racoon numero 3 dell' anno scolastico 2010-2011

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E ALTRE CURIOSITA THE SWEET SEVENTY S Periodico dell Istituto Marco Casagrande di Pieve di Soligo Anno 8 Numero 3 Aprile 2011 INFORMAZIONE CULTURA CURIOSITA ADMIT ONE SWEET SEVENTY’S

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Terzo numero del Periodico di informazione, cultura e curiosità dell’I.S.I.S.S “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo Anno 8, numero 3, Aprile 2011 www.isisspieve.it/racoon

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Page 1: Racoon numero 3 dell' Anno Scolastico 2010-2011

E ALTRE CURIOSITA’THE SWEET SEVENTY’S

Periodico dell’Istituto “ Marco Casagrande ” di Pieve di SoligoAnno 8 Numero 3 Aprile 2011

INFORMAZIONE CULTURA CURIOSITA’

ADMIT ONE

SWEET

SEVENTY’S

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durante la serata

suonano, riflettono,

sputano sentenze sull’Italia

ricercano, leggono,si interrogano, ironizzano,

vi aspettano numerosi

e...

gli allievi dell’Istituto Casagrandegiovedì 19 maggio 2011

alle ore 20.30

layout di Marta Amistani

con il sostegno di

premiazione II° concorso Matteo Stefani:

conversazione della storica E. Cecchinato e del prof. L. Pillonetto

presentazione della cartina storica del Progetto Risorgimento

messaggio del Presidente Giorgio Napolitano

canzoni e letture varietorte fatte in casa e altre amenità

‘’Un post-it per l’Italia’’

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Quando entriamo nelle classi per distribuire Racoon, tanti

sguardi si accendono e tante teste si alzano per l’inaspettata

interruzione delle lezioni da parte nostra,

‘’giornalisti invadenti’’ che giocano un ruolo molto particolare

in questa scuola. Portiamo novità.

Ma, come sapete, siamo gente stravagante.

E questa volta incuriosiamo parlando del passato:

a fianco della cronaca e della vita di tutti i giorni nell’istituto,

risalta per la sua particolarità una grande analisi degli anni ’70.

Un tema un po’ bizzarro, però di grande interesse:

gran parte della musica e della moda –e non solo- è oggi tale

grazie a quei cambiamenti e a quelle scoperte

che affondano le radici proprio in quei

‘’Sweet Seventy’s’’.

Quindi si, le novità ci sono,

ma un po’ retrospettive.

Marta Amistani

Buona lettura!

‹‹Udite udite, Signore e Signori,

ultime notizie, ultime notizie fresche di stampaa!!››

editoriale

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sommario geo...tagghiamoci!

CAPOREDATTORE: Marta AmistaniREDATTORI: Simone Lucca, Andrea Bernardi, Laila Traibiz, Chiara Tonin, Paola Gallon, Teresa Manighetti, Guido Donato, Giuliana Barus, Kayleigh Dall’Arche, Mirko e Massimiliano Santini, Chiara Serafin, Alessandro Venier, Serena Della Torre, Andrea Mazzero, Alice Pradal LAYOUT: Marta Amistani, Gianluca Spironelli, Tomma-so Fedullo, Marco Contessotto, Alessandro Venier, Sabrina Chiesurin, Giulia Collet, Marzia Signorotto, Beatrice MazzuccoSITO INTERNET: Marco ContessottoCOORDINATORE: Prof. Mattarollo Giuseppina

chiuso in redazione il 21 aprile 2011 - www.isisspieve.it/racoon

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Con il Patrocinio del Comune di Pieve di Soligo www.comune.pievedisoligo.tv.it

È guerra...

A volte

Moda anni ‘70

Ice skating

Il solito,grazie!

Editoriale

Fotonews

La rubrica dei Rappresentanti

Musica - Pink Floyd

Libri

Film

Ipse Dixit

Giochi

Storie

Le stelle stanno a guardare

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27

la situazione in Libia

oltre gli stereotipi

comicità di Mirko e Massimiliano Santini

il racconto di Chiara Serafin

il “salvavita” degli anni 70

lo sapevi che...

non solo un ricordo!

corsi, curiosità e approfondimenti

Il Gattile28volontariato per gli animali

Intelligenza maschile e femminile

Fiaba una fava!

La TAC

Curiosità anni ‘70

35626303234353638

le nostre rubriche

italia (5)

libia (1)Inghilterra (3)

U.S.A.(3)

Dí che ti piace prima di tutti i tuoi amici.

pag.

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In queste settimane di simulazioni di prove d’esame, compiti e interrogazioni, noi rappresentanti non ci fermiamo, anzi stiamo lavorando di Iena.Ogni venerdì ci troviamo dalle due alle cinque del pomeriggio con una quarantina di persone per organizzare l’evento più importante dell’anno: le giornate della creatività.

Ed è bello veder lavorare tutti questi ragazzi, moltissimi del biennio, per un obiettivo comune. È gratificante vedere che ci sono tra noi giovani delle persone che sanno mettersi in gioco e portare un sacco di idee intelligenti.E’ bello vedere plasmarsi queste due giornate e prender forma tra le nostre mani di coordinatori dei gruppi.E’ bello vedere un sacco di ragazzi ridere e fare gli idioti insieme per delle ore senza perdere di vista l’obiettivo: fare le cose seriamente senza essere minimamente seri.Questo è il segreto: mettersi in gioco e farlo con leggerezza, senza ansie o facce da funerale, senza aver paura di dire una boiata e senza perdere di vista l’obiettivo.È bello vedere dei ragazzi di prima avere il “coraggio” di portare le proprie idee davanti a ragazzi di quinta, senza il timore di fare figure da niente.

Perché il nostro gruppo, e lo è sempre stato, è una grande famiglia operosa. Certo, molte volte abbiamo i nostri proble-mi e litighiamo anche, ma poi sappiamo superare e ricominciare per realizzare ciò che ci siamo prefissi.

E non si tratta di un circolo chiuso, una loggia P2 della scuola con tessera d’ammissione, giuramento segreto e cappucci alla Eyes Wide Shut; si tratta di un gruppo aperto a tutti dove vengono ascoltate le opinioni di tutti, perché tutti siamo legittimati a parlare. E l’atmosfera che c’è in riunione aiuta a parlare.

Tutto procede bene: avremo ospiti importanti e un sacco di attività nuove, ma non voglio anticiparvi nulla.Voglio invece precisare una questione: la raccolta rifiuti nella nostra scuola.Abbiamo ricevuto lamentele per il fatto che le regole della raccolta differenziata non vengono rispettate! Ma insomma, siamo esseri intelligenti o animali?!Le indicazioni –peraltro molto semplici- sui bidoni parlano chiaro: evitiamo quindi ad altra gente di lavorare per smistare i nostri rifiuti, gettati nel primo bidone che capita a tiro senza riflettere sulle conseguenze.

Ora il mio spazio è esaurito, ma non la voglia di comunicare con voi: se avete idee o problemi non lesinate a contattarci, anche nei momenti meno opportuni.

Grazie a tutti, buonanotte e buona fortuna.

Notizie, aggiornamenti, riflessioni... di chi ci rappresenta

Mirko Eric Santini

Anche a noi capita di fare errori!Nello scorso numero, nell’articolo dedicato alla Cerimonia dei diplomati, è stata pubblicizzata la Banca della Marca: facciamo tante scuse alla Banca Prealpi, di cui andava messo il logo; la ringraziamo inoltre per il suo grande sostegno per le borse di studio e per molti progetti attivati dalla scuola, rimanendo sempre uno tra i maggiori contribuenti.

… alcune correzioni

La redazione

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Torino, Officine Grandi RiparazioniDal 17 Marzo al 20 Novembre 2011

Nei prossimi dieci anni in Italia cambierà tutto. Con l’avvento della banda larga (ultra larga nelle grandi città) saremo tutti connessi, per condividere conoscenze, fare ricerca, lanciare imprese. La Rete renderà più forti soprattutto gli innovatori e potrà essere la scintilla di una nuova rivoluzione industriale: le auto saranno elettriche, le case produrranno l'energia pulita che consumano, le malattie saranno fermate al primo insorgere, grazie macchine sofisticatissime. Non è fantascienza. Quei progetti ci sono già. Curata da Riccardo Luna - direttore di Wired Italia - Stazione Futuro è la mostra che ci racconta l’Italia degli anni a venire attraverso un percorso espositivo suddiviso in 12 aree tematiche - che a loro volta rappresentano i perni del cambiamento locale e globale futuro - e con una molteplicità di linguaggi. Si racconta un futuro guidato dalla tecnologia, ma anche e soprattutto da tutte quelle persone che già ora stanno lavorando per fare in modo che le loro idee diventino realtà.

FOTONEWSStazione Futurola Nuova Italiasubject ::

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E’ GUERRA… (domenica 20 marzo 2011)

utto è iniziato dalla Tunisia, dal gesto esa-sperato di un giovane venditore ambulante

che, il 4 gennaio, ha deciso di darsi fuoco perché non ce la faceva più dell’aumento dei prezzi del pane o meglio del regime di Zine el-Abidine Ben Ali, durato quasi 24 anni. Questo giovane martire ha posto fine alle proprie sofferenze e soprattutto al suo sdegno nei con-fronti della pseudo-dittatura, ma ha fatto sì che il mondo si accorgesse della situazione nel Nord-Africa e che un intero popolo si mobilitasse per rivendicare i propri diritti e le proprie libertà.

È lui il simbolo di questo nuovo “vento”; rimarrà nella Storia. È grazie al suo emblematico sacrificio se in Tunisia oggi, dopo estenuanti giorni di prote-ste e di manifestazioni in piazza, non c’è più Ben Ali ed è sempre merito suo se oggi non c’è più nemmeno Mubarak in Egitto e se in Libia…

Sarebbe bello poter scrivere che anche nei territo-ri a poche centinaia di chilometri a sud della nostra Penisola, strettamente legati a noi per la storia -prima province di Roma poi colonie italiane- ma anche per l’economia e gli investimenti italiani, fossero rispettati i diritti umani!

di Simone Lucca

Valessero in Libia, le sanguinose rivolte, a destabi-lizzare e “mandare a casa” un pazzo scorbutico, il colonnello Mu’ammar el-Qadhdafi (meglio noto come Gheddafi), fiero solamente del suo patrimo-nio e dei suoi immensi investimenti pari circa a 64mld $ distribuiti in tutto il mondo e ora congelati dai vari Paesi interessati. Un ostentatore delle sue amazzoni e despota politico da 41 anni, dal colpo di Stato del ‘69.

Gheddafi usa la sua autorità per far trucidare gli oppositori del regime che definisce ‹‹sudici ratti sotto l’effetto di droghe fornite dall’occidente›› servendosi di mercenari provenienti dall’Africa Cen-trale, e intima all’Occidente di non intervenire per bloccare il genocidio mostrandosi intenzionato a procedere ad azioni terroristiche in Europa. Giorna-listi di televisioni e di testate internazionali, quattro dell’americano The New York Times, uno dell’inglese The Guardian, uno della tv araba Al Jaze-era non sono rintracciabili, spariti.

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Dopo un troppo lungo indugio, l’ONU, il 18 marzo è finalmente giunto ad un compromesso: sostene-re e proteggere i civili libici, senza toccare il suolo della Jamāhīriyya (la Libia “verde” di Gheddafi); effettuare raid aerei ed attacchi navali contro le sole forze armate del Rais; imporre una no-fly zo-ne per impedire agli aerei di Gheddafi di trasporta-re rifornimenti, soldati ed armi. Ciò è reso possibi-le dalla presenza di numerose basi militari sul suo-lo italiano e dagli Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica Militare italiana, caccia intercet-tori atti a neutralizzare i sistemi radar libici; altra misura riguarda l’embargo contro il traffico di ar-mi verso Tripoli, dislocando nelle acque del Mediterraneo numerosi incrociatori, portaerei e sottomarini; e infine sono stati bloccati i conti di tutte le entità finanziarie libiche (come la Libyan Investment Authority)… È iniziata la guerra, che si prefigge di essere lam-po, prendendo nome di Odissey Dawn (Odissea all’alba): USA, Italia, Francia, Inghilterra, Canada e Spagna, Paesi con forze armate in esecuzione, stanno combattendo contro Gheddafi, a poche miglia nautiche dall’Italia (pensate a Pantelleria e a Lampedusa), praticamente al di là di un Mediter-raneo che, considerando la potenza dell’uomo e delle armi di cui dispone, è paragonabile ad “uno stagno” una “barriera” evanescente ed inefficace a proteggerci.

Il Ministro della Difesa La Russa fa sapere che il dispositivo militare di difesa e di attacco del nostro Stato ha raggiunto ‹‹il completo dispiegamento ed è operativo per soli scopi umanitari››. Come ha affermato l’esimio Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano, che rimane l’unica autorevole ed encomiabile carica di questo Paese ‹‹bisogna aiutare i civili, anche militarmente, ma soprattutto non creare allarmismi inutili che possa-no generare paura inutile in queste situazioni››.

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Forti sono le parole del Presidente, ma viene spontaneo pensare a ciò che può suscitare un clima belligerante nella mente di un esaltato. Gheddafi è infatti intervenuto con un messag-gio radio violento ed intimidatorio: ‹‹Il Mediter-raneo è diventato un campo di battaglia. Sarà un inferno, attaccheremo obiettivi civili e milita-ri››.Se ritenete essere eccessivo supporre una possibile ondata terroristica, vi ricordo che il regime libico nell’’88 organizzò l'attentato al volo Pan Am 103 caduto a Lockerbie (Scozia) causando 288 vittime e sempre il Rais ordinò il lancio di un missile contro la base aerea di Sigo-nella a Lampedusa, fortunatamente andato a vuoto.Il Presidente del Consiglio Berlusconi ras-sicura, però, del fatto che i libici non dispongo-no di forze sufficienti ad attaccarci. Un altro problema di primaria importanza è la “bomba migratoria”, annunciata sia dal Co-lonnello che non fungerà più da filtro alle par-tenze verso l’Italia, che da Bossi, schieratosi tra l’altro contro gli alleati del Pdl, a proposi-to di questa operazione militare proprio per gli eventuali problemi legati ai clandestini.

In questo modo, ancora una volta, la maggio-ranza nel nostro Paese risulta fragile e divisa su decisioni importanti. Forse a Bossi e a chi teme l’ondata migratoria non è chiaro che l’Italia deve intervenire per tre motivi fondamentali: 1- recuperare la nostra immagine internaziona-le, intaccata dal melenso baciamano del Premier Berlusconi a Gheddafi e dall’ormai ex patto libico;

2- appoggiare i ribelli della Cirenaica e della Tripolitania dell’Ovest per incominciare a simpa-tizzare con i probabili libici post-Gheddafi: ele-mento indispensabile per instaurare buoni rap-porti consentendo di acquistare petrolio e gas dalla Libia;

3- sostenere la cosiddetta “Primavera araba” perché è simbolo di modernità e di democrazia: sarebbe ingiusto non appoggiare questa nasci-ta, quando USA e Italia hanno tentato di espor-tarla con la forza delle armi in Medio Oriente…

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Dopo questa generale introduzione la dottoressa Fusco è passata all’argomento centrale della conferenza. Intorno alla metà del secolo scorso, alcuni neurologi notarono che il cervello dell’uomo è più voluminoso e pesante rispetto a quello della donna, da questa scoperta si sviluppò la convinzione che ci fosse una rilevante disparità di intelligenza tra uomo e donna. Questa considerazione non teneva però conto di due aspetti fondamentali: il peso corporeo da un lato e il fatto che il peso del cervello varia da individuo a individuo. Proprio per questi due motivi possiamo oggi affermare con certezza che non ci sono correlazioni tra peso cerebrale e intelligenza. Studi universitari hanno dimostrato che le differenze sono di ordine morfologico e funzionale: possiamo quindi facilmente dedurre che i due cervelli sono uguali, ma si differenziano nel modello di organizzazione e quindi nelle procedure di elaborazione e risposta delle infor-mazioni provenienti dall’esterno. La donna presenta minor specializzazione emisferica (minor asimmetria), mentre l’uomo presenta un cervello funzional-mente asimmestrico quindi molto lateralizzato. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: emi-sfero destro (emotivo, creativo, immaginario) e sinistro (razionale, pratico, logico) sono strettamente connessi tra loro grazie ad un grosso fascio di fibre nervose, il corpo calloso.

intelligenza femminile1 …

Il 2 marzo 2011 in aula magna la dottoressa Alessandra Fusco ha tenuto un’interessante conferenza riguardante l’intelligenza, o meglio le differenze presenti tra intelligenza maschile e femminile. Potrete obiettare che si tratti di un tema trito e ritrito, pieno di stereotipi, di sciocche convinzioni misogine che ci trasciniamo dietro da millenni. Nonostante tutto ciò, grazie alla sua professionalità, la dottoressa è riuscita ad appassionare gli svogliati giovani ascoltatori.

L’intelligenza è un insieme di capacità specializzate, possedute da una specie, in particolare: capacità di risolvere problemi, capacità verbale, competenza sociale. Con un breve excursus sulle varie tesi relative alla struttura e alle funzionalità della nostra intelligenza, da Spearman a Stenberg, passando per Guilford, Thurstone e Gardner, siamo arrivati a considerare come questa nasca e venga assimilata dall’individuo. Piaget articola l’evoluzione dell’intelligenza in quattro fasi o stadi:

P intelligenza senso-motoria (dalla nascita fino a 18/20 mesi);

P intelligenza pre-operatoria o pensiero intuitivo (fino a circa 7 anni);

P intelligenza operativa concreta (fino all'adolescenza);

P intelligenza operativa formale o astratta.

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Chiara Tonin

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La donna quindi risulta generalmente capace di prendere decisioni e presenta una migliore memoria dei dettagli e una maggiore resistenza allo stress. L’uomo invece si dimostra più incline all’ attività fisica e capace di analizzare problemi. Nonostante questa diversità è importante prendere le distanze da considerazioni puerili: ogni bimbo va educato in modo diverso certo, ma sulla base di differenti inclinazioni e passioni, non basandosi unicamente sul sesso. Ben vengano calciatrici e ballerini.

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La cosa ancora più strana è che sentii una voce che non si capiva da dove provenisse che diceva: c’era una volta, in un giorno soleggiato di un bosco in-cantato, una tenera bambina che faceva una passeggiati-na. Questa dolce bambina, una rossa mantellina indossava e per questo, Cappuccetto Rosso si chiamava. La madre della fanciulla, stanca del fatto che la bambina usasse quella mantellina rossa da anni senza mai averla lavata la buttò in lavatrice, sbagliando però il candeggio tra le disperate grida della bimba. Ormai il ciclo era iniziato, ed il danno già recato e, tra i fumi che uscivano dalla lavatrice notò una vecchina che, tanto gentile e tanto onesta, appariva; cappuccetto in-terrogò la vecchia signora: -chi sei?- chiese Cappuccetto. -io sono la vecchia temuta da ogni casalinga! Colei che protegge e personifica il demone della macchia, seguace del demonio del candeggio sbagliato! Colei che ha fatto da nonna a tante famiglie pubblicitarie a cui è sopravvis-suta, mentre loro morivano di vecchiaia, grazie all’immortalità donata dalla divinità detta di “spork”…hai capito chi sono? -ehm…Vanna Marchi?!- - no!- rispose seccata la vecchina- non sei molto sveglia piccola…comunque se non lo hai ancora capito, sono la vecchina dell’ACE! E ora la tua mantellina è spacciata! Preparati a subire la maledizione del “candeggio sbaglia-to”! -eh?!- disse sbigottita cappuccetto- non è che sei sotto

l’effetto dei fumi della candeggina? Guarda che drogarsi alla tua età non è che sia una bella cosa!

Cioè, ognuno è libero di fare quel che vuole, però... -Taci! - la interruppe la nonnina- non hai capito…sto

per scolorire la tua mantellina, ah ah ah!!!- rideva la vecchia malvagia.

-non mi sembra una bella cosa ridere delle disgrazie altrui! – rispose Cappuccetto- Quindi oltre ad essere una drogata malvagia, sei pure infame! Hai mai pen-

sato di candidarti con forza Italia?! In ogni modo non ti lascerò compiere il tuo misfatto!-

esclamò, purtroppo però si era accor-ta che era troppo tardi perché, non

essendo questo un anime giapponese, era trascorso del tempo mentre loro

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FIABA UNA FAVA! Q uello che mi chiedo è perché si consumino ancora sostanze come LSD quando esistono cose co-me le lezioni di matematica. Molti di voi diranno: “che palle un altro pezzo sulla no-iosità della matematica”; ma in realtà con questa pagi-na intendo giustificarmi davanti alla mia professoressa. Perché io provo ogni volta a mettermi di buona volon-tà e seguire i funambolici ragionamenti ricamati su quei stramaledetti limiti e studi di funzione, solo che la mia testa ha una scarsa autonomia e cede subito al de-lirio. Era un freddo mercoledì di inverno e io mi trovavo co-me al solito a “seguire” una di queste lezioni. Premetto che il mio collega Andrea Anzanello era assente causa riunione a Treviso con la consulta provinciale; nell’ordine del giorno: torneo provinciale di corsa con le poltrone, dibattito sul come inserire nell’autogestione la battaglia tra draghi, dibattito sull’influenza del trattore nei rapporti interpersonali, enodama umana, cuccurucuccucu paloma, chi ha ucci-so Laura Palmer, e altre amenità simili. Dopo i primi dieci minuti nella completa solitudine di una classe intenta a seguire i funambolici ragionamenti della materia già citata mi trovavo in un mondo magi-co: la mia mente aveva assorbito l’intera classe, l’intero mondo circostante. E io ero diverso: avevo una mantel-lina rossa ed ero diventato una bambina molto carina, sui diciassette anni, tant’è che dovevo stare attento a non essere scambiato per la nipote di qualcuno.

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era cambiato, diventando color cappuccino, or-ribile anche alla vista di un daltonico; ma non

basta. La sua storia fu ripresa da Barbara D’Urso che ne

fece uno dei suoi stupidi show colmi di lacrime finte e figuranti con interpretazioni degne del miglior Ro-bert De Niro; la bimba divenne un caso nazionale e ospite fisso dei talk show più squallidi, da “l’Italia sul 2” alla “Vita in Diretta”, e finì anche nei peggiori gior-nali del paese come “Libero”, “Il Giornale” e tutti quelli di Signorini. I numerosi traumi accumulati durante l’infanzia sfo-ciarono in rabbia che poi diventò odio; Cappuccetto infatti crebbe tormentata. Innanzitutto aveva un odio profondo per le famiglie felici e per gli anziani; specialmente se questi avevano una famiglia felice ed un passato in televisione. Cappuccetto iniziò a frequentare cattive compagnie come Massimo Giletti, con il quale condivideva l’odio per Cucuzza, e Mara Venier, con la quale condivideva l’odio nascosto per la TV spazzatura; perchè pochi sanno che Mara Venier in realtà odia la TV che fa, ma, dovendo sfamare una famiglia numerosissima alla quale si aggiungono anche Sposini e Vittorio Sgarbi, tace e manda in onda il suo scempio, senza però pri-ma assumere una massiccia dose di Aspirina e Coca Cola accompagnata dalle canzoni di Meneguzzi e di Gigi D’Alessio, il quale miscuglio dai noti effetti alluci-nogeni le permette di sopportare la marea di cazzate che presenta la domenica. Ma la bimba stava per finire nelle mani di due crimina-li ben noti al pubblico televisivo: lo Chef Tony, detto anche “Tony lo Squartatore” e Cristiano Malgioglio, detto “L’uomo con l’entrata sul retro”; i due erano meglio conosciuti come i “Bonny and Clide del tubo catodico”, avendo entrambi un passato di efferati crimini contro l’umanit{ ed essendosi sposati. Essi avevano creato la più pericolosa associazione criminale di tutti i tempi: il Lidl, nome del quale si sa poco ma che sembra voglia dire: “qui trovi qualsiasi boiata ad un prezzo stracciato, dalla carne umana alla bomba atomica”, riassunto dunque nel più semplice fonema “Lidl”. La bimba crebbe imparando l’arte dell’illegalit{ se-guendo gli insegnamenti dei due. Inizialmente fu mandata a compiere missioni di poco valore per l’associazione, come: riscuotere il pizzo con lo sconto del 10%, intimidire politici per avere in cambio favori e pulire la corsia 3. Con il tempo la ragazzina divenne “capo reparto”,

parlava-no ed il ciclo della lavatrice, essendo stato impostato su breve ed economico, era finito, scolorendo così l’indumento del quale cap-puccetto era innamorata.

-ah ah ah ah! Aaargh! La vecchia rideva in modo

malvagio e, nel farlo, aveva piegato all’indietro la schiena,

come ogni personaggio malvagio che si rispetti; questo però le portò un’enorme sofferenza, essendo affetta da reumatismi dovuti alla vecchiaia. L’anziana dunque alternava alle risate smorfie di dolo-re, le quali confusero la già confusa bambina. Cappuccetto allora, in preda ad un raptus dovuto al trauma che le aveva provocato l’insano gesto della vecchina, svenne ed iniziò a sognare; sognò del giorno in cui suo padre lasciò lei e sua madre sole per scappa-re con una velina, la quale lo aveva ricattato, dicendo che aveva intenzione di rivelare alla stampa che l’aveva lasciata incinta durante un festino a base di coca e pro-stituzione. La donna alla fine si rivelò un trans e la storia una mon-tatura. Ovviamente si capisce quale mestiere facesse il padre. Cappuccetto ripensò all’ultima volta che lo vide. -amore esco! Vado a comprare le sigarette!- disse il pa-dre di Cappuccetto. -ma amore, tu non fumi!- esclamò la madre della bim-ba, sbigottita alle parole del marito. -si lo so, ma mentre sono via potrei incominciare!- disse

suo padre. A quel punto uscì dalla casa e lei non lo vide

più. Cappuccetto si svegliò di

soprassalto; credeva di aver sognato tutto, anche la vecchina. La bimba allora andò a stendere i panni fino

a sera, ma proprio li notò che il

colore della mantella

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uno dei più alti gradi nell’organizzazione. Imparava molto in fretta e divenne molto amica di Malgioglio; i due avevano un passato simile: anche in lui scorreva nel sangue l’odio che si prova quando qualcosa a te caro scolorisce: il piccolo Malgioglio in-fatti subì un attacco da parte delle “forze oscure delle meches” comandate da Solange ed Enzo Paolo Turci, che scolorirono il ciuffo di quel piccolo macho che era Cristiano. Questo ne segnò irrevocabilmente l’infanzia; infatti fu scherzato da tutti per anni, cosa che lo turbò molto e gli fece cambiare orientamento sessuale. La sua vendetta iniziò quando scrisse la canzone “gelato al cioccolato” per Pupo, con la quale tormen-tò per anni la popolazione; anche Pupo infatti impazzì e buttò le sue frustrazioni nel gioco d’azzardo, cosa che lo sconvolse completamente e lo fece passare al nemico, cioè la televisione, con la conduzione di stupi-di show dove un pollo viene spennato dalle reti Rai più di un cittadino con le tasse. Una specie di gioco del Lotto però legale. Per chi non avesse ancora capito i nemici dell’organizzazione erano la TV, i giornali patinati, ed il jet set. A Cappuccetto, che nel frattempo aveva iniziato a farsi chiamare Cappuccino per il colore della mantella, stava molto a cuore la battaglia dati i suoi tristi tra-scorsi televisivi; nella sua testa immaginava il giorno in cui si sarebbe vendicata. Immaginava di affondare la nave del Capitan Findus a colpi di Sofficini; sognava di torturare il tizio delle suo-nerie con la visione dei programmi di Marzullo; spera-va che un giorno qualcuno sostituisse la palla rossa di Boing con un macigno, in modo da eliminare Mr. Lui; fantasticava sulla fine della Ventura dovuta ad un di-giuno forzato in un isola pedonale dei lebbrosi; va-neggiava sulla morte della Marcuzzi, che si gonfiava fino a scoppiare perchè stitica, e dei concorrenti del

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Grande Fratello mangiati dal Bifi-dus, creatura mi-tologica con tre teste di ca-vallo, il corpo da vasetto di Yogurt e 15 sederi delle proporzioni delle labbra della Pa-rietti o della stupi-dità di Flavia Ven-to. Ma, come in ogni storia che si ri-spetti, il colpo di scena era in ag-guato: Cristiano Malgioglio era passato in segreto alla televisione, ricevendo pro-messe di un futuro nel piccolo schermo; Malgioglio era infatti impazzito: passava giornate intere a guar-dare i reality; iniziò a credere alle storie di “Forum”, “C’è Posta Per Te” e di Barbara D’Urso ; iniziò persi-no a dire che Studio Aperto era un buon telegiornale. Cappuccino si trovava come nemico quello che un tempo era stato l’unico amico che era riuscito a farla crescere. Malgioglio iniziò a racimolare uomini per la sua orga-nizzazione televisiva, detta anche “Mediaset e Rai?! Ahi Ahi Ahi!”, e per farlo si mise in mano al miglior uomo del settore: Lele Mora. Egli lo circondò di un esercito di tronisti, veline, figuranti e concorrenti di reality, pronti ad obbidire ad ogni suo ordine, non avendo questi esseri una benché minima attività ce-lebrale.

L’organizzazione di Malgioglio iniziò a farsi strada velocemente nel mondo della crimi-nalità organizzata; inizialmente tolse al Lidl il controllo dello spaccio di droghe come la “Lucignolo Stupid Drug” o “LSD with dia-monds”, droga che tra-sformava in velina chi-unque l’assumesse. Poi iniziarono a rubare uomini

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si cibarono dei cadaveri. La misura era colma; Al Cappuccino si rivolse allora a Sette sicari di fama mondiale, nonché amici di “Biancapolvere”: “i Sette Picciotti”, ovvero Dottò, Sequestralo, Sparalo, Minaccialo, Menalo, Picciottolo e Gigi. Loro furono incaricati di eliminare prima gli assassini dei membri del Lidl, poi Cristiano Malgioglio. L’ultimo omicidio però non andò a buon fine e i Picciotti furo-no assassinati e sciolti nel gel per capelli. A quel punto Cappuccino non sapeva più come elimi-nare il suo nemico; si rivolse allora, disperato, a Diego Della Palma che, introdottosi nottetempo nella villa di Malgioglio, colorò i capelli di Cristiano di blu e sul ciuf-fo dipinse una ricrescita nera. Al suo risveglio Malgioglio si accorse di ciò che era successo e il suo cuore cedette come cede una velina ad un calciatore, come cede Berlusconi a Bush, oppu-re come cede la mia pazienza quando guardo la TV. La vendetta era quasi compiuta. Il Padrino diventò prima presidente di Mediaset e di una squadra di cal-cio del nord, alleandosi con una persona che sembra-va Elio di “Elio e le storie tese”; poi presidente del Consiglio, cosa che dirottò il suo odio verso la magi-stratura e la legalità.

MASSIMILIANO SANTINI

MIRKO ERIC SANTINI

all’organizzazione dello Chef Tony: Massimo Giletti fu messo nell’esercito di Domenica In comandato dal sergente Baudo; Barbara D’Urso finì a condurre lo Show dei Record; ci provarono anche con Cappuccino offrendogli la dirigenza di Italia 1 che ovviamente rifiu-tò. Iniziò la vera e propria guerra ed il primo a morire fu lo Chef Tony al quale tesero un imboscata: gli fecero credere di andare a cena nel ristorante di Vissani dove avrebbe combattuto per l’onore dei cuochi di tutto il mondo; così, armato dei suoi fedelissimi “Miracle Bla-de 3 Serie Perfetta”, giunse a destinazione ma, quan-do entrò nella cucina, si trovò a tu per tu, invece che con Vissani, con la vecchia de “la Prova Del Cuoco” e con tutta la troupe di Cotto e Mangiato pronta a man-dare in onda la cosa. A quel punto il suo stomaco (perchè al posto del cuo-re aveva lo stomaco), collassò e lui morì, lasciando il posto di padrino a Cappuccino, che iniziò a farsi chia-mare “Al Cappuccino”, la quale aveva cambiato voce, che divenne roca e gutturale, e adottò un accento siculo, ma questo non centra con la storia. Inizialmente provò a riconquistare il mercato della droga; mise sua madre e Biancaneve, detta anche “Biancapolvere”, a controllo dello spaccio. Anche loro perirono in un agguato teso stavolta dalla Ventura che, a colpi di cartellina, le finì tra gli applausi scroscianti dei concorrenti dell’isola i quali, avendo la fame contrattuale trasformato loro in belve cannibali,

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A volte

A volte, ci prende la voglia di scappare. Può capitare mentre si parla con qualcuno, mentre si percorrono strade affollate, mentre si guarda un tramonto o una notte stellata, e allora si comincia a sentire dentro un grido silenzioso, solitario, al quale la maggior parte delle persone non dà peso.

Una minoranza però, non riesce a non seguire quell’istinto. Nonostante le problematiche, gli inconvenienti, i dispiaceri che possono nascere, la fuga diventa l’unico maniera per mettere a tacere quell’urlo sordo che, implacabile, si fa sempre più alto.

Chi cerca di soffocarlo, ci riesce perché ha paura, perché crede che seguirlo sarebbe

come abbandonare tutto ciò che ha costruito fino a quel momento. E allora si trattiene, sorride, finge di vivere come ha sempre fatto, mentre in realtà dentro ha già cominciato a morire.

Chi lo ascolta, impara ad ascoltare ancora meglio, e capisce che se comincerà a correre non sarà per scappare dal mondo, ma per rientrare in se stesso.

A volte, si deve scappare. Non serve molto tempo per farlo, il difficile è tornare indietro. Perché, vi chiederete? Beh, avete mai provato a camminare lungo le sponde di un fiume dove l’acqua brilla

e gli alberi si dissetano protendendo i rami, dove l’aria fischia nelle orecchie cosicché, per qualche istante, si riesce a sentire solo i propri pensieri? Vi sembrerà di essere l’ultima persona rimasta sulla Terra.

A volte le persone hanno bisogno di sentirsi sole per comprendersi meglio, per

ritrovare il piacere di bastare a se stessi, di godere di un po’ di silenzio per comprendere le proprie emozioni e i propri desideri, infiacchiti e omologati dalla società. Questo perché abbiamo dimenticato cosa vuol dire ascoltare.

Chiudete gli occhi. Solo un attimo, provate a chiuderli. Fate memoria di quando eravate bambini, quando il sole sembrava più caldo e le giornate troppo corte, quando il cielo era infinitamente vicino che bastava allungare un dito per toccarlo e le montagne troppo distanti per poter pensare di raggiungerle, la neve talmente bianca che accecava e invitava a sognare.

Per divertirsi bastava rotolarsi giù da una collina, per viaggiare bastava la fantasia.

Un cartone diventava un aeroplano, un bastone una scopa magica. E le giornate passavano veloci perché si faceva ciò che l’istinto portava a fare, si diceva quello che il cuore aveva voglia di esprimere e si guardava con occhi azzurri e diversi. Gli stessi occhi che riflettevano il cielo.

Apriteli, e sognate. Non hanno più lo stesso intenso azzurro, ma provate ugualmente. Trovate un fiume e specchiatevi dentro. Il mondo apparirà capovolto, il vostro riflesso sarà confuso ma, alla più piccola increspatura, i raggi del sole o le stelle si moltiplicheranno.

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Presentiamo di seguito il testo di Chiara Serafin, scritto in occasione della serata dedi-cata al professore Matteo Stefani svoltasi lo scorso anno. Buona lettura!

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C’è differenza ad affrontare se stessi alla luce o al buio, col bel tempo o con la pioggia. L’unica certezza è che, comunque, si va sempre avanti, perché è questa la bellezza dell’orizzonte: è infinito. Se c’è il sole, non ci sono molti inconvenienti: scarponcini, berretto, voglia di correre e via! verso una direzione indefinita. Niente cuffie, niente musica. Si ascolta solo il battito impazzito del proprio cuore, che ha voglia di vivere, vivere, vivere.

Quando il cielo si fa nuvoloso, basta un minimo di prudenza e un

ombrello nello zaino. In realtà, sotto sotto, tutti quelli che scappano col brutto tempo vorrebbero che cominciasse a piovere: l’acqua che picchietta crea un vuoto, un silenzio, un’intimità che molti desiderano. E quando piove, comprendersi si fa semplice, con le mille pozzanghere che riflettono dapprima il nostro volto, e poi, di pozza in pozza, la luce che brilla dentro di noi.

Si vedono, ogni tanto, persone passeggiare lungo la strada, lo sguardo

perso nel vuoto, un mezzo sorriso sulle labbra e i capelli spettinati. Alcuni hanno l’ombrello sottobraccio anche quando c’è il sole: vuol dire che sono partiti da molto, molto lontano, e non sono ancora riusciti a fermarsi.

È difficile tornare alla vita di sempre, quando finalmente si ha capito chi

siamo e cosa vogliamo. Verrebbe il desiderio di mollare ogni cosa, di rintanarsi in un altro universo, di vivere di sole emozioni, con il vento che ci trasporta lontano, che soffia tra le foglie e crea l’unica musica che vorremmo sentire.

Proprio adesso, proprio adesso che si avverte il sole più caldo, che l’urlo

dentro la testa si è acquietato, che la pace si è costruita una nicchia preziosa nella mente proprio adesso, dopo aver visto le nuvole rallentare, si è costretti a ricominciare a correre nel labirinto senza uscita della quotidianità.

Ebbene, si può e si deve fare. Basta non dimenticare che la luce brilla

ancora sopra le nostre teste e che la pioggia cadrà sempre allo stesso modo. Si può avvertire lo scricchiolio delle foglie anche mentre si lavora, si può riuscire a sorridere senza motivo, semplicemente perché si esiste.

Coloro che sanno cosa vuol dire osservare con occhi azzurri come il cielo,

sorridano: troveranno molti altri che provano un identico desiderio di fuga. State soffrendo dello stesso desiderio, state bruciando dello stesso amore. Ho solo un compito per voi: cercatevi.

CHIARA SERAFIN

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SWEET 70sQuattro pagine sono un numero esiguo per descrivere il grande fenomeno degli

anni ‘70 e ciò che ci ha lasciato nella nostra cultura, nella nostra musica, nelle nostre idee, nel nostro modo di essere e apparire, nella nostra storia.

La musica moderna è figlia diretta dei due grandi generi musicali che caratterizza-rono questo decennio: il rock’n roll e la disco music.

ROCKLa musica rock nasce nel corso degli anni '50 e '60 negli Stati Uniti e nel Regno Unito come successore del rock ‘n’ roll. Dopo alcuni anni di evoluzioni ed esperimenti, segnati dalla nascita di nuovi sottogeneri come il blues- rock e la fusion, ecco il grande boom e l’arrivo delle band che segnarono la storia. Poiché non si può parlare di rock anni ’70 senza nominare

alcune correnti e i più grandi artisti, vi presentiamo ora i diversi generi e i loro esponenti:

L'hard rock è un genere di musica rock, derivato princi-palmente dal rock & roll e dal blues, nato verso la metà degli anni sessanta nel Regno Unito e successivamente negli Stati Uniti. Da esso evolsero altri generi musicali come l'heavy metal, già famoso negli anni ’70 grazie ai mitici Judas Priest, pionieri del genere. È una forma più aggressiva e carica della musica rock, con chitarre distorte, volumi esagerati e ritmi incalzanti. Anche la voce ha la sua parte, diventa virtuosistica, si prediligo-no gli acuti e gli urli; il cantante diventa il simbolo della band affiancato dal chitarrista solista.

HARD ROCK

Sarebbe assurdo pensare di scrivere l’intera storia di uno dei gruppi rock inglesi più famosi di sempre. Nacquero nel 1968 e si sciolsero nell’ ’80, alla morte – soffertissima - del batteri-sta, lasciando una raccolta di ben 20 album, dopo aver rivolu-zionato la storia del rock e aver messo le basi dell’heavy metal. Ad oggi, con i loro 300 milioni di dischi venduti, sono considerati uno dei gruppi di maggior successo della storia. Non manca poi un posto nel Guinness dei Primati per la “Maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo” e nella Rock and Roll Hall of Fame.Le loro canzoni non seguivano un genere preciso. I Led Zeppelin avevano sviluppato negli anni uno stile loro, un misto di hard rock, blues e folk rock creando un sound unico, a volte con sfumature orientaleggianti e ipnotiche.

LED ZEPPELIN

Sweet Seventy’s culturaGli “Aerosm

ith”, famosa rock-band Am

ericana.

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L’Inghilterra è stata madre di grandi gruppi e anche di forme particolari e interessanti del rock come il progressive, sviluppatosi nella prima metà degli anni settanta.. Questo genere rappresenta la progressione del rock dalle sue radici blues, ad un livello maggio-re di complessità compositiva e melodica, al fine di rendere la canzone un’opera d’arte di alta qualità; a tale scopo frequenti sono i richiami alla musica classica. Lo stesso Progressive darà vita ad altri generi come il Neo-Prog e il Progressive Metal. Il Progressive, però, non è solo musica, ma anche innovazione e sperimentazione: questo è il motivo per cui è difficile stabilire un confine e definire che caratteristiche standard possegga, anche a causa della sua continua evoluzione.Appartengono al genere l’utilizzo di tastiere e sintetizzatori, i testi complessi e significativi e l’impiego di tempi inusuali.Esponenti famosissimi del Progressive Rock furono i Genesis e i Pink Floyd ai quali è dedicato un articolo nella sezione Musica di questo Racoon. A metà degli anni '70 si fece strada il Punk, un movimento

giovanile nato in Inghilterra. Il termine inglese significa "di scarsa qualità".Il nome non fu dato subito e quindi venne inizialmente definito come una continuazione del Garage Rock anni '60, che propo-neva una musica grezza e rozza. Il primo gruppo ad essere definito Punk furono i Ramones, attorno al 1974. Inglesi, proponevano una musica nuova dalle melodie distorte che non richiedeva alcuna tecnica strumentale. Il look era provoca-torio e dava scandalo: giubbotti e pantaloni in pelle, pantaloni lacerati, capelli rasati o acconciati in maniera stravagante, spesso colorati; catene e borchie ovunque. Nonostante i tratti distintivi l'ideologia punk è vasta e non può essere considerata come movimento unitario di giovani ribelli; ciò che però unisce tutte le diverse classificazioni è il rifiuto di ogni forma di controllo, come la religione o i mass-media.Il Punk si espanse nel mondo e anche in Italia, con minore impatto e successo.

PUNK

Jimm

y Page: Chitarrista Solista dei Led Zeppelin

FOCUS: Band, satanismo e i messaggi subliminali Spesso al gruppo si associano messaggi subliminali, satanismo e occultismo; in effetti Jimmy Page, il chitarrista, era un appassiona-to di misticismo e soprattutto un assiduo collezionista di mano-scritti di Aleister Crowley, famoso occultista. I suoi interessi finiro-no inevitabilmente per contagiare gli altri membri della band ma le accuse dei critici sul presunto satanismo di Page o i contenuti inneggianti a Satana nelle canzoni dei Led ascoltate al contrario (come la meravigliosa Stairway to Heaven) sono da ritenere avventate e fuori luogo; d’altra parte chiunque può sentire qualsi-asi cosa se è convinto della sua esistenza (come sempre sostene-va il loro discografo) : l’illusione di udire parole inesistenti, infatti esiste e si chiama Pareidolia Acustica, a conferma che forse i messaggi subliminali nelle loro canzoni sono solo un’invenzione dei mass media.Altri gruppi accusati furono i Beatles, i Black Sabbath e molti altri; non si salva neanche Lady Gaga con la sua “Paparazzi”. Pazzia o accuse fondate?

PROGRESSIVE ROCK

Sweet Seventy’scultura

I ” Genesis”

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Si mostrarono al mondo nel 1975, scuotendo la società con i loro atteggiamenti volgari e provocatori (erano famosi per sputare ovunque tanto da diventare il loro simbolo). Per loro la violenza era pane quotidiano, erano sadici e spesso autolesionisti, tutto allo scopo di colpire, scandalizzare e disorientare il pubblico. Con loro il punk diventò sinonimo di caos, rabbia e distruzione.La band inventò ed esportò anche il Pogo, un “ballo” che divenne famoso nei loro concerti che consisteva in salti, spintoni e gomitate.

SEX PISTOLS

DISCO DANCE

Non contento, a Stigwood venne l’idea che sarebbe diventata poi il simbolo degli anni ’70: insieme ai Bee Gees incise

tutti il Re della discoteca per il suo innato talento. Un giorno per caso conosce Stephanie,una ragazza totalmente opposta a

insieme il ballo per il concorso di danza della discoteca.

CINEMA: LA FEBBRE DEL SABATO SERA

prese in seguito il nome: le discoteche.La spinta a trasformarsi in un genere da ballo venne portata dagli artisti afroamericani che, sebbene inizialmente non venne apprezzata per il suo carattere commerciale e

in cui divertirsi, legati indissolubilmente all’ascolto di musica.Prendono sempre più piede gli arrangiamenti dell'orchestra, sposata perfettamente

-te che caratterizzano questi primi prodotti.Nella seconda metà degli anni Settanta la disco music era esclusiva della gente di colore: aveva grande riscontro ma non ancora quel successo planetario che avrebbe

invadeva la programmazione di qualsiasi stazione radio, faceva da sfondo agli spot

Sweet Seventy’s cultura

I Sex

Pis

tols

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1977 e pochi mesi dopo, invase le sale

-

come modello per la generazione di adolescenti: come dimenticare il suo gilet bianco e la camicia nera e il suo stravagan-te ballo con l’indice puntato verso l’alto al ritmo di “Stayin’ Alive”?

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TRA LEGGENDE METROPOLITANE E STRANE COINCIDENZE: J27EXXXTRA!!

a Sinistra: Jim Morrisona Destra: Berry Manilow

Venier Alessandro & Bernardi Andrea

Sweet Seventy’scultura

Che dire infine?Gli anni '70 fanno scuola nella cultura, nella moda, nella musica, ma anche gli anni '60, '80 e '90 hanno lasciato tracce che concorrono senza che ce ne rendiamo conto a segnare il nostro esistere.Qualche volta sarebbe opportuno voltarci indietro e soffermarci a riflettere sul passato recente e sui turbinosi cambiamenti che lo contraddistinguono e che hanno prodotto i tempi attuali in cui siamo immersi; ciò può essere per curiosità oppure per trarne spunto o per capire meglio il presente!Beh, pensateci ragazzi e grazie per l'attenzione, alla prossima!!

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Gli anni ’70 sono stati molto ricchi di musica, band e personaggi noti ma non tutti sanno che dietro ogni dio si nasconde un diavolo. Dietro a tutto ciò ci furono scandali, assassinii e… maledizioni…J27. A molti non dirà nulla. Molti non credono alle leggende metropolitane, ma fra quelle che conosco questa è una delle più assurde e allo stesso tempo affascinante.J27 è più di una maledizione, è una condanna a morte. Si dice che tra gli anni 60/70 essere famoso e avere una J nel proprio nome non era una buona garanzia… soprattutto finchè la tua speranza di vita non superava i 27 anni.Le vittime di questa inquietante “maledizione” morivano prima di compire i 28 anni con decessi violen-ti o inspiegabili.Sembra da pazzi… ma sono veramente morte decine di artisti. Tutti a 27 anni. Tutti famosi. Tutti che si chiamavano J..Brian Jones, chitarrista dei Rolling Stones. 27 anni. Morto assassinato.Jimi Hendrix, chitarrista, 27 anni. Morto soffocato dal proprio vomito mentre dormiva.Jim Morrison, cantante dei “Doors”, overdose e collas-so nella propria vasca da bagno, 27 anni. E molti altri…E ci sono anche varianti di età e lettera!! John Lennon, 40 anni, assassinato, oppure Kurt Cobain, leader dei Nirvana, 27 anni, suicida.Coincidenze??Adesso arriva la parte che preferisco… Tempo fa DeeJay TV trasmise una puntata di “Almost True”, un documentario sulle leggende della musica, incentrata sul caso J27 (potete trovarle su Youtube cercando “Almost True Jim Morrison”).

La storia raccontata da Luccarelli era un po’ questa: “Gli artisti in quegl’anni erano a contatto con i giovani, un vasto pubblico, e spesso i testi e le tenden-ze del gruppo li influenzavano, in direzione di ideali “scomodi”. Il governo americano doveva impedire tutto ciò, riprendere in mano il controllo: come? Facen-do sparire, anzi, eliminando i personaggi fastidiosi, i sassolini nelle scarpe: Hendrix, Morrison e altri… Jim morì il 3 luglio del 1971 in una vasca da bagno di un albergo di Parigi. Il corpo fu visto solo dalla fidanzata Pamela e dal medico che certificò la morte. Nessun altro ha mai visto il suo corpo. Jim Morrison è morto veramente?”Quello che mi affascina di più è il prosieguo della storia, talmente assurdo ma così perfetto e irreale che a me piace credere che sia andata veramente così… conti-nuiamo… “Venuto a sapere che sarebbe stato tolto di mezzo, il leader dei Doors fece un patto con la CIA. Lui sarebbe sparito, cambiando nome e volto, così che entrambi fossero soddisfatti. Jim non morì. Fece finta. Ma… Dove andò?”Jim Morrison fece delle lunghe sedute di chirurgia plastica e cambiò aspetto: divenne Barry Manilow.Ok ok ora mi sto spingendo troppo in là… e invece no!!Barry è un cantante, Barry è nato nello stesso anno di Jim e ha la stessa corporatura, e !guarda caso! nessuno lo conosceva a sapeva di lui prima della morte di Morri-son. Coincidenze?Un confronto dello spettro vocale di Jim e Manilow indica chiaramente che le due voci sono identiche. Stesso accento, parimenti nasali.E ora la conclusione: nel 1974 Pamela, la tanto amata fidanzata di Morrison, muore. Alcune settimane dopo Barry pubblica “Mandy”, una tra le più famose canzoni anni ’70.Mandy… Me AND You… Io e Te… JIM e PAMELA.

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La Tomografia Assistita dal Computer, meglio nota con la sigla TAC, ha salvato e continua a salvare migliaia di vite.

Il vantaggio della TAC rispetto alla radiografia tradizion-ale è che essa consente di evidenziare anche minime differenze di densità presenti tra i differenti tessuti di un organo. Attualmente la TAC consente diagnosi accurate su lesioni importanti come quelle del sistema nervoso, degli organi addominali, dell'apparato muscolo-scheletrico. Tuttavia con molta probabilità, il suo princi-pale campo d’azione resta lo studio dei tumori, in partico-lare quelli di piccole dimensioni e quelli localizzati in organi dove difficilmente possono essere analizzati con le tradizionali tecniche diagnostiche.

Proprio l’applicazione della TAC infatti ha permesso la diagnosi e la cura di numerosi tumori in precedenza mortali. La pronta guarigione di gran parte dei malati tumorali oggi si deve senza dubbio alcuno ai numerosi screening, ma soprattutto alla più anziana TAC. Com-pletato l'esame, il paziente non deve seguire regimi o prescrizioni particolari e può immediatamente riprendere la sua normale attività. La Tomografia Assiale Computer-izzata combina i tradizionali raggi X con la tecnologia del computer. Questo ci consente di ottenere l’immagine radiologica tridimensionale di una sezione trasversale del corpo.

Ad oggi si stanno imponendo due nuove tecniche: la TAC spirale, lo strumento ruota intorno al paziente come se lo avvolgesse in una spirale, associata ad un computer che elabora i dati raccolti, e la TAC multistrato, che "affetta" l'organo da esaminare in sezioni sottilissime, fornendo fino a 8 immagini al secondo. La metodica circolare alla base della TAC venne realizzata dall'ingegnere inglese Godfrey Hounsfield e dal fisico sudafricano Allan Cormack, che vinsero il premio Nobel per la medicina nel 1979. Ma facciamo un passo indietro …Negli anni Trenta il radiologo Alessandro Vallebona dà il via ad uno dei pilastri della diagnostica radiologica, inventa infatti un metodo per rappresentare un solo strato del corpo sulla pellicola radiografica, assistiamo con questa sua scoperta alla nascita della stratigrafia.

Il primo tomografo computerizzato consente esclusivamente lo studio delle strutture del cranio e viene installato all'Atkinson Morley Hospital di Londra nel 1971. Nel 1974 vengono create le prime apparecchiature per lo studio del torace e dell'addome. Fino ai primi anni settanta era opinione comune e fortemente radicata che l'innovativa tecnica non potesse in alcun modo superare l’ambito della ricerca e lo studio delle sole patologie cerebrali.Tuttavia un radiologo, il professor Ralph Alfidi, ebbe una fortuita intuizione, ovvero che tale meto-dica diagnostica potesse essere estesa all'intero corpo umano.

Alfidi, allora direttore dell'Istituto di Radiologia dell'Università di Cleveland, era convinto che il principio della tomografia computerizzata fosse destinato ad avere una ben più ampia utilizzazione. Nonostante il generale scetticismo, Alfidi, iniziò un lungo periodo di ricerche. Gli esperimenti vennero attuati utilizzando macchinari appositamente realizzati nel 1972 dalla Technicare e raggiunsero l'apice nel 1975 con l'effettuazione della prima TAC "ufficiale" dell'addome. Nonostante le attuali preoccupazioni riguardanti la possibile insorgenza di tumori causati da un’eccessiva esposizione alle radiazioni della TAC, possiamo accertare con assoluta sicurezza che questa metodologia diagnostica è un elemento base nella cura di una delle malattie che più terribili e che più terrorizzano l’opinione pubblica mondiale.

Inoltre lo sviluppo di un tumore causato dalla TAC è un’eventualità praticamente da escludere in quanto il paziente dovrebbe essere stato sottoposto ad una più che considerevole quantità di esami radiologici.

La TAC: il “salvavita” degli anni Settanta

Chiara Tonin

Una Tac cranica

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CURIOSITÀ 70’S

1 maggio 1978: spedita la prima e-mail SPAM dalla DEC per pubblicizzare un nuovo prodotto e inviata a tutti i destinata-ri ARPAnet della costa ovest degli Stati Uniti.

1 luglio 1979: Sony inventa e lancia sul merca- to il Walkman.

1979: Philips e Sony inventano il

compact disc (CD).

Novembre 1973: ad Afar in Etiopia Yves Coppens, Donald Johanson, Maurice Taïeb e Tom Gray rinvengono i resti di un esemplare di femmina adulta dell'età apparente di 25 anni, vissuta almeno 3,2 milioni di anni fa. La chiamano Lucy, in onore della canzone Lucy in the Sky with Dia-monds dei Beatles.

20 Maggio 1970: viene varato lo Statuto dei lavoratori che tutela i diritti dei lavoratori dipendenti. Il padre di questa legge (legge 300/70) è il socialista Gino Giugni. Il testo prevede l'istituzione di as-semblee nelle fabbriche e tutela della dignità e della libertà del lavoratore.

3 luglio1971: muore a Parigi il poeta/rockstar Jim Morrison.

14 marzo 1972: muore ucciso dall'esplosione di una bomba, che lui stesso stava posizionando, l'edito re Giangiacomo Feltrinelli.

17 marzo 1973: esce l'album The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd.

3 aprile 1973: l’ingegnere americano Martin Cooper, che lavora alla società di elettronica Motorola, ef fettua per la prima volta una chiamata da un telefono cellulare.

15 gennaio 1974: Stati Uniti. Debutta sulla rete televisiva ABC la fortunata serie Happy Days.

8 marzo 1975: a seguito della legge n. 39, entrata in vigore il 10 marzo, la maggiore età si acquisisce a 18 anni, in precedenza la soglia era a 21 anni.

18 settembre 1970: Londra. Muore James Marshall Hendrix chitarrista di fama mondiale.

1976: dopo la liberalizzazione dell'etere sancita dalla Corte Costituzionale nascono in Italia le prime radio e televisioni private. Si forma il movimento delle "radio libere", stazioni radio-foniche create per lo più da giovani. Il caso più eclatante è quello della bolognese Radio Alice.

1 aprile 1976: Steven Paul Jobs, Stephen Wozniak e Ronald Wayne fondano l'Apple Computer.

6 maggio 1976: alle ore 21:06 un sisma colpisce il Friuli e i territori circostanti. La zona più colpi ta fu quella a nord di Udine, con epicentro il monte San Simeone situato tra i comuni di Trasaghis e Bordano nelle vicinanze di Osoppo e Gemona del Friuli con forza pari a 6,4 della magnitudo, momento e intensità pari al decimo grado della scala Mercalli.

1 febbraio 1977: la RAI dà ufficialmente inizio alle trasmissioni a colori.

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Moda anni

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Eppure sorge spontaneo chiedersi se questa moda sia davvero così lontana dai giorni nostri, probabilmente siamo più influenzati di quanto si possa pensare. Prendiamo un esempio banalissimo, un acces-sorio del tutto comune sia per l’uomo che per la donna: gli occhiali da sole. Gli occhiali da sole con lenti piccole e leggere, a partire dalla se-conda metà degli anni ’70, lasciano posto ad occhiali a lenti smisuratamente grandi coprenti gran parte del volto, le montature iniziano ad essere colorate e sgargianti.

In più fa la sua comparsa sul mercato una nuo-va marca, fino allora ben poco conosciuta, i Ray Ban, diventati famosi grazie ai telefilm in voga in quegli anni, uno fra tutti “Chips”. Si tratta di occhiali che evadono completamente tutte le forme e gli stili fino ad allora creati: le stanghet-te laterali, per esempio, erano particolarmente avvolgenti e circondavano quasi completamen-te i padiglioni auricolari.

Ma non è tutto. Anche le tipiche borse a tracol-la di pelle marrone, in voga sia fra le ragazze che fra i ragazzi (i famosi borselli), e cinture in cuoio sono un must degli anni 70. In particolare l’effetto “pelle invecchiata” era tanto apprez-zato allora quanto lo è oggigiorno. Certamente, nel corso degli anni la moda è an-data in un crescente miglioramento, ma non si può non ammettere come lo stile di un ragazzo del 2011 sia inevitabilmente influenzato da una corrente così coinvolgente come è stata quella degli anni ’70.

Le cinture in particolare avevano delle fibbie che molto spesso si potevano trovare anche in borse o scarpe. Una curiosità che fa capire quanto sia stretto il legame fra 2011 e anni ’70:

Immaginatevi di uscire di casa con un paio di panta-loni in perfetto stile ‘zampa di elefante’, a fantasia floreale, dove sono i colori a fare da padroni. Bene, probabilmente sarete molto osservati e offrirete l’occasione per una bella risata visto l’effetto ‘pugno in un occhio’ che provocherete, eppure sa-rete perfettamente alla moda anni ’70.

Ebbene sì, in quegli anni che ci sembrano ormai così lontani, ma che in realtà non lo sono affatto, colori accesi e fantasie molto elaborate (ricche di fiori o di contorte figure geometriche) erano all’ordine del giorno. Cercando delle notizie riguardo a questa moda si può scoprire come in realtà si tratti di un vero e proprio movimento, strettamente collegato alle idee innovative di quel momento. Per questo moti-vo la moda degli anni ’70 è legato inevitabilmente al movimento hippy, dove sono i fiori, simbolo di pace, a giocare il ruolo di protagonisti.

‘70 Non solo un ricordo!

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attualmente fra le ragazze è di moda por-tare cinture metalliche composte da gros-se anelli circolari, ovali, quadrati o rettan-golari, che vengono indossate solo a scopo di bellezza sopra un vestito o una gonna. Ebbene, questa moda nacque nei primissi-mi anni 70.

E’ necessario ora aprire una breve parente-si per le lettrici femminili: le scarpe. Il pas-saggio dai ‘60 ai ‘70 vede l’evolversi di una calzatura col tacco basso a quella con tac-co tanto largo quanto alto. Ma questi anni sono stati caratterizzati soprattutto dalle famosissime zeppe, comunemente sopran-nominate ‘zattere’. Sebbene nate molti anni prima, è soprattutto intorno alla metà degli anni ’70 che le zeppe raggiungono il loro apice di successo e di diffusione. Un capo che non deve assolutamente man-care nel guardaroba di un amante e nostal-gico di questo periodo è il foulard, non più usato come copricapo femminile, bensì annodato al collo, simbolo di eleganza e raffinatezza, non solo femminile. Corto, che a malapena si riuscivano ad annodare, o lungo quasi come sciarpa, a tinta unica o con le più stravaganti fantasie. La bigiotteria negli anni ’70 era molto utiliz-zata e caratterizzata da fiori inizialmente, poi da figure geometriche e motivi indiani. Molto spesso intorno al capo si legava un nastro, solitamente in cuoio, e fra i capelli si fermavano delle piume. Un articolo che invece non ha ereditato praticamente nulla da quegli anni è il cap-pello. Tra i ragazzi per esempio era molto in uso il cappello ‘stile baseball’, fra le ra-gazze invece i copricapo assumevano le forme più strane, e, come un po’ tutta la moda di quel periodo di fermento, colorati ed esagerati. Forse solo l’odierna bandana ha conservato l’eredit{ della moda hippy.

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Come si può quindi capire, la moda di questo periodo non è poi così lontana dal passato. I maggiori stilisti o-dierni molto spesso si ispirano proprio all’abbigliamento in uso in quegli anni di contestazione. Siccome la moda riflette gli aspetti della società si potrebbe quasi azzar-dare una riflessione, forse un po’ audace ma che per forza di cose ha una parte di verità. Come noto, gli anni ‘70 sono da sempre simbolo di cam-biamento, di svolta e il ritorno a quel periodo è anche sinonimo di una società che desidera cambiare, trasfor-marsi, migliorarsi. La moda fa parte della nostra vita, poiché attraverso l’abbigliamento esprimiamo quello che siamo, le nostre speranze e le nostre necessità. Gli anni ‘70 sono ritornati e credo che rimarranno una costante nella moda (e forse non solo) ancora per un bel po’ di tempo.

Paola Gallon

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di Laila Traibiz

I Pink Floyd sono una rock band britannica, nata nella seconda metà degli anni sessanta a Londra.

Il gruppo agli inizi era formato dal cantante e chitarrista Syd Barret, poi sostituito da David Gilmour nel 1968 perché costretto ad abbandona-re la band per problemi psichici dovuti all’uso di droghe pesanti; c’è poi il bassista Roger Waters -che viene considerato uno dei più grandi paro-lieri della storia assieme a Bob Dilan e Neil Young; nei suoi testi prevale un tenebroso intimismo, carico di ossessioni.

Appare in secondo piano rispetto a Barret, leader indi-scusso della band, tra i due vi è una forte amicizia e stima, in molti testi Roger mette in risalto l’ammirazione per lui. Il batterista “Nick” Mason, è l’unico componente a non aver mai abbandonato la band, infine troviamo il tastierista e compositore melo-dico del gruppo Richard Wright.

I Pink si caratterizzano per testi filosofici. Si può dire facciano un rock progressivo, anche se, agli inizi sono

stati molto influenzati dal rock psichedelico e dallo space rock.

Dopo essersi fatti notare grazie a lavori di stampo psi-chedelico, si affermano a livello mondiale con The Dark Side of The Moon, e con i successivi album, che conse-

gnano i quattro alla storia del rock.

Nel 1984 Waters abban-dona il gruppo in seguito alle accuse di averlo mo-nopolizzato, mentre gli altri 3 componenti incido-no ancora due album di successo.

Dieci anni dopo i Pink Floyd cessano il loro lavo-ro, per sciogliersi definiti-vamente nel 2006. Nel 2008 con la morte di

Wright si spengono le speranze di rivederli insieme.

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Forse ci sono andata giù un po’ pesante, scoraggian-do chi era interessato, ma il pattinaggio non è solo cadute e ammaccature da tutte le parti, per esempio è bellissimo quando avendo i pattini ai piedi hai tutta la pista per te e sei tra i primi a pattinare su quel ghiaccio appena “sistemato”, quando è perfettamen-te liscio, e ti senti libera mentre giri sulla pista sem-pre più veloce, incurante di chi ti sta guardando per-ché esisti solo tu e il ghiaccio … A quei pochi di voi che non si sono ancora stanchi di leggere quest’articolo dico: date una possibilit{ a questo sport, a mio parere non valorizzato abbastan-za, perché merita, e non è uno sport solo femminile… Anche per questo sport esistono i mondiali e gli euro-pei, a cui non viene data molta importanza essendo totalmente oscurati da altri sport … Gli europei 2010 si sono svolti a Berna dove nella cate-goria femminile, al primo posto troviamo Sarah Meier (Svizzera) e al secondo posto la nostra Carolina Ko-stner con un punteggio inferiore alla Meier di pochi millesimi. Quest’anno i mondiali dovevano aver luogo a Tokyo, ma a causa del disastroso terremoto/ tsunami sono stati sospesi a data ancora da definire. L’ISU, la fede-razione del pattinaggio, deve decidere la sede. Tra le proposte anche Torino.

SKATING ICE

Kayleigh dall’arche

D opo aver pregato (un po’ in ginocchio – un po’ minacciando) per tutto l’anno, sono riu-

scita a partecipare al corso intensivo di pattinaggio su ghiaccio svoltosi al palaghiaccio di Feltre. La maggior parte delle persone che in questo mo-mento sta leggendo questo aticolo non ha la più pallida idea di cosa sia questo corso. E’ iniziato il 24 dicembre e terminato il 6 gennaio, tutti i giorni esclusi Natale e capodanno; si svolgeva di mattina e durava un’ora. ( lo so, è scoraggiante pensare di recarsi fino a Feltre di prima mattina … ma ne valeva la pena ).

La fascia d’et{ variava: dai bambini di 2 anni a adulti impacciatissimi. Ammetto che vedere i piccoli scor-razzare sui loro minuscoli pattini mi faceva venire il nervoso, incuranti di farsi male … e se cadevano, rimbalzavano come palle! Ovviamente in 12 lezioni non si può imparare come si fa un axel o un flip, ter-mini tecnici per indicare figure particolari, si appren-dono le basi: i limoni in avanti e in dietro, fermarsi, pattinare sul filo interno ed esterno ( sembra facile … ma non lo è !!) e diverse altre cose.

Scommetto che la maggior parte dei lettori, soprat-tutto maschi, stanno pensando che basta poco per pattinare: un po’ di equilibrio, del ghiaccio, ed una lama… certo. Partiamo dalla lama: essa ha uno spessore di 5 mm e per pattinare bene bisogna riuscire a spostare il pe-so del corpo all’interno e all’esterno di questa, rima-nendo in piedi! Vi assicuro che non è una passeggia-ta. Poi il ghiaccio: se ha qualche ammaccatura, e non mi riferisco ai segni lasciati da altri pattinatori, ci si può impuntare e cadere; L’equilibrio poi è importantissimo, se non si riesce a stare in piedi da fermo, allora sei fregato.

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Quante volte avremmo voluto renderci utili in qualcosa di buono, quante volte abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa per rendere il mondo migliore di com’è?E quante volte a queste domande abbiamo saputo rispondere solo: “Ma come posso fare la differenza?”Bene ragazzi, io posso dirvi come abbattere questo senso di impotenza che affligge un po’ tutti noi giovani: il volontariato. Nel mio caso con l’ENPA.Secondo il Ministero della Salute, sulla base di dati trasmessi dalle Regioni nel 2006, in Italia ci sono:1144 canili e rifugi,590.549 cani randagi,2.604.379 gatti randagi.Valutazioni più realistiche, stimano che i cani vaganti in Italia sono almeno 1 milione, di cui 600.000 ricoverati presso i canili.

Questi numeroni, che sembravo così fuori dalla realtà, sono però tristemente sentiti anche da un piccolo rifugio per animali come quello in via Vanizza a Sarano, una frazi-one di Santa Lucia dove sono accolti cani e gatti abbando-nati. La mia storia è iniziata per caso, alla “Festa del bastardino” che si tiene ogni anno a Conegliano, una delle manifestazioni dove il rifugio riesce a raccogliere una parte dei proventi che servono per sostenere le numerose spese per il mantenimento e la cura degli animali, che sono davvero tante.

Già, perché questa associazione, come molte altre, sopravvive solo grazie alle donazioni e ai soldi che si ottengono dalle cene di beneficenza o dalle vendite di gadget e NON, come molti credono, dalla vendita dei gatti o dei cani che attendono una famiglia, l’ENPA è in tutti i modi contraria alla vendita degli animali, per cui i pelosi del rifugio sono disponibili solamente per l’affido, una cosa completamente diversa dalla vendita.

Comunque dopo aver fatto quattro chiacchiere con una delle volontarie sulla possibilità di dare una mano mi sono detta “Perché no?”, perché non unire l’utile al dilettevole, la mia passione per gli animali insieme all’occasione di fare del bene?Due giorni dopo ero al gattile, tra lettiere da lavare, pastiglie da far prendere e ciotole da riem-pire, ma con un senso di felicità nel cuore, una sensazione che ho ancora adesso, dopo quasi tre anni di volontariato al rifugio dove un miagolio di ringraziamento o una fusa di soddisfazione mi fa ancora sbocciare un sorriso tra le labbra. Senza contare tutta la gente meravigliosa che si conosce durante le manifestazioni e i turni settimanali, con il quale non si fatica affatto a creare bellissime amicizie.

Siamo davvero in tanti che collaboriamo con l’ENPA in questo piccolo rifugio, dai volontari che si occupano delle colonie di gatti sparse sul territorio ai veterinari che riescono a operare i nostri amici infortunati a un prezzo di favore, e sono tante le operazioni a cui gli animali inciden-tati devono sottoporsi senza contare le vaccina-zioni e tutti i ricoveri per le sterilizzazioni. Mi sento in dovere di spezzare una lancia nei confronti di questo intervento, da molti ingenu-amente considerato barbaro; la sterilizzazione non è assolutamente un danno per l’animale, anzi lo rende molto spesso più socievole, nei gatti

Il Gattilevolontariatoper gli animali

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previene la diffusione di malattie come la FeLV e la FIV (l’AIDS felino) e nella femmine la probabilità di un tumore mammario. Reputo comunque molto più contro natura rinchiudere l’animale in casa nei periodi di calore per evitare spiacevoli inconvenienti, o doversi “disfare” dei cuccioli indesiderati, che sottoporlo ad un piccolo intervento che porta vantaggi sia ai padroni che all’animale.Infine non bisogna assolutamente escludere il ruolo che questa operazione ha nella prevenzione del fenomeno del randagismo, il che non può fare che bene ai rifugi come il nostro o agli automobilisti che ogni giorno rischiano di fare un incidente a causa del cane o del gatto randagio che improvvisamente attraversa la strada. Ma non dobbiamo dimenticarci comunque di tutti gli animali costretti a situazioni disumane nelle Perreras spagnole, dimostrate anche negli shoccanti reportage di “Striscia la Notizia” in questi ultimi mesi.

Per questo motivo una delle iniziative portate avanti dal rifugio di Sarano è proprio quella del “Progetto Spagna”, che mira a salvare i cani ed i gatti spagnoli condannati a morte, dove la loro unica colpa è quella di essere stati abbandonati.Ci sono molti modi per dare una mano, tutte le informazioni utili potranno essere trovate su facebook: “Progetto Spagna ( Rifugio ENPA Sarano)” oppure dalla nostra volontaria Daniela al seguente numero 347-7380309 (ore serali).

I progetti sviluppati dal rifugio di Sarano insieme agli altri rifugi, canili e gattili della zona, però, non sono legati solamente ai cani e ai gatti, ma con grande soddisfazione possiamo dire di fare molto anche per i rospi, come ha documentato il Gazzettino di Treviso qualche settimana fa.

Per tutte le informazioni che stai cercando: dagli orari nel quale puoi venirci a trovare al rifugio, o cosa fare quando assisti a un maltrattamento o un abbandono, cercaci su Facebook: “Rifugio Enpa di Sarano” o a questi numeri:Per info cani: TANYA 333-6630030Per info mici: FATIMA 349-1906880Altre segnalazioni: VALENTINA 338-3000649Oppure chiedete di Serena, ovvero me, in 5^B geometri per chiarimenti e delucidazione su dove, come, cosa e perché.

E ricorda sempre:“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali” (M. K. "Mahatma" Gandhi)

Tutti possiamo fare la differenza

Serena Della Torre

Il Gattile

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Mathilda ha 13 anni e vede il mondo con una cinica razionalità tutta sua. Non crede in Dio, ma negli Osservatori. Crede che la os-servino sempre: quando si strappa i capelli, quando gioca con la sua unica amica, quando invia delle e-mail spacciandosi per sua sorella. Sua sorella Helene è morta, travolta da un treno, spinta da uno sconosciuto, secondo i genitori. Ma Mathilda non ci crede. Vuole scoprire perchè sua sorella è morta e perchè la verità è stata te-nuta nascosta, mentre attorno a lei la situazione sembra precipitare sempre più. In questa sua ricerca al limite del poliziesco, Mathilda dovrà smet-tere di essere una bambina e crescere, per scoprire il mondo e la verità da sola. di Andrea Merotto

Lungo le vie…

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Lungo le vie

del bosco incantato sorgevano rose

profumo di viole

mi avvolgeva

Lungo il sentiero che va alla cascata

uccelli dai manti dipinti

decorano il cielo oscuro

Lungo la vita che ho

sento battiti e sentirò silenzio

quando di vita

non vorrò saperne

di Alice Pradal

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Criminalità

Da vecchi si sorride della vita e di ogni contenuto,

da vecchi di ripensa a quei dolori di un’epoca sbiadita.

Mementa che in un mondo ormai fottuto si perdono i valori.

Onesto e trasparente l’uomo vero è solo fra le cagne

ed esule dai monti vede sorgere un grande sole nero

che illumina i sentieri in cupe fogne. È tempo di rinascere!

I vecchi mal ricordano Aldo Moro trovato in un furgone,

ricordano infelici Borsellino ed altri come loro.

E l’ombra che ci segue, un cupo alone, la mela di Caino,

il male che pedina certe menti, il padre d’altro male.

Se l’erba mai crescerà senza sterpi (e muta di altri pianti)

allora si vedrà un nuovo Natale, un padre di altri tempi.

O mafia, nero oltraggio alla giustizia, radice del peccato,

matrigna del guadagno, nel tuo seno ha fame l’uomo viziato.

Ed oggi, se aspettiamo un tramonto del mondo del veleno,

di certo moriremo come illusi. Indegni dell’Italia,

voi ladri dell’orgoglio in noi sì forte, gli animi pietosi.

La cieca cupidigia che v’ammalia sarà la vostra morte.

Scrive Andrea Mazzero A 150 anni dal marzo del 1861 gli italiani si radunano sotto un'unica bandiera, a ricordare le proprie radici, memori del sangue e del sudore versati per l’indipendenza e l’unità della penisola italiana. I padri fondatori hanno combattuto per la nostra liberà affinché noi potessimo vivere serenamente; per tale motivo oggi più che mai dobbiamo partecipare attivamente alla battaglia contro la criminalità organizzata, alla lotta per la giustizia.

Su questa linea ho scritto il testo che segue, una cruda denuncia del mondo malavitoso. Giudicata da Andrea Zanzotto come “molto buona, un inizio niente male”, la poesia appartiene alla raccolta inedita: Tentativi giovanili.

Metro: Distici alternati, endecasillabi e settenari; schema ritmico ABCABC – DEFDEF - etc.

Metrica. I versi si propongono come una ricerca della forma che non sempre trova sbocchi perfetti: le eccezioni si presentano volu-tamente qua e là. La cadenza nei versi è tendenzialmente rego-lare (accenti quasi sempre di 2’-6’-10’/2’-6’), anche se ogni tanto il testo si abbandona ad altri ritmi, più liberi. Questa ricerca del-la forma si arresta per evitare di essere pedante, semplice imita-tio di un linguaggio petrarchesco; troviamo talvolta alcuni “giochi” (come li ha definiti A. Zanzotto) sui versi: una cesura a otto righe dalla fine, un’episinalefe a nove righe dal termine, qualche verso sdrucciolo, etc. Spunti di riflessione. La poesia ideale non dovrebbe trasmettere un pensiero ingab-biato e ben conservato nel tempo, dovrebbe fungere da spunto per una riflessione più ampia, con la medesima funzione che ha un aforisma, un haiku. Vi propongo di riflettere: sul forte richiamo alla cupidigia di Dante (cagne/

guadagno); sull’analogia fra il “sole nero” ed il mondo malavitoso; sull’acronimo mela-male (ricordiamoci che nella religione

cristiana la mela è l’oggetto del peccato originale; da qui possiamo sviluppare: Caino, figlio di Adamo ed Eva, è il primo assassino secondo la bibbia; la mafia si pone, nella poesia, come la sua ombra, un “alone” malvagio che per-vade il mondo attuale);

sullo sviluppo a ritroso: vecchi - padre - Natale (momento in cui nacque il bambi-no Gesù, simbolo della nascita): i vecchi si ricordano ed hanno fatto propri i valo-ri che gli vennero insegnati dai padri fondatori, ma la mafia persiste; noi da che Italia stiamo nascendo?

sullo sviluppo ordinario: dall’alba di un “sole nero” che trasfigura il sentiero (“cammìn”) di un uomo in una vita all’insegna del crimine “cupe fogne”, al “tramonto” del suddetto sole.

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Dopo una lunga attesa, finalmente è arrivato. Dal 28 gennaio, infatti, anche nelle sale cinematogra-fiche italiane è possibile vedere uno dei film più attesi e desiderati degli ultimi mesi, Il discorso del Re. La pellicola, che vanta ben dodici nomination all’Oscar, quattro delle quali trasformate nelle celebri statuette d’oro, vede come protagonista Colin Firth nei panni del sovrano inglese Giorgio VI, padre della futura regina Elisabetta II, alle pre-se con degli invalidanti problemi di balbuzie. Il film, avendo incassato ben quattro premi Oscar, oltre tutto nelle categorie più prestigiose (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale) si presenta quin-di come il vincitore indiscusso di quest’edizione degli Academy Awards appena conclusasi. Il lungometraggio, diretto da Tom Hooper, porta sul grande schermo la profonda e duratura amici-

zia instauratasi tra il Duca di York, futuro re Gior-gio VI e Lionel Logue (Geoffrey Rush), un logope-dista australiano che riuscirà a curare le disfunzio-ni del linguaggio del monarca britannico grazie ai suoi metodi innovativi ed alquanto singolari. L’eccentrico logopedista darà così alla Gran Breta-gna, terra in cui la seconda guerra mondiale si sta silenziosamente insinuando, un leader che saprà conquistarsi la stima e la benevolenza dei suoi sudditi, rimanendo sempre accanto al suo popolo e rifiutando la fuga. Dopo aver manifestato la sua grande irritabilità e insicurezza, unite al tempo stesso ad una buona dose di superbia ed apparente arrendevolezza, il re balbuziente riesce a sorprendere lo spettatore, facendo trapelare un’inimmaginabile tenacia. In questo percorso di formazione personale e risco-perta interiore, il protagonista, affiancato sempre dalla insostituibile presenza della moglie (Helena Bonham Carter), porta alla luce la sua reale indo-le, quella di un uomo determinato e coraggioso. Accanto alla straordinaria interpretazione di Colin Firth, resosi timido, goffo, impacciato, troviamo anche un eccezionale Geoffrey Rush, abile nell’unire ad una fiera sobrietà un’eccentricità e sensibilità uniche. Il tutto abilmente diretto da un giovane regista, che sfruttando ingegnose inquadrature con la macchina da presa attaccata al viso degli attori, seguendoli nelle loro ondate d’inquietudine infini-ta o calma serenità, riesce a cogliere e trasmette-re in modo amplificato ogni loro espressioni, e-mozione, idea.

Titolo originale The King’s Speech Paese Regno Unito, Australia Anno 2010 Durata 111 min Genere storico, drammatico

THE KING’S SPEECH, IL DISCORSO DEL RE

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Come da tradizione anche quest’anno a Los Angeles si è svolta la cerimonia di consegna degli Oscar, pre-mio cinematografico più famoso ed importante del mondo. La notte del 27 febbraio, presso il Kodak The-atre di Hollywood, è stata infatti celebrata l’83ª edi-zione degli Academy Awards, condotta dai giovanis-simi attori statunitensi James Franco e Anne Hatha-way. Dopo l’immancabile defilè di star hollywoodiane che hanno sfoggiato sul red carpet le più stravaganti creazioni di celebri stilisti, la serata è continuata con l’assegnazione degli ambiti premi. Le statuette - 34 cm per 3,85 kg - vengono fabbricate ogni anno a Chi-cago in lega “Britannia” placcata d’oro 24 carati. In quest’ultima edizione appena celebrata, l’Academy, scegliendo i dieci titoli candidati all’Oscar, sembra aver optato per film che tornano all’essenziale, portando sul grande schermo storie forti, ben costruite e soprattutto basate sull’interpretazione di bravi attori e sceneggiature solide, non più su dispendiosi effetti speciali. Ne sono

infatti testimonianza lungo-metraggi quali I ragazzi stanno bene o Un gelido in-verno, costati solo quattro milioni il primo, due il se-condo: sembrano quindi tramontati i tempi di Ava-tar, realizzato con 237 milio-ni di dollari. Molte delle pellicole in lizza per una statuetta d’oro e che hanno gi{ otte-

nuto ottimi incassi al box office, inoltre, sono degli adattamenti cinematografici di storie vere: The Social Network è infatti ispirato alle vicende che hanno portato alla fondazione di Facebook, ma ne sono un esempio anche The Fighter, Il discorso del Re e 127 ore. Tornano così ad imporsi come fattori determinanti per il successo di un film l’arte di rac-contare storie coinvolgenti, cariche di emozioni e l’appassionante recitazione degli attori, disposti an-che ad estenuanti sacrifici fisici per rappresentare nel modo più realistico personaggi molto intensi e dalle forti personalit{. Il 2011 sembra dunque essere l’anno dei film prodotti con un budget piuttosto contenuto, contraddistinti da una fattura artigianale e più genui-na di quella dei soliti colossal hollywoodiani. A contendersi la scena nel corso della serata sono stati Natalie Portman, che ha saputo commuovere la platea con il suo discorso di ringraziamento, e Colin Firth, entrambi premiati nella categoria migliori attori protagonisti, rispettivamente per l’interpretazione in Black Swan - Il cigno nero e ne Il discorso del Re. A trionfare, come previsto, è stata la superfavorita pellicola diretta dal regista britannico Tom Hooper, incentrata sulle vicende del monarca inglese balbu-ziente, che si è aggiudicata il maggior numero di O-scar quest’anno. Dopo la cerimonia di premiazione, la serata si è con-clusa con party esclusivi che hanno illuminato la tiepida notte di Los Angeles fino ai pri-mi albori dell’alba.

Giuliana Barus

UNA NOTTE DA oscar brillano le stelle nel cielo di hollywood

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Ecco chi ha vinto le statuette nelle principali categorie: MIGLIOR REGISTA Tom Hooper (Il discorso del Re) MIGLIOR FILM Il discorso del Re MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA Colin Firth (Il discorso del Re) MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA Natalie Portman (Black Swan) MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA Christian Bale (The Fighter) MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA Melissa Leo (The Fighter) MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE David Seidler (Il discorso del re) MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE Aaron Sorkin (The Social Network) MIGLIOR COLONNA SONORA The Social Network

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Prof: (rivolto ad un allievo) Bella questa maglia. Allievo: Eh si prof l’ho presa ieri. Prof: Ma è double-Fast??? Allievo: (guardandosi l’etichetta dietro)...no, no prof che dite è DE BLASIO. All'incontro con i genitori. Il prof di storia dell'arte ... Prof: Fabio se continui così poi all'esame prendi 60..e poi cosa farai nella vita? Allievo: E che ne so, qualche lavoro lo trovo..tipo insegnante di disegno.. no prof?! Dopo il viaggio d’istruzione a Firenze … Prof: Allora Mario ti ricordi qual è Santa Croce (basilica fiorentina officiata dai francescani, nota per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati che racchiude)? Allievo: Beh è una chiesa prof. Prof: (tra le risate generali) Grazie per la delucidazione, ricordi qualcos’altro? Allievo: In teoria si trova vicino ad un campanile. Durante la spiegazione … Prof: Allora qual è la vostra opinione in proposito? Allievo: Beh prof insomma questo tale non aveva proprio niente di meglio da fare che scrivere cazzate? Il prof corruga la fronte, visibilmente contrariato … Allievo: (cogliendo il disappunto) Lasci stare prof, me lo metto da solo il richiamo! All’interno della basilica di Santa Maria Novella a Firenze … Allievo: (avvicinandosi di soppiatto al prof) Prof ho inventato una nuova battuta che fa scompisciare dalle risate, vuole sentirla? Prof: Se proprio non puoi farne a meno. Allievo: Sa perché una chiesa è il luogo migliore per eseguire un trapianto? Prof: … Allievo: Perché ci sono gli organi Prof: Perché le scimmie cominciarono a passare a camminare da quattro a due zampe? Alunno: Perché per terra era sporco..!

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5 6 7 2 1 4 3

4 1 3 5

3 1 4 7 9

1 3 8 9 2

2 5 7 1 3 4

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1 6 3 9 8

9 8 5 7

8 5 3 9 4 1 2

9 6 4 7 2 9

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5 9

1 2 5

2 7 4 5 9

9 5 2

3 8 5 6 7

6 2 7 3

Sudoku

FACI

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LEFACI

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IOMED

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IO

1 2 3 4 5 7 6

7 8 9 10 11

12 13 14 15

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Cruciverba ORIZZONTALI: 1- Entra in acqua con le bombole. 4– Il Cucuzza della televisione (iniz.). 7– Segnare con il dito. 10– Getta aria sui capelli. 12– La fine del coro. 13– Un gradito omaggio. 14– Ha termine al traguardo. 16– Dipinge con la lente. 18– Il paese vincitore dell’ “America’s Cup” nel 1995 e nel 2000. 20– Il palazzo della Camera. 21– Curano i più anziani. 22– Un po’… di zelo. 23– I confini dell’Olanda. 24– Puntino nero sulla pelle. 25– Quelli sott’olio non hanno spine. 29– Io all’accusativo. 30– I…. Contagocce dei meccanici. 32– Eroga corrente per gli utenti. 33– L’isola di Ulisse. 34– Ne ha tre la nonna. 35– Il cortile della fattoria. 1– Baronetto inglese. 2– Lo si mette sull’altro. 3– Le separa la C. 4– Soffrono di fissazioni. 5– Confina con Ungheria e Slovenia. 6– Lo lancia la nave in pericolo. 8– Cretine, sceme. 9– Il... riciclaggio di un’industria. 10– Sono quasi tutti a disco. 11– Napoli.

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VERTICALI:

14– Li usano i tintori. 15– I controlli nelle gare di regolarità. 16– Spillare… latte o soldi. 17– Un riparo a pensilina. 18– La risposta di chi si oppone. 19– Il giorno in cui molti dormono di più. 22– Gambe di gallina. 26– Il grido della naccheraia. 27– Con quel di ferro non si cuce.

28– Tipico minestrone triestino. 31– Fa concorrenza a Mediaset. 32– Rendono… esterno l’estro

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Così decidemmo. Avremmo scavato nella roccia fino alla galleria parallela. Stabilimmo dei ruoli che se rispettati ci avrebbero permesso di finire il lavoro in qualche ora. Io e mio fratello avevamo il compito di scavare; Jacopo quello di asportare la roccia frantu-mata in modo che non intralciasse mentre Aleks si sarebbe occupato di controllare la stabilità della galleria piazzando ogni qual volta servisse dei paletti di sostegno. Eravamo determinati più che mai. Lavoravamo per salvare le nostre vite senza soste e con più rapidità possibile. C’erano colpi fortunati in cui venivano aperti squarci nella roccia; altri invece non la graffiavano nemmeno. Bisognava assestare i colpi nei punti giusti. Dopo circa due ore decidemmo di fare una piccola sosta. Avevamo le braccia stanche; ma eravamo abituati e così dopo dieci minuti riprendemmo il lavoro. Ad occhio avevamo scava-to circa due metri due metri e mezzo. Ad un certo punto dopo un colpo mancato ne sferrai un altro. Ma niente. Il punto era sba-gliato. Spostai la traiettoria circa dieci centimetri più a sinistra e con grande sorpresa chili di roccia si frantumarono in un istante! « Ragazzi guardate un po’ qua!» dissi compiaciuto. « Cavolo Thomas quando vuoi ti dai parecchio da fare!» disse mio fratello. « Forse la roccia adesso è più friabile» disse Jacopo. Senza perdere tempo assegnai un altro colpo alla roccia. Altri chili di roccia si frantumarono. A Richard accadde la stessa cosa. « Forza Aleks vieni a piazzare due paletti qui! Presto sbrigati!» gli ordinai. Eravamo avanzati di cinquanta centimetri con due picconate. Forse ci avremmo impiegato meno del previsto ad uscire da quell’inferno. Dopo trenta minuti avevamo finito di scavare la galleria. « Ottimo lavoro ragazzi! Siamo stati velocissimi. Ora non ci resta che risalire tramite gli im-pianti di ventilazione, raggiungere le funi dell’ascensore ed il gioco è fatto.» « Facciamo vedere a quei bastardi di che pasta siamo fatti!» disse Aleks. « Giusto facciamogli vedere !» ci incitammo a vicenda. « Dai ragazzi dirigiamoci verso le bocche degli impianti. Voglio uscire da questo posto il più presto possibile.» Ci mettemmo a correre, non dovevano essere troppo lontani. « I condotti sono larghi settanta centimetri e lunghi un metro. Dovremmo starci. Per salire dobbiamo premere la schiena contro la parete con le gambe e pian piano strisciare verso l’alto. Non è difficile. Non dovremmo incontrare grossi problemi.» « Ok.» mi fecero eco. Sganciammo la grata e uno alla volta ci infilammo dentro il condotto. Impiegammo poco a salire al secondo piano: erano circa dieci metri di distanza. Eravamo così contenti che senza pensarci e senza dire una parola ci dirigemmo correndo verso le funi. Ormai il peggio era passato. Con estrema abilità mi arrampicai alla fune e cominciai a salire. Uno alla volta mi seguirono. Prima Richard poi fu la volta di Jacopo ed infine Aleks. Tutto filò liscio. Stentavamo a crederlo pure noi. Una volta in superficie gliel’avremmo fatta pagare.

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Erano più di ottanta metri ma noi eravamo forti. Stanchi ma determinati più che mai. « Forza ragazzi che manca poco! Ci siamo quasi.» gli dissi con il poco fiato che mi rimaneva nei polmoni. Non mi risposero erano stremati. La luce si fece sempre più intensa. Ci separavano venti i metri alla superficie. Finalmente fuori!!! « Ci siamo riusciti! Scusa se ho dubitato del tuo stupido piano Thomas.» mi disse Jacopo. « Non ti preoccupare. Ora è tutto risolto.» lo rassicurai. Ci buttammo a terra per rilassarci. « Eccoli sono qui! E sono vivi! » era un uomo, forse un minatore. All’improvviso vedemmo una folla di gente venirci in contro. C’erano anche donne e bambini. Tre uomini si distinguevano dagli abiti che indossavano. Giacca e cravatta. Erano i dirigenti nonché i responsabili di quanto era avvenuto. « Signor Evans potrebbe seguirci per cortesia?» mi chiese uno di essi. « Certamente.» in quel momento cominciai a pensare che qualcosa di spiacevole sarebbe potu-to accadermi. « Prego da questa parte.» mi dissero. Mi alzai da terra e lo seguii. Stavamo dirigendoci verso gli uffici principali. Rimasi in silenzio per tutto il percorso, lo stesso loro. Aprirono la porta d’ingresso e mi fecero avanzare per primo. Non indugiai. Poi alle mie spalle sentii che chiusero a chiave. Qualcosa stava andando per il verso sbagliato. C’era un lungo corridoio costeggiato da stanze. In fondo si poteva distinguere la porta dell’ufficio principale. Era lì che sarei dovuto entrare. « Aspetti qui.» mi disse uno di loro. Entrò nell’ufficio e dopo meno di un minuto uscì. Lasciò la porta aperta tenendola per la maniglia. Quel gesto mi fece capire che era il momento di entrare. Di nuovo. Mi richiusero la porta alle spalle. Era la prima volta che entravo in quella stanza. Era immensa: aveva ampie finestre coperte dalle tende e mobili pregiati. Davanti a me una grande scrivania con una poltrona per gli aspiranti ad un colloquio con il titolare, il signor Smith. Il nome non lo conosceva nessuno. Dall’altro capo del tavolo c’era lui intento a compilare delle carte. Probabilmente documenti. « Signor Evans prego si accomodi.» mi disse senza alzare lo sguardo. Non parlai. Camminan-do notai i lussuosi tappeti con cui era ornata la stanza. Mi sedetti. Era giovane, sui trentacinque, quarant’anni. Aveva occhi azzurri e pelle bianca. La barba ap-pena rasata. Profumava di acqua di colonia. Il viso perfettamente curato, labbra rosse come il fuoco e sottili, naso alla francese, statura snella e non muscoloso. Mi sedetti. Malgrado la co-modità di quella poltrona non riuscii a rilassarmi. Non mi appoggiai allo schienale. Tenni le dita delle mani incrociate con i polsi appoggiati alle cosce. Ero agitato.

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E LE STELLE STANNO A GUARDARE

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Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furti-vo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa; granello della polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?

Tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900) ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. La sua filosofia è considerata da alcuni uno spartiacque della filosofia con-temporanea verso un nuovo tipo e stile di pensiero, ed è comunque oggetto di divergenti interpretazioni. In ogni caso si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustifi-care l'enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore, ed è generalmente conside-rato l'antesignano dell'esistenzialismo.

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vedi...

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mori!