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V iviamo in un mondo talvolta ingannevole e ipo- crita a tutti i livelli, e io, come altri, non mi sento più a mio agio. Viviamo in mezzo a tanti uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini, che Gesù chiama “sepolcri imbiancati”, di tante persone che assi- stono alle funzioni religiose, alle messe domenicali, ma che nel loro agire non rimane nulla dello “Spirito Cri- stiano”, di quell’insegnamento che rende migliore ogni essere umano. Ci siamo allontanati da quei principi uni- versali di “Verità e Onestà”, fulcro di ogni comunità che si possa definire civile. Per questo risulta difficile com- prendere la realtà attuale che ci circonda. Perseguire la Verità è un compito che spetta ad ognuno di noi, anche quando è scomodo, ma questo rende di certo migliore ogni persona, qualsiasi tipo di or- ganizzazione sociale, ogni convivenza civile. Da parecchio tempo mi dedico alla stesura di questo giornalino “Va pensiero” da me voluto ed organizzato. Ho sempre scritto fatti veri e pensieri che nascono dal cuore, e sempre nel rispetto di tutti e di tutto. Penso di es- sere una persona sensibile che ricerca la Verità e perse- gue gli ideali di giustizia, e tutto ciò non lo si acquista con lo studio o con l’esperienza, ma nasce da un’esi- genza insopprimibile grazie ai valori e dell’educazione ricevuta fin dall’infanzia dai nostri genitori. Mi hanno insegnato sin da piccola che la Verità avanza di pari passo con l’Onestà e richiede coraggio, molto coraggio. E’ assai più semplice e conveniente fare come gli struzzi, far finta di niente, e agire da opportu- nisti. Ho 87 anni e da quindici anni vivo alla Casa Verdi e ne sono fiera. La mia mente mi sorregge ancora e mi segue in tutti i miei pensieri. Tutto ciò mi dà piacere e soddisfazione e gioisco anche nel condividere con gli altri le mie con- vinzioni. Casa Verdi è la mia ultima dimora e, per gli anni che mi rimangono, desidero continuare ad andare a testa alta e chinare il capo di fronte alla “Verità” e non ai “potenti” o meglio prepotenti di turno. Ringrazio tutte le persone che hanno condiviso e apprezzato l’ultimo gior- nalino, manifestandomi il loro affetto e generosità. Sono orgogliosa di aver rilevato fatti e problemi reali, anche se hanno prodotto reazioni difficilmente com- prensibili. Un grazie a chi mi leggerà e condividerà con me questo mio onesto pensiero. Vi saluto con un pen- siero di Socrate: “Chi vuol muovere il mondo prima muova se stesso”. Stefania Sina Va Pensiero La Voce libera degli anziani musicisti di Casa Verdi Aprile 2016 www.stefaniasina.it Non rinunciate mai alla felicità poiché la vita è uno spettacolo incredibile Stefania Sina Vorrei vivere a testa alta sino all’ultimo giorno della mia vita N. 13 Desideriamo rendervi partecipi del discorso che il Papa ha pronunciato durante il Sinodo della Famiglia.” “Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qual- che volta irritato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi im- pedirle che vada in declino. In molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fa- tica, relazioni senza delusioni. Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi. Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tri- stezza. Non è solo celebrare i successi, ma appren- dere lezioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma es- sere allegri nell’anonimato. Essere felici è ricono- scere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi. Essere fe- lici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado di viaggiare dentro il proprio essere. Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei pro- blemi e diventare attore della propria storia. È attra- versare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima. È rin- graziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti. È saper parlare di sé. È aver coraggio per ascoltare un “No”. È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta. È baciare i figli, coccolare i geni- tori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci feriscono. Essere felici è lasciar vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sba- gliato”. È avere il coraggio di dire: “Perdonami”. È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te”. È avere la capacità di dire: “Ti amo”. Che la tua vita diventi un giardino di opportunità per essere felice. Che nelle tue primavere sii amante della gioia. Che nei tuoi inverni sii amico della sag- gezza. E che quando sbagli strada, inizi tutto dac- capo. Poiché così sarai più appassionato per la vita. E scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usare le lacrime per irrigare la tolle- ranza. Utilizzare le perdite per affinare la pazienza. Utilizzare gli errori per scolpire la serenità. Utilizzare il dolore per lapidare il piacere. Utiliz- zare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelli- genza. Non mollare mai, non rinunciare mai alle persone che ami. Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spettacolo incredibile!” Papa Francesco 49

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Viviamo in un mondo talvolta ingannevole e ipo-crita a tutti i livelli, e io, come altri, non mi sentopiù a mio agio. Viviamo in mezzo a tanti uomini

di buone maniere, ma di cattive abitudini, che Gesùchiama “sepolcri imbiancati”, di tante persone che assi-stono alle funzioni religiose, alle messe domenicali, mache nel loro agire non rimane nulla dello “Spirito Cri-stiano”, di quell’insegnamento che rende migliore ogniessere umano. Ci siamo allontanati da quei principi uni-versali di “Verità e Onestà”, fulcro di ogni comunità chesi possa definire civile. Per questo risulta difficile com-prendere la realtà attuale che ci circonda.

Perseguire la Verità è un compito che spetta adognuno di noi, anche quando è scomodo, ma questorende di certo migliore ogni persona, qualsiasi tipo di or-ganizzazione sociale, ogni convivenza civile.

Da parecchio tempo mi dedico alla stesura di questogiornalino “Va pensiero” da me voluto ed organizzato.Ho sempre scritto fatti veri e pensieri che nascono dalcuore, e sempre nel rispetto di tutti e di tutto. Penso di es-sere una persona sensibile che ricerca la Verità e perse-gue gli ideali di giustizia, e tutto ciò non lo si acquistacon lo studio o con l’esperienza, ma nasce da un’esi-genza insopprimibile grazie ai valori e dell’educazionericevuta fin dall’infanzia dai nostri genitori.

Mi hanno insegnato sin da piccola che la Veritàavanza di pari passo con l’Onestà e richiede coraggio,molto coraggio. E’ assai più semplice e conveniente farecome gli struzzi, far finta di niente, e agire da opportu-nisti. Ho 87 anni e da quindici anni vivo alla Casa Verdie ne sono fiera.

La mia mente mi sorregge ancora e mi segue in tuttii miei pensieri. Tutto ciò mi dà piacere e soddisfazionee gioisco anche nel condividere con gli altri le mie con-vinzioni. Casa Verdi è la mia ultima dimora e, per glianni che mi rimangono, desidero continuare ad andare atesta alta e chinare il capo di fronte alla “Verità” e non ai“potenti” o meglio prepotenti di turno. Ringrazio tutte lepersone che hanno condiviso e apprezzato l’ultimo gior-nalino, manifestandomi il loro affetto e generosità.

Sono orgogliosa di aver rilevato fatti e problemi reali,anche se hanno prodotto reazioni difficilmente com-prensibili. Un grazie a chi mi leggerà e condividerà conme questo mio onesto pensiero. Vi saluto con un pen-siero di Socrate: “Chi vuol muovere il mondo primamuova se stesso”.

Stefania Sina

Va PensieroLa Voce libera degli anziani musicisti di Casa Verdi

Aprile 2016www.stefaniasina.it

Non rinunciate mai alla felicitàpoiché la vita è uno spettacolo

incredibile

Stefania Sina

Vorrei vivere a testa alta sino all’ultimo giorno della mia vitaN. 13

Desideriamo rendervi partecipi del discorso che il Papaha pronunciato durante il Sinodo della Famiglia.”

“Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qual-che volta irritato, ma non dimenticare che la tua vitaè la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi im-pedirle che vada in declino. In molti ti apprezzano, tiammirano e ti amano. Mi piacerebbe che ricordassiche essere felice non è avere un cielo senza tempeste,una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fa-tica, relazioni senza delusioni.

Essere felici è trovare forza nel perdono, speranzanelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico dellapaura, amore nei disaccordi. Essere felici non è soloapprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tri-stezza. Non è solo celebrare i successi, ma appren-dere lezioni dai fallimenti.

Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma es-sere allegri nell’anonimato. Essere felici è ricono-scere che vale la pena vivere la vita, nonostante tuttele sfide, incomprensioni e periodi di crisi. Essere fe-lici non è una fatalità del destino, ma una conquistaper coloro che sono in grado di viaggiare dentro ilproprio essere.

Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei pro-blemi e diventare attore della propria storia. È attra-versare deserti fuori di sé, ma essere in grado ditrovare un’oasi nei recessi della nostra anima. È rin-graziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.È saper parlare di sé. È aver coraggio per ascoltareun “No”. È sentirsi sicuri nel ricevere una critica,anche se ingiusta. È baciare i figli, coccolare i geni-tori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ciferiscono. Essere felici è lasciar vivere la creaturache vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice.È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sba-gliato”. È avere il coraggio di dire: “Perdonami”. Èavere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno dite”. È avere la capacità di dire: “Ti amo”.

Che la tua vita diventi un giardino di opportunitàper essere felice. Che nelle tue primavere sii amantedella gioia. Che nei tuoi inverni sii amico della sag-gezza. E che quando sbagli strada, inizi tutto dac-capo. Poiché così sarai più appassionato per la vita.

E scoprirai che essere felice non è avere una vitaperfetta. Ma usare le lacrime per irrigare la tolle-ranza. Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.Utilizzare gli errori per scolpire la serenità.

Utilizzare il dolore per lapidare il piacere. Utiliz-zare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelli-genza. Non mollare mai, non rinunciare mai allepersone che ami. Non rinunciare mai alla felicità,poiché la vita è uno spettacolo incredibile!”

Papa Francesco

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Va Pensiero La Voce libera degli anziani musicisti di Casa VerdiAprile 2016

Messa in ricordo di Maria Callas16 settembre 2015

Nella Chiesa dellaPassione in Milano èstata celebrata, comeogni anno, una messa inricordo di Maria Callas,che la signora Mandellile dedica annualmente.

Quest’anno, con grande piacere ed emozione, la Callas èstata ricordata, durante la messa da un altro grande so-prano, che con le sue parole ne ha fatto rivivere la vita e isuccessi. Questa artista è il soprano Franca Fabbri, chenel 1963, al “Festival dei due mondi” di Spoleto, LuchinoVisconti scelse per il ruolo di Violetta in Traviata, ruoloche continuò a ricoprire in tutto il mondo per oltre 200 re-cite. In questa occasione, Franca Fabbri si è presentatacome “Voce recitante” in una messa ricca di emozioni. Ri-portiamo alcuni passi:

E’ il 16 settembre, alle soglie dell’autunno 1977, laRadio Francese annuncia “Tace per sempre la voce più ce-lebre del mondo”.A soli 53 anni moriva improvvisamente,inAvenue Georges Mandelk a Parigi, Maria Callas: le sueceneri, giunte dal cimitero parigino del Père Lachaisse, sa-rebbero state disperse nel mar Egeo in tempesta, il 3 giu-gno 1979. Nel Palazzo fine ottocento in cui “la Divina”risiedeva da molti anni, le grandi finestre del salone af-facciato sugli ippocastani che lei amava, furono chiuse.

In Maria Callas, la coscienza dell’Arte era esplicita,chiara, supportata da fatti reali come la moralità artistica,la disciplina¸ il magnetismo e la forza della sua presenzache colpivano puntualmente chi l’avvicinava. Certo che ildorato isolamento in cui la Callas visse i suoi ultimi anninascondeva la disperazione.

Troppo tardi era riuscita a ritagliarsi del tempo liberoper se stessa: non aveva avuto nell’infanzia la possibilitàdi crearsi amicizie, abitudini, dolcezze da coltivare o ri-cordare per il resto della sua vita. Tuttavia, quasi a volerne

compensare la scomparsa ingiusta e precoce, il mondodella lirica (e non solo) continuerà a celebrare il mito diMaria Callas, e a rimpiangerla.

Questa sera noi, soprattutto noi che viviamo all’ombradi Giuseppe Verdi, da lei tante volte onorato con il suocanto, sentiamo di doverle parlare immaginandola nellasfera più alta, più vicino al Signore; ad eternare il fascinoed il mistero di una voce inimitabile, di un’artista cheFranco Soprano - nel commemorarne la figura in quellatragica sera del 16 set-tembre 1977 - con affet-tuosa espressione definì“l’ultima dea”.

Franca Fabbri

Abbiamo estrapolato al-cuni passi del raccontoscritto e letto da FrancaFabbri.

Luisa Mandelli, ovvero“l’affare di Berlino”

E’ ammirevole come Luisa Mandelli ha affrontato“l’affare di Berlino”. Ne è uscita a testa alta e piùcombattiva che mai, tanto che l’ho chiamata la

“Pulzella di Casa Verdi”, con riferimento a Giovannad’Arco, l’opera verdiana che ha inaugurato la stagionelirica alla Scala. Giovanna d’Arco era la paladina diCarlo VIII, che poi l’abbandonò agli inglesi, che la man-darono al rogo.

La Mandelli invece era e spero di usare il passatosenza offenderla, la paladina di Baremboim (che rifiutodi chiamare maestro) il quale, dopo averla illusa con pro-messe non mantenute, l’abbandonò a Berlino in balia dieccessi registici senza offrirle alcuna possibilità di ri-scatto. Era stata invitata nonostante l’età avanzata, che leicerto non dimostra, con insistenza in diverse occasioni,

promettendole una presentazione al pubblico di Berlinocome l’ultima superstite di quella Traviata memorabiledella Scala, con la regia di Visconti e la superba inter-pretazione di Maria Callas.

La Mandelli a Berlino avrebbe potuto essere unafonte d’informazione su quella famosa regia, sull’inter-pretazione della Callas, sulle scene, invece è stata cir-condata dal silenzio e nessuno si è preso cura di lei etantomeno di festeggiarla come le era stato promesso daBaremboim. Il suo pretesto per allontanarla era quelloche la scenografia non era adatta a una signora di 93anni e risultava estremamente pericolosa.

Mentre il teatro diffondeva alla stampa, incuriositadell’avvenimento, la notizia che la signora Mandelli erarientrata in Italia per motivi di salute. Pretesto che i tea-tri usano verso i cantanti, quando devono mascherarealtre ragioni. Io chiedo:

Possibile che un Direttore d’orchestra non sia al cor-rente della scenografia e della regia di un’opera che devedirigere?

Possibile che non si poteva trovare un modo per farepartecipare ad una recita un personaggio come quello diAnnina?

Possibile che Baremboim da cui è partito l’invito nonpoteva fare accomodare la signora Mandelli in un palco,facendola assistere alla prima come promesso?

Possibile che Baremboim il quale certo non naviga inristrettezze economiche, non poteva offrire alla sua in-vitata, un mazzo di fiori è una busta con mille euro, qualerimborso delle spese che la Mandelli ha sostenuto perrealizzare questo suo sogno svanito nelle menzogne?

Ora la Mandelli per niente turbata, forse ancora affa-scinata dal suo ex mito, in piena salute e carica d’entu-siasmo continuerà ferocemente, e ahimè inutilmente, acombatter la cricca di quei registi megalomani, che pen-sano solo a farsi la pubblicità con lo scandalo dei loroallestimenti a discapito della musica e delle opere deigrandi Maestri.

Claudio Giombi

Lettera dai Veri Loggionisti.

Carissima Luisa,innanzi tutto con questo omag-

gio floreale dovuto all’artista, vogliamo esprimerti

la nostra affettuosa solidarietà per quanto è successo,

e ribadire l’amore che nutriamo verso di te, insieme

alla riconoscenza per tutta l’arte e l’umanità, che dal

palcoscenico come in Loggione, hai regalatoa cia-

scuno di noi.Siamo anche indignati nei confron

ti dei respon-

sabili di quanto è accaduto: chi ti ha proposto un’im-

presa così fuori dal comune, aveva anche il dovere

di creare tutte le condizioni, che la rendessero attua-

bile in teatro secondo le loro idee.

Ti aspettiamo come sempre in Loggione!

W Verdi, W Traviata, W Luisa!!

Un forte abbraccio dai Veri Loggionisti

Giuseppe Fortunino Francesco Verdi

Il 27 gennaio 2015 è stata celebrata nella nostracappella una messa, in ricordo della morte delnostro Benefattore Giuseppe Verdi, il Maestro

considerato uno dei più grandi operisti della storia.La commemorazione è stata emozionante, sia peril magnifico accompagnamento musicale, tuttipezzi per arpa, eseguiti da una giovane musicista,sia per le commoventi parole di un’ospite e da undipendente. Verdi, per sua volontà, fu inizialmentesepolto con una cerimonia privata nel cimitero Mo-numentale di Milano e, un mese dopo, il suo corpofu traslato nella cripta della Casa di Riposo da luifondata per i musicisti meno fortunati di lui. In que-sta occasione il “Va pensiero” dal Nabucco fu diretto da Arturo Toscanini con un coro di ben 820 can-tanti. Peccato che nessun membro della direzione, e nessun rappresentante della nostra fondazione, sia statopresente a questa Messa commemorativa.

Ci sono tante date importanti nella vita di ognuno di noi, ma ce n’è una che accomuna tutti noi ospiti,lavoratori e rappresentanti istituzionali del Consiglio diAmministrazione della Casa Verdi, che nessuno puòdimenticare: il 27 gennaio. Devo ricordare che il M° Verdi, oltre che un grande benefattore, è stato ancheun grande datore di lavoro, che ha creato posti per molte persone. Quindi, non solo noi ospiti, ma anche tuttii dipendenti della Casa, che come noi beneficiano di questa sua bella opera, dobbiamo essergli grati onorandonelo spirito.

Stefania Sina

Ricordi di un tempo che fu

Ricordiamo con piacere quando tutti noi ospiti anziani, citrovavamo nella nostra sala “Toscanini” per esprimere i no-stri desideri, per proporre nuove iniziative, per dare nuovi

suggerimenti al fine di migliorare il nostro soggiorno e per ascol-tare le notizie e le “novità” da parte della direzione. Erano mo-menti che noi gradivamo, indispensabili per confrontarci inmaniera costruttiva.

Su certi argomenti c’era qualcuno che alzava la voce per farvalere le proprie ragioni, ma questo, si sa, fa parte di ogni comu-nità, di uno spirito democratico che serve ad esprimerci, ognuno amodo suo, e scaricare anche le tensioni accumulate. Queste riu-nioni erano molto importanti per conoscerci più profondamente ecostruire le basi per stare meglio assieme, instaurando rapporti eamicizie significative e durature. Da molto tempo, forse alcunianni, questi incontri non vengono più organizzati nonostante le no-stre sollecitazioni; il non essere presi in considerazione procura ungrande sconforto. E’ difficile comprendere perché questi incontrinon avvengano più! Ci chiediamo cosa dobbiamo fare per riusciread incontrarci di nuovo tutti assieme come è sempre stato fatto ecome avviene in tutte le comunità, soprattutto nelle case di riposo.

La redazione

I funerali di Giuseppe Verdi.Il passaggio del corteo funebre il 30 gennaio 1901.

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Va Pensiero La Voce libera degli anziani musicisti di Casa VerdiAprile 2016

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Marco Infantino

E’ iniziato tutto per gioco, quandoancora di sicuro non pensavo a cosapotesse interessarmi realmente in

futuro. Passò qualche anno però, daquando iniziai a strimpellare le prime notesul pianoforte scordato di una mia zia, aquando decisi di dire ai miei genitori di se-guire il corso in Conservatorio.

Ora la musica fa parte della mia quoti-dianità. La musica è di casa: mia madre studiò pia-noforte per qualche anno e mio padre chitarra. Hoiniziato i miei studi di Pianoforte e Composizionea Messina, per proseguirli qui a Milano.Adesso stodedicando molto tempo allo studio e sto affron-tando i miei impegni di “gavetta”.

Da qualche anno frequento a Monreale i corsiestivi di paleografia e semiografia di musica rina-scimentale e di canto gregoriano: sono un appas-sionato di musica vocale e organistica. Gli studi diContrappunto, nella formazione di un Compositore,sono di primaria importanza: il suo studio dovrebbeessere quindi pane quotidiano per un musicista “infieri “. Questo però non accade più da diversi anni,o solo pochi docenti mostrano vera sensibilità perquesta disciplina. Da molti è superficialmente eti-chettata come una pratica austera, non ricono-scendo in essa la vera base su cui sviluppare unpensiero musicale in cui bisogna regolare parti au-tonome all’interno di una partitura. Non è assolu-tamente vero che quella del contrappunto è unastrada da non seguire perché porta a un binariomorto. Il contrappunto non è una vecchia disciplinaormai da abbandonare. Mi torna in mente una me-tafora con cui, già negli anni 50-60 del 1100, i no-stri Avi esprimevano una sorta di dipendenza, dirispetto dell’epoca moderna verso l’antica. Nel Me-talogicon, Giovanni di Salisbury ci dice, attri-buendo la paternità di tale pensiero al suo maestro

Bernardus Carnotensis: (dicebat Bernardus nosesse quasi nanos gigantium humerisinsidentes); possiamo, cioè, vedere piùlontano non per l’acutezza della no-stra vista o l’altezza del nostro corpo,ma perché siamo portati in alto dallagrandezza dei giganti.

La crescita di un musicista è, primadi tutto, legata alla conoscenza deigrandi del passato e delle grandi cose

del nostro passato. Come potrebbe un compositoreimbarcarsi nelle vie dell’estremo sperimentalismosenza riconoscersi come un “nano sulle spalle deigiganti”? E’ in questo senso che dovrebbero muo-versi i nostri docenti e nostri ministri dell’istru-zione, che di anno in anno preparano nuove riformeper i Conservatori di Musica italiani, logorandosempre più l’istituzione e i programmi di studio chein un passato ormai remoto erano ampiamente ap-prezzati e stimati. Dovrebbero tener conto dellegrandi cose che hanno reso prestigioso l’insegna-mento della musica in Italia. I primi mesi a Milano?

Sconvolgenti. Il ritmo di lavoro è frenetico e laqualità di avvenimenti da non perdere è impressio-nante. La mia terra, la Sicilia, non voglio abbando-narla e voglio portarla sempre con me nel cuore.Perché si scopre con la lontananza che questa terra,come la Jonia di Eraclito e Anassagora, è magica erichiama sempre coloro che le appartengono, comese esercitasse un diritto: la legge dell’appartenenza.

Per il momento mi interessa approfondire lo stu-dio della musica a 360 gradi (ammesso che sia pos-sibile), spaziando dallo studio pratico a quellocreativo, da quello estetico a quello storico, ed è perquesto che ancora non mi prefiggo un obbiettivoparticolare da raggiungere in un futuro più lontano.

Marco Infantino

RicordandotiNei giorni dolci della pace,Immenso Dio,mandami tutti gli angelied insegnami qualcosa.E tu, Serenità tanto invocata,donami l’Equilibrio della Saggezza;accompagnami con forza,aiutami a sorridere.Chiudere gli occhi e ricordarti.Chiudere gli occhi e parlarti.Chiudere gli occhi e poterti ascoltare.Chiudere gli occhi, pericolosamente pensando…senza affondare…

Paolo Cesare Ottaviani

Speranze

Forse quando uscirà questo giornalino, Gesù Bambino sarà giànato, ma io voglio sperare che quella atmosfera rimanga in noi,nel nostro cuore. Vorrei che tutti i politici di questo mondo,

ormai piccolo, capiscano che le guerre non servono, non migliorano,non insegnano.

Che i kamikaze non devono sentirsi eroi, sono solo poveri esserifrustrati e mentalmente malati, nessun Dio chiede ai propri fedeli attiscellerati! Fa’ che le Istituzioni del nostro Paese siano liberate da tuttii corrotti e condannati, che non ci siano più persone incapaci e di dub-bio valore a ricoprire posti di responsabilità. Come insegna il nostroPapa Francesco, i corrotti “dovranno rendere conto a Dio”. È duris-simo il monito che Papa Francesco ha rivolto ai 492 parlamentari ita-liani che hanno partecipato alla Messa mattutina celebrataeccezionalmente all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana: “Noalla corruzione, agli interessi di partito e ai dottori del dovere e ai se-polcri imbiancati”. Caro Gesù Bambino fa’ che il nostro pianeta tornia essere bello, pieno di piante, di fiori dai vari colori e di tutti gli ani-mali creati.

Che bello il cinguettio degli uccellini, lieto e festoso. Amo la li-bertà; la libertà di vagare per le strade, di godere vedendo un bel tra-monto, libertà che vuole dire non aver paura, qui è tutto tranquillo, quii bambini giocano spensierati e i loro gridolini ci danno tanta alle-gria. Fa’, caro Bambinello, che non si diventi come i robot, facci ri-tornare umani e non macchinette piene di bottoni. Guardiamociattorno godiamo di tutte le bellezze che la Natura ci elargisce, pren-diamo la vita in serenità, dimentichiamo le invidie e gelosie che sonocausa di tanti mali.

Su…Ti prego.Stefania Sina

Buon compleanno Emma -106 anni

Va’, pensiero, sull’ali diEmma: Va’, e reca au-guri, auguri infiniti…

Emma Giacone Martinotti ènata a Casale Monferrato il 20gennaio 1910.

Di famiglia contadina, da gio-vane lavora nei campi e nelle ri-saie come mondina. Si sposa e daquesto matrimonio avrà un figlio, Bruno, che di-venterà un apprezzatissimo musicista: flautista e di-rettore d’orchestra.

Emma seguirà con grande amore e passione lacarriera del figlio che purtroppo perderà nel pienodella maturità artistica per una malattia incurabile.

Nonostante siano passati tantis-simi anni dalla perdita di Bruno,Emma in questi numerosi anni dipermanenza a Casa Verdi ha sa-puto, con la sua semplicità, lasua dolcezza e la sua saggezza,farsi apprezzare ed amare datutti. Con i suoi 106 anni com-piuti ha conquistato il primato dilongevità degli Ospiti di CasaVerdi. Noi tutti, cara Emma, ti

vogliamo tanto bene, ti ammiriamo e ringraziamoper aver condiviso con noi gli anni della tua lun-ghissima vita.

Un pensiero per un amicoche non c’è più!

Viva Verdi! Viva Verdi!Questa è stata semprel’esclamazione che

Giancarlo Viganoni lanciavain tutte le manifestazioni diCasa Verdi. Così il nostro caroamico ci ha lasciato, andandovia in punta di piedi. Vi con-fesso che nello scrivere questobreve ricordo mi sento un po’in difficoltà, perché fra noic’erano sempre delle discus-sioni per chi vinceva o per-deva alle carte. 92 anni di età,certamente ricchi di ricordiche Giancarlo amava raccon-

tare a noi ospiti, con dovizia di particolari.Era un uomo buono e generoso. Ma quello che mi ha colpito di più

era tutto il bene che voleva ai suoi mille nipoti; che nominava in con-tinuazione. Ora tutto è silenzio. Arrivederci Giancarlo, e grazie diessere stato fra noi.

Giancarlo Viganoni

Emma Martinotti

DONNATieni sempre presente che la pelle fa le rugheI capelli diventano bianchiI giorni si trasformano in anni…Però ciò che è importante, non cambia,la tua forza e la tua convinzionenon hanno età.Il tuo spirito è a colla di qualsiasitela di ragno.Dietro ogni linea di arrivo c’è una lineadi partenza.Dietro ogni successo c’è una nuovadelusione.Fino a quando sei viva, sentiti viva.Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo

non vivere di foto ingiallite…Insisti, anche se tutti aspettanoche abbandoni.Non lasciare che si arrugginisca il ferro chec’è in te.Fai in modo che invece di compassioneti portino rispetto.Quando a causa degli anni non potraicorrere, cammina veloce.Quando non potrai camminare veloce,cammina.Quando non potrai camminareusa il bastone.Però, non trattenerti mai!!!

Madre Teresa di Calcutta

Va Pensiero La Voce libera degli anziani musicisti di Casa VerdiAprile 2016

Gli “Angeli” di Casa Verdi

Ho avuto modo di apprezzarel’impegno del personale sa-nitario della sezione R.S.A.

di Casa Verdi nei confronti degliOspiti e in particolare di miamamma, AgostinaAliprandi, vio-linista, per la loro sollecitudine,pazienza e disponibilità.

Negli ultimi 50 anni l’invec-chiamento della popolazione ita-liana è stato uno dei più rapiditra i Paesi maggiormente svi-luppati e si stima che nel 2050la quota di ultra65enni am-monterà al 35,9% della popo-lazione totale, con un’attesa di

vita media pari a 82,5 anni(79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne).

Avere cura delle persone anziane sarà sempre più un lavoro impe-gnativo, ma tra le mura di quella che Giuseppe Verdi aveva definito “lamia Opera più bella”, il personale medico, per gentilezza e professio-nalità potrà sempre fregiarsi del titolo di “Angeli” di Casa Verdi.

Marco Rossetti

Come sarebbe bellose fossimo...

Accoglienti,Benevoli,Cordiali,Delicati,Educati,Fiduciosi,Gentili,H… non c’è,Ilari,Lieti,Misericordiosi,Non noiosi,Onorati, Pazienti,Quieti,Ricettivi,Servizievoli,Tolleranti,Umili,Volonterosi,Zelanti, gli uni verso gli altri.

Vorrei ringraziare il nuovo Presidente nominatoda pochi mesi. Dopo un incontro con alcuniospiti, su nostra richiesta ha fatto prolungare il

servizio di fisioterapia e anche l’apertura della palestra.

Un grazie anche alla signora Rita, la nostra fisiote-rapista da molti anni, che ha aumentato le sue ore di la-voro e quindi è a disposizione degli ospiti della CasaAlbergo per più tempo, per questo tipo di ginnastica.

Michelina Barrey

Carnevale “Sempreverdi”

Agostina Aliprandi

Ma che belle mascherine!Siamo a CasaVerdi per il Car-

nevale 2016, uno dei mo-menti più belli per gliOspiti che hanno bisognoanche di ritrovarsi in alle-gria e serenità.

Il bel pomeriggio musi-cale è stato allietato dalla pre-senza del baritono ArmandoAriostini che ha duettato conil M° Giuseppe Catena, can-tando mirabilmente “O solemio”, “Voglio vivere così” e“Volare”.

Anche il M° Giuseppe Castellettisi è unito al gruppo musicale“Survivors” per molti brani chehanno r iscosso i l p lauso delpubblico.

Canti e balli per un bel Carne-vale che ha rallegrato i cuori ditutti.

La redazione

Sempre in febbraio, il M°Giuseppe Catena ha presen-tato il suo “Inno all’Amore”.

Con l'occasione gli è stata confe-rita una targa di riconoscimento allacarriera dal sindaco di Ramacca, suopaese natale, avvocato FrancescoZappalà...

Una bella festa a Casa Verdi inSuo onore!!!

La redazione

Un doveroso appunto

Tutte le mattine, dalla finestra della mia ca-mera, al terzo piano della Casa Verdi, chesi affaccia sulla piazza Buonarroti, osservo

la bella statua di Giuseppe Verdi che domina lapiazza, con la quale, si può dire, ho un “collo-quio” giornaliero. Devo purtroppo constatare cheil giardino che la circonda non è in buone condi-zioni anzi direi lasciato all’incuria. Tutti noi vor-remmo che Verdi avesse attorno a se delle belleaiuole fiorite, con siepi e piantine curate. Questoè il minimo per il nostro concittadino più illustreal mondo!Anche quando usciamo da Casa Verdi,le due aiuole poste davanti al portone d’ingresso,sono in completo stato di abbandono, dominano

le erbacceche ora hannosovrastato lepiante dellerose che untempo abbel-l i v a n o l eaiuole e l’in-gresso dellab e l l i s s im a

nostra Casa. Pensiamo che la “Civiltà” di unPaese si veda anche dalla cura dei propri monu-menti e giardini. Ci rivolgiamo, pertanto, a chiè addetto alla manutenzione, perché provveda inmerito. Restiamo in attesa di un riscontro.

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Inno all’Amoredel M° Giuseppe Catena

Progettografico

diMarco

Rossetti

Stefania Sina