sociolinguistica a (a.a. 2017-18, univ. pavia)€¦ · 2. il lavoro del sl 3. le nozioni di base/1...
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Il corso fino ad ora…
1. Definizione di SL
2. Il lavoro del SL
3. Le nozioni di base/1
4. Le nozioni di base/2
5. Lingue d’Italia
6. Minoranze linguistiche
7. Multilinguismo e contatto
8. La SL laboviana
9. Altre chiavi interpretative
10. Il mutamento linguistico
2
11. La sociofonetica
12. Sociofonetica in Italia/1
13. Sociofonetica in Italia/2
14. Sociolinguistica storica
15. Le variabili SL in
prospettiva storica
16. Applicazioni della SL
storica
17. La socio-pragmatica
18. Conclusioni
Lezione 15
O Le variabili in SL storica O La rappresentatività delle categorie
O Variabili fonologiche & ortografiche
O La fonte del “dato”: formale/informale
O Caso di studio: lettere private e diari
Riferimenti bibliografici: -
Approfondimenti: Adams, J. N., M. Janse & S. Swain (2003) Biligualism in Ancient Society. Language Contact and the Written Word, Oxford: Oxford University Press; Cotugno, F. (2015), La I longa nel corpus Vindolandese, “Studi e saggi linguistici” 53.2, 189-206; Elspaß, S. (2012) ‘The use of Private Letters and diaries in Sociolinguistic Investigation’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.), The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 156-169; Nevalainen, T. & Raumolin-Brunberg, H. (2012) ‘Historical Sociolinguistics: Origins, Motivations, and Paradigms’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 22-40; Rutten, G., R. Vosters & W. Vandenbussche, K. (eds.) (2014), Norms and usage in language history, 1600-1900. A historical-sociolinguistic and comparative perspective, Advances in Historical Sociolinguistics, 3, Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins.
Le variabili ortografiche O La HS lavora su testi scritti
O Le sue prime variabili sono di tipo ortografico
O Variabili fonetico-fonologiche possono essere desunte SOLO tramite l’ortografia
O L’ortografia può essere facilmente influenzabile da fattori esterni
O Variabile diatecnica O con cosa scrivo?
O Variabile diafasica O in che contesto scrivo?
O Language policy/planning O riforme ortografiche
O Imposizione di alfabeti
Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre
(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.
Esempi di ortografie
Corsiva latina (maiuscola corsiva)
Canonizzata tra I a.C. e I d.C.
Usata ancora per tutto Medioevo
Kurrent:
Scrittura
tedesca
basata
sulla gotica
(18°-
19°sec.)
Le variabili ortografiche O La storia dell’ortografia è una storia di variazione tra forme alternative
O Le varianti ortografiche possono essere divise in base alla loro funzione rispetto ai diversi assi di variazione SL
O Diacronico
O Emergere o imposizione di nuove varianti ortografiche
O Diatopico
O Legate a diverse pronunce regionali (spesso se la ‘norma’ no né chiara, presente o diffusa)
O Possono mostrare tratti di ‘accomodamento’ verso l’interlocutore (es. usare l’alfabeto occidentale invece dei kana)
O Diafasico
O In dipendenza dalla velocità di scrittura
O La scelta di una variante può dipendere anche dall’attenzione (legata anche all’interlocutore)
O Diastratico
O Tipo di educazione, età di acquisizione della scrittura, continuità nell’uso della scrittura
O Situazionale (variabile introdotta da Rutkowska & Rössler 2012)
O È una variabile diafasica legata alla situazione contestuale
O Es. CMC è più ‘libera’ anche in questo senso, la scrittura legale no
O Estetico
O Lo sviluppo di particolari forme delle lettere (lettering) è legato a fattori puramente estetici
O Anche l’accostamento di particolari grafi può seguire canoni estetici (anche a costo di fare errori)
Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre
(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.
Le variabili ortografiche in HS O Usate specialmente nei ms. medioevali
O Per vedere la variazione diatopica (sia quantitativamente che qualitativamente)
O Per vedere (indirettamente!) la pronuncia di alcune popolazione
O La scrittura o le varianti ortografiche possono essere anche usate per ‘riconoscere’ uno scriba o uno scrittore di cui non abbiamo notizie altrimenti
O Attenzione ad evitare la circolarità esplicativa!
O Le variabili ortografiche possono aiutarci a vedere il rapporto tra norma e uso
O Come la norma è stata recepita (e quando!)
O Se e in che contesti avviene un discostamento dalla norma
O Se e in che misura riforme ortografiche hanno attecchito
Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre
(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.
Problemi nello studio delle variabili ortografiche
O Riuscire a leggere la scrittura manuale (con quella a stampa è diverso) O Grandissima variazione individuale e situazionale
O Necessarie competenze paleografiche (e in qualche caso papirologiche)
O Trovare un sistema di trascrizione (e annotazione) che tenga conto della variazione O Spesso non è la prima variabile di un corpus SL
O Difficile (all’inizio) distinguere tra variazione vera e propria e idiosincrasia o hapax
O La punteggiatura come viene inclusa nell’annotazione?
O Le abbreviazioni come devono essere annotate?
O Text Encoding Initiative (TEI)
http://www.tei-c.org/Activities/SIG/TEI_for_Linguists/
Le variabili grammaticali O Una variabile deve avere almeno 2 varianti
O L’uso delle varianti è legato alla co-occorrenza di fattori interni (linguistici) e di fattori esterni (sociali, tra cui anche prestigio ed estetica)
O Il primo problema è classificare le variabili grammaticali che vogliamo studiare O Livello di grammatica
fonologia > morfo-fonologia > morfologia > morfo-sintassi > sintassi
O Tipo di varianti O Paradigmatiche ‘semplice’: due forme alternative
es. ‘ho mangiato’ vs. ‘sono mangiato’
O Paradigmatiche complesse (sintattiche): non è una alternanza di elementi ma una diversa combinazione di elementi
es. That I will [faithfully] execute [the office of president] vs. that I will execute [faithfully] [the office of president]
O Sintagmatiche: le varianti possono essere sia alternative sia co-occorrenti creando quindi forme nuove
Anita, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The
Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.
Problema: chi detta la norma? O Gruppi di esperti storicamente costruiscono un apparato
normativo di una lingua O Questo apparato normativo può mutare nel tempo (riforme, politica linguistica)
O La maggior parte degli utenti era (ed è) spesso esclusa da discussioni teoriche sulla
norma e dall’accettazione di riforme della norma
O Il problema in HS è riuscire a stabilire quanto la norma fosse
diffusa nella CL o nel gruppo che studiamo
O Spesso i testi ‘normativi’ utilizzati erano più orientati all’uso
pratico che a quello normativo
O Es. modelli di scrittura della lettera
O Interessanti dal punto di vista meta-linguistico
O Non aiutano però molto a ricostruire la norma o gli aspetti
sanzionati/sanzionabili
Anita, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The
Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.
Come studiare la variazione grammaticale
O Auer & Voeste (2012: 259-260) parlano di 3 tipi di analisi delle variabili grammaticali
O Intra-testuale: esamina la frequenza e la portata delle varianti in un corpus di testi ad hoc (es. un insieme di lettere dello stesso scrivente). L’uso delle varianti è legato al contesto (linguistico o extra-linguistico)
O Inter-testuale: la comparazione di 2 o più analisi intra-testuali. Permette di approfondire meglio i fattori esterni che determinano la variazione (es. origine dell’individuo, diacronia)
O Cross-testuale: confronta le varianti in versioni diverse dello stesso testo (es. manoscritti medioevali)
O Anche le note a margine o le correzioni sopra il testo possono darci utili indicazioni rispetto alla ‘norma’
O Problema: sono auto- o etero-correzioni?
O E, nel caso delle etero-correzioni, chi le ha introdotte e quando?
Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The
Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.
Esempi di analisi della variazione grammaticale
Variabilità intra-testuale Variabilità cross-testuale
Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The
Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270. [Figure da p. 260 e 261]
I vantaggi delle diverse tipologie di analisi
O Analisi intra-testuale
O Determina la presenza di fattori interni legati alla scelta di una particolare variante
O Può quindi delucidare alcuni aspetti altrimenti oscuri della norma (o dell’uso)
O Analisi inter-testuale
O Determina la presenza di fattori esterni (SL) determinanti
O Analisi cross-testuale
O L’analisi intra- e inter- testuale lavora più quantitativamente
O Singole varianti possono venire rimpiazzate, senza che questo però modifichi (quantitativamente) la loro distribuzione totale
O Ma se questi ‘scambi’ tra varianti seguono un pattern, allora ci sono dei fattori interni (o esterni) determinanti e altrimenti invisibili
O Problema: l’analisi cross-testuale si può applicare solo a certi tipi di testi e non a tutti
O Gli ego-documents sono i più difficili da confrontare in questo senso
O Eccezione: la lettera originale, la sua minuta e la copia (in un diario, in una lettera di risposta)
Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The
Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.
Le variabili sociali classiche
O Problema generale della HS: alcune classi sono più rappresentate di altre nei dati O Uomini, elite, classi elevate
O Vs. strati sociali bassi, donne
O Un corpus ‘bilanciato’ non è impossibile da costruire… ma è necessario?
O Il corpus deve rendere conto anche della distribuzione demografica della comunità che studiamo
O Se alla scrittura certi gruppi non accedevano (o accedevano meno) non possiamo includerli nel nostro corpus
O Bisogna tenere conto delle informazioni socio-culturali e socio-demografiche che abbiamo O Ricostruzione della CL di riferimento (come in SL post-laboviana!)
O Bisogna tenere conto dello ‘sbilanciamento’ in fase di discussione dei risultati O Discutere la possibilità di estendere o meno i risultati al campione
O Discutere criticamente per quali gruppi/comunità si applicano questi risultati
Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-
Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.
Rappresentatività e documenti
O I documenti più privati sono quelli in cui c’è più possibilità di trovare rappresentate quelle fasce ‘sotto-rappresentate’ negli usi pubblici
O Le donne scrivevano molto per questioni private
O Commercianti o piccoli borghesi tenevano rendiconti economici, ma anche diari di famiglia e dovevano scrivere moltissime lettere
O Il problema è trovare queste lettere
O Archivi privati o fondi privati
O Spesso distrutti nel tempo > ‘randomness’ dei dati disponibili in HS
Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-
Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.
Un approccio qualitativo in HS
O I corpora possono essere incentrati anche sull’individuo o su una famiglia (es. Paston letters nel CEEC)
O L’analisi qualitativa delle produzioni di un individuo ci può aiutare a capire meglio la diffusione della scrittura, ma anche
O Convenzioni sociali o norme scrittorie
O Particolari forme di accomodamento (rispetto all’interlocutore)
O L’atteggiamento linguistico del parlante (e, di riflesso, della comunità) verso le norme e la scrittura
O L’emergenza di particolari condizioni di bi-/multi-linguismo
Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-
Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.
Un esempio concreto (dal corpus HiMul)
Carissimo Sign. Padre
Eccole una lettera italiana,
giacche’ mi comandò nella
sua che | le scriva in
questa lingua. E’ /bene/ già
un pezzo che non le scrivo
in |questa lingua, ma si
assicuri che mi esercito non
di meno ogni | giorno nello
scrivere altre lettere
/italiane/; […]
Provincial Archive, Peter Paul Menz folder, reference number 1.3.36.
Social network e mobilità O L’ipotesi adottata in HS si lega direttamente allo studio di Milroy & Milroy (1982) a Belfast
O Concetto di ‘social network’ denso ed espanso
O Modello di diffusione delle innovazioni linguistiche legato alla mobilità individuale
O Innovatori = coloro che sono socialmente e geograficamente mobili all’interno della rete
O ‘Early adopters’ = i membri centrali e influenti del network, di solito con aspirazioni sociali
marcati
O Gli estremi della scala sociale di solito restano maggiormente conservatori (per ragioni
opposte)
O Domanda: come si strutturavano i ‘social network’ in diacronia?
O In generale, non è assurdo ipotizzare che la nozione possa essere considerata
universale (= tendenza umana a strutturarsi in gruppi con una certa gerarchia o
organizzazione)
O Difficile però ricostruire la struttura del network in termini quantitativi (Bergs 2000,
2005)
O Quanto frequenti erano i contatti?
O Che tipo di rapporti c’erano con questi individui?
O Qual era l’atteggiamento verso questo individuo?
O Infatti, documenti sparsi non ci dicono tutto e certi tipi di documenti (es.
commerciali) non ci svelano l’aspetto privato delle relazioni all’interno di un social
network ->bad data problem!
Conde-Silvestre, J.C. (2012) «The role of social networks and mobility in Diachronic Sociolinguistics», in
Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 332-352.
Il prestigio in HS O Nella SL laboviana la nozione di prestigio è legata a quella di classe sociale (o
quanto meno di potere socio-economico) E alla direzione del cambiamento linguistico
O «Change from above» > overt prestige
O «Change from below» > covert prestige
O Per Romaine, questa è una visione troppo semplicistica di come stanno le cose
O È difficile che una CL cambi tutta e tutta assieme (Romaine 1982: 267)
O Però questo non è previsto dalla teoria laboviana, anche se una sua visione ‘minimalista’ lo propose
O È basata su un totale empirismo deduttivo
« Labov views sociolinguistics as an inductive theory, i.e. one which collects data first, and then formulates a theory on the basis of that data. I pointed out in the first chapter that there is no basis for accepting the belief that there can be theory-free observation; selection and interpretation take place at the level of observation, thus the observer plays an active part in the process of observation» (Romaine 1982: 274)
«a sociolinguistic theory need not be empirical to be viable or respectable» (Romaine 1982: 285)
Romaine, S. (1982) «Socio-historical linguistics: its status and methodology», Cambridge: CUP.
Labov & post-Labov
O Bisogna contestualizzare la critica di Romaine
O Fa riferimento alla prima corrente laboviana (anni ‘60-’70)
O L’emergenza del paradigma quantitativo ‘puro’ stava portando, di contrasto, all’abbandono della riflessione teorica
O È una critica che si può vedere come trans-disciplinare (ossia non solo nei riguardi della SL)
O La riflessione teorica in SL negli ultimi anni (e dopo la ‘terza ondata’) è una risposta, anche se tardiva, a questa critica
O Certamente lo sviluppo della disciplina ‘oltre’ i suoi confini anglofoni (e anglocentrici) e lo sviluppo di discipline collaterali ha aiutato in questo senso
Alcuni miti da sfatare
O Le società antiche erano più ‘statiche’
O In ogni fase della storia, gli individui sono sempre stati molto mobili
O I mercanti hanno sempre rappresentato la via attraverso la quale i prodotti ma anche le lingue si diffondevano
O Le società antiche erano più monolingui
O Questo è un errore grossolano, frutto di una concezione aprioristica ed evoluzionista
O Il multilinguismo era addirittura più sviluppato nell’antichità, prima dell’emergenza degli Stati nazionali e delle politiche ‘puristiche’ (v. Molinelli 2017, Schendl 2012)
O Spesso per ragioni puramente economiche, grosse fette della popolazione conoscevano almeno due lingue
O Solo le classi più alte utilizzavano regolarmente la scrittura
O Tra i ‘consumatori abituali’ di scrittura troviamo la borghesia
O La scrittura serviva primariamente per mandare avanti gli affari
O Scritti economici / Libri di conti
O Libri di famiglia / diari testamentari
O Solo le donne della nobiltà (o alto-borghesi) erano alfabetizzate
O Semplicemente falso! (Testa 2014)
O Le imprese piccolo-borghesi erano a conduzione famigliare
O Le donne della famiglia tenevano i registri e la corrispondenza
O Problema (di autorialità): spesso scriveva la moglie e firmava il marito!
Testa, E. (2014) «L’italiano nascosto», Torino: Einaudi.
Fine lezione 15 Lezione 16:
Applicazioni della SL storica
Approfondimenti: Cotugno, F. (2015), La I longa nel corpus Vindolandese, “Studi e saggi linguistici” 53.2, 189-206; Elspaß, S. (2012) ‘The use of
Private Letters and diaries in Sociolinguistic Investigation’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.), The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 156-169; Vandenbussche, W.
(2008) ‘Non-Standard Language from the Lower Classes during the Nineteenth Century in Germany and Britain’, in F. Pfalzgraf & F. Rash (eds.)
Anglo-German Linguistic Relations, Frankfurt: Peter Lang, pp. 97-108.