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PROGRAMMA CONSUNTIVO 2014 DELLE ATTIVITÀ

Mauro Ciarabellini, Andrea Cordella, Giorgio Deiuri, Sergio Soban, Maurizio Tentor Speleologia. - Le uscite a carattere prettamente speleologico sono state molto numerose in varie zone della nostra Regione. La tipologia di grotte visitate ed esplorate è stata molto varia: da grotte verticali di notevole difficoltà a semplici cavità sub-orizzontali. A queste bisogna aggiungere le numerose uscite didattiche e la partecipazione e a diversi incontri e manifestazioni a tema speleologico e ambientale. - Essendo soci della Federazione Speleologica Isontina, abbiamo partecipato a tutte le attività da essa proposte. - In collaborazione con i gruppi Club Alpinistico Triestino e Talpe del Carso è stata organizzata una uscita nell’Abisso dei Serpenti in Slovenia il 17/01/2015 (Fig. 1). - Abbiamo partecipato il 15/03/2015 al corso di II livello “Geologia per

Fig. 1 – Rilievo della Grotta dei Serpenti

Natura Nascosta Numero 50 Anno 2016 pp. 1-14 Figure 15

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speleologi” organizzato dal C.E.R. C.N.S.S. F.V.G. (Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia del Friuli Venezia Giulia) svoltosi a Villanova delle Grotte (UD). - Abbiamo allestito una mostra fotografica, dal 13 aprile al 1 maggio, presso il Centro Commerciale Emisfero di Monfalcone per la promozione del corso di I livello della Scuola di Speleologia Isontina. Sono stati installati 8 roll up e 12 fotografie. - Sabato 30 e domenica 31 maggio abbiamo partecipato alle iniziative organizzate dal Gruppo Esploratori e Lavoratori Grotte di Villanova in occasione del 90° anniversario della scoperta della Grotta Nuova avvenuta nel 1925. - Da 7 maggio al 11 giugno si è svolto l'annuale Corso di Speleologia di primo livello organizzato dalla Scuola di Speleologia Isontina giunto alla sesta edizione. Fanno parte della Scuola, oltre al nostro Gruppo, il Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” e il Gruppo Speleologico “Talpe del Carso”. - In occasione della festa del vino, 12 giugno, abbiamo organizzato la prima gara di risalita (cronoscalata) del campanile del Duomo di Monfalcone. Discreto successo dell’iniziativa con la partecipazione di speleologi di diverse associazioni regionali (Fig. 2).

Fig. 2 – Salita sul campanile del Duomo di Monfalcone. - Abbiamo partecipato attivamente all’organizzazione del 35° Triangolo dell’Amicizia che si è tenuto il 27-28-29 giugno a Gorizia. Nel dettaglio abbiamo

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curato la gestione della cucina garantendo i pasti a tutti i partecipanti nei tre giorni dell’incontro (Fig. 3).

Fig. 3 – Reparto cucina del 35° Triangolo dell’Amicizia. - In collaborazione con il C.E.R. (Comitato Esecutivo Regionale), abbiamo partecipato all’organizzazione degli esami per Istruttori di Tecnica e Aiuto Istruttori che si sono svolti presso la nostra sede. - Due soci hanno partecipato l’11 e 12 luglio al corso di II livello SSI (Società Speleologica Italiana) “Tecniche esplorative e di progressione” organizzato dal C.E.R. Emilia Romagna C.N.S.S.-S.S.I. in collaborazione con il Gruppo Grotte Treviso. Sede del corso Treviso. - Nei mesi estivi sono state effettuate numerose uscite nella zona del Monte Canin (UD) per il proseguo dell’esplorazione della grotta Capelli (Fig. 4). I risultati ottenuti sono stati ottimi e ci hanno permesso di raggiungere la profondità di circa -500 m. Diverse uscite sono state effettuate in collaborazione con speleologi di altre associazioni. - Due soci hanno partecipato per alcuni giorni al campo estivo sull'altopiano dei Piani Eterni nelle dolomiti bellunesi. - In luglio alcuni soci hanno partecipato attivamente con il trasporto materiali, alla riuscita della spedizione speleosubacquea denominata “Timavo System Exploration 2015” che prevede una serie di esplorazioni rivolte al corso sotterraneo del fiume Timavo (Carso Triestino).

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Fig. 4 – Altopiano del Monte Canin. Presso l’ingresso della grotta dei Capelli (6011 Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia), - Sempre in luglio abbiamo collaborato con la Società Adriatica di Speleologia per l’esplorazione della grotta Luftloch, a margine del progetto Timavo System Exploration. Il 7 settembre abbiamo partecipato al workshop "Patrimonio geologico e speleologico – Costruire insieme un nuovo catasto regionale"- presso il palazzo della Regione a Udine. - Il 19 e 20 settembre alcuni soci hanno partecipato, in qualità di allievi e istruttori, al corso di II livello “Il primo soccorso in grotta” organizzato dal C.E.R. C.N.S.S. F.V.G. - Il 4 ottobre abbiamo aderito alla “Giornata Nazionale della Speleologia” con una serie di iniziative tra cui l’apertura della Rocca di Monfalcone e l’illuminazione della Caverna Vergine. - In ottobre, in occasione della marcia non competitiva “Alla riscoperta degli antichi Castellieri” organizzata dal Gruppo marciatori dell’Olmo, abbiamo illuminato artificialmente la Caverna Vergine e partecipato attivamente per la buona riuscita della manifestazione dando notizie sulla storia della grotta e del suo uso durante la Grande Guerra (Fig. 5). - Alcuni Istruttori della nostra Scuola hanno collaborato con la Scuola di Speleologia di Trieste della Società Adriatica di Speleologia e con la Scuola di

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Speleologia di Cividale del Gruppo Speleologico Forum Julii Speleo per la riuscita dei rispettivi corsi di speleologia di 1° livello.

Fig. 5 – Rievocatori spiegano i fatti della prima guerra mondiale a un gruppo di appassionati durante la marcia “Alla riscoperta degli antichi Castellieri”. - Come previsto dalla convenzione tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Federazione Speleologica Regionale F.V.G., durante l’anno abbiamo proseguito il lavoro di targhettatura delle cavità del Carso goriziano previste per il 2015 (Fig. 6). - Dal 29 ottobre al 1 novembre abbiamo partecipato con diversi soci al Raduno Nazionale di Speleologia SpeleoNarnia 2015 (Fig. 7) svoltosi a Narni in provincia di Terni (Umbria). Durante il raduno abbiamo partecipato a diversi incontri, riunioni e proiezioni di filmati. - Nel weekend del 7 e 8 novembre 2015 un nostro socio ha partecipato all’iniziativa intitolata “Workshop Speleopaleo: le grotte custodiscono il passato!”. Il corso si è svolto presso la sede del Museo di Storia Naturale di Clivio (VA). L’organizzazione è stata curata dalla Federazione Speleologica Lombarda (FSLo), Gruppo Speleologico Prealpino, Gruppo Grotte Carnago e Speleo Club Erba, con il patrocinio della Società Speleologica Italiana. - Un nostro socio ha partecipato ad un’uscita in Toscana sulle Alpi Apuane nell’abisso Astrea. Obiettivo immersione dello speleosub Luca Pedrali nel sifone terminale ancora inviolato. - Il 16 dicembre abbiamo presenziato al tradizionale scambio di auguri con il Comitato Romana Solvay.

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Fig. 6 - Apposizione di targhetta con numero di Catasto di una cavità naturale.

Fig. 7 – Il gruppetto di soci a Narni per il Raduno Nazionale di Speleologia.

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- Abbiamo ospitato nella nostra sede le varie riunioni fatte nel corso dell’anno dal Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana. - Abbiamo continuato il monitoraggio e l’analisi dei dati delle acque (Fig. 8) del Lago di Doberdò, dell’Abisso Samar di Riki e della Skalova Jama na Gnojinah (8269 Catasto Slovenia). Tale progetto viene portato avanti in collaborazione con il Gruppo Speleologico Talpe del Carso e alcuni studiosi.

Fig. 8 – Una fase della misurazione dei dati delle acque (Piezometro S-2 Medeazza, TS). - Durante l’anno sono state effettuate diverse punte all’interno dell’abisso Bus della Genziana (Cansiglio, PN) con l’intento di proseguire l’esplorazione della cavità. Tutte le uscite sono state effettuate in collaborazione di speleologi di altre associazioni. - È proseguito con successo il lavoro di fotografia in grotta che ha reso il nostro archivio fotografico sempre più consistente e vasto. - Durante l’anno sono stati acquistati libri e riviste per un continuo aggiornamento della nostra biblioteca. - Grazie alla convenzione con il comune di Monfalcone per la gestione e la valorizzazione della trincea Joffre e della grotta Vergine nell’ambito del Parco Tematico della Grande Guerra, anche nel 2015 abbiamo accompagnato gruppi organizzati e scolaresche all’interno del comprensorio del parco. - Sono stati acquistati materiali e attrezzature speleologiche per un continuo rinnovamento del magazzino.

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- La sede della nostra associazione continua ad essere la sede ufficiale della Federazione Speleologica Regionale. I nostri locali sono utilizzati per le assemblee semestrali e per le riunioni del consiglio direttivo delle Federazioni stessa. - Durante l’anno abbiamo partecipato attivamente a numerose riunioni ed incontri su diversi temi con le altre associazioni di volontariato, enti locali e regionali. - Da segnalare anche il tradizionale allestimento delle luminarie sulla Rocca di Monfalcone in concomitanza delle feste natalizie e della settimana santa. Geologia e paleontologia - È stato pubblicato il numero 49 di Natura Nascosta, che purtroppo è disponibile solamente in formato PDF scaricabile dal nostro sito web. La causa di questa scelta è stata dolorosa ed è stata determinata dal drastico taglio dei contributi pubblici al gruppo. Abbiamo scelto questa soluzione per poter proseguire nelle ricerche sul terreno e dal 2014, Natura Nascosta esce solamente in formato PDF scaricabile gratuitamente dal nostro sito web da tutti gli interessati.

Fig. 9 – La copertina del numero 49 di Natura Nascosta. - Sono iniziati studi sulle rudiste per poi poter preparare poster e comunicazioni orali supportati da videoproiezione che verranno presentati da nostri soci a Eleventh International Congress on rudist Bivalves che si svolgerà nel 2017.

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- È continuata la preparazione di sezioni sottili di roccia delle “carote” in possesso del Museo e provenienti dalle zone carsiche di Monfalcone, Medeazza e Ceroglie dell'Ermada per lo studio geologico-stratigrafico-sedimentologico di quelle zone carsiche.

Fig. 10 – Il laboratorio di paleontologia. - È continuato nel laboratorio di paleontologia (Fig. 10) il lavoro di conservazione e protezione, dei reperti delle collezioni paleontologiche. - Sono continuati gli studi di approfondimento sulla sedimentologa e la stratigrafia del Carso, in particolare nelle aree sud e est del Monte Brestovi (GO), del Paleocene del Monte San Michele (GO) e di altre zone del Carso attraverso il rilevamento geologico, la campionatura e la preparazione, nel laboratorio di micropaleontologia (Fig. 11), di sezioni sottili di roccia e slab (Fig. 12). - È continuata la sistemazione strutturale e informatica della biblioteca geologico-paleontologica del Museo. Questo lavoro, lunghissimo, è necessario per una buona consultazione dei molti volumi presenti. - È proseguito il lavoro di informatizzazione dei dati derivati dallo studio di una notevole quantità di rocce in possesso del Museo e provenienti soprattutto dal Carso italiano e da varie località dell’Istria, con l'immissione dei dati micropaleontologici/litologici nel database. Questo lavoro consiste nella scansione di sezioni sottili di roccia, immagini fotografiche varie e foto di sezioni lucide (slabs) riferite alle successioni stratigrafiche cretaciche studiate nel corso degli anni. Diversi dati sono già disponibili e altri saranno inseriti e resi visibili, a tutti

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gli utenti, nel sito web del Gruppo. - Nel corso del 2015 abbiamo continuato a fornire assistenza alle scolaresche con visite guidate alla sede del Museo - Sezione Paleontologica e ai laboratori oltre che con lezioni direttamente nelle scuole con i documentari da noi prodotti e inerenti la storia della vita sulla Terra.

Fig. 11 - Il laboratorio di micropaleontologia. - È tutt'ora in corso lo studio, da parte del socio Alceo Tarlao, di rudiste provenienti da olistoliti affioranti presso Vigant (Udine) (vedi anche l’articolo pubblicato su Natura Nascosta n. 29), in quanto la recente classificazione delle rudiste fatta da P. Skelton (2013) richiede la rideterminazione di alcuni generi, in particolare Sabinia. Lo stesso autore sta preparando un lavoro su delle rudiste provenienti da olistoliti della zona di Montenars. - E’ iniziata la raccolta bibliografica di tutti gli studi di natura stratigrafica relativi alle successioni cretaciche della Piattaforma Carbonatica Adriatica comprendente la Piattaforma Friulana (settori del Friuli e del Carso) e la Piattaforma Dinarica (Slovenia centro-meridionale). Con questo lavoro si vuole effettuare confronti e possibili correlazioni a scala regionale al fine di mettere in luce gli eventi più importanti che hanno dettato l’evoluzione della piattaforma carbonatica Adriatica. Detto studio di sintesi sarà inserito in uno o più numeri di Natura Nascosta.

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Fig. 12 – Slab con radiolitidi (Monte Sabotino, GO). Cavità Artificiali - Sono proseguite anche nel 2015 la ricerca, il rilevamento e la documentazione fotografica delle cavità artificiali presenti sul territorio carsico per poter creare in futuro un nuovo DVD sulle cavità militari del 1915/18 presenti sul Carso goriziano. Il lavoro preliminare è consistito nel posizionamento delle cavità tramite GPS (Global Positioning System). - Sono continuate, come negli anni precedenti, le ricerche lungo il fronte italiano e austro-ungarico per il reperimento di testimonianze lasciate dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale attraverso la ricerca e il posizionamento, con GPS su CTR 1:5000, di targhe e graffiti lasciati a testimonianza dai soldati nelle trincee e nei ricoveri. Il lavoro andrà a incrementare quanto già pubblicato, su apposita pagina dedicata, nel sito web del Gruppo. - Assieme al Gruppo Storico Culturale “I Grigioverdi del Carso” abbiamo svolto lezioni per le scuole alla Trincea Joffre (Carso monfalconese) spiegando gli aspetti generali del conflitto ed in particolare dei fatti successi in questa trincea e nel Carso di Monfalcone. In tali occasioni viene pure illuminata la caverna Vergine, che si apre lungo la trincea, e accolto i visitatori con rievocatori in divisa ed equipaggiamenti in uso durante la Grande Guerra dai due eserciti contrapposti. - Come ormai da tradizione, il 4 ottobre in occasione della annuale marcia non competitiva organizzata dal Gruppo Marciatori dell'Olmo di Selz (Ronchi dei Legionari, Gorizia), il Gruppo ha fatto da guida lungo la trincea Joffre e la Caverna Vergine. In tale occasione abbiamo proposto, in collaborazione al Gruppo Storico Culturale “I Grigioverdi del Carso” di Ronchi dei Legionari, una rievocazione storica con soci in divisa ed equipaggiamenti dei due contrapposti eserciti della Grande Guerra.

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Fig. 13 – La copertina del DVD “Le grotte artificiali del carso monfalconese II parte” - Il 18 dicembre abbiamo presentato il DVD “Le grotte artificiali del Carso monfalconese II parte” (Fig. 13, 14). Il progetto è stato realizzato grazie al contributo del Comune di Monfalcone e dell'Unione delle Provincie del Friuli Venezia Giulia, i Musei Provinciali di Gorizia hanno fornito le immagini aeree fatte dall'aviazione austriaca e l'Associazione Culturale Ermes Grion ha messo

Fig 14 – La cavità M78 sul Carso monfalconese è una delle cavità inserite nel DVD.

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a diposizione canti corali della Prima Guerra. - È proseguita la raccolta di immagini di targhe e graffiti, reperiti durante le uscite di ricerca. È in progetto per il futuro l'impiego di tale materiale per la realizzazione di un ulteriore DVD. - Il Gruppo ha impegnato diverse giornate per la pulizia, il diserbo da infestanti e la normale manutenzione della trincea Joffre e delle zone limitrofe e con lavori di ordinaria manutenzione come la sostituzione di palerie in legno in diversi tratti della trincea. - Abbiamo partecipato attivamente alla manifestazione per i caduti di tutte le guerre che si è svolta sulla Rocca di Monfalcone il 11/04/2015. Come consuetudine abbiamo montato il tendone per il rinfresco e installato l’impianto audio. - È continuata la collaborazione per la pulizia e il ripristino di un tratto di trincea della Grande Guerra nel comune di Ronchi dei Legionari in concessione al Gruppo Storico Culturale “I Grigioverdi del Carso”. - Sono continuate la catalogazione, il restauro e la conservazione dei reperti della Guerra 1914-18 in nostro possesso. - È continuata l'acquisizione di libri, documenti informatici e altri documenti inerenti la Grande Guerra e le cavità artificiali. Didattica

Nell’anno 2015 sono state eseguite: 11 proiezioni di nostri documentari; 11 escursioni (Fig. 15) ad indirizzo paletnologico, speleologico e storico; 8 lezioni tenutesi nei Nostri laboratori di micro e macropaleontologia ed 1 lezione al Museo Speleologico della Rocca di Monfalcone, per un totale di 31 interventi con 1203 presenze. Rispetto all’anno precedente il rapporto fra le scuole della provincia di Gorizia e le varie provenienze si attestano al 35% del totale, mentre, per quanto riguarda, la quantità degli interventi abbiamo avuto un incremento del 70% e del 15% in numero presenze, riportando l’attività a livelli del periodo 2011/2013 ma lontani dalle oltre 2000 presenze del 2010, dovuto principalmente a problemi di natura burocratica, permessi, assicurazioni ed alla spending review che ha colpito anche la Scuola.

Collaborazioni degne di nota, poiché extraprovinciali, sono con le Scuole: Primarie di Aquileia (UD), Cervignano del Friuli (UD), Fiumicello (UD), Remanzacco (UD), Terzo d’Aquileia (UD); Secondarie di Primo Grado di Azzano Decimo (PN); Secondarie di secondo grado di Mapello (BG), Pitigliano (GR), Gaiarine (TV), Jesolo (VE); con le Associazioni di Sale (Associazione Impegno Culturale ONLUS -AL-) e di Trieste (XXX Ottobre sez. CAI Gruppo Escursionismo). Ad una delle Nostre escursioni di carattere storico hanno partecipato, per uno scambio culturale, gli alunni del Lycée “Henri Bergson” di Parigi.

Partecipazioni correlate in preparazione e per divulgare le Nostre attività: - 15.01 Partecipazione con relazione durante la conferenza-incontro con la proiezione di diapositive “Nel centenario della Grande Guerra” presso la sede Club Alpino Italiano XXX Ottobre di Trieste in preparazione all’escursione comprendente Rocca di Monfalcone e Trincea Joffre.

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Fig. 15 – Uscita didattica sul Carso. - 22.09 Partecipazione con presentazione delle nostre attività all’incontro propedeutico indetto dal Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Alighieri Dante” di Pieris (GO). - Prosegue l'attività divulgativa legata alla presenza nella Rocca di Monfalcone di un'esposizione prevalentemente a carattere speleologico, con assaggio paleontologico nella sala superiore, con 47 nostre presenze (Turni Rocca) e di almeno 1006 visitatori (firme sul libro presenze). - Come da preventivo abbiamo acquistato sei torce led a batterie ricaricabili e abbiamo portato a termine il progetto DVD “Grotte militari del 1915/18 sul Carso Monfalconese” Parte II con la presentazione avvenuta il 18.12 nella nostra sede.

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Il CRET: DALLA GEOLOGIA ALLA STORIA

UN CONGLOMERATO PLEISTOCENICO DELLA PIANURA FRIULANA

Sandro Venturini

Riassunto – Viene brevemente descritto il conglomerato pleistocenico affiorante a Variano (pianura friulana) ed il suo contesto geologico. Tale conglomerato, localmente definito con il termine di cret, è stato in passato utilizzato come materiale da costruzione. Gli affioramenti del cret hanno condizionato la localizzazione degli insediamenti umani nella pianura friulana sia in epoca preistorica che storica. Parole chiave: Conglomerato, Pleistocene, Pianura friulana. Introduzione

Nell’area centrale della pianura friulana affiorano modesti rilievi; le collinette di Variano, Orgnano, Carpeneto e Pozzuolo sono costituite da conglomerati (cioè da ghiaie ben cementate), localmente conosciuti come cret o tof, poggianti su depositi marini miocenici (Fig. 1). Alla fine dell’ultima glaciazione, chiamata glaciazione di Wurm, terminata circa 10.000 anni fa, le fiumane glaciali hanno modellato la forma attuale della pianura. I depositi fluvio-glaciali ed alluvionali non hanno coperto le culminazioni di questi rilievi, che restano quindi dei testimoni di precedenti eventi geologici.

Su uno di questi rilievi, nei dintorni della chiesa parrocchiale di Variano, è sorto l’antico nucleo dell’abitato. Il toponimo ha antiche origini perché Variano fu fondato dalla famiglia romana dei Vari e fu Predio nell’agro aquileiese (Praedium Varianum). Testimonianze più antiche di presenza di abitanti nella zona di Variano, risalenti a circa 3500 anni fa (CASSOLA et al., 2000), sono state individuate sul rilievo conglomeratico più elevato sulla pianura, su cui era sorto un importante castelliere. Ad ovest dell’abitato di Variano si erge infatti la collina, che un tempo ospitava il castello dei Villalta. Esso fu costruito nel 1288, affiancandosi al castelliere protostorico e ad un insediamento fortificato altomedioevale. Il castello fu distrutto dal patriarca Raimondo della Torre, per frenare la politica espansionistica dei nobili Villalta. Del periodo altomedioevale restano poche testimonianze delle strutture difensive (la “Cortina” costituita da murature in sassi e malta) nei dintorni della Chiesa parrocchiale, in corrispondenza del ciglio meridionale del modesto rilievo, lungo la cosiddetta “salita” della strada che da Basiliano conduce a Variano.

Natura Nascosta Numero 50 Anno 2016 pp. 15-30 Figure 14

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Fig. 1 - Mappa dei conglomerati pre-wurmiani (in colore rosso), affioranti o sub-affioranti. In giallo, le alluvioni recenti. Da CARULLI (a cura di) (2006), modificata ed integrata.

Attualmente il colle ospita la chiesetta di S. Leonardo (Fig. 2), testimone degli antichi edifici. Abbattuta nel corso delle scorrerie turche della seconda metà del Quattrocento, fu ricostruita e nuovamente distrutta dal disastroso terremoto del 1511. L’attuale edificio risale al 1529 e al 1533 gli affreschi di cui è decorata. Il mastio del castello era ubicato immediatamente ad est della chiesetta, dove ora vi è il monumento ai Caduti. Recenti interventi di restauro conservativo nella chiesetta hanno messo in evidenza una muratura preesistente alla costruzione cinquecentesca. In questa muratura, forse resto della chiesetta del 1288, sono inglobati frammenti di epoca romana. Nella zona del rilievo occupata dal castelliere sono stati effettuati negli ultimi decenni interventi di scavo che hanno rivelato l’importanza dell’abitato sin dalla preistoria. Gli scavi di Variano hanno segnato una svolta nella ricerca archeologica sui castellieri; questi sondaggi, effettuati dall’Università di Udine (1997-2004), attestano che l’origine dell’insediamento è molto più antica di quanto precedentemente ritenuto: il primo nucleo abitato è databile al 1500 a.C. circa e suggerisce che anche altri siti fortificati dell’alta pianura udinese risalgano all’età del bronzo (CASSOLA et al., 2000).

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Fig. 2 - La collina di S. Leonardo, vista da nord. A destra, la chiesetta di S. Leonardo. Al centro, sporadici affioramenti conglomeratici, ora coperti dalla vegetazione. La foto, di R. Mattiussi, risale ad alcuni anni fa, dopo una ri-piantumazione arborea, effettuata per la sostituzione dei precedenti abeti. Il rilievo al centro raggiunge una quota di 13 metri sul piano compagna ed ospita il Monumento ai Caduti. I resti del castelliere sono ubicati a sinistra della torre dell’acquedotto.

Sul primitivo villaggio già nel corso del XIV secolo a.C. era sorto un castelliere circondato da un terrapieno di terra e ghiaia. Successivamente fu apprestato un ripiano di forma ovale, con nuove strutture difensive ed uno spazio molto più ampio per le abitazioni; il terrapieno di difesa è ancora ben visibile e percorribile a piedi. In Fig. 3 si può notare la forma ovale del castelliere poco ad est di S. Leonardo. Il massimo sviluppo dell’insediamento ebbe luogo tra l’XI e il IX sec. a.C.. I dati delle campagne di ricerca fanno di Variano il sito dove sono meglio documentate le strutture abitative e la vita quotidiana in un castelliere (CASSOLA et al., 2000). Le origini e la storia di Variano sono quindi strettamente legate alla geologia del territorio.

Che cos’è il cret e come si è formato?

I rilievi di Variano, tra cui il piccolo colle del bosco e la collina di S. Leonardo, sono costituiti da una roccia compatta, soprattutto se confrontata con le ghiaie che formano la pianura circostante. Questo conglomerato alluvionale va a formare la rupe, che si eleva a 13 metri d’altezza sulla pianura stessa, e si estende verso est, passando per il centro del paese (la piazza del pozzo e la chiesa parrocchiale di S. Luigi), fino a comprendere la zona del “Bosco dei Ronchi” (Fig. 3). Tale roccia è a sua volta costituita da grossi ciottoli varicolori, ma a dominanza bianco-grigiastra, legati da una tenace arenaria (Fig. 4). Si tratta di antiche alluvioni ghiaioso-sabbiose, trasportate in diverse fasi da corsi d’acqua paragonabili al Tagliamento o al Torre. I ciottoli sono costituti prevalentemente di calcare e dolomia. Ciò ha consentito che, col tempo, le acque infiltrate nel terreno abbiano cementato tali ghiaie, sciogliendo e depositando il calcare dei ciottoli stessi, come avviene sostanzialmente per le stalattiti delle grotte.

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Fig. 3 - Estensione (linea ocra) dei depositi conglomeratici affioranti o sub-affioranti nel paese di Variano. Sono indicati 3 pozzi idrici, successivamente citati nel testo: “Bosco” “Argillars” e “121”. Foto da Google Maps, modificata ed integrata.

Fig. 4 - Blocco di cret scavato lungo via Trieste ed utilizzato in una recinzione. L’alterazione meteorica ha messo in evidenza una superficie di strato.

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Il conglomerato è conosciuto localmente con il nome di cret. Il cret è visibile solo in sporadici affioramenti o scavi; attualmente si può osservare presso l’ingresso del rifugio antiareo, scavato durante l’ultima guerra sul fianco orientale del boschetto di via Trieste, e lungo via Argillars, che attraversa il boschetto stesso (Fig. 5).

Fig. 5 - Affioramento di conglomerati nel boschetto di via Argillars, in prossimità di via Trieste (Variano).

Fino a pochi anni fa il cret affiorava a nord della chiesetta di S. Leonardo, in corrispondenza di una vecchia cava (Fig. 6). In questo affioramento i conglomerati presentavano giaciture da sub-orizzontali ad immergenti a SW di circa 15°. Tale cava ha fornito il materiale per alcuni ponti e per i salti del canale Ledra; durante l’ultima guerra venne anche utilizzata per lo scavo di un rifugio. Il conglomerato è stato inoltre utilizzato per la costruzione di case (Fig. 7) e muretti, raggiungendo in alcuni casi un buon effetto estetico, rispetto alle consuete murature rurali in ciottoli e frammenti di laterizi. I ciottoli sono costituiti da dolomie, calcari, selce, arenarie verdastre, rossastre e violacee; l’età di questi è prevalentemente triassica, con presenza di facies permiane e giurassiche (VENTURINI e TUNIS, 1992). Ciò indica una provenienza dall’alto bacino del Tagliamento-Fella. La presenza del cret, e più in generale la costituzione e la conformazione del territorio, hanno quindi accompagnato ed in parte condizionato la vita dei Varianesi anche in tempi relativamente recenti, tanto che un intero borgo, che va dalla piazza del pozzo alla collina, ne porta il nome: il Borc dal cret.

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Fig. 6 - La collina di S. Leonardo, vista da NW (foto Mattiussi). In primo piano si nota la cava nel conglomerato, come si presentava a metà del secolo scorso; attualmente è coperta da terreno di riporto.

Il pozzo “del Bosco”. Che cosa c’è sotto il cret di Variano? Cosa ha determinato la formazione dei

collinette del paese? Per la maggioranza delle persone, il paesaggio è sostanzialmente immutabile, ed il sottosuolo è informe “terreno”. In realtà il terreno dove poggiamo i piedi ha un suo spazio ed un suo tempo, un sopra ed un sotto, un prima e un dopo. Queste domande hanno avuto alcune risposte nel 1984.

Come esposto precedentemente, Variano si è sviluppato su una sorta di “isola” emergente dalla pianura, i cui estremi sono rappresentati dal colle di S. Leonardo, ad ovest, che si erge per circa 13 metri sulla pianura, e dal Boschetto dei Ronchi, ad est, blanda ondulazione boscosa bordata da via Trieste. Sul bordo sud-orientale di tale boschetto (Fig. 3), a m 84 di quota, nel 1984 è stato perforato un pozzo per usi idrici, con il metodo a percussione. Il pozzo ha attraversato alcuni livelli di conglomerati alluvionali dal piano campagna a m 54, separati da un orizzonte di ghiaia e da uno spesso livello di argilla compatta ghiaiosa e sabbiosa (m 21,5 -m 33) (VENTURINI, 1987). Il livello argilloso ha prevalentemente un colore rossastro e contiene ciottoli di arenaria quasi completamente decalcificati. Si presume che si tratti di un paleosuolo.

Alluvioni cementate affiorano, oltre che a Variano, Orgnano, Carpeneto e Pozzuolo, anche ad Udine e nell'incisione del t. Cormor, presso Pasian di Prato (Fig. 1). Livelli di conglomerato sono stati incontrati in numerosi pozzi idrici della zona e paiono riconducibili a due orizzonti principali, uno superiore, più ridotto, ed uno inferiore, spesso e ben cementato.

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Fig. 7 - La facciata in cret, cavato in loco, della casa natia di via Trieste. Nei blocchi di conglomerato si osservano anche ciottoli di arenarie violacee permo-triassiche.

Da m 54 a m 57 sono presenti siltiti marnose, alterate nel metro superiore. Queste marne contengono una ricca fauna a molluschi, dominata da Turritella (Fig. 8) (VENTURINI, 1987). Le associazioni a macro e microfossili sono analoghe a quelle riscontrate nei livelli del Tortoniano (circa 7-11 milioni di anni fa) delle Prealpi Carniche meridionali. I molluschi sono rappresentati in prevalenza da una forma di turritellide affine a Protoma rotifera (Fig. 9), specie frequente, talora

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abbondante, nei depositi tortoniani delle colline a meridione di Forgaria. Gli esemplari rinvenuti in sottosuolo si presentano più slanciati, con i primi giri nettamente più convessi e la carena centrale smussata rispetto alla forma tipica. Per quanto riguarda P. rotifera, STEFANINI (1915) descrive infatti “una sottile e tagliente carena, che orla i giri, con altre carene più piccole, assottigliate. Frequentissimi sono poi gli esemplari, rappresentati solo dalla parte apicale, frammentaria, della conchiglia, nella quale i tre cingoli assumono a un dipresso la stessa grossezza, e si avvolgono, fitti ed eguali, in una spira perfettamente conica, nella quale si pena alquanto a distinguere gli anfratti successivi uno dall'altro”. In STEFANINI (1915) vengono segnalati due piccoli esemplari, attribuiti a Turritella vindobonensis, rinvenuti presso il ponte di Flagogna, che richiamano le Turritella di Variano, ma apparentemente non corrispondenti alle forme del Bacino di Vienna. Gli esemplari di Variano sembrano più affini al gruppo T. badensis del Miocene viennese. Pur trattandosi sempre di turritelle, le forme dominanti nel pozzo “Bosco” sembrano quindi non corrispondere a quelle del Tortoniano delle Prealpi. Il parallelismo di età e associazione faunistica tra affioramenti e sottosuolo viene comunque confermata dal resto delle associazioni, rappresentate da Amalda glandiformis, Conus berghausi, Conus bronni (Fig. 10), Drillia pustulata (Fig. 11), Terebra modesta, Venus multilamella, Anadara diluvii, Corbula gibba, Melanopsis sp., etc.

Fig. 8 - Turritella aff. badensis. Pozzo “Bosco”, m 57. L’esemplare maggiore misura circa 4 cm.

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Attualmente, nell'Adriatico, associazioni dominate da Turritella caratterizzano fondali con influssi deltizi. Durante il Tortoniano, tale contesto ambientale si estendeva dalle Prealpi Carniche meridionali alla pianura friulana.

Fig. 9 - A sinistra, Turritella badensis, del Miocene viennese. Al centro, Turritella aff. badensis di Variano. A destra, Protoma rotifera del Tortoniano catalano. Da notare la differenza dei primi giri, a spira conica, di P. rotifera rispetto ai giri convessi delle due Turritella.

Fig. 10 - Conus berghausi (a sinistra). Conus bronni (secondo da sn.). Amalda glandiformis (due esemplari a destra). L’esemplare maggiore misura circa 2,5 cm. Pozzo “Bosco”, m 57.

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Fig. 11 - Drillia pustulata. Pozzo “Bosco”, m 57. L’esemplare maggiore misura circa 2,5 cm.

Le microfaune sono rappresentate soprattutto dai Foraminiferi Ammonia beccarii, Elphidium spp., Lenticulina cultrata. La percentuale rilevante di forme eurialine (che sopportano variazioni di salinità) e l’assenza di plancton indicano un ambiente di bassa profondità e con influenze deltizie (VENTURINI, 1987). Gli “Argillars”: le argille di “copertura” del conglomerato.

La cartografia napoleonica di due secoli fa già riportava una stradina chiamata “la strada del bosco” o “Strada Argillars”. Partendo dall’attuale via Oberdan essa raggiunge ancor oggi, dopo un percorso di cinquecento metri, l’attuale via Trieste, attraversando i resti dell’antico e ben più esteso bosco (fino al 1932, il paese si chiamava Varian del Bosco). All’inizio della strada Argillars, vi era un piccolo fabbricato presente anche nella mappa napoleonica del 1811; vi abitavano due antiche famiglie varianesi, i Zuccato e i Venturini. Alla fine del 1800, a lato della stradina era presente una fornace per mattoni. L’argilla era ricavata da depositi argilloso-limosi ricchi di ossidi di ferro, che davano il caratteristico colore rosso ai mattoni. Dal 1914 la vecchia fornace di strada Argillars cominciò ad essere demolita. A memoria popolare, prima dei lavori di spianamento si potevano vedere in quei terreni dei gradoni alti circa un metro, dai quali era stato asportato il materiale argilloso. Ancora oggi, a seguito di arature profonde, vengono allo scoperto mattoni, residui della vecchia fornace. I depositi argillosi utilizzati per la fornace ricoprono i conglomerati affioranti poco ad est, nella zona del “Bosco dei Ronchi”.

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Come si sono formati i rilievi di Variano? La formazione delle alture del paese è decisamente interessante. Come è

accaduto nei vicini rilievi di Orgnano, Carpeneto e Pozzuolo (Fig. 1), le ghiaie, dopo essere state cementate e trasformate in conglomerati, sono state progressivamente sollevate da spinte e deformazioni della crosta terrestre analoghe a quelle che hanno formato le vicine Prealpi.

Precedentemente al pozzo “Bosco”, solo il pozzo Lavariano 1, perforato per la ricerca di idrocarburi e situato circa 10 km a SE di Variano, aveva messo in luce la presenza di livelli tortoniani nel sottosuolo della pianura friulana. L’unico affioramento di depositi miocenici osservabili a sud di Udine è localizzato nei pressi di Pozzuolo, sulla sponda sinistra del torrente Cormor, ed è costituito da arenarie del Miocene inferiore, talora contenenti molluschi, denti di pesci e ricci di mare. I rilievi conglomeratici di Variano, Orgnano, Carpeneto, Pozzuolo, Bonavilla ed Udine, la presenza del Tortoniano nel pozzo “Bosco”, a soli m 54 di profondità, l’affioramento del Miocene inferiore di Pozzuolo, lungo il t. Cormor, sono in relazione con sollevamenti avvenuti lungo importanti faglie, tracciate in Fig. 1.

A questo riguardo, è interessante un confronto tra il pozzo "del Bosco" con un altro pozzo per uso idrico (pozzo 121 di Fig. 3), situato circa m 370 a SW. Inferiormente a depositi ghiaiosi, da 35 a 45 m questo pozzo ha attraversato dei livelli argillosi e, da 45 m di profondità, ha incontrato i conglomerati (Fig. 12); i livelli argillosi attraversati affiorano poco a NE e tempo fa venivano utilizzati per la produzione di laterizi. La zona di affioramento viene ancora oggi denominata "Argillars" (vedi sopra).

Un terzo pozzo ad uso irriguo è stato scavato nel 1988, mediante perforazione a percussione in un terreno a metà di via Argillars, ad una distanza di un centinaio di metri dalla stradina stessa. Il piano campagna è a 82 metri sul livello del mare. Sono stati attraversati dapprima 4 metri circa di terreno argilloso–limoso, indi strati di ghiaie. Il conglomerato è comparso a una decina di metri di profondità. La falda acquifera è stata rilevata alla profondità di 45-50 metri. Dopo i 50 metri il conglomerato si alterna con strati di argilla e ghiaia saturi d’acqua (Fig. 12). Continuando a scendere fino a 60 metri si è trovato nuovamente un conglomerato compatto (CROMAZ, 2011). La correlazione tra i tre pozzi evidenzia il brusco approfondimento dei conglomerati in direzione del fascio di faglie (“Faglia di Palmanova”) poste a meridione. In particolare, nel pozzo riportato da CROMAZ (2011), qui definito pozzo “Argillars”, è riscontrabile lo spesso livello argilloso di separazione tra i due corpi conglomeratici, già descritto in VENTURINI (1987).

Una conseguenza del sollevamento del rilievo di Variano è costituita dalla quota della falda freatica, che si eleva nella zona del paese (in particolare nel pozzo della piazza del paese), sostenuta dai livelli impermeabili del Miocene, mentre si abbassa rapidamente al limite meridionale delle colline, a causa del rapido abbassamento del substrato.

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Fig. 12 - Correlazione tra pozzo “Bosco”, pozzo “Argillars” e pozzo 121. 1) Sabbia. 2) Ghiaia. 3) Argilla. 4) Conglomerato. 5) Argilla ghiaiosa e sabbiosa. 6) Siltite marnosa. In azzurro, la falda acquifera. Che età ha il cret ?

Alla fine del Miocene, circa 6 milioni di anni fa, i sollevamenti legati ai movimenti delle faglie hanno fatto emergere dal mare l’area di Variano e tutta la pianura friulana centrale. Ritiratosi il mare, i fiumi provenienti dalle Alpi hanno iniziato la loro opera di erosione, trasporto e sedimentazione. Questi fiumi hanno

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trasportato ingenti quantità di ghiaie e sabbie, fino a ricoprire anche l’allineamento di alture di Variano, Orgnano e Pozzuolo.

I dati geologici riguardanti la pianura friulana, in particolare i confronti con il pozzo Lavariano 1, suggeriscono che i conglomerati che costituiscono l’ossatura di tali colline si sono depositati in tempi relativamente recenti, nel Quaternario e più precisamente negli ultimi 500 mila anni. In questo periodo si sono verificate importanti glaciazioni, che hanno determinato ad esempio la formazione delle vicine colline moreniche di Fagagna. Le morene di Fagagna si sono originate durante l’ultima glaciazione, denominata wurmiana (da 10 a 120 mila anni fa). A tale riguardo va segnalato che poco a sud del bosco, presso la strada provinciale, in alcune cave di sabbie attualmente in disuso anni fa era osservabile la seguente successione, dall’alto verso il basso:

0-0,8 metri: terreno vegetale; 0,8-3,5 metri: ghiaia con sabbia e ciottoli in matrice limosa; 3,5-4,5 metri: sabbia con limo; 4,5-6 metri: ghiaia con ciottoli; 6-7,5 metri: ghiaia, sabbia e grossi blocchi eterogenei. Le ghiaie dei primi 6 metri mostrano evidenze di trasporto fluviale. Per contro, le ghiaie con sparsi massi rinvenute a 6-7 metri di profondità mostrano analogie con le ghiaie con grossi trovanti spesso segnalati nel sottosuolo di Udine e dintorni (Fig. 13). Il pozzo 121, ubicato poche decine di metri a nord delle cave, ha con tutta probabilità incontrato i depositi “fluvio-glaciali” (in buona sostanza morene glaciali rielaborate dall’azione dei fiumi) a pochi metri di profondità: in Fig. 12 nella parte alta del pozzo si nota infatti un brusco passaggio tra sabbie e ghiaie.

La presenza di massi viene considerata la testimonianza della massima espansione verso sud del ghiacciaio wurmiano (VENTURINI C., 1988). Qualche decina di migliaia di anni fa, dunque, anche Variano era ricoperta da una spessa coltre di ghiaccio. Questa coltre ha probabilmente eroso e modellato parte dei rilievi conglomeratici.

I depositi “fluvio-glaciali” bordano a sud i rilievi di Variano, poggiando sui conglomerati del bosco, mediante l’interposizione di uno spesso orizzonte di argille rossastre (ferretto). I conglomerati affioranti nel bosco sono dunque più antichi della glaciazione wurmiana (iniziata circa 120 mila anni fa), e quindi definibili “pre-wurmiani”.

La successione conglomeratica del pozzo del bosco è a sua volta interrotta, a circa 20-30 metri di profondità, da uno spesso livello di argille ghiaiose rossastre. Questo tipo di argille indica una prolungata alterazione dei sottostanti conglomerati, determinata in particolare dall’acqua piovana, con ridotta copertura vegetale. Ciò suggerisce che la zona del bosco per lungo tempo non è stata interessata dalla deposizione di ghiaie fluviali, a testimonianza di una fase di intenso sollevamento del rilievo rispetto alla pianura circostante. Questo fatto indica inoltre un’età ancora più antica dei conglomerati più profondi del pozzo.

Facendo riferimento alla cronologia delle più recenti fasi glaciali, gli eventi riscontrati nel pozzo “Bosco” e nelle zone circostanti consentirebbero di attribuire alle fasi glaciali del Riss o all’interglaciale Riss-Wurm (circa 120-340 mila anni fa) il cret affiorante; i conglomerati profondi risulterebbero presumibilmente riferibili alle fasi glaciali-interglaciali del Mindel (circa 340-650 mila anni fa). La

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successione, coinvolta da fasi di pedogenesi (alterazione superficiale) e di sollevamento, potrebbe nascondere importanti lacune e conseguentemente essere più antica. Facendo riferimento alla correlazione di Fig. 12 e attribuendo alla sommità dei conglomerati un’età di 120-340 mila anni, il sollevamento relativo rispetto ai conglomerati rinvenuti nel sottosuolo, 370 metri a sud degli affioramenti, è stato mediamente di 0.25 mm/anno, comparabile con il valore di 0.21 mm/anno stimato per la base dei depositi glaciali nella zona di Arba-Ragogna (POLI, 2008).

Fig. 13 - Massi di 1-2 metri di larghezza, visibili presso lo Stadio Friuli di Udine, residue testimonianze di fronti morenici glaciali.

Nel cartografia CARG (foglio 66-Udine; ZANFERRARI et al., 2008), il fronte di faglia principale passa a meridione dell’abitato di Basiliano. Considerando l’assetto della correlazione di Fig. 12, con rapido approfondimento dei corpi conglomeratici, degli orizzonti argillosi e della quota di falda, tale fronte, o una sua linea secondaria, sembra più prossimo agli affioramenti di Variano (Fig. 14).

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Fig. 14 - In alto: sezione geologica schematica, orientata SW-NE, passante per il pozzo “Bosco”. In basso: mappa degli affioramenti di conglomerati pre-wurmiani di Variano ed Orgnano. A-A’: traccia della sezione. Da ZANFERRARI et al., 2008, modificate ed integrate.

L’andamento Est-Ovest della dorsale di Variano (Figg. 3 e 12) indicherebbe inoltre la presenza di un lineamento ad andamento alpino (E-W), piuttosto che dinarico (NW-SE). Durante le fasi di sollevamento dei rilievi di Variano, attorno alle collinette in via di formazione i fiumi della zona hanno continuato a depositare ghiaie e sabbie, che costituiscono l’attuale campagna circostante. I ciottoli delle ghiaie provengono dall’erosione delle Alpi e Prealpi. L’attuale assenza di importanti corsi d’acqua determina l’ulteriore formazione di una coltre di terreno rossastro di alterazione (il cosiddetto ferretto), sia sui conglomerati sia sulla pianura circostante, che consente l’attività agricola.

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HIGHLY COMPLEX GEOLOGICAL HERITAGE RELATED TO THE JURASSIC ENCRINITES: A NEW EVIDENCE

Nadezhda V. Golubova1 and Dmitry A. Ruban2,3*

Abstract – Unique geological objects exhibiting ancient environments and ecosystems are ideal for understanding of the geological heritage complexity. The investigation of the Middle Jurassic encrinites in the Western Caucasus permit to propose the hypothetical model, according to which the development of crinoid-dominated palaeoecosystem was facilitated by the activity of shallow-water hydrothermal vents. The uniqueness of such conditions makes possible to assign the encrinites to the national geological heritage. The latter is constituted by 11 types, from which palaeogeographical is the most important. The big number of coexisting types and the multiple intersection of links between them reveal high complexity of the geological heritage related to the encrinites. It is also shown that this heritage can be employed for finding modern analogues of ancient environments.

Key words: crinoids, geological heritage, hydrothermal vents, Middle Jurassic, Western Caucasus.

Complexity of the geological heritage is an urgent research topic (NIETO 2001; SERRANO & RUIZ-FLAÑO 2007; GRAY 2008, 2013; RUBAN 2010; NECHEŞ 2016) and can be especially well understood in palaeogeographical objects (BRUNO et al., 2014). This is why each new evidence of peculiar, unique geological sites representing ancient environments and ecosystems deserves close attention. The authors' field works in the Western Caucasus (southwestern Russia) and subsequent laboratory analyses and interpretations of the collected material have permitted to recognize a highly complex geological heritage related to the Jurassic encrinites. A brief report summarizing these findings is presented in this paper.

The study area is located in the mountainous part of the Republic of Adygeja (a region of Russia), where the valley of the Belaja River cuts almost perpendicularly the ranges of the Greater Caucasus (Fig. 1). Geologically, this area belongs to the Greater Caucasus sedimentary basin that developed in the Jurassic–Paleogene (ERSHOV et al. 2003; TAWADROS et al. 2006; ADAMIA et al. 2011). This basin 1- Department of Mineralogy and Petrography, Institute of Earth Sciences, Southern Federal University, Zorge Street 40, Rostov-na-Donu, 344090, Russia 2 - Department of Tourism, Higher School of Business, Southern Federal University, 23-ja linija Street 43, Rostov-na-Donu, 344019, Russia 3 - P.O. Box (a/jashik) 7333, Rostov-na-Donu, 344056, Russia (for postal communication) * corrresponding author e-mail: [email protected] (Ruban D.A.)

Natura Nascosta Numero 50 Anno 2016 pp. 31-39 Figure 4

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evolved on the northern periphery of the Neo-Tethys Ocean (Fig. 1). On the study area, the Jurassic sedimentary succession (siliciclastic in its lower and middle parts and carbonate in its upper part, the total thickness is up to a few km) outcrops widely. The moderately-sized Dakh Crystalline massif composed of Preterozoic metamorphic rocks, early Paleozoic serpentinites, and late Paleozoic granitoids exists in its south, and it is bounded by large faults associated with the major NW-SE trending Pshekish-Tyrnyauz shear zone.

Fig. 1 – Location of the study area; the plate tectonic reconstruction is simplified from SCOTESE (2004).

Of special interest are the outcrops on the summit of the Knjazheskij Kholm (Kabanja) mountain (Fig. 2) and in the little Kolesnikova valley (Fig. 3). The both localities exhibit a layer of pink encrinites (up to 10 m in thickness, although the upper contact is invisible because of modern erosion). Encrinites are limestones consisting of numerous crinoid (echinoderm) remains accumulated en masse in specific conditions on the sea bottom (AUSICH 1997; HUNTER & ZONNEVELD 2008). In the Caucasus, these sedimentary rocks of Jurassic age are relatively widespread and serve as important stratigraphical markers (ROSTOVTSEV et al. 1992; RUBAN 2012). The encrinites of the study area were characterized earlier by ROSTOVTSEV et al. (1992), RUBAN & PUGATCHEV (2006), RUBAN et al. (2007), BONDARENKO et al. (2011), RUBAN (2012), VOROBYEV (2014), and GOLUBOVA & RUBAN (2015). These are bioclastic limestones with abundant crinoids and also bivalves, belemnites, and other fossils. They correspond to the Bizhgonskij Member of the Dzhangurskaja Formation, and their age is assigned to the Aalenian–Bajocian transition. As suggesed by the available palaeoenvironmental reconstructions (JASAMANOV 1978), these limestones accumulated in the shallow-water, moderately warm sea, where bottom currents transported and resedimented

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Fig. 2 – General view of the Knjazheskij Kholm locality (arrow indicates the mountain summit) (photo by D.A.R.). fossil remains.

Field observations and results of laboratory analyses (the preliminary results and the relevant hypothesis were presented by GOLUBOVA & RUBAN (2015)) permit to reveal unusual features of the encrinites. Abundance of crinoid remains and sharp contact with the underlying deposits suggest very fast, almost "explosive" character of crinoid-dominated palaeoecosystem development with the appearance of what may be called "crinoid jungles" on the sea bottom. Up to a quarter of the rock consists of Fe (and, probably, Mn) oxides and hydroxides. Geochemically, the encrinites bear anomalous concentrations of As, Ba, Co, Cr, Cu, Mn, Ni, Pb, Sb, Zn, and some other elements. A comparison of these observations and results with the knowledge of the Jurassic Mn-rich beds linked to encrinites in the Tatra Mountains (Poland) (JACH & DUDEK 2005), the modern hydrothermal vents in the Gulf of California (CANET et al. 2005; VILLANUEVA-ESTRADA et al. 2013; JOHNSON & LEDESMA-VÁZQUEZ 2016), and some ore deposits (DILL 2010; LI & XI 2015), as well as the modern and ancient crinoids and vent ecosystems (MESSING 1997; CAMPBELL 2006; DANDO 2010; JONES 2012; SWEETMAN et al. 2013) permit to propose a model as follows. Shallow-water hydrothermal vents located along active faults on the northern periphery of the Dakh Crystalline massif (already uplifted in the Jurassic (RUBAN, 2007a)) delivered ore material to the sea, where it partly accumulated near the vents and partly was distributed over large distances. Some elements and, particularly, Fe facilitated productivity of chemosynthetic microbial communities and plankton.

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Fig. 3 – Approximate position (arrow) of the Kolesnikova valley locality (photo by D.A.R.).

The both served as sources of nutrients for crinoids, community of which, consequently, flourished fastly. Hydrothermally-supported high productivity in the shallow-water sea led to the formation of bioclastic limestones. In addition to the palaeoecosystem richness, high amount of nutrients might have been responsible for the large size of some invertebrates, which is documented by palaeontological observations. Although this model is hypothetical, it seems to have reasonable grounds.

The hypothetical model explaining the development of the Middle Jurassic crinoid-dominated ecosystem on the study area implies the encrinites are really unique geological features that may be interesting to specialists, students, Earth Science amateurs, and geotourists. If so, these are examples of the geological heritage. Such features are really rare on the scale of the region and even the country, which permits to assign a national rank to this geological heritage, higher than proposed earlier (RUBAN 2010, 2011). The outcrops are easily-accessible. The study area boasts also by its archaeological and cultural heritage and picturesque landscape (panoramic views are opened from the Knjazheskij Kholm mountain). The entire mountainous part of the Republic of Adygeja is a famous country-level tourist destination with a lot of options for active leisure and well-developed tourism infrastructure. All this evidence suggests that the recognized geological heritage may be used effectively for tourism purposes.

The proposed hypothetical model indicates the presence of several types of the geological heritage (see classification in RUBAN (2010) and RUBAN & KUO

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(2010)), the number of which is even greater in fact because of some phenomena

Fig. 4 – Types of the highly complex geological heritage related to the Middle Jurassic encrinites in the Western Caucasus; thin lines indicate links between these types. not linked directly to the encrinites. These geological heritage types are listed below.

Palaeogeographical type: crinoid-dominated palaeoecosystem near hydrothermal vents.

Sedimentary type: encrinites (bioclastic limestones). Geomorphological type: the Knjazheskij Kholm mountain (657 m in height) is a

reversed landform, the highest part of which corresponds to the core of synclinal fold.

Palaeontological type: diverse and abundant fossils (belemnites, bivalves, crinoids, etc.).

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Geothermal type: ancient hydrothermal vents. Geochemical type: geochemical anomalies in encrinites. Stratigraphical type: local reference section of the Bizhgon Member. Mineralogical type: specific mineralogy of encrinites, including oxides and

hydroxides. Engineering type: mass wasting on the slopes of the Knjazheskij Kholm

mountain. Structural type: synclinal fold, faults bounding the Dakh Crystalline massif. Hydrological and hydrogeological type: incision of rivers and streams

triggering long-term geomorphological and landscape changes. The high complexity of the geological heritage related to the Middle Jurassic

encrinites on the study area is determined not only by the coexistence of 11 types listed above. The other reason is a multiple intersection of links between these types (Fig. 4). For instance, the palaeogeographical type is established because of existence of specific fossils, rocks, interpreted hydrothermal activity, etc., which fact marks links between this type with the palaeontological, sedimentary, geothermal, and other types.

The utility of the characterized geological heritage is not limited to the only potential of "seeing" the very peculiar palaeoecosystem and some other geological features. It is also important for finding modern analogues of ancient environments. The Middle Jurassic crinoid-dominated palaeoecosystem on the study territory resembles (probably, with certain limitations) the Pliocene–Pleistocene and modern ecosystems flourished near hydrothermal springs in the Concepción Bay (Gulf of California, western North America) characterized in the works of CANET et al. (2005), VILLANUEVA-ESTRADA et al. (2013) and JOHNSON & LEDESMA-VÁZQUEZ (2016). If so, it is curious to note that the Cenozoic Gulf of California has evolved along the strike-slip zone, and the major shear zone with lateral displacements influenced the development of the Greater Caucasus Basin in the Jurassic (RUBAN 2007b). A coincidence of the (palaeo) environmental and geodynamic analogues enlarges the scientific importance of the discussed geological heritage and opens new perspectives for its explanation to geotourists.

Three general conclusions can be made on the basis of the considerations presented in this paper:

1) the Middle Jurassic encrinites of the Western Caucasus that preserve the crinoid-dominated palaeoecosystem developed near shallow-water hydrothermal vents are important for scientific, educational, and geotourism purposes because of their uniqueness, and, thus, they constitute the geological heritage;

2) a total of 11 geological heritage types are established, and the rank of the geological heritage of the Knjazheskij Kholm mountain and the Kolesnikova valley is national;

3) the high complexity of this geological heritage is determined by the coexistence of many types and the multiple intersection of links between them.

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Acknowledgements

The authors gratefully thank M. TENTOR (Italy) for his kind editorial support, as well as R. JACH (Poland), M.E. JOHNSON (USA), W. RIEGRAF (Germany), and many other colleagues for advice and/or help with literature. References ADAMIA S., ALANIA V., CHABUKIANI A., KUTELIA Z., SADRADZE N. (2011) - Great Caucasus (Cavcasioni): A Long-lived North-Tethyan Back-Arc Basin. Turkish Journal of Earth Sciences, v. 20, pp. 611–628. AUSICH W.I. (1997) - Regional encrinites: a vanished lithofacies. In: BRETT C.E. & BAIRD G.C. (eds), Paleontological Events: Stratigraphic, Ecologic and Evolutionary Implications. Columbia University Press, New York, pp. 509–519. BONDARENKO S.V., ZOLOTAREVA G.S. & ANDROSOVA V.G. (2011) - Krinoidnye izvestnjaki balki Kolesnikoba kak indikatory paleosredy (srednee tetchenie r. Belaja) (Crinoid limestones of the Kolesnikova Valley as indicators of palaeoenvironments (middle stream of the R. Belaja) - in Russian). In: Geologija i poleznye iskopaemye Kavkaza. Makhatchkala, pp. 17–19. BRUNO D.E., CROWLEY B.E., GUTAK JA.M., MORONI A., NAZARENKO O.V., OHEIM K.B., RUBAN D.A., TIESS G. & ZORINA S.O. (2014) - Paleogeography as geological heritage: Developing geosite classification. Earth-Science Reviews, v. 138, pp. 300–312. CAMPBELL K.A. (2006) - Hydrocarbon seep and hydrothermal vent paleoenvironments and paleontology: Past developments and future research directions. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, v. 232, pp. 362–407. CANET C., PROL-LEDESMA R.M., PROENZA J.A., RUBIO-RAMOS M.A., FORREST M.J., TORRES-VERA M.A. & RODRIGUEZ-DIAZ A.A. (2005) - Mn-Ba-Hg mineralization at shallow submarine hydrothermal vents in Bahia Concepcion, Baja California Sur, Mexico. Chemical Geology, v. 224, pp. 96–112. DANDO P.R. (2010) - Biological communities at marine shallow-water vent and seep sites. In: KIEL S. (ed), The vent and seep biota - from microbes to ecosystems. Springer, Dordrecht, pp. 333–378. DILL H.G. (2010) - The "chessboard" classification scheme of mineral deposits: Mineralogy and geology from aluminium to zirconium. Earth-Science Reviews, v. 100, pp. 1–420. ERSHOV A.V., BRUNET M.-F., NIKISHIN A.M., BOLOTOV S.N. NAZAREVICH B.P., KOROTAEV M.V. (2003) - Northern Caucasus basin: thermal history and synthesis of subsidence models. Sedimentary Geology, v. 156, pp. 95–118. GOLUBOVA N.V., RUBAN D.A. (2015) - Novye dannye o sostave i proiskhozhdenii srednejurskikh krinoidnykh izvestnjakov Severo-Zapadnogo Kavkaza (New data on composition and origin of Middle Jurassic crinoid limestones of the North-Western Caucasus - in Russian). In: Evoljutsija osadotchnykh protsessov v istorii Zemli, v. 2. RGU nefti i gaza, Moskva, pp. 384–386. GRAY M. (2008) - Geodiversity: developing the paradigm. Proceedings of the Geologists' Association, v. 119, pp. 287–298. GRAY M. (2013) - Geodiversity. Valuing and Conserving Abiotic Nature. Wiley-Blackwell, Chichester, 495 pp. HUNTER A.W. & ZONNEVELD J.-P. (2008) - Palaeoecology of Jurassic encrinites: Reconstructing crinoid communities from the Western Interior Seaway of North America. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, v. 263, pp. 58–70.

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CENSIMENTO DELLE CAVITÀ DI GUERRA SUL CARSO DI MONFALCONE (Parte nona)

Maurizio Tentor

Riassunto – Prosegue, anche in questo numero di Natura Nascosta, il lavoro di censimento delle cavità di guerra che il Gruppo Speleologico Monfalconese A. d. Fante ha intrapreso nell’anno 2000 nell’ambito del “Progetto Emme”. Il lavoro è stato completato nel corso del 2015 ed è stato pubblicato il DVD dal titolo “Grotte militari del 1915/18 sul Carso monfalconese - parte 2”.

In questo numero le cavità descritte sono per lo più piccoli ripari scavati nella roccia e dette comunemente “tane di volpe” salvo la M 84 che presenta due ingressi. Tali cavità potevano essere anche utilizzate come deposito di munizioni. Introduzione

Vengono presentate in questa nona parte altre 5 cavità artificiali (Tav. 1) risalenti alla Prima Guerra Mondiale presenti nel territorio comunale di Monfalcone. Come già specificato più volte nei numeri precedenti, il lavoro di inventariazione delle cavità, è stato denominato “Progetto Emme” (ZOFF 2000). Tale lavoro comprende il posizionamento e il rilevamento di tutte le cavità anche se molto spesso, come in queste pagine, risultano essere di modeste dimensioni.

Graffito in trincea in prossimita della cavità M 84 indicante, probabilmente, la data 1° aprile 1917 e il nome del soldato Lucarini.

Natura Nascosta Numero 50 Anno 2016 pp. 40-51 Figure 10-Tav. 1

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Tav. 1 – Estratto della CTRN 1:5000 – 088152 Monfalcone-Stazione con l’ubicazione delle cavità.

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Cavità artificiale “M80” La cavità è scavata interamente nella roccia (Figg. 1-2) e l'ingresso si trova alla quota di 80 m. La piccola cavità è rintracciabile su C.T.R. 1:5000 elemento 088152 Monfalcone Stazione con longitudine 13° 32’ 30,62” e latitudine 45° 49’ 9,37”. Presenta uno sviluppo spaziale di 6,4 m per un volume di 5,4 m3.

Fig. 1 – L’ingresso della cavità denominata “M80”.

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Fig. 2 - Il rilievo della cavità.

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Cavità artificiale “M81” La cavità scavata interamente nella roccia (Figg. 3-4) presenta lavori di consolidamento sia in pietra che in ferro e ha un solo ingresso che si trova alla quota di 84 m. La piccola cavità è rintracciabile su C.T.R. 1:5000 elemento 088152 Monfalcone Stazione con longitudine 13° 32’ 26,63” e latitudine 45° 49’ 11,14”. Presenta uno sviluppo spaziale di 3,9 m per un volume di 7 m3.

Fig. 3 – L’ingresso della cavità denominata “M81” visto dall’interno.

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Fig. 4 - Il rilievo della cavità.

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Cavità artificiale “M82” La cavità è scavata interamente nella roccia (Figg. 5-6). L'ingresso presenta dei rinforzi in cemento e pietre e si trova alla quota di 80 m. La piccola cavità è rintracciabile su C.T.R. 1:5000 elemento 088152 Monfalcone Stazione con longitudine 13° 32’ 27,20” e latitudine 45° 49’ 10,70”. Presenta uno sviluppo spaziale di 4,3 m per un volume di 7,75 m3.

Fig. 5 – L’ingresso della cavità denominata “M82”.

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Fig. 6 - Il rilievo della cavità.

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Cavità artificiale “M83” La cavità scavata interamente nella roccia (Figg. 7-8) ha un solo ingresso e si trova alla quota di 84 m. La cavità all’ingresso presenta interventi di consolidamento in cemento e pietre ed è rintracciabile su C.T.R. 1:5000 elemento 088152 Monfalcone Stazione con longitudine 13° 32’ 32,89” e latitudine 45° 49’ 9,55”. Presenta uno sviluppo spaziale di 3,4 m per un volume di 7 m3.

Fig. 7 – L’ingresso della cavità denominata “M83”.

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Fig. 8 - Il rilievo della cavità.

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Cavità artificiale “M84” La cavità scavata interamente nella roccia (Figg. 9-10) ha due ingressi e si trova alla quota di 95 m. La piccola cavità è rintracciabile su C.T.R. 1:5000 elemento 088152 Monfalcone Stazione con longitudine 13° 32’ 34,55” e latitudine 45° 49’ 9,88”. Presenta uno sviluppo spaziale di 19,3 m per un volume di 47,7 m3.

Fig. 9 – L’ingresso della cavità denominata “M84”.

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Fig. 10 - Il rilievo della cavità.

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NUOVI ACQUISTI GRAZIE AL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CARIGO

Matteo Cavanna e Andrea Cordella

Con il presente trafiletto desideriamo ringraziare la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia che da diversi anni supporta il nostro Gruppo nelle varie attività.

Il contributo concesso per l’anno 2015 ci ha permesso di acquistare cinque Roll-up (Fig. 1), di cui il primo da destra espone in sintesi tutte le attività in cui la nostra Associazione è impegnata, mentre gli altri quattro presentano altrettante cavità artificiali, utilizzate dagli eserciti durante la I Guerra Mondiale e presenti nel territorio della Provincia di Gorizia. Tali Roll-up verranno utilizzati durante le varie iniziative e manifestazioni aperte al pubblico e in occasione di mostre.

Fig. 1 – I cinque espositori (Roll-up) creati per le prossime iniziative del Gruppo.

Nell’ambito dello stesso progetto, Fondazione CARIGO ha contribuito anche all’acquisto di due distanziometri elettronici Leica Disto X310 e relative modifiche per il rilievo delle cavità articiali, un treppiede Leica TRI100, tre PDA/smartphone “Blackview BV6000” per la memorizzazione dei dati di rilievo e loro elaborazione

Natura Nascosta Numero 50 Anno 2016 pp. 52- 53 Figure 2

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campale, nonché due dispositivi “powerbank” (Fig. 2) ed un pannello fotovoltaico portatile e idonei DPI per l’accesso agli ambienti confinati.

Fig. 2 – Strumentazione per il rilievo delle cavità artificiali.

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Indice PROGRAMMA CONSUNTIVO DELLE ATTIVITÀ PER L'ANNO 2015 M. Ciarabellini, A. Cordella, G. Deiuri, S. Soban, M. Tentor pag. 1 Il CRET: DALLA GEOLOGIA ALLA STORIA UN CONGLOMERATO PLEISTOCENICO DELLA PIANURA FRIULANA S. Venturini pag. 15 HIGHLY COMPLEX GEOLOGICAL HERITAGE RELATED TO THE JURASSIC ENCRINITES: A NEW EVIDENCE N. V. Golubova1 and D. A. Ruban pag. 31 CENSIMENTO DELLE CAVITÀ DI GUERRA SUL CARSO DI MONFALCONE (Parte nona) M. Tentor pag. 40 NUOVI ACQUISTI GRAZIE AL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CARIGO M. Cavanna e A. Cordella pag. 51 Pubblicazioni del Gruppo Speleologico Monfalconese A.d.F. Natura Nascosta n°. 1 (1974) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 2 (1978) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 3 (1981) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 4 (1990) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 5 (1990) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 6 (1992) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 7 (1993) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 8 (1993) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 9 (1994) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 10 (1995) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 11 (1995) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 12 (1996) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 13 (1996) esaurito/sold out

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Natura Nascosta n°. 14 (1997) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 15 (1997) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 16 (1998) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 17 (1998) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 18 (1999) Natura Nascosta n°. 19 (1999) Natura Nascosta n°. 20 (2000) Natura Nascosta n°. 21 (2000) Natura Nascosta n°. 22 (2001) Natura Nascosta n°. 23 (2001) Natura Nascosta n°. 24 (2002) Natura Nascosta n°. 25 (2002) Natura Nascosta n°. 26 (2003) Natura Nascosta n°. 27 (2003) Natura Nascosta n°. 28 (2004) Natura Nascosta n°. 29 (2004) Natura Nascosta n°. 30 (2005) Natura Nascosta n°. 31 (2005) Natura Nascosta n°. 32 (2006) Natura Nascosta n°. 33 (2006) Natura Nascosta n°. 34 (2007) Natura Nascosta n°. 35 (2007) Natura Nascosta n°. 36 (2008) Natura Nascosta n°. 37 (2008) Natura Nascosta n°. 38 (2009) Natura Nascosta n°. 39 (2009) Natura Nascosta n°. 40 (2010) Natura Nascosta n°. 41 (2010) Natura Nascosta n°. 42 (2011) Natura Nascosta n°. 43 (2011) Natura Nascosta n°. 44 (2012) Natura Nascosta n°. 45 (2012) Natura Nascosta n°. 46 (2013) Natura Nascosta n°. 47 (2013) Natura Nascosta n°. 48 (2014) http://www.museomonfalcone.it/nnonline/natnas48.pdf Natura Nascosta n°. 49 (2015) http://www.museomonfalcone.it/nnonline/natnas49.pdf N.B. Natura Nascosta con il numero 48 esce una sola volta l’anno e solo in formato PDF.