sancti columbani operaby g. s. m. walker
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Sancti Columbani opera by G. S. M. WalkerReview by: Ezio FranceschiniAevum, Anno 31, Fasc. 3 (MAGGIO - GIUGNO 1957), pp. 281-283Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20859025 .
Accessed: 15/06/2014 18:37
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RECENSIONI 281
parallel passages in the prose treatise De tribus habitaculis? (p. 14).
II principale di questi accostamenti e il
seguente:
? Scilicet angelicis quod tarn videatur acutis
Agminibus minis deus, ut post milia multa
Non minus annorum mirentur ament et
[adorent
Quam cum principio ceperunt cernere pri [mo:
Nam secus assiduo posset vilescere visu ?.
(De mirab. Hibernie, vv. 188-192),
? ... cuius (sc. Dei) secreta, mirabilia, vi dentibus ea, semper nova et mira sunt, et non plus, cum incipiunt videri, pariunt stuporem cernentibus quam post mille an nos et milies mille, et cum angeli ab initio mundi ea soliti sunt videre, tamen non mi nus hodie admirantur ea quam in primo die, alioquin dudum coram angelis assiduo videndi usu vilescerent... ? (De tribus hab. II. 152-157, e non 140-44, come indica il G. a
p. 14, per un molto spiacevole errore di
stampa). II pensiero e indubbiamente uguale (e la
conclusione posta quasi con le medesime
parole), per cui si comprende che il Gwynn vi dia molta importanza (gli altri tre acco stamenti sono di assai minore evidenza) per trarne come conclusione l'identita di autore.
Ma questa e le altre analogie non possono in alcun modo invalidare un'altra ipotesi, e cioe che il De tribus habitaculis, prece dente a Patrizio, gli sia servito di fonte
qua e la nelle sue poesie. Questa ipotesi e la prima che viene in mente a chi legga con
qualche attenzione i testi pubblicati dal
Gwynn. I versi di Patrizio (fatta eccezione per
gli adonii del Prologus) sono infatti in un latino faticoso, duro, difficile, pieno di co struzioni complicate e artificiose; mentre il De tribus habitaculis e condotto con uno stile chiaro, semplice anche nelFuso di mez zi retorici, e cosi vicino (si licet parva com
ponere magnis) a quello agostiniano da
comprendere Fattribuzione a S. Agostino che e in parte della tradizione manoscritta.
E' vero che e sempre difficile comparare testi in versi a testi in prosa; ma questo e un caso in cui la diversita si presenta con una evidenza molto notevole.
Mi auguro, percid, che le conclusioni del
Gwynn siano rivedute con un esame dei testi molto piu profondo di quanto egli ab bia potuto fare nelle pagine, necessaria mente brevi, di un'introduzione. II volume resta fondamentalmente valido per aver raccolto criticamente i testi e per aver de
lineato, per la prima volta, Fattivita let teraria del vescovo Patrizio; ma un'ulte riore indagine si impone per vedere se tale attivita non sia minore di quanto il Gwynn creda, e se a Patrizio non si debbano at tribute soltanto i poveri e scialbi com
ponimenti in versi, dando al Liber de tri bus habitaculis una sua individuality non confondibile con la produzione del ve scovo di Dublino.
A questa possibility conducono anche talune delle osservazioni sulla latinita e lo stile di Patrizio nelle pagine ad essi de dicate (pp. 48-53) dal Bieler; il quale non ha parlato di diversita d'autore proba bilmente soltanto perche sotto l'influsso della tesi del Gwynn.
II testo e costituito con grande cura (nel De mirab. Hib. 119-20, sara da leggere: ?Quam stupido visu aspiciens hec querit ab ilia ? unde fuit, quid ei accidit, aut quo tempore venit? senza i tre punti in
terrogativi dopo fuit, accidit, e venit, che si capirebbero solo con la seconda persona) e cosi gli apparati e gli indici.
La collana degli Scriptores Latini Hiber niae si apre cosi in modo degno (anche la veste tipografica e splendida); auguriamo ad essa la migliore fortuna per il bene de
gli studi medievali, e a gloria di quel Plrlanda che ha una parte cosi cospicua nella storia religiosa, culturale e letteraria
dell'Europa cristiana.
Ezio Franceschini
Sancti Columbani opera edited by G. S. M. Walker, un volume di
pp. XCIV-247, The Dublin Institute for Advanced Studies, Dublin, 1957.
E' il secondo volume degli Scriptores La tini Hiberniae, di cui abbiamo parlato so pra, e presenta in edizione critica, con
larghissima introduzione, tutti gli scritti
autentici di San Colombano, il monaco e asceta geniale, pur nel suo estremo rigore, che cosi ampio influsso ha esercitato nella vita religiosa del suo tempo. L'opera sara
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282 RECENSION!
accolta con viva riconoscenza non solo per la valentia con la quale e stata condotta,
ma anche perche offre finalmente in un solo corpus la produzione di S. Colombano, prima dispersa in testi non facilmente tro
vabili, e la presenta agli studiosi con tutte le garanzie che solo l'uso di una vigile critica puo consentire.
La prima parte del volume ricostruisce, per sommi capi, la biografia di S. Colom bano (pp. IX-XXXIV) tenendo conto dei ri sultati delle ricerche piu recenti; successi vamente vengono illustrate, con pienezza di dati (tradizione manoscritta, edizioni, po sizioni della critica, analisi) le singole opere del santo: le Lettere (pp. XXXV
XXXIX), i Sermoni (pp. XXXIX-XLIV), le
Regulae (Monachorum e Coenobialis) e il Paenitentiale (pp. XLIV-LV), i Carmina (pp. LV-LX), le Opere dubbie (pp. LX-LXIV), le
Opere perdute e Spurie (pp. LXIV-LXVI), con alcune osservazioni sulla sua cultura
teologica e letteraria (pp. LXVI-LXXII), sulla tradizione manoscritta e sulla latini ta (pp. LXXIII-LXXXII: queste pagine so no di L. Bieler).
L'edizione critica di tutti gli scritti au tentici (pp. 1-197) e di quelli dubbi (pp. 198-215), munita di un doppio apparato (critico e delle fonti), e accompagnata da una versione inglese e da preziosissimi indici (biblico, classico e patristico, verbo rum et locutionum, orthographicus, gram
maticus: pp. 216-241) che documentano e
raccolgono in sintesi di dati le conclusioni dei rispettivi capitoli delPintroduzione.
Anche questo volume, e in proporzioni molto maggiori del precedente (data la
sproporzione di grandezza e d'importanza fra S. Colombano e il vescovo di Dublino
Patrizio), diverra punto di partenza, spe riamo, di tutta una nuova serie di studi, e forse la base di una completa monogra fia su S. Colombano che ancora manca. I desideri e le notizie che qui aggiungo pos sono valere soltanto ad indicare qualche direzione alle future ricerche.
E anzitutto ritengo che debba essere ri
presa in esame la questione riguardante i cosi detti Praecepta vivendi o Monosticha Columbani. II Walker, che un tempo cre deva alia loro autenticita (cfr. ?Archiv. Latin. Medii Aevi?, XXI, 1951, pp. 117-131), li respinge ora risolutamente fra le opere spurie (? ... is certainly not the work of
Columban?, p. LXV) attribuendoli con il Dummler ad Alcuino ? ... there can be lit
tle doubt that Alcuin is the author or
compiler of the poem?, p. LXVI). I 205
esametri, che si ricollegano ai Disticha Ca
tonis, da cui derivano, e appartengono alia
diffusa e amata produzione in versi di det ti e ammonimenti morali, sono attribuiti a S. Colombano, come lo stesso W. ricorda
(pp. LXV-LXVI), da una ricca ed autore vole tradizione manoscritta; che uno dei monosticha (88) sia citato come di Alcuino da Lupo di Ferrieres (Epist. 8, ed. Levil
lain, I, 64) non prova nulla, quanto alia
paternita, perche, trattandosi di proverbi in versi, e probabile che la loro diffusione e il loro uso siano stati piu vasti di quan to ora non dica la tradizione superstite; e la stessa considerazione vale per VAlbanus in Monasticis (sic) di Rabano Mauro (che
non e neppure sicuro nel nome, dato che li cita pure come Monastica Albini: Wal
ker, p. LXVI). Una produzione di questo genere si addice molto piu a Golombano che ad Alcuino: comunque sara bene non
accogliere senza piu approfondita indagine Fattuale condanna che ha, fra Faltro (e ce ne dispiace), escluso i Monosticha dall'edi zione del W.
Fra le opere perdute e rinata la speranza di trovare il commento ai Salmi, di cui nell'Alto Medioevo esistevano copie a San Gallo e a Bobbio (cfr. Gills Cougnier, Vers la decouverte du fameux commentaire sur les Psaumes ecrit par S. Colomban?, in ? S.
Golombano e la sua opera ?, Bobbio 1953, cfr. ? Aevum ? 1954, p. 185: volume purtrop po sfuggito al W.): e sarebbe scoperta dav vero notevole.
Voglio anche esprimere un desiderio agli editori degli Scriptores Latini Hiberniae, che non dimentichino, nel loro programma, le antiche vite degli autori di cui pubbli cheranno le opere. Per S. Colombano per esempio, sarebbe assai utile avere raccolte in un sola silloge, con la Vita di Giona, tutte le testimonianze biografiche comun
que pervenuteci (per es. nelle Vitae di Gallo ad opera di Wettino e di Walafrido
Strabone, nei Miracula S. Columbani, etc.). II testo critico e stato costituito con
grande competenza e con estrema atten zione secondo la migliore consuetudine che lo vuole accompagnato sia dalPapparato delle varianti utili sia dal richiamo alle fonti esplicite ed implicite. In qualche particolare potra essere migliorato (a p. 16, 8 non e necessario sostituire il quod dei codici con quid; a pag. 182, 1 e superfluo accettare transibit, congettura del Gun
dlach, al posto di transivit dei codici, es sendo abbastanza comune lo scambio di v con b, cfr. per esempio cavallos di p. 188, 49; al verso quae in altis habitat di
184, 94, manca il rimando a Ps. 112, 5; a
p. 184, 111 e preferibile la lezione dei co dici mortis a mors congetturato dal Gun
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dlach, e ibid. 2 et anni e indubbiamente
migliore di in anni, variante di un unico codice cassinese, da cui e derivato Yin annis del testo; il v. ? Divitibus nigri rese rantur limina Ditis?, di p. 188, 55, puo essere utilmente accostato alia strofa ? Hoc reserari ? Munere certo ? Nigra feruntur
? Limina Ditis? di 194, 76-9; etc.), ma esso e sostanzialmente solidissima base ad
ogni futura rieerca, anche a quelle lingui stiche per le quali la solidita del testo e
condizione indispensabile. Nulla dico del contenuto degli scritti di
S. Colombano; non so in che cosa consista la loquacitas di cui spesso il Santo si accusa (pp. 16, 35; 22, 20; 186, 16), ma so
che alcuni passi, soprattutto delle lettere e dei sermoni, potrebbero trovare posto in qualunque antologia, accanto ai brani
migliori dei piu grandi scrittori del Me dioevo (p. es. Pepistola VI, di pp. 56-8, e il breve sermone V, di pp. 84-86). Anche
per questo il Walker merita la nostra ri conoscenza: per averci permesso di rime
ditare, nelle opere di S. Colombano, delle
pagine stupende non meno per Paltezza
dell'ispirazione che per la efficacia dell'e
spressione. L'asprezza delle Regole e del Penitenziale ci pud certamente spaventare (?Qui tusse in exordio psalmi non bene
decantaverit, sex percussionibus emendare statuitur?: 148, 8, e non e che un piccolo esempio), ma ci permette anche di capire uno degli aspetti piu interessanti della spi rituality medievale.
Splendida e la veste tipografica del vo lume.
Ezio Franceschini
Certamen Capitolinum VII: MDCCCCLVI, curante Instituto Romanis
Studiis Provehendis, un fasc. di pp. 34, a cura dell'Istituto di Studi
Romani, Roma 1956.
L'opuscolo contiene i due lavori premia ti nel settimo Certamen Capitolinum, che e ormai gloriosa tradizione delFIstituto di Studi Romani, e chiama a raccolta i mi
gliori studiosi di lingua latina, non piu sol tanto italiani (i concorrenti per il 1956 fu rono: 32 italiani, uno tedesco, uno inglese, uno olandese, due statunitensi).
Lo scritto dichiarato vincitore e di Eugenio Mulas, M. Antonii in Ciceronem (Actio ficta); mentre il secondo premio e toccato ad Aldo Bartalucci, per alcune pa gine su Siena, i suoi monumenti, e il suo Pallio (Sena Iulia). Data la grande compe tenza dei giudici (Vittorio Genovesi, Gino
Funaioli, Onorato Tescari, Quinto Tosatti, Guerrino Pacitti) non abbiamo dubbio al cuno che siano stati premiati i migliori. Ma le due composizioni non sono alPal tezza di alcune fra quelle premiate nelle
precedent! gare. L'orazione del Mulas
procede sui binari della piu rigida tradi zione retorica (nel lungo periodo finale vi sono tre invocazioni a Venere, tre a Marte, tre a Giove ed una, conclusiva, ai di deae
que omnes) e ingenera stanchezza; nelle
pagine del Bartalucci (che ha ottenuto il secondo premio anche nel 1954 e nel 1955) non mancano digressioni troppo diffuse
(per es. quella contro i rumori, a p. 17) e
qualche nota superflua (?cuius parietes Simo Martini, unus excellentissimus pictor, ... distinxit?: p. 24). Non ne deduciamo
nulla di grave, naturalmente; se non la costatazione che, come per l'antico Egitto, anche per il Certamen Capitolinum vi sono gli anni delle vacche grasse e quelli delle vacche magre.
Ezio Franceschini
Manuscrits autobiographiques de Sainte Therese de VEnfant Jesus, 3 volumi -f- 1 di facsimili: I {Introduction), II (Notes et Tables), III
(Table des citations) + facsimili (Les manuscrits), Carmel de Li
sieux 1956.
Nella custodia che racchiude le riprodu zioni fotografiche dei manoscritti autobio
grafici di S. Teresa del Bambino Gesii si
trovano due quaderni e, riuniti dentro la
copertina di un vecchio quadernino da due
soldi, alcuni foglietti sparsi. Se apriamo il
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