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SOCIOLINGUISTICA A (a.a. 2018-19, Univ. Pavia) Chiara Meluzzi (PhD) [email protected] 1

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Page 1: SOCIOLINGUISTICA A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia)€¦ · 2. Il lavoro del SL 3. Le nozioni di base/1 4. Le nozioni di base/2 5. Lingue dItalia 6. ... Lezione 15 O Le variabili in SL

SOCIOLINGUISTICA

A (a.a. 2018-19, Univ. Pavia)

Chiara Meluzzi (PhD)

[email protected]

1

Page 2: SOCIOLINGUISTICA A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia)€¦ · 2. Il lavoro del SL 3. Le nozioni di base/1 4. Le nozioni di base/2 5. Lingue dItalia 6. ... Lezione 15 O Le variabili in SL

Il corso fino ad ora…

1. Definizione di SL

2. Il lavoro del SL

3. Le nozioni di base/1

4. Le nozioni di base/2

5. Lingue d’Italia

6. Minoranze linguistiche

7. Multilinguismo e contatto

8. La SL laboviana

9. Altre chiavi interpretative

10. Il mutamento linguistico

2

11. La sociofonetica

12. Sociofonetica in Italia/1

13. Sociofonetica in Italia/2

14. Sociolinguistica storica

15. Le variabili SL in

prospettiva storica

16. Applicazioni della SL

storica

17. La socio-pragmatica

18. Conclusioni

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Lezione 15

O Le variabili in SL storica O La rappresentatività delle categorie

O Variabili fonologiche & ortografiche

O La fonte del “dato”: formale/informale

O Caso di studio: lettere private e diari

Riferimenti bibliografici: -

Approfondimenti: Adams, J. N., M. Janse & S. Swain (2003) Biligualism in Ancient Society. Language Contact and the Written Word, Oxford: Oxford University Press; Cotugno, F. (2015), La I longa nel corpus Vindolandese, “Studi e saggi linguistici” 53.2, 189-206; Elspaß, S. (2012) ‘The use of Private Letters and diaries in Sociolinguistic Investigation’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.), The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 156-169; Nevalainen, T. & Raumolin-Brunberg, H. (2012) ‘Historical Sociolinguistics: Origins, Motivations, and Paradigms’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 22-40; Rutten, G., R. Vosters & W. Vandenbussche, K. (eds.) (2014), Norms and usage in language history, 1600-1900. A historical-sociolinguistic and comparative perspective, Advances in Historical Sociolinguistics, 3, Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins.

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Le variabili ortografiche O La HS lavora su testi scritti

O Le sue prime variabili sono di tipo ortografico

O Variabili fonetico-fonologiche possono essere desunte SOLO tramite l’ortografia

O L’ortografia può essere facilmente influenzabile da fattori esterni

O Variabile diatecnica O con cosa scrivo?

O Variabile diafasica O in che contesto scrivo?

O Language policy/planning O riforme ortografiche

O Imposizione di alfabeti

Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre

(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.

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Esempi di ortografie

Corsiva latina (maiuscola corsiva)

Canonizzata tra I a.C. e I d.C.

Usata ancora per tutto Medioevo

Kurrent:

Scrittura

tedesca

basata

sulla gotica

(18°-

19°sec.)

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Le variabili ortografiche O La storia dell’ortografia è una storia di variazione tra forme alternative

O Le varianti ortografiche possono essere divise in base alla loro funzione rispetto ai diversi assi di variazione SL

O Diacronico

O Emergere o imposizione di nuove varianti ortografiche

O Diatopico

O Legate a diverse pronunce regionali (spesso se la ‘norma’ no né chiara, presente o diffusa)

O Possono mostrare tratti di ‘accomodamento’ verso l’interlocutore (es. usare l’alfabeto occidentale invece dei kana)

O Diafasico

O In dipendenza dalla velocità di scrittura

O La scelta di una variante può dipendere anche dall’attenzione (legata anche all’interlocutore)

O Diastratico

O Tipo di educazione, età di acquisizione della scrittura, continuità nell’uso della scrittura

O Situazionale (variabile introdotta da Rutkowska & Rössler 2012)

O È una variabile diafasica legata alla situazione contestuale

O Es. CMC è più ‘libera’ anche in questo senso, la scrittura legale no

O Estetico

O Lo sviluppo di particolari forme delle lettere (lettering) è legato a fattori puramente estetici

O Anche l’accostamento di particolari grafi può seguire canoni estetici (anche a costo di fare errori)

Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre

(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.

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Le variabili ortografiche in HS O Usate specialmente nei ms. medioevali

O Per vedere la variazione diatopica (sia quantitativamente che qualitativamente)

O Per vedere (indirettamente!) la pronuncia di alcune popolazione

O La scrittura o le varianti ortografiche possono essere anche usate per ‘riconoscere’ uno scriba o uno scrittore di cui non abbiamo notizie altrimenti

O Attenzione ad evitare la circolarità esplicativa!

O Le variabili ortografiche possono aiutarci a vedere il rapporto tra norma e uso

O Come la norma è stata recepita (e quando!)

O Se e in che contesti avviene un discostamento dalla norma

O Se e in che misura riforme ortografiche hanno attecchito

Rutkowska, A. & Rössler, P. (2012) «Orthographic Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre

(eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 213-236.

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Problemi nello studio delle variabili ortografiche

O Riuscire a leggere la scrittura manuale (con quella a stampa è diverso) O Grandissima variazione individuale e situazionale

O Necessarie competenze paleografiche (e in qualche caso papirologiche)

O Trovare un sistema di trascrizione (e annotazione) che tenga conto della variazione O Spesso non è la prima variabile di un corpus SL

O Difficile (all’inizio) distinguere tra variazione vera e propria e idiosincrasia o hapax

O La punteggiatura come viene inclusa nell’annotazione?

O Le abbreviazioni come devono essere annotate?

O Text Encoding Initiative (TEI)

http://www.tei-c.org/Activities/SIG/TEI_for_Linguists/

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Le variabili grammaticali O Una variabile deve avere almeno 2 varianti

O L’uso delle varianti è legato alla co-occorrenza di fattori interni (linguistici) e di fattori esterni (sociali, tra cui anche prestigio ed estetica)

O Il primo problema è classificare le variabili grammaticali che vogliamo studiare O Livello di grammatica

fonologia > morfo-fonologia > morfologia > morfo-sintassi > sintassi

O Tipo di varianti O Paradigmatiche ‘semplice’: due forme alternative

es. ‘ho mangiato’ vs. ‘sono mangiato’

O Paradigmatiche complesse (sintattiche): non è una alternanza di elementi ma una diversa combinazione di elementi

es. That I will [faithfully] execute [the office of president] vs. that I will execute [faithfully] [the office of president]

O Sintagmatiche: le varianti possono essere sia alternative sia co-occorrenti creando quindi forme nuove

Anita, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The

Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.

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Problema: chi detta la norma? O Gruppi di esperti storicamente costruiscono un apparato

normativo di una lingua O Questo apparato normativo può mutare nel tempo (riforme, politica linguistica)

O La maggior parte degli utenti era (ed è) spesso esclusa da discussioni teoriche sulla

norma e dall’accettazione di riforme della norma

O Il problema in HS è riuscire a stabilire quanto la norma fosse

diffusa nella CL o nel gruppo che studiamo

O Spesso i testi ‘normativi’ utilizzati erano più orientati all’uso

pratico che a quello normativo

O Es. modelli di scrittura della lettera

O Interessanti dal punto di vista meta-linguistico

O Non aiutano però molto a ricostruire la norma o gli aspetti

sanzionati/sanzionabili

Anita, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The

Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.

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Come studiare la variazione grammaticale

O Auer & Voeste (2012: 259-260) parlano di 3 tipi di analisi delle variabili grammaticali

O Intra-testuale: esamina la frequenza e la portata delle varianti in un corpus di testi ad hoc (es. un insieme di lettere dello stesso scrivente). L’uso delle varianti è legato al contesto (linguistico o extra-linguistico)

O Inter-testuale: la comparazione di 2 o più analisi intra-testuali. Permette di approfondire meglio i fattori esterni che determinano la variazione (es. origine dell’individuo, diacronia)

O Cross-testuale: confronta le varianti in versioni diverse dello stesso testo (es. manoscritti medioevali)

O Anche le note a margine o le correzioni sopra il testo possono darci utili indicazioni rispetto alla ‘norma’

O Problema: sono auto- o etero-correzioni?

O E, nel caso delle etero-correzioni, chi le ha introdotte e quando?

Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The

Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.

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Esempi di analisi della variazione grammaticale

Variabilità intra-testuale Variabilità cross-testuale

Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The

Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270. [Figure da p. 260 e 261]

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I vantaggi delle diverse tipologie di analisi

O Analisi intra-testuale

O Determina la presenza di fattori interni legati alla scelta di una particolare variante

O Può quindi delucidare alcuni aspetti altrimenti oscuri della norma (o dell’uso)

O Analisi inter-testuale

O Determina la presenza di fattori esterni (SL) determinanti

O Analisi cross-testuale

O L’analisi intra- e inter- testuale lavora più quantitativamente

O Singole varianti possono venire rimpiazzate, senza che questo però modifichi (quantitativamente) la loro distribuzione totale

O Ma se questi ‘scambi’ tra varianti seguono un pattern, allora ci sono dei fattori interni (o esterni) determinanti e altrimenti invisibili

O Problema: l’analisi cross-testuale si può applicare solo a certi tipi di testi e non a tutti

O Gli ego-documents sono i più difficili da confrontare in questo senso

O Eccezione: la lettera originale, la sua minuta e la copia (in un diario, in una lettera di risposta)

Auer, A. & Voeste, P. (2012) «Grammatical Variables», in Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The

Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 253-270.

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Le variabili sociali classiche

O Problema generale della HS: alcune classi sono più rappresentate di altre nei dati O Uomini, elite, classi elevate

O Vs. strati sociali bassi, donne

O Un corpus ‘bilanciato’ non è impossibile da costruire… ma è necessario?

O Il corpus deve rendere conto anche della distribuzione demografica della comunità che studiamo

O Se alla scrittura certi gruppi non accedevano (o accedevano meno) non possiamo includerli nel nostro corpus

O Bisogna tenere conto delle informazioni socio-culturali e socio-demografiche che abbiamo O Ricostruzione della CL di riferimento (come in SL post-laboviana!)

O Bisogna tenere conto dello ‘sbilanciamento’ in fase di discussione dei risultati O Discutere la possibilità di estendere o meno i risultati al campione

O Discutere criticamente per quali gruppi/comunità si applicano questi risultati

Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-

Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.

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Rappresentatività e documenti

O I documenti più privati sono quelli in cui c’è più possibilità di trovare rappresentate quelle fasce ‘sotto-rappresentate’ negli usi pubblici

O Le donne scrivevano molto per questioni private

O Commercianti o piccoli borghesi tenevano rendiconti economici, ma anche diari di famiglia e dovevano scrivere moltissime lettere

O Il problema è trovare queste lettere

O Archivi privati o fondi privati

O Spesso distrutti nel tempo > ‘randomness’ dei dati disponibili in HS

Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-

Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.

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Un approccio qualitativo in HS

O I corpora possono essere incentrati anche sull’individuo o su una famiglia (es. Paston letters nel CEEC)

O L’analisi qualitativa delle produzioni di un individuo ci può aiutare a capire meglio la diffusione della scrittura, ma anche

O Convenzioni sociali o norme scrittorie

O Particolari forme di accomodamento (rispetto all’interlocutore)

O L’atteggiamento linguistico del parlante (e, di riflesso, della comunità) verso le norme e la scrittura

O L’emergenza di particolari condizioni di bi-/multi-linguismo

Kielkiewicv-Janowiak, A. (2012) «Class, age, and gender-based patterns», in Hernández-Campoy & Conde-

Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 306-331.

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Un esempio concreto (dal corpus HiMul)

Carissimo Sign. Padre

Eccole una lettera italiana,

giacche’ mi comandò nella

sua che | le scriva in

questa lingua. E’ /bene/ già

un pezzo che non le scrivo

in |questa lingua, ma si

assicuri che mi esercito non

di meno ogni | giorno nello

scrivere altre lettere

/italiane/; […]

Provincial Archive, Peter Paul Menz folder, reference number 1.3.36.

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Social network e mobilità O L’ipotesi adottata in HS si lega direttamente allo studio di Milroy & Milroy (1982) a Belfast

O Concetto di ‘social network’ denso ed espanso

O Modello di diffusione delle innovazioni linguistiche legato alla mobilità individuale

O Innovatori = coloro che sono socialmente e geograficamente mobili all’interno della rete

O ‘Early adopters’ = i membri centrali e influenti del network, di solito con aspirazioni sociali

marcati

O Gli estremi della scala sociale di solito restano maggiormente conservatori (per ragioni

opposte)

O Domanda: come si strutturavano i ‘social network’ in diacronia?

O In generale, non è assurdo ipotizzare che la nozione possa essere considerata

universale (= tendenza umana a strutturarsi in gruppi con una certa gerarchia o

organizzazione)

O Difficile però ricostruire la struttura del network in termini quantitativi (Bergs 2000,

2005)

O Quanto frequenti erano i contatti?

O Che tipo di rapporti c’erano con questi individui?

O Qual era l’atteggiamento verso questo individuo?

O Infatti, documenti sparsi non ci dicono tutto e certi tipi di documenti (es.

commerciali) non ci svelano l’aspetto privato delle relazioni all’interno di un social

network ->bad data problem!

Conde-Silvestre, J.C. (2012) «The role of social networks and mobility in Diachronic Sociolinguistics», in

Hernández-Campoy & Conde-Silvestre (eds.) The Handbook of Historical Sociolinguistics, pp. 332-352.

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Il prestigio in HS O Nella SL laboviana la nozione di prestigio è legata a quella di classe sociale (o

quanto meno di potere socio-economico) E alla direzione del cambiamento linguistico

O «Change from above» > overt prestige

O «Change from below» > covert prestige

O Per Romaine, questa è una visione troppo semplicistica di come stanno le cose

O È difficile che una CL cambi tutta e tutta assieme (Romaine 1982: 267)

O Però questo non è previsto dalla teoria laboviana, anche se una sua visione ‘minimalista’ lo propose

O È basata su un totale empirismo deduttivo

« Labov views sociolinguistics as an inductive theory, i.e. one which collects data first, and then formulates a theory on the basis of that data. I pointed out in the first chapter that there is no basis for accepting the belief that there can be theory-free observation; selection and interpretation take place at the level of observation, thus the observer plays an active part in the process of observation» (Romaine 1982: 274)

«a sociolinguistic theory need not be empirical to be viable or respectable» (Romaine 1982: 285)

Romaine, S. (1982) «Socio-historical linguistics: its status and methodology», Cambridge: CUP.

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Labov & post-Labov

O Bisogna contestualizzare la critica di Romaine

O Fa riferimento alla prima corrente laboviana (anni ‘60-’70)

O L’emergenza del paradigma quantitativo ‘puro’ stava portando, di contrasto, all’abbandono della riflessione teorica

O È una critica che si può vedere come trans-disciplinare (ossia non solo nei riguardi della SL)

O La riflessione teorica in SL negli ultimi anni (e dopo la ‘terza ondata’) è una risposta, anche se tardiva, a questa critica

O Certamente lo sviluppo della disciplina ‘oltre’ i suoi confini anglofoni (e anglocentrici) e lo sviluppo di discipline collaterali ha aiutato in questo senso

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Alcuni miti da sfatare

O Le società antiche erano più ‘statiche’

O In ogni fase della storia, gli individui sono sempre stati molto mobili

O I mercanti hanno sempre rappresentato la via attraverso la quale i prodotti ma anche le lingue si diffondevano

O Le società antiche erano più monolingui

O Questo è un errore grossolano, frutto di una concezione aprioristica ed evoluzionista

O Il multilinguismo era addirittura più sviluppato nell’antichità, prima dell’emergenza degli Stati nazionali e delle politiche ‘puristiche’ (v. Molinelli 2017, Schendl 2012)

O Spesso per ragioni puramente economiche, grosse fette della popolazione conoscevano almeno due lingue

O Solo le classi più alte utilizzavano regolarmente la scrittura

O Tra i ‘consumatori abituali’ di scrittura troviamo la borghesia

O La scrittura serviva primariamente per mandare avanti gli affari

O Scritti economici / Libri di conti

O Libri di famiglia / diari testamentari

O Solo le donne della nobiltà (o alto-borghesi) erano alfabetizzate

O Semplicemente falso! (Testa 2014)

O Le imprese piccolo-borghesi erano a conduzione famigliare

O Le donne della famiglia tenevano i registri e la corrispondenza

O Problema (di autorialità): spesso scriveva la moglie e firmava il marito!

Testa, E. (2014) «L’italiano nascosto», Torino: Einaudi.

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Fine lezione 15 Lezione 16:

Applicazioni della SL storica

Approfondimenti: Cotugno, F. (2015), La I longa nel corpus Vindolandese, “Studi e saggi linguistici” 53.2, 189-206; Elspaß, S. (2012) ‘The use of

Private Letters and diaries in Sociolinguistic Investigation’, in J. M. Hernández-Campoy & J. C. Conde-Silvestre (eds.), The Handbook of Historical Sociolinguistics, London: Wiley-Blackwell, pp. 156-169; Vandenbussche, W.

(2008) ‘Non-Standard Language from the Lower Classes during the Nineteenth Century in Germany and Britain’, in F. Pfalzgraf & F. Rash (eds.)

Anglo-German Linguistic Relations, Frankfurt: Peter Lang, pp. 97-108.