23 gennaio 1944. il fumetto della scuola del libro di urbino

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Le illustrazioni e i fumetti dei giovani allievi della Scuola del libro di Urbino raccontano il bombardamento della città di Urbania

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    23 GENNAIO 194LE IMMAGINI, LA STOR

    70 anni sono passati dal tragico bombardamento della citt di Urbania.Pi di 250 le vittime e tanti i feriti.Poche le persone che ancora oggi possono raccontare.Non possiamo permetterci che accada nuovamente, n qui n altrove.Non possiamo dimenticare.In questo piccolo volume dedicato alle nuove generazioni, e non solo,ci sono stralci di storie raccontate dai sopravvissuti e illustrate

    dagli allievi della Sezione di Disegno Animato e Fumetto della Scuoladel Libro di Urbino.I ragazzi raccontano ai ragazzi.

    23 gennaio 1944le immagini, la storia

    Volume realizzato grazie al contributo della Regione Marche L.R. 12/1983:Diffusione e valorizzazione del patrimonio ideale, storico, culturalee politico dellantifascismo e della Resistenza

    ComunediUrbania RegioneMarche

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    Volume realizzato grazie al contributo della Regione Marche L.R. 12/1983:Diffusione e valorizzazione del patrimonio ideale, storico, culturale e politico dellantifascismo e della Resistenza

    Regione MarcheComune di Urbania

    23 GENNAIO 1944LE IMMAGINI, LA STORIA

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    RACCONTARE

    AI PI GIOVANI

    70 anni sono passati dal tragico bombardamento della citt di Urbania.

    Tanto in questi anni cambiato.La citt cresciuta e le generazioni sono altre, anche in modi e costumi.

    Tutto cos diverso da far sembrare ancora pi distante quella mattinata che segn profondamente

    le vite degli urbaniesi.

    Pi di 250 le vittime e tanti i feriti.

    Poche le persone che ancora oggi possono raccontare.

    In questo piccolo volume, pensato per le nuove generazioni, e non solo, ci sono stralci di storie vissute

    e raccontate dai superstiti di quella domenica del 23 gennaio 1944, e illustrate dai ragazzi

    della Scuola del Libro di Urbino.

    I ragazzi raccontano ai ragazzi.

    Il linguaggio quello che pi facilmente usano, quello delle immagini.

    Un linguaggio fresco e diretto che in questo caso ripropone le emozioni e i momenti pi drammatici

    di quella giornata.

    Per realizzare questo fumetto gli allievi del liceo hanno letto le testimonianze dei sopravvissuti,

    sono venuti a Urbania ed hanno visitato la citt, constatando quanto quel tragico evento abbia stravolto

    per sempre lidentit del centro storico urbano, e riflettendo anche sulle vicende di un tempo

    ormai lontano ma mai dimenticato.

    Alla loro sensibilit ed immaginazione di ragazzi stato poi affidato il compito di interpretare ed elaborare

    gli avvenimenti con larte del fumetto.

    Un ringraziamento va al Liceo Artistico Scuola del Libro di Urbino ed in modo particolare

    al professore Costantino Galeotti che ha seguito i ragazzi e la realizzazione

    di questo prezioso volume.

    Giuseppe Lucarini / Sindaco di Urbania

    Alice Lombardelli / Assessore alla Cultura

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    Cinque come le dita di una mano.

    Cinque brevi storie raccontate da cinque ragazzi, allievi della Sezione di Disegno Animato e Fumettodella Scuola del Libro di Urbino.

    Tamara, Giacomo, Francesco, Giacomo e Vincenzo hanno dato vita, interpretandoli con autentica sensibilit

    e notevoli capacit espressive, ad alcuni dei momenti di quella tragica giornata di gennaio del 1944

    vissuta dalla nostra citt.

    Lo hanno fatto cogliendo spunti dalle drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, visitando

    i luoghi dellaccaduto, ma soprattutto immaginando di far rivivere, attraverso i loro personaggi, quello che,

    molto probabilmente, avranno provato i veri protagonisti delle storie.

    Lo stupore, lo spavento, il terrore e lo sgomento sono gli stati danimo descritti graficamente dai disegni

    di questi ragazzi.

    Le loro immagini e le situazioni narrate sono rivolte ai propri coetanei (ma non solo), per aiutarli a ricordare.

    Il linguaggio multimediale del fumetto, cos vicino alle giovani generazioni ed oggi utilizzato

    per illustrare vicende non soltanto fantastiche o di contenuto leggero, gli ha permesso di raccontare

    cinque frammenti di quella funesta mattinata, nel momento in cui stavano accadendo,

    ma anche dei successivi incubi che molte persone hanno continuato a rivivere nel corso della loro vita.

    Brevi, ma infiniti istanti, riassunti in poche vignette realizzate con lintento di incidere un segno

    profondo nelle memorie delle attuali e, soprattutto, future generazioni.

    Infine un altro giovane, lurbaniese Mattia Valentini, anchegli ex-allievo della sezione di Disegno Animato

    e Fumetto ed oggi professionista del settore, ha contribuito alla definizione del progetto realizzando

    con maestria la suggestiva immagine per la copertina di questo volumetto.

    Ringrazio lAmministrazione comunale di Urbania, e in particolar modo Alice Lombardelli,

    per avere offerto una preziosa opportunit a questi ragazzi, che cogliendo loccasione hanno dimostrato

    il loro talento di futuri autori.

    Costantino Galeotti / Docente di Progettazione nella Sezione di Disegno Animato e Fumetto del Liceo Artistico Scuola del Libro di Urbino

    DAMMI UNA MANO...

    PER RICORDARE

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    di Giacomo Rinaldi

    QUELLINVERNODI POLVERE

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    RONZII,ESPLOSIONIE GRIDA

    di Giacomo Moricoli

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    diFrancesco Mugnolo

    PERCH NONRISPONDI?

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    BIANCHISPETTRIdi Tamara Tantalo

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    ERA UNA DOMENICA PIENA DI SOLE

    LE PERSONE SI RALLEGRAVANO

    DI UNA COS BELLA GIORNATA

    UN ROMBO CUPO RUPPE IL VOCIARE DELLE PERSONE

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    MOLTI AEROPLANI ATTRAVERSAVANO IL CIELO

    E SCOMPARIVANO ALLORIZZONTE

    ...LESSERE CHE ERA STATO UMANO

    ERA IRRICONOSCIBILE

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    TUTTI ERANO RICOPERTI DA UNO STRATO DI POLVERE

    CHE LI FACEVA RASSOMIGLIARE A... BIANCHI SPETTRI

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    POI LA LUCESCOMPARVE

    di Vincenzo Alfano

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    I n u n g i o r n o

    s i c o n s u m a

    l a t r a g e d i a

    E s i p a s s a u n i n t e r a

    v i t a a r i v i v e r l a ,

    a c o n s u m a r l a

    C a d e u n a b o m b a ,

    c a d o n o b a m b i n i ,

    c a d o n o c a s e ,

    c a d o n o d o n n e ,

    p o l v e r e

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    U n e s p l o s i o n e U n i m p l o s i o n e

    U n s i l e n z i o e t e r n o U n g r i d o e t e r n o

    U n i n t e r a v i t a

    a r i v i v e r l a ,

    a c o n s u m a r l a

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    ALCUNIRACCONTI

    LUCIANO TANCINI

    I giorni di gennaio, bench eravamo nella stagione invernale, si manteneva-

    no sereni. Il 23 dello stesso mese, era una domenica piena di sole e laria era

    pi calda del solito. Molti contadini, come ad ogni festa, erano venuti in

    paese. Le persone si rallegravano di una cos bella giornata. Verso mezzogior-

    no un rombo cupo ruppe il vociare delle persone, facendo tremare i vetri delle

    finestre. Uscii di casa e vidi molti aeroplani (quadrimotori-bombardieri) che

    attraversavano il cielo e scomparivano allorizzonte (in direzione S.Angeloin Vado/Carpegna). Abbracciai il mio fratellino Mario di appena tre anni e

    mezzo e tornai a casa. Eravamo intenti a mangiare, quando sentimmo nuo-

    vamente il rombo dei motori degli aeroplani che cresceva man mano che i

    secondi passavano. Uscimmo di casa, anche se nessuno aveva finito di man-

    giare, e vedemmo che i Liberator si dirigevano sopra la nostra citt.

    I nostri orecchi furono colpiti da un fischio lacerante, non uno, ma due, tre,

    quattro, cinque schianti di bombe, crolli di case. Dal ponte del Riscatto, dove

    mi trovavo, vidi scoppiare la casa del mio maestro Arseni. Una pioggia di

    sassi cadde intorno a noi, per fortuna senza colpirci. Noi presi dal terrore fug-

    gimmo e ci gettammo a terra un centinaio di metri pi lontano, in un campo,

    sotto una quercia. Dove hanno colpito?: questa fu la prima domanda cheriuscimmo ad articolare. Ma nessuno rispondeva. Nessuno sapeva ancora.

    Centinaia di grida, provenienti dalla citt ci riportarono alla ragione. Una

    valanga di persone, riuscite a salvarsi dallimmane sciagura, si rivers fuori

    della citt, urlando e piangendo. Mi alzai in piedi e vidi: volti insanguinati,

    visi sconvolti, donne che cadevano svenute, bimbi che chiamavano le loro

    mamme, tutti coperti da un bianco strato di polvere, che faceva rassomigliare

    queste persone a bianchi spettri. [...]

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    ROSA CURZIDobbiamo attraversare il paese

    e il babbo, per non farci vedere

    scene strazianti ci mette le mani

    davanti agli occhi, ma noi vedia-

    mo e sentiamo ugualmente: pa-

    lazzi interi crollati, sangue sopra

    le macerie, due corpi squartati,

    un carretto con una massa infor-

    me e un braccio penzolante, per-

    sone che urlano, un prete, don

    Carmine, che chiama la genteper aiutarlo a scavare dove si

    sentono i richiami.

    GERMANO CONTIMia madre si precipit in cima alle scale per vedere se mio padre era

    rientrato; lo chiam ma non rispose. Rispose invece lamico Pierino

    che era corso a ripararsi mentre mio padre era rimasto ad osservare

    gli aerei. Scendemmo di corsa le scale per andarlo a cercare. Appena

    usciti vidi in fondo al vicolo la Veronica Carpineti, rimasta immobi-

    le comeparalizzata mentre saliva gli scalini di ingresso della sua

    abitazione perch una scheggia laveva colpita alle gambe: urlava e

    invocava aiuto. A met vicolo incontrammo Sabatini Cristoforo con

    il volto insanguinato che ritornava a casa nella piazzuola. Gli chie-

    demmo se aveva visto mio padre, al che rispose alzando le mani: Sa

    sta confusion!. In cima, accanto al palazzo dellallora Orfanotro-fio S. Giuseppe, oggi sede della Dante Alighieri, vedemmo un uomo

    disteso a terra: era lui! Mia madre gli si avvicin, lo chiam senza

    avere risposta, lo tocc e lo scosse, ma sembrava morto. Un rivolo di

    sangue gli usciva dalla testa ma si sentiva qualche gemito, segno che

    respirava ancora; vicino cerano altri corpi distesi. La gente era come

    impazzita; chi si disperava per la morte di qualche amico o parente,

    chi fuggiva a destra, chi a sinistra!

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    GIUSEPPINA BRARDINONI (TONINA)

    Quella domenica del 23 gennaio 1944 eravamo tutti in casa e stavamo preparando il pranzo, gli gnocchi. Gli aerei

    sono passati e ritornati, ma noi non ci abbiamo fatto caso: stato un battito docchio, la casa s messa a tremare,

    sembrava che cadesse! Siamo corsi verso le scale e, scendendo, lo spostamento daria mi ha sollevato la gonna fino

    alla faccia. Fuori, in via Urbano VIII, a pochi metri da casa cerano due o tre persone stese a terra: tutti urlavano e

    piangevano!

    LEARCO GUERRA

    Quando mi risvegliai, ero rannicchiato in un angolino. Mi sem-

    brava che qualcuno mi toccasse un piede; allora chiamai: Chi

    ? C qualcuno?. Era la mano di mio padre! Quando sentii la

    voce di mio padre mi sembrava di essere risorto. Parlammo e

    pregammo un po, ci dicevamo che erano morti tutti, che anche

    noi si moriva l sotto, e mentre si facevano queste supposizio-

    ni mi sembr di sentire delle voci: Zitto babbo, ci sono delle

    voci!. Iniziammo a urlare: Aiuto, aiuto!. Noi sentivamo loro

    ma loro non sentivano noi. Poi ad un tratto, a furia di scavare, ci

    sentirono. Scava, scava, fecero un buco da dove mi tirarono fuo-

    ri, ma io sotto le macerie mi sembrava di stare bene, ma come

    mi tirarono fuori crollai. In quei momenti l, ricorder sempre

    una persona, Settimio de Massimin, che con in mano una botti-

    glia di cognac mi diede degli schiaffi: Learco, Learco, prendi!.

    Mi diedero st bicchierin de cognac. Tonio Palin mi caric sulle

    spalle e mi port allospedale. [...]

    SAVERIO MACCIARONI

    Come aprimmo la porta trovammo proprio

    sotto il mio scalino di casa la prima vittima

    innocente che era un bambino di dieci anni.

    Non far il nome anche per i familiari perch

    potrebbe essere una cosa spiacevole. Il mio

    povero padre lo raccolse, ancora muoveva

    le palpebre degli occhi; non era ancora mor-

    to. Gli spirato fra le braccia. Non sapendo

    dove metterlo lo depositammo nella chiesina

    dei Cassoni. Nellaprire la porta vidi uscire

    un uomo con un mantello come un fulmine

    e l per l non ho avuto modo di conoscerlo,

    poi con landare del tempo lho conosciuto e

    questuomo poi tutte le volte che ritornava in

    Urbania passava in quella chiesa. Sono tutti

    ricordi terribili!

    LEONIDA ROSSI (LOLA)

    Ho urlato tanto, erano fuggiti tut-

    ti quel giorno. Sono rimasta sotto

    pi di 12 ore. Mha tirato fuori un

    vigile del fuoco di Urbino, che si

    preso tanta cura di me, gli ho fat-

    to tanta compassione... lui dice-

    va: O ci rimetto la vita o salvosta ragazza!.

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    ANGELO BIANCHI

    Quel che mha impresionet che ma chesa en cera pi nisciun. Ho pres e pien pienso it so tlospedel. La streda era tutta piena de sang, era nimpresion, perch metevn so i feriti cos comerne, in ti

    birocci, tun quel che trovevne e i portevne so tlospedel, dacs per la streda capir, quindi perdevne tutt el sang per

    la streda, capit?

    Era un macel. E pu de sopra, tlospedel en me di de sopra che de sopra i cerchev de fam veda perch tla testa

    pareva che cavev un afer gros, capisci? Era tutta sta terra che me sera infilseta mach, no?, e faceva na gnocca

    pensev chera na ferita sal sang e dop i cerchev de d: Oh, mach, maiutet? Me facet qualco?.Ma i vedev che

    glaltri ern pegg de me, tel corridoio era pien de morti, era un macell!

    MARIO CANTUCCI

    La gente gridava: Aiutate aiutate!. Io ho aiutato l

    dai Raffaelli, cera stata la bomba e cavai tre perso-

    ne: una morta, la sorella della povera Sunta, poi cera

    la moglie di Talozzi che la cavai proprio dai capelli,

    la moglie del povero Raffaelli, lavvocato, e cavai un

    bambino morto. Cavai tutti e quattro. Passando l cera

    un uomo che si era spezzato una gamba nel vicolo di

    Ranchi, mi ricordo bene, e io lo presi con un altro e lo

    portai fino allosteria di Bendelli; da l una macchina

    lo port allospedale. Era tutto un disastro, fili della

    luce, morti da tutte le parti. [...]

    NAZZARENA CONTIPoi, a scoppio avvenuto, la gente uscita dallosteria ma

    fuori era buio per la polvere. Io sono subito corsa a vede-

    re di mio figlio che avevo lasciato dormire nella culla in

    casa. Quando sono arrivata ho trovato i calcinacci nella

    prima rampa di scale, ma la seconda rampa che portava

    nelle camere aveva ceduto. Io sono potuta andare in ca-

    mera arrampicandomi: il bambino era illeso e non si era

    neppure svegliato anche se sopra la culla cerano i cal-

    cinacci e perfino un mattone. Poi sempre di corsa sono

    andata a cercare la mia famiglia che abitava in via Mat-

    teotti. La gente che ho incontrato era tutta insanguinata,

    impolverata e impazzita. Ricordo che in piazza Padella

    ho incontrato la Zaira Falasconi che gestiva unosteria in

    corso Vittorio Emanuele che piangeva disperata perch

    il figlio Franchino era stato colpito alla tempia da una

    scheggia ed era morto sul colpo. Mi ha detto: Guarda

    Zena, il mio Franchino!. [...]

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    Illustratori

    Vincenzo Alfano(Cava de Tirreni, 31/03/1994) - [email protected]

    Giacomo Moricoli (Cattolica, 31/08/1994) - [email protected]

    Francesco Mugnolo(Cattolica, 04/11/1994) - [email protected]

    Giacomo Rinaldi (Roma, 14/06/1994) - [email protected]

    Tamara Tantalo(Roma, 24/09/1995) - [email protected]

    Illustrazione di copertinaMattia Valentini

    Coordinamento progettuale

    Costantino Galeotti

    Info Istituto

    Liceo Artistico Scuola del Libro, Urbino

    [email protected]

    www.scuolalibrourbino.it

    Impaginazione e grafica

    Dante Saudelli

    Stampa

    Arti Grafiche Stibu

    Urbania (PU) - 2013

    ISBN 978-88-909528-0-7