platone - ipertesto multimediale

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 MICHELE SPIGA F 30/04/2012 ΠΛΑΤΩΝ ΠΛΑΤΩΝ Ipertesto multimediale Ipertesto multimediale IPERTESTO MULTIMEDIALE PLATONE

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Ipertesto multimediale sulla filosofia di Platone.

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MICHELE SPIGA Ⅲ F 30/04/2012

ΠΛΑΤΩΝΠΛΑΤΩΝIpertesto multimediale Ipertesto multimediale 

IPERTESTO MULTIMEDIALE

PLATONE

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MICHELE SPIGA Ⅲ F 30/04/2012

Indice: 

1. Platone e il rapporto con Socrate ed i sofsti 1

1.1. La vita 1

1.2. Le opere e le “dorine non scrie” 1

1.3. I caraeri della flosofa platonica 1

Il platonismo: la soluzione contro la decadenza di Atene 1Socrate e Platone 1Mito e flosofa 2

2. La dottrina delle idee e la teoria dello Stato 3

2.1. La dorina delle idee 3  

La teoria delle idee e la sua importanza 3La genesi della teoria delle idee 3I tipi di idee e la loro gerarchia 4Il rapporto tra le idee e le cose 4Come e dove esistono le idee 4La teoria della reminiscenza 4

L’immortalità dell’anima e il mito di Er 4La teoria delle idee: superamento sofstico e fnalità politica 5

2.2. La dorina dell’amore e dell’anima 5  

Il Simposio 5Il Fedro 5

2.3. Lo Stato e il compito del flosoo 5  

Lo Stato ideale: la giustizia e le classi sociali 5Il “comunismo” platonico e la elicità dei flosof 6Le degenerazioni dello Stato 7

Platone e la democrazia 7L’educazione e la custodia dei governanti 7I gradi della conoscenza 7Il mito della caverna 8La condanna dell’arte 8

3. La revisione dell’ultimo periodo 9

3.1. Il “parmenicidio”, i generi sommi, la nozione generale di “essere” 9 

3.2. La dialeica 9  

INDICE

I

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MICHELE SPIGA Ⅲ F 30/04/2012

3.3. Il bene per l’uomo: Il Filebo 9  

3.4. Il Timeo e la dorina delle idee-numeri 10  

Il mito del demiurgo 10La visione matematica delle cose 10

INDICE

II

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MICHELE SPIGA Ⅲ F 30/04/2012

1. Platone e il rapporto con Socrate ed i sofsti

1.1. La vita  

Platone nacque ad Atene nel 427 a.C. da una amiglia aristocratica. Dopo essere stato unseguace eracliteo, a vent’anni divenne discepolo di Socrate. Con la sua morte, avvenuta nel 399,Platone si rese conto che solo la flosofa avrebbe condoo la società verso la giustizia.

Successivamente Platone viaggiò in Egio e nell’Italia meridionale, dove incontrò le comunitàpitagoriche e il tiranno Dione. Venne richiamato diverse volte in Sicilia dal cognato di Dione,Dionigi, ma ariti tra di loro riecero tornare il flosoo in patria. Insegnò ad Atene fno alla fnedei suoi giorni, a oant’anni, nel 347.

1.2. Le opere e le “dorine non scrie” 

Di Platone ci rimangono tue le sue opere (34 dialoghi, 13 leere e l’Apologia di Socrate ); su al-

cune di queste, tuavia, rimane il dubbio della loro autenticità. Lo studio delle opere hannopermesso di suddividere la produzione di Platone in tre floni:

• il primo periodo, che comprende gli scrii giovanili o socratici – nel quale Platone silimita a rielaborare le dorine socratiche;

• il secondo periodo, che comprende gli scrii della maturità – durante il quale eglielabora la dorina delle idee e il progeo politico dello Stato giusto ;

• il terzo periodo, che comprende gli scrii della vecchiaia – caraerizzato da unarevisione della sua dorina, in seguito al conronto con le concezioni di Parmenide. 

Egli, secondo onti antiche, avrebbe anche tenuto dei corsi di matrice pitagorica chiamatiIntorno al Bene, non lasciandone scrii probabilmente per la composizione dialeica degli stessi.

1.3. I caraeri della flosofa platonica 

Il platonismo: la soluzione contro la decadenza di Atene

Il periodo nel quale visse Platone (428 – 347 a.C.) coincide con la crisi della civiltà ateniese: lasconfa di Atene nella guerra del Peloponneso, l’instaurazione del regime oligarchico dei TrentaTiranni e, soprauo, la morte di Socrate – di cui Platone era diventato discepolo – avvenuta nel399, segnano l’avvio di un epoca di decadenza per la Polis . Con la morte dell’uomo  più giusto di tui , secondo il flosoo, si era arrivati ad un punto di non ritorno: era diventata ormai necessariauna riorma struurale della società ateniese. Qello della flosofa di Platone era dunque uno sco-

po politico: realizzare una società più giusta che superasse la crisi intelleuale ateniese, che se-condo il flosoo era dovuta all’imperante relativismo dei sofsti. Solo con la sconfa di questi sisarebbe potuta dare la base ad un sapere assoluto, che stabilisse in termini universali le idee.

Socrate e Platone

In Platone vi è l’impegno di mantenere vivo lo spirito di Socrate: per cui egli, oltre a sorzarsi diinterpretare nel miglior modo le dorine del suo maestro, adotta nei suoi scritti, per lo stesso mo-tivo di Socrate, la forma del dialogo, l’unica che può rendere la flosofa un sapere “aperto”, in unperenne sorzo verso la verità – nonostante, a dierenza del suo maestro, Platone abbia unatendenza “assolutistica”, nella ricerca di evidenze immutabili nel pensiero –.

PLATONE E IL RAPPORTO CON SOCRATE ED I SOFISTI

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Mito e flosofa

Platone, nei suoi scrii, alla orma del dialogo aanca quella del mito: racconti antastici con iquali egli discute sui temi essenziali dell’esistenza umana (l’amore, l’immortalità dell’anima,

l’origine del mondo) e così espone le sue dorine. Qesti miti – alcuni di sua invenzione, altritrai dalla tradizione orale – hanno due scopi: il primo è quello di comunicare le teorie del floso-o in maniera più intuitiva; il secondo, invece, è quello di esporre argomenti che trascendono larazionalità umana e gli strumenti della ricerca razionale.

Le opere di Platone:

1. SCRITTI  SOCRATICI,  O  GIOVANILI: Apologia di Socrate , Critone , Ione , Eutirone , Liside ,Carmide , Lachete , Alcibiade I , Alcibiade II , Ippia minore , Ippia Maggiore , Protagora , Gorgia ,Eutidemo , Cratilo , Menesseno; 

2. SCRITTI DELLA MATURITÀ: Menone , Repubblica , Fedone , Simposio , Fedro; 3. SCRITTI  DELLA  VECCHIAIA: Teeteto , Parmenide , Sofsta , Politico , Filebo , Timeo , Crizia ,

Leggi .

PLATONE E IL RAPPORTO CON SOCRATE ED I SOFISTI

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Rappresentazione del mito della caverna

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2. La dottrina delle idee e la teoria dello Stato

2.1. La dorina delle idee 

La teoria delle idee e la sua importanza

Nel primo periodo Platone si ispirò principalmente alle teorie di Socrate – in particolare aquella del conceo – , interpretandole secondo il suo ideale di creare una scienza universale; laprima concezione di una nuova dorina completamente sua u la teoria delle idee: da qui comin-cia il secondo periodo di Platone. La teoria delle idee è probabilmente la più importante operadel flosoo – ci lavorò per la vita intera.

La genesi della teoria delle idee

Platone, per spiegare l’universalità e l’oggeività della scienza, introduce il conceo di idea,un’entità immutabile e perfetta che esiste insieme a tue le altre al di là del cielo (nel cosiddeoiperuranio ).

Le idee, nonostante la loro dierenza struurale con le cose reali, entrano in relazione con que-ste ultime. Il flosoo identifca questo rapporto indicando gli oggei come imitazioni delle idee.Per cui, Platone opera un dualismo sia ontologico che gnoseologico : la scienza, immutabile eperea, rispecchia le idee, mentre l’opinione – vale a dire ciò che viene appreso dai sensi – , mu-tevole e imperea, riee le cose.

Il flosoo riprende dalla dorina eraclitea il conceo di mutevolezza del nostro mondo e daquella parmenidea l’immutabilità delle idee e il dualismo gnoseologico e ontologico.

LA DOTTRINA DELLE IDEE E LA TEORIA DELLO STATO

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I tipi di idee e la loro gerarchia

Nel secondo periodo, Platone distingue le idee tra le idee-valori, che corrispondono ai principietici e morali, come la Giustizia, e le idee matematiche, che corrispondono alle entità aritmetico-

geometriche. Inoltre, senza successo, prova una separazione tra idee di cose naturali e di coseartifciali.

Le varie idee hanno un ordine di importanza, e possono essere posizionate in una scala gerar-chica: alla base vi stanno le idee matematiche, in alto le idee-valori e all’apice l’idea del Bene, chetue le idee imitano.

Il rapporto tra le idee e le cose

Le idee sono in streo legame con le cose: inai le prime hanno una unzione conoscitiva –solo grazie alle idee riconosciamo le cose (il principio di individuazione) – e ontologica – le ideesono la causa delle cose, ovvero sono la condizione di esistenza degli oggei –. Inoltre, Platoneindica altri tipi di rapporti tra idee e oggei: quelli di mimesi (le cose imitano le idee), metessi  (le

cose sono accomunate con le idee) e parusìa (le idee sono presenti nelle cose).

Come e dove esistono le idee

Tuora vi è un dibaito sull’entità delle idee (le idee per Platone sono entità reali o schemimentali?) e su come debba venire inteso il mondo in relazione alle idee. Mentre sulla primaipotesi vi sono ancora dubbi tra gli studiosi, per quanto riguarda la seconda va aermandosi negliultimi tempi la tesi secondo la quale le idee sono da intendere fsicamente separate dalle cose.

La teoria della reminiscenza

Platone sostiene che l’uomo abbia la conoscenza delle idee secondo la cosidde-ta teoria della reminiscenza: questa, ripresa dalla metempsicosi pitagorica, aerma che leanime, separatesi dal corpo morto, prima di tornare sulla terra abbiano vissuto nel mondo delleidee, e che quindi ne mantengano un ricordo, seppur sopito, anche quando l’anima si reincarna.Per cui, a dierenza di quella empirica degli oggei, la conoscenza delle idee è innata: con ciò illosofo rielabora il concetto di maieutica socratico in modo più metafsico, rendendolo subordi-nato appunto alla reminiscenza.

Platone, con questa dorina, riesce a contraddire il principio eristico1 secondo il quale nulla puòvenire investigato dall’uomo: per lui, inai, gli uomini sono in una sorta di pre-conoscenza, chedeve venire elaborata e tramutata in conoscenza grazie alla maieutica.

L’immortalità dell’anima e il mito di Er

Sebbene la reminiscenza implichi già di ao l’immortalità dell’anima, Platone in avore diquesta argomenta numerose prove: la teoria dei contrari (una cosa si genera dal suo contrario, equindi la vita si genera dalla morte e viceversa), la teoria della somiglianza (l’anima è simile alleidee, e non può distruggersi né disgregarsi perché semplice) e la teoria della vitalità  (l’anima,soo vitale, non può portare con sé l’idea di morte): da qui scaturisce la dorina platonicadella losoa come preparazione alla morte. L’immortalità dell’anima, e in particolare la sceltadel destino, viene arontata da Platone nel mito di Er: questi era un soldato morto in baaglia erisorto, che illustrò agli altri uomini che ognuno, pur essendo vincolato da ciò che è stato nellevite precedenti, sceglie il proprio destino prima della reincarnazione dell’anima.

1 Gli eristi (dal greco erízō , baaglio con le parole) esasperarono i ragionamenti logici di Protagora e di Gorgia, e

trasormarono la flosofa in mera retorica.

LA DOTTRINA DELLE IDEE E LA TEORIA DELLO STATO

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La teoria delle idee: superamento sofstico e fnalità politica

Con la dorina delle idee Platone riesce a dimostrare come esistano delle certezze assolute (leidee, appunto) e, grazie a questo, egli riesce a raggiungere lo scopo che con la sua flosofa si eraprefssato: il superamento del relativismo sostico (negatrice di qualsiasi cosa) e dell’umanismodi Protagora.

Inoltre, la teoria delle idee riesce a “liberare” dal caos delle opinioni: solo la conoscenza delleidee può portare alla creazione di una politica universale che garantirebbe la pace. Ciò presup-pone il ao di ar governare i loso, gli unici capaci di garantire la Giustizia.

2.2. La dorina dell’amore e dell’anima 

Il Simposio 

Nel Simposio Platone indica i gradi dell’amore e della bellezza. Per lui l’amore (l’ éros ) è mancan-za: Eros , inai, è un demone – un essere tra quello umano e quello divino. Dal momento che Eros

non possiede la sapienza, aspira ad averla: essendone ininterroamente in ricerca, egli è quindi f-losoo. Ma l’amore non ha nemmeno la bellezza, che rende elici: per cui, la bellezza è il nedell’amore.

Vi sono vari gradi di bellezza, che l’uomo può raggiungere soltanto dopo un cammino: vi è ini-zialmente la bellezza di un bel corpo, che poi diventa bellezza corporea; al di sopra vi è la bellezzadelle istituzioni, delle scienze, e, infne, la bellezza in sé, causa di ogni altra bellezza e motivodella losoa.

Il Fedro 

Il Fedro spiega la natura dell’anima e come l’uomo possa arrivare alla bellezza suprema, grazieal mito della biga alata: l’anima è simile a una biga, ormata da un cavallo bianco e uno nero.L’auriga, che rappresenta la ragione, cerca di indirizzare i cavalli verso il mondo delle idee, ma èostacolato nel suo lavoro dal cavallo nero – l’anima concupiscente – , che cerca di portare l’animagiù nel mondo terreno. Qanto più l’anima avrà visto e apprezzato di più il mondo delle idee,tanto l’uomo nella quale si incarnerà si dedicherà alla sapienza e alla losoa ; le anime chehanno visto di meno, invece, saranno meno interessate nella ricerca della bellezza e della verità.La bellezza fa da tramite tra l’uomo e le idee, guidando le anime secondo un procedimento dia-leico: essa permee la ricerca della verità tra le persone, in un rapporto di fducia e di passionereciproco.

2.3. Lo Stato e il compito del flosoo 

Lo Stato ideale: la giustizia e le classi socialiLe idee di Platone sullo Stato ideale sono espresse nella sua massima opera, la Repubblica. Se-

condo questa per arrivare ad una società perea è necessario che governino i flosof.

Qesto stato deve reggersi sulla giustizia. Si ha giustizia per Platone quando ciascuno svolgela funzione che gli è congeniale nel migliore dei modi . Lo Stato deve essere ormato da tre classidi ciadini: quella dei governanti, che possiedono un’anima razionale e che quindi possiedono lasaggezza, quella dei guerrieri, che hanno un’anima irascibile e sono coraggiosi; gli artigiani e icontadini, invece, hanno un’anima concupiscibile – soggea ai piaceri del corpo e possiedono ildono della temperanza – vale a dire, il sapersi accontentare –.

LA DOTTRINA DELLE IDEE E LA TEORIA DELLO STATO

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Per cui, coloro che avranno un’anima in prevalenza razionale saranno governanti, saranno guer-rieri i più irascibili e quelli più concupiscibili artigiani.

Dal momento che le persone vengono selezionate a seconda delle loro aitudini naturali –secondo il mito delle stirpi 2, nella società utopica di Platone è ammessa la mobilità sociale (sebbene

venga aenuata dal ao che, solitamente, i fgli tendono ad assomigliare per caraere ai genitori).

Il “comunismo” platonico e la elicità dei flosof

Anché lo Stato possa unzionare in modo pereo, per il flosoo la proprietà privata devevenire abolita e per i governanti e i guerrieri deve valere la comunanza di tui i beni: ciò è neces-sario per impedire che vengano ai i propri interessi e non quelli dello stato. Per lo stesso motivo,

la classe dirigente non può avere una amiglia, e vige una comunanza delle donne tra gli uomini.Tuavia, le donne godono di piena uguaglianza rispeo agli uomini dal punto di vista politico. Leunioni, temporanee, infne, sono stabilite dallo Stato secondo criteri eugenetici, anché vengaprocreata prole sana.

Nonostante tue queste limitazioni, Platone ritiene che i governanti siano elici, poiché la felici-tà per gli uomini consiste nel rispetto della giustizia e dell’armonia dello Stato . Inoltre, i guar-diani sono già di per sé felici, dal momento che hanno ricevuto il dono più grande, la conoscenza.

2 Platone si basa per la sua dorina su questo mito enicio, secondo il quale alcuni uomini nascono con una naturaaurea, alcuni con una natura argentea, altri con una natura bronzea (per Platone, rispeivamente i governanti, i

guerrieri e gli artigiani).

LA DOTTRINA DELLE IDEE E LA TEORIA DELLO STATO

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Le degenerazioni dello Stato

Sebbene Platone sia conscio che la sua concezione dello Stato è puramente utopica, egli ritieneche la sua idea di Stato possa venire applicata alle orme di governo allora esistenti per migliorar-

ne la struura.Egli quindi analizza, in una scala, i governi presenti al suo tempo, chiamati da lui “degenerazio-

ni dello Stato”, che più si avvicinano al suo modello: in ordine sono la timocrazia (ondata sul va-lore militare), l’oligarchia (ondato sul potere dei ricchi), la democrazia e la tirannide (ondata sulterrore del tiranno).

Platone e la democrazia

Platone era ostile verso la democrazia. Il fne della sua flosofa era inai l’instaurazione di unasocietà giusta. Era stata la democrazia ad uccidere Socrate: quella democrazia degenerata a causadella quale Atene versava in una condizione di decadenza. Qesta avversione è chiaramenteevidenziata nell’imperante classismo della sua società – secondo cui la politica era appannaggio

solamente dei flosof e i lavoratori non potevano opporsi alle decisioni dei potenti – e nell’esaspe-rato statalismo.

L’educazione e la custodia dei governanti

Secondo Platone,  i custodi, che da sempre sono stati addestrati nella loro cultura a pensare albene colleivo, dato che hanno l’anima «aurea» saranno sempre capaci di agire per il bene delloStato. Il sapere è una prerogativa delle classi superiori – è impossibile che la classe più bassapossa speculare, secondo il flosoo –.

I gradi della conoscenza

Platone a corrispondere l’essere alla scienza, il non essere all’ignoranza e il divenire all’opinio-ne. In particolare, egli divide la conoscenza in quaro parti, alle quali convengono altreanti gradidella realtà: la conoscenza sensibile, che rispecchia il mutevole mondo terreno si divide in imma-ginazione (le sensazioni superfciali e separate delle cose) e credenza (la percezione degli oggeinel loro insieme), mentre la conoscenza razionale, che rappresenta il mondo immutabile delleidee, si divide in ragione matematica (che ha per oggeo gli enti matematici) e intelligenza lo-soca (le idee-valori). Per il flosoo, la matematica è subordinata alla flosofa: pur promuovendoconoscenze oggeive e stabili, le idee matematiche si sostengono alle cose sensibili. Esse però pre-parano alla flosofa, la scienza delle idee supreme.

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Il mito della caverna

Il mito della caverna spiega il dualismo ontologico e gnoseologico platonico.

Degli uomini sono legati in una caverna e possono vedere di ronte a sé solo le ombre riesse di

alcune statuee che rappresentano vari generi di cose sopra un muro. Dietro il muro vi sono colo-ro che muovono le statuee e il uoco che permee il riesso. La condizione degli schiavi corri-sponde all’immaginazione – dal momento che la loro realtà coincide solo con la visione dellestatuee – . Ma se uno di loro riuscisse a liberarsi e scoprire che dietro il muro quelle statueesono mosse da alcune persone, allora l’uomo giungerebbe al secondo stadio della conoscenzasensibile, la credenza – il rapporto di causa-eeo tra le statuee e le ombre –. Nel caso lo stessouomo riuscisse a uscire dalla caverna – raggiungendo lo stadio della conoscenza razionale – , ini-zialmente si sentirebbe accecato dalla luce, e cercherebbe di vedere le cose tramite il riessodell’acqua – che corrispondono alle idee matematiche –, ma successivamente riuscirebbe a guar-dare direamente il Sole, che, come illumina e rende visibili le cose reali, rappresenta l’idea delBene, che rende possibile la conoscenza di tue le altre idee.

L’uomo a questo punto, sarebbe tentato di rimanere a contemplare il mondo “esterno”; tuavia,ricordandosi dei compagni nella caverna, decide di tornare da loro per avvisarli del mondo uoridalla caverna. Ma gli uomini rimasti nella caverna, ritenendo l’uomo pazzo, lo uccidono.

Qesta ultima parte spiega quale sia il vero compito del flosoo: solo quando egli, speculato sulmondo delle idee, “torna” nel mondo reale a spiegare agli altri il frutto delle sue ricerche, saràrealmente un losofo e avrà realizzato la propria educazione.

La condanna dell’arte

Platone, nella Repubblica , elimina lo studio dell’arte nell’educazione dei governanti, poiché essa,riproducendo il mondo naturale – copia imperea del mondo delle idee – , si distacca ancora di

più dalla realtà; inoltre l’arte genera passioni incontrollate e quindi corrompe gli animi. Per di piùPlatone, nel suo intento di ormare una società governata da soli flosof, desiderava tagliare i pon-ti con tue le aività che erano diuse tra i reggenti all’epoca: una di questa era proprio la poesia.L’arte, per il flosoo, può esistere solamente se assoggettata alla losoa, altrimenti diverrebbeveicolo di alsità.

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Teatro a Messene (Grecia)

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3. La revisione dell’ultimo periodo

3.1. Il “parmenicidio”, i generi sommi, la nozione generale di “essere” 

Platone, nella ase della vecchiaia, aua una revisione delle sue dorine sulle idee e sullo Stato.Egli, in particolare, ha bisogno di rivedere tutta la teoria delle idee, dal momento che, rapportan-dola con il pensiero parmenideo, presentava alcune criticità: come possono le idee, uniche, esserepartecipate da più oggetti senza perdere la loro peculiarità ? Inoltre, il ao che un’idea possaessere rappresentata sia nella sua unità sia nella sua molteplicità (il problema del terzo uomo )presuppone una moltiplicazione all’infnito della stessa. Per cui Platone, per non rinunciare allasua teoria delle idee – l’unica in grado di dare oggeività alla scienza – è costreo a eeuare il“ parmenicidio ”: Parmenide non era arrivato a intuire che il non-essere non va concepito comeuna negazione assoluta dell’essere, ma come diversità (e quindi, come negazione relativa). Contale presupposto, va a cadere il principio eristico dell’impossibilità di sbagliare.

A questo proposito, nel Sofsta Platone elabora la teoria dei generi sommi: tue le idee possono

avere cinque generi , proprietà ondamentali:

• il genere essere – le idee esistono;

• il genere identico – le idee sono uguali a sé stesse;

• il genere diverso – ogni idea è diversa da tue le altre;

• il genere quiete – quando ogni idea è intesa singolarmente;

• il genere movimento – quando le idee sono intese in relazione tra loro.

Dopo aver sviluppato la teoria dei generi, il flosoo arriva a generalizzare il conceo di essere:l’essere è possibilità, vale a dire è qualunque cosa che, entrando in relazione con qualcos’altro,produce o subisce degli eei.

3.2. La dialeica  

La dialettica è per Platone la scienza dei rapporti tra le idee. Qesta è regolata dalla tesi secon-do la quale le idee sono combinabili soltanto con alcune delle altre. Ciò nega dal principio gliassunti secondo cui un’idea si lega solo con sé stessa (la tautologia cinica 3) e tue le idee si con-neono con le altre (secondo gli eristi). La tecnica dialeica consiste nel defnire un’idea tramitesuccessive divisioni di altri due concei contrapposti tra loro, secondo il procedimento dicotomi-co: per successive partizioni si arriva alla defnizione precisa. Tuavia, si possono oenere varialberi dicotomici per la stessa idea. Sarà quindi la valutazione di tue queste ad identifcare inmodo univoco le idee.

3.3. Il bene per l’uomo: Il Filebo 

Nel Filebo Platone si chiede che cosa sia il bene per l’uomo. Se nel mito della caverna aveva giàparagonato il bene al Sole, all’Idea suprema, ora il flosoo deve trovare un’altra spiegazione inaccordo con la sua nuova defnizione dell’essere, che include anche le cose soggeive e mutevolidel nostro mondo. Riprendendo le dorine pitagoriche, il flosoo aerma che il problema delbene è un problema di misura: al piacere (illimitato e indefnito) deve essere dato un ordine, unlimite, l’intelligenza. Inoltre, solo i piaceri “puri”, che non consistono in un appagamento diistinto, devono ar parte della vita. Anche tra i piaceri Platone indica un ordine di valori: al primo

3 Il cinismo è stata una flosofa post-socratica ondata da Antistene nel IV secolo. I cinici, appunto, ritenevano

non esistessero concei universali, ma solo un’essenza individuale di ogni cosa.

LA REVISIONE DELL’ULTIMO PERIODO

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posto viene la misura, poi il conceo di proporzionalità, l’intelligenza, causa della proporzione,la scienza e l’opinione, i piaceri puri.

3.4. Il Timeo e la dorina delle idee-numeri 

Il mito del demiurgo

Nel Timeo Platone cerca di dare una risposta all’origine e alla ormazione dell’universo. Il f-losoo, non potendosi servire della scienza – non adaa a parlare del mondo naturale – cerca didare un’ipotesi probabile sulla questione araverso il mito del demiurgo. Egli, amante del Bene,dal caos della materia (la chόra ) ha voluto ordinare il mondo ad immagine e somiglianza delmondo delle idee. Il demiurgo ha inoltre inventato il tempo, che riproduce col mutamentol’ordine perpetuo del mondo delle idee. A dierenza di un Dio egli si limita a plasmare la materiapreesistente, che a causa della sua negatività , ha reso le cose naturali imperee e mutevoli.

La visione matematica delle cose

Platone nel periodo della vecchiaia si avvicina alle dorine pitagoriche, e le rielabora nel mitodel demiurgo. La matematica diventa il tramite per interpretare tutto ciò che esiste ; inoltre,sembra che nelle sue dorine non scrie abbia accennato all’interpretazione del mondo delle ideecome mondo di numeri. Tuavia, Platone subordina la natura alle cause nali, dierenziandosiradicalmente dal meccanicismo4 di 

 

Democrito5.

4 Secondo questa dorina, le cose devono venire spiegate a partire dalle cause che le producono, e non dallo scopoper il quale sono originate.

5 Filosoo che visse tra la metà del V secolo e la morte di Platone. La sua flosofa – l’atomismo – abbraccia non

solo i problemi presocratici della natura, ma anche quelli più “antropologici” della morale e del linguaggio.

LA REVISIONE DELL’ULTIMO PERIODO

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