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PLATONE IL MITO DELLA CAVERNA

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Page 1: PLATONE · La teoria della conoscenza inoltre viene intesa da Platone come la divisione di una retta in 2 parti; il segmento più piccolo è la doxa ovvero la conoscenza sensoriale,

PLATONE

IL MITO DELLA CAVERNA

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LA TEORIA DELLA CONOSCENZA

Platone nasce ad Atene nel 327 A.C. , allievo di Socrate è uno dei maggiori filosofi del suo tempo.

Egli crede nell’immortalità dell’anima e il dualismo tra 2 mondi: il mondo visibile, dove fanno parte tutte le cose che vediamo e intelligibile che comprende le idee; secondo Platone l’uomo arriva alla conoscenza delle idee nell’intervallo di tempo presente tra la nascita e la reincarnazione, chiamato metempsicosi, tutto ciò attraverso l’anima.

L’uomo, inoltre comprende il mondo visibile attraverso i sensi mentre invece, comprende quello intellegibile attraverso le idee.

La teoria della conoscenza inoltre viene intesa da Platone come la divisione di una retta in 2 parti; il segmento più piccolo è la doxa ovvero la conoscenza sensoriale, invece il segmento più grande è l’episteme, conoscenza intellettuale.

Tutte queste idee vengono inserite da Platone all’interno del mito della caverna.

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LA CONOSCENZA

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IL MITO DELLA CAVERNA

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IL TESTOSecondo questo celebre mito platonico, gli uomini sono come prigionieri incatenati fin

dalla nascita in una caverna e costretti a guardare verso la parete di fondo, con dietro di loro, il fuoco. Tra il fuoco e i prigionieri, c'è un muricciolo, e dietro di esso passano delle

persone che portano statue, figure di animali, vasi e altri oggetti fabbricati in legno o pietra, facendoli sporgere al di sopra del muretto.

I prigionieri vedono solo le ombre di tali oggetti proiettate sul fondo della caverna . Per gli sfortunati uomini della caverna questa è la verità.

Poniamo però il caso che uno di essi, liberato dalle catene, fosse costretto ad alzarsi. In un primo momento sarebbe ancora portato a ritenere che la vera realtà siano le ombre, e non

gli oggetti che ora vede confusamente a causa dell'eccessivo chiarore della luce. Se poi fosse spinto all'uscita della caverna, nel mondo reale certamente soffrirebbe per la luce abbagliante del sole e proverebbe dolore forte agli occhi. Dopo le ombre egli avrebbero

guardato le immagini delle cose riflesse nell'acqua e poi le cose stesse. Quando gli occhi si fossero abituati meglio alla luce, potrebbero guardare la luce degli astri, la luna e il cielo di notte. Soltanto alla fine potrebbe guardare il sole. Il lungo percorso compiuto verso la luce

gli farebbe riconoscere il sole come signore del mondo visibile. Una volta che si fosse adattato a sostenere la luce del sole, avrebbe difficoltà a tornare nell'oscurità, presso gli

uomini incatenati, e preferirebbero patire qualsiasi sofferenza anzichè vivere quella miserabile vita. C'è anche da aggiungere che, tornato nella caverna, i suoi occhi si

troverebbero ad essere come ciechi, tanto da non riuscire più a scorgere neppure le ombre di un tempo. Ma, il prigioniero liberato dalle catene non può sottrarsi dal dovere morale: la

sua coscienza lo spinge a ridiscendere alla caverna per salvare i suoi compagni dall'ignoranza e farli partecipi della verità che ha potuto contemplare. Quando egli dirà loro che si sbagliano nel giudicare le ombre come realtà, subirà lo scherno e l'incomprensione di

tutti i prigionieri.

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SIGNIFICATO Il mito rappresenta un’ allegoria del ruolo del

filosofo all’interno della società. La caverna invece rappresenta il mondo sensibile in cui viviamo, dove gli uomini sono soggetti all’ignoranza ovvero riescono a guardare solo le pareti di fondo che li dividono dalla realtà.

Il prigioniero che si libera rappresenta la figura del filosofo che gradualmente raggiunge la vera conoscenza prima attraverso le apparenze, poi attraverso gli studi della matematica e della scienza.

Dopo aver appreso le idee di:Giusto, Male e Bene (sole), ritorna tra gli uomini, rappresentati come i compagni di prigionia, per farsi da guida verso la verità e curandosi del bene comune, anche se spesso le idee della filosofia sono in contrasto con l’opinione di tutti.

Questo è l’ultimo messaggio di Platone ovvero: anche se l’opinione degli uomini non accetta l’opinione della filosofia questa non deve estraniarsi dalla società, ma deve impegnarsi per prendersi cura del bene che riguarda tutti.

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IN QUESTO MITO LE SIMBOLOGIE CHE

SI RISCONTRANO SONO NUMEROSEla caverna oscura = il nostro mondo;

gli schiavi incatenati = gli uomini;

le catene = l'ignoranza e le passioni che ci inchiodano a questa vita;

le ombre delle statuette = l'immagine superficiale delle cose, corrispondente al grado gnoseologico

dell'immaginazione;

le statuette = le cose del mondo sensibile corrispondenti al grado della credenza,

il fuoco = il principio fisico con cui i primi filosofi spiegarono le cose;

la liberazione dello schiavo = l'azione della conoscenza e della filosofia;

il mondo fuori della caverna =le idee;

le immagini delle cose riflesse nell'acqua = le idee matematiche che preparano alla filosofia;

il sole = l'idea del Bene che tutto rende possibile e conoscibile, la contemplazione assorta delle cose

e del sole = la filosofia ai suoi massimi livelli;

lo schiavo che vorrebbe starsene «sempre là» = la tentazione del filosofo di chiudersi in una torre

d'avorio;

lo schiavo che ritorna nella caverna = il dovere del filosofo di far partecipi gli altri delle proprie

conoscenze;

l'ex schiavo che non riesce più a vedere le ombre = il filosofo che per essersi troppo concentrato

sulle idee si è disabituato alle cose;

lo schiavo deriso = la sorte dell’uomo di pensiero di venir scambiato per pazzo da coloro che sono

attaccati ai pregiudizi e ai modi di vita volgari;

i grandi onori attribuiti a coloro che sanno vedere le ombre = il premio offerto dalla società ai

falsi sapienti;

l’uccisione del filosofo = la sorte toccata a Socrate

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REALIZZATO DAI RAGAZZI DELLA 3°A L.S. E.PASCAL

BATTIMELLI GERVASIO

DE MARTINO MARIO

MASCOLO FRANCESCO