silvano fausti - matteo

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MATTEO: IL VANGELO DELLA COMUNITA'

silvano fausti

MATTEO

IL VANGELO

DELLA COMUNIT

INTRODUZIONE

La Sacra Scrittura come uno spartito, la cui musica esiste solo dove e come eseguita. Chi cerca di leggerla, interpretarla e attualizzarla, ne letto, interpretato e attualizzato. Infatti la parola di Dio viva ed efficace, scruta i sentimenti e i pensieri del cuore, e tutto nudo e scoperto agli occhi suoi (Eb 4,12s).

Il vangelo racconta quanto Ges dice o fa per qualcuno. Quel qualcuno il lettore stesso, chiamato a fare in prima persona lesperienza di ci che narrato: la Parola fa quello che dice, per chi laccoglie con fede (cf 1Ts 2,13).

Linteresse al racconto pu essere a tre diversi livelli.

Pu essere rivolto al testo, per vedere come esattamente , qual la sua storia, la sua struttura, il suo stile, ecc. un passo previo. Chi per si ferma qui come uno che vuol mangiare la parola pane invece del pane. Non sazia molto!

Pu essere anche rivolto a cosa dice il testo: qual il suo messaggio, come capirlo e vivere oggi, ecc. un secondo gradino, anche questo necessario, ma non sufficiente. Chi si ferma qui come un figlio che mangia del pane senza sapere che viene dai genitori. Neppure questo sfama.

Pu essere infine rivolto al Signore: oltre al testo e a ci che dice, si attenti a colui che dice quel testo. Tutta la Scrittura una lettera che il Padre ha inviato a ciascuno dei suoi figli; dietro ogni parola c chi parla, e il suo dirsi un darsi. Chi raggiunge questo terzo livello, ha trovato ci di cui ha fame.

Il vangelo di Matteo, nella sua forma attuale - la tradizione parla di un Matteo ebraico, a noi ignoto - nato probabilmente in ambiente palestinese o siriano (Antiochia di Siria?) circa lanno 80. Scritto in buon greco da un giudeo ellenistico, mostra come Ges, il Figlio di Dio morto e risorto, sia il compimento della promessa di Dio fatta ad Israele. attribuito fin dallinizio a Matteo, chiamato ad essere discepolo mentre stava seduto al banco delle imposte (Mt 9,9; 10,3; Lc 5,27; Mc 2,14 lo chiama Levi).

Escludendo i due capitoli iniziali, Matteo usa per lo pi lo stesso materiale di Marco e Luca, riportando parole e azioni compiute da Ges nel breve periodo che va dal suo battesimo alla sua pasqua. La sua particolarit aver organizzato il tutto secondo i vari argomenti, condensandolo in cinque grandi discorsi seguiti da altrettante parti narrative che li illustrano.

Il discorso sul monte (cc.5-7) contiene la Parola del Figlio ai fratelli; il discorso della missione (c.10) la porta a tutti gli uomini, cominciando da Israele; il discorso in parabole (c.13) mostra come essa agisce nel mondo; il discorso sulla comunit (c.18) fa vedere come si realizza nella quotidianit dello stare insieme; il discorso escatologico (cc.24-25) infine la presenta come il criterio di valutazione sulluomo e la sua storia. I cc. 26-28, che raccontano la morte e risurrezione del Signore, ne sono il compimento.

Matteo considerato il vangelo della comunit: centrato sulla parola del Figlio che ci rende figli del Padre facendoci fratelli tra di noi. La fraternit la realizzazione del nostro essere figli: nel rapporto con laltro viviamo quello con lAltro. Anche per questo stato il pi letto nella Chiesa. Oggi, in unepoca in cui lo stare insieme si fatto problematico, torna di particolare attualit. In genere lattenzione si concentra proprio su ci di cui si avverte la mancanza.

Questo libro vuol essere un manuale per la lectio del vangelo di Matteo. Come nei precedenti commenti a Marco e a Luca, di ogni singolo passo, dopo una traduzione letterale del testo, si espone il messaggio nel contesto; seguono una lettura del testo e indicazioni per pregare il testo (vedi il metodo subito dopo lintroduzione); concludono dei testi utili per lapprofondimento. Come si vede, al centro sta il testo, che non solo un pretesto, ma un modo specifico in cui il Signore mi parla e io lo ascolto.

Il lavoro che offriamo il frutto di una lectio continua settimanale, tenuta in questi anni nella chiesa di S. Fedele (Milano), insieme a Filippo Clerici, con il quale lho preparata ed eseguita.

Un vivo ringraziamento a lui, dopo che a Dio, come pure a quanti con la loro partecipazione attiva hanno stimolato e arricchito la comprensione del vangelo. Un grazie anche a E. DAuria per la battitura del manoscritto, a F. Montagna per il controllo delle citazioni, a B. Schiralli e M. Galli per la correzione delle bozze.

Spero vivamente che questo lavoro sia utile per conoscere di pi il Signore e servire meglio i fratelli, in attesa del suo ritorno.

Festa di s. Giuseppe 19.3.1998.

METODO PER PREGARE IL TESTO

a. Entro in preghierapacificandomi

con un momento di silenzio

respirando lentamente

pensando che incontrer il Signore

chiedendo perdono delle offese fatte

e perdonando di cuore le offese ricevute

mettendomi alla presenza di Dio

faccio un segno di croce

per lo spazio di un Pater guardo come Dio mi guarda

faccio un gesto di riverenza

inizio la preghiera in ginocchio o come pi mi aiuta

nel nome di Ges chiedo al Padre lo Spirito Santo

perch il mio desiderio e la mia volont

la mia intelligenza e la mia memoria

siano ordinati solo a lode e servizio suo.

b. Mi raccolgoimmaginando il luogo in cui si svolge la scena da considerare.

c. Chiedo al Signore ci che vogliosar il dono che quel brano di Vangelo mi vuol fare:

corrisponde a quanto Ges fa o dice in quel racconto.

d. Medito e/o contemplo la scena

leggendo il testo lentamente, punto per punto

sapendo che dietro ogni parola c' il Signore che parla a me

usando

la memoria per ricordare

l'intelligenza per capire e applicare alla mia vita

la volont per desiderare, chiedere, ringraziare, amare, adorare.

NB. non avr fretta: non occorre far tutto

importante sentire e gustare interiormente

sosto dove e finch trovo frutto, ispirazione, pace e consolazione

avr riverenza pi grande quando, smettendo di riflettere, inizio a parlare col Signore.

e. Concludo

con un colloquio col Signore, da amico ad amico su ci che ho meditato

finisco con un Padre nostro

esco lentamente dalla preghiera.

NB. Dopo aver pregato, rifletter brevemente su come andata, chiedendomi:

se ho osservato il metodo

se andata male, perch

quale frutto o quali mozioni spirituali ho avuto.

1. GENESI DI GES CRISTO

1,1-17

1,1Libro della genesi

di Ges Cristo,

figlio di Davide,

figlio di Abramo:

2

Abramo gener Isacco,

Isacco gener Giacobbe,

Giacobbe gener Giuda e i suoi fratelli,

3

Giuda gener Fares e Zara da Tamar,

Fares gener Esrom,

Esrom gener Aram,

4

Aram gener Aminadab,

Aminadab gener Naasson,

Naasson gener Salmon,

5

Salmon gener Booz da Racab,

Booz gener Obed da Rut,

Obed gener Iesse,

6

Iesse gener il re Davide.

Davide gener Salomone,

da quella che era stata di Uria,

7

Salomone gener Roboamo,

Roboamo gener Abia,

Abia gener Asf,

8

Asf gener Giosafat,

Giosafat gener Ioram,

Ioram gener Ozia,

9

Ozia gener Ioatam,

Ioatam gener Ezechia,

10Ezechia gener Manasse,

Manasse gener Amos,

Amos gener Giosia,

11Giosia gener Ieconia e i suoi fratelli,

al tempo della deportazione di Babilonia.

12Dopo la deportazione di Babilonia,

Ieconia gener Salatiel,

Salatiel gener Zorobabele,

13Zorobabele gener Abiud,

Abiud gener Eliacim,

Eliacim gener Azor,

14Azor gener Sadoc,

Sadoc gener Achim,

Achim gener Eliud,

15

Eliud gener Eleazar,

Eleazar gener Mattan,

Mattan gener Giacobbe,

16Giacobbe gener Giuseppe,

lo sposo di Maria,

attraverso la quale fu generato Ges,

chiamato Cristo.

17Tutte dunque le generazioni:

da Abramo a Davide

quattordici generazioni,

da Davide fino alla deportazione di Babilonia

quattordici generazioni,

e dalla deportazione di Babilonia fino a Cristo

quattordici generazioni.

1. Messaggio nel contestoLibro della genesi di Ges Cristo il titolo del vangelo di Matteo, che ci racconta la nascita nel tempo del Figlio eterno del Padre che si fa nostro fratello. Ges visto come la nuova genesi delluomo, principio e fine del mondo creato da Dio.

Dopo la genealogia, i primi due capitoli sono una introduzione di tipo narrativo. Si tratta di racconti teologici, tipici della letteratura ebraica, che spiegano dei testi biblici con narrazioni edificanti (midrashim haggadici). Matteo qui per non commenta un testo biblico con episodi della vita di Ges, ma la vita di Ges con testi biblici e altro materiale. Si tratta di racconti cristologici.

Il primo capitolo presenta lorigine di Ges, insieme umana e divina: figlio di Davide secondo la carne (vv. 1-17) e Figlio di Dio secondo lo Spirito (vv. 18-25). Attraverso i discendenti di Abramo, Dio entra nella storia delluomo e luomo nella storia di Dio. Il prototipo del credente Giuseppe, lo sposo di Maria, da cui riceve il Figlio di Dio come proprio figlio (vv. 18-25).

Il secondo capitolo prospetta la vicenda futura di Ges: accolto dai lontani e non dai vicini (2,1-12), ripercorre il destino del popolo, che scende nella schiavit dEgitto e ascende alla terra dei padri (2,13-23). Nel Nazoreo si compie quanto i profeti hanno detto (2,23).

In questi primi due capitoli, per ben 5 volte su un totale di 11, Matteo parla del compimento delle Scritture (1,22s; 2,5s.15s.17s.23). Ges visto come il punto darrivo del disegno divino, colui del quale tutta la Scrittura parla. Tenendo lo sguardo puntato su ci che lui ha fatto e detto, la storia dIsraele rivisitata allindietro - come fa il gambero - e colta nel suo mistero profondo.

Il materiale comune agli altri evangeli, che Matteo ha a disposizione per costruire questi racconti, costituito, oltre che dalle citazioni bibliche, dalle genealogie, dai nomi dei genitori di Ges, dalla sua ascendenza davidica, dalla fede nella sua divinit, dalla concezione verginale per opera dello Spirito Santo, dalla sua nascita ai tempi di Erode e dalla sua permanenza a Nazareth. Il resto del materiale suo, non attestato da altre tradizioni.

Che il tono dei racconti sia quello di un midrash n comporta n pregiudica lattendibilit dei fatti - da verificare di volta in volta. Limportante per Matteo interpretare la Scrittura alla luce di Ges e del suo Spirito.

Questo primo brano una lista di nomi, divisi in tre periodi, che vanno da Abramo a Ges: la carne del Figlio di Dio passa attraverso coloro che lhanno preceduto. Di ognuno si dice due volte generare, una volta come figlio e laltra come padre. Lo schema costante si interrompe con Giuseppe, per aprire alla sorpresa di ci che capita attraverso Maria (v. 16).

Del primo patriarca, Abramo, non si dice chi lha generato, e dellultimo, Ges, non si dice n chi lo genera n chi a sua volta egli genera. Si allude al mistero iniziale del Padre, e a quello finale del Figlio. La deportazione di Babilonia ha particolare spicco (vv. 12.17a.17b), cos pure la menzione dei fratelli (vv. 2.11) - Ges venuto a ricostruire la fraternit disfatta e dispersa nellesilio! Colpisce inoltre lintroduzione di quattro donne (vv. 3.5a.5b.6), anticipo della quinta, Maria, di cui si parler nel racconto seguente.

La ripetizione ossessiva del generare con la sola variazione di nomi provoca una tensione, quasi lattesa della novit promessa nel primo versetto, che interrompa la catena e dia senso al tutto. Il che avviene in Ges, presentato come il dunque: le generazioni da Abramo a Ges sono tre volte quattordici, ossia sei volte sette. Con lui, primogenito di una numerosa schiera di fratelli (Rm 8,29), la storia della promessa raggiunge sette volte sette, la perfezione.

Per noi questa interminabile lista di nomi pu risultare arida. Ma ogni persona un volto unico e irripetibile, un gioco di passioni e azioni, con uno strano destino di libert. Ogni nome ha valore assoluto, come il Nome da cui viene e verso cui va. Pu essere ignoto a noi; ma sempre vive nella memoria di Dio e pulsa nelle vene del discendente. Luomo fa la storia e la storia fa luomo: il nome, relazione con lAltro e gli altri, non si perde mai.

Allinizio sono nominati Davide e Abramo, depositari della promessa: tutto il generare sotto il segno di una particolare benedizione divina. La storia cessa di essere leterno ritorno dellidentico, il serpente che si morde la coda, Kronos che divora i suoi figli. Da tragico dominio del fato, diventa libero dialogo tra uomo e Dio, con un principio, uno svolgimento e un fine. La parola scambiata tra i due fa nascere una novit che costituisce il senso della creazione: il dono reciproco di s tra Creatore e creatura.

La vicenda umana diventa storia di salvezza, realizzazione di Dio nelluomo e delluomo in Dio, dramma dove i due sono i protagonisti, e il resto lo scenario interessato, che assiste alla decisione del proprio destino.

In questi primi versetti si mostra lappartenenza di Ges alla carne di Israele. Il Signore la sposa cos com, con la sua gloria e le sue miserie, facendo passare attraverso di essa il cammino della salvezza.

Ges Cristo, compimento della storia di Israele, il Figlio di Dio che, assumendo la carne di peccato, opera la salvezza di ogni carne. Caro salutis cardo (la carne cardine della salvezza), e quod non est assumptum, non est redemptum (ci che non assunto non redento), sono le due affermazioni della Chiesa antica che fondano ogni teologia cristiana.La Chiesa ha in Israele la sua radice santa e nel Figlio il frutto che contiene ogni benedizione.

2. Lettura del testo

1,1. Libro della genesi. Matteo sta scrivendo un libro, come quelli dellAT , che narra la genesi del mondo nuovo. Questo libro il vangelo, che ricorda e racconta la storia di Ges.

Ges. Significa Dio-salva. Salver il popolo dai suoi peccati (v. 21). Il nome indica lidentit di una persona nella sua vocazione e nella sua missione: dice come chiamata dagli altri e come interagisce con essi.

Cristo. In greco, significa unto, come Messia in ebraico: il re, che veniva consacrato con lunzione.

Quando Israele voleva farsi un re per essere come tutti i popoli, la cosa dispiacque a Dio (1Sam 8,6-22). costante la critica dei profeti contro la monarchia (Gdc 9,7-15!): ricordano che lunico re Dio, e non c dio o re in terra che lo rappresenti. Non bisogna farsi nessuna immagine n di lui n delluomo, perch lunica immagine di Dio luomo libero, suo figlio che ne ascolta la parola. Di quasi ogni re si dice nella Bibbia: Fece peggio di tutti i suoi padri. Parallelamente alla critica antimonarchica, c lattesa del re promesso da Dio, il Messia, che avrebbe liberato il popolo da ogni schiavit e oppressione (2Sam 7,1-17).

figlio di Davide. In quanto figlio di Davide, il Cristo latteso. Ma Israele non produce n possiede il suo Messia: viene da lui, ma anche per lui un dono (cf 2Sam 7,11).

figlio di Abramo. In quanto figlio di Abramo, il Cristo anche il dono inatteso per tutte le genti. Abramo, pagano e primo depositario della promessa, colui nel quale sar benedetto ogni figlio di Adamo (Gen 12,3). Abramo la controfigura di Adamo: luno, per la sua disobbedienza, condusse lumanit dal giardino al deserto e al diluvio; laltro, per la sua obbedienza, destinatario della promessa di una terra e di una discendenza. La genealogia che segue illuminata dalla duplice promessa a Davide e ad Abramo, inquieta attesa di un compimento.

v. 2 Abramo gener Isacco, Isacco gener Giacobbe. Sono i tre padri di Israele. Mancano le quattro madri: Sara, Rebecca, Lia e Rachele - tutte sterili, tranne Lia, la non desiderata! Sono sostituite da quattro straniere, che entrano avventurosamente nella storia di Israele - prototipo di ogni storia (quattro numero di totalit) che si imparenta con Israele e la sua salvezza.

v. 3 Tamar. unaramea. Fingendosi prostituta, costrinse il suocero Giuda a renderla madre - lei, vedova trascurata di due suoi figli e senza discendenza. Il primo marito, Er, era odioso agli occhi del Signore. Il secondo, Onan, fece cosa non gradita al Signore. Ambedue morirono e Giuda, invece di darle il terzo figlio, la mand via per paura che anche questo morisse (Gen 38,1-30). La storia di salvezza si intreccia con i lutti, le cattiverie e le astuzie delluomo. Nessuna vicenda, per quanto oscura e ingarbugliata, estranea al sangue del Messia. Dio non schizzinoso! Ama questa umanit, non una migliore. Perch sua!

v. 4 Racab. Pure lei pagana, cananea, prostituta di Gerico, ospit gli esploratori clandestini della terra promessa (Gs 2,1-21). Entra nella storia dIsraele come prima salvata della terra. Le prostitute ci precedono nel regno (21,31)!

v. 5 Rut. una straniera, moabita. Anche se giovane e vedova, lascia la sua casa per condividere la sorte della suocera ebrea. Il libro di Rut ne racconta la storia gentile, piena di spirito universalistico e di fiducia nella provvidenza.

v. 6 quella che era stata la moglie di Uria. Uria un generale hittita di Davide, ucciso da lui che ne desiderava la moglie (2Sam 11-12; Sal 51). la storia fosca di un adulterio con omicidio, consumato con dissimulazione, tradimento, vigliaccheria e ogni sorta di inganno contro un suddito fedele fino alla fine.

Lazione divina passa attraverso il gioco della storia cos com, estranea e perversa, farcita dinganni, lussurie, incesti, prostituzioni, slealt, menzogne, adulteri e omicidi.

La prima serie di nomi parte da Abramo, che crede alla promessa, e si chiude con Davide, al quale fu promesso il Messia, passando attraverso la schiavit e la liberazione dellEgitto, lingresso nella terra e il suo possesso. lepoca doro della storia del popolo di Dio.

v. 11 la deportazione di Babilonia. La seconda serie di quattordici generazioni, tutta di re, per lo pi infedeli allalleanza, si chiude con lo sradicamento dalla terra. una storia di potenti e prepotenti, sordi alla denuncia dei profeti. Da qui lesilio, dispersione dei figli che non hanno vissuto la fraternit.

v. 16 Giuseppe, lo sposo di Maria. Giuseppe, lo sposo di Maria, non genera Ges. Il Figlio da accogliere: il dono che il Padre gli fa attraverso Maria. Qui il generare, che tutto al maschile, si interrompe per lasciar posto al femminile, possibilit del divino.

La vicenda di Giuseppe, ultimo anello della genealogia, quella di tutti: non fa il Figlio della promessa, ma si apre a riceverlo dalla sua sposa, come vedremo nel brano seguente.

attraverso la quale fu generato. Ges generato (passivo divino!): si sottolinea che, attraverso Maria, colui che genera Dio stesso. Tutto il fare delluomo attesa dellaccadere di Dio. Non pu essere che cos, perch ogni generare parte da lui e porta a lui. Diversamente sarebbe una monotona catena di nomi destinati alla vacuit del nulla.

Ges. Ogni nome della lista nominato come generato e generante: riceve dal progenitore la sua identit che trasmette al figlio, arricchita dalla propria. Solo di Abramo e di Ges, il primo e lultimo della serie, non si dice rispettivamente chi lo genera e chi genera. Il primo, che per fede abbandona padre e terra, ha come Padre Dio; lultimo, che il Figlio unigenito, creato come uomo ed increato come Dio, compie ogni paternit e racchiude ogni filialit. Il generare aperto allindietro e in avanti al mistero di Dio. Maria il grembo che laccoglie.

v. 17 tutte le generazioni dunque, ecc. Ges la pienezza di vita: il dunque di ogni generazione. Lautore scandisce la storia in tre serie di quattordici generazioni ciascuna. Dei paralleli rabbinici possono far supporre che si paragoni la storia di Israele a quella della luna, testimone in cielo della propria infedelt che sempre la fa scomparire, e della fedelt di Dio, il sole che sempre la ravviva (cf Sal 89,38), con due emicicli di 14 giorni. Come la luna, cos anche il popolo, nato dalla fede di Abramo, cresce nel suo pieno fulgore fino a Davide (primo emiciclo), per decrescere fino a scomparire nellesilio (secondo emiciclo) e ritrovare la sua pienezza definitiva in Cristo (terzo emiciclo), che il punto darrivo, il dunque previsto e promesso da Dio.

Oltre a ci, tre volte quattordici uguale a sei volte sette. Sette il numero di Dio, la perfezione, sei quello delluomo, imperfetto e chiamato a raggiungere il suo riposo nel sette. La storia umana solo sei volte sette, perfezione mancata e fallita; diventa sette volte sette, perfezione raggiunta, con Ges, il Figlio che d inizio alla nuova generazione di fratelli.

Il numero indica razionalit, ordine. La storia non lasciata al caso: ha una sua scansione e una sua finalit, che tutta da comprendere.

Se uno osserva bene, per fare il numero indicato da Matteo mancano due generazioni, una allinizio e laltra alla fine; completa solo la generazione perduta, quella dellesilio! Non certo un errore di conto. La genealogia, necessariamente inconclusa, indica verso i due nomi che mancano: quello di Dio e quello di ciascuno di noi. Dio per fede padre di Abramo, e ciascuno di noi, accogliendo Ges, diventa figlio di Dio (Gv 1,12). Il generare umano ha come radice il Padre e come frutto il Figlio. La storia un inno alla vita, trasmessa da padre in figlio, che riceve dal Padre la sua paternit e dal Figlio la sua filialit, nellunica vita che il loro amore reciproco, lo Spirito Santo. Lavventura umana, con cornice cosmica, il realizzarsi della paternit di Dio che tutto in tutti (1Cor 15,28), il corpo del Figlio, pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose (Ef 1,23).

3. Pregare il testo

a. entro in preghiera come suggerito a p. 5

b. mi raccolgo immaginando tutte le generazioni del mondo, che hanno il Padre come principio e il Figlio come fine, chiamate in lui a diventare suo corpo mediante la fede di Abramo e di Giuseppe

c. chiedo ci che voglio: capire il mistero divino nella storia

d. recito ogni nome, come una litania: una persona come me, che riceve e trasmette il mistero di Dio

da notare:

il libro della genesi

Ges

Cristo

gener

Abramo, Davide

Tamar, Racab, Rut, la moglie di Uria

la deportazione in Babilonia

Giuseppe, lo sposo di Maria, attraverso la quale fu generato Ges.

4. Testi utili: Gen 49,2.8-10; Sal 72; 89; Gdc 9,7ss; 1 Sam 8; 2 Sam 7; Gen 12,1-9; 38,1-3; Gs 2,1ss; 6,17.22-25; 2 Sam 11-12.

2. NON TEMERE DI PRENDERE CON TE MARIA

1,18-25

1,18Ora la genesi di Ges Cristo cos era:

essendo sua madre Maria

fidanzata a Giuseppe,

prima che si mettessero insieme

si trov incinta

per opera dello Spirito Santo.

19Ora Giuseppe, suo sposo,

poich era giusto

e non voleva ripudiarla,

decise di dimetterla di nascosto.

20Ora, mentre lui stava rimuginando queste cose,

ecco un angelo del Signore

gli apparve in sogno

dicendo:

Giuseppe, figlio di Davide,

non temere di prendere con te

Maria, la tua sposa.

Infatti ci che in lei generato

dallo Spirito Santo.

21 Ora partorir un figlio

e lo chiamerai di nome

Ges:

lui infatti salver il suo popolo

dai suoi peccati.

22Ora tutto questo avvenne

perch si adempisse quanto detto dal Signore

per mezzo del profeta,

che dice:

23 Ecco la vergine concepir

e generer un figlio,

e lo chiameranno di nome

Emmanuele,

che significa:

Dio-con-noi.

24Ora Giuseppe, risvegliato dal sonno,

fece quanto ordin a lui langelo del Signore,

e accolse la sua donna;

25e non la conobbe

finch gener il figlio

e lo chiam di nome

Ges.

1. Messaggio nel contesto

Non temere di prendere con te Maria, dice langelo a Giuseppe. Da lei infatti ricever Ges, il Figlio generato dallo Spirito, il Dio con noi.

Questo racconto risponde con chiarezza alle due domande che apre il brano precedente: chi il Padre di Ges, e come Giuseppe entra nella sua parentela?

Il Cristo il Figlio stesso di Dio, generato per opera dello Spirito e nato dalla vergine Maria; Giuseppe, prototipo del credente, diventa suo consanguineo sposando Maria. In lui vediamo i dubbi e le resistenze delluomo ad aprirsi a ci che ben pi grande di lui, anche se per questo fatto.

La fede nella Parola stabilisce la parentela tra noi e Dio. Per essa, come Giuseppe, accogliamo colui che ha il potere di farci figli (Gv 1,12). Tutto lasciato alla nostra responsabilit, alla nostra capacit di rispondere alla parola di Dio: questa il suo angelo, che ci offre la possibilit di accoglierlo, di ascoltarlo e di rispondergli.

Il brano precedente dice come Dio entra nella nostra storia, questo come noi entriamo nella sua: lui assume la nostra carne cos com, noi assumiamo lui cos come si offre in Maria.

Giuseppe discendente di Davide a cui Dio promise il Messia. Ma colui che promette, sempre si com-promette, e ci che promette alla fine se stesso, com-promesso in ogni sua promessa. Il figlio di Davide sar non solo il Messia promesso, ma lo stesso Signore che promette.

Il Figlio non nasce da noi: viene dallo Spirito, perch Dio Spirito. Giuseppe pensa di farsi indietro per discrezione e indegnit (vv. 18-19). Ma incoraggiato dallangelo a prendere la Madre e il Figlio. Deve dare il nome a colui che non suo: altro, lAltro stesso, che attende il suo s per essere suo figlio, il Dio-con-lui, colui che salva lui e ogni generare dalla solitudine del non-essere (vv.20-23) . Giuseppe presentato dora innanzi come colui che ascolta ed esegue la Parola (vv.24-25).

Ges il Figlio di Dio, generato nelleternit dal Padre nello Spirito, e nato nel tempo dalla carne di Maria, per opera dello stesso Spirito.

La Chiesa, come Giuseppe il sognatore, realizza il sogno di Dio: in silenzio adorante, attraverso la fede accoglie il dono del Figlio.

2. Lettura del testo

1,18 Ora la genesi di Ges Cristo. La genealogia precedente quella di Giuseppe. Come diventa la stessa di Ges, che Figlio di Dio? Dio non pu essere fatto dalluomo: pu solo essere accolto!

Giuseppe (in ebraico = Dio-aggiunga) entra nella genesi del Figlio di Dio attraverso latto di fede che accetta laggiunta di Dio, donata in Maria, lumile figlia di Sion. Egli figura di ogni uomo che, troppo grande per bastare a se stesso(Pascal), si tiene aperto al suo mistero - e il suo mistero Dio stesso.

Si pu aspettare allinfinito il Messia; ma inutilmente. Infatti gi venuto, e aspetta solo che ci sia uno disposto a riceverlo. Il dono gi fatto, per Israele e per i pagani: questa lottica di Matteo. La questione come accoglierlo. Il racconto fatto per il lettore, perch avvenga a lui ci che avvenuto a Giuseppe. Langelo per noi il testo stesso, che ricorda la sua esperienza perch diventi anche la nostra.

cos era. La genesi di Ges cos era: fu, e sar, come viene narrato qui.

essendo sua madre fidanzata. Ogni uomo, come Giuseppe, ha come fidanzata Maria, madre del Figlio. Sta a lui accoglierla, con fidanza in lei e in ci che di lei la Parola gli comunica. Dicendo s a lei, dice s al dono di Dio.

Maria la prima credente: in lei la Parola si fatta carne. Chi sposa lei, accoglie il Figlio, che per la potenza dello Spirito in lei generato dal Padre. Entrando in comunione con lei, accetta Dio stesso, che attraverso lei entrato nellumanit. Non si pu accedere, in via ordinaria, al Figlio al di fuori della mediazione storica di chi lha gi accolto. Solo l, nel vero Israele, luomo trova la carne del Signore e il Signore che si dona ad ogni carne.

a Giuseppe. Giuseppe, come detto, significa: Dio-aggiunga! il nome segreto di ogni uomo, finito che desidera allinfinito, anzi lInfinito - aperto a ci che lo trascende e solo pu colmarlo. Luomo fatto per tale aggiunta divina: Ci hai fatti per te, Signore, ed inquieto il nostro cuore fino a quando non riposa in te (S. Agostino).

prima che si mettessero insieme. Si sottolinea che Giuseppe non centra con la nascita di Ges. Non lui, ma Dio stesso lo gener attraverso Maria. Giuseppe accoglie il Figlio accogliendo lei.

si trov incinta. Luca 1,26-38 racconta come; Matteo dice semplicemente che si trov incinta. la sorpresa pi sconcertante e splendida, umanamente non programmabile, che possa avere una creatura: concepire linconcepibile, il suo Creatore.

per opera dello Spirito Santo. Spirito significa vita, Santo di Dio. La vita di Dio lamore reciproco tra Padre e Figlio.

Maria non sterile come le matriarche di Israele. La sua verginit, confessata incapacit di produrre il dono, puro desiderio di accoglierlo. Il desiderio non produce nulla, ma pu accogliere tutto: quel vuoto assoluto che solo capace di contenere il dono assoluto, lAssoluto come dono.

v. 19 Giuseppe, suo sposo. Luomo fatto per sposare colei che gli trasmette il dono di Dio.

poich era giusto e non voleva, ecc. Giuseppe, sapendo che il dono non gli spetta, tentato di ritrarsi. Ogni giusto, come ogni religione, giustamente rifiuta il vangelo, perch non oggetto di merito. Ma falsa umilt rifiutare ci che non ci spetta di diritto. Lamore non mai meritato; diversamente meretricio. Per questo sempre umile: si sa immeritato, dono dellaltro.

decise di dimetterla di nascosto. Per rispetto, non per sospetto, Giuseppe decide di ripudiare Maria. Davanti al mistero di Dio si sottrae. Ma non vuole esporla a un rifiuto pubblico, come fosse adultera.

v. 20 mentre stava rimuginando (cf 9,4; 12,25). Giuseppe non sa che fare; non soddisfatto della sua scappatoia. Rimugina, dormendo un sonno inquieto.

un angelo del Signore gli apparve in sogno. Quando luomo dice: Ora basta (1Re 19,4ss), Dio fa i suoi doni (cf Sal 127,2). Nel sonno lui incontr Giacobbe, il patriarca fuggiasco (Gen 28,10ss), e raggiunse Elia, il primo profeta, anche lui in fuga (1Re 19,1ss). Nel sonno di suo Figlio raggiunger ogni uomo che dorme. I sogni interessano giustamente gli psicologi: uno agisce in base a ci che ha dentro. Nella veglia ci si difende, censurando ci che non si vuole. Nel sonno invece esce tutto in libert. Il giusto, che ha il cuore puro, ha i sogni stessi di Dio: la sua parola parla nel sonno delle altre parole, il suo angelo si rivela nel silenzio dellascolto.

Il pericolo dar credito a sogni che sono semplici bisogni. Ma la parola di Dio, se entra nel cuore, risveglia nel profondo quel sogno segreto, che lo stesso di Dio.

Giuseppe, figlio di Davide. Lerede della promessa chiamato dalla Parola ad accogliere il dono, con atto supremo di decisione e di libert.

non temere. Le prime parole delluomo a Dio sono: Ho avuto paura (Gen 3,10). Per questo Non temere la prima parola che il Signore rivolge alluomo quando si manifesta. La paura, principio di ogni fuga, il contrario della fede.

di prendere con te Maria. Maria media a tutti il dono di Dio. In questi primi due capitoli il Figlio sempre presentato con sua madre. Chi rifiuta la Madre, rifiuta il Figlio. La prima eresia - sempre costante!- il docetismo, che ritiene irrilevante la mediazione storica. Staccare Ges da Maria, da Israele, dalla Chiesa, dai fratelli, rifiutare la sua carne, salvezza di ogni carne. Il cristianesimo diventa ideologia, gnosi, che ha nulla a che fare con il Cristo crocifisso, rivelazione di Dio e liberazione delluomo. Chi dice: Cristo s, ma Israele no; Cristo s, ma Chiesa no; Cristo s, e mondo no, rifiuta Cristo stesso che si mischiato in un destino unico con Israele, Chiesa e mondo.

La storia non qualcosa di passato che non c pi; come le radici per lalbero: gli danno linfa e gli permettono di innalzarsi al cielo senza crollare al primo vento.

ci che in lei generato dallo Spirito Santo. Ci che in Maria viene da Dio: sposandone la madre, accogli il Figlio.

v. 21 partorir un figlio e lo chiamerai. Maria lo partorisce; tu gli dai il nome, entri in relazione con lui e lui con te. Questa la dignit sublime delluomo: chiamare per nome il Nome, essere suo interlocutore, parlare con lui da amico ad amico.

Ges. Significa Dio-salva. il nome di Dio, la sua realt per chi lo chiama. Chiunque invocher il nome del Signore, sar salvato (At 2,21). In nessun altro nome c salvezza (At 4,12), perch il nome dal quale ogni nome prende vita. Pu essere invocato da chiunque, per quanto perduto: Dio-salva.

salver il suo popolo dai suoi peccati. Tutti mi conosceranno, dal pi piccolo al pi grande, perch io perdoner le loro iniquit e non mi ricorder pi del loro peccato(Ger 31,34). Chiamiamo Dio per nome proprio in quanto perduti che vengono salvati. Dio amore senza limiti: lo conosciamo come tale solo nel perdono.

v. 22 questo avvenne perch si adempisse, ecc. La storia di Ges vista in continuit con quella di Israele, come compimento della promessa a lui fatta.

v. 23 la vergine concepir, ecc. citazione da Is 7,14, dove al re promesso un figlio, garanzia della fedelt di Dio. un segno che il re non osa chiedere, e che Dio invece vuol dargli. Quanti altri segni invece chiediamo, che lui non ci vuol dare!

Emmanuele, che significa Dio-con-noi. Ges il Dio-che-salva perch il Dio-con-noi. E se Dio con noi e per noi, chi sar contro di noi? (cf Rm 8,32ss). Con significa relazione, intimit, unione, consolazione, gioia, forza, scambio. Lui sempre con noi, in nostra compagnia (28,20), fino a quando anche noi saremo sempre in compagnia di Ges (cf 1Ts 4,17). Con lui, il Figlio, noi siamo finalmente noi stessi.

v. 24 Giuseppe, risvegliato dal sonno. Il sonno di Giuseppe, per la parola che il Signore gli rivolge, diventa un risveglio, una risurrezione.

fece, ecc. Giuseppe ascolta e fa la Parola - quella che viene non dalle sue paure, ma da Dio. il nuovo Adamo, che ascolta il Signore. Si risveglia dagli incubi della menzogna antica, e si ritrova davanti la sua sposa, e con essa il Figlio stesso di Dio, sua vita.

accolse. Giuseppe apre il cuore e la mano per ricevere il dono. Fa il contrario di Adamo, che la chiuse per rapirlo.

v. 25 non la conobbe, ecc. Si sottolinea la nascita verginale. Ges, nato da donna secondo la carne, figlio di Dio secondo lo Spirito, perch ogni carne riceva la figliolanza di Dio (cf Gal 4,5; Rm 1,3s).

e lo chiam di nome Ges. Il capitolo inizia e termina con il Nome: Ges. E ci dice chi : il Cristo, latteso figlio di Davide, punto darrivo della promessa, linatteso discendente di Abramo, benedizione per tutte le genti, il Dio-che-salva, il Dio-con-noi, il Figlio, il dono di Dio, Dio stesso come dono, che riceviamo attraverso Maria.

3. Pregare il testo

a. entro in preghiera come suggerito a p. 5

b. mi raccolgo immaginando la perplessit e il sonno di Giuseppe

c. chiedo ci che voglio: non temere di prendere il dono di Dio in Maria

d. contemplo la scena, immedesimandomi in Giuseppe

da notare: Maria si trov incinta per opera dello Spirito Santo

Giuseppe, suo fidanzato, cosa pensa e perch

il sonno di Giuseppe e il suo sogno

le parole dellangelo a lui

il nome di Ges, Dio-salva

Emmanuele, Dio-con-noi.

cosa fa Giuseppe.

4. Testi utili: Is 62,1-5; Sal 89; 72; 127; 2Sam 7,4-16; Is 7,10-14; Ger 23,5-8; 1 Re 19,1ss; Gen 37,1ss; 40,1ss; 41,1ss; Lc 1,26-38; Mt 12,46-50.

3. DOVE IL RE DEI GIUDEI CHE FU PARTORITO?

(2,1-12)

2,1Nato Ges in Bethlem di Giudea

nei giorni del re Erode,

ecco dei Magi

dalloriente arrivare a Gerusalemme,

dicendo:

2

Dove

il re dei giudei,

che fu partorito?

Vedemmo infatti sorgere

la sua stella,

e venimmo per adorare lui.

3Avendo udito, il re Erode fu turbato

e tutta Gerusalemme con lui;

4e, riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo,

si informava da loro

dove

il Cristo nasce.

5Ora quelli gli dissero:

In Bethlem di Giudea.

6 Cos infatti scritto per mezzo del Profeta:

E tu Bethlem, terra di Giuda,

per niente sei il minimo tra i capoluoghi di Giuda.

Da te infatti uscir un capo,

colui che pascer il mio popolo Israele.

7Allora Erode, chiamati di nascosto i Magi,

investig con cura da loro sul tempo

dellapparizione della stella,

8e, inviatili a Bethlem, disse:

Andate ed esplorate con cura

circa il bambino;

e quando lavrete trovato,

notificatemelo,

perch anchio

venga ad adorare lui.

9Ora essi, udito il re, partirono;

ed ecco la stella,

che avevano visto sorgere,

li precedeva

finch giunse e si ferm sopra

dove

si trovava il bambino.

10Ora, vedendo la stella,

gioirono di gioia grande assai.

11E, entrati nella casa,

videro

il bambino

con Maria sua madre,

e, prostrati,

adorarono lui;

e, aperti i loro tesori,

offrirono a lui doni,

oro e incenso e mirra.

12Ammoniti in sogno

di non tornare da Erode,

per altra via si ritirarono nella loro regione.

1. Messaggio nel contesto

Dove il re dei giudei, che fu partorito?, chiedono i Magi.

Giuseppe, ebreo, fidanzato di Maria, con laiuto della Parola dellangelo, sa dove il Messia; deve solo riconoscere e accogliere il dono. I pagani invece, e tra questi anche noi, rappresentati dai Magi, devono fare un cammino, guidati dalla stella, per giungere a Gerusalemme, e l informarsi dove nato il Signore.

In Giuseppe vediamo il cammino di fede dellIsraelita, nei Magi quello del pagano. Trovare e incontrare il Dio-con-noi, colui che ci salva dai nostri fallimenti, il desiderio di ogni uomo.

Il cap. 1 parla delle origini di Ges e di come Israele lo accoglie; il cap. 2 parla del suo futuro e di come tutti lo incontrano. Anche lui far un cammino, lo stesso del suo popolo: la discesa in Egitto con la sho degli innocenti e lascesa con il ritorno alla terra. Il Nazoreo, nella sua discesa e ascesa, nella sua uccisione e risurrezione, realizzer ogni promessa di Dio al suo popolo. La passione-glorificazione il tema di questo capitolo.

La storia dei Magi ha sempre colpito la piet popolare. Sono diventati re, su suggerimento di Is 60,3 e del Sal 72,10s. Il loro numero nella nostra tradizione diventato tre, secondo i doni che offrirono. Rappresentano Sem, Cam e Jafet, i figli di No, tutta lumanit, primizia della Chiesa. Le loro reliquie si trovano a Kln in Germania, pregiato bottino che il Barbarossa sottrasse nel 1164 alla chiesa di S. Eustorgio prima di distruggere Milano. I loro nomi divennero Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, che in certe regioni, allinizio dellanno nuovo, si scrivono sulle porte a protezione di uomini e bestie.

La loro fortuna legata al fatto che noi, venuti alla fede dal paganesimo, ci identifichiamo con loro.

I temi principali del racconto sono due: la sapienza che guida alla rivelazione e la rivelazione che manifesta a tutti il Messia di Israele, luce per le genti. Il brano traccia il percorso per incontrarlo. Essendo gi nato, si tratta di scoprire dove lo si pu trovare. Il Salvatore innanzitutto presente nella stella, che raffigura la sapienza, principio di ogni ricerca. Questa porta a Gerusalemme: la sapienza apre alla rivelazione - e il Salvatore presente nella Scrittura, che fa conoscere in che direzione cercarlo. Seguendo le sue indicazioni, la stella riappare con luce nuova: la ragione illuminata dalla rivelazione, e conosce chi cerca. La gioia del cuore infine indica con precisione dove lui si trova. l che lo si adora e gli si apre il proprio tesoro - e il Signore presente nelladorazione (= portare-alla-bocca), nel bacio di comunione con lui, e nel tesoro di chi dona come lui si donato. In questo scambio damore reciproco, Dio finalmente tutto in tutti (1Cor 15,28).

Il cammino si compie nella scoperta del luogo dove generato il re, e il re nasce dove si compie questo cammino. La prima parola che Dio disse ad Adamo : Dove sei? (Gen 3,9), perch anche lui gli chiedesse a sua volta: Dove sei?, e i due si potessero incontrare. Il dove delluomo Dio, perch il dove del Dio-con-noi luomo.

In questo racconto si presenta il natale dellanima (Meister Eckhart): la nascita del credente in Dio e di Dio nel credente. una generazione graduale, in cinque momenti: il con-siderare (stare-con-le-stelle) dellintelligenza che apre a de-siderare e seguire la propria stella, la Scrittura che svela colui che desideriamo, la gioia del cuore che mostra dove lui , ladorazione e infine il dono di s a colui che gi si donato.

Anche se noi sappiamo il luogo materiale dove nato, non basta. Dobbiamo fare in prima persona litinerario dei Magi, con la fatica di un cammino notturno pieno di fascino e di paure, di desideri e di dubbi, di speranze e di incertezze, sotto la guida di una mobile stella che appare e scompare. Diversamente siamo come Erode, che vuole ucciderlo, o come gli scribi e i sacerdoti - il cui sapere serve a dare indicazioni a chi lo uccide.

S. Agostino dice: Lanima pi presente dove ama che nel corpo che anima. Quello dei Magi il cammino dellamore che, attraverso la ricerca dellintelligenza e della rivelazione, la gioia e ladorazione, giunge al dono di s. In questo gesto noi nasciamo in lui e lui in noi. Il suo dove diventa il nostro dove!

Nel brano c una divisione drammatica che ognuno si ritrova dentro: giocarsi o non giocarsi nel seguire i desideri profondi del cuore? Il lontano cerca e interroga, e cos trova e dona con gioia; il vicino sa dove il Signore, ma non lo cerca, interroga la Scrittura, ma non se ne lascia interrogare, e cos cercher di ucciderlo. Alluomo sono possibili due azioni: luccisione o la donazione di s. Ambedue saranno assunte nella storia della salvezza. Proprio il rifiuto, che lo porter sullalbero della croce, far compiere al Figlio che adoriamo il cammino del dono di s che ci salva.

Ges il re dei giudei, il Cristo, luce per le genti, nato per tutti in Bethlem di Giudea. La luce della ragione e della rivelazione porta a lui lumanit, che in lui trova la propria vita.

La Chiesa, oltre che da giudei, fatta anche da pagani che, come i Magi, fanno il cammino di ricerca fino a trovarlo, baciarlo e aprire a lui il loro tesoro.

2. Lettura del testo

2,1 Nato Ges. Il-Dio-che-salva c gi. Matteo descrive come trovare dove nasce, perch il suo natale sia anche il mio.

in Bethlem. la citt di Davide. Luca racconta anche come, a causa del censimento, nasca a Bethlem (Lc 2,1ss).

nei giorni di Erode. Erode il grande, re dispotico e dissoluto. Aveva ricostruito sontuosamente il tempio, ma era odiato dal popolo come straniero e vassallo dei romani. il re di Giudea, della terra che possiede; non re dei giudei, delle persone che vi abitano. Loro re il Cristo, che libera!

dei Magi. Mago denota un appartenente alla casta sacerdotale di Persia. Pi tardi, nellellenismo, designa teologi, filosofi e scienziati orientali, come anche astrologi, stregoni e ciarlatani. La linea di demarcazione tra queste categorie di persone non mai chiara! Sofocle ed Euripide li intendono in senso negativo. Filone chiama mago Balaam, il profeta pagano che viene dalloriente (Nm 23,7, LXX) e annuncia la stella che sorger su Israele (Nm 24,17).

Gli ebrei hanno sempre avuto unallergia contro il magico, cos comune presso gli altri popoli. Anche se va tornando di moda, rappresenta una regressione pericolosa. Come la scienza sottrae alla magia le energie materiali e le mette al nostro servizio delluomo, cos la fede le sottrae il bene e il male e lo consegna alla nostra responsabilit. Uno purtroppo pu conservare la mentalit infantile anche in uno solo dei due ambiti, dimenticando che il magico si fa sempre tragico! Cristo visto come la luce, la Parola che pone fine al tragico della storia, per affidarla alla libert delluomo.

In questo racconto i Magi sono visti in termini positivi. Non sono dei maghi, ma dei sapienti che seguono le indicazioni della stella. Guardare le stelle, stupirsi davanti allimmensit del cielo e cercare di comprenderlo, scrutarne il ritmo e larmonia, linizio del sapere umano. Il cielo regola la terra: ne scandisce il succedersi delle stagioni, dei mesi, dei giorni e delle ore, ne determina il lavoro e il riposo, le semine e i raccolti, il separarsi e il ritrovarsi, il far lutto e il far festa. Misurare il tempo la scienza prima delluomo, cosciente che il tempo a lui disponibile limitato. I Magi non si accontentano di osservare le stelle nel loro apparire, permanere e scomparire: per loro la scienza non solo losservazione di ci che c, ma anche il chiedersi che cosa significa.

Loriente lorigine del sole e della sapienza, della natura e della cultura. Tutto ci che Dio ha fatto, anche loriente, trova in Gerusalemme la sua sorgente (Sal 87).

v. 2 dove. la domanda che guida a cercare e porta a trovare. Luomo definito dal tempo e dallo spazio, dal quando e dal dove. Il tempo la vita; lo spazio la delimita dal resto. Il quando non un problema: lunico quando sempre e solo ora - il resto non c pi o non ancora. Il problema aperto resta quello del dove. Per questo luomo pellegrino, in cerca del suo dove, che lo fa essere quello che e sentire a casa sua.

Dove nato il Signore, che devo e desidero trovare ora?

La sapienza, riflesso della luce increata, guida i Magi a Gerusalemme: l il centro del popolo depositario della promessa e della Scrittura. La ragione, nel cercare salvezza, si apre alla rivelazione, l dove essa data. in Israele che si trova il Cristo, per tutti e per sempre. Perdere questa radice, perdere il frutto. La prima tentazione aprirsi a Dio, ma negando la storia in cui si rivela e agisce, riducendo il tutto a ideologia e simbolo, senza il suo contenuto. ci che fanno i vari illuminismi e moralismi antichi e recenti, come, ad esempio, New age. Chi non riconosce Ges nella carne, non ha lo Spirito di Dio (1Gv 4,2s); semplicemente ingannato. Sganciarsi da Israele, antico e nuovo, da Maria e dalla Chiesa, perdere il vangelo: la carne del Dio-con noi. La salvezza viene dai giudei (Gv 4,22); una persona e ha un nome: Ges (1,25).

il re dei giudei. C Erode, re di Giudea, e Ges, re dei giudei. Il primo tiene in mano tutti; il secondo si mette nelle mani di tutti. Quegli sar persecutore, e questi perseguitato - alla fine giudicato, schernito e crocifisso, sempre come re. Come in Giudea, cos in ogni angolo della terra, ci sono due modi opposti di essere re: uno potente che opprime, laltro umile, che salva (Mt 20,24-28). I due stanno tra loro come tenebre e luce. I Magi cercano il re dei giudei, non il re di Giudea. A casa loro potevano trovare di meglio - anzi di peggio! Il re il modello di uomo, limmagine di Dio. Quale re e quale uomo, quale Dio e quale salvezza cerchiamo?

la sua stella. Ognuno ha una stella, che con lui nasce e si spegne, pensavano gli antichi. Il nostro nome infatti in cielo, in Dio!

Ai tempi di Ges ci fu una congiunzione tra Giove e Saturno - stella del sabato, festa dei giudei. Inoltre apparve la cometa di Halley. Qualunque sia stato il segno, si tratta di una stella teologica. Probabilmente Matteo, che scrive per giudeo-cristiani, pensa alla stella vista dal pagano Balaam (Nm 24,17).

Se la scienza misura ci che visibile, la sapienza ne cerca la verit invisibile, e non si appaga fino a quando giunge ad aprirsi al senso ultimo: Ogni pensiero non decapitato fiorisce nella trascendenza(Adorno). La stella, luce nella notte, la ragione umana, che, mai soddisfatta di ci che sa e aperta a ci che ignora, guida luomo verso una verit sempre pi grande.

La Sapienza conduce anche i pagani (cf At 17,26s) nel loro esodo, come luce di stella nella notte (Sap 10,17).

vedemmo/venimmo. Non basta vedere. Bisogna muoversi e compiere un impegnativo percorso di ricerca, senza mai barattare la verit con le proprie certezze. Chi, come Erode e gli scribi, sta nel palazzo dei propri interessi o nella citt delle sue persuasioni - anche giuste! - non incontra la verit. Anzi, la distrugge, ovunque sia.

Larrivo dei Magi a Gerusalemme richiama Is 60,1-5 (cf Sal 72,10-15).

per adorare lui. Adorare il desiderio che muove ogni cammino fin dal principio, il fine di ogni capire e fare. Adorare portare-alla-bocca, baciare, in comunione di amore e di respiro. Quanto qui i Magi fanno, faranno alla fine anche gli apostoli (28,17).

v. 3 avendo udito, il re Erode fu turbato. Erode e tutta Gerusalemme ascoltano la domanda e la ricerca dei popoli che a loro si rivolgono. Il turbamento generale la sorpresa di chi deve decidere quale re vuole: se Erode, uguale a quello che hanno tutti, oppure quello che Dio ha promesso.

v. 4 sommi sacerdoti e scribi del popolo. Lautorit politica convoca quella religiosa e intellettuale per sapere dove nasce questo re.

v. 5 in Bethlem (Mi 5,1). Costoro hanno la risposta esatta. Muovono gli occhi sulle Scritture, ma queste non muovono i loro piedi verso il Signore. Sanno la verit, ma ne stanno lontani. Quante volte il sapere serve per difendersi da ci che si sa! Dovrebbero uscire per andare incontro al Signore. Chi non esce per incontrarlo, con il suo conoscere si fa complice di chi uccide.

v. 6 il minimo. Il pi piccolo, il minimo, il criterio della scelta di Dio, opposto a quella di Erode e di ogni uomo. Il tsim-tsum per gli ebrei la caratteristica di Dio che si restringe per lasciare spazio e vita a tutti. Dio sceglie Israele come suo popolo perch il pi piccolo tra i popoli (Dt 7,7). Cos sceglie come re Davide, il pi piccolo tra i suoi fratelli (1 Sam 16,11). Dio sceglie le cose che non sono per ridurre a nulla quelle che sono (1Cor 1,28). Per questo nessuno dei potenti e dei sapienti di questo mondo pu riconoscerlo (1Cor 2,8).

Per trovare dove il Signore, bisogna guardare nella direzione in cui lui . E lui, il pi piccolo tra i fratelli (cf 25,40.45), tra i piccoli. La ragione fa cercare il Salvatore, la rivelazione dice dove trovarlo: la prima dice che c, la seconda chi - dando alla prima nuovi criteri di valutazione, gli stessi di Dio. Per questo a Gerusalemme la stella scompare - la ragione per un po si oscura davanti alla rivelazione, come le stelle davanti al sole -, ma poi riappare con indicazioni pi precise.

v. 7 Erode, chiamati di nascosto i Magi, investig con cura, ecc. Il re di Giudea nemico del re dei giudei. Utilizza per i suoi piani sia la scienza indifferente degli scribi che la sapienza impegnata dei Magi. Di tutto si serve il male, soprattutto del bene! Pu sempre considerare a suo servizio gli indifferenti, e fare degli impegnati i suoi alleati pi pericolosi, perch inconsapevoli. Un sapere che non ama, sempre anticristico; ma anche un amore che non oculato si fa strumento di satana (cf Pietro in 16,21-23). Comunque il Signore resta lunico Signore della storia, e tutto alla fine esegue il suo disegno di amore ( cf Rm 8,28; At 4,27s; Ap 17,17).

v. 8 inviandoli. Erode fa dei Magi i suoi emissari, in buona fede.

esplorate con cura, ecc. Li vuol coinvolgere nelle sue trame, senza che se ne accorgano.

v. 9 ecco la stella. La stella li aveva condotti a Gerusalemme. Ma qui non finisce la ragione; nella rivelazione conosce il dove trovare chi cerca, e scopre la madre e il bambino.

v. 10 gioirono di gioia grande assai. Dio amore; la gioia il suo profumo, segno della Presenza. Dove c lui, c gioia; la tristezza segno della sua assenza. Essa comunicata a chiunque ama, a chi scopre il tesoro (13,44), a chi incontra il Vivente (28,8s). La gioia del cuore indica dove sta colui che cerchi: dentro di te. Colui che gi era presente nel cammino come desiderio e tensione, nella gioia del cuore si offre come appagamento e distensione. Qui finalmente entri in casa, e trova il Re!

v. 11 videro il bambino. Il bambino da vedere. Dov il bambino, se non nel cuore di chi lo ama, lo ascolta e ne gioisce?

e sua madre. Il bambino lo trovi se entri nella casa, ed sempre insieme a sua madre. La madre il cuore di chi gi prima lha accolto e generato, e diventa il nostro stesso cuore che gli d la sua carne. Il Figlio lo trovi in Israele, in Maria, nella Chiesa, nei fratelli, in te stesso se lo ami e lo ascolti!

prostrati, adorarono lui. Si arresta il cammino esteriore; con ladorazione comincia quello interiore. Tre volte si dice adorare (vv. 2.8.11).

aperti i loro tesori. Il tesoro in Matteo il cuore delluomo: dove il tuo tesoro, l il tuo cuore (6,21; cf 12,35; 13,52; 19,21).

oro, incenso e mirra. I Magi aprono il loro cuore e offrono ci che contiene. Loro, ricchezza visibile, rappresenta ci che uno ha; lincenso, invisibile come Dio, rappresenta ci che uno desidera; la mirra, unguento che cura le ferite e preserva dalla corruzione, rappresenta ci che uno . La regalit, la divinit, la mortalit propria della creatura, tutto ci che luomo ha, ma soprattutto ci che desidera e ci che gli manca, il suo tesoro. Apre a Dio i suoi averi, i suoi desideri e le sue penurie. E Dio entra nel suo tesoro. Qui il dove il Figlio generato dal Padre. La carne del nostro cuore gli madre. Dando ci che sono, i Magi ricevono colui che , e diventano essi stessi simili a lui. Dio nasce nelluomo, e luomo in Dio. Qui si compie il cammino.

v. 12 ammoniti in sogno. Anche i Magi, come Giuseppe, ricevono in sogno il messaggio di Dio. Il sogno di Dio influisce sulla storia pi del potere di ogni potente, e lo beffa.

si ritirarono nella loro regione. Tornano doverano partiti. Ma per altra via: non pi quella di chi cerca uno che non conosce, ma quella di chi ha trovato colui che cerca. Infatti non sono pi quelli di prima; hanno trovato dove nato il re. Il dove di Dio il cuore delluomo, e il dove delluomo il cuore di Dio. Si ritirarono da anacoreti - dice il testo greco - nella loro stessa terra. Hanno con s ormai un nuovo cielo e una nuova terra, seme che porteranno ovunque andranno.

3. Pregare il testo

a. entro in preghiera come suggerito a p. 5

b. mi raccolgo immaginando il cammino dei Magi: da oriente a Gerusalemme, da qui a Bethlem

c. chiedo ci che voglio: trovare il dove generato il Signore, e chiedo laiuto di Maria

d. traendone frutto, ripercorro il cammino dei Magi

da notare:

la stella: i desideri che muovono la ricerca della ragione

larrivo a Gerusalemme: la ragione che porta alla fede

le indicazioni degli scribi: la Scrittura che d nuova luce alla ragione

Bethlem, da te uscir il capo

latteggiamento di Erode, sacerdoti e scribi

la gioia grande

nella casa videro il bambino con Maria sua madre

adorarono lui

offrirono a lui i doni

si ritirarono.

4. Testi utili: Is 60,1-6; Sal 72; 87; At 17,24-29; Rm 1,18-23; Sap 13,1-9.

4. NAZOREO SAR CHIAMATO

2,13-23

2,13Ora, ritiratisi essi,

ecco un angelo del Signore

appare in sogno a Giuseppe,

dicendo:

Risvegliati,

prendi il bambino e sua madre

e fuggi in Egitto,

e resta l finch te lo dico.

Erode infatti sta cercando il bambino

per ucciderlo.

14Egli, risvegliatosi,

prese il bambino e sua madre nella notte,

e si ritir in Egitto.

15Ed era l sino alla fine di Erode,

perch si compisse quanto fu detto dal Signore

per mezzo del profeta

che dice:

DallEgitto chiamai mio figlio.

16Allora Erode, vedendosi beffato dai Magi,

si adir molto,

e mand ad uccidere tutti i bambini

di Bethlem e di tutti i suoi dintorni,

dai due anni in gi,

secondo il tempo su cui si era informato dai Magi.

17Allora si comp quanto fu detto

per mezzo del profeta Geremia

che dice:

18 Una voce fu udita in Rama,

un pianto e un lamento grande:

Rachele sta piangendo i suoi figli,

e non voleva essere consolata,

perch non sono pi.

19Ora, finito Erode,

ecco un angelo del Signore

appare in sogno a Giuseppe in Egitto,

20 dicendo:

Risvegliati,

prendi il bambino e sua madre

e va in terra dIsraele.

Sono morti infatti

quelli che cercavano la vita del bambino.

21Ora egli, risvegliatosi,

prese il bambino e sua madre,

ed entr in terra dIsraele.

22Ora, udito che Archelao regnava nella Giudea

al posto del padre Erode,

temette di andare l.

Ammonito in sogno,

si ritir nelle parti della Galilea;

23 e, venuto, fece casa in una citt

detta Nazareth.

In questo modo si comp ci che fu detto dai profeti:

Nazoreo

sar chiamato.

1. Messaggio nel contesto

Il Nazoreo, come sar chiamato Ges, il compimento di quanto fu detto per mezzo dei profeti. Accolto da Giuseppe e dai Magi (2,1-12), rifiutato dai sapienti e dai potenti, egli rivive la storia del suo popolo: attraverso lEgitto e lesilio - con luccisione degli innocenti, anticipo della sua - torna alla terra promessa. Cos compie puntualmente quanto scritto.

In questo brano si presenta la storia di Ges come un viaggio. il viaggio del Figlio, che incontra i fratelli perduti, ripercorrendo la stessa via. Il racconto diviso in tre quadri: la discesa/risalita dallEgitto (vv. 13-15), la sho degli innocenti (vv. 16-18) e il ritorno alla terra (vv.19-23).Ogni quadro termina con una citazione biblica, che interpreta il fatto alla luce della Parola: la storia di Israele profezia di Ges. Lui, che scende e risale dallEgitto, il Figlio che realizza il nuovo esodo definitivo (Os 11,1). La sho degli innocenti, preludio di quella del Giusto, vista come il male supremo dellesilio (Ger 31,15). LEgitto e lesilio sono la duplice esperienza di schiavit, causata luna dal peccato altrui e laltra da quello proprio: da ambedue libera il Nazoreo, che il dunque della promessa (1,17). Da Nazareth, nella Galilea dei pagani, sar luce per ogni uomo che dimora nelle tenebre e nellombra di morte (4,15s).

Il Nazoreo , allo stesso modo del popolo dIsraele, il Figlio liberato dalla mano dEgitto e lesule che ritorna alla terra. Il male, sia subto che fatto - questultimo ci dispiace di meno, ma lunico vero male! -, non vanifica la promessa di Dio. Anzi, la realizza nel Giusto che non lo fa e lo porta su di s, compiendo ogni giustizia (cf 3,15).

Il brano rappresenta in sintesi il dramma di Israele e di tutti. Da una parte c il re e dallaltra il bambino: il buono perseguitato dal malvagio, il bene perdente, il male sempre pi forte. Ma alla fine vince linnocente, proprio con il suo sangue.

La storia, da vittoria dei potenti e massacro degli innocenti, diventa la storia del Figlio prediletto, che salva i fratelli che lhanno venduto (cf Gen 50,20). Le macchinazioni del male, alla fine, senza saperlo eseguono ci che la sua mano e la sua volont aveva preordinato che avvenisse (At 4,28; Ap 17,17). Dio Dio della storia: pur rispettando la nostra libert, onora divinamente anche la sua!

Ges il Figlio, totalmente solidale con il destino dei suoi fratelli.

La Chiesa, in e con lui, compie il suo stesso cammino nella storia.

2. Lettura del testo

2,13 Ora, ritiratisi essi. Viene ripreso il tema anacoretico del ritiro (cf v. 12).

un angelo del Signore appare in sogno. Giuseppe, come il suo omonimo venduto dai fratelli, sognatore: nella profondit del suo cuore puro, vede Dio (cf 5,8). Il sogno a noi sembra irreale; invece il principio di ogni realt. Uno, anche se non lo sa, realizza sempre i suoi sogni. Ma sono quelli di un cuore puro o impuro? I sogni di Dio alla fine sempre si compiono, anche se a noi sembrano impossibili (Sal 126,1; At 12,9; Lc 24,11.37).

risvegliati, ecc. Langelo dice la Parola che ci risveglia alla vita con il sogno di Dio. Giuseppe non risponde alla Parola con parole, ma con la carne. La risposta lui stesso, che la esegue alla lettera (vedi v. 14; vv. 20-21; cf 1,21-24): le d corpo offrendole il suo corpo. Questo lamore coi fatti e nella verit (1Gv 3,18), il culto gradito a Dio (Rm 12,1). Obbedire (ob-audire) significa ascoltare stando davanti, rivolto allaltro. Chi obbedisce come il Figlio, uguale al Padre perch ascolta e fa la sua parola.

il bambino e sua madre. Maria nominata allinizio come la sposa di Giuseppe (1,18); poi si parla del bambino e sua madre (vv. 11.13.14.20.21), anteponendo sempre il bambino. Maria, Israele e la Chiesa non sono il centro: portano al centro, che lui! Ma sia lui che la madre sono affidati alle mani di Giuseppe, prototipo dei credenti.

fuggi in Egitto. Il re dei giudei fugge in Egitto a causa del re di Giudea - come Giuseppe fugg in Egitto per linvidia dei suoi fratelli.

Erode sta cercando. Erode figura del Faraone allinterno di Israele, della Chiesa e di ciascuno di noi. Nella nostra paganit, come c la ricerca dei Magi per adorare il Signore, cos c la ricerca di Erode, che, come il Faraone, uccider i figli. Ges, miracolosamente salvato come Mos, entra in Egitto per compiere il nuovo esodo.

v. 14 risvegliato, prese il bambino e sua madre nella notte. Nella notte, Giuseppe risvegliato, ed esegue la parola di Dio.

si ritir. Vivr in Egitto da forestiero (cf vv. 12.13), solidale con la solitudine di tutti gli oppressi, suoi fratelli.

v. 15 sino alla fine di Erode. Erode, come il Faraone, finisce; il Figlio, come Israele, ne vede la fine. Dio dallalto ride sui potenti e le loro trame (Sal 2,4).

perch si compisse. La sua fuga obbligata non la fine, ma il compimento del disegno di Dio. Il male ne un esecutore: ha scavato la fossa nella quale cade (Sal 7,16).

dallEgitto chiamai mio figlio (Os 11,1). Luscita dallEgitto vista come la nascita del Figlio dal ventre oscuro della schiavit. Osea, qui citato, parla del nuovo esodo da un Egitto ancora pi duro: il ritorno da Babilonia. Segner linizio di una nuova primavera tra Dio e il suo popolo, che fiorir nel deserto (Os 2,16): la sposa adultera torna allamore della sua giovinezza.

v. 16 si adir molto. limpotenza del potente beffato dal riso di Dio (Sal 2,4). Invece di tremare, si adira. Ma invano.

mand ad uccidere tutti i bambini. Erode, come il Faraone, uccide i figli di Israele. I bambini (in greco significa anche servi) di Bethlem rappresentano il sangue di tutti i giusti, da Abele a Zaccaria (Lc 11,51), dal primo allultimo innocente di ogni sho. Prefigurano il sangue del Servo, il Figlio che salver i fratelli. Il destino dei giusti - e dei peccatori - lo stesso dellunico Giusto che si fatto per noi peccato (2Cor 5,21).

v. 17 si comp. la profezia di Geremia sullesilio (Gen 31,15).

v. 18 una voce fu udita in Rama, ecc. il grido di Rachele, sepolta in Rama, presso Bethlem, che vede sfilare davanti a s i suoi discendenti deportati a Babilonia. Lesilio conseguenza del peccato proprio. Non si tratta, come in Egitto, di giusti che ingiustamente soffrono, ma di ingiusti che giustamente soffrono. Questa per non la giustizia di Dio: il figlio esiliato compianto, come dalla madre Rachele, cos anche dal Padre. Dio piange per lesilio delluomo.

In Geremia lesilio il luogo della liberazione definitiva: colui che ci ama di amore eterno dice di non piangere perch ci riedificher, ci perdoner, far con noi unalleanza eterna, e cos tutti conosceremo il Signore (Ger 31,3s.16.31-34). Nelluscita dallEgitto mor il potente ingiusto; nelluscita dallesilio morir il Giusto, e lOnnipotente stringer con noi unalleanza nuova.

perch non sono pi. Lesilio la morte del Figlio: linfedelt lo riduce a non essere pi. Io-Sono, nel suo amore, lo ricondurr allesistenza; ma non pi con segni di potenza, come in Egitto, ma con limpotenza della croce, prefigurata nella sho dei bambini-servi.

Il cammino del Figlio passa attraverso la solidariet coi fratelli nella loro oppressione e nel loro peccato, fino alla maledizione del loro non-essere-pi, facendosi lui stesso abbandono, maledizione e peccato (27,46; Gal 3,13; 2Cor 5,21), perch ogni abbandono non sia pi abbandonato, neanche labbandono di Dio. La croce sar vicinanza di Dio a ogni abbandonato da Dio (27,46).

v. 19 finito Erode (v. 15). Erode finisce; il disegno di Dio dura in eterno, e ingloba qualunque azione, per malvagia che sia.

un angelo del Signore, ecc. la terza volta che il Signore parla a Giuseppe in sogno. Il sonno delluomo dove Dio massimamente si rivela: la sua parola definitiva sar il sonno stesso del Figlio delluomo, la parola della croce (1Cor 1,18).

v. 20s risvegliati, prendi il bambino e sua madre, ecc. Per la terza volta Giuseppe colui che puntualmente esegue la Parola.

v. 22 udito che Archelao, ecc. Entrato nella terra, rimane aperto al sogno di Dio. semplice come una colomba, ma astuto come un serpente (10,16).

si ritir. Il quarto sogno lo porta al ritiro ultimo, dove il Nazoreo prende casa e nome nella terra! Le quattro tappe del suo ascoltare/fare sono le stesse di ogni uomo: prendere in sposa Maria, la madre del Figlio di Dio e chiamarlo per nome (1,24s), compiere con loro sia lentrata che luscita dallEgitto e dallesilio - il cammino dalla croce alla risurrezione -, sino a far casa nella terra, e qui, infine, vivere con discernimento.

si comp ci che fu detto dai profeti: Nazoreo sar chiamato. Nessun profeta ha questa espressione. Matteo lo sa bene. E sa di dire la verit. Non dice infatti: Ci che fu detto dal profeta bens Ci che fu detto dai profeti. Tutta la Bibbia, da Mos a Giovanni Battista, ha profetato di lui, il Figlio generato prima di ogni creatura, nel quale, attraverso il quale e per il quale tutto stato fatto (cf Col 1,15-17). Ges, chiamato dai giudei il Nazoreo, che viene da Nazareth, colui di cui tutto parla e che tutto definitivamente dice (Gv 1,18).

Ges, presentato in questi due capitoli come il Cristo, il discendente di Davide, il Figlio generato da Dio in forza dello Spirito Santo, il Dio-con-noi, colui che salva il popolo dai peccati, colui che ripercorre la storia umana per farla uscire dalla tenebre della schiavit (Egitto) e della morte (esilio), attraverso il suo essere figlio, bambino/servo.

Matteo, partendo da Ges e guardando lui, rilegge la storia passata, e vede come veramente Dio compie in lui ogni sua parola, senza lasciarne andare a vuoto neppure una sola (1Sam 3,19).

Il termine Nazoreo ha assonanza con Gdc 13,5.7, in cui Sansone chiamato Nazir, che significa consacrato, e che i LXX traducono Naziraos. Ha pure assonanza con Is 11,1, in cui si parla di Neser il germoglio che spunta dal tronco di Jesse. Sono assonanze sulle quali lautore ebreo pu giocare. Non solo perch scrive senza vocali, ma soprattutto per ci che sa di Ges.

Ci che conta che il Nazoreo - qui associato da Matteo a Nazareth - il dunque della storia di Dio e delluomo. Questo suo ritiro nellumile quotidianit il mistero stesso del Dio-con-noi, che rende divina ogni quotidianit - ogni riposo e fatica, ogni gioia e dolore, ogni amore e timore, ogni lavoro e frutto delluomo.

3. Pregare il testo

a. entro in preghiera come al solito

b. mi raccolgo immaginando il cammino da Bethlem allEgitto e dallEgitto a Nazareth

c. chiedo ci che voglio: accogliere il Nazoreo come il tutto della mia vita: in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinit (Col 2,9), in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2,3)

d. traendone frutto, contemplo le varie scene: la discesa in Egitto, la sho dei bimbi/servi, lascesa alla terra, la casa a Nazareth

da notare:

i sogni di Giuseppe: cosa dicono e come li esegue

la fuga in Egitto

dallEgitto ho chiamato mio figlio

mand ad uccidere tutti i bambini

il pianto di Rachele per i suoi figli che non sono pi (lesilio)

Nazoreo sar chiamato

il mistero della quotidianit di Nazareth.

4. Testi utili: Sir 3,2-6; Sal 128; 1Gv 1,5-2,2; Sal 124; Sal 2; Os 11,1ss.

5. IO VI BATTEZZO CON ACQUA PER LA CONVERSIONE

3,1-12

3,1Ora in quei giorni

compare Giovanni il Battista,

proclamando nel deserto della Giudea,

2 dicendo:

Convertitevi,

poich qui il regno dei cieli.

3Egli infatti colui che fu detto

per mezzo del profeta Isaia

che dice:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

fate diritti i suoi sentieri.

4Ora lui, Giovanni, aveva il suo vestito

di peli di cammello

e una cintura di pelle

attorno alla sua vita,

e suo cibo erano

locuste e miele selvatico.

5Allora usciva verso di lui

Gerusalemme e tutta la Giudea

e tutta la regione attorno al Giordano,

6ed erano battezzati da lui

nel fiume Giordano,

confessando i loro peccati.

7Ora, vedendo molti farisei e sadducei

venire al suo battesimo,

disse loro:

Progenie di vipere!

Chi vi ha suggerito di sfuggire

allira imminente?

8 Fate dunque frutto degno della conversione

9 e non crediate di dire tra voi:

Abramo abbiamo per padre.

Vi dico infatti che Dio pu

da queste pietre

suscitare figli ad Abramo.

10 Ora gi la scure posta

alla radice degli alberi:

ogni albero dunque che non fa frutto buono

tagliato e gettato nel fuoco.

11 Io vi battezzo con acqua per la conversione;

ma colui che viene dopo di me

pi forte di me,

e io non sono degno di portargli i sandali.

12 Lui vi battezzer in Spirito Santo e fuoco.

Il suo ventilabro ha in mano

e pulir la sua aia:

e raccoglier il suo grano nel granaio,

ma la pula brucer

con fuoco inestinguibile.

1 messaggio nel contesto

Io vi battezzo con acqua per la conversione, dice Giovanni a quelli che vanno da lui. lultimo profeta, lElia che deve tornare, per chiamare alla conversione prima della venuta del Signore (17,12s; cf Ml 3,23s). Solo passando per lacqua - il caos primordiale, il diluvio e la morte dove ci ha condotto il peccato - riceveremo il fuoco dello Spirito, la vita nuova dei figli di Dio.

Giovanni prepara ad accogliere il Signore che viene. I profeti in Israele mantengono viva la promessa. Non solo richiamano allobbedienza, ma, soprattutto, impediscono che la religiosit si riduca a sola legge, senza cuore, senza uomo ed infine senza Dio. Dietro la Parola, c colui che parla. Non c solo unidea da capire o un ordine da eseguire, ma da stabilire comunione con colui che nella sua parola comunica se stesso. Per questo il profeta chiama a guardare in alto (Os 11,7), a levare lo sguardo dalle cose alla mano e al volto di chi le porge. Dimenticare questo cadere nel feticismo: ci si innamora dellanello e si dimentica il fidanzato.

Il pericolo di una religione della Parola ridurre questa a feticcio, come nelle varie forme di fondamentalismo, dottrinarismo e legalismo. Con la Scrittura si pu fare ci che i pagani fanno con gli altri doni di Dio: dimenticare il rimando a lui. Al pollo interessa il becchime, non chi glielo d, se non nella misura in cui glielo d. Che la Scrittura non sia il

della nostra religiosit, invece che lincontro con il Signore! Luomo si distingue dallanimale per la sua lettura simbolica della realt.

Giovanni il profeta che sta sulla soglia tra il passato e il futuro. Per lui la promessa non la tomba, ma il grembo della novit. Icona dellAT che passa al suo compimento, lElia che deve venire (Ml 3,23), che anzi gi venuto, anche se non riconosciuto, anticipando il destino di colui che vuol far riconoscere (17,10-13). Punto darrivo della paziente fatica di Dio durata millenni, il Battista luomo pronto ad accogliere, oltre ogni promessa, il Signore che ha promesso. Non solo lasceta o il mistico che incontra Dio nella solitudine del deserto: lapostolo, che vuol aprire tutti ad accogliere colui che sempre viene, e attende solo di essere accolto. Precedendo cronologicamente il Signore di un passo, spiritualmente lo segue. Lui la voce che lo proclama - e il Signore la sua parola.

La figura del Battista suscit molta impressione. Qualcuno lo riteneva il Messia (Gv 1,19s). Marco lo presenta come langelo di Ml 3,1s, che prelude la venuta del Signore (Mc 1,2). Qui Matteo lo presenta come colui che annuncia la fine dellesilio (3,3; Is 40,3). Egli, come Elia, luomo davanti a Dio, pronto allincontro. Come tutti i profeti, denuncia il peccato e annuncia il perdono. Ma, rispetto a loro, ha una coscienza nuova. Sa che arriva colui che ha promesso. Questi ci battezzer, invece che nellacqua della morte, nel fuoco del suo amore.

Il Battista rappresenta la rottura del limite ultimo delluomo: desiderio che si apre al desiderato che viene, porta che si spalanca al Signore che bussa.

Questo testo si legge durante lavvento. Tutta la nostra vita attesa di colui che avvento: noi tendiamo a lui, perch lui viene a noi.

Il brano si articola in tre parti: lapparire di Giovanni nel deserto che annuncia la venuta del regno e la fine dellesilio (vv. 1-6), il suo appello alla conversione (vv. 7-10), lannuncio del Messia che viene col fuoco del suo Spirito (vv. 11-12).

Ges il Figlio che il Padre manda ai fratelli per ricondurli dallesilio a casa. colui che deve venire. E viene per chi lo attende, come il Battista. La Chiesa, seguendo il suo esempio, entra nella promessa di Dio.

2. Lettura del testo

3,1 Ora, in quei giorni. il primo inizio con queste parole. La liturgia ogni volta che legge il vangelo, comincia cos: In quel tempo, ecc. . Quei giorni, o quel tempo, di cui il vangelo racconta, sono i giorni e il tempo in cui si immerge chi ascolta. La lettura lo attualizza: lo rende attualmente presente a ci che accade, perch accada anche a lui. Lascolto introduce nelloggi eterno di Dio: fa rivivere in prima persona ci che narrato. Affrettiamoci dunque a entrare in questoggi di Dio (Eb 4,11).

compare Giovanni il Battista. Giovanni significa grazia-di-Dio; Battista, diventato quasi il suo cognome, significa battezzatore. Lui battezza, ossia immerge luomo nella sua verit, perch possa aprirsi alla verit di Dio.

proclamando. Non un predicatore. banditore di una notizia, la notizia decisiva della storia: la fine dellesilio e larrivo del regno. E proclama le condizioni per accoglierlo.

nel deserto. Il deserto, posto tra lEgitto e la terra, per Israele il luogo del gi e non-ancora: gi fuori della schiavit, non ancora nella libert. il luogo del cammino e del dubbio, dellascolto e della ribellione, della fiducia e della caduta. Nel deserto non c nulla, e si va verso il tutto. La solitudine mette ognuno davanti a s, agli altri e allAltro, senza via di scampo. L fu data la Parola e la manna, lacqua ed il cibo, che formarono il popolo di Dio. Israele, una volta passato, ricorda il deserto come il tempo del fidanzamento, in cui Dio e popolo si parlavano. E attende un nuovo deserto, un rifiorire del primo amore (Os 2,16ss).

della Giudea. il deserto tra Gerusalemme e Gerico. Il Battista mandato al popolo dIsraele, primo destinatario della promessa, in cui saranno benedette tutte le stirpi della terra (Gen 12,3).

v. 2 convertitevi. il centro della predicazione profetica. Dio-salva! Bisogna con-vertirsi a lui, e non per-vertirsi in altre direzioni. Luomo, che fin dal principio fugge da Dio, chiamato a invertire il cammino, il suo modo di pensare e di agire. La conversione pi difficile quella religiosa: cambiare il modo di pensare Dio e di rapportarsi a lui, volgersi dalla nostre idee su di lui - i nostri idoli! - a lui come si rivela: Guardate a lui e sarete raggianti (Sal 34,6). La conversione mettere al centro Dio e non il proprio io o le proprie immagini di Dio. ristabilire lordine della creazione.

perch qui il regno dei cieli (cf 4,17!). il motivo della conversione. Il regno di Dio Dio stesso che regna e libera luomo da ogni schiavit, rendendolo a sua immagine e somiglianza. Ci per cui Dio Dio la sua libert. E vuol comunicarla alluomo, facendolo suo figlio nel Figlio.

colui che fu detto per mezzo del profeta Isaia (Is 40,3). Giovanni visto come il compimento della profezia che annuncia la fine dellesilio e il ritorno alla terra. Lesilio lesperienza fallimentare del popolo di Dio. I profeti hanno sempre inutilmente cercato di spiegarne la causa, prima e dopo che avvenisse - prima perch non avvenisse, e dopo perch fosse possibile il ritorno. A differenza della schiavit dEgitto, lesilio il risultato di una storia di infedelt, consumate a partire dal primo re - voluto contro il volere di Dio (1Sam 8,1ss) - fino allultimo, con qualche rarissima eccezione. Se la liberazione dallEgitto un atto di potenza contro i potenti, luscita dallesilio un atto di perdono, possibile nei confronti di chi riconosce il proprio peccato. Il ritorno alla terra, come il ritorno allEden, possibile se si ritorna a Dio, che sempre perdona.

voce di uno che grida. Giovanni la voce, Ges la Parola. Non pu esserci luno senza laltro: senza voce la parola non pu esprimersi, senza parola la voce semplice suono insensato.

preparate la via del Signore, ecc. Il profeta proclama il ritorno da Babilonia a Gerusalemme, dallesilio alla patria, dalla dispersione alla riunione. Questo annuncio suscita il desiderio del dono impossibile che il Signore sta per fare. Lo scarto tra la nostra realt di male e la verit della promessa il luogo del desiderio, che muove alla conversione e al cammino.

fate diritti i suoi sentieri. un cammino diritto, sul quale si intrecciano i sentieri tortuosi delle nostre fughe. Ormai devono cessare!

v. 4 Giovanni, aveva il suo vestito di peli di cammello, ecc. Giovanni porta il vestito di Elia, padre dei profeti (2Re 1,8). Richiama le tuniche di pelle che Dio aveva fatto ai nostri progenitori (Gen 3,21), in attesa di rivestirci del suo Figlio stesso (Gal 3,27, Rm 13,14; Ef 4,24; Col 3,10), che rester nudo per noi sulla croce (27,35).

I suoi fianchi sono cinti, pronti per lesodo (Es 12,11; cf Lc 12,35). Suo nutrimento sono locuste e miele selvatico, cibi del deserto, dove il popolo visse di quanto usciva dalla bocca di Dio (Dt 8,3). La cavalletta commestibile, chiamata ofiomaco (= che combatte il serpente), simbolo della Parola, vittoriosa sulla menzogna del serpente che uccise luomo. Anche il miele richiama la Parola, pi dolce del miele al palato (Sal 19,11; 119,103).

Giovanni luomo nuovo, profeta rivestito di Cristo, che della Parola fa il suo cibo.

v. 5 usciva verso di lui, ecc. C un nuovo esodo, da Gerusalemme e dalla Giudea verso il deserto. Anche chi crede di essere in patria deve uscire dai luoghi sacri e dalle proprie immagini di Dio, per incontrare lui stesso che ci viene incontro nella carne di Ges.

v. 6 erano battezzati. Limmersione nellacqua riconoscere che la nostra vita finisce; e finisce male, perch siamo peccatori! Nel battesimo riconosciamo la nostra creaturalit e la nostra peccaminosit, per aprirci al dono di Dio.

confessando i loro peccati. Riconoscere il peccato lunica condizione per accettare quel perdono che da sempre presso Dio.

v. 7 progenie di vipere, ecc. Non siamo figli di Dio, ma del serpente. Prestiamo orecchio non alla parola del Padre della luce che d vita, ma a quella del padre della menzogna, che uccide.

Non basta andare dal Battista - e neanche ricevere i sacramenti cristiani -, se il cuore non convertito.

lira imminente. Lira di Dio non mai contro di noi, ma contro il nostro male, perch ci fa male. Quando Dio si adira, luomo salvo. Con essa egli opera il suo giudizio: la fine del male ed il trionfo del bene, la morte del peccato e la vita del peccatore.

v. 8 fate dunque frutto (7,15ss). il frutto dello Spirito (Gal 5,22): la vita nuova di Dio, in contrapposizione alle opere vecchie della carne (cf Gal 5,19-21).

v. 9 Abramo abbiamo per padre. Non conta la paternit carnale. Figli di Abramo sono quelli che, come lui, ascoltano la parola di Dio, ed entrano nella sua benedizione mediante la fede (Gal 3,14). C una falsa sicurezza data dallappartenenza carnale al popolo di Dio, che alimenta solo stolte presunzioni (cf Ger 7!).

pietre/figli. In ebraico c un gioco di parole abanim/banim. A Dio tutto possibile: suscitare figli dalle pietre, cambiarci il cuore di pietra in un cuore di figli (Ez 36,26).

v. 10 gi la scure, ecc. il giudizio di Dio. Lalbero il popolo. Non fa il frutto del regno, perch non vive da figlio e da fratello (7,15-20). Per questo sar tagliato e non rester di lui n radice n germoglio (Ml 3,19).

v. 11 io vi battezzo con acqua. Il Battista non d la vita. Come tutti i profeti fa riconoscere la morte perch ci si volga alla vita.

colui che viene. Il Signore colui che viene. Ma non pu arrivare se non dopo il Battista: solo il nostro desiderio gli apre la porta.

non sono degno, ecc. Giovanni si ritiene meno di un servo che porta i sandali!

v. 12 vi battezzer in Spirito Santo e fuoco, ecc. Ges ci immerger non nellacqua, simbolo di morte, bens nello Spirito, nella vita di Dio. Lo Spirito Santo il fuoco del suo amore che tutto purifica, illumina e vivifica. Nulla di ci che non vivificato dallamore rimane. Ma tutto da esso vivificato.

il ventilabro. Il nostro giudizio fatto col setaccio: trattiene la crusca e lascia uscire il grano. Quello di Dio fatto col ventilabro: trattiene il bene e disperde il male. Convertirsi accettare su di noi il giudizio suo invece del nostro. E il suo giudizio sar la croce, dove brucia ogni nostro male e ci d la sua vita.

3 Pregare il testo

a. entro in preghiera come al solito

b. mi raccolgo immaginando Giovanni nel deserto e sulle rive del Giordano

c. chiedo ci che voglio: convertirmi al giudizio di Dio

d. traendone frutto, medito sul testo

da notare:

convertitevi, perch il regno di Dio qui

voce di uno che grida

il luogo, il vestito e il cibo di Giovanni

il battesimo in acqua e quello in Spirito Santo e fuoco.

4. Testi utili: Is 11,1-10; Sal 72; 51; Is 40,1 ss; Ml 3,1ss; Ez 36,22-36; 37,1-14.

6. QUESTI IL FIGLIO MIO, LAMATO,

NEL QUALE MI SONO COMPIACIUTO

3,13-17

3 13 Allora compare Ges

dalla Galilea al Giordano

davanti a Giovanni

per essere battezzato da lui.

14 Ora Giovanni lo impediva,

dicendo:

Io ho bisogno

di essere battezzato da te,

e tu vieni da me?

15 Ora, rispondendo, Ges

gli disse:

Lascia per ora,

poich cos conviene a noi

che compiamo ogni giustizia.

Allora lo lasci.

16Ora, battezzato, Ges

subito sal dallacqua;

ed ecco si aprirono (a lui) i cieli,

e vide lo Spirito di Dio

scendere come colomba

e venire su di lui.

17Ed ecco una voce dai cieli

che dice:

Questi

il Figlio mio,

lamato,

nel quale mi sono compiaciuto!

1. Messaggio nel contesto Questi il Figlio mio, lamato, nel quale mi sono compiaciuto: il Padre si compiace del Figlio che ha fatto la scelta di immergersi tra i fratelli peccatori. la prima volta che parla, confermando Ges come il Figlio. La seconda volta aggiunger per noi: Ascoltate lui (17,7). E non dir pi niente. Ges, Verbo unico del Padre, con ci che fa e dice rivela quel Dio che nessuno mai ha conosciuto (Gv 1,18).

Il battesimo la scelta fondamentale, che Ges condurr avanti tutta la vita. il Figlio che, conoscendo lamore del Padre per i suoi figli, si fa loro fratello: si mischia tra i peccatori, si immerge nella loro realt, solidale con loro in un amore pi grande della morte. necessario per il Figlio farsi fratello.

Il brano una miniatura che contiene tutto il vangelo e rivela il mistero pi profondo di Dio: la Trinit, come Amore tra Padre e Figlio, offerto da questo a tutti i fratelli.

Ges in fila con i peccatori la presentazione prima del Dio-con-noi. E come pu essere diversamente, se vuole essere con noi? Limmagine che Dio d di se stesso esattamente lopposto di quella che ogni uomo, religioso o meno, ha di lui - e per questo lo fugge, lo serve o lo nega.

Questa scena del Giordano richiama il Calvario: l si immerger nella morte come qui nelle acque, l si squarcer il velo del tempio come qui il cielo, l dar a tutti lo Spirito che qui riceve, l si rivolger al Padre che qui lo chiama, l sar riconosciuto Figlio dal fratello pi lontano come qui dal Padre (27,51-54). Tutta lesistenza terrena di Ges, rivelazione corporea di Dio, contenuta tra queste due scene e ne la spiegazione.

Il testo ha quindi valore programmatico: il nucleo da cui germina il resto, che su di esso si struttura e si sviluppa. Il battesimo il seme che cresce fino a diventare lalbero della croce.

La scelta di Cristo anche quella del cristiano, chiamato a immergersi nel Figlio, ed essere, con lui e come lui, uguale al Padre.

Dio dalleternit ha pensato come presentarsi alluomo fuggitivo. Per trentanni a Nazareth ha considerato la cosa pi da vicino. E non ha trovato che questo modo, il pi adeguato ai nostri bisogni e alla sua natura. Il battesimo di Ges la porta di ingresso alla rivelazione cristiana, che ci introduce nella casa di Dio. Non lui tutto una porta spalancata alluomo?

Il battesimo la vocazione di Ges: riceve il nome di Figlio dal Padre. Ma anche la sua missione: il suo essere di Figlio lo porta a farsi fratello.

La scena introdotta da una discussione tra Ges e Giovanni (vv. 13-15): scandaloso che il pi forte sia battezzato dal pi debole, che linnocente e il giusto si metta dalla parte dei peccatori. Poi ci si presenta Ges che si immerge ed esce dallacqua (v. 16a), il cielo che si apre e lo Spirito che scende (v. 16b), e infine la voce del Padre che si compiace della scelta del Figlio (v. 17).

Il Figlio si fatto con noi e per noi maledizione e peccato (Gal 3,13; 2Cor 5,21), perch noi partecipassimo alla benedizione della sua vita. Non si vergognato di chiamarci suoi fratelli (Eb 2,11), per ricondurci nellamore suo reciproco con il Padre, dimora e vita di tutto ci che .

In questo suo immergersi, in cui si fa solidale con noi nel nostro limite, il Signore ristabilisce comunione l dove anche noi desolidarizziamo da noi stessi.

Ges nel battesimo si rivela Figlio di Dio, e rivela chi Dio: Padre suo e vuol essere Padre nostro.

La Chiesa la comunit dei figli che, battezzata in Ges, ha il suo stesso Spirito di amore verso il Padre e i fratelli. Il battezzato battezzato nel battesimo di Ges, immerso nel suo immergersi in noi.

2. Lettura del testo

3,13 Allora compare Ges dalla Galilea, ecc. linizio del suo ministero. Ges compare al Giordano: lo incontra solo chi ha accolto lappello del Battista e si fa battezzare confessando i propri peccati (v. 6). Perch viene anche lui? Che peccato ha il Santo? Nessuno! E per questo porta il peccato di tutti! Se peccare abbandonare il Signore, labbandono lo sente non chi abbandona, ma chi abbandonato. Il male portato da chi ama e non lo fa. Ges, il Giusto, lAgnello di Dio, che porta su di s il peccato del mondo, dir Giovanni vedendolo venire (Gv 1,29).

Nel Giordano, sulla soglia della terra promessa, tutti riversano i loro peccati: come un fiume di impurit che separa dalla terra promessa. In esso si immerge il Giusto, e compie il giudizio di Dio. Noi lasciamo nellacqua le nostre lordure, uscendone purificati; lui vi si immerge, uscendone carico della nostra immondezza.

Questa scelta di Ges, che si mette in fila coi peccatori e si immerge nel nostro male, rivela Dio come simpatia piena per ogni sua creatura. la rivelazione di un Dio santo, diverso da quello che tutti accettano o negano, e che si manifester sulla croce.

v. 14 Giovanni lo impediva. Il Battista riconosce la superiorit di Ges. Non vuole battezzarlo perch vuole il suo battesimo. Ignora che il suo battesimo viene proprio dal suo battezzarsi in noi. Noi siamo battezzati nella sua solidariet con noi, nella sua morte (Rm 6,3). Se lui, il Giusto, non muore per noi peccatori, noi moriamo la nostra morte da soli: ci immergiamo nellacqua, ma non riceviamo lo Spirito. Se lui invece si immerge e muore con noi, noi non siamo pi soli: sia che vegliamo sia che dormiamo, siamo sempre con lui (1Ts 5,10), che ci ha amati e ha dato se stesso per noi (Gal 2,20).

io ho bisogno di essere batt