romolo runcini. i tarocchi di una vita fantastica

34

Upload: denaro-denaro

Post on 21-Mar-2016

254 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Claudio d'Aquino. Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

TRANSCRIPT

Page 1: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica
Page 2: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica
Page 3: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Romolo Runcinii tarocchi di una vita fantastica

ClaudioD’Aquino

Page 4: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Piazza dei Martiri, 58 – 80121 Napolitel. 081.421900 – fax 081.422212www.denaro.it • [email protected]

Page 5: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Indice

Prefazione di Maddalena Tulanti p. 7

Prologo 11

Capitolo 1. Arrivo a Procida 21

Capitolo 2. I gatti di Romolo 27

Capitolo 3. Carte per capire 33

Capitolo 4. La Biblioteca 41

Capitolo 5. L’assalto al Seminario 45

Capitolo 6. Il labirinto dei tarocchi 51

Capitolo 7. Tarocchi di guerra 61

Capitolo 8. I Tarocchi della scultura 73

Capitolo 9. Il principio di realtà 77

Capitolo 10. L’incontro con Fellini 85

Capitolo 11. Tarocchi da un matrimonio 89

Capitolo 12. Nel labirinto E.A.Poe 99

Epilogo 105

Codicillo familiare di Romolo Runcini 109

5

Page 6: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Desidero ringraziare Manlio Talamo e Gloria Gaetano per i consigli el’incoraggiamento. Un grazie speciale ad Angela Scogliamiglio, spigolatri-ce del libro in bozze

Page 7: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

“Quel che possiamo apprendere da un grande scrittore, non è come imitarlo,ma piuttosto vedere come guardare a noi stessi e alla nostra vita”

Orhan Pamuk

AMario e Gabriele,sistole e diastole

del mio battito cardiaco

Page 8: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica
Page 9: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Prefazione

Con parole che non avrei mai usato fra il ’73 e il ’77, direi che ilprofessor Romolo Runcini, l’eroe occulto ma non tanto di questo ro-manzo, era un sex symbol all’epoca in cui io e Claudio d’Aquino fre-quentavamo l’IstitutoOrientale. Non è il miglior modo per iniziare unaprefazione a un libro straordinariamente colto, elegante e attento a ogniminimo particolare, ma è quello che mi permette di entrare subito incontatto con il personaggio e con quel periodo della mia (e di Clau-dio) vita. Le ragazze andavano alle sue lezioni soprattutto per ammi-rarlo, ma non lo avrebberomai confessato, non erano i tempi. E iome-no che le altre, così austera (noiosa) da smettere perfino di andarci perevitare che quel pensiero indecente potesse trasparire in qualche mo-do. Non che dovessi, in effetti, seguire le sue lezioni perché la mia lau-rea era in Lingue e Letterature straniere, russo in particolare. Ma la“fama” di Runcini era talmente larga nella parte femminile dell’uni-versità che per qualche attimo fui persuasa che era assolutamente in-dispensabile che andassi a seguire “anche” qualche lezione di Socio-logia della letteratura. Poi, come ho già detto, un soprassalto di superbiamista a vergogna mi spinse a tornare nei ranghi. E del “bel” prof nonne volli più sentire parlare. Claudio D’Aquino invece se ne innamorò.Non posso usare che questo verbo perché questo libro è anche (nonsolo, ma anche) un atto d’amore nei confronti di questo “maestro” chenon solo per Claudio ma per tanti altri allievi è stato uno straordina-rio punto di riferimento. Non sono complimenti. Per quanto mi ri-guarda io penso che chi ha avuto vent’anni negli anni 70 non ha avu-

9

Page 10: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

to “maestri”, né “buoni” né “cattivi”. Perché non mi ha mai persua-so il ragionamento che chi in quegli anni decise di prendere una pi-stola lo abbia fatto perché “formato” da Tizio o da Caio, credo trop-po nella responsabilità personale per delegare a terzi l’organizzazionedi una vita. Purtroppo invece “maestri” non ne avemmo. L’universitàalla quale avemmo accesso io, Claudio e tanti altri figli del cosiddettopopolo, è stato già detto e ne sono convinta, era una scatola più o me-no vuota, fondata sulla buona volontà di qualche prof missionario. Ecosì – per tornare a Runcini e a Claudio – non c’erano che due modiper imparare qualcosa: o iscriversi a corsi originali, nella speranza diessere in pochi a seguirli; o girare per lezioni alla ricerca di “prof-prof”.Io ho seguito la prima strada: eravamo in cinque a seguire le lezioni dilingua russa (Angelo Bongo e Eirene Sbriziolo i prof), non potevamoche imparare. Nonme ne sonomai pentita, se non fosse stato per quel-la singolare scelta, Walter Veltroni, nel 1994, quando era ancora di-rettore de l’Unità, non mi avrebbe mai mandata in Russia. Fu l’ulti-ma sua carta, quella che riteneva vincente, dopo aver usato quella del-la paura (“una donna sola”) e della lusinga (“servi qui”). “E la lingua,come fai con la lingua?”. “Sono laureata in russo”, fu la mia orgogliosae sfrontata risposta. “Allora…”, allargò le braccia lui.Claudio, invece, seguì la seconda strada, cercò i “prof-prof”. E do-

po molto peregrinare, si imbattè in Runcini. E non lo ha più lasciato.Perché a distanza di anni, e di molta vita, lo ha ritrovato nella sua im-maginazione, motore di una storia che per quel che conosco di Clau-dio potrebbe addirittura essere vera. Di vero ci sono senz’altro Proci-da, una delle mete di quei ventenni dell’Orientale, quando fra un’e-state e l’altra ci si andava a scottare (non io, avendo qualche cromo-soma negro) sugli scogli nerissimi ai piedi del carcere. Sono veri an-che i gatti e la non simpatia di Claudio verso questo animale. Io ave-vo un cane cattivissimo e orrendo, si chiamava Polly, e se la memorianon mi inganna con Claudio andava particolarmente d’accordo. E

Romolo Runcini

10

Page 11: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

un’altra cosa vera sono i libri, tanti, tanti, tanti libri. Da ventenni ave-vamo una fame infinita di titoli e di copertine. Li compravamo a chi-li (li compro ancora a chili), lasciando che ci proteggessero come mu-ra. Li leggevamo tutti? Risponde Runcini nelle primissime pagine diClaudio: un capitolo senz’altro, poi si mettevano a riposare. Sarebbe-ro serviti un giorno o l’altro. Perché i libri servono sempre un giornoo l’altro. L’unica cosa che non mi sembra vera è la passione per le car-te di Claudio, quelle che svelano, rispondono, ordinano. Non coinci-de con il ritratto illuminista che ho in mente del compagno D’Aqui-no. Ma dopotutto sono passati trenta anni, qualcosa deve essere puraccaduto nella sua vita mentre io mi distraevo.

Maddalena Tulanti

I tarocchi di una vita fantastica

11

Page 12: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica
Page 13: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Prologo

Il primo libro che ha letto, attorno al 1932 – all’incirca all’età di set-te anni –, fu Robinson Crusoe. Anzi, una riduzione per bambini dellastoria di Daniel De Foe. L’ultimo – se di ultimo si può parlare, visto chei libri non smette di accumularli –, è Verso un’ecologia della mente diGregory Bateson.

Naturalmente, oltre a collezionarli, di tanto in tanto dà lui stessoalla luce qualche esemplare. La prima volta nel 1968, anno fatidicoanche per Runcini. È l’anno in cui, all’età di 43 anni, fa ingresso nel-l’agone intellettuale. Compare Illusione e paura nel mondo borgheseda Dickens, a Orwell, apprezzato “viaggio” edito da Laterza che, dal-l’utopia del benessere diffuso a tutti celebrata anzitutto da CharlesDickens conduce alla disillusione sulle “magnifiche sorti e progressi-ve” del capitalismo, che trova in George Orwell una prima compiutaespressione.

Nella più recente produzione procidana, baciata da una feracità sen-za precedenti, merita una speciale segnalazione Il roman du crime. È ilsecondo tomo di una quadrilogia dedicata alla paura e all’immaginariosociale nella letteratura. Quattro volumi in pubblicazione per i tipi diLiguori di cui il primo, sul Gothic romance, uscì nel lontano 1984.Dopo Il roman du crime, dedicato alla letteratura francese tra il 1815 eil 1848, il programma editoriale ha previsto Il romanzo industriale eDalla fantascienza alla fantarealtà, centrato sul passaggio al postmoder-no della realtà virtuale.

13

Page 14: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

* * *Romolo Runcini ama definirsi nel modo seguente: “Sono un uomo

affetto dal morbo della libridine”. Non saprebbe vivere senza imbattersiogni settimana in due o tre nuovi libri da aggiungere alla sua biblioteca.Da quando ha imparato a decrittare i caratteri a stampa disposti in fila,uno dietro l’altro, come soldatini in parata, non ha mai fatto trascorrereuna settimana senza incrociarne almeno due o tre. Ma, dato il numeroragguardevole di libri che ha – allo stato, oltre venticinquemila –, comefa a non perdersi nei meandri del labirinto? Sfila le righe rapidamente,adottando magari il metodo della cosiddetta “lettura trasversale”, comequelli che si apprendono ai corsi di consultazione ultrarapida?

Molti fra coloro che si affacciano alle tre stanze di trenta metri qua-drati circa di casa sua, tappezzate da venticinquemila tomi, gli chiedonopuntualmente se li ha letti tutti. “Tutti e per intero no – è la risposta –,ma di ciascuno ho letto almeno un capitolo”. Ed è questo l’unico modoche conosce per essere in grado, all’occorrenza, di porre mano agli scaffa-li e sfilare i volumi giusti per comporre un repertorio adeguato su unodei seguenti argomenti: letteratura; critica e metodologia letteraria; sto-ria delle religioni; magia ed esoterismo; filosofia; sociologia; antropolo-gia; scienze; economia e politica; storia e arte; architettura e urbanisti-ca... E ancora: costume, musica, cinema e teatro, viaggi, pedagogia, rivi-ste illustrate e riviste culturali, romanzi d’appendice...

Il suo rapporto con i libri ci restituisce tuttavia il “personaggio” Runci-ni solo in parte. I Tarocchi di una vita fantastica è nato proprio per que-sto motivo: provare a scavare in meandri mai posti in luce della sua vicen-da umana, al di là di ciò che possono dire di lui “i fiori del suo giardino”.Rappresentare il tipo di “personaggio” che è, senza deputare al compitouna di quelle trasmissioni notturne, fortunate oltre misura, alle quali intanti affidano la traccia per una biografia interiore. O, come oggi usa, aun “reality” ambientato, magari, in una fattoria dell’Ottocento (dove, det-to fra parentesi, il professore si troverebbe assolutamente a suo agio).

Romolo Runcini

14

Page 15: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Chi lo conosce sa bene che incontrare Runcini vuol dire incappare infrequentissimi “ritorni al passato prossimo” che tanto adora, un mondoperduto che, grazie a lui e quelli come lui, è in qualche misura recupera-bile. Scrive con la vecchia stilografica, sui quaderni di sempre - copertinanera zigrinata, filettatura rossa. Sulla pagina di sinistra, perché quella didestra serve per apportare modifiche, correzioni, integrazioni, note, pri-ma di consegnare il manufatto alla dattilografia. La pipa l’accende coisolfanelli, quelli di sempre. Gli fanno compagnia una batteria di giocat-toli, ma quelli di una volta, indistruttibili perché costruiti in legno o inferro, e non di bachelite.

Per lui la pagina stampata su carta, come del resto accade a moltidella generazione che fa fatica a passare da Guntenberg ai bip, è anco-raggio prediletto. Diciamo la verità: sotto sotto, sia pure affascinati dal-le prestazioni del computer estese a Internet, non è forse vero che ditutta la ferraglia ci fidiamo poco, avendo esperienza del fatto che, cosìcom’è vasta la capacità dei metodi informatici e telematici di archiviaredocumenti e trasmetterli, non meno rapida può essere l’eventualità diperdere tutto in un botto, per una disastrosa contaminazione da virus,un inspiegabile “imballo” del pc, un bit che si mette di traverso e sifrappone, diabolicamente, all’illusione di poter conservare in eterno“tutto in un punto”. “Fatemi sempre vedere una stampata del materia-le”, ribatte con puntiglio a chi vorrebbe acquisirlo, lui ragazzino di oltreottant’anni, tra i cyber-utenti. Romolo Runcini, classe 1925, si puòquindi definire l’ultimo degli amanuensi.

* * *Venti o venticinquemila volumi non passano inosservati. Si fanno

notare. Quando nel 1998 Runcini li portò a Procida da Roma, dove abi-tava da tantissimi anni in via Monte Zebio (a due passi dalla sede dellaRai di viale Mazzini), furono necessari diversi giorni per l’imballo, duetir e un auto-articolato per il trasporto, più un certo numero di viaggi su

I tarocchi di una vita fantastica

15

Page 16: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

veicoli leggeri, adatti ad infilarsi nei vicoli angusti e ripidi dell’isola. Ilpiazzale del porto fu impegnato per un’intera giornata, come alla proces-sione di Pasqua. Poco mancò che venisse ad accoglierli il sindaco LuigiMuro (allora in ottime relazioni con il professore, tanto da invocarnel’arrivo sull’isola a suon di delibera della Giunta comunale) con la fasciaa tracolla. Ventimila libri nel 1998. Nei nove anni trascorsi da allora, ilpatrimonio si è senz’altro arricchito, tanto che il tutto riesce a stento astare nelle tre stanze, per quanto ampie, di casa sua solo a patto che ogniscaffale accolga una triplice teoria di volumi.

* * *I suoi libri sono stati scelti in luoghi diversi e tempi diversi in almeno

cinque modi diversi. Questo lo sapevamo, noi ex studenti all’Orientale,sin da… facciamo cifra tonda: una trentina d’anni fa. Quando, contagiatidal professore, vagheggiavamo un futuro da intellettuali ben attrezzati ecoltivati. “Più che dalla forma o pregio o attrattiva della copertina – racco-mandava Runcini – lasciatevi catturare piuttosto dal titolo, purché vi ac-certiate che ad esso corrisponda un tema per voi di sicuro interesse”. Comeeffettuare la verifica? Badando anzitutto alle credenziali dell’autore. At-tingendo cioè notizie dal profilo biografico, anche breve, che viene di soli-to riportato in contro-copertina o in un risvolto. Meglio, nel caso non fosseben conosciuto, effettuare l’acquisto dopo averne controllato le “referenze”con una piccola ricerca sulle altre sue opere e percorso di studi. Terzo pas-saggio obbligato: lo sguardo all’Indice, perché è qui che si trova riassunto,al di là del “packaging” della copertina, il cuore degli argomenti trattati.Segue la controprova della bibliografia posta in fondo al volume, elementosignificativo perché incardina il libro nel contesto di studi e ricerche di cuiè frutto (e a cui, volendo, rimanda). “Solo dopo queste operazioni – spiega-va Runcini imprimendoci il marchio della “libridine” – lo compro. Poi neleggo almeno un capitolo, anche a capriccio, per memorizzarlo in qualchemodo come strumento di lavoro che, prima o poi, tornerà utile”.

Romolo Runcini

16

Page 17: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

* * *Al mondo esistono, s’intende, manie ben più dispendiose. Colle-

zioni di oggetti e rarità assai più impegnative per il bilancio domesti-co. Tutto sommando, anche in questi tempi critici per il menage fami-liare, non sembrerà una fortuna la stima del valore di quel patrimo-nio che appena supera alcune centinaia di milioni del vecchio conio. Il97 per cento del quale valore viene dai banchetti dei libri di secondamano, dove chi ama i libri passa molto tempo a spulciare tra gli scaf-fali delle rimanenze. Finché non riesce a trovare tra quegli scarti al-meno un esemplare che meriti di entrare in rapporto più stretto connoi e coi suoi simili che, trepidanti, aspettano di accogliere il nuovovenuto tra le mura di casa.

Non è certo il solo modo per venire in possesso di qualche pezzo raro.Nei frequenti viaggi sostenuti per conferenze all’estero, Runcini si è do-tato di quella che un manager chiamerebbe “rete di fornitori”. A NewYork, a Londra, a Parigi, a Kracovia, in altre città d’Europa e delle Ame-riche, ha stabilito contatti con librai che sono diventati, nel tempo, suoimandatari. Ai quali ricorre volentieri, avendo imparato a leggere scorre-volmente il francese, l’inglese, lo spagnolo (oltre che il latino, lingua chegli ha salvato la pelle in circostanze che intrigherebbero uno sceneggiato-re cinematografico) e un po’ il portoghese, a motivo dei frequenti viaggiin Brasile dove il figlio primogenito, Alessandro, ha avviato un’attivitàimprenditoriale.

* * *Occorre aggiungere che Runcini ha anche un altro modo per offrire

di sè una istantanea più efficace di una carta d’identità: ama definirsi“un umanista del materialismo storico”. E questo è un aspetto dellasua figura di studioso da ben considerare per una conoscenza meno su-perficiale del personaggio che interpreta. Il “biglietto da visita” è quasiun ossimoro, e tuttavia esprime nel miglior modo possibile le opzioni

I tarocchi di una vita fantastica

17

Page 18: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

teoriche fondamentali di uno studioso che dapprima si forma in climacrociano, per scoprire presto il marxismo, pensiero che abbraccia moltopiù come approccio critico alla realtà che come formula di fede ideolo-gica. Difatti Runcini non è stato mai disposto a riconoscere all’econo-mia (e alla politica) il primato che le scuole marxiste, spesso forzandolo stesso Marx, hanno inteso come egemoni su ogni altra disciplina(con ciò privandola, almeno fino a Gramsci, di fecondi raffronti con ilmagistero delle scienze umane). Anche per questo Runcini è un mae-stro per una generazione di ex giovani. Oltre a incarnare il modello dipersona che fa dello studio uno stile di vita, in bilico tra etica ed esteti-ca, egli ha pagato un prezzo assai alto al tentativo di leggere, attraversoil fenomeno letterario, gli anfratti dell’animo umano, proprio infor-cando la lente che il marxismo di Marx ha meglio molato: la sociolo-gia. Così, pur senza essere uno scandagliatore della psiche (o uno striz-zacervelli), ha recato un contributo alle scienze dell’anima tenendoconto che è proprio la letteratura a recare ad esse, come giacimento af-fiorante dalle oscure energie dell’inconscio, un materiale tanto possen-te da rivaleggiare in pregnanza con il mondo onirico: come già mostra-va di apprezzare il fondatore di quelle scienze, Sigmund Freud, il qualetrasse proprio dai grandi miti della letteratura più di un sostegno alleproprie tesi.

* * *Correva l’anno 1977 quando, all’Università Orientale di Napoli,

chi scrive si è imbattuto in una lezione di Runcini resa secondo l’ina-movibile calendario del venerdì pomeriggio e del sabato mattina “perdare modo di seguire le lezioni anche agli studenti lavoratori”. Eral’anno più plumbeo del decennio. A metterci un po’ di colore ci pensòla Rai che, proprio allora, diede inizio ufficiale alle trasmissioni cro-matiche, producendo lo strano giro sui cardini del rapporto real-tà/finzione in cui lo smarrimento della passione ideologica tesa allo

Romolo Runcini

18

Page 19: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

spasimo ha anticipato la devitalizzazione cui oggi assistiamo in ogniganglio della vita civile. Paradossalmente, proprio nel momento dellamassima espansione dei media pubblici e privati, ha avuto inizio il lo-ro svuotamento di senso. Romolo Runcini era lì, occhi azzurri e pan-ciotto bordeaux, capelli di platino e cipolla al taschino. Raro esempiodi sano anticonformismo in mezzo a molta intolleranza e non pocafollia.

Ripensandoci, per noi è stato un maestro anche in tutt’altre cose.Senza volerlo, con l’esempio, ci indottrinava su come diventare per-sone che sapessero stare al mondo. A cominciare da una sua peculia-re caratteristica: l’affidabilità. Merce assai rara oggi, in tempi di zap-ping dei rapporti umani. Una qualità che, nella stessa misura, rendee pretende. Se assume un impegno, non c’è verso che non lo manten-ga. Il guaio è che pretende da tutti gli altri il medesimo modus vi-vendi. In questo è solido come la pietra di Terra Murata. Perciò, pernoi studenti un po’ turbati dalla “liquidità” delle relazioni universi-tarie, ridotti a matricole nell’anonimato di blasonate accademie tra-sformate in opifici della laurea di massa, fu un sicuro ancoraggio chenon cedette al 18 politico. Scoprire che il mondo là fuori è incline al-le facili promesse, accompagnate a un altrettanto fluido disconosceregli impegni presi, ce l’ha reso prezioso anche per molti anni dopo.Runcini è un esempio di come si possa avere senso della professionesenza per questo diventare inabbordabili. Il rigore non è detto chedebba a tutti i costi stare al pari della mancanza di ascolto, della in-capacità di confrontarsi con ciò di cui i giovani sono portatori: questisono orpelli di un potere (non solo accademico) che, per diventaredegno del nome, si rende anzitutto impermeabile, irraggiungibile,chiuso a doppia mandata nella propria psicosi. Tanto insicuro di sestesso, e assillato dal proprio narcisismo, da doversi proteggere conespedienti così da poco.

I tarocchi di una vita fantastica

19

Page 20: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

* * *Runcini è uno dei massimi esperti europei del Fantastico. E su que-

sto c’è in giro un numero abbastanza ampio di pagine per offrire anchequi una panoramica di questo genere artistico e letterario attraverso gliautori (oltre che i libri) da lui più amati. Anzitutto, peccato originale,Edgar Allan Poe. Assoluto maestro, al Fantastico ha aperto una pro-spettiva letteraria inaugurando il racconto in cui gli aspetti oscuri e mi-steriosi della trama affondano nelle profondità dell’Io: di come siamoognuno di noi; mondi assai più alieni, a ciascuno, che la pretesa realtàoggettiva. Gli altri autori degni di citazione? Eccoli, come in una sortadi speciale galleria, pietre miliari di un excursus mentale prima che cro-nologico o filologico: da Hoffman, che afferma la preminenza veridicadei sogni e della magia sulla realtà, ai francesi Théophile Gautier eCharles Nodier, fino a venire ad autori più vicini, gli americani PhilipDick e Stephen King.

Ma sul Fantastico bisogna intendersi. E prima lo si fa, meglio è.Complice una particolare congiuntura lessicale, forse tipica della nostrasola lingua, noi italiani concepiamo il Fantastico come aggettivo sostan-tivato che designa il “deliziosamente sorprendente”, persino piacevole ogratificante, che esula dal consueto per trascinarci verso una dimensionedi leggiadra, stuporosa beatitudine. Avviciniamo, perciò, al Fantasticoogni cosa che abbia un effetto meraviglioso o magico, o provochi rapi-mento estatico – il favoloso, il leggendario, le fate e gli elfi, il mitico e ilfittizio. Mentre invece il genere, secondo analisi più strutturate, è il pro-dotto artistico e letterario del perturbante, quindi parente prossimo del-l’angoscia prodotta dalla fobia. Se reca un piacere, è senz’altro il piaceredella paura.

Per quanto debba quindi collocarsi sempre di là della soglia del giànoto, l’esperienza del Fantastico è tutt’altro che solare e meravigliosa. Seè sogno, sarà senz’altro un brutto sogno. Gli inglesi che hanno inventatoil romanzo gotico non fanno confusione: il Fantastico è il distillato lette-

Romolo Runcini

20

Page 21: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

rario e artistico della paura. I francesi, che tendono a essere perfezionistiin queste cose, separano il «fantastico» dal «fantasmatico» e conservanola radice «fantôme» non contaminandola con l’aggettivo «fantomatico»,come facciamo noi. Ma questo è un altro discorso, da affidare a compe-tenze più attrezzate. Adesso è tempo di lasciare la mano ai tarocchi, sen-za altro indugio.

Napoli 20 maggio 2009

I tarocchi di una vita fantastica

21

Page 22: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica
Page 23: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Capitolo 1Arrivo a Procida

Molo di Pozzuoli, 11,37 del mattino. Il battello per Procida esibi-sce le funi umide della passerella al sole pieno. La sagoma della poppaattraccata alla banchina suggerisce l’immagine dei panni stesi adasciugare da un muro all’altro negli angusti vicoli di Napoli. A mesembra un ponte levatoio proteso sul fossato di un maniero in un li-bro di fiabe.L’interno della nave non bene in arnese, poco più di un guscio di

noce al quale s’affida la tratta domestica tra Pozzuoli e l’isola, mostraun campionario di colori ottenuto da più mani di vernice, frutto dellegiacenze del carenaggio dell’anno prima. Domina, sullo spettro dellesfumature possibili, un improbabile blu sfumato, quasi turchese, tra-versato da greche di una variante cromatica indefinibile, a metà tra ilceleste e il grigio cobalto. Sovrapposte l’una sull’altra come concrezio-ni di una barriera corallina, formano una lingua di colore che rendeaffascinante l’impatto con la vita di bordo, stimola il ricordo di storiedi mare e di naviganti impegnati su percorsi più arditi, lungo tratti flu-viali infestati da alligatori, in risalita nelle anse di fiume del centro osud America, della Malesia o della Guinea.Così le bizzarrie cromatiche di una barca prossima al disarmo mi

predispongono a uno stato d’animo che si innesta, non appena mettopiede sulla tolda, ogni volta che m’imbarco per Procida. Se posso,scelgo una fra le più sconnesse carcasse che possono giusto sfidare ilcatino di mare che divide il Rione Terra da Terra Murata. Nessun na-tante più moderno e confortevole, nella cui sala d’aspetto si è forzata-mente in compagnia del tappeto sonoro di un canale televisivo, mipermette un simile effetto di incantamento, abbandono, distacco, ce-

23

Page 24: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

dimento agli umori dell’animo assieme all’imbarcazione che rilascia loscafo alla magia delle onde. Durante la rapide traversate nel non temi-bile braccio di mare, ripiego in me stesso e, in capo a pochi minuti,l’intervallo della traversata lo adopero per mettere giù qualche appun-to, spunto, abbozzo di pensiero. Senza scopo e senza obiettivi precisi,prendo a divagare, a ricamar su niente, al suono dello sciabordio dellachiglia, scrutando il mistero delle lance di luce che il sole rapisce almarezzo.È un pezzo che il ponte levatoio si è sollevato, riunendoci tutti al

medesimo destino di navigatori. Ho detto ponte levatoio? Insisto sul-l’immagine leziosa di un Medioevo stucchevole, ma a che pro? Mirendo conto che la figura, evocata dalla pedana del minuscolo ferry-boat, non è farina del mio sacco. È uno slittamento semantico che l’in-conscio, nei suoi imperscrutabili abbinamenti, si è incaricato di pro-durre. È scintillata dai lombi cerebrali dove, evidentemente, nella tar-da serata di ieri, si sono insediate le sensazioni provate di fresco allalettura dei primi capitoli del “Castello dei destini incrociati”, il “ma-schio” che, nel romanzo di Calvino, appare “in mezzo a un fitto di bo-sco” come a dar rifugio a chi è stato sorpreso, in viaggio, da un impre-visto. Una specie singolare di viaggio, in cui ciascuno compensa losmarrimento della facoltà di parola comunicando con i suoi interlocu-tori attraverso le smazzate di carte da gioco “più grandi di quelli concui le zingare predicono l’avvenire…”. Ecco, allora, come e perché lapasserella del ferry boat m’ha indotto a pensare al ponte levatoio diun non precisato maniero dell’anno Mille. Quando la nave salpa perProcida, dicevo, l’animo si affida a un cullare di onde troppo breveper venire a noia, abbastanza lungo da suggerire una fugace derivadalle consuete noie. Mi metto a scrivere. Non so perché mi sento piùfecondo del solito: frammenti, noticine, che di qui a un giorno strap-però o cancellerò, si snodano da chissà quale moto interiore, misti apensieri in libertà non vigilata, ma intanto mi sembrano come spre-muti dall’effetto che la luce del sole provoca tra la schiuma, quintes-senza del medesimo divagamento che dovette suggerire a chissà chi,nella notte dei tempi, la nascita dalle acque del mare di Afrodite.

Romolo Runcini

24

Page 25: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

In capo a un’ora arriverò alla casa procidana di Runcini, che distadalla baia della Corricella poche decine di metri in linea d’aria, avvin-ta alla Chiesa di San Tommaso d’Aquino come un’edera. Via MarcelloScotti, strada procidana intitolata a un eruditissimo letterato del Sette-cento, ancor oggi allinea, vista dal mare (solo dal mare, perché le stra-de ormai da tempo convulse dell’isola mal predispongono), palazzistorici con bellissimi giardini che conservano lo stile seicentesco. I no-tabili, un tempo, vi edificarono le loro dimore nella parte più belladell’insenatura della “Chiaia”, da dove il profilo di Capri sembra pocopiù innanzi di un lancio di ciottolo.Dalla finestrella del suo studiolo in stile assai “benedettino”,

nella insenatura tra Punta dei Monaci e Punta Pizzaco, Runcini hasott’occhio scorci di insuperabile bellezza. Quello che a me vienetributato poche volte l’anno e al costo del prezzo del biglietto del-la traversata, lui lo ha a disposizione a titolo gratuito ogni santogiorno. Dal terrazzo alla sommità dell’edificio, s’apre a panoramauna delle migliori viste di un’isola che s’insiste ad attribuire ad Ar-turo. Un genitivo che rientra nella spicciola mitologia locale, men-tre invece, più sommessamente, è isola di naviganti ai quali il mareviene a noia, pronti a voltargli le spalle non appena hanno racimo-lato un gruzzolo sufficiente a comprare quattro pietre, che poi ma-gari diventano otto o sedici, strada facendo, profittando della ac-condiscendente disattenzione delle autorità e del primo condonoutile.Collezionista di giocattoli d’epoca e maschere, scatole di svedesi e

liquirizia stile déco e liberty – e, potendo, d’ogni oggetto capace di re-stituirgli il profumo di epoche non turbate dal clangore dei moderni–, potentino di nascita e “apolide” d’adozione in quanto figlio di ungenerale dell’esercito tenuto a continui acquartieramenti, anche in ol-tremare, partigiano e comunista, Romolo Runcini continua a trascor-rere almeno otto ore al giorno in compagnia dei suoi libri (e dei suoigatti), nella biblioteca che meriterebbe di diventare – essa sì – un mitoisolano non meno dell’hotel Eldorado dove la Morante si chiuse in ro-mitaggio per finire il suo romanzo.

I tarocchi di una vita fantastica

25

Page 26: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

“Professore, sono io”, dico accostando la bocca al citofono per far-mi meglio udire, non appena arrivo al suo portone. – “Tu chi?” –, ri-sponde la sua voce imbambolata. – “Io Claudio (“Perché, aspettaviqualcun altro?”, penso fra me e me)”. Il programma concordato al te-lefono prevede di lavorare insieme per il resto del week end. – “Mabenedetto ragazzo… - ribatte lui con il tono della paternale – … sali,sali...!” .Che cosa ho fatto? Che ho combinato? Cosa c’è che non va?Ho sbagliato giorno, ecco che c’è. Oppure ha sbagliato lui, attri-

buendo l’appuntamento fissato per oggi a un’altra data. Oppure anco-ra, al telefono io avevo capito che avremmo dovuto vederci nel corren-te fine settimana, mentre lui aveva inteso trattarsi della settimana anco-ra dopo. Arrivo sul pianerottolo di casa, ci sono ancora una manciatadi scale da fare dopo il cancello, e lui sta lì, ritto sulla porta, col musomezzo a broncio, vestito di tutto punto come chi è in procinto di usci-re. “Tu sei venuto” – dice accogliendomi – e io parto per Napoli trameno di mezz’ora” –. Deve raggiungere in serata la moglie Giuliana aRoma.Sbianco in volto. Per la fatica che ho fatto a venire a piedi dal por-

to. Per la figuraccia che ho rimediato causa l’errore, che devo accol-larmi facendo buon viso. Per la rabbia d’aver perduto l’occasione distare con lui per due giorni interi. – “Beh, ora che sei qui, puoi restarese ti va – dice come a voler mitigare il mio disagio –. Guardati le carteche ho messo da parte sullo scrittoio. E prova a mettere giù un po’ diappunti. Ne riparliamo al mio ritorno”.Posso mai declinare l’invito? E perché, poi? Ho predisposto le co-

se, a Napoli, per fare in maniera da lavorare un paio di giorni gomitoa gomito con lui. Dall’incontro mi aspetto di ricavare almeno l’impal-cato della mia tesi di laurea, faccenda che si sta prolungando oltre mi-sura. Tornare sui miei passi che senso avrebbe? Accetto di buon gra-do l’offerta di una casa intera, inclusa biblioteca, sia pure per un paiodi giorni: è una prerogativa che Runcini non accorda certo a tutti.Ancora pochi minuti ed esce. Sento chiudersi il cancelletto alle sue

spalle. Resto solo in una casa bella e insolita, arredata con indubbio

Romolo Runcini

26

Page 27: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

gusto, ma provvista di un inquietante collezione di maschere, reliquiepagane, amuleti esotici, il sacro che s’intreccia al profano in una pro-miscuità oscura, locandine terrifiche sottratte alla iconografia del cine-ma espressionista. Presenze che, più s’allungano le ombre della notte,più turbano la precaria serenità d’animo di chi è emotivamente suscet-tibile. Presenze che è forse eccessivo giudicare demoniache, ma cheappaiono senz’altro al limite con il mondo delle tenebre.Torno all’oggetto della mia visita, al programma di lavoro per cui

sono venuto fin qui. Mettermi a studiare può essere un ottimo sistemaper allontanare la mente da pensieri foschi. “Guardati le carte che homesso da parte sullo scrittoio”, ha detto il prof congedandosi. Maquali carte? Sul suo piano da lavoro nella sua stanza ci sono sì, in bellamostra, delle carte, ma non appunti o fotocopie. Quelle che vi trovo,ben impilate, sono appena più lunghe di quelle con cui, per l’appun-to, si gioca a carte sotto tutte le latitudini.

I tarocchi di una vita fantastica

27

Page 28: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

My first canary (Alison Friend)

Page 29: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Capitolo 2I gatti di Romolo

Sono solo, ma fino a un certo punto. Casa Runcini-Gravina è abi-tata da due gatti. Il primo si chiama Raky. Fu tolto alla strada picco-lo e rachitico, da qui il nomignolo che gli è rimasto appiccicato, ben-ché ormai sia bello e cresciuto. Detesta gli estranei. Quando arrivaqualche ospite, si nasconde in una tana nel bagno tra la porta e unmobiletto. Resta lì anche per un giorno intero. Altre volte inventa unrifugio nuovo e ci si infila dentro. Per ore e ore nemmeno i padronidi casa riescono a scovarlo. Poi ricompare.L’altro gatto, con atteggiamento del tutto contrastante al suo no-

me – Belfagor –, lega con tutti, quasi fosse una femmina prodiga dismancerie nei giorni di fregola. Ma è un maschio di molto cresciutoe di splendido pelo: tanta esibita confidenza, credo, non sia una pe-tizione d’affetto, ma baldanza e sicurezza che esibisce con gli umaniin forza della sua considerevole stazza. È in effetti un bel gatto dalpelo raso, lucido e nero, di razza etiope. Si è appiccicato al mio fian-co e non mostra alcuna intenzione di mollarmi. Mi fa come da scortain ciascuna stanza in cui mi affaccio. E se mi fermo, monta la guar-

29

Page 30: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

dia. Cerco una spiegazione a un comportamento che mi sembra in-solito in un gatto, animale di cui conosco poco, avendo sempre avu-to a che fare, viceversa, con i cani. Se fosse un cane, infatti, certo sa-prei come trattarlo, come guadagnarmi la sua fiducia con un pezzet-to di cibo preso in cucina e una carezza, di cui non sono mai sazi;sempre che scodinzoli vistosamente e non cali invece la coda versoterra in atteggiamento guardingo, postura che manifesta la cauteladella bestia pronta ad attaccare chi ha di fronte. Invece sono al co-spetto di un gatto irriverente e baldanzoso. Forse sta cercando inme, spero, una compensazione alla momentanea assenza dei padro-ni. Ma anche questo comportamenteo è tipico dei cani, che soffronoparticolarmente quando i loro padroni non ci sono. Non i gatti chesono più legati alle pietre di casa che a chi le abita. Intanto questoqua, sfoderando scintillanti occhi fuxia, struscia e miagola. Che cosavuole? E mentre sto lì a chiedermelo, spicca un salto sullo scrittoio.Due passi felpati e mette il muso sulle carte lasciate dal professore.Ci sono due libri antichi, certamente gioielli della sua biblioteca, cheriguardano l’arte divinatoria coi tarocchi. Ma sono ai margini del ta-volo su cui, invece, campeggia un mazzo di carte.Scorgo più da vicino che si tratta di un mazzo di tarocchi Visconti

Colleoni. Tarocchi in tutto simili a quelli miniati, in un lasso di tem-po che va dal 1441 (anno del matrimonio tra Francesco Sforza, figliodi Filippo Maria duca di Milano, con Bianca Colleoni) e il 1447, an-no della morte del duca. Una serie, divisa tra la famiglia Colleoni,l’Accademia Carrara di Bergamo e la Biblioteca Pierpont Morgan diNew York, che gli esperti giudicano considerevole dal punto di vistaartistico e addirittura eccezionale per la storia delle carte da gioco,essendo la più completa nel suo genere. Ad essa mancano solo trecarte su settantotto: tra gli arcani maggiori il DIAVOLO e la TORRE, tra iminori CAVALIERE DI DENARI. Che trovo, però, poco discoste dal maz-zo principale. Eccole qua, le figure mancanti, tratte probabilmenteda altre collezioni, opposte ai due libri sui tarocchi. Le sbircio. Tresegnalibri rinviano al significato divinatorio delle tre carte mancanti esostituite.

Romolo Runcini

30

Page 31: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

Non senza inquietudine apprendo che la tradizione assegna, inparticolare, all’arcano della TORRE l’interpretazione di Casa di Dio,Casa di Pluto, Casa del Diavolo, tre diversi modi con cui viene ancheindicata. L’ultima denominazione desta in me una forte angoscia, checresce con l’aumentare delle informazioni che traggo dai due volumi.Il DIAVOLO, per cominciare, appare in alcune raccolte con la figura

ermafrodita di un uomo-donna-pipistrello, simbolo della conciliazio-ne delle forze terrestri e celesti, orecchi appuntiti come le corna adun-che, seni tondi come coppe di vergine; ha un nodoso bastone di formafallica nella sinistra, la destra aperta mostra il palmo della mano comenel tentativo di carpire l’umana benevolenza. Il suo sesso indefinito siperde in un fitto vello caprino, che lo cinge dal ventre agli zoccoli, iquali poggiano su quella che indubitabilmente è una cassa mortuaria,nel cui anello corre una corda che tiene per il collo altri due démoni.Posti più in basso ai lati del feretro, essi appaiono cinti ciascuno da unindumento vegetale che a stento ne copre i fianchi. Sembrano i capo-stipiti della progenie umana catturati alla causa del male, che comple-tano con Lucifero come un triangolo che s’oppone alla triade santissi-ma. È la carta che gira intorno all’idea di fatalità, che da qualche orami opprime. A cos’altro attribuire, se non a un avvenimento fatale,l’essere giunto a casa di Runcini in quello che era un giorno da luiprogrammato per un viaggio a Roma? La rassegna di significati che ladivinazione conferisce a quell’immagine non è da meno: caduta, dis-ordine, istinto, rabbia (come quella che aveva certamente provato Ro-molo a vedermi lì, capitato fra i piedi, inaspettato), furore (sentimentocui avrei certamente dato sfogo se l’equivoco non avesse avuto comeantagonista il mio professore), passione accecante, mancanza di prin-cipi, insofferenza ai consigli. E ancora: schiavitù, malevolenza, caduta,magia nera, violenza. Trauma. Tentazione al male. Autodistruzione.Rovina. Più ancora, disgregamento delle personalità fino alla paralisi,mancanza di principi, immortalità.E tuttavia da tutto ciò resto in qualche misura affascinato. Meglio:

soggiogato. Al punto che mi acconcio presto all’idea, costi quel checosti, di continuare la consultazione dell’altra carta mancante nella

I tarocchi di una vita fantastica

31

Page 32: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

collezione Colleoni, e tuttavia non meno presente alla mia attenzione,per essere essa certamente collegata all’arcano del DIAVOLO. Non fos-s’altro che per il fondale che li tiene in una certa colleganza, un bell’a-razzo imbrunito come una porta intarsiata o bronzea, impreziosita dimotivi geometrici e floreali.La TORRE è anche detta Città di Dio, dalla quale due giovani belli e

di gentile aspetto, vestiti in foggia aristocratica (gli stessi che nella car-ta precedente sembrano trasformati in angeli del male), sono stati cac-ciati. E precipitano verticalmente verso un pianoro il cui colore nondà adito all’idea di un tuffo nel mare, ma a un tonfo su una distesad’erba. Ed, ancora, la TORRE è anche Casa di Pluto o Casa del Diavolo.Il tuffo a testa in giù dei due giovani rappresenta l’idea della cadutadall’Eden di Adamo ed Eva e si accompagna alla visione del fulmine oincendio o moto tellurico che ne decapita il maschio, increpando lemura merlate fino alle tre finestre. Tutto congiura nel suggerire il sen-so di una rovina, o di un cambiamento improvviso, sia essa una rottu-ra fisica dovuta a un’avversità o catastrofe, sia un’infatuazione o cam-biamento drastico: è la carta del crollo di antiche credenze, dell’ab-bandono di antichi rapporti, della rottura di un’amicizia o di un cam-biamento di opinione, che designa anche avvenimenti inattesi: perditadi equilibrio, avvenimento improvviso che distrugge la fiducia, perdi-ta di denaro o protezione, regressione e terribile mutamento. Comeevitare di pensare a qualcosa che mi riguarda, che mi coinvolgerà benpresto oltre ogni ragionevole sospetto?Scorro con le dita le pagine del volume, vado a quella in cui si par-

la del CAVALIERE DI DENARI. L’uomo che appare a cavallo in foggia dimercante d’altri tempi procede fermo in sella, presumendo che qual-che oscuro presagio possa allignare sotto una postura così rassicuran-te, non posso essere io (e la cosa mi conforta non poco, come quandosi scopre che una disgrazia ti ha appena sfiorato). Si parla di lui comedi un abile organizzatore, fidato, efficiente, sicuro, persona matura eresponsabile, metodica, paziente, perseverante e laboriosa, organizza-ta ed efficiente. No, quella carta di certo non rappresenta me, che nonmi sono preso nemmeno la briga di segnare sull’agenda la data esatta

Romolo Runcini

32

Page 33: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

dell’incontro con Runcini (o almeno di chiedere conferma un giornoprima), con questo rischiando di mettere a repentaglio la stima di cuida così poco tempo godo.Torno col pensiero alle parole che mi erano state riferite dal pro-

fessore all’atto di lasciare la casa. Benché provi in ogni modo ad ac-conciare le cose in maniera da rendere più confortevole la mia perma-nenza in quel posto, non mi abbandona la certezza che, lasciandomil’appartamento, il professore m’abbia raccomandato di studiare “lecarte” sulla scrivania. Non è possibile, credo, che si riferisse al mazzodi tarocchi piuttosto che ai libri sull’uso dei tarocchi a scopo divinato-rio, ai quali ho desiderio di tornare.Pare che vi siano molti sistemi per leggere e interpretare le carte.

Sempre, si dice, il cartomante dovrà porsi in una stanza tranquilla (masi potrebbe assumere una posizione più tranquilla di quella in una ca-sa su un’isola, abitata solo da due gatti oltre me?), in penombra, ripo-sato e digiuno. Com’io, in fondo, sono.Colui che interroga le carte si occupa di mescolarle, tagliarle e di

porgere il mazzo, coperto, al cartomante, posto di fronte, che le legge-rà dalla propria posizione. Nel mio caso, essendo solo con un gattoche si limita ad assistere alla scena da una poltrona attigua, dovrò fareda solo entrambe le cose.Le carte vengono lette sia singolarmente, per il loro intrinseco si-

gnificato, sia in rapporto con le altre carte che le seguono e le prece-dono. Più che fornire una chiara esposizione del destino, esse servonoda catalizzatore che sollecita la sensibilità del cartomante.Apprendo ancora che i sistemi di divinazione sono numerosi. Tra i

più importanti ci sono il metodo antico, il metodo degli zingari, il me-todo dei sette mucchietti, il metodo astrologico, il metodo reale, la pi-ramide egizia…Torno, allora, al mucchio di tarocchi. Lo mischio a lungo, pensan-

do di disporli secondo qualche schema sul tavolo. Nel tagliarlo, men-tre le mani palpano il dorso plastificato come saggiando lo spessoreche sommano in gruppo, se ne sfila inavvertitamente una e cade roto-lando verso me. Quasi nello stesso momento il gatto abbandona la

I tarocchi di una vita fantastica

33

Page 34: Romolo Runcini. I tarocchi di una vita fantastica

poltrona e salta sullo scrittoio, accomodandosi sulle zampe di dietro.Si avvicina come per vedere meglio, in una maniera che avrebbe avutouna gran dama accingendosi ad assistere a uno spettacolo a corte.La mia attenzione torna alla carta che s’era quasi proposta da sola,

sfuggendo al mazzo. L’arcano, cioè, che per consuetudine si chiamaBAGATINO, o MAGO o RE CARNEVALE, che si presenta nella foggia di uo-mo medievale intento a squadernare i suoi strumenti sul tavolo. Sonotentato di pensare che si tratti, stavolta sì, di una mia proiezione, cur-vo come mi trovo in analoga postura. Quasi stessi, davanti a quel ret-tangolo di carta, a riflettermi in uno specchio incantato.

Romolo Runcini

34