zoe magazine 31

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zoe magazine 31 primavera/estate 2011 Innovazione cittadini d’italia testimonianze opinioni auguri Se la muSica incontra i Byte rivoLuzione borromeo 2d or not 2d L’era tridimensionaLe per La pina bausch di wim wenders 2€ Scopri la Zoe faShion factory dedicata agli StiliSti Siciliani

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moda arte e letteratura nel nuovo zomero di Zoe ed in più l'inchiesta su cittadini d'italia

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zoemagazine 31

primavera/estate 2011 Innovazione

cittadinid’italiatestimonianzeopinioniauguri

Se la muSicaincontrai ByterivoLuzioneborromeo

2d or not 2dL’era tridimensionaLeper La pina bausch di wim wenders

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zoemagazine

sommarioprimavera 2 0 1 1

3

In copertina:Enrica Spadafora indossa un tuta inseta arancio di Celine.In esclusiva da Torregrossa LibertàPalermo.Hair & Make Up: Giuseppe eStefania Lepre per Poe RavaFoto: Fatos Vogli.

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MODA: PAG 46Lost in Paradise

6 innovazione

8 cover story

10 zoe focus

14 zoe tricolore

18 zoe notes

20 zoe notes

22 zoe notes

23 zoe notes

24 scanner

26 scanner

28 scanner

30 labirinti

32 scanner

35 scanner

36 scanner

40 book stop

42 lettore cd

45 Moda

46 Moda

50 Moda

52 Moda

53 Moda

54 Moda

56 Moda

58 beauty

60 scenario

62 zoe city news

COVER STORY: PAG 8Handbags Celine

MODA: 52Sandali Avec moderation

Cittadini d’Italia2d or not 2d?Fai tuDizionario della lingua che non vorrei dimenticareHomo facebooker?Se la musica incontra i byteL’uomo venuto dal futuro Steve JobsGabriele Picco: letteratura oggiBiffures: NasciteCittà del futuro per dimenticare la guerraNuovo si legge al femminileFinzioni contemporanee: Nico Vascellari

Jungle eyesLost in ParadisePreppy timeAvec moderationPensieri per la testaOn the road con Alessandra MarchiThe color insideSunny days

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zoemagazine

o n l i n eprimavera 2 0 1 1

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www.zoemagazine.net

IL PRIMO OUTLET IN SICILIA

INIZIA LASTAGIONE

DELLA CACCIA.

A U TO S T R A DA PA L E R M O C ATA N I A , U S C I TA D I T TA I N O.W W W. S I C I L I A FA S H I O N V I L L AG E . I T

Non lasciatevi sfuggire le collezioni primavera-estate del SiciliaFashion Village, dove vi aspettano prezzi scontati fino al 70%in oltre 100 boutique delle migliori marche. Preparatevia catturare le migl ior i occasioni del la stagione con leproposte di abbigliamento più glamour, le calzature piùtrendy, gli accessori più chic e i prodotti per la casa più raffinati.Bastano pochi minuti per raggiungere il luogo dei vostri sogni, eun solo pomeriggio per realizzarli tutti. Sicilia Fashion Village.Venite a scopr ire la moda nel suo habitat natura le .

S C O N T I F INO AL 70% SULLECOLL EZIONI PRIMAVERA ESTATE

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40 canali con tutte lenews che hai sempre

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sull’i-pad e l’i-phone

Lo streetwear fotografato

dai nostri lettori

suL web il nuovo portale : www.zoe magazine.net

cittadini d’italiaguarda tutte

le interviste su zoetv

guidaallo shopping

in città

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IL PRIMO OUTLET IN SICILIA

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l futuro viaggia su binari paralleli aquelli del reale, crea nuovi mondi enuove leggi che ne determinano lestrutture. John Searle nel suo ultimo

saggio “Making the Social World” analizza leleggi che determinano la “costitutività” deifenomeni della realtà sociale. Per spiegarla inbreve il filosofo americano indaga i comples-si meccanismi che portano un pezzo di cartaa diventare il veicolo di un sistema monetarioo il motivo per cui esistono le corporazioni, ipresidenti della repubblica o le squadre dirugby. Studia insomma come l’intenzionalitàsociale e gli atti linguistici determinano lestrutture del nostro mondo attraverso “decla-ration” ovvero attribuzioni di valore. PaoloDi Lucia il filosofo del diritto che ha scritto labella prefazione all’edizione italiana del testo

I

Direttore editoriale

di Searle riporta a questo proposito l’esempioin cui in una vignetta americana del XIXsecolo si vede un bambino al quale viene tesoun cartoncino con la scritta: «Questo è latteper decreto del Congresso». Intorno, altricartelli dicono: «Questa è una vacca perdecreto dell'artista», «Questo è denaro perdecreto del Congresso», eccetera. Si tratta inbreve delle attribuzioni di valore prima citate.Ma nel caso specifico della realtà sociale c’èun piccolo meccanismo che si viene adinceppare in questo sistema: la causa è l’esi-stenza di un’“opinione prevalente”. Ovverose è il “congresso a dire che questo liquidobianco è latte” si avrà un opinione prevalen-te rispetto all’equivalente dichiarazione di unsingolo che dirà “questo liquido bianco èsucco di cocco”. Ma come viene determina-

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Innovazione

innovazionele strade del futuro

ta tale opinione prevalente all’interno di untessuto sociale? Attraverso la veicolazionedei mezzi di informazione. E attraversoquale potere si possono veicolare tali mezzi?Chiaramente solo attraverso il potere eco-nomico. Quindi si potrebbe dire che aven-do il potere economico la prima sceltà sulle“declaration” questo sarà detentore diun’opinione prevalente in grado di dare“costitutività” ad ogni forma di valore. Se aquesto punto intendiamo la più evidente,nel senso stesso dell’attribuzione del termi-ne, forma di valore il cerchio si chiude e sibatte nuova moneta in tutti i sensi. è’ ilpotere economico stesso ad avere in aSocial Word la possibilità autodeterminarsi.

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innovazione

Caro Cavallo

via Manin, 15. Palermo.

vela Surf

via e. albanese, 9. Palermo

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Cover Storyenrica spadafora:

“Non rinuncio a scattare foto conla reflex di mio padre”

a puoi incontrare per strada mentre correda un lato all’altro della città per raggiun-gere le sue amiche Costanza e Paola da cuiè inseparabile. Non ha un film preferitoma le piacciono le commedie e le storie

d'amore. La sua passione è la fotografia e quandopuò usa la reflex del padre per rubare qualche scattonelle campagne di Virzì dove sorgono i bei vignetidei suoi avi Principi di Spadafora da cui è venutofuori il 24 marzo, giorno del suo compleanno, ungrillo metodo classico che il papà le ha dedicato: sichiama Es e porta le sue iniziali. Bellezza algida maintensa Enrica, che frequenta il liceo classico, ha ere-ditato in pieno il fascino nordico della mamma gior-nalista altoatesina. Ad oggi i suoi grandi amori sonoRudy il cane meticcio trovato per strada e il sushi acui non rinuncia una volta a settimana. G.G.

L

Coverstory

Dall’alto: jeans Current, sneakers Comme des Garçonssciarpa Epice, ballerine Anna Baiguera.Current, Epice e Anna Baiguera in esclusiva da Torregrossa Libertà

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a regina delle passerelle parigine lancia unanuova moda. Phoepe Philo la protagonista delleultime stagioni fortunatissime della maison fran-

cese Celine, ha conquistato il mondo con il suo lookminimal ed adesso le Adidas Stan Smith da lei indos-sate a fine sfilata sono richiestissime in tutta Europa.

L

Zoefocus

Zoefocus a cura di Gioia Gange

Zagara-TodayL’estate quest’anno è mediterranea

Stan-up Phoebe

Zoefocus

Zoecitynews

storie di Solearchi zoe

Un approfondimento su tutte lenovita dal mondo

La rubrica delle news dalla cittàdi Palermo

Tutte le interviste e gli appro-fondimenti sui fenomeni dicostume

Lo spazio di zoe dedicato all’arte , alcinema, al teatro e allo spettacolo

Lo sguardo del filosofo sullasocietà

La rubrica “firmata” da unagrande giornalista e viaggiatrice

Il viaggio visto da una globetrotter

Tutti gli appuntamenti internazio-nali dell’arte in mostra

Consigli e accorgimenti per essereun padrone perfetto

Nell’architettura e nel design sco-prendone il lato nascosto

La bellezza dal punto di vista di zoe Nel mondo del fashion senza perdere la testa

vademecum per il lettore di zoe magazine

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Zagara-TodayL’estate quest’anno è mediterranea

l mare nostrum torna di grande tendenza come meta dell’immaginario comune. Messi da parte mari tropicali e destinazioni eso-tiche le coste dell’Italia e della Francia ritornano con i loro profumi di agrumi e gelsomino a far crescere le borse del turismo

mondiale. Per quanto riguarda i mercati oltreoceano, fonte Enit, sono state ottime le previsioni per il mercato USA, come risulta dallevendite in aumento (+15%) dei pacchetti dei TO per le vacanze pasquali e l’Italia mantiene un posizione privilegiata anche per la pros-sima estate con richieste che variano dal 10 al 30% in più rispetto agli anni precedenti.

I

In basso in senso orario: abiti collezione Conscious H&M; AcquaAllegoria al mandarino e basilico Guerlain; Acqua al bergamotto diCalabria Acqua di Parma, blusa e gonna tutti gli agrumi, Stella Mc Cartney,Gonna Mary Katrantzou, bikini Stella Mc Cartney

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Zoefocus

Noor Fares

Pentax for legoquando fare foto diventa un gioco

egni particolari creatività innata. La liba-nese Noor Fares è il nuovo astronascente in fatto di jewels designer.

Sembra che con i suoi bracciali in ebano e rameo oro e brillanti stia dando filo da torcere allacollega coetanea Delphina Delettrezinfo:www.noorfares.com

S

rmai eravamo abituati alla personalizzazione di smarth phone e cellulari di vecchia generazione ma alle tascabilida fotografia ancora non aveva pensato nessuno. La trovata pazzesca è della Pentax che ti permette di far diven-tare la tua macchina fotografica un angolo della savana solo con un click, ma in questo caso di un pezzo lego.

Per comprarle online basta entrare nella sezione home di colette.fr. www.colette.fr

O

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Innovazione ecologica nella collezione Conscious di H&M

a sostenibilità è un trend a lungo termine da H&M. Nell’ambito del suo impegno in questo settore, H&M ha lanciato ad aprile laConscious Collection, una collezione donna, uomo e bambino realizzata con materiali alternativi come il cotone organico, il TENCEL®e il poliestere riciclato. La principale fonte di ispirazione dei designer di H&M è rappresentata da uno dei colori di questa primavera: ilbianco in tutte le sue sfumature, per un look minimalista e dal taglio sartoriale arricchito da tocchi romantici come pizzo, sangallo, volantse drappeggi. ”Il cotone organico non è più l’unico materiale che può essere utilizzato per realizzare collezioni total look, oggi con l’impie-

go di questi materiali le possibilità sono tante. Creando, periodicamente, queste collezioni potremo mostrare in vari modi tutto il potenziale dei tessu-ti più sostenibili”, spiega Ann-Sofie Johansson, Head of Design di H&M.

L

opo il successo avuto aParigi, Chanel dà vita a duenuove versioni della suaboutique effimera, una a

Cannes e l’altra a Saint Tropez. Nellacapitale francese al 336-340 di Rue Saint-Honoré dal 1 al 10 marzo è stata apertala prima boutique éphémère della maisonfrancese in collaborazione con Colette,dove oltre agli abiti della collezione pri-mavera estate 2011 della griffe, sono statiesposti capi di giovani designer, pezziunici e vintage, il tutto arricchito da per-formance artistiche e musicali. Stessafilosofia per l’allestimento dei due nuovitemporary shop in Costa Azzurra. ACannes, uno spazio di 300 mq dalle tinteoro e nero, colori principi della collezio-ne di gioielli della primavera estate 2011,è stato annesso al negozio della cittàfrancese in occasione della kermessecinematografica, che ogni anno attira

d

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turisti e vip da tutte le parti del mondo.La boutique éphémère vanta un bar àongles e un angolo dedicato agli abiti e aitailleur sfoggiati dalle attrici simbolodella maison, come Keira Knightley,mentre al primo piano ecco un salottoarredato con i mobili di Mies van derRohe e la vista sul Palazzo del Festival. Acontrassegnare la boutique, come è avve-nuto a Parigi, le camelie che Lemarié harealizzato in limited edition per l’occasio-ne, sui toni dell’oro e del bronzo in per-fetta nuance con il design del negozio.

Sarà aperta invece per tutta l’estate, esat-tamente fino ad ottobre, la boutiqueéphémère di Chanel a Saint Tropez,all’interno del lussuoso Hôtel LaMistralée: sarà uno spazio dedicato allecollezioni, ma anche al relax, grazie algiardino e alla piscina “black”. Per festeg-giare lo store un’interessante sorpresa:un’esclusiva bag in tela di iuta matelassécon manici di pelle e metallo argentato el’immancabile doppia C intrecciata, per-fetta per l’estate glamour in CostaAzzurra e non solo.

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Cittadini d’Italia150 testimonianze, opinioni,

auguri per iL paese che verràEcco le prime su zoemagazine.net

auguro all’italia di ritrovarel’allegria, la gioia della vita.

auguro all’italia di ritrovarelo spirito patriottico che haanimato i nostri carbonari.

auguro all’italia di ripercor-rere gli errori fatti nel passa-to e di puntare sui giovani.

spero che nel panorama uni-tario non si perdano le pecu-liarità di ogni regione.

auguro agli italiani di ritor-nare ad essere come l’italiache è magnifica!

auguro all’italia una nuovaclasse dirigente che non guardisolo all’interesse personale.

auguro all’italia di riscoprirela propria bellezza e di riappropiarsene.

grazie a tutti quegli eroi chehanno dato la propria vita incambio della libertà.

auguro ai nostri rappresentantidi prendere le decisioni giusteper il nostro futuro.

ascoltare l’inno di mamelimi da un grande senso diorgoglio.

Zoecittadinid’Italia

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Cittadini d’Italia150 testimonianze, opinioni,

auguri per iL paese che verràEcco le prime su zoemagazine.net

cito goethe” L’italia senza lasicilia non lascia spazioall’immaginazione”.

auguro all’italia di ritrovareil gusto di essere un’unicanazione.

spero che questi 150 anni sianoun punto di partenza per ricor-dare la nostra appartenenza.

auguro all’italia di ritrovarele origini del risorgimento.

oggi gli italiani devono guar-dare ad una nuova unità dipopoli: l’europa.

io aspetto il riscatto della mia patriama vorrei sapere chi l’ha rapita equanto vuole per farcela riavere?

auguro all’italia di apprezza-re sempre di più la diversitàche arricchisce le persone..

mi ha molto colpito vedere adenna una scolaresca manifesta-re in difesa della costituzione

per troppo tempo ci siamo lascia-ti chiamare “la gente” ma noisiamo cittadini e siamo italiani

mi piacerebbe che i nostripolitici abbiano una nuovavisione del sud.

auguro al paese di avere la forzatra le sue mille differenze di darevita ad una Grande Cuvée italia.

sono stufa di sentire direche i soldi dell’italia sonospesi solo per il sud.

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auguro all’italia di ritrovarel’educazione, i modi gentili eun modo onesto di agire.

senza parole...

auguro al paese di generare lagenuinità e l’allegria che initalia sembrano scomparse.

auguro all’italia di essereeuropea, agli italiani di esse-re europei.

auguro all’italia di difenderei deboli, gli sfortunati ed iceti più deboli.

auguro al mio paese di recu-perare quei valori che l’han-no fatto grande!

auguro all’italia di avere unaclasse politica degna di que-sto paese.

“Povera patria, schiacchiata

dagli abusi del potere...” cantofranco battiato

il popolo italiano dovrebbeessere più solidale con gliimmigrati.

sono emozionata nel vedereil tricolore appeso ai balconidelle case.

condivido le parole del presi-dente napolitano: “Senza l’uni-

tà saremmo stati spazzati via”

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Zoecittadinid’Italia

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PanOrtuscontadini per un semestre: “Amare la natura imparandoa coltivarne i prodotti”

no spazio di terra dove crescono prodot-ti naturali da portare in tavola ogni gior-no e poi ancora la possibilità di curare eraccogliere agrumi e frutti di stagione. Iltutto immerso in una natura ancora

incontaminata che si rivolge a chi vorrebbe trasfor-marsi in un piccolo agricoltore, ma non ne ha iltempo o lo spazio. Nasce con questo obiettivo ilprogetto "PanOrtus", un modo nuovo di fare agri-coltura nel rispetto dell'ambiente e a due passi dalcentro città. L'azienda agricola apre le porte a chiama la natura e a chi, da essa, vuole trarne prodottinaturali e di qualità. "PanOrtus" offre la possibilitàdi diventare proprietari "a tempo" di un appezza-mento di terreno in cui sono coltivati ortaggi chesaranno poi raccolti da chi aderirà al progetto stesso.L'intera produzione di tenerumi, pomodori, melan-zane, lattughe e chi ne ha più ne metta potrà esseregustata in tavola nella sicurezza di prodotti sani esalutari. L'azienda si prenderà cura dei vostri ortaggiseguendo i metodi dell'agricoltura biologica e, quan-do ne avrete il tempo e la voglia, potrete venire a rac-cogliere i vostri prodotti o curarli direttamente,

innaffiandoli o curando il terreno da veri e propricontadini. Non resta quindi che provare.....I PRODOTTINell'orto saranno impiantate: lattughe, pomodori,melanzane, peperoni, tenerumi, zucche, cetrioliCOME FUNZIONAIl progetto "PanOrtus" avrà durata semestrale (pri-mavera-estate). L'azienda impianterà sufficientiquantitativi, calcolati in base al numero di partecipan-ti, il raccolto dei prodotti sarà equamente diviso fra isoci di PanOrtus secondo il principio del quantobasta e sotto la supervisione dell’azienda. I COSTIIl costo annuale è di 40 euro al mese.I LUOGHI:L'azienda agricola Lo Giudice si trova alle pendici delmonte Grifone, luogo vicino al centro di Palermo maancora incontaminato. Gli orti sono impiantati traalberi di ulivo e di limone in una terra che da sempreè curata senza concimi chimici di sintesi, nel rispettodelle rotazioni stagionali e secondo i metodidella agricoltura biologica.Info:[email protected]

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zoegreen

Dall’alto: gli ortaggi coltivati da Panortus; perfette per il giardinaggio efacilissime da lavare le Crocs al femminile; la natura sempre nel cuore,camelia Chane;, per i pomeriggi di gioco ecocompatibili che non rinuncia-no al fashion, set di bocce Chanel.

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Hella Wenders

Berl in-her

’avvento del 3D rappresenta sicura-mente la più grande innovazione nelcinema degli ultimi anni. I fratelliLumière avevano del resto inaugura-to il cinema stesso con una speri-

mentazione sulla tecnica 3D, nel cortometraggiodel 1895 “L’arrivo di un treno alla Stazione di LaCiotat”, e dovettero aspettare solamente, si fa perdire, 27 anni prima di portare a compimento il loroprimo lungometraggio con quella stessa tecnica,“La forza dell’amore”.Nel 1927 il pioniere francese Abel Gance inserìsequenze in 3D nel film muto “Napoléon”, mentreil primo film stereografico e sonoro fu l’italiano“Nozze vagabonde”, del 1936, prodotto dalla“Società Italiana Stereo-cinematografica”.Tralasciando la fortuna alterna degli anni successivi,è pur vero che solo con l’arrivo di Avatar, firmatoJames Cameron, è iniziata per noi una nuova era delcinema. Il 3D è rinato e con esso le tecniche e il lin-guaggio della settima arte. Lo spettatore indossaoggi occhiali futuristici, come se stesse assistendo adun’eclisse totale di sole. La curiosità di toglierli perun attimo, comunque, non acceca lo spettatore:molto spesso, al contrario, gli procura un po’ di sol-lievo…La tecnologia che ruota attorno al 3D, infat-ti, è ancora tutt’altro che facile da maneggiare. I per-sonaggi umani di Avatar, per esempio, sono decisa-mente poco definiti, sembrano sfarfallare continua-mente, al contrario delle sequenze di animazioneche offrono un risultato fantastico. Il 3D non per-dona. Il più piccolo errore, una messa a fuoco incer-ta o un movimento di macchina poco stabile, non

L

è soltanto un errore doppio (per via delle due came-re utilizzate in contemporanea per questa tecnica diripresa), bensì quadruplo, a causa di un dettaglio tec-nico non trascurabile. Le proiezioni in sala, infatti,secondo lo standard adottato universalmente a livel-lo commerciale, “corrono” a 24 fotogrammi alsecondo. Tutte le produzioni 2D adottano, ad oggi,questo formato anche in fase di ripresa, ottenendorisultati ottimali in tutti gli stadi di vita del loro film.La stessa cosa non vale per il 3D. Il formato idealedi ripresa e di proiezione è in questo caso il 50 foto-grammi al secondo: raddoppiando la scansione del-l’immagine, esso permette, infatti, il quantitativo diinformazioni al secondo sufficiente per una resaottimale dell’immagine stereoscopica. Tradotto intermini di visione: naturalezza del movimento.James Cameron ha provato a far correre il suo filma 50fps, ma le commissioni incaricate degli standardin America non glielo hanno permesso. Quell’ideaavrebbe messo fuori uso i proiettori delle sale cine-matografiche di tutto il mondo. Da Avatar ad oggi,comunque, la tecnologia ha fatto passi da gigante.Molte incertezze di allora sono ormai facilmentesuperabili. La questione artistica però rimane: abbia-mo realmente bisogno del 3D? Cosa aggiunge alnostro film? è davvero il futuro? Avremo semprebisogno di occhiali speciali per la stereo-visione? Ecosì via… Walter Murch, tre volte Oscar e uno deipiù rispettati montatori e sound designer del cinemamoderno, ha detto al riguardo: «Non funziona peril nostro cervello e non funzionerà mai. è comebattere una mano sulla testa e, contemporaneamen-te, farne girare una sullo stomaco. Difficile. I film3D ricordano continuamente allo spettatore di tro-varsi in un certo rapporto “prospettivo” con l’im-magine. Un trucco alla Brecht. D’altro canto, latrama di un film avvincente proietta di per sé lospettatore “nell’immagine”, lo conduce immediata-mente nello spazio-non spazio del sogno. Unabuona storia ti offre tante dimensioni quante non èpossibile, normalmente, nemmeno immaginare.Per concludere: buio, piccolo, stroboscopico, favenire il mal di testa, alienante. E costoso. Ladomanda è: quanto ci vorrà prima di capirlo e dimettere il 3D finalmente da parte?»Nonostante le critiche di Walter Murch, sono sem-

pre di più i registi checredono profonda-mente nel 3D e cheaddirittura puntano sudi esso come unica“possibilità di visione”del futuro.Wim Wenders hadovuto aspettare 20anni per trovare ilmezzo visivo che gliavrebbe permesso diritrarre le coreografiedi Pina Bausch. Il 3Dera l’unico linguaggiopossibile. Per lungotempo aveva dovutorifiutare la proposta diPina, perché non rite-neva di avere accessoalla complessità dellasua danza con la tecno-logia cinematograficatradizionale. Quandovide il primo film digi-tale a Cannes, “U2 in3D”, fu come trovarela soluzione al dilemma. Il 3D gli avrebbe permessodi avventurarsi nello spazio e nel reame dei danzato-ri, di essere “lì” a testimoniare il cuore e l’essenza dellavoro di Pina, in una maniera finalmente appropria-ta. Wim Wenders: «Penso che la danza e il 3D sianofatti l’uno per l’altra. Non soltanto vieni portato“quasi” fisicamente sul palco - cosa che una macchi-na da presa tradizionale riesce anche a fare - ma seisoprattutto introdotto alla reale presenza dei danza-tori, condividi l’aura di ciascuno di esso: a quel puntoperfino il semplice sollevarsi di un braccio diventauna esperienza completamente “altra” rispetto alloschermo 2D. Il coinvolgimento era, del resto, fonda-mentale per poter sviluppare narrativamente tutte leemozioni che ho provato ogni singola volta che hoassistito ad uno spettacolo di Pina. Non ho mai vistoniente di più emozionale nella mia vita. Nessun film,nessuno spettacolo teatrale, niente ha mai raggiuntoquello che io e tutti noi abbiamo provato assistendo

18

Dor not 2d?

2

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ad un pezzo di Pina. Per questo era necessario poterdisporre di questa nuova tecnologia: erano fatti l’unoper l’altra.» Nel giugno del 2009, poco prima di par-tire con la produzione del film, Pina Bausch muoreimprovvisamente, provocando un grande shock intutti quanti. Wim Wenders non se la sente di andareavanti. Wim Wenders: «Soltanto settimane e settima-ne dopo, furono i danzatori a dirmi: Wim, eseguire-mo tutti i pezzi che voi due avevate messo in pro-gramma, uno per uno, e sarà un dannato peccato setu non li potrai filmare, perché lo sguardo di Pina èsempre su di noi. Tu le devi questo. Lei vorrebbe chetu facessi il film. Noi lo vogliamo. Così siamo torna-ti e abbiamo deciso di fare un altro film. Non un filmsu Pina, ma un film per Pina. Ed insieme con i suoidanzatori e danzatrici ci siamo immersi nella realiz-zazione di questo lavoro, che per forza di cose èadesso molto più di un omaggio, oltre che il nostromodo di superare quel grande trauma, per imparare

a convivere con il fatto di non essere riusciti a salu-tarla davvero. Il film è diventato il mezzo per cia-scuno di noi di dirle arrivederci.»Wim Wenders ha dichiarato che, dopo questaesperienza, sarà difficile tornare al 2D: una voltache hai fatto a pezzi la barriera dello schermo èdavvero complicato rimetterli tutti a posto.La danza di Pina Bausch è eternamente bella, coin-volgente, moderna, senza tempo.Se hai avuto la fortuna di assistere ad una sua piece,non puoi più dimenticarla. Con il film PINA, la suamagica arte è adesso accessibile a tutti coloro chenon si sono mai recati a Wuppertal o dove finora èandata in scena. La sua danza è stata preservata persempre. Citando Pina: “Danzate, danzate. Se no,siamo perduti.”Sarebbe il caso che Walter Murch desse un’occhia-ta a PINA (che arriva presto anche in Italia, distri-buita da BIM)

Foto: © Donata Wenders

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Alli Traina

Surrealtà

i sono delle dinamiche segrete,degli istinti indecifrabili nasco-sti dentro ogni donna in crisi.Qualcosa non va? Problemisentimentali? Frustrazioni sul

lavoro? Non c’è dubbio, bisogna ripartire dazero. Bisogna cambiare, crescere, diventareuna persona più solida e saggia. Da dove ini-ziare? Forse un buon libro, magari un classi-co del pensiero filosofico. O forse nuoveamicizie, un corso su qualcosa che avremmosempre voluto imparare, uno sport. Ognunareagirà in maniera differente e avrà prioritàdiverse. C’è però un aspetto che accomunatutte: il parrucchiere. è un assioma, undogma: inutile nasconderlo, non c’è donnache non si sia ritrovata biondo platino in unmomento di crisi per poi scoprire che dopodue giorni i capelli nero corvino erano già instadio di avanzato “problema ricrescita”.Perché la questione è che quando si è in crisinon si ha il pieno dominio di sé e si è dispo-sti a tutto pur di cambiare, pur di sentirsimeglio. Non si vuole più essere come primama non si sa chi essere e quindi si è troppoesposte al terribile errore. Quello legato allafatidica domanda: “Come li facciamo, questicapelli?”. Nel caso in cui si è in un momen-

C

to di fragilità non bisogna mai – ricordarsi,mai- cedere alla debolezza dicendo: “Nonso, fai tu”. Ci sarà un motivo se per annisiamo andate dal nostro parrucchiere difiducia con una rivista in borsa che mostra-va esattamente il taglio come lo volevamo(tranne poi scoprire che i capelli alla DemiMoore in Ghost o Julia Roberts in PrettyWoman non ci sarebbero mai stati comeDemi Moore in “Ghost” o Julia Roberts in“Pretty Woman”). Ci sarà una ragione percui ogni donna si ritrova almeno una voltaall’anno a sfogliare pesanti e voluminosi fal-doni con immagini di modelle super perfet-te per scegliere la propria capigliatura illu-dendosi per un istante che il nuovo taglio lafarà diventare come la signorina dagli occhida cerbiatto ritratta (mi chiedo come maiancora scegliamo di sottostare a questaenorme presa in giro invece di pretenderefoto con visi normali, con nasi importanti esguardi banali). Non c’è rapporto di fiduciache tenga: se si risponde “fai tu” si rischieràsempre un taglio emo di quelli all’ultimamoda giovane, con frangetta fin sotto gliocchi, cresta e il resto della capigliatura diun inquietante liscio piastrato. E non servespecificare che il “taglio a piacere” deveessere comunque adatto all’età, anche per-ché si rischia di essere doppiamente feriteda un sobrissimo taglio a casco di banane diquelli corti e tutti cotonati che portano levecchie signore. Taglio che alla pettinaturain sé abbina un’offesa ancora più difficile dadigerire: una sovrastima dell’età anagraficache lascerebbe ogni donna, anche la piùlibera dalle logiche dell’apparenza, sgomen-ta. Peggio ancora, mai cedere alla vanità dirispondere: «Tu come mi vedresti?».

Perché potreste scoprire che sotto sotto ilvostro amato parrucchiere vi vedrebbe consadico piacere come Eddie Murphy in“Una poltrona per due”; potreste scoprireche gli farebbe un enorme piacere farsi duerisate vedendovi con quei boccoli allaShirley Temple che andavano tanto, secolifa! E quando lo scoprirete, sarà troppotardi. Se si è in un momento delicato in real-tà non si dovrebbe mai andare dal parruc-chiere. Ma visto che si tratta di un istintopiù forte di ogni raziocinio, meglio almenoricordare di mettere in borsa un bel cappel-lo. Può sempre servire. Soprattutto quandosi è appena uscite dal negozio e si camminadi fretta (anche se non si ha assolutamentefretta). Quando si procede a testa bassa fin-gendo di essere assorte in pensieri impor-tantissimi (anche se in realtà non si sta pen-sando a niente se non agli sguardi di scher-no di cui ci convinciamo essere oggetto).Quando insomma non possiamo fare ameno di specchiarci di sfuggita in ognivetrina e vedendo il soufflé ammosciatoche ci portiamo in testa, ci abbandoniamo adomande prive di senso: “Dove ho sbaglia-to?”, “Perché il mio parrucchiere mi odia?”.Almeno ci sarà il buon vecchio cappellino aproteggere dagli sguardi del mondo e pocomale se sarà agosto e ci saranno quarantagradi, s’inventerà sicuramente una giustifi-cazione da dare all’interlocutore che chiedespiegazioni: perché è certo, statisticamenteprovato da anni di esperienze condivise, nelmomento in cui vorreste scomparire,incontrerete sicuramente qualcuno e quelqualcuno vi attaccherà un bottone infinitoo peggio ancora, sarà quello per cuiavevate provato a innovare il vostro look!

www.myspace.com/allitry

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ai tu!f

ama Lo sport :vieni a scoprire la nuova

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Società Polisportiva Palermo: Via Belgio, 2/A - 90146 Palermo - Tel. 091 6703078 - Fax. 091 517345

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rocco. Questa è innovazione: che suda,cambia e come cambia resta. Intanto mihanno confermato l’efficienza nel setto-re illuminazione-menti del vento di tra-montana.” Che sta a dire, fuor di metafo-ra, che l’energia è oggetto di dispute tra imetereologi della baddottola. Come a dire,dentro la metafora, che il vento lo bagna,ma è l’acqua che lo asciuga (dove peracqua si voglia questa volta intendersi illiquido contante e magari non sempre, echissà per quanto, contabilizzato).

“Mi ha mandato una mail di condoglian-ze. Dico io, dove arriva la superficialitàdella gente! C’era scritto che si dispiaceper i nostri recenti lutti e che spera nellainsperata resurrezione.”Ecco questa è vera innovazione.Cordiali saluti.

Note scritte a penna.

Mai note furono più appropriate. Anchese ricordo a tutti che la penna ai tempiera innovazione. Altroché. Quandoancora se ne parlava di cose nuove. Enon era come oggi, che già arrivate le

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Nel vocabolario le parole siperdono, dei miei pensieri. Easpettano ciascuna il passag-gio perduto della personacara, che avrebbe connesso

mondi altrimenti lontani, il ritorno edinvece l’avventura. Non mi resta che sfo-gliare l’allontanamento nel verso contra-rio, come gamberi siamo - della memoria,noi, lontani.

Innovazione. Sostantivo al futuro.Inafferrabile. Scivoloso. Ipocrita.Bugiardo. Stantio. Paludoso. Melmoso.Impazzito. Riciclato ad ogni passata elet-torale specie dove il sole picchia piùforte. Mi sono ricordato che in sicilianonon esiste il tempo futuro. E che anzi ilpassato da noi è arte e vizio.

Definizione.

Essere circondati da nuvole e pensare allapioggia.

Fraseologia.

“Oggi ho visto che hanno installato final-mente le pale eoliche anche a verso di sci-

torie e nomidella lontananzaal tempodella globalizzazione

salutiamo nostalgici. Che niente è peggio del volare, se tutti già vola-no, e viene invece voglia di nuotare.

Bis bald.

P.S. Foto ipocritamente scattata dal mio Iphonesuperinnovativo.

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sLuca Lucchesi

dizionariodella lingua chenon vorrei dimenticare

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o you have a facebook? Senon sei un facebooker, nonavrai l’iPhone 4 che con lesue ap accede ai social net-

work più travolgenti del momento e ti per-mette di incontrare e conoscere i profili dimoltitudini di persone delle più svariate etàe culture. Oggi contempliamo una nuovaera della tecnologia dominata dal principiodell’immediatezza, dell’ubiquità, istantanei-tà che congiunti ad un tempo reale pro-muovono la nascita di un società interatti-vo, di un universo globale. Vivere nelmondo quotidiano, equivale a vivere nelflusso copioso e incessante di immagini esuoni, stimolatori di sensazioni e piacere,fornitori di esperienze, agenti propulsoridella velocizzazione dei ritmi della vita quo-tidiana, molto più che semplici canali diinformazione o trasmettitori di messaggi.La rivoluzione digitale alla quale stiamoassistendo, fa convergere i tre sistemi disegni della comunicazione scrittura, imma-gine e suono in un bit, in grado di trasmet-tere testi, suoni, immagini alla velocità dellaluce. Dinanzi alla privazione del logos, la

globalizzazione mira a porre l’apparenzacome realtà sostitutiva, l’immagine coincidecon il suo soggetto, e tra l’una e l’altro nonvi è più il minimo intervallo poiché il“senso sta nel visibile”. Muta, pertanto ilsenso di vivere in comunità, di una condivi-sione di spazi fisici e relazionali che conso-lidavano la percezione di appartenenza e diinterdipendenza come conseguenza dellostare insieme lasciando il trono alla realtàdel Social network. L’immersione neglistrumenti tecnologici permette di amplifi-care il presente, regalarci la sensazione diconnessione con gli altri attraverso la con-divisione di un’esperienza, lasciando traccenelle nostre menti, catturano la nostraattenzione senza restituircela. Noti sonoormai gli studi sugli effetti di questi mezzitecnologici sulle funzioni neurofosiologi-che, vale a dire attenzione, memoria e per-cezione. Queste funzioni basali dell’attivitàdella corteccia cerebrale sono modificatedall’insieme di stimoli luminosi e di imma-gini che interferisce nella concettualizza-zione e nel giudizio della realtà. Tutto que-sto è più pericoloso per i più piccoli fre-quentatori della tecnologia, poiché l’ipersti-molazione dello schermo fissa l’attenzione,la satura ma non la sviluppa, al contrario la

esaurisce rendendoli passivi e incapaci di fil-trare le informazioni che ricevono assimi-lando senza alcuna comprensione, bombar-dando il loro “aruosal” provocano irrequie-tezza, impulsività, effetti sul comportamen-to e rendimento scolastico. L’essenza del-l’identità, di un “Io” autentico si perdeall’interno di una cornice che rappresentaun nuovo modo di intendere la vita affetti-va e relazionale sottraendola alla dimensio-ne interna e privata e mostrarla allo sguardocurioso della popolazione di cybernauti.Dietro alle foto e ai profili di chi si presen-ta nel mondo digitale, si nasconde unmondo di personalità e di identità, reali enon, destrutturate o disagiate, o semplice-mente che giocano a fantasticare una realtàdesiderata ma non attuabile. In questa visio-ne di comunità globalizzata si inseriscono lenuove patologie della dipendenza dalle tec-nologie e i disturbi di personalità e del com-portamento. Siamo curiosi, attratti e affasci-nati da tutto ciò che di nuovo fiorisce nel-l’universo tecnologico, forse per puro inte-resse o forse per nascondere dietro unarealtà virtuale la nostra vera identità diuomini, con le nostre debolezze, i nostrilimiti pur consapevoli, a volte, che “l’essen-ziale e invisibile agli occhi”.

[email protected]

Marco Pernice

psico-live

d

omo facebooker?

h

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uonano Beethoven, Ravel, Bartòk, Mozart,Shostakovich. Danno vita ai classici della musica classi-ca e lo fanno così bene da aver guadagnato l’afferma-zione “simply the best there is” del Boston Globe.

Ma l’esecuzione impeccabile e le raffinate qualità artistiche nonsono le uniche prerogative del Borromeo String Quartet. Loro,in più, hanno saputo congiungere il classico alla tecnologia. Come?Eseguono i concerti seguendo lo spartito su quattro computerportatili Macintosh MacBook Pro posizionati su altrettanti leggii:

l’innovazione si sposa alla più consolidata delle tradizioni. Una scelta che a prima vista potrebbe sembrare un ingegnoso esca-motage pubblicitario, di quelli che gli esperti di marketing architet-tano per far parlare di sé e aumentare popolarità e riconoscibilità. Niente di più lontano: la decisione ha invece una motivazione pro-fonda che affonda la propria ragion d’essere in una tensione versol’autentico, quale strumento per rendere omaggio alla musica ecelebrarla con ogni performance. «Il computer ci offre una ricchezza ine-stimabile: seguire l’intera partitura e non solo le note dedicate al singolo stru-

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se La musica incontra

i byte

Giulia Carcani

s

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mento, come avviene con gli spartiti normali». A spiegarlo è Nicholas

Kitchen, primo violino del quartetto. «Da musicista e da amante dellamusica dico che la conquista è epocale: suono la mia parte e contemporaneamen-te riesco ad avere una visione d’insieme del componimento, che posso seguire visi-vamente dall’inizio alla fine, anche quando la melodia non richiede l’interven-to dello strumento che mi appartiene». Un unico spartito, quindi. E chespartito: la partitura che appare sugli schermi dei notebook non èuna banale ristampa, ma la copia virtuale della creazione originale.In altre parole: i musicisti del Borromeo String Quartet suonano

Beethoven, Mozart e gli altri seguendo le note che gli stessi compo-sitori hanno disegnato secoli fa. Così, i tratti autentici dei geni dellamusica guidano l’esecuzione e i musicisti interpretano note e melo-dia rivivendo le emozioni trasmesse dal compositore anche attraver-so i segni grafici. Tratti di lapis più o meno nervosi o giocosi, leg-geri o severi che hanno segnato la carta dello spartito originale e chesi rinnovano sullo schermo del portatile. Con tutta l’emozione chene consegue, per chi suona e per chi ascolta. è così che anche latecnologia si colora di poesia.

Rivoluzione Borromeo: il quartetto d’archiamericano unisce musica classica e tecnologia.E il risultato è tutto da godere.

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'innovazione è la capacità di vede-re oltre, di immaginare futuripossibili, scenari non ancora esi-stenti. E' una visione, per la qualeserve un visionario. Se dovessi-

mo oggi cercare un avatar ad esempio di questecategorie, verrebbe facile trovarlo nella menteche ha inventato la Apple: Steve Jobs. La biogra-fia che meglio illustra il genio di Mountain Viewè "Steve Jobs - L'uomo che ha inventato il futuro", volu-

me pubblicato di recente da Hoepli (256pp.,€19,90) a firma di Jay Elliot, ex Senior VicePresident della Mela. Il libro sonda la vita lavora-tiva e creativa, a tratti avventurosa, di Jobs: nonsolo le innovazioni nei prodotti, ma anche nellaricerca tecnologica al servizio dell'utente e, anco-ra, una nuova visione nella gestione dell’impresa,del personale, dei dipendenti. L'esempio di Steve Jobs diventa un paradigma:essere innovatori è più che una questione tecni-

ca, è proprio un diverso approccio alla vita ingenerale.«Se c'è qualcuno nel settore tecnologico che hadimostrato di essere un vero innovatore, quello èSteve», ci spiega Elliot, e continua: «Ciò chedistingue i visionari dal resto dell'umanità è la lorotendenza a interrogarsi sulle possibilità, a doman-darsi come potrebbero essere diversi i loro pro-dotti o la loro vita [...] I grandi innovatori sonomossi da un desiderio di cambiare le cose, di vive-

L’uomo daL futurogli interrogativi di steve Jobsche cambiano il mondo

Andrea Trimarchi

L

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re esperienze nuove, migliori e speciali». E' chia-ro che il livello più superficiale delle applicazioni"innovative" sia legato alla ricerca scientifico-tec-nologica, radicata in una società dei consumi cheinsegue - dall'offerta alla domanda - nuovi pro-dotti da vendere. «Siamo tutti drogati di novità -afferma ancora Jay Elliot -, siamo tutti earlyadopter». Eppure il genio, il visionario, si disco-sta dall'idea del guadagno: non è il suo interesseprimario. Il vero innovatore - Jobs ne è il tipico

"Alcuni vedono il mondo com'è, e si chie-dono: 'Perché?' Io invece sogno cose chenon esistono ancora e mi chiedo: perché no?" robert Kennedy

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esempio - si mette dalla parte dell'utente finale,basa la propria attenzione sul prodotto: il valoreaggiunto, la semplicità d'uso, la definizione dinuove frontiere. L'innovatore, insomma, non cerca di cambiare(in meglio) qualcosa di già esistente: cerca di crea-re qualcosa che manca e che non esiste ancora.Steve Jobs, come raccontato nel libro, ha (avuto)dalla sua una carica inusuale, un carisma vulcani-co, una forza di volontà ferrea, ma anche la luci-

dità per capire che «per innovare davvero, occor-re creare una cultura che sostenga l'innovazione».Lui ha piegato tutta un'azienda alle sue visioni,trasformandola in un colosso, idea dopo idea: èpossibile cambiare, sotto l'idea di "innovazione",anche altri luoghi, altri rami, altri contesti? Serveun visionario. Serve una visione. Serve qualcunoche ci creda. Poi, e Steve Jobs ne è il "marchio"esemplare, tutto sarebbe possibile. Già a partiredal nostro quotidiano.

"In una società come la nostra, che tantoapprezza l'innovazione, troppe grandiidee vanno sprecate ogni giorno" Jay elliot

Foto - a sinistra: Steve Jobs durante la presentazione dell i-pad2 ;in basso: la copertina del libro

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’intreccio fra scrittura, letteraturae arte è un gioco delle parti. Laparola e l’immagine, la creazioneartistica, danzano insieme condi-zionando a vicenda l’una la gene-

si dell’altra. è cosi che come per gioco puònascere una storia, a partire da un disegno o daun’opera d’arte. Come nel caso di Cosa ti cadedagli occhi (Mondadori 2010), romanzo dell’arti-sta-scrittore Gabriele Picco che ha visto la lucegrazie alla realizzazione di una scultura in vetro-resina, Le lacrime gemelle, diventata anche l’im-magine di copertina, in cui un omino piangedue lacrime giganti dentro le quali nuotano deiveri pesci rossi. Perché non soltanto quello

respiratorio, muscolare o digerente, ma fonda-mentale per la sopravvivenza di ogni essereumano è anche l’apparato lacrimale. Illustrato neiminimi particolari nel libro, contiene appositesacche di ricordi: ci sono quelli dolorosi, quellid’amore, quelli legati all’infanzia e alla scuola,quelli sessuali, quelli generati dalla rabbia, dallasolitudine, dalla vista di un paesaggio o di unfiore. Un mondo di emozioni universali, concre-te e a volte dimenticate che prendono la formamiracolosa di una goccia trasparente, pronta aschiantarsi al suolo col suo carico di motivazionipiù o meno represse, più o meno nascoste. Sullosfondo di una New York da poco colpita dallatragedia dell’attacco alle Torri Gemelle si snoda

un intreccio di vite solitarie, comuni e straordina-rie al tempo stesso, accomunate da una ricercadella felicità che arriva soltanto facendo i conticon il passato e con i ricordi più segreti. Solo cosìEnnio Bernini, che è incapace di piangere e amainvece fotografare le lacrime altrui e scoprirne imondi nascosti all’interno, impara a lasciar volarealti i propri sentimenti alla fine di un percorso dicrescita che lo porterà a riacquistare fiducia in sestesso e negli altri. Da “Cosa ti cade dagli occhi” Piccoha recentemente tratto la sceneggiatura, mentre illibro sta per essere pubblicato in Spagna in edi-zione doppia (con traduzione in catalano e casti-gliano) e in Portogallo e continua ad avere gran-de successo, soprattutto di critica, sia in Italia che

Letteratura oggigli interi universinascosti nelle lacrime

Dalle immagini alle parolee viceversa: l’artistaGabriele Picco pubblica“Cosa ti cade dagli occhi”

Silvia Zammitti

L

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all’estero. Classe ’74, bresciano trapiantato per unpaio d’anni nella Grande Mela dove ha frequen-tato la New York Film Academy, consacratoall’opera di Alberto Burri alla cui arte dedica avent’anni una vera e propria dichiarazioned’amore, vincitore l’anno scorso del PremioAlinovi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna,Gabriele Picco è al suo secondo romanzo, comericorda eloquentemente il nome del suo blog“Non sono un esordiente”. La sua attività di artistaattraversa la scrittura, la poesia, il disegno e la scul-tura – una sua opera, Untitled 2005, una fiat 500in fibra di vetro su cui poggia una gigante nuvo-la di cemento è esposta in modo permanente nelParco delle Madonie – la sceneggiatura, la foto-

grafia e il cinema. Sarà per questa profonda cono-scenza e trasversalità di mezzi espressivi che èmolto attento alla comunicazione e ne utilizza glistrumenti in modo creativo e strategico perinstaurare un rapporto diretto col pubblico. Oltreal blog, infatti, e ovviamente a un nutrito grupposu facebook che contiene le foto, i disegni e i pen-sieri degli iscritti che raccontano il significato delleproprie lacrime, Gabriele Picco ha due siti ufficia-li ricchi di contenuti che ben raccontano vita eopere di questo eclettico personaggio per brevitàchiamato artista. Quello personale www.gabrielepic-co.com sulla sua attività artistica e quello ufficialedel libro www.cosaticadedagliocchi.it, dove si puòanche leggere il primo capitolo gratuitamente e

curiosare fra i divertenti contenuti speciali, comei due booktrailer realizzati per il lancio su web dellibro. In uno, girato nell’amata New York, altragrande fonte d’ispirazione per questa storia, haintervistato i passanti per le strade di Manhattansul significato che attribuiscono al pianto e alleloro lacrime. L’altro, assolutamente made in Italy,girato a tavola a casa dei nonni mentre leggonobrani tratti dal libro davanti a un piatto di spaghet-ti, parla con dolcezza di un attaccamento profon-do alle radici nostrane, di un passato da non rin-negare e da proteggere, dell’amore per le cosesemplici. Di ciò che permette insomma anche adun analfabeta delle emozioni di fidarsi ancoradegli altri e aprire di nuovo il proprio cuore.

“Le lacrime viste da vicino sonograndi come interi universi.Miliardi di stelle e pianeti chescivolano dagli occhi.”

Foto - a sinistra: Untitled 2005; in basso: la copertina del libro

per vedere la videointervista a gabriele picco visita zoemagazine.net

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a parola natura nella sua provenien-za da nascor, reca in sé una proie-zione nel futuro: la nascita intesacome passaggio da una condizionepotenziale a una realtà che divienenel tempo. Il venire al mondo non

è una vera e propria azione, in quanto non si èancora in presenza di un soggetto responsabile.Per rappresentarsi tale evento facciamo infattiuso degli impersonali: si nasce, si viene al mondoo del modo infinito del verbo. Si tratta di un pro-cesso che coinvolge in modo totale la madre e ilfiglio in una condizione di impersonalità e nellostesso tempo di assoluta singolarità . E’ infattiuna vicenda che si ripete ad ogni atto di genera-zione e che tuttavia definisce l’ emergere di unaunicità. Ripetendo un corso naturale iscritto daere nel tempo della vita si traccia un caratterenuovo, come avviene la prima volta che scrivia-mo una parola, entrando in un universo simbo-lico di cui saremo partecipi fino alla morte. Nelsuo romanzo Cima delle nobildonne, StefanoD’Arrigo descrive Il Fregio della vita e della morte,che si trova al British Museum, nel quale sonorappresentati: il dio Khnum, con testa di pecora,che modella corpi su un tornio da vasaio…mentre alle sue spalle il dio Toth, segna la data dimorte di ogni bambino “svasato” con una“intacca” su un bastone di bambù. Il dio Thot,

Ldalla testa di Ibis, iscrive il nuovo nato nel regnodei morti in cui lo rincontrerà all’atto della pesa-tura della sua anima, la psicostasia, allorché il diodella scrittura ne annoterà il peso, segnando cosìil destino ultraterreno del defunto. I genitoridanno un nome alla loro creatura accogliendolanella comunità degli uomini, inserendola nellatrama che intreccia il diverso e l’ identico in unacombinazione inedita, recante in sé una promes-sa. Nel fare questo essi la definiscono entro limi-ti circoscritti dal punto di vista biologico e dellascena storica, ne confermano la segreta apparte-nenza alla regione delle ombre. L’ iscrizione in un destino comune e dall’ esitopreordinato, non pregiudica tuttavia la possibilitàdi inaugurare nuovi stati di cose, di creare ilnuovo a partire da noi stessi/e.Se il lavoro del tempo implica una progressivaerosione, siamo in grado di mantenere la nostraidentità ricomponendo per sostituzioni le partiche decadono. Le componenti nuove rinviano,non sono identiche alle originali. La nostra personalità è il frutto di questi rimpasti:il simile si rispecchia nel diverso per ritrovarsi, rin-novando una conferma, una prossimità frasta-gliata con noi stessi.L’ esistenza è soggetta dunque a una sottrazionee a una ricombinazione continue. Anche la cono-scenza è sottoposta allo stesso fenomeno di ero-

sione. Le nozioni che si scordano vengono rim-piazzate dal lavoro riparatore della memoria. Essacostituisce dunque una forma di creazione, inquanto la nozione reintegrata ha dei tratti di novi-tà, presenta una fisionomia rinnovata . La nozio-ne originaria, cancellata dalla dimenticanza, lasciadi sé un’ impronta negativa, su cui viene operatauna re-iscrizione. La scrittura rappresenta, nelFedro di Platone un supporto mnemonico, ilmezzo adoperato per conservare l' insegnamen-to trasmesso dalla parola viva, la parola del con-fronto dialogico. Il dialogo costituisce l' ambitoprivilegiato della ricerca del vero, la scrittura necostituisce solo un riflesso impoverito ma neces-sario per serbarne traccia.I germogli che crescono nel nostro animo, dimo-rano nell' immortalità. Essa è il frutto della fis-sazione del ricordo.Nel Simposio, dialogo platonico dedicato all' eros,Socrate pronuncia un discorso sull'amore ispiran-dosi all'insegnamento ricevuto da una donna,Diotima, sacerdotessa di Mantinea. L' orazione ètenuta riproducendo la conversazione tra il filo-sofo e la sacerdotessa. In questo confronto èSocrate a essere interrogato, secondo il metododa lui reso famoso, acquisendo per gradi la cono-scenza di cosa sia l' amore. Diotima asserisce chel’amore tende a possedere eternamente il bene,procreando nel bello. Tutti gli esseri umani sono

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biffures:nasciteDefinizioni maieutiche dal Teeteto di Platone allaCondizione Umana: Vita Activa di Hannah Arentd.Mimmo Quaranta

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gravidi e a una certa età bramano di partorire. “L'unione dell'uomo e della donna comporta unparto. E questa cosa è divina. Nell'essere viventemortale, vi è questo di immortale:la gravidanza ela generazione... la generazione è ciò che ci puòessere di sempre nascente e di immortale in unmortale. ...L' immortalità si desidera insieme conil bene, se è vero che amore è amore di possede-re il bene sempre”. Gli esseri umani, dunquemortali, possono procreare nella bellezza, ovve-ro concepire e generare pensieri immortali, con-generi alla parte più autentica della loro anima,solo se vengano assistiti. Nel Teeteto, il dialogo che Platone dedica allaconoscenza,si trova la celebre definizione dellamaieutica, l'arte socratica di assistere i suoi giova-ni interlocutori nella generazione del vero. Le ostetriche dell'antica Grecia erano protettedalla dea Artemide, la vergine guerriera. Come ladea esse erano impossibilitate a partorire, nel lorocaso per avere oltrepassato il climaterio. L' umilelavoro di queste donne consentiva la generazio-ne della vita. Solo esse erano in grado di com-prendere se il nascituro avesse o no delle chancesdi sopravvivere e avevano il dovere, talvoltaingrato, di comunicarlo alla madre. Socrate, natoda una donna che esercitava questo mestiere,Fenarete, rivendica una continuità con l' operatodella madre, nel suo impegno di orientare i gio-vani al vero: ...il dio mi costringe a fare da ostetri-co, ma mi vietò di generare. Io sono dunque, inme, tutt’altro che sapiente, né da me è venutafuori alcuna sapiente scoperta che sia generazio-ne del mio animo; quelli invece che amano starecon me ...ne ricavano, purché il dio glielo permet-ta, straordinario profitto: Ed è chiaro che da menon hanno imparato nulla, bensí proprio e soloda se stessi molte cose e belle hanno trovato egenerato; ma d’averli aiutati a generare, questo sí,il merito spetta al dio e a me. Un pensiero inedito, un atto creativo, una nuovavita, non possono aver luogo senza la partecipa-zione-accoglienza d' altri. L'identità di ciascuno/adi noi si definisce solo a partire da un processo diautocoscienza che si esprime nella facoltà di par-lare e agire liberamente nel mondo, imprimendo-vi il segno della nostra presenza. Ma ciò è resopossibile solo dalla capacità del mondo di rein-ventarsi di plasmarsi a seguito dell'azione creatri-ce dei soggetti che assumano l' iniziativa di dive-nire dei “chi”, ossia delle individualità portatrici di

valori, stante la proposta teorica contenuta ne: Lacondizione umana. Vita activa, di Hannah Arendt.La filosofa considera il venire al mondo come unatto che rende possibile la definizione di uno spa-zio di individualità plurali, a condizione che siverifichi lo scambio tra passività e attività, che eiscritto nella trama della vita. Come asserisceMargarete Durst, studiosa della Arendt, ogninuova nascita è un fatto che si trasforma in even-to solo a condizione che si configuri una sfera direlazioni che favorisca l' affermazione dei “chi”.Esso comporta una: “ri-configurazione delmondo.da parte, della comunità umana che nelriconoscerlo se ne fa carico, quindi del/lanuovo/a venuto/a che se ne riappropria, allorché

con il discorso e l’azione mette al mondo se stes-so manifestandosi come un nuovo "chi". Conquesto termine Arendt indica l’emergenza del-l’individualità plurale che ha saputo trarre forzadalla vita ricevuta da altri, per affermarsi sullascena mondana.Ricevendo la vita abbiamo il compito di trasfor-mare la nostra esistenza in un progetto che rendala nostra presenza al mondo significativa per glialtri e per noi stessi, attraverso il contributo dellaparola e dell'azione, la capacità di intervenirenello spazio pubblico. A sua volta il mondo acco-gliendo la nuova vita deve accettare la possibilitàdi ri-configurarsi, attraverso una definizione rin-novata dei suoi assetti, dei suoi valori.

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Come asserisce Margarete Durst,studiosa della Arendt, ogni nuovanascita è un fatto che si trasforma in evento solo a condizione che si configuri una sfera di relazioni che favorisca l' affermazione dei “chi”.

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città deL futuroper dimenticareLa guerraLa fotografa olandese Anoek Steketee racconta trediciLuna Park in funzione nei luoghi di conflitto.

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mondi paralleli. Prendi il Dollywood che riporta aivecchi tempi, vero tributo degliUsa al secolo scorso quando la cittàera ancora una città e non una cate-na di macchine lungo la superstra-da: lì la gente, in abiti tradizionali,saluta, ringrazia, offre i cibi prepa-rati con le ricette della nonna eosserva i valori trasmessi dallaBibbia. Ma anche nelTurkmenbashi’s World of Fairy Tales

del Turkmenistan tutto fa riferimento al tema dell’identità turkme-na: la ruota panoramica è ornata di gioielli turkmeni, i racconti tra-dizionali fiabeschi sono riproposti dentro una grotta, e gli ottovo-lanti sorvolano una mappa del mar Caspio. «Eppure a prima vista, ad un’occhiata superficiale e veloce, sembrano somigliar-si» confessa Anoek. «Gli animali artificiali, le stradine, i giardini ben cura-ti. Tutto sembra uguale. E uguale sembra anche la ragione per cui la gente sce-glie di visitare un parco dei divertimenti: lo stesso desiderio di evasione e la stes-sa ricerca di ciò che un mondo perfetto dovrebbe essere per poter rifugiarsi den-tro».Varcando ognuno di quei recinti, però, diventava per Anoek sem-pre più evidente come quei luoghi erano molto più che parchi dovetrovare semplicemente il divertimento. «Sono proprio questi luoghi agiocare un altissimo ruolo simbolico: l’origine, la posizione e il tema scelto perogni parco offrono significative chiavi di lettura della situazione socio-politia delpaese. Dietro la superficiale spensieratezza c’è l’identità di un popolo, è questo

ciò che in realtà tutti questi 13 parchihanno in comune. Ogni persona cerca direalizzare da sempre il proprio sogno. Espesso ciò accade come forma di reazioneai nuovi sviluppi della società. Basta vede-re il bisogno che oggi c‘è di una natura,vera o artificiale che sia. O la ricerca ditutto ciò che riporta al passato. Sotto tutteforme diverse di reazione alla modernità.Non c'è nuova forma di architettura oggiche non si ispiri ai palazzi storici e ai vec-chi quartieri. Ecco perché credo che le cittàstanno diventando sempre di più unasorta di parco dei divertimenti loro stes-se». Poi accade però che a Beirut, alLuna Park, una bomba esploda etutto, sogni e giostre compresi,crolla come un birillo a striscecolorate. «Quella volta sono morte 11persone, tra loro c’era anche un membro

del Parlamento. In quel momento, anche il mondo protetto e colorato ha persola sua innocenza e la sua caratteristica di inviolabilità. Due settimane dopol’esplosione il parco è stato riaperto e la gente è ritornata. La vita continua,anche grazie alla speciale resistenza degli uomini di fronte alla violenza». Tra dentro e fuori i confini diventano netti e le speranze si trasfor-mano in promesse. «Quando abbiamo visitato il Dream City iracheno la

ono tredici parchi didivertimento. Si trova-no in America maanche in Iraq, Rwandae Afghanistan. Li ha

“scovati” Anoek Steketee, una gio-vane fotografa olandese, duranteuno dei suoi viaggi di lavoro. Si èfermata, li ha visitati e ha osservatola gente tra un ottovolante e unchiosco di caramelle. Ha deciso difotografarli perché lì dentro, tracolori e musiche, si capisce meglio quello che accade fuori: la guer-ra e la povertà, le paure e le speranze. Il reportage, comprese le storie raccolte dai giornalisti EefjeBlankevoort e Arnold van Bruggen in viaggio con lei, si chiamaDream City: ha vinto l’edizione 2010 del Dutch Doc Award, il piùprestigioso premio fotografico olandese ed è stato in mostra aFirenze, alla Tethys Gallery, fino al 15 aprile scorso, come eventospeciale della seconda edizione della rassegna culturale sul MedioOriente contemporaneo, “Middle East Now”, organizzata dall'as-sociazione Map of Creation, dalla Toscana Film Commission edall'Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze.Un singolare giro del mondo in tredici amusement park e dieci paesi,visti attraverso luoghi di osservazione davvero speciali. «La primavolta è stata una coincidenza» racconta Anoek. «Era il 2006 ed eravamoa Duhok nel Kurdistan iracheno. Ci ritrovammo in questo parco chiamatoDream City, tra kurdi e soldati americani, sciiti e sunniti, intere famiglie sfol-late da Baghdad. Sembravano girare incerca di una pausa, dalla guerra». Poi,per scoprire gli effetti della sospen-sione della realtà (e i frammenti dipace), si sono messi a girare ilmondo: luoghi colpiti o sfiorati dallaguerra, al limite della democrazia.Ed è diventato un progetto vero eproprio dai mille volti.C'è il Dollywood americano: grande,ben organizzato e pieno soprattuttodi gente adulta. Il Bambino Supercity inRwanda, ben curato, molto caro eaffollato più dagli impiegati delparco che dai visitatori. Il Superlandisraeliano è dieci volte più grande delFunland palestinese (a Ramallah), edè anche ben curato e facilmenteaccessibile da tutto il paese. IlFunland invece, oltre ad essere picco-lo, ha colori sbiaditi e attrazioni unpo’ sorpassate (tranne il cinema in4D!): la cosa peggiore in realtà è il viaggio che chiunque deve fareper raggiungerlo, anche chi vive a due passi. Per superare tutti icheckpoints lungo la strada non bastano meno di due ore. Nomidiversi, sorrisi diversi. Ogni luogo ha la sua guerra e il suo sogno.Ma tutti, proprio tutti, si impongono letteralmente come nuovi

Rossana Campisi

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guerra era al suo apice. I giornali erano pieni di morte, attacchi, conflitti. Ognigiorno. Nel frattempo però, nel parco, c’erano sempre bambini che mangiavanogelati, famiglie che ridevano sulle ruote panoramiche, e teenager che si scontravanosugli autoscontri. Kurdi, arabi e soldati americani, cristiani e musulmani, sciiti esanniti: gente che sarebbe sempre pronta a scontrarsi fuori, lì dentro andava d'ac-cordo amabilmente, si abbracciava e rideva. Cosa è un parco-giochi? Una zonacontrollata e sicura che offre alla gente distrazione. Questo attrae e mette in con-nessione apparentemente tutti quelli che vogliono fuggire e dimenticare la loro real-tà quotidiana».

La guerra, lì dentro, è per qualche minuto in standby. «Un concetto difficile forse per noi occidentali che, al massimo, associamo questiluoghi a qualcosa che ha a che fare col divertimento di massa, la società dei con-sumi: che disprezziamo con apparente snobbismo perché perfetto per gente di“bassa cultura” o bassa estrazione».E così mentre noi scegliamo musei, teatri o riserve naturali perdimenticare lo stress, altrove c’è chi cerca di rifugiarsi in altre evasio-ni. «Ma dopo questo viaggio, la nostra idea è cambiata».

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Ha vinto molti premi, èconsiderata una “spokenword artist”, perché èsolita recitare i suoi versicon la “parola parlata”(quasi una comune con-versazione), fa parte delmovimento letterario dei“Black British Poets”,immigrati di diversenazionalità e paesi e haaperto un blog(http://warsanshire.blog-spot.com): " perché la poe-sia può esprimere i senti-menti e le esperienze dellacondizione di ogni immi-grato". Elisabeth Konan Lou Traè invece la coordinatricedel progetto “La casa diAnna” che ha solo unobiettivo: far studiare leragazze. Henriette èun'imprenditrice che hapromosso la formazionedi un gruppo che produceburro di karitè in Burkina. IsokeAikpitanyi, nigeriana di 31 anni, è un'ex vit-tima di tratta, una come tante arrivate inItalia per lo più clandestinamente: donne“trafficate”, destinate al mercato del sesso,gestito da reti mafiose legate a quelle dedi-te al traffico di droga, armi, bambini eorgani. Isoke si è ribellata e oggi dedica lasua vita ad aiutare altre vittime in Italia.Rawya è una ceramista egiziana, la primadel suo villaggio che ha rifiutato un matri-monio perché voleva continuare a fareanche il suo lavoro: suo padre, per questo,le ha bruciato il volto con il kerosene. Ory Okolloh è invece una blogger kenianadi 32 anni ma è anche avvocato e mamma,un simbolo della “generazione ghepardi”:un piccolo esercito di giovani africani cheattraverso le nuove tecnologie lancia attivi-

o pensiamo un po’ tutte eovunque. Ma lì, in Africa, sem-bra essere verissimo: la storiadi un popolo cammina suipiedi delle donne. Accade nel

continente nero, forse più che in ognialtro luogo: un destino che oggi è diventa-to anche lo slogan di una particolare cam-pagna internazionale, Noppaw, ovveroNobel Peace Prize for African Women,promossa da Solidarietà e CooperazioneCipsi e ChiAma l’Africa: partita a febbra-io andrà avanti fino a ottobre tra eventi,raccolta firme (www.noppaw.org) e unacarovana che dall’Africa arriverà a Oslo.E’ lì infatti che Noppaw guarda con laspeciale candidatura per il premio Nobeldi un personaggio bizzarro. Indefinito ecollettivo: sono le donne africane, anoni-me ma non troppo. Soprattuto in questoperiodo in cui è ancora drammaticamentepresente il ricordo di tante madri partitedall Libia e morte con i loro bambini nelCanale di Sicilia o di alcune donne etiopiche hanno partorito durante la traversataper Lampedusa. Questa l'attualità ma poici sono le storie di chi rimane e lavora nelsuo paese, assiduamente e nascosta. Di quelle che hanno un ruolo (per la pace,l’economia, la famiglia e la cura della salu-te) tanto importante da non poterle sotto-valutare. In questo particolare soggettosimbolico candidato convergono storie,indirizzi di reti e associazioni, più di centovolti. Come fosse una spina dorsaledell’Africa fatta di tante costole. Warsan Shire è una di queste: poetessa di22 anni, nata in Kenya: i suoi genitori fug-girono dalla Somalia negli anni ‘80 duran-te la guerra civile e si trasferirono inInghilterra, a Londra, quando aveva seimesi. La sua storia nasce dalla sua passio-ne per la scrittura di poesie e racconti:canta delle donne somale che vivono inInghilterra, delle donne della sua famiglia,della loro forza e saggezza.

L

nuovo si Legge aL femminiLe

La lotta di IsokeAikpitanyi, nigeriana, contro l’incubo della trattadelle donne

Rossana Campisi

tà imprenditoriali, diffonde software opensource e promuove iniziative sociali ecommerciali. Come Mzalendo (“patriota”in lingua swahili: www.mzalendo.com) concui monitora i lavori del Parlamento kenia-no e raccoglie informazioni sulle attivitàdei deputati, i loro curriculum, elenca leproposte di legge e le analizza. E Ushahidi (“testimone”, in lingua swahi-li, www.ushahidi.com): una piattaformainternazionale che raccoglie le testimo-nianze via mail o via sms di chi si trova inun’area di guerra. Idee, rivoluzioni e pas-sioni che ricordano il coraggio con cui leragazze africane ballavano contro ognidivieto quel Pata Pata di Miriam Makeba.E proprio Mama Africa, ne siamo certi,oggi è in mezzo a queste donne Noppaw.Oggi più che mai.

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nnesimo grande successo per  ilFestival Finzioni-Videoracconticontemporanei, di scena alMuseo internazionale delle

marionette Antonio Pasqualino diPalermo. Il  festival, ideato  da  PaolaNicita e Rosario Perricone, si  è ispirato  alcelebre  racconto  di  Jorge  Luis  Borges,e  ha puntato al  recupero  del  legame traimmagine e parola, proponendo una sele-

zione dedicata ai nomi più  interessanti delpanorama della videoarte internazionale.Ospite speciale di questa seconda edizioneè  stato Nico Vascellari nome  di  puntadella giovane arte contemporanea interna-zionale. La sua video istallazione Muovendosi rappre-senta un’analisi sulla contemporaneità  rea-lizzata attraverso metodologie rituali, nellequali il linguaggio della narrazione viene

e continuamente rielaborato realizzando unforte dialogo con il pubblico-fruitore.Il  focus  sull’artista  è stato l’occasione peruna  narrazione che tra parole e immagini harestituito il senso della ricerca di nuove strut-ture espressive. Nico qual’è il carattere comune delle

opere che hai presentato a Palermo?

«Untitled Song (2004) - Nico & The Vascellaris(2005) - Untitled (81-94-11)», i tre video pre-

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Finzionicontemporanee diNico Vascellari

sentati pur divergendo per i contenuti sonosimili per le modalità di utilizzo della teleca-mera e per la forte componente sonora A cosa ti ispiri nella creazione dei tuoi

lavori ?

«Le ispirazioni cessano di essere tali nelmomento in cui assumono un nome»Come è nato il tuo percorso di artista? -« La memoria fatica ogni qual volta si pensaal termine inizio. Meticolosa scandaglia alla

ricerca di eventi precedenti al primo ricordo.L’invito alla prima mostra lo devo ad un’ar-tista a cui per sbaglio avevo rovinato treenormi tele alle quali stava lavorando.Le ho calpestate di notte nel buio del suostudio. Non avendo soldi e non essendoassicurato l’ho invitato nel mio studio perdistruggere qualcosa di mio. I lavori cheavevo realizzato e che tenevo in studio glisono piaciuti e invece di distruggere tutto mi

ha invitato a partecipare ad una mostra.» Quali sono i tuoi maestri?

«Preferisco parlare di compagni di viaggio.Tra questi sicuramente Carlos Casas, JaimeHayon e Canedicoda.»

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zoe ama La modae si pone come

obiettivo di sosteneree promuovere con

entusiasmo La nuovagenerazione di stiListi

siciLiani.sei anche tu un “giovane” talento? hai disegnato e/o prodotto una collezione anche piccoladi abiti o accessori (borse, calzature, gioielli, etc.)?allora entra a far parte del nostro laboratorio di modavirtuale iscrivendoti al casting di:trame siciLianeil marchio registrato di zoe magazine che ha già portato per5 stagioni a parigi durante la fashion week i migliori stilistie creativi provenienti da tutta la sicilia. ad ottobre la viedizione di trame siciliane per la prima volta si svolgeràa palermo e avrà come protagonisti i giovani che in siciliacreano la moda, che la amano ed anche coloro chela indossano. un numero speciale di zoe sarà dedicato allamanifestazione. se vuoi partecipare o per saperne di piùcontattaci:

[email protected]: 091325206

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book.stop(segnalibro)

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Mondi fantastici e mondi che sembrano fantastici ma sono reali,mondi dentro mondi e mondi lontani che si incontrano attraverso laparola scritta…alla ricerca del migliore dei mondi possibili

on Fitzgerald, Minimum fax, prosegue nella ripubblicazione delle opere dei maestri del Novecento cheriscopre attraverso un’idea molto interessante, quella di affidare la traduzione agli stessi narratori, con-temporanei e italiani: un incontro tra presente e passato che arricchisce e dà vita nuova ai più grandicapolavori del “Secolo Breve”. La traduzione de “Il grande Gatsby” è firmata da Tommaso Pincio,

autore dei romanzi come “La ragazza che non era lei” o “Lo spazio sfinito”.

f. Scott fitzgerald“Il Grande Gatsby”, Minimum Fax

A cura di Alli Traina

alermo d’estate ha un volto del tutto particolare, con il caldo che diventa colore e ricopre ognicosa di una patina gialla, con quel torpore, quell’immobilità che è cifra della città ma che duran-te “la bella stagione” si eleva alla massima potenza. Otto autori raccontano Palermo attraversostorie che scandiscono le prime due settimane estive, personaggi minori le cui vicende si intrec-ciano e si sovrappongono proprio come i vicoli a cui appartengono. In sottofondo l’odore di un

mare, vicinissimo ma enormemente lontano.P

maria adele cipolla, enzo di pasquale,rossella floridia, martino grasso, Beatrice monroy, gianfranco perriera,elena pistillo, marco pomar, “Un'estate a Palermo”, Ernesto Di Lorenzo editore

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C2-

a giovane palermitana Alessia Fiorentino continua la trilogia “Sitael” con il suo secondo fantasydal titolo “Sitael 2- l’ombra del principe”. Nel primo libro il protagonista Etenn - un ragazzo cheda semplice scudiero scopre di avere una forza e dei poteri sconosciuti - intraprende un viaggioper raggiungere Oreah e salvarla dal buio in cui è immersa. Nel secondo, dopo aver sconfittoQurash e salvato Oreah, il protagonista si trova alle prese con la battaglia tra il Sole, sovrano della

Terra di Lycenell, e Stacra, suo fratello gemello creato da Qurasch. Stacra è nato per uccidere Etenn,così come Etenn è nato per uccidere Qurasch. Un altro viaggio dunque, in cui ad accompagnare il giovane pro-tagonista si aggiungeranno dei nuovi amici a quelli di sempre. Ogni personaggio che l’immaginazione dellaFiorentino crea, ha un volto e delle caratteristiche ben delineate. Probabilmente anche perché l’autrice, fin dalleprime volte in cui si è cimentata nella scrittura, ha deciso legare la propria passione per la pittura a quella per lascrittura disegnando tutti i personaggi che immagina, di modo che li possa vedere, averli chiari davanti mentre liracconta. I modi fantastici e le terre inesplorate e sconosciute oltre a essere protagonisti di una narrazione avvin-cente rappresentano anche le nuove esperienze che si fanno man mano che ci si avvicina all’età adulta.

alessia fiorentino“Sitael 2- l’ombra del principe”, Dario Flaccovio Editore1-

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alek popov“Mitologia del tempo che cambia”, :duepunti edizioni.

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ndici racconti, una scrittura tagliente, un’ironia sottile. Il bulgaro Alek Popov li ha scritti tra il1990 e il 2007 riuscendo in una piccola magia: le situazioni più surreali, gli eventi tanto impos-sibili da diventare comici e le reazioni più grottesche, si trasformano incredibilmente in storiepossibilissime, anzi, in realtà già esistite da qualche parte perché specchio di tutte le assurdità

legate alla “mitologia del tempo che passa”, al tempo che cambia e diventa transizione in un mondo semprepiù confuso. Dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, all’incontro tra l’est europeo post-sovietico e il mondooccidentale. Un “realismo fantastico”, in cui l’immaginario, il fantastico, racconta il quotidiano, lo scardina ene fa vedere la vera essenza. Come nel secondo racconto, “I Metabolici”, in cui i Paesi dell’Est Europa rice-vono dall’occidente degli aiuti davvero particolari: i loro escrementi, di cui hanno scoperto l’altissimo valorenutritivo. Una vicenda paradossale, che grazie all’efficacia data da una scrittura leggera e divertente, svela i vizie le storture del capitalismo e del consumismo. O come ne “Il caso Anjuta”, scritto un paio di settimane primadella disgregazione dell’Unione Sovietica. «Ricordo di essermi sentito gravemente defraudato» tiene a specifi-care l’autore nella nota aggiunta al racconto. «Che diavolo era mai successo! La sua esistenza era durata più disettant’anni, non poteva aspettare ancora almeno un paio di mesi?». Il caso Anjuta è la storia di un esperimen-to condotto sulla scia delle derive della Guerra Fredda: è possibile concepire un bambino nello spazio? Unarussa e un americano devono dimostrarlo e consolidare così l’amicizia tra America e Russia. «Col passare deltempo mi convinsi che, a differenza di me, i miei personaggi si sentivano magnificamente in questo assurdocontesto storico. Da qualche parte continuava ancora la Guerra Fredda, le cose erano chiaramente regolamen-tate, la vita era radiosa. E allora mi saltò in mente che forse la letteratura è più potente della storia. Decisi cheavrei dovuto assolutamente pubblicare il racconto prima che si fosse ricostruita l’Unione Sovietica».

U4-

efinita "dark come Amélie Nothomb e lettera-ria come Elena Ferrante", Viola Di Gradocostruisce il suo romanzo sulla lingua, attraver-so iperboli, sinestesie, allitterazioni, parole chedipingono una natura al neon, sezionando lo

spazio ovattato di questa Leeds ( dove l’autrice ha realmente vis-suto durante l’erasmus) letteraria come un bisturi. Vincitrice delPremio Campiello Opera Prima 2011 Viola di Grado ha scrittoil suo romanzo appena ventunenne “ Settanta acrilico, trentalana è la storia di Camelia giovane traduttrice dal cinese di istru-zioni per elettrodomestici che vive con la madre muta e osses-sionata dal fotografare i buchi di qualunque oggetto la circondidai mobili al formaggio dopo la morte del marito in un inciden-te. Camelia ha un abitudine inusuale getta nella spazzatura i suoiabiti nuovi recuperandone in cambio gli scarti di un sarto chevive accanto alei. Abiti mancati che l’affascinano nell’inspiegabi-le bruttezza. Un viaggio nell’universo della post adolescenzadove l’elaborazione del dolore incontra la fantasia ironica dellavita . G.G.

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viola di grado“Settanta acrilico trenta lana”, Edizioni e/o.5-

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lettore.cd(alta fedeltà)

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e qualcuno di voi ha visto, filmAlmost Famous, uscito nel 2000 ediretto da Cameron Crowe, forsepotrà capire a pieno cosa significhiper un fan assottigliare la linea diconfine che intercorre tra sé stesso

e i propri miti. Nel film sopraccitato, per inten-derci, un timido ragazzino adolescente chesogna di diventare un grande giornalista musi-cale, si trova in modo rocambolesco (bluffandosulla propria età anagrafica) a partire in tour conla propria rock band preferita come inviato dellarivista Rolling Stone. Nel corso di questa incredibile esperienza, riescea dare umanità a quelle che fino a pochi giorniprima erano soltanto le sagome raffigurate nelposter appeso nella sua cameretta, scoprendonei limiti, le debolezze e riuscendo, dal basso dellasua giovane età, ad arricchirne la vita e la qualitàdella propria musica, seppur per un arco ditempo circoscritto, ma bastevole a lasciare unsegno indelebile nelle loro vite. Tutto ciò avvie-ne negli anni ’70, raffigurati magistralmentedalla finzione cinematografica del regista statu-nitense. Torniamo alla realtà dei nostri tempi.Mark Ronson, classe ’75, eclettico dj e produt-tore britannico, è sicuramente uno che, inten-diamoci, di musica ne sa parlare con consape-volezza: musicofilo sin dall’infanzia, cresciutoesponenzialmente da semplice (ma acclamatis-simo) dj nei club a produttore di talenti qualiAmy Winehouse, Lily Allen, Christina Aguilera,vincitore nel 2008 dei British Awards comemiglior artista maschile, con un curriculum chevanta una lista chilometrica di album a sua firmacome Rudebox di Robbie Williams o il succes-sone planetario Dutty Rock di Sean Paul, è unragazzo che di soddisfazioni, insomma, se ne èprese…Ma la ciliegina sulla torta, il capolavoro della suacarriera, la sua Monna Lisa, la realizza oggi, nel2011 con i Duran Duran, miti della sua infan-

all “we” need is now

zia. Mark infatti, coetaneo di chi scrive, non hadimenticato di aver sentito battere per la primavolta il cuore per una compagnetta delle scuoleelementari sulle note di Save A Prayer, né tanto-meno di aver ballato estasiato Notorious alleprime feste tra amici dove era incaricato di por-tare i 45 giri, e da duraniano sfegatato, non glisono di certo mancate frecce al proprio arco permettere a segno un incredibile ritorno in pompamagna dei “pretty boys” di Birmingham.Di certo negli anni ’80, quand’era un ragazzinobrufoloso, non avrebbe neanche lontanamente

immaginato di poter lavorare ad un loro album,produrlo, suonare la chitarra in un brano e farloschizzare in vetta a tutte le classifiche, ma è ciòche è avvenuto, ed il risultato è stato letteralmen-te strepitoso!All You Need Is Now, tredicesimo lavoro deiDuran Duran, esce prima in versione ridotta anove tracce e acquistabile solo online su iTunesriuscendo a riscuotere subito un incredibile con-senso in termini di vendite (in poche ore vaprimo in classifica in Italia, Germania, Canada,Spagna, Portogallo, Grecia, Finlandia e Belgio) e

A cura di Sergio Cataldi

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successivamente approda nei negozi anche su supporto cd (ed ovvia-mente in vinile) nella sua versione evoluta e completa di quattordici brani.C’è da chiedersi cosa stia dietro a tutto questo rinnovato clamore a distan-za di trent’anni, solo nostalgia? Non proprio. Piuttosto una perfetta sin-tonia tra due epoche che hanno trovato un punto d’incontro nel presen-te ad opera di un genio del mixer che sa guardare correttamente al futu-ro. Uno degli ingredienti della formula magica di Ronson (sorretta da unvero e proprio atto d’amore per la band) è stata l’imposizione di una mar-cia indietro radicale verso il sound delle loro origini. Fin qui sarebbe stato nulla di nuovo, considerato che negli ultimi diecianni, in questa atmosfera di diffuso revival degli eighties a 360°, ci hannoprovato in tanti a tornare sulle scene con reunion improbabili che nellastragrande maggioranza dei casi si sono rivelate flop colossali di una tri-stezza infinita! Perché è chiaro che, a riproporsi fedeli alle proprie originimusicali, il rischio di risultare copia di sé stessi è dietro l’angolo. Ma qua ilcaso è stato diverso. Qua Mark Ronson ha detto a Simon Le Bon e com-pagni: “ragazzi, andate subito in cantina a togliere la polvere dalle vecchieRoland e raccogliete tutti gli strumenti che dietro il banco regia mi mettoio…”. è così che è avvenuto il miracolo. Tutti brani del disco hanno ipiedi ben saldati nel terreno del pop più contemporaneo, e Ronson halavorato in modo ineccepibile per non discostare più di tanto le strofe deibrani dal sound punk-funk di artisti attuali come Franz Ferdinand, o TheKillers. Ma quando arrivano i ritornelli, ecco che esplodono i DuranDuran dell’82, con una freschezza che li investe in ogni dove, soprattut-to nel cantato, che sembra essere rimasto immutato dai tempi di Rio, eche, in vari momenti del nuovo album, sembra proprio di riascoltare conla stessa emozione. Il genio del produttore britannico si è rivelato, inoltre, nell’inserire elemen-ti della migliore new-wave d’annata: Being Followed strizza l’occhio adAtomic dei Blondie tanto quanto Safe lo fa a Rapture degli stessi, dove ilruolo di Deborah Harry nella sua performance rap è invece interpretatoda Ana Matronic dei più moderni Scissor Sisters. Proprio a questi ultimisembra ispirata la ritmica dance-pop di Blame The Machines o di TooBad You’re So Beautiful, anche se ad ascoltarle sembrano i Duran diSeven And The Ragged Tiger, ma la più rappresentativa in tal senso rima-

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all “we” need is now

ne Girl Panic!, dove ritroviamo i tutti gli elementi che facevano gridare esvenire durante i concerti le ragazze con i capelli super cotonati e i jeansa vita alta: le chitarre funky tanto care agli Chic, percussioni afro ed unportamento dance ’80 della migliore tradizione. Ma a mio parere l’apice del disco è stato raggiunto con The Man WhoStole A Leopard, che ospita nei cori un’altra partner d’eccezione: la pan-tera nera Kelis. Il brano, sin dalle prime note, riporta il calendario al 1980,anno d’esordio della band che vede l’uscita del loro primo album daltitolo omonimo, e qui le auto-citazioni nei suoni e nella ritmica si colgo-no a bizzeffe: incominciando dai synth di Tel Aviv e scivolando attra-verso i tintinnii di The Chauffeur le emozioni si moltiplicano a dismisu-ra, coinvolgendo chi ascolta in un atmosfera tra il noir e il new roman-tic che dà davvero i brividi alla schiena.Questo disco, in definitiva , è rivolto sia ai fan di vecchia guardia, cheavranno modo di ritrovare i loro beniamini in forma smagliante, sia a chiai tempi di Wild Boys non era ancora arrivato sul “pianeta terra”. Dalcanto loro i Duran (e fanno bene) non sfoggiano più camice con i lustri-ni e pantaloni sgargianti. Da uomini di mezz’età quali sono diventati, c’èchi come Simon Le Bon ha fatto crescere la barba e chi i chili di troppoli ha nascosti sotto un abito elegante sciccosissimo, uomini di mezz’etàche, ovviamente, non sarebbero più in grado di saltare da un lato all’al-tro del palco come animali impazziti come ai tempi di Arena. Eppuresotto quel palco, anche quei fan che sono cresciuti con loro, cambiandolook ed età, continuano ad essere sempre presenti, cantando ed emozio-nandosi come trent’anni or sono, messi fianco a fianco ai tantissimi dinuova generazione. Ed è bene ricordare che è proprio grazie ad un lorofan di vecchia guardia che devono questo ritrovato successo, quel MarkRonson che si è messo alla guida di un auto d’epoca accessoriandola ditutto punto. Parliamoci chiaro, non è da tutti mettere un Tom Tom suuna Panda dell’82 e farle vincere un Gran Premio!

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Chloè Sevigny per Open Cerimony

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Intuizioni animalie forme botaniche

il pop si ispiraalla natura

a cura di Gioia Gange

Jungle(eyes)

Dall’alto in senso orario: pendentiLidia Lucchese, tracolle fruitH&M, plateaux Marc by MarcJacobs, collana in tessuto L’ABMicroatelier, bracciali con teschioVanities, ballerine in pitone Lanvin,collana e bracciale vegetale Lanvin,sandalo Marc by Marc Jacobs,sneakers Lacoste, sandali TilaMarch, trench Lanvin, tribu brac-ciali Roarke.Lanvin in esclusiva a Palermo daTorregrossa Libertà

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Lost inparadise...

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La nautica incontra la strada e le righelasciano il college

è l’era del glamour sport

a cura di Gioia Gange

preppyDall’alto in senso orario: PortaprofumoGautier, shopping Chanel, mocassiniH&M, bracciale con cima nautica Miansai,occhiali Andrè e Annabelle per Illesteva,bracciale Roarke, tracolla Loewe, occhialiH&M, maccarons Ladurée in edizionelimitata per colette.fr, orologio navy Swatch,packacing palette eyes Yves Saint Laurent,felpa H&M, t-shirt nazionale rugby fran-cese Nike.Chanel, Céline, in esclusiva a Palermo daTorregrossa Libertà.

time

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Total look CélineIn esclusiva a Palermo daTorregrossa Libertà

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Avecmoderation

quando iL fLat incontra iL fouLard

’esperienza eccellente delle manifatturetoscane e la ricerca di materiali di pregiofanno di Avec Modération un “Handmade in Italy” da manuale: non serve

ostentare per essere perfetti, con moderazione tuttoè possibile. Avec Modération nasce a Firenze nel2010, una nuova idea di stile, una nuova eleganza,riassunta in Capsule Collection di forte identità este-tica. Sandali che reinterpretano il genere classicocon ironia, in due versioni: Flip Flop con una fasciadove infilare il piede e Open Toe per lasciare liberala punta, entrambi disponibili in 16 colori, riassuntinei variopinti foulard che avvolgono la caviglia,facendone l’ultraflat più in voga per questa stagione.Avec Moderation in esclusiva a Palermo da Torregrossa Libertà, Palermo.

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Pensieriper la testa

riscoprire La passione per i cappeLLi

opo l’enorme esposizione mediatica delmatrimonio di William e Kate d’Inghilterrala nuova passione per i cappelli ha attraver-sato la manica rinsaldando la più mediter-ranea tradizione del borsalino. E allora spa-

zio alla fantasia dalle multirighe di Missoni, alle fan-tasie provenzali proposte da Promod e Accessoriesai più classici di Dorothy Perkins.

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Dall’alto: Come la trama di un merletto, Dorothy Perkins; con fascia pro-venzale o con fiore applicato, Promod; multirighe o in spugna, Missoni;a bombetta, con foulard o millefiori, Accessories.

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lessandra Marchi è puraavanguardia. Inventa nuovesoluzioni tessili, sperimentalinee e volumi, immagina

capi ibridi chiamati a flirtare con il corpoche li indossa. E così facendo stupisce,coinvolge, seduce un pubblico semprepiù nutrito e fedele, che prima di essereitaliano è stato orientale e americano.Perché Alessandra, nella sua marcia allaconquista del mondo, è partita da lonta-no per arrivare alle passerelle italiane –difficili nel loro essere compiaciute e alte-re – con una cifra stilistica matura e unrassicurante bagaglio di riconoscimenti econsacrazioni internazionali.Il 26 febbraio Alessandra Marchi è sbar-cata alla Milano Fashion Week e lo hafatto all’insegna dell’innovazione, con undéfilé che ha stupito su tutti i fronti.“The first fashion show on a metro

train” è stata la tua sfilata. Come è

andata?

«Sono molto soddisfatta. La scelta di sfilare inmetropolitana ha messo in risalto il mio stiledinamico e urbano e ha riscosso enorme successodi buyers e stampa.»

on theroadcon Alessandra MarchiGiulia Carcani

AUn défilé, ma anche una performan-

ce di danza, visto che le ragazze che

hanno sfilato non erano modelle ma

ballerine professioniste.

«La sfilata si è svolta su un treno in viaggio equesto richiedeva esperienza e autonomia nelmovimento che solo delle performer potevanoavere. Inoltre, volevo che le ragazze rappresen-tassero un’umanità quotidiana e varia, la stes-sa che ogni giorno anima i treni di ogni grandecittà. Per questo, al posto dell’uniformità perfet-ta delle modelle, ho privilegiato la varietà ditaglie ed età delle ballerine. Così, i miei abiti findalla prima apparizione sono stati vissuti dadonne vere e comuni. Senza dimenticare ilcoreografo Roberto Castello, che ha curato laregia della sfilata, e il sound designer AndreaCera: insieme hanno interpretato alla perfezio-ne il mood della serata.»Il tuo assioma creativo potrebbe

essere riassunto nella formula asim-

metria + dinamismo.

«Mi lascio guidare dalla plasticità dei materia-li che scelgo, sui quali lavoro a lungo per creareun equilibrio fatto di contrasti e contrappesi.»I tuoi abiti violano la regolarità delle

linee e la classificazione dei capi.

Cosa ti porta a cercare soluzioni così

inusuali?

«La ricerca di una nuova femminilità: attuale,in bilico fra maschile e femminile, fra tradizionee innovazione.»L’innovazione firmata Alessandra

Marchi ha anche un cotè tessile: hai

presentato cappotti in lana e fibra di

carta, pelle accoppiata ad alpaca e

doppiata con garza di cotone, lana

modellata da fili di nylon, mohair che

termina in garza di seta. I tessuti tra-

dizionali ti stanno stretti?

«Tutt’altro, cerco di trovare per i tessuti tradi-zionali nuove interpretazioni e inedite applica-zioni. E in questo mio continuo sperimentareposso contare sulla collaborazione con alcunerealtà tessili italiane d’eccellenza.»Parola d’ordine: adesivature e accop-

piature. Di che si tratta?

«Ho cercato di unire materie diverse “compene-trandole” fra loro per ottenere nuove superfici enuove plasticità.»Il prossimo passo?

«Continuerò la mia ricerca di dinamismodestrutturato e asimmetrico, inseguendo anchenuove cromie. Il colore può essere la nuova via.»

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Foto: Hasse Nielsen

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Winternews

chaneL Lancia boy :borse maschiLi

soLo neLL’animauone notizie per tutte le Chanel addic-ted, la griffe ha lanciato una nuova lineadi borse che si chiamerà New Boy Bagcollection e arriverà nei negozi a partire

da settembre 2011, queste borse fanno partedella collezione autunno inverno 2011/2012.

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Collezione S/S 2011Chanel. In esclusiva a Palermo daTorregrossa Libertà

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The colorINSIDE

L’intimo si veste dei colori della primavera.Addio al sexy nero o al classico bianco, la linge-rie nasconde segreti colorati.

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Dall’alto in senso orario: reggiseno e coulotte in versione verdeacqua o blu Chantelle, Regiseno e slip rosa pallido Chantelle, reggi-seno e slip in versione arancio o con inserti in pizzo Aubade, reg-giseno e coulotte Aubade; nella pagina accanto la nuova collezioneprimavera estate declinata nei soft color di Passionata. Tutta la lingerie di questo servizio è in vendita presso la Boutique des Corsets.Via M.se di Villabianca 106/112, Palermo

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Sunny Daysa cura di Antonia De Capua

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Bronze GodnessIl sole di Estéè LauderE’ sempre ispirata alle atmosfere mediterranee la collezione Bronze goddess, il makeup estivo che Estée Lauder rinnova ogni stagio-ne pensando alla pelle e al gusto. L’estate 2011 pone l’accento sullo sguardo, il cui fascino è affidato a un’intera palette di 6 ombretti eal mascara Sumptous waterproff, mentre le labbra luccicano con Gloss trasparenti e iridescenti, la pelle del viso domina con toni dora-ti di Blush e Bronser e la pelle del corpo odora di Eau fraiche , la fragranza pieno sole, senza alcool, perché la pelle non si macchi enon si irriti durante l’esposizione. Bronze goddess Soleil Eau fraiche è la luminosità del sole in bottiglia.Bronze goddess Soleil Eau fraiche, Estée Lauder € 70,00Sea Star bronzing blush, Estée Lauder € 44,00

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Sunny Days

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a cura di Antonia De Capua

2Magdala: la nuova lineadi Laura Tonatto

Magdala è la prima linea di prodotti per il corpo e per l’ambiente che applica scientifica-mente i principi più innovativi dell’Aromacologia. La collezione realizzata da LauraTonatto in collaborazione con 12 ricercatori italiani, è il frutto di uno studio durato piùdi due anni. I prodotti distribuiti esclusivamente in farmacia, sono realizzati con le miglio-ri materie prime e con le più avanzate tecnologie produttive. Una nuova generazione difragranze per il corpo e per l’ambiente, un detergente per il corpo, per i capelli e per lemani per ritrovare equilibrio e armonia, energia, stimoli ed euforia, concentrazione,memoria e facilità di comunicazione, per calmare l’ansia, per risollevare l’umore.

Fiale effetto lifting istantaneoCollistar (Nuova formula)Perfette per un immediato risultato di luminosità e splendore.Ideali come intervento d’emergenza prima di una serataimportante o quando il viso appare stanco e segnato. Ancorapiù efficaci, grazie alla nuova formula potenziata, distendonocome per magia i lineamenti, attenuano le rughe, cancellano inun istante i segni e della stanchezza, mantengono il viso lumi-noso e ultra-levigato per ore. E nello stesso tempo idratano edenergizzano i tessuti cutanei per una più profonda azione ditrattamento. Merito di un innovativo complesso tensore che,creando un impercettibile film elastico sulla superficie epider-mica, ‘stira’ il viso con un istantaneo e naturalissimo effettolifting lungadurata.

Contro le macchieMelaperfect DarphinIl problema delle discromie riguarda tutte le donne e tutti i tipi di pelle. Facendo tesoro dell’espe-rienza e della competenza di Pierre Darphin, che creò il suo primo siero nel 1958, i LaboratoriDarphin hanno creato Melaperfect Trattamento Correttore Anti-Macchie, un innovativo prodot-to anti-macchie per un incarnato perfetto e uniforme. Melaperfect è stato sviluppato per correg-gere in modo efficace le macchie scure e prevenirne la formazione grazie all’innovativa tecnolo-gia Selectiv Mela-System™, in attesa di brevetto, che contiene l’estratto di Trametes Versicolor eche è in grado di micronizzare gli accumuli di melanina all’origine delle macchie scure.Combinando la piacevolezza della texture e l’efficacia comprovata della tecnologia, Melaperfectè il trattamento di bellezza quotidiano ideale per tutti i tipi di pelle.

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Fiale effetto lifting Collistar: € 29,50 - 6 Fiale da 1,5 ml cad

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Melaperfect, Darphin- € 65,00

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LIBRI

n occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, Gagosian Galleryè lieta di annunciare Made in Italy, un’importante mostra col-lettiva nel suo spazio romano di Via Francesco Crispi 16.Curata da Mario Codognato, la mostra intende tracciare uninedito percorso italiano attraverso l’opera di alcuni tra i mag-giori artisti degli ultimi 60 anni: Georg Baselitz, Jea n Michel

Basquiat, Joseph Beuys, Dike Blair, Marcel Duchamp, AlbertoGiacometti, Douglas Gordon, Andreas Gursky, Keith Haring,Damien Hirst, Howard Hodgkin, Mike Kelley, Jeff Koons, LouiseLawler, Roy Lichtenstein, Richard Prince, Robert Rauschenberg,Gerhard Richter, Richard Serra, Cindy Sherman, David Smith,Thomas Struth, Cy Twombly, Andy Warhol, Lawrence Weiner.

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C e r c h i Z o e ? V i s i t a n e l s i t o w w w. z o e m a g a z i n e. n e t ,

l ’ e l e n c o d e g l i i n d i r i z z i d o v e t r o v a r l o i n t u t t a I t a l i a

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made in itaLy

A cura di Mario Codognato

Fino al 23 luglio 2011

GAGOSIAN GALLERY

Via Francesco Crispi 16 - Roma

Per tutte le mostre e altri eventi

legati all’arte visita il sito

www.zoemagazine.net

a pittrice e scultrice di fama internazionale, Rabarama, a distanza di treanni, torna in Sicilia e sceglie il Sicilia Fashion Village per esporre le suemagnifiche opere. “Bozzolo”, “Im-plosione” e “Tras-porto”, i nomi dellesculture dell’artista tra le più influenti del momento, che sono state svela-

te in occasione dell’evento - organizzato da Happening emilia per Sicilia FashionVillage, su gentile concessione della galleria Vecchiato di Padova. Rabarama, infatti,sperimenta un modo originale per descrivere la figura uman. La metamorfosi incar-na l’ideale svolgimento di un’intera esistenza, per cui dalla condizione iniziale di sog-getto vincolato, si arriva ad una condizione esistenziale di completa rigenerazioneattraverso la libertà.

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Mostre

MiròTate Modern - Londrafino al 11 settembre 2011 www.tate.org.uk

C e r c h i Z o e ? V i s i t a n e l s i t o w w w. z o e m a g a z i n e. n e t ,

l ’ e l e n c o d e g l i i n d i r i z z i d o v e t r o v a r l o i n t u t t a I t a l i a

n occasione della 54 Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, diretta da Bice Curiger,  laFondazione Sambuca di Palermo, grazie ad un accordo di collaborazione con l’Ente La Biennale  di Venezia,ha scelto di sostenere insieme a la Casa di Cura di Alta Specialità La Maddalena (nell’ambito del programma“Arte per la vita”), e a Francesca Planeta e Chiara Planeta l’artista messicana Mariana  Castillo Deball, l’arti-

sta britannico Martin Creed e l’artista francese di origini algerine Philippe Parreno. La mostra internazionale, que-st’anno dal titolo  ILLUMInazioni, allestita al Padiglione Centrale dei Giardini e all’Arsenale formando un unico per-corso espositivo attraverso Venezia, si svolgerà dal 4 giugno al 27 novembre 2011.

iLLuminazioni

Fino al 27 novembre 2011

54 Esposizione Internazionale D’arte

La Biennale , Venezia

rt in the Streets è la prima grande retrospettiva siglata da unmusea U.S. per celebrare l’arte di strada. Curata dal direttoredel MOCA Jeffrey Deitch e da Roger Gastman and Aaron

Rose, la mostra vuole tracciare lo sviluppo del fenomeno dei graffiti e dellastreet art dal 1970 al movimeto globale che si è attualmente creato, concen-trandosi su città chiave come New York, Los Angeles, San Francisco,Londra, e San Paolo, dove il linguaggio visivo ha trovato i sui primordi sinoa svilupparsi nelll’attuale forma d’arte. La mostra è composta da dipinti,sculture, e istallazioni interattive realizzate da più di 50 degli artisti più attivisulla scena internazionale e vuole enfatizzare il ruolo di LosAngelesnell’evoluzione del graffitismo e della street art con una specialesezione dedicata a due movimenti locali come il cholo graffiti e la Dogtownskateboard culture.

art in the

street

Fino all’ 8 agosto2011

a cura di Jeffrey Deitch

MOCA

Los Angeles

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Zoecitynews Palermo

Zoecitynews

a british afternoonhenry cotton’sda veLa surf a paLermo

n pomeriggio all’insegna della moda e del glamour dello storico brandHenry Cotton’s. Con un trunk show ispirato alla nuova campagna pri-mavera/estate 2011 siglata dal fotografo Tim Walker ed ambientatanella campagna inglese si è festeggiato l’arrivo della bella stagione nel-l’esclusivo party organizzato per Vela Surf a Palermo da zoemagazine.

Tra gli ospiti il conte Lucio Tasca d’Almerita, presente con una prestigiosa selezione divini d’alta collina dalle tenute Regaleali.

U

Dall’alto in senso orario: Gabrieli, Manfredi, Marcella,Enrica e Flavia indossano abiti Henry Cotton’s in vendita da CARO CAVALLO in via Manin, 15 eVELASURF in via E. Albanese, 9.Hair: Giuseppe Lepre per Poe RavaMake up: Margot FalzoneFoto: Fabio Sciacchitano

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sulle frequenzedei Think about life

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Zoe MAgAZINe n. 31- Anno X- 2011

Registrazione Tribunale di Palermo n. 14 del 10/07/2002

Direttore editoriale/ Director in chief: Gioia Gange

Direttore responsabile/ Director:Rossana Campisi

Coordinamento editoriale/ Editorial coordinator:Antonella de Rinaldi

Testi/Words:Ludmilla Bianco, Giulia Carcani, Sergio Cataldi,

Germano D’Acquisto, Marco De Masi, MicheleDotto, Cristina Galasso, Daniela Gambino, Luca

Lucchesi, Marco Pernice, Mimmo Quaranta, Alli Traina,Andrea Trimarchi, Silvia Zammitti

Fotografie/ Photography: Rhett Butler, Pauline Niks, Fabio Sciacchitano, Alli

Traina, FatosVogli.

Collaboratori internazionali/ International Contributors: Matthew Barker, Rhett Butler, Pascale De Baker,

Pauline Niks, Claudia Rech, Hella Wenders.

Illustratori/ Illustrators: Margot Falzone.

Traduzioni/ Traslation: Nathalie Blanckaert, Michele Dotto.

Direttore marketing/ Marketing management: Alberto Gange.

Pubbliche relazioni/P.R.:Licia Guccione

Grafica/ Graphic project: Camelia comunicazione

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Palermo tel/fax +39 091-325206

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Stampa: Officine Grafiche Riunite

Distribuzione: Ania

Questo periodico è iscritto all’ Unione Stampa Periodica ItalianaQuesto periodico è iscritto al Registro degli operatori di Comunicazione. N. 9936

Zoemagazine

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2011Spri

ng/Summer