un mondo da favola
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“Un mondo da favola” Favole scritte dagli alunni della classe I G
Docente referente: Prof.ssa Savina Gravante
Anno scolastico 2015-2016
Istituto Comprensivo “Moro- Pascoli”
Casagiove (CE) Dirigente Scolastico: Dott.ssa Teresa Luongo
Prefazione
L'origine delle favole si perde nella notte dei tempi.
Le popolazioni antiche, che non conoscevano la scrittura, utilizzavano il racconto orale per
trasmettere conoscenza e tradizioni di generazione in generazione.
Le favole, dunque, originariamente, non erano destinate all'educazione infantile, ma a dare
significato alla vita quotidiana, contribuendo alla trasmissione di insegnamenti e valori
considerati indispensabili per affrontare la vita.
Allora perché non provare ad utilizzare le favole far riflettere i nostri alunni, le generazioni del
futuro, sui grandi temi della diversità e dell’uguaglianza, della conoscenza, della condivisione,
dell’ importanza dell’operare insieme per il bene comune?
Il progetto di questo libretto è nato da queste riflessioni e ha subito suscitato grande interesse
da parte di tutti gli alunni coinvolti, che hanno partecipato con entusiasmo all’attività, con una
crescita non solo nell’ambito delle competenze disciplinari, ma soprattutto in sensibilità e
maturità personale.
Savina Gravante
Il piccolo Jack e i topolini
In una foresta, in mezzo ai pini, viveva una famiglia di scoiattoli volanti tra tante altre famiglie
uguali a loro.
Un giorno la foresta venne incendiata e la famigliola scappò in un bosco di querce. Questa
famiglia era composta da Jack, il figlioletto, uno scoiattolino piccolo e marroncino, Dalila, la
mamma, e Sergio, il papà, uno scoiattolo grande e grosso, con il pelo di un bellissimo colore
marrone scuro.
In questo bosco vivevano anche tanti topolini, e quando Jack provò a fare amicizia, il capo gli
disse:
- Tu non puoi stare con noi perché sei diverso; non guardarci, non toccarci e soprattutto
stai lontano dalle mie sorelline.
Quando Jack tornò a casa andò dritto a raccontarlo alla mamma.
- Mamma, i topolini mi hanno detto che non posso giocare con loro perché sono diverso-
disse Jack, piagnucolando.
- Non ti preoccupare- la mamma lo rassicurò-pian piano impareranno a conoscerti e col
tempo diventerete amici.
Il giorno dopo Jack guardava i topolini che giocavano. Ad un certo punto vide una volpe che
guardava le sorelline del capo e che sicuramente stava per tendere un agguato.
Senza pensarci due volte Jack si lanciò verso le piccole topine e le portò al sicuro, prima che la
volpe le prendesse.
Allora tutti i topolini fecero festa e il piccolo Jack non si sentì più escluso.
Giulia Del Greco
Azzurrina
Nel pollaio di una fattoria c’erano cinque galline, tutte belle e dai colori vivaci. Esse non
facevano che vantarsi delle loro piume variopinte e morbide. Solo una rimaneva sempre da
sola; il suo nome era Azzurrina, ma in realtà era di colore tutto nero ed era la più piccola tra
tutte le compagne del pollaio.
Un giorno, stanca di subire sempre le stesse angherie da parte delle altre galline decise di
parlarne.
-Basta!- disse loro con tono serio ma deciso-perché devo essere lasciata in disparte solo per il
mio colore?
Le altre non risposero.
Ma una notte una delle galline, che era andata a beccare semi nel giardino, rimase fuori dal
pollaio. Tutte dormivano, solo Azzurrina sentì che la poverina si lamentava, perché aveva
paura di essere mangiata da una volpe o da un lupo. Corse subito alla porta e la fece entrare.
L’altra gallina, felice di aver scampato un pericolo, la ringraziò e il giorno dopo raccontò alle
altre quello che era accaduto la notte precedente.
Da quel momento Azzurrina venne inclusa nei loro discorsi, giocavano e parlavano come se si
conoscessero da una vita.
Questa favola ci vuole insegnare che la diversità è un pregio. Non bisogna escludere
qualcuno solo perché ci appare diverso per qualche motivo, per esempio per l’aspetto
esteriore, per il colore degli occhi o dei capelli, o per un difetto fisico o per un modo di
fare che si discosta dal nostro. Bisogna imparare a conoscere gli altri per star bene con
loro.
Fatima Tavano
Le galline
Nella foresta nel cuore dell’Africa nera, tra leoni, elefanti e giraffe, arrivarono un giorno delle
galline.
Le piccole galline cercavano di ambientarsi in quella grande famiglia, ma tutti gli altri animali
le guardavano con disprezzo per la loro diversità.
Un giorno le galline, spazientite, dissero: “ Perché non volete che stiamo con voi?”
Il leone e gli altri animali non risposero, ignorandole completamente.
Dopo un po’ le galline ripeterono la domanda. Questa volta il leone, molto freddamente disse:
“ Perché non siete aggressive come noi, sapete solo razzolare e beccare e schiamazzare... noi e
voi non abbiamo nulla in comune!”
Al sentire queste parole, le galline, offese, dissero: “ se non gradite la nostra presenza, ce ne
andremo via.”
E subito prepararono le loro cose per partire.
Il leone, allora, chiamò a raccolta gli altri animali e parlò con loro chiedendo se pensavano
fosse il caso di tenere le galline con loro oppure no.
- Non appartengono al nostro ambiente- diceva il leopardo- dobbiamo cacciarle, o al
massimo ne faremo un solo boccone!
- Sono d’accordo con te- urlò la pantera- devono tornarsene al loro paese, noi non le
vogliamo!
- Ma avete visto che aspetto hanno? Sono brutte, per nulla aggraziate, e fanno un verso
ridicolo!- aggiunse la giraffa.
- Basta!- tuonò allora l’elefante- state dicendo un sacco di sciocchezze!- guardatevi un
po’ tutti... non vi accorgete che siamo tutti diversi? Tu giraffa hai un collo lunghissimo e
tu pantera sei tutta nera... per non parlare di te, leopardo, con quel mantello a chiazze!
Che dovrei dire io che ho due grandi orecchie e una lunga proboscide? Io lo so bene
cosa si prova ad essere emarginati per la propria diversità e non vi permetterò di
cacciar via le galline, che non vi hanno fatto niente.
Il leone, dall’alto di una rupe, ascoltava i discorsi tra gli abitanti della savana e, dopo aver
riflettuto sulle parole dell’elefante, con un grosso ruggito esclamò:
- Ascoltatemi bene, miei sudditi, Madre Natura ci ha messo al mondo creando tante
specie diverse. Ognuno di noi ha delle caratteristiche particolari e se vogliamo vivere
insieme dobbiamo rispettarci l’un l’altro. Questa è la legge fondamentale!- poi,
rivolgendosi alle galline- e voi, amiche, siete le benvenute.
Le galline ringraziarono felici, dicendo che avrebbero fatto del loro meglio per il bene della
comunità.
Dopo qualche mese arrivò la terribile stagione secca. Il soffice tappeto erboso non cresceva
più e gli animali non riuscivano a trovare niente da mangiare. Gli animali si indebolivano e a
stento riuscivano a sopravvivere. Solo le galline, abituate a beccare semi e chicchi piccolissimi,
riuscivano facilmente a procurarsi il cibo. Allora decisero di fare qualcosa per aiutare gli altri.
Iniziarono a produrre tante uova e invitarono gli altri animali a cibarsene. Così fecero e si
accorsero che, oltre ad essere squisite, erano anche molto energetiche.
In questo modo riuscirono a superare la terribile stagione secca. Ringraziarono le amiche
gallinelle per l’aiuto ricevuto e fecero festa all’arrivo delle prime piogge.
Questa favola vuole far capire che non bisogna mai disprezzare nessuno, anche se è
diverso da noi: la diversità è una ricchezza.
Rossi Marco
La diversità
Tanto tempo fa in un bosco c’erano tante farfalle colorate. Una fresca mattina sopra un filo d’erba
comparvero quattro bruchi affamati che continuavano a divorare tantissime foglioline verdi di
gelso. Dopo qualche giorno questi bruchi si trasformarono in bozzoli. Passò un po’ di tempo e quei
bozzoli grigiastri si aprirono e da dentro di essi uscirono tante farfalle variopinte, tra cui una di
colore grigio. Questa farfalla ,che non era come le altre, cercò di unirsi alle compagne, ma le altre
non la accettavano e pensavano solo a se stesse.
La povera farfalla bruna disse alle altre: “Ragazze, posso unirmi a voi?”
E le altre risposero : ‘’ No, non ti vogliamo ! Sei brutta!.
E la farfalla se ne andò sopra un fiore piangendo e dicendo: “Perché le altre non mi vogliono?
Forse perché sono brutta? Che colpa ho io di essere nata di questo colore?”
Questa farfalla si posava di fiore in fiore in cerca di nuove amiche . Mentre si trovava sull’ ultimo
fiore del prato, giallo come il girasole, trovò un’ altra farfalla di colore nero, che era molto triste e
la sentì sussurrare: “Le altre non mi vogliono perché sono brutta!”
Allora la farfalla le disse : “E’ capitata la stessa cosa anche a me!
“ Dici davvero?” Le rispose la farfalla bruna.
“Si, purtroppo... Vuoi essere tu mia amica?” le chiese la farfalla timidamente, sospirando.
E così le due farfalle volarono insieme di fiore in fiore per tutta la giornata.
La morale è che la diversità è una ricchezza.
Natale Flavia
Bianco tra i neri
Un giorno un orso bianco che viveva al polo nord decise di fare un viaggio.
Si mise in cammino e, dopo un paio di mesi, arrivò in un bosco che si trovava molto lontano da casa
sua.
Dopo un po’ vide spuntare qualcosa da un cespuglio, si avvicinò e vide un orso nero che
raccoglieva degli strani frutti e subito dopo scomparve dietro la radura.
Bianco si avvicinò e vide un villaggio di orsi neri.
Facendosi coraggio, entrò nel villaggio e si presentò a tutti gli orsi chiedendo amichevolmente:
- Potere ospitarmi, per favore? Vengo da molto lontano.
- Vattene, no!- risposero gli orsi-tu sei diverso, non ti vogliamo!
Mentre si allontanava triste e solo, riconobbe l’orso nero che aveva visto prima, quello che stava
raccogliendo i frutti.
Bianco di nascosto entrò di nuovo nel villaggio, deciso ad incontrare quell’orso nero, che sembrava
buono, aveva gli occhi dolci e profondi.
Gli si avvicinò e si presentarono.
- Io mi chiamo Bianco, tu?- disse timidamente .
- Il mio nome è Nero, molto piacere- rispose l’orso bruno con voce forte e vigorosa.
- Come posso fare a farmi accettare dagli altri orsi del tuo villaggio?- chiese allora Bianco.
- Devi farti conoscere meglio da tutti, capiranno che sei uguale a noi e ci distinguiamo solo
perché abbiamo il colore del pelo diverso. Prima o poi capiranno che la diversità è solo un
pregio, nient’altro di più- rispose molto saggiamente Nero.
- Grazie- concluse Bianco, sollevato dalle parole del suo nuovo amico.
Fu così che Bianco e Nero escogitarono un piano: Bianco partì di nuovo per il Polo Nord e Nero
trovò una scusa, approfittando del caldo torrido di quella stagione per portare gli altri orsi in zone
più fresche, più a nord, insomma. Si sarebbero incontrati a metà strada, con le due comunità di orsi
bianchi e neri.
Gli orsi neri capirono che, nonostante la diversità, avevano tante cose in comune.
Bianco e Nero diventarono grandi amici e i loro villaggi da quel momento vissero sempre in
armonia.
Morena Romolini
Guscio e senza guscio
Molto tempo fa in un ceppo ormai basso e da cui era caduta la corteccia c’ era una scuola di
chiocciole con lavagna , sedie, banchi e perfino una prof. Un giorno si aggiunse una lumaca e,
come sappiamo tutti noi, le lumache non hanno il guscio mentre le chiocciole sì. Le chiocciole,
che si sentivano superiori a lei, iniziarono a prenderla in giro:
-Chiocciola sgusciata- le dicevano, deridendola - Che ti è successo? Hai perso il guscio per
strada? -E tutti ridevano.
Il giorno seguente si aggiunse un’ altra lumaca. La più arrogante delle chiocciole disse:
-Ancora meglio, un altro pesce fritto da prendere in giro- e la lumaca scoppiò in un pianto
dirotto. Mentre piangeva arrivò la professoressa che chiese:
-Perché stai piangendo?-
- Chiocciola- rispose lei- Bob mi prende in giro. E la professoressa, sentendo questo, lo mise in
punizione.
Il giorno successivo Bob continuò a prenderle in giro e rideva così tanto che non sentì
arrivare la professoressa che gli diede una dura punizione. Intanto le altre chiocciole ormai
avevano socializzato, giocato e avevano invitato le nuove amiche lumache a mangiare a casa
loro; avevano scoperto così molte nuove cose.
Questa favola ci insegna che noi fuori siamo diversi ma dentro siamo uguali e la
diversità è una ricchezza perché si possono scoprire molte nuove cose.
Roberto Rossi
Balù, l’elefante dalla lunga proboscide
Tanto tempo fa nella savana viveva un elefante di nome Balù; sin da piccolino lui aveva un
difetto: era nato con una proboscide smisurata. Per il resto Balù era come gli altri, anche più
intelligente, ma per questa sua particolarità veniva sempre preso in giro ed emarginato dagli
altri animali e per questo motivo era sempre triste ed infelice.
Anche i leoncini figli di Rex, il leone della savana, lo prendevano in giro, chiamandolo “nasone”
ogni volta che lo vedevano. Balù si rifugiava nel suo nascondiglio segreto e piangeva.
Un giorno i leoncini, non ascoltando i suggerimenti della mamma Lea, uscirono a giocare e,
per sbaglio, caddero in un burrone molto profondo.
I leoncini gridavano “ Aiuto! Aiutateci!”. La mamma Lea, sentendo le urla, gridò a Rex: “Corri a
salvare i nostri cuccioli!”.
Rex si precipitò sull’orlo del burrone ma, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì ad afferrarli
perché erano troppo in basso.
Tutti gli animali si riunirono intorno al burrone, guardando impotenti i poveri cuccioli.
A quel punto Lea ebbe un’idea ed esclamò, rivolta agli elefanti: “ Dov’è Balù? È l’unico che può
salvarli. Immediatamente tutti gli animali andarono a cercare l’elefantino e infine lo trovarono
nel suo nascondiglio, triste e sconsolato.
Lea corse ad implorarlo: “Ti prego, salva i miei figli”
Subito Balù, accompagnato dagli altri animali, corse sull’orlo del burrone e, con la sua
lunghissima proboscide, riuscì ad afferrare ad uno ad uno tutti i cuccioli e a portarli in salvo.
Rex e Lea, commossi, abbracciarono i loro piccoli e dissero a Balù: “Non sappiamo come
ringraziarti per quello che hai fatto, chiedici qualsiasi cosa e la otterrai.”.
Balù rispose: “ Non ho bisogno di niente, l’unica cosa che desidero è di essere accettato e
rispettato da tutti.”.
Da quel giorno l’elefantino divenne un eroe, rispettato e amato da tutti gli animali e nessuno
fece più caso alla sua diversità.
La diversità è una ricchezza.
Andrea De Mizio
La tartaruga salva i pesci
Nelle profondità del Mar mediterraneo c’era una città di nome Atlantide, che era come le
nostre città, ma era sottomarina. Qui vivevano tantissimi pesci e nessuna altra specie vivente
era mai entrata a far parte di quella comunità.
Un giorno, però, arrivò lì una piccola tartaruga marina, che era bellissima, con un guscio
splendente, la quale, però, veniva trattata con ripugnanza per il suo aspetto diverso e
disprezzata da tutti.
La tartarughina cresceva e col tempo iniziò a stancarsi di essere trattata a quel modo, per cui
decisa di andare direttamente dal re e gli disse:
-io sarò pure diversa da voi, ma sono intelligente e ho il diritto di fare tutto ciò che fate voi.
Vorrei essere trattata con il rispetto dovuto ad ogni creatura che vive in questa splendida
valle.
Il re di Atlantide si innervosì e le rispose:
-tu non sei mai stata come noi, sei diversa! Come osi parlarmi in questo modo! sono io a fare le
leggi e in questo paese non hai diritti- e così la fece allontanare.
-Brutta tartaruga, è questo ciò che meriti!- le dicevano i pesci, deridendola.
Un giorno dei pescatori gettarono una rete in mare perché volevano catturare una gran
quantità di pesci. La tartaruga vide che molti abitanti di Atlantide erano ormai racchiusi nella
rete; la rete saliva e la povera tartaruga non sapeva cosa fare, si trovava di fronte a una scelta
difficile: lasciare i pesci al loro triste destino oppure salvarli.
Alla fine decise di salvarli, nuotò velocemente verso la rete e liberò i pesci mangiucchiando le
corde della terribile trappola. Purtroppo, però, alla fine lei non riuscì a mettersi in salvo
perché stremata, non ebbe più la forza di allontanarsi e rimase lì esanime.
Il re di Atlantide si rese conto del grande errore che aveva commesso e fece erigere una statua
in onore della tartaruga ed emanò una nuova legge che diceva:
“ La diversità è un pregio e tutti, di forma o colore diverso, possono vivere ad
Atlantide.”
Viviane Ferrante
L’uccellino e la colomba
Su un albero alto del bosco c’era un piccolo uccellino, che non sapeva volare, e una colomba
vanitosa.
L’uccellino, ammirando la bellezza della colomba e le sue ali bianche disse:
- Signora colomba, come fa ad essere così bella?
- Io sono bella dalla nascita- rispose la colomba- mentre tu sei brutto e goffo e lo sarai
per sempre.
L’uccellino era molto dispiaciuto per le parole della colomba ma ebbe la forza di risponderle:
- Siete un po’ troppo vanitosa e per questo resterete sola!
- Sta’ zitto, brutto uccellino! O ti butto giù!- urlò la colomba che si era risentita.
Dopo un po’ arrivò un cacciatore, che vide la colomba tra i rami dell’albero e puntò il suo
fucile contro di lei.
L’uccellino, accortosi di quanto stava per accadere decise di intervenire immediatamente per
salvare la colomba, cercò di battere le ali per avvisarla ma cadde dal ramo.
Nonostante la paura , il desiderio di aiutare chi era in difficoltà lo spinse a riprovare e, con
grande sforzo, iniziò a volare e si posò sul cappello del cacciatore. Prima che il cacciatore
sparasse il suo colpo mortale, l’uccellino, con uno scatto veloce e con le sue zampette
appuntite, accecò gli occhi dell’uomo e permise alla colomba di mettersi in salvo scappando
via.
L’uccellino raggiunse la colomba e le disse.
- Io sono brutto ma non sono egoista e presuntuoso.
- Hai ragione- rispose la colomba- ti ringrazio e ti voglio confessare un segreto.... io ho
imparato a volare dopo un allenamento di un mese, mentre tu ci hai messo solo venti
giorni! Sei in gamba, ragazzo. Ti ringrazio, mi hai insegnato che la diversità è una
ricchezza.
Antonio D’ Errico
La giraffa: eroe degli animali
Tanto tempo fa nella savana, un posto pieno di alberi, animali e piante, viveva una giraffa pesa
in giro da tutti gli altri animali per il suo collo lungo.
Proprio per questo motivo veniva sempre derisa e isolata da tutti.
- Che collo lungo.- Gli diceva la scimmia Monkey.
- Dove vai con questo collo lungo?-Gli diceva sempre il rinoceronte Rhino.
- Tutti i cuccioli della savana hanno paura di te.- continuava la zebra Zebra.
Tutto questo gli veniva detto da ogni animale ogni volta che provava a stare insieme a loro. Un
giorno il re degli animali, il leone, riunì tutti gli animali per un’ emergenza.
- Monkey si è ferita e non riesce a scendere dall’albero.- disse dall’alto della rupe.
- Cosa otterrà colui che lo salverà?- Dissero gli animali.
- -Colui che salverà Monkey avrà l’onore di diventare il mio assistente- spiegò con voce
profonda il re degli animali, agitando la sua folta criniera.
Tutti gli animali si recarono di corsa all’albero per salvare Monkey e per diventare assistente
del re. Per primo provò Rhino però senza successo, poi provò Zebra anche lei senza successo
.Volle provare la giraffa nonostante fosse in imbarazzo .
- AHAHAHAH , che ci provi a fare con quel collo lungo?!-disse Rhino.
Ma proprio grazie al collo lungo, la giraffa riuscì a salvare Monckey facendola aggrappare ad
essa, e come stabilito dal sovrano della savana, venne proclamata assistente del re e non fu più
derisa ma fu apprezzata da tutti. Era diventata l’eroe degli animali!
Mario Ferrajolo
Il povero uccellino
Un giorno, su una grande quercia nel bosco, si posò un uccello tutto colorato con grandi ali e
sfumature di rosa. Pian piano, giorno dopo giorno, costruì un nido molto grande, fatto di
mucchi di foglie e ramoscelli raccolti sulle rive del fiume.
Quest’uccello di nome Larry depose otto uova, e da queste uscirono dei bellissimi uccellini
tutti colorati. C’è chi era blu e verde, chi giallo e rosa con ali belle e vivaci, tranne un uovo con
dentro un uccello tutto nero e grigio.
Appena l’uovo si schiuse, iniziò ad essere insultato sia dalla mamma, che da i suoi fratelli. La
mamma diceva che era brutto, e diverso dagli altri e perciò non gli dimostrava affetto, ne gli
dava da mangiare.
Quest’uccello era sempre triste, isolato da tutti. Un giorno, la mamma lo mandò via da lei, in
una foresta vicino ad un ruscello, era tutto deserto, e il piccolo uccello non riusciva a
procurarsi del cibo, fino a quando un giorno dall’acqua usci una rana tutta verde, dai grandi
occhi neri e lucidi.
La rana, non insultò mai l’uccellino, anzi divennero ottimi amici.
La morale di questa favola è che la diversità è un bene, se uno è diverso dall’altro non
deve essere discriminato, anzi deve essere più che accettato.
Cristiano Camilla
I gufi e lo scoiattolo
In un bosco della Russia, precisamente a Mosca, su un pino pieno di foglie verdi imbiancate
dalla neve, c’era una piccola comunità di gufi. Avevano piume di vario colore, degli occhioni
grossi e gialli, degli artigli molto affilati e un becco molto robusto.
Una sera, mentre gli anziani parlavano tra loro, si avvicinò uno scoiattolo. La sua pelliccia era
folta e marrone, aveva occhietti piccoli, i dentoni da scoiattolo così detti proprio perché molto
grandi e sporgenti, e zampette veloci che gli permettevano di arrampicarsi facilmente anche
sugli alberi più alti.
I suoi occhi però sembravano molto tristi perché era solo e voleva degli amici, ma proprio non
ne trovava di scoiattoli in giro. Per questo motivo si era avvicinato ai gufi: voleva fare amicizia
ed essere accolto da loro nella loro bella comunità.
- Tu non potrai essere mai ammesso nella nostra comunità,- risposero i gufi- sei troppo
diverso da noi: sei debole, non sei un buon cacciatore come noi rapaci, non sei per nulla
acculturato, e oltretutto sembri ingenuo e lento!”.
Nel sentire tali parole il povero scoiattolo si rattristò e cercò di convincerli che la sua presenza
sarebbe stata utile anche a loro.
Ma i gufi, troppo pieni di sé e con grande arroganza lo mandarono via in malo modo.
Lo scoiattolo, però, non si arrese, tanto forte era il desiderio di stare insieme agli altri. Così
decise di dimostrare che non era poi tanto inferiore a loro, si cimentò nella caccia rincorrendo
i topi, e portandoli come cibo per i gufi. Era inverno inoltrato e la temperatura era scesa sotto
zero e per i gufi il dono dello scoiattolo fu veramente molto gradito; era stato davvero gentile
ad offrire loro cibo gratis ed aveva anche dimostrato di essere proprio in gamba. Così i gufi
accettarono lo scoiattolo nella loro comunità e lo trattarono come uno di loro.
Questa favola vuole far capire che la diversità è una ricchezza.
Pepe Luigi
La tigre bianca
Tanto tempo fa nella giungla viveva un branco di tigri. Un giorno nacque una piccola tigre, che
invece di avere un mantello giallo a strisce nere, era tutta bianca, con il pelo candido e
morbido come la neve. Il tempo passava in fretta e la tigre cresceva, ma a causa della sua
diversità veniva esclusa da tutti, era sempre sola e triste. Un giorno sentì un pappagallo
parlare di terre lontane, al di là del deserto e delle montagne, di posti dove faceva freddo e
dove il mondo era tutto bianco. “Sarà quello il posto da dove vengo io...”- pensò la tigre- “ “è lì
che devo tornare”. Fu così che nacque in lei il desiderio di partire e, invece di dedicarsi alla
caccia se ne andava in giro ad esplorare.
A tutti quelli che la rimproveravano rispondeva: “ Io non sono qui per cacciare, io voglio
conoscere il mondo”. Perciò fu convocata dal consiglio degli anziani e, poiché la
rimproveravano per il suo modo di fare, lei rispose “ Io non sono e non voglio essere come voi.
Accettatemi così come sono.”
Ma loro la imprigionarono, lanciandole pietre e dicendole brutte parole.
Un giorno, mentre il branco era a caccia, le si avvicinò un leopardo, che ebbe pietà di lei e la
liberò. Quando tornarono non la trovarono più ma non se ne preoccuparono più di tanto, si
divisero il bottino di caccia e se ne andarono a dormire.
Ma durante la notte un gruppo di bracconieri si avvicinò alla tana delle tigri, pronti a ucciderle
e a farle prigioniere, forse per qualche zoo o qualche circo in posti lontani.
Le tigri erano tutte addormentate, ignare del pericolo che correvano; solo la tigre bianca non
se ne era andata ma era rimasta lì vicino ad attendere il ritorno delle compagne, fiutando il
pericolo e l’odore umano. Fu lei a dare l’allarme e a svegliare le altre, che corsero via veloci in
salvo. Da quel momento la accolsero festose e la trattarono come una vera eroina.
Aveva dimostrato che la diversità non è un limite ma un valore per tutti.
Casertano Ciro Pio
Il cane e il gatto Un giorno in una casa, c'erano due animali: un gatto di nome Billy e un cane di nome Chak. Il
gatto era grasso ma molto agile, invece, il cane era ben pasciuto non agile come Billy. In questa
casa c'era una piccola cavità all'interno della quale c'erano tante ossa per il cane e tanti
croccantini per il gatto. I due animali cercavano di entrare in questa cavità ma non ci
riuscivano. Un giorno venne un topolino che voleva diventare amico dei due animali ma non
veniva accettato solo perché era più piccolo. Il topolino fece di tutto per entrare nel loro, ma
niente; il topo era disposto anche a fare da loro servitore ma non ci fu niente da fare. Il
topolino diceva sempre ai due animali: "Vi prego accettatemi anche se sono più piccolo!" .Poi i
due animali capirono che il topo, dato che era piccolo poteva entrare nella cavità, così
capirono che non c'era niente di male nell'essere più piccoli anzi si resero conto che così
potevano entrare da per tutto e potevano migliorare la loro vita. Così andarono dal topolino e
lo pregarono di entrare nel loro gruppo; il topolino accettò e andò subito nella stanza in cui
c'erano i croccanti e le ossa. Ad uno ad uno li passava ai suoi amici, dato che si poteva solo
entrare da una piccola cavità, e così li gustarono insieme. I tre animali divennero molto amici
ed il cane e il gatto capirono che "la diversità è un pregio".
Carbone Cosimo
La zebra e i cavalli
Una zebra fuggita da uno zoo si trovò un giorno vicino una fattoria.
Giada, la bambina che viveva nella casa rossa della fattoria, la trovò per caso, mentre stava
facendo una passeggiata da quelle parti.
Vide la zebra, le si avvicinò e la condusse nella sua fattoria, la fece vedere al nonno, che accettò
la sua presenza in famiglia. Era piccola e tenera e con tante strisce bianche e nere sul manto
morbidissimo. Giada le diede un nome un po’ strano: Fulmine.
La bambina fece mettere Fulmine nella stalla coi cavalli; la zebra voleva fare amicizia con loro
ma essi rispondevano: “Ma che cosa sei?”
“una zebra”- rispose lei. “E come ti chiami?”- chiesero i cavalli.
“ Fulmine!”
I cavalli con grande arroganza esclamarono “Fulmine!! Ah Ah! Non sei degna di questo nome!
Sei una zebra e si sa che le zebre sono meno veloci dei cavalli.”.
E Fulmine con gran tristezza si mise in un posticino all’angolo della stalla e cominciò a
dormire.
Il giorno seguente la zebra, ricordando le parole dei cavalli, decise di iniziare ad allenarsi.
Intanto in tutta la fattoria si era diffusa la notizia che nel paese si sarebbe tenuto un torneo.
La piccola Fulmine si fece coraggio e galoppò con grande energia per dimostrare a tutti che
era veloce abbastanza da partecipare e vincere il torneo.
Giada la notò e decise di farla partecipare.
Arrivò il giorno del torneo e Giada e Fulmine ce la misero tutta e riuscirono a vincere il primo
premio.
Da allora Fulmine fu accettata dai cavalli.
Mobiglia Flavia
Il valore dell’amicizia
Un giorno nella grandissima savana, piena di baobab e acacie ombrelliformi, gli animali
decisero di organizzare una corsa; subito si presentò fiero il ghepardo che disse: “ Io
partecipo! Anche se so di aver già vinto”.
A partecipare si presentarono anche una tartaruga, un elefante ed altri animali.
La corsa ebbe inizio il giorno dopo, all’alba. Tutti i partecipanti erano pronti. Quando iniziò la
gara il ghepardo partì velocissimo; dietro di lui c’era solo una gazzella, che non resistette a
lungo.
L’ippopotamo e l’elefante si tenevano testa per il terzo posto. La povera tartaruga era ultima.
Il ghepardo andava così veloce che non vide una grossa buca e ci cadde dentro, slogandosi una
caviglia.
Poco dopo arrivò la gazzella, che sentì i lamenti del ghepardo e, preoccupata, aspettò gli altri
per salvarlo.
Una volta arrivati, escogitarono un piano per portarlo su senza fargli del male, anche grazie
alla saggezza della tartaruga, che suggerì di utilizzare la lunga proboscide dell’elefante.
Una volta in salvo, il ghepardo li ringraziò dicendo: “ Grazie mille, mi accorgo solo adesso di
aver sbagliato a lasciarvi indietro, trascinato dalla foga.”
Allora gli animali, anche se lentamente, arrivarono al traguardo tutti insieme.
“Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andar lontano, vai in compagnia.
Andrea De Mizio
Favola con proverbio
Un giorno, in una foresta molto vasta, accadde che alcuni animali vollero organizzare una
caccia al tesoro. Si iscrissero in molti ma ne furono scelti solo quattro: una lepre, un elefante,
un corvo e uno scoiattolo. La lepre era molto testarda e convinta di saper fare tutto, invece,
l'elefante, il corvo e lo scoiattolo sapevano che non sarebbe stata facile, infatti, si allenarono
molto perché erano tutti e tre gentili ma si preoccupavano delle cose e questa non è una cosa
cattiva. Il giorno in cui avvenne questa caccia la tesoro, c'erano molti animali ad assistere alla
caccia.
BOoom! un colpo di sparo e la caccia iniziò.
Durante la caccia, ovviamente, ci furono degli ostacoli e la lepre ne superò quattro senza alcun
problema ed a un certo punto dato che non si era allenato si slogò una caviglia.I tre animali
partirono insieme perché volevano farlo in compagnia per unire le forze e vincere la gara.
Dato che loro erano più lenti impiegarono un po’ di tempo per arrivare all'ostacolo, dove la
lepre si slogò la caviglia e così disse ai tre animali "vi prego aiutatemi ! ".I tre ci pensarono un
po’ se aiutarlo o no ma decisero di no perché la lepre si era comportata male con loro ed
inoltre credeva di saper fare tutto ma a quanto pare non è così. I tre animali andarono fino in
fondo unendo le forze e solo così vinsero questa caccia al tesoro mentre la lepre era bloccata
al quarto ostacolo dato che si era slogata la caviglia. Inoltre questa favola ci vuole dire che non
bisogna essere come la lepre quindi di saper fare tutto, ma inoltre ci vuole dare un
insegnamento cioè " la morale" che appunto è "se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi
andar lontano vai in compagnia".
Cosimo Carbone
Alla ricerca dell’acqua
Nella savana africana, al primo battere del sole dell’estate gli animali, svegliatisi dal sonno
profondo andarono tutti a bere alla loro unica riserva d’acqua, ma non la trovarono.
Infatti qualche giorno prima avevano sentito l’odore degli uomini e avevano intuito che
sarebbe successo qualcosa.
Un animale da lontano disse: “Mi offro di andare a trovare un altro posto dove si trova acqua,
poi, visto che sono un giaguaro, tornerò in un istante.”.
Ma il capobranco rispose: “ No, non puoi andare da solo, porterai con te altri due animali;
l’Africa è troppo pericolosa per non nascondere pericoli! Ti affiderò due dei miei grandi amici,
l’ippopotamo e la lumaca.”.
I tre partirono per questo viaggio senza sapere dove li avrebbe portati e quali insidie
avrebbero dovuto affrontare. Il giaguaro andava velocissimo, invece gli altri due animali
procedevano più lenti. Ad un certo punto il giaguaro disse loro: “Siete solo d’intralcio per me”
Ma proprio in quel momento si ritrovò in una palude da cui non riusciva ad uscire. Immerso
nell’acqua senza saper nuotare, era terrorizzato. Ma subito l’ippopotamo prese per la gamba
l’amico e lo tirò fuori.
Poi incontrarono una pianura con una distesa fitta di erba tanto alta che non si riusciva a
vedere cosa ci fosse al di là e, per di più, piena di spine. La lumaca si fece coraggio e cominciò
a farsi strada tra i fili d’erba ed aiutando l’ippopotamo e il giaguaro, indicandogli la strada che
loro, animali grandi e grossi, dovevano percorrere per mettersi in salvo.
Finalmente trovarono una riserva d’acqua e il giaguaro ringraziò l’ippopotamo e la lumaca:
“Grazie, amici, senza di voi non ce l’avrei mai fatta! Ho imparato che non basta andare veloci...
se vuoi arrivare lontano devi farlo in compagnia!”.
Mobiglia Flavia
Il leone e la gazzella
Nella savana africana, dove il sole batte quasi da bruciarsi la pelle, c’era un leone molto
grande, robusto e intelligente.
Un giorno vide una gazzella inseguita da alcuni cacciatori inciampare in una zolla di terra
inaridita e indurita dal sole. La povera gazzella impaurita rivolse uno sguardo gentile ai
cacciatori come per implorarli di avere pietà di lei e lasciarla libera. I cacciatori, invece,
rimasero impassibili e le puntarono contro il fucile quando ad un tratto il leone, che aveva
visto tutto fece un ruggito e li fece scappare. La gazzella lo ringraziò.
Dopo qualche giorno la gazzella vide il leone in fin di vita perché stava morendo di sete e,
ricordando l’aiuto ricevuto, gli portò un secchio pieno d’acqua. Così diventarono grandi amici.
Questa favola vuole far capire che nonostante la diversità bisogna aiutarsi l’un l’altro.
Sepe Luigi
I due gruppi
Nella savana africana dove il sole batte sempre forte, l’ erba era diventata ormai gialla e faceva un
caldo tremendo, gli animali facevano fatica a trovare un luogo fresco dove riposarsi.
In questa savana c’erano due gruppi di animali : il gruppo delle tartarughe e il gruppo delle giraffe.
Il capo delle giraffe chiamò a raccolta i due gruppi di abitanti e chiese loro di fargli un favore.
Egli disse: “Voi tartarughe potete costruire un posto dove non batte il sole ?”.
E il gruppo di tartarughe andò a prendere i fili d’ erba più lunghi che trovavano. Queste tartarughe
lungo il loro tragitto incontrarono un lungo e largo fiume e per loro era un ostacolo perché loro
non sapevano nuotare . Una giraffa le vide e, per aiutarle ad attraversare il fiume, si distese tra una
sponda e l’ altra. Attraversato il fiume le tartarughe presero i fili d’erba più lunghi e tornarono dal
loro capo .
Egli disse: “Ottimo lavoro!”.
Subito le tartarughe iniziarono a costruire un grande letto di fili d’ erba . Dopo alcuni giorni
finirono questa specie di letto e il capo disse : “Grazie, ragazze! E’ proprio confortevole e fresco!”
A questo punto, anche le giraffe volevano fare la gara a chi era più veloce a costruire qualcosa. Una
di loro disse:’’ Compagne, ora mi serve il vostro aiuto.” E continuò a camminare fino a raggiungere
un campo di fili d’ erba lunghissima. Poi arrivarono anche le altre, la raggiunsero e la prima fece un
cappello con l’ erba e i rami, la seconda fece un ventaglio con l’ erba , i rami e i fiori e le ultime tre
fecero una tenda con fili d’ erba e i rami. Dopo mezz’ ora le giraffe tornarono dal capo portando
tutte le cose che avevano fatto: ventaglio , tenda e cappello. Il capo disse: “ Grazie a tutti per tutto
questo!”
Dopo aver festeggiato tutti insieme, si misero d’accordo per costruire un vero e proprio villaggio.
La morale è “Chi vuole correre veloce, va solo ma se vuoi andare lontano vai in compagnia!”.
Natale Flavia
La gara delle scimmie
Molto tempo fa in Africa c’erano tre tipi di scimmie: uno scimmione, una scimmia e un
babbuino, che era il più debole e lento tra i tre.
Un giorno decisero di fare una gara saltando da un albero a un altro.
Si diedero l’appuntamento e dissero: “tra tre giorni c’è la gara...”
“ No, meglio tra cinque...” “ facciamo così. Mhmh tra otto giorni gareggeremo, così avremo il
tempo di allenarci meglio”.
E tutti furono d’accordo.
Otto giorni dopo arrivarono la scimmia e lo scimmione che iniziarono a vantarsi della loro
abilità nella corsa. “io sono il più veloce!” no, io vado più veloce di te”.
“ Ma dov’è il babbuino?” “non so”- rispose la scimmia- “ andiamo a chiamarlo”.
Il babbuino non voleva più partecipare alla gara, convinto che tanto avrebbe perso. Allora la
scimmia gli disse: “ facciamolo andare da solo, tanto lui va veloce all’80%, io al 60% e tu al
40%; quindi se uniamo le nostre forze riusciamo ad arrivare più lontano”.
Il babbuino rispose che era d’accordo e si incamminarono. Iniziò la gara e lo scimmione era in
netto vantaggio; pensando ormai di essere il vincitore assoluto, con grande presunzione,
decise di fermarsi a fare un riposino e si addormentò per alcune ore. Fu così che, senza che se
ne accorgesse la scimmia e il babbuino lo superarono e arrivarono primi.
Allora lo scimmione disse : “ come avete fatto?”.
Loro risposero: “ tu sei voluto andare veloce , e sei andato da solo, noi siamo andati lontano,
ma in compagnia”.
“ E’ vero”- disse lo scimmione-“ per pensare solo a me sono stato arrogante e presuntuoso e a
causa della mia presunzione sono stato punito. Voi invece vi siete aiutati e avete evitato tutti
gli ostacoli. Per la prossima volta ho imparato la lezione”
Rossi Roberto
La gara
Nella savana molto grande con piante molto alte, un gruppo di animali un giorno decise di fare una
gara e il leone vinse e iniziò a dire che lui era il più veloce della savana e che tutti gli altri non erano
veloci come lui. Però una sera nella savana scoppiò un incendio e tutti gli animali dovettero andare
via da un’altra parte del mondo. Dopo lunghe ore di cammino ,il leone disse alla lumaca e alla
tartaruga di fare una gara e loro accettarono e iniziarono a correre sempre più veloce ma il leone
era avanti a loro. Mentre il leone correva a tutta velocità si trovò di fronte ad un lago e tanto che
correva non riuscì a fermarsi e vi cadde dentro. Invece la tartaruga e la lumaca visto che erano più
lente non andarono dentro al lago . Il leone era rimasto intrappolato e non riusciva a salire più,
perciò la tartaruga e la lumaca presero una corda e la buttarono in acqua e iniziarono a tirare e
dopo un po’ riuscirono a tirare il leone fuori dall’acqua e così il leone si pentì di avere detto tutte
quelle cose brutte su di loro. E così fecero pace e diventarono amici.
La morale di questa favola vuole farci capire “Se vuoi andare veloce, corri da solo ,se vuoi andare
lontano vai in compagnia.”
I tre leprotti
Un giorno, in un bellissimo bosco pieno di verde nacquero tre leprotti dal pelo morbidissimo
e lindo di colore giallastro: Kevin, il più forte e veloce, Rjan, un po’ meno forte ma piuttosto
agile, e infine Paul, il meno forte e più fragile.
Una mattina Kevin propose ai fratelli di fare una corsa per tutto il bosco; Rjan accettò subito
mentre Paul no e gli disse:
- Tutto il bosco?! Ma è troppo per me...-
- Rammollito!- rispose Kevin- tu sei una lepre, devi correre!- e lo costrinse a correre
Kevin e Rjan procedevano velocissimi e il piccolo leprotto rimasto indietro non li vide più e
tornò a casa.
Quando i due fratelli rientrarono a casa si fecero beffe di lui.
Una mattina i tre fratelli andarono a prendere l’acqua presso un ruscello, che si trovava a
grande distanza. Il fratello più forte e coraggioso li fermò e disse loro:
- Andate a casa! Questo è un lavoro per chi è veramente forte- e si incamminò da solo.
Intanto scese la sera e Kevin non ritornava; tutta la famigliola decise di andarlo a cercare.
Il piccolo Paul si avvicinò al fiume e vide il fratello aggrappato ad una roccia che chiedeva
aiuto. Non sapeva cosa fare ma non esitò a tuffarsi nel fiume con le sue poche forze e lo
salvò, portandolo a riva.
Kevin disse al fratello:
-scusami se ti ho giudicato male- e lo abbracciò felice.
La morale di questa favola è “ Se vuoi andar veloce, corri da solo, se vuoi andar
lontano, vai in compagnia”.
Viviane Ferrante
Il viaggio del ghepardo, dell’ippopotamo e del rinoceronte
Un giorno nella savana Africana c'era un gruppo di animali tra cui un ghepardo, un
ippopotamo e un rinoceronte.
Era una bella mattina, il sole era appena sorto quando i tre animali decisero di partire per
un lungo viaggio alla scoperta di nuovi posti. Essi si avviarono iniziando un lungo
cammino, ma la loro destinazione era il deserto del Sahara perché avevano tanto sentito
parlare di questo posto e desideravano visitarlo.
Mentre si stavano incamminando il ghepardo precisò che, essendo più veloce degli altri,
sarebbe andato avanti da solo, e iniziò a correre come una freccia, mentre gli altri due
animali rimasero dietro di lui.
Dopo un po’ essi videro che non riusciva più a fermarsi e che stava per cadere e
gridarono:" Stai attento stai per cadere". Il ghepardo non riuscendo a frenare si buttò per
terra e si ruppe un braccio.
A questo punto il ghepardo iniziò ad urlare:" Aiuto! aiuto! Mi sono rotto una zampa”.
L'ippopotamo e il rinoceronte corsero in suo aiuto; essi lo sollevarono e lo riportarono
dagli altri e tutti lo aiutarono. Un corvo dottore disse " Sono un dottore, lo aiuterò io" .
Il dottore vide che aveva una grande frattura e gli sistemò la zampa con le sue zampette
affilate e gliela fasciò con la tela. Egli tornò dai suoi compagni e disse " Grazie amici miei, vi
voglio bene".
La morale di questa favola è se vuoi andar lontano vai in compagnia.
Di Blasio Vittorio
Alla ricerca di un posto nuovo Un giorno, nella savana, all’ombra di un baobab, il re leone raggruppò tutti gli animali per dire
loro:
- Miei cari sudditi, la savana sta affrontando un lungo periodo di siccità per colpa della
diga costruita dall’uomo. Ho bisogno di un animale coraggioso che esplori le terre più
lontane e poi torni qui a dire dove ha trovato un posto abitabile.
Nessuno si fece avanti fino a quando non si sentì una voce.
- Io, io andrò!- era un ghepardo, a cui si affiancarono altre due voci.
- Noi due, andremo pure noi!-dissero un elegante e una giraffa.
Partirono e tutti quanti li salutarono.
Il ghepardo non era contento di stare con gli altri due perché era sicuro che avrebbero
rallentato la sua corsa, finché giunsero davanti ad un grandissimo lago; pensarono che il loro
viaggio fosse finito lì, ma quando l’elefante assaggiò l’acqua, si accorse che non era buona ed
era troppo tardi per tornare indietro, per cui dovevano proseguire il viaggio attraversando il
lago. Immergendosi, la giraffa e l’elefante toccavano il fondo, ma il ghepardo no. Allora
l’elefante mise il ghepardo sulla schiena e insieme attraversarono il lago.
- Sapete, ragazzi?-disse a quel punto il ghepardo- io pensavo che voi mi avreste
semplicemente ostacolato; invece se voi non ci foste stati non saremmo mai passati.
Dopo alcune ore trovarono un lago di acqua splendente e potabile, ombreggiato da tante
piante.
C’erano degli uccelli che passavano di lì e la giraffa chiese loro di avvisare il branco, che
stava morendo di sete, che loro erano riusciti a trovare l’acqua.
Sulla via del ritorno il ghepardo disse ai suoi due amici viaggiatori:
- Miei cari amici, all’inizio di questa avventura pensavo che mi sareste stati d’intralcio,
invece ora so che se fossi andato da solo non ce l’avrei mai fatta.
Se vuoi andare veloce come il vento, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai in compagnia.
Del Greco Giulia