1° la stabilita' dei prezzi

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Fucina Finanziaria - Osim o 2009 Fucina Finanziaria del Sabato

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inflazione

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Fucina Finanziaria del

Sabato

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La stabilità dei prezzi

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La stabilità dei prezzi e il valore dei soldi

Si parla di “stabilità dei prezzi” se il valore del denaro si preserva nel tempo.

Si supponga di aver risparmiato € 9.000,0 per comprare un’auto. Come Vi sentireste se, dopo sei mesi, arrivato

al salone, scopriste che ora ne costa € 10.000,00 ?Per fortuna, di solito i prezzi non crescono così

velocemente (vedi tabelle).

Per stabilità dei prezzi si intende un’inflazione “bassa”, ossia tassi di variazione dei prezzi al consumo

molto contenuti.

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Il mantenimento della stabilità dei prezzi è l’obiettivo

primario della BCE

(Eurosistema); costituisce una

finalità fondamentale

anche per le altre principali banche

centrali.

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Nell’Eurosistema, composto da BCE e dalle Banche Centrali Nazionali

degli Stati europei che hanno adottato l’euro, il Consiglio Direttivo della BCE

ha individuato la stabilità dei prezzi in quella in cui l’IACP (indice armonizzato prezzi al

consumo ex tabacco) sui 12 mesi per l’area dell’euro è inferiore al

<2%.

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Che cosa puoi comprare con una banconota da

€10,00 ? Due CD singoli o forse quattro numeri del tuo

settimanale preferito?

Ma ti sei mai chiesto com’è possibile ottenere un prodotto o un servizio

in cambio di un pezzo di carta?

Dopotutto, produrre una banconota costa soltanto pochi centesimi.

La fiducia è preziosa

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Le funzioni della moneta

La moneta svolge un ruolo fondamentale nelle economie moderne: il denaro fa girare

il mondo.

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Cosa si intende per moneta?

Oggi, però, tale definizione si applica anche a tutta una serie di attività facilmente

utilizzabili a fini di pagamento (depositi bancari).

Si pensa immediatamente a banconote e monete: infatti sono accettate e disponibili in qualunque momento per l’impiego come mezzo di

pagamento.

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- intermediazione negli scambi

Moneta: è un bene che svolge le funzioni fondamentali di strumento di:

- riserva di valore

- unità di conto

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Intermediazione negli scambi

Lo scambio diretto di beni e servizi, cioè il baratto, si scontra con il limite di “dover trovare” una coincidenza

di desideri.

Se un ristoratore vuol farsi tagliare i capelli in cambio di un pasto deve trovare un barbiere disposto ad accettare un pasto. A sua volta il barbiere, se ha bisogno di un paio di scarpe, deve aspettare che un calzolaio richieda i suoi servizi in cambio di un paio di scarpe: un costo notevole di ricerca della controparte

adeguata, di attesa e di accumulazione.

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Riserva di valoreSe il materiale usato come moneta mantiene valore nel tempo, può essere detenuto per

lunghi periodi consentendo la separazione fra i tempi di acquisto e quelli di vendita.

In questo caso, assolve l’importante funzione di riserva di valore.

Le monete più utilizzate sono le più disparate: dai wampum (perline di conchiglia) degli indiani

d’America, ai chicchi di cacao dei Maja, ai cauri (conchiglie) dell’India, ai denti di balena delle

Figi, al tabacco delle prime colonie del N. America, ai grandi dischi di pietra dell’isola di Yap nel Pacifico, fino ad arrivare alle sigarette e agli

alcolici nella Germania del secondo dopoguerra.

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Unità di conto Esisteva la necessità di rapportare fra loro, il valore del

pasto con uno equivalente al taglio, ed al paio di scarpe: rapporto che prende il nome di ragione di scambio o prezzo.

Col crescere del numero di beni barattati, diventava più difficile conoscere, raccogliere e memorizzare tutte le ragioni di scambio: un dispendio di risorse

che aumenta spropositatamente al crescere dei beni scambiati.

n*(n-1)2

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(n-1)

Se però, uno dei beni, fosse utilizzato come unità di conto, il valore di tutti i beni sarebbe espresso in

termini di questo “numerario” e la quantità di prezzi da individuare si ridurrebbe in misura significativa.

E’ dunque possibile esprimere in termini monetari il prezzo di un bene e quello di qualunque attività.

Tutti gli operatori d’una area valutaria calcolerebbero costi, prezzi, salari e redditi nella stessa unità monetaria.

Una unità di conto credibile e accettata, costituisce una solida base per il calcolo dei prezzi e dei costi, e comporta un

guadagno in termini di trasparenza e attendibilità.

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La natura dei beni utilizzati come moneta è variata nei tempi, preservando sempre:

facilità e comodità di conservazione, alto valore a fronte di un basso peso,

praticità di trasporto e durevolezza.

Dai wampum (perline di conchiglia) degli indiani d’America, ai cauri (conchiglie dai colori vivaci) dell’India, ai denti di balena delle Figi,

al tabacco delle prime colonie del Nord America, ai chicchi di cacao nel Centro

America, ai grandi dischi di pietra dell’isola di Yap nel Pacifico, fino ad arrivare alle sigarette

e agli alcolici nella Germania del secondo dopoguerra.

Le forme della moneta

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Il ricorso al metallo per superare i problemi di

deperibilità dei beni, trova i primi riscontri in Asia attorno al 2000 a.C.

Pezzi o barre di oro e di argento, fungevano da

moneta perché erano facili da trasportare, non

deperibili e più o meno agevolmente divisibili. Era inoltre possibile fonderli per

ricavarne monili.

Le forme della moneta

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I greci coniavano monete d’argento dal 700 a.C. Atene (575 a.C.) e Corinto (570 a.C.) furono le prime città-stato elleniche a battere moneta. La dracma rimase stabile per quasi 400 anni. Grazie alla diffusione svolta da Alessandro Magno, le monete metalliche greche furono largamente

impiegate, come attesta il loro ritrovamento, fra la Spagna e l’attuale India.

Le forme della moneta

I romani, che avevano inizialmente utilizzato ingombranti lingotti di bronzo (aes signatum), adottarono l’innovazione greca delle monete metalliche ufficiali e furono i primi a introdurre

un regime bimetallico comprendente sia il denarius d’argento sia l’aureus d’oro.

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Per evitare i disagi connessi alla “coincidenza di desideri”, è stato assunta come mezzo di scambio una rudimentale moneta

detta: “moneta merce”.

La prima forma di monetazione AES rude, Aes signatum, Aes grave o Aes librale (335 a.C.)

Usando l’aes rude occorreva pesare il

bronzo ad ogni scambio, per cui si iniziò ad utilizzare getti in bronzo di forma rotonda o rettangolare che

riportavano il loro valore, detti “aes

signatum”.

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Aes grave

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La Premessa

1 1 AUREO D’ ORO EQUIVALE A

25 DENARI D’ARGENTO

100 SESTERZI DI BRONZO

400 ASSI DI BRONZO

4

4

25

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Ma quanto valeva un sesterzio ?

I sec. a.C. Roma Valore d’uno schiavo della Gallia 2500 sesterzi

161 a.C. Pompei spesa per pranzo comune 10 sesterzi

I sec. a.C. Roma Patrimonio Marco Licinio Crasso alla fine della Repubblica

192 milioni di sesterzi

I sec. d.C. Roma 1 aureo d'oro = 25 denari argento = 100 sesterzi (bronzo) = 400 assi

I sec. d.C. Roma 1 litro di vino comune 1 sesterzio

I sec. d.C. Roma 542 gr. di grano - ½ libra pane 1 asse

I sec. d.C Roma 100 kg. di lupini 50 assi

I sec. d.C Roma Ingresso alle terme per 4 p. 1 sesterzio

I sec. d.C Roma 8 chili di pane comune 1 denario

I sec. d.C Roma 6,5 chili di grano 3 sesterzi

fine III sec d.C.

Roma 6,5 chili di grano (il valore del sesterzio si era svalutato di 80 volte

in 4 secoli)

240 sesterzi

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La premessa

Dinarii, aurei e sesterzi per i Romani divennero anche strumento di propaganda politica: le immagini di conio riportavano le effigi degli imperatori, ne celebravano le

imprese e le qualità.

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Le riforme monetarieNel 15 a.C. Augusto pose fine al disordine monetario varando una riforma nella monetazione Romana.

Distinse fra monetazione in rame ed in oricalco (lega 80% Cu - 20% Zn tipo ottone), lasciandola al controllo

del Senato (Senatus Consulto) mentre quella in oro ed argento diviene competenza esclusiva dell'Imperatore.

Asse = 4 quadranti 1/30 di libra di rame (10,91 gr.)

quadrante = sottomultiplo dell’asse 1/192 di libra di rame (1,70 gr.)

dupondio (2 assi, 8 quadranti) 1/24 di libra di oricalco (13,64 gr.)

sesterzio (= 2 dupondi, 4 assi, 16 quadranti) 1/12 di libra di oricalco (27,28 gr.)

quinario (= 2 sesterzi, 4 dupondi, 8 assi) 1/168 di libra d'argento (1,94 gr.)

denario (= 2 quinari, 4 sesterzi, 8 dupondi, 16 assi) 1/84 di libra d'argento (3,89 gr.)

quinario aureo (12,5 d., 25 q. Ag., 50 s., 100 d., 200 a) 1/84 di libra d'oro (3,89 gr.)

aureo (2 q.a, 25 d., 50 q. Ag., 100 s., 200 d., 400 a) 1/42 di libra d'oro (7,79 gr.)

base

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Con Nerone, il contenuto di metallo prezioso delle monete iniziò a diminuire

poiché la zecca imperiale sostituiva progressivamente l’oro e l’argento con

delle leghe per finanziare l’imponente disavanzo dell’impero.

Il calo del valore intrinseco delle monete, generò un aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi.

Peso metallo

Prezzi beni e servizi

Inflazione

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La riforma di neroneMetall

oMoneta Rapport

ocon la libra

Peso

Oro Denario aureo 1/45 7,27gQuinario aureo 1/90 3,64g

Argento Denario argenteo 1/96 3,41gQuinario argenteo 1/192 1,70g

Oricalco Sesterzio 1/12 27,28gDupondio 1/24 13,64g

Rame Asse 1/30 10,90 g

Quadrante 1/192 1,70g

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009 solido (= 1/72 di libra d'oro (4,54 gr.).

Il più stabile solidus, introdotto nell’Impero romano d’Oriente da Costantino

il Grande, mantenne il peso e la purezza originali fino alla metà dell’XI secolo,

guadagnando la reputazione di “principale mezzo di scambio internazionale” per

oltre cinquecento anni.

Greci e romani avevano diffuso nel

mondo di allora, l’uso delle monete

metalliche e la tecnica di conio.

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La riforma di costantino

siliqua

Metallo Moneta Rapportocon solido

Rapportolibra 327 gr

Peso

Oro Solido 1 1/72 4,54g

Semisse 1/2

Triens 1/3

Argento Miliarense 1/18 1/71 4,54g

Siliqua 1/24 1/96 3,41g

Bronzo Follis 1/96 (fino 330)1/192 (dopo 335)

3,41g1,70g

Nummus

miliarense

follis

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Nel Medioevo prevalse l’uso di monete in oro e in argento coniate in loco, ma crebbe anche

il ricorso al rame.

Nel 793 d.C. Carlo Magno riformò il

sistema monetario franco introducendo un regime in base al quale

la libra carolingia d’argento (del peso di 408 gr.) corrispondeva a 20 soldi o 240 denari.

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Dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1252 le città-stato mercantili di

Genova e Firenze ripresero la coniazione di

monete auree, che vennero rispettivamente

chiamate genovinoe fiorino.

Nel XV secolo esse furono sostituite nelle transazioni internazionali dal ducato

di Venezia.

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I cinesi iniziarono a usare la moneta cartacea attorno all’800 d.C. sotto

l’imperatore Hien Tsung e continuarono per vari secoli.

Il valore di tale moneta, nullo come merce

(valore intrinseco

nullo), derivava solo da un decreto

imperiale.

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Le obbligazioniPer ridurre il rischio di essere derubati durante i loro viaggi, i

mercanti presero a utilizzare strumenti cartacei sui quali venivano indicati il nome del debitore, quello del creditore, la

data di pagamento e la quantità di oro o argento da corrispondere.

Le città-stato italiane introdussero per prime le lettere di cambio o obbligazioni come nuovo mezzo di pagamento.

Presto le banche mercantili iniziarono a negoziare tali contratti, il cui primo riscontro risale al 1156.

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Le obbligazioni continuarono a essere utilizzate soprattutto dai mercanti italiani, mentre il sistema bimetallico rimase

dominante fino alla guerra dei Trent’anni.

1618 al 1648.

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I trattati di Pace di Westfalia.

Per la turbolenza economica provocata dalla guerra, a cominciare dal re di Svezia, i regnanti iniziarono a

prediligere la moneta cartacea, che fu successivamente introdotta dalla Bank of England nel

1694 e dalla Banque générale in Francia nel 1716.

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Si parla di moneta legale se ci si riferisce ad uno strumento di pagamento non coperto da riserve

(es.: oro), quindi privo di valore intrinseco (quindi banconota o moneta di metallo non preziosa),

Moneta legale

che assume valenza se, e solo dopo che lo Stato o una Autorità Monetaria competente (Banca Centrale),

dopo averne fissato il valore nominale, ne impone per legge l'accettazione in tutti i pagamenti.

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La stabilità è garantita dal controllo sull'emissione da parte delle banche centrali

Infatti, se la crescita dell'offerta di moneta non é in linea con la crescita dell'economia, nel lungo periodo, si

possono produrre eccessi inflattivi.

Durante le guerre, alcuni Stati sono passati a moneta a corso legale sospendendo la convertibilità in oro, con un effetto

minore del previsto sul potere d'acquisto.

Gli Stati Uniti e altri Paesi con valute riferite al Us$, sono passati definitivamente alla moneta a corso legale nel 1971.

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Per le banche centrali le riserve di oro hanno una funzione di garanzia a fronte di emissione di monete e debiti, oltre che una funzione di

riserva di ultima istanza.

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Il tallone aureo (Gold Standard)Alla moneta cartacea era, ed è

tuttora, riconosciuto corso legale soltanto in virtù di un atto

giuridico dell’autorità competente.

Emessa con un valore nominale chiaramente definito, essa è stata per lungo tempo resa

credibile mediante la costituzione di riserve in oro

che erano conservate presso le banche centrali dei rispettivi

paesi.

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L'oro poteva liberamente circolare tra i paese aderenti al Gold Standard seguendo regole che disciplinavano la

quantità della moneta circolante in un paese rapportandola alle riserve disponibili dalla banca

centrale dello stesso.

Il tallone aureo (Gold Standard)

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equivalente generale

Paesi aderente

Paese aderente

Paese aderente

Paese aderente

Moneta base

Nel sistema, le monete erano convertibili in oro e godevano verso il metallo di un rapporto di cambio

arbitrario ma fisso e fissa era, di riflesso, la convertibilità tra le stesse.

Il tallone aureo (Gold Standard)

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Il tallone aureo (Gold Standard)

Si possono distinguere tre casi:

2) viene usata cartamoneta totalmente convertibile in oro, circolante = quantità

di oro conservata dalla banca centrale

1) l'oro viene usato direttamente come moneta (circolazione aurea)

3) le banconote sono solo parzialmente convertibili, e la quantità di circolante è un multiplo del valore

dell'oro posseduto dallo Stato.

Per monete convertibili in altra a loro volta convertibile in oro, si parla di gold exchange standard.

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Il tallone aureo (Gold Standard)In tale sistema, noto come

tallone aureo, la valuta sotto forma di monete metallica e/o

cartacea fiduciaria, era convertibile in oro a una

parità fissa.

La Gran Bretagna, seguita poi da numerosi altri paesi, lo istituì nel 1816, dopo che nel 1717 il tasso di cambio della sterlina

con l’oro era stato fissato a 3,811 sterline per oncia d’oro

dallo stesso Isaac Newton.

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Nel 1913 i maggiori paesi estrattori di oro erano Sudafrica, Usa, Australia e Russia.

62% = 3.500 tonnellate

1913U.S.A.

U.K.FRANCIA

GERMANIA

RUSSIA

7%

Circolazione monetaria mondiale aurifera

Nel 1913, le Banche Centrali mondiali disponevano di riserve

reali per Us$ 6,8 mld; quasi tutte in sterline, giacenti nelle

banche londinesi.

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Il tallone aureo (Gold Standard)

Dominando nel commercio mondiale l’U.K. il sistema aureo si impose in quasi tutti gli stati,contribuendo al libero movimento dei capitali, alla stabilità dei prezzi, monete e dei vari sistemi economici.

Molti paesi aderenti al sistema, dovevano però limitare la coniazione

per la scarsità delle loro riserve aurifere, non potendo sfruttare,

come gli inglesi, i giacimenti delle colonie, e che potevano stampare moneta senza vincoli particolari.

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A dir il vero solo alcune monete furono dichiarate

direttamente convertibili in oro (sterlina, dollaro, franco, marco...); altre (p.es. la lira

italiana) non erano direttamente convertibili in

oro, ma in monete pregiate che potevano essere subito

riconvertite.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Sino alla 1a Guerra mondiale gran parte del metallo aurifero veniva impiegata per battere moneta circolante, mentre una quantità

identica finiva nei depositi delle banche centrali e del Tesoro,

coprendo sia i crediti che le banconote, passando di continuo dalle riserve

alla circolazione e viceversa.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Con l’inizio della 1a Guerra, molte nazioni accrebbero il ritmo di

stampa di nuove banconote allo

scopo di finanziare lo sforzo bellico.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

In Germania, i biglietti emessi dalla Reichsbank passò dai 2.593 milioni del 1913 ai 92.844.720,7 mld circolanti del 1923, che

produssero una situazione di iperinflazione.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La maggior quantità di moneta in circolazione

indusse gran parte dei paesi a sospendere la convertibilità

in oro della propria valuta poiché le riserve auree

nazionali non erano più sufficienti a garantirla.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Ma l'oro serviva ormai solo per chiudere il saldo della bilancia dei pagamenti, in quanto la maggioranza dei

pagamenti avveniva con trasferimenti di valuta tra banche. Per es. la circolazione mondiale dei pagamenti nel 1894 fu stimata a Us$ 20 mld , mentre il movimento effettivo dell'oro fra i vari paesi fu solo di Us$ 0,7 mld.

7,322 gr.1,505 gr 3,871 gr.

PARITA’ = 4,867 PARITA’ = 1,891

PARITA’ = 2,578

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Per garantire il cambio ininterrotto di banconote

furono approvate leggi che obbligavano le

banche centrali a tenere sempre nei loro forzieri un

quantitativo d'oro non inferiore ad una certa

percentuale di banconote da loro

stesse emesse.

Il tallone aureo (Gold Standard)

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Come sistema completo e sviluppato il

"gold standard" cessò di esistere nel 1914.

Tuttavia gli Usa lo conservarono fino al 1933, allorché Roosevelt impose

la soppressione della convertibilità del dollaro in oro, mentre Francia, Inghilterra e altri paesi

cercarono di ripristinarlo.

Il tallone aureo (Gold Standard)

Franklin Delano Roosevelt (1882 –1945) è stato il 32º Pres. USA.

Fu l'unico a servire per più di due mandati, e vinse le presidenziali

quattro volte (1932, 1936, 1940 e 1944), rimanendo in carica dal 1933 fino alla

sua morte, nell'aprile del 1945.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Nel 1925 infatti, i magnati della finanza e i politici, convinti che

la sterlina-oro fosse il principale simbolo dell'impero,

affidarono a Churchill il compito della restaurazione del

"gold standard".

Sir Winston Leonard Spencer Churchill (1874 – 1965) è stato il primo ministro che ha guidato

la Gran Bretagna durante la WWAR II e dal 1951 al 1955.

Noto statista e stratega, Churchill vinse il

Premio Nobel per la Letteratura nel 1953 per i suoi scritti storici.

Per farlo occorreva ridurre il livello dei prezzi del paese,

elevare il corso della sterlina sul mercato mondiale,

migliorare la bilancia dei pagamenti, incrementare

l'afflusso di oro e limitare l'emissione di banconote.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Per ottenere la parità ufficiale della sterlina con l'oro e il vecchio rapporto col Us$, il prezzo pagato fu una disoccupazione di massa, forti decrementi salariali,

sensibili riduzioni dei servizi pubblici e inflazione.

Il corso della sterlina era artificiosamente elevato e così complicava l'export; i prezzi delle merci erano molto

più alti di quelli Usa, per cui il deficit della bilancia commerciale e dei pagamenti diventava insostenibile.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

L'intero mercato monetario mondiale diventava instabile e si

pensa che tutto ciò abbia sicuramente avuto un certo peso

sul crollo della borsa di New York nel 1929.

Nel 1926 la produzione industriale é del 30% inferiore al 1913 e la

disoccupazione interessa il 12% degli abili al lavoro.

L’economia britannica deve ridurre drasticamente l'import di materie

prime, e in pochi anni diventa l'anello debole dell'economia

occidentale.

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La sterlina conosce un forte crollo nel 1931, sotto i colpi della crisi finanziaria mondiale, nonostante che la

riserva aurea inglese superasse di alcune

volte quella pre-bellica.

L’Inghilterra fu costretta a sospendere la

convertibilità e nel 1934 gli USA dichiararono

che i privati non potevano convertire più

i dollari in oro.

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Il collasso del sistema bancario verificatosi in Austria e in Germania

aveva infatti provocato un allarme incontrollato sulla solidità delle finanze inglesi (molti capitali britannici erano stati investiti in quei due paesi) e sulla stessa

tenuta della sterlina.

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In Germania lo Stato nazista subordinò

nettamente l'oro e la valuta alla

preparazione della guerra, e dopo aver congelato i conti esteri in marchi e limitato rigidamente

ogni pagamento estero, spese

praticamente tutte le proprie riserve auree.

Weimar

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Le banche inglesi dovettero far fronte ad un precipitoso ritiro dei capitali stranieri e ad ingenti richieste di

conversione delle sterline in oro.

Nel settembre del 1931, esauritesi le riserve auree della Banca d’Inghilterra, dovette essere sospesa la

convertibilità della sterlina e la valuta inglese fu svalutata: questo avvenimento destò sensazione, in quanto sanciva il declino della Gran Bretagna dal

ruolo di "banchiere del mondo".

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La Francia soppresse il "gold standard" quando la borghesia lottava duramente contro il governo di sinistra del Fronte popolare, guidato dal socialista Léon Blum, per evitare che si continuassero ad esportare ingenti

capitali all'estero.

Léon Blum

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Con la WWI la maggioranza dei paesi capitalisti smise di

coniare monete d'oro e limitò il cambio delle banconote in oro, cambio che venne meno

per sempre con la crisi economica mondiale del

1929-1933

L'oro cessò di essere "denaro" in questi paesi e andò sempre

più accumulandosi nei forzieri degli Stati e delle banche centrali, ed usato

come mezzo di pagamento dei debiti internazionali.

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In seguito molti altri paesi si ritrovarono costretti a prendere gli stessi provvedimenti di sospensione della

convertibilità e ritennero che il modo migliore per affrontarla fosse quello del pareggio del bilancio.

Furono costretti a ridurre drasticamente la spesa pubblica e furono imposte nuove tasse. Ma il risultato

fu solo di ridurre ulteriormente la domanda interna, aggravando perciò la recessione e la disoccupazione.

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Dal sostegno esterno alle attività produttive si

passò alle radicali misure di controllo

(cambi, prezzi e salari) fino all’assunzione da parte dello Stato, del ruolo di vero e proprio

soggetto attivo dell’espansione

economica.

Furono quindi gli Stati ad assumersi nuovi ed importanti oneri.

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Gli Usa potenziarono la domanda espandendo la spesa pubblica; in Italia, si giunse all’assunzione diretta da parte Statale di

imprese industriali in difficoltà (I.R.I.); in UK e

paesi scandinavi, si puntò su programmi di

sviluppo che tramite il credito o la manovra

fiscale, guidavano l’attività economica

verso obiettivi fissati dal potere politico.

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 Nel 1936 l’economista inglese John Maynard

Keynes con “Occupazione, interesse e moneta”, sostiene

che il mercato non riesce spontaneamente a creare

l’equilibrio fra domanda e offerta né a saper utilizzare in modo ottimale le risorse per raggiungere la piena

occupazione delle unità di lavoro disponibili.

Per cui, attribuì allo Stato il compito di accrescere il volume della domanda effettiva manovrando in senso

espansivo la spesa pubblica.

John Maynard Keynes

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A sett. del ‘38 la Germania aveva

una riserva di circa 26

tonnellate d'oro, cioè circa 17 milioni di old dollari-oro,

mentre gli Usa erano a quota

Us$ 8,126 mld e l'Inghilterra si attestava sui

Us$ 2,39 mld (ca. 3.600 tonn. oro)

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All'inizio del WWII, temendo per le proprie riserve auree, molti Stati europei portarono il loro oro negli Usa, vendendolo contro dollari o depositandolo

(es. nei sotterranei della Federal Reserve di New York).

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I nazisti, riuscirono a impadronirsi delle riserve di Austria, Jugoslavia, Grecia, e in parte anche di Francia, Belgio, Cecoslovacchia e di altri paesi

ancora che non avevano fatto in tempo a trasferire tutto l'oro all'estero.

1.300 tonn. d'oro

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Si pensa che i nazisti abbiano affondato buona parte del loro oro presso le rive della Corsica, non lontano da Bastia o nelle profondità dei laghi alpini di Toplitz in

Austria .

Oltre che alle riserve degli stati sovrani, i nazisti tolsero oro, senza

alcuno scrupolo, agli ebrei, alle chiese, ai musei, ai privati, persino

ai detenuti dei lager.

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Nel 1944, per iniziativa di Usa e UK,

i rappresentanti di 44 paesi si riunirono negli Stati Uniti, a

Bretton Woods per sanare i

profondi squilibri

economici creati dalla guerra.

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Qui, oltre a dar vita al FMI e alla World Bank (Banca Mondiale), venne fissato il prezzo dell'oro a

35 Us$/oz., valore al quale gli americani si impegnarono ufficialmente ad acquistarlo da chiunque e a

venderlo solo alle Banche Centrali.

Al US $ fu assegnato il ruolo di moneta centrale

dell'intero sistema economico, unico conio

nel quale si poteva convertire l'oro e moneta alla quale le altre venivano ancorate da cambi fissi.

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 List of Delegations at Bretton Woods

    Australia                     India

    Belgium                     Iran

    Bolivia                     Iraq

    Brazil                     Liberia

    Canada                     Luxembourg

    Chile                     Mexico

    China                     Netherlands

    Colombia                     New Zealand

    Costa Rica                     Nicaragua

    Cuba                     Norway

    Czechoslovakia                     Panama

    Dominican Republic                     Paraguay

    Ecuador                     Peru

    Egypt                     Philippines

    El Salvador                     Poland

    Ethiopia                     Union of South Africa

    France                     Union of Soviet Socialist Republics (USSR)

    Greece                     United Kingdom

    Guatemala                     United States

    Haiti                     Uruguay

    Honduras                     Venezuela

    Iceland                     Yugoslavia

Chiang Kai-shek

Camille Gutt

A. Argyropulos

J. M. Keynes H. D. White

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Gli accordi di Bretton Woods favorirono un sistema aperto,

liberista, con minime barriere e libera circolazione dei capitali privati.

Ma gli accordi derivati direttamente o no da B.W. non prevedevano un corretto controllo della quantità di

dollari emessi, permettendo così agli USA l'emissione incontrollata di moneta.

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Ogni paese partecipante fu obbligato a versare al F.M.I. una

quota di oro e di moneta nazionale e dichiarare la parità

tra la propria valuta e l’oro, o indirettamente, il dollaro Usa.

Nel 1948 la Francia fu il primo paese a legalizzare la negoziazione di oro, seguito

nel 1951 dalla Svizzera, paese che non aveva barriere

né all’importazione né all’esportazione.

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Francia e Germania contestarono più volta agli USA di esportare la loro inflazione, impoverendo così il resto del mondo.

L’oro assume il ruolo di bene rifugio e a marzo 1968 nasce il

mercato dell’oro il cui prezzo veniva determinato

dall’offerta e dalla domanda.

Nel 1954 riaprì il mercato di Londra ma negli anni ‘60 si rompe l’equilibrio tra domanda ed offerta, a causa della grave crisi del Us$ che indusse gli

operatori a forti acquisti d’oro.

1970 -1973 Triplica il prezzo

dell’oro

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Rimase in vigore fino al 1971 quando Nixon Presidente Usa, soppresse la convertibilità dell'oro con il dollaro

facendo crollare definitivamente uno dei pilastri di Bretton Woods.

Fu l'inizio del sistema di cambi fluttuanti e di una fase di instabilità e disordine monetario accentuata dallo

shock petrolifero del 1973/74, che portarono la quotazione dell'oro dal valore di Us$ 50/oz del 1970

al massimo storico di Us$1217,40/oz. dei nostri giorni.

Prezzo dell’oro

convertibilità dell'oro

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Us$ 1.113

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Visto che il Us$ non era più convertibile in oro i governi europei nel 1973 chiesero agli USA che la

parità del Us$ rispetto all’oro venisse abolita, potendo vendere oro sul mercato libero.

Nel 1976 i Paesi aderenti al FMI ufficialmente decisero l’abolizione del prezzo ufficiale dell’oro e quindi del

doppio mercato del metallo.

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Dopo il picco ’79 seguì una fase laterale nella banda 250 - 500 Us$/oz. fino ai

giorni nostri in cui, il metallo giallo ha ritoccato e superato la soglia psicologica

dei 1200 Us$/oz

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In questo modo l’oro veniva a perdere il suo ruolo di fondamento del

sistema monetario internazionale, ed il sistema di adesso è basato sul dollaro (Dollar Standard).

Con questo accordo il F.M.I. restituì una parte delle riserve

d’oro ai paesi che l’avevano depositato e ne vendette una

parte per aiutare i Pvs.

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Molte banche centrali europee, americane e asiatiche, tengono grossi quantitativi del metallo tra le loro

riserve (Fort Knox).

Segnale, a detta di molti, che rafforza la convinzione che l'oro goda di ottimi fondamentali.

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L’andamento del prezzo dell’oro è

influenzato da inflazione, domanda e

offerta, andamento del Us$, tassi di interesse,

ciclo economico e fattori specifici.

Il forte rialzo degli ultimi quattro anni, (triplicato in Us$ e raddoppiato in € ) consiglia però estrema prudenza.

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L’evoluzione della moneta?

In Europa esistono oggi vari sistemi di moneta elettronica basati su

carte, che sono di norma gestiti da istituzioni

finanziarie.

L’evoluzione è proseguita con varie forme di “moneta elettronica” e di mezzi di

pagamento elettronici apparsi negli anni ’90 ed utilizzati per acquistare beni e servizi.

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Se il valore della moneta dovesse diminuire in misura significativa, tu

perderesti fiducia nei suoi confronti.

È la fiducia del pubblico a rendere prezioso il denaro.

Allora perché questo pezzo di carta vale

tanto?

È una questionedi fiducia.

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L’importanza della stabilità dei prezziinflazione e deflazione

L’inflazione determina una perdita di valore e, di conseguenza, di potere d’acquisto della

moneta, la deflazione identifica la situazione opposta.

Si parla invece di “stabilità dei prezzi” quando il livello dei prezzi dei beni e servizi di un paese o

di un gruppo di paesi, resta mediamente invariato nel tempo e di “stabilità assoluta”

quando il medesimo importo di denaro, ad esempio €100,00 - consente di acquistare lo

stesso paniere di beni ottenibile l’anno prima.

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Inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi

L’inflazione è un incremento generalizzato e persistente del livello generale dei prezzi, e si verifica quando la moneta che può essere spesa eccede la

quantità dei beni disponibili.

AumentaQuantità di moneta

Incremento dei prezzi

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Il giorno della morte di Michael Jackson molti negozi

aumentarono i prezzi dei cd e dischi, perché tutti li

volevano (forte domanda) a qualunque prezzo;

Movimenti dei singoli prezzi e del livello generale dei prezzi

I prezzi possono crescere per un forte aumento della domanda.

In economia si verificano di norma frequenti variazioni dei prezzi anche in presenza di condizioni di stabilità.

Page 88: 1° la stabilita' dei prezzi

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Se a seguito di una cattiva annata la

produzione di granturco è scarsa,

aumenterà sicuramente il suo

prezzo;

I prezzi possono crescere per una forte scarsità di offerta.

Page 89: 1° la stabilita' dei prezzi

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Petrolio e prodotti energetici sono rincarati fra inizio ‘99 e metà 2008,

per l’effetto congiunto della crescente domanda da parte di

economie in rapida crescita e della speculazione finanziaria (derivati).

I prezzi possono crescere per un forte aumento della domanda.

Il rincaro del petrolio aveva portato all’esagerato aumento della

benzina e del costo del trasporto di tutte le altre merci, nonché alla

speculazione sui prodotti agro-alimentari trasformabili in bio-diesel.

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Negli esempi, il danaro ha perso “potere d’acquisto”, non essendo più in grado di comprare la stessa quantità

di un mese, un trimestre, un anno prima.

Tuttavia, si parla d’inflazione solo se aumenta il prezzo complessivo dell’intera gamma dei prodottiinclusi nel paniere, e non solo quello di uno.

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Possono invece diminuire in seguito al minor costo di produzione e per l’attesa di nuovi prodotti.

Computer e cellulari sono oggi molto

meno cari che in passato, poiché la

tecnologia s’è evoluta e gli impianti di

produzione sono stati ammortizzati.

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La deflazione è l’inverso dell’inflazione,cioè una diminuzione nel tempo del livello generale dei prezzi,

al di sotto da quello che la B. C. ritiene “ottimale”

Può derivare dalla scarsa domanda di beni e servizi

tipica della fase di recessione che stiamo

vivendo (2007-2009), e che obbliga le imprese ad abbassarne il prezzo.

Se invece, € 50,00 permettono di ottenere all’incirca lo stesso paniere acquistabile uno o due anni prima, si

può dire che il livello generale dei prezzi è stabile.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Il pericolo è che allora i consumatori potranno essere indotti a rinviare sistematicamente i loro acquisti di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, computer),

tenendosi invece in tasca il denaro contante.

Deflazione è la convinzione che nell’economia si diffonda l’idea che i prezzi si ridurranno

non solo oggi, ma anche in futuro.

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Non solo, le aziende con la prospettiva di veder scendere i loro prezzi di vendita e i loro margini di

profitto, saranno indotte a fare pressione sulle organizzazioni sindacali dei lavoratori per ottenere riduzioni nel livello dei salari, in assenza delle quali

faranno più facilmente ricorso ai licenziamenti.

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L’eventuale riduzione dei salari e/o l’aumento della disoccupazione potrebbe a sua volta, avvitare

ulteriormente l’economia in una spirale di recessione e ulteriore deflazione.

Contro una deflazione si può solo fare in modo che lefamiglie riprendano a consumare, consentendo alle

aziende di assumere e investire.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

.

Se aumenti e diminuzioni si compensano a vicenda,

il variare, pur considerevole, dei prezzi

di singoli beni e servizi, non è incompatibile

con condizioni di stabilità del livello generale dei prezzi.

Ma possono anche compensarsi nel breve termine, senza compromettere

la stabilità del sistema.

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Come si misurano le variazioni dei prezzi ?

In una data economia, esistono milioni di prezzi soggetti a variazioni in

funzione della domanda e dell’offerta dei rispettivi beni o servizi.

Non potendo tener conto di tutti, quali è corretto prenderne in considerazioneaffinché possano rappresentare il

livello generale?

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L’indice dei prezzi al consumoLa sua costruzione tende ad individuare un paniere di beni e servizi più acquistati e più rappresentativi del consumatore medio di una determinata economia.

Pertanto, oltre ai beni della spesa giornaliera, sono presi in considerazione quelli durevoli (auto – cellulari

computer e lavatrici), gli affitti, il costo della sanità, quello delle pensioni e del lavoro.

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L’indice dei prezzi al consumo

Mettendo assieme questa “lista della spesa” e pesando le singole voci in base al loro peso nel

bilancio totale dei consumatori, si crea il cosiddetto “paniere di mercato” 1.

1) Il peso attribuito alle singole componenti rispecchia la quota da esse rappresentata sul totale della spesa monetaria finale delle famiglie ed è oggetto

di revisione periodica per tenere conto del variare delle abitudini di consumo.

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2) A tale indice si unisce, in economia, quello dei prezzi alla produzione, che misura le modifiche apportate nel tempo dai produttori nazionali di beni e

servizi ai rispettivi prezzi di vendita.

Numerosi ”rilevatori” verificano il prezzo delle singole voci di spesa in vari punti vendita e calcolano una

volta al mese gli “indici dei prezzi al consumo” (IPCA o HIPC)2 .

Il costo del paniere viene monitorato nel tempo inmodo da determinare una serie per l’indice dei prezzi.

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L’indice dei prezzi al consumo

L’indice, che funge da misura del livello generale dei prezzi, è regolarmente esaminato per vedere di quanto

quest’ultimo è aumentato (inflazione) o, come in questo (raro) momento di deflazione, diminuito.

Viene così misurato il tasso d’inflazione sui 12 mesi, esprimendo in termini percentuali la differenza di costo diun determinato paniere rispetto all’anno precedente.

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Tutto ciò, tuttavia, rispecchia soltanto la situazione di un consumatore “medio” o

rappresentativo.

Se le abitudini di acquisto personali si discostano notevolmente

da quelle medie su cui si fondano il paniere e l’indice, il singolo

consumatore può percepire una variazione del costo della vita

diversa da quella mostrata dall’indice.

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Cioè, l’inflazione misurata dal “tasso di inflazione”

riflette soltanto la situazione media dell’economia enon corrisponde esattamente alle variazioni di prezzo

complessive percepite dai singoli consumatori.

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Misurare l’inflazione:un esempio sempliceSi immagini che un paniere di mercato rappresentativo della

spesa annua degli adolescenti sia composto da 100 panini, 50 bibite, 10 bevande energetiche e una mountain bike.

Il costo totale è dato dalla somma dei prodotti delle quantità per i prezzi. Si noti come, fra 1° e 2° anno, esso sia salito da € 300,00 a € 330,00, vale a dire del 10%. Fra il 1° anno e il 3°, invece, è passato da € 300,00 a € 360,00, con un incremento del 20%.

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.

Un altro modo per esprimere questo fenomeno è :

(P3 / P1) × 100 = (360/300) × 100 = 120,00 dove:

Tale indice fornisce un quadro generale dell’evoluzione di un gran numero di prezzi.

Indice dei prezzi del momento in cui si

vuol calcolare l’inflazione

Indice dei prezzi del periodo basa

(normalmente fatto base=100)

L‘ Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo:

• per l'intera collettività nazionale (NIC),• per le famiglie di operai e impiegati (FOI)• e l'indice armonizzato europeo (IPCA o HIPC).

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Finalità dei tre indici dei prezzi al consumo

NIC misura l'inflazione a

livello dell'intero sistema economico.

Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di

riferimento per la realizzazione delle

politiche economiche

FOI si riferisce a

consumi dell'insieme delle famiglie lavoratori

dipendenti (extragricolo).

Si usa per adeguare i valori monetari, gli affitti

o gli assegni dovuti al coniuge

separato;

IPCA o HIPCserve per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a livello

europeo.

E’ l’indicatore che verificare la convergenza delle economie dei paesi membri della UEM, ai fini

dell'accesso e della permanenza nell'Unione

monetaria.

I tre indici dei prezzi al consumo hanno finalità differenti:

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Analogie e differenze tra i diversi indici

NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è

diverso, in base all'importanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di

riferimento.

Per il NIC la popolazione di riferimento è l'intera popolazione

italiana di oltre 59 milioni di persone; per il FOI è l'insieme di famiglie che

fanno capo a un operaio o un impiegato.

I tre indici si basano su un'unica rilevazione e stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello internazionale.

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Analogie e differenze tra i diversi indici

L'IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude,

sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i

servizi relativi alle assicurazioni vita.

NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita. L'IPCA o HIPC si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore: nel caso dei medicinali, l’indice

armonizzato europeo considera la quota effettivamente a carico del consumatore (ticket), nonché le riduzioni temporanee di

prezzo (saldi e promozioni).

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Problemi di misurazione1) La progressiva perdita di rappresentatività di un dato paniere,

visto che nel tempo il consumatore tende a sostituire i beni più costosi con altri più economici.

minor utilizzo = - spesa carburante

Pertanto, se le ponderazioni non vengono corrette, la

variazione dell’indice potrebbe lievemente sovrastimare i “veri” aumenti dei prezzi.

sovrastima

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Problemi di misurazione2) La seconda difficoltà è riconducibile al fatto che risulta a volte

difficile tenere conto degli effetti di variazioni della qualitàdei prodotti.

Se la qualità di un certo

prodotto o servizio migliora

l’aumento di prezzoriconducibile a tale

miglioramento, non può e non deve essere

ritenuto inflazionistico

in quanto nonriduce il potere

d’acquisto della moneta.

1930 1960 1980 2000

Le autovetture di oggi sono molto + sicure e accessoriate di quelle degli anni ‘80 a loro volta migliori di quelle di 20 anni prima

e così via …...

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Problemi di misurazioneAnche la comparsa di prodotti nuovi o versioni più evolute di

prodotti già esistenti (ad esempio nel settore alimentare), costituisce un fenomeno rilevante che presenta delle difficoltà.

In genere, c’è un forte ritardo prima che i prezzi dei nuovi prodotti siano inclusi nell’indice per la difficoltà di raccogliere in

poco tempo informazioni sulle quote di mercato, canali distributivi principali e le marche più diffuse. Un ritardo eccessivo, tuttavia,

può alterare la piena rappresentatività delle effettive variazioni medie dei prezzi cui sono esposti i consumatori.

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L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), ossia un IPC armonizzato per tutti i paesi dell’area, costituisce un concetto relativamente recente.

In secondo luogo l’Eurostat, l’istituto della Commissione europea responsabile per questo ambito statistico a livello

UE, ha tentato di ovviare a eventuali distorsioni di misurazione dello IAPC definendo opportuni standard statistici.

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Variabili nominali e reali

L’inflazione riduce la quantità di beni acquistabili a fronte d’un determinato importo o provoca una perdita di valore o la riduzione del potere d’acquisto della moneta.

Le variabili nominali, pertanto, sono misurate a prezzi correnti e, modificandosi al variare dei prezzi e di

conseguenza dell’inflazione, non sono depurate degli effetti di quest’ ultima.

Le reali, invece, come il reddito o i salari in termini reali, sono invece al netto degli effetti dell’inflazione.

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In termini nominali, il salario di un lavoratore cresce del 3% l’anno e sale da € 2.000 a € 2.060 su base mensile.

Se nello stesso anno il tasso di inflazione è dell’1,5%, l’aumento del salario in termini reali sarà pari a:

((103/101,5) – 1) × 100 ≈ 1,48%, vale a dire a circa il 3% – 1,5% = 1,5%.

Pertanto, più alto è il tasso di inflazione a fronte di un determinato aumento del salario nominale, minore sarà il quantitativo di beni che potrà acquistare il lavoratore.

Nominale

Tasso di inflazione

Reale

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Un esempiosui tassi

Si ipotizzi di acquistare a valore tel quel un titolo di Stato con scadenza 12

mesi. Se a fronte di un esborso iniziale di € 98,04 se ne ottengono €100,00 alla scadenza, vuol dire che il titolo genera

un interesse del 2% nominale.

Si ipotizzi anche che il tasso di inflazione per l’anno sia pari all’1,5%: cioè che dopo 12 mesi

il valore di un paniere di beni all’inizio posto uguale a 100 sarà salito a 101,5.

Così il titolo frutterà circa €0,5 di reddito “reale”, cioè un interesse di circa 0,5%.

E’ ovvio che in caso di inflazione positiva il tasso di interesse reale è

inferiore a quello nominale.

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La relazione esistente tra inflazione attesa e i tassi di interesse:

“l’effetto Irving Fisher ”In economia, per tasso di interesse reale si intende

l’aumento del potere d’acquisto ottenuto grazie a un determinato investimento e la relazione fra le tre variabili

può essere rappresentata come 3:

rr = rn – π dove:

con rn si indica il tasso di interesse nominale,con rr quello reale e con π il tasso di inflazione.

3) La relazione è un’approssimazione, ragionevolmente accurata soltanto se rr , rn e π sono di valore relativamente basso. Può essere di fatto dimostrato che

1 + rr = (1 + rn) × (1 + π), ovvero che rr = rn –π – rr × π. Naturalmente, se rr e π sono di basso valore, il termine rr × π diventa trascurabile e

pertanto rr = rn – π costituisce l‘approssimazione utilizzata.

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Una diversa disposizione dei termini dell’equazione evidenzia come il tasso di interesse nominale sia pari alla somma di quello reale e del tasso di inflazione:

rn = rr + π

Questa equazione ci dice allora che:

Se io (prenditore) accendo un prestito per acquistare una nuova autovettura, con la banca (prestatore) e concordo un tasso di interesse nominale reale ex ante (rr*), non so con

esattezza come varierà l’inflazione lungo la durata del prestito e quindi, non conosco quello effettivamente realizzato, che va

sotto il nome di “tasso di interesse reale ex post (rr)”. .

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Futures

Benché prenditori e prestatori non siano in grado di prevedere con esattezza

l’inflazione futura, è però lecito ritenere che nutrano delle aspettative al riguardo.

Se si indica con π e l’inflazione attesa e con π quella effettivamente realizzata, il tasso di interesse

reale ex ante sarà: rr * = rn – π e e quello ex post risulterà rr = rn – π

C’è differenza fra i due tassi se l’inflazione realizzata non coincide con quella attesa.

Il tasso di interesse nominale ex ante riflette solo l’inflazione attesa, poiché quella

realizzata è ignota alla stipula.

rn = rr* + π e

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L’uguaglianza è nota come “equazione di Fisher” dal nome dell’economista Irving Fisher (1867–1947) e mostra che il tasso di interesse nominale rn è funzione di quello reale ex ante (rr*) e

del tasso di inflazione atteso (π e).

rr * = rn - π e

INFLAZIONEINVESTIMENTO TASSO FISSO

RENDIMENTO REALE

DEBITO MUTUO CASA TASSO FISSO

INFLAZIONE PESO DELLA RATA

rr * = rn - π e

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da cui deriva

Dove rr come il tasso reale, rn come il tasso nominale e π come il tasso di inflazione attesa.

Esempio Considerando il tasso di rendimento del BTP (scadenza 1/3/2036 - cedola 4.25%) con Yield to Maturity pari al 3.81% per anno:e

scomponendolo in un tasso d'interesse reale del 2% e una inflazione attesa del 1.775% (considerandolo free risk), la formula

esatta dà: 1.02 x 1.01775 = 1.0381, cioè un tasso nominale del 3.81% . L'equazione di Fisher, invece, porta a calcolare 2% +

1.775% = 3.775% (trascurando rr * π ) ne deriva che il rendimento reale a scadenza di un titolo è pari al rendimento nominale

depurato della componente inflazionistica. 3.775% è quasi uguale a 3.81%.

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Pertanto, un alto tasso di interesse nominale su un deposito o su un titolo di Stato potrebbe

riflettere attese di inflazione elevata e non per forza rendimenti reali attesi consistenti.

Occorre infatti tener presente che, in determinate

circostanze, i tassi di interesse nominali, possono

includere premi per il rischio compresa l’incertezza

connessa all’inflazione, al tasso di cambio e

all’eventualità di insolvenza.

Tale concetto è importante per chiunque presti denaro o lo prenda in prestito.

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I vantaggi della stabilità dei prezziLa stabilità dei prezzi influisce in senso positivo sul

tenore di vita contribuendo a...

Inflazione e Deflazione non sono ritenuti fenomeni desiderabili: infatti comportano

costi e svantaggi notevoli.

La stabilità dei prezzi evita questi costi e offre benefici ai cittadini contribuendo al raggiungimento di livelli

elevati di benessere economico, anche sotto forma di un alto tasso di occupazione.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... attenuare l’incertezza circa l’evoluzione generale dei prezzi, migliorando la trasparenza dei prezzi relativi...

La stabilità dei prezzi consente di valutare meglio le variazioni

dei prezzi dei beni, in quanto non sono celate da quelle del livello

complessivo dei prezzi.

Se ad esempio, il prezzo di un prodotto cresce del 3%, ma il livello generale dei prezzi è stabile, il consumatore lo legge

come un aumento di prezzo specifico di quel prodotto e su tale base deciderà di

limitarne l’acquisto o sostituirlo con altro.

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I vantaggi della stabilità dei prezziAnalogamente, in caso di deflazione, i consumatori potrebbero non rendersi conto che il ribasso di un prodotto specifico rispecchia l’andamento generale

dei prezzi e non un calo di prezzo del prodotto specifico.

Prezzi stabili evitano di male interpretare le variazioni del livello generale dei prezzi come variazioni dei prezzi relativi e consentono di adottare decisioni di consumo

e di investimento meglio informate.

Rottamazione auto

Di conseguenza, essi potrebbero essere indotti ad acquistarne più

del dovuto.

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I vantaggi della stabilità dei prezziL’incertezza circa l’evoluzione futura del

tasso di inflazione può indurre le imprese ad adottare decisioni sbagliate

in materia di occupazione.

Come pure lavoratori e sindacati che, incerti sul quadro inflazionistico futuro, chiedono aumenti consistenti dei salari nominali pensando che elevati tassi di inflazione futuri possano falcidiare le retribuzioni reali.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

La stabilità dei prezzi

Incertezza sulla

inflazione

riduce ed evita errori di

allocazione di risorse

Decisioni e informazioni

sbagliate

Aiutando il mercato a indirizzare le risorse dove possono essere impiegate in modo più produttivo, una

stabilità durevole dei prezzi accresce l’efficienza dell’economia e quindi il benessere delle famiglie.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... ridurre i premi per il rischio di inflazione nei tassi di

interesse...

Se il creditore ha la certezza di prezzi stabili in futuro,non richiederà “premi per il rischio di inflazione” come

compenso per la detenzione di attività nominali sul più lungo periodo.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

Riducendo i premi al rischio, si ottengono

tassi di interesse nominali inferiori, e la

stabilità dei prezzi concorre ad accrescere

l’efficienza con cui i mercati dei capitali

assegnano le risorse, aumentando così gli incentivi a investire.

Ciò promuove a sua volta la creazione di posti di

lavoro e, più in generale, il benessere economico.

Premio di rischio %

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

Un credibile mantenimento della stabilità dei prezzi riduce anche la probabilità che i singoli cittadini e le imprese distolgano risorse da utilizzi produttivi pertutelarsi, ossia “coprirsi”, contro l’inflazione o la deflazione.

... evitare inutili attività di copertura...

In un contesto di alta inflazione esiste l’incentivo ad accumulare

beni reali che conservano il loro valore meglio della moneta

o di alcune attività finanziarie.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... contenere gli effetti distorsivi dei regimi fiscali e di

sicurezza sociale...

I regimi fiscali e di sicurezza sociale possono determinare incentivi che influiscono in senso distorsivo sul comportamento economico.

Infatti, incrementi salariali per compensare i lavoratori dell’erosione inflattiva,

potrebbero assoggettarli ad aliquote impositiva più elevate: “fiscal drag”.

Distorsioni che possono essere esacerbate dall’inflazione o

dalla deflazione.

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La stabilità dei prezzi favorisce la crescita economica e l’occupazione …

• … perché è più facile confrontare i prezzi

In condizioni di stabilità dei prezzi non è difficile controllare se il prezzo dell’ultimo modello di jeans sia

aumentato rispetto a quello delle scarpe da ginnastica più moderne.

I consumatori possono quindi scegliere meglio e le imprese decidere investimenti in modo più consapevole.

Page 133: 1° la stabilita' dei prezzi

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In condizioni di inflazione (o deflazione) i prezzi di tutti i beni registrano variazioni significative, che rendono difficoltoso valutare se un prodotto sia divenuto più

economico o più caro rispetto ad altri.

Imprese e consumatori possono, quindi, fraintendere tali variazioni e compiere errori nel decidere i propri

acquisti.

Ciò determina un uso non proficuo delle risorse.

Fascia di stabilità

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• … perché costa meno prendere denaro in prestito

Se i prezzi sono stabili, chi risparmia (o presta) denaro accetta tassi di interesse più bassi, perché si aspetta

che il valore del suo denaro rimarrà a lungo costante.

AI contrario, cercherebbe invece di tutelarsi dalla incertezza riguardo al valore futuro del denaro esigendo

tassi di interesse più alti.

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Di conseguenza, in condizioni di stabilità dei prezzi chiunque prenda denaro in prestito può beneficiare di tassi di interesse più stabili.

costi di indebitamento inferioriper le imprese

per macchinari e investimenti più moderni

per le famiglieuna nuova un’automobile o una casa.

incentivo agli

investimenti

migliora la competitività

crea nuovi posti di lavoro

crescita economica e occupazione

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L’iperinflazioneL'inflazione da una mano ai Governanti indebitati (specie se a tasso fisso BTP) ma distrugge buona parte della ricchezza dei risparmiatori e aumenta la spesa pubblica.

Una situazione di tassi di inflazione estremamente elevati e/o in continua crescita che sfugge ad ogni controllo

prende il nome di “iperinflazione”.

1922 Germania 5.000% 1985 Bolivia + del 10.000%1989 Argentina 3.100% 1990 Perù 7.500%1993 Brasile 2.100% 1993 Ucraina 5.000%

Alcuni dei paesi interessati da tali episodi nel XX° sec., con l’indicazione del tasso di inflazione annuo raggiunto.

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Un tasso di inflazione mensile pari al 50% comporta un aumento del livello dei prezzi di oltre cento volte nel giro di un anno e di più

di due milioni di volte in tre anni.

Di fatto, l’iperinflazione iniziata in Germania nel primo dopoguerra e

culminata nel 1923 ha avuto conseguenze economiche, sociali

e, come viene ampiamente riconosciuto, politiche, devastanti.

Con l'iperinflazione" fuori controllo della Repubblica di Weimar in Germania, 1923, i

bambini giocavano con mazzi di banconote. (Photo: Hulton Deutsch)

Weimar

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In tali situazioni sfumano i risparmi e un’ampia fascia dipopolazione subisce un notevole calo di ricchezza.

La consapevolezza di un costante

aumento dei prezzi

Un circolo vizioso

Induce i lavoratori a rivendicare salari più elevati nel timore di

ulteriori rincari

che di fatto si verificano a seguito del cresciuto costo della manodopera e quindi di produzione

Tutti iniziano a sbarazzarsi del proprio denaro

Ogni giorno il danaro sisvaluta, e la gente spende a ritmi

sempre maggiori.

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I governi reagiscono alla perdita di valore della moneta accrescendo degli zeri alla valuta cartacea.

Diventa impossibile tenere il passo con

l’esorbitante aumento dei prezzi

Un circolo vizioso

I costi dell’iperinflazione

diventano insostenibili.

La moneta perde completamente il suo

ruolo di riserva di valore

di unità di conto e mezzo di scambio.

Si diffonde il baratto, e la moneta cartacea viene man mano soppiantata da mezzi di scambio alternativi, quali le sigarette,che non perdono

valore con l’inflazione.

Page 141: 1° la stabilita' dei prezzi

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... accrescere i vantaggi connessi alla detenzione di contante...

I vantaggi della stabilità dei prezzi

L’inflazione può essere vista come un’imposta

occulta sulla detenzione di liquidità in depositi non

remunerati a tassi di mercato, che vede calare i propri saldi monetari reali

e quindi la propria ricchezza finanziaria reale,

come se gliene venisse sottratta una parte.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

tasso di interesse

atteso

tasso di interesse

atteso

domanda di liquidità da parte

delle famiglie

domanda di liquidità da parte

delle famiglie

La domanda di contante

Detenere liquidità semplifica le transazioni, se così non fosse, non esisterebbe alcun incentivo a detenere

contante non remunerato.

Un’ inflazione attesa più elevata e, di conseguenza, un tasso di interesse nominale superiore, tendono pertanto a influire in senso negativo sulla domanda di moneta.

Page 143: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezziOggi l’interesse sui depositi bancari è prossimo a 0,25% e quello su un titolo di Stato a breve, appena 1%, così che la detenzione di € 1.000 in banconote comporta una perdita di € 10 l’anno.

Page 144: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezziSe si ipotizza che un’

inflazione più elevata determini un

aumento dei tassi nominali al 10% :

continuando a detenere € 1.000,00 in contanti, la perdita

salirebbe a € 100 l’anno, circa 2 euro

per settimana, stimolando una

minore richiesta di liquidità.

Dunque, maggiore è il tasso di interesse, inferiore sarà la

domanda di banconote = la domanda di moneta è “elastica

al tasso di interesse”.

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e

reddito...

La stabilità dei prezzi evita i problemi economici, sociali e politici connessi alla redistribuzione arbitraria di ricchezza e di reddito che si osserva durante gli episodi di inflazione e deflazione.

Page 146: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

In caso di aumento inatteso dell’inflazione, chi vanta crediti nominali, ad esempio sotto forma di contratti salariali sul più lungo periodo, depositi bancari otitoli di Stato, vedrà scendere il valore reale degli

stessi tanto + quanto più l’inflazione salirà.

Mi avevano detto, vuoi

essere furbo, garantisciti un tasso fisso per cinque anni ..

E pensare che ero

indebitato fino al

collo …

... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito...

Page 147: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e

reddito...

In tale situazione tuttavia i debitori, sono spesso nell’impossibilità di rimborsare il capitale e rischiano persino l’insolvenza, compromettendo il futuro dei creditori e di quanti lavorano per le imprese insolventi.

Episodi di deflazione inattesa invece, potrebbero beneficiare chi vanta crediti nominali, poiché ne

aumentano il valore (salari o depositi), in termini reali.

rr * = rn - π e

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I vantaggi della stabilità dei prezzi

Perciò se un lavoratore perde il suo posto di lavoro, non può che cercare un nuovo

impiego altrove, sia pure ad un salario più basso, o sperare in un

aiuto dagli ammortizzatori sociali o

privati o dello Stato.

Il bene principale delle persone povere è il loro lavoro, un bene che può essere

impiegato in qualsiasi settore. Contributi

fissi durantel’attività

CIGS

CIGO = 80% redd. x 52 sett.

Page 149: 1° la stabilita' dei prezzi

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Gli aspetti sociali della stabilità dei prezzi

Stabilità dei prezzi

stabilità sociale

Inflazione prezzi crescenti

disagio e perdite aicittadini

riduce il valore del risparmio

Penalizza le fasce

più deboli

Inflazione (o deflazione) elevati

generano instabilità sociale

Page 150: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezzi... contribuire alla stabilità finanziaria

Si ipotizzi ad esempio che una banca eroghi prestiti a lungo

termine a tasso fisso finanziati da depositi a breve.

Con l’aumento dell’inflazione, scende il

valore reale delle attività.

La Banca può trovarsi esposta a problemi di solvibilità che possono provocare una “reazione a catena” negativa.

In stabilità invece, il valore reale delle attività non é esposto agli

shock defla-inflazionistici e la stabilità finanziaria ne risulta

accresciuta.

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I vantaggi della stabilità dei prezziMantenendo la stabilità dei prezzi, le BC concorrono al

conseguimento di finalità economiche più generali

Una Banca Centrale che garantisca la stabilità

dei prezzi, contribuisce in misura significativa al

conseguimento di finalità economiche più generali quali: il miglioramento del tenore di

vita il mantenimento dell’attività economica e dell’occupazione su livelli

elevati e più stabili.

Page 152: 1° la stabilita' dei prezzi

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I vantaggi della stabilità dei prezziMantenendo la stabilità dei prezzi, le BC concorrono al

conseguimento di finalità economiche più generali

Andamento dell’inflazione nelle aree principali

Page 153: 1° la stabilita' dei prezzi

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Riscontri economici, dimostrano che le economie contraddistinte da tassi di inflazione

più bassi registrano crescita mediamente superiori in termini reali.

Riscontri economici, dimostrano che le economie contraddistinte da tassi di inflazione

più bassi registrano crescita mediamente superiori in termini reali.

Page 154: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Possibilità e limiti di politica monetaria: uno sguardo.

La politica monetaria delle BC influisce sull’economia in quanto unica emittente

di banconote e riserve bancarie, la banca

centrale è la fornitrice monopolistica di quella

che viene definita “base monetaria”.

Page 155: 1° la stabilita' dei prezzi

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In virtù di tale

monopolio, essa può influire sulle

condizioni del

mercato monetario e guidare

l’andamento dei tassi di interesse a

breve termine.

Page 156: 1° la stabilita' dei prezzi

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Page 157: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Nel breve, la BC è in grado di influire sull’economia reale

Variando i tassi a breve, una BC influisce sulle decisioni di spesa e di risparmio delle famiglie

e delle imprese.

tassi più elevati

meno prestiti per finanziare i consumi

o investimenti difamiglie e imprese

Minor consumo

+ risparmioManovra restrittiva

Page 158: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Nel lungo periodo, le variazioni dell’offerta di moneta agiscono sul livello generale dei prezzi...

Nondimeno, gli economisti ritengono generalmente che nel lungo periodo, una variazione della quantità di moneta della BC, si rifletta esclusivamente sul livello dei prezzi.

Tale variazione equivale ad una

modifica dell’unità di conto, e lascia

immutate tutte le altre variabili come

Pil ed occupazione.

E’ un po’ come passare dai

chilometri alle miglia: non

cambierebbe la distanza effettiva

fra due punti.

Di norma, trascorre molto tempo prima che i prezzi avvertano gli effetti della

politica monetaria.

Page 159: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

... ma non sul livello dell’occupazione o del reddito reale

Le determinanti principali dell’occupazione e dei redditi reali sul lungo periodo sono:

la tecnologiaandamenti

demograficidiritti di

proprietà

politiche di welfare

e altre norme che incidono sulla flessibilità dei mercati e sugli incentivi a fornire lavoro e capitale e a

investire in risorse umane.

politica fiscale

Page 160: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

La moneta e i tassi di interesse: come può la politica monetaria influenzare i tassi di interesse ?

La BC fissa i tassi di interesse nominali a breve applicati agli enti creditizi che

ricorrono al suo finanziamento.

Gli enti debbono infatti procurarsi banconote per i propri clienti e per ottemperare all’obbligo di riserva

mediante i depositi detenuti presso la BC.

BC, unica emittente di banconote (riserve), e della base monetaria, determina i tassi ufficiali, cioè i tassi

a breve sui prestiti concessi agli enti creditizi.

Page 161: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Cosa si intende per “vischiosità dei prezzi”?

E’ dimostrato che spesso le imprese non adeguano immediatamente i prezzi dei beni, alle variazioni

della domanda o dell’offerta, benché alcuni

prezzi, come quello del petrolio, siano corretti con notevole frequenza, gli altri cambiano su base soltanto

mensile o annuale.

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

1) I prezzi sono spesso stabiliti a lungo termine fra clienti e imprese al fine di ridurre le incertezze e i costi connessi a trattative frequenti.

2) Possono essere mantenuti costanti dalle imprese per non irritare la clientela abituale con ritocchi continui.

3) Ci sono costi connessi alla modifica di un listino prezzi già stampato e pubblicato.

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Si ipotizzi un aumento di M3 da parte della BC, con

l’emissione di ulteriori banconote e l’acquisto

di titoli di Stato.

Si ipotizzi un aumento di M3 da parte della BC, con

l’emissione di ulteriori banconote e l’acquisto

di titoli di Stato.

Essendo disposti a detenere quantitativi superiori di moneta e a ridurre le proprie disponibilità di titoli di

Stato solo a seguito di un calo di rendimento (tasso), alla maggiore offerta di moneta deve corrispondere

una riduzione del tasso di interesse nominale.

QUANTITATIV

E

EASING

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Vischiosità è un termine utilizzato nelle scienze sociali, in particolare in economia, per

descrivere una situazione in cui una variabile oppone resistenza ad un cambiamento.

La vischiosità dei prezzi sul breve periodo, dunque, comporta che le attese di inflazione a breve restano

sostanzialmente invariate.

Di conseguenza, una variazione dei tassi di interessenominali a breve termine si traduce in una correzione

del tasso (rr *) di interesse reale atteso ex ante.

rr * = rn - π e

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

L’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sulle decisioni di spesa dei consumatori e delle imprese

Il rialzo dei tassi reali accresce la propensione al risparmio delle famiglie, poiché aumenta la remunerazione di quest’ultimo in termini di consumi futuri.

si incrementa il risparmio.

calo dei consumi correnti

Page 166: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

L’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sulle decisioni di spesa dei consumatori e delle imprese

Il rialzo dei tassi reali deprimono gli investimenti delle imprese, riducono il numero di progetti di

investimento in grado di offrire remunerazioni sufficienti a coprire il maggior costo del capitale.

scoraggia gli investimenti correnti delle

imprese.

contrae l’economia nel suo insieme, flette la domanda aggregata, crea “inasprimento”

Page 167: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Potrebbero passare mesi o anni prima che un’impresa possa reimpostare un nuovo piano di investimenti, o realizzare nuovi impianti o apparecchiature particolari.

Anche l’edilizia abitativa reagisce con ritardo, poiché il processo di trasmissione della politica monetaria non è in grado di controllare la domanda di beni e servizi sul breve periodo.

Esiste un notevole sfasamento temporale fra il l’azione della BC e la sua ripercussione sull’economia.

Page 168: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

L’incidenza delle variazioni della domanda aggregatasull’attività economica e sull’evoluzione dei prezzi

Figura 1: Domanda aggregata e offerta aggregata di breve periodo

La fig. 1 descrive l’andamento della AD (aggregate demand) e della AS

(aggregate supply) collocando il livello dei prezzi sull’asse delle

ordinate e il prodotto in termini reali su quello delle ascisse.

Per conoscere l’andamento della domanda aggregata va analizzata

l’evoluzione delle decisioni di spesa reale al mutare del livello dei prezzi, ipotizzando ferme le altre condizioni.

domanda aggregata

offe

rta a

ggre

gata

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domanda

offe

rta

Si dimostra che la curva della domanda aggregata ha un’inclinazione negativa.

A parità di offerta di moneta, un

rialzo dei prezzi riduce i saldi

monetari reali, mentre un ribasso

dei prezzi determina una

maggiore domanda di

produzione in termini reali.

Page 170: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

L’offerta aggregata e il livello dei prezzi nel breve periodo

Con “offerta aggregata” si designa l’offerta di beni e servizi prodotti dalle imprese.

Ma in che modo una variazione del livello dei prezzi influisce sulla produzione in termini reali ?

Se i salari nominali restano invariati, un rialzo dei prezzi determinerà sostanzialmente un calo dei salari reali.

Ciò renderà più profittevole per le imprese assumere altri lavoratori

e accrescere la produzione.

Page 171: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Se tutti gli altri fattori restano invariati, un rialzo dei prezzi induce quindi le imprese ad accrescere gli

occupati e la produzione. prezzi

Pertanto, sul breve, la curva dell’offerta aggregata risulta

inclinata verso l’alto.

offerta

L’intersezione o “punto di equilibrio”, descrive la coincidenza fra le forze di mercato, determina il livello

dei prezzi e del prodotto esistenti in un’economia.

Page 172: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

offe

rta

Cosa succede in caso di squilibrio?

Si immagini un’economia con prezzi superiori a quello di equilibrio: l’offerta e la domanda si collocherebbero

rispettivamente sopra e sotto del punto di equilibrio.

Ne conseguirebbe una domanda inferiore all’offerta, che indurrebbe alcuni fornitori

ad abbassare i prezzi.

Ciò comporterebbe a sua volta un aumento della domanda aggregata.

Nel contempo, alla riduzione dei prezzi farebbe seguito un aumento dei salari reali, in quanto quelli nominali restano

invariati nel breve periodo.dom

anda Crescerebbe il costo per le imprese e siosserverebbe una tendenza a ridurre la

produzione abbassando l’offerta.

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L’offerta aggregata sul lungo periodo

Nella curva dell’offerta di breve periodo gli effettipositivi di un livello più elevato dei prezzi sul prodotto in termini reali durano soltanto finché i salari nominali, e di

conseguenza anche quelli reali, restano invariati.

In realtà, i salari nominali vengono stabiliti con frequenza più o meno annuale o al massimo

biennale.

Ma non accettando la riduzione dei salari reali (provocata dall’inflazione), lavoratori e/o sindacati vorranno compensare con incrementi retributivi.

I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

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Ma se ciò riporterà i salari reali sui livelli precedenti l’aumento dei prezzi, a produttiva immutata, le imprese

non riterranno più profittevole mantenere i più elevati livelli di occupazione e li ridurranno.

Concludendo, nel lungo periodo l’inflazione non erode i salari reali e non

influisce né sull’occupazione né sulla produzione : nel lungo la

curva dell’offerta aggregata è verticale.

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L’intersezione della curva AS con l’asse x, (AS*)

viene chiamata “prodotto potenziale” e rappresenta

il valore dei beni e dei servizi finali prodotti

quando le risorse dell’economia sono

pienamente utilizzate, dato lo stato corrente della

tecnologia dell’economia.

Fig. 2: Domanda aggregata e offerta aggregata di lungo periodo

Finora ogni valutazione su prezzi e prodotto reale è stata fatta a parità di tutti i fattori diversi, occorre però capire cosa può

succedere al variare della normativa del mercato del lavoro dei regimi fiscali, pensionistici e previdenziali e altri fattori.

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I fattori che determinano la traslazione delle curve

• l’espansione della spesa pubblica,• la riduzione delle tasse,• il deprezzamento valutario• l’incremento della ricchezza in termini reali,• il rincaro dei titoli azionari• il rincaro dei terreni,• la crescita dei consumi• della spesa per investimenti• aspettative su maggior consumo e investimenti.

Inducono un aumento della domanda aggregata (determinando uno spostamento della curva AD verso

l’esterno o verso destra)

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I fattori che determinano la traslazione delle curve

Se ad esempio le imprese si attendono una maggiorazione degli utili, tenderanno ad accrescere la spesa per investimenti.

Così, se le famiglie prevedono che incrementi della produttività nel lavoro,

determinino un aumento dei redditi reali, accresceranno la spesa per consumi.

Perciò, se migliora la fiducia dei consumatori e

degli investitori, generalmente cresce la domanda aggregata.

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I fattori che determinano la traslazione delle curve

Per quanto riguarda gli effetti della politica

monetaria,è possibile osservare come l’incremento dell’offerta di

moneta e la connessa, riduzione dei tassi di

interesse in termini reali provochino un’espansione della domanda aggregata

e di conseguenza uno spostamento

verso destra della relativa curva **

** Gli economisti esprimono spesso il calo della domanda

di moneta in termini di aumento della velocità di circolazione della moneta.

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Se a parità di offerta di moneta si riduce la disponibilità a detenere contante, lo stock di moneta disponibile dovrà cambiare di mano più spesso e quindi circolare di più = aumenta la velocità di circolazione

I fattori che determinano la traslazione delle curve

Calo della Domanda di moneta

aumento della velocità

di circolazione della moneta.

La velocità con la quale la moneta viene

trasferita tra i vari detentori e determina la

quantità di moneta necessaria per un

determinato livello di transazioni.

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I fattori che determinano la traslazione delle curve

Allo stesso modo, variazioni di segno opposto fanno diminuire la domanda aggregata (e quindi spostare

verso sinistra la curva AD).

E’ evidente che l’aumento dei prezzi dei fattori produttivi, quali i salari, o del petrolio,

determina una traslazione della curva verso sinistra.

I progressi tecnologici o gli incrementi di produttività la

spostano invece verso destra poiché, a parità di

manodopera, consentono di accrescere la produzione senza aumentare i costi.

Page 181: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano la traslazione delle curve

Si dimostra che gli spostamenti della curva

dell’offerta e/o della domanda possono variare il livello generale dei prezzi.

Un calo dell’offerta (AS verso sinistra) sarà

accompagnato nel breve da una diminuzione del

Prodotto reale e da un concomitante aumento dei

prezzi,

mentre un incremento della domanda (AD verso destra) si tradurrà, a breve termine,

in una espansione dell’attività in termini reali e in un incremento dei prezzi.

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezziFig. 3: Variazioni della domanda aggregata e dell’offerta

aggregata di lungo periodo

Se la curva dell’offerta è verticale, tipica del lungo periodo, le variazioni della domanda aggregata influiranno sui prezzi ma

non sul prodotto.

Ad un aumento dell’offerta di moneta, la curva della domanda aggregata si

sposterebbe verso destra (AD1 AD2) e, sul lungo

periodo, l’economia troverebbe un nuovo

equilibrio con prezzi più elevati a fronte di un livello invariato di produzione in

termini reali.

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Riepilogando

L’aumento dei prezzi, cioè l’inflazione, si verifica solo se diminuisce l’offerta o se la

domanda continua a salire nel tempo e ciò avviene solo se la politica monetaria asseconda

tale andamento con bassi i tassi e alti i livelli di crescita della

moneta.

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Riepilogando

In altri termini, possono determinarsi spinte inflazionistiche se

intervengono cambiamenti (gli economisti parlano spesso di “shock”per riferirsi a variazioni inattese degli

andamenti economici) che inducono i consumatori

ad aumentare le proprie spese o le imprese

a ridurre la produzione.

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“inflazione da domanda”

“inflazione da costi”.

Aumento della domanda di moneta

Aumento dei costi

contrazione dell’offerta

aumenta l’offerta aggregata

diminuisce la domanda aggregata.

pressioni deflazioni

stiche

pressioni deflazioni

stiche

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In un caso di inflazione da domanda, qualunque fattore che accresca la

domanda aggregata può provocare un incremento dei prezzi.

I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

In genere, la politica monetaria deve poter garantire la stabilità

dei prezzi.

In caso di pressioni inflazionistiche, la BC aumenta i tassi (reali) per evitare che tali pressioni si traducano in scostamenti più persistenti dal livello di stabilità dei prezzi.

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I fattori che possono creare una crescita dei prezzi nel breve periodo e quindi inflazione.

deprezzamento del cambio

L’aumento degli acquisti da parte delle amministrazioni pubbliche,

La politica monetaria

pressioni dalla domanda estera di beni nazionali (esportazioni).

Page 189: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo

Quali sono esattamente i fattori che determinano una riduzione dell’offerta aggregata e pertanto un rialzo

dei prezzi nel breve periodo?

la flessione della

produttività

gli aumenti dei costi diproduzione (salari reali e MP, specie il petrolio)

carico fiscale imposto alle imprese dai

governi.

Page 190: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo

L’aumento dei prezzi degli input può essere causato

da un’offerta di MP, quali il petrolio, inferiore alle attese

o dall’espansione della domanda mondiale di MP.

Anche gli aumenti dei salari reali non

accompagnati da incrementi di produttività fanno scendere l’offerta

aggregata e l’occupazione.

Page 191: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009Anche il maggiore potere contrattuale dei sindacati può

determinare salari reali più elevati.

I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo

Gli incrementi retributivi, possono dipendere anche da una minore offerta di manodopera, provocata

ad esempio, dall’aumento della

tassazione applicata ai redditi da lavoro, che per

effetto riducono gli incentivi al lavoro.

Page 192: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo

Se i fattori sopra descritti funzionano in senso opposto, si verifica un aumento dell’offerta

aggregata.

A parità di altre condizioni, un incremento di produttività dovuto al progresso tecnologico, farà

diminuire i prezzi e aumentare l’occupazione sul breve, perché renderà più conveniente assumere nuovi lavoratori a un livello salariale determinato.

Tuttavia, se i salari reali crescessero con la produttività, il livello di occupazione resterebbe invariato.

Page 193: 1° la stabilita' dei prezzi

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Il ruolo delle attese di inflazioneLe attese di inflazione influiscono sugli accordi salariali in quanto un

incremento futuro dei prezzi riduce la quantità di beni e servizi che sarà possibile acquistare con

un determinato salario nominale.

Un’inflazione attesa elevata, induce sindacati e lavoratori a richiedere incrementi di salario in sede di

contrattazione.

Ma accordi salariali più onerosi, aumentano i costi delle imprese, che potrebbero essere trasferiti ai clienti sotto forma di prezzi più alti.

Page 194: 1° la stabilita' dei prezzi

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Il ruolo delle attese di inflazioneUn’attesa di salari in crescita, quindi dei costi di produzione, può indurre le

imprese ad innalzare i prezzi dei listini con effetto immediato.

Se ne deduce allora che:“ il comportamento di chi si attende un incremento futuro

dell’inflazione può determinare, esso stesso, tale incremento nell’immediato ”.

Per questo è importante che la politica monetaria sia credibile nel suo obiettivo di stabilizzare le attese di inflazione nel lungo periodo su livelli contenuti, in linea

con la stabilità dei prezzi.

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I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più lungo periodo

La politica monetaria non è in grado d’evitare che sviluppi o shock inattesi dell’economia reale si ripercuotano nel breve

periodo sull’inflazione, ma può controllare l’evoluzione

dei prezzi sul lungo periodo e la tendenza dell’inflazione, cioè la capacità di riassorbire i fattori di disturbo di breve periodo, che hanno generato

la variazione dei prezzi.

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I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più lungo periodo

L’altra curva che determina lo stato di equilibrio dell’economia è quella della domanda aggregata AD.

Può aumentare (AD vs. destra) per effetto della spesa delle

amministrazioni, per l’aumento dell’export, per la crescita della

produttività, dei consumi e degli investimenti.

Ma è ovvio che nel lungo termine, un livello generale dei

prezzi elevato, possa essere determinato solo da una

politica monetaria a lungo fortemente espansiva.

Page 197: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Nel periodo successivo all'iniezione di liquidità, la curva si sposta parallelamente verso destra, facendo

tornare la disoccupazione al livello precedente.

Se le autorità non riescono a spiazzare continuamente gli operatori con ulteriori manovre, il successo della

politica monetaria sarà solo provvisorio.

Infatti il rischio di cadere in una spirale inflazionistica, pericolosa per la stabilità e la fiducia degli agenti

nello Stato diventa elevato.

Page 198: 1° la stabilita' dei prezzi

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Se per far calare la disoccupazione nel 2010 fosse necessario aumentare il tasso d’inflazione del 2%, nel 2011, per mantenere il livello 2010, è possibile che sarà fissata un'inflazione al 4%,

spiazzando di nuovo chi opera in quell'economia.

In alternativa, il sistema si correggerà ad oscillazioni, con contrazioni ed espansioni delle curve aggregate di domanda ed

offerta, fino a raggiungere un nuovo stato di equilibrio ad un livello di inflazione, presumibilmente, maggiore.

Ciò significa che la non neutralità della moneta (e la politica monetaria) è valida solo nel breve periodo.

I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Page 199: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Sono quindi le decisioni di politica monetaria a determinare se

l’inflazione viene mantenuta bassa o lasciata libera di aumentare.

Sul lungo periodo, i processi inflazionistici sono innescati da un

aumento sostenuto dell’offerta di moneta che equivale a un indirizzo monetario fortemente espansivo.

l’offerta di moneta

l’offerta di moneta

il tasso di interesse a

breve termine

il tasso di interesse a

breve termine

regolaregola

Controllo dell’inflazione a medio lungo termine

Page 200: 1° la stabilita' dei prezzi

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I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi

Se la banca mantiene i tassi a breve termine su livelli troppo bassi e nel contempo accresce

eccessivamente l’offerta di moneta, anche il livello dei prezzi salirà rapidamente.

Questo semplice risultato viene illustrato da un concetto economico

fondamentale che affronta in maggiore

dettaglio la relazione fra moneta e prezzi: ossia

dalla teoria quantitativa della moneta.

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Teoria quantitativa della moneta.

ΔM = ΔYR + ΔP – ΔV dove:

La variazione dello stock di moneta (ΔM) in un’economia è pari alla:

variazione dell’attivitàreale (ΔYR)

variazione del livello dei

prezzi (ΔP)

variazione della velocità di

circolazione della moneta (ΔV) **.

la variazione delle transazioni nominali(**) ΔV può definirsi

come la velocità con cui la moneta viene

trasferita fra vari detentori e determina la

quantità di moneta necessaria per un dato

livello di transazioni nominali.

Nel lungo termine, il livello dei prezzi dipende dalle variazioni della

quantità di moneta e varia in misura proporzionale al variare di quest’

ultima.

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La politica monetaria della BCECenni storici - Gli antefatti – le tre fasi dell’UME

Con una relazione presentata nell’aprile 1989 il comitato guidato da Jacques Delors, propose l’introduzione della UEM attraverso tre fasi distinte ma progressive.

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Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro

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Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro

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Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro

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Area dell’euro Area dell’euro: area costituita dagli

Stati membri dell’Unione

europea che hanno adottato l’euro come

moneta unica.

Banca centrale europea (BCE):

istituita il 1° giugno 1998

a Francoforte sul Meno (Germania), si colloca

al centro dell’Eurosistema.

Eurosistema: comprende la BCE e le

banche centrali nazionali degli

Stati membri che hanno già introdotto

l’euro.

Page 213: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’Eurosistema: il custodedella stabilità dei prezzi

BCE + BCN area euro formano l’Eurosistema, il cui

obiettivo principale è preservare la

stabilità dei prezzi nell’intera area dell’euro.

IACP<2%

Nel perseguimento della stabilità dei prezzi, la BCE

si prefigge lo scopo di mantenere il tasso

d’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2%

sul medio periodo.

Page 214: 1° la stabilita' dei prezzi

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La politica monetaria della BCELe 13 BCN

dell’area euro e BCE

costituiscono l’Eurosistema,

che si distinguerà dal SEBC finché vi saranno Stati

membri dell’UE che non hanno ancora adottato

la moneta unica.

Page 215: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’Eurosistema ...

Le BCN che non hanno ancora aderito all’euro sono: Danimarca, Svezia, Regno Unito e nove dei dieci

paesi entrati a far parte dell’UE il 1/5/04 (Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria,

Malta, Polonia e Slovacchia) nonché Bulgaria e Romania, membri UE dal 1/1/07 che non partecipano

al processo decisionale riguardante la politica monetaria unica.

Questi paesi continuano a utilizzare la valuta nazionale e a condurre la propria politica monetaria.

La politica monetaria della BCE

Page 216: 1° la stabilita' dei prezzi

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Se uno Stato membro dell’UE vuole adottare l’euro in una fase successiva, dovrà prima soddisfare i criteri di convergenza,

enunciati nell’articolo 121 del Trattato che istituisce la CE, come nel caso della Slovenia che è entrata a far parte dell‘area

euro il 1° gennaio 2007.

prezzi stabili finanze pubbliche solide

rapporti di cambio non volatili tassi di interesse convergenti

La politica monetaria della BCE

Page 217: 1° la stabilita' dei prezzi

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Page 218: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La politica monetaria della BCEL’art. 121, p1, 1° tratto, del Trattato richiede “il raggiungimento di

un alto grado di stabilità dei prezzi” e aggiunge che “questo risulterà da un tasso d’inflazione prossimo a quello dei tre Stati

membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi”.

L’art. 1 Protocollo : “il criterio relativo alla stabilità dei prezzi [...] significa che gli Stati

membri hanno un andamento dei prezzi che è sostenibile ed un tasso medio d’inflazione che,

osservato per un periodo di un anno anteriormente all’esame, non supera di oltre

l’1,5% quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in

termini di stabilità dei prezzi.

L’inflazione si misura mediante l’IPC, calcolato tenendo conto delle differenze delle definizioni nazionali.

Page 219: 1° la stabilita' dei prezzi

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La politica monetaria della BCEL’art. 121, p1, 2° tratto, del Trattato prescrive “la sostenibilità della situazione della finanza pubblica” e aggiunge che “questa risulterà dal conseguimento di una situazione di bilancio pubblico non caratterizzata da un disavanzo eccessivo secondo definizione art. 104, p. 6”.

DEFICIT PIL < 3%DEFICIT PIL < 3%

DEBITO PIL <60%DEBITO PIL <60%

Page 220: 1° la stabilita' dei prezzi

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b) se il rapporto tra Debito pubblico e Pil superi un valore di riferimento [posto pari al 60%], a meno che detto rapporto non si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di riferimento con ritmo adeguato”.

La politica monetaria della BCEL’art. 2 Protocollo: ,”.. al momento dell’esame, lo Stato membro non è oggetto di una decisione del Consiglio … ma gli Stati membri “devono evitare disavanzi pubblici eccessivi. La Commissione [...] esamina la conformità alla disciplina di bilancio sulla base dei due criteri seguenti:

a) se il rapporto tra il disavanzo pubblico e Pil superi il 3%, a meno cheil rapporto non sia diminuito in modo sostanziale e continuo e abbia raggiunto un livello che si avvicina al valore di riferimento, oppure, in alternativa, il superamento del valore di riferimento sia solo eccezionalee temporaneo e il rapporto resti vicino al valore di riferimento;

Page 221: 1° la stabilita' dei prezzi

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La politica monetaria della BCE

In particolare, e, per lo stesso periodo, non deve avere svalutato di propria iniziativa il tasso di cambio

centrale bilaterale della sua moneta nei confronti della moneta di nessun altro Stato membro”.

L’art. 121, p1, 3° tratto, del Trattato sancisce “il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di

cambio dello SME per almeno due anni, senza svalutazioni nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro”.

L’art. 3 Protocollo: “il criterio relativo alla partecipazione al meccanismo di cambio

del Sme [...] significa che lo Stato membro ha rispettato i margini di fluttuazione stabiliti dal meccanismo di cambio Sme senza gravi tensioni per almeno 2 anni

prima dell’esame.

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La politica monetaria della BCE

L’art. 121, p1, 4° tratto, del Trattato richiede “livelli dei tassi di interesse a lungo termine che riflettano la stabilità della convergenza raggiunta dallo Stato membro e della sua partecipazione al meccanismo di cambio del Sme”.

L’art. 3 Protocollo:afferma inoltre: “il criterio relativo alla convergenza dei tassi d’interesse [...] significa che il tasso d’interesse nominale a lungo di uno Stato membro osservato in 12 mesi, non ha ecceduto di oltre il 2% quello dei tre Stati membri più virtuosi in termini di stabilità dei prezzi.

I tassi di interesse si misurano sulla base delle obbligazioni a lungo termine emesse dallo Stato o sulla base di titoli analoghi, tenendo conto delle

differenze nelle definizioni nazionali”.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La politica monetaria della BCE

• definire e attuare la politica monetaria per l’area dell’euro;

... e i suoi compiti fondamentali

• effettuare operazioni sui cambi, nonché detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi aderenti all’area dell’euro;

• promuovere l’ordinato funzionamento dei sistemi di pagamento;

• autorizza l’emissione di banconote all’interno dell’area euro;

• formula pareri e viene consultato;

Esso inoltre:

• raccoglie le informazioni statistiche dalle autorità nazionali o direttamente da operatori economici e istituzioni finanziarie;• contribuisce alle politiche perseguite dalle competenti autorità sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulla stabilità del sistema finanziario.

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La politica monetaria della BCEIl Consiglio direttivo

Il più alto organo decisionale della BCE è il Consiglio direttivo.

• 6 membri del Comitato esecutivo + i governatori delle BCN dei paesi dell’area dell’euro formano il Consiglio presieduto dal

Presidente della BCE.

Il compito fondamentale del Consiglio direttivo è formulare la politica monetaria per l’area dell’euro. In particolare, determina

i tassi di interesse ai quali gli enti creditizi possono ottenere liquidità (denaro) dall’ Eurosistema.

Page 227: 1° la stabilita' dei prezzi

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La politica monetaria della BCEIl Consiglio direttivo

In tal modo, il Consiglio direttivo influisce indirettamente sui tassi di interesse in tutti i settori dell’economia all’interno

dell’area, compresi quelli che le banche applicano sui prestiti accordati alla clientela e che i risparmiatori percepiscono sui

propri depositi.

tassiEuriborI.R.S.

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La politica monetaria della BCE

1a fila (da sin.): Gertrude Tumpel-Gugerell, Jean-Claude Trichet (Pres), Lucas D. Papademos (V.P.) 2a (da sin): Jürgen Stark, José Manuel González-Páramo, Lorenzo Bini Smaghi.

Il Comitato esecutivo

Il Comitato esecutivo è nominato di comune accordo dai capi di Stato o Governo dei paesi dell’area euro. E’ responsabile dell’attuazione della politica monetaria

formulata dal Consiglio direttivo e fornisce alle BCN le istruzioni necessarie a tal fine.

Gestisce le attività correnti della BCE.

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La politica monetaria della BCE

Il 3°organo decisionale della BCE è il Consiglio generale, composto da Pres. e Vice della BCE e dai governatori delle BCN di tutti i 27 Stati membri UE.

Tale organo non partecipa alle decisioni sulla politica monetaria nell’area euro, ma contribuisce a coordinare le politiche

monetarie degli Stati membri che non hanno ancora adottato la moneta unica e ai lavori preparatori in vista di un eventuale

ampliamento dell’area euro.

Il Consiglio generale

Page 233: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La politica monetaria della BCE

Page 234: 1° la stabilita' dei prezzi

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Page 235: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

lndipendenzaNé la BCE, né le BCN appartenenti

all’Eurosistema, né i membri dei loro organi decisionali possono essere esposti a

pressioni politiche, né accettare istruzioni da qualsiasi altro organismo: l’Eurosistema deve godere di piena autonomia e libertà

nell’assolvimento dei propri compiti.

Ha il divieto di concedere prestiti agli organismi comunitari o agli enti pubblici nazionali,

Dotata di un bilancio proprio, separato da quello della Comunità europea, la BCE è

pertanto in grado di mantenere lasua amministrazione indipendente dalle

risorse finanziarie comunitarie.

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Capitale della BCE Il capitale della BCE non proviene dalla CE: esso è

stato sottoscritto e versato dalle BCN.

Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia,

Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna

Quote sottoscritte dalle BCN degli Stati membri la cui moneta è l'euro = 70% ca.

Quote sottoscritte e quote versate dalle BCN degli Stati membri che non

hanno ancora adottato l'euro = 30% ca.

L’ammontare della sottoscrizione di ciascuna BCN è determinato dalla quota relativa dello Stato di

appartenenza sul Pil e sulla popolazione della UE.

Le riserve di cambio BCE sono di ca. € 40 mld. composte da oro per il 15%,

e da Us$ e yen per il restante 85%.

Page 237: 1° la stabilita' dei prezzi

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Banca Centrale Nazionale Capitale sottoscritto (%)

Capitale versato [€]

Deutsche Bundesbank 18,9373 1.090.912.027,43

Banque de France 14,2212 819.233.899,48

Banca d' Italia 12,4966 719.885.688,14

Banco de España 8,3040 478.364.575,51

De Nederlandsche Bank 3,9882 229.746.339,12

Banque Nationale de Belgique 2,4256 139.730.384,68

Banca di Grecia 1,9649 113.191.059,06

Oesterreichische Nationalbank 1,9417 111.854.587,70

Banco de Portugal 1,7504 100.834.459,65

Suomen Pankki-Flnlands Bank 1,2539 72.232.820,48

Central Bank and F. Services Authority of Ireland 1,1107 63.983.566,24

Národná banka Slovenska 0,6934 39.944.363,76

Banka Slovenije 0,3288 18.941.025,10

Banque centrale du Luxembourg 0,1747 10.063.859,75

Banca centrale di Cipro 0,1369 7.886.333,14

Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta 0,0632 3.640.732,32

Totali 69,7915 4.020.445.721,56

Page 238: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Banca Centrale Nazionale

Capitale sottoscritt

o (%)

Capitale sottoscritto [€]

Capitale versato [€]

Bank of England 14,5172 836.285.430,59 58.539.980,14

Narodowy Bank Polski 4,8954 282.006.977,72 19.740.488,44

Banca Naţională a României 2,4645 141.971.278,46 9.937.989,49

Sveriges Riksbank 2,2582 130.087.052,56 9.106.093,68

Danmarks Nationalbank 1,4835 85.459.278,39 5.982.149,49

Česká národní banka 1,4472 83.368.161,57 5.835.771,31

Magyar Nemzeti Bank 1,3856 79.819.599,69 5.587.371,98

Banca Naz. di Bulgaria 0,8686 50.037.026,77 3.502.591,87

Lietuvos bankas 0,4256 24.517.336,63 1.716.213,56

Latvijas Banka 0,2837 16.342.970,87 1.144.007,96

Eesti Pank 0,1790 10.311.567,80 721.809,75

Totali 30,2085 1.740.206.681,02 121.814.467,67

Totali Paesi area euro 69,7915 4.020.445.721,56 4.020.445.721,56

Totali generali 100,00 5.760.652.402,58 4.142.260.189,23

La BCE emette l'8% della moneta emessa dal SEBC, quota iscritta nel passivo dello stato patrim.le alla voce “banconote in circolazione”. La quota BCE sul totale delle banconote in euro emesse trova contropartita nei crediti nei confronti delle BCN, crediti, di natura fruttifera, iscritti alla voce “crediti interni all'eurosistema: crediti derivanti dall'allocazione delle banconote in euro

all'interno dell'eurosistema”.

Page 239: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La strategia di politica monetaria della BCEPrincipi generali

Mandato e compiti della politica monetaria

Il Trattato che istituisce la Comunità europea indica che “l’obiettivo principale del Sistema Europeo delle Banche Centrali è il mantenimento della stabilità dei

prezzi” nell’area dell’euro.

La politica monetaria

deve ancorare saldamente le aspettative di inflazione...

La politica monetaria

deve ancorare saldamente le aspettative di inflazione...

Per conseguire un elevato livello di credibilità, l’autorità responsabile deve

definire ed elaborare i propri obiettivi, attenersi a una metodologia di attuazione coerente e sistematica e perseguire una

politica di comunicazione chiara e aperta.

Page 240: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La strategia di politica monetaria della BCEPrincipi generali

Mandato e compiti della politica monetaria... essere

orientata al futuro...

... essere orientata al

futuro...

Una modifica apportata oggi alla politica monetaria influirà sul livello dei prezzi con un ritardo di vari trimestri o anni, pertanto, la

politica deve essere rivolta al futuro.

... essere incentrata sul

medio periodo...

... essere incentrata sul

medio periodo...

Il ritardo di trasmissione non consente di compensare sul breve gli shock imprevisti

come le variazioni improvvise (MP o tasse): di conseguenza, la politica monetaria deve mantenere un orientamento a medio

termine, in modo da evitare un eccessivo attivismo e l’introduzione di indesiderate

variazioni nell’economia reale.

Page 241: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La strategia di politica monetaria della BCEPrincipi generali

Mandato e compiti della politica monetaria

.. e di ampio respiro...

.. e di ampio respiro...

BCE opera in un contesto di forte incertezza a causa della complessa struttura economica della area euro e per aver successo, la politica BCE deve essere di ampio respiro e tener conto di

tutte le informazioni economiche senza limitarle a pochi indicatori o a un modello unico d’economia.

Un quadro diriferimento

articolato per le decisionidi politica monetaria.

Un quadro diriferimento

articolato per le decisionidi politica monetaria.

Il Consiglio direttivo della BCE ha adottato una strategia che mira a fornire un quadro di

riferimento articolato entro il quale assumere e comunicare al pubblico le

decisioni concernenti il livello adeguato dei tassi di interesse a breve termine.

Page 242: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La definizione quantitativa della stabilità dei prezzi

L’obiettivo primario dell’Eurosistema è assicurare la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro in modo da preservare il potere

d’acquisto della moneta unica.

Tanto l’inflazione che la deflazione comportano costi ingenti per la collettività,

sia sul piano economico che sociale (disoccupazione e tensioni).

Page 243: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Nel 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato: “ … Per stabilità dei prezzi si intende un aumento sui dodici mesi dell’Indice armonizzato dei

prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euroinferiore al 2%. La stabilità dei prezzi deve essere

mantenuta in un orizzonte di medio termine”.

Nel 2003, esso ha inoltre precisato l’intenzione di mantenere l’inflazione su livelli inferiori ma

“prossimi al 2% sul medio periodo”.

La definizione quantitativa della stabilità dei prezzi

Page 244: 1° la stabilita' dei prezzi

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La definizione àncora le attese di inflazione e accresce la trasparenza e la responsabilità pubblica

della BCE

Il Consiglio direttivo ha annunciato una definizionequantitativa della stabilità dei prezzi.

• Per chiarire l’obiettivo assegnatogli dal Trattato;• per accrescere la trasparenza di tale politica;• per offrire un riferimento chiaro e misurabile con cui i cittadini possano giudicare l’operato della BCE;• nel desiderio di orientare il pubblico, consentendogli di formarsi delle aspettative quanto all’andamento futuro dei prezzi.

Page 245: 1° la stabilita' dei prezzi

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Estensione all’insieme dell’area dell’euro

Posto che, all’interno di un’unione valutaria, lapolitica è in grado di

manovrare solo il livello medio dei tassi del mercato monetario

dell’unione e non quello delle singole economie che

la compongono, diventa gioco forza

l’estensione del mandato della BCE a tutta l’area

dell’euro, intesa a mantenere la stabilità dei

prezzi nell’insieme dell’area.

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Utilizzo dello IAPCLa BCE individua nell’Indice armonizzato dei prezzi al

consumo (IAPC) per l’area euro lo strumento adeguato per valutare l’effettivo conseguimento della stabilità dei prezzi.

Pubblicato da Eurostat, l’istituto statistico della UE,

lo IAPC rappresenta l’andamento dei prezzi

nell’area euro, armonizzato tra i vari

paesi, al fine di consentire una misurazione su base

comparabile.

Pubblicato da Eurostat, l’istituto statistico della UE,

lo IAPC rappresenta l’andamento dei prezzi

nell’area euro, armonizzato tra i vari

paesi, al fine di consentire una misurazione su base

comparabile.

Permette di approssimare al meglio, le variazioni nel tempo del prezzo di un paniere rappresentativo della spesa dei

consumatori nell’area dell’euro.

Page 247: 1° la stabilita' dei prezzi

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La costruzione e le caratteristiche dello IAPC

I dati relativi allo IAPC pubblicati dall’ Eurostat sono disponibili a partire dal 1/1/1995 ed i beni costituiscono

il 58,7% dell’indice e i servizi il restante 41,3%.

Sui prezzi dell’energia incide in misura sostanziale l’evoluzione dei corsi petroliferi, mentre l’alimentare è

suddiviso in prodotti trasformati e non.

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Esplicitazione di un obiettivo per il tassodi inflazione inferiore ma prossimo al 2%

Page 249: 1° la stabilita' dei prezzi

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Un margine di sicurezza contro la deflazione

In un contesto deflazionistico come l’attuale, la politica monetaria potrebbe trovarsi nell’impossibilità di fornire

uno stimolo sufficiente alla domanda aggregata facendo ricorso allo strumento del tasso di interesse.

Qualsiasi tentativo di portare i tassi di interesse sotto lo zero è destinato a

fallire, perché tutti preferirebbero detenere contante anziché prestare o depositare fondi a un tasso negativo.

Pertanto si rendono necessarie misure alternative non convenzionali con

l’obiettivo di un aumento dello IAPC su livelli inferiori ma prossimi al 2%.

2%

ZIRP 0%

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Adozione di un orientamento a medio termine

Il sistema economico è spesso esposto a shock imprevedibili, che incidono sui

prezzi, ma la politica monetaria può influire su questi ultimi solo con notevoli ritardi, variabili ed estremamente incerti.

In tale contesto, nessuna BC può mantenere costantemente l’inflazione

a obiettivo o a riportarcela in tempi brevi: la politica monetaria agisce in una ottica orientata al futuro e può

mantenere la stabilità dei prezzi soltanto sul più lungo periodo.

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Adozione di un orientamento a medio termine

Al concetto di “medio termine”, non corrisponde un orizzonte temporale prefissato in quanto il meccanismo

di trasmissione può interessare un arco di tempo variabile e incerto.

Una risposta troppo aggressiva volta a ripristinare la stabilità dei

prezzi in tempi molto brevi rischierebbe, di imporre un

costo significativo in termini di variabilità del prodotto e

dell’occupazione che, a più lungo termine, potrebbe

ripercuotersi anche sui prezzi.

Page 252: 1° la stabilita' dei prezzi

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Adozione di un orientamento a medio termine

Quindi, l’orientamento a medio termine conferiscealla BCE anche la flessibilità richiesta per rispondere in

maniera adeguata ai diversi shock economici.

Nel contempo, deve risultare chiaro che a posteriori la BCE può essere giudicata soltanto sull’andamento

tendenziale dell’inflazione.

Page 253: 1° la stabilita' dei prezzi

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I due pilastri della strategia di politica monetaria della BCE

.. fondato su due prospettive analitiche...

L’analisi economica, considera il breve e medio periodo e s’incentra sull’attività reale e sulle

condizioni finanziarie dell’economia. Tiene conto che i prezzi risentono in larga misura dell’interazione

fra domanda e offerta nei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori di produzione.

L’analisi monetaria, riguarda orizzonti a lungo termine e sfrutta il legame esistente fra moneta e prezzi in tali orizzonti. L’analisi monetaria costituisce principalmente un mezzo di riscontro, in una prospettiva di medio- lungo, per le indicazioni a breve fornite dall’analisi economica.

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L’analisi economicaL’analisi dei rischi per la stabilità dei prezzi sul breve e

medio periodo...

L’analisi economica esamina i rischi per la stabilità dei prezzi nel b/m periodo e le variabili economiche e finanziarie oggetto di questa analisi comprendono:

l’andamento del prodotto complessivo; la domanda aggregata e le sue componenti;

la politica di bilancio; le condizioni dei mercati dei capitali e del lavoro;

un ampio ventaglio di indicatori di prezzo e di costo; l’evoluzione del tasso di cambio;

dell’economia mondiale e della bilancia dei pagamenti;

i mercati finanziari; le posizioni di bilancio dei settori dell’area.

Page 256: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economicaPer quanto riguarda gli indicatori di prezzo e di costo, essa analizza non solo lo IAPC e le sue componenti ma anche:

L’indice prezzi alla produzione (misura gli andamenti dei prezzi nel settore industriale). Una variazione dei costi di produzione può ripercuotersi sui prezzi al consumo

Il costo del lavoro, componente del costo di produzione, può influire in misura significativa

sulla formazione dei prezzi ed informare sulla competitività dell’economia in area euro.

Page 257: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economicaBCE esamina gli indicatori di prodotto e

domanda (contabilità nazionale, statistiche congiunturali nell’industria e nei servizi) e ne ricava informazioni sulla posizione

ciclica dell’economia, rilevante x l’analisi delle prospettive d’evoluzione dei prezzi.

I dati relativi al mercato del lavoro (occupazione, disoccupazione,

impieghi disponibili e partecipazione alle forze di lavoro) offrono un contributo importante nella

valutazione dei cambiamenti strutturali nel funzionamento dell’economia

dell’area dell’euro.

Page 258: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economica

può alimentare una pressione inflazionistica

interna.

Anche gli indicatori dei mercati finanziari e i prezzi delle attività sono tenuti sotto stretta osservazione.

Una variazione delle quotazioni

azionarie eimmobiliari

cresce la ricchezza di chi ha investito in

azioni

induce ad incrementare

i consumi

Potrebberodiminuire i consumi e

la domanda

scende la ricchezza di chi ha investito in azioni e scende il

valore delle garanzie di chi ha richiesto

prestiti o finanziamenti

rende i finanziamenti più costosi epersino più difficili da ottenere

Page 259: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economicaI prezzi delle attività e i rendimenti finanziari possonoanche fornire informazioni sulle attese dei mercati dei capitali e, in particolare, su quelle relative all’andamento

futuro dei prezzi.

Ad esempio, nella compravendita di obbligazioni gli operatori rivelano implicitamente le loro aspettative riguardo all’evoluzione futura dei tassi di interesse

reali e dell’inflazione.

i r ri

Page 260: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economica

I prezzi delle attività attualizzano flussi futuri, e quindi variano per effetto delle notizie sulle attese percepite dagli operatori, ed il loro monitoraggio contribuisce ad individuare gli shock che colpiscono l’economia ed in

particolare le attese sugli andamenti economici futuri.

 ossia Modello di Gordon

P è il prezzo dell'azione • D1 è il dividendo al tempo 1 (es. un anno dopo l'acquisto dell'azione) • r è il rendimento atteso dall'azionista • g è il tasso di crescita del dividendo: si ipotizza che il dividendo nel tempo cresca ad un tasso 1+g, in modo tale che:                       ; g a volte viene uguagliato al tasso di inflazione, in modo tale che il valore del dividendo in termini reali sia sempre lo stesso.

Page 261: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi economica

L’area euro è un’economia relativamente chiusa rispetto ai singoli paesi che la compongono, ma i prezzi all’import incidono

su quelli alla produzione e ai consumi interni.

Anche i cambi influiscono direttamente sui prezzi per tramite del loro impatto sui

prezzi all’import.

Page 262: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Gli indicatori finanziari e dell’economia reale

E’ importante individuare origini e natura degli shock che colpiscono il sistema per valutarne gli effetti sui costi e prezzi nonché le prospettive a

b/m termine di propagazione nell’economia.

Esempio: Un aumento temporaneo del prezzo del petrolio può generare una reazione pari a quella indicata nel caso che un picco d’inflazione generi un incremento salariale non accompagnato da una crescita della produttività ?

Nel 1° caso si genera un’inflazione di breve, rapidamente riassorbibile che non minaccia la stabilità dei prezzi nel medio periodo.

Nel 2°, caratterizzato da forti incrementi salariali, esiste il pericolo che si inneschi una spirale di aumenti dei costi, dei prezzi e dei salari in

grado di autoalimentarsi.

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L’analisi monetariaLa moneta offre un’àncora nominale

E’ riconosciuto che, nel medio-lungo periodo l’inflazione è strettamente connessa alla crescita della moneta.

Per identificare gli aggregati monetari dell’area euro, l’Eurosistema ne ha definito uno ristretto (M1), uno intermedio (M2) e uno ampio (M3) che si differenziano per il grado piùo meno elevato di liquidità delle attività che vi confluiscono.

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L’analisi degli aggregati monetari M3>M2>M1

Page 265: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi monetaria

M3 comprende, oltre a M2, strumenti negoziabili emessi in euro da IFM: i pct, le quote e partecipazioni in fc monetari e titoli di

debito con scadenza fino a 2 anni, compresi titoli monetari.

M1 comprende banconote e monete detenute dal pubblico, e le disponibilità immediatamente convertibili in contante o

utilizzabili per pagamenti scritturali, come i depositi a vista.

L’intermedio M2 in aggiunta a M1, i depositi con scadenza fino a 2 anni e quelli rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi.

M3 M2 M1

BCE nel 1998 ha posto un valore di crescita annuale per M3 pari al 4,5%,

ritenuto compatibile con la stabilità dei prezzi e che costituisce un benchmark per l’analisi degli andamenti monetari

nell’area dell’euro.

Page 266: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Data la natura di medio-lungo termine

della prospettiva monetaria, nonesiste un legame

diretto tra deviazioni della crescita di M3 dal valore di riferimento e

manovre di politica monetaria BCE.

L’analisi monetaria

Page 267: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

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L’analisi monetariaIl valore di crescita di M3 compatibile con la stabilità dei prezzi si basa sulla relazione esistente fra (variazioni):

• crescita della moneta (ΔM),• inflazione (ΔP),

•crescita del PIL in termini reali (ΔYR),• velocità di circolazione (ΔV).

Secondo tale identità, nota come “equazione quantitativa”, la variazione dello stock di moneta in un’economia è pari a

ΔM = ΔYR + ΔP – ΔV dove:

variazione delle transazioni nominali (approssimata dalla somma della variazione del PIL reale e di quella

dell’inflazione)

la variazione della velocità

di circolazione

Page 270: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’analisi monetariaΔV è la velocità con cui la moneta viene trasferita fra vari detentori e determina “quanta moneta occorre ” per effettuare un certo livello di transazioni nominali.

ΔM = ΔYR + ΔP – ΔV

Nel 1998 il Consiglio direttivo ha fissato il valore di riferimento al 4,5% annuo mantenendolo da allora

invariato.

Il Consiglio verifica costantemente la validità delle condizioni e delle ipotesi sottostanti a tale valore e

comunica le eventuali modifiche apportate a tali ipotesi.

Page 271: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

La verifica incrociata delle informazioniprovenienti dai due pilastri

L’approccio su 2 pilastri consente una verifica incrociata delle indicazioni derivanti dall’analisi economica a breve con quelle provenienti dall’analisi monetaria sul più lungo periodo, ed assicura che la politica monetaria non trascuri informazioni

importanti per la valutazione delle tendenze future dei prezzi.

Optando per un approccio diversificato si riduce il rischio d’errore d’affidarsi ad un unica

previsione delle condizioni economiche, e la strategia della

BCE mira ad adottare una politica monetaria “robusta” anche in

condizioni di incertezza.

Page 272: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

Per essere credibile, BCE deve dare prova di trasparenza e chiarezza nelle sue azioni: dar rendiconto del proprio operato al Parlamento, al

Consiglio ed alla Commissione UE.

Il Presidente BCE ed altri membri, su invito del Parlamento o su iniziativa

propria, possono riferire le loro argomentazioni alle competenti

commissioni parlamentari.

La BCE pubblica ogni tre mesi un rapporto sulle attività del SEBC e con cadenza settimanale, la situazione contabile consolidata Eurosistema.

Trasparenza e responsabilità pubblica

Page 273: 1° la stabilita' dei prezzi

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L’assetto operativo dell’EurosistemaIl Consiglio BCE decide il livello dei tassi d’interesse di riferimento e

lascia al sistema bancario la trasmissione più o meno amplificata di tale impulso a famiglie e imprese.

approvvigionarsi di banconote

ottemperare all’obbligo di riserve

su conti presso le rispettive BCN

Le banche si finanziano ricorrendo all’Eurosistema e soddisfano in

questo modo le proprie esigenze generali di liquidità.

Page 274: 1° la stabilita' dei prezzi

Fucina Finanziaria - Osimo 2009

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Fucina Finanziaria - Osimo 2009

L’assetto operativo Eurosistema L’assetto operativo consta di tre elementi principali:

1) Operazioni di mercato aperto,

mediante le quali la BCE gestisce lecondizioni delle

riserve sul mercato monetario e

manovra i tassi di interesse offrendoriserve alle banche

per consentire loro di far fronte a esigenze

di liquidità.

2) Operazioni di rifinanziamento marginale e di

deposito presso BCE che permettono alle Banche d’ottenere

prestiti o costituire depositi overnight in

casi eccezionali. Si può accedere a entrambe ma per il

rifinanziamento marginale si devono

presentare garanzie.

3) Obbligo di riserva obbligatoria, che

accresce il fabbisogno di liquidità delle banche

L’adempimento degli obblighi di riserva si

verifica sulla base delle medie mensili e

consente di assorbire gli shock temporanei

di liquidità sul monetario e riduce la volatilità dei tassi a

breve.

Page 276: 1° la stabilita' dei prezzi

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Le operazioni di mercato aperto

Comprendono operazioni settimanali di rifinanziamento principale, e svolgono un ruolo fondamentale nella politica della BCE : il tasso di interesse ufficiale stabilito per tali operazioni

segnala l’orientamento monetario deciso dalla BCE.

Sono effettuate dalle BCN con il coordinamento della BCE.

Riserve Banca Offre danaro

Sett./ Dic. 2008

Anche i rifinanziamenti a più lungo termine sono eseguite allo scopo di fornire liquidità,

ma sono mensili e scadono a tre mesi.

Le operazioni di fine tuning, invece, non hanno frequenza regolare e mirano ad attenuare gli

effetti prodotti sui tassi di interesse da fluttuazioni impreviste della liquidità o da

eventi straordinari.

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Le operazioni di mercato aperto

Le operazioni di mercato aperto sono contratti di PcT o per

concessione di credito garantito: in entrambi i casi, l’Eurosistema concede finanziamenti a breve a

fronte di adeguate garanzie.

Per essere idonei alle operazioni di finanziamento, le Banche devono assoggettarsi al regime di riserva obbligatoria dell’Eurosistema, ed occorre che soddisfino particolari criteri operativi necessari a interagire con l’Eurosistema.

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Le operazioni su iniziativa delle controparti e la riserva obbligatoria

Sono operazioni che si utilizzano principalmente per contenere la volatilità dei tassi a breve termine sul

mercato monetario.

I tassi applicati alle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti sono di norma notevolmente meno appetibili di quelli sul mercato interbancario (+/- 1% di scostamento dal tasso di rifinanziamento principali).

tasso di interesse del mercato overnight Eonia

irefi

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Le operazioni su iniziativa delle controparti e la riserva obbligatoria

La riserva dovuta è determinata in relazione all’aggregato soggetto a riserva, il quale è composto da una serie di passività del suo

bilancio (depositi, titoli di debito e di mercato monetario con scadenza fino a due anni).

Esiste un ammontare minimo che ogni Banca deve detenere sul c/c presso la rispettiva BCN, ma che lungo il “periodo di mantenimento”, è loro consentito di gestire per far fronte a squilibri di liquidità temporanei, così da ridurre in qualche

misura la volatilità dell’overnight.

Se nel periodo di mantenimento, l’overnight è superiore al tasso atteso, la banca può profittare il differenziale fra i due tassi

offrendo fondi sul mercato e posticipando l’obbligo di riserva a una fase successiva con una “sostituzione intertemporale”.

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Le operazioni su iniziativa delle controparti e la riserva obbligatoria

La riserva obbligatoria è remunerata al valore medio, nel periodo di mantenimento, dei tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali:

identico al tasso medio sull’interbancario per lo stesso orizzonte temporale.

Poiché la riserva in eccesso rispetto a quella dovuta non è remunerata, gli enti creditizi sono incentivati a gestire

attivamente le proprie riserve sul mercato.

La riserva obbligatoria agisce da “cuscinetto” contro gli shock di liquidità, che possono essere assorbiti con effetti minimi sui tassi di interesse del mercato grazie alle oscillazioni della riserva attorno al livello minimo richiesto.

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L’impatto dell’inflazione – esempi

La tabella sull’inflazione riportata di seguito dà un’idea in termini quantitativi di come il prezzo di alcuni prodotti che oggi costano 10 euro

vari nel tempo.

Per il calcolo si applica la seguente formula:

prezzo dopo n anni = € 10 × (1 + π ) n

dove π ed n indicano rispettivamente il tasso di inflazione ipotizzato, in decimali, e il numero di anni.

Se ad esempio il tasso di inflazione ipotizzato è del 30% e il numero di anni pari a 10 (cfr. la casella in basso a destra nella tabella), il prezzo viene calcolato in questo modo:

prezzo dopo 10 anni = € 10 × (1 + 0,30)10 = 137,86

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Tabelle sull’inflazione

1. Impatto dell’inflazione (dopo n anni) sul prezzo di due CD singoli, che oggi costano 10 euro

Tasso di inflazionesui dodici mesi: 1% 2% 5% 10% 30%

Prezzi stabili Inflazione

Dopo 1 anno 10,10 10,20 10,50 11,00 13,00Dopo 2 anni 10,20 10,40 11,03 12,10 16,90Dopo 3 anni 10,30 10,61 11,58 13,31 21,97Dopo 4 anni 10,41 10,82 12,16 14,64 28,56Dopo 5 anni 10,51 11,04 12,76 16,11 37,13Dopo 6 anni 10,62 11,26 13,40 17,72 48,27Dopo 7 anni 10,72 11,49 14,07 19,49 62,75Dopo 8 anni 10,83 11,72 14,77 21,44 81,57Dopo 9 anni 10,94 11,95 15,51 23,58 106,04Dopo 10 anni 11,05 12,19 16,29 25,94 137,86

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Esercizi per il capitolo 2

Soluzioni per il capitolo 2

1. La moneta svolge le funzioni di mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.

2. Moneta merce, moneta metallica, moneta cartacea, depositi liquidi (passività delle banche), titoli a breve termine liquidi e moneta elettronica.

• Quali sono le funzioni fondamentali della moneta?

2. Quali forme generali di moneta conosci?

Soluzioni 2

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Esercizi per il capitolo 3

1. Come definiresti il termine “inflazione”? Qual è il rapporto fra l’inflazione e il potere d’acquisto della moneta?

2. Cosa si intende per “deflazione”?

3. Come si misura l’inflazione?

4. Immagina, ad esempio, che un paniere rappresentativo contenga 50 panini e due paia di scarpe da ginnastica. Se fra il 2003 e il 2004 il prezzo di un panino è passato da 1 a 1,20 euro e quello di un paio di scarpe da 80 a 85 euro, di quanto è aumentato il prezzo del paniere?

5. Illustra con un esempio i problemi connessi alla misura della variazione complessiva dei prezzi.

6. Cita alcuni vantaggi derivanti dal mantenimento della stabilità dei prezzi.

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Soluzioni per il capitolo 31. Il termine “inflazione” denota in sostanza un aumento generalizzato e

persistente dei prezzi di beni e servizi che determina una perdita di valore e, di conseguenza, di potere d’acquisto della moneta.

2. Il concetto di “deflazione” viene spesso descritto come il contrario dell’inflazione, vale a dire come una situazione di calo protratto del livello generale dei prezzi.

3. L’inflazione è di norma misurata dalla variazione dell’indice dei prezzi al consumo. Quest’ultimo viene costruito a partire da un’analisi dei profili di acquisto dei consumatori intesa a individuare i beni e i servizi che possono considerarsi in qualche modo rappresentativi delle preferenze dei consumatori in una determinata economia. Mettendo assieme tale lista della spesa e attribuendo alle singole componenti delle ponderazioni commisurate al loro peso nella spesa totale dei consumatori si viene a creare il cosiddetto paniere di mercato. Ogni mese, numerosi rilevatori verificano il prezzo delle singole voci di spesa in vari punti vendita. Il costo del paniere viene monitorato nel tempo in modo da produrre una serie. Ciò consente il calcolo del tasso d’inflazione sui 12 mesi esprimendo in termini percentuali la differenza di costo di un determinato paniere rispetto all’anno precedente.

Soluzioni 3

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4. Nel 2003: (50 × 1,00)+(2 × 80) = 210 euro. Nel 2004: (50 ×1,20)+(2 × 85,00) = 230. Il prezzo del paniere è salito di 20 euro in termini assoluti e di (230 – 210)/210 × 100 = circa il 9,5% in termini relativi.

5. Ad esempio, risulta a volte difficile aggiustare l’indice dei prezzi al consumo perché tenga conto dei miglioramenti qualitativi. Parte del rincaro di un prodotto la cui qualità è accresciuta nel tempo può essere ricondotta a tale miglioramento e non produce inflazione in quanto non riduce il potere d’acquisto della moneta. Ciò spiega perché gli istituti di statistica cerchino di tenere conto dei cambiamenti di qualità. In questo senso, se rilevano un incremento complessivo dei prezzi approssimativamente pari al 3% e stimano che i miglioramenti qualitativi siano alla base di un aumento di circa il 2%, sottraendo la seconda cifra dalla prima otterranno un valore “corretto” per l’incremento del livello generale dei prezzi che si aggirerà intorno all’1%. Variazioni di qualità sono abbastanza comuni in orizzonti temporali lunghi.

6. La stabilità dei prezzi influisce in senso positivo sul tenore di vita in quantocontribuisce a: attenuare l’incertezza circa l’evoluzione generale dei prezzimigliorando di conseguenza la trasparenza dei prezzi relativi; ridurre i premi peril rischio di inflazione nei tassi di interesse; evitare inutili attività di copertura;contenere gli effetti distorsivi dei regimi fi scali e di sicurezza sociale; accrescere i vantaggi della detenzione di contante; evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito. In altri termini, mantenendo la stabilità dei prezzi le banche centrali concorrono al conseguimento di finalità economiche più generali.

Soluzioni 3

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1. Cosa si intende per “processo di trasmissione” nel contesto della politica monetaria?

2. In che modo le banche centrali possono influire sui tassi di interesse?

3. Cosa si intende per tasso di interesse reale? Qual è la differenza fra il tasso di interesse reale ex ante e quello ex post?

4. Immagina che un investitore acquisti un’obbligazione con scadenza a dieci anni con una cedola nominale fissa del 4% e che si attenda un tasso medio di inflazione pari all’1,8% nei dieci anni successivi. Quale sarà il rendimento reale medio ex ante (o atteso) di tale investimento?

5. Quale sarebbe il rendimento reale ex post dell’investimento di cui alla domanda precedente se, dopo l’acquisto dell’obbligazione, le autorità decidessero di attuare una politica inflazionistica che determina un tasso medio di inflazione del 5% lungo la durata dell’obbligazione?

6. A quanto ammonterebbero i rendimenti ex ante ed ex post al netto d’imposte se i rendimenti nominali fossero assoggettati a un’aliquota fiscale del 25%?

7. Come influisce il variare dei tassi di interesse sulla spesa delle famiglie e delle imprese? Con quale ritardo si esplicano tali effetti?

8. Quali sono i fattori all’origine dell’inflazione nel breve periodo?

9. Quali sono i fattori all’origine dell’inflazione nel più lungo periodo?

Esercizi per il capitolo 4

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Soluzioni per il capitolo 4

1. Per processo di trasmissione si intende il meccanismo mediante il quale gli interventi della banca centrale si “trasmettono” all’economia e, in ultima istanza, ai prezzi.

2. Come unica emittente di banconote (e riserve bancarie), e quindi unica fornitrice della base monetaria, la banca centrale determina il tasso di interesse nominale che applica ai finanziamenti a breve concessi agli enti creditizi. Il valore corrente e atteso di questo tasso influisce a sua volta su tutta una serie di altri tassi di interesse bancari e di mercato.

3. In economia il tasso di interesse corrisposto dalla banca (o da una normale obbligazione) viene definito nominale. Per “tasso di interesse reale” si intende

invece il maggior potere d’acquisto ottenuto grazie al rendimento complessivo di un investimento, in altri termini la differenza fra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. In questo senso, risulta inoltre importante distinguere fra due diverse tipologie di tasso di interesse reale: quello atteso da prestatore e prenditore al momento dell’accensione del prestito (ex ante) e quello effettivamente realizzato (ex post).

4. Il rendimento reale medio ex ante atteso dall’investimento sarebbe approssimativamente pari a 4,0% – 1,8% = 2,2%.

5. Sulla base delle ipotesi postulate, il rendimento reale ex post diventerebbe pari a circa 4,0% – 5,0% = – 1,0%, cioè sarebbe negativo.

Soluzioni 4

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6. Un’aliquota contributiva del 25% porterebbe il rendimento reale ex ante (al netto delle imposte) a 4,0 – 1,0% – 1,8% = 1,2%. In caso di politica inflazionistica, il rendimento reale ex post (al netto delle imposte) sarebbe invece pari a 4,0% – 1,0% – 5,0% = – 2,0%.

7. Dal punto di vista delle famiglie, il rialzo dei tassi di interesse reali accresce la propensione al risparmio poiché aumenta la remunerazione di quest’ ultimo in termini di consumi futuri. Esso tende pertanto a indurre un calo dei consumi correnti e un aumento del risparmio. Dal punto di vista delle imprese, a parità di altre condizioni, tassi di interesse reali più elevati deprimono gli investimenti in quanto riducono il numero di progetti di investimento in grado di offrire remunerazioni sufficienti a coprire il maggior costo del capitale. È importante capire che i suddetti effetti non sono immediati. Potrebbero passare dei mesi prima che un’impresa riesca a impostare un nuovo piano di investimenti, se non persino degli anni nel caso di investimenti per la realizzazione di nuovi impianti o l’ordinazione di apparecchiature particolari.

Anche gli investimenti in edilizia abitativa reagiscono con un certo ritardo. Inoltre, molti consumatori non adeguano immediatamente i propri piani al variare dei tassi di interesse. In sintesi, un rialzo dei tassi riduce la spesa corrente di famiglie e imprese ma tale effetto può manifestarsi con un certo ritardo.

Soluzioni 4

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8. Sono diversi i fattori e gli shock che possono influire sul livello dei prezzi nel breve periodo. Ne costituiscono un esempio gli andamenti della domanda aggregata e delle sue varie componenti, compresa la politica di bilancio. Altri potrebbero essere rappresentati dalle variazioni dei prezzi degli input, dei costi e della produttività, dall’evoluzione del tasso di cambio e dagli andamenti dell’economia mondiale. Tutti questi fattori sono potenzialmente in grado di influire sull’attività economica in termini reali e sui prezzi nel breve periodo.

9. Sul lungo periodo, un incremento sostenuto del livello generale dei prezzi può essere determinato soltanto da una politica monetaria fortemente e costantemente espansiva. Per ribadire questo concetto, si tende spesso ad affermare che “l’inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario”.

Soluzioni 4

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Esercizi per il capitolo 5

1. Cerca il nome del Presidente della BCE sul sito Internet della Banca.

2. Cerca sul sito Internet della tua BCN il nome del governatore.

3. Chi compone il Consiglio direttivo BCE? Quali sono i suoi compiti principali?

4. Chi compone il Comitato esecutivo BCE? Quali sono i suoi compiti principali?

5. Chi compone il Consiglio generale BCE? Quali sono i suoi compiti principali?

6. Riassumi la definizione di stabilità dei prezzi adottata dalla BCE.

7. Quali motivazioni hanno indotto il Consiglio direttivo ad annunciare una definizione quantitativa della stabilità dei prezzi?

8. Descrivi brevemente le due prospettive utilizzate dalla BCE nella valutazione dei rischi per la stabilità dei prezzi. A quali orizzonti temporali si applicano?

9. Descrivi brevemente gli elementi fondamentali dell’assetto operativo dello Eurosistema. Quali sono le caratteristiche principali di questi elementi?

10. Immagina che la BCE annunci un’asta a tasso fisso nella quale intende aggiudicare €100 mln. Le banche presentano le richieste riportate nella slide successiva. In che modo la BCE distribuirà l’importo totale di aggiudicazione fra le banche?

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Richieste da parte delle 5 Banche alla BCE per un’asta a tasso fisso nella quale si intenda

aggiudicare € 100 mln.

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Soluzioni per il capitolo 5

1. Jean - Claude Trichet.

• Dr Mario Draghi

3. Il Consiglio direttivo è il più alto organo decisionale della BCE. Comprende sei membri del Comitato esecutivo e i Gov. delle BCN dell’area euro (13). È presie- duto dal Pres. BCE. Il suo compito è formulare la politica monetaria per l’area dell’euro. In particolare determina i tassi di interesse a cui le banche comm.li possono ottenere liquidità (denaro) dalla propria BCN. In tal modo, il Consiglio influisce indirettamente sui tassi in tutti i settori dell’economia dell’area, compresi quelli che le banche commerciali applicano sui prestiti accordati alla clientela e che i risparmiatori percepiscono sui propri depositi.

4. Il Comitato esecutivo della BCE è composto dal Pres. - V. Pres. e 4 membri, tutti nominati di comune accordo dai capi di Stato o di governo dei 13 paesi che formano l’area euro. E’ responsabile dell’attuazione della politica monetaria formulata dal Consiglio e fornisce alle BCN le istruzioni necessarie a tal fine. Inoltre, prepara le riunioni del Consiglio e gestisce le attività correnti a BCE.

5. Il Consiglio generale è il terzo organo decisionale della BCE. Vi siedono il Presidente e il Vicepresidente della BCE, affiancati dai governatori delle BCN dei ventisette Stati membri dell’UE. Quest’organo non partecipa alle decisioni concernenti la politica monetaria nell’area dell’euro. Esso contribuisce al coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri che non hanno ancora adottato la moneta unica e ai lavori preparatori in vista di un eventuale ampliamento dell’area dell’euro.

Soluzioni 5

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6. Pur indicando chiaramente che il mantenimento della stabilità dei prezzi costituisce l’obiettivo primario della BCE, il Trattato non fornisce una definizione precisa dello stesso. Per meglio specificarlo, nel 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato la seguente definizione quantitativa: per stabilità dei prezzi si intende “un aumento sui dodici mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%. La stabilità dei prezzi deve essere mantenuta in un orizzonte di medio termine”. Nel 2003, a seguito di una valutazione approfondita della propria

strategia di politica monetaria, il Consiglio ha confermato tale definizione e ha inoltre precisato l’intenzione di mantenere l’inflazione su livelli inferiori ma “prossimi al 2% sul medio periodo”.

7. Varie ragioni hanno indotto il Consiglio direttivo ad annunciare una definizionequantitativa della stabilità dei prezzi. La prima è rappresentata dalla volontà delConsiglio di chiarire la propria interpretazione dell’obiettivo assegnatogli dalTrattato, con il fine ultimo di agevolare la comprensione di politica monetaria, accrescendo quindi la trasparenza di tale politica, e fornire così ai cittadini l’orientamento necessario nelle aspettative quanto all’andamento futuro dei prezzi. La seconda è costituita dalla necessità di offrire un termine di riferimento chiaro e misurabile rispetto al quale i cittadini possano giudicare l’operato della BCE. Ove l’andamento dei prezzi non risultasse conforme alla definizione, la BCE sarebbe infatti tenuta a rendere conto di tale difformità e a spiegare come intende ripristinare la stabilità dei prezzi entro un periodo di tempo accettabile.

Soluzioni 5

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8. Nella strategia della BCE, le decisioni di politica monetaria si fondano su un’analisi complessiva dei rischi per la stabilità dei prezzi articolata in due prospettive complementari riguardo alle determinanti dell’andamento dei prezzi.

La prima, che prende il nome di “analisi economica”, considera il breve e medio periodo e si incentra sull’attività reale e sulle condizioni finanziarie dell’economia.

Essa tiene conto del fatto che in tali orizzonti temporali i prezzi risentono in larga misura dell’interazione fra domanda e off erta nei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori di produzione.

La seconda, denominata “analisi monetaria”, riguarda orizzonti a più lungo termine e sfrutta il legame esistente fra moneta e prezzi in tali orizzonti.

L’analisi monetaria costituisce principalmente un mezzo di riscontro, in una prospettiva di medio-lungo periodo, per le indicazioni a breve e medio termine fornite dall’analisi economica.

Soluzioni 5

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9. L’assetto operativo dell’Eurosistema consta di tre elementi principali. Il primo èil regime di riserva obbligatoria, che valuta l’ottemperanza degli enti creditizi all’obbligo di detenere un ammontare minimo a titolo di riserva c/o la rispettiva BCN sulla base della media di un periodo di circa un mese, il cosiddetto “periodo di mantenimento”. Tale strumento svolge l’importante funzione di accrescere la domanda di liquidità nei confronti della banca centrale e di costituire un “cuscinetto” contro gli shock temporanei di liquidità sul mercato monetario al fine di ridurre la volatilità dei tassi di interessi a breve termine. Ciò semplifica l’attuazione della politica monetaria della BCE. Il secondo elemento è costituito dalle operazioni di mercato aperto, mediante le quali l’Eurosistema gestisce le condizioni delle riserve sul mercato monetario e manovra i tassi di interesse consentendo agli enti creditizi di rifinanziarsi su base periodica per soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità. In questo contesto le operazioni di rifinanziamento principali (ORP), con frequenza settimanale e scadenza a una settimana, costituiscono una componente fondamentale nella conduzione della politica monetaria della BCE. Il tasso ad esse applicato segnala l’orientamento monetario deciso dal Consiglio direttivo della BCE. Inoltre, le ORP soddisfano gran parte delle esigenze di finanziamento del sistema bancario. Anche le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine sono eseguite allo scopo di fornire liquidità, ma la loro frequenza è mensile e la scadenza a tre mesi. Le operazioni di regolazione puntuale (fine tuning ), invece, hanno frequenza non regolare e mirano ad attenuare gli effetti prodotti sui tassi da fluttuazioni impreviste della liquidità o da eventi straordinari. Il terzo elemento dell’assetto operativo consta di due operazioni (rifnanziamento marginale e deposito c/o BCE) attivabili su iniziativa delle controparti, che permettono alle banche di ricorrere alla banca centrale al fine di ottenere prestiti o costituire depositi overnight per gestire le proprie esigenze di liquidità.

Soluzioni 5

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10. L’importo totale aggiudicato è pari al 50% di quello richiesto.

Ogni banca ottiene pertanto il 50% dell’ammontare richiesto.

Banca 1 30 15Banca 2 30 15Banca 3 50 25Banca 4 40 20Banca 5 50 25Totale 200 100

10. L’importo totale aggiudicato è pari al 50% di quello richiesto.

Ogni banca ottiene pertanto il 50% dell’ammontare richiesto.

Banca 1 30 15Banca 2 30 15Banca 3 50 25Banca 4 40 20Banca 5 50 25Totale 200 100

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Esercizi aggiuntivi

1. Immagina che una banca centrale faccia “piovere dal cielo”, vale a dire distribuisca uniformemente a tutti, una certa somma di denaro e che in questo modo accresca la quantità di moneta in circolazione in economia.

Quali sarebbero lo conseguenze sul breve periodo? E sul lungo?

2. All’aumentare dell’indice dei prezzi al consumo, il potere d’acquisto della moneta:

diminuisce? resta invariato? aumenta?

3. Uno spostamento verso sinistra della curva dell’offerta aggregata può essere dovuto a:

un incremento dei salari reali (a fronte di livelli invariati di produttività)? Un calo di produttività? Un aumento della domanda di moneta?

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Soluzioni

1. Sul breve periodo, la possibile sensazione di maggiore ricchezza potrebbe indurre la gente a spendere di più. La crescita in termini reali potrebbe pertanto aumentare a breve termine per poi tornare sui livelli iniziali dopo un certo periodo di tempo. Sul lungo periodo si avrà un aumento corrispondente del livello dei prezzi.

2. All’aumentare dell’indice dei prezzi al consumo diminuisce il potere d’acquisto della moneta.

3. Uno spostamento verso sinistra della curva dell’offerta aggregata può essere dovuto a un incremento dei salari reali oppure a un calo di produttività

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Alcune variazioni di prezzo sono più importanti di altre

Quando si calcola l’incremento medio dei prezzi si attribuisce un peso maggiore alle variazioni relative a beni e servizi per i quali i consumatori spendono di più ( l’energia elettrica) rispetto a voci di spesa meno significative (quali lo zucchero o i francobolli).

Gli individui non effettuano tutti gli stessi acquisti

Le singole famiglie hanno abitudini di spesa diverse: alcune possiedono un’auto e mangiano carne, altre si spostano esclusivamente con i mezzi pubblici o seguono una dieta vegetariana. Le abitudini di spesa medie dell’insieme delle famiglie determinano il peso da attribuire ai diversi beni e servizi nella misurazione dell’inflazione. Nel calcolo dell’inflazione si tiene conto di tutti i beni e servizi consumati dalle famiglie, fra i quali figurano:

generi di uso quotidiano (ad esempio alimentari, giornali, benzina) beni durevoli (ad esempio capi di abbigliamento, computer, lavatrici) servizi (ad esempio affitto dell’abitazione, servizi di parrucchieria, assicurazioni)

Confronta il prezzo del paniere di spesa da un anno all’altro

Tutti i beni e servizi consumati dalle famiglie nel corso dell’anno sono rappresentati dal cosiddetto “paniere”. Ciascuna voce di spesa contenuta nel paniere ha un prezzo, che può variare nel tempo. Il tasso di inflazione sui 12 mesi corrisponde al prezzo del paniere totale in un determinato mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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Esempio di calcolo dell’inflazione *

Quantità acquistata

nell’anno base

Prezzo(anno base)

Prezzo(1 anno dopo)

Prezzo(2 anni dopo)

per unità di prodotto

total per unità di prodotto

totalper unità

di prodottototal

150 chili di pane € 1,50 € 225 € 1,30 € 195 € 1,60 € 240

100 tazze di caffè € 2,40 € 240 € 2,40 € 240 € 2,15 € 215

12 tagli di capelli € 20,00 € 240 € 22,00 € 264 € 23,00 € 276

1 giaccone inverno € 145,00 € 145 € 176,00 € 176 € 160,00 € 160

Costo totale del paniere

  € 850   € 875   € 891

Indice di prezzo   100,0   102,9   104,8

Tasso di inflazione       2,9%   1,8%

* L’inflazione al consumo nell’area dell’euro è calcolata mensilmente dall’ Eurostat. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) tiene conto, in media, di circa 700 tipologie di beni e servizi, rispecchiando la spesa media delle famiglie dell’area dell’euro per tale paniere. Gamma completa dei beni e servizi che confluiscono nello IAPC e tassi di inflazione correnti

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L'inflazione resta moderata

L'inflazione UE e nei Paesi in area euro resta moderata: la HIPC poco superiore l’1% nel 2010 e intorno a 1,5% nel 2011 in entrambe le aree.

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EUROPEAN COMMISSION – European Economic Forecast Autumn 2009

INFLAZIONE ANNUA 2008 2009 2010 2011GERMANIA 2,8% 0,3% 0,8% 1,0%

FRANCIA 3,2% 0,1% 1,1% 1,4%

ITALIA 3,5% 0,8% 1,8% 2,0%

SPAGNA 4,1% - 0,4% 0,8% 2,0%

PORTOGALLO 2,7% -1,0% 1,3% 1,4%

GRECIA 4,2% 1,2% 1,45 2,1%

AUSTRIA 3,2% 0,5% 1,3% 1,6%

FINLANDIA 3,9% 1,8% 1,6% 1,5%

BELGIO 4,5% 0,0% 1,3% 1,5%

OLANDA 2,2% 1,1% 0,9% 1,2%

IRLANDA 3,1% - 1,5% - 0,6% 1,0%

REGNO UNITO 3,6% 2,0% 1,4% 1,6%

SLOVENIA 5,5% 0,9% 1,7% 2,0%

SLOVACCHIA 3,9% 1,1% 1,9% 2,5%

CIPRO 4,4% 0,8% 3,1% 2,5%

MALTA 4,7% 2,0% 2,0% 2,2%

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Tensioni sui prezzi crescenti delle M.P. potrebbero spingere a rialzo l'inflazione, ma la debole crescita dell'economia e dei salari dovrebbero contenerla.

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Grazie per l’attenzione!

Studio Fantasia