si trasforma il materiale. …… materiale e tutto quanto emerge veicolato dalle parole
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SI TRASFORMA
IL MATERIALE
…… MATERIALE E’
TUTTO QUANTO EMERGE VEICOLATO DALLE PAROLE
LA TRASFORMAZIONE DEL MATERIALE VEICOLA ED ATTIVA
DEI PROCESSI INCONSCI
SECONDO FREUD….
“Le esperienze giungono agli investimenti dall’IO e dagli oggetti
attraverso una strada che deve rimanere transitabile”
E aggiunge che:
“ La trasformazione in coscio non è un mero atto percettivo ma anche un sovrainvestimento, un ulteriore
progresso alla organizzazione psichica”
Per questi presupposti ogni esperienza terapeutica, qualsiasi
sia il metodo a cui si rifà, inizia con un incontro, si snoda attraverso
una storia a due o più persone, ha una conclusione
Nella nostra professione, ognuno di questi tre momenti colloca il suo nucleo sostanziale nel processo trasformativo di materiali che,
veicolando e attivando emozioni, fantasie, competenza, pensieri danno vita a rappresentazioni
esterne di realtà interne
Gli oggetti reali, i materiali, si muovono all’interno di un setting, “un ambiente che sostiene” dove sia possibile realizzare esperienze
di gioco, di fiducia
Ogni paziente avrà modo di scegliere, e spesso lo farà a livello inconscio, il materiale, l’attività, il gioco a cui affidare aspetti del suo
mondo interno
….Come dire
SCELGO UN VEICOLO ATTRAVERSO IL QUALE
ESPRIMO
IL PRIMO INCONTRO
Parliamo di Maria e del suo primo incontro.
Maria ha 83 anni , emi sx, allettata.Maria è stata segnalata perché si rifiuta di
fare il trattamento riabilitativo, ha deficit di memoria, urla di giorno e di
notte, disturba.
La stanza in cui si trova Maria è a due letti, entrambi occupati, sono le 15,00 di
un pomeriggio di fine estate.In uno dei due letti c’è Maria, un viso
affilato, emaciato, due occhietti blu come il mare, una cornice di riccioli bianchi, alcune macchie rosse sulla
fronte.
Appena vede accostarsi al suo letto il terapista, subito farfuglia: “ Mi chiamo
Maria, 13 settembre, martedì”.Il tono è quello di una risposta meccanica,
di sicuro pensa ad una prova di memoria
L’operatore la rassicura dicendole: “ so che si sente tanto sola, forse è per
questo che urla, forse chiama qualcuno che stia un po’ con lei”
Maria continua a ripetere : “ La mantellina, la mantellina, infermiere ladre, non mi scoprite, la mantellina.
Sola sempre sola. Nel negozio la gente, la sedia, la Palmira, la mantellina, la mia
mantellina”
Continua così Maria, la mantellina è la parola che ricorre di più, l’angoscia di Maria è messa dentro la mantellina
Il terapista comincia a chiedersi cosa vorrà dire Maria attraverso la mantellina.
Apre quindi l’armadio vicino al suo letto trova uno scialle di lana lavorata bianco e rosso.
Lo porge a Maria che lo tocca, lo annusa, se lo porta sul viso, ci affonda il naso, la bocca
socchiude gli occhi come a frugare nella sua mente per stanare memorie.
Maria dice frasi sconnesse un po’ urla un po’ delira, ma frammenti del suo parlare si possono mettere assieme e tutti sono
legati alla mantellina.
L’inizio può sembrare un po’ ingenuo.Ma soffermiamoci sul materiale, la
mantellina.Questo indumento, da elemento
inanimato si trasforma in elemento vivo, ricco, veicolo di emozioni, tramite di
conoscenza, attivatore di una qualche riorganizzazione interna.
La dimensione sensoriale, ha fatto emergere immagini sommerse dagli
anni.
LA MANTELLINA SI E’ TRASFORMATA IN UNA
RAPPRESENTAZIONE ESTERNA DI TRAME INTERNE
L’emiplegia di Maria tende a saturare il progetto riabilitativo, ma come dice M. Schwarz, il problema non è quello di riabilitare gli arti, ma di avvicinarsi
al dolore della perdita, sia delle loro cose sia della metà del loro
corpo
Questi fenomeni caratterizzano ogni vicenda terapeutica.
I materiali con le loro trasformazioni segnano il ritmo, le accelerazioni,
le regressioni, le fermate, il cammino terapetico
E’ su questi materiali trasformati o non trasformati che lavorano i terapisti
occupazionali, quasi sempre al buio, spesso con la tentazione di assumere le funzioni egoistiche
del paziente, saturando l’intervento e producendo oggetti reali perfetti, ma lontani,
estranei al paziente, perché il processo trasformativo non lo ha attraversato e quindi
non gli appartiene.
CONCLUSIONE
L’incontro conclusivo è carico di emozioni come il primo, poiché il paziente si trova
a dover elaborare il lutto della separazione.
E’ il momento in cui il paziente ripercorre le esperienze fatte e il terapista gli
parlerà delle memorie che ormai fanno parte del suo mondo interno e che lo aiuteranno a tollerare la perdita e a
preservare la loro esperienza
CONCLUSIONI
Il nesso tra visibile e invisilbile nell’uomo è argomento di grande interesse perché rimanda al nesso
tra corpo e mente, fra mani e pensiero, fra cosa materiale e
trame emozionali
Il rischio è restare ingabbiati in ansie e difese che si traducono in
interventi privi di significatività, che non producono cambiamenti
nei pazienti e ci impediscono l’espansione della curiosità ad
indagare
A TUTTI VOI UN AUGURIO ED UN INCITAMENTO A NON
FERMARVI MAI ALLA SUPERFICIE