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Periodico bimestrale - ViewPoint anno III n. 1 - euro 2,50 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - 70% DCB PERUGIA ANNO III NUMERO 1 EURO 2,50 View oint P gennaio febbraio 2012 LUMBRIA NEL MONDO IL MONDO DELLUMBRIA L’U MBRIA DEI TESSUTI PREZIOSI Claudio Cutuli Materie prime di alta qualità e tinture naturali per un made in Italy al cento per cento suoni Ha sede a Perugia l’Accademia dei costruttori di strumenti acustici pizza Ma chi l’ha detto che solo a Napoli “ a sanno fà? ” itinerari Viaggio tra fortezze medievali, boschi e ottimo vino sport Magnanelli, calciatore “anomalo” Baldelli, uno per cui la fatica non esiste cucina Zuppa di ceci e castagne cinghiale con polenta. Chi avrà la meglio? numeri di ViewPoint prima dello switch-offset... dopo saremo solo in digitale -50

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Numero di gennaio febbraio 2012 di Viewpoint n°01_2012

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anno III numero 1 euro 2,50

View ointPgennaio febbraio

2012

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

L’Umbriadei tessUti preziosi

Claudio CutuliMaterie prime di alta qualità e tinture naturaliper un made in Italyal cento per cento

suoniHa sede a Perugia l’Accademia dei costruttori di strumenti acustici

pizzaMa chi l’ha dettoche solo a Napoli“ a sanno fà? ”

itinerariViaggio tra fortezze medievali, boschi e ottimo vino

sportMagnanelli, calciatore “anomalo”Baldelli, uno per cui la faticanon esiste

cucinaZuppa di ceci e castagne cinghiale con polenta.Chi avrà la meglio?

numeri di ViewPoint prima dello switch-offset... dopo saremo solo in digitale-50

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“La torre di BaBeLe” ceramica e laterizio

a gran fuoco

Giuseppe Fioroni

“L’arte di Fioroni è un microuniverso sospeso fra realtà e magia. Le sue figure sono simboli che richiamano ad una precognizione nel tempo, un viaggio nel medioevo che torna attuale al cospetto della realtà.”

“La cavaLcata deL tempLare” tecnica mista 100x120cm

le opere di fioroni sono in esposizione permanente

presso la galleria artemisia di perugia

www.gfioroni.com - [email protected]

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Fat Chicken s.n.c. di La Penna Silvia Via del Rame,14 - 06134 - Ponte Felcino - Perugia

Tel. 329.6196611 P.Iva 03143490542 [email protected]

GRAFICA PUBBLICITA’ EDITORIA MARKETING WEBDESIGN COMUNICAZIONEFat Chicken s.n.c.

Dal pensiero... alla sostanza

Fat Chicken è una società nata per soddisfare ogni esigenza di comunicazione attraverso una rete di professionisti con lunga esperienza nel settore

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www.viewpointumbria.it

13 STRUMENTIIl suono che nasce da Perugiaed invade il mondo

163847

E’ umbra la pizzavincitrice del campionatodi Pizza Tipica Regionale

21 PIZZA

POETICHE

Giuseppe Baldellida calciatore professionistaal triathlon

51 SPORT

BEFANALa poesiaIrlandesedi Macdara Woods

27Tutti i colori del maredalle pagine di Maria Pia Pezzali

30 LIBRI

Come ogni annol’appuntamento beneficodei Vigili del Fuoco

55Alla ricerca della giusta posizione erettaper correre e camminare

59 FISIOTERAPIA

in questo numero

MUSEOL’emigrazione italianadocumentatapasso passo

ITINERARIOMetti un giorno a Rotecastellouna fortezza medievaletra vini, natura e tradizioni

SPORTMagnanelli, capitanodel Sassuolo, calciatoretutto casa e campo

Creazioni con materie prime di alta qualità interamente lavorate a mano

e tinte con prodotti naturali.

Cutuli, l’arte del tessuto

Periodico bimestrale Iscriz. Trib. di Perugia

n° 36 26/05/2010

Direttore editoriale Silvia La Penna

Direttore responsabile Massimo Pistolesi

Staff di redazione Barbara Maccari

Floriana Lenti Pier Paolo Vicarelli

Con la speciale collaborazione di Brunella Bruschi

Progetto Grafico a cura di Fat Chicken s.n.c.

In questo numero hanno collaborato: Annamaria La Penna

Raffaele PiazzaGiovanni BeliaSilvia Prologo

Federico PastorelliFederico Boila

Silveria QuadranoOmbretta Ciurnelli

Chiara BaldelliLuigi Zeppetti e nonna Tina (per la rubrica di cucina)

Concessionaria pubblicitaria Fat Chicken s.n.c.

Silvia La Penna 329.6196611 Susanna Bianconi

340.5977480

Contabilità e diffusione Silvia La Penna 329.6196611

[email protected] [email protected]

Servizio abbonamenti Abbonamento annuale € 15,00 (estero € 20,00)

Intestato a: Fat Chicken s.n.c. Iban.

IT79S 01030 03008 000000 [email protected]

Stampa a cura di Morconia Print SpAwww.morconia.it

View P ointE’ un’ edizione

Fat Chicken s.n.c. di La Penna Silvia

Via del Rame, 14 06134 - Ponte Felcino - Perugia

P. iva 03143490542 Tel. 3296196611 www.fatchicken.it

in copertina

Libera pubblicaun dossier sulle infitrazionimafiose in Umbria

32La Cantina Conti Fainatra storia, naturae ottimo vino

42 CANTINA

Ombretta Ciurnellici svela l’ultimo lavorodi Brunella Bruschi

60La polenta con ginghialesfida la zuppa di ceci e castagnechi la spunterà?

62 SFIDA AI FORNELLI

LIBERA RECENSIONE

06 PERSONAGGIO

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Conto alla rovescia. Non quello che da poco abbiamo fatto attendendo l’inizio del 2012 e facendoci gli auguri per un anno migliore del passato, ma quello che View Point ha inserito sulla propria copertina.

Quel -50 che avete notato sta ad indicare quanti numeri mancano al nostro switch offset, vale a dire al passaggio definitivo della rivista al digitale. Un cambiamento verso il quale ormai ci stiamo dirigendo in maniera naturale. Una rivoluzione del sistema che va vista positivamente, o meglio va vista e compresa nella giusta ottica. Il passaggio dell’informazione dal cartaceo al digitale non è il semplice cambiamento del mezzo di supporto, ma una vera opportunità. E’ infatti l’opportunità di trasformare i contenuti, di offrire un prodotto diverso e per molti aspetti più completo. Grazie alle nuove tecnologie e alle applicazioni

avremo un’interattività il cui potenziale è in gran parte ancora da scoprire. La rivista che una volta ci faceva compagnia soprattutto in casa, diventa un mezzo che può seguirci, darci indicazioni, bisbigliarci all’orecchio un suggerimento, farci vedere di cosa stiamo parlando, farcelo sentire fino a metterci in contatto con i protagonisti. Un mondo tutto da scoprire per il lettore, ma anche per il “produttore” di informazione. Lo switch offset è una realtà che appare incontrovertibile, ma mentre qualcuno punta i piedi, come spesso capita quando all’orizzonte appare qualche novità, noi ci lasciamo scivolare volentieri verso la nuova dimensione dell’informazione e abbiamo in cantiere una serie di innovazioni che renderanno la rivista multimediale e molto più. Ma è presto, come recita la copertina di questo numero, siamo ancora a -50. I

Lo switch-offsetdella rivista cartacea:opportunità per una nuova informazione

redazionale

di Massimo Pistolesi

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Una famiglia calabrese di tintori fin dal 1838, antichissimi telai sui quali tessere, una ricetta aziendale passata di mano in mano ad ogni generazione. Queste

sono alcune delle chiavi del successo del marchio Claudio Cutuli. Un marchio oramai affermato e consolidato nel mondo della moda, un marchio internazionale, apprezzato nelle migliori boutique italiane, europee, asiatiche, russe e degli Emirati Arabi Uniti. Alla base di ogni collezione ci sono nobili tessuti quali canapa, lino, lana autoctona non trattata, cachemire, tutti interamente lavorati

Claudio Cutuli, un tintore alla conquista del mondo

personaggio

di Barbara Maccari

Un marchio della moda internazionale grazie ai tessuti pregiati e le colorazioni naturali. La nuova collezione Cutulicult sarà rappresentata da StudioZeta.org di Milano

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Claudio Cutuliinsiema alla moglie

Mariagrazia De Luca

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La suggestiva Piazza Silvestrinel centro storico di Bevagnascenario della Boutique Claudio Cutuli

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Claudio Cutuli a dyer to conquer the world

Claudio Cutuli was born in Calabria in a family that boasts at least five

generation of dyers and weavers. So well established is the Cutuli name in the fashion sector, it is found in top Italian, European, Asian, Russian and United Arab Emirates boutiques. The collection is founded on his personal creative vision, who favour fine fabrics like hemp, linen, bamboo, silk, wool and cashmere exclusively hand-woven on ancient family looms and dyed using carefully selected premium raw materials of plants, animal and mineral origin. Cutuli’s collection are one hundred percent Made in Italy. Over time the company has recently moved to Umbria and in Bevagna was opened a Cutuli’s boutique in Piazza Silvestri. The most important news for fall – winter 2012/2013 will be the Cutulicult collection that will be performed throughout the world by Studio Zeta in Milan thanks to a trade union with its director Mauro Galligari.

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a mano e tinti con selezionate e ricercate materie prime provenienti dal mondo vegetale, animale e minerale. Tutte le sue stole, le sue sciarpe e i suoi scialli sono al cento per cento Made in Italy. Alla tradizione familiare e alle origini mediterranee, Claudio ha unito la sua personale ricerca e le sue molteplici esperienze: studi e viaggi in paesi lontani nei quali ha trovato altre fonti e altra materia d’ispirazione. Col passare del tempo l’azienda si è trasferita in Umbria dove si è immediatamente istaurato un legame fortissimo. Bevagna è diventata la sua seconda casa e proprio nel centro storico dell’antico borgo è stata recentemente inaugurata la boutique Cutuli, in Piazza Silvestri, in un vero e proprio angolo di paradiso. La novità più importante per l’autunno - inverno 2012/2013 sarà la collezione Cutulicult che sarà rappresentata in tutto il mondo da Studio Zeta di Milano grazie ad una trade union col suo direttore Mauro Galligari. Lo showroom è diventato un punto di riferimento nell’ambito della moda e il suo punto di forza è la costante ricerca di nuovi designers, di nuovi prodotti che stiano al di fuori delle griffes più convenzionali per poterli offrire al mercato, caratteristiche che rispecchiano in pieno il marchio Claudio Cutuli ed il nuovo Cutulicult. I

Creazioni con materie prime di alta qualità che vanno

dalla canapa al lino, dalla lana autoctona non trattata

al cachemire, tutti interamente lavorati a mano

e tinti con selezionati e ricercati prodotti provenienti dal mondo

vegetale, animale e minerale

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Claudio e Mariagraziauna coppia nella vita

e nel lavoro sempre in cerca di innovazione

nel rispetto della tradizione

クラウディオ・クゥトゥリ, 世界を制覇する染物

クラウディオ・クゥトゥリは、イタリアの南、カラブリア州で5世代に渡り染物・紡績業を営む家庭に生まれました。現在ではブランド“クラウディオ・クゥトゥリ”はモード界で広く認知されており、イタリアのみならずヨーロッパ、アジア、ロシア、アラブの有名ブティックで高く評価されています。コレクションは彼自身の創造的な美的センスに基づき、主に麻、リネン、バンブー、シルク、ウール、カシミアといった優れた生地を用いています。またクゥトゥリ家に長く伝わる歴史のある機織機により丁寧に手作りで生産され、植物、動物、鉱物に由来する原材料を緻密に洗練した原料で染められています。クゥトゥリのコレクションは100%Made in Italyです。本社は緑に多く囲まれるイタリアのほぼ中心にあたるウンブリア州に移転し、2011年12月にはアッシジの近くBevagnaの街の美しい広場Piazza Silvestriにboutique C u t u l i をオ ープ ン させました。2012/13秋冬コレクションの最新情報としてMauro Galligari率いるMilanoの Studio Zeta により世界中にコレクションを展開していく予定です。

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-50allo switch-offset

ViewPoint ha scelto il passaggio al digitale, su ogni copertina troverete il conto alla rovescia dello switch-offset, giorno in cui passeremo

completamente al digitale, da quella data il magazine sarà pubblicato solo su piattaforma elettronica e conterrà nuovi approfondimenti

fotogallery, video e file multimediali per continuare a raccontarvi l’Umbria con la stessa passione di prima ma con nuove opportunità.

www.viewpointumbria.it

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strumenti

Ha sede a Perugia l’Acisa, nata nel 1997 che riunisce i produttori di alta qualità che

da soli non hanno la forza di promuoversi all’estero

Il suono dell’Italia arriva lontano ma parte dall’Associazione Costruttori Strumenti Acustici

Si potrebbe fare un giro d’Italia quasi completo inseguendo il suono degli strumenti musicali prodotti nel nostro paese, perché se è vero che ci sono

aree tradizionalmente vocate alla costruzione di strumenti ad arco o alle fisarmoniche, la produzione di strumenti musicali è diffusa a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale. Il nostro giro d’Italia parte però da Perugia, che dal 1997 è sede dell’Associazione Costruttori Italiani Strumenti

Acustici (A.C.I.S.A.) - gli strumenti non amplificati, per intenderci. L’esperienza di Perugia Classico, un evento iniziato nel 1995, ha mostrato la necessità di raggruppare i produttori di strumenti musicali di alta qualità – spiega Antonio Miscenà, direttore di A.C.I.S.A., che da soli non hanno la forza di promuoversi all’estero. E l’estero è la dimensione cui bisogna riferirsi quando si parla di strumenti musicali per professionisti: basti pensare che oltre il 90 % degli strumenti di alta gamma realizzati in Italia

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da singoli artigiani o da piccole industrie è destinato all’esportazione. Difficile individuare un altro settore che possa vantare simili percentuali. Gli strumenti italiani piacciono e continuano ad essere richiesti sul mercato internazionale. E’ lì che occorre proporli e farli conoscere, attraverso le più importanti fiere di settore (la Musikmesse di Francoforte, Music China a Shanghai, e poi il Brasile, il Canada, il Giappone, gli Stati Uniti). Tra gli stand violini, arpe, clarinetti, fisarmoniche, percussioni, pianoforti

materializzano un mix di tradizione ed innovazione che ancora colloca l’Italia in una posizione di primo piano a livello internazionale; non basta far valere la consolidata tradizione - afferma Miscenà. I costruttori di strumenti di qualità devono costantemente sperimentare, come ha fatto la ditta Salvi di Piasco (CN), che ha razionalizzato il processo produttivo dell’arpa, in precedenza affidato ad un singolo artigiano che realizzava ogni componente dello strumento ed è attualmente da annoverare tra

le aziende leader a livello mondiale. Tra le eccellenze va citato il caso della ditta Fazioli, di Sacile, in Friuli, capace di un vero miracolo: i suoi pianoforti si sono imposti tra i migliori al mondo, nonostante la fortissima concorrenza. La produzione di fisarmoniche ha invece una patria riconosciuta nella cittadina di Castelfidardo, nelle Marche, dove in passato si è persino giunti a stilare un contratto nazionale di lavoro per questa categoria specifica. E nelle Marche, non solo fisarmoniche: a Macerata

Gli strumenti sono oggetti inerti,

ma capaci di prenderevita non appena li si sfiora

o ci si soffia dentro

Uno degli stand di produttori di strumenti musicali acustici

fiore all’occhiello della produzione di altissimo artigianato italiano

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la ditta Borgani ha messo a punto una particolare combinazione di metalli da depositare sull’ottone con cui si realizzano i sassofoni per ottenere una speciale qualità timbrica. Altri strumenti a fiato li troviamo sul lago d’Orta, a Quarna Sotto, un piccolo paese che dall’Ottocento ha fornito all’Italia professionisti nella costruzione di questo tipo di strumenti. Ottimi piatti per le percussioni a Pistoia, dove la UFIP porta avanti una tradizione che risale al 1600. Guardare avanti con un occhio al

passato: è quello che fanno i liutai in Toscana, dove si è strutturato un nucleo importante di laboratori per la costruzione di violini, viole e violoncelli – un esempio lodevole di rinascita di un settore che era praticamente scomparso, lasciando il campo esclusivamente alla celeberrima scuola cremonese. Cosa rende così affascinanti gli strumenti musicali? Forse la risposta va ricercata nella loro peculiare qualità di oggetti inerti ma capaci di prendere vita non appena li si sfiora o ci si soffia dentro.

Tra il musicista e il suo strumento si crea un rapporto specialissimo perché l’uno si adatta alle qualità dell’altro nella ricerca del suono più bello o più adatto a ciò che si sta eseguendo. Non solo repertorio classico, sottolinea infine Antonio Miscenà: solo pochi anni fa sarebbe stato impossibile pensare a tanti musicisti italiani alla ribalta sui palcoscenici mondiali anche nel jazz, nel jazz etnico, nel contemporaneo. Una nuova sfida per i costruttori di strumenti musicali. I C.P.

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Per arrivare a Gualdo Tadino, arroccata a ridosso della dorsale appenninica, si sale. Per entrare nel Museo Regionale dell’Emigrazione – il primo in Italia –

si scende. E scendendo nei locali del medievale Palazzo del Podestà ci si immerge in una storia che è stata vissuta da 27 milioni di italiani, circa la metà dell’attuale popolazione del nostro paese. Una moltitudine di uomini e donne che tra fine Ottocento e inizio Novecento si sono diretti verso

Francia, Germania, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina... “Essere italiani è una storia” - recita lo slogan che il museo intitolato a Pietro Conti, il primo presidente della Regione Umbria, ha scelto per accompagnare il nuovo progetto di allestimento, firmato da Antonio Venti: dopo soli otto anni dall’apertura e forte dei riconoscimenti da parte dell’International Council of Museums che la segnala tra i migliori musei d’Italia, l’istituzione gualdese non si è

seduta sugli allori ed ha invece sentito l’esigenza di rinnovarsi. Perché si fa presto a dire “storia”, ma la storia va tramandata raccogliendo e conservando testimonianze e documenti affinché non vadano perduti; va insegnata, perché diventi patrimonio di tutti; va raccontata perché si attacchi alla pelle e non rimanga qualcosa di astratto e distante. Allora immergiamoci nella storia dell’emigrazione: già dalla prima sala del museo ci troviamo a diretto contatto con ciò che gli emigranti hanno vissuto.

museo

Il Museo Regionale dell’Emigrazione è un centro di ricerca permanente per analizzare l’emigrazione italiana; possiede una mediateca con materiale esclusivo di Rai Teche e della Radio Televisione della Svizzera Italiana

di Floriana Lenti

Dall’Umbria in viaggiocon la valigia di cartone

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Una foto di emigrantiche lavorano in miniera.Erano molti ad affrontarequesto lavoro massacrante

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Un carrello, picconi, lampade e una statuina di Santa Barbara: la miniera si materializza davanti ai nostri occhi, esce improvvisamente da quello spazio quasi inaccessibile della nostra mente dove la maggior parte di noi l’ha relegata, da dove soltanto vicende come il dramma – fortunatamente a lieto fine - dei minatori cileni la estraggono facendola emergere al livello della coscienza. E poi il viaggio dei migranti: valigie e bauli (non oggetti qualsiasi, ma proprio quelli che il museo ha raccolto come frutto di un contributo collettivo) a testimoniare la durezza dei viaggi in treno o in nave. Passato e presente che si confrontano, con monitor inseriti all’interno dei bauli che mettono la tecnologia al servizio della “storia” che si vuole raccontare, con rigore, come vuole Catia Monacelli, direttore del museo dal 2003, anno dell’inaugurazione. E ancora i documenti necessari per la partenza: passaporti, permessi, certificati di vaccinazione esposti in originale o gigantografati. Nessuno può pensare che si tratti di semplici carte, almeno finché ci saranno immigrati che muoiono perché dopo aver messo in salvo i propri cari da un seminterrato della Roma alluvionata di pochi mesi fa (ottobre 2011 ndr) rientrano in cerca del permesso di soggiorno - una carta, appunto - e perdono la vita intrappolati nel fango. Passato e presente, ancora storia e attualità. Una storia che va letta necessariamente da due punti di vista e in due direzioni opposte: per capire che l’emigrazione non è un fenomeno del passato remoto, basti pensare che in Umbria – che tra l’altro è stata una delle prime regioni a dotarsi di un consiglio per l’emigrazione – il saldo migratorio fra chi parte e chi arriva si è invertito soltanto nel 1974. Fino ad allora, più umbri che emigravano che stranieri in arrivo. Sulle pareti di pietra del museo, proiezioni di storie altrettanto vere degli oggetti esposti nelle sale. E una nuova opera pittorica che entra ora a far parte in modo permanente dell’allestimento museale: La rotta della speranza – Travagli, del pittore marchigiano Ivo Batocco. La suggestione, l’emozione di questa storia vi prendono e vi lasciano diversi da quando scendendo quei gradini siete entrati a visitare il Museo dell’Emigrazione. I

Il Museo “Pietro Conti” si trova nel Palazzo del Podestà

in piazza Soprammuro a Gualdo Tadino, in provincia

di Perugia, ed è visitabile tutti i giorno tranne il lunedì e la mattina della domenica

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Quando gli umbrifecero la valigiae attraversaronol’oceano

L’emigrazione dall’Umbria iniziò più tardi che da altre regioni italiane e

si è diretta sia verso paesi europei che americani: il flusso verso gli Stati Uniti divenne consistente nei primi quindici anni del Novecento, e la maggior parte degli emigrati umbri si stabilì nelle località minerarie della Pennsylvania. In quegli stessi anni, nei quali l’Umbria andò ad occupare la settima posizione fra le regioni d’Italia per densità di emigrazione, la destinazione principale divenne la Francia, in particolare la Costa Azzurra, dove era forte la richiesta di manodopera per l’agricoltura. Seconda alla Francia, la Germania attrasse fra il 1900 ed il 1914 32.000 emigrati umbri, mentre 27.000 si diressero in Svizzera.Al termine della prima guerra mondiale si registrò una nuova ondata migratoria, soprattutto dall’area dell’Alta Valle del Tevere e dall’Appennino eugubino-gualdese; un’ulteriore ripresa del flusso migratorio si è registrata nel secondo dopoguerra, per poi ridursi progressivamente nel corso degli anni Settanta.

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Maltagliato di pecorino in sfoglia, rucola selvatica, Julienne di carota, radicchio saltato in crema, dadolata di San Marzano, vellutata profumata alla menta e asparagi

freschi, salsiccia di cinta senese: questi e tanti altri gli ingredienti ispiratori di pizzaioli girovaghi e frequentatori abituali di fiere e campionati, che incitano alla fantasia l’appetito culinario degli “artisti della pizza”, facendo delle loro “creature” un’arte contemporanea di sapori sofisticati e materie prime investigate. Per i creativi pizzaioli l’autunno sembra essere una stagione di gran fermento ed idee da sviluppare nel fitto calendario di appuntamenti, come l’immancabile campionato di Pizza Tipica Regionale, che li racchiude un po’ tutti, lasciando libera espressione ai prodotti tipici regionali e alle varie tipologie di pizza frutto dell’ingegno di chi decide di presentarsi con una tonda classica tradizionale, una napoletana, una pizza alla pala, al metro o in teglia

pizza

Michel Pietrarelli, Classe 1985, nato a Folignosi è aggiudicato il campionato di Pizza Tipica Regionaledi Silvia Prologo

I sapori dell’Umbriasi sposanocon la tradizione napoletana

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Sempre più creatività nella pizza, non solo negli ingredienti per condirla ma anche nelle farine da usare per l’impasto

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alla romana, e via dicendo con una variopinta gamma di possibilità fatta di colori e forme. Il 5° Campionato di Pizza Tipica Regionale, che si è tenuto ad Ortona lunedì 21 Novembre, è frutto delle idee di Pizz’Abruzzo Doc, l’associazione Pizzerie Italiane, che da anni si fa strada in competizioni extra regionali, le quali permettono ad “artisti della pizza” di crescere anche tramite percorsi formativi. La competizione vanta fama a livello nazionale ma l’edizione di quest’anno sembra aver suscitato particolare curiosità tra gli umbri; la motivazione sta proprio nel vincitore, un’eccellenza della regione Umbria, Michel Pietrarelli, Classe 1985, nato a Foligno, dove abilmente esercita la sua professione di pizzaiolo attualmente nel Gaja restaurant pizzeria, dopo aver studiato nel settore della cucina presso la scuola Salesiana di Foligno CNOS-FAP ed aver consolidato la sua esperienza in numerose pizzerie. La sua competenza lo ha portato con facilità ad aggiudicarsi il primo premio per la miglior pizza e per quella più scenografica, proponendo una pizza condita esclusivamente con ingredienti umbri: fior di latte delle alture umbre, salsiccia, ricotta di pecora, timo al limone dell’Appennino umbro e tartufo nero di Norcia.E chi ha detto che la pizza d.o.c. é quella partenopea, a quanto pare la pizza umbra piace davvero molto. A dimostrarlo é il successo di Michel, sempre alla ricerca della pizza perfetta, dell’impasto vincente, di nuove tecniche che lo portano a sperimentare varie tipologie di farina, da quella di semola a quella di farro o a quella biologica alla Manitoba di origine americana; la sua unicità però deriva nella custodia del prezioso lievito madre, agente induttore di lievitazioni non comuni dei suoi panetti. Che dire allora, evviva l’Umbria dei sapori, e delle libertà di espressione che si manifestano anche attraverso questo gustoso mezzo! I

Il 5° Campionato si è tenuto ad Ortonaed è il frutto delle idee di Pizz’Abruzzo Doc

l’associazione PizzerieItaliane, che da anni si fa strada

in competizioni “saporite”

Michel Pietrarelli posa orgogliosocon la “creazione” che gli ha permesso

di vincere il prestigioso riconoscimento

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La Pizza vincitrice ai raggi X

L’impasto: prima di tutto ossigeniamo la farina nell’impastatrice per qualche istante, aggiungiamo il lievito, versiamo a filo l’acqua a seconda dell’assorbimento della farina, dopo circa 5 minuti aggiungiamo il sale marino, procediamo così all’impasto, e aggiungiamo a piacere un po’ di olio, extravergine di oliva o di semi di girasole a seconda dell’amalgama che si vuole ottenere. Lasciamo riposare il tutto per circa 10 minuti su un banco, per poi formare i nostri panetti. La lievitazione: è la determinante per ottenere una pizza leggera, fragrante e altamente digeribile. Si consigliano almeno 24 ore di lievitazione in frigo! Il condimento: è frutto della creatività del pizzaiolo sbizzarrirsi! Di fondamentale importanza sono comunque materie prime di alta qualità e preferibilmente biologiche per ottenere una pizza più sana. E adesso la parte più difficile. La cottura: molte sono le tipologie di forno, si consiglia comunque di cuocere la pizza alla massima potenza del forno casalingo e aggiunge la mozzarella poco prima della completa cottura. Il segreto del vincitore: sicuramente tutto sta nei tempi di lievitazione, difficilmente un mio impasto lievita meno di 48 ore!

La scenografia: che dire, anche l’occhio vuole la sua parte!

Cosa ci beviamo? Alla pizza vincitrice del premio, essendo ricca di sapori forti e decisi, consiglio una birra trappista, belga, possibilmente non troppo alcolica.

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L’ energia solare è la fonte primaria di energia sulla Terra che rende possibile la vita e da cui derivano più o meno direttamente quasi tutte le altre fonti energetiche disponibili all’uomo. Gli impianti fotovoltaici sono sistemi di produzione di energia elettrica che sfruttano la luce solare e permettono di cedere l’energia prodotta alla rete elettrica nazionale a pagamento. Con i giusti requisiti potrete rendere indipendente la vostra casa o la vostra azienda dall’energia elettrica a pagamento e diventare produttori di energia nel rispetto dell’ambiente a zero emissioni di Co2.

L’energia eolica è il prodotto della conversione dell’energia cinetica del vento in al-tre forme di energia (elettrica o meccanica). Oggi viene per lo più convertita in energia elettrica tramite una centrale eolica. Di fatto è stata la prima forma di energia rinnova-bile scoperta dall’uomo dopo il fuoco ed una tra quelle a sostegno della cosiddetta economia verde nella società moderna. Il minieolico è uno dei sistemi di produzione di energia che ha maggiori opportunità di sviluppo nei prossimi anni, grazie allo sviluppo che c’è stato nel settore delle turbine, le quali garantiscono la possibilità di soddisfare qualunque tipo di esigenza energetica.

Per rendere efficace ed ecologico un immobile che produce energia da fonti rinno-vabili particolare attenzione viene posta all’isolamento, all’impermeabilizzazione e al passaggio dell’aria. Questo fa si che il consumo energetico per il riscaldamento degli ambienti, dell’acqua, per l’illuminazione e per gli elettrodomestici si abbassi. La casa a basso consumo è la nuova frontiera dell’ecologia che ridisegna la nostra impronta ecologica nelle giuste proporzioni. Caratteristica principale della casa a basso consumo è una diminuzione dei consumi sia sui costi che sulle energie ambientali. Meno con-sumi si traduce in meno costi e meno inquinamento.

impianti fotovoltaici

impianti eolici e mini eolici

risparmio energetico e classe di efficienza

www.impiantiesicurezza.net

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Incontrare l’altro, familiarizzare con la sua realtà è un po’ anche avvicinare gli aspetti sommersi e meno attingibili di se stessi, mentre evidentemente si arricchisce lo

spettro di osservazione, riflessione, azione, interazione col mondo: questo è il senso dell’attenzione dovuta a poeti che vivono un po’ nel loro paese e un po’ nel nostro, acquisendo abitudini, mentalità e suggestioni della nostra cultura e consegnandoci ciò che caratterizza la loro. Tra questi Macdara Woods, un autore irlandese che, pur molto legato alle sue radici insulane e

nordiche, è ormai entrato a far parte anche della realtà culturale umbra contaminando felicemente le nostre atmosfere paesaggistiche, i nostri mondi di rappresentazione con i suoi.Pur conoscendolo da molti anni sento il bisogno che questo poeta di grande respiro, profonda sensibilità del vivere e sottile discrezione del verso sia più tradotto in italiano, poiché i suoi libri hanno un significativo rilievo in tutta Europa e non solo, e si sente anche qui, soprattutto qui, la necessità di leggerne di più.Macdara è di Dublino, ha frequentato il Gonzaga College e l’Università Nazionale Irlandese ed

è vissuto fra l’Europa, l’Africa settentrionale e gli Usa, dove spesso tiene seminari e letture di poesia. E’ cofondatore e direttore della rivista Cyphers, una delle più prestigiose in lingua inglese, risultato del suo impegno costante nei confronti dei giovani scrittori, in quanto socio dell’Associazione scrittori irlandesi e dell’Aosdàna.Ha curato importanti antologie e pubblicato opere in diverse riviste letterarie, fra cui Irish Times; e fra i suoi più prestigiosi titoli in italiano ricordiamo i poemi presenti in Shamrock, Minimum fax 1995, Biglietto di sola

Quotidiano passaggio delle nubi/ qui dirette in volo dal lago tutto il ronzìo e il rumore/ sul tappeto del bosco...

poEtiche

di Brunella Bruschi

Ancora uno sguardo alla poesia d’oltralpe che cerca più ampie radici: Macdara Woods

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andata, Moby Dick 1998, Pesaro ai miei piedi, Volumnia 1999. Woods è in un certo senso contemporaneamente un poeta delle origini e un moderno, come in fondo deve essere ogni classico della letteratura e dell’arte, per la sostanza che crea il riferimento al mito gaelico e all’immaginario delle culture nordiche, così poco esibito e intimamente acquisito, e per la profonda quanto dissimulata appartenenza ad un rovello esistenziale dell’umanità presente, ad un quesito inestricabile sulla storia e sulla società attuale, per un riferimento costante quanto discreto all’autobiografia e all’esperienza quotidiana.Nella ricca e acuta introduzione di Paul Cahill a Pesaro ai miei piedi, il raffinato poeta e critico afferma citando Virginia Woolf, T. S. Eliot e Simon Weil che in Woods, come negli altri grandi poeti del secolo breve, un imperativo preciso è quello di “disubbidire alla forza di gravità, camminando a grandi passi nella vita”, ed illustra il senso di questo principio vitale della poesia che assorbe nel loro equivalente immaginario momenti secondari del vissuto, quasi un tempo indefinito e sfuggente. “Un distinto accordo”, “un contrappeso alle realtà” tramato di sottili ironie che universalizzano l’esperienza tanto da fargli riecheggiare voci e figure da Chaucer a Eliot, fino alla Beat generation, a cui si volge nell’età giovanile. Macdara realizza questo soprattutto in uno sfumato gioco di metafore e metonimie confluite più tardi nella prevalente scelta metonimica, iscritta in un andamento ritmico cinetico e addirittura proprio cinematografico.Il libro da cui sono tratti i versi citati è emblematico di questo meditato percorso dall’asse metaforico esteso delle prime raccolte alla scelta più squisitamente metonimica, in cui l’uso di termini che hanno una forte contiguità semantica col tema, con la concretezza del referente è addirittura intrecciato con il frequente

ricorso alla ancor più esplicita similitudine. Nei versi che seguono, ancora estratti da Pesaro ai miei piedi il fenomeno è evidente: si noti anche, qui, il ritmo reale di una camminata che entra nel verso, di un andare seguito dalla cinepresa senza soluzione di continuità.

Si vede, inoltre, che la scrittura è intesa come impasto di quotidiano e immaginazione e ha rilievo in quanto particolare musicalità del verso nella tecnica del contrappunto.L’ironia, e contemporaneamente la sostanza del vissuto multiculturale, sono, in questo libro,

“Il poeta fa una cernita dei suoni quotidiani

e li traspone nei ritmi della scrittura”

La biblioteca del Trinity College

di Dublino in Irlanda

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ad esempio, nell’immagine della moglie e del figlio che camminano davanti a lui con gioia a questa fiera dei morti, cosi poco edificante nel nome, o nella ricerca di padre e figlio di un Graal più accessibile, perseguito “girando in camioncino/ coi finestrini aperti/ e insieme”, dal

nome particolare di “Craggaunowen”. Un luogo necessario e immaginato, coniato attraverso onomatopee dai suoni molto aspri e aspirati della lingua celtica e nel successivo fluire di suoni dolcissimi che invitano a sperare. “Un toponimo, dice Paul, che è un coro attraverso i secoli”. I

“Ogni giorno che segue la pioggianel ricordareascoltoi versi ora lavati degli uccelliche riprovano l’arie penso- questa rabbia mal direttanon mi si addice

Santuario donato noi dovremmoessere generosi come uccelli-come cervi sul viale della notteleva il cantoalza la melodia e spiegala al vento

Questa però non è una favolae lo sai che una voltaqui ho incontrato una strega-un bambino vampiro con la mitragliatriceche distruggeva tutti?Che si mostrava per provarmiche niente possediamoe men che meno spazio e tempo

ma che altro abbiamo-che cosa abbiamo se nonspazio e storiae le storie che ci portiamo appresso

ho pure una scorta di bagaglialza la melodia e spiegala al vento

Non ti ho detto che ho incontratouna strega qui una volta?Una donna canutacon la veste nerache ciondolava la testa e danzava tra gli alberi-che si mostrava per provarmiche niente possediamoe men che meno spazio e tempo

non spazio o tempoo nuditànemmeno l’aria che respiriamonon possediamo niente

Non abbiamo controllo sugli altrisu sorrisi e sospirio accelerarsi di respiro a nottee neppure un istante condivisoniente abbiamo neppure noi stessi né il tattoné il suono subitaneo degli uccelli

dei tempi questo fu il più desolatoalza la melodia spiegala al vento

E in questo giorno – è questo il giornoforse una domenicaè questo il giorno in cui comincia?Difficile dire dove inizi una storia-quando una cellula decidadi andar storta nel sangue-

O quella figura che danza e ciondolo sul colle lassùtra gli alberi? O solo un cespuglio a spasso?”

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Il mare è arrivato anche nella nostra regione con le parole di Maria Pia Pezzali. Tra le prime pagine di “Tutti i colori del mare” si legge: “Ma cos’è che rende il mare bello come l’iride? E’

l’insieme di quel mondo di biodiversità fatto di animali e vegetali, ognuno così unico e speciale, a trasformare questo regno dominato dal blu in un reame caleidoscopico. Un viaggio alla sua scoperta è come entrare in un cartoon: piccoli esseri goffi e bizzarramente vestiti si alternano a grandi animali eleganti e signorili; esseri placidi

si oppongono a predatori dalla fama aggressiva”. Nel libro, presentato a Perugia in occasione di Umbria Libri in collaborazione con la Biblioteca Toniolo, non mancano le curiosità: “pesci che nuotano ed altri che camminano. Vermi belli come fiori. Animali che strisciano, filtrano, saltano, corrono, ondeggiano”. E poi si trovano spiegazioni importanti che rivelano perché a volte il mare é blu ed altre verde: “gli oceani riflettono il colore del cielo ma anche in giornate completamente sgombre di nubi il colore degli oceani non è

quello di un blu intenso. Il fitoplancton, costituito da microscopici esseri vegetali che galleggiano liberamente sulla superficie marina illuminata dal sole, può infatti alterare il colore dell’acqua. Quando un grande numero di tali organismi si concentra una determinata area, il plancton modifica il colore delle acque superficiali degli oceani”. Ma come fanno alcuni animali a nascondersi e mimetizzarsi? Sicuramente è un metodo per sfuggire ai predatori, ma anche questi ne sanno fare buon uso. C’è poi il pesce più

libri

“Ogni volta che lascio la terraferma alle mie spalle e mi ritrovo in mezzo al mare è come se tutti i miei problemi svanissero, come se i pensieri rimanesse-ro ancorati a rivadi Floriana Lenti

Tutti i coloridel marenel libro diPia Pezzali

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“Il mare è passione, serenità e ricchezza,

ed è proprio per questo che va conosciuto,

rispettato e salvaguardato”

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brutto e il pesce più grande, ci sono animali che sembrano piante e piccoli esseri che nuotano in avanti e camminano all’indietro, il tutto corredato da splendido materiale fotografico scattato dall’autrice. E’ prezioso il contributo delle pagine raccontate dall’autrice perugina Maria Pia Pezzali perché permette a tutti di scoprire cosa c’è di fronte a noi quando l’estate ci facciamo bagnare i piedi dalle onde del mare, d’altronde nel libro è specificato che “per vedere tutto questo l’uomo deve però

oltrepassare quel confine che separa l’acqua dall’aria: nato per vivere e respirare sulla terraferma, il nostro corpo non può vivere sott’acqua…”. L’obiettivo del testo, infatti, è proprio quello di far apprezzare un mondo sommerso che non si conosce, di farlo amare attraverso le spiegazioni di chi gli dedica l’intera vita e di conseguenza di salvaguardarlo. Maria Pia Pezzali ha anche illustrato le differenze tra i diversi mari da lei esplorati e di certo uno dei più entusiasmanti ed emozionanti è proprio il nostro Mediterraneo

dai colori definiti e dai fondali più variegati. La vera novità di “Tutti i colori del mare” è nel suo formato: il testo è stato concepito e realizzato in digitale. Niente carta da sfogliare, ma pagine web da assaporare con un computer, con un ipad o con il cellulare; un’occasione veloce per conoscere quel 70% di acqua che occupa la Terra, ma anche il nostro corpo, insomma: un e-book che si può leggere e scaricare con un semplice click sul sito Smashwords (https://www.smashwords.com/profile/view/mariapiapezzali). I

Motonave Viminalela storia e l’esplorazionedel relitto in un libro

Maria Pia Pezzali ha scritto insieme ad Achille Rastelli “Motonave Viminale –

Storia, scoperta ed esplorazione del relitto” che potrebbe di certo definirsi una storia nelle storie. L’autrice ha raccontato come dall’uscita del libro/documentario (edito da Mursia nella collana Biblioteca del mare) siano arrivate svariate lettere ed e-mail di persone che in qualche modo hanno a che fare con la nave rinvenuta. Per tale ragione “Viminale” continua a vivere e sarà pubblicato a breve in lingua inglese per arrivare anche in Australia, lì dove la motonave si recò nelle sue rotte.

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L’Umbria è una regione tranquilla. C’è un buon tenore di vita, il verde predomina anche nei centri storici e c’è un patrimonio storico-culturale prezioso

per l’intera nazione. Eppure da dieci anni in qua la situazione è cambiata. Basta entrare in un bar e chiedere alla gente: Come si viveva prima? I più anziani raccontano che si potevano lasciare le porte aperte, che per strada c’era molto più

passeggio, che di notte anche le ragazze potevano rincasare tranquillamente senza il terrore di essere derubate o maltrattate. Ed ora? Come mai non è più così? Un lungo lavoro di ricerca compiuto da Libera Informazione racconta nei dettagli i mutamenti che la nostra regione ha subito e traccia il profilo di una realtà che è bene annoverare per non abbassare mai la guardia sui fenomeni che ormai

riguardano anche questa isola felice. Negli anni ’90 l’Umbria ha cambiato volto. E’ stata definita “covo freddo”delle mafie, italiane e straniere. Eppure c’è un dato rassicurante: il tessuto della società civile non è rimasto a guardare. Commercio, appalti, usura, edilizia sono i settori a rischio di infiltrazioni mafiose, sono cresciuti anche i numeri del narcotraffico e preoccupanti sono i dati relativi alla tratta degli esseri umani,

mafia

Un dossier pubblicato da Libera Informazionefa la fotografia dettagliata e aggiornata della situa-zione regionale, è uno strumento utile per capire come e quali organizzazioni criminali siano giunte anche nel cuore verde d’Italia e perchè

di Floriana Lenti

L’ antimafia in Umbriaimpegno che diventa osservatorio

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Per monitorare i fenomeni criminali, la Commissione

regionale Antimafia con la collaborazione di alcune associazioni

ha istituito un Osservatorio sulla criminalità organizzata

e l’illegalità.

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numerosi sono i reati di ecomafie, ma tutto ciò ha fatto fermentare una nuova coscienza dell’antimafia. Il dossier appena pubblicato da Libera Informazione “Covo Freddo. Mafia e antimafia in Umbria” traccia una fotografia dettagliata e aggiornata della situazione umbra ed è uno strumento utile per capire come e quali organizzazioni criminali siano giunte anche nel cuore verde d’Italia e perchè si siano trasferiti famiglie e clan sul territorio: “La

Camorra partecipa in Umbria, insieme alle altre organizzazioni criminali, al traffico di droga, la contraffazione e reati di piccolo calibro. La sua struttura criminale ovvero quella di cellule satellitari, strumento commerciale e militare dei clan campani, ha portato ad una gestione degli affari umbri a fini di lucro e potenziamento. I clan camorristici maggiormente presenti risultano essere il gruppo Ciccone - Fabbricino (attivi nel settore immobiliare), i Marandino

(luogo tenente di Cutolo) e i Casalesi (clan Schiavone – Pariota Licciardi) anche nella zona del ternano e orvietano. Per la ‘ndrangheta la missione è diversa, l’Umbria non è terra di passaggio, qui le ‘ndrine hanno deciso come altrove, di impiantare le loro basi, di stanziare, penetrando dapprima il mercato dei traffici, appropriandosi poi delle attività commerciali e di ristorazione (tramite prestanome, in genere, e il centro storico perugino in questo è uno

Negli anni ’90 l’Umbria ha cambiato volto.

E’ stata definita “Covo Freddo” delle mafie, italiane

e straniere. Ma il tessuto della società civile

non è rimasto a guardare

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scrigno che contiene molti di questi misteri di mafia sotto falso nome). Famiglie presenti sul territorio, delle quali si è avuto riscontro tramite sequestri di beni o operazioni di polizia sono: I Facchineri e i De Stefano di Reggio Calabria (ai secondi è stato confiscato un terreno a Pietralunga) i Marincola, di Cirò Marina, (gruppo molto forte anche nell’investimento in attività commerciali e di ristorazione nel centro storico perugino) con il gruppo Palamara

– Bruzzaniti (edilizia, appalti pubblici, ristorazione e, negli ultimi anni, smaltimento dei rifiuti). Commercio di droghe a parte, s’intende. La ‘ndrangheta pare essere portatrice anche della cosiddetta mafia dai colletti bianchi, forte anche di una immigrazione che storicamente presente in Umbria con numeri da capogiro, in quasi tutti i principali centri di “comando” della città”. Ed è proprio per monitorare i fenomeni criminali nella nostra regione, informare e

sensibilizzare i cittadini e fornire strumenti utili per la comprensione dei fatti criminali e delle infiltrazioni mafiose, la Regione Umbria attraverso la Commissione regionale Antimafia e con la collaborazione delle associazioni Libera, Legambiente, Cittadinanzattiva e Mente Glocale ha istituito un Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata e l’illegalità.Per il momento gli obiettivi sono: analizzare, capire e informare. I

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Bed & Wine

E’ l’iniziativa promozionale proposta nell’ambito del progetto CameraCantina che l’Hotel Giò Wine Area di Perugia ha avviato lo scorso settembre,

facendo rivivere -attualmente in 33 camere ma l’intenzio-ne è di arrivare a 100 entro la fine del 2012- le atmosfere, i colori e gli ambienti tipici delle cantine e del mondo del vino. Le speciali confezioni Bed & Wine conterranno proprio una selezione di vini di alta qualità delle principali cantine italiane a cui sono dedicate le CameraCantina, non “sem-plici” camere ma veri e propri spazi-mostra che le aziende vitivinicole possono personalizzare secondo il proprio stile e dove raccontarsi all’enoturista appassionato. L’Hotel Giò Wine Area, inoltre, sempre nell’ambito dell’iniziativa Bed &

Wine, riserva speciali condizioni a soci Ais, SlowFood ed a tutti i soci delle più importanti Associazioni di gourmet e appassionati del Buon Bere. La promozione Bed & Wine riguarda almeno una camera matrimoniale al giorno per due persone. Comprende anche connessione Wi-fi, tv satellita-re, internet point, parcheggio e palestra. Sono esclusi dalla promozione : camere doppie in uso singolo e altre offerte promozionali.

CameraCantina®

E’ un progetto di accoglienza alberghiera interamen-te rivolto alla valorizzazione del made in Italy. Ol-tre a promuovere in maniera innovativa il vino di

qualità italiano, protagonista anche di nuovi e creativi format

di commercializzazione, CameraCantina punta anche a dif-fondere una cultura enologica ed enoturistica finalizzata ad un consumo consapevole attraverso inizitive collaterali che, in diversi periodi dell’anno legati al vino, saranno organizzati all’interno dell’Hotel Giò Wine Area. Attualmente sono 33 le CameraCantina in cui è possibile soggiornare, ma entro di-cembre 2012 si prevede di ristrutturare nell’esclusiva versio-ne dedicata agli Wine lovers ben 100 camere dell’Hotel peru-gino. E ciò è stato possibile anche grazie alla partecipazione di importanti aziende italiane quali Listone Giordano, Tagina Ceramiche d’Arte, Saint-Pierre Rivestimenti, Marmi Antolini Luigi, Texilario e alla ricerca dell’Istituto Italiano Design. Tra le cantine che finora hanno aderito al progetto CameraCantina si possono annoverare le Cantine Lungarotti, Arnaldo Caprai,

Colpetrone, Cantine Carini, Tenuta Rocca di Fabbri, Antonelli San Marco Viticoltori in Montefalco, Terre Margaritelli, Ma-drevite, Terre de Trinci, Rocca delle Macie, Vini Goretti e Can-tine Briziarelli. Il progetto nasce dalla creatività della famiglia Guarducci, che si occupa con successo sia di marketing ter-ritoriale ed organizzazione di eventi per il grande pubblico (il più famoso dei quali, Eurochocolate, è ormai noto a livello in-ternazionale) che di ospitalità, distinguendosi da sempre per le proposte originali dei suoi alberghi a tema dedicati al Vino, Jazz e al Cioccolato. A Perugia, infatti, trovano sede ideale i tre alberghi del gruppo, Hotel Giò Wine Area, Hotel Giò Jazz Area ed Etruscan Chocohotel, noti al pubblico dei turisti per le numerose iniziative promozionali e commerciali. Per info e prenotazioni online: www.hotelgio.it – www.cameracantina.it

All’Hotel Giò Wine Area di Perugia la matrimoniale a 0,99 e uro per chi acquista una confezione di pregiati vini italiani

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Bed & Wine

E’ l’iniziativa promozionale proposta nell’ambito del progetto CameraCantina che l’Hotel Giò Wine Area di Perugia ha avviato lo scorso settembre,

facendo rivivere -attualmente in 33 camere ma l’intenzio-ne è di arrivare a 100 entro la fine del 2012- le atmosfere, i colori e gli ambienti tipici delle cantine e del mondo del vino. Le speciali confezioni Bed & Wine conterranno proprio una selezione di vini di alta qualità delle principali cantine italiane a cui sono dedicate le CameraCantina, non “sem-plici” camere ma veri e propri spazi-mostra che le aziende vitivinicole possono personalizzare secondo il proprio stile e dove raccontarsi all’enoturista appassionato. L’Hotel Giò Wine Area, inoltre, sempre nell’ambito dell’iniziativa Bed &

Wine, riserva speciali condizioni a soci Ais, SlowFood ed a tutti i soci delle più importanti Associazioni di gourmet e appassionati del Buon Bere. La promozione Bed & Wine riguarda almeno una camera matrimoniale al giorno per due persone. Comprende anche connessione Wi-fi, tv satellita-re, internet point, parcheggio e palestra. Sono esclusi dalla promozione : camere doppie in uso singolo e altre offerte promozionali.

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E’ un progetto di accoglienza alberghiera interamen-te rivolto alla valorizzazione del made in Italy. Ol-tre a promuovere in maniera innovativa il vino di

qualità italiano, protagonista anche di nuovi e creativi format

di commercializzazione, CameraCantina punta anche a dif-fondere una cultura enologica ed enoturistica finalizzata ad un consumo consapevole attraverso inizitive collaterali che, in diversi periodi dell’anno legati al vino, saranno organizzati all’interno dell’Hotel Giò Wine Area. Attualmente sono 33 le CameraCantina in cui è possibile soggiornare, ma entro di-cembre 2012 si prevede di ristrutturare nell’esclusiva versio-ne dedicata agli Wine lovers ben 100 camere dell’Hotel peru-gino. E ciò è stato possibile anche grazie alla partecipazione di importanti aziende italiane quali Listone Giordano, Tagina Ceramiche d’Arte, Saint-Pierre Rivestimenti, Marmi Antolini Luigi, Texilario e alla ricerca dell’Istituto Italiano Design. Tra le cantine che finora hanno aderito al progetto CameraCantina si possono annoverare le Cantine Lungarotti, Arnaldo Caprai,

Colpetrone, Cantine Carini, Tenuta Rocca di Fabbri, Antonelli San Marco Viticoltori in Montefalco, Terre Margaritelli, Ma-drevite, Terre de Trinci, Rocca delle Macie, Vini Goretti e Can-tine Briziarelli. Il progetto nasce dalla creatività della famiglia Guarducci, che si occupa con successo sia di marketing ter-ritoriale ed organizzazione di eventi per il grande pubblico (il più famoso dei quali, Eurochocolate, è ormai noto a livello in-ternazionale) che di ospitalità, distinguendosi da sempre per le proposte originali dei suoi alberghi a tema dedicati al Vino, Jazz e al Cioccolato. A Perugia, infatti, trovano sede ideale i tre alberghi del gruppo, Hotel Giò Wine Area, Hotel Giò Jazz Area ed Etruscan Chocohotel, noti al pubblico dei turisti per le numerose iniziative promozionali e commerciali. Per info e prenotazioni online: www.hotelgio.it – www.cameracantina.it

All’Hotel Giò Wine Area di Perugia la matrimoniale a 0,99 e uro per chi acquista una confezione di pregiati vini italiani

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Quando vogliamo dedicare agli affetti ed amici più cari quelle attenzioni che non riusciamo a trasmettere nel veloce scorrere del quotidiano,

è allora che spesso cerchiamo luoghi capaci di inebriare i nostri sensi e di conferire magica armonia al tempo da trascorrere insieme.Ho provato queste sensazioni entrando dalla porta d’accesso del borgo di Rotecastello (Comune di San Venanzo 2km, provincia di Terni 45km, distanza da Perugia 30km): piccola fortezza medievale del XII sec. adagiata sulla sommità di un dolce colle con al centro una torre a base quadrata dominante sull’intera vallata un tempo vulcano.Tutt’intorno, boschi di querce secolari, fertili terreni di uliveti e nobili vigneti, restituiscono una produzione di olio extra-vergine d’oliva e vini eccellenti. Passeggiando all’interno del borgo si nota la perfezione dei lavori di consolidamento di abitazioni private e delle due piccole chiese, il pregio della torre e dei bastioni di difesa, ed il minuzioso restauro dei particolari fregi medievali.Due sono le peculiarità di Rotecastello che meritano attenzione: l’identità culturale che traspira da un’armonia che avvolge persone e ambiente, ed una concreta operosità per valorizzare il borgo da parte degli abitanti supportata anche da tanti giovani dei comuni limitrofi.Infatti, dopo anni di progressivo e graduale esodo, oggi Rotecastello conta 15 abitanti residenti, uniti tutti nell’associazione “Amici di Rotecastello”sin dal 1995. Lucia Rossi, giovane presidente dell’associazione, mi ha fatto capire quanto sia stato importante “riscoprire la nostra identità e le tradizioni sia a livello di organizzazione sociale,

itinerario

A metà strada tra Perugia e Terni, nel Comune di San Venanzo, un gioiello tutto da scoprire e da “assaggiare” durante una gita di un giorno o più.

di Giovanni Belia

Rotecastello una fortezza medievale tra querce ed uliveti

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Rotecastello traditionand culture in Umbria

There are two peculiarities Rotecastello is a marvelous example of medieval

icon, it lays across the unspoiled green hills in Umbria. The highlights that deserve to be mentioned are: the cultural identity that spread out harmony to the surrounding areas, and a concrete activity to enhance the village supported by many young people and neighbors.

After the important discovery of the legal documents of 1502, which provided an interesting insight into the community, they worked hard to launch a medieval festival in 1996. It evokes the most representative set of the Middle Ages in a Rotecastello own short-history. The festival records a growing number of visitors year after year (about 2000 attendance for 4 nights in 2011). The amusement starts with a parade of 120 medieval characters, performances of opera, ballets and dances. performances required in other situations such as toric of the boot Norcia, Assisi and the Vatican in Rome.

As a result of the great success with the events, the foreign tourist demand is growing. Many owners of properties no longer in Rotecastello were encouraged to convert their native home in-house hotel. For those who seek peace in an urban context and natural value, living in contact with genuine people and enjoy excellent food&wine, they find the answer in a place like this where the history, tradition, and landscape are the absolute protagonists.

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urbanistica che di costume” per creare attività ed eventi che attirassero la curiosità dei giovani e un interesse a livello turistico del borgo per il futuro.Tutto è cominciato con il ritrovamento degli statuti originali del 1502 (all’epoca Rotecastello era sotto il dominio di Orvieto) nei comuni di San Venanzo e nell’archivio di Stato a Roma, che hanno offerto un interessante spaccato della comunità e dato vita al primo progetto dell’associazione stessa: realizzare un festival che rievocasse i figuranti più rappresentativi del Medioevo propri di Rotecastello in un corteo storico. Da qui sono seguiti alcuni lasciti ed il grande lavoro di sarte pazienti per realizzare a mano buona parte dei costumi, tra cui: Podestà, Massari (governanti), Camerlenghi (tesorieri), Giullari, Chiarine, Tamburini ed il Popolo. Nell’agosto 1996 si è inaugurato il programma ludico e gastronomico e di spettacoli “AGOSTO IN MEDIOEVO” che ha aperto le porte al turismo locale, nazionale ed internazionale.Giunto alla 16^ edizione, il festival registra un sempre maggior numero di visitatori - circa 2000 presenze per 4 serate nel 2011 - arrivando ad annoverare 120 figuranti in corteo, spettacoli di musica lirica ed esibizioni di danza richiesti anche in altre realtà storiche dello stivale quali Norcia, Assisi ed il Vaticano a Roma.In conseguenza dei primi successi ottenuti grazie agli eventi, anche la domanda turistica estera è in costante crescita. I molti proprietari non più residenti a Rotecastello sono stati incentivati a riconvertire la loro casa natale in Casa-albergo. Coloro che cercano quiete in un contesto urbano e naturale di pregio, di vivere a contatto con i residenti e godere di prodotti genuini della terra, trovano una ideale risposta in luoghi come questo dove la storia, il costume, ed il paesaggio rimangono protagonisti assoluti. I

Due le peculiarità : l’identità culturale

ed una concreta operosità da parte

degli abitanti per valorizzare il borgo

Nello sfondo la porta d’accesso al complesso medievale di Roteastello

Nei 3 shot l’osteria e l’esposizione dei mosaici con lavorazioni particolari e l’utilizzo della “venanzite”

particolare minerale vulcanico presente nella zona.

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Locanda del Borgoper scoprire la cucinae i prodotti locali

Lucia Rossi, giovane imprenditrice e mamma, con passione e spirito creativo ha aperto

al pubblico le porte di casa e gestisce l’unico delizioso ristorante del borgo dal 2007. Una sosta per rinnovare lo spirito, godendo dal terrazzo della “Locanda del Borgo” la bella vista collinare del tipico paesaggio umbro. All’interno un ambiente finemente arredato, suddiviso in più sale per ricreare intimità e degustare una tipica cucina di qualità con pane, pasta e dolci fatti in casa. Un paradiso per il palato. www.locandarotecastello.it

San Valentino (14 febbraio): visita guidata e degustazione di selezione di vini pregiati

presso le cantine Conti Faina e cena romantica gourmet in agriturismo (bevande incluse). € 45,00 per persona. Per info: www.andareoltre.com

Francesco Rossi, fratello minore di Lucia, ha il suo laboratorio ‘bottega’ artigiana di Mosaico

dal 2003. Molte delle sue opere e lavori sono unici anche per la roccia impiegata. Infatti si tratta di roccia effusiva costituente i “basalti” locali detta venanzite, che prende il nome dall’abitato di San Venanzo ed è famosa in quanto la si può trovare solo qui ed in Giappone. Francesco si è specializzato sia nella realizzazione di mosaici in Tecnica Antica che in Stile Moderno. Sono aperti corsi a tutti i livelli (anche per bambini) per coloro che vogliano apprenderne la tecnica. www.arteinmosaico.com

I fantastici mosaicie la venanzite in mostra

Andare oltre i viaggipresenta il suo pacchetto

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La cantinanel castelloa Collelungo il buon vino dei Conti Faina

cantina

Clima tempera-to ed esposizione fanno del sito un luogo prediletto per la viticoltura

di Pier Paolo Vicarelli

Un profilo collinare arcaico e compassato, disegna l’immagine del borgo di Collelungo. Posto sulle alture fra Marsciano e Todi, oggi Collelungo è un paese di appena cento anime, racchiuse dentro

una storia antica, che trapela fra le mura del suo suggestivo castello; imponente struttura risalente al XIII secolo, da sempre insediamento dei Conti Faina. Il suo clima temperato, la sua esposizione e l’avvicendarsi delle stagioni, hanno fatto di queste terre un luogo prediletto per la coltura dei vitigni che nell’Ottocento, il conte Zeffirino Faina, forte delle sue conoscenze enologiche, elevò a viticoltura specializzata, trasformando i vecchi pergolati a tendone, in viti basse con una densità di 7000 ceppi ad ettaro. Da allora l’apprezzamento dei vini dell’azienda Faina ha arricchito sempre di più il colore ed il profumo delle nostre

Un suggestivo scorcio delle gallerie scavate nella roccia e disposte su più livelli che caratterizzano le Cantine Faina.Sotto: la botte che porta la data 1833 che da il suo nome al vino pinot nero

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Conti Fainawine&tradition

The origins of the Conti Faina’s family date back to the XVII

century, and thanks to the Conte Zeferino Faina’work (1826-1917 ) has been written a new chapter in the territory where they still own a huge property nowadays . Zeferino was an entrepreneur, researcher, innovator, politician and patriot. During its studies at “Università di Perugia”, he introduced revolutionary agriculture’s techniques in Umbria, especially the concept of specialized viticulture in Umbria. The

idea came out thanks to the studies carried out in France

and the knowledge of the Tuscan model

through his friendship with

Baron Bettino R i c a s o l i ( C h i a n t i family).

S i n c e then, the appreciation of the Conti Faina’s wines c o u l d n ’ t

stop rising up. He

added flavor and fragrance

by setting vineyards which

cover a large range from the Pinot Noir

Sauvignon, Verdicchio to the Sagrantino. Flavors that find

their aging at 500 meters, on the gentle slopes of the seals. Nowadays, one’s can enjoy a glass of a prestigious wine at the main building, just like walking through the galleries of the ancient castle remained intact over the centuries, where a legendary beautiful princess of the Middle Age named Imperia where passing by to hide her-self and meet her lovers. The Conti Faina’s wine production is exported all over Italy. Together with the brand, the value of traditions and knowledge keep up the name of a farm with more than two hundred years of history.

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tavole, in una varietà che spazia dal Pinot nero al Savignon, dal Verdicchio al Sagrantino. Sapori che trovano la loro maturazione a 500 metri di quota, sui dolci pendii delle tenute, sin dal 1700, proprietà dei Conti Faina di Civitella dei Conti, un tempo appartenute ai principi Borghese. La preziosità di questi prodotti allude ad una ricerca indirizzata alla qualità nel sistema di invecchiamento e ancor prima a quello di affinamento dei vini che avviene seguendo un percorso di stoccaggio in botti di legno, disposte su tre livelli dei quali sono state dotate originariamente le cantine, attraverso ripide scale, cunicoli e condotti sotterranei che consentono particolari condizioni di temperatura ed umidità. Dai tempi delle vendemmie con i carri trainati dai buoi e dei tini stagionati al sole sono passate generazioni di contadini, con le loro famiglie, il loro lavoro e le loro storie, ed una botte ancora in uso, datata 1883, ne suggella il passaggio nel tempo. Proprio come le gallerie a voltabotte rimaste intatte negli anni, quando si narra, fungevano da passaggio segreto per le fughe della bella Imperia, personaggio leggendario del Medioevo. I vini di Collelungo sono oggi commercializzati e ricercati non solo in Umbria, ma anche in tutte le regioni d’Italia, accompagnati al pregio di una continuità di tradizioni e di mestieri che rivive grazie al progetto conservativo di Sebastiano e Alessandro Faina, che insieme ad Angelica, figlia di Sebastiano, mantenendo alto il nome di una azienda agricola con oltre duecento anni di storia. I

La preziosità di questi prodotti allude ad una ricerca

di qualità dell’invecchiamento e ancor prima a quello

di affinamento che segue un percorso di stoccaggio

ben preciso

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Il Pinot nero 1883tradizione storiaed un vino dal nomeparticolare

Pinot nero è un vitigno dalle origini nordiche,

si è scelto di coltivarlo nella zona più alta della vigna per rispettare le sue origini e caratteristiche. Il Pinot nero viene utilizzato oltre che per il vino “fermo”, per la base della spumantizzazione, metodo appreso dal conte Zeffirino Faina nei suoi studi d’oltralpe dove ebbe modo di approfondire la produzione delllo champagne. La bottiglia del Pinot nero prende il nome 1883 dalla data che riporta un’antica botte in cantina.

Nato nel 1842, a Perugia Zeffirino Faina divenne,

assieme a Nicola Danzetta e Francesco Guardabassi, uno dei principali esponenti del movimento liberale e patriottico. Nominato senatore del Regno d’Italia nella XVI legislatura, divenne figura di spicco del panorama politico umbro. Il suo nome campeggia fiero nell’etichetta del “Senatore Zeffirino brut” il vino che ancora oggi celebra le sue gesta.

Il SenatoreZeffirino patriotae nobile d’animoma anche il nome di un vino raffinato

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Regala la cultura

Liberidi Sognare

l’umbria nel mondo il mondo dell’umbria

anno i numero 3 euro 2,50View ointPottobre 2010

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l’umbria nel mondo il mondo dell’umbria

anno i numero 5 euro 2,50View ointPdicembre 2010

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L’Umbria per l’africa

l’umbria nel mondo il mondo dell’umbriaanno ii numero 2 euro 2,50View ointmarzo 2011

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Pl’umbria nel mondo il mondo dell’umbria

anno ii numero 3 euro 2,50View ointPaprile 2010

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l’umbria nel mondo il mondo dell’umbria anno ii numero 4 euro 2,50

maggio 2011

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anno II numero 6 euro 2,50

View ointPLuglio Agosto 2011

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

L’Umbriain arte

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anno II numero 5 euro 2,50

View ointP giugno 2011

Medioevoa Bevagna

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

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View ointPsettembre 2011

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

In cammino per la Pace

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anno II numero 8 euro 2,50

P ottobre 2011

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

L’umbriain moto

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anno II numero 9 euro 2,50

View ointP novembre dicembre2011

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

L’uomoin rosso...di montefaLco

Marco CapraiRacconta il “suo” nettare e il momento che l’agricolturasta attraversandoMa Caprai non è solo vino

cinemaPerugia come Cannesa marzo il primoInternational Film Festival

fumettoLibreria delle Nuvoleuna delle bibliotechepiù fornite d’Italia

musicaI Bud Spencer Blues Explotionpresentano in anteprima il loro nuovo cd

sportFederico Giunti soddisfatto della sua carriera ma pensa già ad un futuro da allenatore

cucinaLa sfida ai fornelli porta in tavolala selvaggina con i profumi dell’autunno

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anno III numero 1 euro 2,50

View ointP gennaio febbraio2012

l’umbrIa nel mondo Il mondo dell’umbrIa

L’Umbriadei tessUti preziosi

Claudio CutuliMaterie prime di alta qualità e tinture naturaliper un made in Italyal cento per cento

suoniHa sede a Perugia l’Accademia dei costruttori di strumenti acustici

pizzaMa chi l’ha dettoche solo a Napoli“ a sanno fà? ”

itinerariViaggio tra fortezze medievali, boschi e ottimo vino

sportMagnanelli, calciatore “anomalo”Baldelli, uno per cui la faticanon esiste

cucinaZuppa di ceci e castagne cinghiale con polenta.Chi avrà la meglio?

numeri di ViewPoint prima dello switch-offset... dopo saremo solo in digitale

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Un’intervista all’aria aperta, camminando per le stradine e le vie del centro storico di Città di Castello. Così è avvenuto il mio incontro con

Francesco Magnanelli, uno dei calciatori più ambiti della Serie B. Un ragazzo riservato, molto educato e disponibile, che è diventato sempre più leader del Sassuolo. Non ha tanti grilli per la testa Francesco, che ci confessa amare molto lo stile di vita casalingo: “Mi piace molto stare in casa con la mia fidanzata, non sono un tipo mondano, e

ora che siamo andati a convivere sono al settimo cielo”. Mezza serie B e qualche squadra di A lo voleva ma lui è rimasto con i colori neroverdi e ha prolungato fino al 2014. Lui che è nato in una famiglia di milanisti vive nell’isola felice Sassuolo, dove si trova a meraviglia con compagni e società.Quando ha capito che il calcio poteva diventare qualcosa di più di una semplice passione?Premetto che mi sono sempre divertito e il calcio è sempre stata la mia passione fin da piccolo, addirittura ho cominciato la scuola

calcio un anno prima del dovuto, a 5 anni. Poi sono andato a Gubbio e lì anche se non ero ancora convintissimo, ho iniziato a capire che probabilmente poteva diventare un lavoro. Mano a mano che passava il tempo mi sono reso conto che ero capace e da lì è andato tutto in discesa.Ci descriva la sua giornata tipo.Innanzitutto sei giorni su sette sono impegnati e dedicati al calcio. Ogni giorno lavoriamo per tre ore circa, che sembrano poche, ma poi c’è tutto un contorno importante da seguire dietro:

sport

Magnanelli, detto il “Puma”, gioca in Serie B ed è una delle colonne portanti del Sassuolo. Fuori dal campo è un ragazzo d’oro, non fa vita mondana ma da vero atleta

di Barbara Maccari

Francesco un calciatore atipicocasa, fidanzata ed allenamenti

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l’alimentazione, il riposo, il giusto equilibrio psicofisico è fondamentale per noi atleti. Mi sveglio la mattina abbastanza presto, non come i giovani che iniziano a giocare adesso che si svegliano tardi. Alle 8.30 - 9 faccio colazione, di solito ho gli allenamenti il pomeriggio per cui la mattinata la impegno in altre cose, da poco convivo con la mia fidanzata per cui si sono spostati gli equilibri. Pranzo e vado agli allenamenti, che iniziano alle 15, anche se vado al campo molto prima, un’oretta e mezzo prima.Dopo le 18 torno a casa, cena e letto, sono un tipo molto casalingo.Il suo soprannome è “Puma”, ci spiega il perché?Il primo anno che sono andato a Sassuolo due mie compagni che ora non giocano più con me, ma ai quali sono legatissimo, mi avevano detto che avevo un passo un pò compassato e che assomigliavo al giocatore Emerson, il cui soprannome era appunto “puma”. La cosa era nata così per scherzo ma alla fine ora mi chiamano tutti così.Nella stagione 2007-2008 a Sassuolo ha avuto come allenatore Massimiliano Allegri, attuale allenatore del Milan. Ci parli un po’ di questa esperienza.Allegri era un predestinato, doveva fare l’allenatore, era nel suo destino. E’ capace in campo, perfetto nella gestione del gruppo, non è assolutamente un sergente però sa farsi rispettare da tutti e credo che poi una serie di circostanze nella sua carriera hanno dimostrato che è appunto un predestinato.Lo sente ancora? Ogni tanto ci scambiamo qualche messaggio e nel 2010 sono andato a Milanello con alcuni miei compagni per assistere agli allenamenti. E’ stata davvero una bellissima esperienza.

Qual è il calciatore a cui si ispira?Il mio giocatore ideale è Andrea Pirlo, anche se ha caratteristiche diverse dalle mie. Quello al quale mi avvicino di più, anche se ancora ho molto da lavorare, è Daniele De Rossi. Cerco di guardare loro per imparare sempre qualcosa.La squadra per la quale tifava fin da bambino?Tifavo e tifo Milan. E’ la squadra della mia famiglia e quella che è nel mio cuore.

Quali sono i suoi hobby al di fuori del campo da calcio?Ti dico la verità, non ho una passione in particolare, mi piace tenermi impegnato, mi piace stare con la mia fidanzata, mi piace vivere la città in cui abito.Da calciatore, avete avvertito anche voi come categoria la crisi economica che è in atto nel paese?Io ho la fortuna di essere in una società molto solida, ho un patron che sa ben investire e gestire

Il mio giocatore ideale è Andrea Pirlo, anche

se ha caratteristiche diverse dalle mie. Quello al quale

mi avvicino di più, anche se ancora

ho molto da lavorare è Daniele De Rossi

Alcune immagini che ritraggono Francesco nella sua Città di Castello. A destra alcuni frammenti di partite in

cui Magnanelli indossa la fascia di capitano del Sassuolo

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e mi trovo benissimo. La crisi comunque c’è e di riflesso l’abbiamo sentita anche noi, molti miei colleghi si trovano in difficoltà come ogni altro lavoratore. Quest’estate è stata un po’ movimentata per i tifosi del Sassuolo, prima le voci di mercato sul suo conto, si parlava di un interessamento del Torino, della Sampdoria e addirittura del Siena di Sannino, poi lei ha rinnovato fino al 2014. Come ha vissuto

tutto questo?Io sono stato molto chiaro fin dal principio con la società: se ci fosse stata la possibilità di un’esperienza nuova e molto più stimolante a livello di piazza mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso, provare, perché a Sassuolo ho dato tanto e ho ricevuto tanto. Poi però chi mi voleva non ha spinto al massimo per avermi e alla fine ho rinnovato con loro e sono molto contento della

scelta fatta.Sempre quest’estate è scoppiato il caso calcio scommesse e anche il Sassuolo è stato coinvolto nell’inchiesta per una partita, Siena – Sassuolo finita 4-0 per i toscani. Si vociferava della vendita della partita da parte di uno dei vostri giocatori. Qual è la sua opinione in merito?Io credo che sia una cosa veramente ridicola o fatta veramente male perché noi venivamo da un momento difficilissimo, avevamo perso molte partite ed eravamo in difficoltà, in più ci stavano massacrando gli infortuni, in quel periodo ci allenavamo in dieci della prima squadra e dodici primavera. In questo clima siamo andati a Siena, contro la prima in classifica, con tre primavera in campo e sette in panchina, dopo due minuti abbiamo preso goal e la partita si è spaccata, ha preso una brutta piega. Quindi se vai ad analizzare i fatti si capisce il perché della sconfitta.Lei come si trova a Sassuolo? Perché un altro umbro Doc, Riccardo Zampagna, nella sua biografia non ha parlato affatto bene dell’ambiente, della dirigenza, anzi …Io ti dico completamente la cosa opposta, ma se chiedi anche a Riccardo come è stato il primo anno a Sassuolo, non ti potrà dire che è andato male, anzi, credo che sia stato benissimo. Tra l’altro ha lasciato tanti amici al di fuori del calcio e questo è sintomo di buon ambientamento. Poi qualcosa si è rotto, ci sono stati dei problemi con la dirigenza e il rapporto è terminato. Credo che l’aver parlato male dell’ambiente sia una conseguenza del brutto addio.L’obiettivo stagionale di Francesco Magnanelli è?Io sono uno che antepone sempre il bene della squadra al suo, anche adesso ti dico che la cosa migliore è che il Sassuolo vada bene, poi di conseguenza vado bene anche io. I

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Giuseppe Baldelliatleti si nasce, campioni si diventaClasse e talento, grinta e volontà, cuore e testa. Un atleta a

360 gradi, il campione che lo sport ce l’ha nel dna. Sì perché Giuseppe Baldelli, campione italiano di categoria 2011 e punta di diamante della Triathlon Trasimeno, prima di far brillare la

sua stella in una disciplina poco conosciuta ma tra le più dure e faticose in assoluto, aveva già dato un assaggio delle sue qualità nel primo sport nazionale. Il calcIoComincia infatti dal calcio la storia di Baldelli, che tra i 17 e i 32 anni spende gran parte della sua carriera a volare da un palo all’altro della porta. E lo fa, con ottimi risultati. Per 7-8 anni gioca nei professionisti, e si divide principalmente tra l’Umbria e la Toscana calcando campi prestigiosi di Serie C e D. Foligno, Grosseto, Castiglion Fiorentino, Spoleto, Deruta e Foiano della Chiana sono solo alcune delle formazioni che hanno individuato in Giuseppe il loro numero 1. “Ho iniziato con il calcio – racconta Baldelli – come portiere, e per qualche anno ho giocato anche in categorie professionistiche, a livello di serie C. Poi verso i 32 anni ho smesso”. l’avvIcInamento al trIathlonAppesi i guanti al chiodo, Giuseppe non abbandona la sua vita da atleta, e si ritrova spesso con gli amici per passare qualche ora insieme ad allenarsi. Lo sport però, non è più il calcio ma il triathlon. “Intorno ai 34-35 anni – rivela Baldelli – trascinato dai miei amici, mi sono avvicinato a questo

Dal calcio professionistico, dove ha militato per diversi anni come portiere, ai trionfi nel triath-lon, cominciato come hobby con gli amici: quando la passione sfocia nel talento

triathlon

di Federico Pastorelli

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sport. Era solo un modo per passare qualche ora in compagnia e divertirci insieme. La voglia di stare al loro passo e di non sfigurare – sorride Giuseppe – era uno stimolo che mi portava sempre a dare il massimo, e piano piano mi sono accorto che in fondo me la cavavo piuttosto bene. E’ nato tutto così, per caso”.carrIera e traguardIIl Triathlon resta un hobby, ma la passione con cui Baldelli si immedesima in questo sport, lo porta lontano. I risultati nella sua categoria (Master 1, cioè compresa tra i 40 e i 44 anni) sono ottimi, e i traguardi prestigiosi. “Quest’anno ho vinto i campionati italiani di triathlon olimpico a Tarzo – racconta l’atleta della Triathlon Trasimeno – ma sono stato fortunato perché il primo ha forato. Poi però principalmente ho gareggiato all’estero e il migliore piazzamento è stato un 4° posto nei campionati del mondo in Florida nel 2010, dove c’erano 600 partecipanti. Ho ottenuto anche un 18° assoluto e 1° di categoria nell’Ironman (3.8 km nuoto, 180 km bici, 42,195 km corsa) a Lanzarote, considerata la gara più dura al mondo, un 1° a Singapore, e poi, il 30 ottobre scorso, un 6° posto nell’Half Ironman (1.9 km nuoto, 90 km bici, 21,097 km corsa) a Miami, che è l’evento più prestigioso e blasonato. Qui sono stato anche un po’ sfortunato perché nella frazione in bici ero al comando ma ho avuto un problema meccanico. Però diciamo che partendo quasi per gioco, mi sono tolto delle belle soddisfazioni”.allenamentI e alImentazIoneUno sport, il Triathlon, che richiede grande forza e preparazione. Gli allenamenti sono numerosi e pesanti, ma Giuseppe li vive con uno spirito diverso, in modo tale da renderli, almeno idealmente, un po’ più leggeri e meno faticosi. “Ci vuole tanta forza di volontà e spirito di sacrificio in questo sport – rivela Baldelli – in genere il programma prevede 12 allenamenti settimanali divisi abbastanza equamente: 4 di corsa, 4 di bici e 3 di nuoto. Io, lavorando in ferramenta, mi alleno principalmente tra le 13 e le 15.30 cercando di ritagliarmi uno spazio sufficiente per poter svolgere la preparazione. Poi capita a volte che in base agli impegni faccia un allenamento in più

o uno in meno. Ripeto, per me è una passione e un hobby, e tale rimarrà nonostante i risultati”. Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante. “Io mangio normalmente – dice Giuseppe – anche perché avendo moglie e figlio non posso stravolgere le abitudini alimentari della famiglia pensando solo a me stesso. Non seguo una dieta particolare. Mangio bene, sano, e magari evito cose che so possono farmi male. Lo strappo alla regola ci sta, ma una volta al mese, non di più”.Il cavallo dI battaglIaCome ogni atleta, anche Giuseppe ha le sue preferenze in tema di tipologia di gara e frazione. “Sicuramente in bici mi trovo meglio. E’ il mio

Gli allenamenti sononumerosi e pesanti,

ma Giuseppe li vive con unospirito diverso, in modo tale

da renderli, almenomentalmente, più leggeri.

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punto forte e i tempi sono ottimi – si esprime in proposito Giuseppe – in acqua faccio quello che posso e nella corsa me la cavo abbastanza bene. Per quanto riguarda le gare, preferisco quelle su lunga distanza (Ironman, Half Ironman) perché sono più portato per un percorso di resistenza che di velocità. Infatti i migliori risultati li ho ottenuti proprio su questo tipo di eventi”.ProssImI aPPuntamentINell’immediato futuro di Baldelli, ci sono un paio di manifestazioni importanti già segnate sul calendario, alle quali l’atleta della Triathlon Trasimeno si sta preparando con grande grinta. “Il 18 marzo, gareggerò a Singapore nell’Half Ironman,

poi tornerò anche a Lanzarote per l’Ironman, e il 6 settembre c’è un’altra gara prestigiosa a Las Vegas, con i campionati del mondo nell’Half Ironman. Queste sono le tappe più importanti”.lo sPot Chi, se non Giuseppe Baldelli, che coltivando questo hobby con passione ha ottenuto risultati così prestigiosi, può lanciare un messaggio per avvicinare i giovani, e più in generale gli amanti dello sport, a questa disciplina ancora poco conosciuta ma sicuramente molto impegnativa ed affascinante? “Beh se volete faticare, con il Triathlon avete trovato pane per i vostri denti. Questo è lo sport giusto per voi”. I

Cos’è il triathloncome è natoe dove si è affermato

Il Triathlon è uno sport multidisciplinare individuale articolato su tre prove che si

svolgono in rapida successione: nuoto, ciclismo e corsa. E’ una specialità olimpica maschile e femminile ed ha come varianti il Duathlon (corsa, bici, corsa), l’Aquathlon (corsa, nuoto, corsa), e il Triathlon Invernale (corsa, bici, sci di fondo). Le gare di Triathlon si dividono per categorie (in base all’età) e distanze (lunghe o corte).CategorieCuccioli (8-9 anni); Esordienti (10-11); Ragazzi (12-13); Youth A (14-15); Youth B (16-17); Junior (18-19); Under 23 (meno di 23); Senior 1 (20-24); Senior 2 (25-29); Senior 3 (30-34); Senior 4 (35-39); Master 1 (40-44); Master 2 (45-49); Master 3 (50-54); Master 4 (55-59); Master 5 (60-64); Master 6 (65-69); Master 7 (70-74); Master 8 (oltre 75 anni).DistanzeSupersprint (400 m nuoto, 10 km bici, 2.5 km corsa); Sprint (750 m nuoto, 20 km bici, 5 km corsa); Olimpico (1.5 km nuoto, 40 km bici, 10 km corsa); Doppio Olimpico (3 km nuoto, 80 km bici, 20 km corsa); Ironman 70.3 o Half Ironman (1.9 km nuoto, 90 km bici, 21,097 km corsa); Ironman o Super Lungo (3.8 km nuoto, 180 km bici, 42,195 km corsa).

I successi nell’anno 2011

Ironman Lanzarote (3.8 km nuoto, 180 km bici, 42,195 km

corsa)

Ironman 70.3 Singapore (1.9 km nuoto, 90 km bici, 21,097 km

corsa)

Campionati italiani assoluti Triathlon Olimpico (1.5 km nuoto, 40 km bici, 10 km corsa)

Duathlon Spoleto (5 km corsa, 20 km bici, 5 km corsa)

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Sono finiti i tempi in cui “la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana… e col cappello alla romana”. Fino a non molti anni

fa la tradizione voleva che durante la serata tra il 5 ed il 6 gennaio si dovesse lasciare, per attirare nell’abitazione la vecchietta tutta rughe e nei, un piattino con qualcosa con cui la strega buona potesse ristorarsi: generalmente si trattava di un mandarino, un’acciuga, un pezzo di aringa affumicata o qualche cipollina sotto aceto e un bicchiere di vino rosso. L’abbiamo aspettata tutti al davanzale, affacciati alla finestra, sperando di vederla volare tra i tetti sulla sua scopa. E in molti ci siamo addormentati chiedendoci: cosa ci porterà quest’anno? Siamo stati buoni o cattivi? Per i primi il compenso è stato lauto: caramelle, cioccolatini, noci, frutta secca e forse anche piccoli regali. Per i secondi è arrivato il carbone, che a pensarci bene non è poi così male considerando che è dolcissimo, praticamente zucchero colorato di nero, certo… molto duro da masticare! A Perugia presso il Comando generale di Madonna Alta dei Vigili del Fuoco dal 1992 c’è una Befana speciale che, il 6

gennaio verso le 17.30/18.00, con acrobazie ed effetti scenici di sicuro emozionanti, scende dall’alta torre dell’edificio di circa 35 metri portando ai bambini, proprio a tutti, anche ai meno meritevoli, una calza piena di dolci. L’iniziativa è stata ideata dal Circolo Ricreativo Culturale denominato “Associazione Gianluca Pennetti Pennella” nato per onorare la memoria del giovane vigile Gianluca Pennetti Pennella tragicamente deceduto il 28 novembre 1991 durante lo svolgimento di un intervento di soccorso. La “Befana dei Vigili del Fuoco” ha viaggiato per tutta la provincia diventando un appuntamento fisso nelle sedi distaccate di Foligno, Spoleto, Todi, Gubbio, Città di Castello, Assisi e Magione. Lucio Napoli, presidente dell’associazione ha sottolineato: “Anche quest’anno c’è grande fermento, la Befana arriverà con lo scopo di sviluppare i rapporti di amicizia e cooperazione, portando ai piccoli protagonisti della serata un momento di gioia e di necessaria aggregazione. Non si può descrivere quanto possa essere bello vedere i volti felici dei bambini nel momento in cui ricevono la loro calza. Indubbiamente il dono più grande lo riceviamo noi”. In periodi difficili come quello che stiamo vivendo

è importante concedere a grandi e piccini la voglia di sognare, ed è altrettanto fondamentale riscoprire lo spirito di solidarietà. Durante la manifestazione, infatti, si svolgerà anche una raccolta fondi ed una lotteria per garantire il mantenimento di sei adozioni a distanza. Ma l’impegno di carattere economico dell’associazione si concentra anche su altri fronti come i contributi versati a favore dell’ UNICEF, di cui i Vigili del Fuoco sono ambasciatori ufficiali e infine nei confronti di coloro che per ragioni mediche hanno bisogno di sostegno o a causa di decessi immaturi sono costretti ad affrontare difficoltà impreviste. Su questo campo di particolare rilievo è l’impegno nei confronti di Marcantonio Ceccarelli, figlio del Vigile del Fuoco deceduto in un incidente in zone impervie sul Monte Cucco. La “Befana dei Vigili del Fuoco”, dunque, non cessa mai di aiutare in vari periodi dell’anno, anche se con altre vesti e non mancheranno infatti attività ludiche e ricreative, come le feste da ballo durante il periodo di carnevale, la gara di pesca sportiva alla trota il 1° maggio e le serate teatrali in dialetto perugino. A questo punto l’augurio è che la “Befana dei Vigili del Fuoco” non smetta mai di stupirci. I

Si ripete come ogni anno dal 1992 l’appuntamento organizzato a Perugia in occasione dell’Epifania

befana

Che ci porterà quest’annola Befana dei Vigili del Fuoco?di Floriana Lenti

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View P oint Expert division

scheda 9

rita

glia

re p

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La celiachia è un’intolleranza perma-nente al glutine, una proteina presen-te in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale. In cosa consiste questa

intolleranza? Di fatto si ha una alterazione mor-fologica, per fortuna reversibile, dei villi intesti-nali. I villi non sono altro che un folto tappeto che riveste la parete interna del tubo digeren-te, cioè l’intestino, soprattutto nella porzione chiamata tenue. La loro funzione è quella di as-sorbire, cioè far passare i nutrienti ingeriti con l’alimentazione dall’intestino al sangue. Quan-do una persona affetta da celiachia ingerisce alimenti contenenti glutine, si provoca una re-azione immunitaria nell’intestino tenue, la cui conseguenza è il danneggiamento e l’appiatti-mento dei villi intestinali e la conseguente im-possibilità da parte di questi di assorbire corret-tamente i differenti nutrienti. Giungere a una diagnosi di celiachia non è sempre facile perché accanto a sintomi tipici a carico del sistema ga-strointestinale come diarrea e perdita di peso,

può manifestarsi con sintomatologia al di fuori dell’apparato digerente come crampi, debolez-za muscolare, formicolii, emorragie, gonfiore alle caviglie, dolori ossei, facilità alle fratture, al-terazioni cutanee, afte, disturbi psichici, anemia da carenza di ferro. Fortunatamente esistono oggi due analisi che consentono una diagnosi certa: la ricerca degli anticorpi specifici prodotti in risposta alla presenza del glutine nel sangue e la biopsia intestinale per valutare il danno ai villi. Fatta la diagnosi, purtroppo non esiste an-cora un farmaco in grado di curare la celiachia, l’unica cosa da fare è eliminare il glutine dalla propria dieta. Per questo si devono evitare mol-tissimi alimenti come le farine in genere, amido, semolino, fiocchi d’avena, orzo, segale, pasta, gnocchi, pane, grissini, cracker, fette biscottate, pizza, birra, cereali in genere, biscotti. Per for-tuna esistono anche alimenti naturalmente privi di glutine, come il riso, il miglio, il mais, il sesamo, i legumi e anche il grano saraceno, che, nonostante il nome, non è un cereale, ma

un legume. Oltre ovviamente a tutte le carni, il pesce, le verdure e la frutta. Detto così sembra facile, a casa ci si riesce a organizzare, ma ciò che rende difficile la vita ai celiaci sono le feste e gli eventi mondani, mangiare fuori casa, dove è difficile non sentirsi diverso per la necessità di un menù dedicato. Per questo ci vengono in aiuto aziende specializzate che ormai hanno una gamma così ampia di prodotti da rendere certe farmacie un vero e proprio supermercato per celiaci. Qui il celiaco può entrare e sentir-si per un momento libero di poter comprare qualsiasi cosa e non doversi chiedere di fronte a ciascun prodotto lo potrò mangiare? Entra-re e prendere pane, rosette, pan grattato, pan carré, ma anche cornetti, biscotti, bastoncini di pesce, cotolette, pasta di ogni tipo, ravioli, tor-tellini, gnocchi, salatini, pasta sfoglia, pasta frolla e ogni altra golosità normalmente vietata a chi è intollerante al glutine. In fondo basta poco per migliorare la qualità della vita di un celiaco, quando si dice mangiare con gli occhi!.

Farmacista specializzata responsabile di reparto Farmacia Bolli 1833

La celiachianon fa più paura

di Chiara Baldelli

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Nel corso dell’evoluzione, il genere umano, ha staccato progressivamente gli arti superiori dal suolo per assumere la posizione

eretta. Per poter fare tutto questo e per rendere le braccia due arti di straordinaria efficenza e raffinatezza, l’uomo ha dovuto sviluppare essenzialmente due funzioni: il bilanciamento della catena muscolare anteriore e posteriore e il mantenimento del baricentro all’interno della base d’appoggio determinata dalla pianta dei piedi. Questa nuova condizione di equilibrio

è resa possibile da una incredibile risultanza di forze agoniste ed antagoniste che contribuiscono a consentirci non solo di stare in piedi ma, cosa ancora più straordinaria, ci permettono di camminare e correre.Tutto ciò per evidenziare soprattutto la funzione della nostra parte del corpo che più ci sostiene, ovvero i piedi.Sono infatti le nostre estremità inferiori che con il loro continuo contatto con il terreno creano un punto fisso per tutti i muscoli del corpo che ci mantengono eretti.

La deambulazione, attività conseguente all’alternanza del passo, mette ancor più in evidenza come, seppure in tempi brevi il nostro corpo riesce a mantenersi in equilibrio anche in un solo piede; ancor più nella corsa.In conclusione dell’articolo, vorrei mettere in evidenza il fatto che spesso in riabilitazione, in seguito alla maggior parte di forti traumi alla colonna e agli arti inferiori, il recupero della stazione eretta e di una corretta deambulazione è l’obiettivo ultimo se non primario di una corretta riabilitazione. I

fisioterapia

La riconquista della posizione eretta

Questa rubrica dedicata al benessere e alla salute con l’aiuto del nostro esperto Federico Boila da oltre quindici anni all’interno dello studio fisio-terapico e riabilitativo POLIS che svolge la sua professione avvalendosi delle più moderne tecnologie per soddisfare ogni richiesta. Boila sarà lie-to di rispondere alle domande dei nostri lettori scrivendo a: [email protected] o all’indirizzo dello studio Polis in Via Mascagni, 39 - 06132 San Sisto Perugia tel 075.5292185

di Federico BoilaStare in piedi è la risultanza di forze agoniste ed antagoniste che ci permettono anche e so-prattutto di camminare e correre

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Nell’ambito di Umbrialibri 2011, domenica 13 novembre, nei locali del CERP della Rocca Paolina, è stata presentata l’ultima raccolta della

poetessa Brunella Bruschi, Elementi d’amore.Insieme all’autrice ne hanno parlato Claudio Brancaleone, editor delle Edizioni Morlacchi, e Fabrizio Angeli, prefatore del volume e sensibile critico letterario. L’arpa celtica di Rachele Spingola, con classici stacchi musicali, ha sapientemente accompagnato i diversi momenti dell’incontro.Brunella Bruschi negli anni ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti per il suo lavoro, frutto di una ricerca attenta e sensibile, accompagnata da ricche e significative letture e da una scrittura critica di notevole spessore. Una carriera poetica e letteraria che è espressione di una passione profonda per la poesia e che nulla concede all’effusione, in un rigore compositivo che porta l’Autrice quasi a

distillare la parola poetica. Lontana da tentazioni sperimentali o minimaliste, nelle sue raccolte ci offre un lessico misurato, essenziale, a volte anche prezioso, ma sempre lontano da rumori mediatici e dalle facili omologazioni linguistiche.Per i tipi dell’Editore Morlacchi Brunella Bruschi è anche curatrice della collana La Chioma di Berenice, in cui, oltre a Elementi d’amore, ha pubblicato A che titolo, opera edita nel 2010.Il titolo di una raccolta di poesie, pur nella necessaria sintesi, contiene il senso del percorso scelto dal poeta. Nella nuova raccolta della Bruschi la stessa immagine di copertina suggerisce al lettore spunti e crea attese. È, infatti, una pagina occupata a tutto campo dal rosso vivo del quadro di Matisse The red studio, in cui gli elementi compositivi sono per lo più rappresentati nella semplicità dei contorni e l’asse centrale, un orologio a pendolo, nudo nella sua rappresentazione, sembra suggerire

il senso della sospensione del tempo. Appoggiato sul rosso di Matisse, il titolo della raccolta: Elementi d’amore. Elementi è parola polisemica che rimanda ad ambiti apparentemente estranei alla poesia. Ci sono gli elementi architettonici, singole parti che compongono un tutto; ci sono gli elementi chimici, sostanze semplici fatte di atomi della stessa natura, che vanno poi a formare sostanze composte. In una dimensione propria dello strutturalismo si può pensare che un insieme sia scomponibile in elementi, il cui valore è determinato dal complesso delle relazioni che si stabiliscono tra i vari livelli.Ma la parola suggerisce anche i quattro elementi che Empedocle, nella mutevolezza della realtà, considerava come primi e immutabili. Titolo e immagine di copertina, quindi, predispongono il lettore a un incontro con il tema dell’amore, anzi con gli “atomi” che lo

recensione

OmbrettaCiurnelli ci svela

l’ultimo libro della poetessa perugina.

“L’autrice sembra quasi celare nella

limpidezza della sua scritturail proprio vissuto”

“Elementi d’amore di Brunella B ruschi letto e raccontato per noi

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“Elementi d’amore di Brunella B ruschi letto e raccontato per noi

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compongono. Un amore, per altro, considerato senza effusioni ed emozionalità gratuite, perché il titolo, in uno sfumato ossimoro, avverte che si tratta di Elementi. E, insieme all’amore, la dimensione del tempo che il quadro di Matisse sembra suggerire. Sono poi gli eserghi ad ogni sezione della raccolta, vere gemme di poesia (tratte dall’opera di Andrea Zanzotto, di Juan Ramon Jiménez, di Saffo, solo per citarne alcuni), a indicare ancor più il senso di un percorso coerente e lineare, ma al tempo stesso circolare e ricorsivo. Sette sono le sezioni di Elementi d’amore, un’opera dalla struttura compatta, non una raccolta di testi, come spesso accade nell’ampio panorama della produzione poetica, ma una ricerca vera, scandita per tappe successive.Ad aprire e chiudere Elementi d’amore due sezioni: Sul tuo passo e Corona, in cui dominano rispettivamente la figura del padre e quella della

madre, quindi gli elementi primi del nostro essere e del nostro esistere. Le altre sezioni sono nell’ordine Vela di randa, Assolvenze e marea, Fibra di terra, Stella danzante (nel caos), Genius loci.Vorrei che fossero le parole stesse dell’Autrice a ‘raccontarci’ alcuni elementi d’amore. In un’immagine del padre, colto nell’atto di disegnare, la calligrafia è il gesto rarefatto e deciso / di una psicologia d’amore. In una dimensione ottativa, talvolta presente nei versi della Bruschi, nella poesia Foglie, che compare anche in quarta di copertina, si recita: magari queste innervate foglie... fossero l’humus di un volo d’amore. Il luogo dell’infanzia è il nucleo saldo d’amore. Alla base un convincimento: che l’amore è amore dell’amore, come canta la poesia La seicento crema. E se ci sono congedi, pur nelle malinconie di assenze... mentre aspramente si disgrega il cuore / non cessa di contenere tutti gli altri, in un moto che

si fa tensione e distensione. Ai ricordi, all’amore, colti in una dimensione personale, ma lontana da intenti autobiografici e protesa, piuttosto, a universalizzare il proprio vissuto, che l’Autrice sembra quasi celare nella limpidezza della sua scrittura, a tratti si accompagna la poesia civile.Così c’è lo stupore di una storia infame / uguale a se stessa nel tempo, un tempo sentito senza profondità, o, altre volte, colto nella dimensione del sogno, dove ci accoglie da sempre / marginalmente accanto a ogni divenire del reale. C’è l’incapacità di capire l’equivoco e la menzogna del tempo e il futuro e le attese sono ben caratterizzati dalla metafora del cane ansante, che si rintana furtivo / in un androne invisibile / come gli anni a venire. Gli elementi d’amore e il tempo in questa bellissima raccolta di Brunella Bruschi sembrano riassunti con particolare efficacia in due versi: l’amore è tutto in sé / e senza tempo. I

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Procedimento: Si inizia il giorno prima mettendo a marinare la carne, tagliata a pezzi grandi, con metà del vino, il sedano, la carota e la ci-polla dadolata e tutte le spezie e le erbe aromatiche. La mat-tina dopo, scolare la carne aiutandosi con uno scolapasta e lasciare spurgare con dell’acqua fredda. Successivamente

riunire tutto in una casseruola e iniziare a rosolare a fuo-co lento. Salare e pepare q.b.. Una volta ben dorata la

carne, unirvi i funghi ben lavati e tagliati a fette non troppo sottili (quelli più piccoli lasciateli interi).

Bagnare con il marsala e il vino rimanente, lascia-re evaporare. Quindi aggiungere la salsa di po-modoro e far cuocere per circa un’ora a fuoco lento, aggiungendo se necessario un po’ di bro-do e aggiustando con sale e pepe. A cottura ul-timata tagliare la carne a striscioline e rimetterla nella pentola con la salsa, terminando la cottu-ra. Mentre la carne finisce di cuocere, sbianchi-

re la verza e preparare la polenta, aggiungendo in una pentola in cui bolle del brodo di carne, la farina di mais a pioggia e mescolando per venti, venticinque minuti finchè non raggiunge una consistenza semiliquida. A cottura ultimata stendere le foglie di verza, adagiarvi la polenta e chiuderle a mo’ di involtino, disponendole in una pi-rofila. Versare sugli involtini la salsa di cinghiale precedentemente preparata e lasciar gratinare in forno per circa venticinque minuti a 170 °. Potete servire i vostri involtini con una generosa grattugiata di ricotta salata.

iNVolTiNi Di VErZa E PolENTa coN ciNGHialE BraSaTo

ai FUNGHi Di BoSco

INGREDIENTI:1 kG DI polpa DI cINGhIalE; 300 G. DI fuNGhI mIsTI (pREfERIbIlmENTE pIoppINI E fINfERlI); 1 Dl. DI maRsala; 1 l. DI vINo Rosso; 500 G. DI passaTa DI pomoDoRo; 100 G. DI sEDaNo, caRoTa E cIpolla IN paRTI uGualI; pRofumo DI aGlIo, alloRo, RosmaRINo E GINEpRo; olIo ExTRa vERGINE DI olIva q.b. INGREDIENTI pER GlI INvolTINI: 16 foGlIE DI vERza (quEllE EsTERNE pIù GRaNDI); 400 G. DI faRINa DI maIs; 1,5 l. DI bRoDo DI caRNE.

il sommelier consiglia

Sfida ai fornelli: l’autunno in tavola

cucina

Chef della Trattoria del Borgo di Perugia

di Luigi Zeppetti

Denominazione Montefalco Rosso Riserva D.o.c. Zona di produzione Bevagna Vitigno 70% sangiovese,15% Sagrantino, 7,5% Merlot e 7,5 % Cabernet Souvignon Esposizione vigneto Sud Est Età dei vigneti 8/10 anni Altitudine 260 m s.l.m. Sistema di allevamento Guyot Numero ceppi per ettaro 5.500 Caratteristi-che terreno Calcareo Argilloso Produzione per ettaro 70 q. li Vinificazione Macerazione con le bucce per circa 15 giorni Maturazione 12 mesi in barrique francesi di 1°, 2° e 3° passaggio, poi 12 mesi in botte grande di legno Affinamento in bottiglia Minimo 6 mesi Bottiglie prodotte Circa 3.500

Caratteristiche Alla vista si presenta con un colore rosso intenso, all’olfatto risulta intenso e persistente con sentori di spezie e frutti di bosco, al gusto è giu-stamente tannico, armonico e ben strutturato Particolarità Questo vino è voluta-mente non filtrato Abbinamenti Carni rosse alla brace e formaggi ben stagionati Temperatura di servizio 18/20°C. Consiglio per la mescita Aprire almeno un ora prima e se possibile versare in un decanter per una perfetta ossigenazione.

Montefalco rosso riserva d.o.c.

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A confronto la tecnica di uno chef e i segreti e l’esperienza di una casalinga

INGREDIENTI: cEcI 300 G, casTaGNE 300 G, aGlIo, olIo ExTRavERGINE D’olIva, RosmaRINo, salE, pEpE.

ZUPPa Di cEci E caSTaGNE

alla UmBra

Procedimento: C’è un piatto che mi piace fare molto nel periodo natalizio ma che ripropongo alla mia famiglia anche durante il resto dell’inverno. An-che se il periodo delle castagne è leggermente passato, la ricetta la si può fare con delle castagne che una volta raccolte abbiamo tenuto a bagno per due o tre giorni, e poi abbiamo fatto asciugare all’aria e conservate in luogo fresco. Ammetto che è una ricetta prestata all’Umbria perché è più di origine Viterbese e proprio una mia amica di Bagnoregio me la insegnò molti anni fa.

Ma i prodotti usati, si trovano anche in

Umbria, per cui ben si adatta

alla nostra r e g i o n e . I n i z i a m o a mettere

a bagno i

ceci. Io preferisco usare quelli secchi e non quelli che si tro-vano nelle scatole, già cotti. Li metto a bagno con un po’ di acqua e bicarbonato. Se ho tempo anche per 24 ore, se no basta una notte. I ceci che vengono a galla vanno buttati, gli altri sciacquati e utilizzati. La mattina li mettiamo a cuocere, meglio in una pentola di coccio, con acqua fredda che si ri-scalderà gradualmente, senza sale che va aggiunto dopo altrimenti la pellicola esterna dei ceci si indurisce. Con-temporaneamente in un’altra pentola mettiamo a lessare le castagne con la loro buccia, quando sono cotte togliamo sia la buccia esterna che la pellicina interna. Prepariamo un soffritto classico con olio di oliva umbro, due spicchi di aglio e rosmarino. Versiamolo nella pentola dove sono i ceci, mettiamo anche le castagne cotte e spellate. Per addensare il brodo possia-mo schiacciare due o tre cucchiai di ceci, poi lasciamo insaporire e serviamo.

Una sfida tra una zup-pa e un secondo piatto. Beh, a que-

sto punto più che una sfida quello che ci propongono chef (cinchiale e po-lenta) e nonna (ceci e castagne) è un vero e

proprio menù da provare. I prodotti sono sul tagliere e il fuoco è acceso. Si aprano le danze culinarie.

Sfama da oltre 30 anni marito e tre figli

di Nonna Tina

Denominazione Grechetto Colle Martani d.o.c. Nome del Vino Vigna del Brillo Zona di produzione Bevagna Vitigno 100% Grechetto Esposizione vigneto Nord Età dei vigneti 5/10 anni Altitudine 260 m s.l.m. Sistema di allevamento Guyot e Cordone speronato Numero ceppi per ettaro 5.500 Caratteristiche terreno Calcareo Argilloso Produzione per ettaro 60 q. li Vinificazione Criomacerazione per 36/48 ore sulle bucce a -2 ° C poi pigiatura e fermentazione lenta a temperatura controllata di 18 ° C. per circa 30 giorni Maturazione 6 mesi in acciaio Affinamento in bottiglia 3 mesi Bottiglie prodotte Circa 7.000

Caratteristiche Colore giallo paglierino , al naso risulta molto fruttato e delicatamente floreale, al palato è leggermente abboccato e vellutato con un retrogusto leggermente amarognolo che ricorda la mandorla amara Abbinamenti Si accosta molto bene ad antipasti e piatti di pesce ben strutturati Temperatura di servizio 12/14° C.

Vigna del Brillo Colli Martani

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Via Madonna del Pia, 44 Bevagna (Pg) Italy tel. 0742.360395 fax 0742.369147

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semplicemente fatta a mano

Trattoria del Borgo La passione per il buon mangiare umbroSalumi produzione propria, prodotti freschi di stagione, carni umbre garantitepasta fresca fatta in casa, vieni a scoprire i piatti della tradizione umbra

Trattoria del Borgo Via della Sposa, 23/a - Tel.075.5720390

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