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SETE di PAROLA XXXI Settimana del Tempo Ordinario dal 2 all'8 Novembre 2014 Vangelo del giorno Commento

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SETE di PAROLA

XXXI Settimana del Tempo Ordinario

dal 2 all'8 Novembre 2014

Vangelo del giornoCommentoPreghieraImpegno

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Domenica 2 novembre 2014Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Liturgia della ParolaGb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

… È MEDITATA La Chiesa ci invita a sostare presso le tombe dei nostri fratelli: sono persone a noi care o forse sconosciute, ma tutti familiari in Cristo. Essi hanno qualcosa da dirci, qualcosa di decisivo per il nostro presente e per il futuro. Essi ora vedono! Vedono la realtà che noi, a volte, stentiamo a vedere o non vogliamo riconoscere; che spesso dimentichiamo distratti da pensieri inutili, affannati ad inseguire prospettive limitate. Che cosa dunque vogliono dirci i defunti che sono i veri viventi, più vivi di noi che camminiamo nella penombra del tempo? La loro voce ci parla del fine della nostra vita. Essi ora lo conoscono con solare certezza: perché l'uomo si trova in questo mondo? Qual è lo scopo della nostra esistenza? Per quale fine Dio ci ha creati? Non certo per dimostrare la

sua potenza! E allora? Dio ci ha creati per amore, essi ci rispondono. Essendo Egli Amore, non può non amare; è Comunione, non può non diffondere la sua gioia. Per questo crea l'uomo con la cura di colui che plasma il proprio figlio. La voce dei defunti continua. Proprio perché Colui che crea è amore, ogni uomo è fatto per amare. Ecco lo scopo, il fine per il quale Dio ci ha creati. Per essere amati da Lui, per gioire del suo amore, e per corrispondere con il nostro piccolo amore. Non c'è amore senza conoscenza dell'amante: e Dio manda Cristo perché il mondo conoscesse l'Amore. La nostra risposta non deve però essere fatta di parole, ma concreta: è obbedire alla sua parola: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando". Ed è servire i fratelli. L'obbedienza a Dio,

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infatti, conduce inevitabilmente a servire l'uomo, ogni uomo, anche quando le difficoltà e gli egoismi ci farebbero pensare diversamente. La lezione va avanti, e noi continuiamo ad essere alunni docili e grati. Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo nei nostri fratelli; ma questo non è tutto. L'estuario della nostra esistenza terrena è l'eternità con Lui, il giorno senza tramonto, il Paradiso: "Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore" ricorda il libro della Sapienza appena ascoltato; e San Paolo ai Tessalonicesi ricorda che noi "saremo sempre col Signore". Essere sempre con il Signore!

Potessimo vivere i nostri giorni con questo desiderio sempre vivo e presente nel cuore! Chiediamo alle anime immortali dei defunti la grazia di essere discepoli attenti e docili a quanto essi ci dicono: saremo più saggi, più rispettosi della vita presente e amanti operosi della vita eterna. (Card. A. Bagnasco)-----------------------------------------------È doloroso il distacco dai propri cari, è un enigma carico di inquietudine l'evento della morte, ma, per i credenti, comunque esso avvenga, è sempre illuminato dalla "speranza dell'immortalità". Benedetto XVI

 

… È PREGATA Signore Gesù, conferma in me la beata speranza che, per la tua misericordia, insieme a quanti ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace, risorgerò a vita nuova e parteciperò alla Pasqua eterna nella tua dimora di luce e di pace. Amen.

… MI IMPEGNA Lasciamoci illuminare oggi dalla domanda che Gesù ha rivolto alla sorella di Lazzaro, ormai morto da quattro giorni: “Tuo fratello risorgerà… Credi tu questo

Lunedì 3 novembre 2014Liturgia della ParolaFil 2,1-4; Sal 130; Lc 14,12-14

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché

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non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

… È MEDITATA Gesù si rivolge al fariseo che l'aveva accolto in casa e lo esorta ad invitare, le prossime volte, coloro che non possono dargli una ricompensa. Ancora una volta rovescia completamente le abitudini di questo mondo. Alla cura meticolosa con cui si scelgono gli invitati, Gesù contrappone la larghezza nell'invitare coloro che non possono ricambiare, ed elenca poveri, ciechi, storpi e zoppi. Tutti costoro erano esclusi, ma Gesù li rende partecipi del banchetto. È una concezione nuova dei rapporti tra gli uomini che Gesù stesso vive per primo: le nostre relazioni vanno fondate non sulla reciprocità ma sulla totale gratuità, sull'amore unilaterale,

appunto com'è l'amore di Dio che abbraccia tutti e particolarmente i poveri. E la felicità, contrariamente a quanto si pensa ordinariamente, sta proprio nell'allargare il banchetto della vita a tutti gli esclusi senza pretendere una ricompensa. La ricompensa vera, infatti, è poter lavorare per questo.-----------------------------------------------Non cercate di distinguervi dagli altri se non per la vostra generosità. Siate come dei per i poveri, imitando la misericordia di Dio. L'uomo non ha niente di più comune con Dio della facoltà di fare il bene. Gregorio Nazianzeno

… È PREGATA Signore Gesù, aiutami a preferire sempre chi non è preferito da nessuno, ad accogliere chi è da tutti rifiutato, a cercare chi da tutti è emarginato. Solo così avrò buone ragioni per sperare nella tua ricompensa eterna. Amen.

… MI IMPEGNA Vivere coltivando la gratuità significa anche coltivare la gioia autentica, quell'essere persuasi che è vero quanto dice il testo sacro: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere". Si tratta di esercitarsi nel poco, nel piccolo dei nostri atteggiamenti quotidiani. Un sorriso, tra l'altro, non costa niente, ma quanto è importante se lo dai senza

aspettare ricambio. Così una parola gentile, un incoraggiamento, la disponibilità del dire: "Ti serve una mano?", "C'è qualcosa che posso prestarti o regalarti?", "In che cosa ti posso aiutare?"

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Martedì 4 novembre 2014San Carlo Borromeo, vescovo - Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni. Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a 22 anni. Fondò a Roma un'Accademia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane». Inviato al Concilio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato sulla Cattedra di sant'Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto. Durante la peste del 1576 assistette personalmente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopale guidato dal suo motto: «Humilitas». Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584. 

Liturgia della ParolaFil 2,5-11; Sal 21; Lc 14,15-24

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, uno dei commensali, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

… È MEDITATA Gesù paragona il regno di Dio ad un grande banchetto, al quale sono stati

invitati numerosi ospiti. Ma questi, quando ormai è tutto pronto e i servi

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sono andati a chiamarli, rifiutano l'invito. Ognuno con la sua comprensibilissima scusa: il primo ha acquistato un campo e deve andare a venderlo, il secondo ha comprato cinque paia di buoi e deve provarli, l'ultimo deve addirittura celebrare il suo matrimonio ed è ovvio che non può andarvi. Nessuno degli invitati accetta l'invito per impegni improrogabili già presi. Come dar loro torto? In verità, a leggere più a fondo, dietro quei dinieghi c'è una chiara decisione da parte degli invitati: scelgono per le proprie cose (il campo, i buoi, il matrimonio) e rifiutano di partecipare al banchetto. È vero che le scuse accampate sono serie, ma è molto più seria la scelta

per il regno di Dio. Quest'ultima è l'unica scelta davvero essenziale. E lo comprendono bene i poveri e i deboli, i bisognosi e i disperati. Costoro, appena sentono l'invito, accorrono, e la sala si riempie di invitati. Del resto Gesù aveva detto: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio".-------------------------------------------------------------------Nulla, Signore, ci distragga dal rispondere al tuo invito, oggi. Nulla ci tenga lontani da te: che la nostra vita diventi invito a partecipare alla festa di Nozze dell'Agnello verso tutti i fratelli che metterai sulla nostra strada.

… È PREGATA San Carlo BorromeoEccoci, o Signore, davanti a te: sappiamo di non ingannarci perché crediamo fermamente che tu sei qui presente e ti vediamo con gli occhi della fede. Non osiamo contemplarti, ma tu guardaci con lo sguardo pieno di misericordia con cui hai guardato Pietro: siamo davanti a te con le nostre opere cattive e il nostro grande peccato. Come potremo restare davanti a te, come potremo toglierci le macchie se tu non le cancelli? Come diverremo mondi se tu non ci lavi? Come guariremo se tu non ci curi? O Signore, purificaci dai nostri peccati, lavaci dalle colpe, guariscici dai nostri mali e facci degni di ritornare nella tua grazia.

… MI IMPEGNA Il Signore ogni giorno viene a cercarci dovunque siamo: nelle piazze, lungo le vie delle città o sulle strade della periferia, forse anche chiusi in qualche palazzo costruito da noi stessi con le nostre illusioni. Mediante la sua parola ci chiede di lasciare tutto, di lasciare soprattutto noi stessi e di accogliere la sua gioia. Non facciamoci pregare troppo, non ci accada di essere lasciati fra coloro che non

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assaggeranno la cena del Signore perché, sebbene più volte invitati, non hanno saputo apprezzare il dono.

Mercoledì 5 novembre 2014Liturgia della Parola

Fil 2,12-18; Sal 26; Lc 14,25-33LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

… È MEDITATA Gesù, dopo una lunga sosta nella casa di uno dei capi dei farisei, riprende il cammino verso Gerusalemme seguito da molta folla. L'entusiasmo è grande. E Gesù sente l'esigenza di chiarire cosa significa seguirlo, cosa significa essere suo discepolo. Ne ha già parlato precedentemente quando ha detto: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso". Tornarci sopra sta a dire l'importanza che egli attribuisce alla scelta di seguirlo. Gesù chiede un legame esclusivo con lui, più forte di quello che si ha con la propria famiglia. In questo contesto va

compresa la parola "odiare". La scelta di seguire Gesù viene prima di ogni affetto e di ogni affare. Ed è ovvio che tutto ciò comporti tagli e divisioni. Queste iniziano proprio dal cuore di ciascuno. L'amore esclusivo per Gesù è il fondamento della vita del discepolo. Se non c'è questo amore, la discepolanza, è come costruire una torre senza fondamenta o come andare in battaglia senza esercito. L'amore per Gesù è la sostanza del Vangelo ed è anche ciò che i discepoli debbono testimoniare al mondo. Questo amore è il sale della vita.

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-----------------------------------------------Il Dio della pace, colui che ingiunge di amare anche i propri nemici, non ci invita certo all'odio ed alla separazione dalle persone a noi piú

care. Egli raccomanda di guardarsi da quel falso rispetto nei confronti dei propri cari allorché questi si mostrino d'impedimento alla salvezza.Clemente di Alessandria

… È PREGATA Signore Gesù, Tu esigi da me un amore esclusivo e una rinuncia totale. La tua grazia mi doni la forza di fare quello che da solo non potrei mai raggiungere, a cominciare dall’amore per Te più della mia stessa vita. Amen.

… MI IMPEGNA Chiedo allo Spirito Santo di guardare nel mio cuore con lucidità e coraggio. Ci sono "legami" che lo "imbrattano"? O comunque lo tengono "affossato" dentro esigenze e mentalità terra-terra, dove lo splendore di Cristo e del suo vangelo si annebbia?

Giovedì 6 novembre 2014Liturgia della ParolaFil 3,3-8a; Sal 104; Lc 15,1-10

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

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… È MEDITATA Chi di noi non partirebbe a cercare una pecora perduta per poi caricarsela sulle spalle e tornarsene felici felice all'ovile? Chi di noi non metterebbe a soqquadro la casa per trovare una piccola moneta e, una volta ritrovatala, inviterebbe tutte le vicine di casa per far festa? Nessuno, Signore. Non ti illudere: nessuno lo farebbe. Certo, magari qualcuno uscirebbe lamentoso e snervato a cercare la pecora smarrita ma, una volta ritrovata, la caricherebbe di bastonate per sfogare la rabbia! O cercherebbe la moneta fra le assi del pavimento ma, una volta ritrovatala, non la spenderebbe certo per far festa! Nessuno, Signore, solo tu sei capace di fare cose simili. Solo tu sei

capace di tanta generosità, di tanto bene, di tanta dolcezza. Solo tu sei capace di spalancare il tuo cuore nell'accoglienza, solo tu, Signore. Noi siamo meschini e fragili, non sappiamo gioire per il fratello ritrovato, non sappiamo guardare il lato buono delle cose, non sappiamo gioire come tu sai gioire. Insegnaci tu, Signore, spiegaci tu come si fa', aiutaci tu a diventare simili al Padre che scruta l'orizzonte per vedere se il figlio minore torna, se ripensa alla sua scelta sciagurata. Rendici misericordiosi.----------------------------------------------Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo! Così dice il Signore (Isaia 43,4).

… È PREGATA M'inginocchio davanti a te, Signore,per adorarti. Ti rendo grazie, Dio di bontà; Ti supplico, Dio di santità. Davanti a te piego le ginocchia. Tu ami gli uomini e io ti glorifico, o Cristo, Figlio unico e Signore di tutte le cose. Tu che solo sei senza peccato, per me peccatore indegno, Ti sei offerto alla morte e alla morte di croce. Così hai liberato le anime dalle insidie del male. Che cosa ti renderò, o Signore, per tanta bontà? Gloria a te, o amico degli uomini! Gloria a te, o Dio di misericordia! Gloria a te, o paziente! Gloria a te, che perdoni i peccati!Gloria a te, che sei venuto per salvare le nostre anime!

… MI IMPEGNA Tu ci perdoni sempre. Tu ci dai sempre la possibilità di essere nuovi e di ricominciare da capo. Allora anche noi dobbiamo perdonare gli amici che ci lasciano, a quelli che parlano male di noi, a quelli che non mantengono gli impegni presi insieme. Tu ci perdoni sempre. Allora nessuno deve mai «chiudere» con un fratello. Mai disperare che il bene la spunti sui difetti. Allora mai dobbiamo aspettare che

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incomincino gli altri. Tu ci perdoni sempre. Allora nessuno di noi deve mai stancarsi di ricominciare, di ridare fiducia, di risalire la china delle delusioni.

Venerdì 7 novembre 2014Liturgia della ParolaFil 3,17;-4,1; Sal121; Lc 16,1-8

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». …È MEDITATAIl cattivo amministratore è preoccupato per il suo futuro. Una volta scoperte le sue mancanze e licenziato, davanti a lui si apre l’incertezza e la preoccupazione di trovarsi nel bisogno, di trovarsi indifeso. Questa preoccupazione lo spinge ad una vera e propria furberia. Il suo profilo morale è davvero basso; e l’intelligenza pratica, il sapersi cavare fuori da situazioni incresciose, è spesso caratteristica dei figli delle tenebre che sono più scaltri dei figli della luce. La lode per le persone che si sono sapute realizzare spesso a

danno degli altri, prevaricando, non è poi una cosa così rara. Tale gente gode stima perché ha saputo “farci” nella vita. Talvolta la persona corretta, semplice, si sente smarrita davanti alla fortuna dei furbi di questo mondo. Ma la vera ricchezza non è quella che è aggredita dalla ruggine e consumata dal tempo; la vera ricchezza è Dio; e la persona più intelligente, quella effettivamente intelligente, è la persona che vive in comunione con Dio. L’uomo vero, l’amministratore più intelligente, non è quello che si procura successo

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materiale. Ogni cosa terrena è destinata a passare. Gesù ci invita ad essere veramente intelligenti, ad essere amministratori davvero coscienziosi, che capiscano dove si trova la perla più preziosa. I figli di questo mondo sembra che tengano le redini della storia dell’umanità. Sembra che il mondo sia nelle loro mani. Sembra che i processi storici più determinanti siano essi a guidarli. Ma nella storia è già operante un altro principio più forte, umile, non appariscente, ma più forte. È il seme del Vangelo che cresce inesorabile e non può essere sradicato dai venti delle logiche mondane. Il seme del

Vangelo è ciò che più si adatta alla terra che è l’umanità; l’umanità accogliendo Gesù accoglie una cosa che sente veramente corrisponderle. L’onestà ci fa più felici che la disonestà; siamo realmente più contenti quando operiamo il bene e non il male.-------------------------------------------------------------- Il grande problema della salvezza ce lo poniamo, sì, ma con distacco, con calma. Non sentiamo il dramma terribile della salvezza/perdizione, ci limitiamo forse a sperare di cavarcela: in fondo Dio è così misericordioso... Luca ci rimprovera per la nostra fiacchezza, per il nostro disinteresse, per la poca determinazione.

…È PREGATAO Padre, la vera storia è quella che fanno le anime semplici, quelle che stanno con il rosario in mano; la loro azione nel mondo è la vera azione efficace perché è unita a Te che infallibilmente porti avanti il tuo disegno. Di nascosto, attraverso i tuoi servi fedeli, all’ombra dei grandi avvenimenti, ma in maniera certa e infallibile, Tu continui a edificare il tuo regno. Dammi di non faticare inutilmente; dammi di essere tuo collaboratore. Amen

… MI IMPEGNA Nella nostra esistenza terrena abbiamo molti problemi che ci appaiono importanti e a volte ci angosciano: essi sono però una piccola cosa di fronte al grande problema di fondo. Eppure siamo così decisi, così determinati, interessati, abili, nel risolvere i piccoli problemi contingenti, e tanto fiacchi, molli, incerti, senza interesse per l'unico problema che investe in modo intero ed assoluto la nostra realtà. Questa è un'accusa che ci tocca direttamente: i discepoli di Gesù, e quindi ognuno di noi, non impiegano per l'unica cosa che conti veramente la stessa energia, lo stesso dinamismo, la stessa capacità, sensibilità, convinzione che usano per risolvere i problemi contingenti.

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Sabato 8 novembre 2014Liturgia della Parola

Fil 4,10-19; Sal 111; Lc 16,9-15LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

… È MEDITATA Il Signore è “geloso” del cuore umano. Egli, Bontà Infinita, lo desidera tutto per sé. Egli, Sapienza Infinita, sa bene che l’uomo non può avere due assoluti. L’uomo è stato fatto per Lui, e se il cuore umano si rivolge ai beni terreni non può orientarsi al suo giusto fine. I farisei siccome “erano attaccati al denaro … si beffavano di lui”. Ma come è possibile che Egli, le cui parole sono spirito e vita; Egli, che è mansueto come un agnello; Egli, carico leggero; Egli, carità che non perisce; Colui che da ricco che era si fece povero; che si abbassò ad una condizione non sua; Egli, la perla più preziosa … venga deriso da coloro che beneficiano dei

suoi doni! Ci possiamo scandalizzare, eppure noi non facciamo di meglio. Quando le sue parole ci paiono utopie, le vie tracciate per noi ci sembrano impraticabili, la decisione totale per Lui insostenibile, (quando Egli tocca insomma i nostri interessi, poiché “noi siamo attaccati alle nostre cose”) noi ci beffiamo di Lui. Il chiamato deve scegliere il Signore se non vuole beffarsi di Lui.Rimane assolutamente chiaro che accettare il Nazareno come Figlio di Dio significa modificare totalmente anche lo stile di vita troppo spesso condizionato da modelli che non appartengono al Regno di Dio.

… È PREGATA

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Signore Gesù, Tu sei la mia unica e vera ricchezza. Rendimi libero nei confronti del denaro, attivo al tuo servizio e generoso con chi si trova nel bisogno. Amen.

… MI IMPEGNA Nessun servitore può servire due padroni: il linguaggio di Gesù non ammette concessioni ai nostri fragili tentativi di compromesso, non siamo autorizzati a porre altri o altro come guide della nostra vita.

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PAPA FRANCESCOUDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 ottobre 2014    

Chiesa, corpo di Cristo

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Quando si vuole evidenziare come gli elementi che compongono una realtà siano strettamente uniti l’uno all’altro e formino insieme una cosa sola, si usa spesso l’immagine del corpo. A partire dall’apostolo Paolo, questa espressione è stata applicata alla Chiesa ed è stata riconosciuta come il suo tratto distintivo più profondo e più bello. Oggi, allora, vogliamo chiederci: in che senso la Chiesa forma un corpo? E perché viene definita «corpo di Cristo»?

Nel Libro di Ezechiele viene descritta una visione un po’ particolare, impressionante, ma capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate l’una dall’altra e inaridite. Uno scenario desolante… Immaginatevi tutta una pianura piena di ossa. Dio gli chiede, allora, di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa si muovono, cominciano ad avvicinarsi e ad unirsi, su di loro crescono prima i nervi e poi la carne e si forma così un corpo, completo e pieno di vita (cfr Ez37,1-14). Ecco, questa è la Chiesa! Mi raccomando oggi a casa prendete la Bibbia, al capitolo 37 del profeta Ezechiele, non dimenticate, e leggere questo, è bellissimo. Questa è la Chiesa, è un capolavoro, il capolavoro dello Spirito, il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore.

La Chiesa, però, non è solamente un corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il corpo di Cristo! E non si tratta semplicemente di un modo di dire: ma lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro Battesimo! Nel sacramento del Battesimo, infatti, Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco: così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo! Il Battesimo costituisce una vera rinascita, che ci rigenera in Cristo, ci rende parte di lui, e ci unisce intimamente tra di noi, come membra dello stesso corpo, di cui lui è il capo (cfr Rm 12,5; 1 Cor 12,12-13).

Quella che ne scaturisce, allora, è una profonda comunione d’amore. In questo senso, è illuminante come Paolo, esortando i mariti ad «amare le mogli come il proprio corpo», affermi: «Come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo» (Ef5,28-30). Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù: siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di

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tutta la sua passione e di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa. Questo pensiero, però, deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo. Al tempo di Paolo, la comunità di Corinto trovava molte difficoltà in tal senso, vivendo, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, delle invidie, delle incomprensioni e dell’emarginazione. Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano. E questo succede anche ai nostri giorni. Pensiamo nelle comunità cristiane, in alcune parrocchie, pensiamo nei nostri quartieri quante divisioni, quante invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione. E questo cosa comporta? Ci smembra fra di noi. E’ l’inizio della guerra. La guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri. La comunità di Corinto era così, erano campioni in questo! L’Apostolo Paolo ha dato ai Corinti alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei nostri fratelli. Le gelosie: “Quello ha comprato una macchina”, e io sento qui una gelosia; “Questo ha vinto il lotto”, e un’altra gelosia; “E quest’altro sta andando bene bene in questo”, e un’altra gelosia. Tutto ciò smembra, fa male, non si deve fare! Perché così le gelosie crescono e riempiono il cuore. E un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità. Ma cosa devo fare allora? Apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. E quando mi viene la gelosia - perché viene a tutti, tutti siamo peccatori -, devo dire al Signore: “Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona”. Apprezzare le qualità, farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi; esprimere la propria gratitudine a tutti. Il cuore che sa dire grazie è un cuore buono, è un cuore nobile, è un cuore che è contento. Vi domando: tutti noi sappiamo dire grazie, sempre? Non sempre perché l’invidia, la gelosia ci frena un po’. E, in ultimo, il consiglio che l’apostolo Paolo dà ai Corinzi e anche noi dobbiamo darci l’un l’altro: non reputare nessuno superiore agli altri. Quanta gente si sente superiore agli altri! Anche noi, tante volte diciamo come quel fariseo della parabola: “Ti ringrazio Signore perché non sono come quello, sono superiore”. Ma questo è brutto, non bisogna mai farlo! E quando stai per farlo, ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce, vergognati davanti a Dio e dì: “Ma tu Signore, tu sai chi è superiore, io chiudo la bocca”. E

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questo fa bene. E sempre nella carità considerarsi membra gli uni degli altri, che vivono e si donano a beneficio di tutti (cfr 1Cor 12–14).

Cari fratelli e sorelle, come il profeta Ezechiele e come l’apostolo Paolo, invochiamo anche noi lo Spirito Santo, perché la sua grazia e l’abbondanza dei suoi doni ci aiutino a vivere davvero come corpo di Cristo, uniti, come famiglia, ma una famiglia che è il corpo di Cristo, e come segno visibile e bello dell’amore di Cristo.

Padre misericordioso,Signore della vita e della morte.Il nostro destino è nelle tue mani.Guardaci con bontà e guida la nostra esistenza con la tua Provvidenza,piena di sapienza e di amore.Ravviva in noi, o Signore, la luce della fede affinché accettiamo

il mistero di questo immenso dolore,e crediamo che il tuo amore sia più forte della morte.Guarda, o Signore,con bontà l'afflizione di coloro che piangono la morte di persone care:figli, padri, fratelli, parenti, amici.Sentano essi la presenza di Cristoche consolò la vedova di Naim

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e le sorelle di Lazzaro,perché egli è la risurrezione e la vita.Trovino il conforto dello Spirito,la ricchezza del tuo amore,la speranza della tua provvidenzache apre sentieridi rinnovamento spiritualee assicura a quelli che lo amanoun futuro migliore.Aiutaci a imparareda questo mistero di doloreche siamo pellegrini sulla terra,che dobbiamo essere sempre preparati, perché la mortepuò giungere all'improvviso.

Ricordaci che dobbiamo seminare sulla terra ciò che raccoglieremomoltiplicato nella gloria,affinché viviamo, guardando sempre a te, Padre e Giudicedei vivi e dei morti,che alla fine ci giudicherai nell'amore.Ti ringraziamo, Padre,perché nella fedeil dolore ci avvicina di più a te,e in esso cresce la fratellanza e la solidarietà di tutti coloro che aprono il cuore al prossimo bisognoso.Da questo luogoche conserva i resti mortalidi tanti nostri fratelliascolta la nostra preghiera:"Da' loro, o Signore,il riposo eterno e risplenda

per essi la luce perpetua.Riposino in pace.E a noi che continuiamo a vivere,pellegrini in questa valle di lagrime,da' la speranza di riunirci a te,nella tua casa paterna,dove tuo Figlio Gesùci ha preparato un postoe la Vergine Maria ci guidaverso la comunione dei Santi".Amen.

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