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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 101 (48.425) Città del Vaticano mercoledì 6 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!,!"!]! OLTRE LA CRISI/2 L’occasione per mettere ordine nella nostra vita di FEDERICO LOMBARDI U na delle prime osservazioni che Papa Francesco fa nell’enciclica Laudato si’, guardando a “ciò che sta accaden- do nella nostra casa” riguarda la “rapidizzazione”, cioè la continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta, unita all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro. Osserva che questa ve- locità è in contrasto con i tempi naturali dell’evoluzione biologica e si domanda se gli obiettivi dei cambiamenti siano orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, integrale e sostenibile. Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve arco della nostra vita abbiamo fatto molte volte la costatazione della quantità di cose che abbiamo visto cambiare completamente, e che do- po un ciclo sempre più breve di anni sono di nuovo cambiate. Per fortuna molte cose sono cambiate in meglio, come le condizioni di vi- ta di moltissime persone povere, le possibilità di cure e operazioni chi- rurgiche, di spostamenti liberi, di educazione, informazione e comu- nicazione. Ma allo stesso tempo anche l’obsolescenza di molti beni è stata accelerata ben al di là di ciò che era necessario, solo per alimen- tare lo sviluppo economico e i pro- fitti di certi settori, la pubblicità spinge ossessivamente al desiderio di novità superflue, creando una vera dipendenza che fa sembrare necessario l’ultimo ritrovato, il pro- dotto all’ultimo grido… Così in molti campi l’accelerazione del cambiamento rischia di diventare fine a se stessa, una schiavitù più che un progresso. Sembra chiaro che si è presa la strada di un ritmo insostenibile, che prima o dopo si romperà, come ci indicano i gravis- simi rischi ambientali. Per parte loro, molte persone at- tive, ben inserite nel funzionamen- to del mondo moderno con ruoli rilevanti, sono generalmente impe- gnate a ritmi di attività intensissi- mi, per non dire frenetici. Spesso vi partecipano sulle prime con pas- sione e con gusto, salvo rendersi poi conto che pagano un prezzo molto pesante in termini di relazio- ni umane e familiari, di affetti, di equilibrio complessivo della perso- nalità. Ora questa corsa sempre più ac- celerata ha subito uno shock formi- dabile. Gli indici delle attività eco- nomiche sono sconvolti, le nostre agende sono state rivoluzionate, appuntamenti e viaggi cancellati. Per molte persone il tempo si è co- me svuotato e ne sono rimaste di- sorientate. Già… il tempo… Come viverlo? A che serve alla fine? C’è il tempo dell’attività, ma c’è anche il tempo dell’attesa densa di gioia, il tempo dello stare insieme e del volersi be- ne, il tempo della contemplazione della bellezza, il tempo delle lun- ghe notti insonni, dell’attesa nella sofferenza… C’è anche la possibili- tà di perdere moltissimo tempo inutilmente, restando amareggiati da un senso di inutilità e di vuo- to… C’è anche il tempo dello stare con sé stessi… C’è anche il tempo dello stare con Dio? Quando sia- mo pieni di vita quest’ultimo lo spingiamo spesso ai margini dell’esistenza, perché riusciamo a trovare innumerevoli cose da fare prima, che ci sembrano più urgenti o piacevoli, mentre lo stare davanti al Signore si può rimandare. Per molte persone questo tempo strano del restare in casa per la pandemia è stato un tempo di ri- scoperta di preghiera. Ci si doman- da se la ridotta possibilità di anda- re in chiesa inciderà negativamente sulla fede e sulla vita spirituale; ma può anche essere un tempo in cui — come diceva Gesù alla Samarita- na — impariamo ad adorare il Si- gnore in spirito e verità in ogni luogo, anche nella casa in cui sia- mo obbligati a restare, anche in una forzata inattività esteriore. Ge- sù aggiunge che lo Spirito soffia dovunque e dove vuole, ma senza escludere che anche noi possiamo offrirgli occasioni e vie per soffiare, aiutandoci a vicenda in mille modi a tener viva la presenza di Dio all’orizzonte del nostro tempo, con la testimonianza, la parola, la vici- nanza nella carità. Il tempo per il Signore può sem- brare marginale nella giornata, ma in realtà è quello da cui può zam- pillare una sorgente di senso e di ordine per tutto il resto dello spa- zio della nostra vita alla luce del Vangelo. Che cosa è stato buono nelle mie giornate, in questa mia giornata? Con quale spirito ho vis- suto i miei rapporti con le persone che mi sono affidate o che ho in- contrato? Tutti abbiamo sentito parlare dell’“esame di coscienza” per metterci davanti a Dio e così rimettere ordine nella nostra vita. Ma molte volte lo abbiamo dimen- ticato. La pandemia che ha scon- volto i ritmi delle nostre vite non è forse un’occasione inaspettata per riordinarli in modo che ritrovino il loro fine e il loro senso? Solo per noi o non anche per la nostra co- munità umana? la buona notizia Il Vangelo della V Domenica di Pasqua Il posto riservato NOSTRE INFORMAZIONI Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Ve- scovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bouaké (Costa D’Avorio) il Reverendo Jacques Assanvo Ahiwa, del clero di Grand Bas- sam, finora “Maître de confé- rences” presso l’Università di Strasburgo, assegnandogli la Sede titolare di Elefantaria di Mauritania. Nella messa a Santa Marta il Pontefice invita a pregare per le tante vittime della pandemia Per le persone morte senza una carezza e senza funerale «Preghiamo oggi per i defunti che sono morti per la pandemia. Sono morti da soli, sono morti senza la carezza dei loro cari, tanti neppure con il funerale. Il Signore li accolga nella gloria». È con questa intenzio- ne che il vescovo di Roma ha inizia- to martedì mattina, 5 maggio, la ce- lebrazione della messa — trasmessa in diretta streaming — nella cappella di Casa Santa Marta. Testimonian- do, ancora una volta, la sua vicinan- za alle persone che vivono questo tempo di pandemia. Nell’omelia il Pontefice ha messo in guardia da ciò che impedisce «di fare parte delle pecore di Gesù»: le ricchezze, la rigidità, l’accidia, il cle- ricalismo e lo spirito mondano. In questi atteggiamenti, ha spiegato il Papa, «manca la libertà e non si può seguire Gesù senza libertà». Certo, ha riconosciuto Francesco, «alle vol- te la libertà va oltre e uno scivola», ma «peggio è scivolare prima» pro- prio «con queste cose che impedi- scono di incominciare ad andare» incontro al Signore. In particolare il Pontefice ha ri- cordato che «la rigidità allontana dalla saggezza e dalla bellezza di Gesù». Facendo notare anche che, purtroppo, «tanti pastori fanno cre- scere questa rigidità delle anime dei fedeli». Inoltre il clericalismo, ha spiegato il Papa, «si mette al posto di Gesù» e «toglie la libertà della fe- de dei credenti»: per questo è «una malattia brutta nella Chiesa». Poi, ha fatto presente Francesco, «un’altra cosa che ci impedisce di andare avanti, di entrare per cono- scere Gesù e confessare Gesù, è lo spirito mondano. Quando l’osser- vanza della fede, la pratica della fe- de finisce in mondanità. E tutto è mondano» ha concluso il Pontefice, invitando a pensare «alla celebrazio- ne di alcuni sacramenti in alcune parrocchie: quanta mondanità c’è lì!». Tanto che «non si capisce bene la grazia della presenza di Gesù». PAGINA 8 La prefazione di Papa Francesco a un volume per il centenario della nascita Nel ricordo di san Giovanni Paolo II Karol Wojtyła «è stato un grande te- stimone della fede, un grande uomo di preghiera che ha vissuto comple- tamente immerso nel suo tempo e costantemente in contatto con Dio, una guida sicura per la Chiesa in tempi di grandi cambiamenti». Lo scrive Papa Francesco nella prefazio- ne al volume San Giovanni Paolo II. 100 Anni. Parole e immagini (2020, pag. 128, euro 7), pubblicato dalla Libreria editrice vaticana in occasio- ne del centenario della nascita del Pontefice polacco, che ricorre il prossimo 18 maggio. «Tante volte, nel corso della mia vita di sacerdote e di vescovo — con- fida Papa Bergoglio — ho guardato a lui chiedendo nelle mie preghiere il dono di essere fedele al Vangelo co- me lui ci testimoniava». In particola- re, «quello che a volte rischiamo di dimenticare, e che desidererei porre all’attenzione dei lettori, è quanto questo Papa abbia sofferto nella sua vita», scrive ancora Francesco, espri- mendo l’auspicio «che questo testo possa arrivare nelle mani di molti e soprattutto dei giovani: ricordiamo la sua fede, e la sua figura ci sia di esempio per vivere la nostra testimo- nianza oggi. Sentiamo riecheggiare il suo appello a spalancare le porte a Cristo, a non avere paura». PAGINA 8 L’iniziativa europea raccoglie oltre sette miliardi di euro per la ricerca contro il covid-19 Coalizione globale per il vaccino NEW YORK, 5. Un pacchetto da 7,4 miliardi di euro (quasi 8 miliardi di dollari) tanto è la cifra iniziale raccolta da United against covid-19, la maratona per la raccolta fondi lanciata dalla Commissione europea e dal G20, nell’ambito di una cooperazione globale per lo sviluppo di vaccino, test, e terapie per affrontare la pande- mia. Il risultato sperato dagli organizzatori è stato centrato e rappresenta sicuramente una svolta nella lotta contro il virus che nel mondo ha già ucciso oltre 230 mila persone e ne ha in- fettate oltre tre milioni, come ha sottolineato il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Tuttavia, «per raggiungere l’obiettivo di un vaccino che sia un bene globale, accessibile a tutti e per tutti, servirà probabilmente il quintu- plo delle offerte» ha avvertito il segretario gene- rale dell’Onu, António Guterres. La maratona di United against covid-19, richiederà perciò ancora molti sforzi nelle settimane a venire: il «Finan- cial Times» ha fissato l’asticella dei costi mon- diali per la riuscita, in oltre 20 miliardi di dolla- ri, mostrando quanto la strada sia ancora lunga. A pesare e a preoccupare, per il momento, è an- che l’assenza di grandi Paesi come Stati Uniti e Russia. All’origine della mancata adesione di Washington — dicono gli osservatori — è proba- bile ci sia anche l’incandescente scambio di ac- cuse con Pechino. Il ministro degli Esteri ameri- cano, Mike Pompeo, nelle ultime ore è tornato all’attacco, indicando nell’Istituto di virologia di Wuhan l’origine della pandemia. A ritagliarsi un ruolo di primo piano è stata l’Italia, prossimo Paese a detenere la presidenza del G20 e tra i Paesi co-chair dell’iniziativa, con Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito, Ca- nada, Giappone e Arabia Saudita (attuale presi- denza del G20). «Di fronte ad una minaccia glo- bale senza precedenti la comunità internazionale CONTINUA A PAGINA 2 Dante e i Papi — II Il dantismo di Pio II GABRIELLA M. DI PAOLA DOLLORENZO A PAGINA 4 A colloquio con Claudia Di Fonzo Versi che insegnano a cambiare pelle SILVIA GUIDI A PAGINA 4 Cronache dal nichilismo - IX Chiedimi se sono felice COSTANTINO ESPOSITO A PAGINA 5 La testimonianza di una cooperante di Medici con l’Africa Cuamm Vivere la pratica del gesto minimo FRANCESCO RICUPERO A PAGINA 6 Era il gran maestro dello Smom Le esequie di fra’ Giacomo Dalla Torre PAGINA 7 L’iniziativa delle Ville Pontificie con l’Elemosineria apostolica Per i poveri il latte fresco della “fattoria del Papa” PAGINA 7 ALLINTERNO di GIOVANNI CESARE PAGAZZI L a vita è sempre una questione di posti. Tutti cerchiamo un posto; il nostro posto, quello che riteniamo ci spetti. A ta- vola, al lavoro, in casa o fuori, nella società, nella Chiesa, nel cuore di qualcuno; chi in un luogo chi in un altro, tutti inten- diamo assicurarci un posto. Perciò siamo tutti arrivisti, nel senso che ad ogni costo vogliamo arrivare in quella posizione dove ci sentiremmo “a posto”. Fin troppo facile additare con precisione la ridicolaggine e le fissazioni dell’arrivismo altrui, nascondendo il nostro dietro il mirino puntato. Esattamente come quegli anziani che ad uno ad uno furono costretti ad andarsene, senza lapidare la donna; nessuno era senza peccato. È arrivista perfino chi pro- clama di non competere per nessun posto, a differenza di tutti; eccolo: si è prontamente ritagliato il posto di chi non aspira a nessun posto. Ciascuno vuole un posto. Eccome! Lo cerchiamo non per gene- rica superbia o grossolana arroganza (certo, anche!), ma anzitutto perché spinti dalla terribile forza della paura delle paure: quella di esser stati abbandonati. Ci sentiamo messi al mondo già orfani, oppure trascurati da un genitore superficiale, distratto o incapace. “Il posto” ci darebbe un nome, un cognome, quell’identità che come orfani non abbiamo. Dietro ad ogni arrivista c’è uno che si sente orfano. Perciò non lo si cura a suon di sberle, ma con carez- ze che confortano e convincono. La colpa dell’arrivista non è di cercare a tutti i costi un posto, ma di non riconoscere che il suo posto c’è già, riservato solo a lui. Cristo non ci salva proibendoci di cercare un posto, ma aiutandoci a scoprire che il posto è già preparato, ampio, comodo, signorile, come gran signore è il Pa- dre, così abbiente e facoltoso da possedere una casa dotata di po- sti per tutti e per ciascuno. Anche il mio. Perché spintonare? Migrazioni africane ed esclusione sociale GIULIO ALBANESE A PAGINA 3

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Page 1: 2 Per le persone morte senza una carezza e senza funerale · Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve ... s o f f e re n z a … C’è anche la possibili-tà

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 101 (48.425) Città del Vaticano mercoledì 6 maggio 2020

.

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SKKM(

+z!"!,!"

!]!

OLTRE LA CRISI/2

L’occasione per mettereordine nella nostra vita

di FEDERICO LOMBARDI

Una delle prime osservazioniche Papa Francesco fanell’enciclica Laudato si’,

guardando a “ciò che sta accaden-do nella nostra casa” riguarda la“rapidizzazione”, cioè la continuaaccelerazione dei cambiamentidell’umanità e del pianeta, unitaall’intensificazione dei ritmi di vitae di lavoro. Osserva che questa ve-locità è in contrasto con i tempinaturali dell’evoluzione biologica esi domanda se gli obiettivi deicambiamenti siano orientati al benecomune e a uno sviluppo umano,integrale e sostenibile.

Tutti noi che abbiamo raggiuntouna certa età, guardando al brevearco della nostra vita abbiamo fattomolte volte la costatazione dellaquantità di cose che abbiamo vistocambiare completamente, e che do-po un ciclo sempre più breve dianni sono di nuovo cambiate. Perfortuna molte cose sono cambiatein meglio, come le condizioni di vi-ta di moltissime persone povere, lepossibilità di cure e operazioni chi-rurgiche, di spostamenti liberi, dieducazione, informazione e comu-nicazione. Ma allo stesso tempoanche l’obsolescenza di molti beniè stata accelerata ben al di là di ciòche era necessario, solo per alimen-tare lo sviluppo economico e i pro-fitti di certi settori, la pubblicitàspinge ossessivamente al desideriodi novità superflue, creando unavera dipendenza che fa sembrarenecessario l’ultimo ritrovato, il pro-dotto all’ultimo grido… Così inmolti campi l’accelerazione delcambiamento rischia di diventarefine a se stessa, una schiavitù piùche un progresso. Sembra chiaroche si è presa la strada di un ritmoinsostenibile, che prima o dopo siromperà, come ci indicano i gravis-simi rischi ambientali.

Per parte loro, molte persone at-tive, ben inserite nel funzionamen-to del mondo moderno con ruolirilevanti, sono generalmente impe-gnate a ritmi di attività intensissi-

mi, per non dire frenetici. Spessovi partecipano sulle prime con pas-sione e con gusto, salvo rendersipoi conto che pagano un prezzomolto pesante in termini di relazio-ni umane e familiari, di affetti, diequilibrio complessivo della perso-nalità.

Ora questa corsa sempre più ac-celerata ha subito uno shock formi-dabile. Gli indici delle attività eco-nomiche sono sconvolti, le nostreagende sono state rivoluzionate,appuntamenti e viaggi cancellati.Per molte persone il tempo si è co-me svuotato e ne sono rimaste di-sorientate.

Già… il tempo… Come viverlo?A che serve alla fine? C’è il tempodell’attività, ma c’è anche il tempodell’attesa densa di gioia, il tempodello stare insieme e del volersi be-ne, il tempo della contemplazionedella bellezza, il tempo delle lun-ghe notti insonni, dell’attesa nellas o f f e re n z a … C’è anche la possibili-tà di perdere moltissimo tempoinutilmente, restando amareggiatida un senso di inutilità e di vuo-to… C’è anche il tempo dello starecon sé stessi… C’è anche il tempodello stare con Dio? Quando sia-mo pieni di vita quest’ultimo lospingiamo spesso ai marginidell’esistenza, perché riusciamo atrovare innumerevoli cose da fareprima, che ci sembrano più urgentio piacevoli, mentre lo stare davantial Signore si può rimandare.

Per molte persone questo tempostrano del restare in casa per lapandemia è stato un tempo di ri-scoperta di preghiera. Ci si doman-da se la ridotta possibilità di anda-re in chiesa inciderà negativamentesulla fede e sulla vita spirituale; mapuò anche essere un tempo in cui— come diceva Gesù alla Samarita-na — impariamo ad adorare il Si-gnore in spirito e verità in ogniluogo, anche nella casa in cui sia-mo obbligati a restare, anche inuna forzata inattività esteriore. Ge-sù aggiunge che lo Spirito soffiadovunque e dove vuole, ma senzaescludere che anche noi possiamooffrirgli occasioni e vie per soffiare,aiutandoci a vicenda in mille modia tener viva la presenza di Dioall’orizzonte del nostro tempo, conla testimonianza, la parola, la vici-nanza nella carità.

Il tempo per il Signore può sem-brare marginale nella giornata, main realtà è quello da cui può zam-pillare una sorgente di senso e diordine per tutto il resto dello spa-zio della nostra vita alla luce delVangelo. Che cosa è stato buononelle mie giornate, in questa miagiornata? Con quale spirito ho vis-suto i miei rapporti con le personeche mi sono affidate o che ho in-contrato? Tutti abbiamo sentitoparlare dell’“esame di coscienza”per metterci davanti a Dio e cosìrimettere ordine nella nostra vita.Ma molte volte lo abbiamo dimen-ticato. La pandemia che ha scon-volto i ritmi delle nostre vite non èforse un’occasione inaspettata perriordinarli in modo che ritrovino illoro fine e il loro senso? Solo pernoi o non anche per la nostra co-munità umana?

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izia Il Vangelo della V Domenica di Pasqua

Il posto riservato NOSTREINFORMAZIONI

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominato Ve-scovo Ausiliare dell’Arcidio cesidi Bouaké (Costa D’Avorio) ilReverendo Jacques AssanvoAhiwa, del clero di Grand Bas-sam, finora “Maître de confé-re n c e s ” presso l’Università diStrasburgo, assegnandogli laSede titolare di Elefantaria diMauritania.

Nella messa a Santa Marta il Pontefice invita a pregare per le tante vittime della pandemia

Per le persone mortesenza una carezza e senza funerale

«Preghiamo oggi per i defunti chesono morti per la pandemia. Sonomorti da soli, sono morti senza lacarezza dei loro cari, tanti neppurecon il funerale. Il Signore li accolganella gloria». È con questa intenzio-ne che il vescovo di Roma ha inizia-to martedì mattina, 5 maggio, la ce-lebrazione della messa — trasmessain diretta streaming — nella cappelladi Casa Santa Marta. Testimonian-do, ancora una volta, la sua vicinan-za alle persone che vivono questotempo di pandemia.

Nell’omelia il Pontefice ha messoin guardia da ciò che impedisce «difare parte delle pecore di Gesù»: lericchezze, la rigidità, l’accidia, il cle-ricalismo e lo spirito mondano. Inquesti atteggiamenti, ha spiegato ilPapa, «manca la libertà e non si puòseguire Gesù senza libertà». Certo,ha riconosciuto Francesco, «alle vol-te la libertà va oltre e uno scivola»,ma «peggio è scivolare prima» pro-prio «con queste cose che impedi-scono di incominciare ad andare»incontro al Signore.

In particolare il Pontefice ha ri-cordato che «la rigidità allontanadalla saggezza e dalla bellezza diGesù». Facendo notare anche che,purtroppo, «tanti pastori fanno cre-scere questa rigidità delle anime deifedeli». Inoltre il clericalismo, haspiegato il Papa, «si mette al posto

di Gesù» e «toglie la libertà della fe-de dei credenti»: per questo è «unamalattia brutta nella Chiesa».

Poi, ha fatto presente Francesco,«un’altra cosa che ci impedisce diandare avanti, di entrare per cono-

scere Gesù e confessare Gesù, è lospirito mondano. Quando l’osser-vanza della fede, la pratica della fe-de finisce in mondanità. E tutto èmondano» ha concluso il Pontefice,invitando a pensare «alla celebrazio-

ne di alcuni sacramenti in alcuneparrocchie: quanta mondanità c’èlì!». Tanto che «non si capisce benela grazia della presenza di Gesù».

PAGINA 8

La prefazione di Papa Francesco a un volume per il centenario della nascita

Nel ricordo di san Giovanni Paolo IIKarol Wojtyła «è stato un grande te-stimone della fede, un grande uomodi preghiera che ha vissuto comple-tamente immerso nel suo tempo ecostantemente in contatto con Dio,una guida sicura per la Chiesa intempi di grandi cambiamenti». Loscrive Papa Francesco nella prefazio-ne al volume San Giovanni Paolo II.100 Anni. Parole e immagini (2020,pag. 128, euro 7), pubblicato dallaLibreria editrice vaticana in occasio-ne del centenario della nascita delPontefice polacco, che ricorre ilprossimo 18 maggio.

«Tante volte, nel corso della miavita di sacerdote e di vescovo — con-fida Papa Bergoglio — ho guardato alui chiedendo nelle mie preghiere ildono di essere fedele al Vangelo co-me lui ci testimoniava». In particola-re, «quello che a volte rischiamo didimenticare, e che desidererei porreall’attenzione dei lettori, è quantoquesto Papa abbia sofferto nella suavita», scrive ancora Francesco, espri-mendo l’auspicio «che questo testopossa arrivare nelle mani di molti esoprattutto dei giovani: ricordiamola sua fede, e la sua figura ci sia diesempio per vivere la nostra testimo-nianza oggi. Sentiamo riecheggiare ilsuo appello a spalancare le porte aCristo, a non avere paura».

PAGINA 8

L’iniziativa europea raccoglie oltre sette miliardi di euro per la ricerca contro il covid-19

Coalizione globale per il vaccinoNEW YORK, 5. Un pacchetto da 7,4 miliardi dieuro (quasi 8 miliardi di dollari) tanto è la cifrainiziale raccolta da United against covid-19, lamaratona per la raccolta fondi lanciata dallaCommissione europea e dal G20, nell’ambito diuna cooperazione globale per lo sviluppo divaccino, test, e terapie per affrontare la pande-mia. Il risultato sperato dagli organizzatori èstato centrato e rappresenta sicuramente unasvolta nella lotta contro il virus che nel mondoha già ucciso oltre 230 mila persone e ne ha in-fettate oltre tre milioni, come ha sottolineato ilpresidente della Commissione Ue Ursula vonder Leyen.

Tuttavia, «per raggiungere l’obiettivo di unvaccino che sia un bene globale, accessibile atutti e per tutti, servirà probabilmente il quintu-plo delle offerte» ha avvertito il segretario gene-rale dell’Onu, António Guterres. La maratona diUnited against covid-19, richiederà perciò ancoramolti sforzi nelle settimane a venire: il «Finan-cial Times» ha fissato l’asticella dei costi mon-diali per la riuscita, in oltre 20 miliardi di dolla-ri, mostrando quanto la strada sia ancora lunga.A pesare e a preoccupare, per il momento, è an-che l’assenza di grandi Paesi come Stati Uniti eRussia. All’origine della mancata adesione diWashington — dicono gli osservatori — è proba-

bile ci sia anche l’incandescente scambio di ac-cuse con Pechino. Il ministro degli Esteri ameri-cano, Mike Pompeo, nelle ultime ore è tornatoall’attacco, indicando nell’Istituto di virologia diWuhan l’origine della pandemia.

A ritagliarsi un ruolo di primo piano è statal’Italia, prossimo Paese a detenere la presidenzadel G20 e tra i Paesi co-chair dell’iniziativa, conFrancia, Germania, Norvegia, Regno Unito, Ca-nada, Giappone e Arabia Saudita (attuale presi-denza del G20). «Di fronte ad una minaccia glo-bale senza precedenti la comunità internazionale

CO N T I N UA A PA G I N A 2

Dante e i Papi — II

Il dantismo di Pio II

GABRIELLA M. DI PAOLA DOLLORENZOA PA G I N A 4

A colloquio con Claudia Di Fonzo

Versi che insegnanoa cambiare pelle

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 4

Cronache dal nichilismo - IX

Chiedimi se sono felice

CO S TA N T I N O ESPOSITO A PA G I N A 5

La testimonianza di una cooperantedi Medici con l’Africa Cuamm

Vivere la praticadel gesto minimo

FRANCESCO RICUPERO A PA G I N A 6

Era il gran maestro dello Smom

Le esequiedi fra’ GiacomoDalla Torre

PAGINA 7

L’iniziativa delle Ville Pontificiecon l’Elemosineria apostolica

Per i poveri il latte frescodella “fattoria del Papa”

PAGINA 7

ALL’INTERNO

di GI O VA N N I CESARE PAGAZZI

La vita è sempre una questione di posti. Tutti cerchiamo unposto; il nostro posto, quello che riteniamo ci spetti. A ta-vola, al lavoro, in casa o fuori, nella società, nella Chiesa,

nel cuore di qualcuno; chi in un luogo chi in un altro, tutti inten-diamo assicurarci un posto. Perciò siamo tutti arrivisti, nel sensoche ad ogni costo vogliamo arrivare in quella posizione dove cisentiremmo “a posto”. Fin troppo facile additare con precisione laridicolaggine e le fissazioni dell’arrivismo altrui, nascondendo ilnostro dietro il mirino puntato. Esattamente come quegli anzianiche ad uno ad uno furono costretti ad andarsene, senza lapidarela donna; nessuno era senza peccato. È arrivista perfino chi pro-clama di non competere per nessun posto, a differenza di tutti;eccolo: si è prontamente ritagliato il posto di chi non aspira anessun posto.

Ciascuno vuole un posto. Eccome! Lo cerchiamo non per gene-rica superbia o grossolana arroganza (certo, anche!), ma anzituttoperché spinti dalla terribile forza della paura delle paure: quelladi esser stati abbandonati. Ci sentiamo messi al mondo già orfani,oppure trascurati da un genitore superficiale, distratto o incapace.“Il posto” ci darebbe un nome, un cognome, quell’identità checome orfani non abbiamo. Dietro ad ogni arrivista c’è uno che sisente orfano. Perciò non lo si cura a suon di sberle, ma con carez-ze che confortano e convincono. La colpa dell’arrivista non è dicercare a tutti i costi un posto, ma di non riconoscere che il suoposto c’è già, riservato solo a lui. Cristo non ci salva proibendocidi cercare un posto, ma aiutandoci a scoprire che il posto è giàpreparato, ampio, comodo, signorile, come gran signore è il Pa-dre, così abbiente e facoltoso da possedere una casa dotata di po-sti per tutti e per ciascuno. Anche il mio. Perché spintonare?

Migrazioni africaneed esclusione sociale

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 3

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 6 maggio 2020

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Forte preoccupazione anche in Cile

In Brasile cresceil contagio

BRUXELLES, 5. L’Europa non ha an-cora un piano per risollevarsi.

La proposta su Recovery fund (ilfondo stanziato per reagire alla pan-demia e aiutare le economia in diffi-coltà) e bilancio pluriennale, che laCommissione europea avrebbe volu-to presentare mercoledì, slitta ancoradi qualche settimana. Sulla carta,l’operazione appare un rebus irrisol-vibile: la presidente della Commis-sione Ue, Ursula von der Leyen, de-ve riuscire a comporre un piano cheaccontenti il Nord e il Sud, i “f ru g a -li” e quelli disposti a investire nel bi-lancio comune, quelli che vogliono ivecchi strumenti finanziari e quelliche invece li vogliono innovativi.

La vicepresidente, Margrethe Ve-stager, ricorda perché è importanteaiutare chi sta indietro non avendole risorse dei Paesi più forti come laGermania: non è solo questione disolidarietà, ma è per preservarel’equilibrio del mercato unico.

Intanto, si lavora ai dettagli tecni-ci del Meccanismo europeo di stabi-lità (Mes, detto anche Fondo salva-Stati), a cui venerdì l’Eurogrupp odovrà dare il via libera definitivo. Ein vista dell’occasione, l’Olanda ri-badisce le sue condizioni: monito-raggio e aiuti con scadenze brevi.

La Commissione è quindi alle pre-se con una trattativa molto comples-sa con le capitali, che sta richieden-do più tempo del previsto. Inizial-mente, dopo il vertice europeo cheaveva chiesto di mettere a punto unaproposta di Recovery plan, era avan-zata l’idea di presentarla assieme allaprevisioni economiche di primavera,che mercoledì daranno la misura delprofondo rosso in cui precipiterà ilpil 2020 di tutti i Paesi europei.

Ma le marcate divergenze che di-vidono i 27 hanno rallentato von derLeyen, che non vuole presentare unaproposta non matura, rischiando chevenga rigettata. Quindi, la strategiaè cambiata: le stime di mercoledìserviranno a mettere pressione sullecapitali, che sperando che l’u rg e n z adella situazione economica li convin-ca ad ammorbidire le posizioni.

Intanto, l’Olanda si prepara al ne-goziato sul Mes nell’Eurogruppo divenerdì, che dovrà dare l’ok definiti-vo anche ai dettagli tecnici. E rilan-cia i suoi paletti: firma di un Memo-randum nel quale ci si impegna ausare gli aiuti solo per spese legatealla crisi sanitaria, credito disponibi-le solo fino alla fine dell’e m e rg e n z a ,monitoraggio delle istituzioni conanalisi della sostenibilità del debitodel Paese che richiede l’aiuto e ma-turità dei prestiti più breve dei pro-grammi passati.

Gran parte dell’Europa è frattantoripartita ieri. Tutti stanno lentamenteallentando i blocchi, disponendo al-lo stesso tempo misure di distanzia-mento sociale per fronteggiare il co-vid-19, In Italia, l’atteso e temutoesordio della cosiddetta fase 2 — conun allentamento dei divieti dopodue mesi di lockdown — non ha fat-to registrare particolari problemi.

Il principio del “riaprire con pru-denza” è stato sostanzialmente ri-spettato. Traffico più intenso un po’ovunque, ma in tutti i centri sonoscattate anche le nuove misure di si-curezza, con controlli nei principalisnodi ferroviari, alle fermate di bus emetro e nei parchi, anche con l’ausi-

lio di droni. Da Milano partiti i pri-mi treni per il Sud. In tutto questoc’è da registrare un calo molto consi-stente dei contagi, dei ricoveri, deipositivi e delle vittime.

In Francia, il Senato invece hadetto «no» al piano del governo peraffrontare la seconda fase della guer-ra al coronavirus. In particolare, i se-natori hanno bocciato la strategiapresentata in aula dal premier, Edo-uard Philippe, con 89 voti contrari,81 favorevoli e 174 astenuti. Contra-riamente all’Assemblea nazionale,dove il partito presidenziale EnMarche dispone di una larga mag-gioranza, il Senato ha una maggio-ranza di destra. Nel voto, i senatoridei Républicains si sono oppostimassicciamente, mentre socialisti ecomunisti hanno votato contro. Ilpiano è stato invece approvato mar-tedì scorso a larga maggioranzaall’Assemblea nazionale con 368 votia favore, 100 contrari e 103 astenuti.

E mentre in Austria è stato regi-strato un aumento storico della di-soccupazione, è attesa per domenica— e non per giovedì, come inizial-mente ipotizzato — la presentazioneda parte del premier britannico, Bo-ris Johnson, di un piano sulle tappedi una graduale fase 2 sull’e m e rg e n -za coronavirus e un allentamento dellockdown introdotto nel Regno Uni-to il 23 marzo scorso.Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel (Afp)

BRASÍLIA, 5. Continuano ad au-mentare i casi di coronavirus intutta l’America latina. La regioneha superato i 250.000 contagi conoltre 13.000 decessi. Preoccupa inparticolare il Brasile con il maggiornumero di casi e di morti nell’a re a .Il paese si è attestato al quarto po-sto a livello mondiale per contagiregistrati nelle ultime due settima-ne. È quanto emerge dai dati diffu-

si dal Centro europeo per la pre-venzione e il controllo delle malat-tie (Ecdc). In sole due settimanesono stati infatti confermati 59.900nuovi casi.

Dal ministero della Salute brasi-liano arriva la segnalazione di 263decessi nelle ultime ventiquattroore. Sale così a 7.288 vittime il bi-lancio complessivo. I contagi accer-tati nella giornata di ieri sono stati4.075, per un totale di 105.222,mentre il tasso di mortalità è del6,9 per cento. Gli ospedali sonoquasi al collasso e i cimiteri al limi-te della propria capienza in nume-rose città e stati del Paese. In pre-visione del picco di maggio, segna-lato dagli esperti, molti sindaci egovernatori hanno predisposto unaserie di misure a livello locale, percontenere la propagazione dellapandemia.

Contestualmente salgono le ten-sioni e le proteste in Brasile. Quat-tro giornalisti del quotidiano «OEstado de São Paulo» sono statiaggrediti domenica scorsa nella ca-pitale, Brasília, durante la manife-stazione organizzata dai sostenitoridel presidente, Jair Bolsonaro. Lohanno riferito i media locali, sotto-lineando la contemporanea ricor-renza della Giornata mondiale del-la libertà di stampa. «Chi impedi-sce la libertà di stampa, offende laCostituzione, la democrazia e lacittadinanza brasiliana», ha affer-mato in merito Cármen Lúcia, pre-sidente del Supremo tribunale fe-derale (Stf). Pronta la risposta delpresidente brasiliano, che tramite isocial ha precisato di non aver assi-stito alle suddette aggressioni. «Po-trebbero essere state commesse daalcuni infiltrati», ha detto ancora ilpresidente. Sebbene Bolsonaro ab-bia sottolineato che la manifesta-zione è stata «pacifica», tuttavia siva verso l’apertura di un’inchiesta.Infatti il procuratore generale dellaRepubblica, Augusto Aras, ha chie-sto alla procura del Distretto fede-rale di indagare sui fatti.

Anche il Cile presenta un recorddi contagi da covid-19. Ieri sonostati confermati 980 nuovi casi,portando il totale a 20.643, mentresi registrano dieci nuovi decessi. Lorende noto il ministero della Salu-te, sottolineando che il numero deicasi potrebbe aumentare in seguitoa una maggiore diffusione dei test.

Anche per Fauci il nuovo coronavirus ha un’origine naturale

L’Oms: infondate le accuse degli Usa

Mike Ryan, direttore delle emergenze dell’Oms (Reuters)

Nessun caso autoctonoin Cina

L’iniziativa europea raccoglie oltre sette miliardi di euro per la ricerca contro la pandemia

Coalizione globale per il vaccino

WASHINGTON, 5. L’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) nonha ricevuto alcuna informazionedagli Stati Uniti che dimostri che ilnuovo coronavirus, denominatoSars-Cov-2, abbia un’origine so-spetta, o quanto meno artificiale. Èquanto affermato ieri da MichaelRyan, direttore delle emergenzedell’Oms, rimandando al mittentele accuse avanzate dagli Stati Uniti.«Dal nostro punto di vista, questarimane una speculazione» ha dettoRyan, sottolineando al tempo stes-so che l’Agenzia per la sanità delleNazioni Unite sarà sempre «dispo-nibile a ricevere dati sull’origine delvirus», dal momento che si tratta diinformazioni «molto importanti perla salute pubblica e necessarie per ilfuturo controllo» della pandemia dicovid-19.

Il funzionario, inoltre, ha eviden-ziato come al momento l’AgenziaOnu si stia concentrando sulle pro-ve scientifiche a disposizione chehanno dimostrato come «il virus sitrova in natura», aggiungendo che«dobbiamo capire di più su questafonte naturale e in particolare sulsuo ospite intermedio». Ha poi elo-giato pubblicamente lo spirito degliscienziati cinesi che «comunicano ecooperano con tutto il mondo»proponendo la centralità degli studiscientifici. «Vogliamo che questospirito sia mantenuto e che gliscienziati siano al centro dell’esplo-razione dell’origine di tutto» ha af-fermato ancora Ryan.

In questo modo ha voluto mette-re a tacere le critiche giunte da Wa-shington nelle ultime settimane neiconfronti del governo di Pechino edell’Oms stessa. In più circostanzeinfatti il presidente Usa DonaldTrump e il segretario di Stato, Mi-

ke Pompeo, hanno accusato la Ci-na di aver fornito informazioni noncomplete e in ritardo sulla diffusio-ne del nuovo coronavirus, avanzan-do addirittura l’ipotesi di una re-sponsabilità della creazione del vi-rus stesso all’interno di un labora-

torio di Wuhan. L’ultima volta inordine di tempo, domenica, condue interviste televisive rilasciate ri-spettivamente a «Fox News» daTrump e ad «Abc» da Pompeo.

Allo stesso tempo, gli Stati Unitihanno accusato l’Oms di cattiva ge-stione nella copertura della crisi sa-nitaria legata al covid-19, al puntoche a metà aprile il presidenteTrump ha annunciato la sospensio-ne dei finanziamenti per l’o rg a n i z -zazione internazionale e ha avanza-to la proposta di una profonda ri-forma della stessa.

A conforto delle tesi del direttoredelle emergenze dell’Oms, sono ar-rivate anche le dichiarazioni di An-thony Fauci che ha definito fondatasu un ragionamento vizioso la teo-ria che il virus sia uscito accidental-mente da un laboratorio di Wuhan.Il massimo esperto negli Stati Unitidi malattie infettive e membro dellatask force della Casa Bianca, inun’intervista a «National Geogra-phic», ha sostenuto di essere in ac-cordo con la maggior parte dellacomunità scientifica internazionalenel sostenere che «se si guardaall’evoluzione del virus nei pipi-strelli e a cosa c’è là fuori adesso, leprove scientifiche vanno fortementenella direzione che non avrebbe po-tuto essere manipolato artificial-mente o deliberatamente».

Infatti per il virologo statuniten-se «tutto indica fortemente chequesto virus si è evoluto in natura epoi ha saltato specie».

PE C H I N O, 5. Gli ultimi aggiornamen-ti sulla situazione della pandemia inCina continentale fanno ben sperare.Il numero di contagi è sceso sotto i500, il minimo dal 23 gennaio. Paral-lelamente, si registra un solo casoimportato e nessun nuovo decesso.Lo rende noto la Commissione sani-taria nazionale, specificando che ilcaso importato è stato individuato aShanghai. Nel Paese in totale si con-tano finora 4.633 vittime e 82.881 ca-si.

A Hong Kong — dove si registra-no 1.039 casi e 4 decessi — preo ccupa

invece il Prodotto interno lordo,crollato al passo record dell’8,9 percento annuo nel primo trimestre del2020. Lo hanno reso noto ieri le au-torità locali. Si tratta del maggior ca-lo mai registrato dal 1974 nei primitre mesi di un anno. Alla base dellacontrazione c’è l’indebolimento delladomanda sia interna che estera cau-sata dall’emergenza. Secondo le sti-me preliminari del Census & Stati-stics Department del governo locale,l’economia aveva già registrato uncalo del 3 per cento nel quarto tri-mestre dello scorso anno.

ha un’unica, effettiva, opzione persconfiggere il virus: la cooperazio-ne» ha detto il presidente del Con-siglio italiano Giuseppe Conte.Conte ha annunciato un contributodi 10 milioni di euro alla Coalitionfor Epidemic Preparedness Innova-tions (Cepi) per «accelerare la ricer-ca per un vaccino»; 10 milioni dieuro all’Organizzazione mondialeper la sanità (Oms) per sostenere iPaesi più vulnerabili nella rispostaal covid-19; mezzo milione di euro

al Fondo globale per il meccanismodi risposta al covid-19, oltre «all’im-pegno a dare un contributo di 120milioni di euro nei prossimi 5 anniall’alleanza Gavi per l’immunizza-zione globale dal covid».

La Commissione europea ha mes-so sul piatto un miliardo di eurodal bilancio Ue, e Francia e Germa-nia, rispettivamente 500 e 525 milio-ni. Convinta della lotta globale acovid-19 è la Fondazione Gates cheha partecipato alla maratona con100 milioni di dollari.

Sono attualmente 90 i candidativaccini anti covid allo studio in tut-to il mondo. Fra questi sei hannocominciato i test sull’uomo: un tra-guardo importantissimo, che non èun punto d’arrivo perché la speri-mentazione clinica deve rispettaretempi e regole precise, che non per-metteranno di arrivare al vaccinoprima del 2021. I test sull’uomo so-no in corso in Cina, negli StatiUniti e in Gran Bretagna. In Cinala sperimentazione è guidatadall’azienda CanSino Biological edall’Istituto di Biotecnologia di Pe-

chino, basata su materiale geneticodel SarsCoV2 trasportato da un vi-rus reso inoffensivo, inoltre dalla Si-novac e dagli Istituti di Pechino edi Wuhan per prodotti biologiciche utilizzano il nuovo coronavirusattenuato. Negli Stati Uniti le ame-ricane Inovio e Moderna, quest’ulti-ma in collaborazione con l’Istitutonazionale per le malattie infettive(Niaid), utilizzano il materiale ge-netico del virus. In Gran Bretagnasono appena partiti i test sull’uomodell’Istituto Jenner dell’università diO xford.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Page 3: 2 Per le persone morte senza una carezza e senza funerale · Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve ... s o f f e re n z a … C’è anche la possibili-tà

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 6 maggio 2020 pagina 3

L’evoluzione del fenomeno migratorio interno alla luce degli effetti della pandemia

Migrazioni africaneed esclusione sociale

Scoperta a nord della Siria, contiene i resti di molte vittime dell’Is

La foiba degli orrori

Mentre è ancora in corso lapandemia del covid-19, so-no molti a chiedersi quale

sarà in Africa l’evoluzione del feno-meno migratorio. Stiamo parlando,è bene sottolinearlo come premessa,di un continente dove la mobilitàumana avviene per oltre due terzi alsuo interno. Questo in sostanza si-gnifica che gran parte dei migranti

loro “non ivorianità”. Con il risulta-to che nel 2000 venne escluso dallacorsa per le presidenziali perché disangue misto (uno dei suoi genitoriproveniva dal Burkina Faso) l’alloraprincipale candidato dell’opp osizio-ne, Alassane Dramane Ouattara, poieletto comunque presidente nel 2010e confermato nel 2015, nelle primeelezioni davvero pacifiche da amenodue decenni. E in vista delle prossi-me elezioni ivoriane, in programmail prossimo ottobre (è ancora incertala data per il persistere del coronavi-rus), purtroppo il problema rimane,soprattutto dal punto di vista inter-pretativo del dettato costituzionalein riferimento all’articolo 55, modifi-cato il 19 marzo di quest’anno: «Ilcandidato deve essere esclusivamen-te di cittadinanza ivoriana, nato dapadre o da madre di sicure originiivoriane».

Uno dei paesi africani che ha su-bito in modo significativo la pres-sione migratoria, soprattutto dallenazioni limitrofe, è il Sud Africa do-ve, nonostante la fine del regimedell’apartheid, il tema delle disegua-glianze è ancora rovente. Nelle ele-zioni più recenti, quelle del 2019,l’opposizione ufficiale si è unita alcoro populista, assecondando il sen-timento anti-immigrato attraverso lospettro razziale ed economico.

Un qualcosa di simile è avvenutoin Kenya dove la comunità somala èstata associata, nel contesto di uncerto tipo di comunicazione politi-ca, al terrorismo perpetrato dagliislamisti di Al Shabaab. Nel 2016,un anno prima delle elezioni, il go-verno di Nairobi annunciò cheavrebbe chiuso i campi somali entrola fine dell’anno, riscuotendo elogida parte di alcuni circoli politici edimprenditoriali e critiche da alcunecomponenti della società civile. Seb-bene l’Alta Corte alla fine abbiabocciato il provvedimento conside-randolo incostituzionale, molti han-no sollevato dubbi sulle motivazionipolitiche e finanziarie dietro la chiu-sura prevista.

In Uganda, di converso, ai rifu-giati viene fornita terra e viene loroconsentito di lavorare e spostarsi nelpaese. La vita per loro non è certofacile, ma in Uganda non sono sog-getti alle stesse restrizioni alle qualidevono sottostare altrove. Dal lonta-no 1986, la leadership del paese èsaldamente nelle mani del presiden-te Yoweri Museveni — quello in cor-so è il suo quinto mandato — il qua-le potrà ripresentarsi per le prossimeelezioni presidenziali in programmanel 2021, a seguito di una modificaparlamentare al dettato costituziona-le del dicembre 2017. A riprova delfatto che laddove le forze di gover-no non hanno necessità di difender-si più di tanto dagli attacchi politicidelle opposizioni, il tema dei mi-granti non è oggetto di speculazio-ni.

Una cosa è certa: anche in Euro-pa e negli Stati Uniti non pochiesponenti della politica hanno accu-sato gli immigrati (non solo africa-ni) di generare problemi economicie di sicurezza; tutto questo nel ten-tativo di generare un consenso con-siderato utile per vincere le elezioni.Questo pur sapendo che il fenome-

no migratorio africano ha prevalen-temente una valenza intra-continen-tale. Basti pensare che dei 27 milio-ni di subsahariani che hanno decisodi migrare nel 2017, solo 8 milioni sisono trasferiti in altri continenti delglobo. Ed ora, sebbene possano ve-rificarsi ulteriori sbarchi sulle costedel vecchio continente, il flusso do-vrebbe essere decrescente sia per lemisure restrittive adottate da moltigoverni africani a seguito del covid-19 (come ad esempio la chiusuradelle frontiere), sia anche per il crol-lo delle rimesse degli immigrati resi-denti fuori dall’Africa. Sappiamobene che si tratta di un tema roven-te nel dibattito politico europeo, masarebbe ora che fosse affrontato nel-la consapevolezza che, nel perimetrodella globalizzazione, i problemi so-no sempre più condivisi. Com’è no-to, l’Unione europea (Ue) ha recen-temente deciso di sbloccare 15 mi-liardi per i partner fuori dal conti-nente, buona parte dei quali saran-no destinati all’Africa. Il timore diBruxelles è certamente legato allapossibilità di un incremento deiflussi migratori dalla sponda africa-na a seguito del coronavirus. Pur-troppo sono molti in Europa a con-siderare i migranti come un proble-ma, benché l’Agenda 2030 delle Na-zioni Unite indichi nella migrazioneun motore per lo sviluppo. Un indi-rizzo questo in linea con la dottrinasociale della “Casa comune” e forte-mente ribadita da Papa Francesconell’Enciclica Laudato si’.

L’appello di Guterres al dialogo politico e al pieno rispetto dei diritti umani

Sventata in Venezuelaun’incursione dal mare

DA M A S C O, 5. Una “foiba degli orrori”, contenente i restidi tanti corpi di persone gettate morte o addirittura an-cora vive dall’inizio del conflitto in Siria da vari gruppiarmati, in particolare dai miliziani del sedicente statoislamico (Is). Ad annunciarne la scoperta ad al-Hotanella Siria settentrionale, a 85 chilometri a nord di Raq-qa, è stata ieri l’organizzazione Human Rights Watch(Hrw). La gola, profonda 50 metri e un tempo sito di“grande bellezza”, è diventata “luogo di orrore e resadei conti”. I ricercatori di Hrw si sono potuti recare sulterreno, situato nel distretto di Tall Abyad, nel maggio2017 quando la zona era già tornata sotto il controllodelle Forze democratiche siriane (dall’ottobre 2019 essaè sotto la Turchia) e hanno documentato la scopertacon l’aiuto di un drone. Hrw ha eseguito una nuova vi-sita nel settembre 2018 ed ha diffuso un breve video dellavoro di documentazione dentro la foiba, in fondo allaquale è possibile rinvenire tracce di corpi.

I testimoni locali dicono che ad un certo punto il nu-mero delle persone gettate nella gola era talmente altoche un odore irrespirabile si spandeva nella zona. L’Is

avrebbe deciso allora di portare altri corpi e di cospar-gerli di benzina, dando fuoco a tutto. Tuttavia, basan-dosi sullo “stato di decomposizione” dei resti, la ong ri-tiene che dei corpi siano stati gettati anche molto tem-po dopo che l’Is ha lasciato la regione.

«L’identità delle vittime e le cause della morte riman-gono sconosciute», ha affermato Hrw, aggiungendo che«mentre non sappiamo di chi siano i corpi ad al-Hota,quanti o come siano arrivati lì, scoprire cosa è successoad al-Hota — e nelle altre fosse comuni nella Siria nord-orientale — è un passo essenziale per determinare le sor-ti delle migliaia di persone che sono state catturate egiustiziate dall’Is e di ritenere i suoi membri responsa-bili dei crimini commessi».

«Qualunque autorità stabilisca il controllo dell’area èobbligata a proteggere e preservare il sito e a facilitarela raccolta di prove» che aiuterebbero a dimostrare laresponsabilità dei membri dell’Is nei crimini commessi,così come la responsabilità di coloro che hanno scarica-to corpi ad al-Hota dopo che l’Is ha lasciato la zona,conclude il rapporto presentato da Hrw.

I premi Pulitzerannunciati

su YouTube

NEW YORK, 5. Corruzioneaziendale, interferenze elettora-li, violenza sessuale e l’e re d i t àdella schiavitù sono i temi alcentro delle inchieste giornali-stiche che hanno fatto vincere ipremi Pulitzer del 2020, asse-gnati quest’anno per la primavolta su YouTube a causa delcovid-19. Ad annunciare i pre-stigiosi riconoscimenti a granditestate come «New York Ti-mes» e «Washington Post» opiccoli giornali di provincia co-me il «Palestine Gazette di Pa-lestine», in Texas, è stat0, in vi-deoconferenza, l’a m m i n i s t r a t o redei premi, Dana Canedy: «Intempi difficili come i nostri èpiù importante che mai far ca-pire che il giornalismo non si èmai fermato nonostante coordi-nati sforzi di sabotare il loro la-v o ro » .

Uno studio dell’Università di Oxford

Dopo la pandemia investire nelle politiche verdi farà ripartire prima le economie

Guardia nazionale bolivariana sul luogo dell’incursione a Macuto (Reuters)

Investire in politiche “g re e n ”, che ri-ducano le emissioni di gas a effettoserra investendo in infrastrutture perenergie pulite, è estremamente remu-nerativo. Questo tipo di interventiinfatti, crea più posti di lavoro, offremaggiori rendimenti nel breve termi-ne per ogni dollaro speso e porta aun maggiore risparmio sui costi sullungo termine, rispetto agli stimolifiscali tradizionali. A confermarequello che sino ad ora era un argo-mento ad uso dei soli ecologisti è unnuovo studio dell’Università diOxford, uno dei primi a valutare cri-ticamente i benefici della lotta controi cambiamenti climatici insieme allaripresa economica post-coronavirus.

Coautori dello studio sono il pre-mio Nobel del 2001 per l’economiaJoseph Stiglitz e Lord NicholasStern, della London School of Eco-nicmics, autore nel 2006 del rappor-to sui cambiamenti climatici, notoappunto come «Rapporto Stern».L’autore principale è invece CameronHepburn della Smith School of En-

terprise and the Environmentdell’Università di Oxford.

Gli autori hanno intervistato 231esperti di banche centrali, ministridelle finanze, accademici e think tankdi tutto il mondo (di cui ventottopartecipanti al sondaggio sull’Italia)e catalogato 700 diversi interventipolitici di stimolo all’economia, delpassato (in particolare quelli chehanno fatto seguito alla crisi del2008) e attuali.

Sulla base degli elementi raccolti,gli economisti hanno rilevato che lemisure a lungo termine e a favore delclima hanno reso di più rispetto alletradizionali manovre di stimolo eco-nomico e finanziario non solo, comesi può immaginare, sotto l’asp ettodella tutela ambientale ma anche sot-to l’aspetto più meramente produtti-vo e di ritorno economico.

«La riduzione delle emissioni in-quinanti che si è avuta con l’esplo-sione dell’epidemia da covid-19 po-trebbe essere di breve durata», affer-ma Cameron Hepburn. «Ma questo

rapporto mostra che possiamo sce-gliere di ricostruire meglio, mante-nendo molti dei recenti miglioramen-ti che abbiamo visto nell’aria più pu-lita, restituendo natura e riducendole emissioni di gas serra». Per farequesto occorre che le misure di sti-molo all’economia siano già orientatea programmare, non solo a fronteg-giare l’e m e rg e n z a .

Nello studio di Oxford si mette inevidenza come sino ad ora, sebbenemolti paesi del G20 abbiano messo incampo misure economiche robusteper fare fronte alla crisi provocatadalla pandemia, nessun governo haintrodotto misure di recupero fiscaledi rilievo per gli investimenti nel set-tore “g re e n ”. Una mancanza che po-trebbe costare soldi, oltre che salute.

La Rete delle università Cop26,nata nel Regno Unito per fornire alleNazioni Unite i dati sui cambiamenticlimatici da analizzare a Glasgow,appunto fra sei anni, sulla base deirisultati di questa ricerca sta organiz-zando un’iniziativa per indicare ai re-

sponsabili nazionali come implemen-tare misure che sappiano sfruttarepositivamente le circostanze createsicon l’emergenza da coronavirus. Trale politiche suggerite figurano quelleche favoriscono gli investimenti inenergie rinnovabili, la riduzione delleemissioni industriali attraverso il re-cupero e lo stoccaggio del carbone(particolarmente nel Regno Unito),la diffusione della banda larga perinternet, la produzione di veicolielettrici. Misure particolarmente red-ditizie per i paesi in via di svilupposono anche quelle per il sostegnoall’agricoltura sostenibile o per la ri-qualificazione dei lavoratori colpitidalla crisi dei settori legati ai combu-stibili fossili.

Per quanto riguarda l’Italia, secon-do gli economisti di Oxford, le ri-sposte alla pandemia da covid-19 so-no state finora neutrali dal punto divista climatico (ovvero non ci sonostati profondi investimenti nei com-bustibili fossili, ma neanche verso lerinnovabili), tuttavia c’è una grande

opportunità per future misure conimpatto positivo dal punto di vistaclimatico.

Ne sono un esempio gli investi-menti nella produzione di energiarinnovabile, come l’eolico o il solare.Come hanno dimostrato le ricercheprecedenti, già nel breve termine, lacostruzione di infrastrutture perl’energia pulita richiede infatti moltamanodopera, creando il doppio deiposti di lavoro per dollaro rispettoagli investimenti nei combustibilifossili, oltre ad essere meno suscetti-bile alla delocalizzazione: ogni milio-ne di dollari di spesa genera infatti7,49 posti di lavoro a tempo pienonelle infrastrutture per le energie rin-novabili e 7,72 nell’efficienza energe-tica, contro i 2,65 prodotti dagli inve-stimenti nei combustibili fossili.

Insomma, quella che sino ad orapoteva sembrare una semplice intui-zione, ora ha anche l’avallo di nume-ri inconfutabili. Ora, serve “solo”agire. (ma.be.)

di GIULIO ALBANESE

africani, soprattutto i subsahariani,lascia il proprio paese ma resta inAfrica, e solo una minoranza si diri-ge fuori dei confini del continente.

Da rilevare che il tema in questio-ne è stato oggetto in questi ultimianni e lo è tuttora di un vivace e in-tenso dibattito politico in molti pae-si africani. A questo proposito è il-luminante lo studio pubblicato dadue ricercatori statunitensi — BethElise Whitaker e Jason Giersch —intitolato: «Competizione politica eatteggiamenti nei confronti dell’im-migrazione in Africa» dal quale sievince che l’opposizione all’immi-grazione è più elevata nei paesi afri-cani che sono tendenzialmente piùdemocratici e al cui interno vi è unpartito politico di maggioranza co-stretto a confrontarsi con le sfidelanciate dagli schieramenti di oppo-sizione, in particolare in prossimitàdelle consultazioni elettorali.

Il problema di fondo è che inquesti contesti socio-politici, venen-do meno la contrapposizione ideo-logica tra gli schieramenti in campo(soprattutto con la fine della guerrafredda), alcuni candidati fanno deimigranti e dei rifugiati una sorta dicapro espiatorio collettivo, addebi-tando loro le principali responsabili-tà su questioni che hanno un forteimpatto sull’opinione pubblica comela disoccupazione, la criminalità e laviolenza.

Tale retorica spesso aumenta du-rante il periodo elettorale, legitti-mando il sentimento anti-immigratosottostante e alimentando la sua dif-fusione attraverso un tipo di comu-nicazione fortemente emotiva. Dun-que, la cosiddetta liberalizzazionedella politica, intesa come possibili-tà d’innescare i meccanismi dell’al-ternanza, ha creato paradossalmentele condizioni per l’affermazione diun indirizzo politico all’insegnadell’esclusione. In parte ciò è dovu-to al fatto che gli stranieri non pos-sono votare, ma soprattutto perchérappresentano la componente piùdebole della società vivendo in mol-ti casi in condizioni permanenti diprecarietà. Ad esempio, in Costad’Avorio, dopo decenni di recluta-mento di lavoratori dai paesi viciniper espandere la produzione di ca-cao e caffè, il passaggio al multipar-titismo negli anni ‘90, non solo haspinto alcuni esponenti politici apuntare il dito contro i migranti, maha addirittura portato all’esclusionedi alcuni candidati dalla competi-zione politica, a causa proprio della

CARACAS, 5. Quindici persone, fra cui an-che due cittadini statunitensi, sono statearrestate in Venezuela tra domenica e lune-dì per un presunto tentativo di invasionevia mare dalla Colombia. Lo ha reso notoil presidente venezuelano, Nicolás Maduroche, intervenendo alla televisione di stato,ha mostrato i passaporti dei due cittadiniUsa definendoli «membri della sicurezza»del presidente Donald Trump. Secondo laricostruzione dei media del paese sudame-ricano, un gruppo di mercenari, dalla Co-lombia, aveva pianificato un’incursionesulle coste venezuelane nei pressi di Macu-to e otto di loro sarebbero stati uccisi dalleforze dell’esercito nazionale.

Il presidente Nicolás Maduro ha assicu-rato di avere le prove, le testimonianze e ivideo che questo gruppo si è formato interritorio colombiano e sarebbe stato fi-nanziato dalla Colombia stessa e dagli Sta-ti Uniti. Al tempo stesso, le autorità di Ca-racas avrebbero affermato il coinvolgimen-to nel piano anche del leader dell’opp osi-zione e presidente dell’Assemblea naziona-le, Juan Guaidó. Quest’ultimo, in un co-municato, ha preso le distanze dall’accadu-to, ipotizzando invece un progetto dellostesso governo di Maduro per camuffareuccisioni extragiudiziarie di membri

dell’esercito e giustificare nuove persecu-zioni contro la dissidenza venezuelana.

Stando a quanto riferito dal «Washin-gton Post», l’operazione fa parte diun’azione contro il governo organizzata daex militari venezuelani rifugiatisi in Co-lombia e, secondo le fonti giornalistiche,sarebbe stata condotta in modo autonomorispetto all’opposizione ufficiale. Il grup-po, infatti, si sarebbe formato nei campi diaddestramento creati in Colombia da Cli-ver Alcalá Cordones, ex generale dell’eser-cito venezuelano che, alla fine di marzo, ilgoverno del presidente colombiano IvánDuque ha consegnato agli Stati Uniti doveè in prigione accusato di narcotraffico.

La crescente tensione in Venezuela haportato il segretario generale delle NazioniUnite, António Guterres, a lanciare il pro-prio monito, esprimendo preoccupazioneper un’eventuale escalation della violenzanel Paese. «Abbiamo visto le notizie, sullequali non abbiamo informazioni indipen-denti. Siamo contrari ad una escalationdella situazione in Venezuela. Il modo perrisolvere il problema è il dialogo politico eil pieno rispetto dei diritti umani», ha di-chiarato il portavoce di Guterres, StéphaneD ujarric.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 6 maggio 2020

A colloquio con Claudia Di Fonzo sul divino poeta

Versi che insegnanoa cambiare pelle

Venturino Venturi«Divina Commedia»

(1984, particolare)

Il dantismo di Pio IIIl culto dell’Alighieri nella Siena della prima metà del Quattrocento

Luigi Rizzo, «Dante e frate Ilaro» (1851)

di GABRIELLA M. DI PAOLADOLLORENZO

Il cenacolo di intellettuali, le-gati tra loro dall’amore perDante e per gli studi umani-stici, nonché animati da fedeprofonda, così come aveva

preso vita a Ravenna, negli ultimianni della vita di Dante, sembra ri-proporsi nella Siena della prima me-tà del Quattrocento, anni dell’uma-nesimo e del pontificato di EneaSilvio Piccolomini — Pio II.

Era stato assai precoce, in Siena,il culto di Dante e assai diffusa laconoscenza della Commedia. Nasce,tra il Tre e il Quattrocento, una tra-dizione di studi danteschi come te-stimoniano i numerosi e importanticodici danteschi senesi, presenti nel-la Biblioteca Apostolica Vaticana. ASiena l’umanesimo cristiano di Dan-te raccoglie numerose “vo ci” che cir-condano la “voce solista” di EneaSilvio: da Neri de’ Pagliaresi, segre-tario e confidente di santa Caterinaa Cecco di Meo Mellone degliUgurgieri che intorno al 1350 com-pendiò in 100 terzine la Commedia,al pittore Ambrogio Lorenzetti che,secondo fonti antiche, dipinse Dan-te tra i 24 magistrati del Buon gover-no in Città nel palazzo pubblico diSiena, a Simone Serdini, detto il Sa-viozzo, che fu scriba della Commediae allestì una silloge simile a quelladel Boccaccio, a Giovanni di serBuccio da Spoleto che nel 1396 eb-be l’incarico di insegnare nello Stu-dium e di leggere pubblicamente laCommedia. Tra i suoi allievi san Ber-nardino e Enea Silvio Piccolominiche, intorno al 1423, si dedicò allostudio della grammatica, della reto-rica e della poesia.

Nel dantismo senese un ruoloparticolare ebbero il monastero be-nedettino di Monte Oliveto e ilconvento agostiniano di Lecceto.Monte Oliveto, fondato nel 1319 dalbeato Benedetto Tolomei, in brevedivenne un notevole centro di cultu-ra (nella sua biblioteca si conserva-no un codice che riporta la Comme-dia, col commento di GrazioloBambaglioli, in latino, del 1324 cir-ca, e un codice, del secolo X V, con-tenente un frammento dell’Epistoladi Dante all’imperatore Arrigo VII). Ilmonaco olivetano Matteo Rontoportò a termine una traduzione inesametri latini della Commedia. Ilconvento agostiniano di Lecceto fusede di Beati, tra i quali Filippo

Agazzari, che, nella seconda metàdel Trecento, copiò un’immensa mo-le di manoscritti anche danteschi.Ivi risulta iscritto, nell’aprile 1540, ilteologo Giovanni Benedetto Mon-cetti, rettore degli Agostiniani di Pa-dova, scopritore dell’opera dantescaQuaestio de aqua et terra, pubblicatanel 1508 (editio princeps). La politicaculturale della famiglia Piccolominisi svolge in questo contesto.

Ambrogio di Nino Piccolomini fuuno dei tre fondatori dell’Abbaziadi Monte Oliveto (1313) e le fortunedella famiglia ebbero il maggior lu-stro quando Enea Silvio fu creatopontefice e la raccolse in una con-sorteria. Ebbe allora, 1458, dall’im-peratore Federico III la dignità diconte palatino. Il dantismo di EneaSilvio si rivela in queste parole:«Nella precedente età furono moltigli uomini illustri fra i Fiorentini,dei quali ancor oggi resta il nome;tuttavia sembra che tutti li abbia su-perati Dante Aldigherio, del qualel’insigne poema e quella nobile in-dagine sul Paradiso, l’Inferno e ilPurgatorio odora di dottrina quasiceleste, anche se talvolta, come uo-mo, egli sbagliò. In seguito gli suc-cesse Francesco Petrarca, al qualedifficilmente lo troveremmo uguale,se le opere latine di quello potesseroessere comparate a questa che egliscrisse in lingua toscana» (Commen-tarii rerum memorabiliumquae tempo-ribus suis contigerunt, II L i b ro ) .

Il giovane Enea Silvio, educatosecondo un raffinato c u rs u s lettera-rio, aveva conosciuto molto prestoDante, dal suo precettore, il dome-nicano Antonio de Rosellis, che ave-va sostituito a Firenze Francesco Fi-lelfo, nel 1432, nell’incarico di Letto-re della Commedia. A Firenze EneaSilvio trascorse il periodo dal 1429al 1431, frequentando assiduamentele lezioni del Filelfo; conobbe Leo-nardo Bruni, Flavio Biondo, alunnidi Coluccio Salutati, e Poggio Brac-ciolini, che divennero suoi sodali.Con Leonardo Bruni era iniziatal’interpretazione umanistica di Dan-te, o meglio, proseguiva nel Quat-trocento l’umanesimo cristiano diColuccio Salutati. Anche FlavioBiondo aveva approfondito il suodantismo negli anni trascorsi pressola curia romana a Firenze, sotto pa-pa Eugenio I V. Pertanto la formazio-ne umanistica di Enea Silvio si in-trecciò con il cursus honorum eccle-siastico. L’inizio della carriera diplo-matica lo portò all’incarico di Ab-breviatore, durante il Concilio diBasilea, al servizio di KasparSchlick, cancelliere imperiale allacorte di Federico III. Ciò permiseproficui contatti con l’umanesimoeuropeo, già impregnato dell’op eradi Dante.

A Costanza, durante il conciliodegli anni 1414-1418, il vescovo Gio-vanni Bertoldi da Serravalle avevafatto una traduzione latina dellaCommedia (1416) e un commento al-le tre cantiche (1417). In quell’atmo-sfera di riforma della Chiesa in capi-te et membris, la Commedia acquista-va una sua autorità: in tutto il com-mento del Serravalle continuo è ilrichiamo agli appelli di Dante peruna rinnovata spiritualità dellaChiesa. Se il cardinale Bertrandodel Poggetto, legato papale neglianni 1320-27, aveva ordinato il rogodel Mo n a rc h i a , Giovanni da Serra-valle dichiara di aver composto ilcommento proprio in quanto vesco-

vo, perseguendo gli stessi fini mora-li di Dante.

A Basilea, sede del Concilio, nel1436, furono chiamati, quali maestridi umanesimo cristiano, i dantistiFrancesco Filelfo e Antonio da Rho.È proprio l’afflato riformatore diDante che rivive nell’umanesimocristiano di Pio II e della sua corte,a esso si affianca la passione filolo-gica dei dantisti che lo circondano eche interviene direttamente nei suoiscritti. Particolarmente in tre partidella sua opera Pio II sembra evoca-re Dante. Nel De curialium miseriis,composto nel 1444, quando EneaSilvio aveva conosciuto le miseriedelle corti imperiale e pontificia. Lafonte di quest’opera è un luogo delConvivio in cui Dante contrapponela cortesia delle antiche corti d’Italiaalla “turp ezza” delle moderne, con-siderazione presente anche in Infer-no, XIII, 64-69.

Più specifico il richiamo dantesconel De ortu et auctoritate Romani im-perii, scritto nel 1446, quando EneaSilvio, dopo essersi allontanato dalletesi conciliari, a favore di una re-staurazione dell’attività imperiale,era consigliere di Federico III. Quila fonte del Piccolomini è il IV trat-tato del Convivio, mentre sul ruolodell’impero, sull’origine provviden-ziale della monarchia e dell’imp eroromano e sul significato universaledell’impero, la fonte diretta è il trat-tato Mo n a rc h i a . Infine nel Dialoguspro donatione Constantini, dedicato alcardinale Giovanni di Carvajal,composto tra il 1454 e il 1456, ilrichiamo a Dante è aperto ed espli-cito.

Evocando la Commedia, l’op eracomincia con la narrazione di unsogno, fatto da Enea Silvio. Dopola conquista di Costantinopoli daparte dei Turchi (1453) san Bernardi-no guida il futuro papa attraverso itre regni d’oltretomba affinché co-nosca il progetto dell’imp eratoreCostantino, ispirato da Dio: portaresulla terra le anime illustri per dareai cristiani la volontà di lottare con-tro i Turchi. Tutta dantesca apparequi l’ampia visione della storiad’Europa lacerata da contrasti econflitti. Il dantismo di Pio II è giu-stificato dunque da tre ragioni: laprima, morale e civica, contrapponeil Papa e il Poeta alla corruzionedelle corti; la seconda, politica, lispinge a sostenere l’autorità impe-riale contro i faziosi; la terza destinail ruolo del Papa al fine pastorale.L’affinità intellettuale e morale si in-tensifica quando Enea Silvio diventaPio II, come è dimostrato dai Com-mentarii.

Soprattutto nel secondo libro, incui figura il giudizio su Dante, cita-to precedentemente, si possono tro-vare altre testimonianze del danti-smo di Pio. Ad esempio, quandotratteggia la storia di Firenze, comenei canti sesti di Inferno e P u rg a t o r i o ,e condanna le discordie civili fioren-tine. Dante rimaneva così presentenella mente dell’umanista e del pon-tefice Pio II, che, nel ripercorrere letappe del proprio cammino, si rivol-geva ancora ai temi e agli accenti diuno dei suoi primi modelli, facen-done rivivere il messaggio di rifor-ma della Chiesa. Pio II costituisce laprima tappa di un lungo camminoin cui l’umanesimo cristiano diventaopera concreta di santità, sotto il se-gno di Dante.

DANTE E I PAPI — II

di SI LV I A GUIDI

Il primo «Dantedì» della storia, la prima gior-nata dedicata in Italia all’autore della Com-media, il 25 marzo scorso, è stata interamentedigitale, ma, paradossalmente, il lockdown neha dilatato moltissimo le dimensioni: sono di-

ventati virali i video di studiosi, ricercatori, studenti,semplici appassionati che ci hanno raggiunto nellaselva di reclusione e di angoscia delle nostre case. InItalia, ma non solo; nel mondo esce un saggio algiorno sul poeta fiorentino, i suoi versi vengono letti,tradotti, recitati, postati, condivisi. Dopo secoli, han-no una vitalità inesauribile. Abbiamo chiesto a Clau-dia Di Fonzo, che insegna Diritto e letteraturaall’università di Trento, dantista per formazione e vo-cazione, di aiutarci a navigare nel mare magnum dellasterminata bibliografia su Dante per cercare di capirele ragioni della sua misteriosa, perenne giovinezza.

Pupi Avati girerà un film sull’autore della Commediadivina per antonomasia; che cosa evitare e che cosa valo-rizzare, descrivendo per immagini le tre Cantiche, secondolei?

Ho letto che vuole partire da Boccaccio. La trovoun’ottima idea. Io anzi partirei dallo Zibaldone Lau-re n z i a n o XXIX 8, autografo — per la parte che qui in-

presso l’Accademia Scientifico Letteraria di Milanonell’anno accademico 1873-74. Ho lavorato per dueanni nella saletta dei manoscritti della BibliotecaMarucelliana; eravamo spesso in due: io e Carlo DelBravo, docente di Storia dell’arte moderna, la cuicompagnia, discreta e autorevole, mi aiutava a restareconcentrata. Un giorno, spulciando tra i cataloghidisponibili in sala di consultazione, ebbi la venturadi individuare un gruppo di lettere di AlessandroD’Ancona che combinate con un altro gruppo di let-tere di Pio Rajna formavano un carteggio utile a ri-costruire le vicende degli anni 1873-74. Fu allora che,con disappunto di Mazzoni, compresi perché quelprimo e importante lavoro di Rajna non fu mai pub-blicato. Un giorno il giovane Rajna ricevette una let-tera dal maestro Alessandro D’Ancona nella quale ilmaestro si scusava con l’allievo del fatto che, essen-dogli «capitato il diavolo tra i piedi» e avendolo ri-chiesto di fare una conferenza, preso dalla necessità enon avendo altra idea, egli avesse deciso di parlaredei precursori di Dante, e cioè proprio di quel di cuisi stava occupando Rajna nelle sue lezioni e di cuiegli aveva lungamente discorso con il maestro, comerisulta dal carteggio. D’Ancona aveva certamente for-nito a Rajna una serie di indicazioni bibliografichema Rajna, dal canto suo, aveva puntualmente de-scritto l’evoluzione del suo lavoro illustrandone di

teressa — del Boccaccio, nel quale è trascritta un’epi-stola inviata a Uguccione della Faggiuola da un talfrate Ilaro, monaco del convento di Santa Croce delCorvo. Per immaginare l’incontro tra frate Ilaro eDante ricorrerei al dipinto di Luigi Rizzo (1851) con-servato alla Reggia di Caserta.

Da dove partire per leggere “d a v v e ro ” Dante, senza ac-contentarsi di scorciatoie facili che rischiano di banalizza-re la sua opera?

Bisogna ripartire dall’intelligenza del cuore, quellache muove le domande profonde e chiede risposteprofonde. Bisogna partire dal desiderio di compren-dere a fondo il significato delle parole come codice ecome simbolo di altre realtà: quelle che giungonodagli abissi del cuore dell’uomo e che cercano disconfinare nell’infinito. Bisogna imparare a cambiarepelle come gli animali. Solo un desiderio profondodi conoscenza può incamminarsi con frutto sul sen-tiero della poesia.

«Paragonare Dante a qualsiasi altro poeta è quasi unabestemmia» diceva Borges. Quando è nato in lei il desi-derio di studiarlo?

La passione per Dante è nata dal desiderio di at-tribuire un significato alle cose e alla vita. La lettera-tura è una chiave per conoscere e interpretare ilmondo. Non dico che amassi Dante più della fisica odella chimica perché mentirei: mi interessavano le in-terpretazioni del mondo e ancora di più della naturaumana. Ma Dante aveva una marcia in più rispetto amolti altri interpreti, forse perché ha avuto l’ardire diusare la poesia come una scala sospesa tra il tempo el’eterno, o forse perché nella sua poesia tutto ha unsenso e un ordine, anche quando si tratta di affronta-re il male, il dolore e la morte.

Il lavoro d’archivio è spesso negletto per l’investimento ditempo che comporta, ma è l’unica possibilità concreta perapprofondire il dialogo a distanza con gli studiosi delpassato. Nel suo caso è scattato un feeling speciale conPio Rajna, al punto di scoprire delle carte inedite.

Ho iniziato giovanissima a occuparmi di Rajnasemplicemente perché mi fu proposto di farlo. Fran-cesco Mazzoni, per il quale Contini aveva istituito lacattedra di Filologia dantesca, aveva offerto quel la-voro a molti altri studenti, ma a nessuno piacque oc-cuparsene. Io mi feci avanti e allora, tra i suoi colle-ghi, ci fu chi mi scoraggiò con tutti i mezzi e chi fuun prezioso collaboratore. La Materia e la Formadella Divina Commedia, questo è il titolo del ciclo dilezioni di cui avrei dovuto occuparmi. Si trattava delprimo corso di Filologia romanza che Rajna tenne

cui lavoravo all’Ottimo commento. Quindi, grazie a unassegno di ricerca dell’università di Teramo mi dedi-cai alla Mo n a rc h i a di Dante, e passando per l’Istitutodi Scienze Umane di Firenze dove mi sono occupatadi «Dante e il diritto» sono approdata a Trento. Nelsuo Florilegio e dizionario dantesco stampato a Napolinel 1855, Mauro Granata, parendogli «putire di pla-gio ripetere quello che d’altri per innanzi e a riboccon’è stato scritto», osserva come questi commenti tra-smettono a loro volta una tradizione di interpretazio-ne che assume una qualche autorevolezza pur nellosvariare delle interpretazioni proposte. Dunque è co-me se questa tradizione di commento e di chiose fos-se essa stessa veicolo di un canone di interpretazionepossibile del testo di Dante. Non siamo di fronte allaBibbia, o alla Torah, dunque il canone interpretativoconcede una qualche libertà di movimento, ma è pursempre un canone di chiose che addirittura penetra-no entro la trasmissione del testo della Commedia,pensate insieme al testo stesso.

Nel 2021 sarà il settecentesimo anniversario della mortedi Dante; c’è già un «piano b» per il convegno interna-zionale in programma il prossimo anno?

Considerata l’emergenza sanitaria e le difficoltà adaffrontare e organizzare la fase dell’endemia è meglionon fare troppi programmi: so che altri stanno orga-nizzando un convegno sul «Dante latino».

volta in volta le tappe. Alla lettera nellaquale il maestro annuncia all’allievo la suaintenzione, Rajna risponde dichiarando chein verità da quelle lezioni egli avrebbe volu-to ricavarne un libro. Il maestro replica asua volta assicurandolo circa il fatto che lasua conferenza non avrebbe vanificato ilsuo progetto. Vero è che la corrispondenzasi dirada e che quelle paginette pionieristi-che videro la luce solo quando mi fu affida-to il compito di farne una edizione critica-mente condotta: un episodio paradigmaticoe in certo modo profetico.

A Firenze ha avuto come direttore della ricercaun medievista del calibro di Peter Dronke, dapoco scomparso; come è nato il suo libro suDante e la tradizione giuridica del suo tempo?

Per uno studioso del Medioevo la divi-sione del sapere in comparti separati è in-concepibile. Dante non ha mai concepito laletteratura come un mondo a sé stante, mapiuttosto come la possibilità di conoscere ilmondo circostante. La filosofia e la teologiasono tra le discipline che maggiormenteconcorrono nella realizzazione di un’op erad’arte come la Commedia. Tutte le altre viconcorrono nella misura in cui l’autore èstato capace di approfondirle e conoscerne iprincipi: questo vale per il diritto, perl’astrologia e per la medicina. Ho iniziato aoccuparmi di Diritto medievale ai tempi in

Una delle immagini che illustrano il blog «Danteide» di Claudia Di Fonzo

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 6 maggio 2020 pagina 5

Chiedimi se sono feliceTra realtà sensibile e tensione al divino

Dedicato al covid-19 il nuovo numero della collana Accènti de «La Civiltà Cattolica»

Un’ap o calissea portata di mano

Marc Chagall, «La passeggiata» (1918)

Una poesia per dire grazie

Ringraziare voglio per questo lungo letargo,per questo riposo che fa pensareper questo silenzio che tranquillizza un pocoper queste strade vuote, in cui vedi la bellezza delle città.

Ringraziare voglio per la sincerità di un’amicizialontanaper il calore delle braccia di un fratelloper la gioia di vedere chi ti sta accantoper le serate allietate dal miagolio di un micio.

Ringraziare voglio per la paura che ci renderà più unitiper la fragilità che ci renderà più fortiper queste notti buie, che il sole faranno splendere.

Ringraziare voglio la Madre Terra, che ci dà una casain questo momento in cui siamo spaesati.

(Miriam Sereni, anni 12)

Provate a eliminaredalla coscienza l’idea di gratuitàe non riuscirete né a sostenerel’idea di poter essere feliciné l’idea stessa della vita

Il 7 maggio di cent’anni fa moriva il più celebre illustratore di romanzi dell’età vittoriana

L’ultimo tocco di Hugh Thomson

di CO S TA N T I N O ESPOSITO

Ma alla fine riusciremodavvero a essere felici?La tacita promessa checi inquieta, e a volte cirode, avrà compimen-

to? O lascerà dietro di sé solo un rim-pianto? Quella della felicità è comel’intenzionalità profonda in ogni nostrogesto, in ogni nostro atto di conoscen-za, in ogni iniziativa. Certo, di volta involta noi vogliamo una cosa o un’altra,miriamo a determinati risultati, cer-chiamo di risolvere problemi particola-ri, ma è quell’attesa di auto-compimen-to il motore che dà avvio ed energia alnostro moto umano.

Normalmente noi guardiamo a que-sta attesa con una specie di pudore, o

Nel mondo pagano la filosofia servi-va proprio come una specie di «eserci-zio spirituale», secondo la fortunataformula di Pierre Hadot, o come unaspecie di «terapia dell’anima» (ne hamolto parlato Giovanni Reale) per ten-tare di raggiungere la felicità. È conl’irrompere dell’avvenimento di Cristoe con lo sviluppo del pensiero cristianoche la felicità non è più ciò che si puòraggiungere con la filosofia o con altrestrategie mentali, perché la grazia diGesù non è rivelata in prima istanza«ai sapienti e ai dotti» ma «ai piccoli»(Ma t t e o 11, 25). E questi piccoli non so-no appena gli “ignoranti”, ma coloroche hanno la semplicità della fede, cioèriconoscono la venuta di Colui chepuò rendere felice la vita anche, e so-prattutto, a chi non è capace di farlo

la felicità dal mondo del calcolo bor-ghese, bisogna intenderla e perseguirlacome il caos e il caso irrazionale, unvitalismo senza scopo.

Il fatto è che se stacchiamo la ragio-ne dalla felicità rischiamo probabil-mente di perderle entrambe: l’una ri-dotta a un meccanismo di pianificazio-ne costi/benefici, l’altra ridotta a sognoviolento o disilluso (chi ricorda il filmJoker di Todd Phillips con il tragicoJoachin Phoenix?).

Ma forse per riconquistare la lorounità non dobbiamo più proiettare, econ ciò liquidare, la felicità come l’esi-to di un nostro progetto o di un nostrocomportamento, ma riconoscere che es-sa è già presente — qui, ora — comeparte della nostra vita, come motore ecriterio di ogni nostro desiderio. Comeuna volta si è chiesto Agostino: se èvero che tutti, senza eccezione alcuna,anche coloro che sono tristi e sfiducia-ti, vogliono essere felici, dove hannoconosciuto la nozione stessa di “felici-tà” per poterla desiderare? Se non laconoscessero in un certo modo, non

come ha scritto una volta Rilke, con«vergogna», quasi si trattasse di «unasperanza che non si può dire» (ElegieDuinesi, II). Tutto lo sforzo del pensie-ro umano, almeno in quella parte delmondo in cui si è affermata la filosofiaoccidentale, ha da sempre mirato aquesta realizzazione impronunciabile: ecome si potrebbe mai definire la pie-nezza della vita, cioè una soddisfazio-ne che non sia solo di un momentopasseggero, ma che duri per sempre?Certo, a noi “nichilisti” viene quasid’istinto maneggiare queste parole conmolta cautela, mista a scetticismo, tan-to è grande la loro pretesa e tanto bru-ciante la disillusione che abbiamo mol-te volte provato. Per cui la felicità restacome ai margini dei nostri programmi,un’attesa in fondo irragionevole, ap-punto perché non può essere calcolata.E spesso, quando magari abbiamo cer-cato di produrla noi, la felicità si è ri-velata in fondo un sogno irrealista, for-se impossibile.

E dire che il problema della felicità èstato il movente di gran parte della no-stra storia — personale e culturale — fi-no a essere addirittura codificato comeun «diritto inalienabile» nella Dichia-razione di indipendenza americana del1776: «il diritto a ricercare la felicità»(pursuit of Happiness).

Le grandi strategie del mondo classi-co, greco e latino, brillano ancora perla loro elevatezza; ma quanto più ri-splendono tanto più si allontanano co-me corpi celesti irraggiungibili. Comenon pensare all’ideale aristotelico se-condo cui la perfetta felicità consistenell’attività contemplativa? Un’attivitàcui solo gli dèi e i filosofi possono arri-vare, perché in essi trova compimentola natura razionale della vita, quellache ci rende liberi di vedere il mondodisinteressatamente, nella sua necessitàed eternità. Ma viene alla mente ancheil controcanto epicureo, o di uno stoi-co antico, secondo cui l’uomo può es-sere felice solo se riesce a moderare isuoi bisogni e raggiungere l’assenza diturbamento e di affanno per l’anima,“contento” — cioè soddisfatto e insiemedelimitato — nelle proprie stesse misu-re. In entrambi i casi gli esseri umanisono chiamati a realizzare la felicità at-traverso l’esercizio delle loro virtù ograzie a una strategia difensiva.

potrebbero neanche ricercarla. Ma tuttil’abbiamo scoperta quando ci siamorallegrati di qualcosa, e questo ha ge-nerato un gaudium, un godimento nelnostro essere. Questo godimento è latraccia presente senza la quale non cer-cheremmo neanche di essere felici, nonsaremmo neanche orientati e protesi alf u t u ro .

Tutto risolto, dunque? Per nulla af-fatto: tutto di nuovo in gioco, piutto-sto. Perché questo pone la domandapiù rischiosa rispetto alla felicità: c’èqualcosa o qualcuno che risponde ve-ramente a questa ricerca? E non c’è daaver timore di non accorgersene: se èla risposta vera, non può che far gode-re il cuore e far respirare la ragione.Agostino, con l’acutezza di uno che haattraversato tutta la sfida del nichili-smo, anche se il nome non era ancoraquesto, l’ha individuato con le tre sem-plici parole gaudium de veritate (Confes-sioni, X.23.33).

da sé. Ma c’è qualcuno che può diresinceramente di esserlo?

Da questa rivoluzione della felicità,come ciò che un Altro può compierenella propria vita, è nata un’idea fon-damentale per la nostra civiltà, e cioèche la perfezione non coincide innanzi-tutto con l’esito delle nostre capacità,ma con l’accadere o il dono di qualco-sa che è molto più di quanto ci fossi-mo meritati. Provate a eliminare dallavostra coscienza e dalla narrazione del-la vostra esistenza quest’idea di gratui-tà, e non riuscirete più neanche a so-stenere l’idea di poter essere felici. Econ essa non riuscirete più a renderesopportabile l’idea stessa della vita.

Ed è in effetti quello che è accadutoin quei sistemi di pensiero “mo derni”che hanno voluto interpretare la rivolu-zione cristiana della felicità in sensopuramente “etico”. Per esempio nellamorale di Kant, che pure si proponecome l’erede più maturo della tradizio-ne cristiana, perché riconosce, al di so-pra della sfera degli interessi sensibilied egoistici, un mondo ideale dellospirito e della libertà. Il punto è chequesta libertà per realizzarsi ha davantia sé solo una via: obbedire — comeproprio dovere — all’imperativo dellalegge morale che la ragione imponeautonomamente a sé stessa. La leggecomanda “a priori” di seguire ciò che èuniversale, cioè raggiungibile da ogniuomo grazie alla propria ragione, e dinon seguire il desiderio individuale diessere felici. La felicità diventa il prez-zo da pagare per essere uomini davve-ro “morali”. Per essere virtuosi non sideve mirare a essere felici.

Questa inimicizia tra il dovere e lafelicità è stata una delle micce che hafatto scoppiare il nichilismo contempo-raneo. Nietzsche ad esempio mostra,con la sua consueta ma lucida violenzainterpretativa, che si tratta di una falsaalternativa: il dovere delle società bor-ghesi, pensato senza la felicità, fa sìche quest’ultima si riduca ad acconten-tarsi di ciò che l’ordine sociale e glistandard culturali in auge hanno giàdeciso. Tutto questo va distrutto: que-sta è «l’ora del grande disprezzo (...)l’ora in cui direte: “Che importa dellamia felicità! Essa è indigenza e feccia eun miserabile benessere”» (da Cosìparlò Zarathustra). Dunque per salvare

CRONACHE DAL NICHILISMO - IX

«C hissà co-me ricor-deremo eracconte-remo que-

sto tempo, il tempo della pan-demia. Sarà stata solo una pa-rentesi, lunga e molto doloro-sa?». Se lo chiede il direttorede «La Civiltà Cattolica», il ge-suita Antonio Spadaro, presen-tando l’ultimo numero dellacollana «Accènti», il dodicesi-mo, che si apre con la poesiache riportiamo a parte e racco-glie gli articoli pubblicati dallarivista sul covid-19. «Il sistemadi interconnessione planetariadell’umanità — scrive Spadaro— ci ha fatto improvvisamentesperimentare una condizioneparadossale: più siamo connes-si, più il contatto si può tra-sformare in contagio; la comu-nicazione in contaminazione; leinfluenze in infezioni. L’ap o ca-lisse è a portata di mano».

La raccolta punta a forniregli strumenti per non dimenti-care quello che stiamo impa-rando e a offrire spunti per rea-lizzare quei cambiamenti, per-sonali e sociali, economici epolitici, che la diffusione di unvirus ha reso così drammatica-mente evidenti nella loro neces-sità. Il volume è diviso in seisezioni, più un’appendice: l’ar-ticolo con il quale «La CiviltàCattolica» ha dato conto nel1918 dell’altra pandemia che èstata spesso associata a quellain corso; quella dovuta alla co-siddetta influenza “spagnola”,

che colpì per alcuni anni con-secutivi anche l’Italia.

La prima sezione prende lemosse dall’esperienza del gesui-ta statunitense Patrick Gilger,arrivato a Milano subito dopol’entrata in vigore del decretosulla quarantena. Resosi contodell’impossibilità di conoscerela città nella sua vivacità e raf-finatezza, Gilger ha potuto co-munque riceverne un insegna-mento che ha provato a raccon-tare. Nella seconda sezione sidescrive l’impatto del virus inalcune aree del mondo. A co-minciare dalla Cina. Nella terza

sono raccolti articoli e saggibrevi che offrono elementi siadi analisi sia di prospettiva sul-la crisi in corso, da diversi pun-ti di vista. E se nella sezionesuccessiva viene dato spazio al-la psicologia, tre articoli dellaquinta parte intercettano la di-mensione della fede, smenten-do le interpretazioni che vedo-no la pandemia come una pu-nizione divina. L’ultima sezio-ne è dedicata all’intervista suquesto tempo di crisi concessada Papa Francesco ad AustenI v e re i g h .

di GABRIELE NICOLÒ

Sin da giovanissimo aveva coltivato ilsogno di diventare uno scrittore. Giàtenere la penna in mano gli dava i bri-

vidi. Ma scoprì ben presto che non aveva ta-lento sufficiente per affermarsi nell’e m p i re oletterario. Tuttavia non si perse d’animo, edalla penna passò al pennino e lo scenariocambiò. In questo campo, infatti, il talentoera cristallino: ben presto sarebbe diventatoil più famoso illustratore di opere dell’etàvittoriana. Il 7 maggio di cent’anni fa morivaHugh Thomson, irlandese, la cui superba

mano vergò i disegni che andarono a impre-ziosire i romanzi, tra gli altri, di Jane Au-sten, George Eliot, Charles Dickens, Wil-liam Tackeray.

Sapeva unire prolificità di produzione equalità di esecuzione. Come annotò nel suodiario, le illustrazioni rappresentavano l’ulti-ma tappa di un cammino che muoveva dallostudio attento dell’opera che andava leggen-do. In quest’ottica Thomson sentiva di ri-spettare un principio etico perché l’illustra-zione non doveva configurarsi come unosfoggio di bravura avulso dal testo. Al con-trario, essa doveva costituire un suggelloespressivo dei temi contenuti in opere, lamaggior parte delle quali, visti gli autori,erano per giunta capolavori. Frequentò laBelfast School of Art, ma per lo più fu auto-didatta, passando intere giornate (compresele veglie notturne) a riprodurre sulla carta,con l’ausilio dell’inseparabile matita, tutti isoggetti, animati e inanimati, che gli si offri-vano alla vista. Nel 1883, «con il cuore ingola», come egli stesso evidenziò nel diario,si trasferì a Londra: nella piccola valigia era-no stipati fogli, matite, pennini, colori, etanti sogni. Thomson aveva una certosinacura per il dettaglio, valorizzato all’internodi un gioco di ombre e di luci mutuato daigrandi artisti, da Delacroix a Constable, daIngres a Turner. E come i maestri, anche luidedicò lunghe sessioni di lavoro all’e s e rc i z i odi copiare i capolavori del passato: trascorsedunque proficue giornate al British Museume al Victoria and Albert Museum. La svoltaavvenne quando cominciò a collaborare perl’English Illustrated Magazine, fucina di ec-celsi disegnatori. Quando cominciarono acircolare i suoi primi disegni, sia la critica

che il pubblicò manifestarono un alto gradi-mento. In un articolo pubblicato, nel 1913,sul «Daily News» si elogiava la capacità diThomson di catturare l’attenzione del letto-re con disegni formati da pochi ma incisivie illuminanti tratti. E quando la richiestadell’acquisto, da parte del pubblico, dei ro-manzi di Dickens e della Austen s’intensifi-cò, si pensò bene di stringere una proficuaalleanza con la maestria di Thomson checon le sue illustrazioni avrebbe dato a quel-le opere «il tocco finale»: espressione, que-sta, che all’epoca finì per diventare prover-biale. Tuttavia, al periodo di lavoro dinami-co e redditizio seguì una fase critica, checoincise con la prima guerra mondiale. Al-lora le richieste per le sue illustrazioni subi-rono un netto calo: questa sventura andò aincidere sul suo stato di salute, già precario.Terminata la guerra, cercò di riannodare lefila della florida attività di un tempo. Ma iltentativo risultò vano: sarebbe infatti mortoil 7 maggio 1920. Thomson usava dire di es-sere onorato di poter illustrare i capolavoridi grandi scrittori e scrittrici, ma non man-cava di aggiungere di essere anche intimori-to, soprattutto quando si trattava di com-porre disegni riguardo ai romanzi di Dic-kens. Le caratterizzazioni dei suoi personag-gi, infatti, erano già esse stesse impeccabilidisegni. Ogni volta dunque che Thomsonmetteva mano alla matita non solo avevapaura di non aggiungere nulla al “disegno”di Dickens, ma anche di togliergli qualcosa,violando così una perfezione che non am-metteva interferenze. Ma l’ultimo tocco diHugh Thomson, in realtà, non fu mai indi-s c re t o .Un’illustrazione per «Northanger Abbey» di Jane Austen

Page 6: 2 Per le persone morte senza una carezza e senza funerale · Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve ... s o f f e re n z a … C’è anche la possibili-tà

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 6 maggio 2020

La lotta al coronavirus nell’ospedale pediatrico di Bangui nella testimonianza di una cooperante di Medici con l’Africa Cuamm

Vivere la praticadel gesto minimo

di FRANCESCO RICUPERO

«Q uando mi si chiede di rac-contare qualcosa dellamia esperienza dico sem-

pre che la considero un “privilegio”.Pa rtire per me ha voluto dire sceglie-re di “re s t a re ” in Africa e ripartirepiù volte per missioni sempre diver-se, l’ultima in ordine di tempo, quel-la attuale a Bangui»: è quanto confi-da al nostro giornale la dottoressaDonata Galloni, infettivologa e coo-perante di Medici con l’AfricaCuamm. Raggiunta al telefono aBangui, nella Repubblica Centrafri-cana, dove sta svolgendo la sua atti-vità di volontaria presso il ComplexeHospitalier Universitaire Pédiatri-que, Donata ci ha raccontato quantosia difficile e complicato lavorare inun Paese che ha una struttura ammi-nistrativa statale debole per forma-zione, capacità, competenze, espe-rienze e sistemi di controllo. Dovec’è tanta debolezza e tanta povertà edove la minaccia del coronavirus

preoccupa sia la popolazione che ilpersonale sanitario. A oggi i casiconfermati di covid-19 sono 94, tuttiadulti, e per la maggior parte si trat-ta di persone provenienti dall’E u ro -pa o dal vicino Camerun. Anchenella Repubblica Centrafricana ilGoverno ha messo in atto le stessemisure restrittive adottate in altriPaesi come la chiusura di scuole echiese, ristoranti e bar, e limitazionisui mezzi di trasporto pubblici.

Quest’anno il Cuamm compie set-tant’anni (il prossimo 3 dicembre)ma lo spirito che caratterizza questaong è rimasto intatto nel tempo.Dalla sua istituzione a oggi ilCuamm ha mandato nei Paesi piùfragili dell’area sub-sahariana (Etio-pia, Sud Sudan, Repubblica Centra-fricana, Uganda, Tanzania, Mozam-bico, Angola e Sierra Leone) oltreduemila operatori, tra medici, para-medici e tecnici, con un periodo me-dio in servizio di 3 anni per ciascunapersona inviata. Anche Donata ri-marrà per i prossimi tre anni a Ban-gui, dove lavora a capo di un teamdi dodici persone. «Essere qui inAfrica tra i poveri — spiega all’O s-servatore Romano — per me è unprivilegio. Cerco di vivere “la praticadel gesto minimo” secondo le paroledell’arcivescovo di Milano, MarioEnrico Delpini, pronunciate in occa-sione della Veglia missionaria dioce-sana dell’ottobre del 2017: “La prati-ca del gesto minimo si riassume inuna parola: eccomi!”. Per consegnar-mi a un amore che sia fedele per tut-ta la vita e abitare la sproporzione,che è la logica della missione. Nonavrei mai immaginato, dopo la pri-ma esperienza di due anni nel 1998in un piccolo ospedale rurale di vil-laggio, che in breve il lavoro in Afri-ca sarebbe diventato il luogo dellavita». Dopo alcuni anni di esperien-za ospedaliera in Italia e dopo dueperiodi in aspettativa dal lavoro, nel2006 il “passaggio in Africa” lascian-do anzitempo il lavoro in ospedale aCremona. Circa dodici anni in Mo-zambico, due anni abbondanti inSud Sudan e adesso nella Repubbli-ca Centrafricana.

«A volte — continua la dottoressaGalloni — penso che in tutto ciò cisia stata una certa incoscienza, maanche la convinzione che è possibile,oltre che doveroso e giusto, spender-si come singoli e organizzazioni, af-finché il diritto alla cura e alla vitasia garantito e perseguito per tutti,anche quindi per i popoli più poverio impoveriti della terra. Questo —precisa — è stato e continua a essereil leit-motiv di questi anni attraversoi diversi ruoli che ho svolto e cheoggi mi trova da sette mesi a Ban-

gui, nella Repubblica Centrafricana,capoprogetto di un intervento delCuamm a supporto dell’O spedaleuniversitario pediatrico insieme adun team di persone provenienti dadiversi Paesi».

L’obiettivo dell’Ong, presente nel-la capitale centrafricana dal 2018, èquello di migliorare l’assistenza clini-ca ai bambini e la qualità gestionaledella struttura e dell’o rg a n i z z a z i o n e .La Repubblica Centrafricana, infatti,ha uno dei tassi di mortalità infanti-le più alti al mondo. Al 187° postosu 188, nella graduatoria che mettein fila i Paesi in base all’Indice disviluppo umano, la situazione uma-nitaria è tra le più drammatiche delcontinente, aggravata da un’instabili-tà interna frutto del conflitto trabande armate da gruppi esterni perla contesa delle enormi ricchezze na-turali del Paese. Il tasso di mortalitàdei bambini entro l’anno di vita (105decessi per 1000 nati vivi) e quellodei bambini al di sotto dei 5 anni(174 decessi ogni 1000 nati vivi) sono

tra i peggiori al mondo. Le principa-li cause sono la povertà, la scarsa di-sponibilità e qualità dei servizi sani-tari essenziali e l’insicurezza genera-lizzata.

La dottoressa Galloni ha ripercor-so, insieme a noi, gli ultimi anni dicronaca dell’ospedale in cui lavoraper spiegarci quanto sia complicatoda gestire nel tentativo di mantenereuno standard qualitativo elevato.«Intanto voglio ricordare la provvi-denziale visita di Papa Francesco aBangui nel novembre del 2015. È daquel momento — spiega la cooperan-te del Cuamm — che è iniziata unafase di fermento. Infatti, è per vo-lontà del Santo Padre che l’osp edaleè stato ampliato e ristrutturato con ilsostegno dell’Ospedale pediatricoBambino Gesù di Roma che si occu-pa principalmente della formazione

del personale sanitario locale, e delministero della salute di Bangui, incollaborazione con la Commissioneeuropea, che ha stanziato un impor-tante finanziamento attraverso il“Fondo Bêkou” che in lingua localesignifica “sp eranza”». Ma anche conla Cooperazione italiana, e «grazieal sostegno della Conferenza episco-pale italiana. La sfida del Cuamm —continua la dottoressa — è quella diprendere in carico l’intero complessopediatrico, con i suoi duecentoset-tantasette posti letto, affiancando ilpersonale locale che è già impegnatonella struttura, non limitatamente al-la chirurgia, ma anche e soprattutto,per quel che riguarda la gestionecomplessiva». Per far fronte allapandemia il nosocomio, con il soste-gno delle autorità governative, hamesso a punto una serie di azionicome la sensibilizzazione degli uten-ti, la distribuzione di materiali infor-mativi, postazioni per il lavaggiodelle mani in tutto l’ospedale, for-mazione dello staff (305 persone),

spot radiofonici, con-fezionamento di 400mascherine in cotone,visiere protettive e so-vracamici. E la fabbri-cazione presso la far-macia dell’ospedale disoluzione idro-alcooli-ca per disinfezionidelle mani. «Inoltre —aggiunge Galloni — èstata approntataun’area con sala di de-genza per eventualicasi pediatrici sospettie svolgiamo incontriperiodici con un Co-mité Medical dedicatoalcovid-19». Non solo,l’operatrice delCuamm ricorda che èstato «assunto staff sa-nitario in più per fareil dépistage fuoridall’ingresso dell’osp e-

dale agli adulti che arrivano con ibimbi malati. Misuriamo con termo-metro a infrarossi la temperatura.Chi ha febbre e tosse non entra.Inoltre, sono vietate le visite ai pa-zienti per ridurre il sovraffollamento,sono state attuate misure di distan-ziamento nei servizi e miglioratal’igiene ambientale».

La volontaria crede molto nellamissione che svolge nella capitalecentrafricana e ritiene importante lospirito di collaborazione. «Se all’ini-zio ha prevalso l’entusiasmo con unmisto di “ingenuità” e anche inco-scienza — aggiunge — nel tempo èsubentrata una grande consapevolez-za della serietà del servizio che sisvolge e, al tempo stesso, del rischiosempre presente di sbagliare l’ap-proccio e lo stile del lavoro. Ho vis-suto sul terreno la delusione e la di-

sillusione rispetto a una certa narra-zione e realtà del fare cooperazionee questo mi ha costretto e anche aiu-tato a rimotivarmi ogni volta che ini-ziavo un nuovo progetto. Le difficilie ingiuste condizioni di vita dellepopolazioni dei Paesi dove sono sta-ta mantengono attuale e imperativoil “farsi prossimo” come possibile econ l’aiuto dei tanti che ci supporta-no dall’Italia. Ciò che nel tempo èdivenuta convinzione profonda, e hasostituito l’entusiasmo degli inizi —prosegue Donata — è la bellezza fa-ticosa dell’accompagnare, con pa-zienza e umiltà, lenti processi dicambiamento e miglioramento nelpersonale locale e nelle strutture sa-nitarie dove ho lavorato e lavoro tut-tora».

Infatti, l’obiettivo principale dellaong è quello di “re s t i t u i re ” la gestio-ne dell’ospedale pediatrico di Ban-gui alla direzione del nosocomio,dopo una fase di vera e propriaemergenza determinata dai momentipiù acuti della guerra civile del Pae-se. Si tratta, quindi, di “r i v i t a l i z z a re ”gli organi di gestione organizzativa,amministrativa e clinica attraversoassistenza tecnica ai diversi livelli edi far crescere il personale localenelle funzioni che gli competono. Èil “con l’Africa” tipico dell’interventoCuamm.

«A Bangui — sottolinea DonataGalloni — mi sento di poter dire checontinuo a sperimentare come neces-saria e preziosa una cooperazione al-lo sviluppo che sia condivisione escambio, un dare e un ricevere conquanti incontriamo ogni giorno neinostri interventi sanitari. Non è sem-pre facile rimanere in questo atteg-giamento, avere questo sguardo, de-cidere sulla base di questo. Con iltempo — spiega l’infettivologa — an-che qui c’è il rischio di adagiarsi, dilasciarsi sopraffare dal senso dell’im-potenza e dell’inutilità, di cercare ri-sultati e successi facili, di servirsidelle situazioni e delle attività e nondi servirle, di ritirarsi dal dialogo edal confronto con tutti i “diversi” dipelle, cultura, religione, stato socialeche ogni giorno incontro».

Donata sostiene di aver ricevuto eimparato dal continente africano al-cune “lezioni/doni” come per esem-pio «una maggior consapevolezza edesperienza del proprio limite, dellapropria debolezza, in questo mondoche ancora la scienza e la tecnologianon riescono a controllare e domina-re; l’esperienza quotidiana dell’in-contro con il diverso, in primis datadal contrasto bianco/nero, ma nonsolo, che segna ogni relazione uma-na; l’esperienza — continua — dellafraternità e della comunione che sivive nonostante e attraverso questediversità; la dimensione della gioia edella festa che la gente vive con in-tensità e vitalità particolari; la capa-

cità di resistenza e sopportazione deldolore e della fatica». E non è tutto.Anche «l’esperienza di essere stra-nieri; l’esperienza di accoglienza cheti fa sentire anche qui “a casa”; ilsenso diffuso e condiviso del sacroche permea la vita dei singoli e dellecomunità».

La cooperante del Cuamm ricordache come sempre «c’è un’indubbiasproporzione tra “bisogni” e “risor-se” a disposizione e spesso questodemoralizza e rende più faticoso illavoro e l’aiuto, anche per questoconta molto “sentirsi sostenuti”dall’Italia. Diventa sempre più diffi-cile e complesso, in base alla miaesperienza, lavorare bene in Africa.Questa “scelta” va costantemente “ri-scelta” e “motivata”, e vissuta nellapazienza e nella perseveranza. Cercodi continuare a lasciarmi provocarein modo forte e singolare dal “bus-sare dei poveri” alla nostra porta,come ha scritto Benedetto XVI:“mentre i poveri del mondo bussanoancora alle porte dell’opulenza, il

mondo ricco rischia di non sentirepiù quei colpi alla sua porta, peruna coscienza oramai incapace di ri-conoscere l’umano”» (Caritas in veri-tate, 75).

Per far fronte ai tanti bisognosiche cercano e invocano aiuto, daqualche mese è operativa all’internodel nosocomio centrafricano, un’uni-tà di oncologia pediatrica ma conscarsissimi mezzi. Il Complexe Ho-spitalier Universitaire Pédiatrique,sebbene in parte recentemente riabi-litato dall’Ospedale Bambino Gesù,ha necessità di manutenzione e dilogistica continue. Sono ancora in-sufficienti arredi per le stanze di de-genza e ausili sanitari come lettinicon ruote, barelle, carrozzine, carrel-li. «Il sostegno economico non solodell’Italia, ma anche di altri Paesi —conclude Donata Galloni — è fonda-mentale per garantire ai bambinicentrafricani, e alle loro famiglie,un’aspettativa di vita che in questocontinente sembra ancora un mirag-gio».

L’impegno di padre Opeka tra gli emarginati in Madagascar

Una sola famiglia

In Nigeria la Caritas distribuisce generi alimentari ai poveri bloccati a casa

Amore attraverso il donoAN TA N A N A R I V O, 5. «La situazione èdifficile per le famiglie, per i poveriche hanno molti bambini. Non ab-biamo riso, non abbiamo acqua.Abbiamo bisogno di acqua! Abbia-mo bisogno del sapone». È ladrammatica realtà, alla luce del dif-fondersi della pandemia di corona-virus, descritta da padre PedroOpeka, sacerdote lazzarista argenti-no che ha fondato l’opera umanita-ria “Akamasoa” (“Buon amico”),nella periferia più povera della ca-pitale malgascia. Ma al grido di al-larme, in un’intervista rilasciata aVatican News, il religioso affiancaun pensiero di speranza: le paroledi Papa Francesco, che in più diun’occasione, come accaduto nelrecente messaggio urbi et orbi diPasqua, ha sottolineato la necessitàdi condonare il debito dei paesipoveri per consentire a questi ulti-mi di vivere nella dignità. E che,ribadisce padre Pedro, «leva la suavoce forte, forte per la nostra Ter-ra, per la nostra casa comune».Perché occorre rivolgere il nostrosguardo verso cose meno superfi-ciali e più elevate come i concettidi vita, giustizia, fraternità e amore,esorta il sacerdote: «Dobbiamo es-sere più fratelli per condividere tut-te le ricchezze della Terra. Dopoquesta pandemia dobbiamo capireche noi siamo tutti una sola fami-glia umana».

In un paese in cui il 70 per cen-to della popolazione vive al di sot-to della soglia di povertà, con fre-quenti problemi di approvvigiona-mento idrico, le precauzioni igieni-che in questo periodo sono ancorapiù urgenti e i detergenti liquidisempre più preziosi. Ma nientespazio alla rassegnazione: «Que-st’anno — aggiunge padre Pedro —abbiamo celebrato la Pasqua lungoil percorso dove è passato anchePapa Francesco e dove lui habenedetto il popolo operaio dellacava».

È ancora vivo nelle parole del re-ligioso il ricordo del viaggio apo-stolico del Pontefice in Madagascardel settembre scorso. La cava èquella di granito a Mahatazana,dove padre Pedro ha dato lavoro amigliaia di persone sottraendole aun destino di miseria ed emargina-zione per un futuro di autonomia edi riscatto sociale. E dove una del-le donne operaie, ricorda il lazzari-sta, aveva espresso a Papa France-sco la «speranza che un giorno cipotrà essere più giustizia per i piùpoveri». Auspicio espresso in unodei tanti fiori di carità cristiana cre-sciuti sul fertile terreno di Amaka-soa, cui appartiene anche la “Cittàdell’amicizia”, villaggio natot re n t ’anni fa nelle vicinanze di unadiscarica di Antananarivo e an-ch’esso visitato dal Papa.

ABUJA, 5. In Nigeria sono i poveri a essere le vittimecollaterali del coronavirus e delle misure di prevenzio-ne disposte dalle autorità, perciò la Chiesa sta moltipli-cando le iniziative per contrastare la situazione di pre-carietà in cui vive la frangia più vulnerabile nel paese,in particolare negli stati federali delle megalopolidi Abuja e Lagos, in confinamento dal 29 marzo. AdAbuja, capitale economica della Nigeria, la Caritas hadonato materiali alimentari a centinaia di famiglie biso-gnose del distretto di Durumi e dintorni, bloccate incasa per le misure di prevenzione disposte dalle autori-tà, ha annunciato il segretario generale, padre ZachariaSamjumi. I beneficiari dei doni della Caritas sono i la-voratori che vivono di solito con attività informali con-dotte ogni giorno e che hanno visto le loro entrate ri-dotte a zero a causa del confinamento. Il programmadi distribuzione gratuita di generi alimentari, inizial-mente previsto per 200 famiglie, è stato esteso a 500per poi raggiungere 1000 nuclei. Padre Samjumi ha ri-

volto un appello ai nigeriani benestanti perché contri-buiscano al programma di assistenza della Caritas e dialtre organizzazioni. «Pensiamo che vi siano organizza-zioni credibili che possono raggiungere i più poveridella società, per i quali il blocco in casa sta avendo unimpatto grave», ha detto.

Dal suo canto, monsignor Alfred Adewale Martins,arcivescovo di Lagos, una città particolarmente colpitadall’epidemia, ha lanciato in occasione della Messa del-la Divina Misericordia nella cattedrale di Santa Croce,un vibrante appello all’amore verso il prossimo e allacarità. Davanti ai pochi fedeli presenti alla celebrazionetrasmessa per televisione, si è rallegrato della partecipa-zione dei cristiani allo slancio di solidarietà a favoredelle persone colpite dalla pandemia. «Abbiate una pa-rola di misericordia per tutti, pregate per i vostri vicinie fate loro del bene, per dimostrare che l’amore di Dioè abbondante», ha poi insistito. «Durante questo pe-riodo di confinamento abbiamo visto delle personeesprimere il loro amore attraverso dei doni e degli arti-coli di prima necessità per i più bisognosi. Lodiamo inostri parrocchiani che hanno provveduto ai poveri»,ha concluso l’arcivescovo, che ha d’altronde invitato iresponsabili della distribuzione degli aiuti di assicurarsiche questi siano dati alle persone che ne abbiano effet-tivo bisogno.

Il predecessore di monsignor Martins alla guida del-la diocesi di Lagos, il cardinale Anthony OlubunmiOkogie, ha affermato dal canto suo che il covid-19mette in luce le carenze delle strutture sanitarie dellaNigeria causate dalla corruzione. «Quando una leader-ship di basso livello si combina con l’a p p a re n t e m e n t eirresistibile tendenza a rubare e a sprecare il denarodella Nigeria, ti ritrovi in un Paese i cui ospedali sonoridotti a semplici sale di consulenza», ha denunciato.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 6 maggio 2020 pagina 7

L’iniziativa solidale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo con l’Elemosineria apostolica

Ogni mattina per i poveri il latte frescodella “fattoria del Papa”

Ogni giorno i poveri di Roma rice-vono duecento litri di latte fresco —e anche qualche confezione diyogurt — che la fattoria delle VillePontificie di Castel Gandolfo conse-gna puntualmente al cardinaleelemosiniere Konrad Krajewski lamattina, prima delle 7, direttamentein Vaticano. Precisamente in via delPellegrino, proprio di fronte allaredazione dell’«Osservatore Ro-mano».

«Stiamo dando vita a questa ini-ziativa di solidarietà in risposta agliappelli di Papa Francesco che, findall’inizio dell’emergenza causatadalla pandemia, ci sta ricordandoche i poveri non possono essere la-sciati soli» spiega il direttore delleVille Pontificie.

«Donare una parte del latte pro-dotto ogni giorno dalla “fattoria delPa p a ” — fa presente — è un segnomolto concreto per rilanciare l’invitodel Pontefice a non restare chiusi,

aprendoci generosamente alle neces-sità delle persone più povere e sole,soprattutto in questo tempo cosìdifficile».

Oltretutto, confida il direttore,«abbiamo iniziato a donare il latteproprio in prossimità del 13 marzo,e cioè nel giorno del settimo anni-versario dell’elezione di Francesco:da parte nostra non poteva esserci“re g a l o ” migliore al Papa che rende-re continuo un servizio alle personebisognose di un aiuto fraterno».

E così, spiega il direttore, «attra-verso il presidente e il segretario ge-nerale del Governatorato dello Statodella Città del Vaticano — il cardi-nale Giuseppe Bertello e il vescovoFernando Vérgez Alzaga — ci siamorivolti al cardinale elemosiniere perconsegnargli una fornitura giornalie-ra di latte — duecento litri, appunto— in parte destinata ai Musei Vati-cani, chiusi dal 9 marzo».

Ovviamente, assicura sempre ildirettore, «la fattoria delle VillePontificie continuerà a garantire illatte ai poveri assistiti dall’Elemosi-neria apostolica anche quandol’emergenza sarà finita».

Ogni giorno, racconta, «la fatto-ria produce circa 800 litri di latte,metà dei quali è in vendita all’An-nona — il piccolo “sup ermercato”vaticano rimasto sempre aperto —mentre l’altra metà appena muntoviene trasformato, nello storico ca-seificio di Castel Gandolfo, in yo-gurt, formaggi freschi e stagionatianch’essi venduti in Vaticano».

Questo gesto solidale — fa notareancora il direttore ricordando anchel’attenzione continua per la Caritasdi Albano e alcuni istituti religiosidella zona di Castel Gandolfo —rientra nella natura di «servizio»delle Ville Pontificie, che stanno di-venendo sempre più «un modello diecologia integrata nel rispettodell’ambiente, dell’uomo e deglianimali». Insomma, «un ecosistemache ha una visione economica e so-ciale armonica» in linea con l’enci-clica Laudato si’.

Un piccolo-grande modello, dun-que. Ma «per la “fattoria del Papa”non potrebbe essere altrimenti» ri-lancia il direttore. Nella consapevo-lezza che le Ville Pontificie — cheoltretutto stanno assumendo, attra-verso l’esperienza dei Musei Vatica-ni, sempre più la dimensione di«polo culturale» come vero e pro-prio «patrimonio dell’umanità» —hanno la mission di mettere in cam-po una strategia «che non puntiesclusivamente al profitto, ma cheabbia al centro il rispetto del creato:uomini, animali, ambiente».

Con i suoi 54 dipendenti, infatti,la fattoria — conclude il direttore —conferma che è davvero possibilerealizzare un’economia non egoista,un’economia solidale, a misurad’uomo e per l’uomo, che sia piùgiusta, fraterna, sostenibile e con unnuovo protagonismo di chi oggi èescluso. Proprio come insegna PapaFr a n c e s c o . (giampaolo mattei)

A cura della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale

Orientamenti pastoralisugli sfollati interni

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Santuario di Caravaggio

Era il gran maestro del Sovrano militare ordine di Malta

Le esequiedi fra’ Giacomo Dalla Torre

Le esequie di fra’ Giacomo DallaTorre del Tempio di Sanguinetto, Gran maestro del Sovrano militareordine di Malta (Smom), sono sta-te celebrate martedì mattina, 5maggio, nella chiesa romana diSanta Maria in Aventino, nellaVilla Magistrale. Il rito funebre èstato presieduto dal cardinale An-gelo Becciu, delegato speciale del Santo Padre presso lo Smom.

Giacomo Dalla Torre — suononno Giuseppe è stato direttoredell’«Osservatore Romano» — vie-ne sepolto nella cripta della chie-sa, accanto ai predecessori fra’ An-gelo de Mojana di Cologna e fra’Andrew Bertie. La celebrazione,così come gli altri riti che sono se-guiti, si è svolta nel rispetto dellelimitazioni per contenere la diffu-sione del coronavirus, ed è statatrasmessa in diretta streaming at-traverso il sito dell’o rd i n e .

Il 2 maggio 2018 Dalla Torre erastato eletto 80° Gran maestro. «Ein questo periodo — ha detto ilcardinale Becciu nell’omelia, dopoaver ricordato il messaggio di cor-doglio di Papa Francesco — ho ini-ziato a conoscerlo e instaurare unbuon rapporto di collaborazione.Era facile farlo con lui: era sempli-ce, buono, generoso. Nell’adempi-mento della propria vocazione diconsacrato, si è sforzato di aderiresempre più saldamente alla Paroladi Dio, accogliendola nella fede efacendola diventare “vita della pro-pria vita”. E così l’apostolato, il la-voro — in una parola, tutto nellasua vita — era finalizzato alla co-

munione personale, intima, con ilSignore Gesù, da cui traeva forzae luce per il cammino».

La «luminosa testimonianza cri-stiana» di fra’ Giacomo, ha prose-guito il porporato, «costituisce unesempio per i professi dell’o rd i n e ,come pure per gli altri membri, icavalieri e le dame sparsi in tuttoil mondo. Tutti sono chiamati aconsiderare che l’efficacia del pro-prio servizio, proviene anzituttodall’unione orante con Dio e dallasua grazia che sostiene anche neimomenti di prova, di stanchezza edi difficoltà».

«I principi ispiratori dell’O rdinedi Malta — protezione della fede eservizio ai poveri e ai malati — siconcretizzano in un evangelico im-pegno alla solidarietà, alla giusti-zia e alla pace» ha spiegato il car-dinale Becciu, aggiungendo: tutta-via «per portare a compimentoquesta non sempre facile ma im-portante missione è necessario an-zitutto mantenere un’intima amici-zia, una costante comunione conGesù, contemplandone incessante-mente il volto nella preghiera, perservirlo poi con ogni energia neifratelli». Ed è proprio «con questoatteggiamento interiore» che loSmom «saprà rispondere efficace-mente alle nuove emergenze socia-li, ai bisogni morali e materiali diquanti sono nella sofferenza e neldisagio». E «saprà affrontare consaggezza e in spirito di condivisio-ne la sfida delle sfide quale è l’ur-genza della riforma della sua Co-stituzione per la quale fra’ Giaco-mo si adoperava per incamminarlasul solco dell’assoluta fedeltà alsuo carisma fondante».

Dalla Torre, ha ricordato il cele-brante, «ha servito la Chiesa ser-vendo con grande ardore i poverie gli ultimi. Senza l’amore appas-sionato per la Chiesa tutto diventain lui incomprensibile. Oggi, scor-giamo quanto l’amore di Dio loabbia conquistato e quanto la pas-sione per la Chiesa sia stata unapriorità. Il suo esempio e la sua te-stimonianza — ha concluso — costi-tuiscono un invito rivolto a noi adannunciare senza compromessi ilprimato di Dio. Egli ci ricordache, presupposto di ogni impegnoapostolico e antidoto di ogni peri-colosa frammentazione interiore edesteriore, è la santità personale, indocile ascolto dello Spirito, che li-bera e trasforma il cuore».

Un popolo di invisibili: oltre cin-quanta milioni di persone secondodati recenti, gli sfollati interni rap-presentano una sfida per la comuni-tà internazionale, soprattutto nell’at-tuale contesto di pandemia da co-vid-19, che rischia di farli precipitarein un abisso ancor più drammatico.Su queste donne e questi uominicostretti a lasciare la propria casa acausa di guerre, violenze o disastrinaturali, la Chiesa torna ad accen-dere i riflettori con il volume Pasto-ral Orientations on Internally Displa-ced People a cura della Sezione mi-granti e rifugiati (M&R) del Dica-stero per il servizio dello sviluppoumano integrale, presentato martedì5 maggio in diretta streaming.

Alla conferenza trasmessa dallasala Marconi di palazzo Pio sul ca-nale Youtube di Vatican News, sonointervenuti i due sottosegretari dellaSezione M&R del dicastero, il cardi-nale gesuita Michael Czerny e ilmissionario scalabriniano Fabio

Baggio, e la dottoressa Amaya Val-cárcel, coordinatrice internazionaledi advocacy del Servizio dei gesuitiper i rifugiati (Jrs) - Ufficio interna-zionale di Roma. Il direttore dellaSala stampa della Santa Sede, Mat-teo Bruni, ha moderato l’i n c o n t ro ,durante il quale alcuni giornalistihanno rivolto domande in videocol-legamento.

Il cardinale Czerny si è sofferma-to sull’itinerario che ha condottoall’elaborazione degli Orientamentipastorali sugli sfollati interni, ricor-dando come sin dall’inizio del pon-tificato Francesco abbia sollecitatola Chiesa ad accompagnare tutte lepersone costrette a fuggire, istituen-do la Sezione M&R con la missionedi aiutare i vescovi e coloro che ser-vono individui vulnerabili in movi-mento. Questa, da parte sua, nel2017 ha individuato 20 punti chiavedi azione pastorale, utilizzati dadiocesi, parrocchie e congregazionireligiose, da cattolici e altre organiz-

zazioni della società civile, da scuolee gruppi che si occupano di migran-ti e rifugiati: si tratta di 20 prioritàper i programmi locali, omelie,istruzione e media. Risultato di unaccurato processo di consultazione eriflessione con molti leader e profes-sionisti del settore, hanno costituitoil contributo della Santa Sede nellastesura e adozione nel 2018 del glo-bal compact delle Nazioni Uniteper una migrazione sicura, ordinatae regolare.

Attraverso un processo simile, haproseguito il porporato, M&R hapreparato sempre nel 2018 gli Orien-tamenti pastorali sulla tratta di esseriumani. «Oggi — ha detto — siamofelici di presentare» quelli «suglisfollati interni, approvati dal SantoPadre» per «guidare il ministerodella Chiesa» in questo delicatocampo. Anche perché, ha aggiunto,il coronavirus «non distingue tra co-loro che sono importanti e quelliche sono invisibili: tutti sono vulne-rabili e ogni infezione è un pericoloper tutti». Da qui l’auspicio conclu-sivo che queste persone siano «rico-nosciute e sostenute, promosse e in-fine reintegrate, in modo da potersvolgere un ruolo attivo e costrutti-vo nel loro Paese anche se sono sta-te costrette a fuggire da casa e rifu-giarsi altrove».

Padre Baggio ha spiegato che gliOrientamenti pastorali adottano ladefinizione fornita dai Principi guidasugli sfollati (1998) delle Nazioniunite, ovvero «gruppi di personeforzati o obbligati a fuggire o a la-sciare le loro abitazioni o i luoghiabituali di residenza, in particolarecome conseguenza di un conflittoarmato o per evitarne gli effetti, disituazioni di violenza generalizzata,di violazioni dei diritti umani o didisastri naturali o provocati dall’uo-mo, e che non hanno valicato unconfine di Stato internazionalmentericonosciuto».

Secondo l’Internal DisplacementMonitoring Centre (Idmc), nel 2019si sono registrati 33,4 milioni dinuovi sfollati interni: 8,5 milioni acausa di conflitti e 24,9 milioni acausa di disastri. «L’ingente portatadi questa migrazione, assieme allasua frequente invisibilità e alle vul-nerabilità che provoca — ha osserva-to il religioso — giustifica ampia-mente la preoccupazione del SantoPadre e l’interesse della SezioneM&R, che hanno portato alla elabo-razione del documento». Esso si nu-tre «della ricchezza del magisterouniversale e locale e della lunga tra-dizione pastorale costituita dalleazioni che la Chiesa ha avviato abeneficio di questi abitanti delle pe-riferie esistenziali». Azioni che, hacommentato lo scalabriniano, «siraggruppano intorno ai quattro ver-bi con i quali il Santo Padre ha vo-luto sintetizzare la pastorale migra-toria: accogliere, proteggere, pro-muovere e integrare».

La dottoressa Valcárcel ha illu-strato la missione del Servizio deigesuiti per i rifugiati, presente in 56Stati, per accompagnare, servire edifendere i diritti dei migranti forza-ti, compresi gli sfollati interni in 14Paesi. Il problema più grande diquesti ultimi, ha rimarcato, «è la lo-ro invisibilità», cui spesso è associa-ta «la mancata riconoscibilità dei lo-ro diritti e bisogni». Con l’aggra-vante che ora — è stata la sua de-nuncia — la crisi sociale e l’impattoeconomico prodotti dalla pandemiaprovocano ulteriori restrizioni perquesta gente. Paradigmatico è il ca-so record della Colombia, dove glisfollati interni superano i 5 milioni emezzo, rendendola il Paese con ilpiù alto numero del mondo. «Vi èun crescente spostamento all’internodelle città, che genera “sfollati cro-nici”, non integrati nelle dinamichesociali ed economiche del tessutourbano» ha detto Valcárcel. Il Jrspromuove per loro progetti per l’ac-cesso a piccoli lavori, la responsabi-lizzazione sociale e la riconciliazio-ne. Altri campi di azione sono tra isopravvissuti Yazidi nel Kurdistaniracheno, dove donne e bambini ne-cessitano di assistenza psichiatrica esostegno educativo, nello Stato diKachin, in Myanmar, e in Burundi,Sud Sudan e Afghanistan. In alcunerealtà «durante l’attuale pandemia,— ha concluso — le persone nonhanno accesso alle informazioni perproteggersi dal contagio» e anche sesanno «come lavarsi le mani, nonhanno accesso all’acqua pulita e po-tabile».

«Santa Maria, non c’è lacrima che tunon asciughi, non c’è speranza chein te non fiorisca, non c’è festa a cuitu non sorrida». La preghiera di affi-damento dell’Italia alla protezionedella Madre di Dio illumina il sitointernet del santuario di Santa Mariadel Fonte a Caravaggio, città appar-tenente alla diocesi di Cremona e si-tuata in provincia di Bergamo. L’attodi fiducia «come segno di salvezza edi speranza» è stato promosso il pri-mo maggio dalla Conferenza episco-pale italiana, nel perimetro della re-gione italiana più colpita dal covid-19, dove tra i contagiati c’era lo stes-so vescovo di Cremona, monsignorAntonio Napolioni, che ha presiedu-

Attraverso una applicazione per smartphone, checompie oggi sei mesi, è possibile accedere alle dirette instreaming delle celebrazioni e inviare le proprie inten-zioni di preghiera.

www.santuario dicaravaggio.it

to la preghiera.Una pagina che si aggiunge alla vita del santuario

mariano, il cui sito ne ripercorre la storia a partiredall’apparizione della Vergine avvenuta il 26 maggio1432 e ricordando la visita di San Giovanni Paolo II il19, 20 e 21 giugno 1992.

†La Segreteria di Stato comunica cheè deceduta la

SIG.RA RUTH HARVEYmadre di S.Em.za Rev.ma il Cardina-le James Michael Harvey, Arcipretedella Basilica Papale di San Paolofuori le mura.

Nell’esprimere a Sua Eminenza eai familiari tutti, sentimento di pro-fondo cordoglio, i Superiori, gli Of-ficiali e il personale della Segreteriadi Stato elevano preghiere di suffra-gio affidando alla misericordia delPadre l’anima della cara defunta.

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Page 8: 2 Per le persone morte senza una carezza e senza funerale · Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve ... s o f f e re n z a … C’è anche la possibili-tà

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 6 maggio 2020

Nella messa a Santa Marta il Papa invita a pregare per le tante vittime della pandemia

Per le persone mortesenza una carezza e senza funerale

«Preghiamo oggi per i defunti chesono morti per la pandemia. Sonomorti da soli, sono morti senza lacarezza dei loro cari, tanti neppurecon il funerale. Il Signore li accolganella gloria». È con questa intenzio-ne che il vescovo di Roma ha inizia-to martedì mattina, 5 maggio, la ce-lebrazione della messa — trasmessain diretta streaming — nella cappelladi Casa Santa Marta.

Per la meditazione nell’omelia ilvescovo di Roma ha preso spuntodal passo del Vangelo di Giovanni(10, 22-30) proposto dalla liturgia.«Gesù era nel tempio, era vicina lafesta della Dedicazione» ha fattopresente. E «anche i giudei, in queltempo, “gli si fecero attorno e gli di-cevano: ‘Fino a quando ci terrainell’incertezza? Se tu sei il Cristo,dillo a noi apertamente’”(cfr. verset-to 24)».

In realtà queste persone «facevanoperdere la pazienza» e il Papa hafatto notare «con quanta mitezza“Gesù rispose loro: ‘Ve l’ho detto enon credete’”» (cfr. versetto 25). Pe-rò quelli «continuavano a dire: “Masei tu? Sei tu?” — “Sì, l’ho detto, manon credete!”». Giovanni riporta leparole di Gesù: «Ma voi non credeteperché non fate parte delle mie pe-core» (cfr. versetto 26).

Questa affermazione, ha rilanciatoFrancesco, «forse, ci suscita un dub-bio: io credo e faccio parte delle pe-core di Gesù; ma se Gesù ci dicesse:“Voi non potete credere perché nonfate parte”, c’è una fede previa,all’incontro con Gesù? Qual è que-sto fare parte della fede di Gesù?Cosa è quello che mi ferma davantialla porta che è Gesù?».

«Ci sono degli atteggiamenti previalla confessione di Gesù» ha spiega-to ancora il Pontefice, precisando:«anche per noi, che siamo nel greg-ge di Gesù». In sostanza, ha affer-mato, «sono come “antipatie previe”,che non ci lasciano andare avantinella conoscenza del Signore». E «laprima di tutte sono le ricchezze». In-fatti, ha affermato il Papa, «anchetanti di noi, che siamo entrati dallaporta del Signore, poi ci fermiamo enon andiamo avanti perché siamoimprigionati nelle ricchezze».

«Il Signore è stato duro con lericchezze, è stato molto duro, moltoduro» ha ribadito Francesco. «Alpunto di dire — ha ricordato — cheera più facile che un cammello pas-sasse per la cruna di un ago che unricco nel regno dei cieli (cfr. Ma t t e o19, 24). È duro, questo».

«Le ricchezze sono un impedi-mento per andare avanti» ha insisti-

to il Pontefice. «Ma — si è chiesto —dobbiamo cadere nel pauperismo?No. Ma non essere schiavi delle ric-chezze, non vivere per le ricchezze,perché le ricchezze sono un signore,sono il signore di questo mondo enon possiamo servire due signori(cfr. Luca 16, 13)». Consapevoli che«le ricchezze ci fermano».

«Un’altra cosa che impedisce diandare avanti nella conoscenza diGesù, nell’appartenenza di Gesù, èla rigidità: la rigidità di cuore» haspiegato il Papa. E «anche la rigiditànell’interpretazione della Legge» hafatto presente, ricordando che «Gesùrimprovera i farisei, i dottori dellaLegge per questa rigidità (cfr. Ma t t e o23, 1-36)».

Questa rigidità, ha messo in guar-dia Francesco, «non è fedeltà: la fe-deltà è sempre un dono a Dio; la ri-gidità è una sicurezza per me stes-so». E a questo proposito ha volutocondividere una confidenza: «Ricor-do una volta che entravo in parroc-chia e una signora — una buona si-gnora — mi si avvicinò e disse: “Pa -dre, un consiglio...” — “D ica” — “Lasettimana scorsa, sabato, non ieri,l’altro sabato, siamo andati in fami-glia a un matrimonio: era con lamessa. Era sabato pomeriggio, e ab-biamo pensato che con questa messaavevamo compiuto il precetto dome-

nicale. Ma poi, tornando a casa, hopensato che le letture di quella mes-sa non erano quelle della domenica.E così mi sono accorta che sono inpeccato mortale, perché la domenicanon sono andata perché sono andatasabato, ma a una messa che non erav e ra , perché le letture non erano ve-re ”».

Nelle parole della donna «che ap-parteneva a un movimento ecclesia-le», ha fatto notare il Pontefice, c’èproprio «quella rigidità» che «ci al-lontana dalla saggezza di Gesù, dal-la bellezza di Gesù; ti toglie la liber-tà». E «tanti pastori fanno crescerequesta rigidità nelle anime dei fedeli;e questa rigidità non ci fa entraredalla porta di Gesù (cfr. Giovanni 10,7)». Insomma, ha detto ancora il Pa-pa, «è più importante osservare lalegge come è scritta o come io la in-terpreto, piuttosto che la libertà diandare avanti seguendo Gesù».

«Un’altra cosa che non ci lasciaandare avanti nella conoscenza diGesù è l’accidia» ha proseguito il Pa-pa. Si tratta proprio di «quella stan-chezza». E ha invitato a pensare aun’altra pagina evangelica, «aquell’uomo della piscina: 38 anni lì(cfr. Giovanni 5, 1-9)».

L’accidia, ha spiegato Francesco,«ci toglie la volontà di andare avanti

e tutto è “sì, ma... no, adesso no, no,ma...”, che ti porta al tepore e ti fatiepido». In questo modo «l’accidiaè un’altra cosa che ci impedisce diandare avanti».

E, ancora, «un’altra che è abba-stanza brutta è l’atteggiamento cleri-calista» ha affermato il Pontefice.«Il clericalismo si mette al posto diGesù. Dice: “No, questo dev’e s s e recosì, così, così...” — “Ma, il Mae-s t ro . . . ” — “Lascia stare il Maestro:questo è così, così, così, e se non faicosì, così, così tu non puoi entra-re ”». Questo è «un clericalismo chetoglie la libertà della fede dei cre-denti» ha fatto notare il Papa. Ed«è una malattia, questa, brutta, nel-

la Chiesa: l’atteggiamento “clericali-sta”».

«Poi — ha aggiunto Francesco —un’altra cosa che ci impedisce di an-dare avanti, di entrare per conoscereGesù e confessare Gesù, è lo spiritomondano». Cioè «quando l’osservan-za della fede, la pratica della fede fi-nisce in mondanità. E tutto è mon-dano». In proposito il Papa ha indi-cato l’esempio della «celebrazione dialcuni sacramenti in alcune parroc-chie: quanta mondanità c’è lì!». Tan-to che «non si capisce bene la graziadella presenza di Gesù».

«Queste sono le cose che ci impe-discono di fare parte delle pecore diGesù» ha rilanciato il Pontefice, ri-cordando che «siamo “p ecore”» allasequela «di tutte queste cose: dellericchezze, dell’accidia, della rigidità,della mondanità, del clericalismo, dimodalità, di ideologie, di forme divita». E così «manca la libertà. Enon si può seguire Gesù senza liber-tà. “Ma alle volte la libertà va oltre euno scivola”. Sì, è vero. È vero. Pos-siamo scivolare andando in libertà».Ma, ha spiegato il Papa, «peggio èscivolare prima di andare, con que-ste cose che impediscono di inco-minciare ad andare».

Concludendo l’omelia il Papa hapregato perché «il Signore ci illumi-ni per vedere, dentro di noi, se c’è lalibertà di passare per la porta che èGesù e andare oltre Gesù per diven-tare gregge, per diventare pecore delsuo gregge».

È con la preghiera di sant’AlfonsoMaria de’ Liguori che Francesco haquindi invitato «le persone che nonsi comunicano» a fare «adesso» lacomunione spirituale. Per poi con-cludere la celebrazione con l’adora-zione e le benedizione eucaristica. IlPapa ha anche affidato la sua pre-ghiera alla Madre di Dio sostando —accompagnato dal canto dell’antifo-na Regina Caeli — davanti all’imma-gine della Madre di Dio nella cap-pella di Casa Santa Marta.

A mezzogiorno le intenzioni delvescovo di Roma sono state rilancia-te, davanti all’altare della Cattedradella basilica Vaticana, dal cardinalearciprete Angelo Comastri che haguidato la recita del Regina Caeli edel rosario.

La prefazione di Francesco a un volume della Lev che raccoglie testi e immagini di Giovanni Paolo II

Ha versato il suo sangue per la Chiesaha donato la sua sofferenza all’umanità

A cento anni dalla nascitaNomina episcopalein Costa d’Avorio

Jacques Assanvo Ahiwaausiliare di Bouaké

Nato il 6 gennaio 1969 a Kuindjabo,nel distretto di Aboisso, diocesi diGrand-Bassam, ha fatto il percorsoformativo nei seminari minore diBouaké e maggiore Saint Coeur deMarie di Anyama, in arcidiocesi diAbidjan. Ordinato sacerdote il 13 di-cembre 1997, per il clero di GrandBassam, per un anno è stato vicarioparrocchiale di San François Xavierin Aboisso, poi segretario generaledella diocesi e direttore delle Ponti-ficie opere missionarie di GrandBassam (1998-2002). Conseguiti unmaster in teologia biblica pressol’Université Catholique de l’Afriquede l’Ouest - U.C.A.O. / U.U.A. (2002-2004) e un dottorato in teologia bi-blica a all’università di Strasburgo(2004-2011), al rientro in patria è di-venuto vicario generale di GrandBassam (2011-2018). Dal 2018 è Maî-tre de conférences presso l’universitàdi Strasburgo.

In occasione del centenario della nascitadi Karol Wojtyła, che ricorre il prossimo 18maggio, la Libreria editrice vaticanaha dato alle stampe un piccolo e agile volumedal titolo San Giovanni Paolo II. 100 Anni.Parole e immagini (2020, pag. 128, euro 7).L’opera si apre con la prefazionedi Francesco che pubblichiamo integralmentein questa pagina e ripercorreil Pontificato del Papa polacco attraverso unaraccolta di scritti e di frasi che vannodal giorno della sua elezione, il 16 ottobre1978, a qullo della morte, avvenutail 2 aprile 2005.L’edizione è disponibile anche nelle lingueinglese, in coedizione con l’editrice americanaPaulist Press, e polacca,in coedizione con l’editriceWydawnictwo św. Stanislawa BM e grazieal patrocinio dell’ambasciata della Repubblicadi Polonia presso la Santa Sede e dell’Istitutopolacco di Roma.La selezione dei testi delle sue omelie, deisuoi discorsi, del suo magistero è di GiuseppeMerola, mentre le immagini di Vatican Mediasono state scelte da Miroslawa Lesner.

San Giovanni Paolo II è stato ungrande testimone della fede, un gran-de uomo di preghiera che ha vissutocompletamente immerso nel suo tem-po e costantemente in contatto conDio, una guida sicura per la Chiesain tempi di grandi cambiamenti.Tante volte, nel corso della mia vitadi sacerdote e di vescovo ho guarda-to a lui chiedendo nelle mie preghie-re il dono di essere fedele al Vangelocome lui ci testimoniava.

Rimangono come eredità viva allaChiesa il suo Magistero, le sue enci-cliche su Gesù Redentore dell’uomo,su Dio ricco di misericordia, sulloSpirito Santo, l’enciclica RedemptorisMa t e r su Maria nella vita della Chie-sa; le sue encicliche sociali, i suoi in-segnamenti quotidiani; il preziosissi-mo dono del Catechismo della Chie-sa cattolica. Rimangono impressenella memoria, a noi che abbiamovissuto gli anni del suo lungo e fe-condo pontificato, la sua grande pas-sione per l’umano, la sua apertura, lasua ricerca del dialogo con tutti, lasua determinazione nel mettere in at-to ogni tentativo per fermare le guer-re, la sua propensione ad andare in-

contro a chiunque e ad abbracciarechi soffre. Con lui, primo Vescovo diRoma proveniente dall’Europa del-l’Est, la “Chiesa del silenzio”, laChiesa dei martiri d’Oltrecortina, hatrovato voce.

Ma non è di questo san GiovanniPaolo II che vorrei parlarvi, introdu-cendo questa bella iniziativa della Li-breria Editrice Vaticana. Quello chea volte rischiamo di dimenticare, eche desidererei porre all’attenzionedei lettori, è quanto questo Papa ab-bia sofferto nella sua vita. Le sue sof-ferenze personali si sono legate aquelle del suo popolo e della sua na-zione, la Polonia. Precocemente orfa-no di madre, vive il dramma dellamorte dell’amatissimo fratello e poidel padre. Quando entra nel Semina-rio clandestino di Cracovia ha persotutti i suoi familiari più stretti. Vivela sua donazione totale a Dio e allasua Chiesa in un tempo in cui tantisuoi amici perdono la vita durante laguerra. In un suo libro biografico,già Papa, rivelerà che ogni giorno sidomandava perché il Signore loavesse lasciato vivo, mentre intorno alui così tante persone morivano. La

sofferenza che ha vissuto affidandositotalmente al Signore, lo ha forgiatoe ha reso ancora più forte la fede cri-stiana alla quale era stato educato infamiglia. È stato uno straordinarioeducatore di tanti giovani che attra-verso di lui, giovane prete, venivanointrodotti nel cammino di una fedeconcreta, testimoniata, vissuta inogni istante della vita.

San Giovanni Paolo ha sofferto daPapa, ha subito il terribile attentatodel 1981, ha offerto la propria vita, haversato il suo sangue per la Chiesa, eci ha testimoniato che anche nelladifficile prova della malattia, condivi-sa quotidianamente con il Dio fattoUomo e crocifisso per la nostra sal-vezza, si può restare lieti, si può re-stare noi stessi. Si può gioire nellacertezza dell’incontro con Gesù risor-to. Ormai quindici anni ci separanodalla sua morte. Tre lustri possonoessere pochi, ma sono tanti per i ra-gazzi e i giovani che non l’hanno co-nosciuto o che di lui hanno soltantoqualche vago ricordo dai tempidell’infanzia. Per questo nel centena-rio della sua nascita era giusto farmemoria di questo grande santo te-stimone della fede che Dio ha dona-to alla sua Chiesa e all’umanità. Luiè stato un grande testimone della mi-sericordia e durante tutto il suo pon-tificato ci ha richiamato a questa ca-ratteristica di Dio. È bello ricordarloin modo semplice: con delle immagi-ni, così espressive e capaci di tra-smetterci ciò che Giovanni Paolo II èstato. E con brevi testi e preghieretratte dalle sue omelie, dai suoi do-cumenti e dal suo magistero. Mi au-guro che questo testo possa arrivarenelle mani di molti e soprattutto deigiovani: ricordiamo la sua fede, e lasua figura ci sia di esempio per vive-re la nostra testimonianza oggi. Sen-tiamo riecheggiare il suo appello aspalancare le porte a Cristo, a nonavere paura. Camminiamo lieti, no-nostante le difficoltà, lungo i sentieridel mondo, seguendo le orme dei gi-ganti che ci hanno preceduto nellacertezza che non siamo e non saremomai soli. Questo ci ha insegnato lun-go tutta la sua vita san GiovanniPaolo II, coltivando sempre un lega-me speciale con la nostra mamma inCielo, Maria, Madre della tenerezzae della misericordia.

Una foto del piccolo Karol Wojtyła con i genitori