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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA STEFANO FIORUCCI SINTESI DI STORIA GRECA ©STEFANO FIORUCCI ©SANTA MARINELLA 2008 1

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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA

STEFANO FIORUCCI

SINTESI DI STORIA GRECA

©STEFANO FIORUCCI

©SANTA MARINELLA 2008

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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA

INDICEPREFAZIONE...............................................................................................................4 LA GRECIA “ARCAICA”..........................................................................................52)LA NASCITA DELLA GRECIA “CLASSICA”: LA POLIS (VIII sec.).................8LE GRANDI MIGRAZIONI (VIII-VII sec. a.C.).......................................................104)LE TIRANNIDI E LE LEGISLAZIONI CITTADINE (VII-VI sec.).....................12

A) SPARTA ............................................................................................................12B) ATENE...............................................................................................................14

APOGEO E DECLINO DELLA GRECIA CLASSICA.............................................19LE GUERRE PERSIANE ......................................................................................19LA PENTECONTAETIA.......................................................................................24LA GUERRA DEL PELOPONNESO (431-404)...................................................27IL PREDOMINIO DI SPARTA E IL DECLINO DELLA GRECIA ....................30LA BREVE EGEMONIA TEBANA (371-362).....................................................31LA MACEDONIA E IL PERIODO ALESSANDRINO .......................................32LE LOTTE TRA I DIADOCHI (323-281).............................................................34

APPENDICE DOCUMENTALE................................................................................35MAPPE CONCETTUALI ......................................................................................35

GLI ORDINAMENTI DI LICURGO A SPARTA.............................................35LE ISTITUZIONI ATENIESI DAL 683 AL 595...............................................36LA RIFORMA DI CLISTENE (508/507)...........................................................38

CRONOLOGIA...........................................................................................................39BIBLIOGRAFIA RAGIONATA................................................................................41

Indice delle illustrazioniIllustrazione 1: GENIE GRECHE (...............................................................................7Illustrazione 2: COLONIE GRECHE (In, A. Giardina, op. cit, p.70). .......................11Illustrazione 3: IL PELOPONNESO (In, A. Giardina, op. cit., p. 89). ......................13Illustrazione 4: LE TRITTIE ATENIESI (In A. Giardina, op. cit., p. 98)..................18Illustrazione 5: L'IMPERO PERSIANO (In A. Giardina, op. cit., p. 108).................19Illustrazione 6: LA PRIMA GUERRA PERSIANA 490 (In A. Giardina, op. cit., p. 111)..............................................................................................................................21Illustrazione 7: LA SECONDA SPEDIZIONE PERSIANA 480 E LA BATTAGLIA

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DI SALAMINA (In A. Giardina, op. cit. p. 115)........................................................22Illustrazione 8: LA SECONDA GUERRA PERSIANA: PLATEA E MICALE (479) (In A. Giardina, op. cit., p. 116)..................................................................................23Illustrazione 9: GLI SCHIERAMENTI DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO (In A. Giardina, op. cit., 128)......................................................................................27Illustrazione 10: LE CONQUISTE DI ALESSANDRO MAGNO (In A. Giardina, op. cit., p. 148)...................................................................................................................33Illustrazione 11: I REGNI ELLENISTICI (In A. Giardina, op. cit., p. 150)..............34

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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA

PREFAZIONE

Il presente testo è una sintesi di Storia Greca. Non ha pertanto pretese storiografiche

di alcun tipo, né aspira ad essere completo come un manuale. Nasce come mero

strumento di aiuto e di supporto allo studio della storia greca, dal periodo antico alla

morte di Alessandro Magno (323 a. C.), presentando i fatti in maniera diacronica. Le

carte geografiche, fondamentali per una migliore comprensione delle vicende di volta

in volta studiate, sono tratte (si veda la bibliografia) dai volumi di Domenico Musti

(manuale universitario) e di Andrea Giardina (manuale per liceo classico). Le date,

trattandosi di avvenimenti accaduti prima della nascita di Cristo (a. C.), saranno

pertanto indicate senza l'abbreviativo a. C. Dove necessario comparirà l'abbreviativo

ca., circa.

Stefano Fiorucci

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LA GRECIA “ARCAICA”

Indicare la data d'inizio (e di fine) di una civiltà è estremamente difficile soprattutto

se non ci sono dati e reperti che ci aiutino in siffatta opera di datazione. È questo il

caso della Grecia (Grecia classica ovviamente), per la quale non è possibile fissare

una data d'inizio e di fine. Basti pensare al contatto con i romani: è Roma che ingloba

i greci oppure i greci (con la loro cultura) che si impossessano dei romani e ne

causano il declino? Al di là dunque delle supposizioni, cominciamo il nostro viaggio

nella storia greca dal periodo neolitico (7000 ca.), passiamo poi al periodo

minoico/miceneo, per addentrarci infine nella storia greca classica, ossia del periodo

storico che inizia grosso modo dall' VIII secolo e che vede la nascita delle poleis

(nella loro forma classica VII sec.), le migrazioni (VII-VI sec.), le legislazioni (VII-

VI) e via via fino al declino della civiltà greca relegata ad un ruolo sempre più

marginale concludendo la sintesi con la morte di Alessando Magno (323). Ma

andiamo per ordine.

Le prime tracce di stanziamenti umani sul suolo ellenico, attestate da reperti

archeologici, sono del 7 millennio ca. È tuttavia soltanto dal “Medio Neolitico”,

4.000 ca., che sono documentabili forme organizzate di vita sociale, con gruppi

umani sedentari dediti a caccia, allevamento e agricoltura ma soprattutto primitivi

insediamenti urbani con case e fortificazioni a loro difesa nonché figurine in

terracotta dalla forma ferina o antropomorfa. Lo sviluppo della civiltà prosegue nei

millenni seguenti (età del bronzo 2.800-1.100, ca.) complice la migrazione di

popolazioni dall'Asia Minore e dall'Egeo Settentrionale (la più nota è la migrazione

Achea del 2.000-1.800). La civiltà minoica (Età del bronzo) concerne essenzialmente

la zona di Creta e si divide convenzionalmente in tre fasi: antica, media, recente. La

fase antica (2.800-2.000) è caratterizzata dallo sviluppo della lavorazione del metallo

(oltre che della ceramica), attestato dai numerosi gioielli e armi ritrovati; la fase

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media (2.000-1.570 ca.) vede la nascita dei “palazzi” (Cnosso, Festo e Mallia); la fase

recente (1.570-1.100 ca.) vede la fioritura dei “palazzi”, divenuti fonti di irradiazione

economico-sociale, con tanto di scrittura sillabica. È il periodo della “Talassocrazia”,

del controllo del mare avviato da re Minosse e dell'espansione sul territorio greco:

resti di palazzi si hanno infatti a Micene, Cnosso, Pilo, Tebe, Atene. E proprio le

tavolette ritrovate a Pilo e a Cnosso, scritte con la cosiddetta “lineare B”, ci danno

una miriade d'informazioni sulla civiltà minoica (liste di persone, oggetti, affitti,

tributi) e sulla Grecia arcaica. La società che dai suddetti reperti emerge è una società

fortemente centralizzata, con la comunità terriera circostante il palazzo sottoposta

all'autorità del wanax (il signore), affiancato da un comandante militare (lawaghetas),

e da un'aristrocrazia militare e terriera. I gradini più bassi sono occupati dai lavoratori

liberi e dai servi (douloi). Il declino di questa fiorente civiltà si verifica nel periodo

“recente”, all'incirca dal 1.200 ca. I palazzi vengono infatti distrutti (ignote le cause:

disastro naturale? Incendio? Devastazione umana (attacco esterno o rivolta interna)?

Non si può stabilirlo con esattezza, mancando fonti che ci illuminino al riguardo) e

mai più ricostruiti. All'interno di questo quadro di decadenza micenea si inserisce la

migrazione di un popolo di origine indoeuropea: i Dori. Il loro arrivo in terra ellenica

e il conseguente controllo dei centri micenei si verifica in particolare nelle regioni di

Argolide, Laconia e Messenia (mentre in Tessaglia si stanziarono i Tessali,

appartenenti al ceppo etnico degli Ioni), senza attacchi o distruzioni, bensì con

graduale processo di occupazione. Ecco dunque composto il quadro etnico che

caratterizzerà la storia della Grecia “classica”: Dori, Eoli (Beozia e Tessaglia), e Ioni

(Attica ed Eubea) stanziatisi in Grecia a partire dal 1500 ca.

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Illustrazione 1: GENIE GRECHE (

Testo 1: GENIE GRECHE (In, A. Giardina, Le linee del tempo (Dalla preistoria all'impero romano), p. 62. )

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2) LA NASCITA DELLA GRECIA “CLASSICA”: LA POLIS

(VIII sec.)

Il passaggio dalla fase storica micenea a quella della Grecia classica si ha con la

comparsa della polis. Punto d'incontro tra la civiltà palazziale e la civiltà dorico-

ionica, la polis caratterizzerà l'intero arco della storia greca (mai infatti ci sarà

un'entità statuale greca). Era formata dall'Acropoli, parte alta della città e sede del

polo religioso; dall'astu la città vera e propria, e dalla chora, il territorio circostante.

Siamo nell'VIII secolo ca.1 Inizialmente i “cittadini” erano i soli aristocratici ma, lo

vedremo più avanti, con il tempo la cittadinanza fu allargata con riforme fino a

comprendere anche le fasce più umili della popolazione (schiavi esclusi). I suddetti

cittadini avevano tre diritti:

1) partecipare alla vita politica;

2) di far parte dell'esercito;

3) di possedere terre.

Si autogovernavano con un'assemblea, la magistratura e il consiglio. L'attività politica

si svolgeva, all'interno dell'astu, nell'agora, mentre la sede del culto era posta

nell'Acropoli, la parte alta della città. Ogni polis aveva una o più divinità protettrici

cui erano riservati specifici culti e festività. La scrittura infine divenne di uso comune

e non più solamente appannaggio di degli scribi e con usi di archivio e catalogazione

(elenchi di nomi e di oggetti, di tributi). Basato sull'alfabeto fenicio, presentava, in

1 Attenzione! La polis dell'VIII-VII secoolo è la forma comune di polis. Le prime forme di polis si

erano avute già dal 1.000 ca. A tal riguardo ci sono diverse ipotesi (sulle quali, per motivi di

spazio, non ci soffermeremo) sui luoghi di origine, se in territorio metropolitano o in Asia

Mionore. Dal V secolo poi, le poleis assumeranno una dicotomia: da un lato le poleis

oligarchiche (Sparta per intenderci), dall'altra quelle democratiche (Atene).

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aggiunta alle consonanti, anche le vocali.

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LE GRANDI MIGRAZIONI (VIII-VII sec. a.C.)

A partire dall'VIII secolo la storia greca si caratterizza per altri due fenomeni, oltre

alla diffusione della forma comune di polis. Il primo di questi sono le migrazioni.

La crescita economica della regione aveva portato ad un conseguente ingente

aumento della popolazione. Ma questa nuova situazione non era sostenibile e pertanto

l'emigrazione ricoprì la funzione di valvola di sfogo per la popolazione eccedente e

per le tensioni sociali derivanti, nonché di diffusione della cultura greca lungo le

coste occidentali del Mediterraneo. Un aristocratico (l'ecista=fondatore) guidava la

spedizione colonizzatrice dando vita ad una nuova polis che restava poi in contatto

con la madrepatria. Il fenomeno fu notevole in particolare per quel che concerne

l'Italia meridionale che assunse, non a caso, il nome di Magna Grecia. Importanti

insediamenti sorsero infatti in Sicilia (Leontini, Catania, Nasso, Siracusa, Gela,

Agrigento), Campania (Pitecussa, Cuma), Calabria (Reggio), Puglia (Taranto). Ma

colonie sorsero anche in Asia Minore, Spagna, Francia, Egitto.

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Illustrazione 2: COLONIE GRECHE (In, A. Giardina, op. cit, p.70).

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4) LE TIRANNIDI E LE LEGISLAZIONI CITTADINE (VII-VI

sec.)

Altro elemento distintivo della storia greca di questo periodo sono i mutamenti

politici che concernono alcune poleis. Da un lato infatti sorgono tirannidi (Argo,

Sicione (gli Ortagoridi), Corinto (i Cipselidi), Megara, Mileto, Efeso), tirannidi che si

presentano come una mera degenerazione delle monarchie e che infatti non durano

mai più di tre generazioni (max 60 anni), dall'altro si avviano riforme e legislazioni

nelle principali poleis, sorte per porre fine alle tirannidi o per evitarne l'instaurazione:

si veda il caso di Sparta. E proprio della riforma di Sparta ci occupiamo ora.

A) SPARTA

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Capitale della Laconia, zona meridionale del Peloponneso, Sparta nacque dall'unione

di cinque villaggi. Tra l'VIII e il VII secolo Sparta conquistò e sottomise il territorio

della Messenia (743-724 I guerra messenica; 684-668 II guerra messenica),

dimostrando una tendenza all'espansione opposta a quella delle altre poleis: mentre

infatti gli ellenici si espandevano all'estero con le migrazioni, Sparta lo faceva a

livello regionale, nel Peloponneso, tanto che la sua unica colonia sarà Taranto. Per

quel che concerne le istituzioni e gli ordinamenti cittadini, la tradizione assegna a

Licurgo2 il merito di averli fissati e di aver così dato stabilità alla città, evitando la

tirannide (degenerazione della monarchia) e instaurando un modello di eunomia

(buon governo) sicuramente più rigido e severo di quello delle altre poleis greche ma

senz'altro efficace ed efficiente. La riforma di Licurgo prevedeva infatti la

DIARCHIA, l'esistenza di due re appartenenti alle famiglie degli Agiadi (discendenti

di Euristene) e degli Euripontidi (discendenti di Procle). Il loro ruolo era quello di

2 Come per molti altri personaggi della storia greca, Omero su tutti, anche Licurgo è probabilmente un individuo non esistito realmente.

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Illustrazione 3: IL PELOPONNESO (In, A. Giardina, op. cit., p. 89).

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guidare gli eserciti in battaglia. La GERUSIA (30 membri: 28 ultrasessantenni, più i

due re), il consiglio, ricopriva di fatto il ruolo politico principale: avanzava proposte

che l'apella poteva solo approvare. L'APELLA era l'assemblea dei cittadini di pieno

diritto (gli Spartiati). Dai poteri limitati, poteva solamente approvare le proposte

della gerusia. Il numero degli spartiati, dei cittadini di pieno diritto, era limitato per

legge e tradizionalmente fissato a 9.000. Lo scarso numero dei cittadini rappresenterà

indubbiamente un limite allo sviluppo e alla crescita della città. Ad occuparsi della

terra e dell'artigianato erano infatti rispettivamente gli Iloti (i servi) e i Perieci.3

Società chiusa, oligarchica, ordinata e disciplinata (popolazione divisa in fasce d'età,

militarizzata, pasti comuni), sostanzialmente pacifica, “provinciale”, non attaccò città

al di fuori del Peloponneso. Quando lo farà, sarà per rispondere alle provocazioni di

Atene.

B) ATENE

Capitale dell'Attica, Atene era sede di un palazzo miceneo non andato distrutto. La

tradizione vuole che Teseo abbia condotto il processo di sinecismo, ossia

l'unificazione dell'Attica intorno ad un unico centro: Atene. Retta da una monarchia,

questa istituzione con il tempo si trasformò dapprima in Arcontato a vita (1049-753),

poi in decennale (753-683) ed infine in annuale (dal 683). Gli arconti erano nove e il

più importante era l'arconte eponimo (che dava il nome all'anno). Con il tempo poi gli

arconti persero molte delle loro prerogative venendo declassati a responsabilità nel

campo giudiziario. Gli altri arconti erano il basileus, il polemarco e i sei tesmoteti

(custodi delle leggi). Terminato il mandato annuale, gli arconti decaduti entravano a

far parte dell'Aeropago, il Consiglio. Questi ordinamenti furono rivisti allorchè il

3 A differenza degli iloti, i perieci (abitanti delle zone circostanti) possedevano e coltivavano terre proprie, erano vincolati a Sparta per i rifornimenti e i commerci, ma non erano servi.

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verificarsi di una grave crisi agricola che colpì l'intera Grecia sul finire del VII sec.,

spinse gli aristocratici di Atene ad affidare a Solone l'incarico di riformare le

istituzioni per evitare una guerra civile con i teti (i braccianti agricoli). Arconte

eponimo e “conciliatore”, nel 594/3 Solone annullò i debiti (in realtà con la riforma

monetaria li ridusse); rimise in libertà i teti che, in base alle leggi di Draconte, erano

stati resi schiavi per morosità; fissò un limite al quantitativo di terre che un singolo

individuo poteva possedere; vietò l'esportazione di prodotti agricoli (olio escluso).

Ma soprattutto divise i cittadini in quattro classi in base al censo (riforma

timocratica):

1) PENTACOSIOMEDIMNI: Cittadini le cui terre producevano almeno 500

medimni4 di cereali o una misura equivalente di olio. Potevano accedere

all'Arcontato e alla Tesoreria. Potevano essere eletti alla Bulè.

2) CAVALIERI: 300-500 medimni. Facevano parte della cavalleria e potevano

essere megistrati. Potevano essere eletti alla Bulè.

3) ZEUGITI: > di 200 medimni. Erano opliti.

4) TETI: <di 200 medimni (in molti casi braccianti e salariati agricoli). Fanti o

marinai. Accedono all'ecclesia

Furono inoltre introdotte l'ECCLESIA (Assemblea popolare), nella quale i teti

eleggevano i magistrati, e l'HELIAIA (Tribunale del popolo) che decideva sui ricorsi

dei cittadini alle sentenze degli arconti (che presidevano vari tribunali). L'Aeropago,

fu declassato a mero “custode delle leggi”; il suo posto è preso dalla Bulè (Consiglio)

di 400 membri, appartenenti alle due classi superiori. Nominati dall'ecclesia,

elaborano le leggi da sottoporre all'ecclesia stessa. I 400 membri erano eletti in

numero di 100 per ciascuna delle quattro tribù genetiche di Atene. Ogni tribù era poi

divisa in 3 trittie e in 12 naucrarie (distretti).4 Un medimno equivale a 51,8 l o 51,8 Kg.

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Terminata la sua opera Solone si trasferisce in Egitto e così ad Atene riesplodono i

conflitti politici (staseis) e le tensioni che portano, tra le altre cose, a 10 anni di

anarchia (mancanza di arconti) e a vari tentativi di colpi di mano da parte degli

appartenenti alle 3 fazioni politico-territoriali ateniesi: i proprietari della pianura

(Pedion), della costa (Paralion) e della zona interna (Diakroi). È all'interno di questa

caotica e conflittuale situazione che emerge la figura dell'ex-arconte polemarco

Pisistrato. Abile a manovrare tra i vari schieramenti politici (meglio dire “fazioni”,

visto che nell'antica Grecia non esisteva nulla di simile agli attuali partiti politici) e ad

accaparrarsi il consenso dei ceti più umili come di quello di artigiani e opliti,

Pisistrato riuscì a installare una tirannide. Tirannide invero anomala la sua (se non

altro perchè sorta all'interno di un ordinamento non più monarchico), visto che si

attuò compiutamente solo dopo due tentativi falliti e che proseguì con i figli,

degenerando in forme assolutistiche e personalistiche solo con questi ultimi. Di

Pisistrato infatti la memoria storica cittadina lascia commenti positivi in tutti campi,

da quello economico-sociale a quello delle arti e della cultura. Ma andiamo per

ordine. Pisistrato fu al potere una prima volta dal 561 al 555, esiliato (555-549) torna

dal 549 al 542, ancora esiliato (dal 542 al 532) tiene infine il potere fino alla morte,

dal 532 al 527. Durante il suo governo, non furono cambiate leggi e la moderazione

la fece da padrona. La degenerazione in chiave assolutistica della tirannide avviene

solo con i figli Ippia ed Ipparco che non a caso sono osteggiati dalla popolazione: nel

513 Ipparco viene assassinato e nel 510 Ippia viene deposto. Un forte contributo alla

deposizione di Ippia fu dato da Sparta che, pensando ad un ritorno dell'oligarchia

dopo anni di riforme ad Atene, favorì il rientro della famiglia aristocratica degli

Alcmeonidi. Ma le vicende successive concrettizzeranno l'esatto opposto di quanto

auspicato da Sparta. La riforma di Clistene ne è l'emblema. Aristocratico

“illuminato”, Clistene attua una coraggiosa riforma gettando le basi della

“domocrazia” ateniese e facendone un paradigma per le future generazioni. Come

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prima cosa, il territorio dell'Attica fu diviso in 30 distretti (trittie, 10 urbane, 10

dell'interno e 10 della costa) distribuiti a 10 tribù ognuna delle quali con una trittia

urbana, interna e della costa. Ciascuna tribù, oltre a fornire cavalieri e opliti per

l'esercito, eleggeva 50 membri da inviare al Consiglio dei 500 (Bulè) che gestiva la

politica estera, preparava proposte da sottoporre all'ecclesia, controllava l'operato dei

magistrati e l'integrità delle casse pubbliche. Ogni mese (i mesi erano 10), a

rotazione, 50 consiglieri (pritani) di ciascuna tribù presiedevano le sessioni (10 mesi,

quindi 10 sessioni, pritanie). L'ecclesia (Assemblea) era aperta a tutti i cittadini

ateniesi (anche se ovviamente non tutti vi partecipavano, in quanto non obbligatorio o

perchè impegnati nel lavoro o perchè residenti lontano dal luogo delle riunioni) e si

riuniva all'aria aperta, generalmente nell'agora. Approvava, respingeva o modificava

le proposte del Consiglio. L'assemblea poi poteva ostracizzare persone sospettate di

voler agire contro la democrazia (per instaurare una tirannide o magari per

ripristinare l'oligarchia). L'ostracizzato doveva lasciare la città per 10 anni ma

manteneva la cittadinanza e i beni.5 L'assemblea eleggeva i 10 strateghi (uno per

tribù) che comandavano l'esercito e si riunivano per le decisioni in un Collegio

presieduto dall'arconte polemarco. Il sistema timocratico introdotto da Solone restava

tuttavia in piedi e infatti, mentre la maggior parte delle cariche fu resa sorteggiabile, i

posti di maggiore responsabilità restarono eleggibili e quindi appannaggio dei soli

ricchi (su tutti l'arcontato).

5 Ostracismo: da ostrakos il pezzo di coccio su cui si scriveva il nome della persona. In realtà la votazione avveniva in due tempi, durante la 6° e l'8° pritania. Nel corso della prima fase si denunciava che qualcuno stava agendo contro la democrazia, poi, nella seconda fase si scriveva il nome della persona. Il primo ostracizzato fu Ipparco di Samo nel 487. L'ostracismo sarà sempre più utilizzato nel V secolo come stumento di lotta politica, degenerando dalla sua funzione originaria.

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Illustrazione 4: LE TRITTIE ATENIESI (In A. Giardina, op. cit., p. 98)

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APOGEO E DECLINO DELLA GRECIA CLASSICA

Nel capitolo precedente abbiamo visto “nascere” la Grecia delle poleis (VIII-VII

sec.), osservando una serie di fenomeni che vanno dalla diffusione delle poleis (da

quelle oligarchiche come Sparta a quelle democratiche come Atene) passando per

migrazioni, tirannidi e riforme. Di guerre non ne abbiamo avuta traccia, eccezion

fatta per la conquista del Peloponneso da parte di Sparta. Ebbene, la guerra porterà in

soli due secoli la Grecia dapprima al suo massimo splendore, poi alla decadenza (VI-

IV secolo). La prima serie di guere da studiare vede opposti i greci ad una

popolazione straniera, barbara: i Persiani. L'altra, sarà uno scontro fratricida, una

gerra civile: la guerra del Peloponneso.

LE GUERRE PERSIANE

L'impero persiano, a seguito delle gesta di Ciro il Grande (538-529, sconfisse ed

ereditò l'impero dei Medi) e di Cambise (529-521), vide aumentare enormemente la

propria estensione: dalla Persia all'Indo, dal Caucaso all'Egitto, alla Cappadocia.

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Illustrazione 5: L'IMPERO PERSIANO (In A. Giardina, op. cit., p. 108)

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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA

Dario I (521-485) si adoperò per la riorganizzazione dell'impero (divise l'immenso

territorio in venti satrapie), si dedicò al rafforzamento dei confini (spedizioni contro

Taci, Geti e Sciti), ma soprattutto tentò di estendere il priprio dominio anche sulla

Grecia continentale (oltre che sulle città greche d'Asia Minore già in suo possesso). Il

“casus belli” fu fornito a Dario dalle ribellioni delle città ioniche (dell'Asia Minore)

greche stanche di dover pagare il tributo al Gran Re e di dover essere governati da

uomini (greci) di sua fiducia, di fatto veri e propri tiranni. Nel 500 Aristagora, tiranno

di Mileto, dopo aver tentato di conquistare Nasso con la collaborazione del satrapo

Arteferne, decise di cambiare schieramento, instaurando una democrazia a Mileto e

cercando di esportarla anche nelle altre città greche dell'Asia Minore. Con l'aiuto di

Atene (20 navi) e di Eretria (5 navi), la ribellione va in porto (499-498): le tirannidi e

i governi filopersiani sono abbattuti e le guarnigioni persiani ivi stanziate espulse. Ma

la vittoria fu breve: tra il 497 e il 494 infatti, Dario sottomette di nuovo tutte le città

ribelli distruggendo infine Mileto (494). Dario però non si accontenta e comincia da

subito a preparare una spedizione punitiva contro Atene ed Eretria che avevano

fornito, seppur in maniera limitata, aiuti ai rivoltosi della Ionia nel 498. L'obiettivo di

Dario è palese: sfruttare l'occasione per allungare le mani anche sulla Grecia

continentale. In breve Artaferne e Dati (i generali persiani) conquistano Nasso, le

Cicladi, Delo ed Eretria. Siamo nel 490 e la sola Atene (Platea fornì mille opliti) fu

così costretta a fronteggiare i 20.000 persiani sbarcati a Maratona sotto il comando di

Dario. 6-7.000 opliti ateniesi si fecero incontro all'esercito del Gran Re, anziché

barricarsi in Atene, in base al “decreto di Milziade”, uno degli strateghi ateniesi. La

battaglia, grazie all'utilizzo della falange oplitica, fu vinta dagli ateniesi (stando ad

Erodoto, che invitiamo vivamente a leggere, sul campo restarono 6.400 persiani

contro solo 192 ateniesi! Al di là delle cifre effettive, la vittoria ateniese fu di vasta

portata).

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STEFANO FIORUCCI – SINTESI DI STORIA GRECA

In città prevalse la linea politica di Temistocle, in virtù della quale Atene si dotò di

una flotta imponente. Nel 482 infatti, scoperti filoni argentiferi a Maronea, si accese

una diatriba tra la fazione dei “conservatori” di Aristide (ostracizzato), che volevano

il mantenimento dello “status quo” e una pace con i persiani, e quella dei “liberali” di

Temistocle che invece volevano un'economia attiva, il riarmo della città e un

maggiore coinvolgimento nella vita cittadina dei teti. Prevalse dunque Temistocle.

100 talenti ricavati dalle miniere furono così devoluti alle 100 più ricche famiglie

ateniesi che avrebbero dovuto utilizzare il denaro per costruire ciascuna una trireme.

Se il lavoro sarebbe stato giudicato insoddisfacente avrebbero dovuto restituire il

denaro. Atene si ritrovò così con uan flotta ragguardevole. Ma c'era poco da stare

allegri. Nel frattempo infatti, il successore di Dario I, Serse (484-464), organizzò una

nuova spedizione, ben più consistente per uomini e mezzi di quella di Dario.

L'obiettivo era lavare l'onta della sconfitta di Maratona e di sottomettere l'intera

Grecia. Siamo nel 480. L'anno precedente (481), riunitisi presso l'istmo di Corinto, i

Greci, captato il pericolo, decisero di mettere da parte le divisioni e le faziosità,

proclamando la pace generale e richiamando gli esuli (Aristide torna ad Atene). La

sola Argo, nemica di Sparta, si proclamò neutrale. I persiani dunque si attestastorono

in Macedonia con un esercito di circa 100.000 uomini avanzando rapidamente in

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Illustrazione 6: LA PRIMA GUERRA PERSIANA 490 (In A. Giardina, op. cit., p. 111)

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Tessaglia. La fanteria greca, guidata dal re spartano Leonida si attestò presso le

Termopili, la flotta presso l'Artemision.

Le truppe di terra subirono una durissima sconfitta: dei circa 7.000 opliti inviati,

4.000 restarono sul campo nonostante l'eroismo di Leonida, 300 Spartiati e altri 700

opliti Tespiesi. Alla flotta andò decisamente meglio dato che una tempesta, un attacco

greco e una strenua difesa ellenica portarono all'affondamento di moltissime navi

barbare. Le notizie provenienti dalle Termopili resero inutile il prosieguo dello

scontro e così la flotta greca si ritirò dall'Eubea. L'avanzata via terra dei persiani fu

così rapida e inarrestabile: Focide, Beozia e Attica furono messe a ferro e fuoco

mettendo in ginocchio Atene la cui popolazione fu trasferita a Salamina, Trezene ed

Egina in base al “decreto di Temistocle”. La città abbandonata fu così in balia dei

persiani che la diedero alle fiamme (nel 480 e nel 479). Proprio a Salamina si attestò

la flotta greca (di fatto ateniese) che umiliò quella persiana (e alleati Ionici e Fenici).

Serse tornò a Sardi mentre l'esercito persiano svernò in Tessaglia sotto la guida di

Mardonio. Gli scontri ripresero nella primavera seguente (479) e l'esito fu favorevole

ai greci per terra e per mare: a Platea (in Beozia) infatti l'esercito greco guidato dal re

spartano Pausania ottenne una netta vittoria; a Micale (a nord di Mileto) la flotta

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Illustrazione 7: LA SECONDA SPEDIZIONE PERSIANA 480 E LA BATTAGLIA DI SALAMINA (In A. Giardina, op. cit. p. 115)

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persiana fu distrutta completamente e i fanti persiani massacrati.

Le guerre persiane si concludono dunque a favore dei greci, per una volta uniti. Ma

quest'unità era desitanata a durare poco, complice l'imperialismo di Atene e la

“chiusura” di Sparta. È paradossalmente anche il periodo di massimo splendore della

Grecia “classica” che vive quello che il grande storico Tucidide ha genialmente

definito pentecontaetia, 50 anni preludio della guerra civile.

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Illustrazione 8: LA SECONDA GUERRA PERSIANA: PLATEA E MICALE (479) (In A. Giardina, op. cit., p. 116)

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LA PENTECONTAETIA

Con il termine pentecontaetia si è soliti indicare il cinquantennio che va dalla fine

delle guerre persiane (indicata nel 477 con la formazione della Lega navale Delio-

Attica) e l'inizio della guerra del Peloponneso. Per Tucidide i fatti accaduti in

quell'arco di cinquanta anni era preludio e gestazione dello scontro tra le due poleis

per eccellenza: Atene e Sparta. Da un lato una città aperta (Atene), in espansione

(nonostante le devastazioni subite nel 480 e 479), imperialista, aggressiva, audace e

intraprendente, dall'altra una città (Sparta) chiusa, conservatrice, “timorosa” del

cambiamento (che non a caso aprirà le ostilità).

La crescita, l'espansione di Atene comincia con la creazione della lega navale Delio-

Attica (477) grazie alla quale la città attica si pone a capo dei greci della Ionia,

dell'Attica e dell'Asia Minore. Chi non può fornire navi (come Samo, Chio, Lesbo)

deve versare 460 talenti annui, con il tesoro conservato presso il santuario di Delo.

Per quel che concerne la politica cittadina Temistocle, che voleva rafforzare Atene in

vista di un probabile scontro con Sparta per la supremazia in Grecia, rimase

inascoltato e, completata la ricostruzione delle mura cittadine e avviata quella delle

lunghe mura (dall'astu al Pireo), fu ostracizzato (471). Il potere passò quindi al partito

di Cimone (figlio di Milziade, eroe di Maratona) che ottenne una vittoria navale e

terrestre sui persiani (469), presso l'Eurimedonte, di grande prestigio senza però

preoccuparsi di Sparta, ritenuta alleata. Nel 464 la città laconica era stata devastata da

un terribile terremoto. Di questa situazione approfittarono gli iloti della Messenia

(464-455, 3° guerra messenica). Cimone inviò un contingente in aiuto degli spartani

ma, a causa del comportamento ambiguo tenuto dalle truppe ateniesi, dei buoni

rapporti di Atene con poleis nemiche di Sparta come Argo, fecero sospettare gli

spartani di essere in presenza di una collusione tra gli ateniesi e gli insorti. Gli attici

furono così rimandati a casa. Cimone dopo il suddetto clamoroso smacco cadde in

disgrazia e fu ostracizzato nel 461. Atene decise inoltre di rompere l'accordo del 481

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con Sparta, alleandosi con Argo e accogliendo in Attica gli iloti ribelli e ponendo ai

vertici della politica esponenti “democratici” come Efialte (assassinato dopo aver

approvato la riforma dell'Aeropago, ridotto a mero tribunale per gli omicidi) e

Pericle.6 Questi per permettere a tutti di potersi candidare introdusse il salario per gli

eletti alla bulè, per i giudici e per i magistrati; gli zeugiti furono poi ammessi

all'arcontato. Sotto Pericle Atene raggiunse il suo massimo splendore. Caldeggiò la

fondazione della colonia di Turi (in Calabria), incrementò i traffici commerciali,

abbellì la città con magnifici edifici tra cui il Partenone e i Propilei, favorì artisti e

uomini di cultura come Fidia (scultore), Erodoto (storico), Sofocle (tragediografo).

Per quel che concerne la politica estera, questa fu prevalentemente aggressiva e non

sempre vincente. La spedizione in Egitto del 460-454, in chiave antipersiana, si

risolse in un clamoroso flop, ma l'obiettivo, ambizioso, era quello di conquistare

Cipro e di sollevare l'Egitto (grande produttore di grano), ma la sconfitta fu

pesantissima. Nel 449 Atene tenterà invano una nuova spedizione a Cipro a seguito

della quale sarà firmata la pace di Callia in virtù della quale la Persia si impegnava a

non attaccare le città greche dell'Asia Minore e dell'Egeo, gli ateniesi l'Egitto e Cipro.

Atene poi si alleò con Megara (appartenente alla lega peloponnesiaca e vicina di

Corinto, città di mare non aderente alla lega navale Delio-Attica e fedele alleata di

Sparta) scatenando le ire di Corinto e dei peloponnesiaci, con una serie di scontri

interrotti nel 445 con la stipula di una pace trentennale. Ma Atene non rispettò

l'accordo danneggiando Corinto intervenendo in favore di Corcira colonia corinzia,

imponendo a Potidea, altra colonia corinzia appartenente alla lega Delio-Attica, di

non commerciare con la madrepatria espellendo inoltre dai porti delle città della lega

tutti i mercanti Megaresi. Il tutto aggravato dal fatto che dal 454 il tesoro della lega

navale Delio-Attica era stato trasferito ad Atene e quindi usato a proprio piacimento

dagli ateniesi che incameravano i tributi degli alleati ormai ridotti a sottoposti. Come

annotò Tucidide fu dunque Atene a fare di tutto per provocare i peloponnesiaci. La

6 Pericle di fatto influenzò le sorti di Atene per un trentennio. Fu stratego nel 454, 448-446 e 443-428!

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risposta di Sparta non si fece infatti attendere e assurta al ruolo di paladina della

libertà (contro il dispotismo ateniese) inviò ultimatum ad Atene chiedendo la libertà

per Potidea, la rimozione delle limitazioni commerciali imposte a Megara,

l'autonomia per le città aderenti alla lega navale e l'espulsione di Pericle.

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LA GUERRA DEL PELOPONNESO (431-404)

All'ultimatum spartano Atene rispose negativamente. Sparta e gli alleati

peloponnesiaci danno allora il via alle ostilità invadendo l'Attica, in quanto Atene,

con i suoi interventi aveva violato la pace stipulata nel 445. Con sparta (si veda

cartina) sono tutti i peloponnesiaci (tranne Argo e gli Achei che restano neutrali), i

beoti, i megaresi, i focesi, i locresi; con Atene gli appartenenti alla lega Delio-Attica

(e Chio, Lesbo, Cicladi, Corcira, Zacinto, Tracia). Nettamente superiori per terra i

peloponnesiaci, per mare gli attici.

La guerra (431-404) può essere divisa in due fasi: 431-421 e 421-404. La prima fase,

detta archidamica (dal nome del re spartano, morto nel 427, Archidamo II), segue lo

stesso copione: Sparta e alleati invadono l'Attica ma si arrestano di fronte alle grandi

mura (progettate da Temistocle). Alla fine del 430 scoppia la peste ad Atene e ne fa le

spese lo stesso Pericle che muore nel 429: peste che dissuade i peloponnesiaci ad

invadere quell'anno l'Attica. Ad Atene emersero la figura di Nicia (conservatore) e di

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Illustrazione 9: GLI SCHIERAMENTI DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO (In A. Giardina, op. cit., 128)

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Cleone (radicale propenso alla prosecuzione della guerra). La guerra, cruenta,

proseguì tra alterne vicende, senza un evento risolutorio fino al 422 allorchè l'assedio

di Anfipoli, in Tracia, precedentemente spartana, portato da Cleone si concluse con la

morte del generale spartano Brasida e dello stesso Cleone. La pace di Nicia (421)

sancisce lo status quo ante bellum con una tregua cinquantennale (in realtà non

accettata da Megaresi, Corinzi e Beoti). Ma mantenere la pace fu impossibile. Piccoli

scontri su scala locale si accesero infatti già pochi mesi dopo la stipula del trattato di

pace: nel 418 Sparta ha la meglio su di una quadruplice alleanza composta da Argo,

Elide, Mantinea e Calcidesi (supportati da Atene). Nel 415, mentre Nicia reprime

Melo (devastando la città, sterminando gli uomini e ricedundo i restanti abitanti in

schiavitù), l'altro stratego, Alcibiade, ottiene il consenso per una spedizione in Sicilia

(415-413) dalla quale ottenere alleati e risorse per proseguire e vincere la guerra con

Sparta. L'occasione era data dalla richiesta di aiuto inoltrata da Segesta contro

Selinunte e Siracusa (colonie corinzie). Parte un corpo di spedizione imponente,

sebbene Alcibiade, giunto a Catania, fosse richiamato ad Atene in quanto accusato di

empietà per aver parodiato in casa sua i misteri eleusini (e di aver danneggiato le

statue di Ermes la sera della partenza della spedizione). Ma Alcibiade fa perdere le

proprie tracce e si rifugia dapprima ad Argo e poi a Sparta! La spedizione siciliana

nel frattempo si risolveva in disastro: nessuno supportava gli ateniesi mentre Sparta e

Corinto inviarono una spedizione agli ordini di Gilippo: nel 413 Nicia e Demostene

(giunto con 5.000 opliti e 73 navi) sono sconfitti sul campo e giustiziati dai siracusani

(contro il volere degli spartani), il tutto mentre in Grecia il re spartano Agide II

occupava Decelea, 20 Km a nord-est di Atene. Nel 412 Sparta strinse un patto di

alleanza con il re persiano Dario II (424-404) con i finanziamenti del quale (in

cambio Sparta rinunciava alla protezione dei greci d'Asia Minore) i Lacedemoni

allestirono una propria flotta nel momento in cui Atene invece doveva vedersela con

le defezioni degli alleati ionici e dell'Asia Mionore (Eubea, Lesbo, Chio, Mileto,

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Clazomene, Efeso) e vedeva consumarsi il colpo di stato oligarchico (411). Ne è

protagonista il trasformista Alcibiade che da Samo, sede della flotta ateniese, induce

la città a mutare l'ordinamento cittadino in oligarchico, promettendo con il cambio di

regime l'appoggio della Persia. Il potere è così dapprima nelle mani di un consiglio di

400, poi esteso ad un Consiglio di 5.000. Ma l'anno seguente (410) Cleofonte e altri

radicali ripristinano il Consiglio dei 500 e le alre cariche democratiche. È questo un

periodo di piccoli successi, gli ultimi, con la flotta guidata da Alcibiade (eletto

stratego nel 408 e accolto ad Atene da trionfatore) poi però deposto nel 407. l'ultima

amara vittoria ateniese è quella delle Arginuse nel 406: 70 navi spartane sono

affondate (25 ateniesi) ma il mancato soccorso dei naufraghi provoca scalpore ad

Atene e porta all'apertura di un processo agli strateghi condannati a morte. L'anno

seguente (405) Lisandro a Egostpotami sbaraglia la flotta ateniese e giustizia 3.000

olpiti ateniesi. Gli alleati di Atene defezionano uno dopo l'altro e nel 404 la città si

arrende. Corinzi e tebani ne volevano la distruzione e la vendita dei suoi cittadini

come schiavi, ma Sparta si limitò ad imporre la fine dell'impero ateniese,

l'abbattimento (al suono dei flauti) delle mura del Pireo e delle Lunghe Mura, la

riduzione della flotta a 12 trireme, l'imposizione di una oligarchia di 30 costituenti (i

cosiddetti 30 tiranni) con il compito di redigere le “leggi patrie”. Solo l'intervento di

Trasibulo e di altri esuli ripristinò nel 403 la democrazia con Sparta che lasciò fare.

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IL PREDOMINIO DI SPARTA E IL DECLINO DELLA GRECIA

La fine della guerra del Peloponneso sancì una situazione di declino per la Grecia:

Atene che aveva avuto un'impetuosa espansione nel V secolo raggiungendo il

massimo splendore, si trovò ridimensionata con una democrazia più moderata

(ripristinata con le armi da Trasibulo) e irrigidita (si veda il processo a Socrate).

Sparta d'altro canto che aveva combattuto in nome dell'autonomia e della libertà delle

poleis greche non fece altro che sostituirsi al dominio ateniese (favorendo la

diffusione di oligarchie un po' ovunque), dominio che non poteva (e non lo fece

infatti) durare a lungo. Troppo chiusa la città, inadeguati gli ordinamenti politici, cui

si assommavano la diffusione di corruzione, lusso, ingiustizie, rivalità,

disuguaglianze in una decadenza senza eguali (introdotta la proprietà, apertura al

commercio). Il declino si realizza per Sparta anche in campo militare. Tra il 400 e il

386 al termine di tre fallimentari spedizioni in difesa dei greci d'Asia Minore, viene

firmata la pace di Antalcida (o del Re, 386) in virtù della quale le suddette città

passano sotto il controllo persiano. Ma Sparta perdeva colpi anche in Grecia. Dal 392

comincia un lungo scontro con Argo, Corinto (annessa da Argo) e Atene risolto nel

386 con l'aiuto dei siracusani e dei persiani. È il preludio della sconfitta, subita ad

opera di Tebe e, moralmente, di Atene che nel 377 ricostituisce la lega navale Delio-

Attica (“per la pace, per la libertà e per l'autonomia” delle città greche).

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LA BREVE EGEMONIA TEBANA (371-362)

Il declino di Sparta è dunque attestato dalla sconfitta subita per mano di Tebe e di

Atene. Ma la sconfitta di Sparta servirà solo ad indebolire ulteriormente la Grecia

che, dopo un'egemonia decennale di Tebe, sarà definitivamente declassata a civiltà di

importanza locale.

Ribellatisi alle decisioni spartane (Tebe voleva il controllo della Beozia), guidati dai

due condottieri Pelopida ed Epaminonda, i tebani combatterono incessantemente

Sparta fino allo scontro decisivo di Leuttra (371). Il re spartano Cleombroto aveva

invaso la Beozia con 10.000 uomini per imporre a Tebe di rinunciare alla Beozia, ma

l'utilizzo in battaglia della falange obliqua da parte di Epaminonda portò alla vittoria

dei tebani sui peloponnesiaci, aggravata dalla ribellione della Messenia. Sparta

perdeva così un terzo del proprio territorio e si ritrovava senza gli iloti ed i prodotti

derivanti dal loro lavoro coatto. Tebe non diede respiro ai Lacedemoni: stretta

un'alleanza anche con la Tessaglia e l'Arcadia, attaccò annualmente con Epaminonda

il Peloponneso. Atene e Sparta si coalizzarono contro Tebe proprio mentre Pelopida

moriva sui campi di battaglia della Tessaglia. Lo scontro di Mantinea (362) segna

così la fine di Atene, Sparta e Tebe, dal momento che anche Epaminonda restava

ucciso sul campo. È il trionfo del particolarismo, nessuna città può prevalere sulle

altre e di ciò ne risente l'intera Grecia che declina e passa sotto il controllo dei

“montanari” macendoni.

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LA MACEDONIA E IL PERIODO ALESSANDRINO

A partire dal regno di Filippo II (359-336) la Macedonia estende il proprio controllo e

la propria influenza sulla Grecia, controllo diretto sulle zone territorialmente

limotrofe, influenza sul resto della Grecia. Con la battaglia di Cheronea (338) i

tentativi di personaggi del calibro dell'ateniese Demostene (si leggano le sue

Filippiche) di respingere i “barbari venuti dalle montagne” con una coalizione di

greci, si infransero. Filippo II tuttavia, istruito a Tebe e allievo di Epaminonda, non

umiliò i greci, anzi li riunì (tranne Sparta che era ormai isolata da tutto e da tutti) in

una lega panellenica, la Lega di Corinto, con l'obiettivo di combattere i persiani

(337). Una congiura di palazzo portò all'uccisione di Filippo II prima e al colpo di

stato di Alessandro Magno (336-323) poi. Della situazione tentarono di approfittare i

greci, in primis Tebe, ma Alessandro fu implacabile, domò la rivolta greca ed inflisse

una durissima punizione a Tebe che fu rasa al suolo (334). A quel punto Alessandrò

lasciò il controllo della Macedonia ad Antipatro e con 34.000 uomini partì alla volta

dell'Asia, spedizione che Filippo aveva progettato. La sua fu un'avanzata senza

eguali, inarrestabile, che lo portò a conquistare di fatto l'intero regno persiano: nel

333 ad Ipso sconfisse Dario III prendendone in ostaggio moglie e figli; nel 331 a

Gaugamela mise Dario in fuga conquistando Susa, Babilonia e Persepoli. È il “grande

inseguimento”, interrotto nel 330 da Artaserse IV che uccide Dario III. Alessandro,

con abile mossa politica, recupera il corpo di Dario, lo omaggia con funerali solenni,

giustizia Artaserse e viene incoronato legittimo re di Persia. Convinto ormai di avere

origini divine, Alessandro proseguì la sua marcia verso est raggiungendo l'Indo. La

stanchezza dei soldati per la lunga marcia lo convinsero a tornare indietro. Sulla via

del ritorno, durante uno scontro con una popolazione indigena, i Malli, Alessandro è

ferito al torace e riporta lesioni polmonari per i postumi delle quali muore nel 323

aprendo una stagione di lotte per la successione.

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Illustrazione 10: LE CONQUISTE DI ALESSANDRO MAGNO (In A. Giardina, op. cit., p. 148)

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LE LOTTE TRA I DIADOCHI (323-281)

Alessandro morì senza eredi e così si accesero le lotte per la successione tra i vari

diadochi (successori), senza che nessuno potesse avere il sopravvento sugli altri

ereditando il regno di Alessandro. Da queste lotte nasceranno una serie di regni

“ellenistici” governati da dinastie, regni che saranno poi inglobati nell'impero

romano. Brevemente: in Siria si costituì un regno retto dai Seleucidi; in Egitto dai

Tolomei; in Macedonia dagli Antigonidi. C'erano poi le città greche indipendenti (si

veda la cartina) e altri regni minori come quello di Pergamo retto dagli Attalidi.

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Illustrazione 11: I REGNI ELLENISTICI (In A. Giardina, op. cit., p. 150)

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APPENDICE DOCUMENTALE

MAPPE CONCETTUALI

GLI ORDINAMENTI DI LICURGO A SPARTA

DIARCHIA2 Re (1 della famiglia degli Agiadi, 1 degli Euripontidi). Guidano l'esercito in battaglia.

GERUSIAConsiglio di 30 membri: 28 ultrassessantenni e i 2 re. Propone le leggi da sottoporre all'Apella.

APELLA Assemblea degli Spartiati. Approva le proposte della gerusia.

Spartiati: Cittadini di pieno diritto. Il loro numero era limitato per legge a 9.000.

Perieci: “Abitanti delle zone circostanti”, si occupano di agricoltura, commercio e

artigianato. Hanno stretti legami con Sparta (che riforniscono) ma non sono servi.

Iloti: Servi degli Spartiati, lavorano la terra.

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LE ISTITUZIONI ATENIESI DAL 683 AL 595

9 ARCONTIEponimo, Polemarco, Basileus e 6

Tesmoteti. Incarico annuale dopo il quale si entra a far parrte dell'Aeropago

AEROPAGO Consiglio del quale fanno parte gli ex-arconti

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LA RIFORMA DI SOLONE (594-593)

Solone divide la società in 4 classi sociali in base al censo (riforma timocratica):

1) PENTACOSIOMEDIMNI: < di 500 medimni di grano. Accedono ad Arcontato, Tesoreria e Bulè

2) CAVALIERI: 300-500 medimni. Possono accedere alla magistratura e alla bulè.

3) ZEUGITI: > di 200 medimni. Sono olpiti.4) TETI: < di 200 medimni. Fanti o marinai, accedono all'ecclesia.

ECCLESIA Assemblea popolare. I teti vi eleggono i magistrati.

HELIAIATribunale del popolo. Decide sui ricorsi dei cittadini contro le sentenze degli Arconti

AEROPAGO Consiglio degli ex-arconti. Declassato a mero “custode delle leggi”.

BULÉ

Consiglio di 400 membri (appartenenti alle due classi superiori) eletti dall'ecclesia. Elaborano le leggi da proporre all'ecclesia. 100 membri per ciascuna delle 4 tribù genetiche di Atebe. Ogni tribù è poi suddivisa in 3 trittie e 12 naucrarie.

9 ARCONTI Funzioni giudiziarie.

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LA RIFORMA DI CLISTENE (508/507)

Clistene divise il territorio in 30 trittie, distribuite a 10 tribù ognuna delle quali con 1 trittia interna, urbana e della costa.

BULÉ-CONSIGLIO DEI 500

50 per ogni tribù. A rotazione i pritani presiedono le 10 pritanie sessioni. Fa le proposte da sottoporre all'ecclesia, controlla operato di magistrati e la politica estera.

ECCLESIA

Comprendeva TUTTI gli ateniesi. Ovviamrente nessuno era obbligato e molti, per lavoro o abitando distante, non vi prendevano parte. Approva, respinge o modifica le proposte del Consiglio. Elegge i 10 strateghi.

STRATEGHI 10. Uno per ogni tribù. Sono eletti dall'ecclesia. Comandano l'esercito.

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CRONOLOGIA

VI-IV millennio a. C. ca.: Neolitico.

2800-1100 ca.: Età del bronzo

VIII-VII sec.: Migrazioni, poleis, tirannidi, riforme

594/593: Riforma di Solone ad Atene.

561-555: Primo periodo della tirannide di Pisistrato ad Atene.

549: Inizio secondo periodo della tirannide di Pisistrato

534-527: Terzo periodo della tirannide di Pisistrato

527-510: Tirranide dei Pisistratidi (Ippia e Ipparco)

510: Cacciata di Ippia da Atene

507: Riforme di Clistene ad Atene

499-494: Rivolta ionica

490: Spedizione di Dati e Artaferne contro Atene ed Eretria: battaglia di Maratona

480: Spedizione di Serse e Mardonio contro la Grecia. Battaglie di Termopile,

Artemisio e Salamina.

479: Battaglie di Platea e Micale

477: Fondazione della lega navale Delio-Attica

431-404: Guerra del Peloponneso

429: Morte di Pericle per peste

421: Pace di Nicia

415-413: Spedizione ateniese in Sicilia. Sparta occupa Decelea

411: Colpo di stato oligarchico ad Atene (governo dei 400, poi 5000)

408: Rientro di Alcibiade ad Atene

404: Resa di Atene. Trenta tiranni

403: Traibulo ripristina con le armi la democrazia ad Atene

386: Pace di Antalcida

377: Seconda lega navale Delio-Attica

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371: Battaglia di Leuttra. Comincia l'egemonia tebana

364: Morte di Pelopida

362: Battaglia di Mantinea

337: lega panellenica

335: Alessandro distrugge tebe e parte per l'Asia

331: Battaglia di Gaugamela e inizio del grande inseguimento

323: Morte di Alessandro Magno

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BIBLIOGRAFIA RAGIONATA

La sintesi è stata elaborata seguendo l'ottimo ed imprescindibile manuale

universitario di Domenico Musti, Storia Greca, Roma-Bari, Laterza, 2001.

Molto utile,soprattutto per le mappe, è poi il manuale per liceo classico di Andrea

Giardina, Le linee del tempo, vol. 1 (Dalla preistoria all'impero romano), Roma-

Bari, Laterza, 1997.

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© STEFANO FIORUCCI 2008

© SANTA MARINELLA 2008

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