presentazione · suono della campana quando avevamo poco più di 6 anni. ... per niente male, ... o...
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“Voce Amica” Exallieve fma La Spezia”
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Presentazione
L’idea di far scrivere dei ricordi della scuola dagli Exallievi e dalle
Exallieve era nata nella programmazione del Centenario
dell’Istituto. La proposta non andò in porto per questioni economi-
che, ma già alcune aveva fatto pervenire il proprio contributo, che
io ho recuperato.
In collaborazione con l’insegnante Mariella Tetti, sono arrivate in
sede altre testimonianze preziose, che pur nella diversità
dell’esposizione, tutte mettono in evidenza quanto la scuola incida
sulla vita e diventi patrimonio da far fruttare e lasciare in eredità.
Ringrazio quante hanno aderito all’iniziativa.
La successione delle testimonianze segue l’ordine temporale degli
arrivi e non una valutazione di merito.
Il carisma salesiano continui ad essere vivo ed efficace in qualsiasi
tempo.
Buona lettura a tutti.
Sr. Bernardina Bertarelli
Delegata Unione
“Voce Amica” Exallieve fma La Spezia”
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Margherita Boero era una suora insegnante esemplare. Severa per
lo studio, ma umana nel giudicare le studenti. Io parlavo molto con
lei, di tanti problemi, accettavo con piacere i suoi consigli: di uno,
ne ho fatto tesoro di vita: “Ricordati che la felicità sta nelle piccole
cose”.
(CarlaBavastro)
All’Istituto“Maria Ausiliatrice”, che ho frequentato dal 70 al 78, ho
imparato tante cose importanti, che mi hanno guidato nella mia vita.
Ho di tutte un bellissimo ricordo. Grazie.
( Dea Galeazzi)
Ecco un bellissimo ricordo del mio primo
summer english che mi ha dato l'opportunità
di conoscere persone stupende, con le quali
condividere esperienze di vita e di educatori.
Grazie a Maria Grazia, a Marco, a Roberta e
Claudio, a Francesca con me nella foto, ma
soprattutto grazie a sr. Angela, oggi angelo
che ci guarda e ci guida.
(M.Tetti)
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“Voce Amica” Exallieve fma La Spezia”
SIAMO NELL’ANNO DELLA MISERICORDIA
Per quanto ci è dato pratichiamo LE OPERE DELL’AMORE
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di sbucciature alle ginocchia, di qualche lacrima, ma poche: non a-
vevamo molto tempo per piangere. Eravamo il giusto inizio, credo,
che un essere umano possa avere nella propria vita. Perché di vita,
ogni giorno, ci saziavamo: di un contenitore di emozioni. Non c'è un
tempo per bloccare la commozione, ripercorrendo, tramite fotogra-
fie, quei corridoi, quelle scale che ogni mattina facevamo prima del
suono della campana quando avevamo poco più di 6 anni. Era il no-
stro mondo, la nostra quotidianità; era il nostro rigore da infrangere.
Eravamo uniti, liberi dai pregiudizi che poi avremmo incontrati. Pu-
ri. In una giornata di sole o di pioggia. I visi si modificano, ma le
voci sempre rotte dalle risate come quelle di un bambino che corre
ancora per quei corridoi e di regole non ne vuole sapere. Siamo
quelli che siamo stati. Un privilegio!
(Maria Francesca Stancapiano )
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Io, exallieva D’Acunto Stefania, mi ricordo un episodio avvenuto
durante una lezione di cucito. Sinceramente a me non piaceva mol-
to, mi ritrovavo con questo ago in mano, senza concluder più di tan-
to.Quella mattinata mi sono messa a canticchiare la canzoncina”
Domenica è sempre domenica, suonate le campane è primavera”.
Dato che le insegnanti si chiamavano Suor Teresa e Suor Domenica,
mi hanno cacciata dall’aula prendendola come un’ironia e una presa
in giro nei loro confronti. Sono stata perdonata, perché mi sono rifu-
giata in chiesa a pregare.
Che bello! Ho la grande gioia di ricordare il periodo che mi ha for-
mato(spero bene). Mi riferisco al periodo della scuola. Sono entrata
in 3a Elementare fino a quando l’Istituto poteva darmi. Questa cosa
mi ha sempre fatto essere orgogliosa e ammettere con onore:sono
salesiana. Devo dire, che ai miei tempi, era una gioia. Entrare a
scuola sembrava entrare in casa nostra. Le suore erano tutte efficien-
tissime.In portineria c’era sr Maria ( l’imbottigliata),attentissima
anche per noi studenti. Un giorno, mio zio,( fratello di mia mamma)
aviatore, desiderava vedermi, subito sr Maria chiede c.i. subito dopo
guardandolo severamente disse:”Vede? Non è lo zio, perché lei si
chiama Terren e la ragazza è Fiore.” Dopo tante spiegazioni, final-
mente ho potuto abbracciare mio zio. Avevamo tante belle cerimo-
nie. La più bella quando diventavamo”Figlie di Maria” forse spera-
vano di farci diventare più calme e obbedienti. Un nastro celeste al
collo con la medaglia di M. Ausiliatrice. Quante recite! Spassose,
religiose.Bernardette, che modestamente ero io, tremenda per-
ché ...la Madonna era una allieva Romana, non tanto simpatica, alle
prove le facevo sempre gli occhi storti per farla ridere e arrabbiare
nel momento più importante dell’apparizione. Anche sr Anna tenta-
va di arrabbiarsi, ma le scappava da ridere. Eravamo tutte serene,
era la casa della gioia. Le nostre suore ci hanno educato come don
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Bosco, che è il papà di tutte. Personalmente seguo sempre quello
che mi suggerisce, è il mio confidente. Le suore ci hanno educato
con severità, ma con tanto amore.Quante cose avrei da dire, solo
dico che sono stata una”monella”, ma tanto serena e seguendo gli
insegnamenti sono stata in grado di mettere su una bella fami-
glia.Ovviamente i miei figli hanno fatto anche questo cammino.
( Franca Fiore).
Ogni anno della mia vita fin da quando molto piccola frequentavo
l’ oratorio della Madonna della Neve, (chiamata alla Spezia la Chie-
sa dei pretini,) quando si avvicina la festa di don Bosco, vivo la stes-
sa gioia e attesa provata da piccola sia in Chiesa sia in casa.
Allora si giocava in allegria e si veniva premiati per le cose fatte con
amore e, per arrivare al punteggio, che garantiva un piccolo premio,
si cercava di comportarsi bene e a casa e a scuola.
Cresciuta con questi insegnamenti come ex allieva delle figlie di
Maria Ausiliatrice, sono diventata animatrice della Parrocchia di
Santa Maria Goretti.
In seguito, ho assunto l'incarico di catechista, e piano piano ho ma-
turato il sogno di ricordare con la preghiera, giochi, allegria, San
Giovanni Bosco anche nella mia parrocchia.
Ringrazio davvero di cuore tutti coloro che vivono il quotidiano,
abbracciando gli insegnamenti di San Giovanni Bosco e coloro che
hanno collaborato e continuano a farlo per rendere i nostri festeg-
giamenti davvero speciali.
(Marisa Molini Formisano– Presidente Unione della Spezia)
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una gioia tale che ti abbiamo fatto cadere in terra! Avevi un vestito
rosso, me lo ricordo ancora!! Abbiamo riso un sacco!
Grazie Mariella per averci guidati negli anni che forse sono i più
importanti
Quante suore ho conosciuto... quanti caratteri diversi! Suor Costan-
tina la ricorderò sempre con un affetto immenso... dicevo che era la
mia seconda mamma!! E suor Gabriella che ci cambiava i gettoni,
suor Carla e il suo casottino... suor Bianchina con il suo entusiasmo
di fare, suor Marisa e la passione per la Juventus... Suor Franca, che
aveva una pazienza a sopportarci!!
Certo ci sono stati pro e contro... ma la vita dalle suore non è stata
per niente male, sono tantissimi i ricordi di cose belle vissute insie-
me!
Un abbraccio!
(Luciana)
SEMPLICEMENTE NOI
Eravamo quelli dai grembiuli neri, sempre abbottonati “mi racco-
mando”, in fila, in ordine dietro i banchi, dritti e già sognatori. Era-
vamo quelli dagli occhi da riempire di futuro: bisognosi di giochi, di
attenzioni costanti, di scoperte sempre nuove. Eravamo quelli che la
competizione non sapevano nemmeno cosa fosse, e ci proteggeva-
mo nella cura della crescita dei nostri anni, pochi allora. Eravamo
quelli dagli zaini pieni, e dai mille colori negli astucci, colori che
finivano inevitabilmente nelle nostre mani. Eravamo quelli che, al
suono della campanella della ricreazione, correvano per i corridoi e
giocavano a “facciamo che io ero”. Eravamo quelli che “l’amicizia è
anche fuori scuola”, nei pomeriggi passati a casa a giocare: perchè
di giochi ci nutrivamo. Eravamo quelli che si ingolfavamo di risate,
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I 5 anni trascorsi all’Istituto M. Ausiliatrice hanno segnato la mia
vita, attraverso l’incontro con alcune suore, a cui sono ancora legata
affettivamente. Esse sono quelle che hanno capito subito che aveva-
no a che fare con una ragazza molto vivace e un po’ ribelle, ma ge-
nerosa e disponibile alla collaborazione. Porto ancora nel cuore la
direttrice della casa Sr Maria Picchi, dal portamento signorile, con
spirito d’osservazione a 360 ° e dotata di un talento musicale, che
catturava l’anima. Quando è stata trasferita, l’ho seguita in molte
località.
Sr Amalia, insegnante di disegno, sempre disponibile, dal sorriso
tranquillizzante, mi esortava alla calma.
Sr Cesira era la persona con cui potevo parlare liberamente di qual-
siasi argomento. Quando sono ritornata dopo tanti anni all’Istituto ,
ho sperimentato che, ogni angolo della casa, pur nelle sue modifi-
che, ha un pezzo di me!
(Anna)
Ciao Mariella! Che compito difficile che ci hai dato!! :-))
Ricordo alcune cose delle elementari in maniera nitida, come se le
avessi vissute ieri altre invece sembrano lontanissime, come ovatta-
te … Del primo giorno ricordo solo Cristian Negro che piangeva
come un ossesso, poverino!! Guarda se di tante cose belle devo ri-
cordarmi solo questa!!!
Gli anni dalle suore sono stati belli, vissuti davvero in famiglia! Mi
piacevano tantissimo le messe all'aperto, i canti, le recite... Quel pal-
co che faceva un po' paura e quel "camerino" dove sono entrata cre-
do solo una volta, e mi sembrava chissà che!! :-))
Era il fascino dei posti "proibiti" forse... come la dispensa e l'ascen-
sore! Ricordo un giorno in particolare … pieno di entusiasmo …
orse al rientro dalle vacanze estive, o da quelle di Natale chi lo sa...
Ti abbiamo vista arrivare in corridoio e ti siamo corsi incontro con
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Scrivere delle mia esperienza con le Figlie di Maria Ausiliatrice non
è semplice!I ricordi e le emozioni sono tanti, si tratta di riuscire ad
esprimere in parole pensieri di anni di vita familiare, perché di que-
sto parliamo...una famiglia!
Ho avuto la fortuna di far parte di questa "tribù" fin da quando ero
piccolissima, venivamo accolti in portineria da Suor Carla, sempre
sorridente e che ci faceva "giocare" con la pelle delle sue mani e ci
regalava caramelle. Ho imparato ad andare in bicicletta nel cortile
dell'istituto, con Suor Costantina, la mia maestra dell'asilo, che in-
sieme a Suor Angela e a Suor Emilia erano le mie fatine, come nella
Bella Addormentata nel Bosco.
Suor Angela...a lei va un ricordo particolare, non riesco ad esprime-
re in parole quello che provo...la chiamavamo "zia"...ma era molto
più.
Ricordo il Presepe vivente,la Maestra Lidia,in realtà esempio di
donna e mamma,Suor Pierina in cucina,Suor Brunetta in montagna
estasiata per ogni meraviglia della natura, i Summer English e quin-
di gli amici, le insegnanti inglesi, le prime feste, le prime "cotte", i
carnevali...tanti, troppi ricordi!
Due momenti particolari sono stati la nascita di mio fratello Luca e
di mia cugina Noemi,anche questi vissuti insieme e anche loro par-
tecipi di questa meravigliosa esperienza di vita.
Con le FMA ho imparato a fare e ad essere, ho conosciuto persone
uniche e amici, ho condiviso esperienze e momenti della mia vita,
non si trattava solo di andare a scuola o partecipare ad attività, per-
ché era crescere in famiglia!
Sono grata di ciò che è stato...ci vorrebbe molto più di qualche riga
per esprimerlo...
( Francesca )
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Ricordi di un bellissimo Istituto scolastico di nome “MARIA AUSILIATRICE”
Il giorno in cui ricevetti la telefonata della direttrice Suor Cleme
Mariani, provai una strana sensazione: era una combinazione tra in-
credulità, commozione e gioia.
Voleva che facessi rivivere, attraverso i miei ricordi, i momenti più
belli vissuti nell’Istituto, durante gli anni del mio insegnamento.
Mi chiamo Lidia Gargano; insegnai nell’Istituto per più di 15 anni,
prima come supplente e poi, dopo una breve prova, a tempo indeter-
minato.
Sostituii Sr. Pierina Giacobbe, una persona gentile, molto attaccata
al proprio lavoro e alla scuola che, purtroppo, dovette lasciare per
motivi di salute.
Ci volevamo bene e la sua morte lasciò un vuoto indescrivibile den-
tro di me.
I ricordi che riaffiorano nella mia mente, ora si susseguono come un
carosello.
L’Istituto aveva fama, non solo per le attività scolastiche, ma anche
per le rappresentazioni di vario genere come: teatro, festività, ballet-
ti, esercizi ginnici, incontri e spettacoli folcloristici in occasione del
Natale, della Pasqua e della chiusura dell’anno scolastico.
Partecipavano tutte le classi anche i piccini della scuola materna.
Com’erano graziosi e come si muovevano con armonia, guidati da
una valida ed esperta insegnante come Sr. Costantina…! Ogni anno
ci regalava momenti spettacolari e ogni anno, per queste occasioni,
l’Istituto si trasformava: si vestiva a festa sotto le mani magiche di
alcune suore. Anche la Chiesetta, che faceva parte dell’Istituto, as-
sumeva un altro aspetto. L’altare era abbellito da composizioni flo-
reali che potevano uguagliare quelle della fioraia più competente.
In tanti anni conobbi diverse suore che avevano l’incarico di porre
fiori sull’altare, ma di queste tengo viva nei miei ricordi Suor Bru-
netta Bortolaso, che si trova tutt’ora nell’Istituto. Metteva brio, gioia
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lissima per una ragazza. Ci dava istruzione e formazione
E le Insegnanti? Sono state tutte molto speciali. Ho di ognuna un
bellissimo ricordo. Mi hanno insegnato a mettere in pratica gli inse-
gnamenti di S. Giovanni Bosco verso i giovani attraverso il catechi-
smo, il canto, le recite e lo sport. E qualcosa ancora faccio.Di quel
periodo ho sempre un bellissimo ricordo.
( Mila)
Ho sempre considerato Maria Ausiliatrice, come la presenza di una
madre a cui posso confidare tutto nella certezza di essere capi-
ta.Ricordo una particolare esperienza, che mi ha fatto sentire la sua
vicinanza. Ventenne mi sposai, ebbi un grande dispiacere: la perdita
per due volte della creatura che portavo in grembo. Sr. Margherita
Boero, suora dell’Astituto M. Ausiliatrice, che ho frequentato per
molti anni, mi venne a trovare sul lavoro e mi regalò l’abitino di Do-
menico Savio, che portai con fede. Nacque il mio Paolo.La protezio-
ne del piccolo santo, l’ attribuii sempre all’Ausiliatrice, di cui lui era
figlio..Conservo gelosamente il nastro di M. Ausiliatrice, che mi
venne dato alla fine del triennio scolastico. Non è un legame ad un
oggetto, ma un vivo senso di figliolanza che mi lega a Colei che ho
imparato ad amare fin da quando andavo a trovarla in chiesetta du-
rante le ricreazioni o in qualsiasi momento della giornata, perché
quella porta era sempre aperta. Ho sperimentato fin da ragazzina,
che lì davanti a lei nella quiete e nella pace, nel silenzio assoluto,
dove i rumori esterni non ti arrivano, le emozioni, le preoccupazio-
ni, che spesso attanagliano il cuore, si dileguavano e mi sentivo in
sua compagnia forte per superare ogni ostacolo.
(Anna Paola)
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pitturate per simulare le case, sacchi pieni di granaglie per il forno,
ferri ed incudine per il fabbro … Col passare dei giorni prese forma
il presepe. Nella palestra fu allestita la capanna di Gesù ; intorno ad
essa si sviluppò il quartiere con l’osteria, l’officina del fabbro, la
bottega del commerciante di tessuti. Si respirava un’atmosfera ma-
gica, sembrava di trovarsi a Betlemme a percorrere le sue vie. C’era
anche la fonte, dove le donne attingevano l’acqua con le brocche di
coccio. L’acqua vera e zampillante scorreva per mezzo di un mecca-
nismo ideato dal papà di una mia scolara, il Signor Rossi: aveva
proprio l’aspetto di una fonte naturale. Non mancavano i personaggi
che indossavano abiti d’epoca.
Ci fu una minuziosa ricerca di tessuti che uguagliassero o almeno
fossero vicini all’uso di quel tempo.
Riuscì un vero capolavoro! Il presepe fu ripreso persino dalla tele-
visione e molte persone lo visitarono. Furono momenti felici; erava-
mo orgogliosi di ciò che avevamo creato.
Purtroppo,però, non può filare tutto liscio. L’ombra di una prossima
chiusura si stava profilando all’orizzonte. Così avvenne e la
“diaspora” era inevitabile.
Ci disperdemmo chi da una parte, chi dall’altra, ma i valori
dell’Istituto, ci accompagneranno ovunque e difficilmente li dimen-
ticheremo, almeno da parte mia.
Anche ora, che sono in pensione da alcuni anni, provo un brivido di
commozione mentre espongo i miei ricordi e sono ancora là, in quel
bell’Istituto, arioso e soleggiato, con aule comode luminose ed am-
pie che non trovai altrove.
VIVA MARIA AUSILIATRICE!
( Lidia Gargano)
Cosa posso dire della mia scuola?Trovo che sia stata una scuola bel-
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e fantasia in ogni attività. I suoi mazzi di fiori erano diversi e parti-
colari, li abbelliva con rami e grandi foglie che trovava per terra,
nelle sue passeggiate ai giardini pubblici limitrofi all’Istituto. Lei
non gettava nulla, tutto poteva servire e mi servì molto il suo inse-
gnamento. Con questa tecnica ornava la sala da pranzo per le suore,
il refettorio dei bambini, il salone per le conferenze. Come posso
non ricordare l’anno del Giubileo e precisamente il giorno della
Santa Messa solenne con il Vescovo?
A turno le insegnanti dovevano pensare ai doni da portare all’altare
durante l’offertorio. Quel giorno toccava a me e proprio per la mes-
sa del giubileo. Naturalmente chiesi consiglio a Sr. Brunetta, la qua-
le, dopo una breve “meditazione”, pensò ad una campana che dove-
vano portare alcuni genitori della mia classe. La campana però non
doveva essere piccola ma una campanona che risaltasse per solen-
nizzare quell’evento.
Come fare? Ecco l’idea di Sr. Brunetta: prendere un grande vaso
dove di solito si interrano le piante, capovolgerlo, pitturarlo e ….
voilà, la campana è fatta con tanto di batacchio: era veramente im-
ponente.
Fece la sua bella figura e sfilò sotto l’occhio ammirato dei presenti.
La ringrazierò sempre per l’aiuto che mi diede.
Un altro particolare non dimenticherò mai: era l’ultimo giorno di
Carnevale, l’Istituto era in festa e chi voleva, poteva indossare abiti
carnevaleschi. Vestita da Pierrot, ero in mezzo ai bambini intenta a
giocare con loro. Ad un certo punto vidi apparire Sr. Brunetta con
un costume che neppure la mamma di Arlecchino avrebbe pensato.
Che risate!
Tutto mi appariva più allegro. Le sorprese non finirono qui, a festa
finita, Sr. Brunetta pensò di far visita, insieme a me, agli anziani
della terza età, alloggiati nella parte antica dell’edificio. Voleva por-
tare loro un po’ di quella aria festosa.
Così mascherate, ci trovammo in mezzo a loro e distribuimmo cara-
melle e allegria. Infatti furono talmente contenti che non volevano
lasciarci andar via. Che bella idea ebbe Sr. Brunetta! Mentre scrivo
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mi viene da sorridere e penso all’espressione di gioia che leggevo
negli occhi di quelle persone.
Grazie Sr. Brunetta, sono contenta che tu sia ancora lì. Se chiudo gli
occhi mi trovo nello spazioso cortile dove scendevo per insegnare
ginnastica ai bambini o per i saggi di fine anno, il 24 maggio per la
festa di Maria Ausiliatrice.
Il cortile era occupato dagli alunni che dovevano cimentarsi in di-
verse prove e dai genitori. Era un periodo faticoso. Si doveva pensa-
re agli esercizi o alle scene da preparare. Io ero sempre ansiosa e
agitata.
In casa non dovevano assolutamente contraddirmi perché scattavo
come una molla. Però alla fine tutto filava liscio per la gioia di tutte
le suore che assistevano. Devo dirlo, c’era chi faceva “il tifo” per
l’una o per l’altra insegnante, naturalmente in silenzio e solo nei
loro cuori e nei loro sguardi. Terminato tutto, io mi rilassavo e an-
che in casa potevano parlarmi.
Quando il vecchio edificio era collegato al resto dell’Istituto, si usci-
va dalla portineria posta in Via Malaspina, allora passavamo a salu-
tare Sr. Gabriella, la “guardiana” del luogo. Era una toscanaccia di
buon sangue, dai modi spicci ma con un cuore grande, sempre pron-
ta ad aiutarti; non le sfuggiva nulla e i bambini erano sicuri con lei.
Li proteggeva e si sentiva responsabile per quelli che si fermavano
in attesa dei genitori ritardatari. Preparava i panini per le persone
bisognose. Si alternava con Sr. Michelina, rubiconda e paffutella
che sapeva ricamare, cucinare bene e sostituiva, a volte in cucina,
Sr. Pierina, quando si assentava. Si ricordava a memoria qualche
ricetta che io puntualmente scrivevo perché a mente non ne ricordo
una, devo sempre leggerle. Altre Suore ricordo volentieri: Sr. Rina
l’economa, era posizionata vicino alla portineria, il suo ufficio era
illuminato da una finestra che guardava sul cortile. Tutti vedevano
con piacere Sr. Rina soprattutto quando andavano a prendere lo
stipendio. Lei lo sapeva e ogni volta ridacchiava maliziosamente,
ma era contenta di avere i soldi a disposizione per poterci pagare.
Sr. Rosa la segretaria, occupava l’ufficio posto al primo piano dove
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c’erano le classi della scuola elementare. Aveva un passo felpato,
era gentile e raffinata.
Tra le direttrici ricordo Suor Maria Brignole, la prima direttrice
che ho conosciuto. Fu lei ad assumermi. Era molto dolce e umana.
Sr. Margherita Zorzi, che da buona trentina era attiva, dinamica,
mai stanca e mai ferma. L’ultima che diresse l’Istituto fu Sr. Anna
Maria Frison. Aveva un’apparenza mite, sembrava quasi timida, ma
aveva un temperamento forte e deciso. Ricordo di lei un episodio
che mi colpì tanto.
C’era una bambina, una certa Angela, bella d’aspetto ma con orec-
chie a sventola grandi. I bambini la prendevano in giro, la chiama-
vano “Dumbo”; lei, poverina, piangeva e non sapeva difendersi. Sr.
Anna, senza porre tempo in mezzo e senza mezzi termini, chiamò la
mamma della bimba e le disse, con lo stesso tono usato dai “Bravi”
nei “ Promessi Sposi”, per convincere Don Abbondio a non sposare
Renzo e Lucia : “Signora, deve far operare sua figlia, se non vuole
che per il resto della vita sia lo zimbello di tutti e diventi
un’infelice”. L’operazione è semplice, non dolorosa e non dispendiosa!
Angela stette assente qualche giorno. Dopo un mese, ma forse me-
no, la bimba era ancora più bella: aveva orecchie piccole e ben at-
taccate.
La Direttrice l’aveva fatta felice e salvata.
Per quel gesto io l’ammirai ancora di più e la porterò sempre nel
cuore.
Mi trovavo bene nell’Istituto, era la mia famiglia, però, come in tut-
te le famiglie, c’erano gli alti e i bassi, piccoli screzi tra noi inse-
gnanti; in mezzo c’erano le Suore che facevano da mitigatrici e tutto
passava.
Nelle grandi occasioni eravamo tutti uniti per il prestigio della scuo-
la, come quando nacque l’idea di allestire un grande presepe viven-
te. L’ambiente scelto fu il piano terra e ogni stanza si trasformò.
Parteciparono tutti: insegnanti, genitori, suore (in primis Sr Brunet-
ta ). Un aiuto massiccio lo avevano dato i genitori che portarono va-
ri materiali: carta per rocce, stoffe per coprire pareti opportunamente
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