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GEOGRAFIA ECONOMICA-POLITICA Corso di Laurea Magistrale Relazioni Internazionali Comparate (RIC) Lezione 1 Prof. Stefano Soriani [email protected] Le seguenti slide sono un ausilio alla comprensione dei contenuti del corso e non sostituiscono lo studio dei libri consigliati o degli appunti delle lezioni

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GEOGRAFIA ECONOMICA-POLITICA

Corso di Laurea Magistrale Relazioni Internazionali Comparate (RIC) Lezione 1 Prof. Stefano Soriani [email protected] Le seguenti slide sono un ausilio alla comprensione dei contenuti del corso e non sostituiscono lo studio dei libri consigliati o degli appunti delle lezioni

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Testi consigliati A. Vanolo, Geografia economica del sistema-mondo. Territori e reti nello scenario globale, UTET, 2010. G. Lizza (a cura), Geopolitica delle prossime sfide, UTET, 2011 (capitoli 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9). S. De Rubertis, Sviluppo Mediterraneo. Tra ideologia e progetto, Pàtron, 2008.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (a) • Fase della ricostruzione postbellica: aiuti USA

(Giappone, Europa Piano Marshall 1948-1952) •  1944 Bretton Woods (IMF, WB, GATT) •  1949 NATO (Belgio, Canada, Danimarca, Francia,

Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, UK, USA; 1982: Grecia, Turchia, Repubblica Federale Tedesca, Spagna; 1997: Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria; 2004: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia).

•  1949 COMECON (sciolto 1991), Consiglio di mutua assistenza economica.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (b) •  1955 Conferenza di Bandung: Paesi non allineati

(Nehru, Tito, Nasser, Zhou Enlai), “Terzo Mondo”, sfuggire alla logica bipolare, favorire i processi di decolonizzazione.

•  1951 CECA (Comunità del Carbone e dell’Acciao): Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

•  1957 Mercato Comune Europeo • Processo di decolonizzazione (1947-1974). In generale:

povertà e fallimento delle politiche economiche del tipo ISI, problema delle élite, neocolonialismo economico, regimi totalitari.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (c) Anni Sessanta - USA e Europa Occ.: forte periodo di crescita economica, sviluppo del capitalismo multinazionale (fordismo & taylorismo), esplosione della società dei consumi, cambiamenti strutturali nell’economia (industria, agricoltura, servizi), welfare state. - ‘Blocco sovietico’: crescita struttura industriale, gigantismo dell’apparato statale-burocratico, rigidità del sistema di pianificazione, ruolo chiave dell’industria degli armamenti, allentamento degli obiettivi di integrazione del COMECON.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (d) - Alcuni Paesi dell’Estremo Oriente: forte crescita industriale, sostenuto dalle strategie di decentramento delle multinazionali occidentali (Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Giappone) - ‘Miracolo giapponese’: inizialmente, imitazione delle tecnologie occidentali, poi forte sviluppo autonomo che trasforma il settore industriale (ferro, acciaio, automobili, tecnologie elettroniche) – processo di ‘rimonta tecnologica’; buon capitale umano; ruolo dello Stato in R&S; spirito corporativo e lealtà.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (e) - America latina: passaggio dal controllo europeo a quello nordamericano; forte dipendenza dall’exp di pochi prodotti (prevalentemente agricoli e minerali); scarsa integrazione regionale; contesto chiave per lo studio dei meccanismi della ‘dipendenza’; debole tessuto industriale.

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (f) Anni Sessanta: nasce e si rafforza il processo di indebitamento dei Paesi del ‘Sud del Mondo’

•  Posizione dei paesi ricchi (nuovi sbocchi per investimenti, mantenimento di posizioni di potere con le ex-colonie, evitare che la decolonizzazione aprisse la strada alla diffusione del comunismo) – Club di Parigi (1956)

•  Anni Settanta: peggioramento del fenomeno per i paesi poveri non esportatori di petrolio (recessione economica, crisi petrolifera); anni Ottanta: crisi economica per i Paesi esportatori di materie prime (riduzione dei prezzi)

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (g) • Fenomeni speculativi / liquidità (petrodollari) • Scarsa efficacia dei progetti di investimento (corruzione,

armamenti) • Crescita dei tassi di interesse negli anni Ottanta:

insostenibilità del debito, anche solo rispetto al pagamento degli interessi (1981: Polonia, Turchia, Zaire dichiarano l’insolvenza; 1982, Messico)

è Ruolo sempre più importante dell’IMF

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (h) • Condizionalità: aggiustamento macroeconomico, SAP

(Structural Adjustment Programmes), neoliberismo: riduzione dazi, apertura al commercio internazionale, privatizzazione, taglio spese sociali

• Esiti sociali / proteste (caso dell’Egitto: si tagliano i

sussidi per alimenti per ottenere l’intervento dell’IMF; proteste; si ricorre a fonti di finanziamento diverse: Arabia Saudita, Kuwait).

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (i) • Esito 1996 WB / IMF lanciano il programma di cancellazione del debito per i Heavily Indebted Poor Countries (HIPC) – Cancellazione parziale del debito

•  Condizioni di estrema povertà; Debito estero insostenibile; Adesione ad un progetto di ristrutturazione macroeconomica e definizione di politiche di riduzione della povertà e allo sviluppo sostenibile (PRSP: Poverty Reduction Strategy Paper)

•  La strategia ha diverse fasi, che seguono la verifica del conseguimento di risultati.

• Critiche: resta il principio di condizionalità anche se ammorbidito da valutazioni sociali (‘cosmesi’?)

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (l) Anni Settanta •  Valore strategico delle risorse (oil) / Emergere di una problematica ambientale globale •  Rafforzamento del ruolo dell’OPEC (Organization of Petrolium Exporting Countries) [Anni Sessanta: ruolo essenziale delle ‘7 sorelle’: monopolio occidentale dell’industria di estrazione e soprattutto raffinazione] •  Obiettivi OPEC: 1) contrastare l’azione delle ‘7 sorelle’; 2) avviare e rafforzare strategie di rinazionalizzazione dell’industria estrattiva (importanza dell’ONU – principio di sovranità statale, rinegoziazione dei contratti); 3) rafforzare la capacità di raffinazione; 4) sostenere i prezzi (in realtà prezzi bassi a parte i periodi di shock, 1973 e 1979-80: fondamentale fattore per la crescita economica mondiale)

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Lez. 1 – L’evoluzione del sistema-mondo nel secondo dopoguerra (m) Anni Ottanta •  Crisi del modello economico comunista – Caduta del Muro 9/11/1989 •  Ristrutturazione del capitalismo multinazionale (decentramento, nuova geoeconomia, nuova divisione internazionale del lavoro, crisi dello ‘stato-contenitore’ alla Taylor) •  Viene meno la ‘compattezza’ funzionale del gruppo dei Paesi del Sud del Mondo (impossibilità di rappresentare il ‘Sud’ come un insieme omogeneo di situazioni)

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Lez. 1 – Accordi di Bretton Woods (a) •  1944 Costituiscono l’architettura dello sviluppo economico

e politico del secondo dopoguerra (IMF, WB, GATT) •  IMF: regolazione dei fenomeni monetari legati agli

squilibri nelle bilance dei pagamenti, attraverso un sistema di aggiustamento di cambi fissi.

• Evoluzione IMF: finanziamento del debito dei Paesi del Sud; condizionalità e SAP; ‘fede’ nel libero commercio e nel libero movimento dei capitali come leva del riequilibrio internazionale.

• Recentemente: interventi per la stabilità finanziaria; programma HIPC.

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Lez. 1 – Accordi di Bretton Woods (b) • WB: risanare e ricostruire le economie dei paesi coinvolti

nel secondo conflitto mondiale, soprattutto attraverso i programmi per grandi infrastrutture.

• Evoluzione: finanziamento dei progetti di sviluppo nei paesi poveri (esiti sociali e ambientali)

• Più recentemente: attenzione alla povertà, sviluppo sostenibilità, condizioni di contesto legale e politico.

•  ITO (International Trade Organization): organizzazione in grado di governare il commercio internazionale, non operativa.

•  1948 Accordi commerciali volontari GATT (General Agreement on Tarifs and Trade)

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Lez. 1 – Accordi di Bretton Woods (c) • Obiettivo GATT: favorire approcci multilaterali,

eliminando accordi preferenziali tra paesi che favorissero un paese a scapito di un altro

• Generale successo del GATT nel ridurre i dazi e nel favorire il commercio internazionale

• WTO (1995) World Trade Organization: il GATT è un accordo, il WTO è un organismo (potere di intervenire sulle controversie con sanzioni, regola non solo prodotti industriali ma anche prodotti agricoli e servizi; interviene in materia di proprietà intellettuale)

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Lez. 1 – Accordi di Bretton Woods (d) • Principi generali: -  Liberalizzazione - Non discriminazione - Clausola della nazione più favorita • Ruolo essenziale del GATT / WTO nel favorire approcci

multilaterali e il libero scambio.

• NB: il multilateralismo ‘convive’ con la tendenza alla formazione di accordi regionali (si privilegiano gli appartenenti discriminando chi sta fuori)

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Lez. 1 – Globalizzazione (a) • Per diversi autori, storicamente, varie globalizzazioni:

1) 1870-prima guerra mondiale (telegrafo, apertura Canale di Suez, innovazione trasporti marittimi); 2) 1945-1980; 3) fine secolo scorso. La questione è importante in quanto mostra come il processo non sia lineare e senza interruzioni.

•  Importanza delle dimensioni qualitative: diffusione

delle imprese multinazionali; crescente mobilità del capitale finanziario; complessità e incertezza; sviluppo della società dei consumi; diffusione globale del modello capitalistico.

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Lez. 1 – Globalizzazione (b) • Ampliamento, intensificazione, accelerazione delle

relazioni tra soggetti localizzati in differenti aree del mondo (le relazioni si riferiscono a diverse tematiche: pratiche culturali e modelli di consumo, filiere produttive, problemi e crisi, dinamiche geopolitiche)

• Semplificazioni: ‘annichilimento del tempo e dello

spazio’, omogeneizzazione, mondo completamente ‘piatto’ e senza confini, il mondo è un ‘villaggio globale’

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Lez. 1 – Globalizzazione (c) Caratteristiche essenziali: •  Centralità delle reti finanziarie (tecnologia, liquidità, nuovi prodotti; disaccoppiamento dai circuiti reali) •  Crescente importanza nei processi di sviluppo e per la competitività della conoscenza •  Crescente complessità della tecnologia (internazionalizzazione, rischio) •  Formazione di oligopoli transnazionali. Un numero limitato di grandi imprese multinazionali (e globali) dominano l’economia, con prospettive globali, rispetto alle quali i mercati nazionali sono sempre meno centrali per il loro agire strategico

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Lez. 1 – Globalizzazione (d) • Formazione di un oligopolio decisionale (governi,

leaders, consigli di amministrazione, èlite finanziarie e manageriali, ecc.), che si affianca ai grandi regolatori internazionali (IMF, WB, WTO)

• Contestuale svuotamento della capacità di intervento degli Stati nazionali. Cambiamento ruolo dello Stato

- Regolatore, imprenditore è facilitatore, approccio ‘imprenditoriale’ (attrattività, competitività, marketing..)

- Welfare è workfare

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Lez. 1 – Workfare State (a) • Esperienza anni 90’: sussidi condizionati alla frequenza di

corsi di formazione o corsi di ricerca lavoro; maggiore rigidità nelle valutazioni e nei meccanismi di sussidio; trattamenti sanitari condizionati ai cambiamenti stili di vita

è  Condizioni più stringenti per beneficiare di welfare è  Si deve partecipare attivamente a programmi per

diventare più adatti al ‘mercato del lavoro’. Programmi ‘welfare-to-work’

è  La disoccupazione è un problema individuale (capacità, formazione, attitudine, esperienza) e non strutturale- sociale (mancanza di domanda di lavoro)

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Lez. 1 – Workfare State (b) • Non è il lavoro che manca, il problema è che il ritmo di

cambiamento è così elevato che i lavoratori diventano facilmente ‘inadatti’

•  L’attenzione si deve spostare quindi dal welfare ai programmi di ‘educazione’ al (nuovo) contesto di lavoro

• Passaggio dal Keynesian National Welfare State al Shumpeterian Post-National Workfare Regime (l’obiettivo è la competitività dello stato nel mercato internazionale: imprenditorialità, flessibilità, adattamento sono le parole chiave)

• Active Labour Market Policy (Scandinavia), New Deal for Young People (UK)

Fonte: J. Painter e A. Jeffrey; geografia Politica, UTET, 2011, pp. 59-88.

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Lez. 1 – Globalizzazione come processo (a) La globalizzazione è un processo che si sta costruendo storicamente e geograficamente; non è astratto, universale, naturale •  Processo geograficamente e socialmente squilibrato (vs. omogeneità): velocità e intensità della globalizzazione sono diverse a seconda dei luoghi e dei contesti •  La globalizzazione non è un processo che si impone ai territori, non sta sopra, non comanda i territori in maniera deterministica; la globalizzazione si nutre di interdipendenze territoriali, si nutre di ‘locale’ e ‘regionale’. L’essenza della globalizzazione è mettere in rete territori, risorse, competenze.

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Lez. 1 – Globalizzazione come processo (b) • La globalizzazione non è un qualcosa che si cala

dall’alto (top-down), che possiamo solo subire, ma è un processo di interazione tra territori dove la qualità del territorio conta; ci sono attori attivi e passivi.

•  La globalizzazione è anche un’esperienza personale e sociale (vicinato globale, connettività complessa: sono qui e altrove; segni globali si innestano nel locale; scomposizione delle reti sociali)

•  In quanto processo storicamente e geograficamente contestuale, ha natura politica: non è scontato nelle sue forme, non è ineluttabile nei suoi esiti, non è naturale nel suo divenire.

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Lez. 1 – Globalizzazione come processo (c) • Non è una questione ‘post-politica’: questioni chiave

sono chi sceglie, per chi sceglie, come sceglie, il ruolo dell’human agency, il ruolo delle risposte collettive e dei valori

• La globalizzazione non è fatta solo di pratiche materiali; contano anche le pratiche discorsive (ideologia, metafore) – pensare al ruolo di ‘sacerdoti’ della globalizzazione di IMF, WB, WTO, e del Washington Consensus (si pensi alla metafora dei gruppi ‘no-global’)

• Processo a velocità diverse (finanza, economia, stili di consumo versus capacità di regolazione, cittadinanza, ecc.)

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Lez. 1 – L’economia della conoscenza come fenomeno non globale (a) • Competitività economica: ruolo dell’innovazione e della

conoscenza (tecnologia, stili, processi/prodotti, organizzazione, valori)

•  La conoscenza ridefinisce la natura del concetto di centralità (decentramento materiale ma centralizzazione della capacità di innovare) – fondamentale elemento di inversione della crisi fordista nelle aree di più antica industrializzazione

•  La conoscenza è un settore economico (industria) sempre più importante. La logica di mercato coinvolge oggi pratiche culturali, simboli, arti, produzioni intellettuali

• Cultura come agente di cambiamento soprattutto nelle città (Florida: classe creativa; città come ‘brodo di cultura’)

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Lez. 1 – L’economia della conoscenza come fenomeno non globale (b) • Proxy: brevetti, personale addetto, spesa per R&S:

significative differenze tra aree geografiche (pp. 31-35) • Dinamismo crescente di Paesi come Cina e India

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Parti del libro A. Vanolo, Geografia economica del sistema-mondo Capitolo 1