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17-01-2019

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 17-01-2019

Page 2: 17-01-2019...NAPOLI) Sanità, scontro tra Grillo e De Luca..... 28 17/01/2019 - IL MATTINO Scuola di dermatologia, rete integrata per gli specializzandi..... 30 Si passa ai metodi

AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona 1 ................................................................................ 15/01/2019 - WWW.CRONACHESALERNO.IT

«Attuale struttura ospedaliera inadeguata Necessario il nuovo Ruggi» 1 ................................ 16/01/2019 - WWW.LIRATV.COM

Corso di aggiornamento sul trapianto di rene al Ruggi d'Aragona 2 ......................................... 16/01/2019 - WWW.DENTROSALERNO.IT

Salerno: all’ospedale “Ruggi” corso su trapianto rene 3 .......................................................... 17/01/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO

Le nuove frontiere della Nefrologia 4 ........................................................................................ Sanità Salerno e provincia 5 ..............................................................................................................

17/01/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO«Farmaci oncologici, cinque ore di attesa» 5 ............................................................................

17/01/2019 - LA CITTÀ DI SALERNOMorì dopo ore di attesa Prosciolti due medici 7 ........................................................................

17/01/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)Ospedale depotenziato l' opposizione «Piano beffa» 9 .............................................................

Sanità Campania 10 ............................................................................................................................. 17/01/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)

«Siamo precari dal 2005» Ira operatori sociosanitari 10 ........................................................... 17/01/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

Doppi stipendi all' Asl buste paga ai raggi x 12 ........................................................................ 17/01/2019 - IL MATTINO

Formiche, bonifica ma a pezzi il San Giovanni Bosco non chiude 14 ......................................... 17/01/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

Guardia medica, disagi dopo i tagli i camici bianchi si rivolgono al Tar 16 ............................... 17/01/2019 - IL ROMA

Il Cardarelli sede della scuola per il rischio clinico 18 ............................................................... 17/01/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Incurabili: crepe e calcinacci nell' ala delle sale operatorie Allarme tra i dipendenti 19 ........... 17/01/2019 - IL ROMA

Lavoratori in rivolta, pronto lo sciopero 21 ............................................................................... 17/01/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Sanità e degrado, le accuse del ministro 22 ............................................................................. 17/01/2019 - CRONACHE DI NAPOLI

Sanità in crisi, scontro sull' edilizia 24 ...................................................................................... 17/01/2019 - IL MATTINO

Sanità, il ministro attacca De Luca «Snobba lo Stato» 26 ......................................................... 17/01/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

Sanità, scontro tra Grillo e De Luca 28 ...................................................................................... 17/01/2019 - IL MATTINO

Scuola di dermatologia, rete integrata per gli specializzandi 30 .............................................. 17/01/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Si passa ai metodi forti Esche attrattive per scovare le formiche 31 ........................................ 17/01/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

Siani: " Aggressioni a medici e infermieri, il Parlamento si muova" 33 ..................................... Sanità nazionale 35 .............................................................................................................................

17/01/2019 - LA REPUBBLICA"Macché libertà qui si decide la salute di tutti" 35 ...................................................................

17/01/2019 - IL MESSAGGEROAborto, Bonino attacca la Grillo 37 ...........................................................................................

17/01/2019 - IL SOLE 24 OREAlt alle farmacie Spa, investimenti a rischio 38 ........................................................................

17/01/2019 - IL GIORNALE«Non è una cura agisce sui sintomi» 40 ....................................................................................

17/01/2019 - IL GIORNO«Per la scienza non c' è nesso col cancro» 42 ...........................................................................

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17/01/2019 - IL GIORNALECRIOTERAPIA Il «freezer» allevia il dolore (ma non serve per la cellulite) 44 ...........................

17/01/2019 - AVVENIRECure palliative la Sardegna rafforza la rete sul territorio 46 ....................................................

17/01/2019 - AVVENIREDai medici Usa no a eutanasia e suicidio assistito 47 ...............................................................

17/01/2019 - IL MESSAGGERODal 2017 aumentati i casi di meningococco «Sottoporsi alle profilassi non obbligatorie» 48 ...

17/01/2019 - LA REPUBBLICADepressione: se il ritmo è ko 50 ................................................................................................

17/01/2019 - LA REPUBBLICADottori stanchi e stressati così ci rimettiamo noi 52 .................................................................

17/01/2019 - IL TEMPOI pronto soccorso romani al collasso 53 ....................................................................................

17/01/2019 - IL GIORNALEIl centro dove si fa prevenzione in stile Jolie 55 ........................................................................

17/01/2019 - LA STAMPAIl Tar ordina ai ministeri "Informate i cittadini dei rischi da telefonino" 57 ..............................

17/01/2019 - LIBEROLa Lombardia lancia l'allarme: «In 5 anni andranno 59 .............................................................

17/01/2019 - AVVENIREListe d' attesa, l' Italia delle cure impossibili 61 .......................................................................

17/01/2019 - LIBEROMEDICI SOTTO ATTACCO 63 .......................................................................................................

17/01/2019 - AVVENIRENei farmaci una dose di buonsenso 66 ......................................................................................

17/01/2019 - LA REPUBBLICAOver 50 il vaccino che salva la vita 69 ......................................................................................

17/01/2019 - LA STAMPASant' Anna e Regina, al nuovo Parco della Salute oltre 400 posti in meno 71 ..........................

17/01/2019 - LIBEROTroppe botte ai dottori in corsia Tuteliamoli come pubblici ufficiali 73 ....................................

17/01/2019 - LA VERITÀUn contro manifesto smonta Burioni «Ha un' idea di scienza del tutto superata» 75 ...............

17/01/2019 - IL MESSAGGEROVaccini anche in classe e informazioni ai genitori «Stop morti per meningite» 77 ...................

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15/01/2019 cronachesalerno.it

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

EAV: € 400Lettori: 900

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«Attuale struttura ospedaliera inadeguata Necessario ilnuovo Ruggi»

Europa si schiera a favore del nuovo ospedale che dovrà sorgere, tra qualche anno,a 500 metri dall’attuale azienda ospedaliera universitaria. «L’attuale struttura delRuggi d’Aragona non è più adeguata a sostenere i bisogni della popolazionedell’area della provincia di Salerno. Oltre ad essere troppo piccola, è estremamentecostosa da mantenere e non è stata progettata e pensata, come ovvio, per letecnologie moderne e per le nuove concezioni in termini di sanità». Lo ha dichiaratoil responsabile della comunicazione del partito guidato a livello nazionale da EmmaBonino, Giacomo Santoro commentando le polemiche in atto sulla questione dellacostruzione del nuovo ospedale. «Ci sono alcuni punti critici in particolare cheportano alla necessità di un nuovo ospedale, come anche spiegato da MaurizioMauri, presidente del Cneto, Centro nazionale per l’edilizia e la tecnica ospedaliera –ha poi aggiunto Santoro – Da quando è stato costruito ad oggi sono passati più di 30anni; le tecnologie si sono evolute, i reparti e i servizi sono aumentati in manierasignificativa. Se la struttura esistente fosse stata realizzata oggi non sarebbeconforme a nessun requisito in termine di sicurezza, efficienza, comfort e fruibilità».Secondo +Europa, infatti, oltre alle spese enormi necessarie per la manutenzioneordinaria servirebbero interventi di messa in sicurezza sismica, efficientementeenergetico, potenziamento degli impianti elettrici, etc. che sono eccessivamentecostosi e farebbero solamente da tampone ad una situazione gravementedeficitaria.«Non è un capriccio o un pretesto della politica. La necessità di un nuovoospedale è reale e motivata e segue un trend mondiale; in Danimarca, ad esempio,le regioni hanno pianificato la costruzione di 16 nuovi ospedali (in sostituzione distrutture vecchie) entro i prossimi 10-15 anni con l’obiettivo di rendere più efficientel’assistenza sanitaria e avere strutture ad impatto zero sull’ambiente – ha poiaggiunto Santoro – Il buon senso ce lo chiede; credere che le necessità di oggi sianole stesse degli anni ’70 o di quelle del 2030 è espressione di una visione miope.L’edilizia sanitaria è un tema cruciale per il futuro, perdere tempo oggi vuol direlasciare tutto sulle spalle delle future generazioni».

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16/01/2019 liratv.com

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

EAV: € 229Lettori: 167

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Corso di aggiornamento sul trapianto di rene al Ruggid'Aragona

Il trapianto renale è la migliore soluzione terapeutica per la cura della malattiarenale cronica terminale. Nell’ultimo decennio si registra un incremento del numerodei trapianti eseguiti, sia da donatore non vivente che da vivente. Ma c’è stato pureun significativo miglioramento della prognosi del trapianto nel tempo. L’UnitàOperativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto della A.O.U. “San Giovanni diDio e Ruggi D’Aragona” di Salerno ha organizzato il Corso sul “Trapianto di rene:stato dell’arte per il miglioramento dell’outcome clinico”. Se ne parlerà per l’interagiornata di sabato, presso il Lloyd’s Baia Hotel. Il percorso formativo è completatoda una sessione pratica sull’utilizzo della strumentazione ecografica per immaginiper la diagnosi non invasiva di rigetto e complicanze precoci e tardive. Per i giovanimedici nefrologi under 35 c’è la possibilità di partecipare ad una Sessione Poster,con un premio intitolato ad “Angelo Santopietro” da assegnare al miglior elaboratosul tema del percorso del trapianto renale. Aspetto fondamentale per il buon esitodel trapianto è una costante sorveglianza del paziente, una corretta gestione delleproblematiche cliniche, mediche e chirurgiche. Nel corso di aggiornamento sarannoaffrontati temi come i supporti diagnostici per la gestione del rigetto, la biopsiarenale, la prevenzione e la gestione di complicanze infettive e neoplastiche. Ci sarà,inoltre, una sessione sui trapianti all’Ospedale di Salerno. Per una panoramica sullostato dell’arte del trapianto renale oggi sono attese le due letture magistrali. Quelladell’ex presidente della Società Italiana di Nefrologia Gesualdo di Bari e quella delDirettore del Centro Trapianti Rene-Pancreas di Padova, il prof. Rigotti.

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16/01/2019 dentrosalerno.it

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

EAV: € 298Lettori: 433

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Salerno: all’ospedale “Ruggi” corso su trapianto reneL’Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto della A.O.U. “SanGiovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” di Salerno organizza il Corso “Trapianto di rene:stato dell’arte per il miglioramento dell’outcome clinico“, sabato 19 gennaio 2019dalle ore 08,30 alle 18,30 presso il Lloyd’s Baia Hotel di Salerno. Il trapianto renale èla migliore soluzione terapeutica per la cura della malattia renale cronica terminale.Nell’ultimo decennio è stato osservato un incremento del numero dei trapiantieseguiti, sia da donatore non vivente che da vivente, e un significativomiglioramento della prognosi del trapianto nel tempo. Aspetto fondamentale per ilbuon esito del trapianto renale è una costante sorveglianza del paziente nell’ambitodi un percorso di follow-up centrato sulla corretta gestione delle problematichecliniche, mediche e chirurgiche, correlate al trapianto stesso. Nel corso diaggiornamento saranno affrontati temi riguardanti la corretta gestione del follow-upnefrologico del trapianto di rene, l’utilità di ausili diagnostici per la gestione delrigetto, quali la biopsia renale e l’imaging ecografico, la prevenzione e la gestione dicomplicanze infettive e neoplastiche. Sarà, inoltre, dedicata una sessione allaesperienza trapiantologica maturata presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria diSalerno. Le due letture magistrali saranno svolte dal Past President della SocietàItaliana di Nefrologia prof. L. Gesualdo di Bari e dal Direttore del Centro TrapiantiRene Pancreas di Padova prof. P. Rigotti, fornendo ai discenti una panoramica suquello che è lo stato dell’arte del trapianto renale oggi e per come è affrontato ilpercorso del follow-up post trapianto, sia dal punto di vista del nefrologo, che delchirurgo trapiantologo. Il percorso formativo sarà, poi, completato con una sessionepratica riguardante l’utilizzo dell’imaging ecografica per la diagnosi non invasiva diproblematiche quale il rigetto e le complicanze chiurirgiche precoci e tardive.

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17/01/2019 La Città di Salerno

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

Pagina 9

Le nuove frontiere della Nefrologia

L'Unità Operativa Complessa diNefrologia, Dialisi e Trapianto dellaA.O.U. San Giovanni di Dio e RuggiD'Aragona' di Salerno organizza il Corso'Trapianto di rene: stato dell'arte per ilmiglioramento dell'outcome clinico,sabato dalle 8,30 alle 18,30 presso ilLloyd's Baia Hotel di Salerno. Nel corsodi aggiornamento saranno affrontati temiriguardanti la corretta gestione delfollow-up nefrologico del trapianto direne, l'utilità di ausili diagnostici per lagestione del rigetto, quali la biopsiarenale e l'imaging ecografico, laprevenzione e la gestione di complicanzeinfettive e neoplastiche.

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17/01/2019 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 23

«Farmaci oncologici, cinque ore di attesa»Andrea Passaro

VALLO DELLA LUCANIA Disagi e ritardinell'erogazione di farmaci antiblastici aipazienti oncologici dell'ospedale SanLuca di Vallo della Lucania. A segnalarela situazione al commissariostraordinario dell'Asl Salerno, MarioIervolino , e ai direttori sanitari degliospedali di Vallo della Lucania e Pagani,è il segretario territoriale Fsi Usae, MariaTeresa Esposito . Nella lettera vengonoevidenziate le «continue segnalazioniche ci giungono da parte di pazienti cheaccedono alle cure oncologiche presso il reparto dell'ospedale San Luca, di ritardinella consegna dei farmaci antiblastici provenienti dal presidio di Pagani, checomportano attese anche di quattro o cinque ore giornaliere per il completamentodella somministrazione della terapia ». Da circa un anno e mezzo, la preparazionedei farmaci antiblastici da somministrare ai pazienti oncologici del presidio vallese,viene effettuata da quello di Pagani, avendo chiuso il reparto di Vallo della Lucaniache si occupava di prepararli, l'Umaca, per ristrutturazione. Fin da subito, i sindacatiprevidero i possibili disservizi causati da tale chiusura, che di fatto si sono poiconcretizzati da subito, a discapito di pazienti già così fortemente provati. Idisservizi a carico dei pazienti, si trasferiscono anche sugli operatori del San Luca,«che non possono programmare le attività post lavorative, per continui ritardi nelleconsegne. I ritardi evidenzia la rappresentante sindacale - naturalmente sono daimputare esclusivamente alla carenza di personale incaricato al presidio ospedalierodi Pagani: addirittura è di circa un mese fa il trasferimento di un operatore ad altroservizio senza relativa sostituzione, condizione che ha comportato un carico ulterioredi lavoro ai colleghi di Pagani che non riescono a gestire in modo adeguato leattività di competenza». Quindi la preghiera alla struttura commissariale di «trovareuna soluzione rapida al problema in nome di quel diritto alla salute ed all'efficaciadelle cure che dovrebbe contraddistinguere un paese civile». Ritardi e attese chesarebbero conseguenza del sottodimensionamento del personale a Pagani e dellenumerose richieste di assistenza soddisfatte dal polo oncologico dell'Andrea Tortora.Tuttavia, a incidere negativamente sono pure le condizioni logistiche: oltre centochilometri e strade non sempre ottimali separano il San Luca dal Tortora.Probabilmente se al polo oncologico paganese ci fosse personale a sufficienza, illaboratorio per la preparazione dei farmaci utilizzati per la chemioterapia potrebbefunzionare a pieno regime e fornire contemporaneamente il necessario sia per

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Pagani che per Vallo della Lucania. Non solo provvedimenti organizzativi aziendali,ma anche di affluenza. Al Tortora si rivolgono decine di pazienti ogni giorno, mentre inumeri del San Luca sono notevolmente diversi.

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17/01/2019 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 16

Morì dopo ore di attesa Prosciolti due mediciAlfonso T. Guerritore

Sono stati prosciolti al terminedell'udienza preliminare due medici finitisotto accusa per omicidio colposo inseguito al decesso del trentatreenneoperaio paganese Carmine Russo ,sposato con due figli. Dopo la denunciapresentata dalla famiglia per la morteavvenuta a maggio 2017 la procura diNocera Inferiore avviò un'inchiesta peromicidio colposo, che in prima battutaindagava su dodici diverse posizioni tramedici ospedalieri dell'Umberto I, colreparto infettivo e il pronto soccorso,oltre alla guardia medica di turno almomento del primissimo consulto. Lavicenda aveva registrato accertamentiapprofonditi, a partire dall'autopsiaeffettuata i dopo la riesumazione dellasalma seguita alle ricostruzioniinvestigative: la morte era subentrata apartire da una lesione riportata sullavoro, inizialmente seguita dall'uomocon le prime cure poi involute in uno stato febbrile. Il malessere andò avanti fino alladecisione di rivolgersi alla guardia medica, che indicò la Tachipirina come soluzioneiniziale: successivamente l'uomo si recò in ospedale, aspettando diverse ore primadi essere visitato, prima di peggiorare e arrivare di colpo al decesso nel reparto diterapia intensiva. Il giovane morì il 2 maggio 2017, con la successiva denuncia deiparenti a chiedere giustizia e l'accertamento investigativo che partì dalle posizioni didodici medici, tutti quelli che avevano seguito il caso, con le accuse di omicidiocolposo in concorso riguardanti tutto il personale impegnato nella fase clinica. Dairisultati dell'autopsia l'iniziale rosa delle persone sotto indagine si ridusse, conmedici del pronto soccorso, un medico della guardia medica, un nefrologo, uninfettivologo e altri medici in forza al reparto di rianimazione ridotti a dueprofessionisti, uno in servizio alla guardia medica e l'altro al reparto infettivo. Lafamiglia del giovane, assistita dagli avvocati Mancini e Sabatino , chiese verificheapprofondite per risalire a cause e colpe eventuali per il decesso, paventandoinefficienze e omissioni gravi, con la telefonata alla guardia medica a ricevere unaprima indicazione per la febbre alta. Il persistere di dolore e malessere, per Russo,

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riportò la visita all'ospedale, con un collasso sfiorato e le molte ore di attesa. Dopouna serie di analisi e visite nei diversi reparti, Russo entrò in coma, con l'ultimotrasferimento in rianimazione e il decesso. Il gip dispose nei mesi scorsi unapprofondimento investigativo sulle posizioni dei due medici, concluso senza ilraggiungimento di elementi che giustificassero il processo: così per i dueprofessionisti è arrivato il proscioglimento, disposto dal giudice.

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17/01/2019 Il Mattino (ed. Salerno)

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 31 EAV: € 4.389Lettori: 133.364

Ospedale depotenziato l' opposizione «Piano beffa»

SAPRI Antonietta Nicodemo «Con ilnuovo piano ospedaliero il nostropresidio viene depotenziato di servizi efunzioni». Il capogruppo della minoranza,Giuseppe Del Medico, mette tutti inguardia. «Il Dea di I livello previsto per l'ospedale di Sapri - sostiene - è solocartina di tornasole per coprire l'inganno». Gli fa eco Pietro Scaldaferridel movimento Sapri Cambia: «Il grandeimbroglio è svelato - aggiunge - il nostroospedale diventerà un pronto soccorsospecialistico. Aver millantatoampliamento e rafforzamento si èrilevato una truffa». Stando al piano, siperdono responsabili di servizi e primari,come quello di ginecologia. Lagastroenterologia, da struttura sempliceretrocede ad attività ambulatorialementre si potenzia lo stesso servizio aPolla e Vallo. Per Sapri nessun interventodi edilizia sanitaria, a differenza di altrestrutture salernitane. Altra beffa sono inumeri che l' ospedale deve raggiungereper la promozione a Dea di primo livello. Il 30 giugno deve dimostrare che per fineanno registrerà oltre 45mila accessi, numero che deve raggiungere annualmente,servendo un bacino tra i 150mila e 300mila abitanti. Per i punti nascita nessunaconferma, oltre ad una richiesta di deroga dal governo centrale. Qualcuno ha tentatodi portare il governatore De Luca a Sapri domani, prima del suo incontro pubblico aSanza. Ma ogni tentativo è fallito. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 27 EAV: € 7.147Lettori: 133.364

«Siamo precari dal 2005» Ira operatori sociosanitari

SAN FELICE A CANCELLO Gabriella CuocoLavano i malati, li imboccano, liaccompagnano nelle visite ma per loronon ci sono tutele. Sono sempre piùrichiesti soprattutto in ambito extraospedaliero perché costano poco e sonopolivalenti. Ben 170 operatori socio-sanitari della provincia di Caserta,sospesi in un' incertezza contrattuale dal2005, a metà strada tra l' essere tecnicio professionisti, hanno deciso di alzarevoce, cercando di trovare una soluzionealla precarietà. In una petizione inviataai presidenti di Camera e Senato,Roberto Fico e Maria Elisabetta AlbertiCasellati e al presidente dellacommissione Sanità della Regione, PierPaolo Sileri, i lavoratori in servizio pressole strutture ospedaliere di Maddaloni,San Felice a Cancello, Marcianise,Piedimonte Matese, Sessa Aurunca,Santa Maria Capua Vetere, il S.P.D.C.dell' ospedale di Caserta, ilcoordinamento farmaceutico dell' ex AslCe1 e la farmacia del poliambulatorio di Caiazzo, distretto 15 chiedono a gran voceuna stabilizzazione del precariato e un intervento legislativo di tutela, e cioè unarimodulazione della legge vigente in materia sanitaria. Eppure il loro è un mestierequanto mai sensibile e delicato: non a caso è stato incluso tra quei lavori gravosiche, almeno per lo scorso anno, è stato coperto dall' Ape sociale. Un' attivitàfaticosa e di responsabilità a stretto contatto con malati che hanno bisogno diassistenza e vicinanza psicologica. Gli Oss legano l' universo dei pazienti e il mondodei medici e degli infermieri: il punto di riferimento iniziale per i primi, il più fortesupporto materiale per i secondi. Per questo, attraverso un avvocato di fiducia,Raffaele Bencivenga, i 170 operatori, che si sono detti abbandonati anche daisindacati, e che in questi anni, hanno cambiato diverse volte datore di lavoro,essendo assunti da varie cooperative. Dell' ottobre 2016 sono in servizio presso lacoop. Aido che è in attesa di proroga in quanto è stata bandita una nuova gara,affidata con sospensione alla ditta aggiudicataria. «C' è bisogno di una proposta di

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modifica della legge in materia - dice Bencivenga - e occorre anche unriconoscimento delle mansioni e del profilo sanitario per cui siamo stati formati contantissime ore di corsi regionali. La stabilizzazione del precariato sarà un battagliache porteremo avanti con rispetto e con la voglia di raggiungere l' obiettivo.Ènecessario aiutarli per farli andare avanti». Si attendono, quindi, risposte altrimentisi passerà alla fase successiva che prevede, sicuramente, lo stato di agitazione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 27 EAV: € 9.896Lettori: 133.364

Doppi stipendi all' Asl buste paga ai raggi x

L' INCHIESTA Alessandra MontalbettiInterrogatorio di garanzia per il medicoaccusato di peculato e falso, insieme adun funzionario e ad un dipendente dell'Asl di Avellino, tutti finiti nell' inchiestasui «doppi stipendi». Il professionista,originario dell' Alta Irpinia, ha fornito lasua versione dei fatti agli agenti dellaGuardia di finanza del comando diAvellino. Allo stato è accusato di averintascato indebitamente circa 200milaeuro. L' interrogatorio di garanzia si èsvolto presso il comando di via Pontieridavanti agli agenti che seguono l'inchiesta su delega del pubblicoministero Fabio Massimo Del Mauro.Ininterrottamente per sei ore, affiancatodai suoi legali Salvatore e AntonioRosania, ha fornito chiarimenti per farluce sulle accuse mosse nei suoiconfronti, collaborando con gli inquirenti.Alla luce di questo interrogatorio l'inchiesta potrebbe subire ulteriorisviluppi. Gli uomini della Gdf agli ordinidel comandante Gennaro Ottaiano stanno passando al setaccio non solo le bustepaga dell' Azienda Sanitaria Locale, ma anche le prestazioni occasionali, leprestazioni aggiuntive e le turnazioni eseguite, nonché presunti certificati falsi, alfine di ricostruire le somme non dovute. L' indagine avviata dalla Procura dellaRepubblica di Avellino e guidata dal pubblico ministero Del Mauro ha preso il viadopo la denuncia della manager dell' Azienda sanitaria di via degli Imbimbo, MariaMorgante, che si era messa in seguito alle anomalie riscontrate all' interno degliuffici. Non si esclude che l' inchiesta sia destinata ad allargarsi dopo eventualiriscontri con i documenti cartacei in mano alle Fiamme gialle e sui quali sono già alavoro. Nel mirino degli agenti della Guardia di Finanza di Avellino, sarebbe finita l'Unità Operativa Complessa del personale non strutturato dell' Azienda sanitarialocale dove, con ogni probabilità, sarebbero state trovate le modalità e gli artifici pergonfiare gli stipendi di alcuni medici di base, agevolandone alcuni e penalizzandonealtri. Se qualche dipendente fosse compiacente o meno verrà accertato

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successivamente con le ulteriori indagini affidate agli agenti della guardia di finanzadel comando di Avellino. Al momento solo ipotesi che cercano conferme dopo isequestri negli uffici dediti ai calcoli degli gli stipendi dei medici di base, delleguardie mediche e degli specialisti ambulatoriali. E sarebbe in questo settore che sisarebbero verificate le presunte irregolarità per circa 200mila euro, al momentosegnalate, ma non si esclude che le somme truffate siano destinate a salirevertiginosamente. Per il momento al vaglio degli inquirenti ci sarebbero tre posizioni.In primis il medico, ma gli inquirenti ipotizzano anche eventuali complicità diqualcuno all' interno dell' ufficio nel quale i calcoli delle prestazioni venivanoeffettuati prima di essere erogate ed intascate. Al momento nessun dipendente dell'ufficio in questione è stato raggiunto da provvedimenti disciplinari, in attesa degliulteriori sviluppi da parte degli organi inquirenti, anche se l' Asl di Avellino di viadegli Imbimbo ha già aperto un' indagine interna per far luce sulle condotte deidipendenti. Sulla vicenda non aveva risparmiato parole dure anche il GovernatoreVincenzo De Luca durante la presentazione del calendario all' ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno: «All' Asl di Avellino qualcuno si paga il doppio stipendio concertificazioni false, so bene quello che abbiamo trovato. Sono decenni di abbandono,di sciatteria, di porcheria». Intanto i legali Rosania, difensori del medico dell' AltaIrpinia sottoposto al decreto di sequestro della somma di 235mila euro, eseguito il27 dicembre scorso e convalidato il 7 gennaio, stanno valutando se presentareistanza di riesame per ottenere il dissequestro. Stamane scadono i dieci giorni ditempo per presentarla. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Formiche, bonifica ma a pezzi il San Giovanni Bosco nonchiude

IL PIANO Si parte dalla disinfestazionedelle aree esterne, in programma giàoggi al San Giovanni Bosco, perprocedere alla bonifica dei sottoservizinei piani interrati dell' ospedale e poi, asalire, dal primo al quinto, nei varireparti. Ma senza bloccare l' assistenza etrasferire i pazienti in altre strutture. «Sipunta, piuttosto, a una rotazione internadelle unità operative, quando necessaria,per consentire gli interventi in modo dalimitare i disagi», dice il manager dell'Asl Napoli 1 Centro, Mario Forlenza, altermine della riunione con lacommissione di indagine convocata sulcaso formiche. Un incontro, annunciatonel presidio di Napoli Nord ma svoltosiieri nella sede centrale dell' aziendasanitaria, durato quasi cinque ore echiuso con la stesura di un verbalesottoscritto da tutti i partecipanti in cuisi individuano «le necessarie azionicorrettive da porre in essereimmediatamente» con l' obiettivo dirisolvere o contenere almeno l' infestazione. LE FASI «Non viene messa indiscussione, al momento la possibilità di chiusura di interi reparti di degenza»,puntualizza Emilio Lemetre, il coordinatore del servizio di igiene e sanità pubblicadell' Asl, spiegando che la bonifica al via oggi prevede «la distribuzione a spaglio diformulato microgranulare» nelle aree verdi e il posizionamento di «esche attrattivein gel nei cavedi dei sottoservizi». A seguire le altre azioni, sempre con l' utilizzo diesche attrattive, «in tutta la struttura». Così si possono raggiungere, assicura,«risultati significativi a medio termine», affidando alla direzione strategica aziendaleil compito di valutare l' opportunità di estendere il modello di interventi agli altripresidi della Asl, «anche attraverso l' affiancamento di una ditta specializzata».Lemetre, in qualità di presidente della commissione di indagine sul caso formiche,ha il compito di presentare a stretto giro una relazione sui riscontri operativi,

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indicare «le direttive sulla gestione degli aspetti ambientali e igienico-sanitarinonché le buone pratiche da adottare da parte del personale e degli assistiti». Ilprotocollo riguarda anche la distribuzione dei pasti e l' igiene nei reparti. L' APPALTOAltra novità, l' appalto per le pulizie: è previsto sia affidato con una gara di appaltodopo 15 anni di proroghe. «Ora si faccia lo stesso per tutti gli altri ospedali. E siverifichino eventuali responsabilità dei precedenti dirigenti», incalza il consigliereregionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che aggiunge: «Non possiamo cheesprimere soddisfazione»; mentre «bonificare senza chiudere interi reparti è anostro avviso una scelta rischiosa: ci riserviamo di valutare con attenzione irisultati». Ed è solo «il primo passo»: «Sono varie le strutture sanitarie dove icontratti di appalto per il servizio pulizia sono scaduti. Un esempio è l' ospedale SanPaolo». A Forlenza il politico chiede anche di «verificare l' eventuale sussistenza diresponsabilità di carattere penale o amministrativo in capo ai dirigenti che si sonosucceduti negli anni a capo delle strutture. Spesso le aziende hanno operato inregime di palese sottodimensionamento organico. Occorre un' operazionechiarificatrice». E gli accertamenti sulle paventate inadempienze nei controlli sonoannunciate dallo stesso direttore generale, anche in risposta alle accuse del ministrodella salute, Giulia Grillo. I LAVORI «Procedono, intanto, gli interventi dimanutenzione ordinaria dei reparti», precisa Lemetre. Ma non può bastare. Il SanGiovanni Bosco è senza manutenzione dal 1978, l' anno di inaugurazione. E i lavorilasciati in sospeso potrebbero aver contribuito a far nidificare gli insetti in puntidifficili da individuare. Quanto ai fondi per la ristrutturazione, Forlenza precisa diaver fatto domanda in Regione per ottenere 7,8 milioni, ma «la pratica è al palo»perché «è stata evidenziata la mancanza della certificazione delle verifiche divulnerabilità sismiche» sollecitata da Roma. «Il paradosso è che al fine di potereffettuare queste verifiche», al dicastero la Regione ha chiesto 15 milioni. «E si è inattesa del finanziamento. Nessuna omissione, dunque, da parte della Asl. Spetta alministero sbloccare la situazione», la versione del manager. Ma, a prescindere dalleresponsabilità, resta irrisolto il problema. m.p. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 27 EAV: € 11.019Lettori: 133.364

Guardia medica, disagi dopo i tagli i camici bianchi sirivolgono al Tar

LA POLEMICA Antonello Plati È caos sullacontinuità assistenziale in provincia diAvellino. I medici di guardia sono sulpiede di guerra e contestano i taglieffettuati dall' Asl, appellandosi con undoppio ricorso al Tar di Salerno. Mentregli utenti sono pronti a presentare unesposto per chiedere il potenziamentodel servizio. «L' organico è ridotto all'osso: i tagli sono stati fatti senza alcunalogica», spiega Mira Cioppa, medico diguardia a San Mango sul Calore cheinsieme ad altri 13 colleghi ha chiesto l'intervento dei magistrati amministrativi.«Oltre al nostro sottolinea c' è anche unaltro ricorso presentato da altri 7 medici:i giudici, considerata la comunità diintenti, si pronunceranno una sola volta,entrando nel merito il prossimo 20marzo». La richiesta è quella di annullarela riduzione del personale di continuitàassistenziale disposta dal direttoregenerale dell' Asl Maria Morgante. Letoghe il 20 dicembre scorso hannoemesso un' ordinanza rinviando il giudizio in primavera perché non è stato ancoraacquisto «l' atto per mezzo del quale l' Asl ha provveduto alla riorganizzazione».Cioppa sostiene: «Difficilmente questo documento sarà trasmesso al Tar per ilsemplice fatto che non esiste. La stessa richiesta è stata inoltrata da noi tempo fa,senza ricevere alcun riscontro». Sono una ventina le unità considerate in esubero erimosse a maggio dell' anno scorso (ma potrebbero superare 60 entro il prossimosemestre): tre nel capoluogo, le altre tra Atripalda, Baiano, Fontanarosa,Mercogliano, Mirabella Eclano, Montoro, San Mango sul Calore e Volturara Irpina. Lamannaia segue una direttiva della Regione che indica 1 medico ogni 5mila abitanti,escludendo, però, le cosiddette «Zone disagiate», tra le quali l' Alta Irpinia e laBaronia, dove il parametro vale per 1 ogni 1.500 abitanti. «Attualmente illustraFrancesco Sellitto, presidente provinciale dell' Ordine dei medici - ci sono 132 medici

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di guardia effettivi e 70 sostituti e se non dovessero esserci altri tagli gli effettivipotrebbero aumentare fino a 182 con l' innesto previsto dalla mappatura delle Zonedisagiate richiesta da Palazzo Santa Lucia, ma che a quanto pare l' Asl non avrebbeancora trasmesso». La manager dell' azienda sanitaria, in una recente intervista alMattino, difendeva così le scelte: «I parametri ricalcano le disposizioni regionali: nonpossiamo fare altrimenti». Annunciando poi «l' attivazione di una cabina di regia perverificare la situazione» e confermando di «aver chiesto alla Regione di rientrare sianelle Zone carenti per stabilizzare 17 unità sia nelle Zone disagiate per averne altre40». E per tamponare l' emergenza, sono stati appena affidati 82 incarichi annualidistribuiti nelle 42 sedi dislocate nei 118 comuni dell' Irpinia per una spesacomplessiva di circa 3 milioni di euro. «Questi incarichi a tempo determinatocomportano anche un aumento di spesa commenta Sellitto mentre con nuovi innestia tempo indeterminato si risparmierebbe e si assicurerebbe un servizio migliore».Nel frattempo, le difficoltà aumentano: «In alcune aree con estensioni notevolispiega ancora Cioppa è presente un solo medico che di notte è costretto a spostarsianche per 20 o 30 chilometri lasciando la sede sguarnita ed eventuali pazienti inperenne attesa. Inoltre, operiamo in completa solitudine e quindi in mancanza delleminime misure di sicurezza: tutto ciò è assurdo». Ma accade. Come conferma ilracconto di Pasquale Sfera: «Abito in via Molinelle, al confine tra Avellino,Mercogliano e Monteforte, per un malore sono stato costretto a rivolgermi allacontinuità assistenziale e mi sono recato a via Degli Imbimbo. Lì mi hanno detto cheper questioni di competenza sarei dovuto andare a Mercogliano. Non senza problemisono riuscito a trovare la sede, a pochi passi dal borgo di Capocastello dove alle 2 dinotte era presente solo una dottoressa: questa sede, oltre Monteforte, copre buonaparte della fascia del Partenio. Insieme ad altri utenti siamo pronti a presentare unesposto per chiedere l' attivazione di un' altra sede». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 12 EAV: € 576Lettori: 29.750

Il Cardarelli sede della scuola per il rischio clinico

LA NOVITÀ NAPOLI. L' aziendaospedaliera Cardarelli di Napoli saràsede della "School of clinical riskmanagement" che si occuperà diformare i professionisti della sanità chein maniera "proattiva" per gestire,prevenire e ridurre il rischio clinico. «IlCardarelli - dice il governatore dellaCampania, Vincenzo De Luca - è unadelle tante eccellenze che abbiamo nellasanità campana e napoletana. QuestaScuola significa anche una maggioretutela per i cittadini, ma significa ancheriuscire ad eliminare una serie dicontenziosi, di contrasti, fra utenti estrutture sanitarie, che in qualche casooltre a far perdere tempo, costa decinedi milioni di euro, dando magari respirosoltanto a qualche studio legale che cimarcia sopra. Iistituzioni, cittadini,pazienti, devono condividere un unicointeresse, quello della qualità delleprestazioni». «Fin dall' insediamentodella direzione strategica abbiamointrodotto, in linea con gli indirizzi del governo regionale, tanti protocolli e tanteiniziative - spiega il direttore generale Ciro Verdoliva - perché è fondamentalericonoscere i primi sintomi di malfunzionamento in ogni processo assistenziale».

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Incurabili: crepe e calcinacci nell' ala delle sale operatorieAllarme tra i dipendenti

Raffaele Nespoli

L' antico scalone resta transennato perproblemi burocratici NAPOLI Unaprofonda crepa taglia in verticale ilmuro. Si trova, quasi come se fosse unmonito, dietro una di quelle luci diemergenza che servono ad indicare levie di fuga. In altre immagini si notacome anche pesanti mattonelle eaddirittura lastre di marmo si sianospaccate per il movimento delle pareti edel pavimento. Le foto sono quellescattate in questi giorni all' ospedaleIncurabili, dove da tempo la mancanza diuna seria ristrutturazione desta qualcheallarme. A settembre il Corriere delMezzogiorno aveva sollevato il caso di unparziale distacco dello scalonemonumentale dal corpo della struttura.Ancora oggi le scale cinquecentescherestano transennate e interdette all'utenza, anche se - pare - solo perproblemi burocratici. In ospedale, achiedere di quelle scale, si ottengonosolo risposte abbozzate: «Sì, quello è pericolante», dice una dipendente che pareormai abituata a vedere transenne e divieti. Ben altra preoccupazione sembraesserci da parte di alcuni camici bianchi che parlano della situazione relativa allaverticale del blocco operatorio e radiologia. Quella, per intendersi, immortalata nellefoto con crepe e calcinacci a terra. Da parte dell' Asl nessun commento. Nonostantei ripetuti tentativi nessuno vuole chiarire cosa stia succedendo e se la situazione siasotto controllo o meno. Ciò che è evidente, è che mancano su quelle crepe icosiddetti fessurimetri, vale a dire i vetrini che applicati alla parte consentono inmaniera semplice ed immediata di monitorare l' evoluzione delle lesioni. Inmancanza di una risposta da parte dell' Asl Napoli 1 è difficile dire ad oggi se quellelesioni siano solo di assestamento, come pure qualcuno sostiene, o se invece si trattidi qualcosa di più. Certo è che la situazione non aiuta a restituire serenità all'utenza, costretta a muoversi tra scale e reparti le cui condizioni non sono

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«rassicuranti». Che ci sia l' esigenza di comprendere cosa accade lo testimonianoanche le molte note inviate dal direttore sanitario Mariella Corvino alla direzionegenerale. Richieste di verifiche e di controllo che non saranno rimaste inascoltate,ma che allo stesso modo pare non abbiano portato a grandi miglioramenti. Comedetto, resta ancora chiusa la storica scala monumentale. In quel caso a produrre losmottamento era stata la rottura di una condotta fognaria. Nell' occasione, sotto ilastroni di piperno si era creata una enorme voragine poi riempita. Al Corriere delMezzogiorno l' ingegner Clemente Esposito, storico consulente del Comune di Napolie presidente del Centro speleologico meridionale aveva prospettato l' ipotesi che vifosse una qualche correlazione tra le condizioni della scala monumentale e l'incidente alla condotta fognaria. Sempre lui aveva affermato che «ogni segnale diquesto tipo qui agli Incurabili deve essere preso sul serio, perché l' intera collina diCapo Napoli è piena di cavità». Esposito aveva ricordato in anche l' incidenteavvenuto l' anno precedente: «In quel caso - aveva detto - l' allerta fu determinatadalla caduta di un basolo. Quando uno dei tecnici andò a verificare ci accorgemmoche si era prodotta una voragine di quasi sei metri, lunga quasi quanto la base dellascala stessa. Un' altra voragine andava invece verso la farmacia storica». L'intervento di messa in sicurezza fu immediato. Aggiustata la perdita d' acqua, lavoragine fu richiusa e la pavimentazione riassestata. L' ipotesi era che,asciugandosi, l' acqua avesse portato via parte del materiale incoerente sotto lascala monumentale e che questo avesse prodotto un movimento di assestamento.Nell' Asl, anche se ufficialmente non ci sono commenti, alcuni ritengono che quell'infiltrazione d' acqua possa avere a che fare anche con l' attuale situazione dellaverticale che sovrasta il blocco operatorio. Altri invece escludono questa possibilità,convinti che l' area sia troppo distante. Forse, per la serenità di dipendenti edegenti, sarebbe bene che il management chiarisse una volta per tutte cosa staaccadendo.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Lavoratori in rivolta, pronto lo sciopero

ASL NAPOLI 1 Vertice dei sindacati: idipendenti incroceranno le bracciaNAPOLI. I lavoratori dell' Asl Napoli 1pronti a incrociare le braccia. A metàfebbraio è prevista una giornata diastensione dalle attività. Questo l' esitodella riunione tenutasi in Prefettura.Nella dichiarazione a verbale,sottoscritta da Fp Cgil, Cisl Fp, Fials,Nursind e Ugl Sanità si legge che «leorganizzazioni sindacali intervenute aseguito di giusta convocazione al fine diesperire le procedure di raffreddamentopreviste dalla legge, nello stigmatizzarel' assenza della direzione strategica chedenota un palese sgarbo istituzionale,preannunciando una prima giornata disciopero di tutti lavoratori dell' Asl Napoli1». Nello stesso documento, inoltre,scritto che «attese le gravi carenze diprogrammazione, con ricadute negativesui Lea e sulla sicurezza di tutti ilavoratori, nonché l' inerzia dellastruttura commissariale» i sindacati «all'unanimità ribadiscono con forza la richiesta di rimozione di tutta la direzionestrategica aziendale che ha mostrato tutta l' inadeguatezza di programmazione, digovernance e di gestione delle evidenti criticità in atto». Infine, le stesseorganizzazioni sindacali si riservano «ulteriori interventi e azioni a tutti i livelliistituzionali, senza escludere anche l' interessamento della magistratura contabile alfine di verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche». Sulla base di questeconsiderazioni, poi, la decisione di indire una giornata di sciopero da tutte le attività.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Sanità e degrado, le accuse del ministroAngelo Agrippa

Grillo: «Contratti prorogati per le puliziee nessuna richiesta di fondi per lavori alSan Giovanni Bosco» De Luca: «Idiozie, ilGoverno non ha soldi». La direzioneregionale smentisce l' esponente dei 5Stelle NAPOLI Un duello che si inaspriscedi giorno in giorno, man mano cheaumentano le scie di formiche negliospedali napoletani. Tanto che ora illaborioso (ed implacabile) insetto èaddirittura diventato simbolo di protesta,dopo che tre parlamentari 5 stelle hannoportato alcune formiche davanti allasede del consiglio regionale percontestare l' amministrazione diVincenzo De Luca. La situazione didegrado della struttura ospedaliera delSan Giovanni Bosco, in cui sono staterinvenute formiche ed è crollato ilsoffitto di un reparto, «dura da tempo -ha spiegato Grillo - e appare ancora piùincredibile che la Regione Campania nonabbia chiesto neanche un centesimo perristrutturare l' edificio. Ho il documento inviato al Ministero sulla ristrutturazionedella rete ospedaliera dal quale emerge che non è stato chiesto nulla». Non solo, ilministro ha puntato l' indice anche su altre gravi inadempienze: «Ho letto ilcapitolato d' appalto per le pulizie. Se il contratto fosse stato rispettato - haprecisato - avremmo potuto banchettare nei reparti. Quindi c' è stata una catena diinadempienze. Se poi ci sia stata anche una situazione di criminalità, comedenunciato, la cosa si complica. Ma ciò non esime la ditta di pulizie dallo svolgere ilsuo compito, tenendo presente che chi è incaricato di pulire in un ospedale non ha lastessa responsabilità di chi lo fa in un centro commerciale. L' esternalizzazione deiservizi - ha concluso - non deve essere una scusa per scaricare le responsabilità. C' èuna situazione anomala anche in altri ospedali della Asl Napoli 1, di proroga delcontratto delle pulizie senza motivo. Un atteggiamento quasi di benevolenza». DeLuca ha reagito piccato: «La Regione Campania ha presentato il piano per l' ediliziaospedaliera, ma al ministero si sono inventati la certificazione della vulnerabilitàsismica necessaria prima di approvare il piano, un' idiozia. Stanno cercando di non

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immettere le risorse perché non hanno soldi». Infine, a replicare sul punto alministro Grillo è intervenuta la Direzione regionale sanità: «In merito a false notiziediffuse sui finanziamenti richiesti da mesi dalla Regione Campania per opere diadeguamento e ristrutturazione dell' ospedale San Giovanni Bosco, di cui il ministeroè a conoscenza attraverso tutti gli atti prodotti, si precisa che l' Accordo diprogramma ex art. 20 sottoscritto nel mese di febbraio 2018, per circa 170 milioni dieuro, sono stati approvati lavori di adeguamento al San Giovanni Bosco. Che l' Asl hapresentato una richiesta per 7,8 milioni di euro. Al fine di poter effettuare le verifichedella vulnerabilità sismica degli ospedali dell' Asl Napoli 1 e di altre aziendesanitarie, la Regione ha presentato una richiesta al ministero della Salute di 15milioni di euro, per le quali si è in attesa del finanziamento».

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17/01/2019

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Sanità in crisi, scontro sull' edilizia

NAPOLI (Loredana Lerose) - E' botta erisposta tra Movimento 5 Stelle e palazzoSanta Lucia sul piano di edilizia sanitaria.Stando ai pentastellati, il governatoreVincenzo De Luca non ha stanziatoneanche un euro in favore del SanGiovanni Bosco di Napoli, che dal 1978,anno della sua apertura non è mai statoristrutturato, ma ha trovato "centinaia dimilioni da investire in nuovi ospedali chenon vedranno mai la luce e oltre cinquemilioni di soldi pubblici in dono a quattrostrutture private religiose". Un' accusagrave che non può cadere nel vuoto,tant' è che la Regione si è vista costrettaa rispondere. A sferrare l' attacco è statail consigliere regionale grillino ValeriaCiarambino. "Non un interventopianificato per nosocomi strategici checadono a pezzi - è la stoccata - Questa èla visione di De Luca della sanità inCampania, messa nero su bianco nelnuovo piano di edilizia ospedaliera. Unapioggia di milioni per operefantasmagoriche, con costi lievitati perpagare consulenze e archistar, tra l' altro del tutto inutili in quanto andrebbero araddoppiare strutture preesistenti come il Ruggi di Salerno, che costerà 400 milioni,o il San Paolo di Fuorigrotta, la cui spesa prevista è di 91 milioni. Progetti su cartache si tramuteranno in eterni cantieri". Un' operazione che viene letta in chiaveprettamente propagandistica in vista delle elezioni del 2020. "Gli unici interventiprevisti per la Asl Napoli 1 - prosegue Ciarambino - la più grande d' Europa, le cuistrutture non hanno neppure la certificazione antincendio, riguardano la costruzionedi un nuovo ospedale a Fuorigrotta, doppione del San Paolo, e un nuovo bloccotecnologico all' ospedale Incurabili. Stiamo ancora aspettando che il governatore cispieghi per quale ragione ha speso meno di un terzo del miliardo e 700 milioni delleprime due fasi del programma straordinario di edilizia ospedaliera". Un piano diedilizia ospedaliera, evidentemente, non è mai stato approntato, neanche dalleprecedenti amministrazioni, in modo tale da evitare i tanti problemi infrastrutturali

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in Campania. "L' incapacità di questo amministratore - termina la pentastellatacomporterà ora la chiusura di molti reparti del nosocomio della Doganella". Larisposta di palazzo Santa Lucia non si è fatta attendere. "In merito a false notiziediffuse sui finanziamenti richiesti da mesi dalla Regione Campania per opere diadeguamento e ristrutturazione dell' ospedale San Giovanni Bosco - si legge - di cuiil ministero è a conoscenza attraverso tutti gli atti prodotti, si precisa che con l'Accordo di Programma sottoscritto tra la Regione Campania, il Ministero della Salutee il Mef, nel mese di febbraio 2018, per circa 170 milioni di euro, sono stati approvatilavori di adeguamento al San Giovanni Bosco, con messa a norma e adeguamento airequisiti minimi previsti dalla legislazione vigente, per un milione di euro.Attualmente, si sta completando la progettazione prima di poter passare all'affidamento dei lavori". La nota prosegue spiegando che per il completamento dellafase III del pro I 5 Stelle accusano la Regione di privilegiare le nuove strutture, lareplica arriva a stretto giro: al S. Giovanni sono in arrivo lavori.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Sanità, il ministro attacca De Luca «Snobba lo Stato»

LA POLEMICA Maria Pirro «Quando ilgoverno precedente aveva nominato icommissari per la sanità, De Luca non liha fatti lavorare. Lo Stato era andato adaiutare la Regione Campania e, per tuttarisposta, il presidente ha mandato a quelpaese lo Stato». Così il ministro dellasalute Giulia Grillo, ieri mattina a Tg2Italia, torna a intervenire sul casoformiche diventato scontro politico dopol' appello dei vertici dell' ospedale SanGiovanni Bosco che hanno chiesto di non«essere lasciati soli». E il governatorereplica piccato: «Leggetevi gli atti, nonho nulla da aggiungere». Ma la polemicaa distanza va avanti sui lavori mancati, ifondi congelati e l' enorme degrado incorsia. E i sindacati dell' Asl Napoli 1Centro proclamano lo sciopero per metàfebbraio e annunciano una denuncia allaCorte dei Conti. J' ACCUSE DEL MINISTRO«Il mio unico potere», precisa il ministro,«è quello di fare ispezioni e sostenerecon un finanziamento se la RegioneCampania ci chiede soldi», cosa che fino a oggi «non ha fatto». La situazione didegrado del presidio in cui è anche crollato il soffitto in una sala operatoria «duratempo e appare ancora più incredibile, alla luce di questo: che la Regione non abbiachiesto neanche un centesimo per ristrutturare». Grillo cita il documento inviato alministero sul restyling della rete ospedaliera, «da cui emerge che non è statochiesto nulla». Ma il suo dicastero «sta già facendo tutto il possibile: abbiamomandato ispettori ministeriali e Nas, ma le regioni sono autonome nell'organizzazione». In più, «lo Stato può aiutare con la figura dei commissari - avverte,ipotizzando la nomina di un triumvirato -, sempre che le Campania sia disposta adaccettare l' aiuto da parte dello Stato». A proposito del San Giovanni Bosco, Grilloaggiunge: c' è stata «una catena di inadempienze» da parte della ditta delle pulizieche non le ha effettuate come avrebbe dovuto, ma anche da parte di chi avrebbedovuto controllare e non lo ha fatto. «Se poi ci sia stata anche una situazione dicriminalità, come denunciato, la cosa si complica. Ma ciò non esime la ditta di pulizie

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dallo svolgere il suo compito». E l' esternalizzazione dei servizi «non deve essereuna scusa per scaricare le responsabilità». Sul punto, il manager dell' Asl Napoli 1Centro, Mario Forlenza, annuncia «verifiche interne», ma sottolinea anche il suoimpegno per pubblicare il bando di gara e riaffidare l' appalto dopo tre lustri. LAREPLICA DI DE LUCA «Negli ospedali si fanno le gare per le imprese di pulizia, non sifanno le proroghe per 15 anni. Quindi ora facciamo le gare e così vediamo se sifanno le pulizie», ribadisce il governatore e commissario alla sanità, Vincenzo DeLuca. E, in merito ai fondi non richiesti per il San Giovanni Bosco, chiarisce a suomodo: «La Regione ha presentato il piano per l' edilizia ospedaliera ma al ministerosi sono inventati la certificazione della vulnerabilità sismica necessaria prima diapprovare il piano, un' idiozia... Dovrei fare la vulnerabilità degli edifici pur avendogli uffici tecnici sguarniti per il blocco turn over? E non era meglio dare il via ai lavorie metterci dentro anche il rischio sismico?» Di qui la richiesta di 15 milioni, avanzataal ministro, per gli adempimenti. De Luca contrattacca: «Stanno cercando di nonimmettere le risorse perché non hanno soldi, questa è la verità». Non solo per laCampania: nella conferenza delle Regioni, che si riunisce oggi, «ci sarà la primaverifica sul patto per la salute triennale su cui non abbiamo ancora certezzefinanziarie». Poi, il presidente-commissario elenca altri problemi, come leaggressioni ai camici bianchi, spiegando che «i medici non partecipano ai concorsisui pronto soccorso e quei pochi che li vincono se ne scappano dopo qualchegiorno». Sospira: «Governare qui la sanità non richiede un lavoro amministrativo mada capitano di ventura, con la spada e la corazza». E, rivolgendosi ai professionisti,in un incontro ieri al Cardarelli, dice: «Vi è capitato un capitano di ventura,sfruttatelo per cambiare le cose». GLI ALTRI INTERVENTI Non mancano le reazionipolitiche sul fronte regionale e nazionale. Un affondo è contro Grillo: «Dà la colpa aDe Luca, dà la colpa al ministero. Intanto, i malati del San Giovanni Bosco sonocostretti a convivere con le formiche. Ma un sussulto di responsabilità anzichégiocare allo scaricabarile?», cinguetta il vicepresidente della Camera, MaraCarfagna. Contro de Luca interviene il consigliere campano del Movimento CinqueStelle, Valeria Ciarambino, che stigmatizza la decisione di prevedere «oltre cinquemilioni di soldi pubblici in dono a quattro strutture private religiose. Un caso, quest'ultimo, che non ha precedenti», nell' ambito del piano campano per l' ediliziaospedaliera. E, al governatore, Ciarambino chiede di spiegare «per quale ragione haspeso meno di un terzo del miliardo e 700 milioni delle prime due fasi delprogramma straordinario. Soldi che si sarebbero potuti investire, tra l' altro, perammodernare proprio ospedali come il San Giovanni Bosco». © RIPRODUZIONERISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Sanità, scontro tra Grillo e De LucaROBERTO FUCCILLO

La polemica "La Campania non hachiesto fondi per il San Giovanni". Ilgovernatore: "Idiozie". Oggidisinfestazione, i reparti non chiudonoUna nuova disinfestazione, uno scontroal calor bianco fra ministero della Salutee Regione, infine i sindacati sul piede diguerra con annessa minaccia di sciopero.Il San Giovani Bosco continua a essere l'occhio del ciclone della sanità campana.E ormai la questione va oltre la ciclicaricomparsa delle formiche. Il botta erisposta di ieri fra la ministra Giulia Grilloe il governatore Vincenzo De Luca segnaun altro minimo nei rapporti fra i due. Adaccendere la miccia è la ministra, che inuna intervista al Tg2 Italia rivela: « Ilprecedente governo aveva nominato deicommissari, ma il presidente dellaRegione Campania, De Luca, non liaveva fatti lavorare. Lo Stato era andatoad aiutare la Regione, De Luca hamandato a quel paese lo Stato » . La conseguenza? «Cose che si sanno da tempo -dice Grillo - così come la situazione anomala delle ditte di pulizia, con contrattiprorogati senza alcun motivo: evidentemente c' è una placida benevolenza. Ho lettoil capitolato d' appalto per le pulizie. Se il contratto fosse stato rispettato avremmopotuto banchettare nei reparti. Quindi c' è stata una catena di inadempienze. Se poici sia stata anche una situazione di criminalità, come denunciato, la cosa sicomplica. Ma l' esternalizzazione non deve essere una scusa per scaricare leresponsabilità. Chi lo fa deve essere nella condizioni di verificare che quello che si èesternalizzato funzioni effettivamente ». Infine l' ultimo appunto: « È incredibile, allaluce di questo, che la Regione non abbia chiesto un solo centesimo per ristrutturareil San Giovanni Bosco. Ho qui con me un documento in cui dall' Asl Napoli 1 nonviene chiesto nulla per la struttura ». È su questo che la Regione si rizelamaggiormente. De Luca replica subito: «Leggete gli atti. La Campania ha presentatoad aprile il piano per lo sblocco dei fondi destinati all' edilizia sanitaria ( l' interaNapoli 1 aveva chiesto 7,8 milioni, chiarirà più tardi la Asl), ma non è statoapprovato. A Roma si sono inventati il criterio della certificazione della vulnerabilità

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sismica prima di approvarlo. Mi pare un' altra idiozia, visto che abbiamo gli ufficitecnici sguarniti. Probabilmente stanno cercando di non immettere risorse nelsistema perché non hanno soldi, non c' è più un euro » . Insomma, il ministeroaccusa la Regione di incapacità, De Luca va sulla categoria delle idiozia, forse contanto di dolo. Intanto all' ospedale San Giovanni Bosco ieri è stata varata l' ennesimadisinfestazione, che partirà oggi, «tenendo conto della erogazione della assistenzasanitaria » , ovvero senza le temute chiusure di reparti e spostamenti di degenti.Intanto le vicende del San Giovanni e non solo sono finite ieri in prefettura per unincontro chiesto dai sindacati dei dipendenti della Napoli 1. Ma il direttore generale,Mario Forlenza, non si è presentato, e i sindacati ( Cgil, Cisl, Uil, Fials, Nursind)hanno stilato un documento che chiede la rimozione di tutta la dirigenza della Asl epreannuncia una giornata di sciopero. © RIPRODUZIONE RISERVATA La ministraGiulia Grillo Il presidente Vincenzo De Luca.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Scuola di dermatologia, rete integrata per gli specializzandi

Domani dalle 12, nell' aula magnaGaetano Salvatore, per iniziativa diGabriella Fabbrocini, direttore dellaScuola di Dermato- venereologia delPoliclinico Federico II, si discuterà dell'importanza e delle prospettive della reteformativa per la preparazione deglispecializzandi in medicina. Ai lavori idirettori generali di alcuni tra i principalinosocomi cittadini. «In medicina èfondamentale garantire un percorsoformativo completo che, grazie allepossibilità offerte dalla normativa piùrecente, può essere organizzato insinergia con le diverse strutture sanitariepresenti sul territorio», spiegaFabbrocini. Con Vincenzo Viggiani, LuigiCalifano e Mario Delfino, interventi diAttilio Bianchi, Mario Forlenza, GiuseppeLuongo, Anna Maria Minicucci e CiroVerdoliva.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Si passa ai metodi forti Esche attrattive per scovare leformiche

Raf. Nes.

Le decisioni della Commissione NAPOLI«Nessuna chiusura, neanche parziale». L'ospedale San Giovanni Bosco resteràaperto e funzionate, ma sin da oggipartirà il piano di bonifica radicale con ilquale la Asl conta di risolvere, una voltaper tutte, il caso delle formiche. Ladecisione l' ha presa il direttore generaledell' Asl, Mario Forlenza, su propostadella commissione di indagine nominataad hoc per affrontare il problema dopo iripetuti scandali. Non una scelta facile,quella di proseguire con la normaleattività, ma di certo una scelta chegarantirà la continuità assistenziale. Ieriper circa tre ore gli esperti e ilmanagement Asl si sono confrontati sucome procedere, e alla tutti sono staticoncordi nel definire che le attività didisinfestazione, che saranno intensificategià a partire da stamane, «si possonoeffettuare senza stravolgere le normaliattività sanitarie del plesso». In seguitoai sopralluoghi effettuati, la commissione ipotizza che ci siano nidi anche di difficileindividuazione, che andranno distrutti usando esche attrattive, rafforzando allostesso tempo le operazioni pulizia. Forlenza sottolinea inoltre che nei prossimi giornila commissione consegnerà una relazione sulla base della quale si programmerannole successive iniziative. Nel frattempo si parte con il primo intervento didisinfestazione sulle aree esterne. A spiegarlo è Emilio Lemetre, direttore delservizio di Igiene pubblica dell' Asl Napoli 1 e coordinatore della commissione.«Subito dopo - dice - si procederà dai sottoservizi, che si trovano nella parte bassadella struttura, salendo fino al tetto». A quanto pare, l' infestazione è notevole, sipensa a numerosi nidi all' interno della struttura. Quindi, chiarisce Lemetre, «tutti ilocali saranno ispezionati e saranno oggetto di importanti azioni di disinfestazione».La commissione ha analizzato anche le modalità di gestione interna dei pazienti edella distribuzione e smaltimento del cibo servito in corsia. Nei prossimi giorni verrà

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fornito alla direzione sanitaria un protocollo operativo di buone prassi igienicosanitarie da trasferire al personale e ai degenti. Dunque, almeno per ora, nessunospostamento di pazienti in altri reparti dell' ospedale o addirittura in altre strutture.«Esamineremo di volta in volta - chiarisce Lemetre - il principio è quello dellacontinuità assistenziale e solo se ci saranno problemi strutturali o di manutenzione,al di là della questione formiche, si procederà in questo senso». Resta tuttavia laconvinzione dell' Asl che al San Giovanni Bosco di ci siano stati tentativi disabotaggio. Mario Forlenza ribadisce con forza la sua tesi in merito agli episodi a suoavviso poco chiari che hanno riguardato l' ospedale. Nei giorni scorsi Forlenza hapresentato due denunce ai carabinieri in seguito all' allagamento dell' area delpronto soccorso mentre era in corso l' ispezione della commissione inviata dalministero della Salute. «Sulle mie due segnalazioni -spiega il direttore generale - leindagini dei Nas proseguono, spero e credo che stiano lavorando alacremente pervenirne a capo. Trovo sospetta la vicenda dell' allagamento, così come il crolloavvenuto ieri all' interno di una sala parto che era stata già interdetta. È tuttosospetto». Forlenza non è l' unico a credere che ci sia qualcosa di poco chiaro dietroi continui allarmi, e conseguenti scandali, di questi ultimi giorni. E bene ricordareche sulle ripetute segnalazioni di presenza di formiche (quelle successive al casodella donna cingalese) nell' ambiente medico si sono ormai fatte largo molteperplessità.

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17/01/2019

Argomento: Sanità Campania

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Siani: " Aggressioni a medici e infermieri, il Parlamento simuova"

PAOLO SIANI

La lettera Ho partecipato, lunedì 14gennaio, al convegno organizzato dall'Anaao sul fenomeno, sempre piùpreoccupante, degli atti di violenzacontro medici e infermieri. Il fenomeno èpurtroppo in aumento e se ne stadiscutendo in Parlamento. I più colpitisono le colleghe donne e gli infermieri.Le aggressioni sono sia verbali chefisiche. Quali sono le cause? Perché ilproblema esiste e aumenta? Tra imolteplici fattori scatenanti, e ritenutidalla letteratura i più influenti, ci sono: l'insufficiente preparazione dei medici agestire situazioni complesse inemergenza; il sovraffollamento deiPronto soccorso; l' assenza di triage,ovvero l' assegnazione di gradi di prioritàai pazienti che approdano in ospedale incondizioni di emergenza; l'inadeguatezza della struttura (localipoco idonei e accoglienti, basso livello diumanizzazione delle cure); i pazienti che fanno uso di alcool e/o droghe e il bassolivello socio culturale. Per ridurre questo grave fenomeno sono fondamentali alcuniinterventi: innanzitutto campagne di comunicazione ad hoc; poi un' adeguataformazione degli operatori con programmi specifici, perché si è visto che questoriduce gli eventi. Nello stesso tempo sono necessari interventi di sostegnopsicologico agli operatori aggrediti e un incremento della vigilanza e dei posti dipolizia, con efficaci sistemi di videosorveglianza e modifiche strutturali dell' ediliziasanitaria. In tale ottica, è stato anche ipotizzato il ricorso all' esercito, in analogia all'operazione "Strade sicure". Al momento si procede su denuncia, ma i medici sonorestii a denunciare e si può comprendere il perché. C' è una proposta di legge dell'onorevole Rostan, che ho accolto con favore e sottoscritto, finalizzata a rendere imedici e il personale infermieristico in servizio dei pubblici ufficiali. C' è la propostadella ministra Grillo, che invece chiede pene più severe. Ma se il medico nondenuncia tale norma risulta inutile. Inoltre, durante il question time alla Camera, la

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ministra ha dichiarato che non è possibile attuare la norma che rende tutti i medicipubblici ufficiali, poiché si tratterebbe di una «funzione esorbitante» e di un esercizioancora più gravoso per i camici bianchi. Per cui il Governo si limita ad aggiungereall' art. 61 del codice penale una specifica aggravante. E all' istituzione di unapposito Osservatorio nazionale della sicurezza. Al momento questa è la situazione.Stiamo studiando altre soluzioni normative che servano da deterrente e che tutelinoil personale medico e infermieristico. Ma è chiaro comunque che contro leaggressioni agli operatori della sanità serve un piano organico con iniziative per lariduzione del rischio clinico, l' umanizzazione delle cure, la promozione delbenessere organizzativo delle strutture sanitarie. Un' efficace tutela degli operatorisanitari è fondamentale per garantire il miglior funzionamento possibile dell' interosistema. Occorrono risposte concrete in tal senso. Per il benessere di tutti. L' Autoreè deputato del Partito democratico © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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"Macché libertà qui si decide la salute di tutti"PETER HOTEZ ROSITA RIJTANO

Il nemico dei no-vax colloquio con di Occhialetti e farfallino, Peter Hotez è ilmedico più odiato dagli antivaccinisti d'America. L' hanno insultato e minacciato,ma non sono riusciti a fermarlo. Rettoredella National School of TropicalMedicine del Baylor College of Medicinedi Houston, in Texas, è tra le voci piùdure contro i no- vax. Un movimento increscita sia negli Stati Uniti che inEuropa, dove i casi di morbillo sono allivello più alto degli ultimi vent' anni. «Una situazione preoccupante » ,commenta. Hotez ha appena pubblicatoun libro, Vaccines did not cause Rachel' sautism, in cui smonta una delle teoriedel complotto amate dai detrattori deivaccini: la presunta correlazione con l'autismo. Lo fa mettendo al centro la suastoria, da papà di una ragazza autistica.Cosa accomuna no-vax europei e d'oltreoceano? « La politicizzazione delmovimento. Sta prendendo piede l' idea che debba esserci libertà di scelta e ilgoverno non possa imporre ai genitori di vaccinare i figli. Ma così le conseguenzesulla salute pubblica sarebbero drammatiche». Che risponde ai sostenitori dellalibertà di scelta? «Che non spetta ai genitori prendere questa decisione ed è, invece,un diritto dei bambini essere protetti da infezioni letali. Per spiegarlo, sfrutto un'analogia. Negli Stati Uniti, se viaggi in macchina con un bimbo, la legge ti impone difarlo sedere sul seggiolino con la cintura allacciata. Lo stesso principio deve valereper le vaccinazioni». In Italia, l' obbligatorietà è stata messa in discussione dall'attuale governo. Quale sarebbe il rischio? «Dopo la sconfitta del vaiolo il morbillo èdiventato la principale causa di morte tra i più piccoli nel mondo, con due milioni emezzo di vittime l' anno. Un numero che è stato ridotto del 90% grazie a massiccecampagne di vaccinazione. Sono preoccupato da una possibile inversione ditendenza». Le malattie che la preoccupano di più? «Al primo posto c' è il morbillo eal secondo l' influenza. Nel 2018, 200 bambini statunitensi sono morti a causa di un'epidemia influenzale. Di questi circa l' 80-85% non è stato vaccinato, nonostante leraccomandazioni. Infine, c' è il cancro del collo dell' utero. Oltre il 30% delle

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adolescenti non si sottopone alle vaccinazioni, esponendo un' intera generazione aquesta forma di neoplasia». Cosa spinge a diffidare dei vaccini, secondo lei? « Ladiffusione di notizie false, come quella della presunta correlazione tra vaccini eautismo, che è completamente infondata. Lo dimostrano ricerche condotte su oltreun milione di bambini: non esiste alcun collegamento. Lo sostengo non solo dapediatra e da scienziato, ma anche da papà di Rachel, giovane donna autistica». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Aborto, Bonino attacca la Grillo

«No a ritardi del rapporto sulla 194» L'annuncio di Emma Bonino: «Hodepositato l' interrogazione alla ministraGrillo perché per la prima volta dal 2000non viene presentata al Parlamento larelazione del ministro della Salute sullostato di applicazione della legge194/78». Quella sull' aborto. La leader diPiù Europa ricorda che l' articolo 16 dellalegge 194 stabilisce che entro il mese difebbraio il ministro della Sanità«presenta al Parlamento una relazionesull' attuazione della legge stessa» e che«le regioni sono tenute a fornire leinformazioni necessarie entro il mese digennaio di ciascun anno, sulla base diquestionari predisposti dal ministro».«Negli anni - sottolinea la senatriceradicale - tale indicazione prescrittiva èslittata progressivamente ai mesisuccessivi, ma mai finora si era arrivati adisattendere la norma nell' ambito dell'anno».

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Alt alle farmacie Spa, investimenti a rischioRosanna Magnano

LIBERALIZZAZIONI IN RETROMARCIA Allostudio un tetto per le società: almeno il51% del capitale ai farmacisti Rischia diincagliarsi su uno scoglio giallo-verde ilprocesso di liberalizzazione dellefarmacie inaugurato dalla legge sullaconcorrenza del 2017, che ha aperto allesocietà di capitali la titolarità dei puntivendita (in totale oltre 18.800). Aostacolare l' esordio delle catene - almomento in Italia quattro società, di cuiuna interamente italiana, hannoacquisito oltre 300 farmacie per untotale di 1.500 dipendenti e 500 milionidi fatturato - sono tre emendamenti al DlSemplificazioni all' esame del Senato (afirma M5S, Lega e Leu), convergentisulla proposta di introdurre per le societàtitolari di farmacia la condizione che isoci, rappresentanti almeno il 51% delcapitale sociale, debbano esserefarmacisti iscritti all' albo. Una norma retroattiva, che anche per le società giàcostituite prevede l' obbligo di adeguarsi entro 36 mesi. Ancora una volta quindi leregole cambierebbero in corsa, con il rischio di compromettere la già scarsa capacitàdel nostro Paese di attrarre investitori nazionali ed esteri. E su questo fronte lequattro società che hanno già investito svariati miliardi parlano di profili diincostituzionalità. Puntando il dito anche sull' assenza di benefici al cittadino.Perché, sottolineano, anche nelle società di capitali una cosa è la proprietà e un'altra è la gestione. La governance della farmacia è infatti già per legge demandata aun farmacista che ricopre il ruolo di direttore tecnico e ha la responsabilitàscientifica della farmacia. Il M5S aveva già tentato di introdurre questa modifica inmanovra - poi espunta in quanto di natura ordinamentale - con il pieno appoggio diFederfarma, dell' Ordine dei farmacisti (Fofi) e della ministra della Salute, GiuliaGrillo, che aveva definito la norma «necessaria» come «argine al rischio distrapotere delle società di capitali internazionali». Ma la norma non colpisce solo lemultinazionali. Davide Tavaniello, 35 anni, ad insieme al più giovane RodolfoGuarino (30), di Hippocrates, spa italiana con sede a Milano, è sui carboni ardenti edifende il progetto realizzato: «Siamo in attesa che l' incertezza si risolva. Abbiamo

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fatto investimenti- racconta- anche in piccoli centri, per lavorare in sinergia conpresidi sanitari sul territorio, offrendo servizi preziosi soprattutto per i pazientianziani. Senza snaturare la professionalità del farmacista. E offrendo possibilità dicrescita e carriera ai giovani talentuosi, che non hanno la fortuna di ereditare unafarmacia di famiglia». Il pianeta farmacie è in sofferenza ma tiene, con un fatturatocomplessivo stabile a quota 25 miliardi circa, in cui il calo dei ricavi legati ai farmacietici (quelli che devono essere prescritti da un medico) è compensato dalle venditedi cosmetici, integratori e medicinali da banco: dal 2007 al 2017 (dati Iqvia) ilfatturato degli etici è passato da 12,5 a 10,4 miliardi. Parallelamente il segmento deiprodotti commerciali è cresciuto del 2,4% passando da 7,7 a 9,8 miliardi. Una tenutache però non mette al riparo la redditività dei singoli punti vendita, erosa da un latodal numero crescente di nuove farmacie (circa 400 aperte nel 2018) dall' altra dallaconcorrenza delle vendite on line. Una fragilità che sta spingendo le farmacie adaggregarsi - anche in funzione anti-catene - per creare economie di scala. «Ilmercato della farmacia - spiega Sergio Liberatore, ad Iqvia Italia - deve stare alpasso con i tempi. In Italia il mercato online si muove lentamente, ma è sicuramentepieno di potenziale: non a caso si affacciano grandi player come Amazon e debutta l'alleanza tra Microsoft e Walgreens Boots Alliance di Stefano Pessina, leadermondiale nella distribuzione. Di fronte a questi competitor il farmacista è chiamato aoffrire servizi a valore aggiunto, ma questo è possibile solo con una certa massacritica». Un aspetto interessante è che grossisti e cooperative di farmacisti - che giàdetengono il 37% del mercato - sarebbero al riparo dall' emendamento giallo-verde.«E prevediamo che questi soggetti potranno essere molto proattivi nell'aggregazione di farmacie», conclude Liberatore. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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«Non è una cura agisce sui sintomi»MaS

GIOVANNI LOMBARDI Per capire meglio acosa serva (e a cosa no) la crioterapia,abbiamo parlato con Giovanni Lombardi,ricercatore del laboratorio di biochimicasperimentale e biologia molecolare dell'istituto Galeazzi di Milano e autore diuno studio sugli effetti del freddo sullafibromialgia. Dottor Lombardi, come maigli ospedali italiani non sono ancoradotati di impianti per la crioterapia? «Iltrattamento non è riconosciuto dalSistema sanitario. Non possiamo ancoraparlare di una terapia curativa ma di unastimolazione mirata ad alleviare i sintomidi alcune patologie che tuttavia non èancora inserita fra le terapie del dolore».Ci sono controindicazioni? «Sì, èsconsigliata a chi soffre di problemicardiovascolari, ma solo in viaprecauzionale. Gli effetti collaterali sonopiù che altro psicologici, soprattutto perchi soffre di claustrofobia. Non va benenemmeno per chi ha una ferita aperta. Inogni caso, prima di sottoporre il paziente a una criosauna o a una criocamera,vengono misurati i suoi parametri vitali per non correre rischi inutili. Molti nonresistono tre minuti a quelle temperature». Cosa provoca il freddo? «Provoca unareazione del corpo molto simile a quella provocata dallo sforzo fisico: stimola l'adrenalina, attiva un consumo di energia molto forte e stimola il sistema nervososimpatico». Per questo viene utilizzata a fini estetici? Ma fa effetto anche per ildimagrimento e per il ringiovanimento? «Il freddo crea una vasocostrizione. Quandosi esce dalla sauna c' è quindi una vaso dilatazione reattiva e questo permette didrenare le tossine accumulate sul derma, diminuendo ad esempio la cellulite. Ma daqui a dire che è un trattamento efficace e duraturo ne passa. In ogni caso servonovari cicli di sedute e non una soltanto». Contro i tumori serve? «Non c' è nessunaindicazione scientifica in oncologia. La crioterapia a livello sistemico può però essereuna terapia adiuvante, in più rispetto alle cure ufficiali». Il suo studio ha rilevatorisultati buoni contro la fibromialgia. «Sì, consideriamo che non si conosce la causadella malattia e di solito alla diagnosi si arriva per esclusione. Però l' analisi dei dati

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clinici al poliambulatorio Bongi di Orzinuovi (Brescia), l' unico in Italia a utilizzare unacrio camera, testimonia un miglioramento in molti pazienti dopo una decina disedute. E questo significa poter ridurre l' uso di farmaci». Su quali altre patologie faeffetto? «Sulla lombalgia, le malattie autoimmuni, le artriti reumatoidi. Ed è moltoutilizzata contro le infiammazioni, per trattare i traumi degli atleti e agevolare il lororecupero. C' è qualche evidenza anche sulla sclerosi multipla e va bene per trattarele para paresi spastiche». MaS.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 5 EAV: € 7.446Lettori: 153.101

«Per la scienza non c' è nesso col cancro»Loredana Del Ninno

Moccaldi (Cnr): gli smartphoneinterferiscono con dispositivi come ilpace-maker CELLULARI dannosi o no perla salute? Roberto Moccaldi, responsabiledel settore Medicina del lavoro delServizio di prevenzione e protezione delCnr, sfata alcune credenze sull'argomento, aprendo la strada aconsiderazioni inaspettate. Dottore,telefonare è quindi rischioso? «Le attualiconoscenze non fanno emergereevidenze scientifiche che implichino unnesso causale tra uso dei telefonini einsorgenza di tumori, ma esistono altripericoli legati alla salute». Eppure l'allarme su una possibile relazione tra l'utilizzo di smartphone e cancro vieneciclicamente riproposto... «Le ricerchesugli effetti 'collaterali' abbondano daanni, giustificate dalla massicciadiffusione e, in molti casi, abuso di questo strumento. Per quanto riguarda leneoplasie, la stragrande maggioranza esclude il rischio, una netta minoranza invecefa emergere una correlazione tra elevati livelli espositivi e tumori, in particolare allatesta. Possiamo quindi, sulla base dei dati ad oggi disponibili, escludere la presenzadi un problema rilevante per la popolazione in termini di induzione di neoplasia». Leiperò accennava ad altre conseguenze. «Le principali, per le onde elettromagnetiche,riguardano il surriscaldamento dei tessuti (oggi tuttavia trascurabile grazie aimoderni cellulari) e la possibile interferenza con i dispositivi medici, impiantati eindossati, come pace-maker e le pompe per l' immissione automatica dell' insulinanei pazienti diabetici. Altro effetto, legato a un uso eccessivo, è la comparsa dipatologie muscolo - tendinee, dovute a una sollecitazione eccessiva delle dita dellamano». Esiste una distanza di sicurezza? «Sì, equivale a circa quindici centimetri perle interferenze. È sufficiente perciò utilizzare l' auricolare o, in assenza, ricorrere alviva voce». I bambini sono più esposti a spiacevoli conseguenze? «Non più degliadulti per gli effetti di cui abbiamo parlato. Nel loro caso un utilizzo indiscriminatopuò invece comportare disturbi cognitivi e di relazione. Sta ai genitori nondemonizzare lo strumento che fa parte ormai della vita di ciascuno di noi, maeducare i figli a un uso responsabile». C' è chi non si separa dal telefonino nemmeno

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di notte, tenendolo sul comodino. Cosa rischia? «L' abitudine denota una forma didipendenza psicologica e l' incapacità di 'staccare'. Il danno è proprio questo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 30 EAV: € 30.379Lettori: 214.158

CRIOTERAPIA Il «freezer» allevia il dolore (ma non serve perla cellulite)

Maria Sorbi

Resti in biancheria intima, indossi calze eguanti e sei pronto ad entrare nelladoccia di ghiaccio. Cioè all' interno di uncilindro d' acciaio in cui rimani «sigillato»per tre minuti a 150 gradi sotto zero.Una temperatura che non esistenemmeno in natura, almeno sul nostropianeta. È la crioterapia, la tecnica dellasauna gelata. Ma oltre ad essere un'esperienza estrema, lo choc termico chebenefici porta? Viene utilizzato pertrattamenti estetici anti cellulite, controle macchie della pelle. Per dimagrire, pertrattare le articolazioni degli sportivi eaiutarli al recupero post traumi. Maattenzione, la Food and drugadministration, l' agenzia Usa che vigilasu farmaci, terapie e salute, nonriconosce alcun beneficio (se nonmomentaneo) a questi bagni di freddo.Soprattutto per quanto riguarda i suoieffetti dimagranti e ringiovanenti.Sembra non ci sia alcuna evidenzascientifica della loro efficacia nemmeno contro l' asma o il calo del desideriosessuale. E non ha effetti chiari sul metabolismo e la perdita di peso. Nemmeno ilSistema sanitario nazionale cataloga la doccia di gelo tra le cure, ma ma la pratica èin uso da una quarantina di anni e non può essere confinata solo tra le mode. DOVEANDARE Innanzitutto va fatta chiarezza. Un conto è la sauna al gelo nel cilindro (incui la testa rimane fuori), che ha esclusivamente fini estetici. Un altro conto è iltrattamento nella camera fredda, una sorta di freezer a -150 gradi, con tanto dianticamera a meno 60 gradi, in cui possono entrare anche più di una persona e ivapori freddi non agiscono solo esternamente al corpo ma vengono anche respirati.In questo caso la stimolazione che aiuta ad alleviare il dolore di certe patologie è piùa sfondo medico. Anche se non può essere chiamata terapia. La camera sotto zero èmolto utilizzata all' estero, in primis a Danzica in Polonia. In Italia gli ospedali nonsono dotati dei macchinari. O meglio, qualcuno si sta attrezzando. Al momento l'

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unico centro in cui si attua la crioterapia è a Orzinuovi, in provincia di Brescia, alpoliambulatorio Bongi. Tuttavia al centro estetico Monticello spa in Brianza e alcentro di preparazione olimpica del Coni di Acqua Acetosa a Roma, oltre alla saunac' è anche la camera. A cosa fa bene la cura del freddo? Innanzitutto alle artritireumatoidi e al trattamento di edema e traumi, tanto che i cicli di trattamentovengono utilizzati molto spesso per rimettere in forma gli atleti. Ci sono alcuneevidenze sulla sclerosi multipla e risultati sul trattamento delle para paresispastiche, rendendo più facile la fisioterapia poiché, per reazione, la crio contrasta lecontratture muscolari. Buoni riscontri si hanno anche contro la fibromialgia, malattiareumatica che colpisce muscoli e ossa provocando un dolore cronico diffuso in tuttoil corpo. Ovviamente la terapia del freddo non è curativa, ma in base ai dati cliniciraccolti al poliambulatorio Bongi, attutisce i sintomi dimezzando l' uso di farmaci. LESEDUTE Un paziente su due riferisce di sentirsi meglio per tre mesi, o anche sei. Maal di là delle sensazioni soggettive di ogni malato, a livello bio chimico, i parametriosservati documentano un beneficio di due settimane. Si continuerà a lavorare suibenefici del freddo, cercando di raccogliere tutta la documentazione necessariaperché un giorno il trattamento venga riconosciuto anche dal Sistema sanitario einserito fra le varie terapie del dolore. Il principio si basa sull' attivazione del sistemanervoso simpatico. Di fatto viene messa in circolo l' adrenalina, come accade con losport. Questo provoca una vaso costrizione, periferica e centrale, e un consumomolto forte di energia perché il tessuto adiposo rilascia grassi per contrastare ilfreddo. Anche le cellule infiammate reagiscono e rallentano il loro processo. Inoltre ilcorpo rilascia meno acqua e blocca anche i processi di sanguinamento (a patto chenon si tratti di una grossa emorragia). Ovviamente, per provocare degli effetti reali,non basta una sola seduta, ma almeno dieci sessioni in due settimane. Talvolta silegge che la crioterapia possa curare i tumori. Ma i medici tirano il freno a mano.Innanzitutto non sono consentite terapie fisiche sui malati oncologici e poi, semmai,il trattamento crio può affiancare una cura per alleviare gli effetti collaterali e noncerto sostituirla. I raggi di ghiaccio vengono sì utilizzati, ma non nelle camere sottozero, bensì in sala operatoria per operare alcuni tipi di tumore come se fossero raggilaser.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 17 EAV: € 8.647Lettori: 339.084

Cure palliative la Sardegna rafforza la rete sul territorio

La giunta regionale della Sardegna haapprovato gli indirizzi per ilrafforzamento della rete per le curepalliative sul territorio regionale. L'esecutivo ha dato all' assessorato allaSanità l' incarico di istituire uncoordinamento regionale composto daicoordinatori delle reti locali e da espertidel settore. Entro un anno dovrà esserepresentata una relazione sullo stato diattuazione della rete, con eventualiproposte di miglioramento del modello.«La legge nazionale 38 del 2010 - spiegal' assessore Luigi Arru - tutela il dirittodel cittadino ad accedere alle curepalliative e alla terapia del dolore.Dobbiamo assicurare al malato il rispettodella dignità e dell' autonomia, il dirittoalla salute, l' equità di accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loroappropriatezza». Luoghi privilegiati dicura saranno la casa del paziente e l' hospice come struttura residenziale. Nel 2018la Sardegna aveva riorganizzato il sistema delle cure domiciliari.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 18 EAV: € 8.692Lettori: 339.084

Dai medici Usa no a eutanasia e suicidio assistito

dei medici infatti è «garantire che tuttele persone possano contare su unabuona cura fino alla fine della vita». Altroargomento esaminato sono le «decisionisulla riproduzione», in particolare sucontraccezione e aborto. «Un medico chesi oppone a questi metodi - si legge neltesto- non è obbligato a raccomandarli,eseguirli o prescriverli» ma «ha il doveredi informare il paziente sulle opzioni dicura e sulle alternative o di indirizzare ilpaziente verso tali informazioni». SimonaVerrazzo L' American College ofPhysicians (Acp), l' associazionestatunitense che riunisce i medici, hapubblicato l' aggiornamento del suomanuale etico, settima edizione dal1984. A riferire la notizia è la rivistaAnnals of Internal Medicine,pubblicazione accademica edita dall'Acp. Tra i temi etici affrontati anchequello del fine vita, tra suicidio assistito ed eutanasia. Il manuale ribadisce laposizione dell' American College of Physicians, che «non appoggia» né l' uno né l'altra ma anzi «solleva seri problemi etici, clinici e sociali». Il compito.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 12 EAV: € 26.580Lettori: 384.276

Dal 2017 aumentati i casi di meningococco «Sottoporsi alleprofilassi non obbligatorie»

IL FOCUS ROMA Per proteggere i proprifigli dalla meningite c' è solo un modo:vaccinarli. Contro i batteri responsabili diquesta grave infiammazione dellemeningi, oggi abbiamo a disposizione deivaccini molto efficaci. C' è quello control' Haemophilus influenzae B, inserito nell'esavalente, che nel nostro paese è unvaccino obbligatorio. C' è quello controlo pneumococco, raccomandato. E cisono anche le vaccinazioni permeningococco C e B, anch' esseraccomandate e offerte gratuitamentead alcune fasce d' età, come previsto dalPiano Nazionale della Prevenzione. Inparticolare il vaccino per ilmeningococco B viene offertogratuitamente ai nuovi nati e sonopreviste tre dosi più una di richiamo, daeffettuarsi al 3-4-6 e 13esimo mese divita. Il vaccino contro il meningococco C,il batterio che ha portato alla morte ilgiovane Federico, si effettua tra il 13 e15esimo mese di vita. Agli adolescenti,tra i 12 e i 18 anni, è offerto il vaccino quadrivalente per il meningococco ACWY, ilcosiddetto vaccino coniugato. L' obiettivo fissato dal ministero della Salute è diarrivare al 95% di copertura per la popolazione pediatrica per poter garantire lacosiddetta «immunità di gregge». «Ad oggi la copertura supera di poco l' 80%», diceil direttore del Dipartimento malattie infettive dell' Istituto superiore di sanità, GianniRezza. Non drammaticamente bassa, ma neanche così vicina agli obiettivi. L'ORIGINE BATTERICA «La meningite è una malattia infettiva grave - riferisce SusannaEsposito, docente di Pediatria all' università di Perugia e presidente dell'Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (Waidid) -e ci sono tanti casi in Italia, alcune migliaia l' anno, una parte consistente di originebatterica. Questi hanno una mortalità del 10% ed esiti permanenti nel 20-30% deicasi». Purtroppo, anche se per le meningiti batteriche esistono terapie antibiotiche,

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ci sono casi che vanno incontro al decesso perché l' evoluzione della malattia èmolto rapida. Queste infezioni batteriche possono essere molto aggressive. Secondoil report di Sorveglianza delle malattie batteriche invasive a cura dell' Iss, nel 2016,sono stati segnalati 1.462 casi di malattia invasiva da pneumococco, 232 dameningococco e 140 da emofilo. L' incidenza della malattia invasiva dameningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo annodi vita in cui l' incidenza supera i 4 casi per 100mila. L' incidenza si mantieneelevata fino alla fascia 15-24 anni e diminuisce dai 25 anni in su. Dall' ultimo reportdi Sorveglianza delle malattie batteriche invasive, nel 2017 il meningococco B ètornato ad essere il sierogruppo identificato con maggiore frequenza. «La buonanotizia è che abbiamo a disposizione dei vaccini molto efficaci che funzionano», diceEsposito. «Anche se non sono obbligatori, non vanno certamente considerati menoimportanti. Quando un vaccino viene raccomandato - continua - significa che èimportante farlo. Ogni regione deve dimostrare al ministero della Salute di averraggiunto determinate percentuali di copertura». L' obbligatorietà o meno di unvaccino viene stabilita quando un paese non rispetta una serie di parametriindividuati dall' Organizzazione mondiale della sanità, per cui si temono emergenzeepidemiche, come ad esempio per il morbillo. Valentina Arcovio © RIPRODUZIONERISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 46 EAV: € 46.661Lettori: 704.603

Depressione: se il ritmo è koAGNESE CODIGNOLA

Cronobiologia Una terapia con la luceaiuta chi ne soffre Ed è da preferire aifarmaci di L a depressione e la suaversione più grave, il disturbo bipolare,potrebbero essere squilibri dei ritmicircadiani. Lo confermano diversi studi dibase e di imaging, nonché alcune proveindirette: i depressi si addormentanofacilmente, di solito, ma si sveglianomolto presto e carichi di angoscia, erimangono tali per le prime ore delmattino, mentre i bipolari meno dormonopiù si sentono in forma, fino al punto chenon dormono affatto e restanocomunque molto attivi. Non a caso lelinee guida delle società statunitensi dipsichiatria indicano le tecnichecosiddette cronobiologiche come primascelta per il trattamento dei pazientipsichiatrici: prima, quindi, di farmaci eterapie psicologiche. A Milano, all'Ospedale San Raffaele, questi approccisono studiati e utilizzati da tempo, come racconta Cristina Colombo, responsabile delCentro Disturbi dell' Umore: « Le prime osservazioni sono state quasi casuali,empiriche: abbiamo le stanze rivolte in parte a est e in parte a ovest, e ci siamoaccorti che i pazienti esposti a una luce più intensa avevano ricoveri più brevi di 2-3giorni, a parità di terapia farmacologica e per diversi tipi della stessa; analogheosservazioni sono state effettuate poi anche in Svizzera e in Germania, e da lì è natal' idea di strutturare il tutto in un protocollo terapeutico » . Lo schema della terapiacon la luce prevede l' esposizione, per 30 minuti al giorno, sempre alla stessa ora (inbase ai risultati di un test), oppure al risveglio, a una luce specifica che assomiglia aquella solare; nel caso del San Raffaele è fornita dalle finte finestre della start up diComo Coelux, che riproducono la luce naturale. «La luce attiva l' orologio biologico,e questo ha effetti molto potenti sull' umore, oltretutto senza alcun tipo dicontroindicazioni » , commenta Colombo: « Richiede solo che il paziente tenga gliocchi aperti, affinché i raggi possano colpire la retina e da lì arrivare al cervello. Nonè neppure necessario guardare la fonte di luce e infatti, nella stanza dedicata, lepersone possono leggere o comunque distrarsi». L' altro fattore molto importante è l'

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equilibrio del ritmo, che soprattutto nei pazienti bipolari si va perdendo; perrecuperarlo si sfrutta un altro approccio: la deprivazione del sonno. Spiega ancora lapsichiatra: «Si effettuano 3 cicli di 36 ore di assenza di sonno intervallati da unriposo naturale. Questa sorta di shock dei cicli sonno- veglia dis- regolati permette diresettare tutto il sistema e di tornare a ritmi più fisiologici, con un' efficacia davveronotevole. Anche qualora non sia una cura definitiva, permette di trattare un pazientemolto meno provato e senza le complicazioni dei farmaci, che possono comunqueessere dati ma, a quel punto, in dosi minori». Il male oscuro, contro il quale le armifarmacologiche sono spesso spuntate, ha dunque un nemico assai temibile: i fotoni.© RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 41 EAV: € 27.097Lettori: 704.603

Dottori stanchi e stressati così ci rimettiamo noi

PERISCOPIO di Daniela Minerva Q uantemanifestazioni di medici imbufaliti puòsopportare un ministro facendo finta diniente? Quattro scioperi (quello di oggi èil terzo e il 25 gennaio ce ne sarà unaltro) e quattro manifestazioni daquando si è insediato il governo delCambiamento. E in questo i malati inattesa di cure un cambiamento lo hannovisto. I camici bianchi hanno ragione:contratto e retribuzioni ferme da quasidieci anni, turni infiniti per unamancanza di medici che obbliga tutti alavorare ben oltre l' orario ragionevole,turn over bloccato in molte regioni colconseguente incanutimento dei dottori.Stiamo difendendo una categoria? No,stiamo difendendo noi stessi, perchémedici stanchi con tempi stretti,stressati e sempre di corsa equivalgonoa un peggioramento delle cure e a unazzeramento dei rapporti coi pazienti.Con l' aggravante del carico burocratico che pesa sui camici bianchi e accorciaulteriormente il tempo che possono dedicare alla medicina. Di tutto ciò la legge dibilancio del Popolo si occupa in poche righe del Comma 687 che ha fatto infuriare imedici perché procrastina il rinnovo del contratto. A parte un ridicolo stanziamentodi 150 milioni di euro che servirà a tagliare le liste d' attesa (sic!): chissà come faràvisto che i medici sono pochi e stanchi? D' altra parte diversamente non può esserese si considera la salute degli italiani un costo comprimibile e non un diritto.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 9 EAV: € 5.549Lettori: 63.868

I pronto soccorso romani al collasso

La denuncia Sale strapiene e centinaiache aspettano di essere ricoverati Alle18 di ieri 460 in attesa di ricovero otrasferimento e 860 in trattamentoPronto soccorso del Lazio al collasso: alle18 di ieri c' erano 460 «pazienti in attesadi ricovero o trasferimento», 860 «intrattamento» e 380 «in attesa», oltre ai200 «in osservazione breve o intensiva».Le astanterie più sovraffollate quelle delSan Camillo-Forlanini (43 in attesa diricovero), Gemelli (42), Pertini (40),Umberto I (38), Tor Vergata (30), SanGiovanni Addolorata (29), PoliclinicoCasilino (28), Goretti di Latina (22) e,new entry, il nuovo ospedale dei Castelli(22). Corridoi con barelle impilate unadietro l' altra, come le file delleambulanze parcheggiate fuori in attesadello "sbarellamento". E, diconseguenza, con le postazioni del 118costrette a chiamare i rinforzi delleequipe private a noleggio per coprire ibuchi nella rete d' emergenza. Un girone infernale, con una «situazione a dir pocoimbarazzante oltre che pericolosa per utenti e pro fessionisti. Ci troviamo ancorauna volta in grave difficoltànella gestione dei pazienti all' interno dei pronto soccorsomaggiori della capitale denuncia il segretario provinciale del sindacatoinfermieristico Nursind, Stefano Barone - A tutto questo aggiungiamo le 30-40ambulanze Ares 118 che quotidianamente restano bloccate per ore all' ingresso deinosocomi della Capitale in attesa che si liberi la barella oramai tramutata in un"confortevole" posto letto, mettendo co si a serio rischio sia l' incolumità dei cittadinie sia la pronta risposta del sistema di emergenza -urgenza verso le necessitàrichieste dalla cittadinanza. Sono anni che oramai denunciamo il disastro dellasanità romana le cui polveri sono state spesso nascoste sotto il tappeto da unagiunta regionale che è stata capace solo di tagli indiscriminati in nome di unarigidità dettata da una mera regola economica contrapponendosi in manieratangibile ad un diritto sancito costituzionalmente. Questi tagli hanno avuto comenormale conseguenza il blocco del turn over che ha sbarrato per 10 anni le

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assunzioni del personale del comparto portandolo ai minimi storici e con una etàsuperiore ai 51 anni di media». I TAGI Negli ultimi 14 anni nel Lazio sono stateeffettuate riduzioni di personale quasi doppie rispetto al resto d' Italia: -10,2% (paria 5341 operatori sanitari in meno) a fronte del -5,8% nazionale. Le strutture lazialidispongono solo di «7,1 operatori sanitari ogni mille abitanti (la Lombardia ne ha9,6)», come quantifica il "Rapporto Oasi 2018" dell' Università Bocconi. In 7 anni ilLazio ha perduto 2497 infermieri (ogni dipendente è chiamato a far fronte ad unamedia di 16 pazienti contro gli 11 del resto d' Italia) e un «decremento di medici parial 10,7% nel quinquennio (pari a una perdita di oltre 1.000 unità in valori assoluti):da 10082 a 9003». Negli ultimi 12 anni il Lazio si è visto tagliare anche oltre unquarto dei posti letto: «la contrazione del loro numero raggiunge il 26,9%: dai30mila del 2006 agli attuali 21.056», quantifica il Rapporto 2018 sullo Stato delleProvince del Lazio, stilato dall' Istituto Eures. Il segretario regionale della Uil Fpl,Sandro Bernardini, chiede «un intervento serio e risolutore da parte della Regione edelle Aziende Sanitarie di tutto il territorio regionale. Una sanità che si rispetti nonpue) presentare carenze tanto gravi proprio nel settore dell' emergenza edurgenza». Anche perché i costi finiscono per aumentare. I COSTI Per le ambulanzeprivate a gettone, infatti, le spese nel 2017 sono aumentati del 6,64%, per un totaledi 6 milioni e 819 mila euro. Per lo scorso anno c' è «una ipotesi di costo di 3 milionie 783 mila euro» solo per il secondo semestre. Già «nel corso del 2017 la gestionedei 129 mezzi di soccorso è stata assicurata solo grazie al blocco delle ferie, almassiccio ricorso alle ore di straordinario e all' uso estemporaneo di mezzi di entiterzi». Un costo sostenuto «a causa delle persistenti e mai sanate carenze dipersonale», come lamenta l' azienda nel nuovo Piano sul fabbisogno del personale.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Il centro dove si fa prevenzione in stile Jolie

È nato il primo ambulatorio di patologiaeredo-familiare femminile sullamutazione nei geni Brca del reparto diGinecologia 4 dell' ospedale Sant' Annadella Città della Salute di Torino. Ilservizio è dedicato alle donne affette enon affette da patologia tumorale, chesono risultate positive ai test geneticiBrca (come accaduto all' attrice AngelinaJolie) o che hanno una familiarità tale darendere probabile una patologia atrasmissione ereditaria. Il carcinomadella mammella resta la prima causa dimorte tra le donne tra i 40 ed i 50 anni.Il tumore ovarico è il sesto tumore piùdiagnosticato tra le donne e la quintacausa di morte per tumore nelle donnedi età compresa tra i 50 ed i 59 anni;sicuramente si tratta della neoplasiaginecologica a peggior prognosi nelmondo occidentale: la sopravvivenza a 5anni non supera il 40% contro l' 89% deltumore mammario. La mutazione deigeni Brca1 e Brca2 accresce rispettivamente il rischio di cancro al seno ed alle ovaiee le donne portatrici di mutazioni hanno un' elevata probabilità (circa il 60%) disviluppare un tumore mammario nell' arco della vita. Le mutazioni di tali geniconferiscono anche un rischio di carcinoma ovarico stimato nell' ordine del 40% peril Brca1 e del 20% per il Brca2. «L' ambulatorio risponde a un' esigenza sempre piùsentita sull' onda del fenomeno Angelina Jolie e delle numerose notizie sull'argomento che vengono dai media. Al Sant' Anna ci occupiamo di questo argomentoda anni sulle pazienti affette da patologia tumorale - spiega il direttore SaverioDanese - ma è venuto il momento di dare un punto di riferimento dove si possanotrovare notizie corrette sull' argomento, sulle terapie preventive e, per le donne nonaffette, sull' opportunità o meno di eseguire il test». Lo screening è strategico perridurre il rischio delle donne positive. Essere portatrici di una mutazione nonequivale a una condanna, poiché, con un programma di controlli, se anche il tumoresi manifesta, viene spesso diagnosticato in tempo utile per essere curato e laprognosi non è molto diversa da quella della media generale delle pazienti.

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«Obiettivo è creare un percorso personalizzato per la gestione delle donne Brcamutate, che necessitano di attenti monitoraggi ginecologici sia pelvici che mammari,cosi come emerge dalla Linee guida nazionali ed internazionali».

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 6 EAV: € 38.915Lettori: 533.243

Il Tar ordina ai ministeri "Informate i cittadini dei rischi datelefonino"

Entro sei mesi i ministeri dell' Ambiente,della Salute e dell' Istruzione devonolanciare una campagna informativa«rivolta all' intera popolazione» sui rischiper la salute legati all' uso dei cellulari.Lo ha stabilito il Tar del Lazio,accogliendo parzialmente un ricorsoproposto dall'"Associazione per laPrevenzione e la Lotta all' Elettrosmog". Itre ministeri hanno dunque tempo fino ametà luglio per correre ai ripari. Come?Ancora non è chiaro. Giulia Grillo(Salute), Marco Bussetti (Istruzione) eSergio Costa (Ambiente) metteranno inpiedi un «tavolo congiunto» perrispondere al richiamo all' ordine arrivatodal Tar. Per il momento si limitano a«recepire con favore la decisione deigiudici, convinti della necessità disensibilizzare l' opinione pubblica epromuovere misure di prevenzione».Difficile che si arrivi a quanto chiesto dalCodacons in un altro ricorso al Tar, ecioè degli avvisi sui cellulari simili a quelli che da anni campeggiano sui pacchetti disigarette. I campi elettromagnetici Tema spinoso, quello dei possibili danni allasalute causati dai telefonini, su cui da vent' anni la scienza indaga senza arrivare aconclusioni definitive. Secondo la più recente pronuncia dell' Oms finora «non sonostati provati effetti avversi».E tuttavia il gruppo di esperti dell' International Agencyfor Research on Cancer (Iarc) dell' Oms ha classificato nel 2011 i campielettromagnetici a radiofrequenza quali «possibili cancerogeni». Ci sono dunque«alcune indicazioni di un aumento del rischio di glioma» (una forma di tumore alcervello) per i super-utenti che stanno per ore e ore al giorno al telefono. Laraccomandazione degli esperti è dunque ridurre le ore di esposizione, usare gliauricolari e prestare attenzione a bambini e adolescenti. È probabile che lacampagna del governo verterà sui principi chiave condivisi anche dal responsabile diMedicina del lavoro del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Roberto Moccaldi: gli

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smartphone vanno utilizzati «solo per il tempo necessario, senza eccedere». Perchéalcuni effetti negativi sono già noti e accertati, come il surriscaldamento dei tessuticerebrali e i potenziali danni ai muscoli e tendini delle mani. Per i bambini la Societàitaliana di pediatria ha evidenziato rischi per lo sviluppo cognitivo, il sonno e ilmetabolismo. Con relativo decalogo che prevede l' assoluto divieto fino a due anni,un' ora al giorno fino a 5 anni e due ore da 5 a 8 anni. "Una sentenza rivoluzionaria"«È stato riconosciuto un diritto a essere informati, ed è il primo passo per ridurre leesposizioni», commenta Fiorella Belpoggi, direttrice area ricerca dell' IstitutoRamazzini di Bologna, che ha già lanciato una campagna informativa dal titolo "Iltelefonino toglitelo dalla testa". «Il rischio percentuale di tumori è basso, macoinvolge praticamente tutti. Per questo con 200 scienziati abbiamo chiesto allo Iarcdi elevare il livello di rischio cancro da possibile a probabile». «Dobbiamo fare inmodo che i cellulari e la tecnologia wireless non diventino il prossimo tabacco o ilprossimo amianto, cioè rischi conosciuti e ignorati per decenni», conclude Belpoggi.«Una sentenza rivoluzionaria», festeggiano i legali dell' associazione per la Lotta all'Elettrosmog. «Vigileremo che la campagna prenda il via e proseguiremo nelle nostrebattaglie, come quella nei confronti del 5G», dice la presidente Laura Masiero. BY NCND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 2 EAV: € 19.122Lettori: 97.132

La Lombardia lancia l'allarme: «In 5 anni andrannoCLAUDIA OSMETTI

C' è poco da scherzare. Che qui, trapensionamenti fisiologici e quote 100,nei prossimi mesi rischiamo la paralisi(quasi) totale delle corsie ospedaliere. L'allarme, infatti, è generalizzato: e lolanciano tutte le associazioni dicategoria. Medici, infermieri, specialistidel bisturi e chirurghi alla bisogna:complessivamente in cinque anni l'esodo riguarderà 45mila camici bianchiin tutta Italia, in un decennio saliràaddirittura a 80mila. E tanti saluti. Piùche una polemica è una richiesta di aiutoin piena regola: rivolta alle istituzioni,alla politica. Anche perché di "ricambiogenerazionale", come si suol dire,neanche a parlarne. Esempio (e lo fa laFimmg, la Federazione medici dimedicina generale, non noi di Libero che,da esterni, potremmo non avere sott'occhio il quadro generale): se di dottoridi base il nostro Paese ne sforna circa1.100 all' anno, nel 2028 ne avremmoconquistati su per giù 12mila, però nel frattempo ce ne serviranno 22mila per farquadrare i conti. Quindi in almeno 10mila casi siamo punto e a capo: ambulatorioscoperto e visita rimandata. A quando, vai a sapere. ATTIVITÀ CESSATA Già lasituazione non era florida prima, figuriamoci adesso che la riforma pensionisticaconsente di appendere lo stetoscopio al chiodo a 62 anni con almeno 38 anni dicontributi versati. Nella pratica significa che l' età media per lasciare la salaoperatoria è di 65 anni, e chi è nato tra il 1954 e 1957 può prendere (giustamente)la porta del nosocomio di turno senza colpo ferire: la sola fascia in questione, tantoper capirci, vale all' incirca 25mila persone. Che, per carità, hanno tutto il diritto aritirarsi a vita privata: glielo garantisce la normativa. Però facendo così si lascianodietro il vuoto, letteralmente. La Fimmg aggiunge che, in dieci anni, assisteremo auna sforbiciata di 33.392 unità tra i soli medici di famiglia e nei prossimi cinque dialtri 14.908. L' anno nero per la sanità nostrana sarà il 2022: in dodici mesiandranno in pensione in 3.902. In sostanza più di dieci dottori al giorno, una moria.Per quanto riguarda il servizio sanitario nazionale, idem: da qui al 2028 cesseranno

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la loro attività ben 47.284 operatori specializzati. Girala come vuoi, il saldo rimanenegativo. Specie nelle quattro regioni che più delle altre rischiano di restare inbrache di tela: Sicilia, Campania, Lazio e Lombardia. «È una situazionepreoccupante», commenta l' assessore al Welfare del Pirellone, Giulio Gallera (ForzaItalia): «La carenza medica era cronica fin da prima, perché è stata fatta una cattivaprogrammazione nazionale che ha messo in pericolo i presidi più periferici. Maadesso lo scenario è disastroso. Solamente in Lombardia, che pesa circa il 16% deldato nazionale, nei prossimi cinque anni potrebbero andare in pensione qualcosacome 7.200 medici. Occorre trovare delle soluzioni tampone e occorre trovarleadesso, nei prossimi mesi potrebbe essere tardi». Basta scorrere le stime degliaddetti ai lavori, lo capirebbe anche un bambino: entro il 2022 quattordici milioni diitaliani non avranno il medico di famiglia (parola di Silvestro Scotti, segretarionazionale della Fimmg); i posti disponibili nelle scuole di specializzazione, oggi, sono6.500 all' anno a fronte di una richiesta di almeno duemila in più (Carlo Palermo,vice segretario nazionale di Anaao, l' Associazione di medici e dirigenti sanitari).«ZONA GRIGIA» «Un governo serio e responsabile deve cercare delle compensazioniadeguate - rincara la dose Gallera, - una potrebbe essere immettere nel circuitosanitario i medici non specializzati (sono 10mila solamente a Milano e dintorni, ndr)che al momento stanno in una zona grigia; un' altra quella di consentire di assumerei giovani per far loro seguire la formazione sul campo». Il numero uno della Sanitàlombarda parla a ragion veduta: «Noi avevamo proposto una legge regionale cheprevedeva una graduale autonomia di questi professionisti, è stata impugnatadavanti alla Corte costituzionale e abbiamo vinto. L' autonomia regionale ci potrebbeconsentire di portare avanti questi discorsi. Tuttavia la priorità, al momento, èproprio quella di tamponare e arginare il problema: rischiamo il collasso da qui apochi mesi». In più mettici i i medici che hanno preso la strada (più remunerativa)dell' estero e quelli che (per lo stesso motivo) sono finiti nella sanità privata. Dal2013 al 2015 il numero dei dottori tricolori è già sceso di quasi 5mila lavoratori: ilfuturo (stando a queste previsioni) non fa ben sperare. Tutt' altro. riproduzioneriservata.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 13 EAV: € 16.595Lettori: 339.084

Liste d' attesa, l' Italia delle cure impossibiliALESSIA GUERRIERI

IL RAPPORTO AIOP Roma Sempre inbilico tra l' essere un popolo in "sala d'attesa" e un popolo in cammino. Inattesa di una chiamata per il ricovero inospedale o per una visita specialistica,oppure costretto a ricorrere al prontosoccorso per rispondere ad un bisogno disalute. O peggio a viaggi della speranzain altre regioni per curarsi. Eppure,nonostante ciò, la soddisfazione degliitaliani per il sistema sanitario supera il75%, anche se gli investimenti delloStato in questo settore si fermano al6,7% del Pil. Riorganizzazione eriprogrammazione perciò sono le paroled' ordine del rapporto Ospedali & Salutedi Aiop (Associazione italiana ospedalitàprivata), giunto alla sedicesima edizione,presentato ieri a Roma. Anche perché idue fenomeni più gravi restano le liste d'attesa e l' uso improprio dei Prontosoccorso. Nel primo caso infatti si tratta di quasi 20 milioni di italiani (il 38,7% dellapopolazione adulta) che negli ultimi dodici mesi hanno vissuto l' esperienza diaspettare una prestazione Asl o un ricovero (35% per visite specialistiche, il 31% perpiccoli interventi e 22% per accertamenti diagnostici). Un fenomeno che oltre acausare disagi e ansie è il primo motivo di rinuncia alle cure (51%, +4% rispetto al2017) o nel 30% dei casi costringe le persone a rivolgersi al privato o ad emigrarefuori regione. Si è di fronte a «disuguaglianze gravi e inaccettabili », le definisce lapresidente Aiop Barbara Cittadini, che impongono di «fare scelte» che vanno sia nell'ottica dell' aumento dei servizi erogati «promuovendo la piena integrazione tra ilpubblico e privato nel Ssn». In una «piena condivisione di intenti», perché i valori dalsistema universalistico e solidaristico non vadano smarriti. Per ora a essere smarritisono soprattutto i cittadini che, stanchi delle liste d' attesa, nel 50% dei casi si sonorivolti ai Pronto soccorso degli ospedali (14,5 milioni di persone) proprio per tentaredi ridurre i tempi di attesa per una visita, con una media di permanenza in codaanche qui che nel 20% dei casi oscilla tra le 3 e le 10 ore. Così 8 su diecisuggeriscono di ampliare gli orari di visita degli ambulatori pubblici e il 50% sarebbedisposto anche a pagare un ticket più alto per avere un servizio. E nel frattempo,

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annuncia il sottosegretario alla Salute Luca Coletto, si sta ragionando «per rivedere itetti di spesa per l' ospedalità privata» per aiutare anche ad accorciare le liste d'attesa. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 1 EAV: € 25.456Lettori: 97.132

MEDICI SOTTO ATTACCOSIMONA BERTUZZI

Camici bianchi. così puliti da sembrareimmacolati, lo stetoscopio infilato neltaschino e lo sguardo severo sullacartella clinica, parlavano e pareva l'oracolo. Non era la preistoria eppuresembra un secolo fa. Oggi i medici liamiamo in televisione quando vestono ipanni rassicuranti della dottoressa Giò ohanno lo sguardo ammiccante di PatrickDempsey in Grey' s Anatomy. Ma se liincontriamo lungo le corsie asettiche diun ospedale, e negli ambulatori dellecliniche specialistiche, li trattiamo dabersagli mobili. O dispensano la ricettadi ogni male (e ci salvano la vita) ofacciamo loro causa e chiediamorisarcimenti milionari. Sono trecentomilale cause giacenti nei tribunali contro idottori e le strutture sanitarie private epubbliche, 35mila quelle intentate ognianno. E si stima (dato del 2015 delTribunale del malato) che siano statepresentate 10,67 richieste dirisarcimento ogni 10mila dimissioni. Solo a Milano nell' ottobre del 2018 la pmTiziana Siciliano, la stessa che chiese l' assoluzione per Marco Cappato nel processosu dj Fabo e che coordina il pool ambiente, salute e lavoro della procura - con unabuona dose di realismo e una certa preoccupazione - disse che a palazzo di giustiziaarrivavano 300 esposti l' anno da parte di pazienti che denunciavano i medici perlesioni o omicidi colposi. Una «patologia» del sistema giudiziario, ebbe a definirla. El' impressione unanime è che davvero si tratti di un attacco conclamato allacategoria. Con casi acclarati e giusti come quello della giovane paziente di Ponsacco(Pisa), morta perché un medico non aveva capito che il suo neo sulla schiena nonera un inestetismo di poco conto ma un brutto melanoma che divorava lei e i suoi 20anni (la ragazza morì di quel male, il medico fu condannato e la famiglia risarcitacon 1 milione). Ma anche esposti di parenti che non accettano la morte del nonnocentenario o che aspettano fuori dall' ospedale il malcapitato di turno perché la suadiagnosi sarebbe stata tardiva, «io la porto in tribunale». Per non dire delle famigliein condizioni di indigenza economica, ultimo caso accertato: non sapendo a che

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santo votarsi per tirare fine mese intravedono nel ricovero di un parente, o peggionella sua dipartita, l' occasione per tentare una causa e racimolare qualche soldo.IDEA RADICATA Il problema è che la convinzione che esista non soltanto un dirittoalla salute ma un "diritto alla guarigione" è talmente radicata che gli stessi medicihanno cominciato a vacillare. Fateci caso. Ti rivolgi allo specialista per una tossesecca e lui ti ribalta come un calzino. Nell' ordine: radiografia ai polmoni, tac, esamedelle allergie. Il tutto per accertare che magari la tossetta è solo un attaccoinfluenzale. Si chiama "medicina difensiva" questa abitudine consolidata diprescrivere un fiume di esami al primo accenno di male e costa alla sanità qualcosacome 13 miliardi l' anno. Un po' di ordine - sia a tutela dei pazienti che dei medici -ha provato a farlo la legge sulla responsabilità in medicina del dottore e professorealla Luiss, nonché presidente della Fondazione Italia in Salute Federico Gelli, exdeputato Pd. La sua legge (1 aprile 2017) prevede, oltre all' organizzazione in ognistruttura sanitaria pubblica e privata di un dipartimento che gestisca il rischio dierrore in sanità, l' obbligo di copertura assicurativa per ciascun ospedale e lapossibilità di ottenere risarcimento senza andare in tribunale ma piuttostorivalendosi sulla compagnia assicurativa o attuando il criterio della conciliazioneobbligatoria. Non ha risolto il problema, forse, «ma lo ha ridotto di qualche punto»,spiega Gelli. D' altronde prendersela coi medici è diventata una moda: nei giorniscorsi, pensate, è andato in onda persino uno spot che pubblicizzava, patrocinigratuiti contro la categoria. Sia chiaro, il fascino della professione resta fortenonostante i tentativi di delegittimarla. Solo l' anno scorso erano 67mila gli iscrittialla facoltà di medicina, diecimila quelli ammessi ai test. E la loro professionalità èindiscussa sebbene siano pagati poco, 2200/2500 euro un ospedaliero neoassunto. Ilparadosso è che se in Italia i camici bianchi sono mal retribuiti e sottostimati, se inItalia diventano capri espiatori di ogni guaio capiti in corsia, all' estero sonorichiestissimi. L' ultima notizia in tal senso arriva dal Veneto dove mancano all'appello 1295 professionisti. In un convegno a Padova è emersa la tendenza da partedei funzionari dei paesi europei soprattutto dell' Est ma anche di Germania, Francia,Olanda a venire negli ospedali italiani in incognito per studiare le nostre eccellenzein medicina, e magari prendere contatto con gli specialisti e offrir loro un postooltreconfine. 007 DELLA SANITÀ Pare di vederli questi 007 della sanità sfilare neicorridoi bianchi e lindi, origliare competenze, indagare profili, e poi lanciare laproposta: stipendi più alti (in Francia un neoassunto è pagato 5.500 euro),opportunità di carriera e condizioni migliori. «Non abbiamo una casistica» - spiegaGiustina De Silvestro, consigliera dell' ordine dei medici di Padova - «ma il rischioche qualche professionalità venga contattata per migrare all' estero esiste.Soprattutto alla luce delle condizioni di lavoro duro che ci sono in Italia e deiriconoscimenti economici bassi». L' attacco alla categoria poi funge da sprone. «Ilproblema è che l' assicurazione pubblica spesso non garantisce da eventualirisarcimenti e il medico si rivolge ad assicurazioni private che però sono costose» esi tirano indietro di fronte a specializzazioni a rischio, come ostetricia e ginecologia ochirurgia. A proposito di giustizia. In questi giorni è partita una petizione (promossada Consulcesi, network legale) che ha già raccolto 10mila firme e chiede di fermarela campagna contro i medici istituendo un tribunale della Salute. «Bisogna tornare a

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un rapporto sano tra i cittadini e la sanità, il clima di sfiducia non fa bene a nessuno»spiega il 5stelle Piepaolo Sileri, che ha sottoscritto l' appello e presiede lacommissione sanità del senato. Servirà da argine? Per dovere di cronaca: vannodagli 8 ai 10 anni i tempi della giustizia in un caso di risarcimento danni. Ma siamo inItalia e ci piace esagerare. Come è accaduto a una povera signora di Milano oggi78enne. Nel 1962 si sottopose a un intervento di routine. I medici le lasciarono lapunta di un ago nell' addome. 40 anni di dolori, un calvario. E il risarcimento èarrivato dopo 56 anni. riproduzione riservata.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 17 EAV: € 37.493Lettori: 339.084

Nei farmaci una dose di buonsensoENRICO NEGROTTI

Ridurre la spesa, aumentare l' efficienza,curare (e guarire) di più: Regioni eaziende affrontano la sfida di un nuovosistema contro gli sprechi Per la tuteladella salute i farmaci rappresentano unostrumento molto importante. Ma laqualità scientifica deve fare i conti con leesigenze del bilancio pubblico, checostringono anche il sistema sanitario acercare di risparmiare. Il recenteDocumento sulla governancefarmaceutica - proposto dagli espertinominati dal ministro della Salute, GiuliaGrillo - evidenzia la necessità di adottareun criterio più puntuale per definire ilprezzo dei farmaci a carico del Serviziosanitario, per continuare a renderedisponibili le cure a tutti coloro che nehanno bisogno. In tema di spesafarmaceutica il sistema dei tetti fissatiper legge e il meccanismo di pay-back,cioè il rimborso a carico delle aziende dello sforamento programmato (adottato nel2012 dal governo Monti), hanno portato a un complesso contenzioso tra Regioni eindustrie produttrici dal 2013 al 2017. «Il documento recepisce diverse osservazioniche come Regioni avevamo indicato al Ministero della Salute già nel giugno scorso -spiega Antonio Saitta, assessore alla Sanità del Piemonte e coordinatore dellacommissione Salute della Conferenza delle Regioni - in relazione alla necessità disuperare il contenzioso e per introdurre elementi di concorrenza, con le gare, in unmercato piuttosto chiuso. Il nostro obiettivo è garantire la sostenibilità del sistemasanitario, continuando ad assicurare le cure ai malati che ne hanno bisogno». «Deldocumento ritengo positivo che si cerchi di semplificare il pay-back - osservaMassimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria - anche se mi sembra viceversauna complicazione la proposta di rimodulare i tetti a livello regionale. Credo che ilpay-back debba rappresentare una clausola di salvaguardia, ma si deve tenereconto anche di altri fattori nell' economia complessiva della spesa sanitaria». «Lapossibilità di dichiarare l' equivalenza terapeutica è già nelle competenze dell' Aifa -precisa Americo Cicchetti, docente all' Università Cattolica e direttore di Altems (Altascuola di Economia e management dei sistemi sanitari) -. Ora viene proposto un

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ruolo più attivo dell' Agenzia in questa materia, senza attendere le sollecitazioni e lerichieste delle Regioni». Sull' equivalenza terapeutica le aziende sono da semprecritiche: «Credo che debba essere dimostrata scientificamente - puntualizzaScaccabarozzi - nell' interesse non solo dell' industria, ma anche del paziente. Non sipuò dire che due farmaci sono uguali perché hanno gli stessi effetti, perché a esserediversi sono i malati: un farmaco che abbassa la pressione funziona bene su uno enon su un altro. Se non c' è prova scientifica si passerebbe dall' oggettività allasoggettività, con un danno per i malati. E se si mettesse l' industria nelle condizionidi non produrre più una serie di farmaci - perché estromessi dal rimborso delSistema sanitario - si potrebbe generare un grave danno economico a un settore cheè diventato il primo produttore europeo, quindi con ripercussioni anche sul sistema-Paese». «In Piemonte, anche in collaborazione con altre Regioni, abbiamo realizzatogare d' appalto per la fornitura dei farmaci cui hanno partecipato molte aziende -riferisce Saitta - e abbiamo ottenuto sconti consistenti grazie al meccanismoprezzo/volume: vuol dire che la produzione, dopo l' innovazione, diventastandardizzata e ci sono spazi per ridurre i costi. Il principio dell' equivalenzaterapeutica ha superato il vaglio anche dei ricorsi al Tar e al Consiglio di Statoperché abbiamo sempre garantito la libertà di prescrizione: se il medico ritiene cheper il suo paziente sia necessario un farmaco specifico, rispetto all' equivalente o albiosimilare, lo deve motivare». «La novità a proposito di equivalenza - osservaCicchetti - è che la proposta del documento sulla governanceprevede che siaapplicata non solo ai farmaci di nuova registrazione, ma anche a quelli già incommercio». «Come Regioni - continua Saitta - abbiamo anche un dovere etico, diequità. Ricordo che quando furono introdotti i farmaci contro l' epatite C (innovativie costosi) vennero riservati a chi era nelle condizioni cliniche peggiori. Ma all'assessorato bussarono subito i malati che erano prossimi a diventare gravissimi: uncaso che dimostra come il nostro intento è di risparmiare per avere le risorse daspendere nelle cure innovative per tutti». «Il caso dell' epatite C - sottolineaScaccabarozzi - è significativo. Come industrie, chiediamo di superare il sistema "asilos" e di entrare in una logica di sistema: è vero che i farmaci costano di più, ma ilsistema sanitario nel complesso ha risparmiato. Infatti i pazienti, guariti, non vannopiù incontro all' iter di cirrosi epatica, carcinoma e trapianto di fegato che liattendeva. E lo stesso, dati alla mano, si registra per i tumori: tra il 2005 e il 2015 ifarmaci oncologici sono passati da 21 a 40 euro pro capite, ma il costo complessivodell' assistenza è sceso da 171 a 156 euro. Su base annua, tra il 2009 e il 2015, sonostati risparmiati 250-300 milioni. Attenzione anche a credere di risparmiare moltodalla revisione del Prontuario: al 90 per cento si tratta di farmaci con brevetto giàscaduto». «Resta da vedere - conclude Cicchetti - se si giungerà all' adozione dicriteri più stringenti da parte di Aifa per legare in maniera più oggettiva il prezzo dirimborso del farmaco al suo "valore". Il criterio dei Qaly (la sigla inglese per qualityadjusted life years, cioè anni di vita pesati per la qualità, ndr) proposto neldocumento sulla governance farmaceutica può essere una novità interessante perdare omogeneità alle decisioni del Comitato prezzi dell' Aifa. Infine, se si generanorisparmi con farmaci costosi, si deve avere anche il coraggio di operare in un' otticacomplessiva di sistema: nel caso dell' epatite C, ridurre le unità ospedaliere o i centri

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trapianti ». Una bella sfida per il servizio sanitario. RIPRODUZIONE RISERVATA Con ilnuovo modello di gestione voluto dal Ministero della Salute si vuole garantire lasostenibilità dell' assistenza Ma restano molti nodi Come la libertà del medico diprescrivere il medicinale che ritiene più adatto e non per forza il più economico.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Over 50 il vaccino che salva la vitaANNA RITA CILLIS

Prevenzione di S ono solo consigliati. Maavvicinare gli adulti ad alcuni vaccinisarà nei prossimi anni uno dei punticardine della prevenzione over. E perdiversi motivi. In primis perché il sistemaimmunitario si indebolisce con gli anni(immunosenescenza) rendendo glianziani maggiormente vulnerabili all'attacco di virus e batteri. E poi perchéalcune malattie di cui ci eravamodimenticati hanno ricominciato acircolare velocemente epericolosamente: parliamo di polmonite,herpes zoster o morbillo. Verso il quale,seguendo il tracciato anagrafico, diventasuscettibile soprattutto chi non è statoimmunizzato né si è ammalato.Semplicemente perché il vaccino o nonc' era ancora o non era tra quelliconsigliati anni fa. Ed è questa ora lagrande sfida, legata a doppio filo con undato: l' Oms ha posizionato al 95% iltetto utile dei vaccinati, sia che si parli di influenza che di altre malattie, per le qualiesiste, oggi, un vaccino. Un modo per proteggere tutti. I numeri, però, dicono altro:nel 2018 i casi di morbillo nel nostro Paese sono stati 2548, inclusi 7 decessi. E il 51per cento dei malati aveva oltre 15 anni, molti tra i 20 e i 40. «Il morbillo è tra lemalattie infettive più contagiose che ci siano, ed esistono fasce d' età suscettibili,ovvero sfuggite al virus, che rischiano di ammalarsi in seguito come dimostrano icasi che si sono registrati in tutta Europa. E contrarre il morbillo da adulti è moltopiù rischioso » , spiega Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettivedell' Istituto superiore di sanità. Ma questa è solo una della patologie contro le qualiesiste, oggi, un vaccino anche per chi non è più né un bambino né un adolescente.Tant' è che il piano nazionale 2017- 2019 raccomanda agli over- 65 di immunizzarsicontro lo pneumococco e l' herpes zoster ( conosciuto dai più come il fuoco di sant'Antonio) e ovviamente l' influenza. Ma la prevenzione alla quale puntano gli espertiinternazionali si spinge più in là per proteggere la salute degli adulti. Perché, comerimarca Rezza, «il sistema immunitario dopo una certa età reagisce meno alleaggressioni virali e i vaccini possono, in parte, proteggerci». Per questo le nuove

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linee guida europee suggeriscono agli adulti vaccini anche contro difterite, tetano,pertosse oltre all' influenza, malattie pneumococciche, herpes zoster. Ovviamentetutti vaccini strettamente consigliati ma che rappresentano un modo per assicurareai cittadini un " invecchiamento attivo" in una zona del mondo come l' Europa doveentro il 2060 gli over 65 saranno il 28% della popolazione contro l' attuale 18%. Perl' infettivologo Roberto Ieraci, referente scientifico per i vaccini della Asl Roma 1,questo vuol dire «rendere l' anziano più autosufficiente e protetto da alcuneinfezioni. Un tempo i numeri di chi li faceva erano davvero bassi ma ora qualcosa sista muovendo - aggiunge - infatti sempre più adulti si vaccinano contropneumococco e herpes zoster, complice anche il fatto che i medici di famiglia sonoimpegnati in questa grande opera di prevenzione » . Anche se, aggiunge Ieraci,«andrebbero prese in considerazione anche altre vaccinazioni in base non solo all'età ma anche alle patologie di cui si soffre». Ricordandosi, poi, che alcuni vaccinisono a tempo. Come quello contro il tetano - malattia non contagiosa ma causata daun batterio resistente e più presente di quanto si creda nel nostro ambiente - cheandrebbe "richiamato" ogni dieci anni. Peccato, però, che pochi lo faccianononostante resti una malattia temibile. Intanto la Commissione Ue ha esortatorecentemente gli stati membri a dotarsi di una rete digitalizzata delle vaccinazioni edi farlo al più presto: l' Italia si è già messa in pari istituendo, grazie a una leggelicenziata a fine settembre, l' Anagrafe nazionale. Un punto fondamentale perconoscere anche che tipo di tragitto geografico potrebbe avere un virus. Ma c' è dell'altro. Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene e medicina preventiva all' università diPisa e autore di Informati e vaccinati, cosa sono, come funzionano e quanto sonosicuri ( Carocci editore) ricorda che « oggi esistono più vaccini in grado dicombattere contro molte aggressioni esterne, e questo ci rende più fortifisicamente». Un "esercito" impensabile «solo qualche decennio fa - aggiunte l'esperto - quando si moriva o ci si ammalava gravemente di poliomielite o difterite.Per questo è bene ricordare che hanno salvato milioni di persone ed evitato malattiepericolose e in futuro si aggiungeranno altre vite grazie a nuove scopertescientifiche » . Come è accaduto per il vaccino contro l' Hpv, il papilloma virus. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Sul nostro sito il Know How con Giovanni Rezza dell'Istituto superiore di sanità In studio: Anna Rita Cillis.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Sant' Anna e Regina, al nuovo Parco della Salute oltre 400posti in meno

ALESSANDRO MONDO

«Il numero dei posti letto non è un temacruciale nell' ottica di una struttura all'avanguardia, tarata sulla medicina deiprossimi decenni». Sembra unparadosso, è una delle argomentazionicon cui Silvio Falco, direttore generaledell' azienda Città della Salute, hareplicato alle riserve sollevate dalsindacato dei medici Anaao Piemontesulla riduzione dei posti letto previsti nelfuturo Parco della Salute e soprattuttoalla petizione online lanciata dalconsigliere regionale di Forza ItaliaAndrea Tronzano per "salvare" l'ospedale pediatrico Regina Margherita.Regione in allerta Una "fake news", adetta della Regione e dello stesso Falco,ma di successo: ieri sera l' iniziativaaveva già superato le 35 mila adesioni.Tanto da far scattare l' allarme rosso inRegione mobilitando, nell' ordine,Chiamparino, Falco e l' assessore Saitta:«Il Regina non chiuderà, bisognasmetterla di strumentalizzare la sanità per fini elettorali giocando in modo scorrettosulle paure dei genitori e sulla salute dei bambini». Non chiuderà, l' Infantile, maconfluirà nel "Parco", forte di un polo materno-infantile che a detta della Regioneconserverà tutte le eccellenze di cui attualm e nte dispongono la Città della Salute ela sanità piemontese nel suo complesso. Non solo: «Permetterà di valorizzare questecompetenze». Meno posti letto Concetto difficile da far passare all' esterno , doveper i torinesi, e non solo, "il Regina" - inteso come ospedale monospecialistico - è unbrand consolidato. Ancora più difficile giustificare la riduzione dei posti letto in quellache al "Parco" sarà l' area materno-infantile oggi rappresentata da Sant' Anna eRegina: 190 rispetto agli attuali 690. Ammesso che in sede di progetto (a fine mesepartirà la gara per il Parco della Salute), i numeri non subiscano variazioni al rialzo.Anche se va precisato che dei 350 posti letto del Sant' Anna quelli dedicati allamaternità e neonatologia in senso stretto sono 280: gli altri 70 riguardano le

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patologie della donna. «Il problema dei posti letto nel futuro Parco della Saluteesiste, per la pediatria e per altre specialità», ha ribadito Anaao rifiutando qualsiasistrumentalizzazione politica . Per cominciare, ha spiegato Falco - affiancato daGiovanni La Valle, Franca Fagioli e Umberto Ricardi, direttore sanitario Città dellaSalute, direttrice Dipartimento di Pediatria, preside Scuola di Medicina - un centinaiodi posti letto per la pediatria saranno ricavati nel Cto, unico dei quattro ospedali dell'attuale Città della Salute (con Molinette, Sant' Anna e Regina) che sopravviveràautonomamente come presidio sanitario territoriale, dove il progetto ne prevede intotale 450-500. «Servizio di eccellenza» Soprattutto, il futuro "Parco" nascerà comecentro di primo livello per trattare i casi più complessi, mentre gli altri sarannodemandati ad una rete di strutture di secondo livello sul territorio. La prospettiva èuna riorganizzazione della sanità piemontese articolata su un polo per i casi "ad altaintensità" e su presidi per quelli "a bassa intensità" di cura. «Il nuovo polo va intesocome un contenitore modulabile - ha aggiunto Fagioli - . Perchè la medicina evolve:alcune forme tumorali, per esempio, tendono a diventare croniche e quindipresuppongono meno letti per la degenza. Mentre invece ne serviranno di più perpatologie emergenti da trattare con nuove tecnologie». Questo in sintesi. Previstipercorsi pediatrici all' interno del pronto soccorso del "Parco". Ieri si è appreso chegli edifici del Regina e del Sant' Anna non saranno demoliti ma ospiteranno attivitàsanitarie di assistenza e lungodegenza. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 2 EAV: € 20.147Lettori: 97.132

Troppe botte ai dottori in corsia Tuteliamoli come pubbliciufficiali

TOMMASO MONTESANO

I più colpiti sono i medici che operanonei reparti di Psichiatria e in Prontosoccorso/118. Con aggressioni fisiche.Soprattutto negli ospedali delMezzogiorno. Statistiche ufficiali non cisono, ma un sondaggio realizzato daAnaao-Assomed - l' associazione deimedici e dirigenti - apre uno squarcio suquello che accade in corsia. «Scenati dabollettino di guerra», ha denunciato all'epoca della rilevazione - 2018 - l'associazione. Un dato aiuta a capire la«gravissima situazione dei nostri medici,dei nostri infermieri, dei nostrioperatori», per dirla con le parole diFilippo Anelli, il presidente dellaFederazione nazionale degli Ordini deimedici chirurghi e degli odontoiatri, cheieri è stato ascoltato in audizione dallacommissione Igiene e Sanità di PalazzoMadama. Il dato, dunque: su 1.280camici bianchi interpellati, il 65%denuncia di essere stato oggetto diaggressioni tra le mura dell' ospedale. Aggressioni sia verbali - il 66,19% - sia fisiche(il 33,81%). Un dato che schizza addirittura all' 80,2% tra i camici bianchi chelavorano in Pronto soccorso e 118. Se l' attenzione si restringe a chi ha confessato diaver subìto una violenza fisica, emerge che i più colpiti sono i camici bianchi dipsichiatria/Sert (34,12%); Pronto soccorso/118 (20,26%); medicina interna (7,46%) echirurgia generale (4,26%). Ma il dato è sicuramente peggiore da quello che emergedal sondaggio, visto che ben il 70% degli interpellati riferisce di essere statotestimone di aggressioni verso il personale sanitario. Un dato che fa ritenereaddirittura sottostimato un fenomeno che negli ultimi anni, come emerge dal reportdi Anaao-Assomed, ha subìto un'«escalation». Dal tentativo di «strangolamento di unmedico di Pronto soccorso fino a stupri e vere e proprie spedizioni punitive da partedi gruppi organizzati contro i medici». Solo nel 2018, secondo una stima prudente, sisarebbero verificati 3mila casi di violenza. Nonostante questo, le denunce all' Inail

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sarebbero state appena 1.200. VUOTO NORMATIVO Anelli è stato ascoltato in Senatonell' ambito delle audizioni sul disegno di legge del governo - presentato dal ministrodella Salute, Giulia Grillo - con le «Disposizioni in materia di sicurezza per gliesercenti le professioni sanitarie nell' esercizio delle loro funzioni». Il testo - trearticoli - interviene per colmare il «vuoto normativo» sulle misure per contrastare l'aggressione ai danni dei medici. Due le novità: l' istituzione, presso il ministero dellaSalute, dell'«Osservatorio nazionale sulla sicurezza» dei camici bianchi e l'inserimento, nel Codice penale, della violenza nei confronti dei medici tra lecircostanze aggravanti del reato. «SERVIVA IL DECRETO» L' Osservatorio servirebbeper colmare uno dei "vuoti" attuali: l' assenza di un ufficio incaricato di monitorare«gli episodi di violenza» commessi sui medici e di proporre al ministro, sulla basedella "cronaca", «l' adozione di misure idonee per ridurre i fattori di rischio negliambienti più esposti». Quanto all' integrazione del Codice penale, serve peraumentare in automatico le pene nei confronti di chi si macchia dei vari reati aidanni dei camici bianchi (percosse, lesioni, etc). Di fronte ai senatori che stannoesaminando l' articolato, Anelli ha riconosciuto la bontà delle proposte avanzate dalgoverno: «Apprezziamo lo sforzo del governo. La situazione dei nostri medicirichiede un intervento legislativo immediato». Proprio per questo, per il presidentedegli Ordini dei camici bianchi sarebbe stato molto meglio agire per decreto inveceche percorrere la via ordinaria, che ha tempi giocoforza più lunghi. In ogni caso, ildisegno di legge non è completo. Perché manca l' unica mossa in grado di tutelare imedici e il personale sanitario: il riconoscimento, a loro, della qualifica di pubblicoufficiale. In questo modo, l' aggressione potrebbe essere perseguita d' ufficio e nonin seguito alla denuncia di parte. Denuncia, ricorda Anelli, che spesso le vittime nonsporgono a causa del «condizionamento psicologico» in cui si trovano, bloccate dalla«paura di subire ritorsioni». Vittime anche della solitudine. «Paola Labriola era solaquando fu uccisa da un suo paziente nel centro di Salute mentale del quale avevapiù volte denunciato, anche ai Carabinieri, la mancata sicurezza; sole erano MariaMonteduro e Roberta Zedda, guardie mediche uccise in provincia di Lecce e diOristano. Come sola era Serafina Strano, la dottoressa rimasta in balia di unostupratore a Trecastagni, Catania», ha ricordato Anelli, che in Senato ha lanciato l'allarme pure sulla mancata sicurezza dei presidi di Guardia medica e degliambulatori. riproduzione riservata.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 2 EAV: € 2.150Lettori: 29.750

Un contro manifesto smonta Burioni «Ha un' idea di scienzadel tutto superata»

Carlo tarallo

Roberto Burioni proclama di volerdifendere la scienza dalla superstizione,ma il suo fanatismo finisce per fardiventare la fiducia stessa nella «sua»scienza una fede, qualcosa che non puòessere messo in discussione,sostanzialmente una superstizione essastessa, etichettando ogni ipotesialternativa come «eretica», e pericolosa,secondo una consuetudine antica, quellache portava a bruciare sul rogo chiunquedubitasse, tanto per fare un esempio, delfatto che il sole girasse intorno allaterra.rottame d' altri tempiPuò essereletto così il «contropatto» che IvanCavicchi ha esposto sul blog che cura sulsito del Fatto Quotidiano, proprio inrisposta a Burioni. Cavicchi insegnaSociologia delle organizzazioni sanitariee Filosofia della medicina alla facoltà diMedicina dell' università Tor Vergata diRoma, dopo essere stato docente allaSapienza. È stato responsabile nazionaledella Cgil per la sanità e direttore generale di Farmindustria dal 1996 al 2002. Èautore di numerose pubblicazioni.Cavicchi prende di mira il «patto» di Burioni, quellorivolto ai politici e firmato tra gli altri da Matteo Renzi e Beppe Grillo, che è statobenedetto anche dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. «Ci si può dividere sututto», ha scritto Burioni, «ma una base comune deve esserci. La scienza deve fareparte di questa base, perché non ascoltare la scienza significa non solooscurantismo e superstizione, ma anche dolore, sofferenza e morte di esseri umani».Cavicchi demolisce la granitica fede di Burioni nella «sua» scienza.«Evidentemente», scrive Cavicchi, «il proponente (Burioni, ndr) ha in testa unapropria idea di scienza che per una infinità di ragioni, non è uguale a quella dimilioni di persone e a quella di migliaia e migliaia di esperti; un' idea cioè chepotrebbe essere persino contestata a causa soprattutto dei suoi anacronistici modidi essere. Attraverso il patto "contro la pseudo medicina", sottoscritto anche da

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Matteo Renzi e Beppe Grillo, si chiede alla politica l' impegno ad imporre al mondointero una vecchia e superata idea di scienza solo perché chi la propone è del tuttoincapace a cimentarsi nella sua ridefinizione. L' idea che ha Roberto Burioni noncorrisponde in nulla a quello che oggi la filosofia della scienza definisce tale»,argomenta Cavicchi, «ma è una vecchia forma di scientismo positivistico di stampoottocentesco. Quindi una sorta di rottame d' altri tempi che nonostante ciò ha lapretesa di proporsi come metafisica, cioè valore assoluto, incontestabile, autoritariae impositiva; conoscenza oggettiva dell' uomo, quindi del tutto impersonale;riduzione della persona ad organo; malattia ma non malato ma non contesto;proceduralismo».nuovo inquisitoreLa superstizione di Burioni è smascherata: quellache il novello «inquisitore» vuole difendere con l' aiuto della politica, per Cavicchi, è«una scienza dispotica, incapace di avere relazioni con gli altri, che pretende,esattamente come un secolo fa, una sottomissione totale alle sue evidenze e ai suoistandard. Questo nonostante le sue evidenze siano, dal punto di vistaepistemologico, verità provvisorie e falsificabili e nonostante tutti gli standard sianoregolarmente smentiti dai casi singoli, dalle specificità e dalle individualità. Se lascienza», prosegue Cavicchi, «anziché sforzarsi di ridefinirsi nelle complessità delmondo, dialogare con le persone, evolvere, ripensarsi, si limita a chiedere alle forzepolitiche di proteggere la sua invarianza cioè la sua refrattarietà al cambiamento èdavvero un brutto segno. Vuol dire che questa scienza pensa di risolvere i suoiproblemi paradigmatici con la forza in un momento in cui peraltro i medici e gli altrioperatori hanno una credibilità sempre minore».«Anche io», scrive Cavicchi, «fareiun patto, non sulla scienza ma sul modo di intenderla e soprattutto sul modo diusarla». Questo è il suo contro-patto: 1 Tutte le forze politiche italiane s' impegnanoa favorire il dialogo tra scienza e società a sostenere ogni forma di consensoinformato, a favorire l' alleanza terapeutica, a fare in modo di corresponsabilizzare ilcittadino nelle scelte scientifiche che riguardano la sua salute, a favorire il confrontoattraverso relazioni di cura tra evidenze scientifiche e opinioni personali del cittadinocon l' obiettivo sempre di co-decidere la scelta più razionale e più ragionevole quindipiù conveniente per il cittadino.2 Nessuna forza politica italiana e nessun cittadinoresponsabile si presta a sostenere o tollerare in alcun modo forme di scientismo cioèconcetti di scienza riduttivi, schematici, semplificanti, spersonalizzanti, disumani,cioè concetti di scienza con i paraocchi. La scienza è una conoscenza al servizio dell'uomo. 3 Tutte le forze politiche italiane s' impegnano a governare e legiferare inmodo tale da fermare l' operato degli scientisti, che, con le loro pulsioni autoritarie,stanno minando pericolosamente la fiducia delle persone nella medicina. 4 Tutte leforze politiche italiane s' impegnano a implementare programmi capillari d'informazione sulla scienza non per la popolazione, ma con la popolazione, a partiredalla scuola dell' obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori e ognicategoria di professionisti della ricerca e della sanità.5 Tutte le forze politicheitaliane s' impegnano affinché si assicurino alla scienza adeguati finanziamentipubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricercabiomedica di base.

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17/01/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Vaccini anche in classe e informazioni ai genitori «Stopmorti per meningite»

La Regione Lazio interviene dopo ildecesso del 15enne romano Il Miur staricostruendo i suoi stage come studentedell' alberghiero LE MISURE ROMA Bastamorti assurde come quella di Federico, lostudente di 15 anni stroncato lunedìnella Capitale da una meningitefulminante. La Regione Lazio intendecorrere ai ripari sulle mancatevaccinazioni e, soprattutto, sui mancatirichiami da effettuare tra gli adolescenti,paradossalmente i più esposti. Senecessario facendo anche oltre ciò che èprevisto dal piano vaccinale nazionale.«La meningite è un fattore ancorapresente, non debellato, e colpisce conuna violenza inaudita - spiega l'assessore Regionale alla Sanità AlessioD' Amato - è per questo che noiconsigliamo fortemente alle famiglie divaccinare i figli. Purtroppo quello per lameningite non è tra i vaccini obbligatorie per questo auspichiamo che ilMinistero della Salute valuti presto difarlo rientrare tra i necessari anche per accedere a scuola. Intanto, ho già datomandato alla nostra equipe tecnico-scientifica di valutare se, come Regione, siamonelle condizioni per agire motu proprio rendendolo obbligatorio. Questo - continua -al di là della sterile statistica dei numeri, perché anche una singola vita è importantee Federico ci dice che di meningite si continua a morire». CAMPAGNE NELLE SCUOLEValeria Rossomanno, la mamma del ragazzo, si era fatta coraggio lanciando subitoun appello agli altri genitori: «Seguite i consigli dei medici anche se le vaccinazioninon sono obbligatorie, che la morte di mio figlio non sia vana». Parole che hannocolpito al cuore D' Amato che, martedì, sarà in prima linea con i medici della Asl all'Alberghiero Amerigo Vespucci, la scuola di Federico, per una sessione divaccinazione sul campo dei ragazzi. «Sempre su base volontaria - dice - maspiegheremo loro e anche ai docenti, l' importanza di queste pratiche salvavita. Se,

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rispetto al passato, abbiamo recuperato il gap di immunità di gregge rispetto allevaccinazioni da meningococco nei bambini nei primissimi mesi di vita, resta daaffrontare l' emergenza nei ragazzi dai 13 ai 17/18 anni che hanno una precedentevaccinazione non completa o non l' hanno affatto. Lì dobbiamo migliorare. Stiamocontattando le autorità scolastiche per avviare una campagna di vaccinazione attivae gratuita allargata a più istituti». Ieri, intanto, il Ministero dell' Istruzione ha scrittoalla scuola di Federico per sapere dove il ragazzo avesse svolto il servizio di cateringesterno come cameriere, girando alle società interessate la raccomandazione disottoporre a profilassi antibiotica tutti coloro che possono essere venuti in contattocon il ragazzo. Stamani si svolgeranno i funerali. Nel Lazio l' anti-meningococcica ditipo C (il ceppo che ha aggredito Federico) è gratuita fino al compimento dei 19 annie effettuata con doppia dose, in entrambi i casi tetravalente. Attualmente lacopertura è dell' 80,37% a fronte dell' 82% su base nazionale. Per il ceppo B ilvaccino è gratuito per tutti i nati dal 1 gennaio 2017. In tutti gli altri casi si paga ilticket, ben 79,54 euro per il tipo B, ad esempio, nella Asl 2 di appartenenza diFederico. ADOLESCENTI PENALIZZATI «Ma gli adolescenti sono penalizzati - rivela ladottoressa Teresa Rongai, segretario della Federazione italiana medici pediatri -.Non solo i genitori devono pagare i vaccini, ma nei centri vaccinali tutte le sessioni oquasi sono prese dai più piccolini, i neonati che hanno una priorità. Quindi farevaccinare un adolescente per la meningite è persino difficile». La Fmip proprio aRoma e nella Asl 2 ha appena siglato un accordo che prevede che i pediatri difamiglia potranno vaccinare nei loro ambulatori oppure offrire di supportare ilpersonale della Asl nei centri vaccinali e nei consultori. «In questo modo si potràallargare la platea delle coperture», dice Rongai. Nei prossimi giorni al Ministerodella Salute si riunirà il tavolo degli esperti indipendenti che valuterà sul piano dieradicazione del morbillo e contemporaneamente lavorerà al nuovo piano diprevenzione vaccinale sulla base dei dati epidemiologici. «Già alla vigilia del pianoLorenzin relazionai in Commissione Sanità sulla necessità di rendere obbligatorioanche il vaccino per la meningite, oggi torno a ripetere quell' appello sulla base diquella stessa lingua che parlano altri genitori come me, quella del dolore», incalzaora Amelia Vitiello, presidente del Comitato nazionale di lotta alla meningite. «Lamia bimba, Alessia, di appena 18 mesi la sera alle 21 aveva 37 di febbre, la mattinaalle otto era già morta». Alessia Marani © RIPRODUZIONE RISERVATA.