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23/03/12 Rivolu]ione francese - Wikipedia 1/35 it.wikipedia.org/wiki/Rivolu]ione_francese Questa voce è parte della serie Storia della Francia Voci principali Ordine cronologico Preistoria ed etj antica Galli e Celti Conquista romana della Gallia Gallia Transalpina (Narbonense, Aquitania, Lugdunense e Belgica) Franchi Medioevo Gallia tardo-antica e altomedievale Regno franco Impero carolingio Francia medievale Guerra dei cent'anni Etj moderna Francia nell'età moderna Nuova Francia (Louisiana francese) Ancien Régime Rivoluzione francese Consolato Primo Impero francese di Napoleone Restaurazione francese Rivoluzione di Luglio Monarchia di Luglio Etj contemporanea Rivoluzione francese del 1848 Seconda Repubblica francese Colpo di Stato del 2 dicembre 1851 Rivoluzione francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La Rivoluzione francese , o Prima Rivoluzione francese (per distinguerla dalla Rivoluzione di Luglio e dalla Rivoluzione francese del 1848) fu un periodo di radicale sconvolgimento sociale, politico e culturale intercorso tra il 1788 [1] e il 1799, che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese. Le principali e più immediate conseguenze della Rivoluzione francese, che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo, furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien Régime (Antico Regime). La Rivoluzione francese, insieme a quella americana, ispirò le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo. Segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistema politico in cui la borghesia divenne la classe dominante. Indice 1 L'aggravarsi della crisi 1.1 Cause 1.2 Convocazione degli Stati Generali 2 Fine della monarchia assoluta 2.1 Campagna elettorale per l'elezione dei deputati degli Stati Generali 2.2 Dagli Stati Generali all'Assemblea Nazionale 2.3 Assemblea Nazionale Costituente 2.4 Presa della Bastiglia 2.5 Grande Paura e abolizione del feudalesimo 2.6 Marcia su Versailles 3 Rinnovamento delle istituzioni francesi 3.1 Riforma amministrativa ed elettorale 3.2 Riforma economica 3.2.1 Questione religiosa 3.2.2 Fuga a Varennes 3.2.3 Costituzione del 1791 4 Caduta della monarchia e instaurazione della Prima Repubblica 4.1 Dichiarazione di guerra all'Austria e prime sconfitte 4.2 Fine della monarchia 4.3 Elezione dei deputati della Convenzione Nazionale e proclamazione della repubblica 4.4 Prime vittorie in guerra 4.5 Processo ed esecuzione di Luigi XVI 4.6 Prima Coalizione e controrivoluzione interna 4.7 Fine dei Girondini 5 Governo rivoluzionario dei Montagnardi 5.1 Robespierre alla guida del Comitato di Salute Pubblica 5.2 Regime del Terrore

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23/03/12 Rivoluzione francese - Wikipedia

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Questa voce è parte della serie

Storia della Francia

Voci principali

Ordine cronologico

Preistoria ed età antica

Galli e CeltiConquista romana dellaGalliaGallia Transalpina(Narbonense, Aquitania,Lugdunense e Belgica)Franchi

Medioevo

Gallia tardo-antica ealtomedievaleRegno francoImpero carolingioFrancia medievaleGuerra dei cent'anni

Età moderna

Francia nell'età modernaNuova Francia(Louisiana francese)Ancien Régime

Rivoluzione franceseConsolatoPrimo Impero francesedi NapoleoneRestaurazione franceseRivoluzione di LuglioMonarchia di Luglio

Età contemporanea

Rivoluzione francese del1848Seconda RepubblicafranceseColpo di Stato del 2dicembre 1851

Rivoluzione francese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Rivoluzione francese, o Prima Rivoluzione francese (perdistinguerla dalla Rivoluzione di Luglio e dalla Rivoluzione francese del1848) fu un periodo di radicale sconvolgimento sociale, politico e culturale

intercorso tra il 1788[1] e il 1799, che segna il limite tra l'età moderna e l'etàcontemporanea nella storiografia francese.

Le principali e più immediate conseguenze della Rivoluzione francese, checostituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo, furonol'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica,con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien Régime(Antico Regime).

La Rivoluzione francese, insieme a quella americana, ispirò le rivoluzioni aconnotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIXsecolo. Segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistemapolitico in cui la borghesia divenne la classe dominante.

Indice

1 L'aggravarsi della crisi1.1 Cause1.2 Convocazione degli Stati Generali

2 Fine della monarchia assoluta2.1 Campagna elettorale per l'elezione dei deputati degli Stati Generali2.2 Dagli Stati Generali all'Assemblea Nazionale2.3 Assemblea Nazionale Costituente2.4 Presa della Bastiglia2.5 Grande Paura e abolizione del feudalesimo2.6 Marcia su Versailles

3 Rinnovamento delle istituzioni francesi3.1 Riforma amministrativa ed elettorale3.2 Riforma economica

3.2.1 Questione religiosa3.2.2 Fuga a Varennes3.2.3 Costituzione del 1791

4 Caduta della monarchia e instaurazione della Prima Repubblica4.1 Dichiarazione di guerra all'Austria e prime sconfitte4.2 Fine della monarchia4.3 Elezione dei deputati della Convenzione Nazionale eproclamazione della repubblica4.4 Prime vittorie in guerra4.5 Processo ed esecuzione di Luigi XVI4.6 Prima Coalizione e controrivoluzione interna4.7 Fine dei Girondini

5 Governo rivoluzionario dei Montagnardi5.1 Robespierre alla guida del Comitato di Salute Pubblica5.2 Regime del Terrore

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Secondo ImperofranceseComune di ParigiTerza RepubblicafranceseGoverno di VichyFrance libre

Il dopoguerra

Governo provvisoriodella RepubblicafranceseQuarta RepubblicafranceseQuinta Repubblicafrancese

Ordine tematico

Storia della letteratura

Categoria: Storia della

Francia

Luigi XVI

(Joseph Duplessis, 1777)

5.3 Processo ed esecuzione di Maria Antonietta5.4 Condotta politica di Robespierre5.5 La caduta di Robespierre e la fine del Terrore5.6 Gli ultimi tentativi giacobini

6 Il Direttorio (26 ottobre 1795 - 9 novembre 1799)6.1 La costituzione dell'anno III6.2 Il tentativo realista del 13 vendemmiaio6.3 La ripresa realista e il colpo di stato del 18 fruttidoro6.4 Gli ultimi anni del direttorio

7 L'avvento di Napoleone e la fine della Rivoluzione8 Note9 Bibliografia10 Voci correlate11 Altri progetti12 Collegamenti esterni

L'aggravarsi della crisi

Cause

Nella Francia del XVIII secolo il potere era riposto nella monarchia assolutadi diritto divino rappresentata da Luigi XVI. La società era suddivisa in treceti o classi sociali: nobiltà, clero e terzo stato. Il terzo stato costituiva il 98%della popolazione ed era la classe maggiormente tassata, in quanto latradizione monarchica francese prevedeva dei consistenti privilegi perla nobiltà e il clero. I raccolti andati a male, le carestie ed il climaavverso portarono in quegli anni ad una forte inflazione, mentre letasse elevate non bastavano allo Stato per soddisfare le proprieesigenze. Il prezzo del pane aumentò a dismisura, costringendo lagente comune alla miseria. La situazione economica era aggravataanche dagli sprechi e dai costi delle guerre fin qui sostenute.

La necessità di risolvere la gravissima crisi in cui la Francia eraprecipitata non trovò soluzione nell'operato dei successori di LuigiXIV (Luigi XV e Luigi XVI). Eguale fallimento ebbero i tentativi diriforma al sistema giudiziario e fiscale. All'inizio del secolo la principaleimposta diretta, la taglia, pesava soltanto sui non privilegiati. Peraumentare le entrate fiscali Luigi XVI impose tasse ad ogni cetosociale, ma nobiltà e clero ne risentirono solo in minima parte. Lenuove imposte (tra cui la capitazione e il ventesimo) continuarono agravare solamente sul terzo stato e non furono quindi in grado dicontrastare il deficit del Paese, facendo aumentare il debito pubblicoper tutto il XVIII secolo. L'avversione dei cittadini francesi neiconfronti della monarchia aumentò grazie anche alla presenza impopolare di Maria Antonietta (moglie di LuigiXVI) che, troppo legata alla sua patria austriaca, veniva chiamata con disprezzo dal popolo francesel'Autrichienne (Austriaca).

A complicare ulteriormente la situazione vi fu la nobiltà che, privata del potere sotto Luigi XIV, desideravaritornare al più presto alla grandezza di un tempo. I nobili non avevano il diritto di esercitare numerose attivitàeconomiche, pena la perdita del loro titolo. In un secolo dove dalla proprietà di terreno si otteneva poco

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Maria Antonietta

(Élisabeth Vigée-Le Brun, 1787)

Jacques Necker

(Joseph Duplessis, 1781)

guadagno e i costi per mantenere un tenore di vita nobile salivanosempre più, il potere di acquisto della nobiltà diminuiva. Il cetonobiliare, di conseguenza, concentrò le sue attenzioni sui suoi vecchiprivilegi, principalmente i diritti feudali, esigendo il pagamento dialcune tasse ormai in disuso. Si arrogò anche lo sfruttamento esclusivodi alcune proprietà comunali e di terre in cui tradizionalmente icontadini poveri potevano far pascolare i loro animali. Questasituazione era malvista dai contadini, i quali reclamavano l'abolizionedei diritti feudali per risollevare la loro situazione sociale ormai misera.

In quel periodo, soprattutto in Francia, si stava sviluppando una nuovacultura, l'Illuminismo, basata su tre principi fondamentali: razionalismo,egualitarismo e contrattualismo (quest'ultimo era una corrente dipensiero nata dal rifiuto per l'assolutismo, basata su un contrattostipulato tra popolo e governo). La filosofia degli illuministi si diffusefino ai ceti più alti della società (borghesia e nobiltà liberale); almodello francese della monarchia assoluta fu contrapposto quelloinglese di una monarchia limitata da un parlamento e all'obbedienzadel soggetto furono contrapposti i diritti del cittadino. I filosofi

illuministi difesero l'idea che il potere sovrano supremo risiede nella Nazione. Oltre a questo nuovo modo dipensare, la Rivoluzione americana, avvenuta poco prima di quella francese, rappresentò un ulteriore modello diribellione per i cittadini francesi.

Durante l'Ancien Régime i parlamenti, approfittando del diritto che era loro tradizionalmente accordato durantela registrazione delle leggi nei registri parlamentari, emisero delle osservazioni critiche nei confronti del poterereale. Questa possibilità di contrastare la corte li mise nella condizione di essere visti dall'opinione pubblica comei difensori del popolo, sebbene si occupassero principalmente dei loro privilegi.

Nonostante la situazione poco rosea, la maggioranza dei francesi nel 1789 non immaginava l'avvento di unarivoluzione violenta che avrebbe portato all'abolizione della monarchia e a testimonianza di questo vi era ilgrande rispetto che il popolo ancora nutriva nei confronti del proprio re.

Convocazione degli Stati Generali

Durante i regni di Luigi XV e Luigi XVI diversi ministri, tra i qualiAnne Robert Jacques Turgot e Jacques Necker in primis, cercaronodi risanare la situazione economica. Si dedicarono principalmente allamodifica del sistema tributario in modo da renderlo più equo eduniforme ma non vi riuscirono, in quanto tali iniziative incontrarono unaforte opposizione da parte di nobiltà e clero. Il 19 febbraio 1781Necker rese pubblico il bilancio dello Stato, il quale percepiva 503milioni di livre di entrate contro 629 milioni di spese; il debito pubblicoammontava a 318 milioni, l'equivalente alla metà delle spese. Un datoche scandalizzò fortemente l'opinione pubblica fu la spesa personalesostenuta dalla corte in un periodo, per la quasi totalità dellapopolazione francese, di fame e miseria: 38 milioni tra feste e pensioniper i cortigiani.

Charles Alexandre de Calonne, nominato Ministro delle Finanze il 3novembre 1783, intraprese una politica di spese consistenti volta aconvincere i potenziali creditori che la Francia godeva di un'ottimasolidità finanziaria. Nel breve termine sperava in una dimostrazione di

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supporto da parte dell'Assemblea dei Notabili, che avrebbe permessodi ottenere dei prestiti con cui far fronte alle spese. In seguito, con uno studio dettagliato della situazionefinanziaria, si rese conto che la sua politica economica non era sostenibile e indicò il bisogno di fare delleimportanti riforme. In particolare propose un codice tributario uniforme per le proprietà terriere, con il quale tuttisarebbero stati tassati senza eccezioni, nobiltà e clero compresi. Quando Calonne, il 22 febbraio 1787, esposela necessità di attuare la riforma proposta, l'Assemblea dei Notabili, formata principalmente da benestanti nonintenzionati a pagare nuove imposte, rifiutò di accettare le sue soluzioni. Le finanze francesi erano allabancarotta; secondo François-Auguste Mignet, i prestiti ammontavano a 1.646 milioni di livre e c'era un deficit

annuale di 46 milioni.[2]

Luigi XVI, capendo che Calonne non era in grado di gestire la situazione, il 1º maggio 1787 lo sostituì con il suoprincipale critico, il presidente dell'Assemblea dei Notabili e leader dell'opposizione, Étienne-Charles deLoménie de Brienne, arcivescovo di Tolosa. Brienne tentò di far approvare le riforme proposte da Calonne, maqueste incontrarono nuovamente una forte opposizione soprattutto dal Parlamento di Parigi (organo giudiziariocon funzioni di controllo sulla legittimità degli atti ma privo di funzioni politiche). Successivi tentativi di modifica alsistema tributario provocarono un'ulteriore massiccia resistenza dei gruppi benestanti, che portò al ritiro deiprestiti di breve durata. In quel momento questi prestiti davano ossigeno e vita all'economia dello Stato franceseed il loro venir meno provocò una situazione di bancarotta nazionale.

Si cominciava a diffondere l'idea che solo un organo rappresentativo di tutta la Nazione, come gli Stati Generali,avrebbe potuto votare l'applicazione di nuove riforme. Il 18 dicembre 1787 Luigi XVI promise di convocarlientro cinque anni.

Nel maggio del 1788 a Grenoble le proteste delle famiglie, toccate profondamente dalla crisi economica,aumentarono notevolmente. L'esercito fu obbligato ad intervenire il 7 giugno, venendo accolto da tegole lanciatedai cittadini saliti sui tetti. Conseguentemente a questo avvenimento, ricordato come Giornata delle Tegole, il 21luglio un'assemblea formata da nobiltà, clero e terzo stato si riunì al Castello di Vizille (vicino a Grenoble), dovedecise di mettere in atto lo sciopero delle imposte. Incapace di ristabilire l'ordine, Luigi XVI l'8 agosto annunciòla convocazione degli Stati Generali per il 5 maggio 1789 (prima volta dal 1614). Il 25 agosto Brienne rinunciòall'incarico di Ministro delle Finanze e al suo posto venne richiamato Necker.

Fine della monarchia assoluta

Campagna elettorale per l'elezione dei deputati degli Stati Generali

La società francese era molto cambiata dall'ultima convocazione degliStati Generali avvenuta nel 1614. Il primo stato (clero, alto e basso) eil secondo stato (nobiltà, composta da nobili di ceto e da borghesi cheavevano acquistato cariche nobiliari) rappresentavano il 2% dellapopolazione, mentre il terzo stato (raggruppava tutti i francesi nonnobili e non ecclesiastici dalla grande borghesia ai braccianti rurali)costituiva il restante 98%. La procedura degli Stati Generaliprevedeva che i tre ordini si riunissero in tre camere separate perdiscutere ed emettere un voto per camera. In quanto il voto dellanobiltà e del clero veniva spesso a coincidere, il terzo stato potevaessere messo facilmente in minoranza. Quest'ultimo vide comunque laconvocazione degli Stati Generali come una possibilità di migliorare lapropria posizione sociale: i contadini, sostenuti dal basso clerosensibile alle loro difficoltà, speravano nell'abbandono dei diritti feudalie la borghesia, ispirata dalle idee illuministe condivise con alcunimembri della nobiltà, credeva nell'instaurazione dell'uguaglianza dei

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Emmanuel Joseph Sieyès

(Jacques-Louis David, 1817)

diritti e di una monarchia parlamentare ispirata al modello inglese.

Tutto ciò causò l'animazione del dibattito politico durante l'elezione deideputati degli Stati Generali. Nel corso della campagna elettorale, neicahiers de doléances (registri nei quali le assemblee incaricate di eleggere i deputati agli Stati Generaliannotavano critiche e lamentele della popolazione) venne stilato un elenco dei soprusi a cui era sottoposto ilterzo stato. Il dibattito riguardò anche l'organizzazione interna degli Stati Generali, infatti il terzo stato chiese ilraddoppio del numero dei loro deputati (cosa che già aveva ottenuto nelle assemblee provinciali) affinché la lororappresentanza politica corrispondesse maggiormente alla situazione reale della società francese. Questodivenne uno degli argomenti principali trattati dagli opuscolisti, fra i quali l'abate Emmanuel Joseph Sieyès chepubblicò l'opuscolo Qu'est-ce que le tiers état? (Cos'è il terzo stato?). Necker, sperando di evitare ulterioricontrasti all'interno della società, riunì l'Assemblea dei Notabili il 6 novembre 1788 per discutere le richieste delterzo stato, ma i Notabili rifiutarono ogni istanza.

Un decreto reale del 27 novembre 1788 annunciò che agli imminenti Stati Generali avrebbero partecipatoalmeno un migliaio di deputati, garantendo la rappresentanza doppia per il terzo stato. Dopo le elezioni Mignetriportò i risultati (altre fonti danno cifre leggermente differenti): i deputati della nobiltà erano composti da 242gentiluomini e 28 membri del parlamento; il clero venne rappresentato da 48 vescovi e arcivescovi, 35 abati edecani, e 208 curati; il terzo stato da 2 ecclesiastici, 12 nobili, 18 magistrati cittadini, 200 membri delle contee,212 avvocati, 16 medici e 216 mercanti e agricoltori. Per quest'ultimo gruppo non fu eletto nessun deputato cheappartenesse ai ceti popolari urbani o alla classe dei contadini, in quanto nelle assemblee era determinantel'eloquenza e il possesso di una buona istruzione soprattutto in materia economica e giuridica.

Un'ulteriore richiesta del terzo stato fu l'applicazione del voto per testa, con il quale l'assemblea sarebbe stataconvocata in un'unica camera e ogni deputato avrebbe disposto di un voto. Luigi XVI, che aveva acconsentitoal raddoppio dei deputati del terzo stato, non si pronunciò sulla questione e diede la responsabilità di decidereagli Stati Generali stessi. Se si fosse continuato a votare per ordine, come in passato, il fatto che il numero deirappresentanti del terzo stato fosse stato raddoppiato non avrebbe cambiato le cose.

Dagli Stati Generali all'Assemblea Nazionale

La seduta inaugurale degli Stati Generali ebbe luogo il 5 maggio 1789 in una sala dell'Hôtel des Menus-Plaisirs aVersailles. Molti esponenti del terzo stato videro l'ottenimento della rappresentanza doppia come una rivoluzionegià pacificamente conseguita ma, con l'utilizzo di un protocollo procedurale sostanzialmente stilato in un'eraprecedente, fu immediatamente evidente che in realtà era stato ottenuto molto meno.

Con i discorsi iniziali di Luigi XVI, del guardasigilli Charles Louis François Paul de Barentin e di Necker, ideputati del terzo stato non sentirono affatto parlare delle riforme politiche tanto attese, in quanto venneroaffrontati unicamente problemi prettamente finanziari. La questione del passaggio dal voto per ordine al voto pertesta non venne menzionata e il terzo stato capì che la rappresentanza doppia sarebbe servita a ben poco,avendo unicamente un significato simbolico: la votazione si sarebbe svolta per ordine come in passato e quindi,dopo aver deliberato, il loro voto collettivo avrebbe pesato esattamente come quello di uno degli altri due stati.Nobiltà e clero, pur non essendo totalmente favorevoli alla presenza dell'assolutismo reale, erano consapevoliche con l'utilizzo del voto per testa avrebbero perso più potere nei confronti del terzo stato rispetto a quello cheavrebbero guadagnato dalla corte. Cercando di evitare la questione della rappresentanza politica efocalizzandosi unicamente sui problemi finanziari, il re e i suoi ministri sottovalutarono la situazione; quando LuigiXVI cedette finalmente alle insistenti richieste del terzo stato di discutere sul sistema di votazione, parve a tuttiuna concessione estorta alla monarchia piuttosto che un dono magnanimo che avrebbe convinto la popolazionedella buona volontà del sovrano.

Il 6 maggio, invece di affrontare la questione finanziaria come richiesto da Luigi XVI, i tre stati iniziarono adiscutere sull'organizzazione della legislatura. I deputati del terzo stato furono unanimi nella scelta del voto per

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Giuramento della Pallacorda

(Jacques-Louis David, 1791)

testa e si autoproclamarono Deputati dei Comuni, intendendo con ciò rifiutare il titolo di rappresentanti di unordine per assumere quello di rappresentanti della Nazione. Si trattava già di un atto rivoluzionario al quale lanobiltà rispose dichiarandosi favorevole al voto per ordine, imitata dal clero. Dopo uno stallo di un mese, il 10giugno i Deputati dei Comuni invitarono i delegati degli altri due ordini a procedere ad una verifica dei poteri inun'assemblea comune. L'invito, respinto dalla nobiltà, fu raccolto nei giorni successivi da un numero crescente dideputati del basso clero, finché il 15 giugno, su iniziativa dell'abate Sieyès (membro del clero, eletto perrappresentare il terzo stato), i Deputati dei Comuni decisero di dare inizio ai lavori. Il 17 giugno 1789 l'ex terzostato completò il processo di verifica, diventando l'unico ordine i cui poteri fossero stati legalizzati,autodefinendosi Assemblea Nazionale con l'intento di identificare un'assemblea non più degli stati ma delpopolo. Il 19 giugno il clero, che aveva tra le sue fila dei parroci sensibili ai problemi dei contadini, votò a favoredell'unione all'Assemblea Nazionale.

Assemblea Nazionale Costituente

L'Assemblea Nazionale cercò immediatamente di guadagnare i favori degli uomini che possedevano capitale,necessari come fonte di credito per finanziare e consolidare il debito pubblico. Dichiarò illegali tutte le tasseesistenti, sebbene vennero votate e riutilizzate per il periodo di riunione dell'attuale Assemblea. Venne inoltreistituito un comitato di sussistenza per affrontare la carenza di cibo e dare così aiuto alla gente bisognosa. Questemanovre ridiedero fiducia al sistema finanziario francese.

La nobiltà, notando l'avvicinamento del clero ai Comuni, indirizzò al re una protesta con la quale ricordava chela soppressione degli ordini avrebbe non soltanto messo in discussione i diritti e il destino della nobiltà ma anchequelli della stessa monarchia. I nobili, che furono i primi a volere la convocazione degli Stati Generali sperandocon essi di eliminare l'assolutismo monarchico, ritornavano così a sottomettersi all'iniziativa reale, quale garantedella loro stessa sopravvivenza. Luigi XVI, influenzato dai suoi consiglieri, accolse l'invito della nobiltà e decisedi annullare i decreti fin qui attuati dall'Assemblea Nazionale, cercando di reintrodurre la separazione degli ordinie imporre che le riforme fossero emanate solamente dagli Stati Generali restaurati.

Il 20 giugno 1789 il re ordinò la chiusura della sala dovesi riuniva l'Assemblea con il pretesto di eseguirvi deilavori di manutenzione, cercando in questo modo diimpedire qualsiasi riunione. L'Assemblea Nazionale, suproposta del deputato Joseph-Ignace Guillotin, spostò leproprie deliberazioni in una sala vicina adibita al giocodella pallacorda, dove i deputati giurarono di nonsepararsi in nessun caso e di riunirsi ovunque lecircostanze lo avrebbero richiesto, fino a che laCostituzione francese non fosse stata stabilita e affermatasu solide fondamenta (Giuramento della Pallacorda). Il22 giugno, privata anche dell'uso della Sala dellaPallacorda, l'Assemblea Nazionale si riunì nella Chiesa diSaint-Paul-Saint-Louis, dove venne raggiunta dallamaggioranza dei rappresentanti del clero. Gli sforzi dellamonarchia per ripristinare il vecchio ordine erano serviti solo ad accelerare gli eventi.

Il 23 giugno il re, rivolgendosi ai rappresentati dei tre stati (nuovamente nella sala dell'Hôtel des Menus-Plaisirs),espresse la volontà di conservare la distinzione degli ordini, annullando la costituzione dei Comuni in AssembleaNazionale. Dichiarò che se l'Assemblea l'avesse abbandonato, egli avrebbe comunque fatto il bene del popolo

senza di essa. Concluse ordinando a tutti di disperdersi, venendo obbedito solo dai nobili e dal clero.[3] Nei tregiorni successivi l'Assemblea vide nuovamente aumentare i propri ranghi, infatti il 25 giugno si unirono 47 nobili,tra i quali il Duca d'Orléans.

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Presa della Bastiglia

(Jean-Pierre Houël, 1789)

Luigi XVI ammise implicitamente il fallimento della sua iniziativa e il 27 giugno invitò ufficialmente nobiltà e cleroa unirsi all'Assemblea Nazionale. Il clero accettò immediatamente la proposta mentre i nobili rifiutarono conindignazione. Poteva quindi continuare l'opera di smantellamento del vecchio ordine e il 7 luglio fu eletto uncomitato per l'elaborazione della Costituzione. Due giorni dopo l'Assemblea Nazionale si proclamò AssembleaNazionale Costituente. Rimaneva però sempre presente la possibilità di un contraccolpo militare e atestimoniarlo fu l'arrivo di un grande numero di soldati attorno a Versailles, Parigi, Sèvres e Saint-Denis. Alcunideputati, intimoriti dall'andamento degli avvenimenti, decisero di dimettersi per poi riprendere la carriera negliultimi anni di vita.

Presa della Bastiglia

Per approfondire, vedi la voce Presa della Bastiglia.

Rivolgendosi al re in termini educati ma fermi e supportata da Parigi e da molte altre città della Francia,l'Assemblea richiese la rimozione delle truppe (che includevano reggimenti stranieri, più obbedienti al re rispettoalle truppe francesi), ma Luigi XVI rispose che lui solo poteva prendere decisioni sui soldati e rassicurò che laloro presenza era una misura strettamente precauzionale. Il re propose inoltre di spostare l'Assemblea Nazionalea Noyon o a Soissons, con l'intento di porla in mezzo a due eserciti e privarla del supporto dei cittadini parigini(Mignet sosteneva che Parigi era intossicata di libertà ed entusiasmo). L'Assemblea, rifiutando la proposta delsovrano, dichiarò che essa aveva ricevuto il suo mandato non dai singoli elettori ma dall'intera nazione, mettendocosì in pratica il principio della sovranità nazionale difeso da Diderot.

La stampa pubblicò i dibattiti dell'Assemblea Nazionale, estendendo la discussione politica alle piazze e ai salottidella capitale. Palais Royal e l'area circostante divennero il luogo di continui incontri tra la gente comune; laquestione politica divenne talmente importante a tal punto da indurre i cittadini a liberare alcuni granatieri delleGuardia francese che erano stati imprigionati per essersi rifiutati di aprire il fuoco sulla folla. Successivamentel'Assemblea raccomandò i soldati liberati alla clemenza del re, il quale li perdonò. Gran parte dell'esercito eraora favorevole alla causa popolare.

Necker nel frattempo si era guadagnato l'inimicizia diparte della corte, avendo manifestato in parecchieoccasioni delle idee filo-popolari; l'11 luglio vennedestituito dal re, il quale gli ordinò di lasciare la Franciaentro due giorni. Il 12 luglio la popolazione di Parigi,venuta a conoscenza dell'accaduto, organizzò unagrande manifestazione di protesta, durante la qualevennero portate delle statue raffiguranti i busti di Neckere del Duca d'Orleans. Alcuni soldati tedeschi ricevetterol'ordine di caricare la folla, provocando diversi feriti edistruggendo le statue. Il dissenso dei cittadini aumentò adismisura e l'Assemblea Nazionale avvertì il re delpericolo che avrebbe corso la Francia se le truppe nonfossero state allontanate, ma Luigi XVI rispose che nonavrebbe cambiato le sue disposizioni.

La mattina del 13 luglio quaranta dei cinquanta ingressi che permettevano di entrare a Parigi vennero dati allefiamme dalla popolazione in rivolta. I reggimenti della Guardia francese formarono un presidio permanenteattorno alla capitale, sebbene molti di questi soldati fossero vicini alla causa popolare. I cittadini cominciarono aprotestare violentemente contro il governo affinché riducesse il prezzo del pane e dei cereali e saccheggiaronomolti luoghi sospettati di essere magazzini per provviste di cibo; uno di questi fu il convento di Saint-Lazare (chefungeva da ospedale, scuola, magazzino e prigione), dal quale vennero prelevati 52 carri di grano. In seguito a

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Gilbert du Motier de La Fayette

(Joseph-Desire Corte, 1791)

questi disordini e saccheggi, che continuavano ad aumentare, gli elettori della capitale (gli stessi che votaronodurante le elezioni degli Stati Generali) si riunirono al Municipio di Parigi e decisero di organizzare una miliziacittadina composta da borghesi, che garantisse il mantenimento dell'ordine e la difesa dei diritti costituzionali (duegiorni dopo, con Gilbert du Motier de La Fayette, venne denominata Guardia Nazionale). Ogni uomoinquadrato in questo gruppo avrebbe portato, come segno distintivo, una coccarda con i colori della città diParigi (blu e rosso). Per armare la milizia si cominciò a saccheggiare i luoghi dove si riteneva fossero custodite learmi.

La mattina del 14 luglio gli insorti attaccarono l'Hôtel des Invalides con l'obiettivo di procurarsi delle armi; si

impossessarono di circa ventottomila fucili[4] e qualche cannone ma non trovarono la polvere da sparo. Perimpadronirsi della polvere decisero di assalire la prigione-fortezza della Bastiglia (vista dal popolo come unsimbolo del potere monarchico), nella quale erano tenuti in custodia solamente sette detenuti. Gli elevati costi dimantenimento di una fortezza medievale così imponente, adibita all'epoca ad una funzione limitata come quella dicarcere, portò alla decisione di chiudere i battenti e probabilmente fu per questo motivo che il 14 luglio gli alloggidella prigione erano praticamente vuoti. La guarnigione della fortezza era composta da 82 invalidi (soldativeterani non più idonei a servire in combattimento), ai quali il 7 luglio si aggiunsero 32 Guardie svizzere; ilgovernatore della prigione (figlio del precedente governatore) era Bernard-René Jordan de Launay.

Pierre-Augustin Hulin prese la guida degli insorti ed una folla semprepiù numerosa raggiunse la fortezza chiedendo la consegna della

prigione. Launay trovandosi circondato,[5] pur avendo la forza perrespingere l'attacco, cercò di trovare una soluzione pacifica ricevendo

alcuni rappresentati degli insorti, con i quali cercò di negoziare.[6] Latrattativa si protrasse per lungo tempo mentre all'esterno la follacontinuava ad aumentare fino a quando, verso le 13:30, le catene delponte levatoio vennero tagliate e gli insorti riuscirono a penetrare nelcortile interno, scontrandosi con la Guardia svizzera. Ci fu un violentocombattimento che causò diversi morti (gli uomini del regio esercito,accampati nel vicino Campo di Marte, non intervennero).

Cercando di evitare un massacro reciproco, Launay ordinò ai suoiuomini di cessare il fuoco ed inviò una lettera agli assedianti doveriportava le condizioni di resa, ma queste vennero rifiutate. Ilgovernatore, capendo che i propri uomini non avrebbero potuto

resistere ancora a lungo,[7][8] decise di capitolare, permettendo agliinsorti di penetrare nella Bastiglia.

Gli assalitori riuscirono così ad occupare la prigione-fortezza; le guardie trovate morte vennero decapitate e leloro teste furono infilzate su pali appuntiti e portate attraverso tutta la città. Il resto della guarnigione fu fattaprigioniera e condotta al Municipio ma lungo la strada, in piazza de Grève, Launay fu preso dalla folla e linciato.

Uno degli insorti lo decapitò e infilzò la testa su una picca.[9] Ritornando al Municipio la folla accusò il prévôtdes marchands (carica corrispondente a quella di un sindaco) Jacques de Flesselles di tradimento; durante ilviaggio, che lo avrebbe portato a Palais-Royal per essere processato, fu assassinato.

Inizialmente Luigi XVI diede poca importanza all'accaduto, ma successivamente riconobbe la gravità dellasituazione; il 15 luglio 1789 si recò all'Assemblea Nazionale dove dichiarò che da quel momento avrebbelavorato con la Nazione e ordinato alle truppe di allontanarsi da Versailles e da Parigi. Questi annunci furonoaccolti con entusiasmo generale ma ben presto il re si dovette rendere conto che era troppo tardi per fermare ilmovimento rivoluzionario.

Su richiesta dell'Assemblea il sovrano richiamò Necker al governo. Venne creata la Guardia Nazionale, affidataal comando di La Fayette, con il compito di reprimere ogni eventuale tentativo rivoluzionario. Tutti i membri

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della precedente amministrazione erano fuggiti e il presidente dell'Assemblea Nazionale, Jean Sylvain Bailly, fueletto per acclamazione sindaco di Parigi. Parecchie città crearono nuove municipalità borghesi, rimuovendo irappresentanti del vecchio regime con l'intento di eliminare il centralismo monarchico. Luigi XVI riconobbequesto sistema quando il 17 luglio si recò a Parigi; in quell'occasione ricevette dal nuovo sindaco una coccardablu e rossa (colori della città di Parigi) che fissò sul suo cappello, associando anche il colore bianco dellamonarchia (questo gesto voleva simboleggiare una riconciliazione).

La notizia della Presa della Bastiglia si diffuse in tutta la Francia, aumentando la consapevolezza che la forzadella popolazione era in grado di supportare le idee dei riformatori. Per sfruttare questo momento a discapitodella monarchia, alla Bastiglia venne dato un significato simbolico: rappresentò il potere arbitrario ma vulnerabiledel re.

Grande Paura e abolizione del feudalesimo

Dal 20 luglio al 6 agosto 1789, nelle campagne francesi, si manifestò una situazione di panico generalizzato(periodo della Grande Paura) suscitato dalla falsa notizia dell'invasione di briganti venuti a distruggere i raccolti ea trucidare i contadini, per vendicare la nobiltà colpita dalle rivolte agrarie scaturite dai recenti sviluppi politico-sociali. All'annuncio dell'imminente arrivo dei briganti nei villaggi, i contadini si armavano di forche, falci e altriutensili. Desiderosi di maggiore protezione, si recavano in massa al castello del signore locale per ottenere fucilie polvere da sparo, ma qui finivano per sfogare la propria rabbia verso i poteri dominanti, esigendo i titolisignorili (documenti che stabilivano la dominazione economica e sociale dei loro proprietari) per poterli bruciare.In alcuni casi il signore o i suoi uomini si difesero con la forza, in altri vennero assassinati e alcuni castelli furonosaccheggiati o bruciati. A testimonianza del difficile momento che il feudalesimo stava attraversando, JulesMichelet scrisse che tutti i castelli di campagna diventarono delle Bastiglie da conquistare. Di fronte a questeviolenze, nella notte del 4 agosto, l'Assemblea decise di abolire i diritti feudali, la venalità delle cariche, ledisuguaglianze fiscali e tutti i privilegi in generale. Fu la fine dell'Ancien Régime.

Durante la redazione dei decreti avvenuta dal 5 all'11 agosto, i deputati, quasi tutti proprietari fondiari nobili eborghesi, cambiarono in parte idea in merito alle proposte originarie: i servigi o prestazioni d'opera gratuita che iltitolare di un feudo imponeva ai suoi soggetti vennero aboliti, mentre i diritti basati sulla rendita della terracontinuavano ad essere riscattati (agevolando in questo modo solamente i contadini più ricchi), permettendo cosìai proprietari terrieri di ricevere un'indennità che in parte avrebbe salvaguardato i loro interessi economici e inparte sarebbe stata investita nell'acquisto di beni nazionali con l'intento di mettere fine alle rivolte. La maggiorparte dei contadini comunque, ritenendosi completamente svincolata dal vecchio regime feudale, non pagònessun indennizzo ai proprietari terrieri.

Dal 20 al 26 agosto l'Assemblea Nazionale Costituente discusse sul progetto della Déclaration des Droits del'Homme et du Citoyen (Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino), documento giuridico contenente idiritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, ispirato ai principi illuministi e basato su un testo proposto da LaFayette. Approvata il 26 agosto, rappresentava una condanna senza appello alla monarchia assoluta e allasocietà degli ordini, che rispecchiava le aspirazioni della borghesia dell'epoca (garanzia delle libertà individuali,sacralità della proprietà, spartizione del potere con il re, creazione di impieghi pubblici).

Marcia su Versailles

Per approfondire, vedi la voce Marcia su Versailles.

Nell'ottobre 1789 Luigi XVI, per prevenire degli atti di rivolta contro la sua residenza, decise di faracquartierare nella Reggia di Versailles il Reggimento delle Fiandre (secondo il re questi uomini possedevanouna lealtà di ferro). Per dare il benvenuto ai nuovi soldati la Guardia reale decise di organizzare un banchetto apalazzo, durante il quale venne offeso il movimento rivoluzionario. La vicenda venne riportata dalla stampa

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Marcia su Versailles

I reali e La Fayette sul balcone della Reggia

rivoluzionaria e i cittadini parigini, già contrarialla presenza del nuovo reggimento (era vistocome una soluzione controrivoluzionariaadottata dalla corte), vennero assaliti dall'ira.Inoltre il re non volle sottoscrivere né i decretipromulgati dall'Assemblea relativi all'abolizionedei diritti feudali (approvati il 4 agosto) né laDichiarazione dei Diritti dell'Uomo e delCittadino (varata il 26 agosto). Tutto questocontribuì ad aumentare il dissenso già presentenei cittadini francesi, che da mesi vivevano inuno stato di miseria con la paura che una gravecarestia colpisse da un momento all'altro ilPaese.

Il mattino del 5 ottobre si formò davanti al Municipio di Parigi un gruppo di donne, intenzionate a recarsi aVersailles per chiedere pane e migliori condizioni di vita. Inizialmente le più numerose erano negozianti emerciaie, alle quali si aggiunsero numerose popolane stanche della miseria in cui versavano. Successivamente siunirono diversi uomini (alcuni travestiti) e qualche conquistatore della Bastiglia, tra i quali Stanislas-MarieMaillard che si pose al comando del corteo. Intorno a mezzogiorno il gruppo, armato di sassi, lance, falci epistole, iniziò a dirigersi verso Versailles sotto una forte pioggia. La loro ira era soprattutto rivolta alla reginaMaria Antonietta: l'Autrichienne (Austriaca), come veniva chiamata con disprezzo dal popolo, era accusata di

dilapidare il denaro pubblico e di influenzare negativamente il re.[10] Nel pomeriggio i dimostranti arrivarono allaReggia sotto una pioggia torrenziale. Alcune donne invasero la sala dell'Assemblea Nazionale dove chiesero aideputati di agire più concretamente utilizzando meno parole inutili, mentre altre riuscirono a farsi ricevere dal

re.[10] Per cercare di placare la protesta Luigi XVI ordinò ai suoi uomini di sequestrare e distribuire tutto il panee il riso che era possibile recuperare in città. Intorno a mezzanotte giunse a Versailles, fischiato ed insultato damolti manifestanti, La Fayette con un distaccamento della Guardia Nazionale. Si fece ricevere dalla corte edall'Assemblea Nazionale, tranquillizzando entrambe e sostenendo di essere l'unico in grado di mantenere

l'ordine. Luigi XVI decise di affidare a La Fayette la difesa della Reggia.[10]

Il mattino del 6 ottobre il gruppo di insorti non era più la folla di donne partita da Parigi il giorno prima, ma eraformato pressoché totalmente da uomini unitisi durante la notte. Alcuni di loro si accorsero che qualche cancellodella Reggia non era stato chiuso e decisero di entrare nel palazzo; nel cortile si scontrarono con i soldati dellaGuardia reale, uccidendone alcuni, ma riuscirono a raggiungere l'entrata degli appartamenti della regina dovesfondarono la porta a colpi d'ascia. L'intervento di alcune Guardie riuscì però a ricacciare gli insorti nel cortile.

La Fayette decise di convincere i sovrani a mostrarsi allafolla; la famiglia reale (compresi i due figli presenti allaReggia, Maria Teresa e Luigi Carlo) si affacciò sulbalcone e il comandante della Guardia Nazionale tenneun discorso con il quale ricordò agli insorti la fedeltà cheun popolo deve al proprio sovrano e promise che il re sisarebbe impegnato per migliorare la condizione di vita

della popolazione francese.[10] Luigi XVI non intervennee la folla cominciò ad urlare: «A Parigi! A Parigi!».Quando la famiglia reale rientrò nel palazzo La Fayetteinvitò i manifestanti a tornare alle proprie case; nessunosi mosse e iniziarono a urlare a gran voce: «La regina sul

balcone!».[10] Maria Antonietta, contro il consiglio deicortigiani, decise di affacciarsi. Quando la regina si

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mostrò furono alzati i fucili su di lei e si udirono grida che incitavano a sparare.[11] A questo punto le fontistoriche sono contrastanti: secondo alcune di esse Maria Antonietta riuscì a calmare gli insorti con una riverenza

piena di grazia (dopo un breve sguardo fece un inchino con le mani incrociate al petto);[12] secondo altre, la

regina restò immobile con la testa eretta e con la sua fierezza ammutolì la folla;[13] un'altra ipotesi, l'unione delledue precedenti, sostiene che restando immobile, con la sua sola presenza e il suo fascino, fece abbassare le armi

e le grida di disprezzo si trasformarono in ovazioni; in risposta la regina si inchinò elegantemente.[14] Comunquesiano andate le cose, gli astanti impressionati e commossi iniziarono a gridare: «Viva la regina!». La Fayette uscì

sul balcone a baciare la mano della sovrana,[15] ma successivamente si alzò nuovamente un urlo: «Il re aParigi!». Luigi XVI, evitando di animare nuovamente i manifestanti, decise di riaffacciarsi sul balcone con MariaAntonietta e La Fayette, annunciando che si sarebbe recato a Parigi affidandosi ai suoi sudditi. I cittadiniesplosero in un applauso di consenso.

La Fayette organizzò il trasferimento della coppia reale da Versailles a Parigi e la sera raggiunsero il Palazzodelle Tuileries. Luigi XVI fu sistemato al piano terreno e nello scantinato, mentre Maria Antonietta e gli altrifamiliari trovarono alloggio al piano superiore; altre stanze del palazzo furono assegnate ai membri della corte eal personale di servizio del re. È in questo disagiato luogo, da tempo abbandonato, che visse praticamenteprigioniera la famiglia reale, sorvegliata dalla popolazione e minacciata dalla sommossa.

Il re fu costretto a firmare i decreti di agosto riguardanti l'abolizione dei diritti feudali e la Dichiarazione dei Dirittidell'Uomo e del Cittadino. Il potere reale ne uscì estremamente indebolito: la Francia restò una monarchia ma ilpotere legislativo passò nelle mani dell'Assemblea Nazionale Costituente (anch'essa trasferita a Parigi), la qualeincaricò delle speciali commissioni di provvedere ad una nuova organizzazione amministrativa del Paese (iministri non divennero altro che degli esecutori tecnici sorvegliati dall'Assemblea). Tuttavia il re conservò ilpotere esecutivo (i decreti promulgati dall'Assemblea non avrebbero avuto validità senza l'approvazione del re)e i vecchi funzionari dell'amministrazione dell'Ancien Régime restarono al loro posto (fino all'estate del 1790 gliintendenti che non si dimisero continuarono le loro vecchie funzioni, sebbene esse fossero stateconsiderevolmente ridotte).

Rinnovamento delle istituzioni francesi

L'Assemblea Costituente, in maggioranza formata da borghesi e nobili, intraprese una vasta opera di riforme,applicando le idee dei filosofi e degli economisti del XVIII secolo.

Riforma amministrativa ed elettorale

I primi lavori dell'Assemblea furono dedicati alla riforma amministrativa, in quanto le vecchie proceduredell'Ancien Régime erano troppo complesse. I deputati si concentrarono innanzitutto sulla riforma municipale,resa urgente dai disordini suscitati nei corpi municipali dagli scompigli dell'estate. Con la legge del 22 dicembre1789 l'Assemblea creò 83 dipartimenti (circoscrizioni amministrative, giudiziarie, fiscali e religiose), ai qualivennero dati dei nomi legati alla loro geografia fisica (corsi d'acqua, montagne, mari...) e furono suddivisi indistretti, cantoni e comuni (in primavera una commissione venne incaricata di provvedere alla suddivisione dellaFrancia e di placare le liti tra le città candidate a divenire capoluoghi). A partire dal gennaio del 1790 ogniamministratore di questi nuovi enti venne eletto dai propri cittadini, inaugurando le prime elezioni dellaRivoluzione. Le nuove amministrazioni, elette democraticamente, furono messe in funzione a partire dall'estatedel 1790.

Le posizioni all'interno dell'Assemblea Costituente furono discordanti in merito alla riforma del sistema elettorale.Alcuni deputati ritennero che il diritto di voto avrebbe dovuto estendersi a tutti i cittadini maschi, altri sostenneroche solo ad una parte della popolazione doveva essere riconosciuto tale diritto. La maggioranza dei deputatidecise, su proposta dell'abate Sieyès, di dividere i cittadini in passivi e attivi: ai primi sarebbero stati riconosciuti i

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Assegnato di 5 livre del 1791

diritti civili, ai secondi sarebbero stati concessi sia i diritti civili che quelli politici. Ogni cittadino attivo dovevaessere un contribuente maschio al di sopra dei venticinque anni. Venne così approvato un sistema elettoralebasato sul censo.

Riforma economica

Sotto l'Ancien Régime le attività economiche erano state strettamente controllate dallo Stato, che con le sueregolamentazioni limitò gravemente la libertà di produzione agricola, artigianale e industriale. L'Assemblearimosse tutti questi ostacoli e adottò il principio fisiocratico del laissez faire (lasciar fare), basato sul liberismoeconomico, che favorì l'eliminazione delle dogane e l'applicazione di incentivi a favore di tutte le forme diproduzione a scopo capitalistico. Con la legge Le Chapelier (ideata dal deputato Isaac René Guy Le Chapelier),votata il 14 giugno 1791, venne abolito il diritto di sciopero e furono vietate tutte le associazioni padronali eoperaie (sindacati) con il pretesto che il nuovo regime, avendo distrutto le antiche corporazioni, non potevapermettere la ricostruzioni di nuovi gruppi che si interponessero fra Stato e cittadini. Il risultato fu che ilmovimento rivoluzionario, diffidando nei confronti delle associazioni ed esaltando le libertà individuali, mise glioperai nell'incapacità di difendere i loro diritti per quasi un secolo.

Durante L'Ancien Régime il clero era stato il più grande proprietarioterriero di Francia, possedendo il 10% dei territori del Paese; eraesente dal pagamento di tasse e impose la decima (imposta chetassava i redditi per 1/10). Il potere e le ricchezze del clero crearonoun forte risentimento della popolazione nei confronti della Chiesa. Apartire dall'11 agosto 1789 la decima venne soppressa senza chesubentrasse alcun tipo di nuova imposta, privando così il clero di unaparte consistente delle sue entrate. Il 2 novembre, su proposta diCharles Maurice de Talleyrand-Périgord (vescovo di Autun),l'Assemblea decise di usufruire della grande quantità di beni del cleroper colmare il debito pubblico, mettendoli all'asta con l'intento disanare il deficit dell'economia francese. Per vendere così tanti beni era necessario molto tempo, durante il qualele casse dello Stato avrebbero potuto svuotarsi; per evitare questo, il 19 dicembre si decise di creare dei bigliettiil cui valore era assegnato in riferimento ai beni del clero: nacque così l'assegnato. Da quel momento, chiunquedesiderava comprare dei beni nazionali doveva farlo attraverso gli assegnati emessi dallo Stato, permettendo aquest'ultimo di impossessarsi di moneta prima ancora dell'effettiva vendita del bene. Effettuata la vendita, gliassegnati sarebbero ritornati nelle mani dell'emittente per essere distrutti. I primi biglietti avevano un elevatovalore (1.000 livre) che non li rendeva idonei a essere messi in circolazione tra la popolazione, ma il loro scopoprincipale era di far rientrare la maggiore quantità possibile di moneta nelle casse dello Stato. Il valore totaledella prima emissione fu di 400 milioni di livre.

Non tutti i deputati dell'Assemblea furono favorevoli a questa riforma (tra i quali Talleyrand), sostenendo che ilnuovo sistema avrebbe portato alla circolazione di un numero troppo elevato di assegnati rispetto al valore deibeni nazionali. Il 17 aprile 1790 l'assegnato venne convertito in cartamoneta (Necker, essendo contrario, sidimise in settembre) e lo Stato, sempre a corto di liquidità, lo utilizzò per far fronte a tutte le sue spese; nevennero messi in circolazione una grande quantità che con il tempo superò il valore dei beni nazionali, avverandoi timori dei deputati più scettici. Nel periodo che va dal 1790 al 1793 gli assegnati persero il 60% del loro valorema, nonostante questo, i prezzi di acquisto dei beni nazionali rimasero molto elevati per le classi popolari e solola classe agiata poteva acquistarli (molte persone si arricchirono enormemente, acquistando grandi terreni efabbricati per somme irrisorie rispetto al loro valore reale). Tutto questo contribuì fortemente a dare inizio ad unperiodo di forte inflazione e l'Inghilterra, che era allora il più grande nemico della Francia, iniziò a produrre deifalsi assegnati per accelerare la crisi economica francese.

Questione religiosa

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Pio VI

(Pompeo Batoni, 1775)

L'eliminazione della decima e la nazionalizzazione dei beni della Chiesa costrinsero l'Assemblea NazionaleCostituente ad interessarsi direttamente del finanziamento del clero. Il 12 luglio 1790 venne approvata laCostituzione Civile del Clero, approvata da Luigi XVI il 26 dicembre. Con questo documento, ispirato aiprincipi gallicani (riconoscenza al papa del primato d'onore e di giurisdizione ma non del potere assoluto), venneattuata una riforma essenzialmente su quattro aspetti della Chiesa: riordinamento delle diocesi in base aidipartimenti (furono soppresse 52 diocesi, da 135 a 83); retribuzione da parte dello Stato di vescovi, parroci evicari; elezione democratica dei vescovi e dei parroci da parte delle assemblee dipartimentali; obbligo diresidenza sotto pena di perdita della retribuzione. I membri del clero divennero così dei funzionari statali.

Il 1º agosto Luigi XVI incaricò l'ambasciatore a Roma di ottenere, dapapa Pio VI, l'approvazione della nuova riforma. Il papa si era limitatoa condannare segretamente la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e delCittadino e per valutare la Costituzione Civile del Clero istituì unaspeciale commissione, la quale, preoccupata di perdere Avignone(all'epoca faceva parte dello Stato Pontificio ma gran parte degliAvignonesi erano favorevoli ad annettersi alla Francia) e di provocareuna spaccatura tra i chierici, cercò di temporeggiare. I vescovidomandarono che si attendesse l'approvazione pontificia prima dimettere in vigore la nuova riforma, ma l'Assemblea insistette per unasua rapida applicazione e decise che per il 4 gennaio 1791 tutti ivescovi, parroci e vicari avrebbero dovuto prestare un giuramento difedeltà come funzionari civili, pena la perdita delle funzioni e dellostipendio. I primi chierici cominciarono a prestare giuramento senzaattendere il giudizio del pontefice. Con sorpresa generale i 2/3 degliecclesiastici dell'Assemblea Nazionale Costituente rifiutarono digiurare e pressoché la metà del clero parrocchiale fece altrettanto.L'Assemblea destituì i refrattari (coloro che non prestaronogiuramento) e li sostituì con i costituzionali (coloro che prestaronogiuramento).

Pio VI fu costretto a prendere posizione e il 10 marzo 1791, con il Quod aliquantum, condannò laCostituzione Civile del Clero, in quanto danneggiava la costituzione divina della Chiesa. Il 13 aprile, con ilCharitas quae, dichiarò sacrilega la consacrazione di nuovi vescovi, sospendeva ogni chierico costituzionale econdannava il giuramento di fedeltà allo Stato. I rivoluzionari, per rappresaglia, invasero Avignone; qui,nell'ambito della lotta fra chi sosteneva l'annessione alla Francia e i sudditi fedeli al pontefice, una sessantina diquesti ultimi furono condannati sommariamente a morte e barbaramente uccisi in una delle torri del Palazzo deiPapi (tale evento è ricordato come Massacri della Ghiacciaia).

Quando venne emanata la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino nell'agosto del 1789, il piccologruppo dei deputati protestanti reclamò anche la piena uguaglianza dei culti religiosi, trovando un parzialesostegno da parte della maggioranza dell'Assemblea che dichiarò: «Nessuno deve essere inquietato per le sueopinioni, anche religiose». Successivamente i cattolici del sud della Francia (dove più vivo era il sentimentoantiprotestante) contrattaccarono, invitando l'Assemblea a riconoscere il cattolicesimo come religione di Stato.La proposta fu rigettata, contribuendo ad allontanare parte del clero dalla Rivoluzione. Le condanne di Pio VIdel 10 marzo e 13 aprile favorirono il distacco di un'ulteriore parte del clero (quello refrattario, fedele al papa)dall'Assemblea Nazionale Costituente, dividendo profondamente la Chiesa francese e aggravando il malcontentodella popolazione. La questione del giuramento degenerò in uno scontro violento nell'ovest della Francia, dovele città sostenevano i chierici costituzionali e le campagne appoggiavano i refrattari.

Fuga a Varennes

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Luigi XVI ritorna da Varennes

(Jean Duplessis-Bertaux, 1791)

Il 14 luglio 1790, a Campo di Marte, venne celebrato l'anniversario della Presa della Bastiglia con la Festa dellaFederazione. Dopo una celebrazione eucaristica sostenuta da Talleyrand, Luigi XVI e Maria Antonietta,accompagnati da La Fayette, prestarono giuramento al Paese e alla Costituzione (in fase di revisione). Questomomento di unione nazionale fece credere alla gente dell'epoca che il re aveva accettato i cambiamenti sociali epolitici appena instaurati, ma in realtà non era così. Luigi XVI tentò di conservare la sua autonomiariconquistando il potere che aveva perduto, manteneva contatti con le corti straniere chiedendo loro supportocontro i rivoluzionari e, come sincero cattolico, appoggiò il papa e i preti refrattari. Il fallimento del suo tentativodi fuga, avvenuto tra il 20 e il 21 giugno 1791 (Fuga a Varennes), ebbe la conseguenza di svelare allapopolazione francese la sua ostilità nei confronti della Rivoluzione.

Da tempo erano stati preparati diversi piani perpermettere alla famiglia reale di fuggire da Parigi, mal'indecisione di Luigi XVI portò all'accantonamento diognuno di essi. Grazie all'insistenza di Maria Antonietta,il re si decise ad agire e optò per un tentativo di fugaideato da Hans Axel von Fersen, con il quale sarebberorimasti in territorio francese, al fine di preservare ciò cherestava del prestigio e dell'autorità della monarchia; laloro destinazione era Montmédy, una roccaforte nelnord-est della Francia, vicino al confine con ilLussemburgo, dove ad attenderli ci sarebbe stato ilcomandante François Claude de Bouillé con soldatifedeli alla causa monarchica. Qui Luigi XVI avrebbepotuto organizzare un tentativo di controrivoluzione.

La sera del 20 giugno 1791 tutte le porte del Palazzodelle Tuileries erano sorvegliate da uomini della GuardiaNazionale. Ancora oggi non si capisce da dove abbia potuto fuggire la famiglia reale; qualche storico sostieneche La Fayette, al corrente del piano, favorì la fuga nella speranza di ottenere, in assenza del sovrano, la nominadi Capo dello Stato. I primi ad abbandonare il palazzo furono la governante Pauline de Tourzel con i figli dellacoppia reale; successivamente uscirono Luigi XVI, Maria Antonietta e Madame Elisabetta. La famiglia siricongiunse verso la mezzanotte in un luogo poco distante, al riparo da sguardi indiscreti, dove salì a bordo dellacarrozza di Farsen. Poco più avanti vennero raggiunti dalla carrozza reale, sulla quale si trasferirono perproseguire il viaggio. La stessa notte tentarono la fuga il conte e la contessa di Provenza, riuscendo ad espatriaresenza problemi.

La mattina del 21 giugno si diffuse la notizia della scomparsa del re, creando un forte risentimento e curiositànella popolazione francese. La Fayette, Bailly ed altri decisero di far credere che il sovrano fosse stato rapito,con l'intento di salvare ciò che restava della monarchia costituzionale francese. Verso sera la carrozza realevenne riconosciuta da Jean-Baptiste Drouet, un addetto delle poste di Sainte-Menehould. Questi, montato acavallo, riuscì a precedere la carrozza di Luigi XVI a Varennes-en-Argonne, allertando la popolazione localedell'imminente arrivo del re. La famiglia reale venne bloccata, arrestata e ricondotta a Parigi, dove giunse alPalazzo delle Tuileries il 25 giugno.

Luigi XVI perse la stima di molti cittadini francesi e numerosi giornali rivoluzionari, ritraendolo con caricaturesotto forma di maiale, divennero sempre più volgari e poco rispettosi nei confronti suoi e della regina.

Costituzione del 1791

A meno di un mese dal fallito tentativo di fuga del re, il Club dei Cordiglieri (estremisti rivoluzionari) decise diredigere una petizione, con la quale chiese la destituzione del re e l'instaurazione della repubblica. I difensori

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Club dei Giacobini

della monarchia costituzionale, tra i quali La Fayette e Bailly, a seguitodi incidenti decretarono la legge marziale, vietando qualsiasimanifestazione. Tuttavia, il 17 luglio, i parigini si radunarono a Campodi Marte per manifestare, sostenendo l'iniziativa dei Cordiglieri. LaFayette ordinò alla Guardia Nazionale di sparare sulla folla disarmata,uccidendo soprattutto donne e bambini. Questo evento (noto comeEccidio di Campo Marte) portò ad una rottura tra i rivoluzionarimoderati e radicali. La Fayette, Bailly e Antoine Barnave uscirono dalClub dei Giacobini (che aveva appoggiato il Club dei Cordiglieridurante la manifestazione del 17 luglio) di cui facevano parte efondarono il Club dei Foglianti, con il quale cercarono di limitare leconseguenze che la Rivoluzione stava apportando, sostenendo lamonarchia costituzionale.

La revisione della Costituzione terminò il 3 settembre 1791 e il 13dello stesso mese il re la ratificò, diventando Luigi XVI Re deiFrancesi. La nuova riforma, basata sulle idee di Montesquieu(separazione dei poteri) e Rousseau (sovranità popolare e supremaziadel legislatore), prevedeva una monarchia dai poteri limitati. Al sovrano, che rimaneva il rappresentante dellaNazione, competeva il solo potere esecutivo tramite la nomina di alcuni ministri (scelti all'esterno del parlamentoper evitare conflitti di interesse). Il potere legislativo venne affidato all'Assemblea Legislativa, che sostituìl'Assemblea Nazionale Costituente, formata da 745 deputati. L'elezione dei deputati avvenne a suffragiocensitario a due gradi: il corpo dei cittadini attivi (uomini al di sopra dei venticinque anni che pagavano tasse perun valore corrispondente ad almeno tre giornate lavorative) eleggeva gli elettori (uomini al di sopra deiventicinque anni che pagavano tasse per un valore di almeno dieci giornate lavorative), ai quali spettava lasuccessiva elezione dei deputati. Un candidato deputato doveva essere un proprietario terriero e contribuenteper una somma prestabilita. Su proposta di Maximilien de Robespierre, nessun deputato della precedenteAssemblea Nazionale Costituente poté presentarsi come candidato all'elezione della nuova Assemblea, che siriunì a partire dal 1º ottobre 1791.

I più moderati formarono la destra, circa 260 monarchici di tendenza costituzionale iscritti al Club dei Foglianti,difensori della monarchia contro l'agitazione popolare. La sinistra con circa 135 deputati, per la maggior parteesponenti di idee illuministe della piccola borghesia, fu costituita da membri del Club dei Giacobini, dal Club deiCordiglieri e dai Girondini. Il centro, con circa 350 deputati, formava la cosiddetta Palude, rappresentava lamaggioranza e difese gli ideali della Rivoluzione votando generalmente a sinistra ma, non avendo una fortecaratterizzazione politica, capitò che sostenne anche proposte provenienti da destra.

Al re non spettava più la nomina dei magistrati (vennero eletti con le medesime procedure previste per l'elezionedei deputati) e la sua condotta in politica estera venne messa sotto controllo. Al sovrano tuttavia rimase lafacoltà di nominare e revocare i ministri, i capi militari, gli ambasciatori e i principali amministratori. Conservòinoltre il potere di veto sospensivo sui provvedimenti approvati dall'Assemblea Legislativa, ma questo non potéapplicarsi alle leggi costituzionali, alle leggi fiscali e alle deliberazioni concernenti la responsabilità dei ministri, iquali avrebbero potuto essere messi in stato d'accusa dall'Assemblea. La Francia divenne così a tutti gli effettiuna monarchia costituzionale.

Caduta della monarchia e instaurazione della Prima Repubblica

Dichiarazione di guerra all'Austria e prime sconfitte

La situazione politico-sociale disastrosa della Francia favorì un forte incremento dell'emigrazione (in gran partenobili), confermando la progressiva radicalizzazione della Rivoluzione francese. Per cercare di contenere questa

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Francesco II

(Friedrich von Amerling, 1832)

espansione rivoluzionaria entro i confini francesi, il 27 agosto 1791 Leopoldo II (imperatore del Sacro RomanoImpero) e Federico Guglielmo II (re di Prussia), al termine di un incontro avvenuto a Pillnitz (dal 25 al 27agosto, venne discusso principalmente il tema della spartizione della Polonia e la fine della guerra tra Austria eImpero Ottomano), rilasciarono una dichiarazione (Dichiarazione di Pillnitz), con la quale invitarono le potenzeeuropee ad intervenire contro la Rivoluzione francese per restituire i pieni poteri a Luigi XVI. Leopoldo IIdichiarò che l'Austria avrebbe mosso guerra solamente se tutte le potenze avessero fatto altrettanto. Questacondizione venne posta con la consapevolezza che il Primo Ministro inglese, William Pitt il Giovane, nonavrebbe partecipato ad una controrivoluzione in Francia e, senza una partecipazione unanime al conflitto, laDichiarazione di Pillnitz sarebbe servita unicamente allo scopo di intimorire i rivoluzionari francesi, facendolidesistere dal continuare a indebolire l'autorità di Luigi XVI. L'Assemblea Legislativa interpretò il documentocome una reale dichiarazione di guerra, il che fece aumentare l'influenza dei deputati radicali, tra i quali JacquesPierre Brissot, favorevoli all'intervento bellico per radicalizzare il movimento rivoluzionario e diminuireulteriormente il potere del re.

Il 31 ottobre l'Assemblea votò un decreto volto a contrastarel'emigrazione, per il quale tutti gli emigrati francesi avrebbero dovutotornare in Patria entro due mesi, pena la confisca delle loro proprietà.Il 29 novembre venne adottato un secondo decreto che imponeva ilgiuramento civile ai chierici refrattari, pena la privazione della pensioneo addirittura la deportazione in caso di disturbo all'ordine pubblico.Venne inoltre permesso ai sovrani stranieri di cacciare gli emigrati dailoro territori. Il clima di tensione che regnava in quel periodo eraulteriormente aggravato dal desiderio del Contado Venassino(appartenente allo Stato Pontificio) di annettersi alla Francia e daiprincipi tedeschi che si considerarono lesi dall'abolizione francese deidiritti feudali, in quanto proprietari di alcuni territori in Alsazia.

Luigi XVI, consapevole della disorganizzazione che regnavanell'esercito francese, sperava segretamente nello scoppio di unaguerra che avrebbe sconfitto i rivoluzionari e riportato i pieni poterialla monarchia. Dello stesso parere era il Club dei Foglianti. Lasinistra, in particolare i Girondini, era anch'essa favorevole alloscoppio di un conflitto armato, con il quale avrebbe potuto tentare diesportare la Rivoluzione nel resto d'Europa. Dunque ognuno, perdiversi motivi, desiderava la guerra (tra i pochi contrari vi fuRobespierre che preferiva consolidare ed espandere la Rivoluzione in Patria). Il 20 aprile 1792, su proposta delre e dopo una votazione con una maggioranza schiacciante dell'Assemblea Legislativa, la Francia dichiarò guerraal re di Ungheria e Boemia, Francesco II (appena succeduto al padre Leopoldo II, morto il 1º marzo). LaPrussia si alleò agli austriaci il 6 giugno. I Girondini definirono questo conflitto come una guerra dei popoli controi sovrani, una crociata per la libertà.

Molti soldati disertarono non appena seppero dell'avvenuta dichiarazione di guerra. L'armata francese,totalmente disorganizzata a causa della precedente emigrazione di molti nobili ufficiali, non aveva la capacità diresistere all'esercito nemico, mettendo rapidamente a rischio i confini nazionali. Tra i rivoluzionari cominciò asvilupparsi l'idea dell'esistenza di un complotto di nobiltà, corte e chierici refrattari per abbattere la Rivoluzione.Questa convinzione regnava anche sul campo di battaglia e a testimoniarlo vi fu la morte del generale Theobaldde Dillon, ucciso dai propri uomini in seguito ad una sconfitta subita nei pressi di Lille il 29 aprile, accusato diessere stato il responsabile della ritirata.

L'Assemblea, su forte pressione dei Girondini, votò tre decreti volti a prevenire e contrastare un'eventualecontrorivoluzione: deportazione dei preti refrattari (27 maggio), scioglimento della Guardia reale (29 maggio) ecostituzione di una Guardia Nazionale provinciale per la difesa di Parigi (8 giugno). L'11 giugno Luigi XVI

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Presa del Palazzo delle Tuileries

(Jean Duplessis-Bertaux, 1793)

oppose il suo veto al primo e al terzo decreto, provocando una nuova agitazione rivoluzionaria che il 20 giugnosfociò nell'attacco della popolazione al Palazzo delle Tuileries. Durante l'insurrezione il re venne obbligato adaffacciarsi al balcone, accettando impassibile di indossare il berretto frigio (simbolo di libertà e rivoluzione) ebevendo vino alla salute del popolo, ma rifiutò di ritirare il veto sui decreti.

L'entrata in guerra della Prussia il 6 luglio costrinse l'Assemblea Legislativa ad aggirare il veto reale,proclamando la Patria in pericolo l'11 luglio 1792 e chiedendo a tutti i volontari di affluire verso Parigi.

Fine della monarchia

Il 25 luglio a Coblenza, su suggerimento di Luigi XVI e Maria Antonietta, venne redatto da Jacques Mallet duPan, Jérôme-Joseph Geoffroy de Limon e Jean-Joachim Pellenc un proclama destinato ai parigini. Attribuito alcomandante dell'esercito austro-prussiano, Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick-Wolfenbüttel, ildocumento minacciava sanzioni gravi in caso di attentato all'incolumità del sovrano e della famiglia reale

(Manifesto di Brunswick).[16] Il 1º agosto il manifesto venne affisso sui muri della città di Parigi ma, lontano dallospaventare i cittadini, contribuì ad aumentare nella popolazione il sentimento di unione nazionale e l'odio neiconfronti della monarchia. Per molti fu la prova definitiva dell'esistenza di un'alleanza tra il re e i nemici alleati cheindusse i rivoluzionari a pretendere dall'Assemblea Legislativa la destituzione di Luigi XVI, ma la richiesta vennerifiutata.

La notte del 9 agosto si formò un corteo di insortidavanti al Municipio di Parigi. Al loro fianco sischierarono le truppe di volontari, provenientiprincipalmente dalla Provenza e dalla Bretagna, che dapoco avevano formato la Guardia Nazionale provinciale.Complessivamente si riunirono circa 20.000 dimostrantifra uomini, donne, operai, borghesi, militari, civili, pariginie provinciali. Questi, armati di fucili e guidati da militantisanculotti (uomini del popolo di idee rivoluzionarieradicali) delle varie sezioni di Parigi, erano talmenteorganizzati da far capire che la sollevazione era statapremeditata e preparata, evidenziando la maturitàraggiunta dal movimento popolare. I principaliorganizzatori di questa giornata rivoluzionaria furonoGeorges Jacques Danton, Robespierre, Jean-PaulMarat, Camille Desmoulins e Fabre d'Églantine.

Il corteo fece irruzione nel Municipio obbligando il consiglio comunale in carica a destituirsi; quest'ultimo vennesostituito da un consiglio rivoluzionario, la Comune Insurrezionale. Successivamente la folla si diresse verso ilPalazzo delle Tuileries, giungendo a destinazione alle prime luci dell'alba del 10 agosto. La residenza reale eradifesa principalmente dalla Guardia svizzera e da alcuni nobili, i quali portarono Luigi XVI e la sua famiglia nellaSala del Maneggio (sede dell'Assemblea Legislativa) con l'intento di mettere i reali sotto la protezionedell'Assemblea, riunita in seduta straordinaria. Alle otto del mattino gli insorti decisero di penetrare nel Palazzo;la Guardia svizzera reagì, provocando centinaia di morti, ma i manifestati continuarono a giungere numerosi daogni parte (soprattutto da Faubourg Saint-Antoine). Il re, seguendo il consiglio dei deputati che volevano evitareun bagno di sangue, ordinò al comandante delle sue truppe di ritirarsi nella caserma. I soldati, eseguendo l'ordineappena ricevuto, vennero sorpresi e massacrati dalla folla. Al termine degli scontri si contarono circa 350 mortifra gli insorti e circa 800 fra i monarchici, di cui 600 Guardie svizzere e 200 nobili.

Con la presa del Palazzo delle Tuileries il potere passò di fatto nelle mani della Comune Insurrezionale cheimmediatamente obbligò l’Assemblea Legislativa a dichiarare decaduta la monarchia e a convocare una nuovaassemblea costituente (Convenzione Nazionale) che avrebbe avuto il compito di stilare una nuova Costituzione a

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Georges Jacques Danton

(Constance Marie Charpentier, 1792)

carattere democratico ed egualitario. Luigi XVI, privato dei suoi poteri, venne rinchiuso insieme alla sua famiglianella Prigione del Tempio in attesa di essere processato. La sera del 10 agosto, in seguito ad una seduta duratanove ore, l'Assemblea Legislativa designò per acclamazione un Consiglio Esecutivo provvisorio composto da seiministri: Danton (Ministro della Giustizia), Gaspard Monge (Ministro della Marina), Pierre Henri Hélène Tondu(Ministro degli Esteri), Jean-Marie Roland de La Platière (Ministro degli Interni), Joseph Servan (Ministro dellaDifesa) e Étienne Clavière (Ministro delle Finanze). Segretario del Consiglio provvisorio fu nominato GrouvellePhilippe-Antoine.

Elezione dei deputati della Convenzione Nazionale e proclamazione dellarepubblica

All'inizio di settembre del 1792 l'esercito austro-prussiano proseguì ilsuo attacco, penetrando sempre più in territorio francese. Dopo lacaduta della fortezza di Longwy il 23 agosto, l'attenzione dell'opinionepubblica incominciò a spostarsi sulla fortezza di Verdun, l'ultima adifendere la strada per Parigi, assediata dal 20 agosto; un attaccodecisivo dell'esercito nemico la fece capitolare il 2 settembre,costringendo la Comune a chiamare alle armi un gran numero dicittadini per essere spediti al fronte. Tutto questo contribuì adiffondere nel popolo un'ondata di panico che, insieme allaconvinzione generale dell'esistenza di un complottocontrorivoluzionario, si trasformò in collera verso chi era ritenutoresponsabile di questa critica situazione.

L'atmosfera satura di terrore e sospetti indusse la popolazione adattaccare le carceri di Parigi. Tali episodi, verificatisi dal 2 al 7settembre, vengono ricordati come Massacri di settembre e il lororisultato fu l'uccisione di tutte le persone ritenute colpevoli o sospettedi atti controrivoluzionari. Processi sommari hanno avuto luogo innumerose carceri di Parigi e quasi 1.400 prigionieri sono stati condannati e giustiziati. Tra le vittime ci furono piùdi duecento chierici refrattari, un centinaio di Guardie svizzere, molti prigionieri politici e aristocratici, ma perserola vita anche numerose persone che erano state imprigionate ingiustamente o colpevoli di reati minori. Tra imassacri più celebri si ricordano quelli alla prigione dell'Abbazia di Saint-Germain-des-Prés, al carcere delConvento dei Carmelitani, al Palazzo Conciergerie, alla Prigione di Saint-Firmin, al Grand Châtelet, alla PrigioneLa Force e al carcere dell'Ospedale Salpêtrière. Simili insurrezioni, ma di minore entità, si verificarono nel restodel Paese, portando alla morte altre 150 persone circa. Queste uccisioni sommarie avvennero sotto gli occhidell'Assemblea Legislativa che, evitando di condannarle, non osò intervenire.

L'elezione dei deputati della Convenzione Nazionale si svolse dal 2 al 6 settembre 1792, dunque in un'atmosferamolto tesa essendo il periodo dei Massacri di settembre. Si decise di adottare un sistema elettorale simile aquello utilizzato per l'Assemblea Legislativa nel settembre del 1791: poteva votare una sola persona per nucleofamiliare e avevano diritto al voto gli uomini al di sopra dei ventuno anni, residenti da almeno un anno econtribuenti per una somma pari ad almeno tre giornate lavorative. Questi avrebbero scelto gli elettori, uomini aldi sopra dei venticinque anni, residenti da almeno un anno e contribuenti per una somma pari ad almenocinquanta o cento giornate lavorative. Gli elettori a loro volta avrebbero votato i deputati della ConvenzioneNazionale.

La partecipazione elettorale fu molto scarsa in quanto circa il 90% dei sette milioni di elettori si astenne dalvotare. Questo fu dovuto principalmente all'allontanamento dei sostenitori della monarchia in seguito alla giornatadel 10 agosto, al clima di terrore che regnava in quel periodo e alla paura generale di fare una scelta politicasbagliata che avrebbe comportato ritorsioni. La Convenzione venne così composta da 749 deputati repubblicani

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Jean-Paul Marat

(Joseph Boze, 1793)

provenienti principalmente dalla borghesia. Questi si divisero in tregruppi: a destra i Girondini, a sinistra i Montagnardi e al centro lamaggioranza che non aveva ancora una linea politica ben definita.

I Girondini rappresentavano l'ala più moderata della Convenzione. Diffidavano dalla gente comune ma avevanol'appoggio della borghesia provinciale che aveva fatto fortuna durantela Rivoluzione. Intendevano opporsi al ritorno dell'Ancien Régime pergodersi in pace i frutti dei loro successi ma erano restii a prenderedecisioni di emergenza per soccorrere il Paese. I principalirappresentanti di questo gruppo furono Jacques Pierre Brissot, PierreVicturnien Vergniaud, Jérôme Pétion de Villeneuve e Jean-MarieRoland. I Girondini ottennero fin dal principio la direzione all'internodella Convenzione Nazionale ma, sostenendo fermamente la lottadella Rivoluzione contro il potere dei sovrani, dovettero sperare nellavittoria in guerra per evitare di essere travolti dal loro stessoprogramma politico.

I Montagnardi (da montagna, in quanto occupavano i banchi posti piùin alto) provenivano principalmente dal Club dei Giacobini e

rappresentavano l'ala più radicale della Convenzione. Sensibili ai problemi della gente comune, erano disposti adallearsi con i sanculotti o ad adottare misure di emergenza per salvare la Patria in pericolo. I loro leader furonoRobespierre, Danton, Marat e Louis Antoine de Saint-Just.

I deputati di centro, chiamati anche Pianura (in quanto occupavano i banchi posti più in basso) o in mododispregiativo Palude, non avevano dei rappresentati di spicco e dunque non possedevano una precisa lineapolitica. Appoggiarono i Girondini quando si trattavano argomenti inerenti alla proprietà e la libertà, mentresostennero i Montagnardi quando al centro degli interessi c'era il bene della Nazione.

L'ultimo atto dell'Assemblea Legislativa fu decidere, il 20 settembre 1792, che i registri delle nascite e deidecessi da quel momento avrebbero dovuto essere tenuti dai comuni. L'indomani la Convenzione Nazionale siriunì per la prima volta e il 21 settembre abolì la monarchia, proclamando la repubblica (Prima Repubblica).

Prime vittorie in guerra

A seguito della sconfitta a Verdun i comandanti delle tre armate francesi che fronteggiarono l'esercito austro-prussiano (La Fayette, Nicolas Luckner e Jean-Baptiste Donatien de Vimeur de Rochambeau) vennero destituitidal loro incarico e la Convenzione li sostituì con i generali Charles François Dumouriez e François ChristopheKellermann. Il 20 settembre 1792, nella battaglia di Valmy, l'armata francese riportò una vittoria insperata,inducendo Austria e Prussia a ritirarsi dalla Francia. In agosto Federico Guglielmo II aveva concluso un accordosegreto con la Russia per la spartizione della Polonia, problema che gli stava più a cuore rispetto alla difesa deidiritti della monarchia francese e ciò contribuì al rientro delle truppe della coalizione in Patria. Sul piano militaresi trattò di una vittoria poco rilevante ma l'importanza storica fu di grande portata, come sottolineò il poetaJohann Wolfgang von Goethe (fisicamente presente alla battaglia come osservatore prussiano) che scrisse: «Diqui ed oggi comincia una nuova epoca della nostra storia del mondo». Il fatto che un esercito raccogliticcio,indisciplinato, di scarsa esperienza militare e per di più in sensibile inferiorità numerica fosse riuscito asconfiggere l'esercito di due potenze coalizzate, infiammò l'opinione pubblica francese e ridiede credibilitàall'esercito, mettendo in dubbio le capacità militari dei comandanti avversari.

L'avanzata delle truppe francesi proseguì con il generale Adamo Filippo de Custine che conquistò Spira (30settembre), Worms (5 ottobre), Magonza (21 ottobre) e Francoforte sul Meno (22 ottobre), ottenendol'occupazione della riva sinistra del Reno. Durante queste avanzate venne occupato anche il Ducato di Savoia.L'8 ottobre Dumouriez entrò in Belgio con l'intento di togliere l'assedio alla città di Lille e il 6 novembre riportò

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Processo a Luigi XVI

un'importante vittoria nella battaglia di Jemmapes che gli permise di occupare i Paesi Bassi austriaci(comprendevano gran parte degli attuali Belgio e Lussemburgo).

Ovunque i francesi riuscirono a diffondere i loro ideali rivoluzionari. La Convenzione enunciò l'idea che le Alpi eil Reno erano le frontiere naturali della Francia, decretando nel dicembre 1792 l'annessione di tutti i Paesioccupati. Questo approccio in politica estera fu poco coerente con gli ideali della Rivoluzione, la quale voleva laliberazione dei popoli. L'Inghilterra, che già in passato aveva contrastato fortemente la politica imperialista diLuigi XIV, successivamente assumerà la guida nella lotta alla Rivoluzione francese.

Processo ed esecuzione di Luigi XVI

Dopo l'arresto di Luigi XVI i Girondini cercarono in ognimodo di evitare il suo processo, temendo che questopotesse rianimare e rinforzare l'ostilità delle monarchieeuropee nei confronti della Francia. La scopertadell'armadio di ferro al Palazzo delle Tuileries, il 30novembre 1792, rese il processo inevitabile: i documentireali rinvenuti provarono, senza possibili contestazioni, iltradimento di Luigi XVI e il 3 dicembre la ConvenzioneNazionale dichiarò che il procedimento penale sarebbeiniziato la settimana successiva. Per la sua difesa il re,accusato di tradimento verso la Nazione e dicospirazione contro le libertà pubbliche, chiesel'assegnazione del più celebre avvocato dell'epoca, Guy-Jean-Baptiste Target, ma quest'ultimo rifiutò l'incarico.La Convenzione decise allora di assegnare all'imputato gli avvocati François Denis Tronchet, Chrétien Guillaumede Lamoignon de Malesherbes e Raymond de Sèze.

Il processo, presieduto da Bertrand Barère, iniziò il 10 dicembre. Nei giorni seguenti gli avvocati difensoriesposero le loro arringhe, sostenendo l'inviolabilità del sovrano prevista dalla Costituzione del 1791 e chiedendoche fosse giudicato come un normale cittadino e non come un Capo di Stato. I Girondini, che volevanocondannare la carica del monarca ma non la persona, si trovarono in forte contrasto con i Montagnardi, i qualidesideravano una netta separazione con tutto ciò che rappresentava il passato monarchico attraverso lacondanna a morte. Il 15 gennaio 1793 il re fu riconosciuto colpevole con la schiacciante maggioranza di 693voti contro 28 (erano presenti 721 deputati su 749). Il giorno seguente, su forte pressione dei Girondini, vennechiesto di decidere se la condanna di colpevolezza adottata dalla Convenzione Nazionale avrebbe dovutopassare attraverso un referendum popolare; questo estremo tentativo di salvare la vita a Luigi XVI vennerifiutato con 424 contrari, 287 favorevoli e 12 astenuti (erano presenti 723 deputati su 749). Sempre nellagiornata del 16 gennaio si proseguì con la votazione inerente alla tipologia di pena da adottare nei confronti delsovrano. Alle nove della sera venne data lettura della sentenza: la pena pronunciata dalla Convenzione Nazionalecontro Luigi XVI fu quella di morte. L'esecuzione venne fissata per le undici del 21 gennaio in Place de laRévolution (odierna Place de la Concorde). Il 17 gennaio, su richiesta di alcuni Girondini, venne eseguito unoscrutinio di controllo dove risultò che 387 deputati votarono la morte e 334 la detenzione o la morte con rinvio(erano presenti 721 deputati su 749).

La mattina del 21 gennaio, ricevuta la comunione, Luigi XVI lasciò la Prigione del Tempio in carrozza. Vestito dibianco e con in mano il libro dei Salmi, giunse in Place de la Révolution poco dopo le dieci. Sceso dallacarrozza si levò la giacca, sbottonò la camicia di lino e si tolse il fazzoletto che aveva legato al collo. Alcunisoldati cercarono di legargli le mani, ma egli si oppose con indignazione dicendo: «Fate quello che vi è stato

ordinato di fare, ma non mi legherete mai».[17] Saliti gli scalini del patibolo e raggiunto il palco, il boia CharlesHenri Sanson gli tagliò il codino riuscendo anche a legargli le mani. Il sovrano, cercando di rivolgersi alla folla,

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Esecuzione di Luigi XVI

venne immediatamente bloccato dai soldati chelo condussero verso la ghigliottina, ma a vocealta e chiara dichiarò: «Muoio innocente deidelitti di cui mi si accusa. Perdono coloro che miuccidono. Che il mio sangue non ricada mai sulla

Francia!».[18] La maggior parte dei presenti, chegiudicava il re come un uomo codardo,mediocre, inetto e piagnucoloso, rimase delusain quanto il sovrano affrontò tutto il cerimonialecon grande freddezza e regale fierezza. Itestimoni oculari riferirono in seguito che icarnefici fecero cadere la mannaia dellaghigliottina prima che il collo del re fosse statomesso nella posizione appropriata; la lama

cadde ma non recise completamente il collo, uccidendo Luigi XVI con la testa ancora attaccata al corpo.[19]

Successivamente un giovane membro della Guardia Nazionale afferrò la testa sanguinante e la mostrò al popolo,

aggirandosi intorno al patibolo.[20] La folla esplose inneggiando alla repubblica, cantando la Marsigliese edanzando. Qualcuno accorse a raccogliere qualche goccia di sangue che colava dal patibolo, altri lo

assaggiarono.[21] Un aiutante del boia mise all'asta le vesti e i capelli del re giustiziato. Louis-Sébastien Mercier,testimone dell'esecuzione, aggiunse: «Vidi gente che passeggiava sottobraccio ridendo e scherzando

amabilmente, come se si trovassero a una festa».[22] Nel frattempo il cadavere e la testa di Luigi XVI venneroriposti in un cesto di vimini, caricati su un carro e trasportati al Cimitero delle Madeleine. Non fu celebratanessuna cerimonia e i resti, in una bara senza coperchio, vennero collocati in una fossa cosparsa di calce

viva.[23] Luigi Carlo divenne automaticamente, per i monarchici e gli Stati internazionali, re Luigi XVII.

Prima Coalizione e controrivoluzione interna

Conseguentemente all'esecuzione di Luigi XVI, l'Inghilterra assunse la guida nella lotta alla Rivoluzione francese,favorendo la creazione della Prima Coalizione. Quest'ultima venne formata da Regno Unito di Gran Bretagna,Arciducato d'Austria, Regno di Prussia, Impero Russo, Regno di Spagna, Regno del Portogallo, Regno diSardegna, Regno di Napoli, Granducato di Toscana, Repubblica delle Sette Province Unite (odierni PaesiBassi) e Stato Pontificio. La Francia venne così accerchiata da una forte coalizione di potenze avversarie e il 1ºfebbraio 1793 dichiarò guerra a Inghilterra e Paesi Bassi. Il 24 febbraio i Girondini imposero il reclutamento dimassa della popolazione abile al servizio militare per incrementare di 300.000 uomini le file dell'esercito.L'annuncio di questa decisione provocò diverse sollevazioni popolari in tutto il Paese, aggravate dalla successivavotazione della Convenzione Nazionale che realizzò una vera logica del terrore: tutti quelli che avrebberorifiutato di impugnare le armi sarebbero stati giustiziati immediatamente e senza processo.

L'impopolarità dei Girondini accrebbe ulteriormente in seguito alla loro cattiva condotta in politica economica,incapaci di sanare la grave crisi inflazionistica. I produttori alimentari immagazzinarono i loro prodotti piuttosto discambiarli sul mercato con assegni ormai privi di valore. La popolazione, spinta dalla fame e dalla miseria,reclamò misure di emergenza contro il mercato nero, chiese l'abbassamento dei prezzi, la requisizione di viveripresso i produttori e la condanna degli speculatori. Nonostante questo quadro sociale disastroso, laConvenzione proseguì la sua tipica politica liberista, favorendo gli interessi dei benestanti e peggiorando semprepiù la condizione di vita della gente comune. I Montagnardi, diversamente dai Girondini, appoggiarono lerivendicazioni dei cittadini, guadagnandosi il loro favore.

Fin dai primi attacchi la Prima Coalizione riuscì a espellere i francesi dai Paesi Bassi, ristabilendo poco alla voltatutti i confini prebellici. È in questo contesto che nel marzo del 1793 scoppiò un'insurrezione nel dipartimentofrancese della Vandea e nei territori adiacenti contro il governo rivoluzionario, che degenerò in una guerra civile

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Guerre di Vandea, Battaglia di Cholet

(Jules Benoit Levy, 1900)

Marie-Jeanne Roland de la Platière

(Adélaïde Labille-Guiard, 1787)

(Guerre di Vandea). In questa zona della Francia, dasempre sostenitrice della monarchia, già da tempo si eradiffuso un certo malcontento nei confronti dellarepubblica, dovuto principalmente alla politicaanticlericale (in Vandea la fede cattolica eraparticolarmente radicata), all'aumento delle tasse e allapolitica estera aggressiva che sfociò nella levaobbligatoria. La Vandea non era intenzionata apartecipare alle guerre causate dalla Rivoluzione edunque a morire per una Nazione che non larappresentava, per cui preferì insorgere contro di essacon l'intento di provare a restaurare la monarchia. Ivandeani organizzarono un proprio esercito (EsercitoCattolico e Reale), costringendo la Convenzione adattuare seri provvedimenti repressivi e a inviare unmaggiore numero di soldati per contrastare queste violente insurrezioni. La repressione attuata dal governo futerribile: diverse migliaia di persone trovarono la morte, numerosi villaggi vennero distrutti e, secondo alcunistorici, tra l'inverno del 1793 e l'estate del 1794 in questo territorio si compì il primo genocidio della storiacontemporanea. I repubblicani non vollero solo fermare l'insurrezione ma anche evitare che le ideecontrorivoluzionarie si diffondessero, cosa che aggravò la repressione, causando la morte di molti innocenti, tracui donne e bambini. Una tregua vera e propria si ebbe solo nella primavera del 1795, ma lo stato insurrezionalerimase sempre presente nella regione e la rivolta si riaccese più volte negli anni seguenti, soprattutto nei momentidi crisi dei governi repubblicani e napoleonici. Il successo delle Guerre di Vandea fu dovuto al fatto che ainsorgere fu il popolo, il quale sceglieva i propri comandanti tra gli stessi contadini e tra la nobiltà esiliata, a voltecostringendoli con la forza. In quel periodo si verificarono altre insurrezioni piuttosto improvvisate e organizzateda nobili, più interessati a riconquistare le proprie terre che a ripristinare la monarchia; per questo motivovenivano spesso abbandonati dai propri uomini che combattevano solo dietro compenso, tanto che l'esercitorepubblicano non ebbe difficoltà a sopprimere queste rivolte.

Fine dei Girondini

Il 10 marzo 1793 la Convenzione Nazionale istituì il Tribunalerivoluzionario (denominazione che assunse ufficialmente nell'ottobredello stesso anno), mediante il quale vennero giudicati tutti glioppositori politici. Il 18 marzo il deputato di centro Bertrand Barèrepropose la creazione di un nuovo comitato, da affiancare al Comitatodi sicurezza generale (istituito ufficialmente nell'ottobre del 1792, agivacome organo di polizia proteggendo la repubblica rivoluzionaria dainemici interni), con lo scopo di contrastare tutte le minacce rivolte allarepubblica, sia dall'interno che dall'esterno del Paese. La proposta fuaccolta e il 6 aprile venne istituito il Comitato di Salute Pubblica,formato da nove membri (allargato nel settembre 1793 a dodici)provenienti dalla stessa Convenzione che venivano rinnovatimensilmente mediante elezione. La leadership del nuovo organo, cheebbe sede al Palazzo delle Tuileries negli ex appartamenti della reginaMaria Antonietta, fu immediatamente presa da Danton. LaConvenzione Nazionale mantenne la suprema autorità e il Comitato diSalute Pubblica dovette rendere conto ad essa delle proprie decisioni.Con il nuovo sistema di governo la Convenzione Nazionale eleggeva irappresentanti del Comitato di Sicurezza Generale e del Comitato diSalute Pubblica. Quest'ultimo proponeva le leggi e nominava i rappresentanti per le missioni di guerra al fronte e

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Morte di Jean-Paul Marat

(Jacques-Louis David, 1793)

all’interno dei dipartimenti, ma l'approvazione finale delle decisioni spettava alla Convenzione.

I Montagnardi, appoggiati dai sanculotti, sfruttarono la grave situazione sociale in cui versava il Paese perattaccare i Girondini, screditandoli agli occhi dell'opinione pubblica. Sembrava sempre più una lotta tra classi,nella quale ognuno voleva dare a suo modo un contributo alla Rivoluzione. I Montagnardi reclamaronol'approvazione di misure eccezionali per sanare la situazione, trovando l'appoggio della gente comune, ma ogniproposta venne rifiutata. I sanculotti pretesero l'allontanamento dei Girondini dalla Convenzione, in quanto eranovisti come nemici della Rivoluzione, colpevoli della crisi economica e delle sconfitte militari. L'opposizione deiGirondini a un calmiere sui prezzi, che per loro avrebbe rappresentato un attentato alla proprietà privata, liespose all'accusa di essere indifferenti alla miseria del popolo. Le sconfitte in guerra e il tradimento del generaleDumouriez, passato all'Austria il 4 aprile, aggravarono la loro posizione.

Il 31 maggio ci fu una manifestazione di sanculotti contro i Girondini, seguita il 2 giugno da un'imponenteinsurrezione. Davanti al Palazzo delle Tuileries, dove era riunita da tre giorni la Convenzione Nazionale, sischierano circa 80.000 manifestanti, sostenuti dalla Guardia Nazionale al comando di François Hanriot. Ideputati non poterono uscire e uno dei collaboratori di Robespierre, Georges Couthon, chiese l'arresto dei dueministri (Clavière e Pierre Lebrun) e ventinove deputati girondini. La Convenzione, sotto assedio, fu obbligata adapprovare.

La fine dei Girondini fu tragica: Brissot, Lebrun, Vergniaud e altri diciotto leader, dopo un breve processotenutosi a Parigi dal 24 al 30 ottobre, finirono sulla ghigliottina. L’8 novembre comparve davanti ai giudiciMarie-Jeanne Roland de la Platière, che venne condannata e uccisa il giorno stesso. Suo marito, Jean-MarieRoland, rifugiato in Normandia, si trafisse il cuore con un pugnale, lasciando un messaggio scritto: «Nelconoscere la morte di mia moglie, non ho voluto restare un giorno di più sopra una terra macchiata di delitti».Clavière si suicidò in carcere e probabilmente suicida fu anche Jean-Antoine Caritat, marchese di Condorcet,catturato mentre si allontanava da Parigi dopo cinque mesi di latitanza. Questa corrente politica si estinse e laleadership della Convenzione Nazionale passò ai Montagnardi, appoggiati esternamente dai sanculotti, sebbenein alcune province francesi il sostegno ai Girondini sopravvisse.

Governo rivoluzionario dei Montagnardi

Robespierre alla guida del Comitato di Salute Pubblica

Con l'eliminazione dei Girondini, i Montagnardi si trovarono soli allaguida della Convenzione Nazionale con il compito di condurre laguerra e risanare la grave situazione sociale, politica ed economicadella Francia. Le frontiere nazionali vennero invase dalle potenze dellaPrima Coalizione: gli spagnoli penetrarono a sud-ovest, i piemontesi asud-est, i prussiani, gli austriaci e gli inglesi a nord e a est. Inoltreerano in pieno svolgimento le numerose insurrezioni popolari contro lagiovane repubblica.

Il 13 luglio 1793, a Parigi, venne ucciso Marat. L'assassina, CharlotteCorday D'Armont, era una sostenitrice dei Girondini che in seguitoalla giornata del 2 giugno si convinse di dover uccidere il deputatomontagnardo, ritenuto il principale responsabile della guerra civile.Giunta appositamente da Caen, riuscì a farsi ricevere in casa dallostesso Marat. Quest'ultimo, tormentato dalla psoriasi, un malattia chegli procurava prurito, cercava di lenire i dolori immergendosinell'acqua tiepida di una vasca provvista di un leggio, che aveva iltriplice scopo di poter leggere, scrivere e ricevere decentemente gli

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Maximilien de Robespierre

(Adélaïde Labille-Guiard, 1786)

eventuali ospiti. Dopo una breve conversazione, la donna estrasse uncoltello che conficcò nel petto di Marat, recidendo l'aorta e penetrando fino al polmone destro. CharlotteCorday, arrestata e condannata a morte dal Tribunale Rivoluzionario, venne messa alla ghigliottina quattro giornidopo. Questo avvenimento contribuì ad aggravare pesantemente la già critica situazione politica.

Al comando del Comitato di Salute Pubblica, Danton si rifiutò diapprovare riforme di emergenza per sanare la difficile situazione in cuiversava la Francia. Conducendo una politica moderata si opposeall'adozione di un'economia di guerra e alla leva obbligatoria, tentandoaccordi segreti con le potenze europee con l'intento di crearespaccature tra i membri della coalizione nemica. Sospettato di fare ildoppio gioco, accusato di attuare una politica troppo cauta e malvistodai sanculotti, il 10 luglio 1793 non venne rieletto membro delComitato di Salute Pubblica. Robespierre, entrato nel Comitato il 27luglio, sostituì Danton e intraprese fin dall'inizio una politica volta adalleviare la miseria delle classi più umili, accogliendo le indicazionifornite dai sanculotti. Seppure contrario alla guerra, fu tra i più attivinel rafforzare militarmente l'esercito repubblicano attraversoprovvedimenti di controllo dell'economia (tra i quali la razione minimasul pane, sul sale e sulla farina). Preoccupato dagli eventi bellici, daitentativi controrivoluzionari e deciso a estirpare ogni residuo dellamonarchia e dell'Ancien Régime, decise di sostenere la politica delcosiddetto Terrore, nel corso del quale si procedette all'eliminazionefisica di tutti i possibili rivali della Rivoluzione.

Adottata per acclamazione dalla Convenzione Nazionale e approvata da un referendum popolare, il 24 lugliovenne promulgata una nuova Costituzione (Costituzione dell'Anno I o Costituzione Montagnarda), basataprincipalmente sulla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789. Con l'intento di calmare il climadi tensione che regnava in quel periodo, essa venne formulata per stabilire una vera sovranità popolare grazie afrequenti elezioni a suffragio universale che avrebbero permesso una consultazione popolare delle leggi varatedal corpo legislativo. Riconosceva vari diritti economici e sociali (associazione, riunione, assistenza pubblica eistruzione), concedeva il diritto di ribellione (in caso il governo avesse violato i diritti del popolo) e l'abolizionedella schiavitù. Nonostante i buoni propositi, questi provvedimenti non entrarono mai in vigore: il 10 agosto laConvenzione Nazionale decretò che il governo sarebbe rimasto rivoluzionario fino all'ottenimento della pace inguerra, sospendendo così l'applicazione della nuova Costituzione. In questa occasione Saint-Just disse: «Nellecircostanze in cui si trova la repubblica, la Costituzione non può essere stabilita, si immolerebbe da sola. Essadiventerebbe la garanzia per gli attentati contro la libertà, perché mancherebbe della volontà necessaria perreprimerli».

Dinanzi alla continua avanzata in territorio francese della Prima Coalizione e sperando di soffocare i moticontrorivoluzionari presenti in diverse province francesi, la Convenzione Nazionale ratificò tutte le leggi che levennero presentate dal Comitato di Salute Pubblica di Robespierre. Fra queste, la legge del 23 agosto applicòla leva di massa che permise di inviare tra le file dell'esercito tutti gli uomini celibi o vedovi di età compresa fra idiciotto e venticinque anni, mentre chi non venne spedito al fronte dovette partecipare agli sforzi di guerraadattandosi alla rigida economia di risparmio, fornendo l'equipaggiamento militare e grattando i muri dellecantine ricchi di nitrato di potassio, indispensabile per la fabbricazione della polvere da sparo. L'economiafrancese venne totalmente riconvertita per scopi bellici.

Regime del Terrore

Il 5 settembre 1793 un folto gruppo di sanculotti armati manifestò per indurre la Convenzione Nazionale ad

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Sanculotto

(Louis-Léopold Boilly, 1793)

assicurare il pane a prezzi più abbordabili e ad approvare deiprovvedimenti drastici nei confronti di chiunque si sarebbe oppostoagli ideali della Rivoluzione. Guidata dal Comitato di Salute Pubblica,la Convenzione cercò di calmare l'agitazione popolare promulgandovarie riforme.

Il 9 settembre venne approvata la formazione dell'ArmataRivoluzionaria che, sotto il comando del generale Charles PhilippeRonsin ebbe il compito di requisire il grano presente nelle campagne adiscapito dei contadini e commercianti accaparratori (coloro chepreferirono immagazzinare i loro prodotti piuttosto che immetterli sulmercato per essere scambiati con assegni senza valore).

Il 17 settembre fu approvata la legge dei sospetti, proposta daPhilippe-Antoine Merlin de Douai e Jean-Jacques Régis deCambacérès, con la quale ogni nemico, o presunto tale, dellaRivoluzione venne incarcerato o giustiziato sommariamente. Neldettaglio questa riforma definì sospetti tutti i nobili e i loro parenti(senza definire il grado di parentela), tutti i preti refrattari e i loroparenti (senza definire il grado di parentela), tutte le persone che percondotta, atteggiamenti, relazioni, opinioni verbali o scritte, si dimostrarono nemici della libertà. Con unadefinizione così vasta e poco dettagliata delle persone ritenute sospette, i Montagnardi abusarono di questalegge, condannando chiunque era d'intralcio. Monarchici, chierici refrattari, nobili emigrati, accaparratori,speculatori, evasori fiscali, estremisti e moderati furono i gruppi maggiormente colpiti dalla nuova legge delTerrore.

Durante questo periodo di grave inflazione le merci furono gli unici prodotti, oltre ai beni immobili, a mantenere illoro valore reale. Cominciarono così a manifestarsi fenomeni di accaparramento e per contrastare questofenomeno la Convenzione Nazionale il 26 luglio 1793 approvò, su consiglio di Collot d'Herbois, la legge controgli accaparramenti. Si stabilì il divieto di conservare in luogo chiuso derrate ritenute di prima necessità senza chefossero state sottoposte a vendita giornaliera. I principali prodotti che rientrarono in questa normativa furonofarina, carne, burro, frutta, sapone, legna da ardere, carbone, rame e qualsiasi tipo di tessuto. Le pene per itrasgressori vennero stabilite in misure pesantissime che potevano giungere fino alla ghigliottina. Furonocostituite, nelle municipalità, speciali commissioni di controllo i cui membri avevano accesso, con il supportodella forza pubblica, a qualsiasi luogo o residenza. Questa legge portò a scarsi risultati e il perduraredell’incremento dei prezzi (non trattati dalla legge contro gli accaparramenti) indusse la Convenzione Nazionalead approvare, il 29 settembre, la legge del maximum. Per tutte le merci previste dalla legge contro gliaccaparramenti, la legge del maximum stabiliva che il prezzo massimo cui potevano essere vendute era quelloche avevano raggiunto nell'anno 1790 maggiorato di un terzo, mentre per i salari veniva consentita unamaggiorazione del 50%. La pena prevista per i trasgressori andava da dieci anni di carcere alla condanna amorte.

Poiché le nuove norme sull'accaparramento e sui prezzi non intervennero sulle cause del problema ma solo suglieffetti, i risultati furono l'esatto contrario di quanto ci si aspettava. Al mercato ufficiale, dal quale le mercisparirono immediatamente, si sostituì un mercato illegale parallelo, al quale ci si doveva rivolgere per riuscire adavere qualcosa a prezzi esorbitanti. I salariati che fornivano la mano d’opera e tutti gli altri operatori indipendentisui quali il controllo della remunerazione era impossibile, si rifiutarono di lavorare ai prezzi orari stabiliti dallalegge del maximum. I fornitori di beni, coltivatori in primis, si trovarono nella condizione di non poter continuarel'attività produttività a causa della scarsa remunerazione dei loro prodotti rispetto ai costi, per cui molti raccoltifurono abbandonati. Le autorità reagirono violentemente a questa situazione, inasprendo le pene ed istituendocommissioni incaricate di procedere alla coazione. Questa nuova legge permise una grande diffusione dellacorruzione: funzionari incaricati del controllo e della repressione del contrabbando e della borsa nera, grazie al

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Caricatura inglese

(George Cruikshank, 1819)

quasi illimitato potere discrezionale che la legge gli conferiva,divennero loro stessi agenti di un redditizio commercio clandestino,ricattando e taglieggiando commercianti, artigiani e piccoli industriali.

In questo periodo venne ideata e messa in pratica la figura delRappresentante in Missione, inviato straordinario della ConvenzioneNazionale per il mantenimento dell'ordine e il rispetto della legge neidipartimenti e negli eserciti. A questi uomini vennero conferiti poteripraticamente illimitati che gli permisero di supervisionare le azioni deimilitari (comprese quelle dei generali), con la facoltà di poter giudicareil loro operato. Fu concesso loro di dirigere comandi militari locali incaso di disordini e di istituire tribunali rivoluzionari. I Rappresentanti inMissione abusarono spesso della loro carica, diventando l'espressionemateriale del Terrore. Furono inviati in occasione delle Guerre diVandea al seguito dell'esercito repubblicano per concorrere allasoppressione dell'insurrezione, dove spesso organizzarono processisommari.

Durante questa dittatura del Terrore si verificò un grande processo discristianizzazione, in quanto i rivoluzionari più estremisti ritenevano la

religione cattolica superstiziosa e tirannica, sostenendo che ogni essere umano si sarebbe dovuto ispirare a idealicome la ragione, la libertà e la natura. Il deputato François-Antoine de Boissy d'Anglas arrivò ad affermare: «Ilcattolicesimo è servile per sua natura al dispotismo per essenza, intollerante e dominatore, abbruttente per laspecie umana, complice di tutti i crimini del re». Tutte le chiese cattoliche vennero chiuse e si cominciò apredicare la religione rivoluzionaria, un numero elevato di chierici refrattari venne condannato a morte, numerosibeni della Chiesa furono requisiti, si celebrarono feste in onore della libertà e della ragione, si praticò il culto deimartiri della Rivoluzione e fu ideato il calendario rivoluzionario (l'inizio dell'anno era il 22 settembre, anniversariodella proclamazione della repubblica), in quanto quello gregoriano ruotava intorno alla suddivisione e allascansione del tempo basato su cicli settimanali in uso nella religione ebraica e cristiana. I sostenitori di questaideologia, Jacques-René Hébert in primis, vollero rompere ogni legame con il passato, pensando che laresponsabilità di tutti i mali era della Chiesa. Il processo di scristianizzazione fu talmente improvviso, irruente,irrazionale e ateista che indusse Robespierre a porre un freno a questa situazione, approvando una commissioneper la libertà di culto.

Durante il Terrore, che ebbe fine nell'estate del 1794, furono ghigliottinate circa 17.000 persone, 25.000subirono esecuzioni sommarie, 500.000 vennero imprigionate e 300.000 furono poste agli arresti domiciliari.Tra le vittime più significative troviamo: Maria Antonietta (16 ottobre 1793), Brissot e Vergniaud (31 ottobre1793), Barnave (28 novembre 1793), Hébert (24 marzo 1794), Condorcet (29 marzo 1794), Danton,Desmoulins, d'Églantine (5 aprile 1794) e molti altri.

Processo ed esecuzione di Maria Antonietta

Dopo la morte di Luigi XVI, Maria Antonietta visse per alcuni mesi in isolamento nella Prigione del Tempioinsieme alla figlia Maria Teresa, alla cognata Madame Elisabetta e al figlio Luigi Carlo, che alla morte del padredivenne per i legittimisti re Luigi XVII. Il generale monarchico François Augustin Reynier de Jarjayes riuscì apenetrare nel Tempio e propose un piano di fuga alla regina, ma questa rifiutò non essendo intenzionata ad

abbandonare i suoi figli.[24] Su ordine della Convenzione Nazionale, Luigi Carlo venne separato dalla famiglia il

3 luglio 1793[11] e la sua educazione fu affidata a Antoine Simon, un ciabattino analfabeta membro del Club dei

Cordiglieri.[25] Il compito dell'uomo fu quello di plagiare il bambino con l'intento di metterlo contro la madre eutilizzarlo come arma al processo di Maria Antonietta: il 6 ottobre Luigi Carlo firmò una dichiarazione in cui

accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose.[26]

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Processo di Maria Antonietta

Maria Antonietta

(Jacques-Louis David, 1793)

Maria Antonietta fu trasferita nella prigione del PalazzoConciergerie il 2 agosto. Molto malata e sofferente a

causa di gravi emorragie,[10] trovò conforto nella letturae nelle cure di Rosalie Lamorlière, la cameriera delcarcere che si occupò di lei. Durante la prigionia allaConciergerie fu organizzato un nuovo piano di fuga daAlexandre Gonsse de Rougeville, ma anche questo si

rivelò fallimentare.[10] Alla Convenzione Nazionale siaccumularono petizioni che chiesero l'esecuzione capitaledi Maria Antonietta e il 5 ottobre venne pronunciato undiscorso contro di lei, dove fu descritta come la

vergogna dell'umanità e del suo sesso.[10] In uno degliinterrogatori preliminari venne fatta una chiara allusioneal suo capo d'accusa: alto tradimento. Le venne chiestose avesse insegnato lei l'arte del dissimulare al consorte,con la quale il re aveva ingannato il popolo di Francia. Maria Antonietta rispose: «Sì, il popolo è stato ingannato,

è stato crudelmente ingannato, ma non da mio marito o da me».[10] La regina continuava a credere nei precettidella monarchia assoluta voluta da Dio, e secondo questa logica chiunque osasse ribellarsi ad essa era daconsiderasi un criminale da condannare a morte. La logica monarchica e quella della Rivoluzione erano

assolutamente inconciliabili.[10]

Il 14 ottobre venne portata davanti al Tribunale Rivoluzionario, dove fuparagonata alle malvagie regine dell'antichità e del medioevo (Messalina,

Brunechilde, Fredegonda, Caterina de' Medici).[13] L'accusa la vollepresentare come la responsabile di tutti i mali della Francia sin dal suo arrivo

nel Paese.[10] Venne accusata fondamentalmente di esaurimento del tesoronazionale, di intrattenimento di rapporti segreti con il nemico e di cospirazionicontro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato. Furono presentiquarantuno testimoni, tutti indotti dall'accusa a denigrare Maria Antonietta,ritenuta responsabile di complotti d'assassinio, falsificazione di assegnati,

proditoria rivelazione di segreti ai nemici.[27] La regina si difese con vigore e

non venne mai sorpresa a mentire o a contraddirsi.[10] Il deputato RenéHébert presentò alla corte un'accusa di incesto contro Maria Antonietta, chele sarebbe stata intentata da suo figlio, il quale aveva allora solamente otto

anni.[10] La regina rimase impassibile,[10] sino a quando non le fu imposto dirispondere. Visibilmente agitata, alzandosi in piedi, esclamò: «Se non horisposto, è perché la natura stessa si rifiuta di rispondere ad una simileaccusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono

presenti!».[28] La regina ebbe l'appoggio delle popolane presenti in sala e il processo venne interrotto per

qualche minuto.[10] Quando Robespierre seppe di questo episodio, maledisse Hebért per aver concesso alla

regina il suo ultimo trionfo pubblico.[10] Maria Antonietta sperava di essere condannata alla deportazione,

essendo sicura di non aver commesso i crimini dei quali era stata accusata.[10] Tuttavia il processo fu una

farsa,[29] in quanto il verdetto era stato deciso precedentemente e la giuria la condannò all'unanimità alla pena dimorte. Maria Antonietta ascoltò la sentenza senza proferire parola, non mostrando alcun segno di paura,

indignazione o debolezza.[10]

La mattina del 16 ottobre la regina, alla quale era stato vietato di vestirsi di nero, indossò un abito bianco

(colore del lutto per le regine di Francia).[30] Il boia Sanson, dopo averle tagliato i capelli fino alla nuca, le legò

le mani dietro la schiena.[31] Fu portata fuori dalla prigione e fatta salire sulla carretta dei condannati a morte.

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Camille Desmoulins

(Jean-Sébastien Rouillard)

Seduta impettita, le mani legate dietro la schiena, i capelli tagliati rozzamente, con uno sguardo immobile,[11]

venne ritratta in uno schizzo da Jacques-Louis David, a quei tempi giacobino.

Arrivata in Place de la Revolution salì rapidamente i gradini del patibolo.[32] Involontariamente pestò un piede

del boia, al quale disse: «Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta».[33] Come fece precedentemente suomarito, Maria Antonietta affrontò tutto il cerimoniale con grande freddezza e regale fierezza. Poco dopo

mezzogiorno la lama cadde sul suo collo.[11] Sanson prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo parigino

che gridò: «Viva la repubblica!».[10]

Dopo l'esecuzione le spoglie di Maria Antonietta furono sepolte in una fossa comune nel cimitero dellaMadeleine. Luigi Carlo, il 19 gennaio 1794, venne imprigionato dai rivoluzionari in una torre del Tempio. Laprigionia in quel luogo malsano gli provocò una forte febbre che, unita alla malnutrizione e all'impossibilità di

difendersi dai parassiti, minò irreversibilmente la salute del giovane.[34] Il bambino si ammalò gravemente e,liberato dopo la caduta di Robespierre, si spense l'8 giugno 1795. Maria Teresa fu liberata il 26 dicembre 1795grazie a uno scambio di prigionieri avvenuto tra Francia e Austria.

Condotta politica di Robespierre

Verso la fine del 1793 e l'inizio del 1794 la politica economicafrancese adattata a scopi bellici, approvata dal Comitato di SalutePubblica, permise all'esercito repubblicano di bloccare l'avanzata dellaPrima Coalizione e di soffocare la controrivoluzione interna. Levittorie a Hondschoote (8 settembre), Wattignies (16 ottobre),Wissembourg (26 dicembre) e Landau (28 dicembre) permisero digiungere alla grande offensiva della primavera del 1794, con la quale inemici vennero scacciati oltre i confini nazionali. L'armatarivoluzionaria riuscì a rioccupare il Belgio, la regione della Renania e iPaesi Bassi (nel gennaio del 1795 vennero trasformati nellaRepubblica Batava). L'Europa in quel periodo pullulava disimpatizzanti della Rivoluzione, in particolar modo tra gli intellettualiformati dall'Illuminismo, che talvolta trasformarono la lotta contro laPrima Coalizione in una guerra civile europea in cui i francesi poteronocontare su larghe simpatie all'interno degli Stati contro cuicombattevano.

I Montagnardi condussero sin qui una politica d'emergenza volta asupportare i sanculotti a discapito della borghesia. Quest'ultima,davanti al pericolo di invasione della Prima Coalizione con la conseguente reintroduzione dell'Ancien Régime,non si oppose alla condotta politica montagnarda, ma con l'affievolirsi del pericolo chiese un allentamento delleazioni di emergenza e la fine del Terrore. I borghesi trovarono i propri interpreti negli Indulgenti (provenienti dalClub dei Cordiglieri, tra i quali Danton e Desmoulins), misero in dubbio l'utilità del Terrore).

Se la borghesia protestò contro la dittatura di Robespierre appoggiandosi agli Indulgenti, gli Arrabbiati e gliHebertisti (gruppi di agitatori radicali, tra i quali rispettivamente Jacques Roux e Jacques-René Hébert)minacciarono sollevazioni popolari contro il Comitato di salute pubblica, reclamando la spoliazione di tutti i ricchie spingendo la politica anticlericale della Rivoluzione ad una vera e propria scristianizzazione totale della Francia.Per un breve periodo Robespierre sembrò cedere alle richieste di questi gruppi radicali: numerose chiesevennero chiuse, si fece della Cattedrale di Notre-Dame il teatro di grottesche feste in onore alla Dea Ragione(impersonata per l'occasione da una ballerina), venne istituito il calendario rivoluzionario e si introdussero festecivili in sostituzione di quelle religiose.

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Festa dell'Essere Supremo

(Pierre-Antoine Demachy, 1794)

Robespierre detestò la condotta degli Indulgenti, che si opposero alla Politica del Comitato di Salute Pubblica, enon condivise nemmeno l'ateismo e il furibondo estremismo degli Arrabbiati e degli Hebertisti. Decise così diideare un piano per eliminare tutte le correnti politiche che minacciavano la sua popolarità e il suo potere, con ilquale avrebbe mandato ogni esponente politico nemico alla ghigliottina. Il 13 marzo vennero arrestati conl'accusa di complotto numerosi Hebertisti, tra i quali lo stesso Hébert. Furono giustiziati il 24 marzo. La stessasorte toccò agli Indulgenti, tra i quali Danton e Desmoulins, arrestati il 30 marzo. Durante il processo, dovevennero mischiati con affaristi e generali controrivoluzionari per essere screditati agli occhi dell'opinionepubblica, Danton si difese con veemenza insultando i giudici. Fu allora approvato un decreto, su proposta diSaint-Just, che ordinò l'esclusione dai dibattiti processuali di chiunque avesse insultato la giustizia o i suoirappresentanti. Danton venne così costretto al silenzio e condannato a morte. Gli Indulgenti furono giustiziati il 4aprile.

Un decreto del 7 maggio, emanato dallaConvenzione Nazionale su istanza del Comitatodi Salute Pubblica, stabilì il Culto dell'EssereSupremo, con il quale si cercò di sostituire ilCulto della Ragione ideato dagli Hebertisti.Robespierre fu un deista, colui che ritiene l'usocorretto della ragione un mezzo per elaborareuna religione naturale e razionale completa edesauriente, che tuttavia riconosce l'esistenzadella divinità come base indispensabile perspiegare l'ordine, l'armonia e la regolaritànell'universo. Basandosi su questa ideologia,aveva infatti fortemente attaccato le tendenzeatee e la politica di scristianizzazione degliHebertisti e decise di opporre al loro culto il

riconoscimento dell'esistenza dell'Essere Supremo e dell'immortalità dell'anima. Il Culto dell'Essere Supremoconcepì una divinità che non interagiva con il mondo naturale e non interveniva nelle faccende terrene degliuomini. Si concretizzò in une serie di feste civiche, destinate a riunire periodicamente i cittadini attorno all'ideadivina, promuovendo valori sociali e astratti come l'amicizia, la fraternità, il genere umano, l'uguaglianza, la virtù,l'infanzia, la gioventù e la gioia.

La festa dell'Essere Supremo venne celebrata l'8 giugno. Dal Palazzo delle Tuileries al Campo di Marte l'innoall'Essere Supremo, scritto dal poeta rivoluzionario Théodore Desorgues, fu cantato dalla folla su musica diFrançois-Joseph Gossec. Robespierre precedette i deputati della Convenzione Nazionale, avanzando solo eindossando per la circostanza un abito celeste cinto da una fascia tricolore. La folla immensa, venuta per ilgrande spettacolo, fu incitata da Louis David. Davanti alla statua della Saggezza Robespierre diede fuoco amanichini che simboleggiavano l'ateismo, l'ambizione, l'egoismo e la falsa semplicità. Alcuni deputati derisero lacerimonia, chiacchierarono e si rifiutarono di marciare al passo. Nonostante l'impressione profonda prodotta daquesta festa, il Culto dell'Essere Supremo fallì nel creare l'unità morale fra i rivoluzionari e contribuì anzi asuscitare una crisi politica in seno al governo rivoluzionario.

La caduta di Robespierre e la fine del Terrore

Con l'eliminazione di tutti i suoi grandi oppositori, Robespierre restò il solo dominatore della Francia. La durapolitica di epurazione di ogni nemico della Rivoluzione proseguì e il Tribunale Rivoluzionario perse anche l'ultimaparvenza di regolarità, concedendo ai giudici la condanna degli imputati sulla base di semplici prove morali.Venne emanata la Legge del 22 Pratile anno II (10 giugno 1794), chiamata Loi de Prairial (Legge delPratile). La legge accentua il Terrore giacobino seguendo la riorganizzazione del Tribunale rivoluzionario.Proclamata da una maggioranza dei membri del Comitato di salute pubblica, priva gli accusati del diritto di

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difesa e di ricorso in appello. Durante questo periodo, noto come "Grande Terrore", a Parigi persero la vitacirca 1.400 persone in meno di due mesi.

Venuto meno il pericolo di un'invasione straniera, le misure eccezionali emanate durante il Terrore iniziarono asembrare eccessive. Conseguentemente all'esecuzione di Danton, uno dei leader più popolari, molta gentecominciò a sentirsi un possibile bersaglio e futura vittima. Il Terrore iniziò a perdere il sostegno popolare edunque la sua ragion d'essere. Fra i membri della Convenzione Nazionale, invasi dalla paura per la loroincolumità, cominciò a delinearsi un gruppo di oppositori a Robespierre guidati principalmente da JosephFouché, Jean-Lambert Tallien e Paul Barras.

Il 26 luglio 1794, dopo una breve assenza dalla scena politica, Robespierre si presentò alla Convenzione, dovetenne un lungo e violento discorso. Ammonì la possibilità di una cospirazione contro la repubblica e minacciò dicondannare alcuni deputati che avevano a suo parere agito ingiustamente. Infine suggerì che il Comitato di SalutePubblica e il Comitato di Sicurezza Generale avrebbero dovuto sottoporsi ad un rinnovamento dei proprimembri. Tali minacce crearono grande agitazione all'interno della Convenzione e molti cominciarono a pensarechi fossero i deputati destinati ad essere puniti, in quanto Robespierre non menzionò alcun nome. Lamaggioranza dei deputati, convinti dalla grande eloquenza di Robespierre, inizialmente approvarono il discorsoma in seguito ad alcune proteste ritirarono il proprio voto.

Il giorno successivo Saint-Just, portavoce di Robespierre, iniziò a parlare alla Convenzione, venendocontinuamente interrotto da violente proteste. Qualcuno gridò: «Abbasso il tiranno!». Robespierre esitò nelreplicare a questi attacchi e dagli astanti si alzò un grido: «È il sangue di Danton che ti soffoca!». Nel pomeriggioRobespierre, suo fratello Augustin Robespierre, Saint-Just, Couthon e Philippe-François-Joseph Le Bas furonoarrestati. Vennero liberati poco dopo da un gruppo di uomini della Comune e condotti al Municipio di Parigi,dove furono raggiunti dai loro sostenitori. Alla notizia della liberazione la Convenzione Nazionale si riunìnuovamente e dichiarò fuori legge i membri della Comune e i deputati da questi liberati. La Guardia Nazionale,fedele alla Convenzione, venne affidata al comando di Barras.

La mattina del 28 luglio la Guardia Nazionale si impadronì del Municipio senza troppe difficoltà. I sanculottireagirono fiaccamente in quanto erano stanchi, affamati e convinti che la fine del Terrore avrebbe posto rimedioal blocco dei salari imposto dalla legge del maximum. Su quello che successe a Robespierre durante questoepisodio le opinioni degli storici divergono: qualcuno sostiene che cercò di opporre resistenza e venne colpito daun proiettile sparato dal soldato Charles-André Merda, che gli fracassò la mascella; altri sostengono la tesi deltentato suicidio; un'altra ipotesi è quella dello sparo accidentale dell'arma impugnata dallo stesso Robespierre nelmomento in cui cadde per terra durante i momenti concitati della tentata fuga. Comunque siano andate le cose,Robespierre venne arrestato insieme a numerosi suoi fedeli, tra cui nuovamente Saint-Just, Couthon, Le Bas esuo fratello Augustin. Quest'ultimo, nel tentativo di sfuggire alla cattura, si gettò dalla finestra sul selciato dovevenne raccolto moribondo.

Il colpo di stato che pose fine al periodo del Terrore, che culminò all'indomani, con l'esecuzione alla ghigliottinadi Robespierre e dei suoi collaboratori il 28 luglio 1794, è noto anche come "Termidoro" o Reazionetermidoriana.

La nuova Costituzione dell'anno III fu votata dalla Convenzione il 17 agosto 1795 e ratificata per plebiscito asettembre. Essa fu effettiva a partire al 26 settembre dello stesso anno e fondò il nuovo regime del Direttorio.

Gli ultimi tentativi giacobini

Caduto Robespierre, il principale pericolo alla stabilità politica (ed alla stessa esistenza in vita dei deputati

moderati) era rappresentato dall'eventuale reazione montagnarda e giacobina[35], che si concretizzò nelle duegrandi insurrezioni del 12 germinale e 1 pratile (1º aprile e 20 maggio 1795) alla cui repressione diedero uncontributo decisivo i realisti e le loro sezioni armate di Parigi. Dopodiché l'alleanza fra repubblicani e realisti si

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Napoleone Bonaparte, Primo

Console

distese nel resto della Francia, con la repressione impropriamente ricordata come Terrore bianco.

Il Direttorio (26 ottobre 1795 - 9 novembre 1799)

La costituzione dell'anno III

Il Direttorio fu il secondo tentativo di creare un regime stabile in quantocostituzionale. La pacificazione dell'ovest e la fine della prima coalizionepermisero di stabilire una nuova costituzione. Per la prima volta in Francia ilpotere legislativo fu affidato ad un Parlamento bicamerale, composto da:

un Consiglio dei Cinquecento formato da 500 membri,

un Consiglio degli Anziani (250 membri).

Il potere esecutivo venne affidato ad un Direttorio di 5 persone nominate dalConsiglio degli Anziani su una lista fornita dal Consiglio dei Cinquecento. Iministri ed i cinque direttori non erano responsabili davanti alle assemblee maessi non potevano più scioglierle. Come nel 1791, non era prevista alcuna

procedura per risolvere i conflitti istituzionali[36].

Il tentativo realista del 13 vendemmiaio

La definitiva repressione dei montagnardi, aveva reso i termidoriani liberi dalla necessità di assicurarsi l'alleanzacon i realisti, dei quali temevano la grande forza elettorale (questi erano, sicuramente, maggioranza nel Paese,ancorché non nell'esercito ed alla Convenzione). Ciò, nell'agosto 1795, indusse la maggioranza termidorianadella Convenzione all'approvazione del Decreto dei due terzi: i due terzi degli eletti ai nuovi consigli avrebberodovuto essere attribuiti a membri della Convenzione. In tal modo, di fatto si negava ai realisti la possibilità diassicurarsi democraticamente la maggioranza parlamentare nelle elezioni generali programmate per il 12

ottobre[37].

Era una manovra probabilmente indispensabile, in quanto molte regioni del Paese (in particolare l'Ovest, la valledel Rodano e l'Est del Massiccio Centrale) elessero deputati realisti. Il partito monarchico, così rinforzato, reagìcon la fallimentare insurrezione del 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795), segnata dal grande massacro, nel centrodi Parigi, delle milizie legittimiste ribelli, operato dall'esercito fedele alla convenzione termidoriana. Laconseguente repressione anti-monarchica fu, tuttavia, relativamente blanda.

La ripresa realista e il colpo di stato del 18 fruttidoro

Durante tutta la durata del Direttorio, l'instabilità politica fu incessante. Le "reti di corrispondenza" realiste,appoggiate ai deputati realisti e moderati del Club di Clichy e in parte coordinate con i due fratelli del sovranodecapitato, Luigi e Carlo (e con le potenze nemiche), svolgevano un'efficace azione di propaganda.

Tanto efficace da consentire loro la vittoria alle elezioni del marzo-aprile 1797, per il rinnovo di un terzo deiseggi ai due consigli. La nuova maggioranza doveva affrontare l'opposizione del Direttorio, ove solo due deicinque 'direttori' propendevano dalla loro parte. I restanti tre, Barras in testa, reagirono assicurandosi l'appoggiodell'esercito e organizzando, nel settembre 1797, il colpo di stato del 18 fruttidoro, che portò alla cacciata didue dei cinque direttori (de Barthélemy e Carnot) ed alla destituzione di 177 deputati, molti dei quali condannatialla deportazione in Guyana.

Gli ultimi anni del direttorio

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Le successive elezioni del 1798 sembrarono dare il favore ai Giacobini. I consigli si concessero allora il diritto didesignare i deputati nella metà delle circoscrizioni. I Termidoriani si mantennero al potere, ma furono totalmentescreditati.

La situazione economica contribuì anche a distogliere i francesi dal regime. Le imposte non bastavano più.L'assegnato, che aveva perso tutto il suo valore, fu sostituito da un'altra carta moneta, il mandato territoriale,che subì in un anno la stessa sorte dell'assegnato. A partire dal 1797, lo Stato chiese ai contribuenti di pagare leimposte in denaro contante, ma con la crisi finanziaria la moneta metallica si era rarefatta. Dopo gli annidell'inflazione legata all'assegnato, la Francia conobbe un periodo di abbassamento dei prezzi che toccòsoprattutto il mondo rurale. Incapace a far fronte all'enorme debito accumulato dalla monarchia assoluta e inotto anni di rivoluzione, le assemblee si rassegnarono alla bancarotta dei "due terzi": la Francia rinunciò a pagarei due terzi del suo debito pubblico ma consolidò l'ultimo terzo iscrivendolo nel gran libro del debito. Persembrare credibile agli occhi dei creditori, nel 1798 venne creata una nuova imposta sulle porte e sulle finestre. Igendarmi furono precettati per coprire l'imposta.

L'avvento di Napoleone e la fine della Rivoluzione

Grazie agli sforzi del governo di salute pubblica, le armate francesi erano passate all'attacco. Nella primavera1796 una grande offensiva attraversò la Germania per costringere l'Austria alla pace. Ma fu l'armata d'Italia,comandata dal giovane generale Napoleone Bonaparte, che creò la sorpresa aggiungendo sempre nuove vittoriee forzando l'Austria a firmare la pace col Trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797. Tra il 1797 ed il 1799quasi tutta la penisola italiana fu trasformata in repubbliche sorelle con dei regimi e delle istituzioni ricalcate suquelle francesi. Se le vittorie alleviavano le finanze del Direttorio, esse resero il potere sempre più dipendentedall'armata e così Bonaparte divenne l'arbitro del dissenso politico interno. La spedizione in Egitto aveval'obiettivo di colpire la via delle Indie al Regno Unito, ma i direttori furono contenti di togliere il loro sostegno aNapoleone, che non nascondeva il suo appetito di potere.

La moltiplicazione delle repubbliche sorelle inquietò le grandi potenze, Russia e Regno Unito in testa. Essetemevano il contagio rivoluzionario e una troppo forte dominazione della Francia sull'Europa. Questi due Statifurono all'origine della seconda coalizione del 1798. Le offensive inglesi, russe ed austriache furono respintedalle armate francesi dirette da Brune e Masséna, ma l'Italia fu in gran parte persa e i risultati della campagna diBonaparte resi vani. Era ormai chiaro che il popolo francese cercava un nuovo uomo forte per difendere le sortidella Repubblica, poiché il Direttorio era inesorabilmente corrotto e cominciava a tramare con Luigi XVIII perrestaurare il trono dei Borbone. Allarmato da queste notizie e conscio che la sua ora era giunta, Napoleonetornò dall'Egitto e assunse il comando del complotto che mirava a rovesciare il Direttorio, un complotto tessutotra gli altri da Sieyès e dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, presidente dell'Assemblea deiCinquecento. Il 9 novembre 1799 il colpo di Stato detto "del 18 Brumaio" rovesciò il Direttorio e instaurò untriumvirato retto dai consoli Bonaparte, Sieyès e Ducos. Napoleone proclamò in quella sede l'atto di chiusuradella Rivoluzione: «Citoyens, la révolution est fixée aux principes qui l'ont commencée, elle est finie» (Cittadini, larivoluzione è fissata ai principi che l'hanno avviata, essa è conclusa). Fu messo in piedi il Consolato: un regimeautoritario diretto da tre consoli, di cui solo il primo deteneva realmente il potere. La Francia cominciò un nuovoperiodo della sua storia apprestandosi a consegnare il proprio destino ad un imperatore.

Note

1. ^ Gli esattori, arrivati a riscuotere i pagamenti del popolo, vengono fatti fuggire dal lancio di tegole da parte ditutte le classi sociali francesi.

2. ^ François-Auguste Mignet, Histoire de la Révolution française depuis 1789 jusqu'en 1814, Parigi, FirminDidot père et fils, 1827

3. ^ In quest'occasione Mirabeau disse: «Una forza militare circonda l'Assemblea! Dove sono i nemici della

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nazione? C'è Catilina alle nostre porte? Io richiedo, investite voi stessi con la vostra dignità, con il vostro poterelegislativo, accludete a voi la religione del vostro giuramento. Questo non vi permette di sciogliervi finché nonavrete formato una costituzione». Adolphe Thiers, Histoire de la Révolution française, Parigi, Furne, 1842

4. ^ Giorgio Bonacina, 14 luglio: la folla irrompe come un fiume, articolo su Storia illustrata nº126, maggio 1968,pag.30

5. ^ Pierre Gaxotte, La Rivoluzione francese, Edizioni Oscar Mondadori, 1989, Milano, pag.128: "Launay avrebbepotuto difendersi senza fatica con la sua piccola guarnigione di Guardie svizzere e di invalidi, ma questo eracontro la sua filosofia".

6. ^ Pierre Gaxotte, La Rivoluzione francese, Edizioni Oscar Mondadori, 1989, Milano, pag.128

7. ^ Giorgio Bonacina, 14 luglio: la folla irrompe come un fiume, articolo su Storia illustrata nº126, maggio 1968,pag.30: "Gli invalidi, sulle torri, alzano bandiera bianca".

8. ^ Pierre Gaxotte, La Rivoluzione francese, Edizioni Oscar Mondadori, 1989, Milano, pag.128: "La guarnigione,dopo aver fatto segno agli assalitori di allontanarsi, si impaurisce. Istintivamente risponde al fuoco, ma perde latesta e, sentendosi ormai priva di un capo, costringe Launay ad arrendersi".

9. ^ Giorgio Bonacina, 14 luglio: la folla irrompe come un fiume, articolo su Storia illustrata nº126, maggio 1968,pag.31: "Un vice-cuoco, che sa lavorare la carne, gli stacca la testa di netto e la infila su una picca".

10. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Evelyne Lever, Maria Antonietta - L'ultima regina, Milano, BUR Biografie,2007. ISBN 978-88-17-00940-9

11. ^ a b c d André Castelot, Maria Antonietta - La vera storia di una regina incompresa, Milano, Fabbri Editori,2000.

12. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X; Evelyne Lever, MariaAntonietta - L'ultima regina, Milano, BUR Biografie, 2007. ISBN 978-88-17-00940-9; André Castelot, MariaAntonietta - La vera storia di una regina incompresa, Milano, Fabbri Editori, 2000.

13. ^ a b Stefan Zweig, Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica, Verona, Mondadori, 1948.

14. ^ Joan Haslip, Maria Antonietta, Milano, Longanesi, 1999. ISBN 88-304-0876-X

15. ^ Joan Haslip, Maria Antonietta, Milano, Longanesi, 1999. ISBN 88-304-0876-X

16. ^ Contenuto del proclama: «Nel caso in cui venga usata la più piccola violenza o venga recata la minima offesanei confronti delle loro Maestà, il re, la regina e la famiglia reale; se non si provvede immediatamente alla lorosicurezza, alla loro protezione ed alla loro libertà, esse (la Maestà imperiale e reale) si vendicheranno in modoesemplare e memorabile, abbandoneranno cioè la città ad una giustizia militare sommaria ed i rivoltosi colpevolidi attentati subiranno le pene che si saranno meritati».

17. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

18. ^ Antonio Spinosa, Luigi XVI - L'ultimo sole di Versailles, Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-58134-5

19. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

20. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

21. ^ Antonio Spinosa, Luigi XVI - L'ultimo sole di Versailles, Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-58134-5

22. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

23. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

24. ^ Joan Haslip, Maria Antonietta, Milano, Longanesi, 1999. ISBN 88-304-0876-X

25. ^ Paolo Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dal terrore, Forlì, Foschi, 2008. ISBN 88-89325-45-3

26. ^ Paolo Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dal terrore, Forlì, Foschi, 2008. ISBN 88-89325-45-3

27. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

28. ^ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6

29. ^ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6

30. ^ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6

31. ^ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6

32. ^ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6

33. ^ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X

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34. ^ Egli vegetava in una sudiceria ripugnante. Le sue braccia, le sue cosce e le gambe eransi singolarmenteallungate a spese del busto e del corpo. Tre tumori, ai quali nessuno prestava attenzione, gli si erano formati,uno al ginocchio, l'altro al polso, un terzo nella cavità esistente tra il braccio e l'avambraccio. Ne usciva unumore acre e purulento che corrodeva le carni; una specie di scabbia gli aveva coperto il collo, ed i capellibiondo-castani avevano, per così dire, messo radice nella cavità putride che l'umore aveva formato. Oltre di chela nuca, fino all'origine dei capelli, appariva coperta di una rogna inveterata, divenuta anche più dolorosa poichéil disgraziato fanciullo, per un impulso naturale, vi portava continuamente le dita, scorticandosi, facendosanguinare le carni, con le unghie divenute lunghissime. Paolo Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dalterrore, Forlì, Foschi, 2008. ISBN 88-89325-45-3

35. ^ il club dei Giacobini venne disciolto nel novembre 1794

36. ^ Institutions et vie politique, la documentation française, 2003

37. ^ terminate il 29 vendemmiaio – 21 ottobre

Bibliografia

Data l'enorme mole di studi dedicati al tema, ci si limita a riportare solo alcuni dei principali testi contemporaneidi chiara fama rintracciabili con facilità sul mercato italiano.

Albert Mathiez; Georges Lefebvre, La rivoluzione francese, Einaudi, 1970.Pierre Gaxotte, La rivoluzione francese, Mondadori, 1997.Michel Vovelle, La mentalità rivoluzionaria. Società e mentalità durante la Rivoluzione francese,Laterza, 1999.Albert Soboul, Storia della rivoluzione francese, Rizzoli, 2001. ISBN 88-17-12552-0

François Furet; Denis Richet, La rivoluzione francese, Laterza, 2003.François Furet; Mona Ozouf, Dizionario critico della Rivoluzione Francese, Bompiani, 1988, 2volumi.

Tra i testi classici di grande impatto narrativo vanno citate due opere monumentali:

Adolphe Thiers, Storia della Rivoluzione francese.1823-1827, 10 volumi.

Jules Michelet, Storia della Rivoluzione francese.1847-1853, 7 volumi.

Sempre tra i classici si annoverano due opere fondamentali ma antitetiche della storiografia sulla Rivoluzione:

Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione francese. 1790.Alexis de Tocqueville, L'antico regime e la Rivoluzione. 1856.

Voci correlate

Storia della Francia

Cronologia della rivoluzione franceseLa rivoluzione francese e il problema della schiavitù e della discriminazione razzialeCostituzione civile del cleroDichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadinoRegime del Terrore

Cronologia dell'epoca napoleonicaNapoleone BonaparteRepubblica Napoletana (1799)Francia nell'età moderna

Illuminismo

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Rivoluzione industriale

Guerra di indipendenza americana

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Collegamenti esterni

Materiali sulla Rivoluzione francese(http://www.alleanzacattolica.org/temi/rivoluzione_francese/indice_r_f.htm) a cura dell'Istituto per la

Dottrina e l'Informazione Sociale.Riassunto in immagini della Rivoluzione Francese. (http://italia.aula365.com/permalink/infografia/Eventi-storici-la-Rivoluzione-Francese-3737806.aspx)

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