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1 TIPOLOGIE DI PERSONALITÀ ED EMOZIONI PRIMARIE PREVALENTI Alessandro Norsa «…S'alzò fra loro l'eroe figlio d'Atreo, il molto potente Agamennone, infuriato; tremendamente i precordi, neri di bile intorno, erano gonfi, gli occhi parevano fuoco lampeggiante…» Iliade, I, 101-104 In questi pochi versi Omero descrive magistralmente i cambiamenti che avvengono nel corpo di Agamennone nel momento in cui il condottiero è in preda ad una violenta ira. Come Omero molti altri illustri scrittori hanno descritto gli effetti provocati da intense emozioni sul corpo, lasciando così trasparire dai loro versi la presenza di un forte legame tra ciò che, a seconda delle diverse epoche storiche, è stato chiamato anima, spirito, intelletto, o mente e il corpo. Del resto, senza necessariamente riferirsi a scrittori e poeti, è esperienza abbastanza comune per ognuno di noi quella di identificare le emozioni provate in base a sensazioni fisiche; così ci capiterà di sentire il cuore in gola o lo stomaco chiuso quando aspettiamo con ansia e un po' di timore il verificarsi di un evento tanto atteso, oppure impallidiremo e ci sembrerà di essere paralizzati dalla paura di fronte ad un evento spaventoso, oppure ancora arrossiremo e tremeremo di rabbia di fronte ad un grave torto subito. Riflettendo su queste ed altre analoghe esperienze, può risultare cosa scontata sostenere che il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici e quindi considerare del tutto logica la presenza di uno stretto legame tra mente e corpo o, ancor più, considerare del tutto scontata l'unità somato-psichica dell'uomo, unità che implica una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d'animo e, viceversa, una profonda influenza delle emozioni sul corpo e sul suo benessere, tanto da richiedere che qualsiasi malattia fisica venga indagata non solo da un punto di vista medico e psicologico, ma anche considerando l'aspetto emotivo che l'accompagna 1 . Si evidenzia quindi un’unità mente corpo che non si riduce alla continuità psicofisiologica nel senso dei meccanismi di interazione tra l’apparato psichico e quello somatico, o meglio alle basi fisiologiche sottostanti alle funzioni psicologiche, ma che si estende ai campi della psicosomatica, che è la connessione tra un disturbo somatico e la sua eziologia spesso di natura psicologica. Nella ricerca della continuità tra il corpo e la mente non possiamo dimenticare gli storici contributi scientifici in psico-fisica che hanno caratterizzato gli studi del XIX Sec., alla ricerca delle relazioni che esistono tra stimoli fisici definiti e misurabili (luminosi, tattili, acustici, ecc.) e la risposta intesa 1 Maino E., “Rapporto mente-corpo e benessere psico-fisico”, <www.benessere.com>. Consultato il 9/11/09.

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TIPOLOGIE DI PERSONALITÀ ED EMOZIONI PRIMARIE PREVALENTI

Alessandro Norsa

«…S'alzò fra loro l'eroe figlio d'Atreo, il moltopotente Agamennone, infuriato; tremendamente iprecordi, neri di bile intorno, erano gonfi, gli occhiparevano fuoco lampeggiante…»Iliade, I, 101-104

In questi pochi versi Omero descrive magistralmente i cambiamenti che avvengono nel corpo di

Agamennone nel momento in cui il condottiero è in preda ad una violenta ira. Come Omero molti

altri illustri scrittori hanno descritto gli effetti provocati da intense emozioni sul corpo, lasciando

così trasparire dai loro versi la presenza di un forte legame tra ciò che, a seconda delle diverse

epoche storiche, è stato chiamato anima, spirito, intelletto, o mente e il corpo.

Del resto, senza necessariamente riferirsi a scrittori e poeti, è esperienza abbastanza comune per

ognuno di noi quella di identificare le emozioni provate in base a sensazioni fisiche; così ci capiterà

di sentire il cuore in gola o lo stomaco chiuso quando aspettiamo con ansia e un po' di timore il

verificarsi di un evento tanto atteso, oppure impallidiremo e ci sembrerà di essere paralizzati dalla

paura di fronte ad un evento spaventoso, oppure ancora arrossiremo e tremeremo di rabbia di fronte

ad un grave torto subito.

Riflettendo su queste ed altre analoghe esperienze, può risultare cosa scontata sostenere che il

corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici e quindi considerare del tutto logica la presenza di uno

stretto legame tra mente e corpo o, ancor più, considerare del tutto scontata l'unità somato-psichica

dell'uomo, unità che implica una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d'animo e,

viceversa, una profonda influenza delle emozioni sul corpo e sul suo benessere, tanto da richiedere

che qualsiasi malattia fisica venga indagata non solo da un punto di vista medico e psicologico, ma

anche considerando l'aspetto emotivo che l'accompagna1.

Si evidenzia quindi un’unità mente corpo che non si riduce alla continuità psicofisiologica nel

senso dei meccanismi di interazione tra l’apparato psichico e quello somatico, o meglio alle basi

fisiologiche sottostanti alle funzioni psicologiche, ma che si estende ai campi della psicosomatica,

che è la connessione tra un disturbo somatico e la sua eziologia spesso di natura psicologica.

Nella ricerca della continuità tra il corpo e la mente non possiamo dimenticare gli storici contributi

scientifici in psico-fisica che hanno caratterizzato gli studi del XIX Sec., alla ricerca delle relazioni

che esistono tra stimoli fisici definiti e misurabili (luminosi, tattili, acustici, ecc.) e la risposta intesa

1 Maino E., “Rapporto mente-corpo e benessere psico-fisico”, <www.benessere.com>. Consultato il 9/11/09.

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come intensità percepita legata agli stimoli stessi; tantomeno possiamo trascurare i recenti lavori

sulla psiconeuroendocrinoimmunologia, che studia l’organismo umano nella sua interezza e nel suo

fondamentale rapporto con l’ambiente.

Come stavamo osservando prima di questa breve digressione sullo stato della ricerca in questo

ambito, le emozioni sono centrali nel rapporto mente-corpo poiché sono un fenomeno complesso,

che coinvolge tutto l'organismo, a partire dai nuclei più profondi del cervello.

Alcuni stimoli o stati interni, infatti, possono innescare frammenti emotivi, ma le emozioni, nella

loro globalità, rimandano a memorie custodite nei gangli della base, che rinviano ad esperienze

ricorrenti basate su simili contesti e legate a rinforzi positivi o negativi.

Si potrebbe quindi sostenere che l’emozione è uno stato centrale dell’organismo in cui si verificano

queste diverse componenti in forma innata, predeterminata. In questo senso esistono descrizioni

“psicoevolutive” di un nucleo di emozioni primitive.2

La caratteristica fondamentale delle emozioni, quindi, è che quelle di base, che sono Interesse,

Gioia, Tristezza, Disgusto, Sorpresa, Collera, Disprezzo, Paura, Vergogna, sono innate e universali:

questo venne ben descritto nella teoria differenziale delle emozioni di Izard3.

Due sono gli assunti principali di questo modello: il primo è che il bambino alla nascita possiede

alcune emozioni fondamentali, che sono innate, universali e precocemente differenziate attraverso

configurazioni facciali e vocali specifiche; il secondo è che le emozioni rappresentano forme di

organizzazione innate che motivano il comportamento e gli affetti e hanno funzioni adattive.

A partire dalla mia esperienza umana e clinica, l’evidenza che nell’individuo, già nel momento

della nascita, vi sia l’espressione di un’emozione rispetto le altre, o che questa si possa rafforzare

nel tempo mi sembra essere un dato piuttosto convincente. Nella mia pratica clinica è di quotidiana

esperienza che i pazienti si esprimano in questi termini: «mi ricordo che da piccolo provavo spesso

questa forte emozione, cosa che poi mi ha accompagnato per tutta la vita», oppure: «provai quel

giorno un’emozione così forte… che divenne per me un ricordo indelebile… non riesco più a

dimenticarlo… continua a condizionarmi la vita, continua a condizionarmi l’esistenza».

Dal mio punto di vista, l’espressione emotiva preminente potrebbe consolidarsi in virtù della

costituzione del temperamento; pertanto ogni persona sente principalmente le emozioni in linea con

il proprio tipo di carattere. Quindi, dato un certo temperamento, la persona è più facilitata a provare

un certo tipo di emozione e le esperienze della vita porterebbero, secondo questa teoria, a

2 Plutchik, R. (1983), “Emotions in early development: A psychoevolutionary approach”, in Plutchik R. & KellermanH. (Eds), Emotion: Theory, Research, and Experience, Vol. 2 (pp. 221-253), New York, Academic Press.3 Izard, C. E., & Malatesta, C. Z. (1987), “Perspectives on emotional development: Differential emotions theory ofearly emotional development”, in Osofsky J. D. (Ed), Handbook of infant development, New York, Wiley Interscience.

3

confermarla. Elencherò, dunque, otto tipi di personalità, di cui accennerò brevemente ad alcune

caratteristiche salienti4 e ne evidenzierò l’emozione di base prevalente.

Per sviluppare quest’ultima parte del lavoro prenderemo in considerazione la teoria di Robert

Plutckik in merito alle emozioni. In un suo studio del 19815 egli affermò che le emozioni sono una

sequenza complessa di eventi legati ad uno stimolo. Dall’incontro di otto emozioni primarie (paura,

sorpresa, tristezza, disgusto, rabbia, aspettativa, gioia, accettazione) scaturiscono otto sentimenti

(aggressività, ottimismo, amore, sottomissione, spavento, delusione, rimorso, disprezzo); nel

seguente grafico assocerò, dunque, le diverse tipologie psicologiche di personalità alle emozioni ed

ai consecutivi sentimenti prevalenti.6

4 I tipi psicologici a cui ci stiamo riferendo sono ampiamente descritti in: Norsa A, (2004), “Conosciamoci meglio. Unpercorso guidato alla conoscenza delle personalità”, Vicenza, Editrice Millennium.5 Plutchik. R, (1981) “Un linguaggio per le emozioni”, Psicologia contemporanea, 48, 29-36 (traduzione italiana).6 Questa teoria, che si basa su un modello evolutivo, prevede poco spazio per gli elementi cognitivi che altri ricercatorihanno sottolineato come molto importanti.Del resto, oltre ad essere per ora l'unica, nonostante le critiche mosse, a nostro avviso ha un alto grado di coerenza.

4

TIPO A

EMOZIONI PREVALENTI DEL TIPO A: le emozioni prevalenti del tipo A si possono ricondurre

alla sorpresa ed alla tristezza.

CARATTERISTICHE DEL TIPO A: questo tipo è particolarmente romantico, ed è dotato di

intuizione che prevalentemente viene generata da una identificazione emotiva con il soggetto:

possiede, infatti, capacità empatiche così elevate da comprendere le sfumature emotive

dell’interlocutore da un semplice cambiamento del tono di voce. L’aspetto di introversione del suo

carattere lo porta a rivolgere la propria attenzione, più che alle situazioni esterne, al mondo interno,

ad essere silenzioso, non appariscente, a non esprimersi oltre il necessario.

Il suo punto debole più evidente è la tendenza ad idealizzare il futuro e a non agire nel “qui ed ora”.

Se da un lato questa caratteristica non lo facilita nelle situazioni in cui, invece, è necessario avere

una certa destrezza e prontezza, la sua convinzione di essere autentico e diverso dagli altri lo porta

ad approssimarsi emotivamente alle altre persone.

Generalmente odia la routine ed ama tutto quello che è fuori dall’ordinario; pertanto è alla costante

ricerca di situazioni cariche di intensità emotiva, elemento che gli fa sentire la vita e le persone più

vere.

SENTIMENTO DEL TIPO A: il sentimento di delusione (dato dalla somma delle emozioni di

sorpresa e tristezza) si può definire come lo stato d'animo di tristezza provocato dalla constatazione

che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà. Nasce spesso da una

decadenza di una precedente condizione illusoria.

A tal proposito Mena Boccia disse: «Quando viviamo di false speranze, vediamo spesso molte

delusioni che ci bussano la porta...».

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TIPO B

EMOZIONI DEL TIPO B: le emozioni prevalenti del tipo B si possono ricondurre alla paura e alla

sorpresa.

CARATTERISTICHE DEL TIPO B: in questa tipologia è tipica la cecità di fronte alla concretezza

delle cose, ma ha una spiccata sensibilità nei confronti della profondità, fino a cogliere aspetti del

mondo archetipico, confinato a livello dell’inconscio collettivo. La forte componente di

introversione di questo “tipo” lo porta ad ignorare molti aspetti della realtà che lo circonda ed a

concentrarsi quasi esclusivamente sulla propria interiorità. È tale la sua noncuranza nei confronti

del mondo esterno, che, non solo si lascia sfuggire le cose più evidenti, ma spesso travisa i fatti;

pertanto analizza il comportamento di chi lo circonda in quanto ha paura di essere manipolato o

imbrogliato

Nelle grosse decisioni, si affida a qualcuno che reputa “autorità”, poiché ha paura a prenderle da

solo, ma allo stesso momento, e in modo contraddittorio, concede la fiducia molto difficilmente.

Per le aziende e per i partner può essere una risorse, grazie alla sua totale lealtà.

SENTIMENTO DEL TIPO B: ciò che caratterizza la vita del tipo B è il sentimento di spavento

(dato dalla commistione dei sentimenti di paura e sorpresa). In queste persone pare che questo

sentimento, così radicato nel loro ricordo, pervada ogni loro azione ed ogni pensiero, e che le

risposte agli stimoli ne siano condizionate.

A tal proposito, una frase che ci fa intendere la drammaticità del sentimento è: «Meglio una fine

spaventosa che uno spavento senza fine».

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TIPO C

EMOZIONI DEL TIPO C: le emozioni prevalenti del tipo C sono paura ed accettazione.

CARATTERISTICHE DEL TIPO C: egli elegge degli ideali di perfezione che preserva da attacchi

esterni; per questo motivo tende ad essere intollerante e giudicante verso chi non li condivide

(pensa di avere sempre ragione).

Tende verso la perfezione ed evita tutto quello che è imperfetto: alcune emozioni sono giudicate

negative e per questo motivo represse (ad esempio rabbia, ira, collera). Egli non agisce dunque in

nome di ideali astratti, ma ponendo sempre l’enfasi sulla realtà concreta. Ogni sua azione è il

risultato di un’attenta e scrupolosa analisi dei fatti; per questa ragione riesce a conferire un ordine

chiarificatore anche a quelle situazioni che possono mettere altri soggetti in seria difficoltà.

La pianificazione a lungo termine è preferita a discapito di quella a breve termine, in quanto gli

permette di fare le “cose perfette”. Per esprimere l’energia emotiva repressa sposa degli ideali per

cui lottare (è un pretesto logico per manifestare le emozioni imperfette).

Ama il rispetto per le regole e desidera che anche gli altri le osservino; ha un’immagine di se stesso

di persona onesta e la propensione alla perfezione lo spinge a migliorasi sempre di più. Egli teme la

solitudine, perché il silenzio interiore che la caratterizza farebbe emergere prepotentemente tutti i

sentimenti inespressi e lo costringerebbe a rivalutare tutta la sua esistenza.

SENTIMENTO DEL TIPO C: è la sottomissione (che è il risultato delle emozioni di paura ed

accettazione), che è vissuta dalla persona come uno stato di umiliante inferiorità.

In merito alla sottomissione Max Stirner scriveva: «Chi, per rimanere padrone di ciò che possiede,

deve contare sulla mancanza di volontà di altri, è una cosa fatta da questi altri, così come il padrone

è una cosa fatta dal servo. Se venisse meno la sottomissione. il padrone cesserebbe d'essere».

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TIPO D

EMOZIONI DEL TIPO D: le emozioni prevalenti del tipo D sono il disgusto e la collera.

CARATTERISTICHE DEL TIPO D: tende alla leadership: per questa tipologia di personalità la

giustizia è vissuta in maniera soggettiva (impone le sue leggi), ama controllare persone/situazioni,

ed è estremamente possessivo. È generalmente un attento osservatore della realtà esterna e la

percepisce in modo estremamente dettagliato. Ogni sua attività, sia essa di natura pratica o

conoscitiva, è dunque improntata alla concretezza e al vaglio scrupoloso dei fatti.

È preda di presentimenti negativi, premonizioni melanconiche e sospetti oscuri, dei quali non

comprende l’origine. Non tollera essere controllato.

SENTIMENTO DEL TIPO D: il sentimento di disprezzo (determinato dalla congiunzione delle

emozioni di disgusto e collera) è avvertito come una necessità di manifestare apertamente

atteggiamenti di commiserazione o svalutazione di persone ritenute indegne o inferiori.

Per esprimere questo sentimento Benjamin Franklin diceva: «L'orgoglio che si pasce di vanità

finisce nel disprezzo».

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TIPO E

EMOZIONI DEL TIPO E: la sua dinamica principale è divenire indispensabile agli altri in modo

da sentirsi amato.

CARATTERISTICHE DEL TIPO E: quando si relaziona con gli altri, la sua attenzione è

focalizzata sul ricercare conferme di affetto («gli piaccio?»); per ricevere queste conferme, tende a

sedurre in maniera inconsapevole.

Per questa ragione fa amicizia con molta facilità e riesce ad ottenere dagli altri tutto ciò che vuole.

Comunque il suo bisogno del consenso altrui lo induce a circondarsi di amicizie socialmente

approvate.

La sua compagnia risulta sempre molto piacevole e l’atmosfera che sa creare è particolarmente

accogliente. Poiché entra facilmente in empatia con le altre persone, si sacrifica volentieri per loro,

soprattutto nelle situazioni di bisogno; ne avverte le necessità e agisce di conseguenza, senza

aspettare una richiesta esplicita. Quando conosce qualcuno tende a stabilire immediatamente

amicizia senza pensare ad eventuali inganni. Potrebbe arrivare ad ottenere in maniera indiretta,

compiacendo chi può manifestare i suoi desideri.

SENTIMENTO DEL TIPO E: è amore (determinato dalla congiunzione di accettazione e gioia).

Per queste persone il sentimento amoroso non è esclusivamente dedicato ad un’unica persona, è un

modo di stare. Anche nel linguaggio si ritroveranno spesso ad utilizzare frasi del tipo: «io amo

fare…», oppure «io amo questo tipo di cose». Questo sentimento porta le persone di tipo E alla

ricerca della felicità, godimento dei sensi e benessere.

Un Autore che ben espresse questo sentimento fu Gesualdo Bufalino, che scrisse: «L'amore: un

sentimento inventato: ciò che conta è il gioco della seduzione, il rituale di piacere a qualcuno».

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TIPO F

EMOZIONI DEL TIPO F: le emozioni prevalenti del tipo F sono tristezza e disgusto.

CARATTERISTICHE DEL TIPO F: tende a prediligere l’osservazione piuttosto che agire: vive in

un mondo mentale e non reale, generalmente legge moltissimo e il suo sogno è l’onniscienza. Il

presupposto fondamentale di questo tipo è che la conoscenza non parta dai fatti, bensì dalle idee.

Egli dunque non cerca di mettere ordine tra gli oggetti della realtà esterna per arrivare a

comprenderla, ma tra i suoi pensieri. È l’atteggiamento del filosofo, che basa la sua conoscenza del

mondo sui principi che lo governano e, partendo da essi, costruisce le sue teorie.

Il sapere è l’elemento che motiva la maggior parte delle sue azioni (Sapere = Potere). Si costruisce

un’idea della realtà a partire dall’esperienza indiretta, filtrata dagli scritti altrui, o con la razionalità.

Evita l’emotività, pertanto predilige le distanze nelle relazioni e non ama gli individui troppo

invadenti (ama la privacy).

Tende ad avere un forte riferimento interno (ascolta solo se stesso) e filtra la realtà; nonostante sia

dotato di un forte potere intellettuale (il sapere), non ama condividere quanto sa con gli altri.

SENTIMENTO DEL TIPO F: il rimorso, che nasce dall’unione della tristezza e dal disgusto, è il

sentimento più facilmente provato da questo tipo di personalità.

Il rimorso è la consapevolezza tormentosa di aver compiuto qualche cosa di sbagliato, anche se nel

caso del tipo F sarebbe più appropriato parlare di rimpianto, cioè dalla coscienza di non aver agito

quando sarebbe stato meglio farlo.

Edward George Bulwer del rimorso disse: «Il rimorso è come vedere il cielo dall'inferno».

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TIPO G

EMOZIONI DEL TIPO G: le emozioni prevalenti del tipo G sono aspettativa e gioia.

CARATTERISTICHE DEL TIPO G: il tipo G ama la spensieratezza, è alla costante ricerca di

esperienze diverse, tende ad essere iper-attivo e, se bloccato, entra in crisi.

Questa tipologia ha una predisposizione naturale ad osservare con attenzione tutto ciò che lo

circonda, fin nei minimi particolari. Ogni singolo dettaglio viene poi “assorbito” e rielaborato

interiormente in modo estremamente rapido, anche se in superficie non traspare nulla di questa

attività interiore. Ecco perché tali soggetti appaiono spesso eccessivamente lenti e privi di reazioni,

mentre la loro rielaborazione interiore dei fatti esterni è sempre molto vivace.

Poiché focalizzano totalmente la loro attenzione sulla realtà concreta che li circonda, non hanno la

capacità di programmare il futuro e si comportano come se le cose non dovessero mai cambiare.

La “libertà” è il motore delle loro azioni; iniziano molte cose, ma ne terminano molto poche.

SENTIMENTO DEL TIPO G: l’ottimismo (che deriva dall’unione dell’aspettativa e della gioia) è

la pietanza saporita di cui questo tipo è ghiotto.

Il tipo G vede il bicchiere sempre mezzo pieno, ben sintetizzato dal pensiero «qualunque cosa

accada va sempre meglio di come sarebbe andata se fosse andata peggio».

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TIPO H

EMOZIONI PREVALENTI DEL TIPO H: le emozioni prevalenti del tipo H sono la collera e

l’aspettativa.

CARATTERISTICHE DEL TIPO H: il tipo H ama essere sempre in movimento e non avere

“buchi” tra gli impegni durante il giorno; tende ad avere una mentalità positiva in quanto proietta

all’esterno un’immagine positiva.

Ciò che lo caratterizza principalmente è la sua capacità di prevedere gli sviluppi futuri di una

determinata situazione. La sua intuizione non si basa su fatti direttamente osservabili, ma su

sensazioni che provengono dall’inconscio. Per questa ragione, non si pone di fronte alla realtà in

modo analitico. Il suo atteggiamento è determinato a voler raggiungere il successo a tutti i costi: la

parola fallimento tende a spaventarlo: per questo motivo accetta solo le sfide dove sa di poter

raggiungere il miglior risultato possibile.

Si concentra sugli obiettivi disinserendo ogni tipo di pensiero negativo, sopprime i suoi valori per

incarnare quelli sociali che possono garantirgli riconoscimento (tradizionalista).

L’iperattività è lo strumento che gli permette di “stordire” la sua parte emotiva evitando di mettersi

in discussione.

SENTIMENTO DEL TIPO H: l’aggressività (che deriva dalla somma della collera e

dell’aspettativa) è caratterizzata da una propensione energetica volta alla sfida e alle reazioni

violente.

A tal proposito Mahatma Gandhi pensava che «L'assenza di paura non significa arroganza o

aggressività. Quest'ultima è in se stessa un segno di paura. L'assenza di paura presuppone la calma

e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio».

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RAPPORTO TRA EMOZIONI E SALUTE

È fatto ormai noto che l’espressione delle emozioni fa bene alla salute, ma non è sufficiente. È

necessario anche rendersi conto di quello che sta succedendo.

L’essere capaci di vivere l’emozione comporta il vivere l’esperienza a livello consapevole, nel

momento in cui si manifesta, ma soprattutto tollerarne la presenza per un momento sufficiente a

riconoscerla.

L’analisi della situazione è utile per osservare il contesto, i comportamenti propri ed altrui,

permette di imparare a modulare i propri stati d’animo, individuando e modificando eventuali

pensieri irrazionali o disfunzionali.

L’analisi della situazione allena all’osservazione e diviene un passaggio indispensabile anche per

mettere in atto quelle misure protettive, correttive ed adattive che permettono di tutelarci dal

disagio e dallo stress, attraverso il cambiamento di stili di pensiero disfunzionali e l’introduzione di

soluzioni alternative.

CONCLUSIONE

In conclusione, se è vera l’ipotesi che ci possa essere una propensione innata ad assumere più

facilmente un’emozione, poiché in linea con un determinato carattere, è altrettanto realistica la

possibilità del modificare la risposta alla condizione emotiva se v’è un sufficiente allenamento

all’ascolto ed alla comprensione dell’evento che l’ha determinata, ed alla possibilità di discernere il

comportamento più adeguato ulteriore a quello istintivo.

BIBLIOGRAFIA

1) Izard, C. E., & Malatesta, C. Z. (1987), “Perspectives on emotional development: Differential

emotions theory of early emotional development”, in Osofsky J. D. (Ed), Handbook of infant

development, New York, Wiley Interscience.

2) Maino E., “Rapporto mente-corpo e benessere psico-fisico”, <www.benessere.com>.

Consultato il 9/11/09.

3) Norsa A. (2007), “Il Teatro delle Emozioni”, Catalogo Mostra d’Arte Galleria Massella,

Vicenza, Editrice Millennium.

4) Norsa A., (2004), “Conosciamoci meglio. Un percorso guidato alla conoscenza delle

personalità”, Vicenza, Editrice Millennium.

5) Plutchik, R. (1983), “Emotions in early development: A psychoevolutionary approach”, in

Plutchik R. & Kellerman H. (Eds), Emotion: Theory, Research, and Experience, Vol. 2 (pp.

221-253), New York, Academic Press.

13

6) Plutchik. R, (1981), “Un linguaggio per le emozioni”, Psicologia contemporanea, 48, 29-36

(traduzione italiana).

IMMAGINI

1) Tiziano Trivella (2006), <www.lemieclassi.it>.

2) Alessandro Norsa, “Disperazione”, 2007, olio su tela, cm 100 x 120.

3) Alessandro Norsa, “Susto”, 2007, olio su tela, cm 100 x 120.

4) Alessandro Norsa, “T’imploro”, 2007, olio su tela, cm 100 x 120.

5) Alessandro Norsa, 2007, “Pensiero introverso e sensazione estroversa”, olio su tela, cm 80 x

120.

6) Alessandro Norsa, 2007, “Il sospiro prima del bacio”, olio su tela, cm 100 x 120.

7) Alessandro Norsa, 2007, “Emozioni attraverso il vetro”, olio su tela, cm 100 x 120.

8) Alessandro Norsa, 2007, “Gioia”, olio su tela, cm 80 x 120.

9) Alessandro Norsa, 2007, “Cyrano”, olio su tela, cm 100 x 150.