· 2019-09-19 · indice 1. premessa _____________________________________________ pag. 3 2....
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INDICE
1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE ____________________________ pag. 11
3.1 STRATIGRAFIA ____________________________________ pag. 14 3.2 TETTONICA ______________________________________ pag. 25
4. IDROGEOLOGIA DEL TAVOLIERE ________________________ pag. 27
4.1 ACQUIFERO FESSURATO CARSICO ______________________ pag. 28 4.2 ACQUIFERO POROSO PROFONDO ________________________ pag. 40 4.3 ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE ____________________ pag. 47
5. STATO QUALITATIVO E QUANTITATIVO DELLE ACQUE CIRCOLANTI NELL’ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE____ pag. 54
5.1 MODALITA’ DI CAMPIONAMENTO DELL’ACQUA DI FALDA E DI MISURA DEI LIVELLI IDRICI _______________________ pag. 59 5.2 LO STATO QUANTITATIVO _____________________________ pag. 61 5.3 CARATTERI GEOCHIMICI E QUALITA’ DELLE ACQUE CAMPIONATE __________________________________________ pag. 75
6. CONCLUSIONI __________________________________________ pag. 92 7. BIBLIOGRAFIA__________________________________________ pag. 96 APPENDICE:
- A) TRATTAMENTO ED ANALISI DEI DATI AMBIENTALI - B) DATI CARATTERISITICI DEI POZZI DI IDROCARBURI - C) SEZIONI - D) TAVOLE
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Capitolo 1 Premessa
1. PREMESSA
I l presente lavoro di tesi si colloca nell’ambito delle attività
di ricerca che il Dipartimento di Geologia e Geofisica
dell’Università di Bari svolge dal 1990, nel campo
dell’idrogeologia, in collaborazione con la sezione territoriale di
Bari dell’ Isti tuto di Ricerca sulle Acque (IRSA) del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR).
Lo studio, condotto nell’area del Tavoliere di Puglia, ha
avuto come obiettivo quello di definire:
i l quadro geologico dell’area; ♦
♦
♦
♦
♦
le caratteristiche e i rapporti di posizione delle diverse
unità idrogeologiche costituenti l’idrostruttura del Tavoliere;
i caratteri della circolazione idrica sotterranea ed i suoi
rapporti con i corsi d’acqua superficiali ed i confinanti acquiferi
carsici delle Murge e del Gargano;
lo stato ambientale (quali-quantitativo) della falda
superficiale secondo quanto disposto dal decreto legislativo 11
maggio 1999, n.152 e succ. modif. e integrazioni.
Nel piano di lavoro sono state previste inizialmente due fasi:
consultazione ed acquisizione “critica”, in termini di
attendibilità e significatività, dei dati geologici e idrogeologici già
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Capitolo 1 Premessa
esistenti sull’area di studio e sulle l imitrofe zone marginali delle
Murge e del Gargano;
♦ effettuazione di una prima campagna di misure
freatimetriche, di prelievo e analisi delle acque sotterranee
appartenenti alla falda superficiale;
Alla luce dei dati ricavati dalla prima campagna ed avendo
avuto nel corso del 2002 piogge frequenti ed anche intense, si è reso
opportuno ampliare il piano di lavoro effettuando una seconda
campagna di misure freatimetriche e di prelievo di campioni idrici
negli stessi punti d’acqua.
Questa seconda campagna è stata condotta con le stesse
modalità ed esattamente ad un anno di distanza dalla precedente con
l’intento di confrontare dati relativi ad uno stesso periodo dell’anno
idrologico. Tale campagna, tuttavia, è stata interrotta dall’evento
alluvionale del 25 gennaio 2003 che, se da un lato ne ha ritardato la
conclusione prolungando il periodo delle misure, dall’altro ha
determinato un surplus di alimentazione e condizioni di ricarica
diverse rispetto a quanto verificatosi nell’anno precedente.
Inoltre, data l’eccezionalità dell’evento alluvionale, si è
ritenuto opportuno ritornare su alcuni pozzi scelti a campione, per
eseguire nuove misure che, confrontate con le precedenti, hanno
fornito importanti indicazioni sulla risposta dell’acquifero.
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Capitolo 1 Premessa
Tutti i dati acquisiti , unitamente alle altre informazioni
disponibili , hanno consentito di creare una banca dati su supporto
informatico e di redigere alcuni importanti elaborati cartografici
(Carta geologica con relative sezioni, Carta delle isopieze, Carta
delle isoaline, ecc…) grazie all’util izzo di particolari software quali
Arc View GIS (….) e Surfer 8 (2002).
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Capitolo 2 Inquadramento geografico
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il Tavoliere di Puglia è situato nella parte settentrionale della
Regione pugliese e costituisce la più estesa pianura dell’Italia
meridionale; si sviluppa in direzione NW-SE, ed è compreso tra il F.
Fortore a nord, i Monti della Daunia ad ovest, il Gargano e il mare
Adriatico ad est, e il F. Ofanto a sud (fig. 1).
Saline
F. Ofa
nt o
T. Lo cone
T. Celo
ne
T. Trio
lo
T. Cerv
aro
T. Vulga
no
T. Salso
la
F. F
orto
re
T.Carapelle
T. Candelaro
Lago di Lesina Lago di Varano
Cagnano Varano
Sannicandro GarganicoLesina
Poggio Imperiale
Chieuti
Serracapriola
S. Paolo Civitate
Apricena
Torremaggiore S. SeveroS. Giovanni Rotondo
Rignano Garganico
Manfredonia
Vieste
Lucera
Troia
Biccari
OrdonaCastelluccio dei Sauri
Ascoli Satriano
Candela
Cerignola
Ortanova
Margherita di Savoia
TrinitapoliBarletta
AndriaCanosa
S. Marco in Lamis
Foggia
Figura 1 – Limiti geografici del Tavoliere di Puglia
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Capitolo 2 Inquadramento geografico
Il Tavoliere è l’unica area della Puglia ad essere dotata di una rete
idrografica ben definita, costituita da corsi d’acqua a regime
prevalentemente torrentizio che incidono i depositi quaternari. CALDARA
& PENNETTA (1993), in base alle caratteristiche idrografiche, distinguono
nell’area quattro settori:
Figura 2 – Schema territoriale della provincia di Foggia con l’indicazione del settore meridionale, centrale e settentrionale del Tavoliere (da CALDARA & PENNETTA, 1993)
- il “Tavoliere meridionale” (o basso Tavoliere), compreso tra il
F. Ofanto e il T. Cervaro, caratterizzato da corsi d’acqua che scorrono in
direzione ortogonale alla linea di costa (fig.2);
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Capitolo 2 Inquadramento geografico
- il “Tavoliere centrale” (o medio Tavoliere), interamente
racchiuso tra il Subappennino Dauno e il promontorio del Gargano,
caratterizzato da numerosi corsi d’acqua che nascono dall’Appennino e
scorrono in direzione OSO-ENE, per poi subire una deviazione verso NE
ed immettersi nel T. Candelaro;
- il “Tavoliere settentrionale” (o alto Tavoliere), compreso tra il
bordo NW del Gargano e il T. Saccione, caratterizzato da un reticolo
idrografico che non convoglia le acque nel Golfo di Manfredonia bensì a
N del Gargano. Il corso d’acqua più importante è rappresentato dal fiume
Fortore i cui sedimenti sono stati ridistribuiti verso E dalle correnti marine
provenienti da NO, creando una lunga barra costiera che ha isolato gli
attuali laghi di Lesina e Varano.
- la “Piana costiera tra Manfredonia e Barletta”, costituita da una
fascia di circa 5-6 km che a nord delle Saline di Margherita di Savoia,
tende ad allargarsi fino raggiungere l’ampiezza di circa 20 - 25 km.
Morfologicamente il Tavoliere è una pianura lievemente ondulata
caratterizzata da vaste spianate che digradano debolmente verso mare a
partire dalle quote più alte del margine appenninico. BOENZI (1983)
distingue da ovest verso est ben cinque distretti morfologici: un’area
collinare, una zona a ripiani, una vasta piana alluvionale antica, una piana
costiera ed una zona litorale (fig 3). La prima zona, che borda, a guisa di
fascia, il margine orientale appenninico, è rappresentata da rilievi
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Capitolo 2 Inquadramento geografico
collinari, posti a 300-400 m di quota, sui cui versanti affiorano le argille
del Calabriano.
Figura 3 – Carta geomorfologica schematica della parte centrale del Tavoliere (da BOENZI, 1983)
I ripiani corrispondono a terrazzi marini, che digradano verso
l’Adriatico e sono, a luoghi, delimitati verso est da scarpate poco elevate,
corrispondenti a ripe di abrasione. La piana alluvionale si estende con
continuità dalla zona dei terrazzi più antichi fino alla piana costiera che
corrisponde, per gran parte, ad antiche aree lagunari. Il successivo
insabbiamento delle vie di comunicazione con il mare ha favorito la
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Capitolo 2 Inquadramento geografico
formazione di numerosi laghi costieri (Lago di Salpi e Lago Salso)
successivamente colmati per fatti naturali ed antropici. La zona litorale è
costituita da depositi di spiaggia caratterizzati dalla presenza di dune
sabbiose, rappresentate da dossi allungati parallelamente alla riva.
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE
Il Tavoliere di Puglia rappresenta la parte settentrionale
dell’Avanfossa adriatica meridionale, nota in letteratura anche come Fossa
bradanica. La sua storia geologica è strettamente collegata all’evoluzione
paleogeografica dell’Avampaese apulo. Essa, infatti, inizia a delinearsi
agli inizi del Terziario nel corso dell’orogenesi appenninico - dinarica
contestualmente all’avanzare delle falde appenniniche verso est
(RICCHETTI et alii, 1988).
Con il Pliocene, la Fossa bradanica viene a costituire l’avanfossa
della Catena Appenninica; il carico della catena determina infatti
l’abbassamento della Fossa e l’inarcamento delle Murge che assumono la
struttura di un’ampia piega anticlinalica a cui il sistema di faglie
distensive, con trend NO-SE, ha dato l’aspetto di un ampio “horst” (fig.
4). A seguito della subsidenza, la Fossa è sede di un’intensa attività
sedimentaria rappresentata, nel margine interno, da colate di scivolamento
gravitativo di provenienza appenninica (olistostromi) e nel margine
esterno da apporti longitudinali provenienti da NW, interpretati da
BALDUZZI et alii (1982) come intervalli di sedimentazione torbiditica.
Questi ultimi producono l’accumulo di potenti corpi sabbioso-argillosi
soprattutto nella zona di massima subsidenza (Fossa di Candela).
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Figura 4 – Sezione geologica attraverso l’Appennino Meridionale e la Fossa Bradanica (da SELLA et alii, 1988)
In fig. 5 è riportata una sezione trasversale del sottosuolo dell’area
dei campi gassiferi di Candela ed Ascoli Satriano, ottenuta dalla
correlazione fra carotaggi elettrici di pozzi (CASNEDI, 1988). Essa mette in
evidenza apprezzabili variazioni nella successione dei corpi argilloso-
sabbiosi che risultano spesso troncati ad W dalla coltre alloctona, come
meglio evidenziato nella sezione semplificata. Verso E, essa mostra una
graduale riduzione dei corpi sabbiosi fino ad essere completamente
sostituiti da argille. Gli intervalli sabbiosi pertanto hanno un’estensione
trasversale limitata.
In senso longitudinale, lo stesso CASNEDI (1988) osserva invece una
progressiva diminuzione del rapporto sabbia/argilla procedendo verso SE.
Nel Pliocene superiore prevalgono gli eventi di tettonica trasversale
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Figura 5 – Correlazione fra carotaggi elettrici di pozzi in sezione trasversale (da CASNEDI, 1988) che portano alla separazione dell’Avanfossa in più bacini (molisano,
pugliese, lucano).
Nel Pleistocene inferiore, ha inizio una fase di generale
sollevamento testimoniata dall’esistenza di depositi sommitali di carattere
regressivo (BALDUZZI et alii, 1982). A questa tendenza regressiva, si
sovrappongono le oscillazioni glacio-eustatiche quaternarie che portano
alla formazione dei depositi marini terrazzati (CALDARA & PENNETTA,
1993) e dei depositi alluvionali.
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
3.1 STRATIGRAFIA
Nel Tavoliere affiorano litotipi di diversa natura ed età, come
desumibile dalla Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000.
NUMERO FOGLIO NOME FOGLIO
155 San Severo
156 S. Marco in Lamis
157 Monte S. Angelo
163 Lucera
164 Foggia
165 Trinitapoli
174 Ariano Irpino
175 Cerignola
176 Barletta
I diversi fogli che coprono l’intera area del Tavoliere, la cui
denominazione è indicata nel sovrastante prospetto, non forniscono un
quadro geologico d’insieme sufficientemente uniforme, essendo stati
redatti da rilevatori diversi e in epoche differenti; notevoli discordanze,
anche interpretative oltre che cartografiche, si riscontrano anche tra fogli
adiacenti.
Per la definizione dei caratteri geologici d’insieme dell’intera area,
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
si è pertanto reso necessario un lavoro di revisione svolto, non soltanto
sulla base degli elementi cartografati nei suddetti fogli, ma anche
attraverso sopralluoghi e la consultazione dei dati stratigrafici relativi sia
ai numerosi pozzi per acqua presenti nell’area sia alle perforazioni
eseguite a scopi geognostici e per la ricerca di idrocarburi.
In particolare sono stati consultati:
♦
♦
♦
♦
♦
♦
pozzi Agip perforati tra gli anni ’70 e gli anni ’90 (AGIP, 1971,
AGIP,1994, BALDUZZI et alii, 1982);
pozzi dell’Ente Irrigazione sia di vecchia realizzazione (relativi
agli anni ’50 - ’60) sia di nuova realizzazione tra cui quelli appartenenti
alla rete di monitoraggio della regione Puglia;
pozzi della Cassa del Mezzogiorno utilizzati negli anni ’70
nell’ambito di uno studio della falda pleistocenica (Cassa del
Mezzogiorno, 1971);
pozzi della Regione Puglia realizzati negli anni ’80 - ’90;
pozzi di privati;
pozzi dell’AQP (Acquedotto Pugliese);
È stata così redatta una carta litologica prodotta sia su supporto
cartaceo che magnetico (tav. 1) ed alcune sezioni geologiche ed
idrogeologiche riportate in appendice.
Sulla base dei caratteri litostratigrafici e dell’area geografica di
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
appartenenza, i terreni localmente affioranti sono stati riferiti alle seguenti
unità:
UNITÀ APPENNINICHE (Cretaceo - Pliocene medio) ♦
♦
♦
UNITÀ DELL’AVAMPAESE APULO (Cretaceo – Pliocene sup.)
UNITÀ DEL TAVOLIERE (Pliocene – Olocene)
UNITA’ APPENNINICHE
Sono rappresentate sia dalle associazioni litologiche in facies di
flysch, a giacitura caotica e a prevalente componente argillosa, di età
compresa tra il Cretaceo sup. e il Miocene sup., e sia dalle sabbie e dai
conglomerati di età infra-meso pliocenica. Data l'analogia nelle modalità
di traslazione e messa in posto , BALDUZZI et alii (1982) raggruppano tali
unità sotto il generico termine di alloctono qui denominato “Complesso
dei monti della Daunia”.
La consultazione delle stratigrafie dei numerosi pozzi eseguiti per
la ricerca di idrocarburi, ricadenti soprattutto lungo il margine
appenninico, ha consentito di individuare lo spessore di queste unità che
oltrepassa i 3 km spingendosi per oltre 2.5 km sotto il livello del mare
come mostrano le sezioni B-B’ e C-C’ le cui tracce sono riportate in
tavola 2 .
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
UNITÀ DELL’AVAMPAESE APULO
Sono rappresentate dai calcari della piattaforma carbonatica apula
del Cretaceo e dai depositi calcarenitici del Miocene e del Plio-
Pleistocene.
Tali unità affiorano estesamente nelle limitrofe aree del Gargano e
delle Murge mentre nell’area del Tavoliere sottostanno alla spessa ed
estesa copertura dei sedimenti di Avanfossa (RICCHETTI et alii, 1988).
Tale assetto è ben rappresentato nelle sezioni geologiche B-B’, C-C’,
D-D’.
I calcari, come detto, affiorano principalmente lungo il margine
garganico e murgiano dell’area e sporadicamente in esigui affioramenti
lungo il basso F. Ofanto. La presenza delle Cave di Cafiero, a SW di S.
Ferdinando di Puglia, e della Cava di Lagrimaro, nei pressi della Stazione
di Cerignola Campagna, fanno ipotizzare che il substrato carbonatico,
localmente, si trovi a bassa profondità dal piano campagna (COLACICCO,
1951).
Le calcareniti mioceniche affiorano in lembi di limitata estensione e
spessore nell’area garganica e in particolare nei dintorni di Apricena e di
Manfredonia; sono caratterizzate da facies calcareo organogene, di
ambiente costiero e lagunare, in parziale eteropia con biocalcareniti di
mare aperto (D’ALESSANDRO et alii, 1979).
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Analoghe e coeve facies sono presenti nel sottosuolo della Fossa
bradanica.
Depositi calcarenitici più recenti, del Pliocene sup. – Pleistocene
inf., costituiti da calcari detritici e organogeni (“tufi calcarei”), di colore
biancastro o giallastro, bordano il margine garganico e murgiano dell’area.
Dalla sezione D-D’, lungo l’allineamento Foggia-M.Granata, si
può notare come tali depositi non siano dotati di grande continuità
laterale; infatti, rinvenuti nel pozzo C6 con uno spessore di 36 m circa,
risultano invece assenti nel pozzo C7 distante dal primo all’incirca 7 km.
Ciò fa presumere che lo spessore delle calcareniti tenda a ridursi verso
l’entroterra; tuttavia non è possibile trarre conclusioni certe al riguardo
anche se le stratigrafie delle perforazioni eseguite per la ricerca
d’idrocarburi), contrassegnate con la lettera I nelle sezioni geologiche,
sembrano confermare tale ipotesi.
I dati caratteristici dei pozzi per idrocarburi sono riportati in
appendice B.
UNITÀ DEL TAVOLIERE
Queste unità sono costituite dai depositi di riempimento
dell’avanfossa appenninica, di età pliocenica e infrapleistocenica, e dai
depositi marini e alluvionali delle coperture medio-suprapleistoceniche e
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
oloceniche della piana.
I depositi della fase di riempimento della Fossa bradanica, rinvenuti
nel sottosuolo attraverso l’analisi dei numerosi sondaggi perforati per
ricerche di idrocarburi, sono costituiti da alternanze sequenziali di sabbie
e argille; verso il margine appenninico, le coltri alloctone si inseriscono
nel Pliocene inf.-medio e spesso ne costituiscono la parte prevalente, come
osservabile nelle sezioni B-B’e C-C’. Si tratta di argille indicate con il
generico termine di “Argille grigio azzurre”, localmente sabbiose e
fossilifere, di colore grigio-azzurro con tendenza al giallastro, nella parte
alta, a causa dei fenomeni di alterazione. All’interno della successione
argillosa, sono presenti, a diverse altezze stratigrafiche, livelli sabbiosi e
fossiliferi formanti corpi lenticolari di modesto spessore.
La parte affiorante di questo complesso si estende principalmente
lungo una larga fascia che, con direzione NO-SE, borda i fianchi orientali
dell'Appennino fino a quota 100 - 125 m slm (tav. 1); inoltre, affiorano
lungo la bassa valle del F. Ofanto, tra Barletta e Canosa e lungo il F.
Fortore fino a circa 100 m slm. Nella parte medio-bassa della piana, le
“Argille grigio-azzurre” sottostanno alla copertura alluvionale e lo
spessore dell’unità si riduce in corrispondenza della fascia costiera.
La sezione B-B’, ricostruita attraverso le stratigrafie dei pozzi per
la ricerca di idrocarburi e dei pozzi attestati nel substrato prepliocenico,
mostra chiaramente come lo spessore di questa unità diminuisca passando
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
da circa 2000 m (pozzo I 47), sul bordo dell’Appennino, a circa 140 m
(pozzo C2), in corrispondenza del T. Candelaro.
Lo stesso può dirsi per la sezione D-D’, dove lo spessore delle
argille raggiunge i 764 m, nei pressi di Foggia, come si rileva dai dati
stratigrafici riportati in COLACICCO (1951), e si riduce a 140 m a 5 km dal
T. Candelaro (pozzo C6).
La serie regressiva del Calabriano si chiude con i terreni sabbiosi e
sabbioso-conglomeratici del Pleistocene inf. costituiti da ciottoli
poligenici eterometrici, arrotondati e/o appiattiti; a luoghi, si presentano
fossiliferi e cementati e s’individuano intercalazioni di lenti sabbiose di
colore giallastro. Questi terreni affiorano in un’estesa zona compresa tra
Ascoli Satriano e Lavello ed in una sottile fascia lungo il F. Fortore e nei
pressi di Serracapriola, dove sono prevalentemente sabbiosi con
intercalazioni di lenti ciottolose (Sabbie di Serracapriola).
Lungo la fascia settentrionale del Tavoliere (nei pressi di Poggio
Imperiale, Chieuti e S. Severo) e a SE del F. Ofanto si rinvengono depositi
marini terrazzati del Pleistocene medio-sup. In particolare, nei dintorni di
S. Severo questi depositi sono costituiti da limi, sabbie limose e sabbie,
come si evince dalla colonna stratigrafica riportata in figura 6 e relativa ad
indagini geognostiche realizzate in zona. Al bordo murgiano i depositi
terrazzati diventano prevalentemente sabbiosi e fossiliferi e poggiano a
luoghi sulle Argille grigio-azzurre e a luoghi su depositi delle unità
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
dell’Avampaese apulo.
Lungo tutta la fascia occidentale del Tavoliere, s’individuano
depositi terrazzati alluvionali e deltizi del Pleistocene sup. che affiorano
tra 400 e 100 m di quota e formano strutture prevalentemente allungate in
direzione W-E. Questi depositi poggiano in trasgressione sui depositi del
Ciclo bradanico a W ed a S (MALATESTA et alii, 1967) mentre a N,
(sezione A-A’) verso il F. Fortore, poggiano in parte su questi ed in parte
sui depositi marini terrazzati. Essi sono costituiti da ciottoli poligenici, a
luoghi cementati, con intercalazioni sabbiose e la loro non continuità è
dovuta alle numerose incisioni prodotte dagli attuali corsi d’acqua.
Tuttavia a sud, nel tratto compreso tra il T. Carapelle e il F. Ofanto, i
depositi terrazzati hanno una maggiore estensione, favorita dal diradarsi
della rete idrografica.
Lungo la fascia pedegarganica e nei pressi di Biccari (area
appenninica), s’individuano le conoidi detritiche e alluvionali del
Pleistocene sup.-Olocene, costituite prevalentemente da ghiaie e sabbie
nella suddetta località appenninica, e da brecce calcaree verso la fascia
pedegarganica.
In tutta l’area, specialmente quella orientale, prendono particolare
sviluppo i sedimenti della pianura alluvionale anch’essi del Pleistocene
sup.-Olocene che, a partire da circa 170-175 m slm, si spingono fin nei
pressi della costa conferendo un aspetto pianeggiante all’intera regione.
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Gli spessori, variabili, tendono ad aumentare procedendo da W verso E
raggiungendo valori massimi nella zona rivierasca (sezione F-F’). Tali
depositi sono rappresentati da un’alternanza lenticolare di sedimenti
alluvionali ghiaiosi, sabbiosi e argillosi, in parte limosi, di facies
continentale che si incrociano e anastomizzano di frequente. Questi
rappresentano il risultato dei numerosi episodi deposizionali che hanno
interessato il Tavoliere. Un esempio è schematizzato nella sezione
geologica che in corrispondenza dell’allineamento Lucera-Ripatetta taglia
trasversalmente i depositi alluvionali del T. Vulgano (fig. 7).
Figura 7 – Profilo geologico delle alluvioni del T. Vulgano (da CALDARA & PENNETTA, 1993)
In essa si evidenzia una successione di cinque unità che, separate
da superfici di contatto erosivo, sono rappresentative di cinque fasi di
alluvionamento (CALDARA & PENNETTA, 1993).
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Le alluvioni del Tavoliere contengono, nella parte più superficiale,
una crosta evaporitica di natura calcarea, sede di villaggi storici e
preistorici (CALDARA & PENNETTA, 1990); il suo spessore può raggiungere
anche gli otto o dieci metri (stazione di Cerignola Campagna). La genesi è
legata al fenomeno della risalita capillare come conseguenza del clima
fortemente arido che in passato ha caratterizzato l’area. Tale fenomeno è
stato favorito anche dalla presenza, nella zona di aerazione, di depositi
limoso-argillosi per i quali le altezze di risalita, inversamente
proporzionali al diametro dei pori, risultano maggiori. Infine, le elevate
temperature hanno favorito intensi fenomeni di evaporazione e di
precipitazione di CaCO3, come conseguenza del chimismo dell’acqua di
falda caratterizzata da un elevato tenore in Ca e HCO3.
La pianura alluvionale è solcata da numerosi corsi d’acqua i cui
fondovalle sono colmati da limi argillosi frammisti a sabbie e ghiaie. Si
tratta di depositi d’alveo attuali e recenti, olocenici, che presentano
spessori ed estensioni maggiori lungo i corsi d’acqua a regime perenne
(Ofanto, Fortore e Candelaro) e ridotti ad una stretta fascia lungo l’alveo,
nei canali e nei torrenti a regime stagionale.
Verso la costa, affiorano i depositi palustri e di colmata olocenici,
costituiti essenzialmente da limi. Questi si rinvengono nella fascia
bordante i laghi di Lesina e Varano nonché nella fascia costiera interna
compresa tra Manfredonia e Margherita di Savoia corrispondente ad
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
antiche paludi successivamente colmate per fatti naturali ed antropici. Qui
si identificano livelli con faune salmastre legate a processi di chiusura e
apertura stagionale dei canali di comunicazione con il mare ai fini del
ripopolamento ittico dell’ex lago Salpi attualmente bonificato (CALDARA
& PENNETTA, 1990).
Il quadro stratigrafico si completa con i depositi costieri anch’essi
dell’Olocene costituiti da sabbie e ghiaie formanti una stretta spiaggia
delimitata verso terra da cordoni dunari (BOENZI et alii, 1991).
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
3.2 TETTONICA
Il Tavoliere di Puglia corrisponde al settore nord-occidentale
dell’Avanfossa della Catena Appenninica meridionale.
Dal punto di vista strutturale, il Tavoliere costituisce una
depressione tettonica colmata da una spessa successione di depositi di età
plio-pleistocenica. La giacitura di questi depositi, in affioramento, è
caratterizzata da strati suborizzontali o debolmente inclinati verso E; in
profondità, il loro assetto è fortemente condizionato dalla morfologia del
substrato pre-pliocenico, dislocato da faglie e formante una struttura a
blocchi nella quale s’individuano numerosi horst e graben. Gli alti
tettonici, insieme ai sovrastanti livelli sabbiosi pliocenici, costituiscono le
numerose trappole di giacimenti gassiferi presenti nella zona.
Il limite orientale del Tavoliere, al margine del Promontorio
garganico, è rappresentato da un’importante dislocazione tettonica,
corrispondente al T. Candelaro. In tale area, le unità dell’Avampaese
Apulo risultano ribassate verso l’avanfossa appenninica da un sistema di
faglie, ad andamento prevalentemente appenninico, a sua volta dislocate
da sistemi secondari a direzione ENE - WSW ed E-O, circa paralleli al
corso del F. Ofanto. Il substrato prepliocenico risulta pertanto suddiviso in
una serie di blocchi, con generale sprofondamento verso SE (CASNEDI,
1988) sino a raggiungere la profondità massima di oltre 4000 m .
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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere
Circa un milione di anni fa, in seguito all’attenuazione delle spinte
appenniniche, al rilascio elastico della Piattaforma Apula e alla
compensazione isostatica, si è avuto un sollevamento regionale ancora in
corso. Tali movimenti verticali di sollevamento, si sono prodotti in forma
differenziale e a più riprese per concomitanti oscillazioni glacio-eustatiche
del livello marino (RICCHETTI et alii, 1988).
Il risultato è rappresentato da diversi depositi terrazzati
corrispondenti a più cicli sedimentari marini e/o a fasi continentali
d’alluvionamento dei quali non è stato possibile distinguere le varie fasi di
terrazzamento a causa dei dislivelli modesti fra le scarpate, le litologie
poco differenziate e la forte antropizzazione (CALDARA&PENNETTA, 1993).
.
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
4. IDROGEOLOGIA DEL TAVOLIERE
La particolare situazione stratigrafica e strutturale del Tavoliere
porta a riconoscere tre unità acquifere principali situate a differenti
profondità (MAGGIORE et alii, 1996).
Procedendo dal basso verso l’alto, la successione è la seguente:
♦
♦
♦
acquifero fessurato-carsico profondo, situato in
corrispondenza del substrato carbonatico prepliocenico del
Tavoliere;
acquifero poroso profondo, corrispondente ai diversi livelli
sabbiosi intercalati nella formazione pliopleistocenica delle “argille
grigio-azzurre”;
acquifero poroso superficiale, corrispondente agli interstrati
sabbioso-ghiaiosi dei depositi marini e continentali di età Pleistocene
superiore-Olocene.
Qui di seguito verranno illustrati i caratteri idrogeologici generali
di ciascun acquifero e le principali caratteristiche idrochimiche delle
acque sulla base delle conoscenze più recenti disponibili.
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
4.1 ACQUIFERO FESSURATO-CARSICO PROFONDO
Il substrato calcareo prepliocenico, soggiacente ai depositi plio-
pleistocenici, prevalentemente argillosi, dell’Avanfossa appenninica, è
ribassato a gradinata da sistemi di faglie dirette, a direzione appenninica e
antiappenninica, che danno origine ad una articolata struttura ad horst e
graben. Le suddette masse carbonatiche sepolte ospitano un esteso corpo
idrico, localizzato a diverse profondità e collegato lateralmente alle falde
idriche del Gargano e delle Murge.
L’ interesse per questo acquifero è tuttavia limitato alle zone dove
il substrato si trova a profondità inferiori a qualche centinaio di metri,
vale a dire in prossimità della fascia pedegarganica del Tavoliere e lungo
il bordo ofantino delle Murge, dove il valore di salinità non supera i 2.5
g/L come si rileva dalle sezioni A-A’, B-B’, D-D’ e E-E’. Procedendo
verso la parte mediana dell’ Avanfossa, il contenuto salino delle acque
aumenta notevolmente con la profondità del substrato, passando da valori
tipici di acque di origine meteorica a valori caratteristici di acque connate
(MAGGIORE et alii, 1996).
La presenza di acque dolci è condizionata dal carico che esse hanno
localmente: esse sono presenti solo se tale carico è in grado di mantenere
l’acqua salata ad una profondità maggiore rispetto a quella del tetto della
formazione carbonatica.
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Quanto sinora esposto trova conferma nella sezione A-A’ nella
quale, procedendo dal Gargano verso il F. Fortore, si registra un notevole
incremento del valore di salinità legato all’approfondimento dell’acquifero
carsico e al minore apporto d’acqua dolce sotterranea del settore più
occidentale dell’acquifero garganico.
I valori di salinità misurati dopo la perforazione dei pozzi, pur
relativi ad epoche diverse, dimostrano che al bordo garganico del
Tavoliere, nei primi 100-300 m di profondità, la falda carsica è
caratterizzata da valori di salinità piuttosto bassi, compresi tra 2.5 g/L e
4.0 g/L. Procedendo verso il F. Fortore, la salinità cresce bruscamente
sino ad assumere i valori tipici dell’acqua di origine marina in
corrispondenza del pozzo C10, dove si è rinvenuta acqua con contenuto
salino pari a 38 g/l.
Ciò trova conferma dai risultati del carotaggio multiparametrico
(fig. 8), spinto fino ad oltre 200 m di profondità rispetto al livello mare,
eseguito lungo la colonna idrica del pozzo LS12FG della rete di
monitoraggio della Regione Puglia, indicato con la sigla C33 in tabella 1.
Passando ad analizzare la stratigrafia termo-salina, si può osservare
che la temperatura, compresa tra 30 e 33oC, e la salinità, compresa tra 37 e
40 g/l, aumentano con la profondità ed assumono valori molto più alti di
quelli riscontrati nei pozzi di monitoraggio ubicati in corrispondenza del
Promontorio garganico. Inoltre, l’ossigeno disciolto è praticamente
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
assente. Tutto ciò induce a pensare che il movimento dell’acqua sia lento
se non addirittura nullo, e vi sia un apporto di acqua connata, più salata e
più calda.
Temperatura (oC) Salinità (g/L)
pH Ossigeno disciolto (mg/L)
Figura 8 – Carotaggi multiparametrici eseguiti nel pozzo LS12FG (da Cotecchia, 1998)
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
MAGGIORE et alii (1996) evidenziano che l’intrusione salina è
maggiore in corrispondenza della fascia pedegarganica che si sviluppa
verso il Golfo di Manfredonia, mentre nella zona di Poggio Imperiale-
Apricena, a sud del Lago di Lesina, risulta ostacolata dal brusco aumento
di spessore dei terreni impermeabili dell’Avanfossa appenninica.
I caratteri strutturali del substrato carbonatico prepliocenico sono
ricostruiti nella sezione B-B’ che va dal Subappennino Dauno al
Promontorio del Gargano. Essa è stata ottenuta sulla base delle stratigrafie
dei pozzi perforati per le ricerche d’acqua e di idrocarburi, contraddistinti
rispettivamente con la sigla C e I in tavola 2. Dalle stesse stratigrafie è
stato possibile definire l’approfondimento del substrato carbonatico
prepliocenico che nei pressi dell’Appennino raggiunge la profondità di
diverse migliaia di metri (~ 4000).
I dati caratteristici dei pozzi che si attestano nel substrato
carbonatico sono riportati in tabella 1.
La circolazione idrica sotterranea è fortemente condizionata dai
caratteri strutturali ed in particolare dalla presenza delle numerose faglie
che determinano direttrici di flusso preferenziali, nonché dalle
caratteristiche idrauliche dell’acquifero che variano da zona a zona in
funzione dello stato di fratturazione e carsismo della roccia.
In relazione ai rapporti idrici intercorrenti fra la porzione di
piattaforma carbonatica affiorante in corrispondenza del promontorio
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
garganico e dell’ horst murgiano e la parte sprofondata del graben del
Tavoliere, la situazione risulta molto articolata. Le acque carsiche del
promontorio garganico defluiscono radialmente dalle zone più interne,
dove è prevalente l’alimentazione dell’acquifero ad opera delle acque
meteoriche, verso la costa dando luogo a numerose sorgenti localizzate in
tratti di costa ben definiti. Esistono tuttavia due importanti zone di
deflusso preferenziale in corrispondenza delle quali si osservano cospicue
emergenze d’acqua: una a N, verso il lago di Varano e la parte orientale
del lago di Lesina, e l’altra a SE, tra Manfredonia e Siponto.
Riguardo la situazione sul bordo murgiano, studi più recenti di
GRASSI et alii (1992), attraverso la ricostruzione delle isopieze e di
sezioni idrogeologiche (figg.9-10), evidenziano che esiste un marcato
deflusso idrico sotterraneo che dalla Murgia si dirige verso il Tavoliere.
Nella figura 9 si può osservare che al passaggio dall’horst
murgiano al graben del Tavoliere, la configurazione delle isopieze non
mostra ricevere alcun significativo disturbo. Ciò dimostra, secondo gli
Autori, che le acque carsiche aventi sede nella porzione affiorante e in
quella sepolta della piattaforma carbonatica, sono in connessione idraulica
e non risentono dell’esistenza dei depositi di colmamento e delle faglie
antiappenniniche dell’ Ofanto.
Quanto detto si evince anche dalla sezione E-E’; i pozzi che
ricadono in tale sezione, alcuni dei quali appartenenti alla rete di
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Figura 9 – Andamento del la superf ic ie del la fa lda profonda e del la fa lda superf ic ia le . 1 . superf ic ie p iezometr ica del la fa lda profonda. 2 . Superf ic ie piezometr ica del la fa lda superf ic iale . 3 . Isobate del te t to del le argi l le . 4 . Pozzi (da GR A S S I e t a l i i , 1992).
monitoraggio della Regione Puglia (C25, C32), registrano infatti valori di
salinità molto bassi con un debole incremento (di soli 0.3g/L in 12 Km
circa) procedendo verso il Tavoliere. Anche il pozzo C25 profondo circa
500 m, ha un valore di appena 1g/L a dimostrazione che la circolazione
idrica sotterranea localmente è fortemente alimentata dalle acque dolci di
origine meteorica circolanti nell’acquifero murgiano e che la falda
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Figura 10 – Sezioni idrogeologiche schematiche dell’area posta a cavallo della Murgia e del Tavoliere di Puglia (da GRASSI et alii, 1992).
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
carsica, anche a tale profondità, è poco contaminata dall’acqua di
intrusione marina.
Dalla stessa sezione, così come dalle sezioni riportate in figura 10,
si può osservare come l’elevato spessore dei depositi impermeabili di
colmamento, che in quest’area si spingono fino a 400 m di profondità, fa
sì che la falda circoli in pressione con risalite piezometriche anche
dell’ordine di diverse centinaia di metri.
Lungo la fascia pedegarganica, diversi Autori (COTECCHIA &
MAGRI, 1996; MONGELLI & RICCHETTI, 1970; MAGGIORE & MONGELLI,
1991; GRASSI & TADOLINI, 1992) hanno riscontrato una particolare
caratteristica delle acque sotterranee: l’elevato valore delle temperature
misurate in alcuni pozzi per acqua ubicati al margine garganico del
Tavoliere e in alcune sorgenti, tra le quali la sorgente S. Nazario e quella
di Siponto, poste rispettivamente a NW e a SE del promontorio garganico.
Misure più recenti (PAGLIARULO, 1996) hanno evidenziato in tale area,
gradienti termici elevati di 10°C/100 m.
L’alta temperatura di queste acque è spiegabile attraverso un
fenomeno di mixing tra acque connate profonde e acque di falda di origine
meteorica. Le acque connate infatti, confinate a 1500-2000 m di
profondità nelle rocce carbonatiche fessurate, sotto l’effetto del gradiente
geotermico regionale (25-30°C/km) arrivano ad assumere temperature di
circa 40-60°C (fig. 11).
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Figura 11 – Sezione idrogeologica schematica che mostra la risalita di acque connate, calde per effetto del gradiente geotermico, e il mixing tra queste e le acque sotterranee fredde del Promontorio del Gargano, di origine meteorica; 1 piattaforma carbonatica;2 alloctono; 3 argille plioceniche; 4 risalita di acque connate; 5 direzione di flusso preferenziale della falda carsica (da MAGGIORE & PAGLIARULO,1999).
A causa delle spinte tettoniche connesse con la convergenza delle
coltri appenniniche verso l’avampaese apulo, queste acque profonde
risalgono verso il Gargano attraverso la struttura a gradinata del substrato
carbonatico prepliocenico fino ad emergere in superficie con temperature
comprese tra 24° C e 27°C (PAGLIARULO, 1996).
Per la caratterizzazione idrochimica delle acque della falda carsica
si sono considerati dati di analisi già acquisiti e relativi a pozzi
appartenenti alla rete di monitoraggio della Regione Puglia situati sia sul
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
bordo garganico e sia sul bordo murgiano (C4, C25, C1, C31, C32, C34,
C26, C24). L’ubicazione dei pozzi è riportata in tavola 1.
In tabella 2 sono riportate le concentrazioni in mg/l dei costituenti
maggiori. Come si può osservare dalla tabella, i dati non si riferiscono
tutti allo stesso periodo di osservazione. In particolare, per il pozzo C4 i
dati riportati sono quelli ricavati all’epoca della perforazione; inoltre, è
l’unico pozzo per il quale il campionamento è avvenuto in condizioni
dinamiche. Quanto detto, pur inducendo ad analizzare i dati con “cautela”,
non impedisce di ricavare alcune importanti indicazioni.
Per ottenere un quadro comparativo immediato, i dati chimici sono
stati rappresentati, previa conversione in meq/l, nel diagramma di
Schoeller (fig.12).
Osservando il diagramma, si nota che sia i tracciati geochimici dei
campioni provenienti da pozzi situati al margine settentrionale delle
Murge (C31-C34-C25), sia quello del margine occidentale del Gargano
(C4), mostrano una prevalenza di ioni alcalini e di ione cloruro che porta a
definire queste acque come clorurato alcaline e, pertanto, interessate dalla
contaminazione dell’acqua di intrusione marina. Da notare, inoltre, la
stretta relazione esistente, per questi pozzi, tra il contenuto alcalino e la
distanza dalla costa; infatti, pur appartenendo alla stessa facies
idrochimica, il contenuto dello ione cloruro e degli ioni alcalini tendono a
ridursi gradualmente spostandosi dalla costa verso l’entroterra. C’è inoltre
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Figura 12 – Diagramma di Schoeller per le acque circolanti nell’acquifero fessurato carsico
da osservare che per i pozzi C4, C25 e C34, lo ione HCO3 prevale sullo
ione SO4 e ciò è da attribuire ad un maggiore apporto di acqua di origine
meteorica. Un discorso a sé merita il pozzo C1 il quale presenta un
chimismo meno concordante rispetto agli altri per il maggiore contenuto
di cloruri forse spiegabile con l’infiltrazione, anche se lenta, di acqua ad
elevata salinità contenuta nelle vasche evaporanti delle saline di
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Margherita di Savoia.
Diversi risultano infine i tracciati dei pozzi situati al bordo ofantino
delle Murge; il pozzo C26, che si colloca più all’interno rispetto agli altri,
mostra un tracciato nel quale prevalgono lo ione calcio e lo ione
bicarbonato (acque bicarbonato calciche) mentre per i pozzi C32 e C24 è
lo ione magnesio a prevalere sullo ione calcio forse sia per la natura
prevalentemente dolomitica della roccia serbatoio, trattandosi degli strati
basali della successione del “Calcare di Bari”, sia per una qualche
influenza da parte dell’acqua di intrusione marina.
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
4.2 ACQUIFERO POROSO PROFONDO
L’acquifero poroso profondo è costituito dagli interstrati di sabbie
limose e subordinatamente di ghiaie, presenti a diversa altezza, nella
successione argillosa plio-pleistocenica (sezioni C-C’, E-E’ e B-B’).
Le sue caratteristiche sono poco conosciute soprattutto per quel che
riguarda la geometria e la distribuzione spaziale dei corpi acquiferi, la
connessione idraulica tra i diversi livelli e le altre falde del Tavoliere, le
modalità di alimentazione e di deflusso. Grazie agli studi condotti da
diversi Autori (COTECCHIA et alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996) e alle
stratigrafie dei pozzi perforati in zona sia per la ricerca di acqua che di
idrocarburi, contraddistinti nella tavola 2 rispettivamente con la sigla P
ed I, è stato possibile ricostruirne i caratteri salienti.
I dati caratteristici dei pozzi dell’acquifero poroso profondo sono
riportati in tabella 3.
I livelli acquiferi sono costituiti da corpi discontinui di forma
lenticolare, localizzati a profondità variabili tra i 150 m (sezione E-E’) e
i 3000 m (sezione B-B’) dal piano campagna ed il loro spessore non
supera le poche decine di metri. Nelle lenti più profonde, si rinvengono
acque connate, associate a idrocarburi, che si caratterizzano per i valori
piuttosto elevati della temperatura (22-26°C) e per la ricorrente presenza
di H2S (MAGGIORE et alii, 1996). Tali valori sono spiegabili con il normale
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
aumento di temperatura prodotto dal gradiente geotermico che in
quest’area, ricadente nella provincia geotermica periadriatica,
notoriamente fredda, è stimato inferiore a 25° C/Km (MONGELLI et alii,
1983).
La falda è ovunque in pressione e presenta quasi sempre caratteri di
artesianità. Le quote piezometriche, rilevate da COTECCHIA et alii (1995)
in una serie di pozzi trivellati in un’area compresa tra Foggia e Stornara,
variano procedendo da SSW verso NNE, passando da valori anche
superiori ai 200 m s.l.m. sino a valori dell’ordine di una decina di metri .
Anche la permeabilità e la trasmissività, valutate sugli stessi pozzi
con apposite prove di emungimento, sono risultate molto modeste, con
valori medi di T = 1,38 * 10-4 m2/s e K = 3,9 * 10-6 m/s.
La produttività dei livelli idrici, pur essendo variabile da luogo a
luogo, risulta sempre molto bassa con portate di pochi litri al secondo. In
genere, la produttività tende a diminuire rapidamente a partire dall’inizio
dell’esercizio del pozzo ed in alcuni casi si è registrato il completo
esaurimento della falda. Ciò dimostra che tali livelli possono costituire
soltanto delle limitate fonti di approvvigionamento idrico essendo la
ricarica molto lenta. Tuttavia negli ultimi quarant’anni, la crescente
richiesta di acqua ha dato avvio all’esecuzione di un cospicuo numero di
opere di captazione, per lo più in regime di abusivismo, per uso irriguo,
che si spingono in profondità intercettando i livelli acquiferi interclusi
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
nella formazione argillosa, incidendo sulla salvaguardia degli equilibri
idrogeologici degli stessi.
Studi condotti da COTECCHIA et alii (1995) hanno consentito di
determinare l’età delle acque contenute in tali livelli, sulla base delle
determinazioni del contenuto in 14C e di δ13C, δD e δ18O. I valori di
composizione isotopica ottenuti indicano età molto alte che riportano
l’epoca dell’infiltrazione di tali acque a circa 2000 anni fa. Ciò conferma
che il loro tasso di rinnovamento è praticamente nullo.
Trattandosi poi, come vedremo in seguito, di acque fortemente
mineralizzate ed in particolare con elevati valori di sodio, il loro utilizzo
sui terreni limo-argillosi superficiali, presenti soprattutto nella parte
bassa del tavoliere, determina modificazioni negative anche sotto l’aspetto
pedologico con gravi danni alle colture. Il sodio infatti, oltre a ridurre la
lavorabilità dei terreni ne modifica la permeabilità sia all’aria che
all’acqua ostacolando così l’azione benefica di dilavamento dovuta alle
acque di precipitazione.
Ulteriori problemi sorgono anche dal punto di vista tecnico; i
materiali fini, mobilizzati nella fase di pompaggio, tendono a sedimentare
all’interno del pozzo ostruendone i filtri in tempi decisamente brevi e
determinando condizioni di rischio per la stabilità dell’opera e
l’insorgenza di dissesti superficiali e profondi. Il carattere di artesianità,
assieme al molto spesso inadeguato condizionamento dei pozzi,
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
responsabile della mancanza di isolamento della falda superficiale,
determina travasi e miscelamenti di acque tra la falda profonda e quella
superficiale con conseguente contaminazione di quest’ultima.
Figura 13 – Diagramma di Schoeller per le acque circolanti nell’acquifero poroso profondo (da Maggiore et alii,1996).
I tracciati geochimici ottenuti dalle analisi condotte da MAGGIORE et
alii (1996) per le acque circolanti nell’acquifero poroso profondo, sono
rappresentati in figura 13. Essi, pur evidenziando una notevole variabilità
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
composizionale, mostrano una generale prevalenza dello ione sodio e dello
ione bicarbonato mentre calcio, cloruri e solfati sono presenti in
concentrazioni più basse . Questo porta a definire la facies idrochimica di
queste acque come bicarbonato-sodica.
Un carattere comune riscontrato dagli Autori per tali acque,
perlomeno nella zona compresa tra il T. Celone ed il T. Carapelle, è
rappresentato dalla bassa salinità totale (< 0.6 g/l) che tende
tuttavia ad aumentare, insieme allo ione cloruro, in direzione del
mare. Non è chiaro come l’acquifero risenta di questo fenomeno,
essendo isolato dalle acque marine, mediante una spessa sequenza
di strati argillosi praticamente impermeabili . Tuttavia il processo
può essere spiegato con il fenomeno della diffusione molecolare,
dovuto al gradiente di concentrazione tra l’acqua marina e le acque
sotterranee .
Importanti informazioni si ottengono anche dal grafico di figura 14
dove si può osservare che il rapporto Na/Cl mostra valori elevati,
compresi tra 1,1 e 3,5.
Tale prevalenza del sodio sullo ione cloruro non è spiegabile
neppure ammettendo un contributo da parte delle acque marine che, com’è
noto, sono caratterizzate da valori del rapporto Na/Cl circa uguale a 1. Il
rapporto Na/Ca mostra anch’esso valori di gran lunga superiori all’unità
sottolineando la prevalenza del sodio anche sul calcio che può essere
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
spiegata se si ipotizzano fenomeni di interazione tra gli ioni in soluzione e
la matrice porosa dell’acquifero.
Figura 14 – Caratterizzazione delle acque dell’acquifero poroso profondo sulla base dei cationi principali e dello ione cloruro (da Maggiore et alii, 1996 modificato).
Un sedimento depostosi in ambiente marino o che per fenomeni di
ingressione marina viene a contatto con acque salate, risulta in equilibrio
con la fase liquida e contiene pertanto una elevata percentuale di ioni
sodio nei siti di scambio dei minerali argillosi. Se successivamente tali
sedimenti vengono a contatto con acque dolci, contenenti prevalentemente
ioni calcio che hanno rispetto agli ioni sodio una maggiore affinità verso i
siti di scambio, l’equilibrio chimico viene ad essere perturbato. Si attivano
pertanto delle reazioni di scambio cationico che tendendo a ripristinare
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
l’equilibrio tra ioni adsorbiti e ioni in soluzione, possono portare ad una
significativa variazione della composizione cationica iniziale dell’acqua
dolce che viene ad arricchirsi in sodio e ad impoverirsi in calcio.
(COTECCHIA et alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996) .
Riguardo la provenienza delle acque presenti nelle intercalazioni
sabbiose, sulla base degli studi condotti, COTECCHIA et alii (1995),
avanzano alcune ipotesi. La presenza, sul bordo appenninico del
Tavoliere, di terreni sabbiosi suggeriscono che siano proprio questi litotipi
a costituire la zona di alimentazione. Altra possibile ipotesi è che le lenti
sarebbero alimentate, lateralmente o dal basso, dalle acque presenti nel
massiccio murgiano che, a partire dal margine sud orientale del Tavoliere,
si immerge sotto la formazione argillosa. Le acque rinvenute nella
formazione mesozoica, anche a quote intorno ai 400 m sotto il l.m. e
quindi a contatto con i sedimenti argillosi, sono risultate dolci con carichi
idraulici elevati, salinità e temperature molto basse. Tutto questo sostiene
l’ipotesi che, se pur localmente, la falda carsica possa considerarsi
responsabile dell’alimentazione delle lenti.
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
4.3 ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE
L’acquifero poroso superficiale si rinviene nei depositi quaternari
che ricoprono con notevole continuità laterale la sottostante formazione
delle Argille subappennine.. Le stratigrafie dei numerosi pozzi per acqua
realizzati in zona, evidenziano l’esistenza di una successione di terreni
sabbioso-ghiaioso-ciottolosi, permeabili ed acquiferi, intercalati da livelli
limo-argillosi, a luoghi sabbiosi, a minore permeabilità. I diversi livelli in
cui l’acqua fluisce non costituiscono orizzonti separati ma idraulicamente
interconnessi, dando luogo ad un unico sistema acquifero.
I dati caratteristici dei pozzi dell’acquifero poroso superficiale
utilizzati per le ricostruzioni stratigrafiche sono riportati nelle tabelle 4a e
4b.
In linea generale, si può affermare che i sedimenti a granulometria
più grossolana, e quindi più permeabili svolgenti il ruolo di acquifero,
prevalgono nella zona di monte mentre, procedendo verso la costa, si
fanno più frequenti ed aumentano di spessore le intercalazioni limoso-
sabbiose meno permeabili che svolgono il ruolo di acquitardo.
Essendo le modalità di deflusso della falda fortemente influenzate
da tali caratteristiche, risulta che l’acqua circola in condizioni freatiche
nella fascia pedemontana ed in pressione nella zona medio-bassa,
assumendo localmente il carattere di artesianità (COTECCHIA, 1956).
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Quanto esposto è ben rappresentato nelle sezioni G-G’ ed F-F’
relative rispettivamente alla zona mediana e alla zona bassa della pianura
e ricostruite sulla base delle stratigrafie dei pozzi perforati dall’Ente
Irrigazione negli anni ‘50, nonché dei dati stratigrafici riportati nei lavori
di COLACICCO (1951-1953). Dalle stesse è possibile ancora osservare
come, procedendo verso est, lo spessore complessivo dell’acquifero
aumenti passando dai 50-30 metri nella zona mediana a quasi 100 metri
presso il litorale adriatico. Infine, oltre all’estrema irregolarità del tetto
del substrato impermeabile che sostiene l’acquifero, si noti come esso
tenda con una certa gradualità, ad approfondirsi procedendo verso la linea
di costa dove scende al di sotto di quota zero. Quindi accade che mentre
nelle zone più interne (sezione G-G’), situate a circa 25 Km dalla costa, il
tetto della formazione argillosa si rinviene a circa 30 m s.l.m., nella parte
più orientale, corrispondente alla fascia rivierasca, esso si rinviene a circa
60 m sotto il livello del mare (sezione F-F’). Tutto ciò fa sì che
l’acquifero risulti in tale zona maggiormente vulnerabile all’intrusione
marina (MAGGIORE et alii, 1996; POLEMIO et alii, 1999).
Sulla base dell’elevato contenuto salino rilevato in alcuni pozzi,
soprattutto in corrispondenza del golfo di Manfredonia e lungo la faglia
del Candelaro ai piedi del Gargano, COTECCHIA (1956) aveva già osservato
come, proprio in virtù della rilevante profondità degli strati acquiferi
sotto il livello del mare, questi fossero molto spesso invasi da acqua
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Figura 15 – Carta dello spessore dell’acquifero poroso superficiale. Legenda: !)Argille subappennine; 2)formazioni calcareo dolomitiche mesozoiche; 3) spartiacque idrologico; 4) isopieze in metri s.l.m.; 5)porzioni di acquifero con spessori effettivi < 2 m; 6) porzioni di acquifero con spessori effettivi compresi tra 2 e 10 m; 7) porzioni di acquifero con spessori effettivi tra 10 e 30 m (da Tadolini et alii,1989).
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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
marina anche a notevole distanza dalla linea di costa.
Anche la potenzialità reale della falda, essendo strettamente legata
a fattori di ordine morfologico e stratigrafico, varia sensibilmente da zona
a zona. Le acque, infatti, tendono ad accumularsi preferenzialmente dove
il tetto delle argille forma dei veri e propri impluvi o laddove lo spessore
dei terreni permeabili è maggiore e dove la loro natura è prevalentemente
ghiaiosa.
Riguardo lo spessore effettivo del materasso acquifero, che si
ottiene sommando soltanto lo spessore dei livelli effettivamente
permeabili, TADOLINI et alii (1989) valutano che oltre il 50%
dell’acquifero presenta uno spessore effettivo compreso tra 2 e 30 m; il
40% rientra nel campo 10-30m mentre la restante parte, che coincide con
il bordo appenninico, è caratterizzata da spessori inferiori a 2 m (fig.15).
Circa le modalità di alimentazione della falda superficiale, un
contributo importante proviene dalle precipitazioni. I risultati del bilancio
idrogeologico dell’idrostruttura del Tavoliere, presentati da DE GIROLAMO
et alii (2002), portano alla conclusione che la precipitazione media annua,
pari a 2635 Mm3, si ripartisce secondo le seguenti aliquote: 1462 Mm3,
pari al 55%, evapotraspirazione reale; 735% Mm3, pari al 28%, deflusso
superficiale; 439 Mm3, pari al 17%, la ricarica (fig.16).
Naturalmente, il contributo al ravvenamento della falda è
strettamente dipendente dal grado di permeabilità dei terreni. Le zone di
50
Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
alimentazione della falda sono rappresentate da quelle aree non ricoperte
da materiali argillosi e con caratteristiche tali da poter assorbire buona
parte delle precipitazioni. Tale funzione è svolta soprattutto dai terreni
sabbioso-conglomeratici presenti nella parte medio-alta della piana.
infiltrazione efficace17%
evapotraspirazione55%ruscellamento
28%
Figura 16 - Valori percentuali dell’evapotraspirazione e del deflusso superficiale e sotterraneo del Tavoliere di Puglia
Oltre che dalle acque di infiltrazione, diversi Autori ritengono che
al ravvenamento della falda superficiale contribuiscano anche i corsi
d’acqua che solcano il Tavoliere (COLACICCO, 1953; COTECCHIA, 1956;
MAGGIORE et alii, 1996). Particolari evidenze geologiche ed idrologiche
sembrano sostenere tale ipotesi. Il T.Cervaro, il T.Celone e il T.Vulgano
infatti attraversano, generalmente nel loro tratto intermedio, terreni
permeabili e quindi possono cedere alla falda buona parte delle loro
portate di piena.
51
Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
Per quanto riguarda la produttività dell’acquifero poroso
superficiale, si è ormai ben lontani dalla condizione di acque freatiche
segnalata da COLACICCO (1951) con portate emungibili dell’ordine di 40-
50 l/s. Attualmente, infatti, le portate di emungimento sono spesso così
esigue (1-3 l/s) da rendere necessario l’utilizzo di vasche di accumulo. Lo
stato attuale della falda risulta pertanto di gran lunga differente rispetto a
cinquanta anni fa. L’introduzione in Capitanata di colture fortemente
idroesigenti, intensificatasi agli inizi degli anni settanta, ha portato alla
perforazione di un gran numero di pozzi (circa 3000 nel solo territorio
comunale di Cerignola) che attingono dalla falda idrica sotterranea. I
volumi di acqua erogati per mezzo di fonti superficiali (invasi di Occhito,
Marana-Capaciotti ed Osento) dal Consorzio per la bonifica della
Capitanata, pari a circa 140 Mm3, sono infatti insufficienti a soddisfare il
fabbisogno irriguo valutato da DE GIROLAMO et alii (2002) in circa 550
Mm3. Avendo gli stessi Autori valutato un volume della ricarica annuale
media pari a 439 Mm3 e considerando che parte di questa defluisce
naturalmente verso il mare Adriatico, emerge un sovrasfruttamento della
falda con un bilancio che si chiude quindi in deficit. Il massiccio
attingimento comporta un progressivo esaurimento della falda: estrarre
una quantità di acqua maggiore della ricarica, che costituisce la risorsa
dinamica, ovvero quel volume di acqua che si rinnova ogni anno, significa
attingere anche alla cosiddetta riserva geologica. Quest’ultima come è
52
Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere
noto, è soggetta ad un ricambio lentissimo e pertanto non dovrebbe mai
essere intercettata se non si vogliono perturbare gli equilibri
idrogeologici. Inoltre, poiché i tempi di permanenza nell’acquifero di
queste acque sono molto lunghi (acque di fondo), ne consegue una
maggiore mineralizzazione che è una condizione di degrado qualitativo
per la falda.
53
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
5. STATO QUALITATIVO E QUANTITATIVO
DELLE ACQUE CIRCOLANTI NELL’ACQUIFERO
POROSO SUPERFICIALE
Il testo aggiornato del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152,
recante disposizioni generali per la tutela delle acque, persegue, tra gli
altri obiettivi, la definizione, per tutti i corpi idrici sotterranei ritenuti
significativi (∗), dello stato di qualità ambientale ed il conseguimento,
entro il 2016, di livelli qualitativi possibilmente migliori.
Per i corpi idrici sotterranei, lo stato di qualità ambientale sia
qualitativo che quantitativo, viene definito attraverso attività di
monitoraggio articolate in due fasi. La fase conoscitiva iniziale, di
caratterizzazione sommaria e propedeutica alla successiva fase a regime,
prevede misure quantitative, basate sulla determinazione del livello
piezometrico, e misure qualitative basate sulla determinazione di
parametri di base.
A tale scopo sono state effettuate due campagne di rilievo
freatimetrico e di prelievo di campioni d’acqua: la prima nel 2002, tra il
23 gennaio e il 1 febbraio, la seconda nel 2003, tra il 3 gennaio e l’11
febbraio. Le due campagne realizzate in piena stagione invernale,
∗ Sono significativi gli accumuli d’acqua contenuti nel sottosuolo permeanti la matrice rocciosa, posti al di sotto del livello di saturazione permanente.
54
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
normalmente corrispondente al periodo di ricarica degli acquiferi (DE
GIROLAMO et alii, 2001), hanno interessato alcuni pozzi ricadenti nei
bacini idrografici del T. Candelaro e del T. Cervaro. Tali pozzi sono
distribuiti uniformemente su tutta l’area.
Occorre specificare tuttavia, che la prima campagna è stata
effettuata al termine di un periodo di prolungata siccità (cfr.§ 5.2) e che
la seconda campagna è perdurata oltre i tempi previsti a causa delle
frequenti piogge culminate nell’evento alluvionale del 25 gennaio, per il
quale è stato calcolato un tempo di ritorno di circa 150 anni.
La scelta dei punti d’acqua, tra i numerosi presenti nell’area in
esame, è ricaduta su 85 pozzi, già oggetto di precedenti campagne
freatimetriche eseguite nell’aprile ’87 dalla GEO S.p.a., qui considerati
come serie storica di riferimento. Tale scelta, risultata opportuna per
numero e distribuzione spaziale dei punti d’acqua, ha consentito di
evidenziare le variazioni piezometriche intercorse nell’arco di un
quindicennio.
Durante la prima campagna tuttavia, solo 69 degli 85 punti d’acqua
sono risultati accessibili per la misura del livello e per 48 tra questi è stato
effettuato il prelievo di campioni d’acqua. Nella seconda campagna,
mirante soprattutto ad un confronto sullo stato qualitativo della falda, sono
stati interessati solo i 48 punti d’acqua campionati nella precedente di cui
tuttavia, solo 41 sono risultati accessibili. Occorre specificare a tale
55
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
proposito che tutti i pozzi sono di proprietà di privati che non sempre si
mostrano disponibili ad autorizzare l’accesso al punto di prelievo.
La tavola 3 mostra l’ubicazione dei pozzi considerati. Come può
rilevarsi dalla tavola, un certo numero di pozzi ricade nell’ambito delle
aree di affioramento dei depositi terrazzati, sia marini che fluviali.
Relativamente alla pianura alluvionale, essendo l’area in esame molto
vasta, si è ritenuto opportuno suddividerla in due zone:
♦
♦
zona nord, comprendente tutti i pozzi situati tra il T. Vulgano e
il F. Fortore;
zona sud comprendente tutti i pozzi situati tra il T. Cervaro e il
T. Vulgano.
Tale raggruppamento si spiega con la possibilità di evidenziare
eventuali variazioni legate a disomogeneità litologiche dell’acquifero,
all’influenza del fenomeno dell’intrusione marina che dovrebbe risentirsi
maggiormente per la zona sud, ed ancora alla diversa incidenza
dell’attività antropica. È infatti da considerare che nella zona sud, nella
quale ricade l’abitato di Foggia, oltre alla più elevata densità di
popolazione, vi è una maggiore concentrazione di attività industriali e
agricole che sottopongono l’acquifero ad un maggior sfruttamento e a
rilevanti modificazioni dello stato qualitativo della falda idrica
sotterranea.
56
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
Alla luce di quanto esposto, i punti d’acqua in esame sono stati
suddivisi in quattro gruppi, uno per ciascuna zona (fig. 16a).
Dalla zonazione sono stati esclusi i pozzi A1 e A38. L’esclusione
del pozzo A1 deriva dalla sua collocazione geografica, essendo situato
nell’alveo di magra del F. Fortore. L’esclusione del pozzo A38 è motivata
dalla particolare situazione idrodinamica: la quota piezometrica di questo
pozzo risulta infatti di quasi 15 metri al di sotto del livello del mare ed il
campione d’acqua prelevato possiede le caratteristiche tipiche dell’acqua
marina.
Al fine di ottenere un confronto più immediato tra le diverse zone
individuate, nell’elaborazione dei dati si è fatto ricorso agli strumenti
propri della statistica classica. L’analisi statistica consente di comprendere
il comportamento e le caratteristiche medie dei dati e di purificarli da
valori anomali, cosiddetti “outliers”, e di spiegarne la loro presenza. Sono
stati così determinati, per ciascun parametro e per ciascun
raggruppamento, i principali parametri di locazione (mediana, quartile
superiore e inferiore, 1o e 9o decile).
Il tipo di grafico utilizzato per la rappresentazione ed il confronto
dei valori rilevati nelle varie zone prende il nome di “box & whiskers” o
più genericamente di box plot. Questi grafici sono stati realizzati
utilizzando il programma Grapher 3 (2001).
57
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
I valori in ascissa, che nel nostro caso sono valori di tipo
categoriale (ossia non numerico), indicano le zone in cui sono state
effettuate le misure; le ordinate rappresentano i valori relativi alle misure
di ciascun parametro chimico-fisico. Per il significato dei parametri di
locazione considerati e del grafico utilizzato si veda l’appendice.
Per i parametri ritenuti più significativi sono state realizzate delle
mappe che forniscono un valido supporto per l’analisi spaziale dei dati. Le
mappe sono state realizzate mediante un software per il trattamento
spaziale dei dati ambientali (Surfer, 2002); per la stima della variabile nei
punti non campionati, la metodologia scelta è quella del Kriging ordinario
(vedi appendice A).
Nei paragrafi che seguono verranno illustrate le modalità di
campionamento e di misura seguite ed esaminati i principali risultati
emersi dalla elaborazione ed interpretazione dei dati acquisiti.
58
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
5.1 MODALITA’ DI CAMPIONAMENTO DELLA FALDA E
DI MISURA DEI LIVELLI IDRICI Il livello idrico è stato misurato mediante un freatimetro a segnale
acustico/luminoso provvisto di cavo millimetrato.
Il campionamento, essendo i pozzi nella maggior parte dei casi
privi di pompa, è avvenuto in condizioni statiche utilizzando un
campionatore in acciaio inossidabile collegato alla superficie mediante un
cavo in materiale sintetico inerte; laddove presente, invece, il
campionamento è avvenuto per mezzo della pompa.
Per ogni pozzo sono stati prelevati, nella parte più superficiale della
colonna idrica, due campioni di acqua da 1000 ml. L’acqua così prelevata
è stata collocata con celerità in due appositi contenitori in polietilene
avendo cura di non provocare un’agitazione eccessiva e di ridurre al
minimo il tempo di esposizione all’aria del campione. Tali accorgimenti
sono necessari per evitare alterazioni delle caratteristiche qualitative
originarie delle acque ed in particolare dell’originario contenuto in
sostanze volatili.
Nella campagna 2002, entrambi i campioni prelevati sono stati
acidificati con 1 cc di acido solforico (H2SO4) . Tale aggiunta, necessaria
per fissare la sostanza organica ed impedirne la decomposizione, ha
tuttavia reso impossibile la determinazione degli anioni (solfati, cloruri,
carbonati). Pertanto, nella campagna 2003, è stato acidificato un solo
59
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
campione rendendo così possibile la determinazione dei suddetti
parametri.
Successivamente all’estrazione dei campioni destinati alle indagini
di laboratorio, si è prelevata una ulteriore quantità di acqua per la
determinazione in sito di tutti quei parametri che possono subire delle
sensibili variazioni con il trasporto, conservazione e trattamento del
campione.
In particolare, nella campagna ’02 sono stati determinati
temperatura e ossigeno disciolto, per mezzo di un termometro/ossimetro, e
nella campagna ’03 sono stati determinati temperatura, pH e conducibilità
elettrolitica per mezzo di una sonda multiparametrica.
Allo scopo di avere campioni rappresentativi, non contaminati dai
prelievi precedenti, si è effettuata una accurata pulizia
dell’equipaggiamento di campionatura prima di ogni suo nuovo impiego.
I campioni d’acqua, una volta prelevati, sono stati collocati in una
borsa termica e mantenuti alla temperatura di 4° - 5°C. A fine giornata,
sono stati poi portati presso la sede dell’IRSA di Bari e riposti in una cella
frigorifera per essere successivamente analizzati.
60
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
5.2 LO STATO QUANTITATIVO
La campagna di rilievo del livello idrico, effettuata nel gennaio
2002, ha interessato 69 pozzi in parte a scavo e in parte trivellati, ricadenti
nei bacini idrografici del T. Candelaro e del T. Cervaro; la loro ubicazione
è riportata in tavola 3.
I dati caratteristici di tali pozzi e i valori dei livelli idrici sono
riportati in tabella 5, assieme ai dati relativi alla campagna freatimetrica
del 1987 utilizzati come serie storica di riferimento. Di tutti i pozzi
considerati, sei (A56-A57-A72-A74-A75-A76) sono risultati secchi.
Nel grafico di figura 17, sono messe a confronto le quote
piezometriche relative ai due periodi di misura. I pozzi rappresentati in
questo grafico sono stati ordinati per quota topografica decrescente. Dal
grafico si evidenzia innanzitutto, la stretta dipendenza tra quota
topografica e quota piezometrica e come quest’ultima tende a diminuire al
diminuire della prima. Per i pozzi della piana alluvionale questo
andamento è anche legato al progressivo abbassamento del tetto del
substrato impermeabile che, affiorante sul bordo appenninico, si rinviene
ad oltre 60 m sotto il livello del mare in prossimità della costa. Tale zona,
pertanto, risente fortemente del fenomeno di intrusione marina come
dimostra la preoccupante situazione per il pozzo A38 che risulta il più
61
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
prossimo alla costa e la cui quota piezometrica soggiace di quasi 15 m al
livello mare, evidenziando il forte “stress” cui la falda è sottoposta.
Nessuna relazione con la quota topografica è osservabile nel grafico
di figura 18 in cui sono riportate le variazioni del livello idrico relative
allo stesso periodo; ci si aspetterebbe infatti che, procedendo da monte
verso valle, le variazioni aumentino, mentre esse risultano estremamente
irregolari. E’ possibile invece osservare che le differenze, variabili dal
metro ad oltre 18 m, risultano maggiori per i pozzi trivellati che attingono
a livelli più profondi. Essendo i tempi di ricarica più lunghi per i livelli
profondi, ne consegue cha la risposta dell’acquifero è più lenta e quindi
maggiore è lo sfasamento tra il momento in cui l’acqua si infiltra nel
sottosuolo e quello di arrivo nella zona di emergenza.
È in ogni caso evidente dal grafico, il generale e sensibile
abbassamento del tetto della falda tale da determinare in alcuni casi
l’abbandono di pozzi ormai secchi.
Fanno eccezione a questa generale tendenza solo i pozzi A20 e A22
dove si è riscontrato un piccolo sollevamento rispettivamente di 40 cm e
70 cm.
Il degrado quantitativo riscontrato è da legarsi all’emergenza idrica
provocata dai lunghi periodi di siccità, divenuti particolarmente frequenti
a partire dalla metà degli anni ’80. Tali eventi, riducendo bruscamente la
disponibilità di acqua negli invasi artificiali, hanno determinato un nuovo
62
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
incremento d’uso delle acque sotterranee, oltre a ridurre l’entità della
ricarica (Polemio et alii, 1999).
Nei grafici di figura 19 e nel box-plot di figura 20, sono riportate le
variazioni del livello idrico dei diversi gruppi individuati. La non
coincidenza dei periodi di osservazione può comportare una
sopravvalutazione della variazione dei livelli, tenendo conto che ad aprile
(’87) i prelievi per uso irriguo possono già essere in atto; inoltre, il
periodo di ricarica può dirsi quasi ultimato mentre a gennaio (’02) è
ancora in corso.
Risulta evidente dai grafici che le variazioni sono più basse e meno
variabili nella zona dei terrazzi sia marini che fluviali.
Per i terrazzi fluviali, tale diversità può essere messa in relazione
con la maggiore permeabilità dei depositi e con la limitata estensione di
questi acquiferi che quindi si ricaricano in tempi più brevi. Ma è anche da
considerare il diverso regime pluviometrico. Infatti per queste aree, situate
a ridosso dell’Appennino, le precipitazioni risultano mediamente più
abbondanti oltre che più frequenti. Per i terrazzi marini, dove prevalgono
colture meno idroesigenti, tale diversità può spiegarsi con il minor
attingimento di acqua.
Molto più netta risulta la differenza tra la zona nord e la zona sud,
per la quale gli abbassamenti assumono valori molto più alti. Dal box-plot
si può notare infatti la notevole differenza tra i valori assunti dalle
63
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
mediane nonché il diverso tipo di distribuzione. Per la zona sud, la
distribuzione è molto più ampia con una evidente asimmetria sottolineata
dalla diversa lunghezza dei “baffi”; per la zona nord invece l’intervallo di
variabilità è più ristretto e la distribuzione quasi simmetrica. Tale
diversità può attribuirsi agli intensi prelievi per uso industriale, civile e
soprattutto agricolo essendo nella zona sud molto più estese le aree
irrigue.
Dalla figura 19b, essendo i pozzi ordinati per quota topografica
decrescente, è ancora possibile ricavare ulteriori informazioni sul diverso
comportamento tra la zona occidentale, che rappresenta la parte medio-alta
del sistema acquifero, e la zona orientale che ne rappresenta la parte
bassa. Nell’ambito della zona nord, le variazioni sono più accentuate
nella parte orientale. Stesso andamento , anche se meno evidente, è
osservabile nella zona sud. Infatti, escludendo i dislivelli maggiori
registrati nei pozzi A80 (18,2 m) e A84 (17,6 m), che richiamano a
situazioni locali di sovrasfruttamento, si ottiene che, ancora una volta, i
valori sono più bassi nella parte occidentale.
Questo diverso comportamento può spiegarsi tenendo conto della
minore permeabilità dei terreni presenti nella parte bassa della piana che,
riducendo l’infiltrazione efficace delle acque meteoriche, fanno sì che
questa porzione di acquifero sia alimentata prevalentemente dalle acque
sotterranee provenienti da monte.
64
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
La carta delle isopieze (fig. 21), relativa alla campagna di misura
2002, ha consentito di definire, l’andamento “attuale” della superficie
piezometrica nonché le relazioni esistenti tra l’acquifero superficiale e i
principali corsi d’acqua.
Dalla carta si rileva che i massimi valori del gradiente idraulico,
evidenziati dalle isoipse ravvicinate, si registrano nella parte più interna,
corrispondente alla zona di maggiore ricarica dell’acquifero, mentre
tendono a diminuire nella parte centrale e ancor più verso il T. Candelaro
dove le isoipse si fanno più rade. La particolare morfologia assunta dalla
superficie piezometrica permette, innanzitutto, di definire una direttrice di
deflusso idrico preferenziale più marcata, osservabile verso il T.
Candelaro che funge da asse drenante; non si evidenzia l’esistenza di
marcati spartiacque idrologici.
La campagna freatimetrica di gennaio 2003, diversamente da quella
precedente, ha interessato solo 41 pozzi. Per i dati caratteristici e quelli
idrometrici dei pozzi considerati si veda la tabella 5.
I pozzi, anche se il loro numero è più limitato rispetto alla
campagna precedente, risultano uniformemente distribuiti su tutta l’area e,
in base alle misure effettuate, è possibile trarre informazioni di carattere
generale.
Va tuttavia evidenziato che, come specificato in precedenza, le
misure relative a quest’ultima campagna sono state interrotte a causa
65
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
dall’evento alluvionale del 25 gennaio e sono state portate a termine solo
17 giorni dopo tale evento che ha determinato una brusca variazione nelle
condizioni di alimentazione dell’acquifero. Le misure acquisite dopo
l’alluvione vanno pertanto considerate con cautela poiché non
confrontabili con quelle prese in precedenza.
Nei grafici di figura 22 sono riportate le quote piezometriche
rilevate a gennaio ’02 e gennaio ’03; in figura 23 sono rappresentate le
relative variazioni del livello idrico.
L’ordine di rappresentazione e le modalità di raggruppamento dei
pozzi sono le stesse utilizzate per i grafici precedenti; con un asterisco
sono riportate le misure eseguite dopo l’alluvione.
Dai grafici si può evidenziare un generale sollevamento del tetto
della falda variabile da 10 cm, per i pozzi A12, A22, A4, a 6.9 m per il
pozzo A15 situato immediatamente a sud di Torremaggiore.
Si discostano da questa generale tendenza solo otto pozzi
(A35,A36,A32,A25,A34,A33,A20,A30) nei quali si è registrata una
variazione negativa variabile da 3.9 a 0.1 m, mentre per il pozzo A31,
ricadente in corrispondenza dei depositi di terrazzo fluviale, il livello è
rimasto praticamente invariato.
La carta delle isopieze relativa alla campagna di misura 2003
(fig.24)non evidenzia nessuna sostanziale differenza rispetto alla
precedente. La morfologia della superficie piezometrica, rimasta
66
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
praticamente invariata, sembra non aver risentito delle variazioni del
livello idrico che pure si sono verificate.
Dal grafico di figura 25 ma ancor più dai box-plot di figura 26 è
possibile osservare che le variazioni del livello idrico, nelle diverse zone
individuate, assumono valori diversi. Per i terrazzi marini esse risultano
tutte di segno positivo con una prevalenza tuttavia delle variazioni
inferiori al metro come evidenzia la forte asimmetria del box-plot relativo.
L’esiguo numero dei pozzi attestati nei depositi terrazzati fluviali e
deltizi rende l’analisi dei dati poco significativa. È tuttavia osservabile
anche per questa zona un trend positivo delle variazioni. L’eccezione del
pozzo A35, rappresentato come outlier, è da collegarsi alla frammentarietà
dell’acquifero in questione che fa di ciascun lembo un corpo idrico a sé
stante e particolarmente sensibile alle locali situazioni di
sovrasfruttamento.
La zona nord e la zona sud confermano la diversità già riscontrata
per il quindicennio 1987-2002 rimarcando delle notevoli differenze. Alla
minore variabilità e alla prevalenza delle variazioni di segno positivo della
zona nord, si contrappone la zona sud caratterizzata da una maggiore
variabilità ed incidenza delle variazioni negative che risultano anche le
maggiori.
Vengono riconfermate, ed in modo ancora più evidente, anche le
differenze riscontrate tra la zona occidentale e la zona orientale. Per la
67
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
zona occidentale le variazioni, quasi tutte positive, risultano sensibilmente
più alte; diversamente, per la zona orientale, ben il 50% delle variazioni
risultano negative. Pertanto, la zona occidentale, per la sua posizione e la
locale maggiore permeabilità degli strati acquiferi, rappresenta la zona di
di preferenziale ricarica del sistema acquifero.
Quanto sinora esposto è evidenziato nella carta delle variazioni dei
livelli 2002-2003 (fig.27). Da essa risulta che le variazioni sono tutte
positive nella zona occidentale; può inoltre rilevarsi l’esistenza a sud-est
di un’area a comportamento “anomalo” in cui le variazioni sono tutte di
segno negativo.
Il generale sollevamento della superficie piezometrica, registrato
nell’arco di un anno solare, era prevedibile considerando le frequenti ed
anche abbondanti piogge che hanno interessato, nel corso del 2002, tutta
l’area considerata e culminate nell’alluvione di gennaio. Secondo tale
previsione risultano, quindi, non spiegabili le variazioni negative
soprattutto tenendo conto che nella gran parte dei casi esse sono state
rilevate in pozzi (A36, A30, A32, A34, A25) in cui la misura del livello è
stata eseguita ben 17 giorni dopo l’evento alluvionale.
Al fine di verificare l’effettiva quantità di pioggia registrata nel
corso del 2002 e nel tentativo di correlare quest’ultima al sollevamento
della falda, sono stati acquisiti dati pluviometrici relativi ad alcune
68
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
stazioni del Servizio Idrografico (∗) scelte a campione: “Foggia
Osservatorio”, “S. Severo” e “Pietramontecorvino” ricadenti nel bacino
del T. Candelaro; “Manfredonia” ricadente nel bacino dei laghi Salso e
Salpi, e “Castelluccio Dei Sauri”, ricadente nel bacino del T. Cervaro.
Nonostante l’esiguo numero di stazioni considerate , l’analisi dei
dati, pur riferibili esclusivamente alle località di rilevamento, ha
consentito di ricavare importanti informazioni.
Nei grafici di figura 28 e 29 sono riportati, relativamente alle
stazioni su indicate, i totali mensili delle quantità di precipitazioni per
l’anno 2002 e le medie mensili ricavate su un periodo di osservazione di
44 anni (1951-1994). Il confronto con le medie consente di evidenziare
l’anomala distribuzione delle precipitazioni che caratterizza tutte le
stazioni. I primi tre mesi risentono ancora del periodo particolarmente
siccitoso che ha preceduto tali eventi piovosi. Infatti, le precipitazioni
mensili risultano tutte inferiori alle medie pur essendo le piogge
notoriamente concentrate nei mesi invernali. La situazione si inverte per i
mesi di aprile e maggio particolarmente piovosi, mentre giugno fa
registrare in quasi tutti i casi un minimo assoluto.
L’anomalia nelle distribuzione delle piogge risulta più evidente per
i mesi estivi. A fronte di medie mensili tra le più basse dell’anno, in ∗ Si ringraziano l’Ing. Giuseppe Tedeschi, l’Ing. Giuseppe Amoroso e l’Ing. Pierluigi Loiacono dell’Ufficio Difesa del Suolo e Servizio Idrografico, Assessorato ai LL.PP. della Regione Puglia, per aver fornito i dati di pioggia non ancora pubblicati negli Annali Idrologici. Si fa presente tuttavia che i dati potrebbero subire variazioni in sede di revisione definitiva.
69
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
accordo con regimi pluviometrici di tipo mediterraneo, i valori rilevati
sono tutti sensibilmente più alti con un massimo relativo ad agosto. La
tendenza torna ad invertirsi per i mesi di ottobre e novembre per il quale,
in particolare, si registra un minimo relativo pur essendo questo, per tutte
le stazioni, il mese mediamente più piovoso. Un picco si registra per il
mese di dicembre con valori che, ad eccezione della stazione
“Pietramontecorvino”, sono molto più alti della media.
Il confronto tra il totale delle precipitazioni del 2002 e il totale
medio annuo consente di ricavare ulteriori informazioni. Per la stazione
“Pietramontecorvino”, lo scarto tra i due valori è quasi nullo, quindi
l’anomalia è data esclusivamente dalla distribuzione temporale delle
piogge mentre la quantità non risulta coinvolta. Lo scarto aumenta per le
altre stazioni; per “Foggia Osservatorio” e “S. Severo”, che hanno un
valore quasi coincidente, risulta il più alto.
In figura 30 sono riportate le osservazioni pluviometriche relative
ai giorni piovosi registrati nel mese di gennaio 2003, dove per giorno
piovoso si intende quello in cui le precipitazioni superano 1 mm. È
evidente la concentrazione delle piogge nel periodo tra il 18 e il 26
gennaio con un massimo registrato nel giorno 25 in cui sono cadute tra 1/4
e 1/2 delle precipitazioni totali mensili. È altresì evidente che l’evento
piovoso ha assunto caratteri diversi nelle varie stazioni: per la stazione
“S.Severo”, che ha tra l’altro registrato a gennaio il minor numero di
70
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
giorni piovosi, esso è risultato più contenuto diversamente dalla stazione
“Castelluccio Dei Sauri” dove in un solo giorno sono caduti ben 90 mm di
pioggia.
Considerando l’eccezionalità dell’evento alluvionale, si è ritenuto
opportuno ritornare, successivamente a tale evento, su alcuni pozzi per
eseguire nuove misure. I punti d’acqua considerati e le misure rilevate
sono riportate nelle tabelle 6a e 6b.
Nella scelta dei punti d’acqua si sono considerati:
♦
♦
pozzi in cui la prima misura, precedente l’evento alluvionale, ha
fatto registrare, rispetto al 2002, variazioni quasi tutte positive (tab. 6a);
per questi è stato sufficiente eseguire solo una nuova misura.
pozzi in cui la prima misura, successiva all’evento alluvionale,
ha dato variazioni quasi tutte negative (tab. 6b); per questi è stato
necessario eseguire più misure.
Per una precisa collocazione temporale rispetto a tale evento, nelle
tabelle sono state anche indicate le date di rilevazione di ciascuna misura.
Per ottenere informazioni sui tempi di risposta dell’acquifero, con
particolare riferimento all’evento alluvionale, si sono costruiti dei grafici
in cui sono messi a confronto nel tempo i livelli piezometrici, misurati nei
pozzi di cui sopra, e le piogge medie mensili ragguagliate. Queste ultime
sono state calcolate utilizzando il metodo di Thiessen. Per le cinque
stazioni pluviometriche considerate, si sono costruiti i poligoni di
71
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
influenza e calcolati i rispettivi pesi dati dal rapporto tra l’area del singolo
poligono e l’area dell’intero bacino.
I grafici di figura 31, relativi ai pozzi di tabella 6a, mostrano che le
abbondanti piogge di dicembre 2002 e gennaio 2003 hanno determinato,
nella gran parte dei casi, notevoli sollevamenti della superficie
piezometrica evidenziati dal brusco cambio di pendenza, tra gennaio e
febbraio 2003, delle curve del livello statico. Tale comportamento si è
riscontrato sia in quei pozzi in cui le variazioni rispetto a gennaio 2002
erano già notevoli (A19,A18, A21,A23,A24,A27,A39, A48) e sia in quelli
in cui tali variazioni erano inferiori (A43,A46,A11); anche il pozzo A35,
ricadente nell’area di affioramento dei depositi terrazzati fluviali, ha
risentito in modo evidente degli eventi piovosi registrando una variazione
di segno opposto alla prima. Ciò conferma che la limitata estensione di
questi acquiferi fa sì che essi si ricaricano molto rapidamente.
Da quanto esposto sembrerebbe che la condizione di terreno saturo
faciliti e renda più rapida l’infiltrazione delle piogge. L’unica eccezione è
data dai pozzi A12 e A6, nei pressi di S.Severo, per i quali il
sollevamento, registrato a distanza di circa un mese dall’evento
alluvionale, è risultato rispettivamente nullo e minimo. Ciò può essere
messo in relazione con la minore permeabilità dei depositi marini
terrazzati, localmente costituiti da sabbie limose e limi (cfr.§ 3.1.3)
72
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
Nel grafico di figura 32 sono riportati i dati relativi ai pozzi di
tabella 6b. Tali pozzi, concentrati nella zona sud-est, hanno messo in
evidenza, ad esclusione del pozzo A26, un’area a comportamento
anomalo.
La spiegazione a tale anomalia è giunta dall’esame delle stratigrafie
di alcuni pozzi che ha consentito di stabilire la diversa natura e la diversa
profondità dei livelli acquiferi nell’ambito della zona sud. Sulla base di
tali stratigrafie sono state ricostruite alcune sezioni. La sezione M-M’,
ricadente nella zona sud-ovest di Foggia dove le variazioni del livello
idrico sono state positive, mostra chiaramente che gli strati acquiferi, oltre
che molto superficiali, sono costituiti prevalentemente da ghiaie che,
com’è noto, sono molto permeabili. Diversamente la sezione L-L’,
ricadente nella zona sud-est caratterizzata da variazioni negative, mostra
che i livelli acquiferi sono a profondità superiore ai 20 metri e ricoperti da
un banco di argille sabbiose che, essendo poco permeabili, limitano
l’infiltrazione favorendo lo scorrimento superficiale. Ciò significa che
questi livelli acquiferi sono alimentati da monte e che i percorsi idrici
sotterranei sono più lunghi. La figura 32 mostra infatti che il sollevamento
nei pozzi “anomali” si registra solo a marzo a ben due mesi di distanza
dalle violenti piogge. Per i pozzi A34, A36, A32 e A30 il livello continua
ad alzarsi anche ad aprile mentre nel pozzo A25 esso ritorna ad abbassarsi.
Questo può spiegarsi con la vicinanza al T. Candelaro che può aver
73
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
richiamato le acque della falda drenandole, ma non è da escludere, anche
se non sono disponibili i dati di pioggia, che ciò sia stato determinato
dall’inizio della stagione irrigua, probabilmente anticipato dalle scarse
piogge che hanno caratterizzato aprile e maggio. Infatti, dalle misure
eseguite a maggio nei pozzi A30 e A36, è risultato un abbassamento del
livello piezometrico.
Un andamento a sé è quello presentato dal pozzo A26. Pur avendo
registrato un notevole sollevamento, nel periodo gennaio 2002-febbraio
2003, le due misure successive hanno dato variazioni in diminuzione
legate ad un riequilibrio della falda probabilmente drenata dal vicino T.
Salsola. Il brusco abbassamento registrato a maggio è invece legato al
prelievo di acqua in atto già da cinque giorni così come riferito dal
proprietario del pozzo.
Le considerazioni fin qui esposte, assieme ai dati già esistenti
relativi all’area di studio (cfr.§ 4.3), hanno interessato alcuni fra gli
indicatori generali (morfologia della superficie piezometrica, escursioni
piezometriche, entità dei prelievi, ecc…) definiti dal DLgs 152/99 per la
caratterizzazione quantitativa dei corpi idrici sotterranei. L’analisi di tali
dati evidenzia che per l’acquifero poroso superficiale non risulta verificata
la condizione di equilibrio. Il suo stato quantitativo pertanto, secondo
quanto indicato dallo stesso decreto e riportato in tabella 7, è ascrivibile a
quello della classe C.
74
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
6. CARATTERI GEOCHIMICI E QUALITA’ DELLE ACQUE
CAMPIONATE
Le analisi sui campioni sono state effettuate presso i laboratori della
Sezione di Bari dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque (IRSA) del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR). Sono stati presi in considerazione sia i
costituenti principali necessari per la caratterizzazione geochimica dell’acqua, sia
i parametri di base per il rilevamento della qualità dei corpi idrici sotterranei
secondo quanto previsto dal DLgs 152/’99 e succ. modif. per la fase conoscitiva
iniziale. Sono stati inoltre considerati alcuni fra i più significativi parametri
chimici indicatori dell’idoneità dell’acqua per il consumo umano, così come
previsto dal DLgs 31/01.
In tabella 8 sono riportati i parametri determinati, distinguendo nelle note
tra quelli misurati “in situ” o in laboratorio, nonché quelli calcolati attraverso
formule note in letteratura.
In entrambe le campagne, i prelievi hanno interessato 48 pozzi indicati con
la sigla A1-A48 in tabella 5 e riportati nella tavola 3. Nella campagna 2003, alcuni
di questi pozzi (A2,A13,A37,A38,A44,A47,A41) non sono più risultati accessibili
e, pertanto, i campioni prelevati ed analizzati in quest’anno risultano in numero
inferiore all’anno precedente.
I risultati delle analisi e delle misure eseguite sui campioni d’acqua nelle
due campagne di prelievo, sono riportati nelle tabelle 9 ed 10.
75
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
Occorre specificare che la procedura sperimentale seguita nel 2002 per
analizzare i campioni d’acqua, diversamente da quella seguita nel 2003, non
prevedeva la loro filtrazione su filtri di 0,45 micron. Ciò significa che i valori dei
metalli (Ca, Mg, Na, K Fe, Mn) comprendono sia la parte in soluzione che la parte
in sospensione. Pertanto le considerazioni su metalli in soluzione sono relative ai
soli valori della campagna 2003.
In base ai risultati ottenuti si possono fare le seguenti considerazioni.
La conducibilità elettrica (C.E.), essendo un parametro variabile con la
temperatura, è stata “normalizzata” riferendola ad una stessa temperatura che, per
le nostre indagini, si è stabilito fissare a 20 °C e a 25°C.
L’analisi spazio-temporale della C.E. è possibile esaminando i box-plots di
figura 33, che mostrano come la C.E. risulti un parametro estremamente variabile
nello spazio e nel tempo.
In particolare, escludendo il pozzo A38, per il quale si è già evidenziata la
particolare situazione idrodinamica discutendo lo stato quantitativo della falda, nel
2002 i valori di conducibilità variano da un minimo di 666 µS/cm per il campione
A30, ricadente nella zona sud, ad un massimo di 4266 µS/cm per il campione A8
ricadente nella zona dei terrazzi marini.
Dai grafici risulta una sostanziale differenza tra le diverse zone
individuate: alla sostanziale coincidenza dei valori dei “baffi” inferiori si
contrappongono valori differenti dei “baffi” superiori e differenti distribuzioni.
La zona dei terrazzi marini, oltre a caratterizzarsi per un maggiore
76
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
intervallo di variabilità del parametro, evidenziato dalla maggiore altezza della
“scatola”, presenta una distribuzione asimmetrica con una mediana molto vicina al
quartile superiore. Tale distribuzione non si riscontra per la zona dei terrazzi
fluviali. La diversità è da imputarsi innanzitutto alla diversa natura dei terreni
acquiferi: per terreni di origine marina valori di conducibilità più elevati sono
infatti prevedibili. È anche da considerare la diversa estensione e permeabilità
degli acquiferi dai quali dipendono i tempi di permanenza delle acque nel
sottosuolo. I terrazzi fluviali ospitano acquiferi circoscritti e di più elevata
permeabilità, fattori che determinano una minore permanenza delle acque nel
sottosuolo e quindi di norma una minore mineralizzazione.
Ancora più marcata risulta, nell’ambito della pianura alluvionale, la
differenza tra la zona nord e la zona sud per la quale i valori di conducibilità sono
nettamente inferiori.
Nella campagna 2003, i valori di conducibilità, variabili complessivamente
tra 621 a 5177 µS/cm, risultano generalmente più bassi rispetto all’anno
precedente. Come si osserva dalla figura 33, le differenze tra le diverse zone sono
state sostanzialmente riconfermate. In particolare, i valori di conducibilità
risultano mediamente più bassi per i terrazzi fluviali e per la zona nord. In
quest’ultima zona, la differenza è più marcata mentre per la zona sud, i valori, ora
in aumento ora in diminuzione, fanno si che il box-plot relativo non subisca
sostanziali differenze rispetto al precedente anno.
La diminuzione dei valori di conducibilità è in accordo con il generale
77
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
sollevamento del livello piezometrico successivo alle frequenti piogge che hanno
prodotto un “effetto diluizione” dovuto all’arrivo in falda di acque “fresche”.
L’unica eccezione a questa generale tendenza è rappresentata dalla zona dei
terrazzi marini per la quale, in più casi, i valori risultano maggiori di quelli
dell’anno precedente determinando un notevole allungamento della “scatola”. Si
può a ragione ipotizzare che in questa zona, le condizioni di maggiore siccità, la
quasi totale assenza di apporti idrici superficiali dalle aree più interne e la minore
permeabilità dei terreni possano aver determinato, nell’insaturo, un forte
accumulo di sali successivamente dilavati dalle abbondanti piogge.
La carta della conducibilità, ricavata sulla base dei valori dell’ultima
campagna di misura, riassume molto bene le differenze sinora esposte (fig.34). La
carta, infatti, mostra chiaramente la presenza di una zona sud caratterizzata da
valori di conducibilità più bassi. Ciò è da legarsi non solo alla eterogeneità dei
terreni acquiferi ma anche al diverso rapporto esistente tra la falda carsica del
Gargano e quella del Tavoliere al confine tra le due idrostrutture. Le sezioni H-H’,
I-I’ ed N-N’ mostrano chiaramente come tale rapporto vari nello spazio ed in
particolare come procedendo da SE verso NW lungo il T. Candelaro sussistano
condizioni geologiche favorevoli al versamento d’acqua, per via sotterranea, dal
Gargano verso il Tavoliere.
Infatti, l’acquifero garganico contiene una falda che si trova di norma al
livello del mare, sostenuta da acqua marina che si infiltra nel continente
determinando ampie zone di diffusione. Nella sezione H-H’, ricadente nella zona
78
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
del basso Candelaro, si può osservare come le argille, molto superficiali, rinvenute
a circa 10 metri di profondità nel pozzo A116, costituiscano uno sbarramento al
deflusso idrico della falda carsica del Gargano impedendone la comunicazione
con quella del vicino Tavoliere. La sezione I-I’, ricadente nel tratto medio del
Candelaro, evidenzia una situazione diversa. Il sistema di faglie trasversali, a
direzione antiappenninica, ribassando il substrato carbonatico in direzione SE-
NW, fa sì che le argille, procedendo in tale direzione, si rinvengano a profondità
maggiori e notevolmente al di sotto della quota corrispondente al livello del mare.
La falda carsica risulta quindi in connessione idraulica con quella del Tavoliere
rendendo possibile un fenomeno di contaminazione salina.
Come messo in evidenzia dalla sezione N-N’, anche a sud-est di Apricena,
nella parte alta del T. Candelaro, l’acquifero superficiale del Tavoliere è in
collegamento idraulico con l’idrostruttura garganica. Trattandosi di un settore
dell’acquifero carsico meno influenzato dalla intrusione salina, l’acqua della falda
carsica, che si infiltra per via sotterranea nei depositi della piana, ha un più basso
valore di salinità che trova riscontro nei più bassi valori di conducibilità che la
falda del Tavoliere presenta localmente.
La distribuzione spaziale e le variazioni temporali dei valori relativi ai
costituenti principali rimarcano sostanzialmente quanto già esposto per la
conducibilità. In particolare, i box-plots evidenziano che i valori sono più alti per
la zona nord e dei terrazzi marini e più bassi per le altre due zone (figg.35-38). Fa
eccezione solo il potassio (K) che mostra valori più alti per la zona nord ma
79
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
soprattutto per la zona dei terrazzi fluviali e questo probabilmente a causa di
specifici apporti locali di questo elemento attraverso l’impiego massivo di
fertilizzanti a base di potassio.
Anche per Cl-, SO4= e HCO3- vengono confermate le differenze tra le
varie zone, già riscontrate per gli altri parametri.
Dai valori dei costituenti principali, è possibile ricavare, previa
conversione degli stessi in meq/L, le caratteristiche idrochimiche delle acque
campionate. In tal senso risulta particolarmente utile l’utilizzo di alcuni
diagrammi di classificazione e comparazione.
Dal diagramma quadrangolare di Langelier-Ludwig (fig.39) si rileva che la
gran parte dei campioni, indipendentemente dalla zona di appartenenza, ricadono
nel quadrante inferiore sinistro, pochi in quello superiore sinistro e solo alcuni
negli altri due. Le acque, quindi, possono definirsi come clorurato alcalino-terrose
(essendo i solfati subordinati ai cloruri) e solo sporadicamente come clorurato
sodiche (essendo il potassio subordinato al sodio).
Maggiori dettagli si ricavano dai diagrammi di Schoeller (figg. 40-41).
Relativamente alla piana, i tracciati per le acque della zona nord e della zona sud
sono pressoché uguali. L’unica differenza riscontrabile per la zona nord, sembra
essere data dalla maggiore concentrazione salina e dalla abbondanza relativa di
ioni cloruro rispetto agli ioni alcalini. Stesse caratteristiche si riscontrano anche
per i tracciati della zona dei terrazzi marini con più elevato contenuto salino. Un
diverso andamento, caratterizzato dalla prevalenza di sodio sui cloruri, si registra
80
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
per quei tracciati a minore contenuto salino sia della falda dei terrazzi marini che
dei terrazzi fluviali. Nell’ambito dei terrazzi marini, tale andamento
contraddistingue in particolare l’acqua campionata nei pozzi A3, A6 e A9.
Le variazioni evidenziate nei tracciati sono imputabili alla eterogeneità dei
terreni acquiferi ma anche alla presenza di inquinanti legati allo scarico di reflui
urbani e all’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura che modificano
sensibilmente la facies geochimica delle acque. Per i tracciati “anomali” è stata
infatti riscontrata, anche se non sempre contestualmente, una elevata
concentrazione di nitrati, OC, COD e di tutti quei parametri che indicano
contaminazione organica. In particolare, la prevalenza di sodio sui cloruri
riscontrata in alcuni campioni (A20, A39, A30) sembra imputabile all’elevato
contenuto di nitrati.
Sono infine da considerare anche fenomeni di contaminazione da parte
della falda garganica che, come già detto, nel tratto intermedio del T.Candelaro
risulta in connessione con la falda del Tavoliere provocando un aumento del
contenuto salino. Un esempio è rappresentato dai tracciati dei campione A21 e
A11 per i quali sodio e cloruri hanno valori circa uguali.
Continuando sulle considerazioni relative ai parametri di base (DLgs
152/’99) si osserva che la temperatura dell’acqua, compresa tra 9,8o e 17,5oC, è
risultata influenzata dalle basse temperature dell’aria all’atto del campionamento.
Le temperature riscontrate evidenziano che le acque si muovono lungo circuiti
mai molto profondi e che la ricarica dell’acquifero è dovuta proprio alle piogge
81
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
invernali. La variabilità comunque osservabile nei dati, può essere messa in
relazione con la diversa profondità dei pozzi campionati, variabile tra un minimo
di 5,6 m e un massimo di 22,2 m, per i pozzi a scavo, e tra un minimo di 16 m e
un massimo di 70 m, per i pozzi trivellati. La zona satura dell’acquifero, pertanto,
si colloca quasi del tutto nella “zona di eterotermia” che, com’è noto, risente delle
variazioni annuali e stagionali di temperatura.
La durezza, che è da intendersi come durezza totale, è stata ricavata
applicando la seguente espressione:
100
++++ +=
MgCaF βα
0F = durezza in gradi francesi
α = 2.497 = coefficiente di trasformazione del tenore di Ca++(mg/L) in mg/L di
CaCO3 equivalente
β = 4.116 = coefficiente di trasformazione del tenore di Mg++(mg/L) in mg/L di
CaCO3 equivalente
Ca++ = tenore di calcio in mg/L
Mg++ = tenore di magnesio in mg/L
L’intervallo di variabilità della durezza, compreso tra 7,9 e 173,25, risulta
molto ampio, tuttavia, solo un piccolo numero di campioni ha valori superiori a
100oF. Relativamente a tale parametro, le acque campionate sono da considerarsi
da dure a molto dure.
Fra i composti organici azotati, solo l’ammonio e i nitrati vengono
considerati dal decreto legislativo 152/’99 fra i parametri di base. I valori, misurati
82
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
in laboratorio in termini di azoto ammoniacale (N-NH4) e azoto nitrico (N-NO3)
sono stati espressi come ammonio (NH4) e nitrati (NO3) utilizzando i seguenti
fattori di conversione:
1 mg N-NH4 = 1.28 mg NH4
1 mg N-NO3 = 4.4 mg NO3
La presenza di ammonio può essere indice o di inquinamento fognario, nel
qual caso si deve accompagnare a valori significativi del carbonio organico e
dell’azoto organico, o di inquinamento di origine agricola causato dall’impiego di
fertilizzanti azotati. Esso, tuttavia, è stato rinvenuto solo in pochi pozzi con valori
che, se pur elevati, generalmente non sono stati riconfermati nella seconda
campagna di prelievi. Ovvero, i pozzi nei quali si rinviene ammonio sono quasi
sempre diversi nelle due campagne. Questa evidenza, assieme alla distribuzione
puntuale di questo parametro che non consente di ricavare alcuna significativa
informazione spaziale, è da correlarsi a locali e sporadici “fenomeni inquinanti”
di origine agricola che vengono facilmente “ammortizzati” per diluizione e
dispersione in falda. Infatti, pozzi adiacenti a quelli in cui l’ammonio è stato
riscontrato, hanno mostrato, per lo stesso parametro, valori pari a zero.
Diversa la situazione per i nitrati, presenti in tutti i campioni analizzati con
valori estremamente variabili anche se, in quasi il 50% dei casi, la concentrazione
supera di molto i 50 mg/L. Anche i nitrati, come l’ammonio, possono avere
origine fognaria e/o agricola. I box-plots di figura 42 mostrano, tuttavia, che solo
pochi campioni, rappresentati come outliers, hanno valori superiori ai 150-200
83
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
mg/L. I pozzi nei quali i nitrati assumono valori più alti risultano lontani dai centri
abitati e con valori di carbonio organico relativamente modesti e di azoto organico
nulli. Questo, ancora una volta, porta ad ipotizzare che la loro origine sia agricola
piuttosto che urbana. Tale conclusione è confermata anche dai valori misurati per
l’ossigeno e l’ortofosfato. Il tenore di ossigeno misurato nei pozzi, infatti, non è
mai stato <1 mgO2/L valore caratteristico per gli acquiferi in cui l’ossigeno viene
utilizzato nei processi di decomposizione biologica di sostanze organiche.
Per quanta riguarda l’ortofosfato, i valori molto bassi misurati rendono
molto bassa la probabilità di inquinamenti di tipo fognario.
È da osservare che nel 2003 i valori dei nitrati sono maggiori rispetto al
2002. L’inquinamento da nitrati può essere messo in relazione non solo con l’uso
massiccio di concimi, diserbanti e prodotti chimici utilizzati nelle pratiche
agricole, ma anche con la pratica, spesso riscontrata durante le operazioni di
campionamento, di spandere sul terreno agrario i liquami prodotti negli
allevamenti di bestiame. Pertanto, l’aumento dei nitrati può essere correlato alla
risalita della falda con due possibili spiegazioni: da una parte l’accumulo dei
composti azotati nella zona insatura nei periodi di minimo piezometrico ed il loro
successivo rilascio nelle acque sotterranee in seguito alla risalita della falda;
dall’altra l’effetto delle precipitazioni abbondanti che, oltre a far risalire il livello
piezometrico, trasportano i composti dalla superficie del suolo nella zona satura
dell’acquifero.
Tra le sostanze indesiderabili, rappresentative di situazioni di
84
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
inquinamento antropogenico o naturale indotto dallo sfruttamento della risorsa
idrica, il decreto considera anche Fe e Mn. Tralasciando di commentare i valori
registrati nella campagna 2002 in quanto legati ad analisi eseguite senza filtrare i
campioni d’acqua, i valori 2003, ottenuti invece da campioni filtrati su filtri
monouso da 0,45 micron e quindi relativi alla sola frazione in soluzione, sono
molto più bassi. Il ferro infatti, risulta il più delle volte assente o con
concentrazioni inferiori a quella minima rilevabile dal metodo e pari a 4 µg/L.
Anche il manganese è presente con concentrazioni che nella gran parte dei casi
sono inferiori o uguali a 5 µg/L.
Limitatamente alla campagna 2003, è possibile ricavare, considerando i
sette parametri macrodescrittori, lo stato di qualità delle acque. In tabella 11 sono
riportati, per ciascun campione, i valori dei sette suddetti parametri e la classe di
qualità corrispondente, ricavata sulla base della tabella 12a e definita secondo lo
schema di tabella 12b. In neretto sono riportati i valori che, superando le soglie
previste, determinano l’attribuzione alla classe superiore. Come si può osservare
ben il 73% dei campioni rientra nella classe 4, il 10% nella classe 3 e solo il 17%
nella classe 2. Pertanto lo stato chimico della falda può riferirsi nel complesso alla
classe 4 relativa ad impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche
scadenti.
Va tuttavia evidenziato che, essendo la classificazione determinata dal
valore di concentrazione peggiore riscontrato nelle analisi dei diversi parametri di
base, l’attribuzione alla classe 4 è determinata il più delle volte da un solo valore
85
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
eccedente quelli previsti per le classi inferiori. Tale valore inoltre, è quasi sempre
legato ai nitrati e solo sporadicamente agli altri macrodescrittori. Ciò significa che
il quadro qualitativo è allarmante per un solo parametro e pertanto recuperabile
con relativa facilità tecnologica e/o pianificatoria .
Ben diversa invece, la situazione per i campioni A1, A7, A14, A18, A19,
A23, A26, A45 per i quali quasi tutti i macrodescrittori superano i valori soglia.
Gli alti contenuti riscontrati contestualmente per tali parametri, potrebbero essere
riconducibili allo sversamento di acque reflue non depurate o solo parzialmente
trattate derivanti dalle abitazioni adiacenti ai pozzi e dai vicini nuclei abitati. È
evidente quindi, che lo stato qualitativo è qui legato ad impatto antropico ben più
rilevante e di più difficile recupero.
Dall’analisi dello stato quantitativo e qualitativo fin qui esposta, è
possibile definire lo stato ambientale dell’acquifero poroso superficiale, dato dalla
sovrapposizione delle classi chimiche (classi 1,2,3,4,0 di tabella 12b) e
quantitative (classi A,B,C,D di tabella 7) così come indicato nella tabella 13. La
sovrapposizione della classe quantitativa C e di quella qualitativa 4, riscontrate
per il corpo idrico in oggetto, porta a definire il suo stato ambientale come
scadente.
Da questo si può già intuire che l’utilizzo di tali acque può essere
parzialmente o totalmente compromesso in funzione dell’uso cui sono destinate.
Tra i parametri determinati, ne sono stati scelti alcuni considerati dal DLgs 31/’01
per la valutazione dell’idoneità dell’acqua destinata al consumo umano. I valori di
86
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
riferimento, detti valori di parametro (V.d.P.), che il decreto fissa relativamente a
tali parametri, sono riportati in tabella 14. Tali caratteristiche di carattere chimico-
fisico, pur essendo insufficienti per esprimere un giudizio di potabilità, che si basa
anche su esami batteriologici e determinazioni di tipo organolettico, consentono di
trarre alcune informazioni sul potenziale uso delle acque.
La presenza di ammonio e nitrati indica che l’acqua è inquinata dalla
presenza di sostanze azotate. La loro presenza è rilevata, non sempre
contestualmente, solo in alcuni campioni con concentrazioni che, tuttavia,
superano quasi sempre il V.d.P.
La presenza di sostanze organiche è espressa dal TOC (Carbonio Organico
Totale) rinvenuto in tutti i campioni con concentrazioni comprese tra 1 e 10 mg/L.
L’unica eccezione è rappresentata dal campione A1 per il quale la concentrazione
supera i 30 mg/L. Anche se la normativa vigente non fissa alcun limite per questo
parametro, essa fissa dei limiti per altri parametri (antiparassitari, idrocarburi
aromatici, tetracloroetilene, tricloroetilene, trialometani, cloruro di vinile) di fatto
inclusi nella misura del TOC che, pertanto, andrebbe scomposto in queste
componenti, il ché, però, avrebbe comportato analisi molto complesse non
programmate all’inizio delle indagini.
I nitrati, anch’essi rinvenuti in tutti i campioni, superano i 50 mg/L fissati
dal decreto nel 50% dei casi. Soprattutto per quei campioni dove le concentrazioni
superano dalle 3 alle 10 volte tale limite, è ipotizzabile l’origine agricola.
I cloruri sono sempre presenti nelle acque naturali perché la loro origine è
87
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
essenzialmente minerale. Elevati tenori possono, tuttavia, denunciare: fenomeni di
intrusione salina, inquinamenti legati allo sversamento di reflui particolarmente
salini (es. industria conserviera); uso eccessivo di concimi sotto forma di sali
nutrienti. I campioni analizzati presentano tenori di cloruri maggiori del V.d.P. in
circa il 40% dei casi.
Ferro e manganese, in genere, sono presenti in soluzione come ioni. Il
ferro, più che nocivo per la salute, determina uno scadimento delle proprietà
organolettiche dell’acqua conferendole un sapore sgradevole. Relativamente a tale
parametro i valori risultano di gran lunga inferiori al V.d.P. Diversamente accade
per il manganese presente in molti campioni con concentrazioni che in alcuni casi
superano il V.d.P.
I solfati pregiudicano le qualità organolettiche dell’acqua e per questa
ragione non dovrebbero essere contenuti in quantità elevate. I margini di
accettazione sono comunque piuttosto ampi e vengono superati solo dal 14% dei
campioni analizzati.
Anche l’eccesso di sodio, nelle acque destinate al consumo umano, deve
essere evitato. Infatti oltre a provocare un cattivo sapore, può causare un aumento
della pressione arteriosa e favorire la ritenzione idrica. Riguardo a tale parametro,
la maggior parte dei campioni ha mostrato valori superiori al limite.
Per quanto riguarda il pH, le acque possono definirsi nel complesso da
neutre a debolmente alcaline. Le variazioni rispetto alla neutralità (pH=7) sono
infatti molto modeste. Tranne che per il pozzo A38, i valori sono tutti compresi tra
88
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
quello min e max imposti dalla normativa.
Della conducibilità si è già ampiamente discusso, basti qui aggiungere che
il valore di parametro viene superato per circa il 24% dei campioni.
La durezza totale non dovrebbe superare i 50 oF. Acque molto dure, pur
non essendo particolarmente dannose per la salute (ove si trascuri la facilitata
formazione di calcoli renali nei soggetti predisposti), determinano inconvenienti
pratici (elevati consumi di detergenti, incrostazioni, cattiva cottura degli alimenti,
ecc…). I valori di durezza totale risultano per quasi il 50% dei campioni superiori
a tale limite.
In sintesi, volendo esprimere, limitatamente ai parametri considerati, un
giudizio di qualità di tali acque destinate al consumo umano, si ha che risultano
potenzialmente potabili solo quei campioni che, in base alla precedente
classificazione chimica, sono stati attribuiti alla classe 2 e 3 ovvero solo il 27%
dei campioni. Tale percentuale, già piuttosto bassa, potrebbe ulteriormente
diminuire considerando l’AOX, un altro parametro che, se pur non contemplato
dalla normativa può risultare fortemente limitante l’uso dell’acqua a scopi
potabili. L’AOX, infatti, fornisce una misura complessiva delle quantità di
sostanze organiche alogenate (contenenti cioè atomi di cloro, bromo, fluoro,
iodio) presenti nel campione. Tali sostanze, trovano largo uso come solventi
industriali, sgrassanti, pesticidi, erbicidi, ecc. e sono molto tossiche a causa della
facilità con cui di accumulano nei grassi dell’uomo mostrando notevoli proprietà
cancerogene. E’ per questa ragione che, come già riportato, tra la miriade di
89
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
sostanze organiche potenzialmente presenti in un’acqua, la normativa vigente
fissa dei limiti precisi giusto per quelle clorurate (tetracloroetilene, tricloroetilene,
trialometani, cloruro di vinile). Per ciascuna di queste sostanze, tuttavia, tali limiti
non superano 30 microgrammi per litro e, pertanto, i valori di AOX misurati nel
corso delle due campagne e risultati in taluni pozzi superiori a 30 µg Cl/L (ppb)
meriterebbero particolare attenzione.
Nell’ipotesi di un uso irriguo delle acque esaminate, esse devono
possedere determinati requisiti di qualità, variabili con la natura del terreno e con
il tipo di coltura a cui sono destinate. Un parametro molto utilizzato per valutare
l’idoneità di un’acqua per uso irriguo, è l’indice SAR (Sodium Adsorption Ratio)
ricavato con la seguente formula:
[ ][ ] [ ]
2+++++
+=
MgCaNaSAR
Il SAR, espresso in meq/L, fornisce una misura dell’assorbimento di sodio da
parte del terreno ed esprime il pericolo di salinizzazione del suolo stesso con
perdita di permeabilità. Il valore dell’indice SAR nelle acque campionate è
risultato sempre inferiore a 10. Un ulteriore parametro per la valutazione
dell’idoneità di un’acqua all’uso irriguo è la salinità totale espressa in termini di
conducibilità elettrica (C.E.). Mettendo in relazione i due parametri nel classico
diagramma di qualità per un’acqua irrigua (fig. 43), i campioni risultano di classe
3, 4, 5 corrispondenti ad acque da mediocri a cattive. Ciò è dovuto alla
conducibilità che supera costantemente i 750 µS/cm (25oC). Ne consegue pertanto
90
Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale
che le acque dell’acquifero poroso esaminato risultano poco idonee all’uso
irriguo.
Tra l’altro, il fenomeno della progressiva salinizzazione dei suoli pugliesi
(Uricchio et al., 2003) ha portato al degrado di ingenti parti del territorio in esame
ed è proprio legato all’utilizzo in agricoltura di acque di falda la cui salinità è
aumentata nel tempo a causa del sovrasfruttamento delle risorse idriche
sotterranee. Non sono tuttavia da sottovalutare, tra le concause, anche la quasi
totale assenza di acque interne superficiali a regime perenne ed i frequenti eventi
di siccità, che rendendo sporadiche le lisciviazioni del terreno favoriscono gli
accumuli salini.
91
Capitolo 6 Conclusioni
6. CONCLUSIONI
I risultati descritti nel presente studio confermano, come da più
parti evidenziato, la forte pressione esercitata sull’acquifero poroso
superficiale con una serie di conseguenze per l’integrità della risorsa
idrica, sia in termini quantitativi che qualitativi.
In particolare, l’analisi dei dati piezometrici relativa al periodo
1987-2002 ha consentito di evidenziare un complessivo rilevante
abbassamento dei livelli idrici nei pozzi di controllo che, in alcuni casi,
sono risultati ormai a secco. Il generale trend piezometrico negativo è
imputabile da un lato all’aumento della richiesta idrica, legato soprattutto
all’introduzione in agricoltura di colture estensive e fortemente
idroesigenti, e dall’altro al succedersi di eventi siccitosi. Tali eventi, la
cui frequenza è notevolmente aumentata nell’ultimo ventennio, riducono
drasticamente non solo la ricarica della falda, ma anche le acque raccolte
negli invasi superficiali e distribuite attraverso gli impianti di irrigazione
consortili. Pertanto, si è emunto sempre più massicciamente dalla falda ed
in misura superiore ai valori della ricarica media annua, innescando
condizioni di disequilibrio che hanno portato al progressivo esaurimento
della risorsa idrica.
Relativamente al periodo di osservazione 2002-2003 a seguito di un
periodo eccezionalmente piovoso, si è avuto un generale “recupero”
92
Capitolo 6 Conclusioni
risultato, dall’analisi statistica, più evidente nella zona nord e occidentale
che costituisce la zona di ricarica del sistema acquifero. Solo in alcuni
pozzi (A7,A15,A18,A19,A26,A48) si è registrato un sollevamento del
livello idrico tale da compensare in un solo anno l’abbassamento registrato
nell’arco di un quindicennio. Tale sollevamento è risultato plausibile non
solo considerando l’abbondanza delle precipitazioni avutesi nel corso del
2002, ma anche l’anomala distribuzione temporale delle stesse che,
concentrandosi nel periodo primaverile ed estivo, hanno evitato i massicci
prelievi per uso irriguo che in queste stagioni sono concentrati. Ciò
conferma che, pur considerando la maggiore frequenza degli eventi
piovosi, la riduzione degli emungimenti è necessaria, nonché
indispensabile, per consentire un ripristino delle condizioni di equilibrio
della falda.
Lo studio ha consentito inoltre, di definire, se pure a grandi linee,
l’assetto idrostrutturale dell’acquifero della pianura alluvionale
individuando un’area a sud-est dove i livelli acquiferi, essendo più
profondi, vengono alimentati da monte, più che dalle acque di infiltrazione
diretta, con tempi di ricarica più lunghi. Il confronto con i dati
pluviometrici ha permesso di constatare che soltanto piogge abbondanti e
frequenti contribuiscono al ravvenamento di questa porzione di acquifero
che, allo stesso tempo, sembra risentire rapidamente dei prelievi in atto.
93
Capitolo 6 Conclusioni
Il forte degrado delle acque sotterranee dell’acquifero poroso
superficiale è stato altresì confermato dall’analisi qualitativa, basata sui
principali parametri fisico-chimici previsti dalle vigenti normative in
materia di tutela e qualità delle acque. In riferimento ai parametri di base
(DLgs 152/’99), è emerso che i campioni d’acqua , nella gran parte dei
casi, possiedono caratteristiche idrochimiche scadenti legate soprattutto
alla elevata concentrazione di nitrati e alla elevata salinità, espressa dagli
alti valori di conducibilità e di concentrazione di cloruri. Ciò conferma
che l’acquifero risulta particolarmente vulnerabile all’inquinamento di
origine antropica sia diretto (inquinamento da nitrati di origine agricola) e
sia indotto (contaminazione salina legata al sovrasfruttamento della
risorsa). Il constatato scadimento qualitativo delle acque rende le stesse
non idonee non solo all’uso potabile (DLgs 31/01) ma anche irriguo.
L’utilizzo di tali acque per l’irrigazione, che continua ancora a farsi,
risulta quindi, particolarmente dannoso per i terreni: la progressiva
riduzione della fertilità e la degradazione delle caratteristiche fisiche che
tale utilizzo provoca può, nel lungo periodo, condurre alla desertificazione
dei suoli.
L’analisi qualitativa, avvalendosi del supporto statistico, ha inoltre
confermato l’eterogeneità del vasto sistema acquifero della pianura
alluvionale, evidenziando zone con caratteristiche chimiche mediamente
diverse. In particolare, si è riscontrato che la zona sud, caratterizzata da
94
Capitolo 6 Conclusioni
valori di salinità più bassi, risulta meno interessata dal fenomeno di
contaminazione salina. Tale diversità sembrerebbe imputabile al diverso
rapporto esistente tra la falda carsica del Gargano e quella del Tavoliere.
Al confine tra le due idrostrutture rappresentato dal T. Candelaro, ed in
particolare nel tratto alto e medio del suddetto torrente, sussistono
condizioni geologiche favorevoli al versamento d’acqua sotterranea dal
Gargano verso il Tavoliere.
Infine, considerando il rilevante impatto antropico sulla qualità e
sulla quantità della risorsa idrica, lo studio condotto ha consentito di
definire come scadente lo stato ambientale dell’acquifero poroso
superficiale. Pertanto, è indispensabile programmare specifiche azioni di
risanamento che possono tuttavia avere esito positivo solo se affiancate da
un monitoraggio attento del territorio ed inserite in una pianificazione
generale che persegua un uso “sostenibile” della risorsa idrica. Si auspica
che il contributo conoscitivo fornito dal presente studio possa risultare
utile in tal senso.
95
Capitolo 7 Bibliografia
7. BIBLIOGRAFIA
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profonda della capitanata”. «Geotecnica» A.3°, n.1.
100
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare calorosamente il Dr. Giuseppe Pappagallo ed il
Geom. Donato Lamacchia per il contributo nella informatizzazione dei dati; il
Dr. Emanuele Barca per il contributo nella elaborazione statistica dei dati; l’ Ing.
Anna Maria De Girolamo per aver fornito i dati di pioggia media ricavati
nell’ambito delle attività connesse con la redazione dei Piani di Bacino; i periti
chimici Michele Cammarota, Nicoletta Rapanà, Vito Locaputo, Ruggiero
Ciannarella e Michele Labellarte per aver effettuato le analisi chimico-fisiche; il
Sig. Marco Daurù ed il Sig. Pasquale Castellano per la collaborazione offerta
durante le campagne di prelievo e di misura; tutti i borsisti e contrattisti
dell’IRSA per il sostegno e l’aiuto offerto.
Vorrei inoltre ringraziare l’onnipresente Prof. Michele Maggiore per la
professionalità ed il sapere messo a disposizione e gli Ingg. Michele Vurro e
Giuseppe Passerella per le proficue discussioni effettuate nel corso dello
svolgimento dello studio.
Infine ringrazio il piccola Luca per aver messo a mia disposizione il suo
P.C. privandosi dei suoi giochi preferiti.
Ai miei genitori
con profonda gratitudine,
Appendice A
A. TRATTAMENTO ED ANALISI DEI DATI
AMBIENTALI
A-1
Appendice A
Per sviluppare risposte quantitative e qualitative relative a fenomeni
naturali espressi da variabili continue e/o discrete, gli strumenti statistici risultano
particolarmente utili.
Tuttavia la gran parte dei metodi statistici classici non tiene conto delle
informazioni spaziali contenute nei set di dati relativi alle scienze della terra.
Accanto alla statistica pura si è pertanto sviluppata la “geostatistica” che
pur sfruttando gli strumenti della statistica classica, offre metodologie per
descrivere la continuità spaziale che è una peculiare caratteristica di molti
fenomeni naturali.
DESCRIZIONE UNIVARIATA
L’elaborazione statistica, che può essere condotta su più livelli, parte dalla
descrizione univariata dei dati ovvero dalla organizzazione, presentazione e
descrizione dei dati relativi ad ogni singola variabile.
Uno dei metodi più utilizzati per la presentazione dei dati è la tabella delle
frequenze che registra quanto spesso i valori della variabile ricadono all’interno di
un certo intervallo di classi. La corrispondente rappresentazione grafica della
tabella delle frequenze è detta istogramma. Generalmente si utilizzano classi di
uguale ampiezza così che l’altezza delle barre dell’istogramma è proporzionale al
numero di valori che ricadono in quella classe.
A-2
Appendice A
Nelle scienze della terra sono di grande interesse anche le frequenze
cumulate ed il corrispondente istogramma o curva delle frequenze cumulate. Per
ottenere queste ultime occorre considerare non il numero dei valori che ricadono
all’interno di una classe ma il numero totale di valori al di sotto di un certo valore
di “cutoff ”.
Le principali caratteristiche degli istogrammi possono essere ricavate
attraverso alcuni parametri rappresentativi che in generale si possono distinguere
in:
1. misure di locazione
2. misure di dispersione
3. misure di forma
I parametri del primo gruppo ci danno informazioni su dove le diverse
parti della distribuzione si trovano. Tra questi abbiamo:
- la media m, che è data dalla media aritmetica dei valori dei dati
∑=
=n
iix
nm
1
1
dove n è il numero dei dati e x1…..xn sono i valori
- la mediana M, che esprime il punto medio dei valori osservati se questi
sono disposti in ordine crescente. La metà dei valori osservati sarà inferiore alla
mediana, l’altra metà sarà superiore.
A-3
Appendice A
2
1+nx
=M
2:2
12
+ +nn xx
Sia la media che la mediana sono misure di locazione del centro della
distribuzione. La media è più sensibile ai valori stranamente alti mentre la
mediana non ne dovrebbe essere influenzata.
- la moda che è il valore più ricorrente; essa varia con la precisione dei
dati e per questo non è molto utile.
- quartili inferiore e superiore che separano i dati in quattro quarti se
questi sono disposti in ordine crescente. Un quarto dei dati cade al di sotto del
primo quartile q1 e un quarto cade al di sopra dell’ultimo quartile q3.
- decili dividono i dati in decimi; un decimo dei dati ricade al di sotto del
primo decile, due decimi cadono al di sotto del secondo decile e così via. Il quinto
decile corrisponde alla mediana.
- percentili dividono i dati in centesimi. Il venticinquesimo percentile
corrisponde al primo quartile.
A-4
Appendice A
Per la rappresentazione grafica di queste misure di locazione, esistono
diversi tipi di grafici tra i quali i “box and whiskers” detti più generalmente “box
plot”.
Il termine “box and whiskers” significa “scatola con i baffi”, in virtù della
particolare forma degli elementi grafici utilizzati per rappresentare i dati. La
“scatola” (fig.A.1) individua i valori misurati che rientrano nel range interquartile
e presenta un taglio orizzontale nel suo interno che individua il valore della
mediana, mentre, proprio per come è stata definita, i lati superiore ed inferiore
della scatola rappresentano rispettivamente 3° ed il 1° quartile.
aCAT
0
10
20
30
40
VA
R
mediana
3° quartile
1° quartile1° decile
9° decile
Figura A.1 – “ Box and whiskers”
Ciascuna scatola può essere dotata di una coppia di segmenti verticali detti
“baffi”. Il baffo inferiore, rispettivamente superiore, rappresenta i dati
strettamente maggiori al 1° decile, rispettivamente strettamente minori del 9°
A-5
Appendice A
decile; in termini più strettamente tecnici il sistema scatola + baffi indica
l’intervallo di confidenza circa al 99%, ossia i valori misurati che rientrano
nell’intervallo compreso tra gli estremi dei due baffi sono quelli che ripetendo 99
volte la misura ritroveremmo certamente. Avremmo potuto essere meno esigenti e
richiedere un intervallo di confidenza meno ampio, tale per esempio che almeno
95 su 100 degli eventuali valori misurati cadessero nell’intervallo indicato, in tal
caso avremmo ottenuto un intervallo di confidenza al 95%, come rappresentato
nella figura A.2 .
Figura A.2 – Intervallo di confidenza al 95%.
Il caso in cui uno od entrambi i “baffi” manchino, questa assenza sta ad
indicare la coincidenza tra il 3° quartile ed il 9° decile oppure tra il 1° quartile ed
il 1° decile, cosa plausibile se si considera che nella serie di valori che viene
rappresentata ci possono essere dei valori ripetuti.
Questa tipologia di grafico è presente nella maggior parte dei software
statistici; a monte della rappresentazione grafica il software si fa carico
implicitamente del calcolo di tutti i valori di posizione interessati nella
A-6
Appendice A
rappresentazione: la mediana, il 1° e 3° quartile, il 1° e 9° decile, infine alcuni di
essi, come nel nostro caso, effettuano un’elaborazione aggiuntiva testando i valori
inferiori al 1° decile e superiori al 9° decile (outlier) per verificare attraverso degli
opportuni test se questi valori estremi possano o meno essere statisticamente
plausibili.
Nella rappresentazione da noi optata i valori estremi, sia per difetto sia per
eccesso, sono contrassegnati da un asterisco. Dal punto di vista
dell’interpretazione grafica, va sottolineato che quando il taglio è situato
grossomodo al centro della scatola ossia del range interquartile, ciò significa che
la distribuzione delle frequenze dei valori misurati è all’incirca simmetrica.
Le misure di dispersione sono utilizzate per descrivere la variabilità dei
dati ed includono:
- la varianza σ2 che è data da
( )2
1
2 1 ∑=
−n
ii mx
nσ
ovvero dalla media dei quadrati delle differenze tra i valori osservati e la
loro media.
- la deviazione standard σ che è semplicemente la radice quadrata della
varianza.
Una caratteristica dell’istogramma che i parametri statistici finora descritti
non rappresentano è la simmetria. Risultano a tale scopo utili le misure di forma
tra cui è molto utilizzato
A-7
Appendice A
- il coefficiente di skewness definito come
( )
31
31
σ
∑=
−=
n
ii mx
nCdS
Il numeratore è la media delle differenze al cubo tra i valori dei dati e la
loro media mentre il denominatore è il cubo della deviazione standard. Il CdS è
molto influenzato dai valori erratici molto alti. Il segno del CdS è importante per
comprendere il tipo di asimmetria.
Un istogramma con CdS positivo elevato avrà una lunga coda di valori alti
a destra rendendo la mediana minore della media. Se l’istogramma ha CdS
negativo si riscontrerà una lunga coda di piccoli valori a sinistra e la mediana sarà
maggiore della media. Se lo skewness è vicino allo zero allora l’istogramma sarà è
pressoché simmetrico e media e mediana dovrebbero coincidere.
DESCRIZIONE BIVARIATA
La descrizione univariata, descrivendo le distribuzioni delle variabili
singolarmente, offre una visione piuttosto limitata soprattutto quando si hanno a
disposizione set di dati relativi a molte variabili. La statistica offre tuttavia anche
strumenti per la descrizione bivariata che risultano particolarmente utili per i set di
dati legati alle scienze della terra per i quali le più importanti ed interessanti
caratteristiche derivano proprio dall’analisi delle relazioni e delle dipendenze tra
diverse variabili.
A-8
Appendice A
Il modo più comunemente utilizzato per la rappresentazione bivariata dei
dati è lo scatterplot che è un grafico x-y in cui le coordinate x rappresentano il
valore di una variabile e le coordinate y quello dell’altra. Lo scatterplot è anche di
estrema utilità per valutare la presenza di valori strani e quindi la bontà dei dati a
disposizione. Da uno scatterplot è possibile individuare il tipo di correlazione che
lega fra loro i dati.
Sono possibili tre casi:
- le variabili sono positivamente correlate; ciò significa che i valori più
grandi di una variabile tendono ad essere associati ai valori più grandi dell’altra e
analogamente i valori più piccoli di una tendono ad essere associati ai più piccoli
dell’altra.
- le variabili sono negativamente correlate; in tal caso ai valori più alti di
una variabile corrispondono i valori più bassi dell’altra e viceversa.
- le variabili sono scorrelate; in questo caso non esiste una relazione tra i
valori delle due variabili e all’aumento dei valori di una non sembra corrispondere
una tendenza dell’altra.
Il parametro statistico utilizzato per esprimere le relazioni tra due variabili
è il coefficiente di correlazione ρ
( )( )
yx
n
iyixi mymx
nσσ
ρ∑
=
−−= 1
1
n è il numero dei dati
x1…xn sono i valori dei dati della prima variabile
A-9
Appendice A
mx è la loro media
σx è la loro deviazione standard
y1…yn sono i valori dei dati della seconda variabile
my è la loro media
σy è la loro deviazione standard .
Il numeratore dell’espressione del coefficiente di correlazione si dice covarianza
Cxy.
Il coefficiente di correlazione è una misura vera di quanto i valori
osservati siano vicini ad una linea retta, condizione che si verifica nel caso di
esatta corrispondenza tra i valori dell’una e dell’altra variabile. Se ρ = +1 allora lo
scatterplot sarà una retta con pendenza positiva, se ρ = -1 allora sarà una retta con
pendenza negativa. Per valori di ρ < 1 lo scatterplot apparirà come una nuvola di
punti tanto più dispersa quanto più il valore di ρ decresce da 0 a 1.
DESCRIZIONE SPAZIALE
I dati relativi alle scienze della terra possono definirsi dati spaziali poiché
ricadono in una precisa posizione dello spazio inoltre, nella maggior parte dei
casi, essi sono dotati di continuità spaziale. Questo vuol dire che è molto più
probabile che abbiano valori simili due dati vicini uno all’altro piuttosto che due
A-10
Appendice A
dati lontani. Nessuno degli strumenti statistici univariati e bivariati sinora
descritti, contengono memoria di queste importanti caratteristiche.
Il modo più semplice per rappresentare dati spaziali è il posting dei dati,
ovvero una mappa su cui ogni posizione dei dati è indicata con il corrispondente
valore. Guardando un posting dei dati si può notare che i valori non sono mai
localizzati casualmente, ma piuttosto, valori bassi tendono ad essere vicini a valori
bassi e valori alti, vicini a valori alti. Un valore alto circondato da valori bassi, o
viceversa, desta sospetto.
Uno strumento utilizzato per studiare le relazioni tra una stessa variabile in
due diverse posizioni è lo scatterplot – h. Esso mostra tutte le possibili coppie di
valori dei dati la cui posizione è separata da una distanza h in una data direzione.
In uno scatterplot – h l’asse X è etichettato V(t) e l’asse Y è etichettato V(t+h),
dove V(t) è il valore della variabile V in una particolare posizione t, mentre
V(t+h) è il valore della variabile ad una distanza h da t, in una particolare
direzione scelta.
La forma della nuvola di punti su uno scatterplot – h ci dice quanto i valori
dei dati siano continui in una data direzione. Se i valori dei dati in posizioni
separate dalla distanza h sono simili, allora i punti saranno plottati vicino ad una
retta a 45o passante per l’origine. Più i valori sono dissimili, più la nuvola tende ad
ingrossarsi; generalmente questo accade all’aumentare della distanza h
considerata.
A-11
Appendice A
I parametri quantitativi che riassumono le informazioni dello scatterplot –
h sulla continuità spaziale dei dati, sono essenzialmente tre:
1. Funzione di correlazione o correlogramma ρ(h); essa esprime la
relazione tra il coefficiente di correlazione di uno scatterplot – h ed h. In genere si
plottano diversi grafici della funzione di correlazione rispetto ad h per diverse
direzioni.
2. Funzione di covarianza C(h); essa esprime la relazione tra la
covarianza di uno scatterplot – h ed h.
3. Variogramma o semivariogramma γ(h); esprime la relazione tra il
momento d’inerzia attorno alla retta y =x di uno scatterplot – h ed h.
Diversamente dal coefficiente di correlazione e dalla covarianza, il momento
d’inerzia aumenta quando la nuvola si ingrossa.
Nell’analisi dei dati ambientali, per ottenere tali parametri, si usa by-
passare gli scatterplot – h. In tal caso il calcolo avviene direttamente attraverso le
seguenti formule:
- funzione di correlazione
( ) ( )hh
hCh+− ⋅
=σσ
ρ
in cui
C(h) è la funzione di covarianza;
σ−h è la deviazione standard di tutti i valori dei dati che sono alla distanza
–h da altri;
A-12
Appendice A
( ) ∑=−− −=
hhhih
ij
mvhN
221σ
σ+h è la deviazione standard di tutti i valori dei dati che sono alla distanza
+h da altri;
( ) ∑=++ −=
hhhjh
ij
mvhN
221σ
m-h è la media di tutti i valori dei dati che sono alla distanza – h da altri
dati;
( ) ∑=
− =hh
ihij
vhN
m 1
m+h è la media di tutti i valori dei dati che sono alla distanza + h da altri
dati;
( ) ∑=
+ =hh
jhij
vhN
m 1
- funzione di covarianza
( ) ( ) ( ) ( )hhhh
ji mmvvhN
hCij
+−=
⋅−⋅= ∑1
- variogramma
( ) ( ) ( )2
21 ∑
=
−=hh
jiij
vvhN
hγ
A-13
Appendice A
Il variogramma è definito come la metà della media dei quadrati delle
differenze dei valori dei dati posti alla distanza h.
LE STIME
L’ obiettivo delle analisi viste fino ad ora è stato quello di descrivere il set
dei dati campione. Rimane tuttavia un altro obiettivo che è quello della stima
ovvero dell’utilizzo delle informazioni desunte dal campione per prevedere il
valore in aree in cui non si hanno dati a disposizione.
Esiste un gran numero di metodologie legate alla stima ma tutte sono
basate su combinazioni lineari pesate del tipo
∑=
⋅=n
iii vv
1
ˆ ω
in cui
è il valore stimato v̂
v1….vn rappresentano gli n dati disponibili;
ω1....ωn rappresentano gli n pesi assegnati ai vi valori.
I pesi sono generalmente scelti in modo che la loro somma sia uguale a
uno, sebbene questo non sia richiesto da tutti i metodi; le diverse metodologie
usano diversi approcci per assegnare un valore a questi pesi.
La stima può essere di diverso tipo:
- stima globale è la stima su un’area all’interno della quale abbiamo
molti campioni;
A-14
Appendice A
- stima locale è la stima su una piccola area in cui abbiamo pochi
campionamenti e per il cui calcolo utilizziamo i campionamenti nelle aree esterne
e vicine; al limite la stima locale può essere puntuale e su blocchi dove nel primo
caso la stima viene effettuata in un punto preciso, mentre nel secondo caso viene
valutata su blocchi di dimensione finita.
La stima globale viene utilizzata nelle fasi iniziali della maggior parte
degli studi. Occorre in tal caso fare attenzione all’influenza che, sul calcolo può
avere il raggruppamento dei dati (clustering). Se infatti la gran parte dei dati
ricade in una determinata zona, il calcolo della stima darà probabilmente una
buona indicazione del valore medio di quella zona, ma non certo di tutta l’area.
Per diminuire l’influenza dei punti raggruppati sul calcolo della stima globale si
utilizzano particolari tecniche di declustering.
Nella stima locale, dove si fa ancora uso di combinazioni lineari pesate, i
pesi, diversamente dalla stima globale, tengono conto delle distanze tra il punto in
cui si vuole stimare il valore e i punti campionati.
KRIGING ORDINARIO
Il Kriging ordinario (KO) rientra tra i metodi di stima puntuale ed è spesso
associato all’acronimo B.L.U.E. che sta per Best Linear Unbiased Estimator che
vuol dire Migliore Stimatore Lineare “Non Deviato”.
Il KO infatti è
A-15
Appendice A
- Lineare perché le sue stime sono combinazioni lineari pesate dei valori
dei dati disponibili;
- Non Deviato (anche se la traduzione risulta una forzatura) perché cerca
di avere il residuo medio o errore medio, mr, uguale a zero;
- Migliore perché tende a minimizzare la varianza degli errori, σr2.
La possibilità di minimizzare la varianza degli errori distingue il KO dagli
altri metodi di stima. L’obiettivo del KO è pertanto ambizioso poiché sia mr e sia
σr2 sono sempre incognite; non conoscendo l’errore medio non si può garantire
che sia nullo e allo stesso tempo non conoscendo la varianza degli errore non si
può minimizzarla.
Il problema si risolve costruendo con i dati a disposizione, un modello e
nel lavorare sull’errore medio e sulla varianza dell’errore del modello.
Per ogni punto in cui si vuole stimare il valore, si suppone che esista una
funzione casuale che dipende da alcune variabili casuali, date dai valori rilevati
nei punti campionati; per ogni coppia di tali variabili la distribuzione dipende solo
dalla distanza tra i due punti.
Supponiamo di voler stimare il valore nel punto 0 noto il valore in altri
punti.
Il primo passo è quello di calcolare le distanze tra tutte le coppie di punti
campionati e la distanza di ciascun punto campionato dal punto 0 in cui vogliamo
stimare il valore.
A-16
Appendice A
Il passo successivo consiste nel calcolare un variogramma sperimentale.
Fissata una certa distanza h, ad esempio 5m, ed una certa direzione, ad esempio
est, si considerano tutte quelle coppie di punti che nella direzione est, hanno
distanza pari a 5m. Per evitare che il numero delle coppie sia scarso, viene
ammesso un margine di tolleranza sia sulla distanza e sia sulla direzione scelta. La
formula per il calcolo del variogramma diventa quindi:
( ) ( ) ( )∑≈
−=hh
jiij
vvhN
h 2
21γ
L’unica differenza tra questa e la formula originale è che ora scegliamo di
sommare tutte le N(h) coppie la cui separazione è approssimativamente uguale ad
h. Si scelgono poi altri valori di h (10m,15m,20m ecc…) e si ripete il calcolo.
Si costruisce quindi il variogramma sperimentale riportando sull’asse X le
distanze h e sull’asse Y i valori γ(h).
Dopo aver ricavato il variogramma, questo deve essere interpretato.
L’interpretazione consiste nel “fittare” al variogramma sperimentale una formula
matematica o un modello.
Con il processo di fitting si può:
1. determinare i parametri descrittivi del variogramma;
2. selezionare un modello appropriato;
3. determinare se il variogramma è isotropo o anisotropo.
A-17
Appendice A
1. PARAMETRI DESCRITTIVI 11..
•
•
I parametri descrittivi sono tre ( fig.A.3):
Nugget; l’effetto nugget rappresenta la variabilità del campione a
piccole distanze ovvero per piccoli valori di h. Esso si legge sull’asse Y del
variogramma ed è dato dalla differenza tra l’origine del variogramma (0,0) ed il
valore sull’asse delle Y in cui il variogramma interseca quest’ultimo. Il nugget si
indica generalmente con Co ed è sempre positivo. In generale è meglio avere un
nugget molto piccolo o assente perché questo indica che è presente un piccolo
errore o nullo nella descrizione della continuità spaziale.
Range; il range è la distanza alla quale i campioni diventano
indipendenti, ovvero la massima distanza di autocorrelazione spaziale della
variabile in esame. A distanze maggiori del range i valori della variabile tendono a
non essere più correlati. Più specificatamente il range, che si indica con a o con r,
è il valore della distanza (h sull’asse delle X) alla quale il variogramma (γ
sull’asse delle Y) diventa orizzontale e non mostra più alcun significativo
cambiamento. Un piccolo range indica che una relazione tra i campioni è
osservabile solo a piccole distanze, viceversa, un grande range indica che una
relazione tra i campioni è osservabile anche a grandi distanze. In generale quindi è
sempre preferibile avere range grandi. Il range varia con la direzione considerata.
A-18
Appendice A
Figura A.3 – Parametri descrittivi del variogramma.
•
•
Sill; il sill è il valore di γ in corrispondenza del range, attorno al quale
il variogramma diventa orizzontale ovvero è il valore dell’asintoto orizzontale al
quale la funzione tende. Un basso sill indica una piccola variabilità tra i dati
misurati, al contrario, un grande sill indica una grande variabilità. In generale
quindi, è preferibile avere bassi valori di sill. Il valore del sill si legge sull’asse Y
e si indica con C+Co per indicare che l’effetto nugget è parte del sill.
Oltre ai tre parametri descrittivi del variogramma esistono altre due
caratteristiche importanti:
Continuità all’origine; la continuità è il comportamento del
variogramma a distanze h molto piccole de è un importante indicatore della
regolarità spaziale della variabile. Generalmente sono quattro i tipi di continuità
riscontrabili nei variogrammi:
A-19
Appendice A
1) Continuità parabolica; indica che la variabile misurata varia con
estrema continuità. All’aumentare delle distanze le differenze tra i
campioni sono piccole.
2) Continuità lineare; indica che la variabile misurata è continua. C’è
una relazione diretta tra l’aumento della distanza e le differenze tra i
campioni.
3) Discontinuità ; equivale all’effetto nugget.
4) Nessuna continuità ; indica che la variabile misurata è estremamente
irregolare. Non esiste una relazione tra distanze di campionamento e
valori misurati.
• Ampiezza e numero dei “lags”; il lag è la distanza a cui le
differenze tra i campioni sono calcolate. La valutazione dell’ampiezza ottimale del
lag è dettata dalla spaziatura tra i campionamenti. Usare una ampiezza troppo
piccola produrrà, nel variogramma, numerose fluttuazioni locali dette “rumore”.
Al contrario, una ampiezza troppo grande produrrà un variogramma troppo
regolare (smooted).
Il numero dei lags è il numero degli intervalli da considerare nel
variogramma. Ad esempio se l’ampiezza del lag è di 150m ed il loro numero è 5,
il calcolo del variogramma sarà fatto alle distanze 150 m, 300m, 450m, 600m,
750m.
A-20
Appendice A
2. MODELLI DI VARIOGRAMMA 22..
•
Affinché un variogramma sperimentale sia utile come mezzo per la stima
dei valori è necessario applicare un modello generalizzato che fitti tutti i tipi di
comportamento spaziale. Il modello è una funzione matematica continua che
rappresenta in modo adeguato i dati sperimentali. Numerosi sono i modelli
disponibili ed ognuno di questi è caratterizzato da una formula matematica,
funzione dei parametri descrittivi nugget, range e sill. I più comuni sono:
Modello sferico.
Questo è il più comune tipo di modello. È formato da una curva che
aumenta con la distanza fino a che questa diventa uguale al range. Oltre il range le
differenze medie quadrate non cambiano e la loro curva diventa orizzontale
determinando il sill. L’equazione generale del modello sferico è:
( ) ( ) ( )
−+=
3
0 5,05,1 ah
ahCChγ se h ≤ a
( ) CCh += 0γ se h > a
Modello esponenziale. •
Questo modello ha una curva che aumenta con la distanza ma non
raggiunge mai la posizione orizzontale (comportamento asintotico). Esso è
A-21
Appendice A
caratterizzato da valori del range molto alti. L’equazione generale del modello
esponenziale è:
( ) ( )[ ]ahCCh 3exp10
−−+=γ
Modello lineare. •
Il modello lineare è rappresentato da una retta ciò significa che γ aumenta
con la distanza con una relazione lineare (proporzionalità diretta). I variogrammi
lineari non hanno né sill né range, ma possono avere nugget. La pendenza della
retta si valuta come rapporto
( )
hhγ
Modello gaussiano. •
Il modello gaussiano è caratterizzato da una curva che aumenta molto
gradatamente con la distanza (comportamento parabolico all’origine),
successivamente aumenta rapidamente raggiungendo il sill asintoticamente come
per il modello esponenziale. L’equazione generale del modello gaussiano è:
( ) ( )[ ]22
03exp1 ahCCh −−+=γ
A-22
Appendice A
Modello nugget puro. •
Il modello “pure nugget” ha punti che non hanno una apparente pendenza,
ma che più probabilmente ha un range molto piccolo e non valutabile. Questo
vuol dire che punti vicini sono differenti tra di loro come punti lontani. La
migliore curva che fitta questo variogramma è una retta orizzontale pertanto,
nugget e sill sono uguali e non c’è range. L’equazione del modello “pure nugget”
è:
( ) CCh += 0γ
Modelli annidati. •
I variogrammi annidati sono combinazioni dei modelli semplici descritti
che si usano per fittare variogrammi sperimentali più complessi.
3. ANISOTROPIA. 33..
Molte delle variabili ambientali si presentano spazialmente anisotrope
ossia i parametri caratteristici dei variogrammi non sono uniformi in tutte le
direzioni. Per valutare l’anisotropia direzionale usando il variogramma, si devono
usare coppie di campioni raggruppate per lags, direzione e tolleranza.
In genere si calcola prima il variogramma relativo alla direzione est (0o)
con tolleranza 45o e poi si calcola quello in direzione nord (90o) con la stessa
tolleranza. Si confrontano i parametri sill e range, se questi sono simili allora la
A-23
Appendice A
varibile ha un comportamento isotropo. Se questi sono diversi, allora si ha una
anisotropia spaziale e si procede aumentando le direzioni di calcolo e riducendo le
tolleranze al fine di individuare la direzione di massima anisotropia.
Ritorniamo al problema di partenza ovvero alla stima del valore della
variabile nel punto 0 noto il valore in altri sette punti. Si tratta in pratica di
risolvere il seguente sistema del kriging ordinario:
1
1
01
=
=−
∑
∑
=
=
n
ii
iij
n
jj
ω
γµγω
Le prime n equazioni servono a minimizzare la varianza, l’ultima
equazione è necessaria per la condizione di unbiasedness.
Scelto il modello che meglio fitta il variogramma sperimentale ottenuto, e
note le distanze tra tutte le coppie di punti campionati e la distanza di ciascun
punto campionato dal punto in cui vogliamo calcolare la stima, si sostituiscono
tali distanze nella formula del modello scelto e si calcolano i γij e i γi0 .
Si sostituiscono i γij e i γi0 nel sistema del kriging ordinario. Le incognite
di questo sistema restano quindi gli n ωi coefficienti della combinazione lineare e
µ detto parametro di Lagrange, ovvero n+1 incognite. Le equazioni sono n+1
quindi il problema è risolvibile.
A-24
Appendice A
Noti gli n ωi e µ si può calcolare la stima nel punto 0 :
∑=
⋅=n
jjj vv
1
ˆ ω
la varianza della stima sarà data dalla seguente formula:
µγϖσ +=∑=
01
2i
n
iir
A-25
A-1
N° rif. Pozzo Sigla Denominazione Latitudine Longitudine Comune Profondità
(m)
Quota p.c.
(m slm) Litologia Spessore (m)note
I 1 AS1 Ascoli Satriano 1 Ascoli Satriano 1853,00 argille marnose e sabbie 0-1420
argille sabbiose 1420-1600argille marnose e
sabbie 1600-1847
substrato prepliocenico 1847-1853
I 2 AS3 Ascoli Satriano 3 41° 14' 19'' 03° 01' 56'' Ascoli Satriano 2288,00 argille e sabbie 0-1370
argille 1370-1628argille e sabbie 1628-2130argille marnose 2130-2251
substrato prepliocenico 2251-2288
I 3 AS4 Ascoli Satriano 4 41° 15' 30'' 03° 03' 79'' Ascoli Satriano 1903,40 dep. alluvionale 0-40
argille e sabbie 40-1377argille 1377-1537
argille e sabbie 1537-1815argille marnose 1815-1853
substrato prepliocenico 1853-1903
I 4 AS 6 Ascoli Satriano 6 41° 13' 21'' 03° 03' 07'' Ascoli Satriano 1000,00 248,00 0-200
argilla e sabbia* 200-379
argilla sabbiosa 379-550
argilla e sabbia** 550-960
argilla 960-984
argilla e sabbia*** 984-1000
I 5 AS 7 Ascoli Satriano 7 41° 14' 06'' 03° 03' 09'' Ascoli Satriano 1000,00 266,00 ciottoli 0-19
argilla sabbiosa 19-203 argilla e sabbia* 180-222argilla e argilla
sabbiosa 222-380
argilla e sabbia** 380-500argilla sabbiosa 500-691
sabbia e argilla*** 691-845
argilla 845-854argilla e sabbia**** 854-1000
*Da 304 m a 379 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.**Da 572 m a 576 m, da 633m a 637m e da 642 m a 660 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua dolce; da 660 m a 822 m sabbie e argille con acqua salmastra e da 822 m a 960 m sabbie e argille con acqua salata.***Da 984 m a 1000 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salata.
Da 203 m a 222 m sono state rinvenute sabbie e livelli argillosi con acqua dolce
**Da 380 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
***Da 691 m a 771 m sono state rinvenute sabbie e livelli argillosi con acqua dolce eda 771 m a 845 m con acqua salmastra
**** Da 854 m a 1000 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salata
Tabella dei dati caratteristici dei pozzi di idrocarburi
Stratigrafia sommaria
I 6 F1 Faragola1 41° 10' 42'' 03° 08' 28'' Ascoli Satriano 1769,00 argille e sabbie 0-470
argille 470-1240argille e sabbie 1240-1533
argille 1533-1636argille e sabbie 1636-1769
I 7 F2 Faragola 2 41° 13' 02'' 03° 07' 27'' Ascoli Satriano 1000,00 363,00 ciottoli 0-50
argille e sabbie* 50-328argilla sabbiosa
con ciottoli** 328-357
argille e sabbie*** 357-938argilla sabbiosa 938-975
argille e sabbie**** 975-1000
I 8 F5 Faragola 5 41° 13' 23'' 03° 08' 10'' Ascoli Satriano 1000,00 323,00 ciottoli con argilla 0-50
argilla sabbiosa e sabbia * 50-1000
I 9 F7 Faragola 7 41° 13' 31'' 03° 07' 38'' Ascoli Satriano 1000,00 327,00 0-147
argilla e sabbia* 147-219argilla sabbiosa** 219-405argilla e sabbia con ciottoli*** 405-453
argilla sabbiosa**** 453-1000
I 10 CA 1 Carrera 1 41° 15' 46'' 03° 06' 53'' Ascoli Satriano 500,00 149,00 argilla e ciottoli 0-25
argilla sabbiosa 25-100argilla e sabbia
con ciottoli 100-150
argilla e sabbia* 150-345argilla 345-351
argilla e sabbia** 351-500
I 11 G 1 Giardinetto 1 41° 13' 47'' 03° 11' 04'' Ascoli Satriano 500,00 243,00 argilla e ciottoli 0-19
argilla e sabbia* 19-291argilla sabbiosa** 291-500
I 12 TV15 Torrente Vulgano 15 41° 26' 24'' 02° 48' 44'' Biccari 500,00 250,00 argilla sabbiosa
con ciottoli 0-29
argilla sabbiosa 29-500I 13 CL1 Calvello 1 41° 58' 55'' 02° 58' 55'' 2408,00 dep. alluvionale 0-20
argille e sabbie 20-1402argille 1402-1810
argille e sabbie 1810-2165argille marnose 2165-2250
substrato prepliocenico 2250-2408
Da 229 m a 232 m e da 243 m a 247 m sono stati rinvenuti strati di sabbia con acqua dolce.**Da 328 m a 365 sono stati rinvenuti ciottoli e sabbie con acqua dolce.***Da 375 m a 390 m, da 385 m a 414 m, da 418 m a 452 m, da 455 m a 489 m, da 494 m a 498 m, da 507m a 519 m e da 529 m a 540 m sono state rinvenute prevalentemente sabbie con adqua dolce; da 540 m a 938 m argille e sabbie con acqua salmastra.****Da 975 m a 982 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce e da 982 m a 1000 m sabbie e argille con acqua salmastra. *Da 206 m a 212 m, da 254 m a 259 m , da 390 m a 397 m, da 405 m a 415 m,da 420 m a 447 m, da 451 m a 480 m e da 497 m a 507 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce; da 520 m a 1000 m argille e sabbie con acqua salmastra.
*Da 147 m a 154 m, da 159 m a 188 m e da 195 m a 219 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce.**Da 334 m a 342 m e da 387 m a 395 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce.***Da 405 m a 414 m e da 419 m a 453 m sono state rinvenute argille,sabbie e ciottoli con acqua dolce.****Da 455 m a 478 e da 498m a 507 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce; da 507 m a 632 m , da 658 m a 704 m, da 767 m a 850 m , da 859 m a 927 m e da 942 m a 976 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.
*Da 317 m a 345 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua dolce.
**Da 351 m a 395 m sono state rinvenute argille e sabbie conacqua salmastra
*Da 254 m a 266 m e da 278 m a 291 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce.**Da 453 m a 457 m, da 464 m a 468 m e da 475 m a 488 m sono stati rinvenuti strati prevalentemenmte sabbiosi con acqua dolce.
I 14 CAN 1 Candela 1 41° 12' 46'' 03° 00' 20'' Candela 2720,00 argille e sabbie 0-500argille 500-625
argille e sabbie 625-1277argille 1277-1710
argille e sabbie 1710-2535argille marnose 2535-2651
substrato prepliocenico 2651-2720
I 15 CAN 2 Candela 2 41° 11' 41'' 02° 59' 20'' Candela 3215,00 argille 0-231alloctono 231-1025
argille e sabbie 1025-1310argille 1310-1755
argille e sabbie 1755-2870argille marnose 2870-3025
substrato prepliocenico 3025-3215
I 16 CAN13 Candela 13 41° 14' 31'' 02° 56' 23'' Candela 2259,00 alloctono 0-1800argille e sabbie 1800-2175argille marnose 2175-2259
I 17 CAN14 Candela 14 41° 15' 11'' 02° 57' 18'' Candela 1807,50 alloctono 0-900argille e sabbie 900-1565
argille 1565-1807I 18 CS1 Castelluccio 1 Castelluccio 2185,50 argille e sabbie 0-1505
argille 1505-1760argille e sabbie 1760-2070argille marnose 2070-2154
substrato prepliocenico 2154-2185,5
I 19 PE 1 Pecoraro 1 41° 16' 22'' 03° 03' 37'' Castelluccio 500,00 193,00 0-287argille e sabbie* 287-500
I 20 CD1 Colle D'Armi1 41° 37' 56'' 02° 40'56'' 2156,00 dep. alluvionale 0-10argille e sabbie 10-265
alloctono 265-1711argille 1711-1910
argille e sabbie 1910-2156I 21 BS1 Borgo segezia 1 41° 22' 30'' 03° 02' 29'' Foggia 1645,00 argille e sabbie 0-760
argille 760-1150argille e sabbie 1150-1225
argille 1225-1465argille marnose 1465-1645
I 22 FG1 Foggia 1 41° 32' 20'' 03° 04' 02'' Foggia 649,30 dep. alluvionale 0-47argille e sabbie 47-185
argille 185-278argille marnose 278-300
substrato prepliocenico 300-649
I 23 FG2 Foggia 2 41° 33' 44'' 02° 56' 52'' Foggia 847,00 dep. alluvionale 0-25argille e sabbie
argillesubstrato
prepliocenico 835-847
*Da 287 m a 308 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce e da 308 m a 500 m argille e sabbie con acqua salmastra.
25-835
I 24 FG3 Foggia 3 41° 28' 12'' 03° 03' 58'' Foggia 676,00 dep. alluvionale 0-35argille e sabbie 35-240
argille 240-280argille sabbiose 280-535
substrato prepliocenico 535-676
I 25 FG4 Foggia 4 Foggia 1600,00 argille e sabbie 0-1550substrato
prepliocenico 1550-1600
I 26 FOR1 Fortore 1 41° 44' 15'' 02' 43' 41'' 1076,00 dep. alluvionale 0-15argille e sabbie 15-935argille marnose 935-1059
substrato prepliocenico 1059-1076
I 27 FOR 2 Fortore 2 41° 43' 41'' 02° 44' 42'' 1163,00 dep. alluvionale 0-25argille e sabbie 25-880argille marnose 880-1029
substrato prepliocenico 1029-1163
I 28 FOR 3 Fortore 3 41° 42' 09'' 02° 40' 24'' 1801,00 dep. alluvionale 0-23argille marnose 23-1801
I 29 LAV 2 Lavello 2 41° 05' 40'' 03° 13' 48'' 1678,00 dep. alluvionale 0-40argille e sabbie 40-650
argille 650-1050argille sabbiose 1050-1392
argille 1392-1510substrato
prepliocenico 1510-1678
I 30 LAV 3 Lavello 3 41° 04' 40'' 03° 12' 13'' 2016,00 dep. alluvionale 0,00-50,00alloctono 50,00-1622,00
argille 1622-1665argille sabbiose 1665-2016
I 31 LAV 4 Lavello 4 41° 04' 05'' 03° 17' 43'' 1629,00 dep. alluvionale 0-65argille e sabbie 65-450
argille 450-869argille sabbiose 869-1230
substrato prepliocenico 1230-1629
I 32 LAV 6 Lavello 6 41° 03' 39'' 03° 19' 13'' 924,00 dep. alluvionale 0-50argille e sabbie 50-200
sabbie 200-485argille marnose 485-576
substrato prepliocenico 576-924
I 33 L1 Lucera 1 41° 28' 40'' 02° 53' 17'' Lucera 1917,00 166,00 copertura alluvionale 0 - 25
argilla sabbiosa 25 -245argilla sabbiosa e
ghiaiosa * 245 - 269
argilla con strati argilloso sabbiosi
e ghiaiosi ** 269 - 735
argilla 735-1200argilla sabbiosa 1200-1599argilla marnosa 1599-1642
substrato prepliocenico 1642-1917
I 34 L2 Lucera 2 41° 29' 05'' 02° 48' 27'' 3117,00 argille e sabbie 0-900argille 900-1198
argille sabbiose 1198-2715argille marnose 2715-2854
substrato prepliocenico 2854-3117
I 35 L3 Lucera 3 41° 26' 31'' 02° 48' 25'' 2502,00 argille e sabbie 0-830argille 830-1340
argille sabbiose 1340-1665argille 1665-2165
argille sabbiose 2165-2502
I 36 L4 Lucera 4 41° 32' 28'' 02° 52' 02'' Lucera 500,00 114,00 copertura alluvionale 0,- 18,8
argilla sabbiosa 18,8-50argilla 50-204
argilla con strati argilloso sabbiosi
e ghiaiosi *204-500
argilla sabbiosa 0-204,7
argilla sabbiosa con strati sabbiosi
e ghiaiosi *204,7- 695
argilla 695-1072argilla sabbiosa 1072-1212argilla marnosa 1212-1227
I 38 L6 Lucera 6 41° 29' 24'' 02° 58' 22'' Lucera 1170,00 101,00 copertura alluvionale 0-16, 47
argilla 16,47-200
argilla con strati argilloso sabbiosi * 200-695
argilla 695-1115argilla marnosa 1115-1156
substrato prepliocenico 1156-1170
* Da 204,7m a 223,5m, da 270,6m a 282,4m, da 306m a 317,6m, da 322,3m a 350m, da 425,9m a 489,4m e da 498,8m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra.
* Da 200m a 216,5m, da 230,6 a 235m, da 258,8 a 268m, da 289,4m a 421m, da 433m a 447m, da 456,5 a473, da 480m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.
* Da 245m a 269m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua dolce.
** Da 269m a 283m, da 304,7 m a 325 m, da 350 m a362m , da 426 m a 436m, da 450m a 463m e da 478m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra.
* Da 204m a 209m, da 267,6m a 272,3m, da286,4m a300m, da359m a 366m, da392m a 400m, da403,7m a434m e da 481m a 488 m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra. .
I 37 L5 Lucera 5 41° 31' 50'' 02° 54' 20'' Lucera 1227 97
I 39 L7 Lucera 7 41° 24' 50'' 02° 53' 59'' Lucera 2704,00 207,00 argilla 0 -250argilla e argilla
sabbiosa* 250- 876
argilla 876-1626argilla sabbiosa 1626-1785
argilla 1785-2190argilla sabbiosa 2190-2620argilla marnosa 2620,00-2691,00
substrato prepliocenico 2691-2704
I 40 SC 1 S. Caterina 1 41° 27' 13'' 02° 55' 49'' Lucera 500,00 sabbia e ciottoli 0-12argilla 12-250
argilla sabbiosa 250-310sabbia e argilla* 310-500
1 41 RG2 Reggente 41° 25' 21'' 02° 55' 06'' Lucera 500,00 192,00 sabbia e ciottoli 0-12argilla 12-125
argilla sabbiosa 125-300sabbia e argilla* 300-500
I 42 P1 Palmori 1 41° 31' 00'' 02° 55' 05'' Lucera 500,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-36
argilla sabbiosa 36-258sabbia e argilla
sabbiosa con ciottoli*
258-439
argilla 439-449sabbia e argilla** 449-500
I 43 P2 Palmori 2 41° 30' 18'' 02° 55' 06'' Lucera 500,00 sabbia e ciottoli 0-16,7argilla sabbiosa* 16,7-309sabbia e argilla
sabbiosa** 309-500
I 44 P3 Palmori 3 41° 30' 54'' 02° 53' 58'' Lucera 500,00 172,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-30
argilla sabbiosa 30-165argilla e sabbia* 165-215argilla sabbiosa 215-253argilla e sabbia** 253-500
I 45 TS1 Torrente Salsola 41° 33' 00'' 02° 54' 58'' Lucera 500,00 85,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-30
argilla sabbiosa 30-300argilla e sabbia* 300-500
I 46 MD1 Monte d'Oro 1 41° 33' 20'' 02° 51' 46'' Lucera 1405,00 117,00 dep. alluvionale 0-10argille e sabbie 10-243
argilla 243-760argilla sabbiosa 760-1250argilla marnosa 1250-1273
substrato prepliocenico 1273-1405
*Da 384 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
*Da 302 m a 483 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salmastra; da 483 m a 495 m sabbie e argille con acqua salata.
*Da 258 m a 276 m, da 297 m a 310 m, da 330 m a 361 m, da 364 m a 379 m e da 382 m a 394 m sono state rinvenute sabbie con ciottoli e argille sabbiose con acqua dolce; da 394 m a 439 m argille sabbiose con ciottoli con acqua salmastra.**Da 449 m a 500 m sono state rinvenute sabbiae e argille con acqua salmastra.
*Da 205 m a 209 m, da 242 m a 245 m e da 266 m a 278 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce.**Da 309 m a 317 m e da 334 m a 402 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce; da 402 m a 500 m sabbie e argille sabbiose con acqua salmastra.
*Da 202 m a 215 m sono state rinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce.**Da 253 m a 273 m, da 279 m a 297 e da 302 m a 307 msono state rinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce; da 307 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
* Da 345 m a 395 m, da 438m a 447m e da 481m a 492m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.
*Da 310 m a 486 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salmastra, e da 486 m a 500 m sabbie e argille con acqua salata.
I 47 MD2 Montedoro 2 41° 32' 34'' 02° 47' 06'' 2974,00 dep. alluvionale 0-15argille e sabbie 15-600
argilla 600-1326argilla sabbiosa 1326-1850
argilla 1850-2266argilla sabbiosa 2266-2590argilla marnosa 2590-2712
substrato prepliocenico 2712-2974
I 48 O 1 Ordona 1 41° 15' 25'' 03° 07' 43'' Ordona 1105,00 dep. alluvionale 0-85argilla e sabbia 85-679
argilla 679-891argilla sabbiosa 891-1045
argilla 1045-1105I 49 O 2 Ordona 2 41° 19' 26'' 03° 06' 06'' Ordona 1597,00 dep. alluvionale 0-100
argilla e sabbia 100-708argilla 708-992
argilla sabbiosa 992-1100argilla marnosa 1100-1330
substrato prepliocenico 1330-1597
I 50 OR 1 Orsara 1 41° 18' 16'' 02° 48' 57'' Orsara 1592,00 alloctono 0-1590
I 51 MCH1 Monte Chiancone 1 41° 33' 50'' 02° 44' 10'' Pietramonte-corvino 2596,00 argille e sabbie 0-595
alloctono 595-1573argilla sabbiosa 1573-1935
argilla 1935-2353argilla sabbiosa 2353-2596
I 52 MCH2 Monte Chiancone 2 41° 32' 20'' 02° 44' 37'' Pietramonte-corvino 2282,00 argille e sabbie 0-450
argilla 450-812alloctono 812-1915
argilla 1915-2165argilla sabbiosa 2165-2282
I 53 PC 1 P. Casanova 1 41° 27' 20'' 02° 48' 11'' 2525,00 dep. alluvionale 0-30argilla e sabbia 30-800
argilla 800-1280argilla sabbiosa 1280-1695
argilla 1695-2127argilla sabbiosa 2127-2525
I 54 PC 2 P. Casanova 2 41° 28' 18'' 02° 47' 53'' 2428,00 dep. alluvionale 0-30argilla e sabbia 30-800
argilla 800-1168argilla sabbiosa 1168-1520
argilla 1520-1941argilla sabbiosa 1941-2428
I 55 PC 3 P. Casanova 3 41° 29' 13'' 02° 49' 26'' 2924,00 dep. alluvionale 0-35argilla e sabbia 35-800
argilla 800-1315argilla sabbiosa 1315-1648
argilla 1648-2150argilla sabbiosa 2150-2580argilla marnosa 2580-2795
substrato prepliocenico 2795-2924
I 56 R1 Rendina 1 41° 03' 41'' 03° 15' 06'' 2250,00 argilla e sabbia 0-130alloctono 130-1361
argilla sabbiosa 1361-1540argilla 1540-1593
argilla sabbiosa 1593-1950substrato
prepliocenico 1950-2250
I 57 R2 Rendina 2 41° 06' 15'' 03° 11' 08'' 1321,00 argilla e sabbia 0-350alloctono 350-892
argilla sabbiosa 892-1321I 58 RT 1 Roseto 1 41° 26' 13'' 02° 47' 36'' 2475,00 dep. alluvionale 0-30
argilla 30-200alloctono 200-2248
argilla sabbiosa 2248-2475I 59 RT 2 Roseto 2 41° 26' 05'' 02° 46' 54'' 3264,00 dep. alluvionale 0-20
alloctono 20-3264I 60 RT 5 Roseto 5 41° 25' 47'' 02° 47' 48'' 2803,00 dep. alluvionale 0,00-20,00
argilla 20-190alloctono 190-2048
argilla 2048-2159argilla sabbiosa 2159-2803
I 61 S1 Sannicandro 1 41° 48' 32'' 02° 59' 14'' 2502,00 piattaforma prepliocenica 0-2502
I 62 S2 Sannicandro 2 41° 53' 31'' 02° 47' 49'' Serracapriola 2269,00 139,00 copertura alluvionale 0- 60
argilla sabbiosa 60-400argilla con livelli
marnosi 400-480
substrato prepliocenico * 480-2269
I 63 SP1 S.Paolo Civitate 1 41° 42' 23'' 02° 49' 55'' 839,00 argille e sabbie 0-645argille 645-823
substrato prepliocenico 823-839
I 64 SV1 Spartivento 1 41° 21' 05'' 03° 11' 30'' 1177,00 dep alluvionale 0-35argille e sabbie 35-550
argille 550-770argille marnose 770-986
substrato prepliocenico 986-1177
* da 480 m a 750 m sono stati rinvenuti calcari con acqua salata + odore di H2S
I 65 CO 1 Cotinone 1 41° 44' 23'' 02° 53' 09'' S. Severo 500,00 0-150argilla e sabbia* 150-259argilla e sabbia con areneria** 259-369
argilla sabbiosa*** 369-393breccia
calcarea**** 393-399
399-500
I 66 S.S1bis S. Severo 1 bis 41° 41' 50'' 02° 58' 29'' S. Severo 1594,00 56,00 argilla sabbiosa 0- 95
argille con livelli sabbioso-ghiaiosi 95,4- 359,3
calcare marnoso 359,3 -384,3substrato
prepliocenico 384,3-1594
I 67 TZ 1 Tavernazza 1 41° 24' 15'' 02° 55' 45'' 2058,00 dep. alluvionale 0-25argilla e sabbia 25-867
argilla 867-1512argilla sabbiosa 1512-1653
argilla 1653-2015substrato
prepliocenico 2015-2058
I 68 TF 1 Torre Fiorentina 41° 35' 26'' 02° 47' 12'' 1700,00 argilla e sabbia 0-620argilla 620-1365
argilla sabbiosa 1365-1700I 69 M1 Moffa 1 41° 42' 01'' 02° 48' 27'' Torremaggiore 500,00 193,00 0-196
argilla e sabbia* 196-292argilla 292-368
argilla e sabbia** 368-450argilla sabbiosa 450-500
I 70 T1 Torremaggiore 1 41° 40' 59'' 02° 47' 58'' Torremaggiore 500,00 172,00 argilla 0-59argilla e sabbia* 59-124argilla sabbiosa 124-175
argilla 175-239argilla e sabbia** 239-329argilla e argilla
sabbiosa 329-500
I 71 MS1 Masseria Schiavone 1 41° 36' 45'' 02° 50' 38'' Torremaggiore 500,00 144,00 argilla 0-180
argilla sabbiosa 180-110argilla 110-210
argilla e sabbia* 210-390ciottoli** 390- 400
argilla e sabbia*** 400,00-494,00argilla 494-500
I 72 SG 1 S Giusto 1 41° 22' 35'' 02° 59' 51'' Troia 500,00 201,00 0-242argilla e sabbia* 242-500
I 73 MV 1 Montalvino 1 41° 23' 10'' 02° 50' 03'' Troia 2401,00 dep. alluvionale 0-34alloctono 34-1850
argilla sabbiosa 1850-2242argilla 2242-2401
*Da 59 m a 129 m sono State rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
**Da 239 m a 329 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
Da 247 m a 253 m e da 303 m a 330 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua dolce; da 330 m a 390 m argille e sabbie con acqua salmastra.
**Da 390 m a 400 m sono stati rinvenuti ciottoli con acqua salmastra.
***Da 400 m a 191 m sono state rinvenute argille e sabbie conacqua salmastra.
*Da 257 m a 267 m, da 287 m a 328 m, da 377 m a 405 m e da 427 m a 435 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
*Da 150 m a 163 m, da 167 m a 170 m, da 200 m a 231 m sini state rinvenute argille sabbiose con acqua dolce; da 234 m a 237 m e da 240 m a 259 m sono staterinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce. **Da 259 m a 269 m argille e sabbie con acqua salmastrra.
***Da 369 m a 383 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salata.
****Da 393 m a 399 m sono state rinvenute brecce con acqua salata
Da 196 m a 292 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.**Da 368 m a 450 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.
I 74 MC 1 Monte Cigliano 1 41° 22' 22'' 02° 51' 31'' Troia 2497,00 290,00 argilla con lenti argilloso sabbiose 0-500
alloctono 500-1820argilla sabbiosa 1820-2225
argilla 2225-2384argilla sabbiosa 2384-2497
I 75 SB Serra dei Bisi 41° 20' 54'' 02° 51' 13'' Troia 2780,00 alloctono 0-2286argilla sabbiosa 2286-2359
argilla 2359-2535argilla sabbiosa 2535-2780
I 76 MF1 Monte Fedele 1 41° 17' 54'' 02° 54' 03'' 2497,00 alloctono 0-1590I 77 MS1 Monte Stillo1 40° 34' 40'' 02° 34' 40'' Volturino 3110,00 dep. alluvionale 0-40
argille e sabbie 40-465argille 465-1105
alloctono 1105-1700argille e sabbie 1700-1915
argille 1915-2415argille e sabbie 2415-2790argille marnose 2790-2921
substrato prepliocenico 2921-3107
I 78 MS2 Monte Stillo2 41° 31' 15'' 02° 45' 20'' Volturino 3300,00 dep. alluvionale 0-20argille e sabbie 20-575
alloctono 575-2023argille e sabbie 2023-3200argille marnose 3200-3298
I 79 MS3 Monte Stillo3 Volturino 3002,00 argille 0-910alloctono 910-3002
I 80 MS4 Monte Stillo4 41° 28' 22'' 02° 43' 40'' 1500,00I 81 MS7 Monte Stillo7 41° 29' 27'' 02° 46' 45'' 2359,00 0-404
alloctono 404-1700argille e sabbie 1700-2359
I 82 MVE1 Monte Verde 1 40° 59' 38'' 02° 59' 51'' 140,00 alloctono 0-140
Appendice C
C. SEZIONI
C-1
Appendice C
C-2
Appendice C
C-3
Appendice C
C-4
Appendice C
C-5
Appendice C
C-6
Appendice C
C-7
Appendice C
C-8
Appendice C
C-9
Appendice C
C-10
Appendice C
C-11
Appendice C
C-12
Appendice C
C-13
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….Appendice D
D-1
D. TAVOLE
Appendice D
D-2
Appendice D
D-3
Appendice D
D-4
Appendice D
D-5
3
Figura 6 - Colonna stratigrafica relativa ad uno dei sondaggi geognostici realizzati alla periferia SW dell'abitato di S.Severo, nei pressi del nuovo distaccamento VV.FF.
TERRAZZI MARINI TERRAZZI FLUVIALI
A10
A2
A3
A51
A12
A17 A
6
A7
A19 A8
A14
A9
A46
A22
A35
A27
A31
-20,0
-15,0
-10,0
-5,0
0,0
5,0
pozzo
∆ (m
)
a)
ZONA NORD ZONA SUD
A39
A15
A18
A69
A29 A
23A
4 A24
A33
A66
A5
A50
A52
A55
A60
A16
A13
A20
A53
A26
A21 A11
A1
A45 A
48A
43A
40A
84A
37A
42A
36A
80A
30A
71A
32 A34
A73
A68
A25
A65
A38
-20,0
-15,0
-10,0
-5,0
0,0
5,0
pozzo
∆ (m
)
b) pozzi trivellati pozzi a scavo Figura 19 (a-b): - Confronto per gruppi delle variazioni del livello idrico tra aprile '87 e gennaio '02
TERRAZZI MARINI TERRAZZI FLUVIALI
A10
A3
A12
A17
A6
A7
A19
A8 A14 A9
A46
A22
A35
A27
A31
-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,04,05,06,07,0
pozzo
∆ (m
)
a)
ZONA NORD ZONA SUD
A39
A15
A18
A29 A
23
A4
A24
A33
A16
A20
A26
*
A21
A11
A1
A45
A48
A43
A40
A42
*
*A36
*A30
*A32
*A34 *A
25-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,04,05,06,07,0
pozzo
∆ (m
)
b) (*) misure eseguite dopo l'alluvione pozzi trivellati pozzi a scavo Figura 25 (a-b) - Confronto per gruppi delle variazioni del livello idrico tra gennaio '02 e gennaio '03
FOGGIA OSSERVATORIO
050
100150200250300350400450500550600650700750800850900
mm
2002 41,0 11,6 26,4 96,6 87,6 5,8 59,6 118,8 72,6 31,6 13,2 128,0 692,8
medie 44,3 38,4 40,5 36,9 35,4 29,0 21,6 23,3 40,2 51,9 57,9 48,2 467,6
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT
MANFREDONIA
050
100150200250300350400450500550600650700750800850900
mm
2002 35,8 11,2 15,4 53,6 67,6 3,2 43 66,2 92 45,6 12,2 175,8 621,6
medie 40,7 36,5 38,6 35,1 32,6 28,5 22,0 21,1 43,9 47,7 56,6 45,5 448,8
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT
S. SEVERO
050
100150200250300350400450500550600650700750800850900
mm
2002 43 9,8 26,4 101 75 5,8 44,4 91,6 111,4 56,4 10 160,8 735,8
medie 51,5 43,7 42,3 39,2 37,0 28,2 26,6 24,7 44,9 56,6 62,3 57,9 514,9
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT
Figura 28 - Dati pluviometrici mensili 2002 e valori medi mensili relativi ad alcune stazioni ricadenti nell'area di studio
PIETRAM ONTECORVINO
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
600
650
700
750
800
850
900
mm
2002 57,8 16,6 30,8 184,4 77,8 18,8 99,4 146,8 105,2 35,6 17 89,8 880
medie 102,7 88,6 84,7 87,2 51,1 43,2 32,6 35,3 55,9 84,9 105,3 100,4 871,9
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT
CASTELLUCCIO DEI SAURI
050
100150200250300350400450500550600650700750800850900
mm
2002 43,8 16,2 30,8 118 56,6 4,8 50,6 100,6 58,6 41,8 18,4 101,4 641,6
medie 51,3 43,7 46,6 45,4 39,3 35,6 30,1 25,9 37,1 57,5 61,1 55,0 528,6
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT
Figura 29 - Dati pluviometrici mensili 2002 e valori medi mensili relativi ad alcune stazioni ricadenti nell'area di studio
Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03
15
20
25
30
35
40
45
50
55
60
65
70
75
80
85
livel
lo s
tatic
o s.
l.m.
legendaA12A6A19A43A18A23A24A21A11
Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03
100
105
110
115
120
125
130
135
140
145
150
155
160
165
170
livel
lo s
tatic
o s.
l.m.
legendaA46A35A27A39A48
Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03
0
20
40
60
80
100
120
140
160
mm
di p
iogg
ia
Piogge medie ragguagliate
Figura 31 - Confronto tra le piogge medie ragguagliate e i livelli piezometrici misurati nei punti d'acqua di tabella 6a
Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02Sep-02 Oct-02 Nov-02Dec-02 Jan-03 Feb-03 Mar-03 Apr-03 May-03
0
20
40
60
80
100
120
140
160
mm
di p
iogg
ia
Piogge medie ragguagliate
Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03 Mar-03 Apr-03 May-03
5
10
15
20
25
30
35
livel
lo s
tatic
o s.
l.m.
A25A36A30A32A26A34
Figura 32 - Confronto tra le piogge medie ragguagliate e i livelli piezometrici misurati nei punti d'acqua di
tabella 6b
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Ca
A45
a)
0
50
100
150
200
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Mg
A45
A26
b)
Figura 35 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di calcio (a) e di magnesio(b) rilevate nella campagn a 2003
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Na
A45
a)
0
50
100
150
200
250
300
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
K
A18
A48
b) Figura 36 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di sodio (a) e di potassio(b) rilevate nella campagna
2003
0
500
1000
1500
2000
2500
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Cl
a)
0
100
200
300
400
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
SO4
b) Figura 37 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di cloro (a) e di solfato (b) rilevate nella campagna
2003
100
200
300
400
500
mg/
L
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
HCO3
A45
A32
Figura 38 - Box plot relativo alle concentrazioni di bicarbonato rilevate nella campagna 2003
0 10 20 30 40 50HCO3
0
10
20
30
40
50
Na+
K
50 40 30 20 10 0SO4+Cl
50
40
30
20
10
0
Ca+
Mg
Legendaterrazzi mariniterrazzi fluvializona nordzona sud
Figura 39 - Diagramma di Ludwig-Langelier per la classificazione delle acque
Conducibilità (µS/cm) 25°C
0
10
20
30
2
4
6
8
12
14
16
18
22
24
26
28
Indi
ce S
AR
Diagramma di qualità per un' acqua irrigua
1 23
4
2
3
4
5
3
4
5
6
45
6
7
250100 750 2250 5000
1 Acqua buona da usare sempre senza precauzioni
2 Acqua media buona da usare con qualche precauzione in terreni mal drenati
3 Acqua media mediocre da usare con precauzioni
4 Acqua mediocre cattiva da usare con molte precauzioni
5 Acqua cattiva, l’ uso comporta rischi elevati
6 Acqua pessima da usare solo in casi eccezionali
7 Acqua sconsigliabile da non usare mai
Figura 43 -Diagramma di classificazione delle acque per uso irriguo( da Wilcox, 1995; modificato)
Figura 16a -Carta raffigurante le diverse zone individuate
A46
A10
A39
A2
A3
A22
A45
A48
A35
A51
A27 A15
A43
A40
A31
A84
A18
A69
A12 A17
A29
A23
A6 A
7A
37A
4 A19 A24
A33
A42 A66
A8 A36
A5
A50
A14
A80
A30 A
9A
71 A52
A32
A34
A73
A55
A60
A16
A13 A20 A53 A26
A21
A68
A25 A11 A1
A65
A38
-50,0
0,0
50,0
100,0
150,0
200,0
pozzo
L.S.
m s
lm
Aprile 1987
Gennaio 2002
Figura 17 - Quote piezometriche rilevate ad aprile '87 e gennaio '02
A46
A10
A39
A2
A3
A22
A45
A48
A35
A51 A
27A
15A
43A
40 A31
A84
A18
A69
A12
A17 A29
A23
A6
A7
A37
A4
A19
A24
A33
A42
A66
A8
A36
A5
A50
A14
A80
A30
A9
A71
A52
A32 A34
A73
A55
A60
A16
A13
A20
A53
A26
A21
A68
A25
A11
A1
A65
A38
-20,0
-17,5
-15,0
-12,5
-10,0
-7,5
-5,0
-2,5
0,0
2,5
pozzo
∆ (m
)
pozzi trivellati pozzi a scavo
Figura 18 - Variazioni del livello idrico tra aprile '87 e gennaio '02
-20
-18
-16
-14
-12
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
m
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Differenza livelli 2002-1987
A2
Figura 20 - Box-plot delle differenze dei livelli idrici rilevati a gennaio 2002 ed aprile 1987
Figura 21 – Carta della piezometria gennaio 2002
A46
A10
A39
A3
A22
A45
A48
A35
A27 A15
A43 A40
A31 A18
A12 A17
A29 A23
A6
A7
A4
A19
A24
A33
A42
*
A28
*
A8
A36
* A14
A30
*
A9 A41
A32
*
A34
* A16
A20 A
26*
A21
A25
* A11 A
1
-20,0
0,0
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
120,0
140,0
160,0
180,0
pozzo
L.S.
m s
lm
Gennaio 2002
Gennaio 2003
(*) misure eseguite dopo l'alluvione
Figura 22 - Quote piezometriche rilevate a gennaio '02 e gennaio '03
A46
A10 A
39
A3
A22
A45
A48
A35
A27
A15
A43
A40
A31
A18
A12
A17
A29 A
23
A6
A7
A4
A19
A24
A33
A42
*
A8
*A36
A14
*A30
A9
*A32
*A34
A16
A20
A26
*
A21
*A25
A11
A1
-6,0
-4,0
-2,0
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
pozzo
∆ (m
)
(*) misure eseguite dopo l'alluvione
Figura 23 - Variazioni del livello idrico tra gennaio '02 e gennaio '03
pozzi trivellati
pozzi a scavo
Figura 24 – Carta della piezometria gennaio - febbraio 2003
-4
-2
0
2
4
6
8
m
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD
Differenza livelli 2003-2002
A19
A15
A35
Figura 26 - Box-plot delle differenze dei livelli idrici rilevati a gennaio/febbraio 2003 e gennaio 2002
Figura 27 – Carta della differenza dei livelli 2003/2002
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200m
m
Foggia Istituto Agrario 4,4 3,4 1 2,8 1 5,6 29 4,6 11,4 49,6 27,4 4,8 1,2 147,6 44,3
S.Severo 4,6 3,4 1 5,4 20 2,8 10 22,2 14,4 1,8 87,6 51,5
Castelluccio dei Sauri 4,6 1,8 5,2 1,4 2,8 26,8 4 15,8 91,4 28,2 1 2,4 185,8 51,3
Pietramontecorvino 11,8 2,4 1,2 3,2 1,6 2 4,4 20,2 3,2 10,8 58 23,6 1,2 1 146 102,7
M anfredonia 2,4 3,4 3,4 5,4 2,2 7,4 30 8,4 44,6 16,4 127,2 67,6
1 2 5 7 8 9 10 18 19 24 25 26 29 30 31Tot.
Gennaiomedia
mensile
Figura 30 - Osservazioni pluviometriche relative ai giorni piovosi registrati nel mese di gennaio 2003
0
1000
2000
3000
4000
5000
µS/c
m
T. MARIN
I
T. FLUVIA
LI
ZONA NORD
ZONA SUD
2002
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
µS/c
m
T.MARIN
I
T.FLUVIALI
ZONA NORD
ZONA SUD2003
A45
A8
A45
Figura 33 - Box plot relativo ai valori di conducibilità rilevati nelle due campagne di misura
Figura 34 – Carta della conducibilità 2003
Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3
0.1
1
10
100Legenda
A3A6A7A9A10A14A8A12A17A19
TERRAZZI MARINI
Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3
0.1
1
10
100
LegendaA22A27A31A35A46
TERRAZZI FLUVIALI
Figura 40 - Diagramma di Schoeller per le acque della zona dei terrazzi marini e dei terrazzi fluviali
Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3
0.1
1
10
100
LegendaA15A18A23A24A29A33A39A4A5A11A16A20A21A26
ZONA NORD
Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3
0.1
1
10
100Legenda
A45A48A25A28A30A32A34A36A40A42A43
ZONA SUD
Figura 41 - Diagramma di Schoeller per le acque della zona nord e della zona sud
Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione
Quota p.c.
(m slm)
Profondità (m)
Profondità dei livelli acquiferi dal
p.c.(m)
Livello statico s.l.m. (m)
Portata emunta
(l/s)
∆ corrisp.
(m)
Qs
(l/s m)Salinità (mg/l)
T (°C)
NOTE
C1 5/IS 41° 20' 34'' 03° 41' 08'' Trinitapoli Ente Irrigazione
_ 6,5 178,0 169,5 7,5 _ _ _ _ _
C2 3 41° 37' 40'' 03° 05' 10'' S.Severo Ente Irrigazione
_ 38,0 211,5 195,5 0,0 _ _ _ _ _
C3 3/RG 41° 38' 58'' 03° 09' 42'' Rignano Garganico
Ente Irrigazione
1962 86,6 100,3 98,5 4,5 15,0 0,0 15,0 2223 _
C4 1/RG 41° 38' 50'' 03° 15' 38'' S.Giovanni Rotondo
Ente Irrigazione
1962 142,7 220,7 148,0 5,2 1,8 45,0 0,0 1200 _
C5 7 41° 17' 27'' 03° 28' 39'' Cerignola Ente Irrigazione
_ 85,0 600,0 550,5 17,9 _ _ _ _ _
C6 4=4EI 41° 34' 40'' 03°09' 55'' Foggia Ente Irrigazione
_ 28,0 255,0 243,0 1,0 _ _ _ _ _
C7 5EI _ _ Foggia Ente Irrigazione
_ 45,0 410,0 394.5-396.0 402.0-410.0
14,5 _ _ _ _ _
C8 27 _ _ Foggia privato _ 56,0 400,0 370,0 28,0 _ _ _ _ _
C9 48 _ _ Foggia privato _ 39,0 310,0 280,0 19,0 _ _ _ _ _
C10 54 _ _ Lesina privato _ 12,0 580,0 550,0 2,0 _ _ _ 38000 _
C11 9 _ _ Lesina Regione Puglia
1989 67,0 300,0 290,0 17,0 15,0 21,0 0,7 3558 35
C12 19 _ _ Lesina privato _ 9,0 255,0 245,0 _ _ _ _ _ _
C13 3/FP 41° 50' 28'' 02° 58' 38'' Poggio Imperiale
Ente Irrigazione
_ 28,9 190,5 180,0 10,9 17,0 0,4 42,5 2510 _
C14 2/FP 41° 50' 04'' 02° 55' 11'' Poggio Imperiale
Ente Irrigazione
1954 36,5 354,5 344,5 13,6 12,0 3,7 3,2 3800 _
C15 57 (Di Lella)
_ _ Poggio Imperiale
privato _ 23,0 320,0 300,0 3,0 _ _ _ _ _
C16 57 (Marchesino)
_ _ Poggio Imperiale
privato _ 75,0 110,0 _ _ _ _ 4,0 2519 38
C17 60 (Marchesino)
_ _ Poggio Imperiale
privato _ 93,0 278,0 260,0 11,0 _ _ 0,5 _ 20
Tabella 1: - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero carsico
Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione
Quota p.c.
(m slm)
Profondità (m)
Profondità dei livelli acquiferi dal
p.c. (m)
Livello statico s.l.m. (m)
Portata emunta
(l/s)
∆ corrisp.
(m)
Qs
(l/s m)Salinità (mg/l)
T (°C)
NOTE
C18 148 (Marchesino)
_ _ Poggio Imperiale
privato 1989 54,0 98,0 87,0 9,0 20,0 9,0 2,2 _ _
C19 56 (Marchesino)
_ _ Apricena AQP _ 104,0 240,0 93,0 11,0 _ _ 0,2 _ _
C20 49 (Di Lella)
_ _ S. Marco in Lamis
_ _ 28,0 42,0 _ _ _ _ _ 2100 _
C21 2 _ _ Manfredonia _ _ 5,0 350,0 306,0 3,0 _ _ _ 7000 _
C22 251 42° 21' 26'' 03° 28' 21'' Trinitapoli privato 1910 4,5 150,0 95,0 3,0 _ _ _ _ 40
C23 253 41° 18' 13'' 03° 39' 47'' S.Ferdinando di Puglia
privato _ 20,0 100,0 94,0 3,0 _ _ _ _ _
C24 1M _ _ Minervino Murge
Ente Irrigazione
1952 253,0 400,0 _ _ 20,0 0,2 100,0 5000 _
C25 3RTP 41° 14' 42'' 03° 30' 36'' Cerignola Ente Irrigazione
1965 125,4 600,0 457,0 22,3 6,0 23,0 0,2 1050 _
C26 1/cdM _ _ Castel del Monte
_ 1969 487,7 750,0 455.7-500.0 592.5-750.0
32,0 5,0 10,5 0,5 4160 _
C27 114NW/BA _ _ Canosa di Puglia
Regione Puglia
1985 85,0 129,0 100,0 20,0 5,5 1,0 5,5 946 _
C28 336NW/BA _ _ Canosa di Puglia
Regione Puglia
1990 150,0 210,0 127,0 126,0 6,0 4,0 1,5 730 _
C29 S1 _ _ _ _ _ 54,0 200,0 _ 31,0 _ _ _ _ _
C30 S3 _ _ _ _ _ 54,0 200,0 180,0 11,0 _ _ _ _ _
C31 LS4BA _ _ Canosa di Puglia
Ente Irrigazione
_ 110,0 106,0 _ 11,0 10,7 1,4 7,6 1250 19
C32 LS7BA _ _ _ _ _ 182,0 252,0 _ 13,0 _ _ _ 698 17
C33 LS12FG _ _ _ Ente Irrigazione
_ 28,0 280,0 220,0 22,0 _ _ _ 3739 32,5
C34 PS3BA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
C35 260 41°33' 10'' 03° 21' 30'' Manfredonia _ 1950 30,0 35,0 18,0 _ _ _ _ _ _ DA COLACICCO (1951-1953)
C36 5/AP 41°46' 03'' 03° 01' 03'' Apricena Ente Irrigazione
1954 72,6 151,0 55,0 17,6 _ _ _ 960 19
acqua contenente H2S (Colacicco,1951)
Sigla pozzo C25 C1 C26 C24 C31 C32 C34 C4Provincia FG FG BA BA BA BA BA FGCondizioni di campionamento S S S S S S S SSigla campione 3RTP 5IS 1 CDM 1M LS4BA LS7BA PS 3 BA 1 RGProfondità di campionamento 460 175 610 310 165 205 250 /Data 17/10/95 27/09/95 31/01/97 12/10/95 13/10/95 13/10/95 17/10/96 19/07/1962
mg/L 36 119 55 40 72 49 190 87mg/L 50 160 17 48 53 48 70 42mg/L 119 1100 12 16 230 22 440 269mg/L 22,5 63 2,2 2 8 1 19 20mg/L 212 2075 21,2 33 400 85 1028 468mg/L 25 230 5,4 10 40 11 190 57mg/L 316 350 244 340 380 290 140 128
Tabella 2: - Costituenti principali dei campioni d'acqua relativi a pozzi attestati nell'acquifero carsico, al margine settentrionale delle Murge e a quello occidentale del Gargano.
ClSO4HCO3
CaMgNaK
Sigla N° rif pozzo
Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Quota p.c. (m slm)
Profondità pozzo (m)
Profondità dei livelli acquiferi dal p.c.
(m)
Livello statico (m slm)
Portata emunta
(l/s)
∆ corrisp. (m)
Qs
(l/s m)Salinità (mg/l)
T (°C)
P1 1/FP 41° 53' 47'' 02° 51' 39'' Lesina Ente Irrigazione _ _ 352,0 _ _ _ _ _ 2118,0 _
P2 6 41° 17' 11'' 03° 28' 25'' Cerignola Ente Irrigazione _ 83,0 636,0 57,0 88,0 _ _ _ _ _
P3 6 bis 41° 17' 11'' 03° 28' 25'' Cerignola Ente Irrigazione _ 83,0 68,216,0 - 20 0 55,0 -
62,0 83,0 _ _ _ _ _
P4 D'Alosio _ _Poggio
Imperiale privato 1991 55,0 276,0 250,0 25,0 15,0 3,0 5,0 3136,0
P5 Merla _ _Poggio
Imperiale privato 1992 _ 350,0 _ _ _ _ _ 601,0 13,6
P6 10 _ _Poggio
Imperiale privato 1990 _ 146,0da 118,0 a 142,0
più livelli acq. _ 4,0 4,0 1,0 843,0 29,0
P7 11 _ _ Apricena _ _ _ 297,0140,0 - 167,0 285,0 -
297,0 _ 18,0 19,0 0,9 _ _
P8 12 _ _Torremag-
giore Regione Puglia 1990 126,0 224,0 190,0 56,0 12,0 70,0 0,2 _ 10,0
P9 40 _ _ S. Severo _ 90,0 190,0115,0 - 130,0 170,0 -
174,0 36,0 _ _ _ _ _
P10 41 _ _ S. Severo _ _ 66,0 258,0 244,0 46,0 _ _ _ _ _
P11 C1 (Verna)
_ _ Foggia privato 1992 28,0 409,0 108,0 32,0 8,0 125,0 0,1 _ _
P12 Agnelli _ _ Foggia privato 1993 47,0 430,0 357,0-363,0 381,0-399,0
47,0 2,7 32,0 0,1 _ _
P13 Guzz.3 _ _ Foggia privato 1994 82,0 430,0 da 240,0 a 397,0 più livelli acq.
_ _ _ _ _ _
P14 Guzz.1 _ _ _ privato _ 84,0 400,0 _ _ _ _ _ 956,0 _
P15 Franc. _ _ Foggia privato 1994 47,0 455,0 _ 50,6 0,67 3,6 0,2 _ 21,1
Tabella 3: - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso profondo
Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Distanza dal mare (km)
Quota p.c. (m slm)
Profondità pozzo dal p.c.
(m)Note
A86 LS B FG _ _ Foggia Regione Puglia 1995 _ 44,0 67,0 Rete Monitoraggio con analisi chimica completa
A87 1 41° 26' 50'' 03° 02' 40'' Foggia Ente Irrigazione _ 35,0 92,0 164,3 Pozzo esplorativo
A88 4/RF/AP 41° 43' 01'' 03° 04' 24'' Apricena Ente Irrigazione 1954 20,0 48,5 201,2 Pozzo esplorativo
A89 2 41° 27' 10'' 03° 04' 03'' Foggia Ente Irrigazione 1951 34,0 85,0 41,5
A90 55 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 60,0
A91 74 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 51,0
A92 41 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 56,0
A93 63 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 40,0
A94 332 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 45,0
A95 210 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 29,0
A96 187 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 29,0 31,7
A97 186 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 28,0 31,0
A98 190 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 19,0 62,0
A99 192 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 18,0 60,5
A100 180 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 18,0 62,1
A101 184 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 17,0 63,0
A102 183 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 15,0 54,4
A103 224 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1955 _ 8 58,4
A104 156 41° 29' 30'' 03° 25' 00'' Manfredonia _ 1930 _ 7 34,5
A105 354 41° 29' 30'' 03° 25' 35'' Manfredonia _ 1951 _ 3 58,0
Tabella 4a : - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso superficiale
Pozzi utilizzati per misure freatimetriche eseguite nel
Tavoliere nell'ambito dello "Studio della falda pleistocenica mediante modello analogico R.C." condotto
dalla Cassa del Mezzogiorno (1971)
DA COLACICCO (1951-1953)
Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Distanza dal mare (km)
Quota p.c. (m slm)
Profondità pozzo dal p.c.
(m)Note
A106 353 41° 30' 30'' 03° 27' 30'' Manfredonia _ 1951 _ 3 45,0 DA COLACICCO (1951-1953)
A107 322 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 55 34,0
A108 299 41° 25' 30'' 03° 23' 00'' Cerignola 1952 _ 53 41,0 DA COLACICCO (1951-1953)
A109 298 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 52 46,0
A110 300 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 46 26,6
A111 301 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 43 28,5
A112 337 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1955 _ 33 30,3
A113 202 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 39 60,6
A114 105 41° 32' 05'' 03°18' 09'' Manfredonia _ 1927 _ 31 110,0 DA COLACICCO (1951-1953)
A115 205 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 20 35,7
A116 MN31 _ _ Manfredonia Privato 1988 _ 5 15,0
A117 RN10 _ _ Rignano Garganico Privato 1987 _ 37 47,0
A118 139 _ _ Rignano Garganico Ente Irrigazione 1954 _ 20 55,5
A119 137 _ _ Rignano Garganico Ente Irrigazione 1954 _ 41 56,0
A120 70 41° 31' 10'' 03°05'55'' Foggia _ 1950 _ 50 52,0
A121 62 41° 32' 05'' 03°07' 05'' Foggia _ 1949 _ 50 50,0
A122 311 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 40 53,0
A123 48 41° 32' 32'' 03°08'39'' Foggia _ 1928 _ 45 56,4
A124 67 41° 26' 50'' 03°02' 40'' Foggia _ 1950 _ 50 764,0
A125 51 41° 27' 08" 3° 03' 43" Foggia _ 1929 _ 85 57,0
A126 53 41° 27' 30" 3° 05' 40" Foggia _ 1934 _ 60 60,0
A127 50 41° 27' 38" 3° 06' 00" Foggia _ 1910 _ 68 225,0
A128 1 41° 45' 05" 2° 57' 50" Apricena _ 1950 _ 45 32,5
A129 AP 6 _ _ Apricena Privato 1988 _ 62 62,0
DA COLACICCO (1951-1953)
DA COLACICCO (1951-1953)
Sigla N° rif. pozzo Profondità dei livelli acquiferi dal p. c.(m) Litologia acquifero Spessore strati
acquiferi (m)
Spessore della copertura
pleistocenica (m)
Livello statico dal p.c.(m)
Livello statico slm(m ) Portata (l/s) Depressione
(m)
Portata specifica (l/s
m)
Permeabilità ∗10-3 (m/s)
C.E. (µs/cm) Salinità (mg/l)
A86 LS B FG 35,0 sabbie 12,0 47,0 16,6 27,4 0,6 15,7 0,04 _ 868 _A87 1 11,1 ghiaia 11,0 22,0 11,1 80,9 _ _ _ _ _ _A88 4/RF/AP 29.0-57.8 breccia 26,8 78,0 29,0 19,5 2,0 12,0 0,20 _ _ _
64.0-78.0 breccia 14,0A89 2 9.7-16.0 ghiaia 6,3 23,5 8,7 76,4 8,0 10,5 0,80 _ _
19.0-21.5 ghiaia 2,0A90 55 bis 41,0 ghiaia 10,0 15,0 24,8 _ _ _ _ _ _ _A91 74 bis 30,0 sabbia 10,0 9,3 _ _ _ _ _ _ _A92 41 bis 21,0 ghiaia e sabbia 32,0 5,7 _ _ _ _ _ _ _A93 63 bis 6.8-21.5 ghiaia 15,5 21,5 6,8 _ _ _ _ _ _ _
30.0-35.0 ghiaia 5,0A94 332 bis 36,0 arenaria 6,0 7,6 _ _ _ _ _ _ _A95 210 bis 6,5-11,0 ghiaia 4,5 29,0 11,7 _ _ _ _ _ _ _
13,0-29,0 ghiaia e sabbia 16,0A96 187 7,5 ghiaia 14,4 27,9 -8,8 20,2 5,2 1,0 _ _ _ _A97 186 6,8 ghiaia 19,2 26,4 -7,2 20,8 6,1 0,4 _ _ _ _A98 190 14.2-17.5 ghiaia 3,3 53,4 -2,3 16,7 4,0 14,7 _ _ _ _A99 192 10.2-18.9 ghiaia 8,7 54,0 -1,9 16,1 _ _ _ _ _ _
35.0-54.0 sabbia 19,0A100 180 17.23-23 ghiaia e 5,7 57,4 +0.8 18,8 14,0 8,0 _ _ _ _
32.2-34.8 sabbia 2,643.4-55.0 6,5
A101 184 19.3-24.8 ghiaia 55,0 58,8 +1.7 18,7 14,0 3,4 _ _ _ _34.2-38.2 ghiaia 4,042.1-48.2 ghiaia 6,151.5-58.8 ghiaia 7,3
A102 183 20.9-26.9 ghiaia e 6,0 58,1 +1.5 16,5 _ _ _ _ _ _35.9-40.0 sabbia 4,142.3-49.6 sabbia 7,3
A103 224 30.10-36 ghiaia 5,9 62,0 +0.25 8,3 7,1 17,1 _ _ _ _A104 156 22.9-24.9 sabbia 2,0 34,5 +2.25 9,3 3,0 _ _ _ _ _
32.4-34.5 ghiaia 2,0A105 354 9.50-14.0 _ 4,5 53,70 +2.00 5,0 _ _ _ _ _ _
50.0-20.0 _ 30,0A106 353 _ _ _ 45,00 _ _ _ _ _ _ _ _
Tabella 4b : - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso superficiale
Sigla N° rif. pozzoProfondità dei livelli acquiferi dal p. c.
(m)Litologia acquifero Spessore strati
acquiferi (m)
Spessore della copertura
pleistocenica (m)
Livello statico dal p.c. (m)
Livello statico slm (m ) Portata (l/s) Depressione
(m)
Portata specifica (l/s
m)
Permeabilità ∗10-3 (m/s)
C.E. (µs/cm) Salinità (mg/l)
A107 322 6.5-20.7 ghiaia 14,2 31,00 -6.5 48,5 3,3 19,3 _ _ _ _23.3-28.0 sabbia 4,7
A108 299 38.0-41.0 ghiaia 3,0 41,00 -6 47,0 3,0 6,0 _ _ _ _A109 298 5.0-20.0 ghiaia e 15,0 35,00 -5 47,0 3,0 2,0 _ _ _ _
32.0-35.0 sabbia 3,0A110 300 8-23.5 ghiaia e sabbia 15,5 23,50 -6.5 39,5 6,0 0,5 _ _ _ _A111 301 11.5-14.0 ghiaia 2,5 25,00 -8 35,0 2,8 8,0 _ _ _ _
16.5-25.0 ghiaia 8,5A112 337 9.3-24.5 ghiaia e sabbia 15,2 24,50 -5,0 28,0 5,0 3,5 _ _ _ _
5,1-8,9 sabbia 3,8021,5-25,7 sabbia 4,2030,0-33,1 ghiaia e sabbia 3,1041,6-43,4 sabbia 1,80
48,15-50,7 sabbia 2,5510,0-13,7 sabbia 3,7040,9-44,8 sabbia 3,9049,5-51,5 sabbia 2,00
4,0-7,5 ghiaia 3,5012,5-43,7 ghiaia 31,20
A122 311 39,0-48,0 ghiaia e sabbia 9,00 48,00 -4,0 36,0 1,7 31,0 0,05 _ _ _1,0-10,0 sabbia 9,0041,0-43,0 sabbia 2,0043,0-54,0 ghiaia 11,00
3,0-17,0 ghiaia 14,0017,0-31,0 sabbia 14,007,0-12,0 sabbia 5,0020,0-32,0 sabbia 12,00
_ _ _39,00 10,00 10,00 1,00
_ _ _
A129 AP 6 40,00 ghiaia 0,50 40,50 8,00
38,0 _ _ _A128 1 32,00 7,0
_ _ _
_ _
A127 50 31,00 14,0 54,0 _ _ _
_ _ _ _
_ _
A126 53 0,8-31,0 ghiaia 30,20 45,00 4,00 56,00
_ _ _ _
_ _
A125 51 1,0-42,0 ghiaia 41,00 42,00 -9,00 76,00
1,50 _ _ _
_ _
A124 67 11,0-22,0 ghiaia 11,00 33,50 -11,00 39,00
A123 48 54,00 0,80 45,80 _ _ _ _
_ _ _ _
_
A121 62 34,2-42,8 ghiaia 8,60 42,80 -2,50 47,50 8,30
7,0 0,57 _ _
3,9
A120 70 47,20 -2,0 48,0 4,0
35,3 55,90 -21,1 17,9A113 4,7-40,0202 sabbia 2,5 1,56 _ _ 790,0
A114 105 _ _ _ 28,00 _ _ _ _ _ _ _ _
A115 205 4,1-31,5 sabbia 27,4 31,50 -14,0 5,6 0,3 6,1 0,05 _ _ _
A116 MN31 37807,0 sabbia e ghiaia 2,0 10,00 -3,0 2,0 5,0 6,0 0,83 _ 2360 1510,0
A117 RN10 43-47 sabbia 4,0 _ -8,0 29,0 4,0 18,0 0,22 _ 2000 1280,0
A118 139 50,70 -4,6 15,4 2,8 24,0 0,11 _
35,9 3,2 18,0 0,18 _ _ _
_ _
A119 137 51,50 -5,1
Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico
Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo
Profondità pozzo dal
p.c.(m)
Diametro (mm)
Quota p.c.
(m slm)Unità idrogeologica
Liv. statico da
p.c. Aprile 1987 (m)
Liv. statico Aprile 1987
(m slm)
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2002 (m)
Liv. statico
Gennaio 2002
(m slm)
Differenza livelli
Gen. '02 Apr.'87
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2003 (m)
Liv. statico Gennaio
2003 (m slm)
Differenza livelli
Gen. '03 Gen. '02
A1 57 41° 48' 57'' 02° 45' 50'' Serracapriola S 5,6 2800 24,8 depositi d'alveo 2,5 22,3 4,8 20,0 -2,3 3,3 21,5 1,5A2 6 41° 48' 11'' 02° 50' 22'' Lesina T 62,5 300 141,0 depositi marini terrazzati 19,8 121,2 27,7 113,3 -7,9 nd nd nd
A3 9 41° 47' 12'' 02° 48' 38'' S. Paolo di Civitate S 5,6 2000 134,9 depositi marini terrazzati 2,8 132,1 5,1 129,8 -2,3 3,3 131,6 1,8
A4 12 41° 46' 05'' 02° 58' 18'' Apricena S 21,0 nd 60,6 depositi della pianura alluvionale 15,5 45,1 20,4 40,2 -4,9 20,2 40,4 0,2
A5 13 41° 45' 12'' 02° 58' 55'' Apricena T 39,0 260 48,3 depositi della pianura alluvionale 5,1 43,2 9,6 38,7 -4,5 nd nd nd
A6 27 41° 44' 08'' 02° 54' 59'' S. Severo S 20,0 2000 64,0 depositi marini terrazzati 13,5 50,5 17,3 46,7 -3,8 17,0 47,0 0,3A7 215 41° 42' 40'' 02° 54' 32'' S. Severo S 6,5 2000 61,2 depositi marini terrazzati 3,7 57,5 5,3 55,9 -1,6 1,9 59,3 3,4A8 218 41° 42' 28'' 02° 57' 58'' S.Severo S 12,0 2000 49,0 depositi marini terrazzati 6,6 42,4 8,2 40,8 -1,6 8,0 41,0 0,2A9 223 41° 42' 20'' 02° 59' 21'' S.Severo S 12,0 2500 44,8 depositi marini terrazzati 4,6 40,2 7,4 37,4 -2,8 6,8 38,0 0,6
A10 23 41° 42' 14'' 02° 48' 50'' Torremaggiore S 6,5 nd 171,8 depositi marini terrazzati 2,0 169,8 5,7 166,1 -3,7 5,4 166,4 0,3
A11 18 41° 41' 44'' 03° 04' 10'' Rignano Garganico S 10,5 nd 25,2 depositi della pianura
alluvionale 5,5 19,7 9,7 15,5 -4,2 9,5 15,7 0,2
A12 217 41° 41' 38'' 02° 56' 52'' S. Severo S 17,0 2500 79,7 depositi marini terrazzati 9,3 70,5 10,9 68,8 -1,6 10,8 68,9 0,1
A13 229 41° 40' 58'' 03° 03' 22'' S. Severo T 65,0 300 33,5 depositi della pianura alluvionale 10,7 22,8 19,7 13,8 -9,0 nd nd nd
A14 19 41° 40' 52'' 03° 00'43'' S. Severo S 16,0 2000 46,1 depositi marini terrazzati 4,2 41,9 6,1 40,0 -1,9 5,8 40,3 0,3
A15 25 41° 40' 22'' 02° 50' 34'' Torremaggiore S 7,6 2000 108,9 depositi della pianura alluvionale 2,0 106,9 8,6 100,3 -6,6 1,7 107,2 6,9
A16 228bis 41° 40' 05'' 03° 02' 09'' S. Severo T 62,0 300 36,3 depositi della pianura alluvionale 8,4 27,8 10,7 25,5 -2,3 10,1 26,2 0,6
A17 33 41° 39' 37'' 02° 54' 15'' S. Severo S 10,5 nd 79,5 depositi marini terrazzati 5,0 74,5 8,9 70,7 -3,9 7,5 72,0 1,4
A18 232 41° 38' 25'' 02° 51' 23'' Torremaggiore S 7,5 3000 83,5 depositi della pianura alluvionale 3,4 80,0 5,3 78,2 -1,8 2,1 81,4 3,2
A19 35 41° 37' 58'' 02° 58' 13'' S. Severo S 10,0 nd 58,4 depositi marini terrazzati 7,0 51,4 8,3 50,1 -1,3 3,5 54,9 4,8
A20 238bis 41° 37' 42'' 03° 07' 10'' Rignano Garganico T 45,0 300 33,5 depositi della pianura
alluvionale 8,8 24,7 8,4 25,1 0,4 9,0 24,5 -0,6
A21 242bis 41° 37' 22'' 03° 07' 59'' Rignano Garganico T nd 300 30,7 depositi della pianura
alluvionale 7,4 23,3 11,6 19,1 -4,3 10,7 20,0 0,9
A22 32 41° 36' 58'' 02° 52' 08'' S. Severo S 10,0 3000 130,1 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 5,5 124,6 4,8 125,4 0,7 4,7 125,4 0,1
A23 37 41° 36' 27'' 02° 54' 10'' Torremaggiore S 14,2 nd 68,9 depositi della pianura alluvionale 3,5 65,4 5,4 63,5 -1,9 4,4 64,5 1,0
A24 39 41° 35' 31'' 02° 57' 08'' S. Severo T nd 230 58,1 depositi della pianura alluvionale 3,2 54,9 6,5 51,6 -3,3 5,1 53,0 1,4
A25 248 41° 34' 55'' 03° 14' 28'' S. Marco in Lamis T 38,0 300 25,7 depositi della pianura
alluvionale 10,9 14,8 17,2 8,5 -6,4 20,1 5,6 -2,9
A26 252 41° 34' 24'' 03° 06' 04'' Foggia T 40,0 300 32,6 depositi della pianura alluvionale 2,2 30,5 4,0 28,6 -1,9 1,7 30,9 2,3
coordinate pozzo prelievo
Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico
Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo
Profondità pozzo dal
p.c.(m)
Diametro (mm)
Quota p.c.
(m slm)Unità idrogeologica
Liv. statico da
p.c. Aprile 1987 (m)
Liv. statico Aprile 1987
(m slm)
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2002 (m)
Liv. statico
Gennaio 2002
(m slm)
Differenza livelli
Gen. '02 Apr.'87
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2003 (m)
Liv. statico Gennaio
2003 (m slm)
Differenza livelli
Gen. '03 Gen. '02
A27 49ter 41° 33' 44'' 02° 54' 07'' Lucera S 15,2 3500 111,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 6,4 105,6 7,5 104,4 -1,1 6,5 105,4 1,0
A28 257 41° 33' 02'' 03° 12 '50'' S. Giovanni Rotondo T 48,0 300 50,4 depositi della pianura
alluvionale 17,5 32,9 >31 <19.4 nd 46,0 4,4 nd
A29 51 41° 32' 48'' 02° 57' 11'' Lucera S 12,1 nd 71,3 depositi della pianura alluvionale 5,5 65,8 9,0 62,3 -3,5 8,4 62,9 0,6
A30 259 41° 32' 19'' 03° 10' 15'' Foggia T 56,0 300 45,1 depositi della pianura alluvionale 12,5 32,6 26,4 18,7 -13,9 29,8 15,3 -3,4
A31 54 41° 32' 17'' 02° 57' 26'' Lucera S 13,5 nd 87,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 5,0 82,2 7,4 79,8 -2,4 7,4 79,8 0,0
A32 256 41° 32' 16'' 03° 11' 53'' S. Giovanni Rotondo T 40,0 300 41,4 depositi della pianura
alluvionale 7,5 33,9 10,7 30,7 -3,2 10,8 30,6 -0,1
A33 M8 41° 32' 02'' 03° 00' 59'' Foggia T 39,5 300 56,6 depositi della pianura alluvionale 3,8 52,8 8,9 47,8 -5,1 10,5 46,1 -1,7
A34 47ter 41° 32' 02'' 03° 17' 33'' Manfredonia T 40,0 300 40,6 depositi della pianura alluvionale 21,5 19,1 24,6 16,0 -3,1 28,5 12,1 -3,9
A35 56bis 41° 31' 32'' 02° 55' 03'' Lucera S 11,6 3000 120,3 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 7,3 113,0 8,4 111,9 -1,1 11,5 108,8 -3,1
A36 262 41° 31' 27'' 03° 04' 52'' Foggia T 43,0 300 49,0 depositi della pianura alluvionale 5,8 43,1 16,8 32,2 -11,0 20,4 28,6 -3,6
A37 301 41° 30' 38'' 03° 02' 57'' Foggia T 38,5 300 61,0 depositi della pianura alluvionale 3,8 57,3 18,8 42,2 -15,0 nd nd nd
A38 60 41° 30' 14'' 03° 21' 20'' Manfredonia T 60,0 300 7,8 depositi della pianura alluvionale 13,2 -5,4 22,7 -14,9 -9,5 nd nd nd
A39 67 41° 28' 09'' 02° 54' 41'' Lucera S 10,5 nd 150,5 depositi della pianura alluvionale 8,5 142,0 9,6 140,9 -1,1 9,0 141,5 0,6
A40 303 41° 28' 08'' 03° 00' 38'' Lucera T 60,0 300 96,2 depositi della pianura alluvionale 10,7 85,5 13,8 82,4 -3,0 11,5 84,7 2,3
A41 71 41° 27' 52'' 03° 11' 03'' Foggia T 24,9 300 42,9 depositi della pianura alluvionale 9,1 33,8 nd nd nd 2,8 40,1 nd
A42 M6 41° 27' 34'' 03° 08' 35'' Foggia T 23,3 300 55,1 depositi della pianura alluvionale 9,0 46,1 16,6 38,6 -7,5 12,0 43,1 4,6
A43 67bis 41° 26' 49'' 03° 02' 22'' Foggia S 22,2 4000 98,8 depositi della pianura alluvionale 8,7 90,1 16,4 82,4 -7,7 16,15 82,65 0,25
A44 81 41° 25' 08 03° 06' 27'' Foggia T 16,0 300 72,1 depositi della pianura alluvionale 3,2 68,9 >31 <41.1 nd nd nd nd
A45 92 41° 23' 00'' 03° 03' 56'' Foggia S 12,7 2000 125,4 depositi della pianura alluvionale 4,4 121,1 8,8 116,7 -4,4 5,3 120,1 3,5
A46 91 41° 22' 35'' 03° 00' 17'' Troia T 46,0 300 187,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 13,4 173,7 19,0 168,2 -5,6 18,7 168,5 0,3
A47 106 41° 20' 56'' 03° 03' 40'' Foggia T 56,8 300 168,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 42,0 126,9 >31 <137.9 nd nd nd nd
A48 107 41° 20' 14'' 03° 05' 20'' Castelluccio dei Sauri S 10,3 3000 123,2 depositi della pianura
alluvionale 6,0 117,2 9,0 114,2 -3,0 5,6 117,6 3,4
coordinate pozzo prelievo
Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico
Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo
Profondità pozzo dal
p.c.(m)
Diametro (mm)
Quota p.c.
(m slm)Unità idrogeologica
Liv. statico da
p.c. Aprile 1987 (m)
Liv. statico Aprile 1987
(m slm)
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2002 (m)
Liv. statico
Gennaio 2002
(m slm)
Differenza livelli
Gen. '02 Apr.'87
A49 8 41° 46' 50'' 02° 51' 53'' Apricena T 16,5 250 74,7 depositi della pianura alluvionale 9,3 65,4 nd nd nd
A50 213 41° 45' 28'' 02° 55' 58'' Apricena T nd 300 46,1 depositi della pianura alluvionale 4,1 42,0 8,7 37,4 -4,6
A51 11 41° 45' 06'' 02° 50' 21'' S.Paolo di Civitate S 8,0 2000 117,5 depositi marini terrazzati 6,0 111,5 7,6 109,9 -1,6
A52 15 41° 45' 00' 03° 01' 12'' Apricena S 16,0 1000 42,1 depositi della pianura alluvionale 2,5 39,6 7,6 34,6 -5,0
A53 21bis 41° 43' 43'' 03° 03' 05'' Apricena T nd 300 33,4 depositi della pianura alluvionale 6,9 26,5 13,0 20,4 -6,1
A54 214 41° 43' 28'' 02° 56' 37'' S.Severo T 20,0 200 48,0 depositi della pianura alluvionale 5,2 42,8 nd nd nd
A55 220 41° 43' 25'' 02° 59' 12'' S.Severo T 70,0 300 38,0 depositi della pianura alluvionale 4,0 34,0 5,8 32,2 -1,8
A56 26 41° 43' 13'' 02° 51' 19'' S.Paolo di Civitate S 6,0 2000 79,3 depositi marini terrazzati 3,4 75,9 secco nd nd
A57 17 41° 42' 47'' 03° 02' 53'' S.Severo S 7,6 2000 29,1 depositi marini terrazzati 5,0 24,1 nd nd nd
A58 24bis 41° 42' 06'' 02° 52' 07'' Torremaggiore S 8,2 2000 99,3 depositi della pianura alluvionale 3,9 95,4 secco nd nd
A59 225 41° 40' 53'' 02° 59' 29'' S.Severo S 9,3 2000 61,4 depositi marini terrazzati 3,9 57,5 nd nd nd
A60 240 41° 38' 27'' 03° 02' 52'' S.Severo T 48,5 300 37,6 depositi della pianura alluvionale 4,6 33,0 13,3 24,3 -8,7
A61 241 41° 37' 57'' 03° 00' 49'' S. Severo T 26,0 300 44,6 depositi della pianura alluvionale 3,6 41,0 nd nd nd
A62 241bis 41° 36' 41'' 03° 02' 04'' S. Severo T >30 300 43,5 depositi della pianura alluvionale 7,2 36,3 nd nd nd
A63 238 41° 36' 18'' 03° 04' 31'' S.Severo T 46,5 300 36,5 depositi della pianura alluvionale 4,4 32,1 nd nd nd
A64 243 41° 36' 05'' 03° 10' 06'' S.Marco in Lamis T 31,0 300 20,0 depositi della pianura
alluvionale 3,4 16,6 nd nd nd
A65 246 41° 35' 34'' 03° 12' 36'' S.Marco in Lamis T 32,0 300 21,6 depositi della pianura
alluvionale 6,0 15,6 9,8 11,9 -3,8
A66 300 41° 34' 42'' 02° 59' 28'' S.Severo T 35,0 300 53,9 depositi della pianura alluvionale 4,5 49,4 7,2 46,7 -2,7
A67 M9 41° 34' 11'' 03° 03' 22'' Foggia T 47,5 300 40,5 depositi della pianura alluvionale 5,4 35,1 nd nd nd
A68 44bis 41° 33' 45'' 03° 15' 35'' S.Giovanni Rotondo T 60,0 300 28,0 depositi della pianura
alluvionale 6,3 21,7 16,4 11,6 -10,1
A69 50 41° 33' 21'' 02° 55' 24'' Lucera T 28,0 300 80,5 depositi della pianura alluvionale 3,8 76,7 6,6 74,0 -2,8
A70 47 41° 32' 24'' 03° 18' 42'' Manfredonia T 63,1 300 30,3 depositi della pianura alluvionale 20,8 9,5 nd nd nd
A71 254bis 41° 32' 07'' 03° 08' 28'' Foggia T 66,5 300 43,3 depositi della pianura alluvionale 7,8 35,5 19,2 24,1 -11,4
A72 59 41° 30' 46'' 02° 56' 37'' Lucera S 12,7 nd 115,4 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 12,3 103,1 secco nd nd
coordinate pozzo prelievo
Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico
Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo
Profondità pozzo dal
p.c.(m)
Diametro (mm)
Quota p.c.
(m slm)Unità idrogeologica
Liv. statico da
p.c. Aprile 1987 (m)
Liv. statico Aprile 1987
(m slm)
Liv. statico da p.c.
Gennaio 2002 (m)
Liv. statico
Gennaio 2002
(m slm)
Differenza livelli
Gen. '02 Apr.'87
A73 255 41° 30' 28'' 03° 08' 21'' Foggia T nd 300 40,1 depositi della pianura alluvionale 5,6 34,5 10,8 29,3 -5,2
A74 305 41° 29' 40'' 02° 55' 40'' Lucera S 12,9 1000 142,6 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 10,8 131,8 secco nd nd
A75 M5 41° 29' 21'' 03° 12' 31'' Foggia T 27,0 300 37,6 depositi della pianura alluvionale 15,8 21,8 secco nd nd
A76 306 41° 29' 18'' 02° 59' 43'' Lucera S 11,6 nd 88,8 depositi della pianura alluvionale 8,2 80,6 secco nd nd
A78 80bis 41° 25' 38'' 03° 02' 39'' Foggia S 19,0 1200 107,8 depositi della pianura alluvionale 11,8 96,0 nd nd nd
A79 304 41° 25' 34'' 02° 57' 28'' Lucera S 7,1 3000 145,3 depositi della pianura alluvionale 2,1 143,2 nd nd nd
A80 83 41° 25' 34'' 03° 13' 42'' Foggia T 34,7 300 45,7 depositi della pianura alluvionale 10,2 35,5 28,4 17,3 -18,2
A81 M7 41° 25' 32'' 03° 01' 01'' Foggia T 63,5 300 121,9 depositi della pianura alluvionale 10,6 111,2 nd nd nd
A82 82 41° 25' 01'' 03° 09' 22'' Foggia T 41,6 300 67,3 depositi della pianura alluvionale 22,2 45,1 >31 <36,3 nd
A83 74 41° 24' 24'' 02° 54' 41'' Troia S nd nd 191,6 depositi della pianura alluvionale 7,0 184,6 nd nd nd
A84 93 41° 23' 52'' 03° 05' 52'' Foggia S 10,5 800 85,4 depositi della pianura alluvionale 3,7 81,7 21,2 64,1 -17,6
A85 302 41° 28' 03'' 03° 01' 42'' Foggia T nd 300 91,1 depositi della pianura alluvionale nd nd 13,0 78,1 nd
coordinate pozzo prelievo
Tabella 6a : - Pozzi a campione per i quali, nella campagna 2003, sono state eseguite due misure
da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m.
A12 S 79,7 depositi marini terrazzati 10,90 68,80 03/01/2003 10,80 68,90 0,10 22/02/2003 10,80 68,90 0,00
A6 S 64,0 depositi marini terrazzati 17,30 46,70 03/01/2003 17,00 47,00 0,30 22/02/2003 16,70 47,30 0,30
A19 S 58,4 depositi marini terrazzati 8,30 50,10 08/01/2003 3,45 54,95 4,85 22/02/2003 1,80 56,60 1,65
A46 T 187,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 19,00 168,20 23/01/2003 18,70 168,50 0,30 22/02/2003 18,00 169,20 0,70
A35 S 120,3 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 8,40 111,90 23/01/2003 11,50 108,80 -3,10 22/02/2003 9,50 110,80 2,00
A27 S 111,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 7,50 104,40 23/01/2003 6,50 105,40 1,00 22/02/2003 4,80 107,10 1,70
A39 S 150,5 depositi della pianura alluvionale 9,60 140,90 23/01/2003 9,00 141,50 0,60 22/02/2003 6,90 143,60 2,10
A48 S 123,2 depositi della pianura alluvionale 9,00 114,20 23/01/2003 5,57 117,63 3,43 22/02/2003 4,70 118,50 0,87
A43 S 98,8 depositi della pianura alluvionale 16,40 82,40 23/01/2003 16,15 82,65 0,25 22/02/2003 14,60 84,20 1,55
A18 S 83,5 depositi della pianura alluvionale 5,30 78,20 08/01/2003 2,10 81,40 3,20 22/02/2003 1,50 82,00 0,60
A23 S 68,9 depositi della pianura alluvionale 5,40 63,50 08/01/2003 4,40 64,50 1,00 22/02/2003 1,25 67,65 3,15
A24 T 58,1 depositi della pianura alluvionale 6,50 51,60 23/01/2003 5,10 53,00 1,40 22/02/2003 1,40 56,70 3,70
A21 T 30,7 depositi della pianura alluvionale 11,60 19,10 08/01/2003 10,70 20,00 0,90 22/02/2003 9,50 21,20 1,20
A11 S 25,2 depositi della pianura alluvionale 9,70 15,50 08/01/2003 9,50 15,70 0,20 22/02/2003 7,90 17,30 1,60
Pozzo Tipo Quota p.c. (m slm)
Unità idrogeologica
Liv. Statico Gennaio 2002(m) Liv. Statico febbraio 2003(m)Liv. Statico Gennaio 2003(m)Variazioni
feb.'03-gen.'03Variazioni
gen.'03-gen.'02
Tabella 6b: - Pozzi a campione per i quali, nella campagna 2003, sono state eseguite più misure.
da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m.
Variazioni feb.'03-gen.'02
data da p.c. s.l.m.
Variazioni mar.'03-feb.'03
data da p.c. s.l.m.
Variazioni apr.'03-mar.'03 data da p.c. s.l.m.
Variazioni mag.'03-apr.'03
A25 T 25,7 depositi della pianura alluvionale 17,20 8,50 11/2/2002 20,10 5,60 -2,90 17/3/2003 19,85 5,85 0,25 28/4/2003 20,25 5,45 -0,40 / / / /
A34 T 40,6 depositi della pianura alluvionale 24,60 16,00 11/2/2002 28,50 12,10 -3,90 17/3/2003 28,40 12,20 0,10 28/4/2003 28,30 12,30 0,10 / / / /
A36 T 49,0 depositi della pianura alluvionale 16,80 32,20 11/2/2002 20,40 28,60 -3,60 17/3/2003 19,90 29,10 0,50 28/4/2003 18,80 30,00 0,90 21/5/2003 19,45 29,65 -0,35
A30 T 45,1 depositi della pianura alluvionale 26,40 18,70 11/2/2002 29,80 15,30 -3,40 17/3/2003 29,34 15,76 0,46 28/4/2003 28,80 16,30 0,54 21/5/2003 29,20 15,90 -0,40
A32 T 41,4 depositi della pianura alluvionale 10,70 30,70 11/2/2002 10,80 30,60 -0,10 17/3/2003 10,50 30,90 0,30 28/4/2003 10,48 30,92 0,02 / / / /
A26 T 32,6 depositi della pianura alluvionale 4,00 28,60 11/2/2002 1,70 30,90 2,30 17/3/2003 2,60 30,00 -0,90 28/4/2003 2,75 29,85 -0,15 21/5/2003 8,10 24,50 -5,35
Liv. Statico 2003(m)Liv. Statico Gennaio 2002(m)
Pozzo Tipo Quota p.c. (m slm)
Unità idrogeologica
prima misura seconda misura terza misura quarta misura
Classe D L'impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.
Classe B L'impatto antropico è ridotto, vi sono moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico, senza che tuttavia ciò produca una condizione di sovrasfruttamento, consentendo un uso della risorsa e sostenibile sul lungo periodo.
Classe C L'impatto antropico significativo con notevole incidenza dell'uso sulla disponibilità della risorsa evidenziata da rilevanti modificazioni agli indicatori generali.
TABELLA 7: Classi quantitative dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)
Classe A L'impatto antropico è nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le estrazioni di acqua o alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono sostenibili sul lungo periodo.
TABELLA 8 : Parametri determinatiPARAMETRO ABBREVIAZIONE UNITA DI MISURA NOTE
In campo Parametro di base DLgs 152/99
In campo Parametro indicatore DLgs31/01
In campo(25o C) indirettamente(20o C) Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01In campo
Indirettamente Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
Indirettamente
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99
mg/L
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro chimico DLgs 31/01
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro chimico DLgs 31/01
In laboratorio
mg/L
mg/L
mg/L
In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01
In laboratorio
oC
Unità di pH
µS/cm a 25o C e a 20o C
mg/L
οF oppure mg/L CaCO3
mg/L
mg/L
mg/L
N-NO2 o NO2
mg/L
mg/L
Na
N org
Cl
P tot
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
T
pH
K
O2
TDS
N-NH4 o NH4
N-NO3 o NO3
Mg
Temperatura
pH
Conducibilità elettrica
Ossigeno disciolto
Durezza
Sali disciolti totali
Azoto ammoniacale o ammonio
Azoto nitrico o nitrati
Azoto nitroso o nitriti
Azoto organico
Cloruri
K
Fosforo totale
Solfati
Calcio
Magnesio
Sodio
Potassio
Fe
Mn
CO3
SO4
Ca
Ferro
Manganese
Carbonati
Bicarbonati HCO3 mg/L In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99
Domanda chimica di ossigeno COD mg/L di O2 In laboratorio
AOX In laboratorio
Carbonio organico totale OC In laboratorio Parametro indicatore DLgs31/01
Indice SAR SAR Indirettamente
TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .
A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A9 A10 A11 A12 A13 A14 A15 A16
57 6 9 12 13 27 215 218 223 23 18 217 229 19 25 228biscon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore
unità di misura
oC 10,8 17,0 13,5 12,5 nd 15,0 15,6 13,0 12,2 14,0 15,0 16,0 17,2 15,2 12,5 16,5
mg/l 4,1 6,8 7,4 7,3 nd 2,2 6,8 6,2 4,3 4,9 3,0 5,4 1,8 1,8 2,5 2,8
/ 7,5 6,6 7,7 7,6 6,7 7,2 7,7 6,7 7,5 7,6 6,8 6,8 7,0 7,3 7,1 6,7
µs/cm 3355 1615 875 731 1651 992 2282 4266 956 2002 1651 2968 2490 2255 3933 2435
µs/cm 3720 1790 nd 810 1830 1100 2530 4730 1060 2220 1830 3290 2760 2500 4360 2700
mg/l 2232 1074 582 486 1098 660 1518 2838 636 1332 1098 1974 1656 1500 2616 1620
mg/l O2 112,0 4,5 5,7 6,3 3,9 5,1 5,2 13,1 9,4 7,3 4,9 4,7 4,0 12,0 11,3 5,1
mg/l 37,6 1,7 2,2 2,5 1,5 2,0 2,0 4,9 3,6 2,9 1,9 1,9 1,6 4,5 4,2 1,9
µg Cl/l 98 12 8 8 21 3 19 19 6 16 10 11 7 26 19 18
mg/l P 1,91 nd nd nd nd nd nd nd 0,34 nd nd ass nd 0,53 0,36 nd
mg/l P 1,91 ass. 0,05 0,017 ass. 0,058 0,03 ass. 0,34 0,037 ass. ass. 0,017 0,53 0,36 ass.
mg/l P ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.
mg/l N 8,54 nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd
mg/l N 4,34 nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd
mg/l N 4,20 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.
mg/l 5,40 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. as ass. ass. ass. ass.
mg/l N ass. 0,16 0,18 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.
mg/l ass. 0,53 0,59 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.
mg/l N 3,30 6,15 1,74 2,27 1,20 0,36 14,73 9,31 3,46 0,42 13,45 3,26 nd 1,73 0,27 9,00
mg/l 14,52 27,06 7,66 9,99 5,28 1,58 64,81 40,96 15,22 1,85 59,18 14,34 nd 7,61 1,19 39,60
mg/l 327,0 140,0 74,8 110,0 222,0 114,0 42,3 306,0 101,0 284,0 267,0 382,0 313,0 89,4 1420,0 196,0
mg/l 108,0 35,9 9,8 8,2 76,1 10,7 25,2 91,6 32,0 97,9 60,3 56,7 117,0 22,7 142,0 48,5
mg/l 319,0 98,5 97,8 199,0 216,0 52,5 143,0 236,0 126,0 597,0 256,0 197,0 476,0 212,0 960,0 193,0
mg/l 476,0 21,4 2,5 14,3 19,3 4,6 2,9 10,6 13,2 19,1 31,4 9,2 37,0 56,0 10,3 6,3
mg/l 0,574 1,470 <0,004 <0,004 0,426 0,022 <0,004 0,033 0,072 0,104 <0,004 0,530 4,820 <0,004 <0,004 0,981
mg/l 4,270 0,038 0,013 0,000 0,026 0,009 <0,0004 0,018 0,025 0,016 0,003 0,023 0,199 0,128 0,027 0,031oF 126 50 23 31 87 33 21 114 38 111 91 118 126 32 412 69
/ 4 2 3 5 3 1 4 3 3 8 4 2 6 5 6 3
TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002(*).
COD
Pozzo
Parametro
Temperatura
Ossigeno disciolto
Sigla campione
Modalità di campionamento
Port.
Porg.
TKN
N-Org
pH
C.E. a 20oC
C.E. a 25oC
T.D.S
OC
AOX
Ptot
K
N-NH4
NO2
N-NO3
NO3
NH4
N-NO2
Fe
* in neretto sono riportati quei valori che eccedono il valore di parametro fissato dal DLgs31/01
Mn
Ca
Durezza
Indice S.A.R.
Na
Mg
TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .
A17 A18 A19 A20 A21 A22 A23 A24 A25 A26 A27 A28 A29 A30 A31 A32
33 232 35 238bis 242bis 32 37 39 248 252 49ter 257 51 259 54 256con
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore
unità di misura
oC 12,0 10,5 15,0 17,0 16,5 13,0 11,5 16,0 17,5 16,5 12,8 nd 9,6 17,5 13,0 17,0
mg/l 2,0 4,1 7,5 6,0 8,5 6,0 3,7 1,6 6,0 5,0 4,1 nd 8,2 8,0 8,2 3,4
/ 7,2 7,2 7,2 7,0 7,4 7,3 7,1 7,2 6,8 6,7 7,3 7,2 7,8 7,2 7,2 7,5
µs/cm 2273 3635 2102 2039 2805 1245 4077 1173 1308 3635 749 776 1290 666 884 956
µs/cm 2520 4030 2330 2260 3110 1380 4520 1300 1450 4030 830 860 1430 738 980 1060
mg/l 1512 2418 1398 1356 1866 828 2712 780 870 2418 498 516 858 443 588 636
mg/l O2 22,7 7,6 / 4,2 10,3 5,1 12,7 7,2 5,5 5,0 12,0 5,8 / 6,8 5,8 7,4
mg/l 8,0 3,0 / 1,7 3,8 2,0 4,5 2,6 2,2 2,0 4,7 2,2 / 2,6 2,2 2,9
µg Cl/l 30 20 / 14 33 21 36 24 8 32 37 11 / nd 5 6
mg/l P 0,69 0,09 / 0,08 nd nd 0,28 nd 0,05 ass nd nd / nd nd 0,09
mg/l P 0,69 0,09 / 0,08 0,03 ass 0,28 ass 0,05 ass 0,06 0,03 / 0,02 ass 0,09
mg/l P ass. ass / ass ass ass ass ass ass ass ass ass / ass ass ass
mg/l N 3,78 0,80 / nd nd nd nd 2,80 nd nd nd nd / nd nd nd
mg/l N nd ass / ass nd nd nd ass nd nd nd nd / nd nd nd
mg/l N 3,78 0,80 / ass ass ass ass 2,80 ass ass ass ass / ass ass ass
mg/l 4,80 1,00 / ass ass ass ass 3,60 ass ass ass ass / ass ass ass
mg/l N ass. ass / ass ass ass ass ass 0,11 0,09 ass ass / ass ass ass
mg/l ass. ass / ass ass ass ass ass 0,36 0,30 ass ass / ass ass ass
mg/l N 0,23 9,58 / 15,10 25,98 17,33 85,48 0,68 36,50 13,35 1,46 1,44 / 8,70 20,40 0,40
mg/l 1,01 43,34 / 66,44 114,31 76,25 376,11 2,99 160,6 58,7 6,4 6,3 / 38,3 89,8 1,8
mg/l 242,0 278,0 / 120,0 603,0 46,9 427,0 117,0 164,0 215,0 101,0 334,0 / 73,1 174,0 24,7
mg/l 65,3 71,1 / 50,9 179,0 6,9 114,0 33,9 48,8 83,7 22,5 37,2 / 19,6 16,3 13,7
mg/l 302,0 652,0 / 274,0 1330,0 80,0 424,0 118,0 110,0 238,0 120,0 262,0 / 63,6 134,0 279,0
mg/l 17,1 33,6 / 15,0 29,6 117,0 74,3 9,6 16,600 18,100 11,300 12,700 / 9,620 71,000 12,000
mg/l 0,209 <0,004 / 0,684 0,115 <0,004 <0,004 2,420 1,050 0,172 0,045 4,490 / 2,290 <0,004 4,340
mg/l 2,380 0,067 / 0,011 0,028 0,001 0,008 1,330 0,47 0,01 0,02 0,23 / 0,05 0,00 0,13oF 87 98 / 51 224 15 153 43 61 88 34 98 / 26 50 12
/ 4 9 / 5 12 3 5 2 2 3 3 4 / 2 3 11
Durezza
Indice S.A.R.
Na
K
Fe
Mn
N-NO3
NO3
Ca
Mg
N-NH4
NH4
N-NO2
NO2
Port.
Porg.
TKN
N-Org
COD
OC
AOX
Ptot
pH
C.E. a 20oC
C.E. a 25oC
T.D.S
Parametro
Temperatura
Ossigeno disciolto
Pozzo
Sigla campione
Modalità di campionamento
TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .
A33 A34 A35 A36 A37 A38 A39 A40 A41 A42 A43 A44 A45 A46 A47 A48
m8 47ter 56bis 262 301 60 67 303 71 m6 67bis 81 92 91 106 107con
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatore
unità di misura
oC 16,8 nd 10,5 17,0 16,8 17,0 14,0 16,1 nd 17,5 10,0 nd 15,8 nd nd 16,0
mg/l 4,0 nd 5,5 4,3 4,2 2,0 7,7 7,0 nd nd 5,6 nd nd nd nd nd
/ 6,8 7,1 7,1 7,1 7,0 6,0 7,1 7,1 nd 7,3 7,0 nd 7,6 6,8 6,8 7,0
µs/cm 2174 884 1109 1173 884 10905 1137 767 nd 803 938 nd 2300 848 1606 1173
µs/cm 2410 980 1230 1300 980 12090 1260 850 nd 890 1040 nd 2550 940 1780 1300
mg/l 1446 588 738 780 588 7254 756 510 nd 534 624 nd 1530 564 1068 780
mg/l O2 6,8 4,5 4,2 4,8 6,7 13,2 4,2 5,8 5,1 6,0 9,4 3,5 8,0 9,4 5,1 4,9
mg/l 2,7 1,7 1,7 1,9 2,7 5,2 1,7 2,3 2,0 2,4 3,7 1,4 3,1 3,7 2,0 1,9
µg Cl/l 26 7 6 11 5 57 9 5 8 4 37 3 20 2 16 5
mg/l P ass nd 0,04 nd ass nd ass ass nd nd nd ass nd ass nd nd
mg/l P ass ass 0,04 ass ass ass ass ass ass ass ass ass 0,02 ass ass ass
mg/l P ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass
mg/l N nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd
mg/l N nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd
mg/l N ass ass ass ass ass nd ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass
mg/l ass ass ass ass ass nd ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass
mg/l N 0,29 ass 0,12 ass ass ass 0,09 0,09 ass ass ass 0,12 ass ass ass ass
mg/l 0,96 ass 0,40 ass ass ass 0,30 0,30 ass ass ass 0,40 ass ass ass ass
mg/l N 10,80 3,26 12,04 10,05 1,20 16,97 23,42 3,70 11,86 9,01 14,55 1,37 66,35 9,37 53,49 20,10
mg/l 47,5 14,3 53,0 44,2 5,28 74,67 103,05 16,28 52,18 39,64 64,02 6,03 291,94 41,23 235,49 88,44
mg/l 187,0 87,4 125,0 147,0 166,0 1390,0 143,0 112,0 369,0 63,5 133,0 89,4 67,2 120,0 381,0 693,0
mg/l 30,2 23,3 16,3 31,0 41,5 371,0 11,5 19,1 47,0 14,5 24,8 12,3 16,0 9,0 66,4 44,7
mg/l 271,0 85,4 83,7 118,0 259,0 1020,0 75,9 82,2 324,0 110,0 105,0 69,8 112,0 34,7 196,0 418,0
mg/l 12,600 12,000 9,640 15,200 25,3 98,9 10,7 11,8 17,0 13,1 21,3 8,0 263,0 7,5 50,5 17,0
mg/l 2,490 0,071 <0,004 0,872 11,600 3,580 <0,004 3,400 0,294 0,284 0,088 0,184 <0,004 1,160 0,885 0,000
mg/l 0,02 0,00 0,00 0,02 0,136 13,000 0,001 0,258 0,011 0,008 0,001 0,011 <0,0004 0,034 0,011 0,000oF 59 31 38 49 58 499 40 36 11 22 43 27 23 34 122 191
/ 5 2 2 2 5 6 2 2 4 3 2 2 3 1 2 4
Mn
Durezza
Indice S.A.R.
Mg
Na
K
Fe
NO2
N-NO3
NO3
Ca
N-Org
N-NH4
NH4
N-NO2
Ptot
Port.
Porg.
TKN
T.D.S
COD
OC
AOX
Ossigeno disciolto
pH
C.E. a 20oC
C.E. a 25oC
Modalità di campionamento
Parametro
Temperatura
Pozzo
Sigla campione
TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)
A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A9 A10 A11 A12 A13 A14 A15 A16
57 6 9 12 13 27 215 218 223 23 18 217 229 19 25 228bis
Modalità di campionamentocon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore
unità di misura
oC 13,4 / 15,8 15,30 17,1 17,1 16,4 15,8 15,2 13,5 14,3 17,6 / 14,4 13,7 14,8
/ 7,9 / 7,9 8,24 7,0 7,7 7,8 7,1 8,0 7,8 7,3 7,2 / 7,4 7,7 7,0
µs/cm 3085 / 852 678 1559 902 1968 3292 872 5177 1419 2960 / 3770 910 2255
µs/cm 3420 / 945 752 1728 1000 2182 3650 967 5740 1573 3282 / 4180 1009 2500
mg/l 2052 / 567 451 1037 600 1309 2190 580 3444 944 1969 / 2508 605 1500
mg/l O2 91,4 / 4,4 7,20 4,2 7,3 9,6 10,3 9,6 12,5 7,3 7,4 / 10,3 13,4 6,5
mg/l 32,0 / 1,7 2,60 1,6 2,7 3,7 4,0 3,7 4,8 2,6 2,6 / 4,1 5,5 2,5
µg Cl/l 64 / 4 3 0 1 20 22 5 25 6 3 / 18 16 56
mg/l P 0,22 / nd nd nd nd nd nd 0,08 nd nd nd / 0,012 nd nd
mg/l P 0,22 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,08 ass. ass. ass. / 0,012 ass. ass.
mg/l P ass. / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / ass. ass. ass.
mg/l N 0,90 / nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd / 0,45 nd nd
mg/l N ass. / nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd / ass. nd nd
mg/l N 0,90 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / 0,45 ass. ass.
mg/l 1,15 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / 0,58 ass. ass.
mg/l N 0,82 / <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 0,01 <0.01 0,06 <0.01 / <0.01 <0.01 0,02
mg/l 2,71 / <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 / <0.03 <0.03 0,07
mg/l N 16,08 / 5,52 3,95 0,24 1,76 17,40 14,47 5,53 0,92 10,20 5,50 / 155,20 1,60 14,70
mg/l 70,75 / 24,29 17,38 1,06 7,74 76,56 63,67 24,33 4,05 44,88 24,20 / 682,88 7,04 64,68
mg/l 127,00 / 75,00 37,80 214,00 81,90 125,00 337,00 83,50 440,00 134,00 312,00 / 357,00 86,40 130,00
mg/l 61,30 / 11,30 5,18 84,20 18,40 62,60 109,00 29,80 154,00 31,20 67,30 / 122,00 18,60 65,30
mg/l 192,00 / 108,00 118,00 193,00 92,30 304,00 364,00 104,00 680,00 128,00 230,00 / 538,00 102,00 249,00
mg/l 283,00 / 2,73 8,60 12,50 7,82 10,40 17,70 11,20 21,70 15,50 9,40 / 24,30 10,20 9,18
mg/l 0,014 / <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 0,005 <0.004 <0.004 <0.004 / <0.004 <0.004 <0.004
mg/l 0,057 / 0,001 0,00 0,054 0,002 0,001 0,003 0,002 0,006 0,004 0,006 / 0,054 0,161 0,002
mg/l 553,8 / 80,0 38,30 678,0 120,7 444,7 1164,0 91,0 2130,0 238,0 923,0 / 1037,0 159,7 525,4
mg/l 100,0 / 125,0 58,00 142,5 66,0 252,0 270,0 73,0 160,0 120,0 107,0 / 340,0 55,0 92,5
mg/l 464,0 / 263,5 317,20 283,0 305,0 341,6 219,6 433,0 170,8 341,6 164,7 / 256,0 317,2 302,6oF 57 / 23 12 88 28 57 129 33 173 46 106 / 139 29 59
/ 4 / 3 5 3 2 6 4 2 7 3 3 / 6 3 4
TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)
pH
C.E. a 20oC
C.E. a 25oC
Pozzo
Sigla campione
Parametro
Temperatura
T.D.S
COD
OC
AOX
Ptot
N-Org
N-NH4
NH4
Port.
Porg.
TKN
N-NO2
NO2
N-NO3
NO3
Ca
Mg
Na
K
Fe
Mn
Cl
SO4
HCO3
Durezza
Indice S.A.R.* in neretto sono riportati quei valori che eccedono il valore di parametro fissato dal DLgs31/01
TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)
A17 A18 A19 A20 A21 A22 A23 A24 A25 A26 A27 A28 A29 A30 A31 A32
33 232 35 238bis 242bis 32 37 39 248 252 49ter 257 51 259 54 256con
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore
unità di misura
oC 13,7 11,4 14,6 13,2 16,2 13,7 13,6 15,9 17,6 13,8 13,5 18,9 11,4 13,3 14,4 16,00
/ 8,0 7,7 7,6 8,1 7,5 7,9 7,6 7,7 7,4 7,3 7,8 7,7 8,3 7,4 8,0 8,23
µs/cm 3285 3118 3175 1191 934 1091 3049 920 1064 3500 690 732 1214 704 852 825
µs/cm 3642 3457 3520 1320 1035 1209 3380 1020 1180 3880 765 812 1346 780 945 915
mg/l 2185 2074 2112 792 621 725 2028 612 708 2328 459 487 808 468 567 549
mg/l O2 9,2 24,7 6,4 12,5 14,0 7,3 12,2 3,8 4,3 4,8 8,0 4,8 8,0 13,4 3,9 3,10
mg/l 3,5 9,3 2,5 4,7 5,4 2,6 4,8 1,4 1,7 1,9 3,0 1,9 3,1 5,1 1,4 1,20
µg Cl/l 26 9 11 20 6 3 20 4 <1 29 3 <1 3 3 1 <1
mg/l P nd 0,04 nd 0,12 nd nd nd nd nd nd nd nd 0,06 nd nd nd
mg/l P ass. 0,04 ass. 0,12 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,06 ass. ass. ass.
mg/l P ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.
mg/l N nd nd nd nd 0,68 nd nd nd nd nd nd nd 0,37 nd nd nd
mg/l N nd nd nd nd ass. nd nd nd nd nd nd nd ass. ass. nd nd
mg/l N ass. ass. ass. ass. 0,68 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,37 0,50 ass. ass.
mg/l ass. ass. ass. ass. 0,87 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,47 0,64 ass. ass.
mg/l N 0,01 <0.01 <0.01 0,12 0,33 <0.01 <0.01 0,02 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 0,01
mg/l 0,03 <0.03 <0.03 0,40 1,09 <0.03 <0.03 0,07 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 0,03
mg/l N 11,00 21,50 19,90 83,60 4,90 15,10 12,60 7,80 18,30 25,80 2,50 0,08 9,10 17,70 29,40 1,60
mg/l 48,40 94,60 87,56 367,84 21,56 66,44 55,44 34,32 80,52 113,52 11,00 0,35 40,04 77,88 129,36 7,04
mg/l 263,00 197,00 308,00 118,00 53,40 47,30 202,00 73,00 102,00 218,00 50,70 52,60 80,20 62,30 87,40 19,80
mg/l 47,80 58,40 81,40 39,70 32,30 8,89 131,00 27,40 35,70 168,00 25,00 22,50 48,30 13,90 12,40 7,18
mg/l 359,00 436,00 264,00 136,00 156,00 109,00 420,00 91,80 79,80 438,00 98,00 78,10 172,00 70,00 64,80 116,00
mg/l 11,50 72,10 19,20 22,50 12,60 143,00 28,10 8,23 13,70 36,20 13,90 11,80 24,70 6,80 43,80 5,87
mg/l 0,000 <0.004 0,000 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 0,000 0,000 <0.004 <0.004 0,000 <0.004 0,000 <0.004 0,05
mg/l 0,004 0,005 0,002 0,001 0,001 0,001 0,005 0,001 0,005 0,001 0,000 0,000 0,001 0,000 0,001 0,00
mg/l 802,3 795,0 845,0 85,2 248,5 114,0 1008,0 165,0 205,9 1420,0 60,3 142,0 149,0 56,8 78,1 140,60
mg/l 246,0 360,0 247,0 68,0 17,0 117,5 250,0 90,0 44,0 380,0 170,0 34,0 288,0 43,5 77,5 23,50
mg/l 224,5 262,3 190,3 380,6 262,3 263,5 262,3 185,4 244,0 292,8 231,8 201,3 347,7 219,6 200,0 146,40oF 83 73 110 46 27 15 104 30 40 124 23 22 25 21 27 8
/ 5 7 3 3 4 4 6 2 2 5 3 2 5 2 2 6
HCO3
Durezza
Indice S.A.R.
Fe
Mn
Cl
SO4
Ca
Mg
Na
K
N-NO2
NO2
N-NO3
NO3
TKN
N-Org
N-NH4
NH4
AOX
Ptot
Port.
Porg.
C.E. a 25oC
T.D.S
COD
OC
Parametro
Temperatura
pH
C.E. a 20oC
Pozzo
Sigla campione
Modalità di campionamento
TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)
A33 A34 A35 A36 A37 A38 A39 A40 A41 A42 A43 A44 A45 A46 A47 A48
m8 47ter 56bis 262 301 60 67 303 71 m6 67bis 81 92 91 106 107con
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatorecon
campionatore con pompacon
campionatore
unità di misura
oC 16,1 19,6 14,3 14,0 / / 14,6 16,6 / 15,3 12,8 / 15,5 15,7 / 14,2
/ 7,1 7,6 7,8 7,3 / / 7,4 7,8 / 7,3 7,9 / 7,8 7,3 / 7,8
µs/cm 1967 868 1545 1082 / / 1125 621 / 971 808 / 2154 793 / 1281
µs/cm 2181 962 1713 1200 / / 1247 689 / 1076 896 / 2388 879 / 1420
mg/l 1309 577 1028 720 / / 748 413 / 646 538 / 1433 527 / 852
mg/l O2 7,9 4,8 9,7 2,1 / / 4,9 6,5 / 3,4 4,1 / 10,9 2,6 / 7,4
mg/l 3,0 1,9 3,7 0,8 / / 1,9 2,4 / 1,3 1,6 / 4,1 1,0 / 2,7
µg Cl/l 6 1 6 <1 / / 1 <1 / <1 <1 / 18 1 / 4
mg/l P nd nd nd nd / / nd nd / nd nd / nd nd / nd
mg/l P ass. ass. ass. ass. / / ass. ass. / ass. ass. / ass. ass. / ass.
mg/l P ass. ass. ass. ass. / / ass. ass. / ass. ass. / ass. ass. / ass.
mg/l N nd nd nd nd / / nd 5,00 / nd nd / nd nd / nd
mg/l N nd nd nd nd / / nd ass. / nd nd / nd nd / nd
mg/l N ass. ass. ass. ass. / / ass. 5,00 / ass. ass. / ass. ass. / ass.
mg/l ass. ass. ass. ass. / / ass. 6,40 / ass. ass. / ass. ass. / ass.
mg/l N <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 / / 0,08 0,52 / 0,02 <0.01 / <0.01 0,09 / <0.01
mg/l <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 / / 0,26 1,72 / 0,07 <0.03 / <0.03 0,30 / <0.03
mg/l N 17,50 9,80 8,80 12,00 / / 41,80 1,50 / 19,20 12,40 / 70,70 19,30 / 28,30
mg/l 77,00 43,12 38,72 52,80 / / 183,92 6,60 / 84,48 54,56 / 311,08 84,92 / 124,52
mg/l 177,00 69,30 146,00 95,00 / / 125,00 76,00 / 105,00 71,60 / 180,00 110,00 / 96,00
mg/l 74,10 23,70 30,20 28,40 / / 17,30 14,40 / 19,30 22,30 / 75,40 13,20 / 22,50
mg/l 187,00 95,50 165,00 101,00 / / 106,00 71,70 / 70,30 72,70 / 190,00 41,60 / 124,00
mg/l 16,80 11,40 21,60 12,00 / / 15,20 15,20 / 14,10 15,20 / 18,20 12,90 / 44,10
mg/l <0.004 0,000 0,000 <0.004 / / 0,007 0,000 / <0.004 <0.004 / 0,000 <0.004 / 0,000
mg/l 0,001 0,001 0,000 0,000 / / 0,138 0,000 / 0,000 0,003 / 0,003 0,002 / 0,000
mg/l 335,0 177,5 291,0 165,0 / / 116,4 134,9 / 97,3 96,6 / 294,6 80,0 / 159,7
mg/l 360,0 45,0 164,0 120,0 / / 152,0 44,5 / 107,5 67,5 / 185,0 72,5 / 164,0
mg/l 372,0 214,7 351,4 209,8 / / 165,9 207,4 / 239,1 229,4 / 378,2 205,0 / 213,5oF 75 27 49 39 / / 43 25 / 34 27 / 76 4 / 33
/ 3 3 3 2 / / 2 2 / 2 2 / 3 1 / 3Indice S.A.R.
Cl
SO4
HCO3
Durezza
Na
K
Fe
Mn
N-NO3
NO3
Ca
Mg
N-NH4
NH4
N-NO2
NO2
Port.
Porg.
TKN
N-Org
COD
OC
AOX
Ptot.
pH
C.E. a 20oC
C.E. a 25oC
T.D.S
Sigla campione
Modalità di campionamento
Parametro
Temperatura
Pozzo
TABELLA 11 : Classe chimica dei campioni prelevati sulla base dei parametri macrodescrittori
µS/cm mg/L µg/L µg/L mg/L mg/L mg/L
A1 3085 553,8 57 14 70,75 100 1,15 4
A3 852 80 1 <4 24,29 125 ass. 2
A4 678 38,3 0 <4 17,38 58 ass. 2
A5 1559 678 54 <4 1,06 142,5 ass. 4
A6 902 120,7 2 <4 7,74 66 ass. 2
A7 1968 444,7 1 <4 76,56 252 ass. 3
A8 3292 1164 3 <4 63,67 270 ass. 4
A9 872 91 2 5 24,33 73 ass. 2
A10 5177 2130 6 <4 4,05 160 ass. 4
A11 1419 238 4 <4 44,88 120 ass. 3
A12 2960 923 6 <4 24,20 107 ass. 4
A14 3770 1037 54 <4 682,88 340 0,58 4
A15 910 159,7 161 <4 7,04 55 ass. 4
A16 2255 525,4 2 <4 64,68 92,5 ass. 4
A17 3285 802,3 4 0 48,40 246 ass. 4
A18 3118 795 5 <4 94,60 360 ass. 4
A19 3175 845 2 0 87,56 247 ass. 4
A20 1191 85,2 1 <4 367,84 68 ass. 4
A21 934 248,5 1 <4 21,56 17 0,87 4
A22 1091 114 1 <4 66,44 117,5 ass. 4
A23 3049 1008 5 <4 55,44 250 ass. 4
A24 920 165 1 0 34,32 90 ass. 3
A25 1064 205,9 5 0 80,52 44 ass. 3
A26 3500 1420 1 <4 113,52 380 ass. 4
A27 690 60,3 0 <4 11 170 ass. 2
A28 732 142 0 0 0,35 34 ass. 2
A29 1214 149 1 <4 40,04 288 0,47 4
A30 704 56,8 0 0 77,88 43,5 0,64 4
A31 852 78,1 1 <4 129,36 77,5 ass. 4
A32 825 140,6 0 5 7,04 23,5 ass. 2
A33 1967 335 1 <4 360 77 ass. 4
A34 868 177,5 1 0 45 43,1 ass. 3
A35 1545 291 0 0 164 38,7 ass. 4
A36 1082 165 0 <4 120 52,8 ass. 4
A39 1125 116,4 138 0 152 183,9 ass. 4
A40 621 134,9 0 0 44,50 6,6 6,40 4
A42 971 97,3 0 <4 107,50 84,5 ass. 4
A43 808 96,6 3 <4 67,50 54,6 ass. 4
A45 2154 294,6 3 0 185,0 311,1 ass. 4
A46 793 80 2 <4 72,50 84,9 ass. 4
A48 1281 159,7 0 0 164 124,5 ass. 4
Mn
in grassetto sono riportati quei parametri che determinano l'attribuzione alla classe superiore
classeFe NO3 SO4 NH4Pozzo C.E. a 20oC Cl
Unità di misura Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 0
Conducibilità elettrica
µS/cm( 20o C) ≤ 400 ≤2500 ≤ 2500 >2500 >2500
Cloruri mg/L ≤ 25 ≤ 250 ≤250 >250 >250
Manganese mg/L ≤ 20 ≤ 50 ≤ 50 >50 >50
Ferro mg/L ≤ 50 ≤200 ≤ 200 >200 >200
Nitrati mg/L di NO3 ≤ 5 ≤ 25 ≤ 50 >50 /
Solfati mg/L di SO4 ≤ 25 ≤ 250 ≤ 250 >250 >250Ammonio mg/L di NH4 ≤ 0,05 ≤ 0,5 ≤ 0,5 >0,5 >0,5
Classe 2
Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche
Classe 3
TABELLA12a: Classificazione chimica in base ai parametri macrodescrittori (DLgs 152/99 e succ. mod)
TABELLA 12b: Classi chimiche dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)
Classe 1Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche
Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione
Classe 4Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti
Classe 0Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3
ELEVATO
BUONO
SUFFICIENTE
Impatto antropico nullo o trascurabile sulla qualità e quantità della risorsa, con l'eccezione di quanto previsto nello stato naturale particolare;
SCADENTE
NATURALE PARTICOLARE
Impatto antropico ridotto sulla qualità e/o quantità della risorsa;Impatto antropico ridotto sulla quantità, con effetti significativi sulla qualità tali da richiedere azioni mirate ad evitarne il peggioramento;Impatto antropico rilevante sulla qualità e/o quantità della risorsa con necessità di specifiche azioni di risanamento;
Caratteristiche qualitative e/o quantitative che pur non presentando un significativo impatto antropico, presentano limitazioni d'uso della risorsa per la presenza naturale di particolari specie chimiche o per il basso potenziale quantitativo.
Stato particolare1 - A 1 - B 3 - A 1 - C 0 - A
Stato elevato Stato buono Stato sufficiente Stato scadente
2 - A2 - B
3 - B 2 - C3 - C4 - C4 - A
TABELLA 13a: Stato ambientale (quali-quantitativo) dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)
TABELLA13b: Definizioni dello stato ambientale per le acque sotterranee (DLgs 152/99 e succ. mod)
2 - D3 - D4 - D
0 - B0 - C0 - D1 - D
4 - B
Parametri chimici
Parametro Valore di parametro Unità di misura
Nitrato (come NO3) 50 mg/lNitrito (come NO2) 0,5 mg/l
Parametri indicatori
Parametro Valore di parametro Unità di misura
Ammonio 0,5 mg/l
Cloruro 250 mg/l
Conduttività 2500 µS/cm a 20oC
Concentrazione ioni H >6,5 e <9,5 unità pHFerro 200 µg/l
Manganese 50 µg/lSolfato 250 mg/lSodio 200 mg/l
Carbonio organico totale ( TOC) Senza variazioni anomale /
Durezza valori consigliati 15-50 oF
TABELLA 14: Valori di parametro fissati dal D. L. 2 febbraio 2001, n. 31: "Attuazione delladirettiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano" e successivemodifiche.