weekly report n°14/2015

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www.bloglobal.net N°14, 17-23 MAGGIO 2015 ISSN: 2284-1024

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Rassegna settimanale a cura dell'Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) // 17-23 maggio 2015

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N°14, 17-23 MAGGIO 2015

ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo

Milano, 24 maggio 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Paolo Balmas Davide Borsani Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Roberta La Fortezza Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti

Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net

Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma:

Weekly Report N°14/2015 (17-23 maggio 2015), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2015, www.bloglobal.net

Photo credits: Dominique Faget/AFP; Ansa; Reuters; Reuters/O. Sobhani; Alessandro Bianchi/Reuters; AP; AP Photo/Fernando Vergara; Associated Press;

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FOCUS

CINA/SUD AMERICA ↴

Il tour iniziato il 18 maggio dal Primo Ministro cinese Li Keqiang rappresenta

un passaggio importante nelle relazioni economiche, politiche e di cooperazione tra

la super potenza asiatica e il Sud America. Ancora una volta la Cina lascerà la sua

impronta nell’economia di questa area geografica. Il viaggio prevede una visita di tre

giorni in Brasile e successivamente nei tre Paesi dell’Alleanza del Pacifico – Cile, Perù

e Colombia – per firmare una serie di accordi e progetti di inversione particolarmente

ambiziosi. Lo scopo cinese è ben chiaro: diversificare quanto più possibile il com-

mercio con i quattro Paesi latinoamericani. Durante il viaggio Li Keqiang sotto-

lineerà l’importanza di approfondire alcuni temi tra cui la cooperazione nei settori

tecnologico ed industriale, lo sviluppo delle infrastrutture, la firma di trattati di libero

scambio e la formazione professionale degli individui. Tutti questi obiettivi dovranno

essere raggiunti nel rispetto e nella fiducia reciproci. L’augurio del vice Ministro al

Commercio, Tong Daichi, è che i quattro Paesi possano sviluppare ed incrementare

ulteriormente il mercato cinese e di conseguenza soddisfare la richiesta della comu-

nità asiatica in America Latina.

Negli ultimi quindici anni la relazione è andata sempre più rafforzandosi, tanto che il

valore degli scambi bilaterali si è moltiplicato di 22 volte dal 2000 al 2014.

Mentre gli Stati facevano i conti con un clima di incertezza economica, la Cina strin-

geva un legame di cooperazione ancora più forte con l’America Latina. Già in prece-

denza, tra il 2001 e il 2011 il commercio tra le due regioni era cresciuto annualmente

di un 30% fino a raggiungere i 24 miliardi di dollari nel 2011. L’ex Primo Ministro

cinese Wen Jiabao propose di raddoppiare ulteriormente gli scambi e tale concetto fu

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ribadito dal Presidente cinese Xi Jinping, nel 2014, con l’intenzione di aumentare nei

prossimi dieci anni gli investimenti per un valore pari a 500 miliardi di dollari.

La Cina ha adottato da sempre un’oculata strategia a lungo termine nei confronti del

Sud America; a livello commerciale il volume degli scambi tra le due regioni ha fatto

sì che la Cina diventasse il primo socio commerciale del Brasile, spodestando

in tal modo gli USA. Ma al commercio si aggiungono inoltre le inversioni dirette ed i

prestiti commerciali della Banca per le Esportazioni e Importazioni cinese e della

Banca per lo Sviluppo cinese, le quali hanno firmato linee di credito con 12 Paesi

latino-americani per potenziare più di sessanta progetti di sviluppo delle infrastrut-

ture.

Dopo il terribile fallimento dello scorso anno che vide la cancellazione del progetto di

costruzione di una linea ad alta velocità, che avrebbe dovuto collegare Messico-

Quéretaro, uno dei progetti che riceverà particolare attenzione durante questa visita

sarà la costruzione di una linea ferroviaria, da parte della Cina, che collegherà

per circa 4.000 Km la costa atlantica del Brasile con la costa pacifica del

Perù. Questo progetto rappresenta un accordo fra Cina, Perù e Brasile che, favorendo

lo sviluppo economico locale, migliorerebbe le infrastrutture ed apporterebbe un ul-

teriore beneficio al commercio Cina-America Latina.

Nel lungo percorso verso un rapido sviluppo, è più che naturale che la Cina abbia

trovato un partner ideale nell’America Latina. Entrambe condividono obiettivi di cre-

scita simili e vantaggi economici complementari, i quali potrebbero favorire dei mi-

glioramenti futuri. Le tematiche che verranno analizzate con gli altri Paesi – Cile, Perù

e Colombia – interesseranno principalmente le infrastrutture, il commercio, la tecno-

logia, l’industria aereospaziale, la comunicazione, il cambio valuta e molto altro.

Pertanto il tour di Li Keqiang, preceduto durante lo scorso anno dalla visita del Presi-

dente cinese Xi Jinping, mira ad evidenziare, ancora una volta, il forte interesse di

Pechino nell’approfondire il più possibile questa strategia “win-win” per entrambe

le regioni, evitando così le critiche secondo cui la superpotenza asiatica vorrebbe

andare a sostituirsi agli USA in un’area tradizionalmente considerata di influenza sta-

tunitense.

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IRAQ/SIRIA ↴

Dopo tre giorni di combattimenti, il 18 maggio i guerriglieri dello Stato Islamico

(IS) hanno sottratto la città di Ramadi alle forze di sicurezza irachene. La

conquista del capoluogo della provincia sunnita dell’Anbar rappresenta un notevole

successo simbolico e militare per il Califfato, laddove la riconquista di Tikrit il 1° aprile

scorso da parte dell’esercito iracheno sembrava invece preludere a un punto di svolta

nell’andamento del conflitto a favore di Baghdad. Al contrario, le incursioni lanciate

dai miliziani jihadisti nella raffineria di Baiji e nell’area di Ramadi allo scopo di rallen-

tare e deviare la risalita verso Mosul hanno rinnovato l’offensiva islamista. Persa Ra-

madi, le forze di sicurezza hanno chiuso la strada che congiunge la città alla base

aerea di Habbaniyah, dove su appello del Primo Ministro Haider al-Abadi stanno af-

fluendo le formazioni paramilitari del Fronte di Mobilitazione Popolare.

L’ampiezza e la profondità dell’attacco nel centro di gravità della vasta provincia sun-

nita hanno infatti costretto l’esecutivo iracheno a riconsiderare il coinvolgimento

delle milizie sciite, che avevano già offerto un contributo decisivo tanto nella messa

in sicurezza della periferia della capitale, quanto nell’accerchiamento di Tikrit. Mentre

il comandante della Brigata Badr e leader del Fronte di Mobilitazione, Hadi al-Ameri,

ha già raggiunto il comando operativo insediato a Habbaniyah, già il 16 maggio l’in-

tervento di Kata’ib Hezbollah è stato essenziale per riprendere possesso di

un comando militare a sud-est di Falluja, che l’esercito regolare aveva lasciato

sguarnito a seguito di un attacco dinamitardo messo a segno dai combattenti dell’IS.

Se l’ingresso delle milizie sciite ne rafforza l’influenza politica a detrimento della cre-

dibilità del sostegno assicurato dagli Stati Uniti, che avevano ottenuto la marginaliz-

zazione di tali soggetti dalla conduzione della campagna bellica, il passo indietro del

governo iracheno approfondisce pure il distacco delle tribù sunnite, che lamentano

l’insufficiente assistenza delle istituzioni centrali.

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Intanto il Premier al-Abadi è impegnato in una serie d’incontri al vertice con

le alte cariche della Federazione Russa, in previsione di rafforzare le intese com-

merciali in ambito militare ed energetico. A tal riguardo, il Ministro degli Esteri russo

Serghei Lavrov ha commentato che, al contrario di altri Stati, Mosca non fisserà con-

dizioni politiche alla vendita di armi al governo iracheno. Il commento allude eviden-

temente agli Stati Uniti, che per contro hanno notificato a Baghdad l’invio di un mi-

gliaio di missili anti-carro per far fronte alla pressante minaccia islamista nell’Anbar.

All’irruzione a Ramadi ha fatto eco l’avanzata delle uniformi nere nel deserto di

Homs in Siria. Il 14 maggio i miliziani jihadisti hanno rovesciato le truppe governa-

tive ad al-Sukna, a ovest di Dair az-Zor, per poi procedere contro l’antica città

di Palmira, unica roccaforte fedele a Damasco nella provincia, che il 20 maggio è

caduta definitivamente sotto il controllo del Califfato. L’acquisizione di Palmira è

assai rilevante negli equilibri del conflitto poiché estende la sovranità dell’IS su

una vastissima area che dalle province siriane di Homs, Raqqa e Dair az-Zor sconfina

nell’Anbar iracheno. Da questo punto di vista, la conquista di al-Tanf sull’evane-

scente confine siro-iracheno ha aperto un secondo corridoio tra i due scenari

di guerra, oltre a quello di Abu Kamal che segue il corso dell’Eufrate. Per contro, le

forze fedeli a Damasco perdono un fondamentale punto di appoggio nel c.d. corridoio

centrale del Paese, lasciando ulteriore spazio alle formazioni ribelli e subendo un

preoccupante schiacciamento lungo la zona costiera.

Intanto, Jabhat al-Nusra guida le opposizioni raccolte nel comando di Jaysh al-Fatah

con l’obiettivo di soggiogare la resistenza delle truppe governative nella provincia di

Idlib.

DISTRIBUZIONE DELLE FORZE SUL CAMPO IN SIRIA – FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

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UNIONE EUROPEA ↴

“EUNavfor Med” è il nome ufficiale dell’operazione militare anti-trafficanti che ha

visto porre le proprie basi legali il 18 maggio durante la riunione del Consiglio dei

Ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione Europea a Bruxelles. La missione avrà

il suo Quartier Generale proprio a Roma presso l’Operational Headquarter dell’ae-

roporto di Centocelle e sarà guidata dall’Ammiraglio italiano Enrico Credendino, in

ossequio all’impegno e all’esperienza maturata dall’Italia in materia di pattugliamento

del Mediterraneo. Lo scopo sarà quello di «smantellare il business model dei contrab-

bandieri e delle reti di trafficanti di essere umani nel Mediterraneo» in particolare con

riferimento alla situazione libica. Nei fatti la nuova missione navale EUNavfor Med

sarà di supporto ai mezzi già impegnati nell’operazione Triton condotta da

Frontex che ha recentemente sostituito la troppo costosa Mare Nostrum. Si prevede

che l’operazione, della durata totale di 14 mesi, costerà all’incirca 11,84 milioni di

euro.

Il modello di riferimento della missione pare, senza dubbio, essere quello della Mis-

sione Atalanta operativa dal 2008 nel Corno d’Africa con lo scopo di combattere il

fenomeno della pirateria nelle acque a largo della Somalia. Del resto pare andare in

questo senso anche la nomina di Credendino quale ex comandante della task force

della forza navale dell’Unione Europea impegnata appunto nell’operazione anti-pira-

teria Atalanta. Il dibattito sulla ripetibilità del modello Atalanta, che pare aver dato

ottimi frutti in materia di contrasto ai fenomeni pirateschi, pare ancora aperto e a

ben vedere le differenze tra i due scenari sono tali da non poter pensare ad una

trasposizione hic et nunc dei fondamenti teorici ed operativi di Atalanta.

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La missione navale contro il traffico di migranti nel Mediterraneo dovrebbe con ogni

probabilità partire a giugno, perlomeno nella sua prima fase. Infatti, il piano di-

scusso a Bruxelles sarebbe stato diviso nelle tre fasi previste nel cosiddetto Crisis

Management Concept (CMC). La prima fase, quella che potrebbe partire già a giu-

gno, si esplicherebbe da un lato, esclusivamente in un incremento della sorveglianza

delle acque internazionali e, dall’altro, in un’azione più generale di raccolta di infor-

mazioni soprattutto circa gli itinerari seguiti dai contrabbandieri. La seconda fase

comporterebbe invece l’ispezione, il sequestro e il dirottamento di navi incontrate

nelle acque internazionali con l’impiego di forze marittime e aeree. La terza frase,

così come prevista nel vertice, sarebbe quella più problematica poiché comporterebbe

la possibilità di condurre operazioni nelle acque territoriali libiche e di altri Paesi limi-

trofi e finanche quella di distruggere i barconi atti al trasporto via mare degli esseri

umani coinvolti nel traffico. È evidente che sia la seconda fase sia la terza, in un’ottica

di rispetto delle norme del diritto internazionale generale che sola può fornire una

base legale all’azione dei singoli Paesi impegnati nell’operazione EUNavfor Med, non

possono esplicarsi se non nel quadro di una risoluzione del Consiglio di Sicu-

rezza delle Nazioni Unite ex capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite o perlo-

meno di un consenso dei Paesi interessati escludente di per sé una eventuale respon-

sabilità internazionale dello Stato terzo.

Soltanto nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza fornirà il quadro legale, defi-

nendo soprattutto gli invalicabili confini delle regole di ingaggio, la missione navale

europea sarà sottoposta all’approvazione dei capi di Stato e di Governo al

Consiglio europeo (la speranza espressa a gran voce è che la Risoluzione possa

essere approvata in tempo per il Vertice del Consiglio europeo di giugno). A livello di

Consiglio di Sicurezza, del resto, l’approvazione di una simile Risoluzione non pare

cosa semplice soprattutto considerando l’opposizione della Russia ad un intervento

diretto sul territorio sovrano libico.

L’accordo su EUNavfor Med si fonde perfettamente con l’impostazione della Nuova

Agenda Strategica per le politiche UE in materia di immigrazione e asilo,

rappresentandone la prima manifestazione concreta. All’aspetto “umanitario”, emble-

maticamente rappresentato dalla logica di fondo delle cosiddette Zone SAR (Search

and Rescue) e dalla decisione del 13 maggio, deve necessariamente affiancarsi una

prospettiva militare in una strategia che si pone l’obiettivo di essere efficace e effi-

ciente. In ogni caso, la missione rappresenta un punto di partenza, e certamente non

un punto di arrivo, nel più generale impegno dell’Unione Europea in materia di sicu-

rezza e difesa. Il cambiamento del contesto globale avvenuto negli ultimi anni, i con-

flitti, le minacce causate dall’instabilità di zone prossime ai confini europei, richiedono

un’Unione Europea più forte soprattutto in riferimento alla Politica Estera di Sicurezza

e Difesa comune che rimane anche con Lisbona di forte impostazione intergoverna-

tiva. Non è un caso, infatti, che nello stesso Vertice del 18 maggio si sia ampiamente

discusso anche del processo di pace in Medio Oriente e di un rilancio del ruolo

dell’Unione Europea in quel difficile contesto regionale.

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BREVI

AF-PAK, 18 MAGGIO ↴

L’agenzia di intelligence del Pakistan, l’Inter-Services

Intelligence (ISI), e la controparte afghana, il National

Directorate of Security (NDS), hanno firmato un

memorandum di intesa (MoU) per la condivisione delle

informazioni e per il rafforzamento della cooperazione

bilaterale nella lotta contro il terrorismo talebano.

L’accordo, confermato dal portavoce dell’esercito del Pakistan, Asim Ali Bajawa, ma

di cui non sono stati rilasciati ulteriori dettagli – se non alcune indiscrezioni relative

a possibili operazioni di training delle forze afghane da parte dell’ISI, che tuttavia non

hanno ricevuto riscontro – segue la recente visita (12 maggio) del Premier Nawaz

Sharif e del capo dell’esercito pachistano, il Gen. Raheel Sharif, a Kabul e rappresenta

la prima intesa del genere tra le due entità. Nonostante costituisca un passo

importante per il miglioramento delle relazioni tra i due Paesi specialmente in

momento in cui è in corso nell'area una recrudescenza terroristica di matrice

talebana, nonché una verisimile alleanza tra gruppi estremisti e lo Stato Islamico,

l’accordo in questione è stato criticato da ex ufficiali dell’esercito afghano, da

numerosi esponenti politici afghani e dallo stesso ex Presidente Hamid Karzai: ancora

oggi, infatti, l’Afghanistan accusa l’ISI di offrire rifugi sicuri sul suolo pachistano e

supporto logistico e armato ad un certo numero di gruppi ribelli estremisti intenzionati

ad insorgere contro Kabul. Il Presidente Ghani sembra tuttavia intenzionato a

proseguire sulla strada della collaborazione con il vicino – come dimostra l’accordo di

febbraio sull’addestramento di alcuni soldati afghani nella Kakul Military Academy

nella città pachistana di Abbottabad – e della negoziazione con gli altri attori regionali

(Pakistan, ma anche Cina) per portare il movimento talebano al tavolo delle

trattative.

ALGERIA, 17-20 MAGGIO ↴

A sorpresa il Presidente Boutflika ha disposto il 14

maggio scorso un nuovo rimpasto del governo –

sebbene le comunicazioni ufficiali alla stampa siano

state diffuse tre giorni dopo – in seguito alle crescenti

polemiche interne sullo scarso operato dell’esecutivo

nel fronteggiare la crisi economica-energetica e le

minacce alla sicurezza nazionale divenute sempre più

pressanti nelle ultime settimane. A farne le spese sono stati tredici Ministri, tra cui

spiccano i titolari di Energia, Finanze e Interni, Youcef Yousfi, Mohamed Djellab e

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Tayeb Belaiz, sostituiti rispettivamente da Salah Khebri, Abderhmane Benkhelfa e

Nourdine Beddoui. Alla base del licenziamento dei tre Top Minister vi sarebbe stata

la necessità del governo di dover dare una risposta politica unitaria a tre questioni

(energia, economia e sicurezza) strettamente connesse e divenute temi di costante

protesta popolare in tutto il Paese. La caduta del prezzo del greggio e i dubbi

(ambientali, politici ed economici) legati allo sfruttamento del gas di scisto, il costante

aumento della disoccupazione giovanile e l’incremento della spesa assistenziale per

“pagare la pace sociale”, nonché infine la repressione delle proteste con metodi

sempre più brutali da parte delle forze di polizia hanno spinto Bouteflika a dover

silurare i suoi Ministri per giustificare il suo operato politico, condizionato peraltro dal

suo precario stato di salute. A queste condizioni di incertezza politica si aggiungono

quelle dettate dalla sicurezza e dal contrasto ai fenomeni terroristici lungo i confini –

soprattutto meridionali – del Paese. Il 20 maggio nella regione di Boukram, a ovest

di Bouira, le forze di sicurezza e l’Esercito hanno smantellato in due operazioni

distinte alcune cellule di terroristi islamisti legati alla Katibat al-Yamama, una brigata

fedele ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), e a Jund al-Khalifa, la branca

algerina dello Stato Islamico. Nelle operazioni sarebbero stati uccisi 25 terroristi tra

cui Khazra Bachir (noto anche come Abou Abdallah Athmane al-Assimi) e divenuto

all’inizio dell’anno il nuovo leader del gruppo dopo l’uccisione di Abdelmalek al-Gouri

a Boumerdes, il 29 dicembre 2014.

CINA/PACIFICO, 21 MAGGIO ↴

Al fine di promuovere le proprie capacità di

combattimento, l’aviazione militare della People’s

Liberation Army (PLA) – l’esercito cinese – ha condotto,

la scorsa settimana, delle esercitazioni nel Pacifico

occidentale. Secondo quanto riportato dal portavoce

della PLA Shen Jinke, per arrivare a destinazione i

caccia avrebbero sorvolato lo stretto di Miyako,

tornando indietro solo a fine addestramento. Nonostante non siano stati forniti

ulteriori dettagli in merito, le telecamere CCTV statali hanno mostrato la presenza di

almeno un bombardiere tra i velivoli. Shen Jinke ha tenuto a ribadire come

l’addestramento si sia svolto nello spazio aereo internazionale senza mettere a rischio

la sicurezza dei civili. Le esercitazioni sono le seconde in ordine di tempo, dopo quelle

del 30 marzo (le prime ad essere state fatte nel Pacifico occidentale).

L’addestramento rientrerebbe a pieno nei piani annuali di formazione delle forze

aeree della PLA, senza l’intento di causare danni ad obiettivi specifici. Secondo

l’esperto militare Xing Hongbo, la PLA deve necessariamente effettuare tali

esercitazioni in quanto aderisce a determinate norme internazionali e quindi è

responsabile della sicurezza globale. Chiede perciò il rispetto della comunità

internazionale in merito a future esercitazioni cinesi nella regione.

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ITALIA-TUNISIA, 19 MAGGIO ↴

Un cittadino marocchino, Abdel Majid Touil, è stato

arrestato nei giorni scorsi a Gaggiano, nell’hinterland

milanese, con l’accusa di essere uno degli esecutori

della strage al museo del Bardo del 18 marzo. Sbarcato

a Porto Empedocle (Agrigento) in febbraio, Touil è

stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura

internazionale emesso dalle autorità tunisine per i reati di omicidio, sequestro di

persona a mano armata e adesione a organizzazione terroristica, incendio e

cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato. Tunisi ritiene che il giovane abbia

avuto un ruolo sia «nella fase di pianificazione che in quella esecutiva» dell’attacco.

La Procura di Milano, che ha aperto un’indagine per terrorismo internazionale, ha

disposto accertamenti sul suo eventuale ruolo nell’attentato in seguito alle

dichiarazioni dei vicini di casa e dei familiari, che hanno affermato che Touil non si è

mai allontanato dall’Italia negli ultimi mesi. La presenza in Italia nel periodo della

strage sarebbe confermata dai registri della scuola di alfabetizzazione per stranieri

frequentata dal ragazzo, portando ragionevolmente a escludere un coinvolgimento

come esecutore materiale. Sono in corso le verifiche per accertare un possibile ruolo

nella pianificazione dell’attacco. La versione di Tunisi sostiene che Touil avrebbe

incontrato i due terroristi responsabili dell’assalto e avrebbe fornito loro le armi.

L’ambiguità delle ricostruzioni fornite dalle autorità italiane e tunisine ha suscitato

dubbi e polemiche, ipotizzando anche un possibile scambio di persona.

MALI, 17-18 MAGGIO ↴

Il Ministero della Difesa francese ha annunciato

l’uccisione di quattro jihadisti in un raid condotto dalle

forze speciali nel nord del Mali. Tra essi figurano Amada

Ag Hama e Ibrahim Ag Inawalen, esponenti di spicco di

al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM) e Ansar al-Dine.

Amada Ag Hama è ritenuto responsabile del rapimento

e dell’omicidio dei giornalisti Ghislaine Dupont e Claude

Verlon di Radio France Internationale (RFI), avvenuto nel 2013 a Kidal. In seguito al

colpo di Stato del 2012 il Mali è entrato in una condizione di profonda crisi, diviso tra

l’attivismo di gruppi indipendentisti nelle regioni settentrionali e movimenti jihadisti

che hanno imposto la sharia in alcune aree. L’instabilità permane nonostante la

presenza nel Paese della missione delle Nazioni Unite MINUSMA, che il 20 maggio ha

subìto un attacco contro una residenza del proprio personale militare nella capitale

Bamako. Il 15 maggio è stato firmato il Trattato per la pace e la riconciliazione del

Mali in presenza di numerosi capi di Stato africani e rappresentanti di ECOWAS,

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Unione Africana, ONU, Unione Europea e Organizzazione della Cooperazione Islamica.

Abdoulaye Diop, Ministro degli Esteri, ha firmato l’accordo a nome del governo del

Mali; tre rappresentanti di gruppi pro-governativi lo hanno sottoscritto, ma solamente

due fazioni appartenenti al Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad (CMA) hanno

aderito al trattato. Il governo rifiuta l’indipendenza dell’Azawad, terra abitata

soprattutto dai Tuareg, essendo disposto a concedere maggiore autonomia nella

cornice di uno Stato unitario, mentre i ribelli del Movimento Nazionale per la

Liberazione dell’Azawad (MNLA) chiedono un sistema federale.

NIGERIA, 15-21 MAGGIO ↴

Un attentatore suicida, secondo i testimoni si sarebbe

trattato di una bambina di poco più di 10 anni, si è fatto

esplodere all’interno del mercato di Garkida, città

rurale dello Stato nordorientale dell’Adamawa,

provocando la morte di sei persone. Non c’è stata

alcuna rivendicazione, ma i sospetti sono tutti puntati

sui terroristi islamisti di Boko Haram che lo scorso 15

maggio hanno ripreso i loro attacchi, assaltando Bale e Kayamla, piccoli villaggi situati

a poca distanza dalla città di Maiduguri, uccidendo 55 persone e bruciando le case

dei residenti, prima di scomparire nella foresta circostante. Il giorno successivo,

durante la notte, si sono impadroniti, abbastanza facilmente, della città di Marte,

importante snodo commerciale, posizionato lungo la strada che dalla Nigeria conduce

verso il Camerun e il Ciad. Questa sequenza di episodi dimostra la volontà di Boko

Haram di passare nuovamente all’attacco dopo che l’imponente offensiva militare dei

Paesi del lago Ciad contro le loro basi li aveva costretti alla ritirata. L’elezione di

Mohammad Buhari alla presidenza della Nigeria aveva portato una serie di risultati

positivi nella lotta alla minaccia islamista: nei giorni immediatamente successivi alla

sua elezione, il neo Capo di Stato aveva annunciato la liberazione di 234 donne dalle

mani di Boko Haram, rinnovando la volontà del suo esecutivo di sconfiggere

definitivamente la minaccia. Successivamente l’esercito aveva comunicato di aver

sgomberato dieci campi di addestramento, situati nella foresta di Sambisa, utilizzati

da Boko Haram e dai suoi seguaci. A seguito degli attacchi degli ultimi giorni,

l’Assemblea Nazionale del Ciad del Presidente Idriss Deby Itno ha deciso di

prolungare il mandato di intervento delle proprie truppe in Nigeria, circa 2.500

soldati, estendendolo indefinitamente.

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STATI UNITI, 21 MAGGIO ↴

Le delegazioni di Stati Uniti e Cuba, guidate

rispettivamente da Roberta Jacobson, Sottosegretario

di Stato USA, e Josefina Vidal, Alto funzionario del

Ministero degli Esteri cubano, si sono riunite a

Washington per proseguire i colloqui bilaterali. È stato

il quarto round dopo il disgelo iniziato nello scorso

dicembre. L’obiettivo principale, in realtà mancato, era delineare un percorso

concreto per la riapertura delle ambasciate a Washington e a L’Avana. I temi discussi,

comunque, sono stati molti. Si è parlato di un nuovo accordo per regolare

l’immigrazione cubana negli Stati Uniti, si è studiata la possibilità di collegare con

navi e traghetti l’isola caraibica alla Florida e, punto che sta particolarmente a cuore

a Raùl Castro, la riduzione – se non la cancellazione – dell’embargo che dura da oltre

cinquant’anni. Quest’ultimo, però, è un provvedimento che esula dalle competenze

dell’amministrazione e ricade in quelle del Congresso, che fin qui si è dimostrato

apertamente contrario al riavvicinamento con Cuba. La Jacobson, contestualmente,

ha fatto sapere che il dialogo bilaterale che si è instaurato tra le due parti è

«altamente proficuo». Sul piano delle relazioni economiche, si registra intanto un

progresso: la Stonegate Bank, una piccola banca con sede in Florida, ha aperto a

nome del governo de L’Avana il primo conto corrente negli USA, che ha permesso ai

diplomatici cubani a Washington di pagare con carte di credito senza ricorrere ai

contanti. Gli Stati Uniti, nel frattempo, continuano ad essere attivi anche nel teatro

del Grande Medio Oriente. Il Pentagono ha annunciato la vendita a Israele e ad Arabia

Saudita di nuovi armamenti. Nel caso israeliano, Washington consegnerà tremila

missili Hellfire, duecentocinquanta missili aria-aria a medio raggio, oltre quattromila

bombe plananti e cinquanta BLU-113 “super penetrator” con la capacità di

raggiungere siti sotterranei. A Riyadh saranno venduti dieci elicotteri Seahawk MH-

60R e trentotto missili Hellfire.

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ALTRE DAL MONDO

ARABIA SAUDITA, 22 MAGGIO ↴

Un attentatore suicida si è fatto esplodere in una moschea sciita nel villaggio di al-

Qadeeh, nei pressi di al-Qatif, nell’Eastern Province, durante la preghiera del venerdì,

provocando la morte di ventuno persone e il ferimento di circa una cinquantina. Se-

condo quanto riportato dal sito specializzato SITE, l’attacco sarebbe stato rivendicato

dalla branca saudita dello Stato Islamico, che conferma la penetrazione della fazione

islamista – quantomeno a livello operativo – nella terra delle due sacre moschee,

dopo le avvisaglie dei mesi scorsi.

BURUNDI, 18-21 MAGGIO ↴

Dopo il fallimento del colpo di Stato, il Presidente Pierre Nkurunziza ha provveduto

alla rimozione di tre Ministri chiave del suo governo: il Ministro della Difesa Pontien

Gaciyubwenge, accusato di incapacità nel sedare le proteste e rimpiazzato per la

prima volta nella storia burundese da un civile, Emmanuel Ntahonvukiye; il Ministro

degli Esteri Laurent Kavakure e il Ministro del Commercio Virginie Ciza. I provvedi-

menti del Presidente non hanno però rasserenato gli animi, perché giovedì nuovi

scontri tra manifestanti e forze di polizia hanno causato la morte di due persone.

COLOMBIA, 22 MAGGIO ↴

26 guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) sono stati

uccisi nel corso di un raid dell’aviazione di Bogotà a Cauca, nel sud-ovest del Paese.

Si tratta del primo bombardamento dopo l’annuncio del Presidente Juan Manuel San-

tos della ripresa della lotta contro la criminalità colombiana. Secondo fonti ufficiali

l’attacco era diretto contro un’unità del Fronte 29 delle FARC, sospettato di traspor-

tare cocaina. Il movimento ha dunque annunciato la sospensione del cessate il fuoco

unilaterale che era stato proclamato lo scorso 20 dicembre.

EGITTO, 20 MAGGIO ↴

Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha nominato Ahmed al-Zind nuovo Ministro della

Giustizia a seguito delle dimissioni di Mahfouz Saber sorte dopo alcune sue improv-

vide dichiarazioni televisive sul fatto «che i figli degli operatori ecologici non possono

aspirare a diventare giudici». Al-Zind, già giudice della Corte d’Appello e dal 2009 a

capo dell’Associazione dei giudici, è un noto magistrato con posizioni molto critiche

nei confronti dei Fratelli Musulmani tanto che nel dicembre 2012, durante la presi-

denza Mursi, chiese ai colleghi giudici di boicottare il voto referendario sulla Costitu-

zione di stampo islamista.

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GRECIA, 21 MAGGIO ↴

A margine del summit di Riga, il Premier greco, Alexis Tsipras, ha incontrato la Can-

celliera tedesca, Angela Merkel, per cercare un accordo sul debito ellenico e per nuovi

finanziamenti ad Atene. I greci si erano detti particolarmente ottimisti, ma Berlino ha

smorzato gli entusiasmi affermando che c’è «ancora bisogno di un lavoro molto in-

tenso». Il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, continua a non esclu-

dere un’uscita dall’euro di Atene o, comunque, l’introduzione di una moneta parallela

in Grecia. Il portavoce del gruppo parlamentare di Syriza, Nikos Filis, ha affermato

che il governo non rimborserà la tranche di 300 milioni di euro dovuta al FMI entro il

6 giugno.

LETTONIA, 21-22 MAGGIO ↴

Si è concluso con un accordo al ribasso il quarto Vertice del Partenariato Orientale

(EaP) di Riga, il primo dopo quello di Vilnius che rappresentò i prodromi della crisi

ucraina, tra i leader UE e i partner orientali (Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Geor-

gia, Moldavia, Ucraina). Il drafting finale, la cui stesura è stata difficile – come ha

sottolineato il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – a causa dei riferimenti

all’annessione della Crimea e al conflitto congelato nel Nagorno Karabakh, vede infatti

il generico sostegno al programma di riforme dei 6 Paesi (soprattutto per ciò che

riguarda l'applicazione dello Stato di diritto, lo sviluppo delle opportunità di mercato,

la sicurezza energetica e la mobilità), il rinvio – almeno al 2016 – della liberalizzazione

dei visti per Ucraina e Georgia e le dichiarazioni su un ridimensionamento degli obiet-

tivi stessi dell'EaP (vengono riconosciute le “aspirazioni europee”, ma non ne viene

automaticamente garantita la prospettiva).

MALESIA, 20-21 MAGGIO ↴

Il Primo Ministro malese Najib Razak ha accettato di accogliere temporaneamente

una parte dei profughi Rohingya e ha ordinato alla Marina di riprendere le operazioni

di ricerca e soccorso dei barconi al largo delle proprie coste. La decisione è scaturita

dopo il summit di mercoledì a Kuala Lumpur tra rappresentanti di Indonesia, Thai-

landia e Malesia, per affrontare il problema dei migranti, inizialmente respinti da tutti

gli Stati dell’area. La crisi nasce dall’enorme numero di profughi, principalmente

Rohingya che scappano dalle persecuzioni religiose in Myanmar, partiti su barconi

fatiscenti e lasciati alla deriva nel Mar delle Andamane, al largo delle coste malesi e

thailandesi, a causa delle restrizioni del governo di Bangkok sul traffico di esseri

umani.

TURCHIA, 18 MAGGIO ↴

Due esplosioni hanno coinvolto le sedi del filo-curdo Partito Democratico dei Popoli

(HDP) di Adana e di Mersin, nella Turchia meridionale, provocando sei feriti, di cui tre

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gravi. Le due esplosioni, non rivendicate e le cui cause sono ancora da accertare, si

aggiungono ad una lunga lista che conta, soltanto nell’ultimo mese, più di 50 attacchi

alle sedi del partito pro-curdo. Sebbene il governo turco abbia subito condannato gli

attacchi, i funzionari dell’HDP hanno parlato di incitamento all’odio e di tentativo di

“massacro” in vista delle elezioni legislative del 7 giugno. Qualora l’HDP dovesse rag-

giungere la soglia del 10% (e dai sondaggi pare questa essere una possibilità con-

creta) potrebbe impedire al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdoğan di otte-

nere la maggioranza dei due terzi necessaria per procedere alla prospettata riforma

costituzionale nel senso di un rafforzamento dei poteri del capo dello Stato.

YEMEN, 19-23 MAGGIO ↴

Terminata la tregua umanitaria, nel Paese sono ripresi intensi raid aerei dell’aviazione

saudita contro le postazioni ribelli Houthi a Sana’a, Sa’ada e Aden e più in generale

nella regione dell’Omran. Intanto sul piano diplomatico, il Presidente legittimo ripa-

rato a Riyadh Abd Rabbuh Mansour Hadi ha rigettato la proposta delle Nazioni Unite

di indire un colloquio di pace a Ginevra con gli Houthi e le milizie legate a Saleh per

il 28 maggio prossimo. La crisi umanitaria nel Paese ha provocato fino ad ora oltre

mille morti e all’incirca mezzo milioni di sfollati interni.

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ANALISI E COMMENTI

TRA RINASCIMENTO E CONSERVAZIONE:

L’ACCORDO DI KHARTOUM E IL CONFLITTO SULLE ACQUE DEL NILO

ALESSANDRO TINTI ↴

L’accordo preliminare sottoscritto da Egitto, Etiopia e Sudan lo scorso 23 marzo a

Khartoum apre una nuova pagina del conflitto latente sullo sfruttamento delle risorse

idriche nella Valle del Nilo. La dichiarazione di principio firmata dal Primo Ministro

etiope Hailemariam Desalegn e dal Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, dietro

mediazione del Presidente sudanese Omar Hassan Ahmed al-Bashir, stabilisce infatti

una cornice negoziale in cui inscrivere le scottanti questioni sollevate dalla realizza-

zione sul Nilo Azzurro della monumentale “Diga del Rinascimento”. L’ambizioso pro-

getto infrastrutturale è destinato a rovesciare il bilancio energetico e quindi anche le

prospettive di crescita economica di Addis Abeba, che in ragione di una produzione

attesa di energia idroelettrica pari a 15,000 GWh annuali punta a diventare esporta-

trice di energia nel breve termine, ma è stato tenacemente avversato dai reiterati

veti sopraggiunti da Il Cairo. Gli altipiani etiopi contribuiscono al 75-85% della portata

del Nilo e l’Egitto ha sempre temuto che la costruzione di uno sbarramento a monte

possa alterare i flussi fluviali a svantaggio degli Stati a valle, laddove una riduzione

o financo la discontinuità degli approvvigionamenti idrici eserciterebbe conseguenze

devastanti sulla stabilità socio-economica di un Paese privo di consistenti riserve ac-

quifere sotterranee, penalizzato dalla quasi assenza di precipitazioni e sottoposto alle

esplosive ripercussioni di una forte pressione demografica. Non a caso l’allora Presi-

dente egiziano Mohamed Mursi, appresa la notizia dell’apertura dei lavori nella re-

gione nord-occidentale del Benishangul-Gumuz, senza il gusto della provocazione

aveva promesso di versare una goccia di sangue per ogni goccia d’acqua sottratta,

minacciando come in altre circostanze nella storia dell’Egitto post-coloniale l’impiego

della forza militare a tutela della sicurezza idrica (…) SEGUE >>>

A cura di

OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE

Ente di ricerca di

“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”

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C.F. 98099880787

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