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Rapporto Annuale Regionale 2010 Piemonte ottobre 2011

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Rapporto Annuale Regionale2010

Piemonte

ottobre 2011

Direttore regionale: Antonio Traficante Redazione: Antonio Traficante Carmela Sidoti Virginia Tenore Paolo Infortuna Sergio Vacquer Rosanna Brunetti Antonella Cattalano Davide Damosso Roberta Eandi Paola Fassone Maria Gullo Mirko Maltana Marco Pennazio Maria Rosaria Sardella Maria Luigia Tomaciello Hanno collaborato: Daniele Debernardi Confindustria Vercelli Valsesia

Bice Fubini Università di Torino, Centro Interdipartimentale “G. Scansetti" per lo Studio degli Amianti e di altri Particolati Nocivi

Alessandro Palese Regione Piemonte - Settore promozione della salute

Lino Scopacasa Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni di Torino e Provincia

Graziella Silipo Gruppo di lavoro interdisciplinare “Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro”

Stampato dalla Tipografia Inail - Milano

Rapporto Regionale 2010

Rapporto Annuale 2010 Indice Presentazione del Direttore regionale INAIL 5 Prima parte - Il fenomeno infortunistico e tecnopatico in Piemonte

1.1 L’andamento sociale economico 1.1.1 Il contesto internazionale e l’Italia 9 1.1.2 La congiuntura in Piemonte 9 1.1.3 La congiuntura nelle province 10

1.2 Il Polo della sicurezza e l’apporto dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte 12

1.3 Gli infortuni e le tecnopatie 1.3.1 L’andamento generale 14 1.3.2 L’andamento infortunistico per gestione contabile Inail e per

settore economico 15 1.3.3 Le tipologie di rischio 17 1.3.4 Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri 18 1.3.5 L’esito degli infortuni 20 1.3.6 La distribuzione di genere degli infortuni 21 1.3.7 Gli indici di frequenza infortunistica 23 1.3.8 Il territorio 24 1.3.9 Le malattie professionali 25 1.3.10 Le prime indicazioni relative al 2011 27

1.4 Interventi di reinserimento sociale in favore delle persone con disabilità da lavoro 28

Seconda parte – L’attività di prevenzione sul territorio 2.1 Banca dati rumore in edilizia : il progetto del CPT di Torino 33

2.2 Il progetto pilota di Confindustria Vercelli Valsesia

sulla gestione delle interferenze 35

2.3 La promozione della cultura della sicurezza nelle scuole 37

2.4 L’indagine “Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro” 42

2.5 Il rischio lavorativo silice-correlato in Piemonte 47

Appendice statistica 54

5

Presentazione del Direttore regionale INAIL La presentazione del Rapporto Annuale, inquadrando i dati infortunistici nell’ambito della cornice più generale della situazione economica e sociale del periodo di riferimento, costituisce un’importante occasione per sollecitare la riflessione su un fenomeno che, nonostante tutti gli sforzi e le energie che si stanno mettendo in campo, rimane purtroppo, drammaticamente attuale. Ogni giorno, la cronaca quotidiana ci dà notizie di incidenti e di morti sul lavoro e pone la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro all’attenzione del Paese, generando un diffuso allarme sociale, non mitigato dai dati confortanti delle statistiche che pure confermano un progressivo calo strutturale degli infortuni. I moniti del Capo dello Stato, che ha fatto di questo argomento la cifra del suo alto mandato istituzionale, ci richiamano alle nostre responsabilità e ci inducono a non abbandonarci a facili ottimismi, ma ad impegnarci ancora di più per favorire nella società un salto culturale, in grado di trasformare l'indignazione che nasce dalla notizia di una vita spezzata dal lavoro, in concrete azioni di contrasto al fenomeno infortunistico, definito, a ragione, “inquietante, doloroso e inaccettabile”. L’INAIL Piemonte da anni si impegna su più fronti per ridurre il numero degli infortuni. Conoscenza, informazione, formazione e vigilanza sono i cardini sui quali abbiamo focalizzato l’attenzione per contrastare il fenomeno infortunistico. Realizziamo interventi mirati, coinvolgendo Enti e Istituzioni pubbliche, in primo luogo la Direzione Sanità della Regione Piemonte, gli SPreSAL e la Direzione Scolastica Regionale, e collaboriamo attivamente con il mondo delle imprese, attraverso le loro associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali. In questo senso, particolarmente significativo è stato il ruolo assunto dal Comitato Misto, l’organismo istituito presso questa Direzione Regionale con la funzione di esprimere pareri e valutazioni sulle politiche di prevenzione e sui risultati conseguiti sul territorio, anche avvalendosi dell’ausilio delle mappe territoriali di rischio che, attraverso un’efficace aggregazione dei dati infortunistici, permettono una conoscenza approfondita delle condizioni di rischio presenti nelle aziende del nostro territorio. La gestione della salute e della sicurezza assume ormai una dimensione strategica nell’attività di impresa. Gli interventi effettuati in questo ambito non sono solo finalizzati a garantire, attraverso l’eliminazione dei rischi, la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, ma incidono anche sul miglioramento organizzativo delle imprese, aumentandone i livelli di concorrenzialità, con positive ricadute sui costi sociali che il fenomeno infortunistico produce. Con questa consapevolezza, l’INAIL Piemonte, grazie anche alle opportunità offerte dal rinnovato contesto normativo, è impegnato a promuovere la prevenzione e la sicurezza sul lavoro. Lo fa stando vicino alle aziende e privilegiando la formazione, soprattutto quella rivolta alle giovani generazioni, impegnate nei vari livelli scolastici, dalla scuola primaria all’Università. Tutto ciò è stato facilitato dalla felice intuizione avuta qualche anno fa di creare le Reti delle scuole per la sicurezza, un sistema che si sta consolidando e che ha consentito, grazie alla disponibilità dell’Ufficio Scolastico Regionale e alla collaborazione della Direzione Sanità della Regione Piemonte, di valorizzare il tema della prevenzione, inserendolo nelle attività curriculari di moltissime scuole del Piemonte. Non meno significative sono state le risorse finanziarie tecniche e professionali che la Direzione regionale INAIL del Piemonte ha impegnato per sostenere le aziende che hanno fatto investimenti per mettere in sicurezza gli impianti e per attuare i cambiamenti organizzativi, nella logica della responsabilità sociale.

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Nel rapporto annuale regionale 2010 si dà atto di questa intensa attività progettuale e dello sforzo finanziario sostenuto e si descrivono alcune delle iniziative più significative realizzate. In questa sede preme evidenziare l’approccio innovativo con il quale si è voluta riaffermare la centralità del lavoro, promuovendo politiche orientate allo sviluppo e al recupero dell’occupazione, superando la logica degli ammortizzatori sociali. In quest’ottica vanno letti gli interventi diretti a migliorare la qualità dei processi e l’organizzazione del lavoro, attraverso l’implementazione dei Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro, nella convinzione che la salute dei lavoratori non rappresenta solo un bene primario da tutelare, ma anche un “valore” da interiorizzare, per sostenere gli investimenti produttivi e dare un impulso organizzativo per il vantaggio competitivo dell’azienda.

Antonio Traficante Direttore regionale INAIL

Prima parte

Il fenomeno infortunistico e tecnopatico in Piemonte

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1.1 L’andamento sociale economico Paola Fassone, Funzione Organizzazione INAIL Piemonte

1.1.1 Il contesto internazionale

La ripresa economica del 2010, seguita alla profonda crisi del 2009, ha registrato nell’area OCSE un aumento del 2,8%, pur subendo un rallentamento nel corso dell’ultimo trimestre del 2010, mentre nell’area Euro si è realizzato un aumento del 2,5% su base annua. In Italia l’aumento del PIL nel 2010 è stato pari all’1,1%. Il tasso di crescita delle nuove aziende a livello nazionale è pari a + 1,19%. 1.1.2 La congiuntura in Piemonte

Il 2010 si è distinto per la graduale ripresa dell’economia, avviatasi nella seconda metà del 2009, il PIL del Piemonte è aumentato dell’1,3%, recuperando solo in parte il calo del 7,6% registrato nel biennio precedente (dati Istat). Anche la ripresa delle esportazioni e del fatturato industriale è risultata inferiore alla caduta nel periodo di crisi. Nell’industria i fattori trainanti sono stati l’espansione del commercio internazionale e il processo di ricostituzione delle scorte (scese nel 2009 a livelli storicamente bassi). Il valore delle esportazioni piemontesi ha registrato un incremento del 16%, valore da interpretare con cautela, dato che è calcolato sui dati regionali nel 2009, anno in cui si registrò un calo del 21,8%. L’andamento risulta in linea con quello medio nazionale (+ 15,7%); il trend di crescita è comunque segnato da limiti strutturali delle esportazioni regionali quali la bassa specializzazione nei settori a più alta tecnologia, una scarsa presenza nei mercati emergenti, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e la perdita di competitività emersa nel decennio. Infatti, da un’analisi di dettaglio, emerge che le esportazioni verso i BRIC, pur registrando un aumento medio del 40%, rappresentano, in termini di valori monetari, solo il 20 % del valore esportato verso la Francia (nostro maggior Paese importatore). Gli investimenti sono rimasti deboli a causa del basso grado di utilizzo degli impianti (69,3% nell’ultimo trimestre del 2010) e della perdurante incertezza circa i tempi della ripresa. Nell’ultimo trimestre del 2010 la produzione industriale piemontese è aumentata del 6,8% (rallentando nell’ultimo trimestre con - 6%), mentre il settore delle costruzioni registra un calo per il quarto anno consecutivo. Nel 2010 in Piemonte sono nate 32.490 aziende per un totale di 469.340 imprese presenti nel registro della CCIAA al 31 dicembre, con un tasso di crescita imprenditoriale dello 0,82%, superiore sia al 2009 (+ 0,14%), che al 2008 (+ 0,44%), al di sotto però del tasso di crescita nazionale (+1,2%). Fanno eccezione al dato positivo regionale le imprese artigiane: a fronte di 11.023 nuove iscrizioni ne sono cessate 11.230, registrando un - 0,15%; uniche eccezioni le province di Asti (+ 1,81%) e Cuneo (+ 0,60%). A differenza del dato precedente, questo risultato è comunque migliore del dato nazionale (- 0,34%).

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Il mercato del lavoro Nel mercato del lavoro, nella media del 2010, gli occupati e il tasso di occupazione sono ulteriormente calati (- 0,9%); l’incidenza della disoccupazione è salita al 7,6%, il valore più elevato nelle regioni del Nord, ma al di sotto della media nazionale che è dell’8,4%. Secondo i dati Istat, rispetto al 2009, si registrano 16.000 occupati in meno (a prosecuzione del trend discendente del 2009, anche se in forma ridotta) e un aumento del numero dei disoccupati (+15.000). Nel 2009, la flessione occupazionale si era concentrata sull’industria manifatturiera, mentre nel 2010 si è rilevato un forte arretramento del commercio e delle costruzioni, a fronte di una moderata espansione dei servizi non commerciali e di una risalita degli addetti nell’industria in senso stretto. Si rileva una modesta ripresa delle assunzioni, dovuta esclusivamente a contratti a termine, con un aumento dell’impiego di part-time, tempi determinati e ricorso ai contratti in somministrazione, che, nel picco della crisi nel 2009, avevano registrato un sostanziale blocco, con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza. L’aumento del part-time in Piemonte è di due volte superiore a quello registrato in tutto il Centro Nord (10,5% a fronte del 5%), come anche il tasso di crescita dei contratti a tempo determinato (+ 8,3% in Piemonte rispetto a + 2,8% nel resto del Centro nord). Il tasso di occupazione maschile nel 2010 scende dal 72,3% del 2009 al 71,3% (penultimo posto tra le regioni del Nord, che ha una media del 73,9%). Migliore la situazione comparativa dell’occupazione femminile, che passa dal 55,7% al 55,8%, poco al di sotto del tasso del Nord Italia. Nell’ultimo biennio in Piemonte si sono persi oltre 40.000 posti di lavoro e si è avuto un eccezionale ricorso alla Cassa Integrazione, eccezionalità testimoniata dal fatto che, a livello nazionale, è la regione con il maggior numero medio di ore fruite per dipendente nell’industria (377 ore procapite a fronte di una media nazionale di 234,6). Nel 2010 si riduce sì il ricorso alla CIG ordinaria, ma per superamento del limite temporale (52 settimane in un biennio), con aumento, a cascata, sia della straordinaria che di quella in deroga. In totale le ore di CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) in Piemonte nel 2010 sono state 185,7 milioni (il valore più alto è quello della provincia di Torino con 122 milioni). Il calcolo del monte ore annuo procapite dei dipendenti dell’industria porta ad una classifica che vede al primo posto Torino, con circa 3 mesi di sospensione dal lavoro procapite nell’anno, seguita da Biella, Vercelli e Novara. È da notare, però, che il dato delle ore realmente utilizzate, rispetto a quelle richieste e autorizzate, è sempre tendenzialmente più basso (ogni 100 ore richieste le imprese ne utilizzano di fatto 35). 1.1.3 La congiuntura nelle province

In provincia di Torino l’export è aumentato del 14%. Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 1,20% (dato provinciale più alto). In provincia di Vercelli l’export è aumentato del 13,9%. Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,89%. In provincia di Novara si è registrato un aumento delle esportazioni del 14,9%. Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 1,07%. La provincia di Cuneo con il + 12,9% ha registrato l’aumento minore dell’export in regione, forse a causa del fatto che nel 2009 aveva subito la flessione minore a livello regionale. Il tasso di crescita delle imprese registrate è + 0,21%.

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Riferimenti bibliografici: Piemonte congiuntura – pubblicazione trimestrale Unioncamere Piemonte Banca d’Italia - L’economia del Piemonte Il mercato del lavoro in Piemonte – Rapporto 2010 Rilevazione delle forze lavoro – Istat

In provincia di Alessandria l’export cresce del 31,4% (perfomance migliore delle province piemontesi). Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,28%. La provincia di Asti ha avuto un aumento dell’export pari a 18,7% . Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,73%. In provincia di Biella si è avuto un aumento delle esportazioni del 20,1%. Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,11%. Nella provincia del VCO le esportazioni aumentano del 13,2%, non riuscendo a riassorbire però il record negativo dell’anno precedente (- 28,5%) e il tasso provinciale di crescita delle imprese registrate è il più basso della regione (+ 0,01%).

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1.2 Il Polo della sicurezza e l’apporto dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte Paolo Infortuna, Sergio Vacquer, Direttori dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte

L’art. 7 del D.L. 78/2010, convertito in L. 122/2010, ha disposto la soppressione dell’ISPESL e dell’IPSEMA con la relativa incorporazione all’INAIL. In particolare in Piemonte si avrà la completa attuazione entro la fine dell’anno del piano per la razionalizzazione delle sedi istituzionali dei due enti, con l’intento di ottimizzare gli spazi degli immobili strumentali e realizzando in tal modo risparmi sui costi di gestione e sui canoni di locazione passiva. Rimarrà l’attuale struttura ex ISPESL dislocata nelle sedi INAIL di Torino Nord, Alessandria e Biella. È in corso quel processo di integrazione che, attraverso misure di razionalizzazione a vari livelli, consentirà all’INAIL di costituire il primo dei Poli, quello della sicurezza e salute nei luoghi di vita e di lavoro, in grado di fornire alla clientela/utenza una gamma più ampia di servizi, consulenze, formazione ed informazione, sia in termini di quantità, sia di qualità, con l’obiettivo primario di ridurre l’incidenza degli infortuni negli ambienti di vita e di lavoro anche attraverso un’attività di ricerca e di studio del fenomeno infortunistico. In occasione della presentazione del Rapporto annuale INAIL Piemonte, si illustrano di seguito alcune considerazioni sull’apporto che, fattivamente i Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte, con lo svolgimento delle proprie attività, possono fornire al patrimonio di conoscenze del costituendo Polo della sicurezza. In sintesi, l’attività dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte si basa su: servizi omologativi e verifiche condotte presso le aziende (pubbliche e private)

− costruzione ed esercizio di apparecchi e recipienti in pressione − omologazione, 1^ verifica periodica di apparecchi di sollevamento persone e cose − 1^ verifica a campione di impianti elettrici di terra e di protezione da scariche

atmosferiche − 1^ verifica omologativa degli impianti di riscaldamento

valutazione della conformità alla Direttiva PED (n. 97/23/CE)

− Costruzione di attrezzature e di insiemi a pressione – INAIL ex ISPESL è Organismo Notificato (ON)

formazione, informazione e consulenza alle aziende (pubbliche e private) e organismi di categoria

− corsi di formazione ed aggiornamento alle figure (datori di lavoro, dirigenti, RSPP e ASPP, preposti, lavoratori, medici competenti) di cui al D.Lgs. 81/08 e s.m.i. (D.Lgs. 106/2009) - T.U. sulla sicurezza

− corsi di formazione a gruisti, operatori di piattaforme elevabili, elettricisti − attività di docenza sui temi dalla salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro

presso utenza pubblica e privata partecipazione a commissioni d’esame, ispezioni ministeriali, riunioni tecniche

(Vigili del Fuoco, Prefetture, Ispettorato del Lavoro, CEI, ecc.)

− abilitazione ai conduttori di caldaie e generatori di vapore ed ai manutentori ascensori

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− ispezioni in aziende a rischio di incidente rilevante (Direttiva Seveso) − comitati tecnici relativi a Direttiva macchine, ascensori, impianti elettrici, ecc.

L’attività lavorativa svolta nei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte, dipendendo dal numero delle risorse umane messe in gioco, potrebbe essere assai più incisiva con il reclutamento di ulteriore idoneo personale. Ad ogni buon conto, con l’introduzione di criteri di flessibilità e razionalizzazione, l’attività svolta, nel suo complesso può rappresentare un valore strategico aggiunto anche nell’ambito della ricerca finalizzata alla riduzione dei rischi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ad esempio, uno dei criteri di flessibilità e razionalizzazione è stato individuato dal DPR 462/01 che ha introdotto il criterio del campionamento dei servizi resi a pagamento all’utenza relativamente alle prime verifiche degli impianti elettrici di terra e protezione da scariche atmosferiche. I dati delle verifiche presso le utenze, eseguite con percentuale prefissata, sono stati raccolti in una banca dati. La successiva elaborazione dei dati, ha permesso di stabilire quali fossero le tipologie delle aziende con le più alte non conformità dal punto di vista elettrico e pertanto le più a rischio. Seppur in modo diverso (introduzione del criterio a tempo), sono attesi altrettanti benefici con l’entrata in vigore del Decreto 11 aprile 2011 (prorogato dal Decreto 22 luglio 2011) del Ministero del Lavoro (ai sensi art. 71 del D.Lgs. 81/2008) sulla “Regolamentazione delle verifiche per gli apparecchi di sollevamento e gli apparecchi a pressione”. L’attività delle verifiche costituisce la base di partenza imprescindibile per ricerche specifiche sui macchinari ed impianti più pericolosi. Infatti, i servizi di omologazione e di verifica degli impianti, seppur non più condotti sistematicamente, ma a campione (in percentuale prefissata) o a tempo (entro 60 giorni), rappresentano un ulteriore valore strategico aggiunto per il Polo della sicurezza. Quanto sopra per i seguenti motivi:

a) costituzione di una banca dati delle esperienze fatte sul campo in seguito ad interventi preventivi

b) possibilità per il personale altamente specializzato di restare sempre agganciato al progresso tecnologico in continua e veloce evoluzione grazie all’esperienza sul campo, in risposta ai dettami dell’articolo 2087 del C.C.

c) istituzione di un’attività di ricerca sulla prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso la conoscenza delle percentuali delle singole categorie di rischio (meccanico, elettrico, …) che con elaborazione statistica dei flussi informativi afferenti in banca dati potrebbero condurre a leggi di accadimento empiriche di spiegazione del fenomeno infortunistico.

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1.3 Gli infortuni e le tecnopatie Mirko Maltana, Responsabile INAIL Moncalieri

1.3.1 L’andamento generale

Nel 2010 sono stati denunciati, in Piemonte, 60.014 infortuni1, cioè il 3,61% in meno rispetto all’anno precedente; contemporaneamente, però, i casi mortali2 sono stati 75 con un aumento del 34% rispetto al 2009, come illustrato dalla Tabella 1, che riassume la serie storica degli infortuni e dei casi mortali complessivamente denunciati all’Inail a partire dall’inizio del decennio.

Tabella 1 Infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2000 - 2010 per gestione assicurativa Inail

e denunciate all’Inail a tutto il 30/04/2011

ANNO 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Infortuni denunciati 85.600 86.186 81.876 79.117 77.973 75.660 74.040 73.129 69.672 62.261 60.014

di cui con esito mortale 124 120 143 121 111 93 108 105 76 56 75

Dopo il forte calo registrato, anche per ragioni congiunturali, nel 2009, nel 2010 il fenomeno infortunistico piemontese si reinserisce nell’ambito del trend decrescente ormai decennale illustrato dalla Figura 1. Questa, prendendo come riferimento l’anno 2000, mostra come il complesso degli infortuni denunciati diminuisca costantemente di anno in anno di circa due punti percentuali, con l’eccezione della forte discontinuità della curva registrata nel 2009. Per quanto riguarda i casi mortali, pur nell’ambito di una tendenza decennale anch’essa fortemente decrescente, si nota una maggiore variabilità della curva che evidenzia, oltre a forti discontinuità non sempre correlabili al ciclo economico, anche singoli anni nei quali gli infortuni mortali sono aumentati rispetto al precedente come avvenne, prima del 2010, anche nel 2002 e nel 2006, anno degli incidenti all’acciaieria alla ThyssenKrupp di Torino ed al Molino Cordero di Fossano, in provincia di Cuneo. La normalizzazione del trend infortunistico si inserisce in un contesto socio-economico piemontese che sembra scontare ancora gli effetti della congiuntura economica dato che nel 2010, a fronte di un calo dell’occupazione di poco inferiore al punto percentuale, l’Istat registra contemporaneamente anche un incremento superiore al 3% delle persone in cerca di occupazione, mentre l’Inps evidenzia un ulteriore incremento di circa il 12% delle ore di Cassa Integrazione Guadagni, che superano i 185 milioni di ore, rispetto ai 164 dell’anno precedente. Osservando, però, i dati forniti dall’Istat per il periodo 2000-2010, anch’essi riportati nella Figura 1, si rileva che il trend occupazionale, in rapporto al dato registrato nel 2000, è, a differenza di quello infortunistico, comunque crescente nonostante le variazioni di breve periodo evidenziate nel biennio 2009-2010.

1 Gli infortuni sul lavoro avvenuti in Piemonte rappresentano stabilmente nel corso degli anni circa l’8% di quelli avvenuti su tutto il territorio nazionale e questa incidenza si conferma anche nel 2010, quando in Italia sono stati denunciati all’Inail 775.374 infortuni sul lavoro, di cui 948 mortali. 2 Nella banca dati statistica dell’Inail sono considerati come casi mortali denunciati tutti gli eventi il cui decesso è avvenuto entro 180 giorni dalla data in cui si è verificato l'infortunio per i quali è stata accertata, o è in via di accertamento la causa professionale. Sono, pertanto, esclusi quelli per i quali nello stesso periodo è stata accertata la causa non professionale.

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La situazione evidenziata dalla figura è piuttosto interessante perché mostra come, a prescindere dalle oscillazioni di breve periodo e dagli effetti distorsivi derivanti dal ciclo economico, la tendenza degli infortuni nell’ultimo decennio non solo è costantemente decrescente, ma lo è anche in presenza di una contemporanea tendenza crescente di medio periodo dell’occupazione. La moderata crescita dell’occupazione nell’ultimo decennio non ha quindi comportato un proporzionale aumento degli infortuni che, al contrario, sono sensibilmente diminuiti. Questo fenomeno è in parte spiegato dai drastici cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio nella distribuzione dell’occupazione piemontese che si è concentrata per oltre il 60% in attività appartenenti al settore terziario e, quindi, soggette a rischi infortunistici più contenuti rispetto alle attività industriali ed agricole. In parte, però, la realtà osservata è l’effetto della maggiore sensibilizzazione di tutti gli attori del mercato del lavoro ai temi della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, di cui l’Inail è uno dei principali promotori sia tramite le proprie campagne informative, sia tramite le collaborazioni attivate con aziende, associazioni sindacali e datoriali finalizzate al conseguimento del risultato della riduzione degli infortuni. 1.3.2 L’andamento infortunistico per gestione contabile Inail e per settore economico La competenza dell’Inail si estende sugli eventi infortunistici avvenuti in pressoché ogni tipo di azienda e gli infortuni denunciati vengono gestiti suddividendoli per gestione contabile a seconda che siano avvenuti in aziende assicurate in forma ordinaria,3 in aziende agricole4 o in amministrazioni statali5. La prima gestione, denominata “Gestione Industria e Servizi”, a causa della sua eterogeneità è naturalmente la più ampia e, come evidenziato dalla Tabella 2, comprende 3 Si tratta di tutte le attività dell’industria e del terziario, comprese quelle artigiane, per le quali l’azienda versa il premio assicurativo direttamente all’Inail in base alla tariffa dei premi periodicamente emanata con Decreto Ministeriale. 4 Si tratta dei coltivatori diretti, dei loro familiari coadiuvanti e dei dipendenti delle aziende agricole che sono assicurati attraverso una quota parte dei contributi versati all’Inps. 5 Si tratta delle amministrazioni dirette dello Stato (es. i Ministeri) che sono assicurate tramite la cosiddetta “gestione per conto dello Stato”. Questa non prevede il pagamento del premio assicurativo da parte dell’amministrazione, né l’erogazione di prestazioni economiche temporanee al pubblico dipendente infortunato, ma solo l’istruttoria amministrativa dei casi da parte dell’Inail, per la quale verrà riscosso un rimborso, volta ad individuare l’esistenza dei presupposti di legge per l’indennizzabilità del caso.

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poco meno del 90% degli infortuni denunciati e dei casi mortali ed è quella sulla quale si scaricano la quasi totalità delle variazioni rispetto all’anno precedente. Le altre due, denominate “Gestione Agricoltura” e “Gestione per conto dello Stato” sono molto più omogenee al loro interno ed incidono sul fenomeno infortunistico rispettivamente per circa il 7% ed il 4%, anche se dagli infortuni agricoli provengono poco meno del 10% dei casi mortali, a riprova della tradizionale maggior rischiosità delle attività agricole.

Tabella 2 Infortuni avvenuti in Piemonte nel triennio 2008 - 2010 per gestione assicurativa Inail

denunciati all’Inail entro il 30/04/2011

Agricoltura Industria e Servizi

Dipendenti Conto Stato

TOTALE INFORTUNI

DENUNCIATI

Infortuni di cui mortali Infortuni di cui

mortali Infortuni di cui mortali Infortuni di cui

mortali 2008 4.902 7 62.427 69 2.343 0 69.672 76

2009 5.067 10 54.768 46 2.426 0 62.261 56

2010 4.544 7 53.167 67 2.303 1 60.014 75

Disaggregando, nella Figura 2, le varie componenti della gestione “Industria e Servizi” per confrontarle con le altre, si osserva come la maggiore concentrazione degli eventi denunciati, circa il 42% del totale ed in costante crescita nel triennio 2008-2010, si registra nel settore dei servizi, mentre dalle attività industriali discendono con certezza circa il 30% degli eventi denunciati, secondo un trend specularmente in calo nell’ultimo triennio. A queste si aggiungono circa un 18% di eventi compresi nella gestione industria, ma registrati come “non determinati” perché corrispondono sia ad infortuni con prognosi inferiore a quattro giorni che non prevedono l’obbligo di denuncia e quindi l’identificazione della ditta, sia ad incidenti per i quali non sono stati riscontrati i presupposti di legge senza che sia stato possibile individuare la ditta (es. quelli respinti per mancanza della denuncia di infortunio), sia a casi in istruttoria per i quali non è ancora stato individuato il settore di appartenenza dell’azienda. Questa distribuzione è coerente con quella della popolazione occupata che, secondo l’Istat, è concentrata prevalentemente nel settore terziario, il quale nel 2010 comprendeva più del 60% degli occupati piemontesi, con un divario progressivamente crescente rispetto agli occupati nel settore industriale, che nel medesimo anno superavano di poco il 30% degli addetti. All’interno delle attività terziarie il maggior numero di infortuni deriva da quelle commerciali, dalle quali deriva circa l’8% del totale degli infortuni denunciati, e da quelle di trasporto che provocano circa il 7% degli infortuni. Fra le attività industriali prevalgono quelle manifatturiere legate all’industria pesante ed alla metalmeccanica, che determinano circa il 10% del totale degli infortuni, ed il settore edile, nel quale avvengono poco meno dell’8% degli infortuni, ma tendenzialmente più gravi rispetto alla media.

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Analizzando con i medesimi criteri, nella Figura 3, i soli infortuni mortali si nota come le proporzioni fra quelli avvenuti in ambito industriale e quelli avvenuti nel terziario si rovescino a causa della maggior rischiosità intrinseca delle attività manifatturiere. Queste ultime, infatti, determinano abbastanza stabilmente un’incidenza superiore alla metà del totale dei casi mortali denunciati (nel 2010 si tratta di 40 decessi su 75), con la sola eccezione del 2009 verosimilmente per effetto del contesto economico. Fra le attività manifatturiere spicca il dato del settore delle costruzioni nel quale è avvenuto il 28% di tutti i decessi sul lavoro registrati in Piemonte nel 2010, cioè 21 infortuni mortali su 75, che equivalgono a più della metà di tutti quelli registrati nell’industria. Gli infortuni mortali avvenuti nel settore dei servizi nel 2010 sono stati 24, su 75 casi in totale, cioè il 32% del totale, con un trend nel triennio 2008-2010 costantemente decrescente e circa la metà di questi (11 casi) sono avvenuti nel solo settore dei trasporti. Molto meno rilevante è, come prevedibile, l’incidenza dei casi mortali non determinati, circoscritti a quelli ancora in istruttoria (Cfr. anche nota 1). Nel 2010, come negli anni scorsi, gli addetti al settore agricolo, che sono poco più del 4% degli occupati secondo l’Istat, hanno subito circa l’8% degli infortuni denunciati, ed il 9% circa di quelli mortali, a dimostrazione della perdurante pericolosità delle attività agricole. Gli infortuni occorsi a dipendenti statali, invece, incidono stabilmente per una percentuale compresa fra il 3% ed il 4% nel triennio, mentre l’evento mortale fra queste attività è da considerarsi una rarità prevalentemente discendente da incidenti stradali in itinere6. 1.3.3 Le tipologie di rischio

Nel 2010 gli infortuni riconducibili ai rischi propri derivanti dalle attività lavorative degli infortunati sono stati 52.488 e superano l’87% del totale, mentre gli infortuni in itinere, riconducibili al solo rischio extralavorativo di incidente stradale nel percorso casa-lavoro e viceversa, sono stati 7.526, cioè poco più del 12% del totale, secondo un’incidenza abbastanza stabile nel corso degli anni. Diverso è, invece, il peso dei casi mortali che per quanto riguarda quelli in itinere aumenta di circa dieci punti percentuali rispetto al totale dei casi denunciati, salendo a poco più del

6 Le attività svolte dai dipendenti pubblici assicurati all’Inail nella forma della gestione per conto dello Stato sono di tipo prevalentemente amministrativo perché esulano dall’assicurazione Inail sia i militari, sia i Vigili del Fuoco, i cui rischi specifici sono ragionevolmente molto più elevati.

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22% (17 casi su 75), mentre i decessi imputabili a rischi propri dell’attività lavorativa (58 casi su 75) scendono di conseguenza intorno al 77%. Di particolare interesse è l’analisi, rappresentata nelle Figure 4 e 5, del peso che, tra i rischi propri delle attività lavorative, assumono gli infortuni, soprattutto se con esito mortale, riconducibili ad incidenti stradali occorsi a lavoratori intenti alle proprie mansioni.

Questi eventi, talvolta impropriamente sommati agli infortuni in itinere, rappresentano solo il 7% circa di tutti gli infortuni denunciati, ma ben il 37% di tutti i casi mortali, percentuale quasi equivalente ai decessi avvenuti negli ambienti ordinari di lavoro (fabbrica, officina, magazzino, cantiere, ecc.). Il rischio strada agisce, quindi, come moltiplicatore della gravità degli incidenti occorsi ai lavoratori che vi sono abitualmente esposti, determinando un’incidenza di casi con esito mortale nettamente superiore rispetto a quella del complesso degli infortuni occorsi a questi soggetti. Un andamento molto simile, che vede l’incidenza dei casi mortali superare quella degli infortuni complessivamente denunciati, si registra anche per gli infortuni in itinere, ma i dati relativi agli incidenti stradali in occasione di lavoro hanno in aggiunta un’intrinseca valenza prevenzionale in quanto indicano con precisione gli effetti del rischio aggiuntivo dovuto alla strada quando viene necessariamente affrontato per ragioni lavorative.

1.3.4 Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri

Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, sin da quando vengono monitorati dall’inizio del decennio, hanno sempre avuto un andamento in controtendenza che li vedeva crescere, fino a superare gli 11.000 casi nel 2008, anche in presenza di un trend infortunistico complessivo costantemente decrescente. Nel 2009 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri erano drasticamente diminuiti, attestandosi poco al di sotto dei 9.000 casi, secondo un andamento facilmente imputabile agli effetti occupazionali sulla manodopera straniera dell’avversa congiuntura economica. Nel 2010 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri sono stati poco più di 9.000, ma hanno ripreso il loro andamento in controtendenza, aumentando di circa lo 0,2% rispetto all’anno

Circolazione Stradale in

occasione di lavoro

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precedente pur in presenza di un calo complessivo degli infortuni denunciati superiore al 3,5% Al di là del semplice dato quantitativo, l’aspetto di maggiore interesse del fenomeno infortunistico degli stranieri è dato dall’incidenza degli infortuni che li hanno colpiti rispetto al totale di quelli denunciati, analizzata nella Figura 6. Dopo la flessione registrata nel 2009, questa è infatti è ritornata, seppur di pochissimo, al di sopra del 15%, cioè su livelli quasi equivalenti a quelli registrati nel 2008, quando si sfiorò il 16%, cioè il massimo valore registrato nell’ultimo decennio.

Per quanto riguarda i casi mortali, invece, i decessi di lavoratori stranieri nel 2010 sono stati 17 su un totale di 75, cioè poco meno del 23%, il che rappresenta la percentuale più alta degli ultimi anni. Anche in questo caso l’analisi del triennio mostra un drastico calo nell’anno 2009, cui ha fatto seguito un immediato e più che proporzionale ritorno alla tendenza di medio-lungo periodo. La manodopera straniera, che rappresenta circa il 10% del totale degli addetti, viene quindi colpita dal 15% degli infortuni e da circa il 23% di quelli con esito mortale e questo confronto sembra confermare piuttosto chiaramente come gli stranieri siano tuttora impiegati in attività e lavorazioni tendenzialmente più pericolose rispetto ai colleghi italiani (come ad esempio l’edilizia). Dal punto di vista della provenienza del lavoratore, il 2010 si inserisce nella distribuzione già osservata negli anni scorsi che, con minime differenze fra i singoli anni, vede gli infortuni occorsi a lavoratori stranieri concentrati per circa la metà del totale sulle nazionalità romena, albanese e marocchina, come illustrato nelle Figure 7 e 8, che mostrano anche come la distribuzione fra le diverse appartenenze nazionali non muti, se non nell’ampiezza dell’incidenza di queste tre nazionalità, a seconda che si tratti del complesso degli infortuni denunciati dagli stranieri o dei soli casi mortali.

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1.3.5 L’esito degli infortuni

Nel corso del triennio 2008-2010 in media il 68% dei casi denunciati è stato indennizzato e questa percentuale trova riscontro anche nei dati del 2010, quando, come illustrato dalla Figura 9, i casi indennizzati sono stati poco più di 40.000, mentre quelli a vario titolo non indennizzati si sono fermati poco al di sotto delle 20.000 unità. Quasi la metà dei casi non indennizzati (circa il 15% del totale di quelli denunciati) è rappresentato dalle cosiddette “franchigie”, cioè gli infortuni con prognosi inferiore ai quattro giorni, che non obbligano il datore di lavoro a denunciare l’infortunio, ma che vengono normalmente segnalati all’Istituto dalle strutture sanitarie territoriali. I restanti casi sono, invece, quelli respinti, per i quali non sono stati riconosciuti i presupposti previsti dalla legge per poterli considerare come infortuni sul lavoro e le relative assenze dal lavoro verranno trattate alla stregua di malattie comuni con tanto di trasmissione della pratica all’Inps ove questi sia competente, e quelli ancora in istruttoria7 alla data di aggiornamento della Banca Dati Inail.

Nel 2010 la maggioranza assoluta degli infortuni indennizzati, cioè poco più di 38.000 casi, pari al 64% circa di quelli denunciati, si è conclusa con un semplice periodo di assenza dal lavoro dell’infortunato. Poco meno di 1.800 casi, circa il 3,5% degli infortuni denunciati, oltre all’assenza dal lavoro, hanno causato al lavoratore anche delle invalidità permanenti valutate in misura superiore al 5%, mentre 74 dei 75 casi mortali denunciati sono stati indennizzati, essendo uno di questi, alla data del 30/04/2011, ancora in istruttoria8. 7 I casi in istruttoria alla data di aggiornamento della banca dati, cioè al 30 aprile dell’anno successivo a quello in esame, sono normalmente quelli più complessi e dalle conseguenze potenzialmente più gravi che necessitano di accertamenti ed istruttorie più approfonditi e, quindi, più lunghi. Nell’ambito dell’andamento triennale si osserva che risalendo verso l’inizio del periodo di osservazione, la loro incidenza è progressivamente decrescente, fino ad essere pressoché nulla per il primo anno. Per effetto dei casi ancora in istruttoria, i dati relativi agli infortuni indennizzati, soprattutto quelli dagli esiti più gravi, sono destinati a variare, seppur non drasticamente, nel corso di tutto l’anno successivo. 8 Vedi nota 6

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1.3.6 La distribuzione di genere degli infortuni Nel 2010 le lavoratrici piemontesi sono state colpite da 21.264 infortuni, con un calo rispetto all’anno precedente di circa il 2,7% inferiore, quindi, a quello del 3,6% registrato dal complesso dei casi denunciati all’Inail. Gli infortuni delle lavoratrici, oltre a diminuire leggermente meno rispetto a quelli occorsi ai lavoratori di sesso maschile, nel triennio 2008-2010 rappresentano, come riportato dalla Tabella 3, una quota stabilmente superiore al 30% caratterizzata da una tendenza crescente che nel 2010 si attesta quasi al 35,5%. Nel medesimo intervallo di tempo, come illustrato dalla Figura 10 che riporta i dati Istat relativi alla popolazione femminile occupata, le lavoratrici hanno costantemente rappresentato più del 43% degli occupati piemontesi toccando, anche in questo caso, la massima incidenza nel 2010.

Tabella 3 Infortuni denunciati dalle lavoratrici in Piemonte nel

triennio 2008-2010 e denunciati all’Inail entro il 30/04/2010

Maschi Femmine

Incidenza femminile sul totale

casi denunciati

2008 47.249 22.423 32,18%

2009 40.405 21.856 35,10%

2010 38.750 21.264 35,43%

Dall’incrocio dei dati Istat sulla popolazione e di quelli infortunistici dell’Inail emerge, quindi, che le donne, pur rappresentando la maggioranza assoluta della popolazione nel triennio di osservazione (circa il 51% per tutto il periodo), costituiscono solamente il 43,5% degli occupati ed il 35,5% degli infortunati. Pur non disponendo dei dati necessari per la creazione di un vero e proprio indice di frequenza infortunistica9, appare evidente come le lavoratrici siano tendenzialmente meno esposte al fenomeno infortunistico rispetto ai lavoratori i quali, pur rappresentando poco più del 56% degli occupati, sono colpiti dal 65% circa degli infortuni. Questa circostanza viene normalmente spiegata attraverso la maggiore concentrazione della manodopera femminile nei settori di produzione di servizi, quindi a minor rischio infortunistico, e l’analisi del peso percentuale che le lavoratrici assumono nei vari settori economici a seconda che si osservino i dati occupazionali dell’Istat o quelli infortunistici dell’Inail riportata nelle Figure 11 e 12 sembra confermarla. Nel triennio, infatti, una percentuale stabilmente superiore alla metà delle lavoratrici era occupata nel settore terziario al quale sono imputabili analoghe percentuali di incidenza infortunistica femminile sul totale dei casi denunciati10. I dati più interessanti, però, provengono dai settori a bassa intensità di occupazione femminile e, cioè, da quello agricolo e da quello industriale che presentano entrambi

9 Vedi infra. 10 Per quanto riguarda il settore Servizi, ai dati infortunistici direttamente riconducibili al terziario vanno aggiunti quelli relativi alla gestione particolare dei dipendenti statali, che evidenziano un’incidenza femminile tra gli infortunati decisamente superiore alla media, e parte di quelli indeterminati, per le ragioni esposte in precedenza.

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percentuali di incidenza infortunistica femminile nettamente inferiori rispetto al peso delle lavoratrici sul totale degli occupati nei rispettivi settori.

Anche questi dati sono sicuramente influenzati dalla diretta correlazione esistente tra la tendenziale minore gravità degli infortuni riconosciuti alle lavoratrici e la concentrazione delle stesse in attività riconducibili al settore terziario, ma non si può escludere a priori che

La semplice evidenza che le lavoratrici infortunate nell’industria o nell’agricoltura siano percentualmente inferiori al loro peso fra gli occupati nei medesimi settori non può, però, automaticamente indicare che le donne, anche se occupate in settori a maggior rischio infortunistico, mostrano una maggior attenzione all’incolumità personale rispetto ai colleghi maschi in quanto, anche in questi settori, molte lavoratrici potrebbero essere comunque addette ad attività di tipo amministrativo (circostanza ovviamente più probabile nel settore industriale che in quello agricolo). L’analisi dell’esito degli infortuni indennizzati dall’Inail presente nella Figura 13 indica che le lavoratrici rappresentano poco meno del 35% dei casi che si sono conclusi con un’assenza dal lavoro indennizzata dall’Inail, ma senza danni permanenti, con una percentuale sostanzialmente analoga all’incidenza femminile fra tutti i casi denunciati. Al crescere della gravità delle conseguenze dell’infortunio, si osserva, però, il costante calo del peso di quelli occorsi alle lavoratrici, che scendono a poco meno del 23% degli infortuni che hanno determinato danni permanenti indennizzabili ed a meno del 10% dei casi mortali indennizzati.

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in parte dipendano anche da una contemporanea maggiore attenzione femminile ai temi della sicurezza sul lavoro e dell’incolumità personale. 1.3.7 Gli indici di frequenza infortunistica Se il valore assoluto degli infortuni è di particolare importanza per la collocazione del fenomeno nel contesto economico e sociale, dal punto di vista prevenzionale assume particolare importanza il valore del c.d. “indice di frequenza infortunistica” che è un valore numerico indicante il numero di infortuni indennizzati per ogni 1.000 addetti ottenuto rapportando gli infortuni indennizzati della gestione assicurativa “Industria e servizi”, ad eccezione di quelli in itinere per i quali non sono ipotizzabili interventi prevenzionali da parte dei datori di lavoro, al numero dei lavoratori assicurati direttamente all’Istituto. Il calcolo degli indici di frequenza non riguarda un singolo anno, ma, per ragioni di attendibilità statistica, riguarda un periodo triennale. Dato, però, che il termine prescrizionale per la denuncia dell’infortunio è anch’esso triennale, e che, come si è visto, i valori degli ultimi anni potrebbero essere limitatamente condizionati dai casi ancora in istruttoria, ad oggi sono disponibili gli indici di frequenza relativi al periodo 2006-2008 che, ripartiti per le diverse conseguenze che può assumere un infortunio indennizzato, sono riassunti nella Tabella 4.

Tabella 4 Frequenze relative di infortunio per 1.000 addetti e per conseguenza nel triennio 2006/2008

Inabilità temporanea

Inabilità permanente morte TOTALE

PIEMONTE

di cui

22,32 1,29 0,06 23,66

Dipendenti aziende NON artigiane 22,45 1,03 0,05 23,53

Dipendenti aziende artigiane 39,95 3,17 0,14 43,26

Lavoratori Autonomi Artigiani 14,64 1,81 0,06 16,51 I dati disponibili indicano, quindi, che nel triennio considerato in Piemonte sono stati indennizzati poco meno di 24 infortuni ogni 1.000 addetti, dei quali circa 1,3 hanno determinato anche un’invalidità permanente, mentre 0,06 hanno avuto esito mortale. Disaggregando i dati fra aziende artigiane e non artigiane, si osserva che gli indici di frequenza registrati fra i dipendenti delle aziende non artigiane sono all’incirca coincidenti con il dato medio piemontese. Gli indici dei dipendenti delle aziende artigiane, invece, raggiungono una frequenza complessiva all’incirca doppia rispetto alla media regionale, che diventa tripla nel caso di eventi con invalidità permanenti o con esiti mortali. Molto al di sotto della media regionale sono i dati relativi ai lavoratori autonomi artigiani, ma la differenza riguarda quasi interamente i casi meno gravi, cioè con sole conseguenze temporanee, mentre per quelli più gravi le frequenze sono simili alla media regionale. Dato che, in ambito artigiano, il rischio professionale affrontato dal lavoratore autonomo non è particolarmente differente da quello affrontato dal lavoratore dipendente, è verosimile che la netta differenza rispetto all’indice di frequenza regionale sia riconducibile ad una maggior ritrosia dei lavoratori autonomi ad avviare le procedure di infortunio nei casi di

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minore gravità, atteggiamento che, fortunatamente, viene meno al crescere delle conseguenze dell’infortunio. Per quanto riguarda il confronto fra dipendenti delle aziende artigiane e non artigiane, i dati non sorprendono in quanto sembrano confermare che l’incidenza infortunistica tende ad essere più elevata tanto più piccole, come spesso avviene nel settore artigiano, sono le dimensioni aziendali. Nei settori non artigiani, però, le dimensioni aziendali hanno un impatto differente sulle frequenze infortunistiche, come mostrato dalla Tabella 5 che confronta i dati relativi alle aziende artigiane e non artigiane al di sotto dei 15 dipendenti. Questa differenza è in buona parte spiegabile con il maggior peso, rispetto all’artigianato, delle attività terziarie che espongono gli addetti a rischi professionali tendenzialmente di minore entità con l’effetto di “calmierare” l’indice di frequenza infortunistica. Fra i singoli settori i dati del triennio 2006/2008 non riservano particolari sorprese e rivelano, fra i principali, indici di frequenza superiori alla media regionale in tutta l’industria manifatturiera (quindi non solo in quella legata alla metalmeccanica) nel settore dei trasporti, in quello delle costruzioni ed in alcune attività di pubblico servizio come, ad esempio, la sanità, dove, però, la maggior frequenza infortunistica è imputabile ai casi di minore entità dato che le frequenze dei casi con esiti permanenti e degli infortuni mortali sono nettamente inferiori alla media.

Tabella 5 Frequenze relative di infortunio per 1.000 addetti e per dimensione aziendale compresa fra 1 e 15

dipendenti nel triennio 2006/2008

Inabilità temporanea

Inabilità permanente morte TOTALE

Aziende artigiane da 1 a 15 dipendenti 40,23 3,14 0,15 43,52

Aziende NON artigiane da 1 a 15 dipendenti 15,5 1,02 0,06 16,58 1.3.8 Il territorio La distribuzione del fenomeno infortunistico fra le province piemontesi illustrato per l’anno 2010 dalla Figura 14, è un dato abbastanza costante negli anni e vede prevalere quella di Torino dove sono concentrati il 50% degli occupati piemontesi e nella quale, nell’anno in oggetto, sono avvenuti poco più del 48% di tutti gli infortuni denunciati in regione. Fra le altre province, solo quelle di Cuneo, che raggiunge il 17% circa, e di Alessandria, che si attesta intorno all’11%, superano il 10% degli eventi denunciati, mentre tutte le altre sono decisamente al di sotto di questo livello. Leggermente meno concentrata è la distribuzione dei casi mortali che, nel 2010, sono distribuiti per circa metà del totale degli eventi denunciati (37 su 75) nelle province di Cuneo e Torino, mentre, fra le altre, solo quelle di Alessandria e di Vercelli superano il 10%.

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Figura 14 Distribuzione territoriale nella regione Piemonte degli infortuni e dei casi mortali denunciati all’Inail a tutto il 30/04/2011

Come rilevato anche negli anni precedenti, le province di Asti, Cuneo, Vercelli e, in parte, Alessandria hanno una maggiore vocazione agricola, che si riflette anche sull’andamento infortunistico, dato che mostrano una maggiore incidenza degli eventi agricoli rispetto alla media regionale, mentre le attività terziarie sono diffuse abbastanza uniformemente su tutto il territorio regionale, con una concentrazione leggermente maggiore in provincia di Torino. 1.3.9 Le Malattie Professionali

Le malattie professionali denunciate nel 2010 sono state poco più di 2.000, in linea con l’andamento dell’ultimo triennio. Anche nel 2010, come illustrato nella Tabella 6, si è assistito ad un incremento delle malattie denunciate in ambito agricolo verosimilmente legato all’adozione delle nuove tabelle delle malattie professionali, mentre quelle derivanti dalla gestione Inail relativa alle attività industriali ed ai servizi, sono calate abbastanza sensibilmente.

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Tabella 6 Malattie Professionali denunciate in Piemonte nel periodo 2008 - 2010 e denunciate all'Inail a

tutto il 30/04/2011

Agricoltura Industria e servizi Dipendenti c/ Stato Totale

2008 120 1.953 8 2.081 2009 207 1.916 15 2.138 2010 237 1.765 11 2.013

In ambito agricolo, come registrato già nel corso dell’anno precedente, le malattie maggiormente denunciate sono quelle di origine osteoarticolare e quelle muscolo-tendinee, che rappresentano quasi il 90% del totale. Fra le attività industriali e terziarie il panorama delle malattie denunciate è, invece, più variegato. Sebbene anche in questi ambiti le patologie più denunciate (circa il 40% del totale) siano quelle osteoarticolari e muscolo-tendinee, raggiungono incidenze ragguardevoli anche le sordità, che superano il 23% del totale, le malattie dovute all’amianto, cioè asbestosi e mesoteliomi che sono circa il 10% di tutte le malattie professionali denunciate, ed i tumori professionali, che sono circa il 10,5% delle patologie segnalate all’Inail. Le malattie professionali sono soggette ad un iter istruttorio tendenzialmente più lungo e complesso rispetto a quello degli infortuni, data la necessità di individuare, nel corso della vita professionale del lavoratore, un’esposizione sufficientemente prolungata ai fattori di rischio che possono averle determinate. In molti casi l’istruttoria effettuata non permette di accertare questo presupposto indispensabile e la denuncia di malattia professionale viene respinta con maggior frequenza rispetto a quanto avviene per gli infortuni, mentre in molti casi, come indicato nella Figura 15, la malattia, anche se ne è stata riconosciuta l’origine professionale, non può essere indennizzata in quanto le sue conseguenze non superano il grado minimo indennizzabile di invalidità permanente. Per l’effetto di queste circostanze, le malattie professionali riconosciute effettivamente come tali nel corso dell’ultimo triennio sono circa il 40% del totale, ma solo una percentuale oscillante tra il 22 ed il 23% ha raggiunto conseguenze permanenti indennizzabili. Ferme restando le valutazioni sui casi ancora in istruttoria già effettuate in relazione all’esito degli infortuni ed i cui effetti sono perfettamente individuabili nel grafico, il restante 60% circa delle malattie denunciate è risultato non indennizzabile, con un’incidenza praticamente doppia rispetto a quanto osservato per gli infortuni.

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1.3.10 Le prime indicazioni relative al 2011

Istruttoria

Alla fine del mese di settembre il Presidente dell’Inail ha presentato alcuni dati relativi all’andamento infortunistico nazionale nel primo semestre del 2011. In base a queste prime rilevazioni statistiche, a livello nazionale, gli infortuni denunciati sono in calo di circa il 4%, mentre i casi mortali si mantengono sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente evidenziando un calo inferiore al punto percentuale. I dati nazionali relativi al primo semestre, se confermati anche su base annua, sembrano, quindi inserirsi nella tendenza decrescente di lungo periodo evidenziata anche in Piemonte nel corso del decennio appena concluso. Questo andamento semestrale, trasferito nella realtà piemontese, se confermato su base annua dovrebbe ridurre nel 2011 i casi denunciati al di sotto dei sessantamila registrati nel 2010, mentre quelli mortali dovrebbero mantenersi al di sopra delle settanta unità.

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1.4 Interventi di reinserimento sociale in favore delle persone con disabilità da lavoro Davide Damosso, Responsabile processo reinserimento sociale e lavorativo INAIL Piemonte

La centralità della persona è il valore a cui si ispira la mission dell’INAIL, che si realizza rendendo possibile la massima autonomia ai lavoratori disabili, attraverso un complesso percorso di “presa in carico” della persona infortunata che, dopo l'infortunio, trova nell’INAIL l’Istituzione che lo aiuta “a tornare a casa”. Le attività di tutela sono poste in essere dall’Istituto sin dal momento immediatamente successivo all’evento e sono attuate secondo una logica multidisciplinare e una modalità di approccio globale alla disabilità, finalizzate al recupero dell’autonomia e a favorire il reinserimento sociale e lavorativo, attraverso la predisposizione e l’attuazione di progetti riabilitativi individualizzati. L’articolo 24 del decreto legislativo n. 38/2000 ha attribuito all’INAIL il ruolo di facilitatore dei meccanismi di reinserimento lavorativo dei disabili da lavoro. La particolare complessità delle problematiche che investono le persone che hanno subito una disabilità da lavoro, impone la necessità di un approccio partecipativo, con il pieno coinvolgimento di tutti gli altri Organismi preposti al “collocamento mirato”, attraverso la creazione di una rete dei servizi per la disabilità. L’INAIL Piemonte, nel corso dell’ultimo decennio, ha interpretato da protagonista questo ruolo, promuovendo politiche sociali innovative e realizzando progetti di “presa in carico” che per la loro originalità e per gli apprezzamenti ricevuti dagli interessati e dai loro familiari, si sono imposti come buone pratiche e sono stati presi come riferimento da applicarsi anche ad altre regioni italiane.

Sinergie in vigore con gli Enti del territorio Il 2010 è stato l’anno che ha visto il consolidamento in Piemonte della la rete dei servizi per la disabilità. In continuità con le iniziative degli anni precedenti, che avevano già visto la firma di importanti accordi di collaborazione con l’Azienda Ospedaliera CTO, la Fondazione ASPHI e con il CIP, sono stati stipulati nuovi accordi con Istituzioni pubbliche ed organismi privati, finalizzati a favorire sia il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro, ai sensi della L. 68/1999 sul collocamento mirato, sia il reinserimento sociale, attraverso la definizione e la realizzazione di attività e servizi integrati tesi a favorire la riabilitazione, il recupero dell’autonomia e l’integrazione sociale. Al riguardo, un particolare significato assume il protocollo siglato nel mese di giugno del 2010 con la Provincia di Torino, finalizzato a favorire lo scambio di dati ed informazioni per la valutazione delle abilità residue delle persone disabili e facilitare così il percorso di reinserimento lavorativo, mentre altri due accordi riguardano altrettante convenzioni stipulate, sempre nel corso del 2010, con l’ANMIL del Piemonte e con la Fondazione Don Carlo Gnocchi. L’accordo con l’ANMIL, mira ad assicurare, attraverso una fattiva collaborazione operativa tra i due Enti, la tutela delle persone disabili, fornendo loro informazioni utili sulle prestazioni spettanti ai fini previdenziali ed assistenziali e sulle diverse opportunità offerte dalle varie disposizioni normative per quanto concerne l’accesso ai servizi e l’abbattimento delle barriere architettoniche. La convenzione con la Fondazione Don Gnocchi, invece, è finalizzata alla realizzazione di interventi riabilitativi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.

Interventi riabilitativi I disabili del lavoro presi in carico, sono stati altresì destinatari della fornitura di dispositivi tecnici, quali protesi, ortesi e carrozzine.

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Patrocini della Direzione Regionale Piemonte per eventi sportivi CIP - anno 2010

Società CIP Tipo di evento Disciplina Luogo Data evento Contributo concesso

Freewhite di Sestriere Coppa del Mondo Sci Alpino Sestriere (TO) dal 18 al 24 gennaio 2010 € 4.500,00

Passo di Cuneo Torneo Internazionale Tennis in carrozzina Cuneo dal 19 al 23 marzo 2010 € 2.500,00

ASHD di Novara Campionati Italiani Nuoto Novara dal 25 al 27 maggio 2010 € 3.000,00

LeAli di Alessandria Torneo Nazionale Tennis in

carrozzina Alessandria dal 30 giugno al 7 luglio 2010 € 2.000,00

Totale € 12.000,00

Per questi interventi, sono stati spesi complessivamente dalle Sedi INAIL del Piemonte 5.283.602,37 €, di cui 3.958.616,88 € per prodotti erogati tramite le ditte private sul territorio, e 1.324.985,49 € in autoconsumo, tramite il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, struttura tecnica di eccellenza dell’INAIL. La spesa evidenziata è comprensiva di 431.661,62 €, finalizzata a finanziamenti per la realizzazione di interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche a domicilio, ai sensi della L.13/89, e per l’erogazione di dispositivi informatici.

Interventi di reinserimento sociale L’attuazione dei servizi e interventi promossi nel 2010 per favorire il reinserimento sociale è stata resa possibile anche grazie alle sinergie promosse con gli altri Enti e Istituzioni del territorio. In particolare, si segnalano gli interventi sinergici attuati con l’Azienda Ospedaliera CTO, per favorire il ritorno a domicilio ed il recupero dell’autonomia degli infortunati ricoverati o degenti nell’Unità Spinale del CTO, nonché i progetti di orientamento e di alfabetizzazione informatica predisposti con la Fondazione Don Gnocchi. Significativi sono stati altresì gli interventi integrati con i Centri per l’impiego della Provincia di Torino per favorire il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro aventi diritto al collocamento mirato, ai sensi della L. 68/1999. In sintesi, nell’anno 2010, 152 persone disabili sono state prese in carico dalle équipe multidisciplinari di I livello delle Sedi territoriali dell’INAIL Piemonte, per queste persone, sono stati predisposti 70 progetti riabilitativi individualizzati ed altrettanti interventi di reinserimento sociale e lavorativo. La convenzione quadro nazionale siglata dall’INAIL con il CIP (Comitato Italiano Paralimpico), è stata la base che ha consentito anche in Piemonte di stipulare, nel 2009, un analogo accordo con il CIP regionale finalizzato a garantire ai disabili assistiti dall’INAIL ulteriori servizi e prestazioni per facilitare il loro reinserimento sociale, attraverso l’esercizio della pratica sportiva. L’accordo regionale prevede la facilitazione dei disabili ad accedere agli impianti sportivi con interventi diversificati, distinguendo i soggetti che per la prima volta si accostano alla pratica di una disciplina sportiva, da quelli che invece praticano l’attività agonistica. Per i neofiti, il percorso di recupero prevede, dopo la fase della valutazione delle abilità residue, l’orientamento e la scelta della disciplina sportiva più adatta e l’eventuale fornitura degli ausili sportivi e delle protesi più idonee per l’esercizio dell’attività. Ad oggi, sono 62 le persone disabili che in Piemonte, grazie a tali accordi, praticano discipline sportive sia a livello amatoriale che agonistico. L’accordo con il CIP Piemonte ha anche l’ulteriore finalità di promuovere, attraverso il sostegno finanziario dell’INAIL, la partecipazione dei disabili assistiti dall’INAIL, ad eventi sportivi (tornei, gare, campionati), organizzati sotto l’egida del Comitato Parolimpico da società sportive affiliate, operanti sul nostro territorio. Nel 2010 sono state finanziate dalla Direzione Regionale INAIL del Piemonte attività per un ammontare complessivo di 12.000,00 €.

Seconda parte

L’attività di prevenzione sul territorio

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2.1 Banca dati rumore in edilizia: il progetto del CPT di Torino Lino Scopacasa, Direttore del Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni di Torino e Provincia

Nel settore delle costruzioni ogni opera è da considerarsi un prototipo perché è praticamente impossibile ritrovare o riprodurre le medesime condizioni riscontrate nella costruzione di un’opera simile in un cantiere diverso. Le attività che si svolgono all’interno dei cantieri sono spesso caratterizzate da una breve durata nel tempo e dalla non ripetibilità; queste peculiarità rendono estremamente difficile e complessa la rapida ed efficace valutazione del rischio a causa degli inevitabili insufficienti tempi tecnici per effettuare una campagna di misurazione diretta, giacché la durata dei cantieri è spesso assai breve. Al contrario, come già verificato da oltre venti anni, l’impiego delle banche dati permette sia al datore di lavoro sia al coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione, la valutazione preventiva del rischio e permette quindi di adottare per tempo, le misure di prevenzione necessarie. Queste problematiche, presenti nel settore, sono state oggetto di uno specifico impegno da parte del CPT di Torino: nel 1993 la prima banca dati, creata dal Comitato Paritetico sul rischio rumore ha ottenuto, nell’ambito dell’anno europeo della sicurezza, un apporto economico da parte della Comunità europea e dal Ministero del Lavoro, che ne ha riconosciuto ufficialmente la validità; la banca dati già allora ha consentito di affrontare in modo razionale, sistematico e diffuso il tema del rischio rumore in edilizia. Nel 2000 è stato pubblicato l’aggiornamento dei dati che ha ricalcato la precedente metodologia ed è stato impiegato per la elaborazione e redazione del documento di valutazione dei rischi fino all’entrata in vigore del D.Lgs. 195/05. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 81/08, il CPT ha ritenuto opportuno sviluppare un nuovo progetto di ricerca per creare una banca dati conforme alle nuove disposizioni normative. Una prima scheda dell’architettura del progetto era già stata abbozzata con l’entrata in vigore del D.Lgs. 195/05 e del D.Lgs.187/06, in concomitanza con la nuova normativa per un servizio gratuito di rilievi fono-vibrometrici. Nello spirito del consolidato rapporto di collaborazione tra i due Enti, l’attiva partecipazione, l’apprezzamento e il sostegno di INAIL Piemonte al progetto, hanno reso possibile la progettazione e la realizzazione di una banca dati innovativa e completa che ha impegnato i tecnici del comitato, da un triennio, in una attività di rilievi fonometrici ed accelerometrici, direttamente in cantiere. La collaborazione del CPT con l’Istituto Nazionale di Assicurazione ha avuto inizio con la presentazione, sia alla Direzione Regionale che alla Commissione tecnica, dell’architettura del progetto per la creazione di una banca dati rumore e vibrazioni che potesse essere utilizzata a livello nazionale per il calcolo del livello di esposizione dei lavoratori, necessario per la corretta redazione del Documento di Valutazione dei Rischi. Va sottolineato che: se l’art. 190 comma 5 bis del D.Lgs. 81/08 stabilisce che l’emissione sonora di attrezzature di lavoro, macchine e impianti può essere stimata in fase preventiva, facendo riferimento a livelli di rumore standard individuati da studi e misurazioni, per quanto riguarda, invece, il rischio vibrazioni, la normativa prevede l’esistenza di banche dati ufficiali di ISPESL o delle Regioni. In questo quadro il CPT, sottoscritta la convenzione con INAIL Piemonte per l’avvio della ricerca, ha presentato il progetto alla Commissione Consultiva Nazionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per ottenere il riconoscimento; dopo un’analisi, che è durata oltre un anno, da parte del sottocomitato agenti fisici (comitato tecnico formato dai rappresentanti di ASL, parti sociali, INAIL, tecnici ministeriali, Coordinamento delle Regioni), il 20 aprile 2011 il progetto e la metodologia utilizzata nei rilievi fonometrici hanno ottenuto il parere positivo e la validazione ufficiale della Commissione Ministeriale.

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Ciò determina che già in fase di progettazione, conoscendo in via preventiva i livelli di emissione sonora delle macchine ed attrezzature, sarà possibile organizzare il cantiere e le sue attività in modo da ridurre il rischio al minimo. Inoltre va ricordato che i valori presenti nella banca dati permetteranno sia la stima del rischio in fase preventiva per le imprese che svolgono le attività fonte di pericolo, sia il dovuto flusso di informazioni, attraverso il POS, alle imprese che si trovano ad interagire con queste e devono valutare i rischi passivi. Per quanto riguarda il rischio vibrazioni, pur giudicando validi dal punto di vista tecnico i dati raccolti, l’art. 202 comma 2 del D.Lgs. 81/08 limita solamente a ISPESL e Regioni la possibilità di costruire le banche dati. Va qui rammentato che il CPT ha collaborato da subito con ISPESL alla creazione, implementazione e aggiornamento della banca dati vibrazioni dell’Istituto Nazionale, ora accorpato a INAIL, e allo scopo fornisce regolarmente i risultati delle proprie misurazioni. In una sezione a parte del sito del CPT, sono fruibili i rilievi accelerometrici delle macchine e attrezzature di cantiere che possono essere usufruiti a livello indicativo. I medesimi dati sono scaricabili dalla banca dati ufficiale ISPESL per essere poi utilizzati nella fase di redazione del documento di valutazione dei rischi. È utile ricordare che la banca dati rumore del progetto INAIL Piemonte/CPT Torino, potrà anche essere linkata dal PAF (Portatale Agenti Fisici) della Regione Toscana e in futuro farà parte integrante del progetto che il CPT sta portando avanti presso il Ministero del Lavoro e con i rappresentanti tecnici del comitato Procedure Standardizzate per la realizzazione di una procedura unica per la valutazione del rischio rumore. È fuor di dubbio che per fare prevenzione efficacemente, in un settore complesso come quello delle costruzioni, sia necessario soprattutto sviluppare al massimo le sinergie, far crescere in modo diffuso la cultura della sicurezza, fornire strumenti qualificati, efficaci ed utilizzabili agli operatori, aiutare il sistema ad applicare correttamente e costantemente le normative in tutte le fasi lavorative, mantenere attivo il sistema di formazione e informazione per i vari soggetti. Il CPT e INAIL con lo sviluppo della collaborazione e il risultato di questa ricerca si collocano certamente in questa linea.

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2.2 Il progetto pilota di Confindustria Vercelli Valsesia sulla gestione delle interferenze Daniele Debernardi, Confindustria Vercelli Valsesia

Il 1° dicembre 2010 è stato ufficialmente presentato un importante progetto pilota, proposto da Confindustria Vercelli Valsesia in partnership con l’INAIL, volto a elaborare una “procedura” di riferimento per la gestione delle interferenze legate ai contratti d’appalto, d’opera o di somministrazione, così come disciplinati dall’articolo 26 del Testo Unico sulla sicurezza (D.Lgs. 81/2008). Questa iniziativa è l’esempio significativo di come la collaborazione tra partner qualificati favorisca un dialogo tecnico su temi che vanno ben oltre i livelli minimi obbligatori per legge. Il progetto, di respiro nazionale, ma nato sul territorio della provincia piemontese (quella vercellese per la precisione), testimonia il mutamento di un clima in senso del tutto positivo per quanto riguarda la prevenzione. Il protocollo, proposto da Confindustria Vercelli Valsesia, nasce da una sentita esigenza delle aziende associate, tesa ad approfondire la norma di riferimento e ad applicarla nella maniera più corretta. Una necessità reale del tessuto produttivo che, unita alla volontà dell’Associazione proponente di fornire un servizio concreto alle aziende, ha visto indirizzare la ricerca verso la definizione di un diagramma di flusso che, step by step, guida il committente datore di lavoro negli adempimenti necessari per la corretta gestione delle attività interferenti. Una “traccia” importante che si candida a diventare un potenziale riferimento a livello nazionale, considerate le significative collaborazioni e sinergie in campo.

Il progetto di Confindustria e INAIL Come detto, l’obiettivo di fondo dell’iniziativa è quello di realizzare una “procedura”, per la gestione delle interferenze disciplinate dall’articolo 26 del Testo Unico sulla sicurezza. In particolare si punta a fornire ai datori di lavoro committenti un indirizzo per:

1. la verifica dell’idoneità tecnico professionale delle imprese appaltatrici e dei lavoratori autonomi o loro subappaltatori

2. la cooperazione per le misure di prevenzione e protezione dai rischi ed il coordinamento della reciproca informazione

3. la compilazione del Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenza, di seguito denominato DUVRI.

La “traccia”, che comprende obblighi e adempimenti a carico dei committenti e degli appaltatori (compresi i lavoratori autonomi), sarà utilizzabile anche grazie alla creazione, da parte di una web agency qualificata (Blue Studio srl), di una piattaforma Web, in applicazione a quanto previsto dall’art 53 del T.U. sulla sicurezza. In questo modo datori di lavoro e responsabili del servizio prevenzione e protezione aziendale, tramite una serie di schermate, verranno guidati passo dopo passo nell’adempimento delle prescrizioni normative, adottando così procedure omogenee e di conseguenza favorendo, anche nelle aziende meno strutturate, la definizione di ruoli, compiti e responsabilità. Il progetto riguarda principalmente le attività industriali, ma i criteri, i contenuti e soprattutto le istruzioni operative, una volta definiti, potranno essere di riferimento per qualunque altro tipo di attività. L’iniziativa, infatti, mira a individuare un metodo per così dire standardizzato di elaborazione dei documenti e di adempimento degli obblighi in questione.

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Ma quali vantaggi per gli imprenditori? Sarà facilitato il datore di lavoro committente di un’azienda, chiamata a valutare i rischi di interferenza nell’ambito di contratti d’appalto d’opera o somministrazione, procedendo alla verifica dell’idoneità tecnico professionale delle imprese appaltatrici e dei lavoratori autonomi o loro subappaltatori e soprattutto alla compilazione, ove previsto, del cosiddetto DUVRI, Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenza. Per lo sviluppo del progetto in parola Confindustria Vercelli Valsesia ha coinvolto autorevoli Enti, in rappresentanza di tutti gli “attori”, non solo della filiera produttiva, ma anche degli organi di controllo. È stato infatti costituito un gruppo di lavoro tecnico composto, oltre che da rappresentanti del sistema confindustriale, da esperti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’INAIL Direzione Regionale del Piemonte, delle Regioni (rappresentate da ITACA), delle Organizzazioni Sindacali e Datoriali, nonchè degli Organi di Vigilanza (ASL e DPL di Vercelli) competenti in materia di igiene e sicurezza sul lavoro. Il lavoro del tavolo tecnico, che viene convocato una volta al mese, avrà una durata di nove mesi. Adottando un metodo di lavoro definito di “auto-formazione”, scandito dalla gestione di un tutor, funzionario di Confindustria Vercelli Valsesia, il gruppo tecnico nel corso degli incontri sviluppa e approfondisce, sulla base dei riferimenti normativi, istruzioni operative riguardanti gli obblighi, le modalità e i tempi per la redazione dei documenti per le gestione delle interferenze. Definisce inoltre le informazioni di dettaglio che reciprocamente gli operatori economici devono fornirsi, elaborando a supporto, puntuali liste di controllo. Modulistica e fac-simili completano la documentazione in corso di elaborazione inerente la valutazione dei rischi interferenti. Ai lavori del gruppo partecipano, su invito degli enti coinvolti nel progetto, rappresentanti delle aziende, al fine di implementare le esperienze sul tema in discussione. Allo scopo di raccogliere elementi utili all’elaborazione di esemplificazioni e di casi studio, Confindustria Vercelli Valsesia provvede inoltre a censire, presso aziende industriali, situazioni e criticità riscontrate nell’applicazione concreta della normativa. Di pari passo procede l’elaborazione della piattaforma web, da parte della web agency incaricata, che gode della disponibilità di alcune aziende industriali per testare “in campo” la procedura informatica. A fine 2011 verrà presentata ufficialmente la procedura ed il relativo portale internet.

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2.3 Promozione della cultura della sicurezza nelle scuole Alessandro Palese, Regione Piemonte - Direzione Sanità - Settore Promozione della salute e interventi di prevenzione individuale e collettiva

Introduzione Nell’organizzazione sociale, le scuole e le università, in quanto luoghi di cultura e luoghi di lavoro veri e propri, costituiscono un contesto favorevole per lo sviluppo di azioni di promozione della cultura della sicurezza nonché per orientare e sostenere la preparazione professionale dei giovani in questo specifico ambito. Il Decreto legislativo 81/08 e s.m.i., in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ribadisce l’importanza della promozione della cultura della sicurezza a partire dal mondo della scuola che viene individuato come luogo privilegiato per promuovere tali azioni. In particolare, l’art. 9 comma 2 lettera f del Decreto 81/08, prevede che l’INAIL, in funzione delle proprie attribuzioni, svolga attività di promozione e divulgazione della cultura della salute e della sicurezza del lavoro nei percorsi formativi scolastici previa stipula di apposite convenzioni con le istituzioni interessate; l’art. 10 prevede che le Regioni, tramite le ASL, e tra gli altri, l’INAIL, svolgano, anche mediante convenzioni, attività di informazione, assistenza, consulenza, formazione, promozione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro; l’art. 11 comma 4 prevede l’inserimento in ogni attività scolastica e universitaria di specifici percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche ai fini della promozione e divulgazione della cultura della salute e sicurezza sul lavoro. Inoltre, i dati riferiti agli infortuni a carico degli studenti giustificano l’opportunità di elaborare strategie idonee a promuovere la cultura della prevenzione e della sicurezza del lavoro nelle scuole (Tabella 1). Nel corso del 2008, un Gruppo di Lavoro, costituito da rappresentanti della Regione Piemonte, dell’INAIL e dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte (USR), ha elaborato un percorso progettuale di ampio respiro finalizzato alla promozione della cultura della sicurezza e della salute nelle scuole che prevedeva due principali filoni di attività, il primo attinente ad attività di assistenza agli RSPP, ASPP e RLS della scuola anche in termini di attività formative e informative, il secondo all’attuazione di iniziative in tema di promozione della cultura della sicurezza con il coinvolgimento degli studenti. Nel presente report, considerando che le attività relative alla formazione degli insegnanti sono già state rendicontate nel Rapporto regionale INAIL pubblicato nel 2009, si dà conto delle attività didattiche promosse dalle reti di scuole in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che si sono sviluppate da gennaio 2010 a luglio 2011.

Tabella 1 – Infortuni denunciati e definiti positivamente occorsi agli studenti delle scuole statali del Piemonte nel periodo 2006-2010

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Promozione della cultura della sicurezza nelle scuole La collaborazione tra la Direzione Sanità della Regione Piemonte, l’Ufficio Scolastico Regionale e la Direzione Regionale INAIL Piemonte ha consentito di realizzare, nel biennio 2009-2010, una serie di interventi significativi a favore delle scuole nel campo della sicurezza. Tra le diverse attività realizzate, hanno assunto un certo rilievo i corsi di formazione/aggiornamento degli R/ASPP e RLS della scuola, la costituzione di 25 Reti di scuole per la promozione della sicurezza (Grafico 1), la realizzazione di attività didattiche in tema di sicurezza e la stesura di un Documento di indirizzo per la sicurezza negli istituti scolastici. In particolare, la costituzione delle Reti di scuole per la sicurezza si è rivelato uno strumento strategico per l’attivazione di percorsi formativi in tema di prevenzione e sicurezza del lavoro destinati a tutti i soggetti coinvolti nelle attività scolastiche. In base all’analisi delle relazioni conclusive delle scuole, si può sostenere che la costituzione di reti di scuole orientate ai temi della prevenzione e della sicurezza ha favorito, da un lato, la razionalizzazione delle risorse, lo scambio di informazioni ed esperienze e, dall’altro, la collaborazione con organizzazioni ed enti del territorio quali Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, 118, associazioni, cooperative, ASL, Enti Locali, sedi territoriali dell’INAIL. Le Reti di riferimento, che dovevano essere costituite da almeno tre istituti scolastici, sono state riconosciute con decreto del Direttore dell’USR del 26 marzo 2010. Il decreto e l’elenco delle reti di scuole sono disponibili nel sito dell’USR all’indirizzo: http://www.piemonte.istruzione.it/sicurezza/Decretoriconoscimentoretisicurezza.pdf

Grafico 1 Distribuzione nelle province delle Reti di scuole

I progetti delle Reti di scuole I docenti referenti delle Reti di scuole, che dovevano impegnarsi a svolgere la loro funzione almeno per un triennio, hanno seguito un percorso formativo, gestito e organizzato dal Centro di documentazione regionale per la promozione della salute (DoRS), che si è articolato in 5 incontri seminariali: 1. Salute e sicurezza nelle scuole 2. Analisi dei problemi di sicurezza nelle scuole 3. Metodi e strumenti per la costruzione degli obiettivi e la valutazione di efficacia 4. Comunicazione efficace 5. Dai metodi e strumenti per progettare in promozione della sicurezza alla definizione

dei progetti.

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Il percorso formativo ha previsto, oltre ai 5 appuntamenti seminariali, anche due laboratori di monitoraggio e di valutazione. Il report finale, "Scuola e sicurezza: dall'esperienza di un lavoro in rete raccomandazioni pratiche a supporto della progettazione", che descrive e documenta il percorso formativo, i progetti delle Reti e i loro risultati è reperibile sul sito http://www.dors.it La formazione dei referenti di rete ha comportato, nella sua fase conclusiva, la stesura dei progetti che sono stati sviluppati nelle scuole, con il coinvolgimento degli studenti, da gennaio 2010 a luglio 2011. INAIL Piemonte ha erogato un finanziamento per la realizzazione di tali iniziative di 6.000,00 euro per ciascuna Rete di scuole, accreditato all’istituto capofila di rete, in misura del 50% della somma ad inizio attività e del restante 50% ad attività concluse. Le ASL della Regione Piemonte sono state coinvolte nella fase di implementazione dei progetti con azioni di tutoraggio e di valutazione dei risultati degli interventi educativi, dando continuità alla tradizionale collaborazione che le aziende sanitarie hanno avuto con le scuole nei diversi ambiti della promozione della salute e della sicurezza. Ad ogni Rete di scuole è stato assegnato un tutor, individuato tra gli operatori SPreSAL delle ASL, con compiti di supporto alle scuole nella realizzazione dei progetti e di monitoraggio dei risultati. Il 10 dicembre 2009, il Gruppo di lavoro ha esaminato i 25 progetti pervenuti dalle reti. Con lettera del direttore INAIL del 19 marzo 2010 è stato comunicato all’USR e alla Direzione Sanità della Regione Piemonte l’esito della valutazione e l’elenco dei progetti ammessi al finanziamento (Tabella 2).

Tabella 2 – Progetti presentati dalle reti

n. progr.

Provincia Scuola capofila di rete Titolo progetto

1 AL I.I.S. "CELLINI" VALENZA La sicurezza è cultura e la cultura è sicurezza

2 AT ISTITUTO STATALE "MONTI" ASTI A spasso con la vita

3 BI I.T.I. "SELLA" BIELLA Sicurezza a scuola, sicurezza sempre

4 CN I.S.S. GUALA BRA Il piano di evacuazione: cosa fare e come comportarsi

5 CN I.I.S. "DENINA" SALUZZO La sicurezza è cultura e la cultura è sicurezza

6 NO I.T.I. "DA VINCI" BORGOMANERO Crescere in sicurezza

7 NO IST. PROF. "RAVIZZA" NOVARA Non c’è sicurezza senza consapevolezza

8 NO I.C. DEL VERGANTE INVORIO Scuola sicura

9 TO C.D. I CIRCOLO DI RIVOLI Prevenzione e gestione del rischio

10 TO I.C. FIANO Vivere in sicurezza a scuola e a casa

11 TO CIRC. DIDATTICO "GRAMSCI" BEINASCO Difendiamoci dal rumore 12 TO PRIMO LICEO ARTISTICO TORINO La sicurezza è ben-essere

13 TO I.I.S. "D'ORIA" CIRIE' Abbassiamo la voce - parla il silenzio

14 TO I.I.S. "MAJORANA" MONCALIERI La sicurezza è cultura e la cultura è sicurezza

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15 TO D.D. "CIARI" GRUGLIASCO Noi siamo al sicuro 16 TO DIREZIONE DIDATTICA DI CALUSO La scuola si-cura di me 17 TO I.I.S. "N. BOBBIO" CARIGNANO Percorsi di sicurezza

18 TO D.D. "KENNEDY" TORINO Sicurezza nell’ambiente di lavoro e a casa - occhi e orecchie da salvaguardare

19 TO S.M. "ALBERTI" TORINO La sicurezza è cultura e la cultura è sicurezza. Caccia al rischio

20 TO D.D. "ALFIERI" TORINO Sicuri oggi - più sicuri domani 21 TO I.I.S. "FERRARIS" SETTIMO T.SE Mission is possible

22 TO SCUOLA INTERNAZIONALE EUROPEA SPINELLI TORINO Caccia al rischio

23 VB I.C. "S. FRANCESCO" ORNAVASSO La cultura della sicurezza: l’altra formazione

24 VB I.C. "REBORA" STRESA La sicurezza fa scuola, nella vita e nel lavoro

25 VC I.T.I. “FACCIO” VERCELLI Sicurezza in testa

Le attività previste dai progetti sono state avviate nel 2010 e si sono concluse entro luglio 2011, eccezione fatta per il progetto presentato dalla rete I.T.I. "Sella" di Biella che non è stato realizzato. Analisi sintetica degli interventi I percorsi formativi, diversificati per ciascuna scuola in relazione alle esigenze dei destinatari e alle fasce d’età degli allievi, sono stati realizzati coerentemente con quanto declinato nei progetti presentati all’INAIL, approfondendo diverse tematiche: sicurezza a scuola, a casa, sicurezza alimentare e ambientale ecc. Nella realizzazione dei progetti sono state valorizzate l’interdisciplinarietà e le varie opportunità atte a rendere più consapevoli gli studenti riguardo i temi trattati, gli allievi sono stati non solo destinatari privilegiati degli interventi, ma anche, in molti casi, promotori della cultura della sicurezza, attraverso il coinvolgimento in rappresentazioni teatrali ed esperienze di peer education sulla sicurezza. In diversi casi, la fase conclusiva dei progetti ha costituito occasioni di coinvolgimento degli studenti, degli operatori scolastici, delle famiglie e della cittadinanza: le scuole in rete, infatti, hanno organizzato delle mostre relative ai percorsi effettuati, in cui i visitatori hanno potuto visionare documentazione, fotografie, elaborati, materiale multimediale sul tema sicurezza e conferenze finali di presentazione delle attività svolte. Le Reti di scuole hanno realizzato, tra le altre, le seguenti attività: incontri con esperti, interventi formativi per insegnanti, personale ATA, alunni, interventi informativi e/o di comunicazione, prove di evacuazione, aggiornamento del documento di valutazione dei rischi e dei piani di emergenza, produzione di materiali (cartelloni, libri, opuscoli, giochi, DVD …). Per quanto riguarda il numero di soggetti coinvolti, la Tabella 3, tratta dal Report DoRS, documenta l’elevato grado di partecipazione di alunni e insegnanti.

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Tabella 3 – Soggetti coinvolti nei progetti delle reti

SCUOLA D’INFANZIA

SCUOLA

PRIMARIA

SCUOLA

SECONDARIA DI 1° GRADO

SCUOLA

SECONDARIA DI 2° GRADO

CLASSI 367 960 530 731

ALUNNI 8.885 21.537 11.227 16.471

INSEGNANTI 681 1.794 686 1.567

Le attività didattiche si sono svolte prevalentemente sulla base di metodologie finalizzate a favorire il coinvolgimento degli allievi (approccio ludico/interattivo, lavori di gruppo, cooperative learning, sperimentazioni sul campo …). Tutti i progetti hanno prodotto materiali informativi, per la didattica e per la documentazione (opuscoli, pieghevoli, poster, video …). Quasi tutte le scuole coinvolte hanno previsto azioni di monitoraggio delle attività, utilizzando diversi strumenti quali riunioni periodiche di verifica, griglie e questionari di valutazione e di gradimento. Infine, tra i punti di forza dei progetti indicati dai referenti nelle relazioni finali, si citano le collaborazioni/alleanze tra i diversi attori coinvolti nel progetto, la partecipazione attiva degli alunni nelle diverse fasi dei progetti e il coinvolgimento della comunità attraverso mostre, spettacoli teatrali e altri eventi. Conclusioni Numerose scuole in Piemonte hanno acquisito esperienze educative e didattiche sul tema della sicurezza: valorizzarle, arricchirle e diffonderle significa non disperdere un patrimonio di risorse umane ed esperienze didattiche, che hanno dimostrato come le attività formative sulla sicurezza e sulla prevenzione sono non solo possibili ma anche arricchenti, sul piano cognitivo e operativo, a qualsiasi età scolare. Dalla valutazione finale dei progetti (cfr. Report DoRS) risulta che le attività hanno contribuito ad accrescere la consapevolezza dei rischi, la capacità di controllarli e la conoscenza degli obblighi in tema di sicurezza. Alla luce dei risultati ottenuti e al fine di dare continuità alle attività, la Direzione Sanità della Regione Piemonte, l’Ufficio Scolastico Regionale e la Direzione Regionale INAIL Piemonte hanno ritenuto opportuno rinnovare la collaborazione in tema di promozione della cultura della sicurezza nelle scuole, stipulando una nuova convenzione il 26 luglio 2011. La nuova convenzione INAIL-Regione-USR si pone l’obiettivo di sostenere “la promozione e divulgazione della cultura della salute e della sicurezza del lavoro nei percorsi formativi scolastici” mettendo a disposizione delle scuole non solo risorse economiche, ma anche un patrimonio di conoscenze ed esperienze tecnico scientifiche, di ricerca, informazione, documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, della sicurezza sul lavoro nonché di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

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2.4 L’indagine “Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro” Graziella Silipo, Responsabile del progetto “Donna P.E.R.LA”

Donne al lavoro In Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi dell’Unione Europea (46.1% rispetto al 58.2% di riferimento della UE 27). Il nostro paese, tuttavia, è tra gli stati europei dove tale occupazione è cresciuta di più, salendo di circa sette punti percentuali negli ultimi dieci anni (dati EUROSTAT 2010). Secondo i dati, inoltre, vi sono differenze di genere nella tipologia d’impiego; ad esempio le donne sono occupate soprattutto in lavori part-time e sono meno rappresentate in ruoli decisionali elevati e meglio retribuiti; le gerarchie sono chiaramente dominate dagli uomini, che occupano il 60/70% delle posizioni più elevate. La letteratura presenta diversi studi epidemiologici che evidenziano rischi più elevati per le donne, rispetto agli uomini, di sviluppare alcune patologie correlate al lavoro, tra cui soprattutto malattie muscolo-scheletriche, disturbi mentali, asma. L’indagine regionale “Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro” nasce nel 2009 proprio dall’esigenza di esplorare le criticità emergenti del lavoro femminile e di indagare, a livello territoriale, le condizioni di lavoro, i rischi in azienda e lo stato di salute di lavoratori occupati, in Piemonte, in settori a elevata occupazione femminile. Obiettivi dell’indagine Donna PERLA − verificare la condizione di “tutela” territoriale; − descrivere e mappare le condizioni di salute e di sicurezza, evidenziando le differenze

tra uomini e donne, e tra i diversi settori lavorativi, riguardo all’esposizione a fattori di rischio e alla frequenza di patologie correlate al lavoro;

− costruire le basi per realizzare una banca dati di buone prassi di contrattazione nazionale, territoriale, aziendale sul tema della salute e sicurezza delle lavoratrici;

− supportare la contrattazione, soprattutto aziendale, per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza delle donne lavoratrici;

− fornire elementi di conoscenza ai RLS e alle RSU al fine di sviluppare azioni mirate all’approfondimento della valutazione dei rischi e al miglioramento delle condizioni di lavoro e di salute delle lavoratrici.

Metodologie adottate Il gruppo di lavoro interdisciplinare che ha guidato il progetto ha selezionato per l’indagine i seguenti settori produttivi: commercio (grande distribuzione); alberghi e ristorazione (mense incluse); assistenza agli anziani (case di riposo e riabilitazione); assistenza all’infanzia (asili nido); imprese e cooperative di pulizia; trasformazione e conservazione degli alimenti; industria tessile e dell’abbigliamento; produzione di particolari meccanici. L’indagine è stata condotta nel periodo tra giugno e settembre 2010 e ha coinvolto, nei settori produttivi selezionati, un campione di 25 aziende che sono state individuate (per dimensione aziendale e rappresentatività geografica) utilizzando l’archivio “Flusso INAIL – ISPESL – Regioni del 2006”. I lavoratori delle aziende identificate sono stati invitati a partecipare all’indagine rispondendo a un questionario, composto di 186 domande, divise in cinque sezioni principali che riguardano il lavoro, l’ambiente e l’organizzazione del lavoro, i problemi di salute, le caratteristiche socio-demografiche e gli stili di vita. I questionari, circa 2000, sono stati presentati spiegando gli obiettivi dell’indagine, somministrati ad altrettanti lavoratori e lavoratrici (20.8% uomini e 79.2% donne) e raccolti

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durante un’assemblea sindacale dedicata, condotta dai funzionari sindacali componenti il gruppo di lavoro insieme ai RLS (Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza) e alle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie). Questa modalità ha consentito la restituzione di più del 90% dei questionari compilati. Le analisi statistiche (descrittive e inferenziali) sono state eseguite dagli operatori della S.C. Servizio di Epidemiologia dell’ASL T03 componenti il gruppo di lavoro. Alcuni dati

Caratteristiche generali dei partecipanti Il campione era composto di 346 lavoratori e 1315 lavoratrici (uomini: 20.8%; donne: 79.2%); ben 213 intervistati non avevano risposto alla domanda relativa al genere. Stratificando per settore, i lavoratori maschi sono impiegati maggiormente nell’alimentare (61.6%) e nel tessile (24.6%), mentre le lavoratrici, oltre al settore alimentare (45.5%), sono principalmente rappresentate dal settore metalmeccanico (19.3%).

Caratteristiche socio-demografiche e stili di vita Riguardo alle caratteristiche socio-demografiche del campione, l’età media è di 41.8 anni (mediana: 43 anni), con il 35% dei soggetti di età inferiore ai 40 anni; analizzando anche il settore, l’unico rilievo era nella differenza di età media tra maschi e femmine (39.7 vs 46.3 anni) nel settore delle pulizie.

Ambiente di lavoro Elevate proporzioni di soggetti riportavano di lavorare in condizioni microclimatiche sfavorevoli, soprattutto riguardo alla temperatura estiva (49%), all’umidità (44%) e al ricambio d’aria nel locale di lavoro (40%), mentre temperature invernali inadeguate erano riferite da una percentuale inferiore (27%). La presenza di fattori microclimatici avversi era maggiore nel settore tessile e in quello del commercio. Inoltre, circa il 45% dei lavoratori affermava di dover passare sempre o spesso da ambienti caldi ad ambienti freddi, o viceversa, con proporzioni ancora maggiori nei settori dell’assistenza, tessile e metalmeccanico (quest’ultimo limitatamente alle donne). Per il 16% degli intervistati l’illuminazione nel locale di lavoro era inadeguata. Quasi il 50% dei lavoratori era esposto a rumore sempre o spesso elevato, ma la proporzione di quelli che riferivano di utilizzare sempre o spesso mezzi di protezione acustica era solo del 30%. L’11% dei soggetti dichiarava di dover parlare a voce molto alta o urlata per farsi comprendere da un compagno di lavoro distante un metro da sé, cosa che indicherebbe esposizione a livelli di rumorosità molto elevati, con percentuali più alte tra le donne impiegate nei settori tessile (20%) e alimentare (14.3%). Il 60% del campione riferiva di essere esposto a polveri, di cui la metà ad alti livelli, il 24% a vapori di solventi, di cui un terzo ad alti livelli, e il 17% a fumi (40% ad alta intensità). L’esposizione ad elevati livelli di polveri era più concentrata tra le donne del settore tessile e tra quelle del settore pulizie, mentre quella ad alti livelli di vapori di solventi e di fumi tra le lavoratrici del settore metalmeccanico e dell’assistenza. È da sottolineare che tra i soggetti esposti ad alte concentrazioni di polveri, vapori di solventi o fumi, solo un terzo riferisce che nella propria principale postazione di lavoro sono presenti sistemi di aspirazione localizzata efficienti o accesi regolarmente. Circa il 20% degli intervistati era esposto a liquidi biologici, quasi tutti impiegati nei settori alimentare e dell’assistenza, dove la proporzione di esposti risultava superiore al 90%; la quasi totalità degli esposti utilizzava guanti nel corso della loro manipolazione (99%), mentre percentuali inferiori utilizzavano mascherina (84%) o occhiali (79%).

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Fattori ergonomici Riguardo ai fattori ergonomici cui i lavoratori erano esposti per almeno due ore al giorno, circa un quarto del campione riferiva di sollevare o movimentare carichi pesanti, oltre la metà di dover piegare o ruotare spesso il busto, due terzi di compiere movimenti ripetitivi con le mani, il 35% di fare sforzi muscolari molto intensi e il 21% di lavorare con le mani sopra l’altezza delle spalle. Tra questi, solo il sollevamento/movimentazione di carichi era più diffuso tra gli uomini che tra le donne (30% vs. 23%); in particolare, la percentuale di esposti a movimenti ripetuti per le mani osservata tra le donne era il doppio di quella tra gli uomini (76% vs. 38%). L’esposizione ad altri fattori ergonomici per almeno due ore al giorno era riportata da percentuali inferiori al 10%, con percentuali di esposti generalmente superiori tra le donne, eccetto che per l’utilizzo di strumenti vibranti e l’arrampicarsi su scale o saltare da altezze differenti. La percentuale di esposti a sollevamento e movimentazione di carichi pesanti per almeno due ore/die, come pure a flessione o rotazione frequente del busto, era massima nei settori dell’assistenza, delle pulizie e del commercio, e tra le donne impiegate nel tessile (41%). Inoltre, il 6% riferiva di dover sollevare persone, prevalentemente non autosufficienti; questa proporzione saliva all’83% nel settore assistenza, mentre in nessun altro settore la percentuale di esposti superava l’1%, tranne che tra gli addetti del settore pulizie (2.4%); tra gli esposti, solo il 20% riferiva che erano disponibili dispositivi di sollevamento, che comunque non erano utilizzati sempre o spesso dal 20% dei lavoratori dove questi erano disponibili.

Fattori psicosociali Riguardo all’organizzazione del lavoro, oltre il 60% degli intervistati riferiva che il proprio ritmo di lavoro è determinato da una macchina, il 65% di dover lavorare sempre o spesso ad un ritmo elevato per tutto l’orario di lavoro, il 54% di non poter decidere liberamente come svolgere il proprio lavoro, il 58% di non avere voce in capitolo sulla quantità di lavoro assegnato, il 61% di non poter prendere iniziative e il 45% di non avere la possibilità di imparare cose nuove sul lavoro. La relazione con la direzione aziendale appare problematica in una proporzione importante dei casi, con il 69% degli intervistati che riportava di non essere informato con sufficiente anticipo su decisioni o cambiamenti importanti, il 31% di non ricevere tutte le informazioni necessarie per lo svolgimento del proprio lavoro, il 55% di non ricevere riconoscimento e apprezzamento per il proprio lavoro, il 38% di non essere trattato con giustizia, il 29% di non ricevere chiari obiettivi da raggiungere, il 38% di non fidarsi delle informazioni che derivano dalla direzione aziendale, che per il 23% del campione non si fida a sua volta di come lavorano i suoi dipendenti. Riguardo al proprio diretto superiore, il 47% riferisce che egli non ritiene importante la soddisfazione delle persone che lavorano con lui, il 35% che non è bravo a programmare il lavoro, il 31% che non è disponibile ad ascoltare i problemi sul lavoro dei suoi diretti dipendenti e il 38% di non ricevere da lui aiuto e supporto; inoltre, solo il 19% dei lavoratori afferma che i conflitti sono sempre o spesso risolti con giustizia e il 24% che il lavoro è distribuito equamente. Solo una piccola parte del campione (10%) riferiva di avere sempre o spesso rapporti con clienti; circa un terzo di questi lamentavano conflitti frequenti con i clienti, mentre quasi la metà riferiva di sentirsi sotto pressione per l’accumularsi di clienti. Il 3% del campione ha ricevuto molestie sessuali e la stessa percentuale minacce di violenza fisica, prevalentemente da parte di colleghi, ma per una quota considerevole anche da parte di capi. Una quota inferiore (1.5%) riportava di aver subito violenza fisica sul lavoro, in quasi la metà dei casi da parte di capi e per circa metà da parte di colleghi o subordinati. Inoltre, il 20% riferisce di aver subito prepotenze sul lavoro, nella maggioranza dei casi da parte di colleghi (56%), ma per una quota considerevole anche da parte di capi (39%).

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Circa un terzo degli intervistati si dichiarava insoddisfatto o molto insoddisfatto del proprio lavoro, che viene ritenuto rispettivamente dal 50 e dal 60% dei lavoratori di togliere così tanto tempo ed energia da influire negativamente sulla vita privata.

Infortuni Il 6% del campione riferiva di aver subito nell’ultimo anno almeno un infortunio, di cui quello più grave aveva comportato una media di 27 giorni assenza (mediana: 10 giorni). La proporzione di soggetti con almeno un infortunio era quasi doppia tra gli uomini (8.7%) rispetto alle donne (4.7%), e particolarmente elevata nel settore pulizie (20%), mentre nella metalmeccanica si osservava il valore più basso (3.6%).

Apparato muscoloscheletrico Si rileva un’alta prevalenza attuale di disturbi muscolo-scheletrici (per almeno 4 giorni nell’’ultima settimana), in particolare a carico della regione cervicale (37%) e lombare (29%), e di spalle (31%) e polsi/mani (25%), mentre la prevalenza è di molto inferiore per le altre regioni. La prevalenza di lombalgia così definita era superiore tra le donne (30%) che tra gli uomini (22%) e presentava i valori più elevati nei settori delle pulizie (56%) e dell’assistenza (44%). I disturbi muscolo scheletrici dell’arto superiore riferiti all’ultima settimana (che includono quelli nella regione cervicale, alle spalle, ai gomiti e a polsi/mani) nel loro complesso avevano una prevalenza del 55% ed erano anch’essi più diffusi tra le donne (59%) che tra gli uomini (37%), mentre i settori più colpiti risultavano quello delle pulizie (70%) e quello metalmeccanico (66%). Ancora più elevate delle prevalenze riferite all’ultima settimana erano le corrispondenti prevalenze periodali riferite all’ultimo anno (per almeno 4 giorni nell’arco di una settimana (regione cervicale: 53%; regione lombare: 42%; spalle: 45%; polsi/mani: 36%) e le proporzioni di soggetti che riportavano problemi nello svolgimento dell’attività lavorativa a causa di tali disturbi negli ultimi 12 mesi (regione cervicale: 43%; regione lombare: 36%; spalle: 34%; polsi/mani: 30%). Quasi l’80% dei soggetti intervistati dichiarava di aver avuto mal di schiena nella regione lombare in passato. Di questi, quasi il 10% era stato ricoverato per tali disturbi, il 12% aveva dovuto cambiare lavoro e il 43% aveva consultato un medico, un fisiatra o un chiropratico nell’ultimo anno; inoltre, il 35% riferiva di essere stato assente dal lavoro per almeno un giorno nell’ultimo anno a causa dei disturbi alla schiena, di cui un terzo per più di una settimana, e più della metà di aver ridotto la normale attività lavorativa, di cui circa un quarto per più di una settimana.

Apparato cutaneo Eczemi cutanei o altre forme di allergia cutanea sono stati riportati dal 30% del campione, di cui oltre la metà erano durati per almeno sei mesi. Problemi cutanei negli ultimi 12 mesi erano presenti in circa un quarto del campione, senza differenze di genere, ed erano concentrati soprattutto su mani (78%), avambracci (55%), collo, orecchie e occhi (46%), cosce (31%) e pieghe dei gomiti (24%). L’analisi per settore non mostra differenze sostanziali nella prevalenza di problemi cutanei nell’ultimo anno, eccetto che per i settori delle pulizie e del commercio, in cui le prevalenze sono di gran lunga superiori alla media del campione (48% e 40%, rispettivamente).

Apparato respiratorio Il 18% dei soggetti intervistati riferiva sintomi indicativi di bronchite cronica e il 20% di asma bronchiale (il 7% del campione dichiarava che l’asma era stata diagnosticata da un medico). Entrambe le patologie non presentavano complessivamente sostanziali differenze per genere, anche se sia l’asma che la bronchite cronica erano particolarmente diffuse tra le donne impiegate nel settore pulizie (47% per entrambe) e tra i maschi del settore metalmeccanico (41% e 37%, rispettivamente). In circa un terzo dei rispondenti i sintomi asmatici comparivano o si accentuavano durante l’attività lavorativa, mentre nel

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50% diminuivano o scomparivano durante le vacanze estive e in un quinto dei casi durante il fine settimana.

Depressione e alcolismo Sulla base delle risposte su disturbi psicologici riferiti alle ultime due settimane, l’8% degli intervistati risultava essere affetto da depressione, con forti differenze per genere (9% tra le donne, 4% tra gli uomini) e una prevalenza molto elevata tra le lavoratrici del settore pulizie (18%), mentre il 9% riferiva problemi di alcolismo o di abuso di bevande alcoliche negli ultimi tre mesi, anche per questa patologia con percentuali molto superiori tra gli uomini (20%) rispetto alle donne (6%).

Salute riproduttiva Quasi il 20% delle donne intervistate riferiva di essere in menopausa, in media da 5.3 anni (mediana: 4 anni) e il 72% di avere figli. Relativamente all’ultimo figlio, il 57% delle donne dichiarava che era nato quando già svolgeva il lavoro attuale, il 17% che questi era nato prima dell’inizio del nono mese e il 5% che aveva un peso alla nascita inferiore a 2500 grammi. In occasione di tale gravidanza, il 42% delle lavoratrici aveva smesso di lavorare entro la fine del terzo mese, mentre circa un terzo aveva continuato a lavorare oltre il 6 mese. Il 16% delle donne riferiva di aver subito discriminazioni al rientro dall’ultima maternità, di cui il 73% in forma di cambiamenti della mansione, il 75% di cambiamenti della postazione di lavoro e il 62% di orari, mentre meno del 20% aveva partecipato a corsi di formazione/aggiornamento; complessivamente, il 18% giudicava che le proprie condizioni di lavoro fossero peggiorate e il 16% che fossero migliorate. Inoltre, quasi il 10% delle lavoratrici riferiva di aver provato ad avere figli senza riuscirvi e il 7.5% di aver avuto aborti spontanei, da quando svolgevano il lavoro attuale. La proporzione di donne che riferivano di aver avuto parti pretermine era particolarmente elevata tra le lavoratrici del settore metalmeccanico (21%), mentre quella di donne con pregressi aborti spontanei era massima nei settori delle pulizie (22%) e dell’assistenza (20%). Quest’ultimo settore presentava anche la percentuale di lavoratrici con problemi di fertilità (17%). Gruppo di lavoro interdisciplinare Graziella Silipo (CGIL Piemonte) - Responsabile del progetto Franca Turco (Consigliera Parità Piemonte) - Coordinatrice del progetto Laura Seidita (CGIL Piemonte) Aldo Celestino (CISL) Anna Maria D’Angelo - Teresa Cianciotta (UIL Piemonte) Angelo d’Errico - Denis Quarta (Epidemiologia Piemonte) Giuseppina Roggero (INAIL) Giulia Ciralli (Regione Piemonte).

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2.5 Il rischio lavorativo silice-correlato in Piemonte Bice Fubini, Università di Torino, Centro Interdipartimentale “G. Scansetti" per lo Studio degli Amianti e di altri Particolati Nocivi

INTRODUZIONE Da anni il Centro “G. Scansetti” dell’Università di Torino collabora con INAIL Piemonte, nell’ambito delle azioni prevenzionali attuate nel territorio a tutela del rischio connesso alla presenza di polveri e fibre nei luoghi di lavoro. In questo ambito INAIL Piemonte ha finanziato un dottorato di ricerca finalizzato allo studio dei casi di silicosi e tumori del polmone, associati all’esposizione a silice, riconosciuti in Piemonte, al fine di identificare i comparti più a rischio, i materiali in questi utilizzati e analizzare i meccanismi chimici alla base della loro patogenicità. A tale scopo sono stati analizzati i casi di silicosi riconosciuti tra il 1980 e il 2006. Si tratta di 837 casi rappresentativi di un fenomeno in forte decremento grazie all’eliminazione della silice da numerosi cicli lavorativi e all’adozione di adeguate misure di prevenzione e protezione. Di questi è stato possibile effettuare l’analisi dettagliata della documentazione relativa a 444 casi che hanno, pertanto, costituito il materiale di studio. La ricognizione effettuata ha evidenziato che il 47% dei casi è attribuito alle attività metallurgiche (fonderie e acciaierie), il 26% alle attività di estrazione e lavorazione dei lapidei, sia coerenti che incoerenti, il 15% alle attività edilizie e il 12% ad attività varie, fra cui prevalgono quelle della produzione del vetro. Sui 444 casi esaminati, 24 sono associati a tumore del polmone che incidono sul totale dei casi di silicosi esaminati in misura del 5 per cento. Non sono stati evidenziati per il Piemonte, dall’analisi delle banche dati INAIL, casi di tumore del polmone associati alla sola esposizione a silice libera cristallina. Relativamente alle attività lavorative, 12 casi sono stati contratti nel comparto metallurgico, 7 nel comparto della lavorazione dei lapidei, 4 nel comparto edile e 1 nel comparto dell’impiantistica elettrica. I risultati ottenuti da questa analisi indicano, quindi, che i casi di tumore del polmone esaminati sono circostanziati essenzialmente a quattro tipologie di attività caratterizzate da gradazioni diverse di rischio e con un apparente eccesso di rischio nel comparto metallurgico. Tale risultato, per quanto coerente con le osservazioni della IARC (1997, vol. 68), tuttavia, andrebbe verificato attraverso uno studio epidemiologico di dettaglio che tenga conto del numero degli addetti, all’epoca dell’esposizione, nei diversi comparti. In assenza, al momento, di tali informazioni e in un’ottica di prevenzione del rischio si è proceduto, quindi, a verificare se i materiali attualmente utilizzati nei comparti rivelatisi più a rischio cancerogeno abbiano, effettivamente, lo stesso potenziale patogeno. Si è, quindi, proseguito nell’acquisire, previa disponibilità di alcune aziende selezionate fra quelle sulle quali era stata effettuata la verifica delle condizioni di sussistenza dell’obbligo assicurativo silicosi, campioni di silice e/o di materiali a base silicea nei comparti che si sono rivelati più a rischio. I campioni, oggetto delle analisi più avanti descritte, sono costituiti da argille silicee utilizzate nel comparto laterizi, di diorite lavorata nel comparto lapideo della Valdossola, di sabbie silicee utilizzate nel comparto produzione del vetro e vari materiali refrattari utilizzati nel comparto fonderie.

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La silice cristallina causa una delle malattie professionali più antiche e conosciute, la silicosi, e come messo in luce da dati sperimentali ed epidemiologici, provoca carcinoma polmonare e diverse malattie autoimmuni. Il suo meccanismo di azione è però ancora parzialmente oscuro. Il potenziale patogeno varia non solo da un polimorfo all’altro (Iler, 1979); (Castranova, 1996); (Fubini, 1998a) ma anche tra polveri dello stesso polimorfo. (Fubini et al., 2004; Bruch et al., 2004; Cakmak et al., 2004; Seiler et al., 2004). Quindi ad una formula così semplice corrispondono una varietà di particolati con proprietà superficiali differenti e quindi con reattività e patogenicità differenti. È stata evidenziata dalla International Agency for Research on cancer (IARC vol 68, 1997 confermato in IARC vol 100c, 2011) una correlazione tra l’esposizione a polveri di silice cristallina e il cancro polmonare. Tale relazione non è tuttavia presente in tutti i casi esaminati. Tale variabilità è dovuta a diversità tra i vari polimorfi e/o a fattori esterni es. contaminanti. In entrambi i casi le differenze chimico-fisiche tra una e l’altra sorgente di silice vengono coinvolte nel determinarne il grado di patogenicità. Molte caratteristiche chimico-fisiche risultano coinvolte nella patogenicità della silice. Ad esempio la tossicità della silice è strettamente legata alla forma, alla dimensione e alla micromorfologia delle particelle che variano molto a seconda dell’origine della polvere. La superficie delle particelle è il luogo dove iniziano i processi patogeni. Le funzionalità chimiche che possono essere presenti alla superficie delle particelle sono numerose e dipendono dalla storia del campione in esame, e queste determinano il tipo di interazione della particella con cellule e tessuti. I radicali di superficie e gli ioni ferro intrappolati costituiscono per esempio dei centri reattivi, sia capaci di generare radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno (ROS), sia di distruggere le difese antiossidanti come acido ascorbico (Fenoglio et al., 2000) e glutatione (Fenoglio et al., 2003). Inoltre radicali di superficie e ioni ferro reagiscono con i ROS prodotti dai macrofagi attivati dall’interazione con la silice portando ad ulteriore produzione di radicali e conseguente stress ossidativo. Questo meccanismo contribuisce fortemente alla patogenicità della silice. Anche la presenza di ioni metallici, come contaminanti alla superficie può influire sulla patogenicità della silice. Queste impurezze possono essere naturali (Al, Fe, Ti, Na, Ca, K) o derivare da contaminazione durante i processi di lavorazione. La presenza di ioni metallici modifica per esempio il grado di idrofilia (altra caratteristica che ha un ruolo nella patogenicità della silice), la carica superficiale e la capacità di generare radicali liberi. Gli ioni metallici non hanno tutti lo stesso effetto, il ferro ad esempio può causare sia un aumento (Castranova et al., 1997; Hetland et al., 2001) sia una diminuzione (Ghiazza et al., 2011) della tossicità a seconda della quantità, mentre la presenza di alluminio la diminuisce sempre (LeBouffant et al., 1977; Nola net al., 1981; Begin et al., 1987b; Schins et al., 2002; Clouter et al., 2001; Schins et al., 2002). Nell’ambito dello studio effettuato, si è cercato di valutare quali proprietà influiscono sulla tossicità analizzando campioni di silice provenienti dai quattro comparti lavorativi descritti nell’introduzione che hanno rappresentato e rappresentano una fonte di rischio maggiore per i lavoratori. RISULTATI Tutti i campioni sono stati ridotti in polvere prima attraverso rottura manuale con martello e poi attraverso macinazione in un mulino ad oscillazione per 30 minuti a 27 Hz. Sono stati macinati circa 500 mg di campione in giare di agata e sottoposti a numerose analisi al fine di rilevarne i caratteri chimico-fisici.

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Fase cristallina e composizione elementare

Tabella 1: composizione elementare dei campioni di silice esaminati (% peso di ossidi). Morfologia delle particelle L’analisi di microscopia elettronica a scansione (SEM) ha rilevato una morfologia tipica del quarzo con particelle aventi forma e distribuzione irregolari per tutti i campioni analizzati. Per quanto riguarda le dimensioni delle particelle, i campioni risultano essere molto eterogenei (da pochi μm fino a 100 μm). Generazione di radicali liberi Tutti i campioni sono stati testati attraverso la tecnica dello spin trapping per valutare la capacità di generare radicali liberi. È stata valutata la generazione di radicali ossidrile generati attraverso la reazione di Fenton e la generazione di radicali carbossile ottenuti per rottura omolitica del legame C-H della molecola target formiato di sodio. Dall’analisi degli spettri EPR è emerso che tutti i campioni sono in grado di generare radicali ossidrile, mentre non tutti generano radicali carbossile. Infatti le argille crude (rossa e bianca) del comparto laterizio e la polvere proveniente dalle pareti del comparto lapideo, risultano essere inattive nella generazione di questi radicali, al contrario degli altri campioni che invece sono attivi, in particolar modo il campione refrattario cotto. Tale differenza potrebbe essere dovuta alla differente presenza di ioni ferro alla superficie o di radicali stabili sempre alla superficie che intervengono nella reazione di generazione di

Campioni SiO2 Al Fe K Ca Ti Na Zn

LATE

RIZ

IO

Argilla rossa cruda 73.17 19.76 2.19 3.29 0.43 1.07 - -

Argilla bianca cruda 76.40 18.36 0.59 2.05 0.33 0.66 - 0.11

Argilla rossa cotta 74.92 18.28 2.27 3.29 0.31 1.05 - -

Argilla bianca cotta 77.73 18.60 0.62 1.72 0.15 0.72 - 0.12

LAPI

D. Cubetto 61.20 15.24 3.51 3.37 6.83 0.37 4.94 -

Polvere cubettatrice 63.41 16.59 0.88 2.48 5.59 0.28 6.27 -

VET

RO

Scarto 70.64 - 0.03 - 10.95 0.04 17.81 -

Sabbia 96.63 3.24 - - 0.09 - - -

MET

AL Refrattario cotto 37.33 50.85 2.05 0.52 0.62 8.03 - 0.09

Refrattario crudo 40.12 47.91 0.68 0.80 6.73 0.95 - 0.12

Dalla diffrattometria a raggi X risulta che tutti i campioni, ad eccezione di quello del comparto vetro, sono costituiti sia da silice cristallina (quarzo) che da altre fasi cristalline. Il campione del comparto vetro, che presenta solamente picchi relativi al quarzo, è anche il campione con il quantitativo maggiore di SiO2 (dal 70 al 96%) mentre gli altri campioni hanno una quantità di silice leggermente inferiore fino a circa 40% dei campioni del comparto metallurgico, come evidenziato dall’analisi elementare (Tabella 1). La presenza di picchi differenti dalla silice cristallina può quindi essere dovuta alla presenza di altre fasi cristalline presenti come impurezze. L’analisi XRF ha quindi confermato i risultati ottenuti dagli spettri XRD.

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radicali liberi in soluzione. Per valutare il meccanismo di generazione dei radicali liberi è stato valutato il ferro biodisponibile con l’utilizzo di molecole chelanti specifiche. Determinazione della potenziale disponibilità del Ferro Svolgendo il ferro un ruolo fondamentale nella tossicità di diversi particolati, è stata misurata la quantità di ferro facilmente rimovibile presente sulla superficie dei campioni esaminati. Nei campioni di argilla rossa si ha in generale, con la cottura, un aumento del ferro disponibile presente, principalmente in forma di Fe3+. Nelle argille bianche la quantità di ferro disponibile è uguale sia nel campione cotto che in quello crudo, ma al contrario delle argille rosse la cottura porta all’aumento del Fe2+. I campioni del comparto lapideo, cubetto e polvere sottostante la macchina cubettatrice, possiedono la stessa quantità di ferro con prevalenza della forma Fe3+. Il campione scarto invece non contiene ferro e la sabbia in quantità minime. Per ciò che riguarda i campioni refrattario crudo e cotto, si può osservare che in questo caso la cottura porta ad una diminuzione del ferro biodisponibile. Il ferro presente nel campione crudo è in uguale quantità sottoforma di Fe2+ e Fe3+. CONCLUSIONI Dall’analisi effettuate risulta che i campioni sono costituiti da quarzo miscelato ad altre fasi cristalline, come confermato sia dagli spettri XRD che dall’analisi elementare. Anche l’analisi al SEM indica una morfologia tipica del quarzo con particelle aventi forma e distribuzione irregolari. Come descritto precedentemente la presenza di ferro modula la tossicità della silice (Castranova et al., 1997; Hetland et al., 2001; Ghiazza et al., 2011). In particolare sia in forma di Fe3+ che in forma Fe2 può contribuire alla generazione di radicali liberi + (rottura omolitica del legame C-H e/o reazione di Fenton). Per spiegare quindi il rilascio di radicali, è stato effettuato un test di valutazione del ferro biodisponibile nei vari campioni in esame (Lund et al., 1990). Per le argille rosse si può osservare che la cottura porta ad un aumento del ferro biodisponibile che può essere la causa dell’aumento del rilascio di radicali, mentre nelle argille bianche la cottura non porta all’aumento del ferro biodisponibile, ma la generazione di radicali centrati al carbonio aumenta a causa probabilmente dell’aumentare del ferro in forma Fe2+. I campioni del comparto lapideo presentano la stessa quantità di ferro, ma il cubetto risulta essere più attivo nel test di rottura omolitica del legame C-H rispetto alla polvere depositata sotto la macchina cubettatrice. Questo effetto potrebbe essere dovuto al fatto che il campione derivante dal cubetto è stato macinato di fresco rispetto alla polvere depositata sotto la cubettatrice, che è già in forma di polvere. La presenza di dangling bonds generata durante la macinazione, potrebbe essere il sito attivo da cui si generano i radicali. Nonostante l’assenza di ferro nel campione scarto proveniente dal comparto di lavorazione del vetro, questo risulta essere attivo nella generazione di radicali, in particolar modo nel test di generazione del radicale ossidrile. Risulta inoltre essere più attivo rispetto al campione di sabbia che contiene invece una piccola quantità di ferro, e questo si pensa possa essere dovuto alla rottura omolitica del legame Si-O che avviene in seguito al processo di macinazione che non vi è stato per il campione di sabbia (Fubini et al., 1990; Fubini et al., 1998a). Per quel che riguarda i campioni di refrattario cotto e crudo il primo risulta essere il più attivo nella generazione dei radicali nonostante la quantità di ferro sia inferiore. Ciò potrebbe essere dovuto al processo di cottura che espone siti attivi nella generazione di radicali liberi, mascherando invece il Fe presente all’interno della struttura rendendolo quindi meno bio-disponibile.

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I dati ottenuti indicano quindi diverse reattività della silice in funzione del contenuto di ferro e della sua disponibilità oltre che di eventuali azioni meccaniche subite dai materiali, quali la macinazione, in grado di favorire la rottura omolitica del legame Si-O. Inoltre la generazione di radicali dovuta alla rottura omolitica del legame C-H sembra essere in accordo con i dati relativi al rischio pregresso associato all’inalazione di silice cristallina in Piemonte per cui il comparto metallurgico (fonderia) sembra caratterizzato da un eccesso di rischio, seguito dal comparto lapideo, laterizio e infine dal comparto vetro. Sono in corso ulteriori studi per verificare questi dati anche in considerazione della non totale sovrapponibilità dei materiali silicei utilizzati in passato con quelli oggetto del presente studio.

52

Hetland, R.B., Schwarze, P.E., Johansen, B.V., Myran, T., Uthus, N., and Refsnes, M.: Silica-induced cytokine release from A549 cells: importance of surface area versus size, 2001, HumExpToxicol Vol. 20, pagg. 46-55. Iler, R.K.: The chemistry of silica, 1979, New York: Wiley and Sons. Le Bouffant, L., Daniel, H., and Martin, J.C.: The therapeutic action of aluminium compounds on the development of experimental lesions produced by pure quartz or mixed dust, 1997, Inhaled Particles Vol. 4, pag. 389-400. Lund, L.G., and Aust, A.E.: Iron mobilization from asbestos by chelators and ascorbic acid, 1990, Archives of Biochemistry and Biophysics Vol. 278, pagg. 60-64. Nolan, R.P., Langer, A.M., Harrington, J.S., Oster, G., and Selikoff, I.J.: Quartz hemolysis as related to its surface functionalities, 1981, Environmental Research 26, 503-520. Schins, R.P.F.: Mechanisms of genotoxicity of particles and fibers, 2002, Inhalation Toxicology Vol. 14, pagg. 57-78. Schins, R.P.F., Duffin, R., Hohr, D., Knaapen, A.M., Shi, T., Weishaupt, C., Stone, V., Donaldson, K., and Borm, P.J.A.: Surface modification of quartz inhibits toxicity, particle uptake, and oxidative DNA damage in human lung epithelial cells, 2002, Chemical Research in Toxicology Vol. 15, pagg. 1166-1173. Seiler, F., Rehn, B., Rehn, S., and Bruch, J.: Different toxic, fibrogenic and mutagenic effects of four commercial quartz flours in the rat lung, 2004, International Journal of Hygiene and Environmental Health Vol. 207, pagg. 115-124.

Appendice statistica

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DATI DEMOGRAFICI (Fonte Istat)

REGIONE PIEMONTE: Dati Popolazione anni 2000-2010 e dettaglio forza lavoro/popolazione non attiva (in migliaia)

ANNO OCCUPATI IN CERCA DI OCCUPAZIONE NON FORZA LAVORO TOTALE

POPOLAZIONE

M F T M F T M F T M F T

2000 1.029 733 1.762 52 95 147 944 1.328 2.272 2.025 2.156 4.181

2001 1.022 753 1.776 45 71 116 954 1.330 2.284 2.022 2.154 4.176

2002 1.022 751 1.773 49 72 121 951 1.330 2.281 2.021 2.154 4.175

2003 1.028 749 1.777 45 57 102 961 1.357 2.318 2.034 2.163 4.197

2004 1.042 754 1.796 47 53 100 965 1.373 2.338 2.054 2.180 4.233

2005 1.063 766 1.829 37 53 89 983 1.384 2.368 2.083 2.203 4.286

2006 1.064 787 1.851 36 42 78 995 1.385 2.380 2.095 2.214 4.309

2007 1.066 796 1.863 38 44 82 1.001 1.385 2.386 2.105 2.225 4.330

2008 1.072 813 1.885 45 55 100 1.008 1.379 2.386 2.125 2.246 4.371

2009 1.061 800 1.860 69 68 137 1.009 1.394 2.403 2.139 2.262 4.400

2010 1.042 803 1.844 78 73 151 1.024 1.394 2.418 2.143 2.270 4.414

REGIONE PIEMONTE: Occupati anni 2000-2010 per settore di attività (in migliaia)

Anno MASCHI FEMMINE TOTALE

Agric. Industria Servizi Totale Agric. Industria Servizi Totale Agric. Industria Servizi Totale

2000 38 497 494 1.029 18 215 501 733 55 711 995 1.762

2001 37 487 498 1.022 18 216 519 753 55 704 1.017 1.776

2002 36 487 499 1.022 16 216 519 751 52 703 1.018 1.773

2003 42 488 499 1.028 18 194 538 749 60 681 1.036 1.777

2004 45 494 502 1.042 22 163 569 754 68 657 1.071 1.796

2005 48 497 518 1.063 23 163 580 766 71 660 1.098 1.829

2006 47 494 522 1.064 21 170 596 787 68 664 1.119 1.851

2007 46 497 523 1.066 20 162 614 796 66 659 1.138 1.863

2008 48 482 542 1.072 20 151 642 813 68 633 1.184 1.885

2009 50 474 537 1.061 22 135 642 800 72 609 1.179 1.860

2010 50 476 515 1.042 25 136 642 803 75 612 1.157 1.844

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REGIONE PIEMONTE: Occupati anni 2008-2010 per sesso e provincia (in migliaia)

Anno MASCHI FEMMINE TOTALE

2008 2009 2010 2008. 2009 2010 2008. 2009 2010

TORINO 543 533 520 429 410 410 972 943 929

VERCELLI 43 44 42 30 32 34 73 77 76

BIELLA 45 44 42 36 36 35 81 80 78

VERBANIA 40 39 39 29 29 29 70 67 68

NOVARA 93 90 90 65 66 66 157 156 156

CUNEO 153 153 152 110 114 112 263 267 264

ASTI 54 55 54 40 39 39 94 94 93

ALESSANDRIA 101 104 103 73 73 78 174 177 180

REGIONE PIEMONTE: Occupati anni 2008-2010 per settore di attività e provincia (in migliaia)

Anno AGRICOLTURA INDUSTRIA SERVIZI TOTALE

2008 2009 2010 2008. 2009 2010 2008. 2009 2010 2008. 2009 2010

TORINO 16 17 19 314 294 298 643 631 613 972 943 929

VERCELLI 4 4 4 26 25 24 44 48 48 73 77 76

BIELLA 2 2 3 33 31 29 45 46 46 81 80 78

VERBANIA 1 1 1 23 22 23 46 44 43 70 67 68

NOVARA 4 3 3 58 56 57 95 96 95 157 156 156

CUNEO 27 30 31 88 92 87 148 145 146 263 267 264

ASTI 8 6 7 30 32 31 56 56 54 94 94 93

ALESSANDRIA 6 8 7 61 56 61 106 112 112 174 177 180

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DATI INFORTUNI (Fonte Inail)

Infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2000-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

ANNO 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Infortuni 85.600 86.186 81.876 79.117 77.973 75.660 74.040 73.129 69.672 62.261 60.014

di cui mortali * 124 120 143 121 111 93 108 105 76 56 75

*: Nella banca dati statistica dell’Inail sono considerati come casi mortali denunciati tutti gli eventi il cui decesso è avvenuto entro 180 giorni dalla data in cui si è verificato l'infortunio per i quali è stata accertata, o è in via di accertamento la causa professionale. Sono, pertanto, esclusi quelli per i quali nello stesso periodo è stata accertata la causa non professionale.

Infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011 per gestione contabile Inail

ANNO Agricoltura Industria e Servizi * Dipendenti Conto Stato TOTALI

Infortuni di cui mortali Infortuni di cui

mortali Infortuni di cui mortali Infortuni di cui mortali

2008 4.902 7 62.427 69 2.343 0 69.672 76

2009 5.067 10 54.768 46 2.426 0 62.261 56

2010 4.544 7 53.167 67 2.303 1 60.014 75

*: riunisce tutte le attività, comprese quelle artigiane, assicurate in forma ordinaria all'Inail tramite le tariffe dei premi INDUSTRIA; ARTIGIANATO; TERZIARIO e ALTRE ATTIVITA'

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Distribuzione per sesso e gestione contabile Inail degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

2008 2009 2010

INDUSTRIA E SERVIZI

TOT 62.427 54.768 53.167

Maschi 42.597 35.623 34.435

Femmine 19.830 19.145 18.732

AGRICOLTURA

TOT 4.902 5.067 4.544

Maschi 3.996 4.103 3.689

Femmine 906 964 855

DIPENDENTI CONTO STATO

TOT 2.343 2.426 2.303

Maschi 656 679 626

Femmine 1.687 1.747 1.677

TOTALE

TOT 69.672 62.261 60.014

Maschi 47.249 40.405 38.750

Femmine 22.423 21.856 21.264

Distribuzione per provincia degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

2008 2009 2010

ALESSANDRIA Totale 8.108 7.341 6.813

di cui mortali 7 7 9

ASTI Totale 3.580 3.281 3.088

di cui mortali 7 3 6

BIELLA Totale 1.904 1.632 1.605

di cui mortali 3 3 0

CUNEO Totale 11.727 10.938 10.702

di cui mortali 18 13 19

NOVARA Totale 5.329 4.756 4.510

di cui mortali 5 3 12

TORINO Totale 33.513 29.883 28.912

di cui mortali 34 25 18

VERBANIA Totale 2.168 1.810 1.725

di cui mortali 0 2 2

VERCELLI Totale 3.343 2.620 2.659

di cui mortali 2 0 9

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Distribuzione per tipologia di rischio degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

ANNO

OCCASIONE PROPRIA DI LAVORO

ITINERE COMPLESSIVI Ambiente ordinario di lavoro Circolazione stradale

in occasione di lavoro

Totale di cui mortali Totale di cui mortali Totale di cui mortali Totale di cui mortali

2008 59.293 31 1.375 27 9.004 18 69.672 76

2009 50.340 31 3.854 16 8.067 9 62.261 56

2010 48.409 30 4.079 28 7.526 17 60.014 75

Distribuzione per provincia e per tipologia di rischio degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

Totale infortuni

denunciati di cui Mortali

2008 2009 2010 2008 2009 2010

ALESSANDRIA

Ambiente di lavoro ordinario 6.938 6.165 5.749 5 5 6

Circolazione stradale in occasione di lavoro 404 417 410 2 2 3

In itinere 766 759 654 0 0 0

ASTI

Ambiente di lavoro ordinario 3.069 2.817 2.657 1 3 2

Circolazione stradale in occasione di lavoro 178 173 150 5 0 3

In itinere 333 291 281 1 0 1

CUNEO

Ambiente di lavoro ordinario 10.321 9.574 9.308 11 9 9

Circolazione stradale in occasione di lavoro 414 474 521 4 3 6

In itinere 992 890 873 3 1 4

NOVARA

Ambiente di lavoro ordinario 4.467 3.960 3.777 1 0 5

Circolazione stradale in occasione di lavoro 228 282 212 1 1 5

In itinere 634 514 521 3 2 2

VERBANIA

Ambiente di lavoro ordinario 1.860 1.557 1.455 0 2 1

Circolazione stradale in occasione di lavoro 81 87 83 0 0 1

In itinere 227 166 187 0 0 0

TORINO

Ambiente di lavoro ordinario 25.828 22.595 21.824 9 10 4

Circolazione stradale in occasione di lavoro 2.138 2.247 2.494 14 10 6

In itinere 5.547 5.041 4.594 11 5 8

VERCELLI

Ambiente di lavoro ordinario 2.938 2.300 2.301 0 0 3

Circolazione stradale in occasione di lavoro 111 104 122 2 0 4

In itinere 294 216 236 0 0 2

BIELLA

Ambiente di lavoro ordinario 1.590 1.372 1.338 3 2 0

Circolazione stradale in occasione di lavoro 103 70 87 0 0 0

In itinere 211 190 180 0 1 0

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Distribuzione per settore di attività economica degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA TOTALE INFORTUNI di cui MORTALI

2008 2009 2010 2008 2009 2010

A Agrindustria 186 174 197 - - 1 B Pesca 4 1 1 - - - C Estrazione di minerali 97 83 81 1 - 1 DA Industria alimentare 1.322 1.213 1.060 2 - 2 DB Industria tessile e abbigliamento 820 618 625 1 - - DC Industria del cuoio, pelle e similari 25 30 30 - - - DD Industria del legno 544 462 411 4 - 2 DE Industria della carta 560 475 408 - - 1 DF Industria del petrolio 25 28 30 - - - DG Industria chimica 408 382 326 - - - DH Industria della gomma e plastica 1.121 837 843 2 1 - DI Industria lav. minerali non metalliferi 658 507 470 2 - 1 DJ Industria dei metalli 4.829 3.003 3.075 7 3 4 DK Industria meccanica 2.383 1.663 1.635 1 2 3 DL Industria macchine elettriche 793 663 615 2 - - DM Industria fabbricazione mezzi di trasporto 2.586 1.801 1.821 4 2 2 DN Altre industrie 627 498 447 - 1 1 D Totale Industrie manifatturiere 16.701 12.180 11.796 25 9 16 E Elettricità, gas, acqua 276 273 222 - 1 1 F Costruzioni 6.106 5.468 4.794 13 10 21 TOTALE INDUSTRIA 23.370 18.179 17.091 39 20 40 G 50 Commercio e riparazione auto 1.022 968 863 1 1 1 G 51 Commercio all'ingrosso 1.246 1.112 1.077 1 3 - G 52 Commercio al dettaglio 3.127 3.063 3.034 3 3 1 G Totale commercio 5.395 5.143 4.974 5 7 2 H Alberghi e ristorazione 2.109 1.969 1.925 - 1 - I Trasporti 5.500 4.548 4.173 9 4 11 J Intermediazione finanziaria 476 479 480 2 - - K Attività immobiliari e servizi alle imprese 5.101 4.699 4.472 4 3 10 L Pubblica Amministrazione 1.866 2.088 1.911 - 1 - M Istruzione 501 562 610 - - - N Sanità e servizi sociali 2.776 2.949 2.854 5 - 1 O Altri servizi pubblici 3.059 3.419 3.082 2 3 - P Personale domestico 323 396 443 - 1 - TOTALE SERVIZI 27.106 26.252 24.924 27 20 24 Non determinato (*) 11.951 10.337 11.152 3 6 3 INDUSTRIA E SERVIZI 62.427 54.768 53.167 69 46 67 AGRICOLTURA 4.902 5.067 4.544 7 10 7 DIPENDENTI CONTO STATO 2.343 2.426 2.303 - - 1 TOTALE INFORTUNI DENUNCIATI 69.672 62.261 60.014 76 56 75

(*) trattasi principalmente di casi con assenza dal lavoro non superiore a 3 giorni, per i quali non c'è l'obbligo della denuncia da parte del datore di lavoro.

61

Distribuzione per settore di attività economica e per sesso femminile degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

INFORTUNI DENUNCIATI INCIDENZA PERCENTUALE

Settori di Attività Economica 2008 2009 2010 2008 2009 2010

A AGRINDUSTRIA 16 17 29 8,60% 9,77% 14,72% B PESCA 0 0 0 0,00% 0,00% 0,00% C ESTRAZ.MINERALI 4 5 4,12% 6,02% 0,00% DA IND. ALIMENTARE 414 365 331 31,32% 30,09% 31,23% DB IND. TESSILE 385 290 295 46,95% 46,93% 47,20% DC IND.CUOIO,PELLE, SIM. 10 8 9 40,00% 26,67% 30,00% DD IND. LEGNO 43 43 27 7,90% 9,31% 6,57% DE IND. CARTA 128 97 92 22,86% 20,42% 22,55% DF IND. PETROLIO 2 3 5 8,00% 10,71% 16,67% DG IND. CHIMICA 77 100 72 18,87% 26,18% 22,09% DH IND. GOMMA 224 164 146 19,98% 19,59% 17,32% DI IND.TRASFORMAZ. 44 20 26 6,69% 3,94% 5,53% DJ IND. METALLI 301 155 175 6,23% 5,16% 5,69% DK IND. MECCANICA 254 213 170 10,66% 12,81% 10,40% DL IND. ELETTRICA 219 171 167 27,62% 25,79% 27,15% DM IND. MEZZI TRAS. 505 396 390 19,53% 21,99% 21,42% DN ALTRE INDUSTRIE 139 99 95 22,17% 19,88% 21,25% * D TOT.IND.MANIF. 2.745 2.124 2.000 16,44% 17,44% 16,95% E ELET. GAS ACQUA 41 33 35 14,86% 12,09% 15,77% F COSTRUZIONI 92 97 107 1,51% 1,77% 2,23%

TOTALE INDUSTRIA 2.898 2.276 2.171 12,40% 12,52% 12,70% 12,52% 12,70%

G50 COMM. RIP. AUTO 69 71 53 6,75% 7,33% 6,14% G51 COMM. INGROSSO 258 274 265 20,71% 24,64% 24,61% G52 COMM. DETTAGLIO 1.804 1.738 1.701 57,69% 56,74% 56,06% * G TOT. COMMERCIO 2.131 2.083 2.019 39,50% 40,50% 40,59% H ALBERG. E RIST. 1.401 1.247 1.268 66,43% 63,33% 65,87% I TRASPORTI 1.329 1.066 956 24,16% 23,44% 22,91% J INTERM. FINANZ. 296 297 289 62,18% 62,00% 60,21% K ATT. IMMOBILIARI 2.384 2.342 2.156 46,74% 49,84% 48,21% L PUBBLICA AMMIN. 1.191 1.342 1.226 63,83% 64,27% 64,15% M ISTRUZIONE 248 262 306 49,50% 46,62% 50,16% N SANITA' 2.292 2.499 2.400 82,56% 84,74% 84,09% O SERV. PUBBLICI 1.444 1.649 1.495 47,20% 48,23% 48,51% P PERSONALE DOMESTICO 289 359 395 89,47% 90,66% 89,16% TOTALE SERVIZI 13.005 13.146 12.510 47,98% 50,08% 50,19% Non determinato (*) 3.925 3.724 4.046 32,84% 36,03% 36,28% INDUSTRIA E SERVIZI 19.830 19.145 18.732 31,77% 34,96% 35,23% AGRICOLTURA 906 964 855 18,48% 19,03% 18,82% DIPENDENTI CONTO STATO 1.687 1.747 1.677 72,00% 72,01% 72,82% TOTALE INFORTUNI DENUNCIATI 22.423 21.856 21.264 32,18% 35,10% 35,43% (*) trattasi principalmente di casi con assenza dal lavoro non superiore a 3 giorni, per i quali non c'è l'obbligo della denuncia da parte del datore di lavoro.

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Infortuni occorsi a lavoratori italiani e stranieri in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

ANNO Stranieri Italiani Infortuni Complessivi

Totale di cui mortali Totale di cui mortali Totale di cui mortali

2008 11.016 15 58.656 61 69.672 76

2009 8.994 8 53.267 48 62.261 56

2010 9.010 17 51.004 58 60.014 75

Distribuzione per provincia degli infortuni avvenuti in Piemonte a lavoratori stranieri nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

Totale infortuni denunciati di cui mortali

2008 2009 2010 2008 2009 2010

ALESSANDRIA 1.395 1.119 1.087 2 1 2

ASTI 590 518 515 3 1 0

CUNEO 2.217 1.825 1.828 3 0 5

NOVARA 948 827 722 1 0 6

VERBANIA 264 215 216 0 0 0

TORINO 4.874 3.895 4.065 5 3 4

VERCELLI 502 403 375 1 0 0

BIELLA 226 192 202 0 2 0

63

Esito per settore di attività economica degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008 – 2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

AGRICOLTURA Tipo di conseguenza

Infortuni indennizzati

Infortuni NON

Indennizzati * Infortuni

denunciati Infortuni mortali

denunciati Inabilità temporanea

Inabilità permanente Morte

2008 3.660 354 6 4.020 882 4.902 7

2009 3.727 438 8 4.173 894 5.067 10

2010 3.368 350 7 3.725 819 4.544 7

INDUSTRIA E SERVIZI

Tipo di conseguenza Infortuni

indennizzati Infortuni

NON Indennizzati *

Infortuni denunciati

Infortuni mortali denunciati Inabilità

temporanea Inabilità

permanente Morte

2008 39.778 2.017 65 41.860 20.567 62.427 69

2009 34.781 1.943 42 36.766 18.002 54.768 46

2010 33.528 1.366 66 34.960 18.207 53.167 67

DIPENDENTI CONTO STATO

Tipo di conseguenza Infortuni riconosciuti

**

Infortuni NON

riconosciuti * Infortuni

denunciati Infortuni mortali

denunciati Inabilità temporanea

Inabilità permanente Morte

2008 1.463 63 0 1.526 817 2.343 02009 1.459 59 0 1.518 908 2.426 02010 1.313 45 1 1.359 944 2.303 1

DATI COMPLESSIVI

Tipo di conseguenza Infortuni

indennizzati Infortuni

NON Indennizzati *

Infortuni denunciati

Infortuni mortali denunciati Inabilità

temporanea Inabilità

permanente Morte

2008 44.901 2.434 71 47.406 22.266 69.672 76

2009 39.967 2.440 50 42.457 19.804 62.261 56

2010 38.209 1.761 74 40.044 19.970 60.014 75

*: Rientrano in questa categoria gli eventi privi dei presupposti di legge necessari per essere considerati infortuni sul lavoro, i casi in franchigia con prognosi inferiore a 4 giorni e quelli ancora in istruttoria. **: Per gli infortuni dei dipendenti dello stato non è previsto un indennizzo a carico Inail, che provvede unicamente all'istruttoria del caso ed alla verifica dell’esistenza dei presupposti di legge.

Dettaglio dell’esito nel Settore Industria e Servizi degli infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2008-2010 e denunciati all'Inail a tutto il 30/04/2011

INDUSTRIA E SERVIZI

Tipo di conseguenza Infortuni

indennizzati

Tipo mancato indennizzo Infortuni NON

indennizzatiInabilità

temporanea Inabilità

permanente Morte Franchigia Infortunio

NON regolare

Caso in istruttoria

2008 39.778 2.017 65 41.860 7.924 12.629 14 20.567

2009 34.781 1.943 42 36.766 6.990 9.941 1.071 18.002

2010 33.528 1.366 66 34.960 6.687 8.687 2.833 18.207

64

INDICI DI FREQUENZA INFORTUNISTICA (Fonte Inail) Per “Indice di Frequenza” si intende il rapporto tra eventi lesivi indennizzati, integrati per tenere conto dei casi non ancora liquidati e numero dei lavoratori esposti (frequenza relativa per 1.000 addetti). Gli infortuni presi in considerazione sono solo quelli della gestione “Industria e Servizi” (vedi tabella precedente) ed i lavoratori esposti al rischio sono quelli assicurati direttamente all’Inail e, qualora uno stesso evento abbia avuto più conseguenze, il caso viene attribuito alla conseguenza più grave. Per disporre di una base statistica più stabile e significativa tutti gli indicatori sono stati costruiti con riferimento alla media dell'ultimo triennio consolidato e sono calcolati escludendo i casi di infortunio 'in itinere', in quanto non strettamente correlati al rischio della specifica attività lavorativa svolta dall'infortunato.

Indice di Frequenza in Piemonte nel triennio 2006-2008 per provincia

Inabilità temporanea

inabilità permanente morte TOTALE

ALESSANDRIA 29,72 2 0,1 31,83

ASTI 24,46 2,14 0,05 26,66

BIELLA 15,77 1,04 0,04 16,85

CUNEO 24,41 1,7 0,1 26,22

NOVARA 20,55 1,04 0,05 21,64

TORINO 20,61 1,05 0,04 21,71

VERBANIA 23,53 1,29 0,05 24,86

VERCELLI 29,97 1,4 0,04 31,41

PIEMONTE 22,32 1,29 0,06 23,66

65

Indice di Frequenza in Italia nel triennio 2006-2008 per Regione

Inabilità temporanea

inabilità permanente morte TOTALE

PIEMONTE 22,32 1,29 0,06 23,66

VALLE D'AOSTA 23,61 1,87 0,04 25,52

LOMBARDIA 22,18 1,28 0,04 23,51

LIGURIA 29,35 1,96 0,05 31,36

TRENTINO ALTO ADIGE 32,05 2,01 0,06 34,11

VENETO 29,43 1,67 0,06 31,16

FRIULI V. G. 32,90 1,89 0,06 34,85

EMILIA ROMAGNA 33,95 2,02 0,06 36,03

TOSCANA 27,27 2,18 0,06 29,50

UMBRIA 36,55 3,15 0,11 39,81

MARCHE 28,77 2,19 0,07 31,03

LAZIO 17,32 1,35 0,05 18,73

ABRUZZO 30,39 2,14 0,08 32,62

MOLISE 23,21 2,26 0,09 25,56

CAMPANIA 15,78 1,86 0,11 17,74

PUGLIA 30,82 2,23 0,11 33,16

BASILICATA 24,47 2,80 0,12 27,39

CALABRIA 22,30 3,00 0,11 25,40

SICILIA 22,33 2,51 0,08 24,92

SARDEGNA 23,81 2,51 0,08 26,40

ITALIA 25,22 1,78 0,06 27,06

66

Indice di Frequenza in Piemonte nel triennio 2006-2008 per qualifica e tipologia di azienda

Inabilità temporanea

inabilità permanente morte TOTALE

Dipendenti Artigiani 39,95 3,17 0,14 43,26

Autonomi Artigiani 14,64 1,81 0,06 16,51

TOTALE ARTIGIANATO 21,87 2,2 0,09 24,16

Dipendenti aziende non artigiane 22,45 1,03 0,05 23,53

Indice di Frequenza in Piemonte nel triennio 2006-2008 per tipologia di azienda, qualifica e dimensione aziendale

ARTIGIANATO Inabilità temporanea

Inabilità permanente Morte TOTALE INDUSTRIA Inabilità

temporanea inabilità

permanente morte TOTALE

AUTONOMI 14,64 1,81 0,06 16,51Aziende NON

Artigiane da 1 a 15

dipendenti 15,5 1,02 0,06 16,58

Aziende artigiane da 1 a 15 dipendenti

40,23 3,14 0,15 43,52 da 16 a 30 26,32 1,4 0,07 27,79

da 16 a 30 33,19 3,3 0 36,49 da 31 a 100 30,15 1,09 0,05 31,29

> 30 40 26,96 0 66,96 da 101 a 250 28,62 0,92 0,03 29,57

> 250 20,99 0,73 0,02 21,74

67

Tassi standardizzati* di incidenza infortunistica (per 100.000 occupati) nell'Unione Europea per Stato nel triennio 2005-2007

Fonte: EUROSTAT

INFORTUNI CASI MORTALI

STATI MEMBRI 2005 2006 2007 2005 2006 2007

UE - 15 3.098 3.093 2.859 2,3 2,4 2,1

UE - AREA EURO 3.545 3.469 3.279 2,5 2,8 N.D.

Belgio 3.167 3.077 3.014 2,6 2,6 2.5

Danimarca (**) 2.658 2.689 2.755 2,2 2,7 2.6

Germania 3.233 3.276 3.125 1,8 2,1 1.8

Grecia 1.626 1.611 N.D. 1,6 3,8 N.D.

Spagna 5.715 5.533 4.691 3,5 3,5 2.3

Francia 4.448 4.022 3.975 2,0 3,4 2,2

Irlanda (**) 1.217 1.272 1.481 3,1 2,2 1,7

ITALIA 2.900 2.812 2.674 2,6 2,9 2.5

Lussemburgo 3.414 3.685 3.465 2,6 1,7 N.D.

Paesi Bassi (**) 2.653 2.831 2.971 1,6 1,7 1.8

Austria 2.564 2.394 2.160 4,8 4,2 3.8

Portogallo 4.056 4.183 4.330 6,5 5,2 6.3

Finlandia 3.031 3.008 2.758 2,0 1,5 1.3

Svezia (**) 1.130 1.088 997 1,7 1,5 1.4

Regno Unito (**) 1.271 1.135 1.085 1,4 1,3 1.3

*: nei tassi standardizzati per Stati Membri sono esclusi, oltre che gli infortuni in itinere, anche quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro.

(**) Paesi in cui i dati non provengono dal sistema assicurativo e presentano livelli consistenti di sottodenuncia.

68

DATI MALATTIE PROFESSIONALI (Fonte Inail)

Malattie Professionali denunciate in Piemonte nel periodo 2008-2010 per gestione contabile Inail e denunciate a tutto il 30/04/2011

Agricoltura Industria e servizi Dipendenti conto stato Totale

2008 120 1.953 8 2.081

2009 207 1.916 15 2.138

2010 237 1.765 11 2.013

Malattie Professionali definite in Piemonte nel periodo 2008-2010 per gestione contabile Inail “Industria e servizi” e per tipo di

malattia a confronto con quelle denunciate

Indennizzate Non indennizzate

Totale definite

TOTALE DENUNCIATE Inabilità

temp. Inabilità perm. Morte Totale Totale

Di cui grado

1-5%

2008

TABELLATE 7 112 87 206 350 76 556

1.953 NON TABELLATE 23 198 7 228 1.156 219 1.384

TOTALE DEFINITE 30 310 94 434 1.506 295 1.940

2009

TABELLATE 2 106 72 180 387 115 567

1.916 NON TABELLATE 20 240 6 266 1.058 226 1.324

TOTALE DEFINITE 22 346 78 446 1.445 341 1.891

2010

TABELLATE 3 148 60 211 352 175 563

1.765 NON TABELLATE 34 167 3 204 893 111 1.097

TOTALE DEFINITE 37 315 63 415 1.245 286 1.660

69

MALATTIE PROFESSIONALI in AGRICOLTURA manifestatesi negli anni 2009 e 2010 e denunciate all'INAIL tutto il 30/04/2011 per tipo di malattia e territorio

Tipo di malattia

ALE

SSA

ND

RIA

AST

I

CU

NEO

NO

VAR

A

VER

BA

NIA

TOR

INO

VER

CEL

LI

BIE

LLA

PIEM

ON

TE

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

In complesso 6 11 5 22 160 159 4 4 - - 14 19 18 22 - - 207 237

principalmente:

Malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee 3 9 4 22 152 149 4 3 - - 12 8 14 21 - - 189 212

di cui: - Affezioni dei dischi intervertebrali - 2 - 9 58 42 2 2 - - 3 - 5 5 - - 68 60

- Tendiniti 1 2 1 5 54 50 2 - - - 4 2 6 3 - - 68 62

- altre 5 3 8 40 57 - 1 - - 5 6 3 13 - - 53 90

Ipoacusia da rumore - 1 - - - - - 1 - - 1 1 1 1 - - 2 4

Malattie respiratorie 2 - - - 3 4 - - - - - 3 - - - - 5 7

Tumori - - - - 1 - - - - - - 3 - - - - 1 3

Malattie cutanee - - - - - 1 - - - - - - - - - - - 1

Disturbi psichici da stress lavoro correlato - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Nota L’adozione delle nuove “tabelle” del decreto ministeriale 9 aprile 2008 ha richiesto una revisione integrale delle procedure informatiche gestionali nonché una complessa analisi, tuttora in corso, per consentire una riclassificazione e riconversione di dati già imputati negli archivi informatici. In particolare, per la necessità di operare dei confronti sulla serie storica quinquennale, comprendente anni precedenti all’emanazione del decreto, si è optato per questa edizione di utilizzare la classificazione nosologica, rimandando l’esposizione analitica delle voci da decreto (entrato in vigore a 2008 inoltrato) a partire dal prossimo anno. Analisi preliminari sui dati codificati secondo le nuove tabelle, consentono comunque di confermare quanto anticipato e previsto in passato: l’adozione delle nuove tabelle ha comportato l’inversione del rapporto tra patologie tabellate e non tabellate. Se queste ultime erano arrivate a rappresentare oltre l’80% delle denunce, l’adeguamento tabellare ne ha comportato il sostanzioso ridimensionamento con ampia prevalenza della categoria “tabellata”. In tale fase di transizione, per agevolare i confronti temporali, si è provveduto a riportare nella tavola oltre all'anno di osservazione 2010, anche l'anno precedente 2009.

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Tav. 5 - MALATTIE PROFESSIONALI in gestione INDUSTRIA manifestatesi negli anni 2009 e 2010 e denunciate all'INAIL a tutto il 30/04/2011 per tipo di malattia e territorio

Tipo di malattia

ALE

SSA

ND

RIA

AST

I

CU

NEO

NO

VAR

A

VER

BA

NIA

TOR

INO

VER

CEL

LI

BIE

LLA

PIEM

ON

TE

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

2009

2010

In complesso 180 176 101 116 211 236 90 78 52 65 1.132 970 100 84 50 40 1.916 1.765

principalmente:

Malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee 46 57 53 87 97 125 41 33 17 27 396 331 43 39 13 14 706 713

di cui: - Tendiniti 19 22 31 44 35 45 19 12 4 10 191 122 24 15 3 9 326 279 - Affezioni dei dischi intervertebrali 13 24 4 16 34 39 17 14 6 12 97 86 15 10 2 3 188 204

- altre 14 11 18 27 28 41 5 7 7 5 108 123 4 14 8 2 192 230

Ipoacusia da rumore 28 29 14 17 48 35 13 17 10 12 256 267 32 22 15 17 416 416

Malattie da Asbesto (neoplasie, asbestosi, placche pleuriche) 59 39 5 2 6 7 10 13 11 11 89 96 6 6 2 1 188 175

Malattie respiratorie (non da asbesto) 10 13 3 - 16 14 3 2 2 5 33 42 4 - 5 2 76 78

Tumori (non da asbesto) 5 8 2 2 6 22 5 1 4 4 148 147 1 2 3 - 174 186

Malattie cutanee 5 5 5 3 11 5 3 1 3 2 27 20 2 4 1 - 57 40

Disturbi psichici da stress lavoro correlato 2 - 2 2 - 6 1 2 1 1 17 9 - 2 - 1 23 23

Nota L’adozione delle nuove “tabelle” del decreto ministeriale 9 aprile 2008 ha richiesto una revisione integrale delle procedure informatiche gestionali nonché una complessa analisi, tuttora in corso, per consentire una riclassificazione e riconversione di dati già imputati negli archivi informatici. In particolare, per la necessità di operare dei confronti sulla serie storica quinquennale, comprendente anni precedenti all’emanazione del decreto, si è optato per questa edizione di utilizzare la classificazione nosologica, rimandando l’esposizione analitica delle voci da decreto (entrato in vigore a 2008 inoltrato) a partire dal prossimo anno. Analisi preliminari sui dati codificati secondo le nuove tabelle, consentono comunque di confermare quanto anticipato e previsto in passato: l’adozione delle nuove tabelle ha comportato l’inversione del rapporto tra patologie tabellate e non tabellate. Se queste ultime erano arrivate a rappresentare oltre l’80% delle denunce, l’adeguamento tabellare ne ha comportato il sostanzioso ridimensionamento con ampia prevalenza della categoria “tabellata”. In tale fase di transizione, per agevolare i confronti temporali, si è provveduto a riportare nella tavola oltre all'anno di osservazione 2010, anche l'anno precedente 2009.