20 le specie autoctone - pesca...
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Nessuna misura minima
Specie nona rischio
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neAlborella Alburnus alburnus alborella
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Albo
rella
Nome comune: Alborella
Nome scienti� co: Alburnus alburnus alborella (De Filippi, 1844)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Alborela
Taglia: piccola (al massimo 16 cm)
Livrea: colorazione di fondo bruno-verdastra con ri� essi argentei sul dorso e bianco-argentei sui � anchi e sul ventre. Le pinne sono grigie.
Riproduzione: avviene tra giugno e luglio, in prossimità delle rive su fondali ghiaiosi e/o sabbiosi. La deposizione delle uova avviene in più riprese in numero compreso tra 1000 e 3000. La schiusa avviene in 4-5 giorni alla temperatura di 20°C.
Habitat: vive in diversi ambienti acquatici di pianura con acque suf� -cientemente limpide ed ossigenate a corrente lenta o moderata.
Distribuzione geogra� ca: è diffusa nei corsi d’acqua e nei bacini lacustri dell’Italia settentrionale, nella Dalma-zia e Croazia � no all’Albania; nell’Ita-lia centro-meridionale è presente in seguito ad introduzione.
Presenza in provincia: presente soprattutto nella parte meridionale del territorio.
Status della specie: in contrazione.
Fattori limitanti la specie: alterazione dell’ambiente � sico.
Rapporto con l’uomo: utilizzata come pesce da esca nella pesca sportiva.
• La testa è piccola con occhio grande e bocca inclinata verso l’alto con la mascella inferiore leggermente prominente;
• l’inserzione della pinna dorsale è retroposta rispetto quella delle pinne ventrali;
• la pinna anale è lunga e dispone di molti raggi;• le scaglie sono facilmente staccabili.
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Misura minima40 cm
Specie non a rischio
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neAnguilla Anguilla anguilla
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Angu
illa
Nome comune: Anguilla
Nome scienti� co: Anguilla anguilla(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Anguillidae
Nome dialettale: Bisata
Taglia: medio-grande (le femmine, più grandi dei maschi, possono raggiun-gere i 120 cm di lunghezza e 2 kg di peso).
Livrea: colore di fondo bruno-nero, con ri� essi verdastri, ventre bianco o giallastro.
Riproduzione: specie catadroma, la fase migratoria verso il Mar dei Sargassi avviene tra la tarda estate e l’autunno, mentre la fase riproduttiva tra gennaio e luglio con un picco nel mese di marzo. Ogni femmina depone da 1 a 5 milioni di uova che si schiudono solo a temperature superiori ai 20°C. Dopo la frega gli adulti muoiono. Alla schiusa le larve, dall’aspetto fogliaceo
e completamente depigmentate (dette “leptocefali”) iniziano la migrazione di ritorno facendosi trasportare dalle correnti atlantiche verso l’Europa e il Nord Africa. Dopo circa 3-4 anni le giovani anguille lunghe 6-8 cm, (allo stadio di “cieca”) raggiungono le foci dei � umi ed iniziano la risalita. Nelle acque interne inizia la metamorfosi e l’animale assume l’aspetto de� nitivo, a questo stadio vengono chiamate “ragani”. Le anguille adulte, durante la fase tro� ca nelle acque dolci assu-mono una colorazione bruno-verdastra (anguille “gialle”), quando iniziano la fase migratoria verso il mare a scopo riproduttivo mostrano un colore più scuro e argenteo sul ventre (anguille “argentine”) e occhi più grandi.
Habitat: dispone di un’ampia valenza ecologica che gli consente di vivere in una straordinaria varietà di ambienti. Nelle acque interne predilige i corsi d’acqua a corrente moderata, ricchi di vegetazione, a substrato sabbioso o fangoso.
Distribuzione geogra� ca: Atlantico settentrionale e Mar Mediterraneo; in Europa è presente in tutti i paesi (più rara in quelli orientali), mentre in Italia risulta ampiamente diffusa in tutti i corsi d’acqua.
Presenza in Provincia: presente in tutto il reticolo idrogra� co.
Status della specie: in leggero declino. La specie non è comunque a rischio di estinzione.
Fattori limitanti la specie: presenza di sbarramenti che impediscono la risalita dei � umi, inquinamento delle acque, depauperamento degli stocks selvatici derivante dal prelievo dei giovani esemplari da destinare alla piscicoltura e al ripopolamento.
Rapporto con l’uomo: specie impor-tante per la pesca e l’acquacoltura; non essendo riproducibile in alleva-mento, viene catturata negli stadi giovanili alle foci dei � umi.
• Corpo serpentiforme ricoperto da abbondante muco. Scaglie invisibili;• testa piccola e conica con opercoli ed occhi assai ridotti;• pinna dorsale ed anale molto sviluppate ed unite alla caudale in un’unica
soluzione. Pinne ventrali assenti.
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Misura minima20 cm
Specie a basso rischio
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neBarbo Barbus plebejus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Barb
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Nome comune: Barbo
Nome scienti� co: Barbus plebejus(Bonaparte, 1839)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Barbo, Zio
Taglia: medio-grande (la lunghezza totale massima può raggiungere i 70 cm e il peso circa 4 kg).
Livrea: colore del dorso bruno o bruno-verdastro, più chiaro sui � anchi che presentano ri� essi dorati; ad eccezione della regione ventrale bianca, il corpo si presenta cosparso di piccole macchie scure spesso presenti anche sulle pinne, special-mente nella dorsale e nella caudale. Le pinne sono grigie o brune, ma durante il periodo riproduttivo assu-mono tonalità rossastre o aranciate.
Riproduzione: avviene tra aprile e giugno in relazione alla temperatura dell’acqua. In questo periodo i soggetti
sessualmente maturi risalgono i corsi d’acqua alla ricerca di aree idonee alla deposizione; ogni femmina depone � no a 20.000 uova su fondali ghiaiosi o sabbiosi, le quali possono venire fecondate da maschi diversi.La schiusa avviene all’incirca dopo una settimana alla temperatura di 16°C.
Habitat: predilige i tratti medio-alti dei corsi d’acqua, anche di piccole dimensioni, con acque correnti e ben ossigenate, poco temperate a fondo ghiaioso, sassoso o sabbioso. Lo si rinviene comunque anche in acque di fondovalle mostrando la capacità di tollerare una discreta torbidità e una moderata velocità di corrente.
Distribuzione geogra� ca: l’areale interessa tutta la Regione Padana e gran parte della Regione Italico-penin-sulare.
Presenza in Provincia: presente in tutte le acque correnti di maggior portata, Piave, Livenza, Sile e Musone.
Status della specie: un po’ ovunque in sensibile diminuzione; la specie è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “a più basso rischio”. È inoltre inclusa nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, alterazione degli habitat e degli alvei idonei alla riproduzione,
predazione da parte degli uccelli itto-fagi.
Rapporto con l’uomo: occasionalmente oggetto di pesca sportiva.
• Bocca infera con labbra carnose, munita di 2 paia di barbigli: la coppia posteriore è più lunga di quella anteriore.
Dal 15 maggio al 30 giugno
Misura minima 30 cm
Specie non a rischio
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neCarpa Cyprinus carpio
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?Carp
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Nome comune: Carpa
Nome scienti� co: Cyprinus carpio(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Carpa, Reina
Taglia: grande (può raggiungere la lunghezza totale di 130 cm e il peso di oltre 30 kg. Le taglie superiori sono raggiunte solamente dalle femmine).
Livrea: colorazione bruno-verdastra sul dorso e sui � anchi, che possono avere ri� essi bronzeo-dorati;il ventre è giallastro o biancastro. Le pinne sono grigie o brune, le pettorali, le ventrali e l’anale possono assumere tonalità rossastre.
Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; la deposizione avviene presso le rive in acque poco profonde. Ogni femmina depone 100.000-200.000 uova per kg di peso sulla vegetazione acquatica; la schiusa avviene dopo
5-6 giorni e le larve rimangono per circa 2 giorni attaccate alla vegeta-zione prima di condurre vita libera.
Habitat: predilige le acque a lento decorso o stagnanti, la si rinviene quindi nei tratti inferiori dei � umi, nei canali di boni� ca e nei bacini lacustri. Vive in acque calde, profonde, a substrato fangoso e ricche di vegeta-zione.
Distribuzione geogra� ca: di origine asiatica, è stata importata in Italia al tempo dell’impero romano; attual-mente è uno tra i pesci più diffusi, in quanto ben acclimatata nelle acque dolci insulari e peninsulari.
Presenza in Provincia: presente in tutti i bacini idrogra� ci con maggior frequenza nel Bacino Scolante in Laguna, nel Brian e nel Sile.
Status della specie: popolazioni dif� -cilmente strutturate e miste, con un elevato grado di variabilità.
Fattori limitanti la specie: nessuno.
Rapporto con l’uomo: oggetto di forte pesca sportiva, è una delle specie più importanti per la piscicoltura d’acqua dolce. Spesso viene allevata in policol-ture estensive o semi-estensive (es. nelle risaie).
• Bocca estrofl essibile munita di 2 paia di piccoli barbigli;• pinna dorsale sviluppata che si protrae fi n quasi alla pinna caudale;• corpo tozzo, sviluppato in altezza. La presenza e la dimensione delle
scaglie varia a seconda delle diverse varietà: la carpa “regina” con scaglie normalmente sviluppate e distribuite su tutto il corpo; la carpa a “specchi”, con poche e grosse scaglie disposte soprattutto sul dorso e sui � anchi; la carpa “cuoio” con corpo quasi completamente privo di squame.
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Misura minima20 cm
Specie nona rischio
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neCavedano Leuciscus cephalus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Cave
dano
Nome comune: Cavedano
Nome scienti� co: Leuciscus cephalus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Squal
Taglia: media (la lunghezza totale massima è di circa 60 cm e il peso di 4 kg).
Livrea: dorso grigio o brunastro gradualmente più chiaro sui � anchi, che possono presentare ri� essi argentei o dorati. Regione ventrale chiara. Le pinne sono grigie, talvolta, in periodo riproduttivo, assumono una colorazione che tende all’arancio. Occhio con ri� essi metallici.
Riproduzione: avviene da maggio a tutto giugno; in questo periodo i maschi presentano piccoli tubercoli nuziali sul capo e sul corpo. Le femmine depongono in acque basse
su fondali ghiaiosi o sabbiosi e in taluni casi anche sulla vegetazione acquatica. La schiusa avviene in 3-7 giorni a seconda della temperatura dell’acqua.
Habitat: vive in una grande varietà di ambienti; trova il suo habitat d’ele-zione nel tratto medio e medio-alto dei corsi d’acqua con acque limpide e moderatamente correnti, ma è in grado di spingersi � no in acque salmastre. Popola inoltre tutti gli ambienti lacustri adattandosi ad acque sia oligotro� che che eutro-� che.
Distribuzione geogra� ca: Europa e parte del vicino Oriente. In Italia è indigeno nell’intera Regione Padana e in tutta quella Italico-peninsulare.
Presenza in Provincia: diffuso in tutto il bacino idrogra� co provinciale.
Status della specie: è una delle poche specie indigene in Italia considerate “non a rischio”; ciò è dovuto a diversi
fattori tra cui la grande valenza ecolo-gica, la buona tolleranza verso alcune tipologie di alterazione ambientale (scarichi urbani, canalizzazione dei corsi d’acqua), l’ampio areale di diffu-sione.
• Corpo slanciato e massiccio. In tutta la regione dorsale e laterale è evidente un disegno a reticolo dato dalla pigmentazione scura del bordo delle scaglie;
• pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali;• bocca piuttosto grande posta in posizione mediana con la mascella
superiore leggermente più lunga di quella inferiore.
Fattori limitanti la specie: debole predazione da parte degli uccelli ittio-fagi.
Rapporto con l’uomo: occasionalmente costituisce oggetto di pesca sportiva.
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neCefalo Mugil cephalus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Cefa
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Nome comune: Cefalo
Nome scienti� co: Mugil cephalus(Linnaeus, 1758). Nella famiglia sono comprese anche le specie Liza ramada (Risso, 1826), Liza aurata (Risso, 1810) Liza saliens (Risso, 1810) e Chelon labrosus (Risso, 1826).
Famiglia: Mugilidae
Nome dialettale: Bosega, Volpina, Caostelo, Siegolo
Taglia: media (lunghezza totale massima di circa 70 cm ed un peso di 5 kg; è il Mugilide che raggiunge le dimensioni maggiori fra quelli presenti nel Mediterraneo).
Livrea: colorazione del dorso nerastra con sfumature blu-metallico; � anchi chiari con ri� essi argentei, regione ventrale bianca.
Riproduzione: la migrazione riprodut-tiva verso le acque marino-costiere avviene a partire da agosto e la
riproduzione vera e propria ha luogo entro settembre. Ogni femmina viene seguita da più maschi, riconoscibili per la taglia minore e il corpo più slanciato; al momento dell’emissione delle uova, i maschi af� ancano la femmina ed effettuano la fecondazione. La deposizione è unica nel corso di ogni stagione riproduttiva. Le uova sono provviste di una goccia oleosa che le rende pelagiche.
Habitat: specie eurialina che vive sia in mare, in prossimità della super-� cie, sia nelle lagune, negli stagni costieri, nelle zone estuariali e nei tratti bassi dei � umi, prediligendo substrati fangosi o sabbiosi e ricchi di vegetazione.
Distribuzione geogra� ca: diffuso in tutti gli oceani ed è presente nell’in-tero bacino del Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. In Italia è una delle specie più comuni nelle acque costiere marine e nelle acque interne estuariali e lagunali.
• Corpo slanciato, leggermente schiacciato sul dorso e ricoperto di grandi scaglie ctenoidi. Pinne pettorali corte, le dorsali sono molto separate tra loro: la prima è sorretta da 4 raggi spinosi, la seconda ha il primo raggio spinoso ed i restanti molli;
• capo e bocca piccoli. Occhio con palpebra adiposa molto evidente.
Presenza in Provincia: presente nei tratti terminali dei grandi � umi.
Status della specie: non a rischio; è comunque inserita nel Regolamento n°1626/94 del Consiglio dell’UE “che istituisce misure tecniche per la conservazione delle risorse della pesca nel Mediterraneo”.
Fattori limitanti la specie: non rilevati.
Rapporto con l’uomo: oggetto di forte pressione alieutica, sia professionale, che sportiva, il cefalo è una specie molto pregiata e tra quelle maggior-mente utilizzate in piscicoltura, sia per il rapido accrescimento che per la qualità delle carni.
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Specie vulnerabile
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neCheppia Alosa fallax
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Come si può riconoscere?
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Chep
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Nome comune: Cheppia In Italia esiste in due forme: una migratrice anadroma (Alosa) ed una stanziale lacustre (Agone).
Nome scienti� co: Alosa fallax (Lacèpède, 1803)
Famiglia: Clupeidae
Nome dialettale: Cepa
Taglia: media (l’Alosa misura � no a 55 cm di lunghezza per un peso massimo di 2 kg; l’Agone è più piccola, misurando al massimo 40 cm con un peso di circa 500 g).
Livrea: dorso azzurro-verdastro, � anchi e ventre chiari con ri� essi metallici; anteriormente, sui � anchi, ci sono delle macchie scure in numero massimo di 8. Nell’Agone questo numero può arri-vare � no a 12.
Riproduzione: nell’Alosa avviene tra aprile e maggio; gli individui sessualmente maturi migrano dalle
zone costiere, risalendo i � umi per la deposizione. Le piccole uova (1,6 mm), si schiudono in circa una settimana. Gli avannotti rimangono in acque dolci � no a 10-15 cm di lunghezza. Nell’Agone avviene tra la metà di giugno e la metà di agosto, in ambienti litorali, a temperature superiori ai 15-16°C.
Habitat: l’Alosa vive in acque marine litorali con migrazioni a scopo riprodut-tivo in corsi d’acqua a bassa profondità e fondali sabbiosi o ghiaiosi. L’Agone vive nella zona pelagica dei laghi interni, spostandosi nel litorale durante l’inverno e la stagione riproduttiva.
Distribuzione geogra� ca: l’Agone è distribuito nei principali laghi dell’Italia settentrionale, del Lazio ed in alcuni laghi arti� ciali della Sardegna. L’Alosa è diffusa lungo la fascia costiera tirrenica dell’Italia centrale e delle isole maggiori, nonché lungo la costa del medio-alto Adriatico.
Presenza in Provincia: presente nel corso medio e inferiore dei � umi Piave e
Livenza durante il periodo tardo prima-verile ed estivo, quando risale dalle acque costiere per deporre le uova.
Status della specie: l’Agone è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “in pericolo”, mentre l’Alosa tra quelle “vulnerabili”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, inquinamento e/o eutro-� zzazione delle acque, eccessiva pres-sione alieutica, spesso condotta anche su di individui in età pre-riproduttiva.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca, sia professionale, che sportiva.
• Corpo allungato e schiacciato lateralmente. La regione ventrale presenta delle escrescenze ossee che formano un pro� lo dentellato (carena pungente);
• la testa è piccola con occhio dotato di palpebra adiposa. La bocca è inclinata verso l’alto con la mascella inferiore leggermente prominente;
• pinne ventrali in posizione opposta rispetto alla dorsale. Pinna caudale bilobata con margine appuntito.
Testo mod
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neCobite comune Cobitis taenia
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Cobi
te c
omun
e
Nome comune: Cobite comune
Nome scienti� co: Cobitis taenia (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cobitidae
Nome dialettale: Forapiera, Forasassi
Taglia: piccola (lunghezza massima di 10-12 cm. I maschi sono in genere più piccoli rispetto le femmine).
Livrea: colorazione di fondo bruno-giallastra con una serie di grosse macchie scure allineate lungo i � anchi e nella parte superiore del dorso, che spesso tendono a fondersi formando due fasce, soprattutto nel periodo riproduttivo.
Riproduzione: avviene tra aprile e giugno. Il maschio esegue un rituale di corteggiamento attorcigliandosi intorno alla femmina, che risponde deponendo le uova sulla vegetazione o sulla sabbia. Le uova misurano 1-1,5 mm di diametro e si schiudono dopo due o tre giorni.
Habitat: tipico pesce bentonico, predi-lige le acque limpide, con corrente moderata, ricche di macro� te e con fondali sabbiosi o fangosi, nei quali è in grado di infossarsi.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica in Italia; è presente in tutte le regioni settentrionali e parte di quelle centrali, � no alle Marche nel versante adriatico e alla Campania in quello tirrenico. Al Sud e in Sardegna esistono popolazioni originatesi da materiale introdotto.
Presenza in Provincia: comune nelle acque di risorgiva e nelle acque della fascia centrale e meridionale.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “a più basso rischio”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei
� uviali, inquinamento delle acque (scarichi civili, pesticidi).
Rapporto con l’uomo: utilizzato come pesce da esca nella pesca sportiva ai pesci predatori.
• Corpo allungato, anteriormente cilindrico e compresso lateralmente nella parte posteriore, ricoperto di piccole scaglie poco visibili perché ricoperte di muco, serie di grosse macchie scure;
• testa piccola con profi lo anteriore obliquo, bocca in posizione infera, munita di corti barbigli (in numero di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una spina mobile;
• nei maschi le pinne pettorali sono più lunghe ed appuntite.
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cmcm cmSpecie vulnerabile
38Sp
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neCobite mascherato Sabanejewia larvata
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Nome comune: Cobite mascherato
Nome scienti� co: Sabanejewia larvata (De Filippi, 1859)
Famiglia: Cobitidae
Nome dialettale: Forapiera, Forasassi
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza massima di 10 cm. Le dimensioni maggiori sono raggiunte dalle femmine).
Livrea: colorazione di fondo grigio-bruna, tendente al rossastro con una serie di grosse macchie scure che formano una banda ben evidente lungo i � anchi. Il ventre è bianco. Tra l’occhio e l’apice del capo è presente una banda scura, mentre tra gli occhi e il pro� lo dorsale del capo è presente un disegno a forma di Y.
Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; in questo periodo il dimor� smo sessuale diventa particolarmente evidente in quanto i maschi presentano
due rigon� amenti lungo ciascun � anco. È probabile che ciascuna femmina deponga una sola volta in ogni stagione riproduttiva.
Habitat: vive nei tratti medi dei corsi d’acqua, preferibilmente presso le rive; predilige acque limpide e ben ossigenate, con fondali sabbiosi o fangosi e presenza di macro� te acquatiche. È rinvenibile anche nelle risorgive.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica dell’Italia settentrionale; il suo areale comprende il versante alpino del Po, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. La sua presenza è però discontinua. Sono presenti anche popolazioni nell’Italia centrale, in Umbria e in Lazio, queste ultime originatesi da materiale introdotto.
Presenza in Provincia: raro e presente soprattutto nelle acque della fascia meridionale.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “vulne-rabili”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei, inquinamento delle acque.
• Corpo allungato e compresso lateralmente, soprattutto nella parte posteriore. Pinna dorsale inserita in posizione avanzata rispetto le ventrali. Peduncolo caudale munito di due evidenti pliche cutanee;
• testa piccola, bocca in posizione infera munita di corti barbigli (in numero di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una robusta spina mobile.
Rapporto con l’uomo: utilizzato come pesce da esca nella pesca sportiva ai pesci predatori.
Dall’ultimo lunedì di settembre
al primo sabato di marzo
Misura minima30 cm
Specie non a rischio
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Escursioni in bicianimali ammessianimali non ammessipasseggiate a cavallo
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40Sp
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Aut
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neCoregone Coregonus lavaretus
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
41
Core
gone
Nome comune: Coregone o Lavarello
Nome scienti� co: Coregonus lavaretus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Coregone
Taglia: media (può raggiungere la lunghezza massima di circa 60 cm e il peso di circa 4 kg).
Livrea: colore di fondo sabbia ogrigio-verdastro, più scuro sul dorso, bianco in tutta la regione ventrale; scaglie argentee. Pinne dorsali e caudale grigie, pettorali, ventrali ed anale giallastre.
Riproduzione: avviene in dicembre-gennaio su fondali ghiaiosi o sassosi lungo il litorale. Le uova, di 2,5-2,8 mm di diametro sono demerse ed ogni femmina è in grado di produrne circa 40.000 per kg di peso corporeo.La schiusa avviene dopo un mese o poco più alla temperatura di 6-8°C.
Habitat: vive negli ambienti lacustri occupando per la maggior parte dell’anno la zona pelagica.
Distribuzione geogra� ca: diffuso in buona parte del nord America, dell’Asia e dell’Europa, è stato intro-dotto in Italia nel 1861 nei grandi laghi prealpini. Attualmente, data la sua “recente” introduzione, la specie viene considerata alloctona, ma la sua classi� cazione è ancora in fase di discussione. Nelle acque provinciali viene regolamentata come un salmo-nide autoctono.
Presenza in Provincia: è presente nel lago Morto, che è in collegamento tramite condotte con il lago di S. Croce.
Status della specie: in fase di forte contrazione.
Fattori limitanti la specie: eutro� z-zazione delle acque, competizione tro� ca con altre specie introdotte (es. la Bondella), eccessivo sfrutta-mento alieutico.
• Corpo fusiforme ed allungato, leggermente compresso ai fi anchi, ricoperto da scaglie argentee e facilmente staccabili. Due pinne dorsali di cui la seconda adiposa. Pinna caudale fortemente forcuta;
• capo piccolo ed appuntito. Bocca ridotta in posizione infero-mediana.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca sportiva e professionale.
Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Specie in pericoloNessuna misura minima
Specie in pericolo
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neGambero di fi ume Austropotamobius pallipes italicus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Gam
bero
di fi
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Nome comune: Gambero di � ume
Nome scienti� co: Austropotamobius pallipes italicus (Lereboullet, 1858)
Famiglia: Astacidae
Nome dialettale: Gambero
Taglia: piccola (lunghezza totale media di circa 10-12 cm).
Livrea: variabile da bruno a bruno-verdastro, più chiaro ventralmente.
Riproduzione: avviene nei mesi autun-nali; la madre porta le uova fecondate attaccate al ventre per un periodo di 5-6 mesi e alla schiusa i piccoli riman-gono attaccati � no alla prima muta.
Habitat: acque correnti limpide, fresche e ben ossigenate.
Distribuzione geogra� ca: è presente in tutta Italia, ad eccezione della Puglia e delle isole.
Presenza in Provincia: limitata ad alcune risorgive.
Status della specie: in forte decre-mento; la specie è inserita nella Direttiva Habitat (all. II e V) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquina-mento delle acque, distruzione degli habitat, introduzione di specie alloc-tone (es. il Gambero della Luisiana o il Gambero Americano), maggiormente competitive e vettori di parassiti.
Rapporto con l’uomo: localmente oggetto di pesca illegale.
• Osservando con attenzione la zona posta dietro all’occhio si vede una sola sporgenza, tecnicamente detta “cresta post-orbitale”;
• in realtà il Gambero di fi ume è facilmente confondibile con altre specie astacicole; in generale il Gambero della Luisiana ha una colorazione decisamente rossa e le chele presentano molte spine e protuberanze; il Gambero Americano ha delle bande violacee o bruno-rossastre sull’addome.
Curiosità
Sono in via di sperimentazione alcuni progetti volti alla riprodu-zione in cattività della specie e quindi al reinserimento in ambiente naturale.
Particolare dell’addome del Gambero Americano.
Particolare della chela del Gambero della Luisiana.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
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neGhiozzo padano Padogobius martensii
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
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Ghi
ozzo
pad
ano
Nome comune: Ghiozzo padano
Nome scienti� co: Padogobius martensii (Gunther, 1861)
Famiglia: Gobidae
Nome dialettale: Lardello, Marsonetto
Taglia: piccola (la lunghezza massima non supera i 10 cm).
Livrea: colorazione bruno-giallognola con bande e macchie scure trasver-sali. Durante il periodo riproduttivo i maschi assumono una livrea più scura e la prima pinna dorsale assume ri� essi azzurro-metallici.
Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; in questo periodo vi sono dispute territoriali ed il corteggiamento avviene con segnali visivi e acustici, che inducono la femmina ad entrare nel nido predisposto dal maschio. Le uova, deposte in posizione capo-volta, aderiscono alla volta del sasso usato come nido attraverso dei � la-
menti adesivi. Dopo la fecondazione il maschio esercita cure parentali � no alla schiusa, che avviene dopo circa 18 giorni alla temperatura di 22°C.
Habitat: predilige acque limpide e ben ossigenate, moderatamente correnti, con substrati ghiaiosi e/o ciottolosi. Vive nel tratto medio-alto dei corsi d’acqua di piccola e media portata.
Distribuzione geogra� ca: specie ende-mica della Regione Padana, è diffusa in tutto il bacino del Po, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. È presente anche nelle Marche e in Dalmazia.Sono presenti inoltre popolazioni acclimatate in Italia centrale.
Presenza in Provincia: molto comune in tutti i corsi d’acqua.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “vulnerabili”. A livello europeo è tutelato dalla Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: arti� -cializzazione degli alvei, eccessive captazioni idriche, inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: spesso costitui-sce oggetto di esca viva.
• Corpo allungato e leggermente appiattito ricoperto da squame nella parte dorsale. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta di disco;
• testa grossa con occhi grandi in posizione dorsale e bocca obliqua.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
Specie abasso rischio
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neGobione Gobio gobio
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Gob
ione
Nome comune: Gobione
Nome scienti� co: Gobio gobio (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Nono, Curaramon
Taglia: medio-piccola (raggiunge la lunghezza massima di 12-15 cm ecce-zionalmente può arrivare a 20 cm).
Livrea: colorazione del corpo grigio bruna sui � anchi e sul dorso, con numerose piccole macchie distribuite irregolarmente. Lungo i � anchi è presente una serie di grandi macchie scure, più marcate negli individui giovani.
Riproduzione: avviene tra aprile e giugno quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 15-18°C; la deposizione dei gameti ha luogo su fondali ghiaiosi o sabbiosi ma anche sulla vegetazione acquatica ad una profondità di 20-50 cm.
Ciascuna femmina depone dalle 500 alle 20.000 uova in relazione alla taglia, in più riprese. La schiusa avviene entro 7-8 giorni.
Habitat: tratto medio dei corsi d’acqua; predilige acque ben ossige-nate, limpide, con corrente moderata e fondali ghiaiosi o sabbiosi. Lo si può rinvenire anche nei laghi e nelle acque salmastre.
Distribuzione geogra� ca: euro-asia-tica, dai Pirenei alle coste del Paci� co. In Italia è distribuita in tutta la Regione Padana ma la sua presenza non è frequente. È presente inoltre in alcuni corsi d’acqua dell’Italia centrale per introduzione accidentale.
Presenza in Provincia: presente nel � ume Piave e nel Livenza, più raro negli altri corsi.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie“a più basso rischio”.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei, inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
• Corpo fusiforme ed allungato, il capo è massiccio e la bocca, dotata di labbra carnose, è provvista di un paio di barbigli.
Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Nessuna misura minima
Specie in pericolo
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Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Specie in pericolo
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neLampreda padana Lampetra zanandreai
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Lam
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dana
Nome comune: Lampreda padana
Nome scienti� co: Lampetra zanandreai (Vladykov, 1955)
Famiglia: Petromyzontidae
Nome dialettale: Lampreda, Furegon
Taglia: piccola (raggiunge una lunghezza massima di circa 20 cm).
Livrea: colore del corpo grigiastro, più o meno scuro sul dorso e sui � anchi, regione ventrale più chiara; pinne grigie. Durante il periodo riproduttivo la regione boccale e anale diventano rossastre.
Riproduzione: avviene una sola voltanella vita tra gennaio e marzo; la deposizione avviene su substrati ghiaiosi o sabbiosi in corsi d’acqua a velocità di corrente moderata. La fase larvale, detta “ammocete”, è priva di occhi e la bocca non è munita di denti; questa fase dura 4-5 anni, mentre la vita dell’adulto dai 6 agli 8 mesi.
Habitat: vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua con acque limpide e fresche su substrati ghiaiosi. La fase larvale predilige invece i tratti più a valle o le aree ripariali dove la corrente è debole, vivendo infossata nei substrati sabbiosi o fangosi.La specie si può rinvenire anche nelle risorgive.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica della Regione Padana; è presente nel versante alpino del bacino del Po, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia. È stata segnalata anche nel versante adriatico della Slovenia e della Dalmazia.
Presenza in Provincia: segnalata nel � ume Piave ed af� uenti, nel Meschio, nel Sile e in alcuni corsi d’acqua secondari.
Status della specie: in forte decre-mento; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria delle specie “in pericolo”.
È riportata inoltre nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e V) e nella Conven-zione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: localmente è oggetto di forte pressione di pesca.
• corpo serpentiforme, cilindrico, compresso solo caudalmente. Nella parte anteriore dei � anchi sono presenti 7 fori allineati che mettono in comunicazione le branchie con l’ambiente esterno;
• bocca a forma di disco, munita di numerosi denti in grado di fungere da ventosa.
Curiosità
La lampreda non è un pesce ma un vertebrato acquatico primitivo privo di mascelle e di arti (Agnate). La fase adulta è brevissima e ha soltanto � nalità riproduttiva.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
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cmcm cmSpecie vulnerabile
50Sp
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neLasca Chondrostoma genei
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
51
Lasc
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Nome comune: Lasca
Nome scienti� co: Chondrostoma genei (Bonaparte, 1939)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Marcandola
Taglia: medio-piccola (normalmente la lunghezza totale massimanon supera i 20 cm, con un pesodi circa 100 g. Eccezionalmente può arrivare ai 25 cm).
Livrea: il dorso è grigio-verde, il ventre e i � anchi sono argentati, questi ultimi percorsi da una banda scura abba-stanza marcata.Le pinne pettorali, ventrali ed anale sono giallastre o aranciate e la loro colorazione si accentua maggiorme-mente durante il periodo riproduttivo, soprattutto negli individui di sesso maschile.
Riproduzione: avviene tra aprile e maggio su fondali ghiaiosi poco profondi. Gli individui sessualmente
maturi compiono brevi migrazioni risalendo in gruppi numerosi i grandi � umi per deporre i gameti. Le uova sono deposte in numero di poche migliaia per femmina; la schiusa avviene in 10 giorni, in relazione alla temperatura ambientale.
Habitat: vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua con acque correnti e limpide e substrati ciottolosi e/o sabbiosi. Alcune popolazioni numeri-camente scarse sono presenti anche in alcuni laghi oligotro� ci.
Distribuzione geogra� ca: endemica dell’Italia settentrionale e delle regioni adriatiche � no all’Abruzzo, è stata introdotta in alcuni bacini dell’Italia centrale tirrenica.
Presenza in Provincia: diffusa nel Livenza, nel Piave ed in tutte le acque da esso alimentate.
Status della specie: ovunque in fase di contrazione demogra� ca; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia come specie “vulnerabile”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, alterazione � sica degli habitat, costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione,
forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo riproduttivo.
Rapporto con l’uomo: da sempre molto rinomata per la sua bontà alimentare come pesce da frittura.
• Il corpo è slanciato caratterizzato da un muso dotato di robuste labbra cornee che delimitano un’apertura boccale decisamente infera.
Dal 1 gennaio al 31 marzo
Misura minima45 cm
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cmcm cmSpecie vulnerabile
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neLuccio Esox lucius
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Nome comune: Luccio
Nome scienti� co: Esox lucius(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Esocidae
Nome dialettale: Luz
Taglia: grande (le femmine, più grandi dei maschi, possono raggiungere la lunghezza totale di 1,5 m e 35 kg di peso. Nelle nostre acque i valori sono di poco inferiori: 1,25 m e 20 kg circa).
Livrea: variabile sia in relazione all’am-biente che all’età; il colore di fondo è generalmente verde-giallastro con una vermicolatura irregolare di colore più scuro. In età avanzata il colore scurisce tendendo al bruno o al grigia-stro. Regione ventrale bianca. Le pinne pettorali e ventrali sono rossastre, le restanti brune, arricchite da macchie o variegature nere.
Riproduzione: la deposizione avviene da metà febbraio a marzo, a seconda
della temperatura dell’acqua. Le uova, in numero di 15.000-20.000 per kg di peso corporeo, vengono deposte in più riprese sulla vegetazione acqua-tica e possono venir fecondate anche da più maschi. Alla schiusa le larve hanno un aspetto molto diverso da quello dell’adulto e restano attaccate alla vegetazione � no al riassorbi-mento del sacco vitellino. Solo dopo una decina di giorni iniziano a condurre vita libera.
Habitat: predilige le acque ferme o poco correnti, ben ossigenate e ricche di vegetazione. Lo si rinviene negli ambienti lacustri, sia interni che costieri (purché questi ultimi non abbiano percentuali troppo alte di sali-nità), negli ambienti di risorgiva, nelle lanche e nei punti morti dei � umi.
Distribuzione geogra� ca: presente in tutta l’Europa centrale e in gran parte di quella del nord. In Italia è diffuso in tutte le regioni settentrio-nali e parte di quelle centrali, � no al Lazio e all’Abruzzo. Al Sud è comunque
presente in seguito ad immissioni operate negli ultimi decenni.
Presenza in Provincia: presente nelle risorgive e nei settori inferiori dei vari bacini. Buona presenza nel bacino del � ume Sile.
Status della specie: in diminuzione su tutto il suo areale; la specie è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria “vulnerabile”.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, distruzione degli habitat soprattutto quelli idonei alla deposi-zione delle uova, forte pressione alie-utica, inquinamento genetico con materiale proveniente dall’est-europeo, competizione con specie alloctone (es. Persico trota).
Rapporto con l’uomo: oggetto sia di pesca professionale che sportiva.
• Muso appiattito, a forma di becco d’anatra. Bocca molto grande con numerosissimi denti acuminati rivolti all’indietro;
• corpo fusiforme ed allungato. Pinna dorsale retroposta ed inserita al di sopra di quella anale.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
Specie in pericolo
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nePanzarolo Knipowitschia punctatissima
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Come si può riconoscere?
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Panz
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Nome comune: Panzarolo
Nome scienti� co: Knipowitschia punctatissima (Canestrini, 1864)
Famiglia: Gobidae
Nome dialettale: Marsonetto
Taglia: piccola (la lunghezza massima non supera i 5-6 cm).
Livrea: la colorazione del maschio è brunastra con bande scure trasversali lungo i � anchi; presenta una macchia nera, seguita da un’altra più piccola nella prima pinna dorsale. La femmina ha colorazione più chiara e piccole macchie brune irregolari sui � anchi.Il ventre, durante il periodo riproduttivo, diventa giallastro.
Riproduzione: avviene da febbraio a giugno; in questo periodo il maschio diventa molto territoriale e prepara il nido tra substrati sassosi o legnosi e la vegetazione sommersa; il corteg-giamento avviene con segnali visivi e
acustici, che inducono la femmina ad entrare nel nido. Le uova, deposte in posizione capovolta, aderiscono alla volta del riparo e più femmine possono deporre presso lo stesso nido; dopo la fecondazione il maschio esercita cure parentali � no alla schiusa, che avviene dopo circa 10-12 giorni dalla fecondazione.
Habitat: ambienti di risorgiva, con acque limpide e ben ossigenate, moderatamente correnti, con fondale sabbioso e abbondanza di vegetazione macro� tica.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica della Regione Padana, l’areale originario comprende tutta la fascia delle risorgive dell’alta pianura a nord del Po, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia.
Presenza in Provincia: raro e con� nato a pochissimi ambienti di risorgiva.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia tra le specie “in pericolo”.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, inquinamento delle acque.
• Corpo privo di squame. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta di disco;
• testa grossa con occhi grandi in posizione dorso-laterale e bocca grande;• il dimorfi smo sessuale è evidente: oltre alla colorazione differente della
livrea, i due sessi si distinguono anche per la diversa conformazione della papilla genitale, corta e rotondeggiante nella femmina, lunga e conica nel maschio.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
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Nessuna misura minima
Specie nona rischio
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nePassera Platichthys � esus italicus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
Pass
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Nome comune: Passera
Nome scienti� co: Platichthys � esus italicus (Gunther, 1862)
Famiglia: Pleuronectidae
Nome dialettale: Passarin
Taglia: media (raggiunge una lunghezza massima di 35-40 cm e il peso di circa 500 g).
Livrea: colorazione del lato rivolto verso l’alto bruno-olivastro o grigiastro ornato a volte da macchie irregolari più scure. Lato inferiore biancastro, a volte punteggiato di nero. Le pinne sono bruno chiaro.
Riproduzione: avviene in acque marine costiere tra l’autunno e l’inverno. Le uova sono sferiche e, pur essendo provviste di una goccia oleosa, sono � ottanti. Alla schiusa la larva è pelagica lunga 2,5 mm e metamorfosa, acqui-sendo le abitudini bentoniche, dopo circa due mesi, a taglie di circa 10 mm.
Habitat: vive nelle acque marino-costiere e nelle acque interne lagunari ed estuariali. Predilige fondali sabbiosi o fangosi e modeste profondità.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica dell’Alto Adriatico; è presente dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna.
Presenza in Provincia: presente nella parte bassa del Sile, Piave e Livenza.
Status della specie: non è inserita tra le specie che necessitano di norme di tutela.
Fattori limitanti la specie: inquina-mento delle acque, forte pressione alieutica soprattutto se a carico di individui che non hanno raggiunto la maturità sessuale.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca sia professionale, che sportiva.
• Corpo piatto di forma ellittica e ricoperto da piccole scaglie cicloidi molto aderenti al corpo. Pinne pettorali diversamente sviluppate, con la pinna rivolta verso l’alto più grande. Pinna caudale grande e con margine arrotondato. Pinne dorsale ed anale molto lunghe con raggi centrali più lunghi rispetto agli altri che conferiscono al pesce un aspetto romboidale;
• capo piccolo con bocca terminale ed occhi disposti entrambi generalmente sul lato destro.
Curiosità
Il recente rinvenimento di un esemplare nel � ume Piave a Ponte di Piave, è sintomatico dell’avanzata del cuneo salino nel territorio trevigiano.
Dal 1 aprile al 31 maggio
Misura minima20 cm
(12 cm nei laghi e bacini arti� ciali)
Specie a basso rischio
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nePersico reale Perca � uviatilis
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Nome comune: Persico reale
Nome scienti� co: Perca � uviatilis (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Percidae
Nome dialettale: Pesce persico
Taglia: media (raramente supera i 50 cm di lunghezza e i 3 kg di peso)
Livrea: variabile, tendente al verde scuro-olivastro con 5-7 bande trasver-sali scure che attraversano i � anchi. Le pinne pettorali sono giallognole, quelle ventrali, l’anale e la caudale di colore rosso-arancio mentre le dorsali sono di norma grigiastre.
Riproduzione: ha luogo tra marzo e giugno e ciascuna femmina può deporre decine di migliaia di uova sulla vegetazione acquatica. Le uova, inglobate in nastri gelatinosi a funzione protettiva, sono fecondate da più maschi. La schiusa avviene in circa 15 giorni.
Habitat: dispone di una discreta valenza ecologica che gli consente di vivere in ambienti diversi: bacini lacu-stri purché dispongano di una buona concentrazione di ossigeno, tratti medio-bassi dei � umi, acque salma-stre e mari con bassa salinità.
Distribuzione geogra� ca: euro-asia-tica; in Italia la specie è presente in tutte le regioni settentrionali mentre la sua presenza nella parte centro-meridionale e sulle isole risulta legata a pratiche di immissione condotte negli ultimi decenni.
Presenza in Provincia: presente nei bacini lacustri, nel Piave, nella parte alta del Soligo, nel torrente Follina e nella parte medio-alta del Sile.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei pesci italiani nella categoria delle specie considerate “a più basso rischio”.
Fattori limitanti la specie: eccessiva pressione alieutica, soprattutto se
condotta anche su esemplari in età pre-riproduttiva, inquinamento/eutro-� zzazione delle acque, competizione tro� ca con specie aliene (es. Persico trota).
Rapporto con l’uomo: è oggetto sia di pesca professionale che sportiva, costituendo uno dei pesci d’acqua dolce più pregiati.
• Due pinne dorsali: l’anteriore è più ampia e sviluppata della posteriore e presenta una macchia scura;
•opercolo branchiale provvisto posteriormente di una robusta spina.
Nessun divieto
Misura minima20 cm
Specie vulnerabile
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60Sp
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nePigo Rutilus pigus
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
61
Pigo
Nome comune: Pigo
Nome scienti� co: Rutilus pigus (Lacèpède, 1804)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Avaià
Taglia: media (raggiunge una lunghezza totale di circa 45 cm e il peso di circa 1,5 kg).
Livrea: dorso bruno e � anchi di colore bronzeo-dorato, con scaglie orlate di nero che formano un disegno a reticolo sull’intero corpo; il ventre è biancastro. Le pinne pettorali, ventrali e anale sono di colore arancio, molto marcato durante il periodo riprodut-tivo, le pinne dorsale e caudale sono grigio scure.
Riproduzione: ha luogo tra aprile e maggio quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 14°C; i maschi, in questo periodo, assumono una pigmentazione più scura e presentano
vistosi tubercoli nuziali sul capo e sulla regione dorso-laterale del corpo. Le uova vengono deposte in acque basse con fondale ciottoloso o ghiaioso, attaccate alla vegetazione acquatica o su substrati sassosi.
Habitat: vive nelle acque dei laghi e nei tratti dei � umi a maggiore profondità e corrente moderata, prediligendo le zone ricche di vegetazione.
Distribuzione geogra� ca: è indigeno nell’Italia settentrionale, dal Piemonte al Veneto, e nella Regione del Danu-bio. In seguito ad immissioni, ora è presente in alcuni bacini lacustri arti-� ciali dell’Appennino Tosco-Emiliano e del Lazio.
Presenza in Provincia: segnalato nel � ume Livenza e nel � ume Sile.
Status della specie: in forte decre-mento demogra� co; è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria “vulnerabile”. A livello europeo è
presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e V) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo ripro-duttivo, inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: oggetto sia di pesca sportiva che professionale, soprattutto negli ambienti lacustri.
• Il Pigo si differenzia dagli altri ciprinidi del genere “Rutilus” per le grandi dimensioni e per l’assenza della banda scura lungo i � anchi.
• Può essere confuso facilmente con il Cavedano il quale però ha il corpo più slanciato, testa più grande e bocca ampia in posizione mediana. Il Pigo a differenza presenta un corpo più arcuato, con capo piuttosto contenuto, occhi piccoli e bocca in posizione infero-mediana.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
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neSanguinerola Phoxinus phoxinus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
Sang
uine
rola
Nome comune: Sanguinerola
Nome scienti� co: Phoxinus phoxinus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Lanfresca
Taglia: piccola (raggiunge normalmente la lunghezza totale di 9 cm; eccezional-mente può raggiungere i 12 cm).
Livrea: dorso bruno-olivastro, la parte superiore dei � anchi presenta una striscia verdastra con bande verticali nere, la parte inferiore dei � anchi è chiara, l’addome è bianco. Durante il periodo riproduttivo il dorso e i � anchi dei maschi assumono una colorazione tra il verde ed il blu metallico, le macchie scure si fanno più marcate, mentre la base delle pinne pettorali, delle ventrali e dell’anale, oltre alla porzione ventrale del corpo, si colorano di rosso acceso. Nelle femmine può colorarsi di rosso solo il ventre.
Riproduzione: avviene tra maggio e giugno; ogni femmina depone, in più riprese, un numero variabile di uova (200-1500) in acque basse su fondali ghiaiosi o ciottolosi. La schiusa avviene all’incirca dopo 8-10 giorni alla temperatura di 13-14°C.
Habitat: predilige le acque limpide, fredde, ricche di ossigeno con fondali ghiaiosi, tipiche dei tratti alti e medio-alti dei corsi d’acqua; è presente anche nelle risorgive e nei laghi oligotro� ci.
Distribuzione geogra� ca: euro-asiatica; in Italia è distribuita in tutto l’arco alpino, in gran parte della Pianura Padana ed in alcuni af� uenti appenninici del Po.
Presenza in Provincia: diffusa nel Piave, più rara negli altri corsi d’acqua.
Status della specie: è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria “vulnerabile”.
Fattori limitanti la specie: degrado degli habitat, inquinamento delle acque, forte pressione predatoria da parte di Salmonidi introdotti a favore della pesca sportiva.
Rapporto con l’uomo: spesso viene utilizzata come esca viva.
• Corpo slanciato, fusiforme nella parte anteriore e allungato in quella posteriore. Pinna dorsale inserita a livello dello spazio tra le pinne ventrali e l’anale;
• testa con profi lo arrotondato, bocca in posizione infero-mediana con mascella superiore leggermente prominente;
• livrea bruno-olivastra con bande verticali nere sulla parte superiore dei � anchi, regione ventrale bianca.
Nessun divieto
Misura minima20 cm
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neSavetta Chondrostoma soetta
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
65
Save
tta
Nome comune: Savetta
Nome scienti� co: Chondrostoma soetta (Bonaparte, 1840)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Soetta
Taglia: media (raggiunge la lunghezza totale massima di circa 40 cm e peso di oltre 900 g).
Livrea: il dorso è di colore grigio-bruno, il ventre è bianco mentre i � anchi sono argentati.Le pinne pettorali, ventrali ed anale sono giallastre o aranciate mentre la dorsale e caudale grigie.
Riproduzione: ha luogo tra aprile e maggio; gli individui sessualmente maturi si riuniscono in gruppi numerosi e risalgono i corsi d’acqua portandosi anche verso gli af� uenti di minori dimensioni. Depongono parecchie migliaia di uova su fondali ghiaiosi in prossimità delle rive,
la schiusa avviene dopo circa una settimana, in relazione alla tempera-tura ambientale.
Habitat: vive in acque profonde e poco correnti dei tratti medio-bassi dei � umi di maggiori dimensioni e negli ambienti lacustri oligo e mesotro� ci. Solo durante il periodo riproduttivo migra nelle zone medio-alte dei corsi d’acqua, anche di scarsa portata e di ridotte dimensioni.
Distribuzione geogra� ca: endemica della regione padano-veneta, recen-temente è stata introdotta in alcuni bacini del versante tirrenico � no al Lazio.
Presenza in Provincia: poco diffusa e presente prevalentemente nel tratto terminale dei � umi Livenza e Monticano.
Status della specie: un po’ ovunque in decremento demogra� co; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria
“vulnerabile”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione � sica degli habitat, costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, forte pressione alie-utica soprattutto durante il periodo riproduttivo.
• Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza caratterizzato da un muso con pro� lo appuntito e bocca inarcata, infera, dotata di labbro inferiore corneo.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca sportiva.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
Specie nona rischio
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neScardola Scardinius erythrophthalmus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
67
Scar
dola
Nome comune: Scardola
Nome scienti� co: Scardinius erythro-phthalmus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Sgardola
Taglia: media (normalmente raggiunge una lunghezza di 30-35 cm e 0,5-0,8 kg di peso. Eccezionalmente può arrivare ai 45 cm e 2 kg).
Livrea: colore di fondo tendente al grigio, più scuro sul dorso, con ri� essi dorati. La regione ventrale è biancastra; le pinne sono più o meno intensamente colorate di rosso, soprattutto negli individui giovani. L’iride dell’occhio è di colore giallo-aranciato.
Riproduzione: avviene tra maggio e giugno in relazione alle condizioni termiche dei corsi d’acqua; le uova, prodotte in gran numero (� no a 200.000), sono adesive e vengono
deposte sulla vegetazione acquatica in acque poco profonde. Dopo la schiusa, che avviene nel giro di 3-10 giorni, le larve restano attaccate alla vegetazione � no al riassorbimento del sacco vitellino.
Habitat: predilige le acque a lento decorso o stagnanti, ricche di vege-tazione e substrati sabbiosi o fangosi. Colonizza i tratti medi e medio-bassi dei corsi d’acqua, i canali e i bacini lacustri (laghi meso ed eutro� ci e gli stagni).
Distribuzione geogra� ca: euro-asiatica; in Italia è ampiamente diffusa in tutte le regioni settentrio-nali e peninsulari � no al Lazio e alle Marche. La presenza di popolazioni nelle restanti regioni del Sud Italia sono probabilmente da attribuire ad immissioni antropiche.
Presenza in Provincia: ampiamente diffusa, soprattutto nella parte meri-dionale.
Status della specie: è una delle poche specie indigene in Italia considerate “non a rischio”; ciò è dovuto a diversi fattori tra cui la grande valenza ecolo-gica, la buona tolleranza verso alcune tipologie di alterazione ambientale (scarichi urbani), ampio areale di distribuzione.
• Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza e compresso in senso laterale. Le squame sono grandi;
• la pinna dorsale è retroposta rispetto alla linea di inserzione delle pinne ventrali;
• il capo è piccolo, la bocca è obliqua e rivolta verso l’alto con la mascella inferiore sporgente rispetto alla superiore.
Fattori limitanti la specie: non rilevati.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca sportiva, soprattuttoda parte di principianti.
Dal 1 marzo al 30 aprile
Nessuna misura minima
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68Sp
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neScazzone Cottus gobio
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
69
Scaz
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Nome comune: Scazzone
Nome scienti� co: Cottus gobio (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cottidae
Nome dialettale: Marson
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza massima di 15-16 cm).
Livrea: colorazione del corpo bruno-grigia, bruno-verdastra o rossastra, in relazione all’ambiente, con macchie irregolari più scure che spesso formano bande trasversali; regione ventrale chiara.
Riproduzione: avviene tra la metà di febbraio e la metà di aprile. Il corteg-giamento segue un preciso rituale: il maschio prepara un nido tra i sassi ed esegue una danza per farsi seguire nel nido dalla femmina; sulla volta del riparo, i due partner, in posizione capovolta, depongono i gameti. Ogni femmina depone da 80 a 600 uova,
in relazione alla taglia. Più femmine possono deporre all’interno dello stesso nido. Il maschio difende poi le uova � no alla schiusa, che avviene circa dopo 3-4 settimane dalla depo-sizione.
Habitat: tipico pesce di fondo, vive in acque limpide, fredde (temperature inferiori ai 14-16°C) e ben ossigenate, con fondali prevalentemente ciottolosi. Si rinviene pertanto in corsi d’acqua con caratteristiche torrentizie, � no a quote elevate, ma anche in corsi d’acqua di pianura, purché con buone caratteristiche qualitative.
Distribuzione geogra� ca: Europa centrale e settentrionale; in Italia è diffuso in tutto l’arco alpino, nelle risorgive dell’alta pianura a nord del Po, nei due versanti dell’Appennino Tosco-Emiliano, nelle Marche e nella parte alta del bacino del Tevere.
Presenza in Provincia: comune nel � ume Piave e suoi af� uenti e risor-give, più raro nel bacino del Sile.
Status della specie: in rarefazione; è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “vulnerabili”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II).
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei, inquinamento delle acque, pesca di frodo.
Rapporto con l’uomo: localmente le sue carni sono molto apprezzate, tanto da farne oggetto di pesca illegale.
• Corpo allungato e leggermente appiattito con pelle priva di squame. Pinne pettorali molto sviluppate. Pinne ventrali separate (e non fuse assieme come nei Gobidae).
• testa larga e tozza. Bocca grande e occhi molto sviluppati situati nella parte superiore del capo.
Nessun divieto
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neSpinarello Gasterosteus aculeatus
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Spin
arel
lo
Nome comune: Spinarello
Nome scienti� co: Gasterosteus acule-atus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Gasterosteidae
Nome dialettale: Spinariola
Taglia: piccola (la lunghezza totale raggiunta dalle femmine, normalmente più grandi dei maschi, è di 7,5-8 cm). Raramente sono state osservate lunghezze superiori ai 12 cm. Livrea: colorazione di fondo variabile dal grigio al verde ad eccezione della regione ventrale sempre chiara. Le pinne sono grigie. Durante il periodo riproduttivo i maschi assumono una bellissima livrea nuziale caratterizzata da dorso e � anchi bluastri, ventre ed opercoli rosso vivo.
Riproduzione: tra aprile e maggio; il maschio diventa particolarmente territoriale e costruisce un piccolo nido fatto di frammenti vegetali tenuti
assieme da secrezioni mucose, che viene successivamente ricoperto da sabbia, lasciandone visibile solo l’apertura d’ingresso. Il maschio attira quindi la femmina con i suoi colori e la induce ad entrare nel nido dove avviene la deposizione delle uova. Dopo la fecondazione, la femmina viene immediatamente allontanata e il maschio vigila sino alla schiusa, quindi segue e protegge gli avannotti per una decina di giorni.
Habitat: vive normalmente nelle acque dolci ma è in grado di soppor-tare anche quelle salmastre (si tratta di una specie ampiamente eurialina). Frequenta i piccoli corsi d’acqua, soprattutto di risorgiva, con acque limpide, ricche di vegetazione e corrente lenta o moderata; raramente frequenta i grandi � umi dove predilige i microhabitat ripari.
Distribuzione geogra� ca: ha un’ampia distribuzione in tutto l’emisfero settentrionale ma il suo areale risulta piuttosto frammentato.
Presenza in Provincia: occupa tutti gli ambienti di risorgiva ricchi di vegeta-zione.
Status della specie: inserito nella Lista Rossa delle specie indigene in Italia nella categoria “vulnerabile”.
Fattori limitanti la specie: alterazione della qualità ambientale (eccessivi prelievi idrici, arti� cializzazione degli
alvei, inquinamento delle acque), predazione esercitata da specie alloctone.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
• Pinna dorsale arretrata e preceduta da tre spine distanziate tra loro;• spine presenti anche sul lato ventrale: la prima, particolarmente robusta,
sostituisce le pinne ventrali, la seconda, più piccola e sottile, precede la pinna anale;
• peduncolo caudale molto assottigliato.
Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Nessuna misura minima
Specie in pericolo
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Dal 1 gennaio al 31 dicembre
Specie in pericolo
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neStorione cobice Acipenser naccarii
Caratteristiche
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Come si può riconoscere?
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Stor
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Nome comune: Storione cobice
Nome scienti� co: Acipenser naccarii (Bonaparte, 1836)
Famiglia: Acipenseridae
Nome dialettale: Storion
Taglia: grande (la lunghezza massima è di 2 m circa, anche se raramente supera i 140-150 cm e 30 kg di peso).
Livrea: il dorso è bruno con ri� essi grigio-verdastri che tendono a sfumare lungo i � anchi; il ventre è chiaro, di colore bianco o giallastro.
Riproduzione: la maturità sessuale viene raggiunta a 8-9 anni nei maschi e a 10 nelle femmine; è una specie migratrice anadroma pertanto, con l’approssimarsi del periodo riprodut-tivo (maggio-giugno), abbandona le acque salate e risale i corsi d’acqua di maggior portata, spingendosi, quando possibile, anche a centinaia di Km dalla foce. La deposizione avviene in acque
ferme o moderatamente correnti su substrati ghiaiosi o ciottolosi. La schiusa avviene dopo circa una settimana a temperature di 18-20°C. Terminata questa fase, gli adulti ritornano in mare, mentre i giovani attenderanno 2 o 3 anni prima di spostarsi anch’essi verso le acque marine.
Habitat: occupa le aree poste in prossimità degli estuari prediligendo fondali fangosi e/o sabbiosi e profon-dità che possono raggiungere 40 m.
Distribuzione geogra� ca: specie ende-mica nel bacino del Mare Adriatico dove frequenta le coste settentrionali ed orientali; nelle acque interne è presente nei principali corsi d’acqua dell’Italia settentrionale quindi Fiumi Po, Adige, Brenta, Livenza, Piave e Tagliamento.
Presenza in Provincia: oggetto di recente immissione nella parte terminale di tutti i grandi � umi, Piave, Livenza, Sile.
Status della specie: in fase di forte contrazione. La specie è inserita nella Lista Rossa dei pesci d’acqua dolce indigeni in Italia nella categoria delle specie “in pericolo critico”. È indicata nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e IV), nella Convenzione di Berna e nella Convenzione di Washington.
Fattori limitanti la specie: forte pressione alieutica, costruzione di
sbarramenti, inquinamento delle acque, degrado degli habitat.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca professionale, lo Storione cobice riveste una modesta importanza economica; è uno degli Acipenseridi potenzialmente allevabili in piscicol-tura per � ni commerciali.
• Corpo slanciato caratterizzato dall’assenza di squame e dalla presenza di scudi ossei disposti in 5 � le: 2 laterali, 2 ventrali, 1 dorsale. Scheletro cartilagineo;
• muso allungato e arrotondato all’apice; la bocca è infera munita di 4 barbigli a funzione sensoriale;
• pinna caudale eterocerca (con lobi asimmetrici).
Dall’ultimo lunedì di settembre al 15 maggio
Misura minima35 cm
Specie in pericolo
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neTemolo Thymallus thymallus
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Come si può riconoscere?
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Tem
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Nome comune: Temolo
Nome scienti� co: Thymallus thymallus (Cuvier, 1817)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Temolo
Taglia: media (normalmente raggiunge una lunghezza totale di 50 cm e peso di 1 kg o poco più. Eccezionalmente può arrivare a 60 cm e 2-3 kg). Livrea: dorso e � anchi grigiastri con ri� essi argentei, regione ventrale biancastra. Nella parte anteriore del corpo sono presenti, in numero variabile da 10 a 20, delle piccole macchie rotondeggianti nere disposte in maniera irregolare. La prima pinna dorsale è grigia con sfumature rossa-stre o violacee evidenti soprattutto durante il periodo riproduttivo; anche su questa pinna sono presenti delle macchie nere. Pinne pettorali, ventrali ed anale bruno-giallastre, mentre la caudale è grigia.
Riproduzione: avviene tra marzo e maggio; ciascuna femmina depone migliaia di uova, in relazione alla taglia, in una piccola cavità scavata su fondali ghiaiosi o sabbiosi a bassa profondità. Dopo la fecondazione la femmina ricopre le uova. Gli avannotti presentano lungo i � anchi una decina di macchie grigiastre (macchie “parr”) che poi scompaiono con l’aumentare della taglia.
Habitat: vive nei corsi d’acqua a maggior portata dei tratti medio-alti con corrente sostenuta, ben ossige-nati, temperature non superiori ai 18-20°C e fondali a ghiaie grossolane.
Distribuzione geogra� ca: Europa centro-orientale e settentrionale. In Italia è indigena nelle regioni settentrionali, a nord dell’asta princi-pale del � ume Po.
Presenza in Provincia: presente, pur se in forte rarefazione, nei � umi Livenza e Piave.
Status della specie: ovunque in declino; è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “in pericolo”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquina-mento delle acque, alterazione degli habitat, eccessivo sfruttamento idro-
elettrico, forte pressione alieutica, inquinamento genetico.
Rapporto con l’uomo: soggetto ad attività di ripopolamento.
• Corpo affusolato. Due pinne dorsali di cui la prima particolarmente sviluppata, la seconda adiposa;
• capo conico con bocca leggermente infera;• fi anchi argentei con piccole macchie nere nella parte anteriore.
Dal 15 maggio al 30 giugno
Misura minima25 cm
Specie non a rischio
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neTinca Tinca tinca
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Come si può riconoscere?
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Nome comune: Tinca
Nome scienti� co: Tinca tinca(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Tenca
Taglia: medio-grande (raggiunge normalmente la lunghezza totale di 50 cm e il peso di 2 kg).
Livrea: colore di fondo verdastro, tendente al bruno sul dorso e al giallo sul ventre, spesso con ri� essi bronzei sui � anchi. L’occhio è rossiccio,le pinne grigio-brune.
Riproduzione: avviene tra maggio e metà agosto in relazione alle condi-zioni termiche; ogni femmina depone un numero elevatissimo di uova in acque basse e ricche di vegetazione. La deposizione avviene in più riprese, ogni due settimane circa. La schiusa avviene nel giro di una settimana e gli avannotti restano attaccati alla
vegetazione � no al riassorbimento del sacco vitellino.
Habitat: acque a lento decorso o stagnanti ricche di vegetazione e substrato fangoso; la si rinviene nei tratti medio-bassi dei corsi d’acqua, nei canali e nei bacini lacustri. Essendo una specie eurialina è in grado di vivere anche nei laghi costieri salmastri.
Distribuzione geogra� ca: euro-asiati-ca, dalle coste atlantiche della Penisola Iberica alla Cina, dalla Scandinavia alla parte settentrionale della Turchia. In Italia è diffusa in tutte le regioni, isole comprese.
Presenza in Provincia: diffusa in tutti i corsi d’acqua a substrato fangoso.
Status della specie: stabile, anche se risente della competizione con le specie alloctone.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, taglio sistematico della
vegetazione acquatica dove la specie depone le uova.
Rapporto con l’uomo: riveste un ruolo importante nella pesca professionale e sportiva. È inoltre oggetto di alleva-mento estensivo sia in bacini arti� ciali che nelle risaie.
• Corpo tozzo, sviluppato in altezza e ricoperto di abbondante muco che le conferisce un aspetto assai viscido. Scaglie molto piccole;
• bocca protrattile, in posizione mediana, munita di 2 corti e sottili barbigli.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
Specie non a rischio
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78Sp
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neTriotto Rutilus erythrophthalmus
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
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Trio
tto
Nome comune: Triotto
Nome scienti� co: Rutilus erythro-phthalmus (Zerunian, 1982)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Brussola
Taglia: medio-piccola (può raggiungere una lunghezza massima di 20 cm e il peso di 130 g).
Livrea: colorazione bruno-verdastra sul dorso e bianca sul ventre, i � anchi sono argentei attraversati da una evidente banda longitudinale di colore scuro. Le pinne sono generalmente incolori, talvolta le pinne pari e l’anale possono essere giallastre. L’occhio è di colore rosso più o meno acceso.
Riproduzione: avviene tra maggio e giugno; ogni femmina depone a più riprese tra 50.000 e 100.000 uova adesive sulla vegetazione acquatica.
Habitat: predilige le acque a lento decorso o stagnanti, ricche di vege-tazione e substrati limosi o fangosi. Lo si rinviene pertanto nei tratti medi dei corsi d’acqua, nei canali e nei bacini lacustri.
Distribuzione geogra� ca: si tratta di un endemismo italiano, originario dell’Italia settentrionale; ora, in seguito ad introduzioni, è diffuso anche in quella centrale.
Presenza in Provincia: presente in gran parte del territorio, anche se in forte competizione con il Vairone.
Status della specie: stabile, anche se risente della competizione con il vairone, che sta estendendo il proprio areale alla parte nord-orientale della penisola.
Fattori limitanti la specie: preda-zione da parte di specie alloctone (es. Siluro), competizione tro� ca con altre specie, soprattutto aliene (es. Rodeo e Pseudorasbora).
• Corpo fusiforme. Pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali. Pinne grigie;
• bocca piccola in posizione mediana. Occhio rosso;• presenza lungo i fi anchi di una banda scura che decorre dall’opercolo alla
base della pinna caudale.N. B. Il Triotto si confonde facilmente con Alborella, Scardola, Vairone e Rutilo alle cui schede si rimanda.
Rapporto con l’uomo: spesso usata come esca viva.
Dall’ultimo lunedì di settembre
al primo sabato di marzo
Misura minima22 cm
(25 cm nei � umi Piave e Livenza)
Specie in pericolo
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80Sp
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neTrota fario Salmo [trutta] trutta
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?Nome comune: Trota fario
Nome scienti� co: Salmo [trutta] trutta (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Trota, Truta
Taglia: media (lunghezza di 30-35 cm, sino ad un massimo di 50 cm in ambienti di buona produttività e 1-1,5 kg di peso). Livrea: su tutto il corpo, tranne nella regione ventrale, sono presenti nume-rose macchie rotondeggianti nere e rosse, spesso con alone chiaro ben de� nito. Le pinne sono grigie, quelle pari tendono al giallo. La pinna adiposa è spesso bordata di rosso. È, o meglio era, possibile distinguere due ceppi distinti di Trota fario, uno a nord della catena alpina detto “ceppo atlantico” e l’altro a sud delle Alpi detto “ceppo mediterraneo”. Il ceppo atlantico è più robusto, più facile da allevare e cresce più rapidamente ed è stato preferito dagli allevatori per la produzione di
materiale da ripopolamento. Ciò ha comportato un rimescolamento delle caratteristiche genetiche e fenotipiche del ceppo originario. I giovani presen-tano grosse macchie (“parr” )di forma ellissoidale lungo i � anchi, di colore bruno-violaceo che scompaiono intorno ai 10-15 cm di lunghezza nei soggetti provenienti dal ceppo di origine atlan-tica. Nel ceppo mediterraneo invece le macchie persistono anche nell’adulto insieme ad una evidente macchia nera pre-opercolare.
Riproduzione: in inverno, nei mesi di dicembre e gennaio; la deposizione avviene in acque poco profonde e velocità moderata. La femmina depone circa 1.500-2.500 uova per kg di peso in una piccola buca che, subito dopo la fecondazione, viene ricoperta da mate-riale grossolano. Alla schiusa le giovani trotelle stazionano per quasi un anno nei pressi del nido prima di abbandonarlo.
Habitat: dispone di una discreta valenza ecologica che la spinge ad occupare diversi tipologie ambienti; predilige
Trot
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rio
comunque i tratti montani dei corsi d’acqua con acque limpide, fredde (inferiori ai 15°C), ben ossigenate, con velocità di corrente elevata e substrato a massi, ciottoli e ghiaia grossolana.
Distribuzione geogra� ca: originaria delle regioni alpine e subalpine dell’Eu-ropa settentrionale, oggigiorno diffusa ovunque, in seguito alle immissioni a scopo alieutico.
Presenza in Provincia: distribuita in
tutte le acque fresche e nella fascia delle risorgive, la sua presenza è legata in genere alle pratiche di ripopolamento.
Status della specie: inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “in pericolo”.
Fattori limitanti la specie: inquinamento genetico.
Rapporto con l’uomo: particolarmente apprezzata dai pescasportivi.
• Corpo fusiforme ed allungato con capo piccolo. Due pinne dorsali di cui la seconda adiposa;
• livrea con numerose macchie nere e rosse. Nessuna punteggiatura presente sulle pinne pari, sull’anale e sulla caudale.
Dall’ultimo lunedì di settembre
al primo sabato di marzo
Misura minima40 cm
Specie in pericolo
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82Sp
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neTrota marmorata Salmo [trutta] marmoratus
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
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Trot
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arm
orat
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Nome comune: Trota marmorata
Nome scienti� co: Salmo [trutta] marmoratus (Cuvier, 1817)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Marmorata
Taglia: grande (raggiunge normalmente la lunghezza totale di 80-85 cm e il peso di 10 kg. Sono state documentate però taglie superiori). Livrea: colore di fondo bruno chiaro ornato da una diffusa marmoreggia-tura costituita da linee sinuose ed irregolari di colore più scuro. Regione ventrale chiara.
Riproduzione: limitata ai mesi di novembre e dicembre; la deposizione dei gameti avviene in acque poco profonde con fondo ghiaioso e corrente moderata. La schiusa delle uova avviene all’in-circa dopo 40 giorni.
Habitat: vive nei tratti medi e medio-alti dei corsi d’acqua soprattutto quelli con portata maggiore; predilige acque limpide, fresche, con temperature normalmente inferiori a 16°C, alto tenore di ossigeno disciolto e fondali ciottolosi e/o ghiaiosi. È in grado di vivere anche nei bacini lacustri, dove risale i corsi d’acqua immissari per la riproduzione.
Distribuzione geogra� ca: emispecie endemica dei bacini dell’Alto Adria-tico; l’areale originario comprende gran parte dell’Italia settentrionale: af� uenti alpini del Po, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia. È presente con popolazioni indigene anche sul versante adriatico della Slovenia, in Dalmazia, in Montenegro e in Albania.
Presenza in Provincia: presente nel � ume Piave, nel Livenza e nel Meschio.
Status della specie: un po’ ovunque in progressiva rarefazione. La specie è inserita nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “in pericolo”. A livello europeo è tutelata dalla Direttiva 92/43/CEE (all. II).
Fattori limitanti la specie: distruzione degli habitat, eccessive captazioni idriche, inquinamento delle acque, eccessiva pressione alieutica, inqui-namento genetico con Trote fario introdotte a � nalità alieutiche.
Rapporto con l’uomo: soggetta ad attività di ripopolamento.
• Corpo fusiforme e slanciato con capo grande. Due pinne dorsali di cui la seconda adiposa;
• livrea chiara ornata da marmoreggiature variegate ed irregolari di colore più scuro.
Nessun divieto
Nessuna misura minima
Specie abasso rischio
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neVairone Leuciscus souf� a muticellus
Caratteristiche
Spec
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Come si può riconoscere?
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Vairo
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Nome comune: Vairone
Nome scienti� co: Leuciscus souf� a muticellus (Bonaparte, 1837)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: nessuno, la specie originariamente era endemica del nord-ovest dell’Italia.
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza massima di 18-20 cm, anche se sono noti valori superiori).
Livrea: colorazione del dorso grigio-bruna, lateralmente è presente una spessa banda nera, molto marcata soprattutto durante il periodo ripro-duttivo. Al di sotto di tale banda i � anchi ed il ventre sono bianchi, con ri� essi argentei. Le pinne dorsale e caudale sono grigie, quelle pettorali, ventrali ed anale hanno l’attaccatura di colore giallo-arancio, più accentuato durante la riproduzione. L’occhio è argenteo.
Riproduzione: ha luogo nella tarda primavera, tra aprile e luglio in acque basse e correnti su fondali ciottolosi o ghiaiosi. Durante questo periodo i maschi hanno una colorazione più accentuata della livrea e delle pinne e si ricoprono sul capo di piccoli “tubercoli nuziali”. La fecondità rela-tiva è piuttosto elevata.
Habitat: vive in acque correnti, limpide e ricche di ossigeno con fondali ghia-iosi. È presente nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, nelle risorgive e, raramente, lo si rinviene nei laghi oligotro� ci.
Distribuzione geogra� ca: specie endemica dell’Italia nord-ovest e parte di quella centrale e meridionale. Recentemente l’areale si è ampliato anche alla zona nord orientale.
Presenza in Provincia: la specie non è mai stata segnalata � no al 2000, attualmente è diffusa in quasi tutta l’asta del � ume Piave, nel tratto medio e superiore, e nel torrente Giavera.
Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia tra le specie “a più basso rischio”. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, inquinamento delle acque, eccessivi prelievi idrici.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
• Corpo fusiforme. Pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali. L’attaccatura delle pinne pettorali, ventrali ed anale è giallo-arancio;
• bocca piccola in posizione mediana o mediano-infera. Occhio argenteo;• presenza lungo i fi anchi di una banda scura che decorre dall’opercolo
branchiale alla base della pinna caudale.N. B. Il Vairone si confonde facilmente con Triotto, Alborella, Scardola, Sanguinerola e piccoli Rutilo alle cui schede si rimanda.