15quindici n° 45 - marzo 2010
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15quindici - Modi di guardarsi intornoTRANSCRIPT
...................................N° 45 I MARZO 2010
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Speciale: Invervista a Stefano Miglietti, sportivo dalle incredibili avventure
Medicina: Prevenire i tumori? In questo numero alcune regole d’oro
Motori: Tutto sulle frenate di emergenza (a cura di Yokohama Italia)
Design: Folks, quando la creatività diventa business
COPIA OMAGGIO
PERIODICO MENSILEN° 45 I MARZO 2010
Orari di apertura:Lunedì 9.00 – 22.00
Martedì - Giovedì 9.00 – 21.00
Emozioni per lui, passioni per lei.
Galleria Auchan, Via A. De Gasperi 6 Molinetto di Mazzano (BS)tel. 030 2120789
Aperture straordinarie:Domenica 28 Marzo Domenica 18 Aprile
Negozio Belmonte
Venerdì 9-22 Sabato 8.30- 21.00Domenica 9.00 – 20.00
Vi aspettiamo con le nuove collezioni Primavera Estate 2010
S O L O A :
B R E S C I A V E R O N A S I R M I O N E C R E M A
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1di Azzurra [email protected]
Al di là di intelligenza, ingegno, simpatia, ricchezza o bellezza, c’è una caratteristica che discri-mina veramente gli uomini. E’ la levatura morale. Levatura morale perché eleva gli uomini che la posseggono, li pone sopra gli altri (e non perché stanno su un SUV alto tre metri che li fa credere imperatori del mondo). Quello di levatura morale è un concetto talmente obsoleto che se ne è perso persino il senso. E’ qualcosa che contraddistingue gli uomini che sanno dire no, coloro capaci di mettere davan-
ti ogni cosa se stessi, le proprie regole, la propria etica. Persone che non sono in vendita e non sono disposte a farsi comprare. Dopotutto, si è uomini solo quando non ci si vende per una moneta, quando non si ha prez-zo. Altrimenti si è come oggetti.
In Italia, il regno dei furbetti del quartierino, dove è sempre il più scaltro ad arrivare lontano, que-sto tipo di uomini è sempre più raro. Li riconosci subito: li vedi avviliti in un angolo, derisi da una società in cui vigono altre
Quando birbanti e ruffi ani vanno al potere
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regole e i principi sono un’ana-cronistica zavorra, cose del pas-sato che non valgono nulla. Oggi del resto conta più l’arro-ganza dell’educazione, l’astuzia che la correttezza, urlare piut-tosto che esporre pacatamen-te il proprio pensiero. E forse non conta nemmeno più avere un pensiero: basta capire qual è quello di chi sta sopra di sé e farlo proprio. Questo perché non sembra più essere importante cosa si sa o si sa fare, ma solo quanto bene si è capaci di strisciare fi n dentro le viscere del potere e insinuarvisi subdolamente. Essere dei ruffi ani insomma. Essere ruffi ani da noi paga, ec-come se paga.
Inutile dire che chi detiene il po-tere non dovrebbe amare i ruf-fi ani. I ruffi ani possono intratte-nere la corte prima della cena, ma confondono e distraggono. Chi detiene il potere dovrebbe temere i ruffi ani come la sifi lide e circondarsi di critici: solo nella
critica c’è lo spazio per la rifl es-sione e il miglioramento.Ma si parla di potenti all’altez-za del proprio ruolo, mentre i nostri potenti sono quasi sempre uomini senza qualità, ruffi ani che han fatto carriera e che han-no bisogno dei ruffi ani per poter credere di essere qualcuno.
Per queste ragioni il mondo degli adulti non mi piace. Nonostante sia ormai prossima al pensiona-mento, continuo a biasimarlo e non capirlo.Mal sopporto le sue assurde re-gole, le sue perversioni, la sua ipocrisia. Ma più di tutto, non sopporto l’ingiustizia che lo ca-ratterizza. Nonostante tutto, continuo a stupirmi nel vedere incarichi di prestigio, che un tempo esigeva-no esperienza e professionalità, affi dati a incompetenti. Spesso con il solo pregio di aver stretto le mani giuste. Li riconosci subito, boriosi e sprezzanti dietro le loro scriva-nie. Sono quelli che hanno sul tavolo tre giornali ma non ne aprono neanche uno, quelli che avranno letto si e no tre libri, quelli la cui parola vale meno dei soldi del monopoli e che sem-bra abbiano imparato l’educa-zione in un night (se uomini… ma sarebbe interessare aprire una parentesi su quanto siano supponenti e abiette le donne al comando). Però sono loro che ora detengo-no il potere. Sono loro che pren-
dono le decisioni e che spesso decidono per molti altri. Del resto, come detto, oggi non conta chi si è. Non in Italia al-meno. Qui conta solo chi si conosce, che agganci si hanno. Che intrallazzi si è disposti a fare. Qui conta capire velocemente le regole del gioco e adeguarsi. Chi non lo fa è perduto. E’ un perdente.Quali sono queste regole? Pri-ma di tutto, adulare simili e su-periori e bistrattare subalterni o chi mostra di aver bisogno di noi. Il rispetto per chi sta lavo-rando è un concetto obsoleto.Arroganti coi più deboli e zer-bini coi potenti, recitava una canzone.
Questa la sola regola. Poi vige e impera unicamente il fi ne: l’utile, far soldi, guadagnare. Quindi ostentare, anche se non si ha raggiunto nessun potere o si è pieni di debiti. Ed ecco fi ne del gioco: l’ostentazione. Perché non solo ormai non conta più chi si è. Oggi non conta nemme-no cosa si ha: conta solo cosa si mostra, cosa gli altri vedono.
Il senso del gioco?Onestamente non lo so. Non so che senso abbia vendersi, non avere una dignità o un’etica, circondarsi di lacchè, serpi o profi ttatori e usare chiunque (ri-pagati con la stessa moneta) solo per avere un’auto più potente, una casa più grande o una mo-glie più rifatta.
Non lo capisco perché sono con-vinta che a rendere meraviglio-sa questa bizzarra vita non sia la quantità o il valore degli oggetti che possediamo, ma delicate sfumature che ognuno di noi ha il compito di cercare in ciò che lo circonda. Sfumature talmente delicate da venire spazzate via in un attimo da meccanismi così squallidi.
E la pioggia cadrà su giusti e ingiusti. Ma principalmente sui giusti, poiché gli ingiusti avranno fregato loro l’ombrello...(Lord Bowen)
N° 45 l MARZO 2010
1 di Azzurra Smolari
Editoriale 4-5Sommario
crediti fotografici
Per le immagini senza crediti l’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. E’ Ovviamente a piena dispo-sizione per l’assolvimento di quanto concorre nei loro confronti.
illustrazione editorialeValentina Vezzani
28-2
9
Cultura
direzioneredazione amministrazione
15quindici
direttore responsabile Azzurra Smolari
vicedirettoreLuca Modonesi
art directorMarianna Zocca
redazione
1,00 euro
prezzo di copia
Autorizzazione del Presidentedel tribunale di Brescian. 17/2007 del 18/05/2007
www.15quindici.it
tel. 393 [email protected]
via Brescia 825080 Soiano sul lago (BS)
BedizzoleBresciaCalcinatoCalvagese d/R CastenedoloCastiglione d/SChiariDesenzano d/R
GargnanoGavardoLonatoMolinettoMontichiariPrevalleRezzatoSalò
distribuzione
Valentina CaneAlessandro CarboniAlberto CastriniEmiliana CirelliCarlo ContriniDiego CorsiniAgnese FacchiniMassimo FasoliStefano GardelliAlessandra GiottoGianluca GorlaniFilippo GrumiMargherita GrumiSilvia LombardiFerdinando MagninoDaniela MerlinoCamilla NovaliFrancesca RoversiJessica RumiLoredana SavoldiPaola SembeniPaola SerenaCristian SgottiMadame SìSìMassimo SmolariMario Bruno VeronesiValentina VezzaniMarianna Vindico Marianna Zocca
stampaTipolitografia S. Eustacchio
13-1
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Economia & Ambiente
3 ambiente
informatica
di tasca nostra di Azzurra Smolari
di Riccardo Pretto
di M.B. Veronesi
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2Attualità 9-
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notizie in pillole di Diego Corsini
controcorrente di Massimo Smolari
punti di vista di Stefano Gardelli
7Tempo libero
cinema di Carlo Contrini
musica di Paola Serena
22-2
3
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26-2
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Arte & Design
arte di Valentina Cane
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Salute & Benessere
di Marianna Vindico
di Dr R.Massolari, Dr.ssa I. Delrio
di A. Facchini e L. Savoldi
di Jessica Rumi
bellezza
medicina
erbario
benessere
personal shopper di Daniela Merlino13
Moda & Stile 37-3
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questione di stiledi Massimo Fasoli
10
28-2
9 Volontariato
polvere di stelledi Margherita Grumi
amici animalidi Ass. Argo
11
32-3
3 Cucina
slow Fooddi Condotta Slow Food Vr
consigli dello chefdi Cristian Sgotti
design di Marianna Zocca
6Speciale
di Azzurra Smolari
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4Web & Nuove tecnologie 17
di Filippo Grumi
di Ferdinando Magnino5Normative & Consigli
commercialista
intervista
ingegnere
18-1
9
S. EufemiaSoiano s/LToscolano-Maderno Villanuova s/C.
VeronaBussolengoPeschiera del Garda
si ringrazia: Nino e Andrea
14Sport & Motori 40
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di Yokohama Italiamotori
racconto di Alberto Castrini
libro di Paola Sembeni8
24-2
5
Posta e Comicità %
15 posta di Madame Sì Sì
42-4
5
barzelletteaforoscopo
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2Attualità
di Stefan
o G
ardelli
punti di vista
Fauna da palestra
A quasi 40 lunedì da quando mi sono ripromesso di iscrivermi in palestra, sconfortato dall’ennesi-mo rotolo che usciva dai jeans, ho fi nalmente portato a termine il mio proposito. Ebbene, ce l’ho fatta: ho un tesserino e una borsa con il logo di una palestra dal nome molto di-namico. Non so come, ma mi sento già più magro. Esco dallo spogliatoio, giungo nel-la agognata sala attrezzi, balzo con nonchalance sul tapis-roulant e già mi blocco: ho di fronte a me un cruscotto come quelli che pen-savo esistessero soltanto nella base di Houston della NASA. Spio di soppiatto la mia vicina che mi ri-cambia una sguardo di commisera-zione, provo a schiacciare qualche tasto con il solo risultato di far ac-cendere altri led e alla fi ne chiedo aiuto a un trainer. “Sei allenato?” “Sì, eh, non si vede?” - “Undici all’ora va bene?” - “Come no, cosa sarà mai..” Risultato: dopo 2 mi-nuti e 13 secondi di agonia, fermo con il pulsante di emergenza quel macchinario infernale. Tra l’indifferenza generale, mi dileguo e decido di bivaccare os-servando gli altri: ci sono signore attempate che sullo step parlano di questa Italia decadente, del pove-ro perseguitato Berlusconi e della maleducazione dei giovani, mentre io mi chiedo dove diavolo trovino tutto quell’ossigeno. C’è il palestrato tatuatissimo che solleva 30 kg per braccio e che tutti salutano per tenerselo buono, pensando “farà il buttafuori, può sempre tornare utile”: è un pensie-ro che fa il ragazzino ricordando l’ultima rissa dove si è messo con-tro il bulletto di quartiere; o che
fa la casalinga avvenente, casomai il marito la scopra con l’amante e la voglia cacciare senza alimenti; o che fa l’imprenditore pen-sando a come risolvere il problema del re-cupero crediti. Poi c’è la mia preferita: la trentenne a caccia di dote che entra senza guardare in faccia nessuno (mentre tutti gli ometti una sbirciatina se la concedono), truccata e tirata, che nel suo peregrinare tra i vari attrezzi concede parole e sorrisi solo a chi ha parcheggiato, come requisito mi-nimo, un Cayenne. C’è poi la quarantenne desperate housewife, che è semplicemente la trentenne a caccia di dote 15 anni dopo: l’età e i compromessi iniziano a pesare sulla linea, ma è un esemplare più furbo e levigato dall’esperienza. A differenza della trenten-ne, lavora sodo per mantenersi e ammicca al futuro amante solo dopo aver analizzato tutti i presenti con il suo modello di anali-si del rischio e al termine di complicati al-goritmi che comprendono come variabili il 740/eventuali fi gli-mogli /utilità marginale del maschio. Un modello talmente raffi nato che se fosse stato impiegato dagli analisti di Lehman Brothers non avremmo avuto nes-suna crisi fi nanziaria. Ci sono poi due fi gure, uno al vertice e l’altro alla base: l’impiegato-fulminato-sulla-via-del-fi tness e l’impiegato panzone senza speranze, che avevamo già incontrato l’anno scorso sulla pista ciclabile regno dello sborone impenitente (che odia la palestra, adatta a quelli senza attributi.. lui è lì provvisoriamente solo perché fuori è già buio). Il vero fulcro è però il fancazzista mezzo-fi sicato: l’uomo che saluta tutti, che scherza con tutti e che parla con tutti sempre e solo di calcio (senza capirne alcunché), di gnocca (anche se la vede solo in tv), di storie improbabili (viste forse in tv), di prestazioni fi siche (viste sicuramente in tv), di crunch, abdominal, muscoli fl essi, incavati, convessi, eccetera e che passa tre ore in sala delle quali due e cinquanta a parlare. E ti chiedi: ma con dieci minuti al giorno di esercizi, come farà ad avere quel fi sico?
di Stefan
o G
ardelli
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...............................Attualità
2controcorrente
di
Mas
sim
o S
mo
lari
Un piccolo pianeta
La popolazione terrestre nell’anno 1 d.C. era di 252 milioni di abitanti. Ci sono voluti 16 secoli perché arrivasse a mezzo miliardo, per continuare poi ad aumentare con gradualità.L’esplosione demografi ca vera e pro-pria è avvenuta nell’ultimo secolo e negli ultimi 40 anni è raddoppiata, passando da 3 a 6 miliardi. E’ previ-sto che entro 15 anni la popolazione mondiale raggiungerà e supererà trionfalmente gli 8 miliardi di bipe-di umani.Istigati e incoraggiati dall’ignoranza, dalle superstizioni, dall’egoismo e dalle varie religioni, gli uomini di questo piccolo pianeta si ostinano e si affannano a riprodursi a ritmi forsennati, sgomitando ferocemente a scapito degli altri ospiti della terra, animali e vegetali.L’equazione: esplosione demografi ca (madre di tutte le tragedie contem-poranee) = inquinamento incontrol-lato, distruzione di foreste, saccheg-gio del territorio, ecc non sembra preoccupare nessuno. Eppure questo comporta desertifi ca-zione, migrazioni di massa, aumento esponenziale dei bisogni primari. Le superfi ci coltivate diminuiranno, le risorse idriche saranno insuffi cien-ti (lo sono già ora) e l’umanità sarà più povera. Si arriverà a combattere guerre anche per cibo e acqua. A differenza di ogni altra specie animale, che in uno scenario di di-minuzione di spazio o di risorse si autoregola (dai topi ai polli), smet-
tendo di riprodursi o distribuendosi sul territorio a disposizione, l’uomo, certo della propria immortalità, si rigenera a ritmi geometrici e continua a concentrarsi nelle megalopoli.
In un solo secolo l’Africa, nonostante carestie, pandemie, avanzata dei de-serti, siccità e guerre infi nite, è pas-sata da 170 milioni a oltre 900.Se si avesse osservato la terra dallo spazio solo un secolo fa, si sarebbero viste solo due grandi città (da un mi-lione di abitanti): Pechino e Londra. Oggi sono diventate 450: moltissime da oltre 10 milioni di abitanti, parec-chie da oltre 20 e alcune sopra i 30.Un secolo fa solo il 13% della popo-lazione mondiale abitava in città. Entro 40 anni salirà al 70%: cen-tinaia di milioni di uomini e don-ne emigreranno in paese più ricchi (dopo aver saccheggiato i propri) o si sposteranno semplicemente in città, che saranno sempre più multietni-che, inquinate, grandi e invivibili.“Il padrone del creato” ha ormai irreversibilmente cambiato la faccia della terra. Ma la sua aspirazione a una vita più ricca, più comoda, più lunga e felice, sia pure a scapito degli altri esseri viventi (le specie ittiche negli oceani sono diminuite del 70% in un solo secolo) potrà davvero es-sere soddisfatta? Oppure un giorno fi niremo per ac-corgerci che proprio tutti su questo povero, piccolo pianeta, non ci stia-mo più?
Aumento popolazione terrestre
1804 1 miliardo
1927 2 miliardi
1960 3 miliardi
1974 4 miliardi
1987 5 miliardi
1999 6 miliardi
1111
Sai perche’…Esiste un criterio per la disposizione delle lette-re delle tastiere?Esiste: Christopher Latham Sholes, l’americano che nel 1868 brevettò la moderna macchina da scrivere, ideò anche la tastiera, rimasta poi inalterata nei computer. Si tratta della cosiddetta tastiera «Qwerty», dalle lettere dei pri-mi sei tasti della fi la superiore. L’idea di Sholes fu di raggrup-pare le lettere in modo tale che tutte quelle vicine nelle paro-le di uso comune nella lingua inglese si trovassero ai lati, ma ben distanziate tra loro, così da poter essere battute alter-nativamente con tutte le dita.
Perché si dice “Acqua in Bocca”Il lessicografo Giacchi fornisce questa spiegazione. Si narra che una giovane molto dedita alla maldicenza, ma anche de-votissima, avesse pregato il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. Il confesso-re provò con conforti e preghie-re, ma inutilmente. Un giorno diede alla donna una boccetta d’acqua raccomandandole di portarla sempre con sé: qualora avesse sentito la voglia di ‘spar-lare’, avrebbe dovuto tenere al-cune gocce in bocca fi nché non fosse passata la tentazione. La donna così fece e negli atti ripe-tuti trovò tanto vantaggio che alla fi ne si liberò dal vizio.
Perché si espone un fi occo rosa o azzurro quando nasce un bambino?Il fi occo è un antichissimo sim-bolo di vitalità e omaggio alle divinità, presente nella cultura indoeuropea e in quella cine-se. Il colore azzurro, essendo lo stesso del cielo, serviva a proteggere il neonato dalle forze del male. Le bambine in-vece, ritenute non abbastanza importanti per essere protette, erano salutate con il rosa, che ricorda il sangue mestruale e quindi la femminilità. Azzur-ro e rosa, essendo colori tenui, erano considerati più adatti ai bambini rispetto a blu e rosso.
Caduta neve gialla in OrienteE’ caduta neve gialla nella regione dell’Amur, nell’Estremo Oriente Russo. Forti venti in Mongolia hanno mescolato le nuvole con un fronte di polvere e sabbia, quindi hanno attraversato la Cina setten-trionale arrivando in Russia, dove hanno colorato di giallo i fi occhi di neve. L’uffi -cio meteorologico locale ha spiegato che il tipo di precipitazione non è dannosa per gli abitanti dell’area.
Cinema: debutta il primo fi lm italiano Second LifeDebutterà il 19 Marzo al Film Forum di Gorizia ‘Vola Vola’, primo fi lm italiano girato su Second Life. La pellicola, re-alizzata con gli avatar degli attori in un set completamente virtuale, è stata diretta da Berardo Carboni. Il regista ha spiegato di aver diretto da Rotterdam gli avatar degli attori che erano in diverse parti del mondo.
Notti in hotel di lusso e poi fuga con mobilioAlloggiavano in hotel di lus-so usando documenti falsi e all’alba sparivano con mobili e oggetti di valore. Dopo l’ul-timo colpo la coppia, Giulia Bianconi, 38 anni, laureata in giurisprudenza, e Andrea Bru-sco, 26 anni, perito informati-co, è incappata in un controllo dei carabinieri ed è fi nita in manette. Vedendo i mobili, i militari si sono insospettiti e non hanno creduto che i due stessero facendo un trasloco, come avevano dichiarato.
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2Attualità
notizie in pillole
diego.corsini@gm
ail.itd
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Banca storia
Dalle coniglie agli assegni
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3Economia
& Ambiente
economia
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Breve
Le funzioni di deposito e prestito hanno origini antichissime: i cittadini usavano af-fi dare i loro averi al tempio e ai sacerdoti già tra i sumeri e i greci, dove successiva-mente nacquero i trapeziti, una sorta di banchieri privati. Nel medioevo i banchieri, oltre alle norma-li funzioni di prestatori, custodi e cambia-valute, assunsero anche quella di garanti dei pagamenti, fi rmando lettere di credito che li impegnavano a pagare somme per conto di chi le portava: fu nascita degli as-segni, che liberavano i mercanti dal rischio di portare con sé grandi quantità di con-tanti o preziosi. Questa nuova attività riscosse successo al punto da creare fortune immense: nelle più grandi città commerciali d’Europa le famiglie di banchieri divennero ricche e potenti, tanto da arrivare a prestare dena-ro ai regnanti, fi nanziando le loro guerre. Molto spesso, invece che rimborsare i pre-stiti, gli augusti creditori offrivano feudi e titoli nobiliari: fu così che Cosimo de’ Me-dici ottenne la signoria di Firenze e che due esponenti della famiglia poterono, in anni successivi, essere eletti Papa (Giovanni de’ Medici, fi glio di Lorenzo il Magnifi co, che divenne Leone X, e Giulio de’ Medici, papa Clemente VII).La prima banca in senso moderno fu il Banco di S. Giorgio e nacque nel 1406 a Genova. Fu il primo a occuparsi di gestio-ne del debito pubblico e venne defi nito dal Machiavelli uno Stato nello Stato, ossia un’istituzione pubblica nella quale i geno-vesi si riconoscevano molto più che nel pro-prio governo.In origine le banche commerciali si svilup-parono dall’attività degli orafi , che custo-divano per i loro clienti oro e altri prezio-si, rilasciando in cambio una ricevuta, la nota di banco, che certifi cava l’esistenza del deposito. Ben presto si capì che per chi
viaggiava o voleva fare acquisti era più conve-niente usare queste note di banco piuttosto che l’oro e col passare del tempo gli orafi ebbero sempre più clienti.Poco per volta gli orafi si accorsero che i clien-ti erano disposti ad accettare una quantità di oro di un dato valore e non lo stesso che avevano depositato e che questo non veniva mai ritirato tutto insieme. Dal momento che il saldo tra depositi e ritiri era positivo, questi potevano tenere a disposizione dei clienti solo una parte dell’oro depositato, usando il resto per investimenti fruttiferi.In altre parole, la gente cominciò a utilizzare sempre più le note di banco lasciando l’oro che le garantiva alla banca, la quale ne approfi ttò per lucrare stampando e prestando altre note di banco, garantite dallo stesso oro in depo-sito. In questo modo gli orafi divennero veri e propri banchieri, in grado di creare nuova ricchezza mediante le note di banco emesse. Questo meccanismo di creazione della mone-ta da parte delle banche si è affi nato fi no ad arrivare all’attuale sistema di riserva obbliga-toria e moltiplicatore dei depositi: anche nella banca moderna il saldo tra depositi e prelievi tende a essere, in condizioni economiche nor-mali, positivo. La banca tiene prudenzialmen-te una parte del denaro ricevuto sotto forma di riserva, mentre mediante il sistema di mol-tiplicatore monetario investe la moneta creata in attività remunerative. Il rendimento degli investimenti costituisce per la banca un ricavo che, unito a quelli per i servizi resi, serve per pagare i suoi costi, ovve-ro gli stipendi degli impiegati che vi lavorano e gli interessi dei capitali della clientela.
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3Economia
& Ambiente
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La fi gura
Una grande sfi da all’insegna della sostenibilità
La fi gura del mobility manager è relativa-mente recente: è stata istituita per legge col D.M. del 27 marzo 1998 e costituisce una delle prime iniziative dello Stato in ottem-peranza all’impegno assunto verso il proto-collo di Kyoto.Il provvedimento ha introdotto la fi gura del responsabile della mobilità aziendale (mobility manager appunto) con l’obiettivo di ottimizzare gli spostamenti, razionaliz-zando l’uso dell’auto privata a favore del trasporto pubblico e della bicicletta. Nonostante la loro importanza, dopo più di 10 anni i MM sono solo 910, contro i 3.600 previsti dalla legge. Questo perché nel Decreto non sono indicate le penali per chi non adempie a tale compito. E così solo le aziende e i comuni che credono in questa fi gura hanno investito...Ma i vantaggi conseguono riguardano tutti.
Collettività: miglioramento della qualità dell’aria, riduzione di consumi energetici e inquinamento, minore congestione e tem-pi di viaggio, miglioramento dei servizi di trasporto collettivo.
Dipendenti: riduzione dello stress e dei costi, miglioramento della qualità della vita, maggiore eguaglianza nei rapporti in-terni all’azienda.
Azienda: migliore immagine, migliore produttività dei dipendenti; riduzione dei costi, della congestione e dell’incidentalità.
Dato che il crescente uso dell’auto compor-ta la congestione delle vie di comunicazio-ne, l’incremento dei ritardi e degli incidenti
e l’aumento dell’inquinamento acustico e atmosfe-rico, gli enti pubblici devono adottare nuovi ap-procci al problema della mobilità, ovvero:> realizzazione di progetti e servizi per favorire modi di trasporto alternativi all’auto privata e l’uso di veicoli a bassa emissione;> politiche di gestione della domanda di mobilità e di modifi ca dei comportamenti individuali.
Le iniziative del Mobility Manager hanno proprio questo obiettivo: incentivare l’uso del trasporto sostenibile già a disposizione degli utenti (mezzi pubblici e bicicletta) e introdurre modalità di spo-stamento innovative, come il car pooling (organiz-zazione di viaggi in auto con equipaggi numerosi), il car sharing (auto condivisa) e il Pedibus (di cui parleremo il prossimo mese). Tali soluzioni, ove sperimentate, hanno fornito risultati incoraggianti.Il MM costituisce un approccio innovativo al pro-blema della mobilità anche perché si concentra sulla domanda e agisce sulle singole unità orga-nizzative aziendali. A Brescia, l’uffi cio MM è presente dal Febbraio 2002, presso l’Assessorato alla Mobilità e Traffi co (Ass. Nicola Orto)Credo che il ruolo del mobility manager sia strate-gico ed essenziale nella diffi cile battaglia per mi-gliorare la preziosa aria che tutti respiriamo, oltre che per un’auspicabile miglior qualità della vita.Una piccola formichina che lavora costantemente contro la gigante montagna fatta di interessi di chi costruisce auto, strade, infrastrutture, compra e vende petrolio ecc…
MobilityManager
del
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e-mail: [email protected]
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4Web & nuove
tecnologieSocialità in reteAttraverso la rete non solo ci si può perdere, ma ci si può anche trovare e ritrovare. Spesso il mio giudizio sui social net-work è negativo, in quanto credo che sulla bilancia del dare e avere siano in passivo. Bisogna ricordarsi però che queste reti hanno anche notevoli me-riti, come aiutare la gente a ritrovarsi e conoscersi.Ci si conosce e si entra in contatto so-prattutto in base alle proprie sfere di competenza: vi sono forum su can-tanti, libri, autori, videogiochi, nei quali si respira un’aria simile a quella del collezionismo. All’interno di questi gruppi infatti si analizzano argomen-ti, ci si arrabbia perché si è convinti di aver ragione su qualcosa. Lo scopo è socializzare intorno a un certo argo-mento. Si tratta di modelli di società semi-aperta, in quanto chiunque può entrare, ma è richiesta un minimo di conoscenza dell’argomento (oppure grande conoscenza, come nelle cosid-dette reti “elitiste”, cosa di cui è ac-cusata wikipedia). Spesso non è nem-meno tollerata una visione “politica” diversa da quella del forum. Attraverso questi meccanismi si riesce a entrare in contatto con altre perso-ne, con le quali si è in particolare ri-sonanza. Vi è anche la possibilità di creare legami personali, similmente a quanto succede nei giochi online. In uno di questi giochi per esempio mi è successo di conoscere un giocatore ed essere entrato in sintonia con lui.
Da lì a conoscersi personalmen-te e collaborare (siamo entram-bi informatici) il passo è stato breve. Questo perché abbiamo gli stessi gusti. Ecco su cosa si fondano le conoscenze in rete: si tratta sempre di affi nità elettive.
Attraverso la rete si riesce anche a ritrovarsi, ovvero riannodare legami perduti. Qui il caso paradigmatico è Facebook, che attraverso il suo motore di ricerca ci permette di consultare il profi lo di una persona e capire se la scheda che abbiamo davanti sia di chi conosciamo e che vorremmo ricontattare. C’è da dire che il più delle volte le separazioni non sono casuali: non si perde il contatto con un compagno di scuola solo perché la scuola è fi nita. Si perde perché oltre alla scuola non c’era altro che accomunava! In ogni caso la condivisione delle proprie esperienze aiuta a stare coi piedi per terra: confrontarsi con qual-cuno appartenente al passato è un po’ come confron-tarsi con chi si era. Questo aiuta a capire dove si sta andando, se la strada intrapresa è giusta. Da questo punto di vista, le reti sociali contribuiscono molto alla maturazione personale. E magari può anche succedere, come in una piazza, di incrociare qualcuno di interessante.
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ingegnere
La casa è un diritto?Quando lo Stato è Stato!
Tensione e tafferugli, sei persone denunciate e quattro feriti tra gli agenti. State pensando ad un post partita calcistico? A un’irruzione in un covo di mafi osi?Vi sbagliate di grosso!
Ecco un breve riassunto di alcune giornate vissute a Ischia alla fi ne di Gennaio prima dell’abbattimento di una casa abusiva.
A Ischia sono circa 600 gli edifi ci abusivi che devono essere abbattu-ti perché non condonabili e questo credo sia spunto di alcune semplici considerazioni. 600 edifi ci abusi-vi, su un’isola che non è certo la Sicilia e nemmeno la Sardegna, come hanno potuto essere costrui-te senza che nessuno (parlo dei Sig.ri rappresentanti dello Stato) se ne accorgesse? Come hanno fatto 600 (scusate se lo ripeto... seicento!!) edifi ci abusivi ad avere luce, gas, telefono, acqua, scarico in fogna-tura, quando per tutte queste cose servono pile di documenti che atte-stino la regolarità della costruzio-ne? In Italia, in cui esistono sem-pre delle scappatoie per tutto, il fatto che si sia arrivati alla demoli-zione signifi ca che era impossibile costruire in quel sito. Come dopo-tutto dovreb- be essere:
Ad Ischia, che non è certo grande quanto la Sardegna o la Sicilia,sono 600 gli edifi ci abusivi.
un’isola che fa della propria bellezza la sua fonte di ricchezza, non può certo permettersi sfregi di cemento e deve imporre pressanti e stringenti i vincoli ambientali.Chi ha costruito quella casa, ora rasa al suo-lo, deve assumersi la responsabilità di quello che ha fatto. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” recita un proverbio poco conosciu-to nel nostro paese, in cui la colpa è sempre di qualcun altro. In questo caso la colpa è dello Stato che non ha “accettato” il paga-mento del Condono? Dello Stato che non ha vigilato e impedito la costruzione di tutti quei fabbricati? Dello Stato che fa valere la sua legge?Lo Stato è ingiusto “perché la casa è un di-ritto” e quindi tutti devono averne una, in qualche modo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano quei milioni di italiani che pagano un affi tto, oppure un bel mutuo, di questo
“diritto” ad avere una casa che giustifi ca il fatto di costruirsela dove si vuole, come si vuole, in barba a ogni legge. Oppure cosa ne pensano tutti quelli che si costruiscono una casa e pagano fi or di oneri concessori, di di-ritti di segreteria, ecc.... chissà perché non li intervista mai nessuno!Mi chiedo, e forse non sono il solo, dato che a Ischia l’abbattimento delle abitazioni abu-sive è cominciato da una casa di 70 mq di un contadino, e non da una villa con piscina o da un albergo, se davvero in Italia la legge sia uguale per tutti. Ma questo è un altro, lungo, discorso...
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parte 3Chi sbaglia paga!Conto fi scale E’un conto sul quale affl uiscono i versamenti e rimborsi relativi a IVA, Imposte dirette, Irap, Imposte sostitutive, ritenute. Dal 1/1/1998 tutti i titolari di partita Iva sono obbligati a utilizzare il conto fi scale.
Le Convenzioni internazionaliSono accordi stipulati tra due o più stati per regolarizzare i rapporti inter-nazionali. Tra gli accordi bilaterali rientrano le convenzioni contro le
doppie imposizioni sui redditi e il patri-monio volte a evitare o eliminare la doppia imposizione e a coordinare l’attività ac-certatrice nei territori rispettivi.
Il Credito d’impostaHa un duplice aspetto defi nitorio, in quanto è un credito derivante da imposte pagate per conto del contribuente da altri soggetti (es. il credito d’imposta sui divi-dendi) e un’agevolazione che va a ridurre il debito d’imposta (es. credito d’imposta per le nuove iniziative).
Il Cud è la Certifi cazione Unica dei Redditi.
E’ rilasciata dal datore di lavoro ai contribuenti che percepiscono redditi da lavoro dipendente, redditi a questi assimilati (i collaboratori coor-dinati e continuativi), o pensione. Il Cud deve essere consegnato entro Marzo dell’anno suc-cessivo a quello in cui il reddito è stato percepi-to, oppure entro 12 giorni dalla richiesta in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Le DeduzioniSono le spese che possono essere sottratte al reddito totale, comportando per il contribuente un benefi cio rapportato all’aliquota marginale raggiunta dal contribuente. Esempio: nel 2009 con un reddito pari a 20.000 euro ed una spesa deducibile pari a 1.000 euro l’aliquota deve es-sere calcolata su un importo pari a 19.000 euro. Tra le spese deducibili possiamo annoverare le spese mediche generiche e di assistenza specifi -
ca per i portatori di handicap, i contributi previdenziali ed assistenziali, le erogazioni liberali alle istituzioni religiose.
Le Detrazioni Sono delle agevolazioni che permettono di sottrarre deter-minate somme dall’imposta lorda. Esse spettano ai contri-buenti che hanno familiari a carico o che posseggono redditi da lavoro dipendente o di pensione, di lavoro autonomo o professionale o d’impresa minore. Danno il diritto ad una detrazione in misura fi ssa del 19%: ad esempio le spese sanitarie, gli interessi passivi su mutuo, le tasse scolastiche.
Dichiarazione d’intento con tale documento l’acquirente esportatore deve manifestare al suo fornitore italiano l’inten-to di usufruire della non imponibilità dei propri acquisti tra-mite la lettera d’intento emessa in duplice copia, delle quali, una deve essere consegnata al fornitore prima dell’effettua-zione dell’operazione agevolata.
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Speciale
6 Intervista
La ricerca dell’essenzialità
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I giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di conoscere Stefano Miglietti, un giovane bre-sciano noto per le sue imprese estreme: ha at-traversato a piedi in solitaria 4 deserti e parte-cipato due volte al Yukon Artic Ultra, ritenuta la gara più estrema del mondo.
Il primo deserto attraversato è quello del Murzuq, in Libia: 380 km, con 12.000 m di dislivello in positivo, in 5 giorni. Il secondo è il Gran Mare di Sabbia (Egitto), percorso in totale autosuffi cienza, trainando un carretto di viveri di 95 kg per 435 km. Era la prima volta che veniva compiuta un’impresa del ge-nere. Poi fu la volta del deserto Gilf Kebir, 340 km in 3 giorni. L’ultimo è stato in Karafi sh, attraversato in velocità: 200 km in 44 ore.
Oltre alle traversate dei deserti, Stefano ha partecipato nella categoria Runner a due Ultra Race nello Yukon, in Canada (2005 e 2007), dove ha vinto entrambe le volte e sta-bilito il record. La Yukon Artic Ultra si svolge in pieno inver-no, quando le temperature che raggiungono - 40° C: 530 km da percorrere in autosuffi -cienza, trainandosi una slitta di viveri di 20 kg. Il tempo limite consentito per giungere al traguardo è 8 giorni, oltre il quale si viene squalifi cati. Il percorso si sviluppa lungo il fi u-me YUKON, che in quel periodo è completa-mente ghiacciato.Il regolamento prevede la partecipazione di massimo 50 atleti iscritti nelle categorie Ci-clismo, Sci e Corsa. Solitamente solo la metà arriva a destinazione. L’età media è piuttosto alta: dai 30 ai 50 anni (gare di questo tipo sono più adatte a fi sici maturi). Nel 2005 Stefano è arrivato primo tra tutte le categorie e nel 2007 ha stabilito il record di gara: 5 giorni e un’ora. Il secondo è arrivato dopo un giorno e 4 ore. Quando lo abbiamo incontrato ci ha spiegato
che in 5 giorni di gara le ore di sonno sono a malapena quattro, che ogni giorno si bruciano cir-ca 12.000 calorie e nonostante la dieta sia composta da cibi iperca-lorici come torrone, lardo, frutta setta, cioccolata (fi no ad arrivare a 8000 calorie), si dimagrisce co-munque un chilo al giorno.
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Qual è la tua preparazione atleti-ca prima delle gare?Solitamente corro in salita sei giorni la settimana per 90 minuti, mentre il sabato faccio un allenamento lungo di 5-6 ore. Quando si avvicinano le gare intensifi co gradualmente l’allenamento, passando da 5-6 ore fi no a 7-8 ore.
Con questo tipo di allenamenti le maratone per te saranno passeg-giate..Ho partecipato a due maratone a Bre-scia, trainandomi Francesco, un amico che non può camminare… ma non mi piace correre in strada, preferisco gli sforzi prolungati in mezzo alla natura.
Quando hai iniziato ad allenarti? Da dove nasce la passione per queste avventure così estreme?Ho iniziato ad allenarmi nel 2001… ho sempre amato la montagna, fare lunghe camminate o lo sci alpino. Sono occa-sioni per conoscere se stessi, offrono mo-menti di forte introspezione. Poi nel 2003 ho avuto l’opportunità di fare una gara in Alaska. Dopo quella ho attraversato il mio primo deserto e sono venuto a cono-scenza delle Ultra Race nello Yukon.
Quali sono i tempi di ripresa dopo gare del ge-nere? 100 km al giorno a 40°C o -40°C senza quasi dormire o fermarsi…Di solito si dovrebbe star fermi un mese, anche se io dopo 4-5 giorni riparto. Poi, dal momento che queste sono gare che distruggono le articolazioni (ginocchia e tendini soprattutto), bisognerebbe farne al massimo una l’anno. Però, almeno per me, è diffi cile stare fermi: tra il 2006 e il 2007 sono partito tre volte… ho attraversato un deserto a gennaio, uno a dicembre e dopo due mesi sono partito per la competizione in Canada.
Cosa si pensa mentre si attraversano a piedi ter-re sconfi nate in cui si è totalmente soli con il pa-esaggio e se stessi?…Si pensa al lavoro, alla famiglia. Nei momenti più duri si pensa ai valori della vita, agli affetti più cari. Durante queste gare si capisce come si possa vivere e stare bene con niente. Ci si rende conto di quante cose superfl ue ab-biamo, io per primo. Per questo ogni tanto ho bisogno di tornare in quei posti: per liberarmi da tutto. Quel tipo di sofferenza per me è catartica. Torno purifi cato. Ed è per questo che le faccio: non per vincere o per dimostrare qualcosa a qualcuno, ma solo per me stesso, per le emozioni che provo corren-do in mezzo alla natura, lontano da tutto. E’ un ritorno alle origini, all’essenziale. E’ una sfi da con se stessi e i propri limiti. Se sono ancora qui, nella nostra sempre più inquinata Brescia, è solo perché ho tre fi gli e voglio veder-li crescere. Altrimenti sarei già in una casetta in mezzo alle montagne.Per saperne di più: www.avventurando.it
Miglietti
Le imprese di Stefano Miglietti, che tra viaggi aerei, iscrizioni e organizzazione sono abbastanza onerose, sono sponsorizzate da una serie di aziende bresciane. Tutto quello che non viene speso è devoluto in benefi cienza: è stato costruito un pozzo in Congo, un ostello in Sry Lanka e una casa di accoglienza in Sudan…
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Tempo libero
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Ghiaccio in cubetti o tritato microfi ltrato… pronto per l’uso in comodi sacchetti!
(e che fa risparmiare)
E’ ARRIVATO IL GHIACCIO CHE CREA VALORE!!!
rofi ltrato… hetti!
E!!!E!!!
“Il cinema Italiano è vivo!” Di fronte a un fi lm come quello di Francesca Comencini non fatichiamo a lasciarci andare a facili en-tusiasmi di questo tipo. Lo Spazio bianco è un fi lm di rara intensi-tà, un’opera così lontana da “muccinismi” e “moccismi” vari. Ci confrontiamo con la toccante storia di Maria, madre della piccola Ester, nata pre-matura e avuta dalla fugace relazione con Pietro, ragazzo padre conosciuto durante i pomeriggi passati in una buia sala cinemato-grafi ca. Lo spazio bianco del titolo è il tempo dell’attesa, la sospensione tra la vita e la mor-te della bambina, uno strano limbo nel qua-le piomba la protagonista in attesa di poter fi nalmente prendere la fi glia tra le braccia. Lo spazio (è) bianco, totalmente assorto dal candore delle camerate dell’ospedale, dove le incubatrici sembrano rappresentare uno spazio transizionale attraverso il quale que-sti piccoli neonati attendono di entrare nella Vera Vita. Immersi tra luci al neon algide e ostili assistiamo a un dialogo muto tra la ne-onata e la madre che la guarda attraverso il vetro, in un tempo lontano da ogni routine quotidiana. Impotente di fronte a una man-canza di certezze, Maria (interpretata da una Margherita Buy indiscutibilmente credi-bile e profonda) non può fare altro che rima-nere nell’attesa, con la speranza che quel pic-colo cuoricino continui a lasciare il suo segno sul vigile monitor. Lo spazio (oltre il) bianco, dove le fi gure di contorno che accompagna-no “l’epifania” centrale sono caratterizzate da una natura di privazione: la dirimpetta-ia magistrato, costretta a vivere in uno stato
Lo Spazio Bianco
d’assed io quot id ia-no e lon-tano dai fi gli, gli at tempa-ti alunni della scuo-la alle pre-se con gli esami di terza media, le madri dell’ospe-dale con le quali nulla si ha da condivi-dere se non un destino comune fatto di fede e pazienza. Sono fi gure accessorie che partecipano attivamente, capaci di far riallacciare Maria al Mondo. In for-me diverse tutte contribuiscono a dare un senso compiuto alla maternità della donna, aiutandola ad affrontare il dolo-re, anche quando rimangono apparen-temente lontane dall’evoluzione degli eventi. Lo spazio è bianco (azzurro): sia-mo nel cuore di Gomorra. E’ una Napo-li diversa, vista per lo più dai tetti della città; una visione che non cerca di na-scondersi dai problemi dell’immondizia e dalla Camorra ma che sembra rifi uta-re ogni topo di connivenza e complicità morale con quella realtà. Tra gli allievi di Maria ci sono immigrati, disoccupa-ti, in genere quel residuo di una socie-tà crudele e distratta pronta a trovare facile rifugio nella malavita. La donna non è solo insegnante, ma anche madre dei suoi alunni: li accompagna verso un traguardo, la licenza media, che per loro può essere l’inizio di una vita nuova.
Regia Francesca Comencini
Anno di produzione 2009
Durata: 1998
Genere: drammatico
Paese: Italia
ProduzioneFandango; in collaborazione con Rai Cinema
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Daniele GozzettiDa qualche mese qualcosa è cambiato…
Non è facile per un cantautore far breccia nel mondo musicale attirando l’attenzione con le sole proprie armi espressive. A maggior ragione non è facile farlo se il ge-nere che si propone è dialettale. Daniele Gozzetti infatti abbraccia lo stile del celebre Charlie Cinelli, suo ispira-tore e maestro, di cui dice: “E’ stato grazie a lui che ho imparato il mestiere. Oltre ad aver prodotto il mio pri-mo cd (L’è amò ac chela, 2000), mi ha portato in giro a suonare chitarra e mandolino. Mi sono sentito come un calciatore che giocava nel Napoli di Maradona: con lui in squadra miglioravano tutti, dal difensore alla punta... se mi concedi il paragone calcistico, l’effetto è un po’ lo stes-so. Lavorare a fi anco di artisti con così tanta esperienza è sempre un grande incentivo a migliorare.” La sua voce pulita, la passione per l’interpretazione, i particolari eso-tismi creati con percussioni, tromba e charango (chitar-rino delle Ande) presenti nel suo ultimo cd, Dani Goz (2009, prodotto da Violapop Records), formano un mix di sonorità molto particolari, calde e convincenti. Quan-do lo abbiamo incontrato, gli abbiamo domandato quale fosse l’origine del sound sudamericano presente nel suo ultimo album: “La contaminazione con il Sudamerica è il risultato di un percorso iniziato tempo fa. Innanzitutto ho da sempre la passione per le sonorità di quelle terre, nelle loro infi nite varietà, e mi affascinano alcuni scrit-tori. La colpa vera e propria però è di Operazione Lieta, un’associazione con sede a Brescia, che da 25 anni si oc-cupa dei bambini delle favelas brasiliane. Grazie a loro ho fatto esperienze piuttosto lunghe e “forti”, a contatto diretto con la gente nella vita di tutti i giorni...” Dani Goz contiene un altro elemento nuovo rispetto agli album precedenti (come Malmustùs, del 2002) cioè testi scritti interamente in italiano, cambiamento voluto da Daniele per cercare una comunicazione più diretta con
il suo pubblico. Fin dai suoi esordi nei testi delle sue canzoni Daniele ha rac-contato di persone ritrovate, amicizie tradite, crisi coniugali; e ancora, tristi vicende di doping nello sport o amori dirompenti (come una botta l’amore succede). Argomenti e incursioni stru-mentali molto variegate e diverse tra loro, riunite sotto l’attenta supervisio-ne di Daniele affi ancato dal produtto-re Mauro Marcolin. Per concludere, abbiamo chiesto a Daniele di lasciare un pensiero o un consiglio a chi legge-rà il suo articolo: “Domanda diffi cile! Onestamente non me la sento di dare consigli... posso solo augurare a tutti noi cosiddetti artisti di non restare più prigionieri dei compromessi, che non portano mai a niente. L’unica rego-la che ci rimane è di fare veramente quello che ci sentiamo e di rispettare sempre la propria ispirazione e il pro-prio lato “folle”!
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«Le parole gli uscivano dalla bocca come se appartenessero a un altro, per una volta in ottimo spa-gnolo. Disse loro che stavano sbagliando, che stavano per privare il mondo di un grande amore. L’amore era una cosa rara, facile da confondere con un milione di altre cose, e nessuno lo sapeva meglio di lui.»
La breve favolosa vita di Oscar Waodi Junot Dìaz
Oscar è un ghetto-nerd dominicano, obeso e goffo, ossessio-nato dalle ragazze (che naturalmente lo ignorano), dai giochi di ruolo e dai romanzi di fantascienza e fantasy. Prima che lui nascesse, sua madre, la formidabile Belicia Cabral, ha lasciato la Repubblica Dominicana di Trujillo per rifugiarsi nel New Jersey, dove Oscar vive sognando di diventare il nuovo Tolkien e, più di ogni altra cosa, di trovare l’amore.Per riuscirci il nostro eroe deve sfi dare il micidiale fukù, l’anti-ca maledizione che perseguita i membri della sua famiglia da generazioni, condannandoli al carcere, alla tortura, a tragici incidenti e soprattutto alla sfortuna in amore. E per quanto sembri soccombere a un destino che sembra già scritto, Oscar è la dimostrazione che non è necessario essere guerrieri per vi-vere, ma occorre solamente tenere bene aperti occhi e orecchie a chi ci passa accanto.Di questi tempi si crede che la nostra esistenza sia una conti-nua lotta alla ricerca del nostro miglior “io”, che deve essere continuamente lustrato e messo in mostra. La breve favolosa vita di Oscar è lo specchio fedele di molte persone che non san-no di aver vissuto aspettando l’attimo che ha riempito di senso ogni respiro, ogni passo e ogni pensiero. L’attimo in cui arriva l’amore. E l’attesa, per chi sarà stato davvero disponibile a rico-noscere e accogliere l’amore che salva, avrà rappresentato un tempo non sprecato, ma goduto.
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Scheggia di Vita
(...)Io avevo ben altre esperienze da vivere: gli amici, le ragazze, il pallone. Non mi bastava nemmeno il tempo per goderle tutte!Ero al disopra di quella schifezza! Capitò invece una sera … ero giù di tono, non ricordo nem-meno per quale motivo, non dissi di no.Come suggerì qualcuno accanto, che male c’era a provare una volta?Una volta sola?Invece sono sprofondato, ho mollato tutto.Con che rapidità! Così giovane, diranno di me le vecchine!Gli altri, quelli fortunati, accompagnano già i fi gli all’asilo, mentre io...E quello scricciolo di mia madre? Come ha potuto da sola portare un peso che invece ha schiacciato me?Da sola. Perché mio padre, forse è da lui che ho preso, non gliel’ha fatta.Aveva usato tutti i sistemi; prima con le minacce, ma gli venivano sempre male, oppure parlandomi, anzi supplican-domi. A volte piangeva!Ma io provavo solo fastidio, mi stancava, non mi capiva!Poi non ha retto: una sera mamma l’ha trovato sul divano, il cane guaiva ai suoi piedi e lui con gli occhi chiusi teneva la mia foto ancora serrata fra le mani. Lei allora si rivolse al mondo intero. Provò col prete ma: “Signora, bisogna pregare e non dispe-rare.”I Carabinieri: ”Grazie della segnalazione. Terremo presen-te.”Alla fi ne anche con Nino il lattaio: “Ma come fai a dormire carogna? Con quel che succede sotto i tuoi occhi?”“Maria, non si agiti così. Che colpa ne ho io? Sono ragazzi e fanno quello che vogliono. Ho già il mio impegno a control-lare che non rompano o rubino qualcosa. Cerco comunque di dare loro un indirizzo, di essere loro maestro; non tollero nel mio locale bestemmie o metodi violenti. So cosa signifi -ca. Anch’io ho famiglia e fi gli. Cosa crede?”Una settimana dopo pioveva a dirotto e nel piccolo cimitero, la terra rossastra, collosa, inghiottiva anche le scarpe dei tre, seguiti da un cagnetto, unici ad accompagnare la bara.Il cuscino di fi ori rossi, come piacevano a Gabriele, ultimo regalo dei due amici, si disfaceva e i garofani rimasti erano
intrisi di una tristezza intollerabile.“Lui avrebbe detto: sfi gato sino in fondo.” Commentò qualcuno fi n-gendo sarcasmo.Gli sterratori spiegarono che, date le condizioni della fanghiglia, non si poteva chiudere la fossa e per ora, provvisoriamente, avrebbero steso un telo.“Venga signora”, suggerirono i due apostoli spingendola dolcemen-te verso l’uscita: “Qui rischia solo d’ammalarsi. La portiamo a casa noi.”Prima d’uscire si bloccarono da-vanti ad un tomba recente, roba da arricchiti: marmi pregiati e fi ori fre-schi in quantità.Sotto il nome, la lapide recitava: “Uomo onesto/maestro di vita/cri-stiano esemplare.”“Ma…è?” chiese interdetto Piero.“Sì …è Nino…il… il lattaio…” ri-spose la madre mordendosi un lab-bro e accelerando a testa bassa ver-so il cancello.“Ma va all’inferno!” ringhiò rabbio-so il Buono, mentre con un tremen-do colpo di tacco spezzava la lapide e sbriciolava la foto di quel bell’uo-mo sorridente!
FINE
Per leggere questo racconto in versione integrale: www.15quindici.it sezione cultura
seconda parte
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Le Sette Meraviglie del Mondo Moderno:
Il Colosseo................................
Arte &Design
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it Se cerchiamo sul volume di un’enciclopedia la parola “Colosseo” veniamo rimandati alla voce “anfi teatro”. Il noto monumento romano, infatti, acquisì questa denominazione nel Medioevo, forse per le sue enormi dimensioni o più probabil-mente per la presenza al suo interno di una “colossale” statua di Nerone. La decisione di costruire un anfi teatro in pietra a Roma nacque da un episodio funesto: l’incendio a Fidene dell’edifi cio in legno destinato alle lotte dei gladiatori e la conseguente morte di 50.000 persone. L’anfi teatro Flavio, così chiamato perché vo-luto da Vespasiano e inaugurato da Tito, im-peratori della dinastia dei Flavii, fu edifi cato nel 72 d.C. in laterizio e rivestito in pietra tiburtina dall’architetto Rubirio, il quale re-alizzò così il più grande anfi teatro fra quelli conosciuti, con l’asse maggiore di 187 m e il minore di 155. La grandiosità dell’edifi cio e il suo fascino, fortunatamente tutt’ora visibile al pubblico, valgono la sua collocazione tra le sette mera-viglie del mondo moderno. Ancora oggi è infatti possibile vedere:
> la pianta ovale dell’anfi teatro (così voluta perché, rispetto a una forma circolare, la prevalenza di un’asse imponesse un fronte di combattimento, e quindi un ordine negli spettacoli);
> l’arena, posta al centro del Colosseo e destinata ai combattimenti, intagliata nella roccia e cosparsa di sabbia;
> le sezioni intorno l’arena dedicate agli
spettatori e separate da cor-ridoi;
> la galleria collocata nella parte più alta, dove sedevano le donne e la plebe, coperta da un velario a spicchi, che scorreva sopra delle corde con anelli, utilizzato come riparo per la parte dell’anfi te-atro esposta al sole. Gli spettacoli che abitual-mente si svolgevano nell’are-na erano di tre tipi: ludi gla-diatori, venationes, (lotte con animali feroci) e naumachie, vere e proprie battaglie na-vali in occasione delle quali l’anfi teatro veniva riempito di acqua grazie ad appositi acquedotti. Con l’avvento del Cristia-nesimo queste tipologie di spettacoli furono vietate e le scuole di gladiatori chiuse per sempre. Gli anfi teatri, così importanti sotto l’impero romano, andarono incontro a decadenza e furono usati come cave di pietra. Questo è il motivo per il qua-le oggi sono rimasti pochi edifi ci simili e quelli super-stiti hanno lacune non indif-ferenti, come è avvenuto per l’anello esterno della nostra Arena di Verona.
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Arte &Design
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Passeggiando in via Sole a Verona (centro storico) sono rima-sta incuriosita da un insolito negozio: Folks. Entrando ho co-nosciuto Anna e Nicola, due giovani ragazzi con una cultura davvero cosmopolita. Mi hanno mostrato capi d’abbigliamen-to insoliti per la piazza veronese, libri per creativi che spaziano dalla grafi ca alle auto d’epoca e una selezione di dischi in vini-le che vanno dal funky al folk o dal rock anni ‘60-70 a quello più recente. Come and feel like home! Folk non è un normale negozio, bensì uno stile di vita, un luogo di incontro, un labo-ratorio di idee per persone che condividono interessi per la vita urbana, la musica, l’arte, la grafi ca e la creatività: Folks è il 1° Concept Store a Verona. I suoi creatori ci hanno raccontato le loro passioni e la grande motivazione che li ha portati a intraprendere quest’avventura. Ecco alcuni stralci. 1. Che cos’è Folks? Da dove viene questo nome? Folks è un progetto che rispecchia noi stessi, le nostre passio-ni… e speriamo quelle di molti giovani che si aprono al mondo.2. Come vi siete avvicinati al format del concept store? Abbiamo sempre coltivato diversi interessi e per questo non saremmo in grado di lavorare in una realtà troppo ordinaria, né di concepirla. Per noi il negozio deve essere un luogo in cui sentirsi a casa, in cui scambiare idee e incontrare gente interes-sante. Un concept store solitamente è un negozio che va al di là del solo aspetto commerciale. Questo perché fonde realtà per natura diverse ma che solitamente sono di comune interesse per il target di persone a cui si rivolge.3. Avete realtà estere di riferimento? L’idea che vogliamo ricreare è quella che abbiamo trovato in
alcuni piccoli negozi californiani o del Nord Europa. Sicuramente il no-stro background e i nostri viaggi ci hanno fatto avvicinare a realtà meno formali e più innovative, a cui ci sia-mo ispirati. Anna ha lavorato per tre anni a Mi-lano in una rivista internazionale di moda (Sportswear International). Questo l’ha portata a viaggiare ed entrare in contatto con realtà sco-nosciute in Italia. Nicola invece è di Milano, ha lavorato in vari negozi e ha una grande passione per il mon-do dello skateboarding che si rifl ette all’interno di Folks [n.d.r.]. 4. Entrando in Folks si respira un’aria di….?Forse di casa, di serenità... Gli stessi mobili in legno sono stati costruiti a mano da Nicola e da Davide Caforio, che oltre a essere un nostro grande amico è un artista milanese a 360°: dipinge (le tele appese da Folks sono sue opere), costruisce mobili e custo-mizza Moto Guzzi… quando non scappa al mare a surfare!6.Un messaggio per i lettori di 15quindici? Vi aspettiamo!!!!
Il 1° Concept Store a Verona!
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polvere di stelle Una favola nel pallone!Dribblare? Stoppare? Crossare? Beh! Ora ne so qualcosa anch’io e mi ci son volute ben 11 mimose per ringraziare chi ha reso accessibile il mondo del pal-lone anche a una fatina, buona sì, ma anche tanto ignorante riguardo questo sport che credevo appartenere sola-mente a principi e ranocchi!Invece, in questo mio viaggio nel mon-do del pallone, mi hanno accompagna-to delle vere principesse che, proprio in quanto vestite di pantaloncini e tacchetti, possono defi nirsi giocatrici “da favola”. E come ogni favola che si rispetti...C’era una volta il torneo del porcelli-no, davvero ben organizzato e carino; però mancava un po’ di magia a quegli incontri estivi e così, cariche di amici-zia e ironia, son scese in campo alcune sconosciute cenerentole per portare un po’ d’allegria!Niente sponsor, niente divisa, niente coppa: in quegli incontri erano la per-sonalità e la storia di ognuna a “fare squadra”. Concedetemelo: quando nel Vostro mondo è diffi cile capire se si pratica uno sport per soldi o per passio-ne, quando vincere conta più che par-tecipare… poteva sembrare ancor più diffi cile credere che delle ragazze po-tessero giocarsi la propria amicizia in un campo di calcio piuttosto che solida-rizzare in lacrime davanti a un telefi lm!Sarà che alle partite non ci sono arri-vate con la zucca, sarà che non tutti gli incantesimi fi niscono a mezzanotte e sarà che a volte i principi non aspetta-
no di trovare una scarpetta con i tacchetti per capire che è la squadra giusta... Ora, Alexandra (portiere), Pa-ola, Monica, Michela, Anjuska, Lia (difensori), Monica, France-sca, Laura, Marisa (centrocam-piste) e Luisa, Camilla, Linda (attaccanti) sono le protagoniste di una favola diventata realtà, che porta il nome di “C. G. Molinetto – Dromosport” e che potrete tifare in diretta lunedi 22 marzo e lunedi 12 aprile alle 21 al Centro Giovanile “San Giovanni Bosco” a Moli-netto di Mazzano (Brescia).Non potevano mancare altri co-protagonisti, ovvero i due allenatori, Daniele Chiodi e Roberto Bertoloni trasformati dal talento di queste ragazze da ranocchi in principi azzurri (anche se dalla panchina ogni tanto li sentirete gracidare un po’!). Prima di concludere con un “…e giocarono tutte felici e contente!” lancio un appello proprio dagli spalti: le iscrizio-ni per entrare in squadra sono sempre aperte, così come per accogliere altri nuovi sponsor... a voi la possibilità di far parte di questa favola!
La vostra Fatina buona
Abbandono e randagismoPasseggio con il mio cane in riva al canale, quando nell’acqua vedo un sacchetto azzurro, come quelli dalla spazzatura, chiuso, che galleggia tra-sportato dalla corrente. Il mio cane inizia ad abbaiare e mi accorgo che il sacchetto si muove: contiene qualcosa di VIVO. Lo rincorro, con il cuore in gola, ma non è facile prenderlo. La corrente è veloce… non posso buttar-mi nell’acqua, è freddo e non so che fare. A un tratto vedo che il sacchetto si impiglia in un ramo, lo afferro velo-cemente e lo apro come se contenesse un bambino. Dentro trovo dei piccoli gattini che si muovono ancora. Sono bagnati e miagolano terrorizzati… me li metto tutti nel giubbino e corro con il mio cane verso l’auto, pensando a quale sia il più vicino veterinario che conosco… di cinque gattini solo due si salvano dopo le cure.Scene come questa purtroppo non sono infrequenti nelle nostre cam-pagne, dove spesso gli animali sono considerati come cose, dove steriliz-zazione signifi ca spendere soldi inu-tilmente, dove se la cagna fa i cuccioli “bisogna ammazzarli al primo giorno, se no non si ha più il coraggio”, dove i cacciatori abbandonano nei campi le femmine di setter perché “per la
caccia sono meglio i ma-schi” (per fortuna non tutti i cacciatori sono così)! Dove non esiste insomma alcuna sensibilità per il mondo degli animali. Il problema del ran-dagismo e dell’abbandono, di cani soprattutto, è un proble-ma di cultura di una popola-zione: l’indice di avanzamen-to di un popolo si misura nel rispetto che esso ha per ciò che lo circonda, compresi gli animali. Sterilizzare una femmina vuol dire evitare che cuccioli “indesiderati” fi niscano, quando va bene, nei canili; o nel caso di una gatta signifi ca evitare che nel giro di un anno questa abbia generato una decina di gatti-ni. Ma vuol dire anche pre-venire gravidanze isteriche e tumori mammari. Lo stesso vale per la castra-zione dei maschi, che mol-ti ritengono inutile: dopo la
castrazione un animale è meno aggressivo e non ha l’istinto di gi-rovagare per le strade rischiando l’investimento alla ricerca di una femmina in calore. Insomma, la sterilizzazione è sinonimo di vita più lunga per l’animale e non si deve considera-re un’operazione contro Natura! Non è forse più contro natura ammazzare i cuccioli o abban-donarli? O vogliamo credere che sia più facile mettere I PROBLE-MI in un sacchetto azzurro della spazzatura ed affi darli a una lenta e dolorosa morte?
Alla Prossima!
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Consigli dello chef
Risotto con le Tinche
Ingredienti per 4 persone:
2 tinche (1 kg), 300 g di riso (vialone nano), 2
cipolle, 2 carote, 2 gambe di sedano, 1 limone,
2 spicchi d’aglio, un bicchiere di Chiaretto del
Garda, prezzemolo, olio extra vergine del Gar-
da, sale e pepe.
Procedimento:
Sfi lettate le tinche. Mettete in abbondante acqua
salata le lische, tutte le verdure (tranne mezza
cipolla) e mezzo limone e fate cuocere un’ora.
Quindi fi ltrate e riportate sul fuoco a sobbollire.
Preparate un trito con la mezza cipolla rimasta e
l’aglio e soffriggete nell’olio, unite il riso e fatelo
tostare, poi bagnate con il chiaretto e lasciate
sfumare. Quindi unite il brodo di pesce (fumet-
to) e proseguite la cottura per 18 minuti, unendo
mano a mano che asciuga altro fumetto.
Dieci minuti prima di fi ne cottura unite i fi letti
di tinca a pezzi e alla scorza grattugiata del
mezzo limone rimasto. Prima di servire unite il
prezzemolo, regolate di sale e pepe e mantecate
con l’olio.
Risotto alla Monzese
Ingredienti per 4 persone: 300 g
di riso (carnaroli o arborio), 300
g di luganiga, 4 cucchiai di olio,
mezza cipolla, un bicchiere di
vino bianco, 30 g di burro, for-
maggio grana, brodo, sale e pepe.
Procedimento:
Spellate al luganiga, tagliatela
a pezzi e fatela rosolare nell’olio
con la mezza cipolla tritata
fi nemente. Unite il riso e fatelo
tostare bene; quindi irrorate con
il vino bianco, lasciatelo evapo-
rare e iniziate a bagnare con il
brodo di carne caldo. Continuate
a versare il brodo fi no a cottura
quasi completa, regolate di sale
e insaporite con pepe macinato.
Spegnete il fuoco e mantecate
con il burro e abbondante grana;
mescolate e lasciate riposare un
paio di minuti prima di servire.
Il risoIl riso, da millenni alimento base in Oriente, co-mincia a diffondersi in Sicilia solo intorno all’an-no mille. Perché arrivi al nord bisogna aspettare il XV secolo, quando la sua coltura si espande sino al delta del Po. Oggi questo cereale ha trovato il suo luogo ideale in Lombardia, Piemonte e Vene-to. Il primato quantitativo spetta alle province di Novara e Vercelli, che coprono più di metà della produzione nazionale di riso. Oltre che per quan-tità, il riso italiano brilla anche per qualità. Ne esistono tante varietà, ognuna di essa indicata per un tipo di piatto.
riso fi no: con chicchi lunghi e affusolati e una cottura di 14-16 minuti. Il più conosciuto è il RIBE ed è adatto in particolare per minestroni e minestre.riso semifi no: con chicchi tondeggianti di media lunghezza, cuoce in circa 15-18 minuti. E’ piuttosto versatile e si adatta anche alle insalate. Tipico è il VIALONE NANO, eccellente anche per risotti.riso superfi no: ha chicchi molto grossi e lunghi che cuocio-no in 15-18 minuti. In testa a tutti il celebre CARNAROLI, l’eccellenza dei risi per tenuta di cottura e la sua equilibrata cessione degli amidi, che rende perfetta la manteca tura. Segue l’ARBORIO, varietà prediletta nella cucina lombarda, ottimi come qualità anche il BALDO e il ROMA.E ora un paio di ricette… Buon appetito e al prossimo numero!Cristian
anche per qualità. ognuna di essatto.
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ioIl riso di Grumolo delle AbbadessePresìdio Slow Food
Origine del risoLa pianta del riso ha origini asiatiche: i cinesi la coltivavano già nel VI millennio a.C.. Nel 2003 la produzione mondiale di riso ha raggiunto 585 milioni di tonnellate. I principali produttori sono Cina, India e Indonesia; l’Italia rappresenta il maggiore produttore europeo. Il riso è la cariosside (un frutto-seme) della Oryza Sativa, pianta er-bacea annuale appartenente alla famiglia delle graminacee. Sono tre le sottospecie coltivate: indica, javanica e japonica. Da quest’ultima, attraverso ibridazioni, sono ottenute tutte le varietà di riso coltivate in Italia.
Il presidio Slow FoodA Grumolo delle Abbadesse, a metà strada tra Vicenza e Padova, il riso fu introdotto, a partire dal XV secolo, dalle monache dell’abbazia benedettina di San Pietro di Vicenza. Alle monache si devono la boni-fi ca dei terreni, il disboscamento e il prosciugamento degli acquitrini che caratterizzavano queste terre e la costruzione di canali, tuttora utilizzati, «per condur a Grumolo acque per risara», come citano i do-cumenti. Il rio Moneghina, il principale di essi e tutt’ora in funzione, attraversa il centro di Grumolo: nei secoli scorsi era la via principale
per il trasporto del riso che avveniva per mezzo di barconi trainati da cavalli. Il riso era poi stipato nei magazzini delle badesse in attesa della vendita. La coltivazione del riso ha caratterizzato il territorio di Grumulo: le ville patrizie dei dintorni sono state costruite dai nobi-li veneziani ai quali il vescovo di Vicenza donò la proprietà di terreni incolti e con-tribuirono allo sviluppo della coltivazione del cereale. Nel Vicentino le risaie sono sopravissu-te solo a Grumolo, Camisano, Torri di Quartesolo e Lonigo, grazie ai produttori che hanno saputo superare periodi di cri-si, mentre altrove sono scomparse, anche per la mancanza di acqua pulita. Oggi l’estensione delle risaie, nei territori che si identifi cano con i vecchi possedimenti delle Badesse, è di circa 130 ettari: meno della metà di quelli coltivati nel Seicento. Questo perché il mercato richiede varietà più produttive e molti produttori hanno cominciato a coltivare varietà moderne, come il carnaroli, o si sono dedicati ad al-tre produzioni, come il mais.
Il vialone nano, oltre a essere una delle sei va-rietà storiche italiane (con l’arborio, il baldo, la balilla, il carnaroli e il Sant’Andrea) rimane comunque la varietà tradizionale veneta. Il vialone nano è anche una delle più antiche varietà prodotte in Ita-lia (solo il balilla è an-tecedente), ed è tuttora coltivato a Verona, Pa-via e Mantova. Il via-lone nano deriva dall’incrocio, creato nel 1937, tra il vialone nero (non più coltivato) e quello nano. E’ un riso semifi no, a chic-co tondeggiante e di medie dimensioni. E’ ideale per insalate e risotti, in particolare di pesce o verdure. Si gonfi a molto con la cottura e assorbe molto bene i condimenti. I risotti preparati con il vialone nano fan-no parte della tradizione veneta: dai risi e bisi al risotto con i fegatini; dal risotto col tastasale a quello con bisato, scampi e seppie.
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Diamoci la mano ha fi nalmente iniziato a operare a Gardone Riviera: la sede sta diventando un punto di incontro per molte persone. Stiamo programmando gite, cene, escursioni e altri eventi per favorire gli incontri fra gli associati. Sono arrivare signore e ragazze molto giovani (e anche molto belle) che lamentano solitudine, soprattutto affettivo - amorosa: amici tanti… ma l’amore? Quello tutti dicono che sia diffi cile da trovare.
Lauretta 30 anni è una di loro.
Sara di anni ne compie 42 e invece è separata.
Luigi cinquantenne pimpante, anche lui separato, vuole conoscere persone della sua età.
Marco di anni ne ha 63 ma non si sente vecchio da buttare e gioca bene a golf.
Maurizia è un’insegnante mai sposata di 48 anni e potrebbe fare anche il gran passo.
Noi tutti confi diamo che gli incontri e i momenti allegria che trascorriamo insieme portino a felici risultati. I nostri associati offrono inoltre scambi culturali (letteratura, musica, teatro) e consulenze in campo professionale gratuito, nei settori:
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Salute &Bellezza
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I tumori gravano sulla società, sia per la loro drammaticità che per gli aspetti psicologici ed economici connessi.Nonostante l’impegno dei ricercatori e nonostante i progressi delle te-rapie, la cura della malattia registra un costante aumento annuale della sua incidenza (1%) e della sua mortalità (0,5%). In attesa di scoperte ri-solutive, il fattore più immediato per la lotta al cancro è la prevenzione.
Codice europeo contro il cancro: “Le dodici regole per la vita” 1) Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fuma-re in presenza di non-fumatori. Il tabacco è responsabile dell’80-90% dei tumori del polmone ed è causa principale di quelli a bocca, esofago, laringe, corde vocali, vescica, pancreas, rene, stomaco e sangue; nel complesso di circa un terzo delle morti per cancro nei Paesi sviluppati. Al fumo sono inoltre associati il 30% dei decessi per malattie coronariche e mol-te patologie cardio-respiratorie. Secondo gli esperti l’addio alle sigarette è un imperativo da non rinviare. 2) Evita l’obesità.3) Fai ogni giorno attività fi sica o almeno per 30 minuti tre volte a settimana. E’ bene anche cammi-nare e fare le scale.4) Mangia ogni giorno frutta e verdura: almeno cinque pasti. Li-mita il consumo di alimenti con grassi di origine animale. E’ ne-cessario seguire un’alimentazione che apporti le giuste quantità di vitamine, proteine, sali minerali, grassi. Non abusare di fritture, cibi salati, carne rossa.5) Modera il consumo di alcoolici.6) Presta attenzione all’eccessiva esposizione al sole. È importante proteggere bambini e adolescenti. I raggi solari sono utili alla nostra salute per la produzione di vita-
mina D (che l’organismo sintetizza proprio grazie all’azione degli ultra-violetti assorbiti dalla pelle) e indi-spensabili per rafforzare le ossa, ma se si parla di eccessiva esposizione a raggi naturali o artifi ciali, ecco spuntare il pericolo di tumori della pelle. Il sole si può prendere, purché si seguano regole precise: esporsi gradualmente, evitare le ore più calde e usare una crema protettiva. 7) Osserva scrupolosamente le rac-comandazioni per prevenire l’espo-sizione occupazionale o ambientale ad agenti cancerogeni noti, incluse le radiazioni ionizzanti.8) Se diagnosticati in tempo molti tumori sono curabili. Rivolgiti a un medico se noti la presenza di: tume-fazioni; ferite che non guariscono, anche nella bocca; nei che cambia-no forma, dimensioni o colore; san-guinamenti anormali; sintomi ano-mali quali tosse, raucedine, acidità di stomaco, diffi coltà a deglutire; cambiamenti inspiegabili come per-dita di peso, modifi che delle abitu-dini intestinali o urinarie. Esistono programmi di salute pubblica che possono prevenire lo sviluppo di neoplasie o aumentare la probabi-lità che una neoplasia possa essere curata.9) Le donne sopra i 25 anni dovreb-bero essere coinvolte in screening per il carcinoma della cervice uteri-na (pap-test ogni anno).
10) Le donne sopra i 50 anni dovrebbero essere coinvolte in screening per il carcino-ma mammario (mammo-grafi a ogni anno). 11) Individui sopra i 50 anni dovrebbero essere coinvolti in screening per il cancro colo rettale (ricerca sangue occulto nelle feci ogni anno, colonscopia ogni 5 anni) . 12) Partecipa ai programmi di vaccinazione contro l’epa-tite B.
Queste sono alcune regole che potrebbero impedire di ammalarsi di tumore alme-no in 4 casi su 10, perché, come gli oncologi ripetono da anni e numerosi studi hanno confermato, anche il cancro può essere prevenuto.
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Prevenire i tumori si puòEcco come
Finocchio amaroAttività gastrointestinaliSono attribuite molte proprietà farmacologiche relative all’appa-rato gastrointestinale: indicato come tonico, diuretico, stimolante delle funzioni digestive e dell’appetito, eccitante della secrezione salivare, lattea e biliare e favorente la funzione mestruale. Gli infusi sono consigliati in lattanti con dispepsia, gonfi ori ad-dominali e diarrea. Gli effetti carminativi riducono meteorismo e spasmi intestinali. La droga si utilizza associata a lassativi per ridurre l’atonia e la formazione di coliche intestinali.
Attività espettorantiIn caso di fl ogosi dell’apparato respiratorio, estratto e olio essen-ziale agiscono come espettorante favorendo l’eliminazione di muco e sostanze estranee. Per tali proprietà è utile in presenza di catarri nelle vie respiratorie, soprattutto nei bambini.
Attività galattagoghe ed emmenagoghiHa proprietà emmenagoghe (favorenti le mestruazioni).
Altre proprietàInfuso e acqua aromatica tramite lavaggi e bagni oculari sono indicate come decongestionanti degli stati infi ammatori (blefariti, congiuntiviti). La radice e la pianta hanno proprietà diuretiche e sotto forma di infuso o succo sono eupeptiche e antinfi ammatorie; l’olio essenziale ha proprietà antiossidanti e antibatteriche.Le parti aeree sono indicate contro l’iperacidità gastrica, mentre le radici assunte fresche o sotto forma di decotto hanno proprietà antiacide e antinfi ammatorie.
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Il Finocchio appartiene alla famiglia delle Umbelliferae. E’ originario del Mediterraneo, dove cresce lungo le coste e nelle zone collinari, di preferenza su terreni sassosi e aridi. Dal fi nocchio derivano alcune varietà orticole di sapore dolce. Il fi nocchio selvatico (o fi nocchio amaro) ha un sapore amarognolo e viene coltivato per i suoi semi aromatici. I frutti maturano tra luglio e agosto e le ombrelle vanno recise quando sono secche. A scopo terapeutico sono usate anche le radici che vanno scavate nel tardo autunno. I semi del fi nocchio amaro, più piccoli e scuri ri-spetto a quelli del fi nocchio dolce, hanno un sa-pore aromatico e piccante; si usano per ricavare l’essenza, per aromatizzare i cibi e a scopo cura-tivo (proprietà aperitive, digestive, carminative e antispasmodiche). Utile contro gli occhi stanchi, per favorire la secrezione lattea, per eliminare il meteorismo nei neonati e in caso di impotenza.
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L’acne è una delle dermatosi più comuni e fastidiose a livello estetico.Acne signifi ca “ciò che affi ora”: dipende da un’anomalia del follicolo pi-lifero e della ghiandola sebacea annessa. Si manifesta con brufoli, punti neri e comedoni.Brufoli: sono piccole escrescenze cutanee di colore rosso, talvolta sor-montate da una punta bianco-giallastra. Compaiono sul volto e sul to-race\schiena e durano pochi giorni, anche se tendono a ricomparire e possono essere causa di cicatrici indesiderate.Punti neri: si manifestano su tutta la pelle, in particolare sul viso e torace. Comedone: costituito da materiale lipidico e proteico di cheratina, può essere visibile come punto bianco o come punto nero a seconda della presenza di un’apertura sulla superfi cie cutanea. Sul nostro corpo vi sono tante piccolissime ghiandole sebacee che pro-ducono grasso, che la pelle espelle. Questo grasso serve per formare uno strato protettivo. Il comedone è come un piccolo argine su queste ghian-dole sebacee (formato da cellule morte, batteri, polvere e smog) che im-pedisce alla ghiandola di eliminare le sostanze grasse, che sono invece trattenute. Ne consegue un’infi ammazione della pelle intorno alla ghian-dola e la formazione di una papula rossa che origina l’acne. L’acne può essere giovanile o senile. L’acne giovanile interessa l’85% dei giovani. E’ disturbo spesso associato alla crescita, anche se una pelle par-ticolarmente grassa con lesioni può essere terreno fertile per l’acne. Nella maggior parte dei casi l’acne giovanile diminuisce gradualmente dopo i 20 anni. Ciò nonostante molte ragazze sono colpite da questa dermatosi nel periodo mestruale o in quello premestruale e squilibri dell’alimen-tazione e della psiche o disturbi gastroenterici possono portare a una accentuazione dell’acne. Brufoli e comedoni possono comparire anche dopo aver mangiato prodotti poco sani o in periodi di forte stress.L’acne senile è molto raro, anche se simile a quello giovanile: si manifesta in periodi di stress, in seguito a una scorretta alimentazione e in donne in menopausa. La terapia è quella dell’acne giovanile, se pur con prodotti adatti all’età della pelle colpita.La cura dell’acne comincia con un’alimentazione corretta e un’accurata detersione giornaliera del viso. Bene anche l’utilizzo di creme appropria-te, seguite da pulizie viso mensili, che liberano i comedoni consentendo alle ghiandole di espellere il grasso.
I casi più gravi di acne necessitano di trattamenti farmacologici (ovviamente prescritti da un dermatologo di fi ducia).Durante i miei soliti approfondimenti mi sono imbattuta in rimedi fai da te particolarmente assurdi e assolutamente inef-fi caci: prima di sperimentare cure casalinghe e di rischiare di rovinarvi la pelle, vi consiglio di chiedere un parere a persone competenti.
L’argilla è un ottimo alleato conto l’acne: con le sue proprietà disinfettanti e cicatrizzanti aiuta la pelle in maniera visibile (rimando al mio articolo sull’argilla pubblicato sul numero 43 di 15quindici, consultabile dal nostro portale www.15quindici.it)
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La permanente… segreti e consigli
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Come accennato nei mesi scorsi, quest’anno si è visto il ritorno di volumi e capelli mossi, dati sopratutto da so-stegni di permanenti. Molte donne sono spaventate dalla parola “permanente” in quanto si pensa che sia un procedimento che rovina i capelli. Forse una volta que-sto era vero, ma fortunata-mente i tempi sono cambiati e oggi i trattamenti sono più innovativi e meno aggressi-vi. Questo ovviamente non toglie che la permanente sia un’operazione delicata e che vada eseguita con scrupolo e attenzione. La prima perma-nente eseguita a caldo risale al 1910 ed è attribuita a Karl Neszler: fu realizzata con l’uso di apparecchi a diverso sviluppo di calore generato da corrente elettrica. Nel 1945 arriva dall’Ame-rica (anche se inventata in Europa) la permanente a freddo. Questo sistema ha
semplifi cato molto il lavoro del parrucchiere, eliminando i mac-chinari a caldo grazie all’uso di un liquido che per agire sulla struttu-ra del capello non necessita di al-cuna fonte di calore.Questo è stato possibile con la sco-perta che l’acido tiolicolico può agire da solo. Altri componenti della moderna permanente sono ammoniaca, acqua distillata e so-stanze protettive. Per potere eseguire una buona permanente, è necessario seguire regole precise.Prima di tutto si deve studiare la struttura del capello, in modo da scegliere lo shampoo e il liquido ondulante adatti. Lo shampoo, oltre che lavare, ha lo scopo di preparare il capello ad assorbire il liquido della permanente, così che questo possa agire velocemente.Dopo lo shampoo si passa all’ap-plicazione del liquido, chiaramen-te scelto in base al tipo di capello da trattare. Una volta che questo ha svolto la sua azione, si avvolgo-no i capelli nei bigodini (o roller).
Infatti i capelli imbevuti dal liquido permanentante subiscono cambiamenti meccanici e chimici che con-sistono nello scioglimento di legamenti detti ponti di zolfo. Dopo aver effettuato la piega, si usa una solu-zione neutralizzante, la quale blocca la nuova posi-zione in modo permanente.
Alcuni accorgimenti: non è consigliabile eseguire la tintura su capelli permanentati lo stesso giorno; que-sto per evitare un eccessivo danneggiamento della loro struttura. E’ poi da considerare che il liquido on-dulante può alterare il colore sottostante. Su capelli indeboliti o molto secchi è bene eseguire una preparazione alla permanente con impacchi di crema e oli curativi. Seguendo tutti questi accor-gimenti è molto diffi cilmente che con una buona permanente si possano rovinare i capelli.Quindi fi datevi delle mani e dei consigli del vo-stro parrucchiere… sempre e solo se è professio-nale!
MatrimoniLa primavera è alle porte e sta per partire la stagione dei matrimoni… siete pronte?Quando si riceve un invito a nozze la domanda istintiva è: “Che cosa mi metto?” Prima di tutto ricordatevi è che quel giorno la sposa deve essere l’assoluta protagonista e nessuno dovrà rubarle la scena! In secondo luogo, tenete presente che eleganza non signifi ca sfarzo e non è nemmeno sino-nimo di spese esorbitanti; è piuttosto semplicità e armonia, nel rispetto di alcune regole fondamentali. Assolutamente proibito il bianco (riservato alla sposa), e le nuances funeree (nero e viola). Anche i colori troppo ap-pariscenti (un total look rosso) sono da evitare. Perfetti i colori pastello e il sempre elegante blu, magari abbinato ad accessori chiari a illuminarlo. Adatte anche le sfumature degradè, soprattutto con tessuti leggeri come il voile. La prima cosa che dovete appurare quando ricevete l’invito è se la cerimonia si terrà la mattina o il pomeriggio e se viene fornito un partico-lare dress code (indicazioni sull’abito): a volte viene comunicato in anticipo se si tratterà di una cerimonia formale, anche per evitare imbarazzo alle invitate (e non rischiare che qualcuna si presenti agghindata sfarzosamente mentre tutte le altre vestono abiti semplici!).
Nelle cerimonie di mattina vanno evitati gli abiti lunghi (a meno che non sia richiesto dalla sposa), i tessuti luccicanti, le paillettes e gli accessori gioiel-lo. A quest’ora sono perfetti i tailleur, gli abiti chiari e le stampe fl oreali (con moderazione! E ricordate che le stampe macro allargano…). La lunghezza migliore è al ginocchio: il classico abito da cocktail. I matrimoni che si celebrano di pomeriggio di soli-to sono seguiti da cene e balli, quindi si può optare per un look da sera: abiti lunghi, accessori brillanti, gioielli preziosi. Ricordate però che si tratta sem-pre di una cerimonia religiosa, non di un invito in discoteca: bandite minigonne, scollature, spacchi vertiginosi, trasparenze e mi raccomando: niente rotolini che spuntano da capi troppo stretti, de-colletè strabordanti dai push up, ecc. Per quel che riguarda le scarpe, il galateo imporrebbe scarpe chiuse e calze, anche in piena estate… ma nessuno vi guarderà storto se con 30° calzerete sandali sui piedini abbronzati! Di rigore invece estremità per-fette, mani e piedi. Sarebbe anche carino evitare unghie decorate: la french manicure è totalmente fuori moda (era ora). In un matrimonio la moderazione e la semplicità sono sempre da preferire, anche per trucco e accon-ciatura. Quindi niente impalcature strane, fi ori, fermacapelli luccicanti né occhi bistrati e rossetti da vamp. Ultima raccomandazione: in chiesa le spalle vanno coperte, quindi è necessario un copri-spalle, una stola o una giacchina. Ora siete pronte per affrontare la stagione dei ma-trimoni… se vi serve un aiuto nella scelta dell’abito mi potete contattare dal mio sito www.2chic.it, via mail ([email protected]) o tramite la mia pagina Fa-cebook: Daniela – Stylist/personal shopper (iscri-vetevi, così riceverete gli aggiornamenti, i consigli, le immagini e molto altro!).
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13personal shopper
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20 luglio 1969 ore 02.56 GMT, l’Apollo 11 tocca il suolo lunare e poco dopo Neil Armstrong vi lascia la prima orma umana. Al polso ha un orologio Ome-ga, il MoonWatch, e le sue famose parole “Questo è un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” ci giungono grazie a una radio transpon-der Motorola.Da oltre 40 anni le maison di orologi hanno partner tecnologici per poter affrontare con stile i momen-ti che hanno segnato la storia umana nello spazio. Ancora oggi l’allunaggio del ‘69 è ricordato con pro-duzioni ad hoc, come il telefono cellulare Motorola “AuraTm Celestial Edition”, che nel 2009 è stato presentato con contenuti originali della NASA: vi-deo, immagini e fi le audio. Una delle caratteristiche del modello Omega Mo-onwatch è la sostituzione del vetro con il plexiglass, che in caso di rottura non si frantuma, evitando la dispersione di frammenti (cosa rischiosa in assenza di gravità). Il nuovo cronografo ha lo stesso mecca-nismo a carica manuale dell’originale, ma è tecni-camente aggiornato, con 45 ore di riserva di carica. Dal punto di vista estetico conserva l’impostazione della costruzione in acciaio e del quadrante nero, mentre il fondo è dotato di vetro zaffi ro a vista sul movimento.Omega è anche partner del progetto Solar Impul-
se: la realizzazione di un aeroplano in grado di circumpolare il globo utilizzando solo energia solare. Il progetto vuole essere l’ambasciatore di quell’impegno tecnologico volto a consentire alla nostra società di adottare standard di vita a impatto zero. I primi test di Solar Impulse sono incoraggianti e le società che lo fi nanziano ne sono entusiaste. Stesso entusiasmo di un’altra maison dell’orologio, Fortis, che ha lanciato Mars500, dedicato alla simulazione della 1° missione umana su Marte, in cui otto astronauti affrontano un isolamento di 520 giorni, il tem-po necessario per andare e tornare dal pianeta rosso (inclusi 105 giorni di permanenza). Oltre al progetto tecnologico ve n’è uno divulgativo, con la creazione di un cultural game itinerante (in collaborazione con SpaceTV), che ha preso il via lo scorso ottobre da Brescia, grazie all’im-pegno della gioielleria Fasoli.
Galleggiare nel nulla e raggiungere mondi lon-tani è impossibile se non si prende in conside-razione ogni minimo particolare. La conquista dello spazio e le avventure dei suoi protagonisti sono emblematiche storie di stile, affrontate con orologi e cronografi di altrettanto stile.
> foto in alto: L’astronauta Buzz Aldrin con l’ing. della NASA James H. Ragan celebra il 40° anniversario dell’allu-naggio presso il Museo dello Spazio di Hong Kong;
> foto 2: Omega Speedmaster pro-fessional Moonwatch Apollo 11 “40th anniversary”;
> foto 3: Cellulare Motorola AuraTm;
> foto 4: Orologio Fortis “Mars500”.
Moda & Stile
13questioni di stile
di M
assimo
Fasoli
........................................Alla conquista dello Spazio, con Stile
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La 1° puntata della nostra rubrica parte da un presupposto fondamentale: la prudenza, prima vera garanzia di sicurezza. Pruden-za signifi ca in particolare saper valutare la giusta distanza da mantenere da chi ci pre-cede: in caso di arresto brusco (frenata di emergenza) dell’auto che abbiamo davanti, dobbiamo essere in grado di fermarci. Per questo è importante avere un occhio vigile sulla vettura che ci precede, capaci di scorgere e prevenire qualsiasi potenzia-le pericolo. Una guida a testa alta, ovvero ben posizionati nel nostro sedile e con una visuale aperta e chiara – meglio se anche oltre la vettura che ci precede - ci permet-terà di notare qualsiasi dettaglio o compor-tamento delle auto vicine a noi che possa risultare pericoloso. La distanza di sicurez-za conta tanto in autostrada, quanto nelle strade urbane o in coda. In coda è fondamentale stare bene atten-ti a manovre, curve o frenate improvvise dell’auto che ci precede; il luogo però in cui è essenziale valutare correttamente la distanza di sicurezza è l’autostrada. Qui, soprattutto, entra in gioco un fattore im-portantissimo: il tempo di reazione, ovvero l’intervallo tra il momento in cui percepia-mo una situazione di rischio e quello in cui iniziamo un azione per evitarla. Il tempo di reazione dell’automobilista tipo, quando è in buone condizione fi siche e mentali, si aggira intorno al secondo. Questo tempo si allunga, anche notevolmente, se la concen-trazione al volante viene infl uenzata nega-tivamente da elementi quali la stanchezza, lo stress, l’alcool, il cellulare. L’effetto di questi fattori sul tempo di reazione è deva-stante e può arrivare a raddoppiarlo.Di fronte a un pericolo, quindi, una suffi -ciente distanza di sicurezza ci permette di avere spazio per reagire e attivare la giusta risposta. Anche la velocità alla quale procediamo infl uisce sulla distanza di sicurezza: se ipo-
tizziamo una frenata di emergenza calcolando un tempo di reazione medio di 1 secondo a una velo-cità di 80 km/h, la distanza che percorriamo tra il momento in cui percepiamo il pericolo e quello in cui iniziamo a frenare sarà di circa 23 metri. Per calcolare la distanza percorsa ogni secondo dalla nostra macchina bisogna considerare la ve-locità in km/h espressa in decine (es. 100 km/h = 10, 130 km/h = 13) e moltiplicarla per 3. Quindi a 100 km/h percorriamo circa 30 metri e a 130 km/h circa 39 metri ogni secondo. Questo cal-colo, che può apparire un po’ complicato, può di-ventare un rapido e comodo metro di valutazione. Molti fattori oltre a quelli legati allo stato fi sico possono rendere insuffi ciente la distanza calcolata secondo questi parametri: per esempio le condi-
Distanza di sicurezza eSaper valutare un pericolo e prevenirlo
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zioni della nostra auto e di tutti i componenti legati alla frenata. Freni e pneumatici devono essere co-stantemente monitorati e tenuti in ottime condizioni per garantire una pronta risposta a qualsiasi mano-vra di guida, soprattutto se di emergenza. Infi ne, anche le condizioni atmosferiche possono compromettere la distanza di sicurezza: se piove o cala l’aderenza, gli spazi d’arresto aumentano: con la pioggia, a seconda del fondo stradale e dell’effi -cienza delle gomme, gli spazi aumentano da una volta e mezza a due. A questo proposito, consideran-do come base 1 secondo di tempo di reazione “tol-lerante”, ricordandoci la regola del 3 (per la velocità tradotta in metri/secondo) e moltiplicando per 1,5 o 2 volte se è bagnato, si ottiene la nuova distanza di sicurezza.
Dopo aver parlato della distanza, impostiamo la frenata: il modo più corretto e sicuro è quello di fre-nare in maniera costante e dolce, senza cercare di “inchiodare” facendo forza sul pedale del freno. Un frenata legata a una reazione d’istinto e alla paura può portare a perdere il controllo dell’auto. Anche di fronte alla percezione di un pericolo è quindi im-portante mantenere sangue freddo e frenare modu-lando la pressione sul pedale, mantenendo saldo il volante. Su terreni viscidi e bagnati la frenata risulta
più diffi coltosa, dato che il grip dei pneumatici viene messo a dura prova dalle condizioni del fondo stradale. Se ci troviamo su un terreno sdruc-ciolevole o fi niamo in una pozzanghera, il consiglio è ancora lo stesso: frenare in modo deciso ma non brusco, esercitando un’azione costante. In queste manovre verrà in nostro soccorso anche l’ABS (Anti Blockiert System - sistema antibloccaggio): il suo funzionamento prevede la presen-za di una serie di sensori che acquisiscono i dati sulle velocità istantanee delle singole ruote e le trasmettono a una centralina di gestione. Questa le confronta tra loro, valuta l’eventuale tendenza al bloccaggio e interviene riducendo la pressione nel circuito frenante collegato alla ruota sbilan-ciata, per evitare che si blocchi. L’Abs è quindi un preziosissimo alleato dell’automobilista, soprattutto quando si effettua una frenata d’emergen-za: spezzettando la frenata in tante piccole parti fa in modo che le ruote non smettano mai di rotolare. Così lo spazio d’arresto si riduce e chi è alla guida non perde mai il controllo dell’auto, cosa che accadrebbe con il bloccaggio (e con il conseguente slittare dei pneumatici).
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Sport & Motori
14e frenata
in collaborazione con www.yokohama.it
motori
Madame SìSì è tornata!!!
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15Posta
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(Bs) “Amo il carnevale
perché mi rivivo la magia della mia infanzia” (Lorella 1970)Il carnevale è per tutti il gioco di tutti. E’ importante dimenticare, ogni tanto, la nostra età!
“La mia ragazza mi ha lasciato proprio il giorno di San Valentino…” (by 91)
Mio caro 91, meglio una forte sincer-ità che una valanga de corni!Hai il mondo che ti aspetta… la tua ex ha scelto il giorno perfetto per dirti che non era il vostro tempo!
“Sono rimasta incinta e lui UOMO del sud è scappato…” (Roberta 1989)
Ogni bambino arriva con il suo ces-tino… non disperarti siamo tutti con te! Il tuo “Lui” ha avuto un attacco di forte paura. Concentrati sul fi ore che sta per sbocciare… farò la ZIA top!
“Ho visto mio fi glio con un amico…” (AA74)
Non correre con la testa. Cerca la tua risposta con il dialogo. Tuo fi glio ha solo 18anni e tu non hai 99anni… crescere insieme per capirsi meglio
“Amo tutti …ma proprio tutti ”( Katia 1990)
Bella, scatenate e sempre affamata! Sei una TOP! ...ti consiglio di giocare bene e puntare sempre dalla vita in su! Il tuo futuro non si realizza con i “centimetri”!
.......................................Posta & Comicità
15Barzellette
A cosa servono gli avvocati? A far sem-brare onesti i venditori di automobili.
Qual è la differenza fra un avvocato e un avvoltoio? Uno è uno schifoso animale che si ciba delle carcasse di altri approfi ttando delle loro disgrazie, l’ altro è un volatile...
Qual è la differenza fra un avvocato e una sanguisuga? La sanguisuga smette di succhiarti il sangue dopo che sei morto…
Che differenza c’è tra un av-vocato che ha vinto una causa e un avvocato che l’ha persa? Il primo dice all’imputato: “Evviva: ABBIAMO vinto!” Il secondo: “Porco cane: HAI perso!”
Lo sapevate che gli scien-ziati ultimamente usano gli avvocati come cavie da laboratorio. Questo per almeno 2 buoni motivi: 1) Gli scienziati si affezio-nano molto meno agli avvocati. 2) Ci sono delle cose che nemmeno i topi di fogna farebbero.
L’avvocato più importante della città non ha mai fatto una dona-zione alla Croce Rossa. Il direttore della Croce Rossa gli fa visita sperando di convincerlo a donare qualcosa. “Lei ha guadagnato più di 800.000 euro lo scorso anno, ma non ha mai dato niente per la comunità. Come si giustifi ca?”. L’avvocato sospira, si spor-ge in avanti e dice: “Se solo immaginasse. Mia madre è malata terminale; le sue spese mediche sono superiori alla sua pensione. Mio fratello è disabile, cieco e in una carrozzina. Mia sorella deve provvedere da sola ai suoi tre fi gli da quando il marito è morto in un incidente d’auto.” Il direttore è costernato, ha quasi compassione e si scusa… non aveva idea che i guadagni dell’av-vocato dovessero sostenere così tante persone. L’avvocato annu-isce: “Lei capisce. Perché dovrei dare qualcosa alla Croce Rossa quando non do niente nemmeno alla mia famiglia?”.
Un avvocato è seduto nel suo uffi cio quando una notte compare il Diavolo che gli dice: “Ho una proposta per te. Tu potrai vincere tutte le tue future cause per il resto della tua vita. I tuoi clienti ti adoreranno, i tuoi colleghi ti sti-meranno e guadagnerai un mare di soldi. In cambio ti chiedo la tua anima, quella di tua moglie, dei tuoi fi gli e di tutti i tuoi parenti”. L’avvocato ci pensa un attimo e poi chiede: “E dov’è l’imbroglio?”
Quest’inverso è stato così freddo che ho visto un avvocato con le mani nelle sue stesse tasche
Sei intrappolato in una stanza dove ci sono una tigre, un serpente a sonagli e un avvocato. Hai una pistola con due pallottole. Cosa fai ?”“Sparo all’avvocato. Due volte”
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15Aforoscopo
Acquario (Dal 21 gennaio al 19 febbraio)
Elemento: AriaPianeta dominante: UranoPietre e metalli: zaffi ro blu, piomboFiore: giunchigliaEssenza: felceColore: azzurro, violaAforisma del mese: Il desiderio è metà della vita; l’indifferenza è metà della morte (Kahlil Gibran)
Pesci (Dal 20 febbraio al 19 marzo)
Elemento: AcquaPianeta dominante: Nettuno e GiovePietre e metalli: corallo, acquamarina, platino, ar-gentoFiore: gelsominoEssenza: glicineColore: bianco argentoAforisma del mese: Ad alcuni uomini le illusioni sulle cose che stanno loro a cuore sono necessarie come la vita stessa (Nicolas De Chamfort)
Ariete (Dal 20 marzo al 20 aprile)
Elemento: FuocoPianeta dominante: MartePietre e metalli: rubino, ferroFiore: primulaEssenza: lavandaColore: rosso purpureo
Aforisma del mese: Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura una vita (Oscar Wilde)
Toro (Dal 21 aprile al 21 maggio)
Elemento: TerraPianeta dominante: VenerePietre e metalli: smeraldo, rameFiore: iris, violettaEssenza: rosaColore: verde smeraldo
Aforisma del mese: chiedere può essere la vergogna di un minuto, non chiedere può essere il rimpianto di una vita (Anonimo)
Sagittario (Dal 23 novembre al 21 dicembre)
Elemento: FuocoPianeta dominante: GiovePietre e metalli: turchese, stagnoFiore: garofano, crisantemoEssenza: violettaColore: blu, ruggineAforisma del mese: Bevi la vita a grandi sorsi, perché quando sarà fi nita, non ti sarà bastata (Anonimo)
Capricorno (Dal 22 dicembre al 20 gennaio)
Elemento: TerraPianeta dominante: SaturnoPietre e metalli: onice, piomboFiore: asfodelo, ciclamino Essenza: caprifoglioColore: verde scuro, nero, marroneAforisma del mese: Ci vuole tutta una vita per capire che non è necessario capire tutto (Proverbio cinese)
Gemelli (Dal 22 maggio al 21 giugno)
Elemento: AriaPianeta dominante: MercurioPietre e metalli: acquamarina, agata blu, mercurioFiore: mimosa, gardeniaEssenza: origanoColore: grigio argento.
Aforisma del mese: ci sono occasioni nella vita in cui la verità e la semplicità sono il più abile maneggio (Jean De La Bruyère)
Cancro (Dal 22 giugno al 22 luglio)
Elemento: AcquaPianeta dominante: LunaPietre e metalli: perla, pietra di luna, argentoFiore: magnoliaEssenza: lillàColore: bianco, grigio perla
Aforisma del mese: Esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo, ma solo poche catturano il tuo cuore: segui quelle (Winston Churchill)
Leone (Dal 23 luglio al 22 agosto)
Elemento: FuocoPianeta dominante: SolePietre e metalli: diamante, oroFiore: papavero, girasoleEssenza: incensoColore: giallo oroAforisma del mese: Il maggior pericolo nella vita consiste nel prendere troppe precauzioni (Alfred Adler)
Vergine (Dal 23 agosto al 22 settembre)
Elemento: TerraPianeta dominante: MercurioPietre e metalli: zaffi ro, rameFiore: lavanda, azaleaEssenza: giacintoColore: blu, grigioAforisma del mese: A parte l’uomo, tutti gli animali sanno che lo scopo principale della vita è godersela (Samuel Butler)
Bilancia (Dal 23 settembre al 22 ottobre)
Elemento: AriaPianeta dominante: VenerePietre e metalli: ametista, berillo, rameFiore: glicineEssenza: verbenaColore: tutte le tonalità pastelloAforisma del mese: E’ bene, nella vita come ad un banchetto, non alzarsi né assetati né ubriachi (Aristotele)
Scorpione (Dal 23 ottobre al 22 novembre)
Elemento: AcquaPianeta dominante: PlutonePietre e metalli: granata, diaspro, ferroFiore: narcisoEssenza: ericaColore: rosso ruggineAforisma del mese: Chi non ama vino, donna e canzone per tutta la vita rimane un buffone (Martin Lutero)
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