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ç L'ARENA Domenica 11 Gennaio 2015 20 Cronaca

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    L'ARENADomenica 11 Gennaio 201520 Cronaca

  • Ilprogrammadellegite

    Lastrada checollegaaPodestaria, oggi metaditantissimi camminatorieciclisti in estatementre d’inverno è pistaperlo scidi fondo

    Nelcentenario dell’ingresso

    dell’ItalianellaGrandeGuerra,

    l’ufficiocomunale per ilTurismo

    socialededicaai cittadiniover 60

    unprogrammadi giteintema.

    L’iniziativa verrà presentataal

    CircoloUfficiali diCastelvecchio

    giovedì22,alle 16.Edalgiorno

    successivo cisi potràprenotare,

    (045/8077032-8077047).

    Stefano Biguzzi

    I fratelliStuparich,giovani let-terati triestini arruolatisi vo-lontari nell’esercito italiano,incarnano due tra le compo-nenti più rappresentative del-l’interventismo. Giani, classe1891, e Carlo, classe 1894, era-no infatti due irredenti cheavevano scelto di combattereal fianco dei loro veri compa-trioti per liberare il Trentino ela Venezia Giulia dal giogoasburgico, ma erano anchedue esponenti di quella classeintellettualecheneinovemesiculminaticonle«radiosegior-nate» del maggio 1915 e conl’entrata in guerra dell’Italiaebbe un ruolo cruciale nellacampagna a favore dell’Inter-vento reclamandone la neces-sità con una multiforme gam-ma di motivazioni e ideali. Inquesto composito universo gliStuparich erano lontanissimidalla retorica dell’imperiali-smonazionalista,dallepulsio-ni antidemocratiche, dai deli-ri distruttivi della guerra «so-laigienedelmondo»,dall’atte-sa messianica per una cata-strofe rigeneratrice, per un«caldo bagno di sangue ne-ro»,cheecheggianoneiprocla-mi di D’Annunzio, Fauro Ti-meus, Marinetti, Papini, Cor-radini.La loroal contrario, co-me ricorderà Giani Stuparich,eralasceltadi«giovanieduca-ti a un equilibrato senso dellastoria, pensosi in primo luogodi quel fragile tessuto umanoche è la civiltà, contrari perprincipioallaguerra»,giovaniche avevano fino all’ultimosperatonellanascitadiun’Au-striadeipopoli e che furonodifatto«traiprimiitalianiapun-tare politicamente e moral-mente su una federazione eu-ropea». Quando, spinta daBerlino, Vienna preferì il mili-tarismoaggressivoaunarifor-ma in senso democratico e fe-deralista, quei giovani «accet-taronolaguerracomesoluzio-ne imposta dagli altri e quindida affrontare volontariamen-te e coraggiosamente, e moltidi essi, in quella guerra, paga-rono la loro fede con la vita».Cresciuti nel fertilissimo vi-

    vaio multietnico e multicultu-rale di Trieste e formatisi, trastudi universitari e collabora-zioniconla«Voce»diPrezzoli-ni, inquellastraordinariafuci-na letteraria che fu la Firenzedel primo Novecento, alloscoppio della guerra (Giani siera laureato da neanche unmese con una tesi su Machia-velli in Germania mentre Car-lo frequentava il second’annodi Lettere) gli Stuparich rag-giungono Roma per arruolar-si nel 1˚ Reggimento Granatie-ridiSardegnainsiemeall’ami-co Scipio Slataper, autore de Ilmio Carso, che a dicembre ca-dràventisettennesulPodgora.Il 2 giugno, assumendo il no-

    medi Giovanni e Carlo Sartoriperevitare lacondannaamor-te se catturati e riconosciuti,partonoper il frontedove,pas-satol’Isonzo,vengonoschiera-ti in prima linea nel settore diMonfalcone.L’impattoèdevastante,epro-

    prio in quei luoghi, alle portedella loro Trieste («l’uno agliocchi dell’altro con gesti acco-rati completavamo il profilodella nostra città»), la guerrasi rivela immediatamente unmostruoso Moloc affamato disacrifici umani; è solo il prelu-dio di quello che li attenderàneimesisuccessivi.Semprein-sieme,alpuntodaessereribat-tezzati i «Dioscuri», e uniti dauno straordinario affetto, dalfebbraio del 1916 combattonoa nord di Gorizia sulle insan-guinate linee traSanFloriano,il famigerato Lenzuolo bian-co, Oslavia e il Sabotino, men-tre in maggio difendono con illororeggimentogliestremiba-luardidell’altopianodiAsiagodal colpo di maglio della Stra-fe-Expedition che minacciavadidilagarenellapianuravene-ta aggirando il nostro schiera-mento orientale. Dal 24 mag-gio, in quella che verrà defini-ta la «settimana di passionedei granatieri», gli Stuparichsono tra gli eroici e disperaticombattenti di Monte Cengio.Il30, sottouna pioggia torren-ziale, Carlo, restato solo a di-fendere una trincea dopo chetutti isuoicompagnieranosta-ti uccisi o feriti, si toglie la vitaprimadicaderenellemanide-gli austriaci; avrebbe compiu-to ventidue anni in agosto.Il giorno seguente Giani, ri-

    masto ferito e catturato dopouna furibonda mischia, tentainvece il tutto per tutto e, conla sinistra ombra del capestrosempre al suo fianco, riesce amantenere celata la propriaidentità fino al termine dellaguerra e della prigionia quan-do potrà fare ritorno nella suaTrieste finalmente italiana.Sia lui che il fratello sarannodecorati con la medaglia d’o-ro.•

    Carlosui pratidi malgaBrancon,versantemeridionale delmonteTomba,intentoa scrivere unaletteraappoggiato allacassetta dacampo

    Rimasto a Verona, Carloalloggiava in vicolo Moise,in montagna sorvegliava ilavori per la nuova strada

    Ilridotto difensivo di bivio Pidocchio

    Giani(a sinistra)e Carlo, conl’uniformeda soldatidel1˚ Granatieri,inunafoto fattal’11 agosto1915a Verona, nellostudio diGiulio DeBianchi,primadi prendere serviziocomeufficiali

    Nel devastante uragano diquei mesi una piccola oasi ditranquillità accolse per qual-che tempo uno dei fratelli Stu-parich a Verona e in Lessinia.Subito dopo aver ricevuto co-municazione della nomina asottotenenti, il 7 agosto, nelletrinceedelLisert, i«Dioscuri»eranostati infatti separatie in-viati a due battaglioni di Mili-zia Territoriale, Carlo a Vero-na e Giani a Vicenza, in sup-porto ai reparti del genio chestavano apprestando le difesedi seconda linea sulle Prealpivenete. Alle nove di mattinodel 10 agosto 1915 Carlo si pre-senta al Distretto e viene ag-gregatoalla prima compagnianell’84˚battaglionedella«Ter-ribile», come veniva scherzo-samente chiamato quel corpoformato da richiamati anzia-ni.«Verona magnifica, cosa per

    me nuovissima», scriverà am-miratoperlabellezzadellacit-tàpurnonmancandodicoglie-reaffettuosamentequantofos-se «provincia fino alle midol-la»; alloggiava in vicolo Moisee cenava al Mazzanti o in una«latteria da soldati al PontedellaPietra»,mentrelasuaca-serma era in via Santa MariainOrgano.Il13settembre,pas-sando per Porta Vescovo, Car-lo muove con il suo battaglio-ne alla volta di Bosco Chiesa-nuova, raggiunta dopo duetappe intermedie a Grezzanae Bellori, e da lì sulla dorsaledove si sta costruendo la stra-da di Podestaria, raccordo traErbezzo, Bosco e il sistema di-fensivo Pedocchio-Castelber-to.

    Dopol’infernodel frontecar-sico l’impatto con la placidanatura della Lessinia è stra-niante, e nelle lettere scritte aGiani la poetica bellezza diquei paesaggi si mescola allamalinconiaper la separazionedal fratello e al fastidio per laforzata lontananza dalle trin-ceedovesicombattevaesimo-rivaperla libertàdella loroter-ra:«Pochecosesimuovonoin-torno, due pastori, un po' divento, veli di nebbia che cam-minano Tutto il resto sta tran-

    quillo e silenzioso, giù davantiunboschettodipinicircoscrit-to di muriccioli bianchi e parenatura carsica, ma gli altrimonti tutto intorno sono d'er-ba e vi pascolano armente concampanelli I posti sono bellis-simi, ma per me melanconici;hopigliatounquattropuntidipaesaggio magnifici colla miamacchinetta. Sono così fuoridal mondo che davvero quan-to a comunicazione umana sistava meglio nelle trincee delCarso;per far venire su i viveri

    e tutto l'altro della sussistenzaci vuole un lavoro continuo. Ilcompitodelbattaglioneèlaco-struzione della nuova stradaper Podestaria; ti scrivo sedu-to sull'erba sorvegliando il la-voro della mia compagnia».Il18settembreCarlovienein-

    formato che la sua domandadi trasferimento è stata accet-tata e il 21 può così raggiunge-reil fratello,aSchio,aggregan-dosialsuoreparto, il92˚batta-glionedellaTerritoriale, impe-gnato in analoghi lavori suiprimi contrafforti del Pasu-bio.Le tragiche vicende della

    guerra saranno per Giani Stu-parichunnucleofondantedel-lasuaoperaletterariaregalan-doci due grandi capolavori di-menticati che in questo cente-nario meriterebbero di essereriportati alla luce: «Ritorne-ranno» e «Colloqui con miofratello».Matragliscritti lega-ti a quell’esperienza ce n’è an-che uno del 1937, un elzeviropubblicatoil27 lugliosullater-za pagina della «Stampa» cherievoca i giorni trascorsi daCarlo in Lessinia percorrendosull’onda delle rimembranzela strada per Podestaria, unadelle tante «strade di monta-gna, che ora le automobili dilusso, per il piacere di tantioziosi, percorrono in fretta la-sciandosi dietro un'effimerascia d'ammirazioni e d'escla-mazioni» e che invece «sonostate costruite da uomini chevenivano da patimenti e daipericoli delle trincee». Tra lerocce e i verdi prati Carlo ri-prende corpo davanti agli oc-chi del fratello: «Mi stava nelcuore una piccola fotografiadi lui, con la mantellina sullespalle, ilberrettocalcato,sedu-tosull’erbadavantiallacasset-ta militare che gli fa da scriva-nia; vicino, un suo compagno

    che legge un giornale Lo vede-vo mentre sorvegliava gli uo-mini, ammirato lui stesso del-la loro capacità e tenacia inquel duro lavoro; lo vedevoadattarsicon intelligenzaase-guire i criterie le istruzionideisuoi colleghi del genio; ora gi-rare fra picconi e vanghe inmoto, ora sedersi sull'erba emeditare: gli scoppi e i fumidellegranate, icrollidelletrin-cee carsiche gli dovevano tor-nare spesso alla memoria. In-tanto la strada nasceva, giravaansando su per l'erta, vincevaregolare e volitiva l'asprezzacaotica del terreno pietroso,spruzzatodimagripascoli.Po-co più a nord, sopra Rovereto,su Zugna Torta, sui Coni Zu-gna,alPassodiBuole,sulPasu-biosicombatteva.Carlo,debo-le di udito dopo l’otite, nonsempre sentiva il cannone;mavedevaisuoiuominitende-re l’orecchio preoccupati; eglipensavaconnostalgiaallatrin-cea e al combattimento: là erail suo posto e là sarebbe ritor-nato frabreve Volgendomian-cora verso Podestaria, rivede-voCarloscrivermiquella lette-ra;vedevo il boschettodeipinicircondatodamuricciolibian-chi, pascolavano le armente,poche cose si muovevano in-torno, «due pastori, un po’ divento, veli di nebbia…».Inquestopiccoloricordotut-

    to,gliannitrascorsi, leesisten-ze spezzate o segnate per sem-pre dalla guerra, sembra farsimemoria senza tempo, ed ènel paesaggio della LessiniachecipiaceoggipensareaCar-loeGiani,dinuovoinsieme, inunabella giornatadi fine esta-te,mentreparlanodiletteratu-ra camminando sulla stradadiPodestaria.•S.Big.

    LASTORIA.Gianidescrisse ilpaesaggio eil lavoroperla costruzionedell’operain Lessinia inun articolo perlaStampa

    Stuparich,daTriesteabivioPidocchio

    Verona,ilconflitto,lestorieLacittà eil centenario/28

    1914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 19181914 1918

    LA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRALA GRANDE GUERRA

    Lepagine dellaGrandeGuerrasonoa curadi Maurizio Battista

    IduefratellisiarruolaronoconScipioSlataperautorede«IlMioCarso»,mortosulPodgora

    IPERSONAGGI. Ifratellitriestini GianieCarlo Stuparich eranoirredentiarruolati nell’esercitoitaliano: viderorealizzare lavia inLessinia enelasciarono degliscritti

    Podestaria,lastradamilitarecompie100anniIlpercorsoformavailraccordotraErbezzo,BoscoChiesanuovaeilsistemadifensivodiMalgaPedocchio-Castelberto

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