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Ripetizione / Repetition Penelope Brown Quello della ripetizione è un fenomeno essenziale nel co- stituirsi dei sistemi semiotici. Si ha ripetizione, infatti, quando “la stessa cosa” accade di nuovo, e più volte, nel tempo; ma quali circostanze rendono qualcosa “la stessa” di un’altra? Di fatto i giudizi d’identità e differenza sono alla base di ogni classificazione, e la ripetizione delle “stesse” unità è all’origine di ogni attività di riconoscimento di modelli; ecco perché la ripetizione costituisce un aspetto fondamentale per la defini- zione di qualunque oggetto culturale: si va dal fonema a parti- colari tipi di azione, dai frammenti di rituale all’arte, alla mu- sica ed alla recitazione, tutti fenomeni che implicano una qualche forma di ri-messa in atto. La ripetizione costituisce anche un prerequisito dell’apprendimento, poiché ci dà modo di assimilare un’esperienza affidandola alla memoria, e facen- done così la base su cui fondare ogni forma di predizione. Es- sa pervade ogni aspetto della vita sociale, contribuendo al fluido funzionamento dell’interazione sociale dal livello micro (il ritmo dell’interazione conversazionale costellato da unità discorsive, gesti, unità prosodiche ripetute) sino al livello delle abitudini quotidiane (la predicibilità da un contesto all’altro delle abitudini legate a norme di cortesia, dei rituali sociali, dei pasti e degli orari di lavoro), sino a raggiungere le dimen- sioni temporali del ciclo dell’anno e di quello della vita. La ri- petizione di eventi, basata sulle nostre definizioni culturali di ciò che costituisce “lo stesso evento” (tali da farci riconoscere in un dato evento qualcosa di nuovo o una semplice replica di un tipo già noto) è alla base del costituirsi di molti tipi di si- gnificato nelle nostre vite sociali e culturali. In ambito lingui- stico, essa opera già a partire dal livello fondamentale del co-

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Ripetizione Kierkegaard

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  • Ripetizione / RepetitionPenelope Brown

    Quello della ripetizione un fenomeno essenziale nel co-stituirsi dei sistemi semiotici. Si ha ripetizione, infatti, quandola stessa cosa accade di nuovo, e pi volte, nel tempo; maquali circostanze rendono qualcosa la stessa di unaltra? Difatto i giudizi didentit e differenza sono alla base di ogniclassificazione, e la ripetizione delle stesse unit alloriginedi ogni attivit di riconoscimento di modelli; ecco perch laripetizione costituisce un aspetto fondamentale per la defini-zione di qualunque oggetto culturale: si va dal fonema a parti-colari tipi di azione, dai frammenti di rituale allarte, alla mu-sica ed alla recitazione, tutti fenomeni che implicano unaqualche forma di ri-messa in atto. La ripetizione costituisceanche un prerequisito dellapprendimento, poich ci d mododi assimilare unesperienza affidandola alla memoria, e facen-done cos la base su cui fondare ogni forma di predizione. Es-sa pervade ogni aspetto della vita sociale, contribuendo alfluido funzionamento dellinterazione sociale dal livello micro(il ritmo dellinterazione conversazionale costellato da unitdiscorsive, gesti, unit prosodiche ripetute) sino al livello delleabitudini quotidiane (la predicibilit da un contesto allaltrodelle abitudini legate a norme di cortesia, dei rituali sociali,dei pasti e degli orari di lavoro), sino a raggiungere le dimen-sioni temporali del ciclo dellanno e di quello della vita. La ri-petizione di eventi, basata sulle nostre definizioni culturali dici che costituisce lo stesso evento (tali da farci riconoscerein un dato evento qualcosa di nuovo o una semplice replica diun tipo gi noto) alla base del costituirsi di molti tipi di si-gnificato nelle nostre vite sociali e culturali. In ambito lingui-stico, essa opera gi a partire dal livello fondamentale del co-

  • stituirsi di un codice: sebbene due occorrenze di unespressio-ne linguistica non possano mai essere del tutto identiche, in-fatti, sulla base di un codice i membri di una comunit lingui-stica considerano alcuni tratti pertinenti e dunque alcune se-quenze come se fossero identiche.

    La ripetizione non solo alla base della semiosi ma funzio-na come dispositivo semiotico. Persino nella costruzione dellafrase, perci, ci troviamo dinanzi a fenomeni di ripetizione(ad es. concordanza ed accordo implicano la ripetizione, suparole diverse, di un medesimo tratto semantico, mentre la re-duplicazione usata in molte lingue come indice di enfasi, in-tensit, iterazione o plurale). Al di l del livello della frase,inoltre, la ripetizione usata come meccanismo stilistico sianel discorso narrativo che in quello poetico: come ha messo inluce Roman Jakobson, infatti, a qualunque livello della lin-gua lessenza dellartificio poetico consiste di ripetizioni conidentiche cadenze. La ripetizione ed il parallelismo (che una forma di ripetizione con variazioni rispondenti a un mo-dello) sono una caratteristica dei registri di valore elevato, de-gli stili formali, delloratoria e del linguaggio rituale in moltesociet, in particolare nella comunicazione orale (Combatte-remo sulle spiagge, combatteremo nei campi e nelle strade,combatteremo sulle colline). In molte comunit linguisti-che sparse in tutto il mondo, del resto, parlare in rima omediante distici costituisce il tratto distintivo dei registri ele-vati, il che ci fa ipotizzare che questa forma di parallelismorappresenti un universale cognitivo.

    Meno ovvio forse il fatto che la ripetizione sia uno stru-mento comunicativo onnipresente nellinterazione verbalequotidiana, per lo pi in forma inconsapevole. A volte si trattadella ripetizione di una pura forma: il caso del metro, del-lallitterazione o dei ritmi prodotti dalla ripetizione/variazionedi fonemi, cui si sovrappongono la prosodia e i gesti e che tut-ti assieme creano una sincronia nella conversazione. Altre vol-te la ripetizione investe solo il livello semantico, come nel casodei sinonimi e delle parafrasi. In ogni caso quasi ogni forma diripetizione concerne allo stesso tempo forma e significato co-me quando parole, frasi e strutture sintattiche vengono ripe-tute nel discorso: ripetere qualcosa infatti attira lattenzionesu quanto era stato detto e la riconduce al qui ed ora, riaffer-

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  • mandone limportanza; ecco perch si tratta di un meccani-smo essenziale per fondare la coerenza del discorso. Natural-mente non tutte le ripetizioni sono simili: cos possiamo di-stinguere la ripetizione fatta a se stessi da quella del turno diparola precedente in una conversazione, e la ripetizione esattada quella che comporta unespansione (andando al di l dellaversione iniziale) o unellissi (tralasciando qualcosa nel corsodella replica). La ripetizione fatta a se stessi, peraltro, facilitala produzione linguistica dando modo al parlante di realizzareun discorso rapido e fluente; per conseguire questo scopo, es-sa delinea una cornice sintattica riempiendola via via con nuo-va informazione (Ha fatto A, poi ha fatto B, e poi ha fattoC). verosimile che la ripetizione a se stessi si verifichianche nei casi di auto-riparazione [self-repair], e possa essereutilizzato per cercare di mantenere la parola o connettere unreferente al discorso precedente.

    I parlanti usano la ripetizione nel passaggio da un turnoallaltro, come replica a un enunciato precedente, per compie-re molti tipi diversi di atti di gestione della comunicazione odella conversazione tra cui: rispondere ad una domanda; chie-dere uninformazione, sottolinearne affettivamente il valore ogiocarci su, concordare con essa, ratificarla o confermare unaprecedente allusione; trasmettere un senso di comprensione(di ci che stato detto e della sua importanza); controbattereo concordare (il cosiddetto fenomeno dellanche io); dareinizio ad un aggiustamento; e infine collaborare nella realizza-zione di un contributo alla conversazione. Un risultato impor-tante che si pu ottenere ripetendo del tutto o in parte unenunciato precedente quello di trasformare lelemento ripe-tuto da informazione nuova in informazione data, su cui sarpossibile in seguito formulare commenti o che potr essere ul-teriormente sviluppata; questo fenomeno particolarmenteimportante in ambienti rumorosi o comunque problematicidal punto di vista del passaggio di informazione (ad es. duran-te riunioni dufficio, o in una torre di controllo aereo). In al-cune comunit linguistiche tuttavia (ad esempio in molte co-munit maya) questa forma di ripetizione che passa da unparlante allaltro divenuta il modo convenzionale di segnala-re lattenzione dellascoltatore [back-channel], il modo canoni-co di reagire a qualunque enunciato che codifica una nuova

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  • informazione. Tale pratica conversazionale fa s che la conver-sazione maya colpisca chi la osserva dallesterno: costui la tro-ver incredibilmente ripetitiva, rendendosi conto del fatto chela tolleranza nei confronti della ripetizione nel discorso undato estremamente variabile tanto culturalmente quanto infunzione dei contesti.

    Un altro ambito in cui la ripetizione appare frequente quello dei discorsi rivolti ai bambini e prodotti da questi ul-timi. Alcuni studiosi ritengono che questo aspetto giochi unruolo importante nella prima acquisizione del linguaggio: adesempio si sostenuto che abitudini ripetitive (semplici gio-chini ecc.) fra madre e bambino siano alla base del modo incui un neonato apprende cosa sia un segnale dotato di in-tenzione comunicativa. Molti altri tipi di ripetizione lingui-stica formulati dalladulto e rivolti al bambino, inoltre, pos-sono aiutare questultimo nellapprendimento della lingua.Uno di questi dato dallespansione, in cui un enunciatoformulato dal bambino viene raccolto e riformulato dalla-dulto in modo da esprimere lintento comunicativo presuntoin modo grammaticalmente corretto (ad es. quando il bam-bino dice: cane strada e la madre replica: S, c un canein strada). Un altro tipo di ripetizione si verifica quando,nel tentativo di attirare lattenzione di un bambino piccolo,unintenzione comunicativa particolare riproposta rifor-mulata e ripetuta con sostituzioni lessicali, aggiunte od omis-sioni di riferimenti specifici e un nuovo ordine di presenta-zione degli elementi come reazione alla risposta percepitadel bimbo (o alla assenza di risposta). I bambini che appren-dono alcune lingue (come ad esempio il turco o lo tzeltal)pronunciano abitualmente lo stesso enunciato pi e pivolte in forme differenti: in virt della loro giustapposizione,infatti, queste ripetizioni manifestano in modo chiaro al di-scente la struttura della lingua. Vi sono anche culture in cuiesplicite abitudini al suggerimento parlare al bambino in-dicandogli cosa dire costituiscono una pratica di socializ-zazione della lingua, come nel notissimo esempio dei kalulidi Papua Nuova Guinea studiati da Bambi Schieffelin. Lal-tro lato della medaglia, vale a dire la ripetizione del discorsodi un adulto che bada a lui da parte di un bambino, ha im-plicazioni meno chiare per lapprendimento della lingua da-

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  • to che nel complesso queste imitazioni non rappresentanoprogressi poich non sono mai sintatticamente pi com-plesse n pi lunghe del parlare spontaneo del bambino. Inrealt, come ha sostenuto Elinor Ochs, i bambini ripetonospessissimo gli enunciati rivolti loro non necessariamentecon lintento di imitarli, ma perch una ripetizione inesatta lobiettivo con cui il bambino realizza alcuni obblighi comu-nicativi: i bambini che fanno uso della ripetizione infattistanno apprendendo la competenza comunicativa, vale adire i diversi usi della lingua.

    Perci nessun parlante adulto o bambino, linguista onon addetto ai lavori, operaio, poeta, oratore o prete pu fa-re a meno della ripetizione. Essa una risorsa grammaticale,stilistica, poetica e cognitiva associata allattenzione; in quantotale, rappresenta una risorsa essenziale per la nostra vita men-tale e sociale.

    (Cfr. anche acquisizione, codici, funzioni, grammatica, me-trica, poesia, socializzazione, turno).

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