioalla missionarietà della Chiesa, vivendo inmodo coinvolgente un “andare” sulle stra-de del mondo, non per interessi personali,né per propria scelta, ma fidandosi di Dio,perché è lui che chiama, è lui che invia. Così la comunità Francescana Conventua-le della Parrocchia della SS. Annunziata hadetto il proprio sì a Dio accogliendo nuoviservizi su altre strade d’Italia.Così suor Maria Biasini, suora Ad.ce delSangue di Cristo, della Scuola Materna“Duca d’Aosta”, ha detto il proprio sì a Dio,accettando di essere missionaria sulle stra-de dell’Albania.Suor Maria, dopo 10 anni vissuti a Sabau-dia, è partita quasi in silenzio, senza gestiparticolari, né saluti pubblici, lei che a Sa-baudia conosceva tutti. Il suo fare sempli-ce, affettuosamente invadente, preoccupa-ta per ogni difficoltà degli altri, ha lasciatoun vuoto in molte famiglie, soprattutto allepersone anziane sole. Ora a Durazzo (Al-bania), insieme alle suore della sua comu-nità, si prende cura delle ragazze povere deivillaggi, a cui offre una casa per renderepossibile la loro frequenza alla scuola pub-blica e formarle a una vita sana e dignito-sa.E a Sabaudia continua ancora la storia ini-ziata nel 1940 quando le Suore furono chia-

mate dall’Amministratore provinciale di Lit-toria per gestire l’Istituto “Principe di Na-poli” per l’infanzia abbandonata. L’operainiziata in pieno clima di guerra ha vissutomomenti drammatici. Le suore tuttaviacontinuavano la loro missione accogliendobambini bianchi o mulatti, madri nubili, ge-stanti che allevavano anche altri bambinicome fossero propri, dando a volte ancheil proprio cognome…Non è difficile capire quale sostegno mora-le fosse la presenza amorevole delle suorein un’opera del genere … Oggi, anche se incontesti diversi, la missione delle suore è lastessa e si esprime nell’attività parrocchia-le, nella vicinanza alle famiglie e nella ge-stione di una scuola per l’infanzia.In modo pubblico invece, tutta la città diSabaudia, ha voluto dire “grazie” ai padriFrancescani Conventuali che il 31 agostou.s. hanno lasciato il loro servizio nella Par-rocchia SS. Annunziata.Il momento celebrativo è stato significativoe solenne e ha espresso in modo palpabi-le i sentimenti di gratitudine e anche l’affet-to che la popolazione ha sempre nutritoverso i padri Francescani che hanno gui-dato la Parrocchia per circa 80 anni.La gente di Sabaudia ha espresso pubbli-camente, con amore, la propria gratitudine:perché la comunità francescana ha ac-compagnato la crescita e lo sviluppo dellacittà nei suoi 80 anni di vita, favorendo l’in-tegrazione delle famiglie, l’accoglienza e lasolidarietà vicendevole, adoperandosi per-ché la diversità delle provenienze noncreasse divisioni, ma diventasse una ric-chezza per l’unica Comunità civile e par-rocchiale che si andava costruendo. perché tutti i Padri Francescani che si so-

no avvicendati hanno custodito e semina-to la Fede cristiana nel cuore delle famiglie,pur nelle difficoltà quotidiane. La comunità

dei padri, con i lo-ro diversi servizi,ha reso la Chiesadi Sabaudia: unacasa tra le casecon il porsi ac-canto a chiunqueavesse bisogno,con la disponibili-tà, sempre, e l’at-teggiamento ac-cogliente e soli-dale.per il servizio chenegli anni, ognigiorno, i Fratihanno offerto allacittà di Sabaudia,senza distinzionedi persone, conl’attenzione a tut-te le fasce di età,e soprattutto conla proposta di iti-nerari formativi

umani e cristiani per i più giovani che, nel-la Parrocchia, hanno goduto un clima gioio-so e aggregante.Per chi vive la missione nella Fede “il par-tire per altre strade” non è un lasciare, maun ritrovarsi con altri uomini e donne chehanno fame e sete di Dio.Il mese di Ottobre torna puntualmente, ognianno, a ricordarci che la missione è so-prattutto farsi pellegrini di Dio, essere“quelli che vivono nella loro patria, ma co-me forestieri e ogni terra straniera è patriaper loro” (lett. A Diogneto). n

Sulle strade del Mondo

In margine all’ottobre missionario

La vita per la missionedi Vittoria Tomarelli asc

Bambini mulatti del collegio «La strada bianca»,affidati alle cure delle ASC in Sabaudia

Sabaudia (LT) - Chiesa SS. Annunziata

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Pittura

U n riflesso di luce, un viso segnato,una favola per bambini. Troppe im-magini nella vita di un uomo. Trop-

pi dettagli da imprimere nella mente. È dif-ficile ricordarli tutti con precisione, ma im-possibile non esserne influenzati. Ciò cheGiovanni Battista Bianchi ci regala in ognisua opera è un vortice di emozioni, sogni,desideri e illusioni, tutti racchiusi in un’uni-ca forma. Riflessioni che diventano materiae che si esprimono in un gioco di colori eluci, creato per suscitare una reazione. Ilsuo obiettivo, infatti, si discosta da quellodi tanti altri artisti, poiché non tende allagloria e al successo, ma all’uso della fan-tasia come unico filtro per la rappresenta-zione della realtà. In genere si è soliti pensare che l’arte sipossa insegnare, come le tabelline, e chechiunque con un pizzico di buona volontàriuscirebbe a creare opere sensazionali. Èvero, le tecniche esistono e sono universa-li, ma possono solo aiutare l’artista a espri-mere il proprio potenziale. Senza il talento

quei metodi produr-rebbero esclusivamen-te prodotti in serie, ca-strati dalla razionalitàdella mano che li hamessi al mondo o dal-l’insensato gusto dellaclientela. La spintadella creatività, invece,si sente dentro, nelprofondo dell’anima,premere contro i limitidelle convenzioni so-ciali e desiderare l’in-contro con l’elemento,fino a divenire sostan-za. Fino a trasformarsiin arte! È così che vive chi siimmola per questacausa. Si sacrificano leidealizzazioni di un’esi-

stenza perfetta e ci si nu-tre della soddisfazione diassistere al concretizzar-si di un’idea, di una pul-sione, di un singolo e in-significante attimo di feli-cità. E quell’attimo cheha cambiato la tua visio-ne delle cose, come lagoccia che nel tempo in-tacca la roccia, cominciaa tormentarti, giorno do-po giorno, sempre piùavido e feroce. Le maniiniziano a formicolare eun minuscolo desideriofa capolino al limitare deipensieri ordinari. Così sisviluppa l’estro dell’arti-sta, non dalla richiestaesterna. Quello dell’arti-sta è un mondo a parte, l’artista è unico eirripetibile, così come le sue creazioni. Nell’opera ”Riflessi accatastati” Bianchi

delinea perfettamentequella che nella sua men-te può essere consideratala struttura in cui si orga-nizza la sua memoria. Inuna costruzione di ferro, siracchiudono diversi stratidi piccoli frammenti di ve-tro, tutti collegati fra loroda fili di alluminio e tuttivolontariamente eteroge-nei. Partendo dal basso,sono affrontate varie im-magini di distese d’acquaimmagazzinate durantetutta una vita. Ogni stratorappresenta un ricordo,che si sovrappone al pre-cedente in un’alternanzadi riflessi e increspature.Salendo, ogni dettaglio èpiù preciso, più definito,come il ferro, che da ossi-dato si trasforma in qual-cosa di vivo e scintillante,poiché frutto di un vissu-to più recente. Un’espe-rienza sorprendentementecomplessa ed elementareallo stesso tempo, cherappresenta la voglia del-l’autore di trasformare leriflessioni e le sensazionipiù profonde in oggetti evisioni accessibili a tutti. La sua semplicità, che sirispecchia anche nello sti-le di vita, sta proprio neltrovare un nesso tra i ma-teriali e l’animo umano,puntando al significatosenza curarsi troppo delsignificante. Seleziona idettagli e su questi erige

tutto il suo lavoro, senza fossilizzarsi sulclassico senso estetico. Mira ai pensieri dichi vuole spingersi di là dalla semplice ri-produzione, di chi ha il coraggio di fare unariflessione su se stesso e di allontanare l’e-gocentrismo dei nostri tempi. L’amore el’attenzione verso il prossimo lo spingono aosare tanto nell’arte quanto nella vita, ri-traendo anche ciò che altri rifiutano di ve-dere. Come nella sua opera “Anche mia lacolpa” in cui l’angoscia di una vita spezza-ta prorompe nel nostro universo frivolo efrenetico. Il corpo di un uomo senza più fu-turo, senza più sogni, si sofferma sulla rivadi un mondo privo di comprensione e ri-spetto. Un messaggio forte, ma anche disperanza. Speranza nelle persone in quan-to unica via di fuga da un’esistenza senzascopo alcuno. Speranza di cambiare, di ri-cordare e migliorare. È per questo che intanti ne restano affascinati. È per questoche tocca il cuore. n

Un originale artista sanfeliciano

La fantasia che rappresenta la realtà attraverso materiali

Giovanni Battista Bianchi

di Emanuela Federici

“Anche mia la colpa”

“Riflessi accatastati”

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Borgo Montenero

Giovanni Battista Bianchi

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Territorio

L’ associazione Alternativa Circeo na-sce come “alternativa al sistema”per dare un forte segnale di cam-

biamento, soprattutto alle generazioni piùgiovani, preservando le radici e le tradizio-ni del nostro paese.Nelle amministrative comunali del 2012, Al-ternativa Circeo ha partecipato con unapropria lista con tre candidati giovanissimi(classe ’89, ’90, ’91), e ha conquistato la fi-ducia di centouno persone. A poco più diun mese dalla tornata elettorale è nata l’o-monima associazione per volontà dellastessa componente giovanile, nel rispetto dicoloro che hanno avuto fiducia nel proget-to, che così, non hanno visto disilluse leproprie aspettative.Le finalità statutarie dell’Associazione Al-ternativa Circeo sono molte: promozione edifesa della dignità, della libertà e dei valo-ri della persona e della famiglia; e la soli-darietà sociale, soprattutto verso i più de-boli. In quest’ottica sono stati organizzatieventi e attività quali, per esempio, la rac-colta alimentare per le famiglie più biso-gnose durante il periodo natalizio del 2012,che ha riscosso un grande successo graziealle collaborazioni dei supermercati, delleparrocchie locali, dei Centri Anziani e delleAssociazioni giovanili e che ci ha visto im-pegnati per alcuni giorni nel centro com-merciale alimentare Carrefour di BorgoMontenero, dove sono state raccolte mol-te buste con prodotti di prima necessità,consegnate personalmente al parroco delpaese, Don Carlo.Un altro aspetto statutario riguarda la pro-mozione, lo sviluppo e la diffusione dellacultura e delle attività di valore civile e so-ciale tra la cittadinanza. In quest’ottica, ab-biamo realizzato diversi eventi-attività, tracui citiamo Nonno insegnami un gioco, Ilfantastico viaggio di Ulisse e la prima ri-evocazione-animazione medievale denomi-nata Templari in Festa 2013. Approfittiamoper esprimere un ulteriore ringraziamentoall’A.O.C.S., Associazione degli Operatoriartigianali e commerciali del Centro Storico,che hanno sponsorizzato l’intero progetto,svoltosi a maggio e a settembre dell’annoin corso. Attraverso questi eventi abbiamovoluto, con lo strumento del gioco, far co-noscere un po’ di storia del nostro paese.I giovanissimi di oggi si trovano sempre dipiù a giocare con le tecnologie e questo adanno dell’aspetto sociale che si è andato

sempre più perdendo. La prima idea è sta-ta quella di sperimentare l’apertura di un la-boratorio creativo in piazza, in modo da ri-scoprire i giochi di ieri e riproporli ai bam-bini di oggi. Poi abbiamo ricreato alcunemete del più famoso poema della Greciaantica, inscenando attraverso scenografieda noi realizzate, un percorso a tappe delviaggio di Ulisse, in questo modo, attraver-so il gioco abbiamo raccontato la leggen-da facendola rivivere in prima persona aogni bambino. Infine, grazie alla collabora-

zione dell’Associazione I Signori della Guer-ra e delle Associazioni giovanili, è statopossibile ricreare il periodo medievale tra il1250 e il 1400, con dimostrazioni di picco-le battagliole con l’uso di armi finte, un’a-rena per duelli di spada e lancia aperti alpubblico, giochi medievali con lettura dellecarte, il conio della moneta con dimostra-zione, spiegazione e appunto sul libro delnotaio, la guida storico-medievale per il gi-ro panoramico della Torre Templare, l’in-quisizione con il processo e l’esecuzionedella strega al rogo.Tra i punti statutari, uno molto importantecomprende la difesa, la tutela e la promo-zione del patrimonio ambientale, storico, ar-

tistico e culturale del territorio. In quest’ot-tica, una delle prime attività che abbiamosvolto è stata quella di liberare il litorale dairifiuti nel giugno 2012, con l’Ente Parco, laLegambiente e alcune associazioni del po-sto.La collaborazione con l’Ente Parco è pro-seguita nell’estate del 2013, con la campa-gna di sensibilizzazione sull’abbandono deirifiuti sulle spiagge del nostro paese. In que-sto contesto, l’Associazione si è impegna-ta per un giorno a distribuire simpatici por-tacicche realizzati con materiale riciclabile,andati a ruba per tutte le spiagge interes-sate. Un altro evento, è stato realizzato incollaborazione con l’Associazione di Normadei Falconieri dell’Area del Mediterraneo,sponsorizzato dall’A.O.C.S. e denominatoFalchi per un giorno. Abbiamo organizzatoun pomeriggio di esibizioni con esposizio-ne e prova didattica di alcuni dei più famo-si e suggestivi rapaci, come l’Aquila del Ne-pal, l’Avvoltoio dal Collo Rosso, il Gufo Rea-le, il Falco Sacro.L’Associazione ha realizzato gran parte de-gli scopi per cui è nata, e continua a es-sere presente sul territorio e a collabora-re. Per le prossime feste di Natale ha pro-posto di creare un’atmosfera particolarecon Babbo Natale in piazza, a disposizio-ne dei bambini, per ascoltare e prenderenota delle loro richieste. Giacché l’eventosarà inserito nel calendario comunale na-talizio, invitiamo la cittadinanza a parteci-parvi portando i propri bambini e a infor-marsi su questo evento dell’Associazione,che si terrà, salvo imprevisti, domenica 15dicembre, in P.le Ivo Ceccarelli, dalle ore10.00 della mattina.A tutti gli abitanti del comune di San FeliceCirceo rinnoviamo i nostri più sinceri augu-ri di Buon Natale e invitiamo coloro checondividono le nostre idee a iscriversi al-l’Associazione e a sostenerci.Per iscriversi è semplice, basta visitare ilnostro sito internet http://www.alternativa-circeo.it e dalla home cliccare in basso suStatuto. All’interno di questa sezione, infondo, si trova il Modulo d’Iscrizione. Il filesi può scaricare, stampare e compilare inmodo tale da consegnarlo di persona oscannerizzarlo e mandarlo via email a [email protected] . Inoltre, potete con-tattarci tramite la nostra pagina ufficiale fa-cebook, Alternativa Circeo. n

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A Natale tutti i bambini a P.zza Ivo Ceccarelli

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Sport

F aticoso avvio di stagioneper la squadra di MisterD’Aniello, che inizia il tor-

neo con una serie di inaspetta-ti risultati negativi, sconfitta per1-0 fuori casa con il Clembofal,pareggio in casa con Anzio per2-2 e sconfitta a Nettuno per 2-1. Tabelino di marcia che ha fat-to giustamente arrabbiare mi-ster e dirigenti, vista la forzanon proprio irresistibile degli av-versari incontrati.Per mettere a segno la primavittoria in campionato si è do-vuto aspettare la 4° giornata dicampionato, con uno splendido3 - 0, ai danni dell’Enea Pome-zia sul campo amico di Mezzo-monte, che ha riportato su ilmorale di tutti.

Il gruppo formato dai dirigenti san-feliciani comincia a conoscersi me-glio e gli ingranaggi messi in cam-po da Franco D’Aniello, sembra co-mincino a funzionare.Certo è che, dopo la scorsa sta-gione, le aspettative per questoinizio di campionato erano tut-tealtre in confronto a quanto vistofinora, ma i soli quattro punti rac-colti in altrettante gare, hanno si-curamente dato una scossa a tut-to l’ambiente, che non potrà con-cedersi ulteriori passi falsi se vuo-le ritornare a vivere questa sta-gione da protagonista, così comela società si aspetta, e tutti i ra-gazzi si meritano, per l’impegno ela serietà dimostrati da fine ago-sto a oggi. n

Inaspettata falsa partenza!

Il sogno continua!

A.S.D.A. Circeo Calciodi Andrea Fortunato

I l campionato 2013/14 è iniziato e ilMontenero Calcio sta continuando asognare. Mentre scrivo siamo alla set-

tima giornata del campionato e il Montene-ro si trova al 5° posto della classifica a so-li 2 punti dalla seconda e a 6 dalla testa del-la classifica. I risultati stanno andando al dilà di ogni più rosea previsione. Si è iniziato in Coppa Lazio dove abbiamofatto la nostra bella figura vincendo in casacon l’Arpino e poi abbiamo perso in casadella corrazzata Torbellamonaca (1-0) gra-zie anche ai numerosi e miracolanti inter-venti del loro estremo difensore e al fattoche abbiamo giocato praticamente il se-condo tempo in dieci per un serio infortu-nio a Schiano (al quale auguriamo unapronta guarigione) In campionato, dopo aver impattato all’e-sordio con il Bella Farnia sul loro campo (2-2) abbiamo affrontato in casa il Monte SanBiagio (una delle pretendenti alla vittoria fi-nale) e abbiamo vinto (1-0) grazie a una par-tita giocata in modo esemplare da tutta lasquadra.Alla terza giornata a Bainsizza abbiamoavuto solo sfortuna.Alla quarta, in casa con il Vallecorsa, di nuo-vo una vittoria tanto sofferta quanto meri-tata (2-1)Alla quinta, è arrivata una sconfitta per nien-te meritata con l’Agora Santa Rita per 3-2:dopo essere andati in svantaggio di 2 retiabbiamo avuto la caparbietà di rimontare e

alla fine del primo tempo siamo rientrati ne-gli spogliatoi sul 2-2, poi uno sfortunato in-tervento in area ci è stato penalizzato conun calcio di rigore che poteva essere evita-to. Il nostro successivo arrembaggio non haportato altro che numerosi tiri nello spec-chio della porta avversaria ma senza suc-cesso.Alla sesta lo scontro con il Campodimele (al-tra compagine formata da giocatori prove-nienti da categorie superiori e candidata al-le posizioni alte della classifica) dove abbia-mo dimostrato che con il cuore e la volontàsi riesce a superare qualsiasi ostacolo.Alla settima, in casa con R11 Latina, c’èstato un assalto alla loro porta ma la bra-vura della loro difesa con l’aiuto del diret-tore di gara che a un quarto d’ora dalla fi-ne ha negato un rigore nettissimo a Berti,ci ha negato la gioia della vittoria. Pazienza ci rifaremo nelle prossime dome-niche con la consapevolezza che se osia-mo …Un plauso particolare va al Mister Martinel-li, che, coadiuvato dal preparatore atleticoTommaso Di Prospero e dal Direttore Spor-tivo Felice Aquino, ha plasmato un gruppodi giovani locali (Fravolini, De Bellis, Tosti,Tibaldo, Ceglia, Schiano), con altri giovaniprovenienti dai paesi vicini (Fiorito, Baratel-la, Savarese, Tornese) inserendoli nel grup-po dei veterani (Capponi Antonio, CapponiRoberto, Martufi Andrea, Angri Valerio, Bo-ve Andrea, Tracitto Marco, Ardizzone Anto-

nino, Mancini Lidio, Isolani Giampiero, DeCupis Alessio, Leo Antonello, MaragoniFausto, Calisi Stefano, Sortino Salvatore,Palmacci Matteo, Cannarella Corrado,Pompili Daniele). Un cenno a parte spettaa una figura che si sta dimostrando di vita-le importanza per il nostro sodalizio, quelladi Lorenzo (Lollo) Bono “IL FISIOTERAPI-STA” che con le sue mani magiche ha ri-portato all’agonismo un ragazzo del Borgo,Alessandro Berti, fermo da circa un annoper un gravissimo infortunio subito la scor-sa stagione durante una gara di Eccellenza(con la Nuova Circe) e ora messosi a dis-posizione per aiutare il Montenero a diven-tare una bella realtà del calcio Pontino.Nelle prossime uscite sicuramente accen-nerò qualcosa anche sul settore giovanileche ha iniziato da poco i vari campionati,dove si stanno mettendo in mostra dei gio-vani interessanti. Il lavoro che stanno con-tinuando i tecnici scelti da Remo Beltrami-ni per preparare queste nuove leve è vera-mente interessante.L’unica nota negativa su tutto questo, co-me già detto nella puntata precedente, èche in “quattro gatti” eravamo e …” quat-tro gatti” siamo rimasti. Anche se c’è qual-cuno che si è risentito posso confermareche per portare avanti una bella realtà co-me questa non servono chiacchere ma fat-ti. È facile criticare e poi non far niente diniente di niente.A buon intenditor … n

di Daniele Rizzardi

Montenero CalcioA.S.D. Amatori Circeo Calcio

Deperon, Capponi, Petrucci, Guarnieri, Fortunato, Egidi, Smith, Esposito,Veglianti, Bianchi, Calisi

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Varie - Oroscopo

Oroscopo di Novembre 2013 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Inizia il mese una brillante LunaNuova che porta movimento eincontri sociali stimolanti. Siateaperti e disponibili a nuovi mo-di di pensare e a esperienze di-verse. Bene anche l’amore e ilvostro lavoro.

Torodal 21/4 al 20/5

I suggerimenti di Mercurio sonointeressanti per il lavoro e virendono più acuti e rapidi aconcludere gli affari. Venere, fa-vorevole, parla d’amore e di tra-sformazione.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Mercurio vi rende sensibili aimalanni di stagione, ma lo slan-cio di Marte energetico vi aiutaa recuperare bene in amore enella vita di lavoro. La vostramente corre veloce, più deglialtri, abbiate la pazienza diaspettarli.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Saturno e Giove vi daranno laspinta che serve. Evitate lostress: abbandonatevi alla pi-grizia! Ogni tanto fa bene. Sia-te contenti di voi stessi e pro-grammatevi una vacanza per leprossime feste e andate dovesplende il sole.

Leonedal 23/7 al 22/8

Un bel panorama di stelle favo-revoli per concludere l’anno se-reno con i vostri cari. C’è anchel’amore caldo e gentile che vipromette passione. Non potetedesiderare altro!

Verginedal 23/8 al 22/9

Mercurio, nel vostro cielo, vi ri-chiama alla comprensione e al-l’affetto anche verso le personeche vi hanno ferito. Venere gen-tile vi aiuta a ritrovare l’armoniae vi fa godere dell’amore. Confiducia e speranza aspettate ilnuovo anno!

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Marte l’energetico, il grintoso,l’erotico farà una sosta lunganel vostro segno. Sarà proficuaquesta energia che darà impul-so al lavoro; ma evitate di farecose senza riflettere, in tutti isettori della vita, compreso l’a-more!

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Non è stato sempre facile vive-re con Saturno nel vostro se-gno, ma è stato importante al-la vostra crescita interiore. L’a-more, in questo periodo, riem-pie il cuore di generosità.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Avete a disposizione unastraordinaria energia che vi aiu-ta a impegnarvi nel lavoro e nel-lo studio. È tornato l’ottimismoe vi spinge a non arrendervimai. Mercurio vi fa essere con-vincenti in molte situazioni. Au-guri!

Capricornodal 21/12 al 19/1

Marte sarà presente a lungocon voi: è uno stimolo potenteper la vostra carriera, ma pro-voca accanimento sulle deci-sioni. Mantenete il senso dellamisura. In amore non sarete so-li se saprete essere sensibili.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Grande energia, donata daMarte, vi farà realizzare moltecose. La salute torna stabile esi riprende perfettamente. Si ri-sveglia anche l’eros e sarà pre-sente per lungo tempo. Capo-danno felice con gli amici.

Pescidal 19/2 al 20/3

Potreste avere fortuna negli af-fari e nelle finanze, ma non tra-scurate gli affetti e la famiglia.Marte birichino vi accende pas-sionalità e voglia di trasgressio-ne. Fate attenzione rischiateconflitti! Buon Anno Nuovo!

S an Felice, non solo mare. Perché du-rante le lunghe estati, una volta un po’stanchi di tuffi e spiagge, si può fare

perfino un’escursione in quella che è (quasi)una vera montagna: il monte Circeo. È forseinutile ricordare che questa altura che rag-giunge i 541 metri di altezza dovrebbe rap-presentare il profilo della leggendaria MagaCirce, dove la sommità sarebbe esattamentela punta del naso. Un profilo immaginato an-che per il fatto che il monte, antica isola, eravisto soprattutto da lontano e con le sue va-rie altezze potrebbe, visto lateralmente, ri-cordare effettivamente un volto. Chissà, pe-rò, se quello della Maga di Ulisse che tra-sformava gli uomini in porci…Un’escursione sulla montagna offre pano-rami inauditi. E quel che è bello che può es-sere fatta in vari modi: o completamente apiedi, oppure arrivando con la macchina fi-no ad un certo punto poi proseguendo perquella che è una vera camminata quasi dascalatori. Ricordo bene le escursioni con imiei amici soprattutto nei pomeriggi estivilungo i sentieri che si inerpicano verso l’al-tura, lunghi e talvolta faticosi: sentieri che

esistono ancora oggi e che – almeno neiracconti di chi li percorre ogni anno – avreb-bero bisogno di essere più curati e siste-mati.Dunque i più coraggiosi possono salire sulmonte Circeo a piedi. In questo caso si de-ve partire dalla base del promontorio versoTorre Paola da dove inizia il sentiero che siinerpica nel bosco di lecci, fino a raggiun-gere, la prima anticima, a circa 420 metrid’altezza. Si scende quindi sulla larga sellae poi si risale, fino ad arrivare alla secondaanticima, a circa 500 metri. Un’ultima sellet-ta e poi, a destra, si sale alla vetta: 541 me-tri! Si riscende brevemente sui propri passie si imbocca il sentiero che tenendosi sul fi-lo di cresta con un lungo traverso porta aPunta Crocetta. Una camminata da esperti(è quindi bene non andare mai da soli) mache dà grandi soddisfazioni. Se invece si èpigri e si pensa che ben difficilmente si ri-uscirà ad arrivare con le proprie gambe finoin cima, basta prendere il percorso stradaleindicato per Sabaudia o per san Felice Cir-ceo poi seguire le indicazioni per il MonteCirceo. E in cima, anche se non proprio sul-

la punta del «naso» della maga si può trovareun bel parcheggio.Ma occupiamoci in particolare della cam-minata, che arriva a durare all’incirca quat-tro ore, ma è di grande soddisfazione. La-sciata l’auto alle pendici più o meno doveè il ristorante l’ «L’Approdo di Ulisse», si im-bocca un sentiero all’inizio abbastanzagrande, proprio sotto la Torre. Ma va la-sciato quasi subito per prendere il primosentiero sulla destra. I miei amici più esper-ti di me si sono sempre raccomandati di fa-re grande attenzione ai segni rossi e bian-chi che indicano il percorso. Almeno fino amarzo ci si addentra fra grandi prati di ci-clamini: arrivati, però, in corrispondenza dialcune grandi rocce il sentiero esce dal bo-sco e si hanno i primi scorci panoramici sullago di Paola e nelle giornate di bel temposulle non lontane isole Pontine.Continuando a salire, il sentiero si snodaattraverso una fitta macchia mediterranea,tra cui moltissime piante di corbezzolo daicaratteristici frutti rossi e granulosi: in bre-

di Lilli Garrone 

Il Monte Circeo

Essere montanari a S. Felice

Un’alternativa alla spiaggia

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 27

Tempo libero

C on il fratello Loki imprigionato dopo i fattaccinarrati in Avengers e i nove mondi pacificati,Thor nei grandi palazzi di Asgard ha tempo di

perdersi appresso alla nostalgia amorosa che da due anni losepara dall’umana conosciuta nel primo film. Nel frattempolei, sulla Terra, studiando delle anomalie comparse a Londraviene risucchiata da un portale e contaminata dall’Aether, unaforza da millenni nascosta al malvagio Malekith e la sua raz-za che, proprio per l’unione tra la terrestree la sostanza, si risveglia.Determinato a trovare l’Aether e con que-sto sfruttare l’allineamento dei nove mon-di per instaurare un regno d’oscurità, Ma-lekith marcia per annichilire innanzituttoAsgard e poi la Terra.Con Thor: the dark world parte la “secon-da stagione” dei Vendicatori, quella chepasserà per il secondo film di CapitanAmerica, I guardiani della galassia e altri fi-no a giungere a Avengers: Age of Ultron.Thor ha ora un trattamento a livello degli altri supereroi Mar-vel, con un film che non si perde nel cercare di elevare la ma-teria che tratta, ma che invece ne cavalca la sua componen-te più facile e immediata per trovare l’intrattenimento e il di-vertimento più genuini. Adesso il cinema Marvel sta cercan-do un percorso fatto di leggerezza e frivolezza con cui si rac-contano apocalissi indicibili. Non è difficile infatti intravederein Thor: the dark world le fantasie di onnipotenza (vivere la vi-ta reale e risolvere problemi reali con poteri immaginari) chesi trovano anche in Spider-Man o negli X-Men (fumetti e film)e che mancavano al film precedente, il segno più evidente diun rinnovato approccio più in linea con il target d’elezione.

THOR – THE DARK WORLDdi ALAN TAYLOR

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di ALESSIA BRAVO

Frittelle di zucca

– 2 chili di zucca– 200 grammi di farina– 100 grammi di uva passa– 200 grammi di zucchero– cannella

Togliete dalla zucca la buccia e i semi, tagliate la prima a fette epoi a listarelle sottili, cospargetela di sale e lasciatela a fare ac-qua per un’intera notte. La mattina seguente strizzate la zucca aiu-tandovi con un panno bianco e pulito, ponetela in una terrina econditela con lo zucchero, l’uva passa fatta rinvenire in acqua tie-pida, la farina e abbondante cannella. Dopo aver condito la zuc-ca e ottenuto l’impasto, lasciatelo riposare mezz’ora, poi frigge-telo a cucchiaiate in poco olio a fuoco dolce.

da “LA VISCOTTA”Ricette di S. Felice Circeo

di Angela Bassani

Avv. Michele Stasi

Danno non patrimoniale

L a sentenza n. 9231 del 17 aprile 2013 della Corte di Cassa-zione ha affrontato la tematica del risarcimento del danno nonpatrimoniale. Ha statuito che il danno non patrimoniale costi-

tuisce lesione del valore universale della persona umana, inviolabi-le, la cui tutela giurisdizionale risarcitoria deve essere piena (artt. 8e 12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo). La sentenzacitata trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzatada una signora e dai suoi quattro figli minori, per i danni cagionatial proprio marito e padre, investito da sem-pronio, mentre attraversava la strada in uncentro abitato. Il primo giudice condan-nava sempronio al pagamento di unasomma di €. 90.000,00, a favoredi ogni danneggiato. La signorae i figli minori impugnavano taledecisione ritenendo incongruo ilrisarcimento perché non era sta-to considerato il danno esisten-ziale, danno non patrimoniale. La Cortedi Appello si pronunciava asserendo che il danno esistenziale eragià compreso nel danno morale soggettivo, come già statuito dalprimo giudice. La Cassazione, infine, come già detto, ha affermatoche, nell’ipotesi di illecito plurioffensivo, ogni danneggiato ha dirit-to a un autonomo risarcimento del danno morale e dinamico rela-zionale, consistente nel peggioramento delle condizioni e abitudi-ni, interne ed esterne, di vita quotidiana. Quindi ciascuno dei fami-liari superstiti ha diritto a una liquidazione comprensiva di tutto il pre-giudizio non patrimoniale subito.

e-mail: [email protected]

ORA LEGALE ANGOLO DELLA POESIA

IL DIVINO SOGNOFigura la Madonna piena di tristezza,quale cerca suo figlio Gesù Cristo il Salvatore,nella splendida peninsula tirrenica di San Felice Circeo.L'apparizione della Madonnainviarsi verso il vecchio sentieroche dai piedi del monteporta verso quarto caldo.Periglioso e faticoso salireassorbivano le sue energie.La fatica sentiva, fiduciosa seguiva.raggiunta la sommità del sentiero,una fìevole voce sussurròpossa la fede e la speranzadare alla tristezza quel che gli manca.Nello splendore del campo visivoGli figura il creato in miniatura,dalla riflessione all’apparenzafu sorpresa, allora dissequi salvatore non c'è arrivato.Si sarebbe fermato, l'avrei trovato,con lui sarei rimasta.

di Silvio Ziarelli

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 28Annunci

• ANNUNCI GRATUITI ANNUNCI GRATUITI ANNUNCI GRATUITI ANNUNCI GRATUITI •

5 dicembre. Infiniti auguri a Sofia Tassini che compie 1 an-no. Bacioni dai cuginetti Lorenzo e Vittoria.

17 dicembre. A Tiziano Lamberti tantissimi auguri di buoncompleanno da tutta la famiglia.

18 dicembre. A una piccola grande donna, Maria Tassi-ni, tanti affettuosi auguri di buon compleanno da France-sca.

14 gennaio. Tanti auguri al nostro amato Lorenzo Ballerinche compie 15 anni, da mamma babbo e Vittoria.

16 gennaio. Auguri a un amore di papà e marito, Gianfran-co Ballerin, che compie 43 anni da Francesca, Lorenzo eVittoria.

28 gennaio. Tanti auguri a RIPA, Anna Rita Capponi, per isuoi 50 anni…”non dimostrati” ma sicuramente sentiti. Au-guroni da tutta la famiglia.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto,Francesca Faccini, Valeria Di Marco, Domenico Mignardi, Maurizio Paolini, Sabrina Scapi, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

NascitaIl 16 agosto è nato Arturo, dalla mamma Giovanna Pallottini e dal babbo Bastian Esser. Ha passato il suo primomese di vita a S. Felice Circeo, quindi anche se nato a Roma ha ormai negli occhi e nei polmoni il paesaggio e l’a-ria del grande promontorio della maga Circe. I neononni Lucetta Polizio e Roberto Pallottini sono molto felici.

Paola Gagnatelli LanzuisiÈ nata a Colonnella (Teramo) il 30 marzo 1925 ed è deceduta a San Felice Circeo il 23 novembre 2013. Èvissuta nelle città di Ancona, Borgomanero (Novara), Cremona e alternativamente a Torino. Ha lavorato nel-l’immediato dopo guerra nel Partito della DC, nel Gruppo Artistico “Leonardo”, nel Teatro Stabile, come se-gretaria della Scuola Universitaria di Paleografia Musicale e nella Biblioteca Civica – Governativa della cit-tà di Cremona. Nel 1950 venne a San Felice per una breve vacanza durante la quale conobbe Terzilio Lan-zuisi e innamoratissimi, nel 1953, decisero di sposarsi. Paola mollò tutto, lavoro, famiglia, amicizie, per se-guire l’amore e si trasferì definitivamente a San Felice Circeo dove ha avuto tre figli. In questo Comune si

è dedicata per trentadue anni all’insegnamento nella Scuola Elementare “Giuseppe Capitanio” di Borgo Montenero e ha direttodue Centri Sociali di Educazione Permanente. Vita intensa e piena quella della Maestra Paola, descritta nella commovente pub-blicazione di un suo manoscritto: “La lunga favola di nonna” che, nel 2007, Le valse l’Onorificenza di Cavaliere della Repub-blica per meriti speciali concessale, motu proprio, dal Presidente Giorgio Napolitano. L’associazione “Centro Storico” con or-goglio l’aveva eletta “Socio Onorario” e oggi La ricorda con ammirazione ed affetto; sicuri d’interpretare il parere di molti, rite-niamo di poter affermare che il nostro paese sarà di gran lunga più povero senza la Sua signorile e discreta presenza.

Compleanni

ve si arriva alla così detta «anticima», un’al-tura dalla quale il sentiero ridiscende pas-sando sui bordi del crinale roccioso (anchequi spettacolare il panorama) prima di ri-salire verso la cima dopo un piccolo saltodi roccia e con un ultimo tratto quasi com-pletamente scoperto. Ridiscendendo diqualche metro nella direzione opposta aquella del mare e sulla via delritorno, si trovano delle muraantiche e un pozzo: ma attor-no a tutta la cima vi sono se-gni più o meno evidenti di an-tiche costruzioni e fortificazio-ni. Per scendere è convenienteseguire per un breve tratto ilsentiero fatto all’andata per

poi deviare quasi subito adestra, seguendone un altropiù breve e un po’ più ripidoche si addentra nel bosco.Si fa un po’ fatica, ma la bel-lezza della camminata – èproprio il caso di dirlo unicaal mondo – compensa il sa-crificio. E il panorama dallacima è talmente bello che èbene guadagnarlo un po’. …Così per un giorno anche alCirceo si può essere «mon-tanari». n

segue dalla pagina 26

Varie di LILLI GARRONE

Un’alternativa alla spiaggiaR I S T O R A N T E

Al Convento

di Lolita Capponi

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

348.9185443