programma rustioni/rana | stagione 15_16

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DANIELE RUSTIONI direttore BEATRICE RANA pianoforte XXXV STAGIONE CONCERTISTICA _15_16

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Daniele Rustioni direttore | Beatrice Rana pianoforte | Firenze | Teatro Verdi | 3 marzo 2016 | Repliche a Livorno (4), Poggibonsi (5)

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DANIELE RUSTIONIdirettore

BEATRICE RANApianoforte

XXXV STAGIoNE CoNCERTISTICA_15_16

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fondazioneorchestra regionaletoscana

Consiglio di Amministrazione

Maurizio Frittelli presidenteFrancesca Bardelli vice presidenteElisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini

Revisore Unico Vittorio Quarta

* Il Consiglio di Amministrazione e il Revisore unico si sono insediati il 3 dicembre 2015 e resteranno in carica per 5 anni, come previsto dallo Statuto.

Direttore generaleMarco Parri

Direttore servizi musicaliPaolo Frassinelli

Direttore comunicazioneRiccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraisingElisa Bonini

AmministrazioneSimone Grifagni, Cristina Ottanelli

Ufficio del personalePatrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni

SegreteriaStefania Tombelli | Direzione GeneraleTiziana Goretti | Direzione ArtisticaAmbra Greco | Area Comunicazione

Servizi tecnici OrchestraFrancesco Vensi, Angelo Del Rosso

Ospitalità e sala Teatro VerdiFulvio Palmieri, Paolo Malvini

Palcoscenico Teatro Verdi Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti

Personale di sala Lisa Baldi, Martina Berti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Massimo Duino, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Alessandro Iachino, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Jibril Sheikh Oyaye, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone

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XXXV STAGIONE CONCERTISTICA

direttore artistico

direttore principaledirettore e compositore in residencedirettore onorario

Giorgio Battistelli

Daniele RustioniTan DunThomas Dausgaard

ICOstituzioni

oncertisticherchestrali

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DANIELE RUSTIONIdirettore

BEATRICE RANApianoforte

Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

FIRENZE, TEATRO VERDI *

giovedì 3 marzo 2016 ore 21.00

LIVORNO, TEATRO GOLDONI

venerdì 4 marzo 2016 ore 21.00

POGGIBONSI, TEATRO POLITEAMA

sabato 5 marzo 2016 ore 21.00

* concerto trasmesso in diff erita da Rai Radio 3

ZOLTÁN KODÁLYDanze di Galànta (1933)

FRYDERYK CHOPINConcerto n.1 in mi minore per pianoforte e orchestra op.11

Allegro maestosoRomanza – LarghettoRondò - Vivace

***

LuDWIG VAN BEETHOVENSinfonia n.4 in si bemolle maggiore op.60

Adagio. Allegro vivaceAdagioAllegro molto e vivace. Un poco meno allegroAllegro ma non troppo

Rai Radio

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DANIELE RuSTIONI

A 32 anni, è uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione, avendo ricevuto il premio come «Best newcomer of the Year» all’International Opera Awards già nel 2013. Dallo scorso anno è direttore principale dell’ORT, dopo aver ricoperto il ruolo di direttore ospite principale al Teatro Michajlovskijdi San Pietroburgo e di direttore musica-le al Petruzzelli di Bari. Ha studiato a Milano, dove si è diploma-to giovanissimo in organo, composizio-ne e pianoforte. Ha proseguito gli studidi direzione d’orchestra con Gilberto Serembe, continuando la sua formazio-ne alla Chigiana di Siena sotto la guidadi Gianluigi Gelmetti e alla Royal Academy of Music di Londra. Nel 2007 Gianandrea Noseda diventa il suo men-tore, che lo avvia alla carriera direttoria-le con l’opportunità di debuttare al Regiodi Torino, mentre alla Royal OperaHouse (Covent Garden di Londra) è stato assistente di Antonio Pappano, che lo ha seguito nei primi passi. Oggi dirige regolarmente nei migliori teatri italiani, dal Regio di Torino, alla Fenice di Venezia, ospite del Maggio Musicale Fiorentino e del Rossini Opera Festival a Pesaro. Nell'ottobre 2012 ha debuttato al Teatro alla Scala con La bohème; vi è tornato per due stagioni consecutive con la nuo-va produzione di Un ballo in maschera nell’ambito delle celebrazioni del bicen- tenario verdiano e per una ripresa de Il

trovatore nel febbraio 2014, registrata in video dalla RAI. Nel marzo 2011 aveva già debuttato con Aida alla Royal Opera House, dove è tornato lo scorso autunno con una produzione dell’Elisir d’amore di grande successo. Sempre nel Regno unito ha diretto all’Opera North ed è stato ospite della Welsh National Opera per una serie di progetti, tra cui una nuova produzione di Così fan tutte e dueopere belcantiste di Donizetti, Anna Bolena e Roberto Devereux, accolte da un clamoroso successo della critica.

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Ha debuttato negli Stati uniti al Glimmerglass Festival con una nuova produzione della Medea di Cherubini; vi è poi tornato per il debutto alla Washington National Opera nel 2013 e per un tour con l’Orchestra dell’Accademia della Scala nel dicembre dello stesso anno. Debutterà al Met nella stagione 2016/17. Nella stagione 13/14 ha fatto il suo debut-to in Giappone con la Nikikai Opera, all’Opéra National de Lyon con una nuo-va produzione di Simon Boccanegra, alla Bayerische Staatsoper con Madama Butterfly e alla stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla, mentre la passata stagione ha visto il primo podio allo Staatstheater di Stoccarda, al San Carlo di Napoli e alla Staatsoper di Berlino oltre il ritorno al Regio di Torino. Durante il prossimo autunno farà la sua prima apparizione all’Opéra National de Parigi e all’Opernhaus di Zurigo. Rustioni svolge un’intensa attività sinfo-nica: oltre alla collaborazione con l’ORT (che lo ha visto da poco protagonista durante la quarta edizione del festivalPlay It!), ha già diretto le migliori orche-

stre sinfoniche italiane come l’Orchestra dell’Accademia di S.Cecilia, l’Orchestra Sinfonica della RAI e la Filarmonica della Fenice. Ha inoltre diretto la BBC Philharmonic, l’Orchestra della Svizzera Italiana (a Lugano e in tournée), la Helsinki Philharmonic, la LondonPhilharmonic, l’Orchestre Philharmoni-que di Montecarlo e la Kyushu Symphony Orchestra in Giappone. Vi tornerà nel giugno 2016 per i debutti allo Hyogo Performing Arts Center e con la Tokyo Symphony Orchestra. Durante la scorsa stagione ha debuttatocon la Bournemouth Symphony Orchestra, dove sarà di nuovo ospite nell’aprile 2017.Per Sony Classical ha registrato un album di Arie dal basso con Erwin Schrott alla guida dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna. Lo scorso marzo è stato nominato diret-tore principale de l'Opéra National de Lyon: il prestigioso incarico decorrerà dal 1° settembre 2017 ed avrà durata quinquennale. Nella città francese diri-gerà almeno due produzioni operistichea stagione oltre ad un ricco programma di concerti sinfonici.

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BEATRICE RANA

A soli ventidue anni, Beatrice Rana si è già imposta nel panorama musicaleinternazionale guadagnandosi l'apprez-zamento e l’interesse di associazioni concertistiche, direttori d’orchestra, critici e pubblico di numerosi paesi. Nel giugno del 2013 si è aggiudicata il Secondo Premio e il ‘Premio del Pubbli-co’ al prestigioso Concorso Pianistico Internazionale ‘Van Cliburn’, ennesimo riconoscimento di rilievo nella sua già sorprendente carriera. Nel 2011 aveva già attratto l’attenzione generale vincen-do il Primo Premio e tutti i ‘premi spe-ciali’ al Concorso Internazionale di Montreal. È ospite regolare di serie concertistiche e festival di tutto il mondo, tra cui la Tonhalle di Zurigo, la Konzerthaus di Vienna, il Festival di Verbier, la WigmoreHall di Londra, il Kennedy Center di Washington, la Laeiszhalle di Amburgo, la Philharmonie di Colonia, il Festival Pianistico della Ruhr, Ferrara Musica, l’Auditorium del Louvre di Parigi, il Fe-stival de La Roque d’Anthéron, la Società dei Concerti di Milano, La Folle Journée di Nantes e molti altri. Si è esibita con le migliori orchestre tra

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cui la Filarmonica di Los Angeles, la Walt Disney Hall, la Sinfonica di Detroit,la London Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S.Cecilia, l’Orchestra di Philadelphia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, la Filarmonica di Dresda, la Deutsche Radio Philharmonie, la Filarmonica della Scala e il Maggio Musicale Fiorentino, sotto la guida di direttori del calibro di Yannick Nézet-Seguin, Leonard Slatkin, Fabien Gabel, Miguel Harth-Bedoya, Andrès Orozco-Estrada, Susanna Mälkki, Antonio Pappano, Fabio Luisi, Zubin Mehta e molti altri.

Nata nel 1993, in una famiglia di musi-cisti, Beatrice Rana ha intrapreso lo stu-dio della musica all’età di quattro anni,diplomandosi in pianoforte all’età di sedici anni con pieni voti, lode e menzio-ne d’onore al Conservatorio Nino Rota di Monopoli sotto la guida di Benedetto Lupo. Nel 2012 ha registrato i Preludi di Chopin e la Seconda Sonata di Scriabin per l’etichetta Atma, ottenendo un grande successo internazionale. Nel luglio 2015, per la Warner, ha regi-strato il Primo Concerto di Čajkovskij e il Secondo Concerto di Prokof 'ev con Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia.

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Composizione, ricognizioni etnomu-sicologiche e insegnamento furono i tre mestieri di Zoltán Kodály, padre della moderna musica ungherese insieme all'amico, collega e compagno di ricerche Béla Bartók. Alla base dei suoi interessi stava il folclore della terra natia. Ne era rimasto affascinato fin dall'infanzia, durante i sette anni tras-corsi a Galànta, cittadina mercantilesituata sulla direttrice ferroviaria Vienna-Budapest, allora appartenente all'impero asburgico, oggi in Slovacchia. Il desiderio di un approfondimento rigoroso dell'argomento emerse però nei quattro anni di studio all'AccademiaNazionale di Musica di Budapest, tra il 1900 e il 1904. Inspiegabilmente, dato che il suo maestro di composizione Hans Koessler (lo stesso di Bartók), le-gato all'accademismo tedesco, non gra-diva neppure che l'allievo ne parlasse.Ciononostante, nel 1905 Kodály compì il primo di una lunga serie di viaggi dedicati alla ricerca, alla trascrizione (in seguito alla registrazione fonografica) e alla catalogazione delle melodie con-tadine ungheresi: ciò che segnò l'inizio della scienza etnomusicologica. Tappa proprio Galànta, dove raccolse 150

ZOLTÁN KODÁLY(Kecskemét 1882 - Budapest 1967)

Danze di Galànta (1933)

durata: 16 minuti circa

motivi che gli servirono per la redazi-one della sua tesi di laurea in filosofia presentata l'anno successivo dal titolo Costruzione strofica del canto popolareungherese. Alla studio e alla rielabora-zione del patrimonio folcloristico magiaro Kodály destinò le sue energie. Concepì anche un metodo pedagogico per l'insegnamento della musica nelle scuole primarie fondato sull'impiego del canto corale. «È il compositore le cui opere meglio incarnano lo spirito unghe-rese», disse di lui Bartók. La sua opera più rappresentativa sono le Danze di Galànta scritte nel 1933 per gli ottant'anni dell'Orchestra Filarmonica di Budapest. Pagina dal carattere rapso-dico in cui confluiscono temi gitani che Kodály ricavò da una pubblicazione di danze ungheresi stampata a Vienna at-torno al 1800. Il musicista bambino aveva ascoltato queste melodie, o simili, suonate dagli zingari di Galànta. Gli avevano lasciato nella memoria un'impronta indelebile; e forse in virtù di queste esperienze era maturata la sua vocazione musicale.Il pezzo, strumentato con colori accesi,è suddiviso in cinque sezioni che riman-dano allo stile sincopato, improvvisato-

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FRYDERYK CHOPIN(Zelazowa Wola 1810 - Parigi 1849)

Concerto n.1 in mi minore per pianoforte e orchestra op.11

durata 37 minuti circa

rio, ritmicamente incisivo del verbun-kos, la danza rituale d'arruolamento dell'esercito ussaro che alternava passi lenti e vivaci. La parte iniziale, distesa, culmina nell'assolo del clarinetto che emula il tárogató, strumento tradiziona-le ungherese ugualmente ad ancia sem-plice; poi, nel prosieguo delle Danze, affiorano in primo piano anche le voci pungenti di flauto, oboe e ottavino.

Gregorio Moppi

L'11 ottobre 1830 Fryderyk Chopin pre-sentò a Varsa via il suo nuovo Concerto in mi minore: fu l'ultima vol ta che suonò in Polonia. Il 2 novembre partì per Vien na alla ricerca di un successo che non avrebbe trova to. Dopo nemmenoun anno sbarcò a Parigi, ma anche la capitale francese, assediata da composi-tori e stru mentisti che da tutto il conti-nente vi cercavano fortuna, non si accorse subito di lui. Friedrich Kalkbrenner, per Chopin "il primo pianista d'Europa", dopo averlo sen tito suonare gli disse che il talento c'era, ma la sua tec nica pianistica era anomala e sottosopra: ci sarebbe ro voluti tre anni di studio con lui per rimetterla a posto. Apprezzò il Concerto in mi minore, anche se lo trovò troppo lungo e ne can-cellò alcune parti. Chopin non poteva permettersi di passare altri tre anni da allievo: da Kalkbrenner si fece sentire qualche volta e poi di lezioni non se ne parlò più. I due rimasero in rappor ti cordiali, tanto che nel febbraio 1832 Kalkbrenner gli organizzò il concerto di debutto a Parigi. Quando nel 1833 l'editore parigino Schlesinger pubblicò il Con certo come op.11, la dedica fu per "Monsieur Fr. Kalk brenner" che ricam-

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biò con quella delle Variations brillantes op.120.Il Concerto in mi minore, composto fra la primavera e l'estate del 1830, segue di qualche mese quello in fa minore (pub-blicato poi nel 1836 come Concerto n.2 op.21). In questi anni il giovane Chopin si stava pre parando alla carriera di vir-tuoso e come ogni piani sta-compositore della sua generazione si era fatto un cor-redo di concerti e pezzi di bravura per pianoforte e orchestra. Ma i modelli a cui si rifaceva, i concerti di Kalkbrenner,di Johann Nepomuk Hummel, dell'ingle- se John Field, erano ormai poco smer-ciabili nel circui to concertistico interna-zionale (ecco anche spiegata la causa degli insuccessi appena fuor di patria). D'al tronde proprio questi - e non, per esempio, i concerti di Beethoven, l'ultimo dei quali risaliva a vent'anni pri ma - aveva potuto conoscere in una Varsavia certo culturalmente vivace, ma periferica rispetto alle nuove tendenze della musica europea. Così la sua idea di questo genere è ancora quella di Bieder-meier, con il solista in netto risalto su un’orchestra che si limita a fare perlopiù da tappezzeria. Per la debolezza del tes-suto sinfo nico, anche su questa, come su

tutte le sue composi zioni per pianoforte e orchestra, si sono appuntate le critiche di molti studiosi e musicisti; qualcuno ha pure pensato di riorchestrare i due concerti: Karl Klindworth e Alfred Cortot ci hanno provato con l'op.21, Cari Tausig con l'op.11. Biedermeier è anche la scelta di non lasciare spazio alla cadenza del pianoforte nel primo tempo e di scrivere un finale popolaresco (luo-go comune poi anche in molti altri con-certi pianistici dell’Ottocento: si pensi a quello di Grieg o al Primo di Čaikoskij).Il primo tempo è costruito in una forma-sonata tonal mente inusuale: il secondo tema viene presentato nell'esposizione con la tonalità che dovrebbe essere del la ripresa, e viceversa. I due temi (il primo, a cui deve essereriferito il 'maestoso' che appare nell'indi-cazio ne di movimento, vigoroso e af-fermativo a piena orche stra; il secondo, un cantabile affidato agli archi) ven gono esposti, com'è prassi, dall'orchestra - l'unico momento di tutto il concerto in cui sia veramente pro tagonista - per essere ripresi poi dal pianoforte. Le sezio ni di passaggio e lo sviluppo richiedono un esecutore che giochi sulle nuances di una scrittura pianistica che

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allenta il rigore virtuosistico dei contem-poranei Studi op.10, a cui si richiama in modo evidente, in un dise gno fanta-sioso al limite dell'improvvisazione.Scrive va Chopin a proposito del secondo tempo: "ha il carat tere di una romanza, calma, melanconica; deve dare l'impressione di un dolce sguardo rivolto a un luogo che ci suscita nel pensiero mille piacevoli ricordi. Si tratta di una fantasticheria, al bel tempo di primave ra, ma con la luna". La frequentazione assidua delle opere di Rossini, l'aver ascoltato Giuditta Pasta: qui si sente tutto, ed è come trasfigurato in questa forma- sonata senza sviluppo nella quale gli archi con la sor dina fanno da sfondo alle evoluzioni belcan-tistiche del pianoforte che continuano pure nella coda, quando è l'orchestra a enunciare finalmente il tema. Il terzo tem po (un rondò con temi polacchi in ritmo di krakowiak) richie-de al solista una tecnica brillante e trasparente che gli permetta di distri-carsi con la necessaria non curanza nelle agilità di una trama pianistica intessuta di abbellimenti piccanti e screziature timbriche. Le difficoltà tecniche di questa pagina mettevano in appren sio-

ne lo stesso compositore che venti giorni prima del debutto scriveva: "E' troppo originale, e alla fine non riuscirò nemmeno a impararlo". Ma nel concerto solistico, all’altezza del 1830, questo pianismo era già démodé.

Gregorio Moppi

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LuDWIG VAN BEETHOVEN(Bonn 1770 – Vienna 1827)

Sinfonia n.4 in si bemolle maggiore op.60

durata 35 minuti circa

La collocazione della Quarta nel percorso delle nove sinfonie beethov-eniane è stata fino a pochi decenni fa ferramente stabilita dalla celeberrima definizione di Schumann che la definì "una snella fanciulla greca fra due giganti nordici" (la Terza e la Quinta, natural-mente), e dalla persistenza critica nel discorso su Beethoven dello schema generale "sinfonie pari versus sinfonie dispari", ossia fedeltà e ritorni all’ordine classico contro innovazione, sperimen-tazione, slancio titanico. È un schema che può aiutare forse ancora, non certo se letto storicisticamente in nome di un "progresso sinfonico" unidirezionale, ma come coesistenza nella creazionebeethoveniana di ipotesi formali diverse,tutte praticate e possedute, in base a dialettiche spirituali tipiche di Beethoven che si collocano su assi che non sono certo solo quelle tradizione/innovazio-ne, ma anche, poniamo, oggettività/soggettività, umorismo/tragicità, conci-sione/distensione, in base a cui ciascun ascoltatore può costruire le sue ipotesi favorite circa il percorso dalla Prima alla Nona. Da questo punto di vista è bene ricordare che Quarta e Quinta sono scritte quasi insieme, nel senso che

i due primi movimenti della Quinta si delineano mentre la Quarta è ancora in lavorazione: basterebbe ciò a conferma-re che lo schema critico tradizionale non va letto, lo ripetiamo, come una direzione univoca costellata di ritorni, ma come una coesistenza di opzioni e direzioni diverse. È poi indubbio che la Quarta sia costellata di situazioni che proprio sul piano della morfologia sinfonica complessiva rappresentano una riflessione nuova quanto si vuole ma su un modello consolidato, quello haydniano-mozartiano: la partitura ha dimensioni contenute sia nella durata che nell’organico (un flauto, gli altri legni e gli ottoni a due, timpani e archi), il primo tempo ha un’introduzione lenta secondo la regola sancita nella quasi to-talità delle Londinesi haydniane e nelle prime sinfonie di Beethoven, ma non nella Terza. Tuttavia anche la Settima l’avrà. Quarta e Settima sono infattiaccomunate dalla conteplazione oggetti-vizzata di pure forme musicali caleidosco-picamente ruotanti e danzanti, e sono ambedue governate da potenti impulsi ritmici.Siamo nel 1806, in particolare, per quanto riguarda la Quarta, nell’estate,

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durante la quale Beethoven è ospite dellaresidenza estiva dei Brunswik (aristo-cratica famiglia le cui due rampolle Teresa e Giuseppina fanno parte del manipolo di figure femminili fra cui i biografi hanno tentato di identificare l’Immortale Amata della celeberrima lettera del 1812). Come il Quarto Concerto per pianoforte, anche la Quarta fu eseguita per la prima volta a palazzo Lobkowitz nel marzo del 1807. Come si è detto, Beethoven ripristina nella Quarta l’Adagio introduttivo, che tuttavia, al di là della funzione di lever de rideau che aveva nelle Londinesi di Haydn o in alcune mature sinfonie mozartiane, sembra prolungarsi in una studiata ed enigmatica indefinizione che, invece, è funzionale proprio al definirsi graduale della cellula ritmica imperiosa che fa scattare, con una serie ripetuta e sorprendente di roulades di saettanti note ascendenti, l’Allegro Vivace, con il primo tema costruito rimbalzando allegramente per i gradi dell’accordo della tonalità di si bemolle maggiore, mentre il secondo tema della forma-sonata, più lieve e nervoso, è affidato ai legni. Il tratto più geniale e innovativo dell’intera Quarta sul

piano della morfologia sinfonica è dato dal raccordo fra sviluppo (comunque imbastito sul pulsare inesauribile del disegno del primo tema) e ripresa, con un pedale prolungato di tonica sostenu-to da un rullo del timpano e un sapiente accumulo di tensione che parte dal pianissimo, da cui il ritorno del primo tema risuona come un saluto pieno di gioia e di vitalità. Anche l’Adagio in mi bemolle maggiore è caratterizzato prima di tutto da un impulso ritmico, la pulsa-zione in levare dell’accompagnamento che accentua costantemente il tema principale, sereno e quasi arcadico, subito esposto dai violini e poi dai legni, dilatato dalle figurazioni progressiva-mente più fitte degli archi, ma sempre ferramente abbinato al principio ritmico che lo governa, con l’intrusione felice di colori e situazioni particolari (come il bell’episodio dominato dalle sommesse frasi del clarinetto sul pizzicato degli archi), così da produrre nel complesso "un’impressione di calma e divertita divagazione fantastica" (Paolo Gallarati). La giocondità agreste e robusta dello Scherzo, su un vigoroso tema anch’esso sbalzato sui gradi dell’accordo, è insapo-rita dai tipici giochi ritmici beethove-

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niani tra scansioni binarie e ternarie e impreziosita dal bellissimo Trio pasto-rale dominato dai legni. Il Finale è un turbinio non meno incessante, sorpren-dente e carico di energia vitale del primo tempo della Terza, anche se del tutto diversamente orientato sul piano espressivo. L’umorismo fa da padrone e unifica con sorridente autorevolezza un materiale che sembrerebbe poter proliferare in una miriade di spunti e cellule composi-tive e di digressioni secondarie, quasi "tempeste in un bicchier d’acqua" scate-nate in piccole ridde ma rapidamente rasserenate.

Elisabetta Torselli

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VIOLINI PRIMI

Daniele Giorgi *Andrea Tacchi *Paolo Gaiani **Angela AsioliStefano BianchiGabriella ColomboMarcello D'AngeloAlessandro GianiSusanna PasquarielloSofia Villanueva

VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi *Clarice Curradi *Marco Pistelli **Patrizia BettottiLuca CeloniFrancesco Di Cuonzo Chiara FolettoGianluca Stupia

VIOLE

Stefano Zanobini *Giulia Panchieri *Pier Paolo Ricci **Caterina Cioli Alessandro Franconi

VIOLONCELLI

Augusto Gasbarri *Andrea Landi **Stefano BattistiniPaola Martina MondelloGiovanni Simeone

CONTRABBASSI

Amerigo Bernardi *Luigi Giannoni **Giuseppe Blanco

FLAUTI

Michele Marasco *Elisa Cozzini

OBOI

Flavio Giuliani *Marco Del Cittadino

CLARINETTI

Marco Ortolani *Maria Francesca Latella *

FAGOTTI

Paolo Carlini *umberto Codecà *

CORNI

Andrea Albori *Paolo Faggi *Gabriele Antonio GalluzzoMassimo Marconi

TROMBE

Donato De Sena *Guido Guidarelli *

TROMBONE

Paolo Masi *

TIMPANI

Morgan M.Tortelli *

PERCUSSIONI

Samuel Baldi

ISPETTORE D’ORChESTRA E ARChIVISTA

Alfredo Vignoli

* prime parti ** concertino

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI

6MARZO

domenicaore 11.00

I Concerti AperitivoORTduo

13MARZO

domenicaore 11.00

CHIARA MORANDI violinoAUGUSTO GASBARRI violoncello

I Colori dell'Invenzione_musiche di Bach, Glière, Ravel

12MARZOsabato

ore 16.30

TUTTI AL TEATRO VERDI!

L'operina della LuceLa fi sica della luce spiegata ai bambini (e non solo)

CONCERTI APERITIVO

I Cameristi dell'ORTOttetto per archi e fi ati di Schubert

alla Sala della Musicadel Relais Santa Croce

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Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio.Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e uto ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,

tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto.

una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.

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Trascorsi 160 anni dall’inaugurazione del teatro, la Fondazione ORT, proprietaria dello spazio dove ha sede stabile l’Orchestra della Toscana, ha deciso di promuovere giovani artisti contemporanei emergenti che vivono e lavorano nel nostro territorio, mettendo a loro diposizione lo spazio del foyer per presentare alcune opere. Dopo Exit Enter e Blub, ospitiamo in questo periodo un altro originale street artist, Jamesboy. È presente al Teatro Verdi con diverse opere che fanno parte principalmente delle serie Canela y Miel e Psychedelic Colors (Mascheree La natura regna sovrana). Nel secondo foyer si fa notare un’installazione denominata DiventaSanto, una particolare porta con aureola e ali che immaginiamo sarà molto fotografata (e ci auguriamo altrettanto “interpretata”) durante gli spettacoli al Teatro Verdi.

“Dipingo perché ne ho bisogno, perché ne sento la necessità. Usare la strada per comunicare con le persone è il modo migliore per esprimere me stesso. Lavoro principalmente per me, e lascio totale libertà di interpretazione. Nelle mie opere ognuno può vedere quello che vuole. Non sarà bello da dire ma io l’ho sempre pensata così. Mi piace sperimentare tecniche diverse dalla pittura classica, utilizzo lo spray, gli scarti che trovo per strada, faccio vivere il degrago. Dopo averle realizzate, spesso abbandono le opere; mi piace l’idea di riportare in vita degli oggetti, dando un valore a qualcosa che fi no ad un attimo prima era solo spazzatura”.

JAMESBOY

#streetORT #diventasanto

www.teatroverdifi renze.it

per l'arte contemporanea

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COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO

L'ORT AL FESTIVAL DEL MAGGIO MUSICALEL'Orchestra della Toscana sarà presente anche quest'anno al festival fiorentino giunto alla sua la 79.ma edizione, sabato 14 maggio ore 20.00 al Teatro dell'Opera di Firenze. In programma il toccante capolavoro Requiem di Mozart, e Cantus di Arvo Pärt, brano dedicato al compositore inglese Britten di cui ricorre quest’anno il cinquantenario della scomparsa. Protagonisti i solisti dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, il Coro preparato da Lorenzo Fratini e sul podio il direttore principale dell'ORT Daniele Rustioni, impegnato a giugno nella tourneé in Sudamerica con la nostra orchestra. Biglietti a partire da 10,00 disponibili dal 10 marzo e acquistabili online su operadifirenze.it (senza prevendita con carta di credito).

TUTTI AL TEATRO VERDI: ULTIMO APPUNTAMENTO

Chiude la rassegna degli spettacoli del sabato pomeriggio, per il pubblico dei più piccoli, L'Operina della Luce in programma sabato 12 marzo ore 16.30.un Elettricista, una Ballerina luminosa,un Pagliaccio e tre strumenti musicali ci guideranno alla scoperta della natura della luce e dei colori che essa “nasconde”. La musica originale di Andrea Basevi, composta per essere eseguita dal vivo attraverso tre particolari strumenti musicali, associa suoni ai colori primari della luce, invitando il pubblico a cantare i ritornelli delle canzoni. Biglietti a partire da 5,00 acquistabili presso la biglietteria del Teatro Verdi e online su www.teatroverdionline.it(posto unico non numerato)

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SEGUITECI ANCHE QUANDO NON SIETE IN TEATRO

SITO INTERNET Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. È anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali:www.orchestradellatoscana.it

I PROGRAMMI SU ISSUU Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo:issuu.com/orchestradellatoscanaChi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet. I programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.

AUDIO SU SOUNDCLOUD Sono disponibili sulla piattaforma di condivisione audio Soundcloud materiali che ci riguardano come le introduzioni ai concerti, gli interventi didattici e una selezione di brani dall’ultimo Play It!Ci trovate a questo indirizzo:soundcloud.com/orchestradellatoscana

LE FOTO DEL CONCERTO Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografi ca che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.

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Crediamo che la cultura rappresentiun volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.

SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA

Scegli il tuo sostegno all’ORT!

MY ORT € 50,00SOSTENITORE € 100,00AMICO € 250,00ELITE € 500,00

Sul sito www.orchestradellatoscana.it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente

IBAN IT 75 S061 6002 8001 0000 0010 505

E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori.

Inoltre destinando il 5 PER MILLE

all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486

Ufficio [email protected]

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CoNTATTIFONDAZIONE ORChESTRA REGIONALE TOSCANA Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it

[email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] del [email protected]

Amministrazionedirezioneamministrativa@orchestradellatoscana.itServizi [email protected]

TEATRO VERDI Via Ghibellina, 99 - 50122 FirenzeBiglietteriaVia Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiusotel. (+39) 055 212320fax. (+39) 055 288417www.teatroverdionline.it [email protected]

PROGRAMMA DI SALA A CURA DI

ufficio Comunicazione ORT

IMPAGINAZIONE

Ambra Greco

PROGETTO GRAFICO

kidstudio.it

FOTO

Marie Staggat (copertina, 7, 8) Davide Cerati (5)Marco Borrelli (6,17,18,22)

STAMPA

Grafiche Martinelli (Firenze)

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