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TNM ••• 025 POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FOR Marco Strano è Direttore Tecnico Capo (Psicologo) della Polizia di Stato, Dirigente nazionale della CONSAP e Direttore Scientifico dell’ICAA (www.criminologia.org) Lo stress, soprattutto se proveniente da più fonti in contemporanea, incide sui processi di pensiero dell’individuo che progressivamente diviene meno efficace in azione, non riesce a pensare ed avverte disagio fisico, che cresce lentamente, fino a raggiungere la soglia del “discontrollo”. Lo stress, entro certi limiti ed in alcune tipologie di soggetti, può però provocare l’effetto opposto ed incidere positivamente sui processi di pensiero, attivando aree cerebrali normalmente sopite ed il pensiero del soggetto diviene progressivamente più lucido ed efficace nella progettazione e nell’esecuzione di compiti complessi. Sono in atto delle ricerche da parte dell’ICAA che impiegano sperimentalmente simulazioni di combattimento con armi softair insieme all’inoculazione di varie forme controllate di stress. Obiettivo è misurare le reazioni degli individui che appartengono a categorie professionali a rischio quando si trovano in contesti multistress e progettare percorsi di training funzionale. Le prime ricerche scientifiche “pionieristiche” hanno mostrato che le persone, quando sono sottoposte ad una certa quantità di “pressione” dall’ambiente circostante, perdono, oppure acquisiscono, lucidità. Operare con equipaggiamento scadente o incompleto può rappresentare un fattore in grado di produrre un alto livello di stress. Progettare con cura l’equipaggiamento costituisce quindi uno dei primi correttivi allo stress degli operatori di polizia/security. Premessa La Psicologia del combattimento studia in prevalenza le reazioni umane a forme di stress acuto, in particolare ad un’intensa paura. Quando lo stimolo stressante è improvviso e fortissimo, molti uomini, riescono di solito a fare solo due cose: fuggire o combattere furiosamente. A volte nemmeno quello e si paralizzano sperando in un miracolo (effetto freezing) come fanno le volpi che quando vengono “puntate” dai fari di un’auto si bloccano e purtroppo, vengono molto spesso investite ed uccise. E meno male che si dice “furbo come una volpe”. Ma l’organismo umano reagisce anche quando viene esposto a forme più lente e prolungate di stress e mostra delle modifiche nella capacità di realizzare pensieri complessi, nel cosiddetto problem solving. Frasi tipo “c’è troppo rumore e non riesco a pensare” oppure “fa troppo caldo e non riesco a concentrarmi” sono di uso comune e già intuitivamente indicano come lo stress, oltre che sulla percezione e sulle reazioni istintive, possa incidere profondamente anche sulla capacità di pensiero complesso degli individui. Police Force combat Psychology research Project Il nostro interesse è rivolto, da qualche anno, alla ricerca scientifica sulla gestione dello stress nel corso di attività operative e sulla capacità dell’individuo, che opera in ambito police force e security, di risolvere in maniera lucida ed efficace, eventuali “complicazioni” professionali anche quando è sottoposto ad una serie di sollecitazioni fisiche ed emotive. Presso l’International Crime Analysis Association, l’associazione di ricercatori internazionali di cui sono direttore scientifico, è attivo da qualche anno un progetto di studio denominato “Police Force Combat Psychology”, condotto da un’equipe multidisciplinare (psicologica, medica e tecnologica) che studia le reazioni allo stress degli operatori di polizia, degli addetti alla security e dei militari sia in contesti simulati (di laboratorio) che in situazioni operative reali. L’obiettivo applicativo dello studio è quello di progettare percorsi di training per migliorare le performance del personale, ma anche tecnologie speciali in grado di ridurre alcune sollecitazioni tipiche delle professioni che possono prevedere forme più o meno cruente di combattimento. Ma partiamo da un contesto reale per descrivere lo sviluppo della ricerca dell’ICAA. DI MARCO STRANO LA GESTIONE DELLO STRESS IN ATTIVITÀ OPERATIVA

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POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE

Marco Strano è Direttore Tecnico Capo (Psicologo) della Polizia di Stato, Dirigente nazionale della CONSAP e Direttore Scientifico dell’ICAA (www.criminologia.org)

Lo stress, soprattutto se proveniente da più fonti in contemporanea, incide sui processi di pensiero dell’individuo che progressivamente diviene meno efficace in azione, non riesce a pensare ed avverte disagio fisico, che cresce lentamente, fino a raggiungere la soglia del “discontrollo”. Lo stress, entro certi limiti ed in alcune tipologie di soggetti, può però provocare l’effetto opposto ed incidere positivamente sui processi di pensiero, attivando aree cerebrali normalmente sopite ed il pensiero del soggetto diviene progressivamente più lucido ed efficace nella progettazione e nell’esecuzione di compiti complessi. Sono in atto delle ricerche da parte dell’ICAA che impiegano sperimentalmente simulazioni di combattimento con armi softair insieme all’inoculazione di varie forme controllate di stress. Obiettivo è misurare le reazioni degli individui che appartengono a categorie professionali a rischio quando si trovano in contesti multistress e progettare percorsi di training funzionale. Le prime ricerche scientifiche “pionieristiche” hanno mostrato che le persone, quando sono sottoposte ad una certa quantità di “pressione” dall’ambiente circostante, perdono, oppure acquisiscono, lucidità. Operare con equipaggiamento scadente o incompleto può rappresentare un fattore in grado di produrre un alto livello di stress. Progettare con cura l’equipaggiamento costituisce quindi uno dei primi correttivi allo stress degli operatori di polizia/security.

Premessa

La Psicologia del combattimento studia in prevalenza le reazioni umane a forme di stress acuto, in particolare ad un’intensa paura. Quando lo stimolo stressante è improvviso e fortissimo, molti uomini, riescono di solito a fare solo due cose: fuggire o combattere furiosamente. A volte nemmeno quello e si paralizzano sperando in un miracolo (effetto freezing) come fanno le volpi che quando vengono “puntate” dai fari di un’auto si bloccano e purtroppo, vengono molto spesso investite ed uccise. E meno male che si dice “furbo come una volpe”. Ma l’organismo umano reagisce anche quando viene esposto a forme più lente e prolungate di stress e mostra delle modifiche nella capacità di realizzare pensieri complessi, nel cosiddetto problem solving. Frasi tipo “c’è troppo rumore e non riesco a pensare” oppure “fa troppo caldo e non riesco a concentrarmi” sono di uso comune e già intuitivamente indicano come lo stress, oltre che sulla percezione e sulle reazioni istintive, possa incidere profondamente anche sulla capacità di pensiero complesso degli individui.

Police Force combat Psychology research Project

Il nostro interesse è rivolto, da qualche anno, alla ricerca scientifica sulla gestione dello stress nel corso di attività operative e sulla capacità dell’individuo, che opera in ambito police force e security, di risolvere in maniera lucida ed efficace, eventuali “complicazioni” professionali

anche quando è sottoposto ad una serie di sollecitazioni fisiche ed emotive. Presso l’International Crime Analysis Association, l’associazione di ricercatori internazionali di cui sono direttore scientifico, è attivo da qualche anno un progetto di studio denominato “Police Force Combat Psychology”, condotto da un’equipe multidisciplinare (psicologica, medica e tecnologica) che studia le reazioni allo stress degli operatori di polizia, degli addetti alla security e dei militari sia in contesti simulati (di laboratorio) che in situazioni operative reali. L’obiettivo applicativo dello studio è quello di progettare percorsi di training per migliorare le performance del personale, ma anche tecnologie speciali in grado di ridurre alcune sollecitazioni tipiche delle professioni che possono prevedere forme più o meno cruente di combattimento. Ma partiamo da un contesto reale per descrivere lo sviluppo della ricerca dell’ICAA.

di Marco Strano

LA GESTIONE DELLO

STRESSIN ATTIVITÀ OPERATIVA

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POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE COMBAT PSYCHOLOGY POLICE FORCE

“ ...Sto effettuando un servizio di pattuglia a piedi in un’area boschiva.. Come un idiota non ho portato i guanti e quando sposto i rovi per avanzare mi entrano le spine nelle mani. Fa caldo umido e mi cola il sudore sugli occhi.. Dobbiamo mantenere addosso il giubbotto antiproiettile perché siamo in territorio ostile. Una sensazione fastidiosa. Gli scarponcini tattici sono nuovi e fanno ancora un po’ male. L’acqua della borraccia è diventata calda ed ha un saporaccio. Il nostro comandante mostra di non avere le idee chiare. Ci da un ordine, poi ci ripensa e dà disposizioni opposte. Sono almeno quattro ore che andiamo avanti così. Siamo coscienti di poter essere attaccati dal fuoco nemico in qualsiasi momento. Vorrei fumare ma non si può. Ho anche il terrore d’incontrare un serpente nella boscaglia. Odio i serpenti, mi fanno paura.. (TWITTER-2011)”Dal “twitter” di questo soldato che opera in Afghanistan si può evincere che nello stesso contesto l’uomo è sottoposto a forme di stress diversificate, alcune delle quali possono sembrare banali rispetto alla paura d’incontrare il nemico e di essere uccisi in combattimento, ma non è proprio così. Un’analisi approfondita del racconto fa emergere la presenza contemporanea di molte forme di stress che possono giungere in una fase operativa. Alla scontata paura di rimanere ferito in combattimento, o addirittura di morire, si sommano infatti altre sollecitazioni stressanti, apparentemente più banali ma che, unite alle altre, possono far raggiungere più rapidamente una fase di “crisi” d’efficienza. E’ oramai assodato da numerosi studi scientifici che l’individuo è in grado di sopportare una certa quantità di stress, indipendentemente dalla sua origine, poi il suo equilibrio psico-fisico “si rompe” e la sua capacità di performance su base logica tendenzialmente si modifica. Le varie forme di stress tendono infatti a sommarsi tra loro

fino ad “incidere” sulla capacità di pensiero logico da parte dell’individuo e sull’efficacia di un’eventuale reazione. In altri termini, l’organismo è una sorta di contenitore per le sollecitazioni stressanti di varia origine che, quando raggiungono una certo livello, cominciano a farlo funzionare in maniera alterata. La neocorteccia (cerebrale), sede del pensiero razionale, comincia a limitare la sua azione, a favore di altre parti più istintive del cervello, fino a giungere ad una sorta di cortocircuito. Nella tabella (1) che segue sono elencati alcuni classici fattori fisici e psicologici stressanti per un combattente o per un operatore della security.

la gestione dello stress è utile a varie categorie ProFessionali

Il concetto di attività operativa è comunque molto ampio. Tendenzialmente si tratta di scenari con presenza di forme diversificate di rischio, necessità di gestione rapida dell’imprevisto, necessità di comunicare in maniera efficace soprattutto in caso di operazione in team. Scenari che evidentemente non sono ad unico appannaggio dei “combattenti”. Un Avvocato che si trova in un’aula di tribunale nel mese di luglio, senza aria condizionata, percepisce che il giudice è ostile nei confronti del suo assistito, si accorge di aver dimenticato a casa un documento importante e prova una certa difficoltà a leggere con la luce al neon poco potente e dulcis in fundo, ha la batteria del telefonino scarica (e non ha con se il caricabatterie ovviamente). Un simile scenario definisce almeno due forme di stress fisico (temperatura e difficoltà visiva) e tre forme di stress psicologico (presunta ostilità del giudice, senso di colpa per la dimenticanza del documento ed impossibilità di chiedere aiuto). Una condizione multistress che potrebbe far perdere di lucidità il soggetto. Vogliamo quindi sgombrare il campo dall’idea che solo le professioni militari, della sicurezza e della polizia possono trovare giovamento nella capacità di ridurre/gestire lo stress in ambito professionale. Stimoli stressanti eccessivi e sommati tra loro si riscontrano in numerosi contesti lavorativi ed in tutti i casi modificano, negli individui, lo stile di pensiero e la sua efficacia. Non è un caso che ai corsi sperimentali dell’ICAA in “gestione dello stress in attività operativa” si ritrovano sovente, a fianco di militari, police officers e security operators, anche Avvocati, esperti di sicurezza Informatica, psicologi, managers ed altri professionisti.

la metodologia di ricerca aPPlicata

Al centro del metodo di studio applicato dall’equipe dell’ICAA c’è il tentativo di verificare le alterazioni della capacità di problem solving, di concentrazione, di manualità a seguito d’inoculazione controllata di varie

forme di stress. Negli esperimenti avviene inizialmente una misurazione delle abilità basiche del soggetto in situazione di “quiete relativa”, attraverso alcune prove che valutano la capacità di concentrazione, la capacità di eseguire compiti complessi e la capacità di memoria. Le abilità misurate sono state standardizzate e pubblicate dall’ICAA in una tabella (2) per consentire ad altri studiosi la riproducibilità dell’esperimento. L’utilizzo del tiro con armi softair fornisce buone indicazioni riducendo al minimo i rischi e i problemi burocratici connessi all’uso di armi vere. La somministrazione di test d’intelligenza e di memoria, appositamente costruiti dai ricercatori dell’ICAA, si è rivelata molto interessante e consente di determinare uno specifico “punteggio” del soggetto. Le abilità vengono misurate prima e dopo l’inoculazione controllata di varie forme di stress (fisico, psicologico/emotivo e percettivo/cognitivo), che riproducono alcune delle sollecitazioni classiche che, un operatore di polizia, un operatore della security o un militare può subire durante la sua attività operativa. Anche le sollecitazioni applicate sono state standardizzate e pubblicate dall’ICAA in una tabella (3) per consentire ad altri studiosi la riproducibilità dell’esperimento.Le varie forme d’inoculazione di stress sono state studiate per non creare rischi per la salute, od un disagio grave, in coloro che si sottopongono alle prove. Singolarmente,

come si può notare, non rappresentano un elemento particolarmente “fastidioso” ma somministrate contemporaneamente, raggiungono lo scopo prefissato: impediscono di pensare. I dati raccolti dai ricercatori dell’ICAA vengono poi inseriti con pazienza in un software statistico che consente delle elaborazioni scientifiche complesse. Attualmente è stato studiato un campione pilota di 100 soggetti appartenenti in larga parte al mondo della security e delle forze di polizia. I risultati sono in corso di analisi e sono ancora incerti. Quello che già si può affermare con certezza è che lo stress incide, sempre e comunque, sulla capacità di pensare, di decidere, di trovare rapidamente una soluzione ad un problema operativo. Ma incide sempre e comunque negativamente? Apparentemente no. Sembrerebbero infatti emergere due tipologie di soggetti, aventi diverse modalità di risposta ai contesti multistressanti.

tabella 1

tabella 2 e 3

Fattori Fisici

•Temperatura esterna (caldo/freddo)•Rumore•Peso dell’equipaggiamento•Dolore fisico (anche se leggero ma prolungato nel

tempo)•Sensazioni cutanee fastidiose (prurito, insetti)•Sete / fame

Fattori Psicologici

•Emozioni (paura di morire, rabbia, frustrazioni, amore, ecc.)

•Elevato coefficiente d’imprevedibilità del contesto•Contraddittorietà degli ordini ricevuti•Assenza o inefficacia delle comunicazioni tattiche

tabella icaa delle Forme di stress inoculate

stress Fisico

•Esercizio aerobico (3 minuti di corsa)•breve esposizione caldo / freddo (5 min)•Leggerissimo dolore fisico permanente (ottenuto

con una molletta di legno che esercita una leggera pressione al dito)

stress Psicologico/emotivo

•Ordini per eseguire compiti volutamente contraddittori

•Induzione alla competizione (nel tiro mirato)•Aggressività verbale dei ricercatori•Mettere fretta nelle prove a tempo•Imboscata durante una simulazione di

combattimento softair a squadre

stress Percettivo/cognitivo

•Camminare per 5 minuti ad occhi bendati in un uno spazio con ostacoli imprevisti;

•Permanere per 5 minuti in un luogo con luce negli occhi, forti rumori in cuffia ed odore cattivo (chimico)

tabella icaa delle abilità misurate

•Manualità, concentrazione e controllo della respirazione (punteggio nel tiro mirato di 10 colpi a 12 metri con arma lunga softair);

•Esecuzione di compiti complessi (punteggio nei test di intelligenza e problem solving ed osservazione da parte del team di Psicologi);

•Capacità mnemonica (punteggio nei test di evocazione di stimoli visivi – oggetti e sequenze numeriche mostrate al soggetto).

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diversi ProFili di reazione allo stress

Le prime risultanze delle ricerche sulla “combat psychology” stanno delineando due diversi profili d’individui che reagiscono in maniera diversa ai contesti multistress:Un profilo di un individuo (type 1) che pensa ed agisce con efficacia (riesce a risolvere problemi complessi) solo in situazione di quiete e che, mano a mano che gli stressor aumentano, perde progressivamente la sua capacità di pensiero logico complesso e la capacità di affrontare e risolvere lucidamente situazioni critiche fino a giungere (lentamente) all’inefficienza totale rispetto al compito. In questi soggetti anche la manualità e la capacità di concentrazione perdono progressivamente d’efficacia e si possono inoltre riscontrare evidenti sintomi d’ansia, a volte già all’inizio della prova. Un secondo profilo (type 2) definisce invece una tipologia di soggetti praticamente opposta alla prima, per quanto riguarda le reazioni progressive allo stress. Si tratta di soggetti che, in fase di quiete, possono apparire poco reattivi ed addirittura svogliati. Questi individui per poter esprimere le loro potenzialità di problem solving e di operatività hanno bisogno di un livello medio-alto di sollecitazione stressante. Tendono ad avere una performance non brillante in condizione di poco stress ed hanno, viceversa, bisogno di una forte sollecitazione per funzionare bene e concentrarsi. Persone che migliorano quindi sensibilmente la loro efficacia mentale (e spesso anche la loro coordinazione motoria) quando vengono stressati, ovviamente entro un certo limite. Poi però giunti alla fase critica (che può variare da un individuo all’altro)

”crollano” rapidamente e a volte senza preavviso.E’ comunque difficile trovare individui che appartengano in maniera netta ed inequivocabile ad uno dei due profili. La maggior parte delle persone sono infatti disposte su un continuum che va da un estremo all’altro. La definizione corretta dovrebbe quindi essere “tendente a type 1” o “tendente a type 2”. Non siamo inoltre in grado di dire con certezza quale dei due profili sia più adatto all’attività operativa ma è fondamentale che i professionisti della sicurezza sappiano a quale tipologia appartengono (si avvicinano) per poter controllare le loro debolezze e sfruttare al meglio le loro risorse. Intuitivamente, i soggetti che sotto stress migliorano la loro performance, potrebbero essere più adatti a compiti operativi ma il repentino crollo “rapido e senza preavviso” potrebbe essere pericoloso in operazioni che si prolungano nel tempo. Allo stesso modo, le reazioni di chi soffre particolarmente i contesti multistress, possono essere corrette con il training mirato e con una pianificazione particolarmente accurata dell’operazione. Quello che è assolutamente certo è che per entrambe le tipologie d’individui, la conoscenza anticipata delle proprie reazioni allo stress e l’acquisizione di tecniche psicologiche che riducono il disagio sono dei fattori importantissimi che migliorano le risorse individuali e la conseguente performance.

il training come soluzione Per gestire lo stress

Come mai individui appartenenti ad alcune categorie professionali riescono ad operare con efficacia (pensare, agire, coordinarsi, risolvere problemi ecc.) anche mentre sono sottoposti a fonti di stress che per un soggetto “normale” sarebbero impossibili da sopportare? Si tratta di super uomini? No, si tratta semplicemente di uomini equilibrati, addestrati e dotati di equipaggiamento idoneo. Nei professionisti preparati, gradualmente e con il tempo, anche le sollecitazioni forti fanno sempre meno effetto e l’individuo produce reazioni funzionali. In questo anche la natura (la fisiologia umana) aiuta molto. Esponendo ad esempio una persona ad un rumore forte, la sua soglia di percezione acustica, in pochi minuti, progressivamente, si abbassa. Si tratta di un meccanismo di difesa innata di tutti gli esseri viventi finalizzato a preservare la mente. Si può comunque accelerare e stabilizzare questo processo di desensibilizzazione spontaneo, inoculando forme controllate di stress, con ritmi e metodi studiati da specialisti. L’individuo, mediante questi special training, con il tempo, impara a gestire lo stimolo fastidioso ed a rispondere in maniera accettabile. Normalmente le forme di stress vengono classificate come evitabili (contenibili con soluzioni tecnologiche ed organizzative) ed inevitabili (insite nella funzione dell’individuo). Per quest’ultimo tipo di stress, quello inevitabile poiché insito nell’attività professionale, l’unica soluzione è quindi il training mirato, sia di tipo tecnico sia di tipo psicologico. Un Vigile del fuoco non può certamente eliminare gli incendi o starne alla larga, ma può con l’addestramento e con il tempo, abituarsi a gestire la situazione e di conseguenza a vivere

in maniera meno stressante e più accettabile lo stimolo. In gergo tecnico si dice “desensibilizzarsi”. Nei corsi ICAA sulla gestione dello stress, ad esempio, viene richiesto ai partecipanti di effettuare semplici esercizi di manualità e di pensiero (tiro soft air e test d’intelligenza), alternativamente in quiete (relativa) e sotto stress “estremo”. Per prima cosa, i partecipanti a questi stage formativi, riescono ad incrementare la consapevolezza delle proprie reazioni psicomotorie e comportamentali sotto stress (capacità anticipatoria). In secondo luogo (seguiti dagli psicologi) possono comprendere a quale profilo/tipologia appartengano. Se la loro mente ha bisogno di quiete per esprimersi al massimo (type 1) o se funziona meglio quando va “sotto pressione” (type 2). Nel corso del training sperimentano l’aumento o la diminuzione della loro efficacia di pensiero in base alla quantità di stress “artificiale” che subiscono. Infine apprendono alcune semplici tecniche di rilassamento, utilizzabili anche in fase operativa, alcune tecniche di pensiero positivo e funzionale e le strategie di comunicazione efficace quando operano in team. L’efficacia del training per migliorare le risposte ai contesti multistress è sovente subito apprezzabile dai partecipanti. Già in una giornata di corso, infatti, dopo un ciclo di 5-6 inoculazioni controllate di stress, i soggetti sperimentano una piccola desensibilizzazione ed il minore effetto degli stimoli stressanti sulla loro efficienza psicofisica e sulla capacità di problem solving. Naturalmente l’obiettivo è quello di convincerli a sottoporsi, in seguito, ad un addestramento

sistematico e costante per incidere positivamente su questo aspetto della loro professionalità.

organizzazione, equiPaggiamento e contenimento dello stress

Ancor prima del training, la prima soluzione da parte del professionista, è però quella di ridurre alcune fonti di stress fisico con una buona organizzazione. Non si può eliminare la paura del nemico (anzi, è sicuramente un fattore salutare) ma si può certamente eliminare lo stress legato ad un equipaggiamento scadente o semplicemente incompleto. L’utilizzo di strumentazioni ed oggetti che riducono le sollecitazioni fisico-climatiche, il preservare l’organismo da escursioni termiche eccessive, l’utilizzo di contenitori che conservino l’acqua potabile con sapore e temperatura gradevole, calzature comode ed accessori protettivi, zaini e buffetteria leggeri e resistenti, riduzione del peso globale dell’equipaggiamento, sono solo alcuni esempi delle soluzioni che abbattono drasticamente lo stress-level dell’operatore sul campo. Lo studio del coefficiente ergonomico dell’equipaggiamento, rappresenta quindi un’attività organizzativa strettamente connessa all’efficace riduzione dello stress e quindi alla Psicologia del combattimento.

Si ringrazia l’associazione Tactical Gun per le attrezzature e per la partecipazione dei loro istruttori ai nostri corsi.

Dario De Vito tutor ICAA Marco Campilani tutor ICAA

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