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Il recettore per il fattore di crescita epidermoidale (EGFR) - ampiamente espresso in molti tipi di tumori solidi - fa parte di una famiglia composta da quattro membri strutturalmente correlati tra di loro: EGFR, erbB2, erbB3 ed erbB4. Tali recettori sono glicoproteine caratterizzate dalla presenza di un dominio extracellulare, deputato a riconoscere specifici ligandi, da un dominio transmembrana e da uno intracitoplasma- tico con attività tirosinchinasica. Essi hanno la capacità di legare diversi ligandi: tra i più noti l’EGF e il TGF-α, proteine fondamentali per la crescita neoplastica (Figura 1, pag. 2). L’EGFR in particolare è espresso in tutte le cellule normali, soprattutto di origine epi- teliale, quali le cellule che compongono la cute, il fegato e il tratto gastrointestinale. In particolare a livello cutaneo il recettore è espresso nei cheratinociti, nell’epitelio follico- lare, nelle ghiandole sudoripare e sebacee e nei capillari del derma. Conseguentemente gli effetti tossici più frequentemente riscontrati con l’uso dei far- maci anti-EGFR sono il rash cutaneo, la tossicità ungueale e la diarrea. Gli inibitori dell’EGFR approvati dalla Food and Drug Administration e corrente- mente in uso sono rappresentati in Tabella 1 (pag. 2). La tossicità cutanea più studiata è quella di cetuximab (Tabella 2, pag. 2), un anticor- po monoclonale anti-EGFR, IgG1-chimerico, indicato nel trattamento del carcinoma metastatico del colon-retto in monoterapia o in combinazione con chemioterapia e nel carcinoma a cellule squamose di testa e collo localmente avanzato (in combinazione con radioterapia) e metastatico. Il rash cutaneo è uno degli eventi avversi più frequenti indotti dai farmaci anti-EGFR, che viene gestito con trattamenti locali e/o sistemici a tutt’oggi non ancora del tutto standardizzati. Interessante, dal punto di vista oncologico, è la correlazione tra severità del rash ed efficacia clinica, anche se tuttora oggetto di studio Sommario Editoriale 1 Casi clinici 4 Progetto 8 Dalle Reti della Rete 11 Congressi 14 Novità dai Poli 17 oncologia IN RETE Giornale di formazione e informazione della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta n. 12 marzo 2010 Patrizia Racca, Rosella Spadi, Ivan Facilissimo ColoRectal Cancer Unit-SC Oncologia Medica, Azienda Sanitaria Ospedaliero-Universitaria S. Giovanni Battista, Torino Virginia Caliendo Dermatologia Chirurgica, Azienda Sanitaria Ospedaliero-Universitaria S. Giovanni Battista, Torino Editoriale Eruzioni forse benefiche A cura di Giorgio Vellani

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Il recettore per il fattore di crescita epidermoidale (EGFR) - ampiamente espressoin molti tipi di tumori solidi - fa parte di una famiglia composta da quattro membristrutturalmente correlati tra di loro: EGFR, erbB2, erbB3 ed erbB4. Tali recettori sonoglicoproteine caratterizzate dalla presenza di un dominio extracellulare, deputato ariconoscere specifici ligandi, da un dominio transmembrana e da uno intracitoplasma-tico con attività tirosinchinasica. Essi hanno la capacità di legare diversi ligandi: tra ipiù noti l’EGF e il TGF-α, proteine fondamentali per la crescita neoplastica (Figura 1,pag. 2).L’EGFR in particolare è espresso in tutte le cellule normali, soprattutto di origine epi-teliale, quali le cellule che compongono la cute, il fegato e il tratto gastrointestinale. Inparticolare a livello cutaneo il recettore è espresso nei cheratinociti, nell’epitelio follico-lare, nelle ghiandole sudoripare e sebacee e nei capillari del derma.Conseguentemente gli effetti tossici più frequentemente riscontrati con l’uso dei far-maci anti-EGFR sono il rash cutaneo, la tossicità ungueale e la diarrea.

Gli inibitori dell’EGFR approvati dalla Food and Drug Administration e corrente-mente in uso sono rappresentati in Tabella 1 (pag. 2).La tossicità cutanea più studiata è quella di cetuximab (Tabella 2, pag. 2), un anticor-po monoclonale anti-EGFR, IgG1-chimerico, indicato nel trattamento del carcinomametastatico del colon-retto in monoterapia o in combinazione con chemioterapia e nelcarcinoma a cellule squamose di testa e collo localmente avanzato (in combinazionecon radioterapia) e metastatico.

Il rash cutaneo è uno degli eventi avversipiù frequenti indotti dai farmaci anti-EGFR,che viene gestito con trattamenti locali e/osistemici a tutt’oggi non ancora del tuttostandardizzati. Interessante, dal punto divista oncologico, è la correlazione traseverità del rash ed efficacia clinica, anchese tuttora oggetto di studio

SommarioEditoriale 1Casi clinici 4Progetto 8Dalle Reti della Rete 11Congressi 14Novità dai Poli 17

oncologiaIN RETEGiornale di formazione e informazione della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta

n. 12 marzo 2010

Patrizia Racca,Rosella Spadi,

Ivan FacilissimoColoRectal Cancer Unit-SC Oncologia

Medica, Azienda SanitariaOspedaliero-Universitaria S. Giovanni

Battista, Torino

Virginia CaliendoDermatologia Chirurgica, AziendaSanitaria Ospedaliero-Universitaria

S. Giovanni Battista, Torino

Editoriale Eruzioni forse benefiche

A cura di Giorgio Vellani

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Il rash cutaneo è l’evento avverso più costante (78-87%); esso compare mediamente entro due setti-mane dall’inizio della terapia e reverte completamente dopo la fine del trattamento. È dimostrato cheesiste una chiara correlazione tra la gravità della manifestazione e il tasso di risposte obiettive. Le possi-bili spiegazioni dell’associazione tra rash cutaneo e beneficio clinico sono la saturazione di EGFR o ilraggiungimento di concentrazioni rilevanti oppure altri parametri farmacologici indicativi di un effetto delrecettore. Qualsiasi esse siano la severità del rash resta il più forte indicatore dell’attività del farmacorispetto agli altri parametri.L’associazione tra risposta clinica all’anticorpo monoclonale e severità del rash cutaneo è stata studiatain uno studio di fase III condotto da Bonner JA, in cui pazienti affetti da tumore testa-collo localmenteavanzato sono stati randomizzati a ricevere radioterapia da sola oppure radioterapia + cetuximab. Il fol-low up a 5 anni ha mostrato che, nel gruppo trattato con la terapia di associazione, i pazienti che hannosviluppato un rash moderato-severo (grado 3-4) hanno avuto una sopravvivenza significativamentesuperiore (di 2,5 volte) di quella riportata dai soggetti con rash di entità lieve (68,8 vs 25.6 mesi,p=0.002), con una riduzione del rischio di morte del 51% (Figura 2).Sono tuttavia necessari trial prospettici per indagare ulteriormente questa associazione e per megliospiegare la validità e le implicazioni cliniche della stessa.

Il rash, che come si è detto è l’evento cutaneo più frequente, è un’eruzione papulo-pustolosa sufondo eritematoso localizzata tipicamente nelle zone seborroiche del volto e del tronco, che tende amigliorare con la prosecuzione del trattamento e a risolversi completamente senza esiti cicatriziali dopola sospensione del farmaco, pur potendo residuare un certo grado di iperpigmentazione.

Figura 1.Trasduzione dei segnali intra-cellulari indotti dal legame di

EGFR e degli altri recettoridella famiglia con i propri

ligandi e avvio della crescitacellulare neoplastica.

Tipo di anti-EGFR Molecola TargetInibitori di tirosinchinasi Erlotinib EGFR

Gefitinib EGFRLapatinib EGFR; HER2Sorafenib EGFR; TK multipleSunitinib EGFR, VEGFR, PDGFR-β, c-KIT

Anticorpi monoclonali Cetuximab EGFRPanitumumab EGFR

Tabella 1.Principali farmaci anti-EGFR.

Rash cutaneo (evento avverso più diffuso, con un’incidenza del 78-87%)Xerosi (36-44%)Fissurazioni alle dita delle mani e dei piedi, alterazioni della laminaungueale (10-20% dei pazienti sottoposti a trattamenti > 2 mesi)Paronichia (8-10% dei pazienti sottoposti a trattamenti > 2 mesi)IperpigmentazioneTeleangiectasieAlterazioni nella crescita dei capelli

Tabella 2.Eventi avversi cutanei indotti da cetuximab.

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Siena S et al. Biomarkers predicting clinical outcome of epidermal growthfactor receptor-targeted therapy in metastatic colorectal cancer. J NatlCancer Inst 2009; 101: 1308-1324Racca P. Relazione al Corso teorico-pratico “KRAS nel carcinoma colon-rettale”, Torino 13 febbraio 2009Racca P. Relazione al Convegno “Anticorpi monoclonali nel trattamento delcarcinoma colorettale”, Torino 6 Febbraio 2009Racca P et al. Efficacy and skin toxicity management with cetuximab in

metastatic colorectal cancer: outcomes from an oncologic/dermatologiccooperation. Clin Col Canc 2008; 7: 48-54Caliendo V et al. “L’importanza della collaborazione dermatologo-oncologonel trattamento della tossicità da cetuximab: la nostra esperienza nel carci-noma del colon-retto”. Comunicazione orale, Giornate di terapia in dermove-nereologia, Catania 19-20 gennaio 2008Lenz HJ et al. Multicenter phase II and translational study of cetuximab inmetastatic colorectal carcinoma refractory to irinotecan, oxaliplatin and fluo-ropyrimidines. J Clin Oncol 2006; 24: 4914-4949 B

IBLIOGRAFIA

Figura 2.Sopravvivenza globale in fun-zione della severità del rashcutaneo indotto da cetuximab(Bonner Ja et al. LancetOncol 2010; 11: 21-28).

1,00

0,80

0,60

0,40

0,20

0,00 10 20 30 40 50 60 70

Tempo (mesi)

Rash moderato-severo (grado 2-4) n=127

Sopr

avvi

venz

agl

obal

e(%

)

Rash lieve (grado 0/1) n=81

25,6mesi

>68,8mesi

p=0.002HR=0,49 (0,34-0,72)

L’eritema al volto si presenta in genere diffuso con papule e pustole follicolari, frequentemente accom-pagnato da telangectasie che mimano un quadro simile a quello dell’acne rosacea. Le papule eritema-to-follicolari spesso evolvono in pustole con formazione di croste giallastre fortemente adese.L’eruzione acneiforme non è associata a comedoni e/o a cisti e non è correlata a infezioni microbiche.Non è infrequente la colonizzazione batterica da Staphylococcus aureus e/o il riscontro di Herpes sim-plex di tipo I in lesioni persistenti.Il grado di tossicità cutanea è stato classificato dal National Cancer Institute Common Toxicity Criteria(versione 3.0).Non esistono attualmente linee guida, né uniformità di approccio terapeutico per il trattamento dell’eru-zione cutanea da inibitori di EGFR, che si basa essenzialmente su antisettici topici, antibiotici topici e/osistemici, retinoidi topici, steroidi topici e/o sistemici.Le tetracicline risultano essere al momento la terapia di prima scelta: in presenza di un quadro clinico dieczematizzazione di grado lieve-moderato si usano clindamicina 2% o eritromicina 4% per uso topico,in associazione a uno steroide secondo necessità.L’uso di minociclina 100 mg/die o di doxiciclina 100 mg/die per os viene riservato a quadri di maggiorecomplessità. È anche prevista l’associazione con un antistaminico (cetirizina) nei pazienti con intensasintomatologia pruriginosa.

La xerosi è il secondo sintomo per frequenza (36-44%) e si localizza prevalentemente a livello degliarti. La cute si presenta secca e con desquamazioni a piccole scaglie e può essere presente pruritonelle aree colpite dall’eruzione acneiforme.Questa manifestazione cutanea è trattata con saponi syndet (i cosiddetti “non saponi”) o con oli deter-genti, cui si associa una terapia topica idratante-relipidante per non aggravare la sintomatologia prurigi-nosa. L’eczematizzazione e la sovrapposizione batterica sono complicanze che possono verificarsi nellezone meno resistenti alle infezioni; in questi casi il trattamento di scelta è a base di corticosteroidi topicia basso dosaggio in associazione ad antibiotici.

Fissurazioni dolorose alle dita delle mani e dei piedi, alterazioni della lamina ungueale e paronichia siosservano dopo 2-4 mesi di trattamento, così come granulomi piogenici. Il trattamento prevede deter-genti a base di clorexidina e un’eventuale terapia topica con prodotti contenenti nitrato d’argento, anti-biotici e idrocolloidi in film per permettere la rapida riepitelizzazione e alleviare la sintomatologia doloro-sa scatenata da traumi di minima entità.

Alterazioni nella ricrescita dei capelli, aree di alopecia e, per contro, una crescita eccessiva delleciglia e delle sopracciglia (tricomegalia) e ipertricosi permangono a lungo dopo la sospensione del trat-tamento.

Mucosite da lieve a moderata e stomatite senza ulcere della mucosa orale e/o del vestibolo nasalevengono trattate con nistatina. Rare, ma non eccezionali, sono le manifestazioni oculari similcongiuntivi-tiche che vengono curate con desametasone/tobramicina.

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Bilanciare i pro e i contro

Casiclinici

Adenocarcinoma del colon metastaticoElena SelesPolo Oncologico Azienda Sanitaria Locale 12, Biella

Paziente di 63 anni, affetto da diabete di tipo 2 da 30 anni. Sottoposto nel 2004 a emicolectomia per ade-nocarcinoma del colon (pT3, pN1 1/18, cM0) e sottoposto a chemioterapia adiuvante secondo lo schemaacido folinico + 5-fluorouracile nei giorni 1-5, ogni 28 giorni per 6 cicli.

A maggio del 2005 una TC effettuata per progressivo aumento del CEA dimostra lesioni epatiche nodulariipodense a livello del IV (10 e 15 mm), del VI (20 mm) e dell’VIII (8 mm) segmento. A luglio l’uomo inizia unachemioterapia secondo lo schema FOLFOX, con cui si ottengono una risposta parziale dopo 3 mesi di tratta-mento e una risposta completa dopo 6 mesi (valutata mediante TC), con evidenza tuttavia di persistenza dimalattia alla ristadiazione con PET.

Ad aprile del 2006 il paziente è sottoposto a intervento di metastasectomia epatica non radicale. All’esameistologico si osserva metastasi da adenocarcinoma EGFR-positivo, mentre la TC postoperatoria evidenziasequele di metastasectomia sottoglissoniana nel VI segmento e lieve incremento volumetrico (< 25%) delleulteriori localizzazioni secondarie (IV, V e VII segmento), di diametro massimo di 28 mm.

A luglio del 2006 si procede a una seconda linea di trattamento con FOLFIRI + bevacizumab (8 cicli), concui si ottiene stabilità di malattia, seguita da 7 ulteriori somministrazioni di bevacizumab come terapia di mante-nimento sino ad aprile del 2007.

Poco dopo la fine del trattamento si verifica un’ulteriore progressione epatica di malattia (> 50%), per cui sidecide di sottoporre l’uomo a chemioterapia a base di cetuximab + CPT-11 (5 cicli). A novembre del 2007 larivalutazione con TC evidenzia una stabilizzazione di malattia, ma la chemioterapia viene sospesa per tossicitàcutanea.

A febbraio del 2008, alla luce della progressione della malattia (ancora epatica, con aumento dei marker), sidecide di riprendere la somministrazione di cetuximab + CPT-11; il trattamento viene nuovamente sospeso adaprile per tossicità cutanea: comparsa di eruzione macuolopapulare al volto, al collo e agli arti inferiori, nonchéragadi molto dolorose in sede periungueale.

La TC di ristadiazione evidenzia una risposta parziale, ma si attende l’esito di un’ulteriore indagine radiologi-ca per definire il successivo iter. A maggio la TC mette in luce una riduzione del 25-50% di tutte le lesioni, condiametro massimo di 4 cm, e una persistenza delle dilatazione delle vie biliari di destra; i marcatori risultanopressoché stabili. Si propone quindi di continuare con l’ultima terapia adottata (cetuximab + CPT-11), lascian-do ancora una settimana di riposo. Il trattamento non viene però ripreso per progressivo peggioramento dellecondizioni generali, con comparsa di ittero cutaneo, prurito, urine ipercromiche e dolore non controllato all’epi-mesogastrio. Il paziente muore a luglio del 2008.

CASO

CLINIC

O

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A cura di Elena Seles

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Su X et al. Risk of high-grade skin rash incancer patients treated with cetuximab, anantibody against epidermal growth factorreceptor: systemic review and meta-analy-sis. Oncology 2009; 77: 124-133Tomková H et al. Cetuximab-induced cuta-neous toxicity. J Eur Acad DermatolVenereol 2009 Nov 18 (epub ahead ofprint) B

IBLIOGRAFIA

Questo caso è emblematico della necessità di giungere quanto prima auna gestione ottimale della tossicità cutanea indotta dagli anti-EGFRper evitare che essa interferisca con l’iter terapeutico. Nell’esempioriportato lo sviluppo del rash ha infatti fatto propendere per unasospensione di cetuximab nonostante il paziente fosse responsivo altrattamento, compromettendo così un possibile esito positivo

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Elena SelesPolo Oncologico Azienda Sanitaria Locale 12, Biella

Il caso descritto appare rilevante per quanto riguarda ildifficile equilibrio che deve essere mantenuto quando sisottopone un paziente a un trattamento chemio-immuno-terapico. Il paziente in questione appariva infatti responsi-vo al trattamento con l’anticorpo monoclonale cetuximabottenendo una stabilizzazione di malattia, ma nonostantequesto a causa dello sviluppo del rash cutaneo il farmacoè stato interrotto più volte nel corso della terapia e perperiodi più o meno lunghi. Inoltre, alla luce della rispostaparziale evidenziata all’ultima ristadiazione, l’uomo avreb-be dovuto riprendere il trattamento, ma ciò non si è maiverificato per un peggioramento delle condizioni generali.Si è assistito quindi a una sospensione di terapia in corsodi risposta.È auspicabile quindi una conoscenza il più approfonditapossibile di questo evento avverso causato dagli inibitoridegli EGFR, nonché del suo trattamento, per riuscire agestirlo nel migliore dei modi e per evitare che esso inter-ferisca con la qualità di vita del paziente fino al punto daindurlo a richiedere periodi di pausa o, addirittura, a cau-sare sospensioni/interruzioni del trattamento, anche quan-do quest’ultimo si rivela in grado di produrre un beneficioclinico. Tanto più che la severità del rash cutaneo sembre-rebbe essere un possibile indicatore prognostico di effica-cia del trattamento.

COM

MEN

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Condizionamenti importanti

Casiclinici

A cura di Elena Seles

Carcinoma polmonare squamoso metastaticoElena SelesPolo Oncologico Azienda Sanitaria Locale 12, Biella

Paziente di 62 anni, fumatore. A marzo del 2006 la TC mostra opacità di circa 13 mm in sede subpleuricaanteriore nella lingula, adenopatie in tutte le stazioni mediastiniche (di diametro massimo di 4 cm), una lesioneosteolitica di 4 cm nella porzione sinistra del corpo sternale e una formazione di 20 mm a livello epatico. Allabroncoscopia è visibile una lesione moriforme occludente il segmentario anteriore del lobare superiore sinistro.Viene quindi posta diagnosi di carcinoma squamoso al polmone sinistro (G2, T4 con invasione dello sterno,N3, M1).

Ad aprile del 2006 l’uomo inizia un trattamento chemioterapico con cisplatino e gemcitabina della durata di6 cicli (fino a settembre del 2006), effettuando anche contemporaneamente (nel mese di maggio) una radiote-rapia sulla lesione sternale a scopo antalgico.

La rivalutazione radiologica rileva una risposta parziale maggiore del 50% dopo 3 cicli, ma dopo 6 cicli evi-denzia una progressione epatica e linfonodale.

A ottobre del 2006 si propone una seconda linea di trattamento con erlotinib 150 mg 1 cp/die. Dopo circa20 giorni compare un rash cutaneo esteso al volto e al dorso, accompagnato da prurito intenso e diffuso, cheviene trattato con tetraciclina e applicazioni di crema base.

La terapia prosegue sino a dicembre dello stesso anno, quando il paziente viene ricoverato per asteniaimportante e dispnea a riposo. L’uomo muore il mese successivo.

CASO

CLINIC

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Anche per questo paziente affetto da tumore polmonaresquamoso metastatico la scelta del trattamento è statacondizionata dalla possibile insorgenza di eventi avversi causatadall’impiego degli inibitori tirosinchinasici, sottolineandol’importanza del ruolo della tossicità cutanea non solo nell’iterterapeutico ma anche nell’esito finale

7

Elena SelesPolo Oncologico Azienda Sanitaria Locale 12, Biella

In questo caso di tumore polmonare non a piccole cellule(NSCLC) metastatico alla diagnosi, la prima terapia pro-posta è stata, come da linee guida, una combinazionecontenente cisplatino e gemcitabina; sono stati eseguiti 6cicli ma, nonostante la risposta parziale rilevata dopo iprimi 3 cicli, al termine del trattamento la TC ha messo inevidenza un quadro di progressione di malattia (epatica elinfonodale).Alla luce della progressione è stata quindi avviata unaseconda linea terapeutica con erlotinib: questo trattamen-to, proposto per la scarsità degli effetti collaterali e avviatononostante l’assenza di fattori predittivi di risposta (istolo-gia di adenocarcinoma, sesso femminile, non fumatore,razza asiatica), ha determinato una tossicità cutaneaimportante con astenia G3 e spiccata iporessia.Anche questo caso quindi, come il primo, richiama l’atten-zione sugli effetti collaterali degli inibitori multitirosinachi-nasici e sul loro impatto sulle decisioni e sull’esito tera-peutico; in particolare, nel caso in questione, la necessitàdi impostare un trattamento relativamente poco tossico haesitato in un peggioramento della qualità di vita che si èandato a sommare alla sintomatologia indotta dalla neo-plasia, in particolare la dispnea.

COM

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Per i suoi numeri relativamente piccoli il mesotelioma maligno (MM) è stato praticamente ignoratofino a 10-15 anni or sono dalla comunità scientifica oncologica. I risultati dell’approccio terapeutico conmodalità singole o combinate - chirurgia, radiochemioterapia e immunoterapia - sono tuttora poco sod-disfacenti (sopravvivenza media 275 giorni; sopravvivenza cumulativa 35,9% a un anno e 14,2% a 2anni), pur se l’epoca del “nihilismo terapeutico” sembra ormai alle spalle.Molta ricerca sperimentale e clinica deve essere ancora condotta sul MM per ottenere una diagnosipiù precoce e un più efficace trattamento. A tale scopo è di importanza fondamentale l’istituzione diuna banca di dati clinici per approfondire la storia naturale della malattia, per valutare meglio i beneficidegli attuali metodi di trattamento e per provare l’efficacia di nuove terapie. Inoltre una raccolta conte-stuale di campioni biologici è di inestimabile utilità ai fini di una programmazione terapeutica razionale.

A cura di Anna Novarino

Una banca dai depositi preziosissimi

Progetto:Banca biologica delmesoteliomamaligno

Responsabile delprogetto:Pier-Giacomo Betta

La banca biologica del mesotelioma maligno - ufficializzatanel 2009, ma attiva da circa un ventennio nell’Ospedale diAlessandria - si prefigge, attraverso la raccolta di campionibiologici provenienti dai pazienti, di sviluppare terapieinnovative che migliorino la prognosi di un tumore ancoradifficilmente curabile

Pier-Giacomo BettaAnatomia Patologica, Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio, Alessandria

Progetto

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L’attuale, così come la futura, attività di ricerca scientifica su questa neoplasia dipende infatti in largamisura dalla disponibilità di campioni di sangue, di cellule e di tessuto ottenuti dai pazienti affetti. Conun appropriato accesso a questo biomateriale i progetti di ricerca scientifica potranno identificare nuovimetodi di trattamento del MM, testando molecole innovative capaci di interferire con le vie biologichedi crescita e di morte delle cellule neoplastiche.

In Piemonte la provincia di Alessandria e in particolare l’area di Casale Monferrato continuano a pre-sentare la più elevata incidenza di MM in entrambi i sessi e, sia per la pleura sia per il peritoneo, non siè osservata alcuna flessione nella comparsa di casi tra il 1980 e il 1995 e neppure negli anni successivifino al 2002. A questa elevata incidenza contribuiscono in prevalenza (2/3) i casi dovuti all’esposizioneambientale (amianto); in particolare nella popolazione di Casale Monferrato i tassi di incidenza (ogni100.000 abitanti) del MM sono rispettivamente di 11,4 tra gli uomini e di 7,3 tra le donne, mentre ilRegistro Tumori della Lombardia riporta tassi rispettivamente di 1,0 tra gli uomini e di 0,3 tra le donnenella popolazione generale.

La Struttura Complessa (SC) di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera Nazionale diAlessandria è dagli anni settanta sede storica di un centro di eccellenza, non solo a livello nazionale,per la diagnostica e la ricerca scientifica delle patologie amianto-correlate, in particolare del MM. Apartire dal 1989 in questa struttura è sorta - inizialmente in modo spontaneo, anche se già sufficiente-mente sistematizzato, e successivamente approvata dal Comitato Etico aziendale - un’attività di raccoltae di conservazione di campioni biologici (soprattutto biopsie tissutali e liquidi di versamento pleurico)prelevati da pazienti affetti da MM e pervenuti per scopo diagnostico.

Prendendo atto della problematica sociosanitaria/ambientale creatasi nella Provincia di Alessandria,in particolare nel territorio casalese, legata al pesante inquinamento da amianto e alle conseguentipatologie, tra cui il MM, la Regione Piemonte ha istituito con DGR 80-6707 del 3 agosto 2007 il CentroRegionale per la Ricerca, Sorveglianza e Prevenzione dei Rischi da Amianto con sede nell’AziendaSanitaria Locale 21 di Casale Monferrato (oggi ASLAL).La Giunta Regionale, con successiva deliberazione del 23 aprile 2009 (5-11258), ha provveduto ancheal «riconoscimento della funzione di Centro di Riferimento Regionale della Banca Biologica delMesotelioma Maligno presso l’AO SS. Antonio e Biagio di Alessandria [...] con il contributo primariodell’ASL 21 di Casale Monf.to, ma anche di tutte le ASR regionali [...]. La Banca Biologica del MMopera a supporto e in sinergia con il Centro Regionale per la Ricerca, Sorveglianza e Prevenzione deiRischi da Amianto».

Gli obiettivi della biobanca sono:• sviluppare e mantenere un registro dei pazienti affetti da MM con il contributo delle SC dell’AziendaOspedaliera di Alessandria e dell’Ospedale S. Spirito di Casale Monferrato, che identificano e recluta-no i pazienti collezionandone i dati clinici e demografici, compresi quelli necessari per la diagnosi el’inclusione nel registro e nella banca biologica

• sviluppare e mantenere una raccolta di biomateriali dei pazienti con MM, costituiti da campioni tissu-tali (congelati o fissati), ematici e provenienti dal liquido di versamento

• utilizzare il registro dei pazienti con MM e la bancabiologica come risorse per la comunità scientifi-ca, con possibilità per quest’ultima sia diaccedere alle informazioni del database sia dipoter disporre dei campioni biologici a fini diricerca indirizzata all’eziopatogenesi, alla dia-gnosi e alla terapia del MM

• avviare ricerche traslazionali sul MMcon produzione di protocolli di tratta-mento innovativi (targeted therapy).

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Pazienti inseriti nel database 283Campioni di tessuto congelato 15Campioni di liquido pleurico congelato 161Campioni di sangue congelato 195Linee cellulari da versamenti pleurici 122 (di cui 65 di MM)

Tabella 1.Dati raccolti dalla banca biologica al 31 dicembre del 2009.

I dati sull’attività di raccolta di biomateriali da parte della biobanca registrati sino al 31 dicembre del2009 sono mostrati nella Tabella 1, mentre l’organizzazione delle sue attività è schematizzata in Figura 1.Per quanto riguarda l’attività di ricerca scientifica sono in corso di valutazione in vitro nuove molecoleanti-mesotelioma (AZD 6474, AZD1152 e RAD001) e sono stati promossi due progetti di ricerca sani-taria finalizzata nella Regione Piemonte.La Rete Oncologica Piemontese ha contribuito, a partire dal 2009, a sostenere l’attività della biobancadel MM con un finanziamento annuale dedicato alla copertura economica di un incarico libero-profes-sionale per biologo, finanziamento che è stato rinnovato anche per il 2010.

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Betta PG et al. Tissue expres-sion of osteopontin (OPN)and mesothelin (MES) inmalignant pleural mesothelio-ma (MPM). An immunohisto-chemical study of 70 conse-cutive cases. J Clin Oncol2009: Abstr e22102Ranzato E et al. Spreading ofmesothelioma cells is rapamy-

cin-sensitive and requirescontinuing translation. J CellBiochem 2009; 108: 867-876Riganti C et al. Asbestos indu-ces doxorubicin resistance inMM98 mesothelioma cells viaHIF-1alfa. Eur Respir J 2008;32: 443-451Lazzarini R et al. Enhancedantitumor Therapy by

Inhibition of p21waf1 inHuman MalignantMesothelioma. Clin CancerRes 2008; 14: 5099-5107Betta PG et al. Moleculareffects of Vandetanib(ZactimaTM) in malignantpleural mesothelioma. An in-vitro study. Ann Oncol 2008;19(Suppl 8): Abstr viii56

BIB

LIOGRAFIA

Figura 1.Schematizzazione delle attività della banca biologica.

Attività di ricerca

Pazienti con MM

Consenso informato

Raccolta dei campioni Dati clinici

Trasporto dei campioni

Suddivisione dei campioniin aliquote

Immissione dei datiConservazione dei campioni

Database della biobanca

Follow up

Controllo di qualità

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NascitaLa Rete di Oncologia eOncoematologia Pediatrica è stataapprovata il 6 dicembre del 2004dalla Giunta della RegionePiemonte - nell’ambito del progettoorganizzativo della Rete Oncologicadel Piemonte e della Valle d’Aosta -con l’obiettivo di fornire risposteimmediate e più vicine alle esigen-ze della popolazione e garantire lecure appropriate per le patologieoncologiche del bambino, in accor-do con quanto previsto dalle lineeguida nazionali per l’oncologia el’oncoematologia pediatrica.

OrganizzazioneLa Rete è composta da un Centrodi Riferimento Regionale - identifi-cato nel Polo Oncologico di Torinocon sede all’Ospedale InfantileRegina Margherita (OIRM)Sant’Anna - e da 6 Unità Satelliti,dislocate su tutto il territorio delPiemonte e della Valle d’Aosta, atti-vate nelle aziende sedi di polo onelle aziende afferenti (Tabella 1,pag. 12).Al Centro viene riconosciuto ilruolo di riferimento regionale per lepatologie oncologiche e oncoema-tologiche in età pediatrica (0 -18anni di età). Tale struttura, che sicaratterizza per il know how ad altaqualificazione e per la dotazionetecnologica avanzata e completa, ècomposta da:

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Grandi bisogni per piccoli pazienti

DalleRetidellaRete

A cura di Emanuela Negru

Nata 5 anni fa, oggi la Rete di Oncologia eOncoematologia Pediatrica ha raggiunto standardqualitativi elevati ed è più che mai impegnata agarantire al piccolo paziente oncologico le cure piùappropriate grazie alla stretta collaborazione tra unCentro di Riferimento Regionale e 6 Unità Satelliti

Franca Fagioli,Chiara ComottiOspedale Infantile Regina MargheritaS. Anna, Torino

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• reparto di degenza in oncoematologia pediatrica (16 came-re singole)

• day hospital di oncoematologia pediatrica (22 posti letto)• ambulatori dedicati ai pazienti in terapia e off-therapy• unità trapianto di cellule staminali ematopoietiche (6 came-re).

Grazie alla partecipazione di diverse unità operative (Tabella2) nel Centro sono effettuate la diagnosi e la stadiazione eviene impostata la terapia, compresa quella di supporto e pal-liativa, secondo i protocolli nazionali e internazionali di diagno-si e cura; sono inoltre realizzati i cicli chemioterapici comples-si, la radioterapia e i trapianti di cellule staminali emopoietichee viene organizzato il follow up dei pazienti in terapia e off-therapy.Secondo quanto previsto dalla Rete Oncologica, nel Centro di Riferimento ha sede il CentroAccoglienza e Servizi (CAS) che rappresenta il punto di riferimento per il paziente alla diagnosi, durantel’iter terapeutico e nel successivo follow up.Sono inoltre attivi 3 Gruppi Interdisciplinari Cure (GIC), rispettivamente per leucemie e linfomi, pertumori solidi e per tumori secondari e tossicità tardiva. Ogni GIC ha il compito di decidere collegialmen-te e con un approccio multidisciplinare l’iter diagnostico-terapeutico dei pazienti; allo scopo sono orga-nizzate riunioni - una o due volte al mese a seconda dei diversi GIC - alle quali partecipano i medicidelle differenti specializzazioni (oncologi, radioterapisti, chirurghi, endocrinologi), gli psicologi e i pedia-tri delle Unità Satelliti.Le Unità Satelliti sono individuate in strutture complesse di pediatria dotate di personale medico e infer-mieristico con formazione ed esperienza in oncoematologia pediatrica, di posti letto dedicati - sia per ladegenza ordinaria sia per il day hospital in spazi riservati al paziente pediatrico oncologico - e infine dilocali per la preparazione dei farmaci antiblastici.Gli obiettivi delle Unità Satelliti sono:• garantire la maggiore accessibilità da parte dell’utenza• razionalizzare il percorso di diagnosi, cura e follow up del paziente• decongestionare, per le prestazioni di loro competenza, le attività del Centro di Riferimento Regionale• ridurre la migrazione verso altre Regioni• presidiare le aree geografiche che registrano una maggiore mobilità passiva extraregionale• coprire le diverse aree geografiche della Regione Piemonte, evitando concentrazioni in uno o piùambiti regionali, con riferimento alla suddivisione in Poli Oncologici e in Quadranti.

Nelle Unità Satelliti si ha la definizione del sospetto diagnostico, l’effettuazione di cicli di chemioterapianon complessi, i controlli pre e postchemioterapia, la terapia di supporto e palliativa e alcune fasi delfollow up; tutta l’attività viene svolta in collaborazione con il Centro di Riferimento Regionale.

Condivisione dei percorsi diagnostici terapeuticiL’attività della Rete di Oncologia e Oncoematologia Pediatrica prevede la condivisione al suo interno deipercorsi diagnostico-terapeutici del paziente per mezzo dell’adesione a protocolli nazionali e internazio-nali di diagnosi e cura.La gestione condivisa e l’aggiornamento del percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti in carico alleUnità Satelliti sono costanti e attuati con le seguenti modalità:• comunicazione telefonica, 24 ore su 24, tra i medici del Centro di Riferimento e quelli delle UnitàSatelliti

• riunioni periodiche tra i medici e gli infermieri sia nel Centro di Riferimento sia nelle diverse UnitàSatelliti

• dal 2008 utilizzo di un portale dedicato, ove vengono inseriti in modo continuativo le relazioni clinichedei pazienti nei diversi momenti del percorso diagnostico-terapeutico (diagnosi, protocollo di prima

Torino, ASO Ospedale Infantile Regina Margherita-Sant’Anna, referente Franca FagioliIvrea-Aosta, Ospedale di Ivrea (ASL 9), referente Alberto BonomiTorino Est, Ospedale di Pinerolo (ASL 10), referente Giuseppe GraziaNovara-Vercelli, ASO Maggiore della Carità di Novara, cui è funzionalmente collegato ilPresidio Sant’Andrea di Vercelli (ASL 11), referente Gianni BonaBiella, Ospedale di Biella (ASL 12), referente Franco GarofaloCuneo, Ospedale di Savigliano (ASL 17), referente Luigi BesenzonAlessandria-Asti, ASO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria, referenteFernando Pesce

Tabella 1.Rete di Oncologia e Oncoematologia pediatrica: Centro di Riferimento Regionale e Unità Satelliti

Chirurgie pediatricheDiagnostica strumentaleLaboratorio analisiAnestesia e rianimazioneImmunoematologia e trasfusio-naleImmunoinfettivologiaAnatomia patologicaMedicina nucleareRadioterapiaNeuropsichiatria e psiconcologiaAssistenza sanitaria e socialeUnità operative con specialistid’organo: urologia, cardiologia,gastroenterologia, endocrinolo-gia, nefrologia, fisioterapia, orto-pedia, pneumologia

Tabella 2.Unità operative partecipanti alle attività delCentro di Riferimento Regionale.

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linea, trapianto di cellule staminali emopoietiche, off-therapy, ricaduta, protocollo di seconda linea,fase palliativa-terminale) e tutti i protocolli e i relativi aggiornamenti

• dal 2009 condivisione di istruzioni operative grazie alla quale all’interno della Rete di Oncologia eOncoematologia Pediatrica vengono diffusi e condivisi i documenti e le istruzioni operative elaboratidal Centro di Riferimento Regionale e dalle Unità Satelliti relativi alle diverse procedure.

Rapporti con i pediatri di libera sceltaLa Rete di Oncologia e Oncoematologia Pediatrica svolge una funzione di collaborazione e formazioneperiodica nei confronti dei pediatri di libera scelta, volta a una maggiore condivisione con gli stessi del-l’attività della Rete e del percorso diagnostico-terapeutico del paziente pediatrico affetto da patologianeoplastica. Tale attività viene effettuata mediante incontri di aggiornamento svolti sia a Torino sia sulterritorio regionale.

Rete di PsiconcologiaLa Rete di Psiconcologia Pediatrica, nata formalmente nel 2005 da una gemmazione della Rete diOncoematologia Pediatrica, si colloca a cavallo tra questa e la Rete Psiconcologica dell’Adulto con cuicollabora in situazioni particolari, per esempio in caso di pazienti di età superiore a 18 anni o di genito-ri che necessitino di un supporto psicofarmacologico. Obiettivo è la promozione degli aspetti psicologicie dell’umanizzazione riguardanti l’ambito della cura su tutto il territorio regionale.Le aree di attività della Rete di Psiconcologia sono essenzialmente di natura clinico-assistenziale e orga-nizzativo-formativa.

La prima consiste nel fornire un supporto psicologico nelle varie fasi di malattia, dalla diagnosi all’off-therapy, ed è rivolta a pazienti e familiari. L’obiettivo è sia quello di limitare le interferenze della malattiatumorale sulla crescita, accompagnando il paziente nel suo percorso di cura e sostenendo la qualitàdella relazione terapeutica offerta dall’équipe curante, sia quello di salvaguardare, per quanto possibile,la qualità della vita presente e futura del bambino/adolescente e della sua famiglia.L’attività organizzativa e formativa consiste nel coordinamento dell’attività di supporto psiconcologicopediatrico della Rete. Il coordinatore della Rete, che è lo psicologo responsabile del Centro diRiferimento, riunisce i referenti delle Unità Satellite ogni 6 mesi, annualmente alla presenza dei medici,allo scopo di condividere criticità e sviluppi del lavoro. I referenti delle Unità Satellite sono psicologi e/oneuropsichiatri infantili inseriti in servizi di psicologia o NPI, che - per competenza e su mandato deldirettore della struttura di appartenenza - dedicano una “corsia preferenziale” ai pazienti seguiti dalleUnità Satelliti. In genere i pazienti utilizzano il servizio psicologico di Rete in un periodo successivo aquello della diagnosi, in cui viene offerto a tutti un primo contatto e un eventuale approfondimento nelnostro Centro.

Cure palliativeL’assistenza in fase avanzata di malattia viene erogata a seconda delle necessità cliniche in ambulatorio,day hospital o regime di ricovero, nel Centro di Riferimento o nelle Unità Satelliti.Laddove esistente, il bambino viene affidato al servizio di cure domiciliari, con il quale il Centro o leUnità restano in stretto e continuo contatto.Nel Centro di Riferimento Regionale il medico referente per le cure palliative mantiene stretti collega-menti con le Unità Satelliti e i servizi domiciliari, al fine di garantire la continuità assistenziale.

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Tiziana CatzedduOncologia Medica, OspedaleS. Croce e Carle, Cuneo

Congressiall’esteroCambiamenti di programma

32nd Annual San Antonio Breast Cancer SymposiumSan Antonio 9-13 dicembre 2009

L’annuale appuntamento statunitense dedicato allenovità nel campo della neoplasia mammaria è statocome sempre ricco di dati. Tra i molti studipresentati, interessanti sono stati quelli che hannovalutato l’aggiunta della targeted therapy allechemioterapie tradizionali in schemi diversi

A cura di Marcella Occelli

Dal 9 al 13 dicembre del 2009 si è svolto all’Henry B. Gonzalez Convention Center di San Antonio, inTexas, il trentaduesimo simposio sulla neoplasia mammaria. Qui di seguito vengono riportati alcuni deglistudi randomizzati presentati durante il convegno.

Lo studio TEAM ha randomizzato pazienti in post-menopausa con carcinoma mammario in fase pre-coce - positive per i recettori ormonali - ad assumere exemestane (E) 25 mg/die o tamoxifene (T) 20mg/die. Lo studio è iniziato nel 2001 con l’obiettivo primario di confrontare la sopravvivenza libera damalattia (DFS) ottenuta con T rispetto a E. Nel 2004 lo studio è stato emendato a seguito dei dati deglialtri studi di confronto tra T e gli inibitori dell’aromatasi; tutte le pazienti che avevano ricevuto inizial-mente T sono state convertite a E dopo 2,5-3 anni. A un follow up mediano di 5,5 anni non è stata rile-vata alcuna differenza in termini di DFS e di sopravvivenza globale (OS) nel braccio che prevedeva l’uti-lizzo di E upfront rispetto allo switch.

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Lo studio IES ha randomizzato pazienti libere da malattia dopo 2-3 anni diterapia adiuvante con T a continuare il trattamento con T o a passare a E percompletare un totale di 5 anni di terapia endocrina adiuvante. I dati aggiorna-ti a un follow up di 91 mesi hanno confermato il vantaggio dello switch adaromatasi rispetto al trattamento con T per 5 anni.

Un trial ha randomizzato in cieco pazienti con carcinoma mammario emetastasi ossee trattate con bisfosfonati per via endovenosa a ricevere 120mg di denosumab per via sottocutanea o acido zoledronico 4 mg per endo-vena. L’endpoint primario era il primo “evento correlato allo scheletro” (SRE)riscontrato durante lo studio, definito come frattura patologica, radiazioneall’osso, chirurgia all’osso o compressione della spina dorsale. L’analisi deidati dopo 34 mesi ha mostrato che la proporzione di pazienti con almeno unSRE è stata minore nel braccio con denosumab rispetto a quello con acidozoledronico.

Lo studio CONFIRM, multicentrico, in doppio cieco e randomizzato, ha confrontato il dosaggio stan-dard di fulvestrant (250 mg) con un dosaggio superiore (500 mg) in pazienti in post-menopausa, posi-tive per i recettori ormonali, con malattia avanzata ricorrente o in progressione dopo una precedenteterapia endocrina. L’obiettivo primario era confrontare i due dosaggi in termini di tempo alla progressio-ne, tasso di risposta obiettiva, tasso di beneficio clinico, durata del beneficio clinico, OS e qualità di vita.Il tempo a progressione è stato significativamente migliore con 500 mg rispetto a 250 mg, mentre iltasso di risposte è risultato simile. Si sono osservati un vantaggio nel tasso e nella durata del beneficioclinico e una tendenza verso una OS migliore per le pazienti trattate con il dosaggio superiore, che èstato oltretutto ben tollerato, con un profilo di sicurezza coerente con quello del dosaggio standard.

Nello studio BCIRG006 3.222 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo, con linfonodi ascel-lari positivi o negativi ad alto rischio, sono state randomizzate a un trattamento con adriamicina e ciclo-fosfamide (AC) seguito da docetaxel o a due regimi contenenti trastuzumab: AC seguito da docetaxelcon trastuzumab per un anno o docetaxel + carboplatino con trastuzumab (TCH) per un anno.L’endpoint primario era la DFS, gli endpoint secondari comprendevano la OS e la tollerabilità, inclusa latossicità cardiaca. Per entrambi i bracci di trattamento comprendenti trastuzumab è stato evidenziato unvantaggio sia in DFS sia in OS rispetto al braccio senza l’anticorpo. Il TCH è un regime molto interes-sante per l’esclusione dell’antraciclina e soprattutto per la possibilità di avviare da subito il trattamentocon trastuzumab.

L’N9831 è uno studio randomizzato condotto in donne con neoplasia mammaria operata e consovraespressione di cerbB2, che ha confrontato la tollerabilità e l’efficacia dell’aggiunta di trastuzumab adoxorubicina e ciclofosfamide seguiti da paclitaxel; nei bracci comprendenti trastuzumab, quest’ultimoveniva somministrato sequenzialmente alla chemioterapia o in concomitanza a paclitaxel. I dati di con-fronto tra i trattamenti con o senza l’anticorpo, già presentati in precedenza, avevano mostrato il van-taggio significativo dalla somministrazione di trastuzumab. Il confronto invece tra la somministrazione ditrastuzumab concomitante rispetto a quella sequenziale ha evidenziato un vantaggio della somministra-zione concomitante.

Nello studio AVADO le pazienti con neoplasia mammaria localmente avanzata o metastaticacerbB2-negativa sono state randomizzate a ricevere:• docetaxel 100 mg/m2 più placebo• docetaxel + bevacizumab 7,5 mg/kg• docetaxel + bevacizumab 15 mg/kg.L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (PFS). L’analisi primaria a un follow upmediano di 10,2 mesi ha mostrato miglioramenti significativi nella PFS e nelle risposte per entrambi ibracci comprendenti bevacizumab rispetto al trattamento docetaxel + placebo, mentre non vi è statadifferenza nella OS.

Lo studio RIBBON-2, randomizzato, di fase III, in doppio cieco, ha valutato l’efficacia e la tollerabilitàdi bevacizumab in combinazione con chemioterapia nel trattamento di seconda linea di pazienti concarcinoma mammario metastatico HER2-negativo. Le donne, trattate con una precedente linea permalattia metastatica cerbB2-negativa, sono state randomizzate a ricevere chemioterapia + bevacizumabo chemioterapia + placebo. La chemioterapia comprendeva un taxano, vinorelbina, capecitabina ogemcitabina. L’aggiunta di bevacizumab alle chemioterapie di seconda linea ha portato a un significativomiglioramento della sopravvivenza libera da progressione.

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Eventi sotto controlloA cura di Marcella Occelli

Congresso AIOM regionale Piemonte-Valle d’Aosta:“La gestione dell’evento acuto nel paziente oncologico”Forte di Bard, Bard (Aosta) 13-14 novembre 2009

CongressiinItalia

Il 13 e il 14 novembre si è svolto al Forte di Bard il convegno regionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM)del Piemonte e della Valle d’Aosta. Nella prima giornata sono stati trattati temi relativi alle diverse neoplasie con uno spazio dedi-cato alla gestione infermieristica delle singole problematiche correlate alla malattia.

Per quanto riguarda le metastasi scheletriche l’analisi ha riguardato i diversi aspetti: dalla terapia medica, incluso il tratta-mento delle complicanze, alla problematica della compressione midollare, fino al trattamento della sintomatologia dolorosa. Atale riguardo è stato fatto un accenno ai due studi randomizzati che hanno dimostrato non inferiorità del nuovo bisfosfonatodenosumab rispetto ad acido zoledronico per quanto concerne la prevenzione degli eventi scheletrici.

In tema di dispnea si è svolta una precisa trattazione di questo frequente sintomo sia nell’inquadramento diagnostico sianella valutazione di due importanti fattori eziologici, quali la sindrome mediastinica e il versamento pleurico, con un dettagliosui possibili trattamenti per ciascuna delle due patologie.

È stata poi fatta una disamina sul tromboembolismo venoso per quanto concerne l’eziologia, il trattamento e la profilassicon eparine a basso peso molecolare (EBPM), ribadendo l’indicazione a prescrivere la profilassi con EBPM solo nei pazientiospedalizzati o dopo intervento chirurgico. Si è sottolineata l’importanza di prestare la necessaria attenzione verso i soggetti amaggiore rischio (sesso femminile, età avanzata, neoplasia polmonare non a piccole cellule in particolare in caso di adenocar-cinoma, trattamenti contenenti cisplatino). Non esiste a oggi l’indicazione a rimuovere il catetere venoso centrale (CVC) incaso di trombosi venosa profonda e resta sconsigliato l’utilizzo di dicumarolici nei pazienti oncologici, mentre viene lasciata acasi attentamente selezionati l’indicazione alla trombolisi.

Per quanto concerne la neutropenia febbrile (NF), si è ribadito come un’attenta valutazione del paziente - in particolare deiparametri vitali - permetta la definizione del rischio settico del paziente con NF e l’avvio di una valida terapia antibiotica empiri-ca, secondo precise tabelle di rischio e dopo l’esecuzione di tutti i necessari esami colturali. Questi ultimi - se positivi - per-mettono un adeguamento della terapia nei giorni successivi e l’eventuale inserimento di un antimicotico. Sono sempre più pre-cise e definite le indicazioni che governano l’uso di fattori di crescita granulocitari, da somministrare a partire da 24 ore dal ter-mine della chemioterapia (CT) fino al raggiungimento di 1.000 neutrofili, considerata la minore efficacia nonché il possibileeffetto deleterio se assunti il giorno della CT o dopo il 4° giorno. Sembrerebbero in aumento le infezioni da GRAM positiviimputabili all’uso di trattamenti più complessi, in pazienti compromessi e portatori di CVC - spesso pretrattati in modo impor-tante con antibioticoterapia preventiva - che hanno sviluppato fenomeni di resistenza.

Prendendo infine in esame le terapie integrate chemioradioterapiche nel paziente affetto da tumore testa-collo, la definizio-ne dei trattamenti e della loro tossicità rende inevitabile la conseguente analisi della qualità di vita dei pazienti così come lagestione della necessaria terapia di supporto e dei fondamentali accorgimenti preventivi.

Nella seconda giornata del convegno si sono svolte due sessioni contemporanee: una si è occupata della valutazione dellavita dopo la CT (fertilità, cardiopatie e neuropatie iatrogene, secondi tumori, cure palliative e riabilitazioni psicologiche); l’altra haanalizzato la complessità assistenziale prendendo in esame gli aspetti prettamente infermieristici, quelli medici, i problemi etici e lecure palliative.

Nell’imponente forte posto all’ingresso della Valled’Aosta, per due giorni gli oncologi e gli infermieripiemontesi e valdostani hanno discusso sullagestione dei principali eventi acuti correlati allapatologia tumorale o alle complicanze del trattamento

Marcella OccelliOncologia MedicaOspedale Santa Croce e Carle, Cuneo

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All’interno del nuovo modello della Rete Oncologica di Piemonte eValle d’Aosta, come è costituito il neonato Polo Nord-Est?

Si tratta di un Polo di notevole “consistenza”. È infatti geograficamentemolto vasto e caratterizzato da indubbia complessità e diversificazione ter-ritoriale; inoltre varie e diversificate sono le connotazioni della popolazioneresidente. Il Polo comprende infatti: Novara, la cui Azienda Ospedaliero-Universitaria costituisce la Sede di Polo, con la sua area metropolitanafacente capo all’Azienda Sanitaria Territoriale di Novara; tutto l’ampio terri-torio dell’Azienda Sanitaria di Vercelli, estendentesi dalle risaie delVercellese alle montagne della Valsesia; l’ampia zona lacustre e montana

Il neocostituito Polo diNord-Est - con sedenell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Novara -avrà il compito diarmonizzare realtàterritoriali e demografichemolto diverse tra loro, chevanno dalla zona delVercellese al Biellese sinoall’area del Verbano-Cusio-Ossola. Senza dimenticarele sue caratteristiche di“terra di mezzo” traSvizzera e Lombardia

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Passaggio a nord-est

Intervista a:Oscar AlabisoAzienda Ospedaliera“Maggiore della Carità”Novara

NovitàdaiPoli

A cura di Vittorio Fusco

di Vittorio FuscoDipartimentoOnco-EmatologicoAzienda SanitariaOspedalieraAlessandria

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del Verbano-Cusio-Ossola e infine il territorio di Biella e delBiellese.È utile sottolineare anche le caratteristiche di “zona di con-fine” di questo Polo con la Lombardia e con la Svizzera,perché tale fatto riverbera inevitabilmente nel contesto assi-stenziale e sanitario del Polo stesso.

Quali modalità organizzative erano state adottate inquest’area regionale negli anni scorsi?

L’elemento caratterizzante degli scorsi anni è stato, letteral-mente, la “costruzione” vuoi dei “mattoni” costitutivi dell’as-sistenza oncologica, vuoi della rete di rapporti e di relazioniutili al funzionamento della stessa. Novara, Vercelli,Verbania e Borgomanero hanno visto nascere in questi anniciascuno il proprio Centro Oncologico; lo stesso succedevaa Biella, pur nel contesto di un altro Polo.Contemporaneamente tra ciascuno dei neonati CentriOncologici si instauravano e si andavano definendo inecessari collegamenti, in virtù dei quali le diverse sedi sirapportavano l’una con l’altra. Da questo processo nonpoteva essere esente Biella, se pure in questo caso non sipoteva parlare di rapporti per così dire “istituzionali”, essen-do Biella Polo a sé.In ciascun Centro prendeva inoltre forma il Centro diAccoglienza e Servizi e venivano costituiti i GruppiInterdisciplinari Cure (GIC) per le diverse patologie oncolo-giche, provvedendo altresì a delineare un coordinamentodei diversi GIC afferenti alle varie sedi sotto unCoordinatore Unico per tutto il territorio del Polo.È ovvio che l’ampliamento del Polo con l’estensione a Biellacomporterà di necessità un’accelerazione del processo di“armonizzazione” dei percorsi diagnostico-terapeuticisecondo modalità condivise.

Quali ritiene siano state le peculiarità locali di que-sta passata esperienza all’interno della variabilitàosservata nella Rete?

Pur essendovi ovviamente numerose professionalità ope-ranti in ambito oncologico su tutta l’area del Polo, eraassente una vera consapevolezza della peculiarità del con-testo in cui tali professionalità operavano. In un certo sensola peculiarità locale della passata esperienza è stata l’acqui-sizione di una consapevolezza prima ignota. Si tratta diun’affermazione dal sapore vagamente filosofico-esistenzia-le, ma non per questo priva di una sua sostanza e di unasua realtà. Nel territorio dell’attuale Polo di Nord-Est la Reteè stata “costruita” mattone per mattone, in una comunionedi intenti che ha coinvolto davvero tutte le figure che, avario titolo, erano e sono “intessute” nella “tela” della Rete.

Si è già costituito il Consiglio di Polo? Quali sono leprospettive di lavoro e quali le iniziative in cantiere?

Il Consiglio di Polo è costituito e operante. Vi sono giàstate, oltre alla prima riunione istituzionale di formalizzazio-ne, altri due incontri. E la “mission” che il Consiglio si è datainclude diversi obiettivi: l’armonizzazione dei percorsi dia-gnostico-terapeutici, l’integrazione ospedale-territorio, losviluppo dell’assistenza domiciliare in ambito di cure palliati-ve, la realizzazione dell’integrazione fra le diverse aziendeafferenti tramite anche l’attuazione di accordi interaziendalie la formazione delle “Reti” degli infermieri e delle altrefigure professionali necessarie alla crescita del Polo e dellaRete in sé.

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Trimestrale della Rete Oncologicadel Piemonte e della Valle d’Aosta

Direttore responsabile:Oscar Alabiso

Direttore scientifico:Oscar Alabiso

Comitato scientifico ed editoriale:Vittorio Fusco, Emanuela Negru, Anna Novarino,Marcella Occelli, Elena Seles, Giorgio Vellani

Coordinamento editoriale e redazionale:Aretré srl - via Savona 19/A - 20144 MilanoResponsabile della redazione:Grazia Tubiello - [email protected] grafico e impaginazione:Manuela Gazzola - [email protected]

Editore:Aretré srl - via Savona 19/A - 20144 Milano

Stampa:Jona srl - Paderno Dugnano, Milano

Autorizzazione del Tribunale di Milano:n. 426 del 2 luglio 2007