pet ology magazine #9

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1 Pet - OLOGY Magazine 09 LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE! APRILE 2014 PERICOLO LEISHMANIOSI GIOCARE È COSA SERIA c o p i a g r a t u i t a , s e m p r e ! ANIMALI E SALUTE: LA PET-THERAPY

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La rivista che sta dalla parte dei pet, sempre!

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Pet-OLOGYMagazine

09 LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE!

APRILE 2014

PERICOLOLEISHMANIOSI

GIOCARE È COSA SERIA

copia gratuita, semp

re!

ANIMALI E SALUTE: LA PET-THERAPY

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Si ha diritto a non amare gli animali senza con questo arrivare a volere loro del male? Tutti risponderebbero “Certo! Ognuno è libero di fare ciò che vuo-le”. Eppure, sotto sotto, in molti casi il non-animalista viene visto un po’ di traverso; magari persino giudicato una persona insensibile di cui diffidare.Diciamoci la verità: chi ama gli animali a tal punto da averne fatto un me-stiere, o una passione a cui dedicare una buona parte della sua vita, spesso si nasconde dietro risposte politically correct come quella indicata. In fon-do, pervaso da un buon spirito democratico, accetta che esistano al mondo persone che non sopportano tracce di pelo sul sofà, o generose leccate di cane su mani, braccia e faccia. Ma a ben guardare ci si trova nella stessa condizione del padre a cui viene chiesto: “Se tua figlia sposasse un uomo di religione diversa, avresti qualche riserva?”. Molti di noi, sempre per il già citato senso democratico e di civiltà, direbbero che “No, l’importante è che sia una brava persona e che siano felici”. Eppure… la Sindrome di Spencer Tracy, ovvero quel senso di blocco pregiudiziale così ben espresso dal pro-tagonista del film Indovina chi viene a cena (1967) sotto sotto, in un angolo remoto del cervello, lavora e produce dubbi. Non fosse altro per il fatto che se la ragazza si fosse fidanzata con un uomo “normale” (leggi “cristiano”) tanti sottili patemi svanirebbero.A questo si aggiunge che in base a una recente inchiesta inglese, le donne gradiscono assai l’uomo gattofilo, in quanto capace (nel loro immaginario) di un potenziale d’attenzioni nei loro confronti simile a quello provato per il felino. Ecco allora che il non-animalista subisce un doppio pugno nello stomaco: da una parte è guardato con riserva; dall’altra le sue chance di conquista calano vertiginosamente. Che fare allora? Vivere il proprio non-animalismo con dignità e fierezza, al pari di una scelta sessuale non conven-zionale, oppure mascherare questo presunto handicap dietro un sorrisino di circostanza, e una veloce (e schifata) carezzina sul pelo dell’animale?

Stefano Nicelli

L’editoriale

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SOMMARIO09 - aprile 2014

Pet-OLOGY Magazine

EditoreGruppo Editoriale Castel Negrino 20886 Aicurzio (MB)www.pet-ology.itredazione: [email protected]

Pubblicazione on-line Rivista periodica d’informazione a diffusione gratuitaIscritta nel registro operatori comunicazione AGCOM n. ROC 38567

Direttore responsabileStefano Nicelli

Coordinamento editorialee supervisione scientificaLOGOGEST di Stefano [email protected]. 347-6692528

ImpaginazioneVirtuosa-Mentewww.virtuosa-mente.com

Foto: Fotolia

Hanno collaboratoSamuele Venturini, Marco Rosetti

Autori citatiMarc Bekoff, Alessandro Bellese, Marta Avanzi, Samuele Venturini

Pet-ology® è un marchio registrato La riproduzione anche parziale di testo, foto e illustrazioni, anche parziale, è vietata.L’editore non si assume alcuna responsabilità per l’uso di marchi, immagini e slogan da parte degli inserzionisti.L’editore ringazia tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno contribuito alla realiz-zazione di questa rivista. Inoltre l’editore resta a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere detta au-torizzazione. In caso di cortese segnalazione si, provvederà tempestivamente a porre rimedio a eventuali omissioni e/o errori di riferimenti relativi e, in caso di conclamata violazione dei diritti si provvederà alla pronta rimozione di suddette immagini.

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NOTIZIE DAL MONDOL’eco dalla nostra pagina Facebook

COVER STORYGiocare è cosa seria

PET FOR DUMMIESCome scegliere un serpente

ANGOLO TECNICOSubstrati per terrari

V.I.P. - VERY IMPORTANT PETBarry I

I CONSIGLI DI...Temperatura dell’acquario marino

CONSIGLI DEL VETERINARIOPericolo Leishmaniosi

ETOLOGYPet e spazi in casa

BIOLOGYAnimali e salute: la Pet-Therapy

I LIBRI DA LEGGEREEtobioevoluzione

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VUOI CUCCARE? PRENDITI UN GAT-TO! - Secondo una ricerca condotta dalla Cats Protection inglese, le ra-gazze sono più propense a scegliere un ragazzo che possiede dei gatti. Secondo lo studio, 6 donne su 10 pensano che gli uomini che possie-dono gatti siano più attraenti come futuri partner, in quanto credono

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che il felino possa rendere il fidan-zato più premuroso e attento. Quasi il 50% delle donne ritiene poi che un gatto esalti una relazione romantica, e che possedere un gatto sia il pri-mo passo verso la felicità coniugale e domestica. La metà delle donne sposate di età tra i 45-54 anni sostie-ne infine che un gatto abbia notevol-mente migliorato il loro rapporto af-fettivo (Fonte: Realbollywood)

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News dal m

ondo

Leggendo questa notizia, verreb-be da fare un monumento al gat-to! Scherzi a parte, la ricerca della Cats Protection inglese supera di gran lunga il concetto ben noto di pet come “lubrificante sociale”. Noi tutti sappiamo infatti come il pas-seggiare ad esempio con un cuc-ciolo di cane in città, attiri su di noi l’attenzione di molti. E che questa attrazione permetta di “rompere il ghiaccio” per un possibile rapporto che può restare di tipo sociale o di-ventare magari affettivo.Qui le cose cambiano. Stupisce ad esempio leggere che “la metà del-le donne sposate di età tra i 45-54 anni sostiene che un gatto abbia notevolmente migliorato il loro rap-porto affettivo”, non fosse altro per capire come abbia fatto! Sorpren-de invece di meno scoprire che un uomo amante dei gatti possa avere più appeal. “Se cura così bene il gat-to, farà altrettanto con me”, pare dire l’inconscio – più che la raziona-lità - femminile. E qui ognuno di noi

potrebbe citare casi in cui questo ragionamento ha avuto buon esito, oppure è stato un flop clamoroso. Ricordo a questo proposito un messaggio su Facebook che mi in-viò tempo fa una sconosciuta: si lamentava del fatto che il fidanza-to amasse più il cane che lei, e che di questo si sentisse (giustamente) umiliata. Le consigliai di mollare tutto, perché comunque intravve-devo tra le righe qualcosa che aveva tutta l’aspetto di un maltrattamen-to psicologico della donna. Peccato, però, che il fidanzato – come leggo da post entusiasti - ora sia divenuto marito. Ma come? Dov’è finito tutto quel dolore manifestato in maniera così imprudente a me conosceva solo di nome, come autore di libri sui cani? Forse l’uomo ha capito il suo sbaglio? Non lo sapremo mai. Il fatto comunque ci insegna che è il caso di prendere queste statistiche con le molle ed evitare per quanto possibile di generalizzare, soprat-tutto sulla psicologia femminile. Di-versamente gli abbagli sono dietro l’angolo.

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NEL MONDO ANIMALE

(E NON SOLO) IL GIOCO È UNA

PALESTRA DI VITA

Giocare è cosa seria: etologia dell’attività ludica

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na vecchia pubblicità tele-visiva adottava uno slogan divenuto ormai un classico:

“Gioco, cibo per la mente”. In questa frase è d’altra parte racchiuso tutto il senso di ciò che l’attività ludica, ben lungi dal rappresentare un mo-mento poco importante, rappresen-ta. E gli studi degli ultimi decenni lo confermano: giocare è fondamenta-le. Anzi, il cervello ha bisogno di gio-care per restare giovane e sano.Il gioco è dunque una componen-te imprescindibile non solo per noi umani, ma anche per buona parte del regno animale. Scopriamo allora il perché.

UNA PALESTRA DI VITA – Uno dei li-miti che per interi secoli ha limitato il riconoscimento delle potenzialità del gioco è il fatto che comporti in sé una dose più o meno grande di di-vertimento e, all’apparenza, di inuti-lità pratica. Che un bambino giocas-se e nel farlo si divertisse, è un assio-ma di fatto accettato fin dalla notte dei tempi. A seconda delle epoche e delle condizioni di vita, però, re-

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Giocare è cosa seria: etologia dell’attività ludica

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stava un paletto temporale che di volta in volta veniva spostato più in là o in qua nel tempo. Ad esempio anche nelle società più povere era considerato lecito che un bambino giocasse fino ai 5-6 anni, ma dopo quell’età doveva anch’esso smetter-la e iniziare ad aiutare la famiglia ad esempio nei campi o nel governo del bestiame. Oggi come oggi, que-sto limite è stato spostato molto più avanti, soprattutto nella società del

benessere. Non ci stupisce ad esem-pio vedere un ragazzo di 14 anni che gioca; di più se a farlo è un uomo di 30, dal quale ci si aspetta invece un comportamento più “confacente alla sua età”.Nel fare questo dimentichiamo che noi stessi attribuiamo al gioco le stesse funzionalità educative e pre-paratorie alla vita adulta che trovia-mo anche nel mondo animale. Ad esempio regaliamo bambole alle

Cos’è il gioco? Una definizione generale che si è dimostrata utile nel corso degli anni è la seguente: “Gioco è tutta l’attività motoria po-stnatale che appare priva di scopo, nella quale schemi motori propri di altri contesti sono spesso utilizzati in forme modificate e in sequenze temporali diversificate” (Bekoff e Byers 1981). Chi studia il compor-tamento animale, sia allo stato selvatico che in cattività o finanche nelle specie ormai domestiche, di-stingue tuttavia diversi tipi di gio-co. Eccone qualcuno:• Gioco sociale - Attività ludica

diretta verso un altro essere vivente

• Gioco con oggetti - Attività lu-

dica diretta verso diretta verso uno o più oggetti inanimati

• Gioco locomotorio – Si mani-festa perlopiù con una sorta di corsa sfrenata dell’individuo nel suo ambiente

• Gioco simbolico (pretend play) – L’individuo crea in questo caso una situazione immagina-ria o distorce la realtà. I cani e i gatti inseguono ad esempio spesso la propria coda, mor-dendola come se si trattasse di una preda o di un avversario, e capita frequentemente che tentino di uccidere la ciotola del cibo o di accoppiarsi con essa.

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bambine, educandole più o meno consciamente al futuro ruolo di ma-dri e donne di casa; ai bambini riser-viamo invece giochi più di movimen-to e di ruolo, preparandoli così a futuri mestieri tipicamente maschili. Allo stesso modo ad esempio in un branco di lupi i cuccioli sperimenta-no le tecniche caccia e sperimenta-no cosa voglia dire la gerarchia, pro-prio attraverso il gioco; i cuccioli di felini fanno finti agguati tra di loro, addestrandosi così a catturare, un domani, prede vere.Ecco allora che appare in tutta la sua chiarezza il ruolo di gioco come palestra di vita; luogo perlopiù non

violento e non pericoloso dove po-ter provare comportamenti che un domani, invece, determineranno la sopravvivenza o meno del soggetto e dell’intera specie. C’è tuttavia un aspetto che ancora oggi sorprende gli studiosi: la capacità degli animali di capire che si sta entrando in una fase temporale di gioco, con regole tutte sue, al di fuori della realtà.

“ATTENTO, STO GIOCANDO” – Marc Bekoff, nel suo articolo Etologia del gioco (Enciclopedia Treccani della Scienza e della Tecnica, 2007) parla del gioco sociale, quello cioè che coinvolge un altro essere vivente,

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come di una “impresa cooperati-va”. “Nella maggior parte delle spe-cie in cui è stato osservato il com-portamento ludico”, scrive Bekoff, “si sono evoluti comportamenti specifici che vengono utilizzati per dare inizio al gioco (“voglio gioca-re con te”) e per poterlo proseguire (“voglio ancora giocare con te, no-nostante ciò che ti ho appena fatto e nonostante ciò che sto per farti”). Questi atti sembrano servire alla contrattazione tra i partecipanti, il cui risultato è dunque quello di permettere loro di accordarsi sul fatto che si sta per prendere parte a un gioco, e non, per esempio, a un combattimento o a un episodio di predazione. Non è mai stato pro-vato che gli animali invitino al gioco i membri della stessa specie per poi approfittarne. Per di più, sono stati spesso descritti comportamenti di autoimpedimento (self-handicap-ping; per es., il controllo dell’inten-sità dei morsi) e di ribaltamento dei ruoli (l’assunzione di ruoli sot-tomessi da parte di individui domi-nanti che avviene esclusivamente durante il gioco)”.Il gioco assume dunque l’aspetto di un “contratto” liberamente stipula-to da entrambi i soggetti (o accetta-to da uno dei due), grazie al quale ci si porta subito in una dimensio-ne nuova, fuori dalle regole, in cui

ognuno dei due può assumere tem-poraneamente ruoli diversi: preda, predatore, vittima ecc. Perché si realizzi, però, esistono codici chia-ri di “invito al gioco” che debbono essere compresi da entrambi. La non-comunicazione porta di conse-guenza allo scontro.Facciamo l’esempio del cane e del gatto: la coda alzata del primo indi-ca in genere allerta; nel gatto indica invece piacere e saluto. Se entram-bi non hanno imparato a decodifi-care questo segnale, la rissa è die-tro l’angolo. Ecco allora perché è fondamentale che il cucciolo non venga tolto alla madre troppo pre-sto: perché, stando con i compagni di nidiata, possa imparare il lin-guaggio canino, felino, ecc. che gli permetterà, tra l’altro, di diventare un adulto in grado di saper giocare.

SE IL GIOCO DIVENTA STRESS – Un aspetto particolare di questo di-scorso è rappresentato dal gioco locomotorio e da quello simbolico. Nel primo l’animale, in questo caso, si diverte a correre e a muoversi. Ti-pico è ad esempio il caso del criceto che corre dentro la ruota posta nel-la gabbia per lunghi minuti. Sta gio-cando, non c’è dubbio, e così facen-do supplisce anche a quelle esigen-ze di moto che la gabbia gli vieta. Allo stesso modo il cane che gioca

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con la sua coda (preda simbolica) sta anch’esso giocando, e non c’è motivo di allarme. Se però il cane gioca per intere ore con la coda in modo forsennato, ecco allora che probabilmente la fase di gioco ha ceduto il passo ad un comporta-mento patologico, segno di un for-te stress interiore. Si parla in questi casi di attività dislocate, che cioè hanno perso ogni funzione ludica o pratica, per diventare semplice-mente sfogo e sintomo di disagio.Questi comportamenti sono spesso caratterizzati da una fase compulsi-va (non si riesce a smettere) e reite-

rata nel tempo. Ed è un fenomeno proprio anche dell’uomo: gioca-re ad esempio un Gratta e vinci al mese non è sintomo di patologia; lo è se uno spende l’intero stipendio in cerca di fortuna ad esempio alle slot machine, a poker o al Lotto.Occorre allora avere sufficiente sensibilità, conoscenza e acutezza mentale per comprendere se il no-stro pet sta giocando o soffrendo. E, nel caso, avere ancora più capacità (e talvolta anche umiltà)nel cercare di comprendere se questa reazione può trovare ragion d’essere anche nel modo in cui noi lo gestiamo.

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Scegliere un serpente: cosa c’è da sapere

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appresentano di certo degli animali “non convenziona-li”, capaci però allo stesso

tempo di suscitare repulsione o fa-scino, a seconda dei gusti personali. Sono i serpenti, rettili la cui scelta e gestione richiede molta attenzione dal momento che di “domestico” non hanno pressoché nulla e resta-no pertanto degli animali selvatici adattati loro malgrado alla vita in casa.

COME SCEGLIERLO – Un esame morfologico ci può aiutare a sceglie-re un soggetto sano. Il corpo deve avere sezione perlopiù rotonda; non si devono vedere le coste e la colon-na vertebrale. Se preso in mano, il serpente deve denotare forza mu-scolare e non apparire flaccido. La bocca aperta o che presenta secre-zioni o liquido, può indicare infezio-ne. Gli occhi devono essere chiari , perfettamente simmetrici e uguali. La cute dev’essere lucente e senza aree decolorate, macchie o ferite.

QUALE SCEGLIERE – Come in tutte

Scegliere un serpente: pet f

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RSUSCITA REAZIONI OPPOSTE!

IN OGNI CASO NON È FACILE

DA GESTIRE

cosa c’è da sapere

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le cose, chi è alle prime armi non deve pretendere di strafare, ovvero prendere un animale difficile da ge-stire. Ad esempio il Pitone moluro, e in particolare la sottospecie Pyton m. bivittatus si trova facilmente in commercio ma non è assolutamente adatto per un neofita. Presenta in-fatti difficoltà tecniche di allevamen-to e di gestione. Spiega Alessandro Bellese (op. cit): “Può infatti diven-tare una potentissima massa tubo-lare di muscoli lunga fino a sei me-tri. Se allevato correttamente può raggiungere in due anni i due-tre

metri e pesare 25 chili. Sono diffici-li da maneggiare ed essendo grandi costrittori con le loro spire possono soffocare una persona”.Un esemplare facilmente gestibile e docile che non necessita di partico-lari attenzioni se non quelle essen-ziali è invece l’Elaphe guttata. Chia-mato anche “serpente del grano”, vive ad una temperatura che oscilla tra i 25 e i 27 gradi, è piuttosto man-sueto e si adatta bene a vivere nel terrario purché sia sempre mante-nuto ad una temperatura costante e possa disporre di qualche rametto

Dal volume Voglio un serpente (Gr. Editoriale Castel Negrino, 2008) di Alessandro Bellese, riproponiamo alcuni consigli per chi si avvicina per la prima volta a questi animali:

• Predisporre una teca robusta dove verrà alloggiato. La stan-za dov’è collocata dovrà avere porte e finestre a prova di fuga.

• Non lasciare mai un grosso serpente costrittore da solo con una persona o un animale domestico.

• Non manipolare mai da soli un grosso serpente: dovrebbe es-serci almeno una persona per

ogni metro/metro e mezzo di serpente.

• Non permettere che il serpen-te avvolga con le spire il nostro torace o il collo.

• Lavarsi sempre le mani dopo aver toccato un serpente o dopo aver toccato un altro animale domestico, per evita-re che il rettile possa confon-dersi nell’individuazione della preda.

• Somministrare la preda con pinze o ganci, non con le mani.

• Lasciare il serpente chiuso nel-la sua teca fino a quando il pa-sto è pronto.

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I serpenti in vendita nei negozi spe-cializzati sono tutti accompagnati dal certificato C.I.T.I.E.S. che è l’u-nico documento in grado di garan-tire la provenienza legale del retti-le. Quelli che ne sono sprovvisti o sono stati importati illegalmente o appartengono a specie protette e che quindi non dovrebbero essere commercializzate.Esistono poi leggi specifiche che vietano l’allevamento e la deten-

zione di alcune specie considerate pericolose. L’articolo 6, comma 2 della legge n. 150/92, 7 febbraio 1992 e i suc-cessivi DM 18 maggio 1992 e DM 19 aprile 1996 vietano ad esempio la detenzione e la vendita (anche di soggetti nati in cattività) di ser-penti appartenenti alle famiglie: Boidae, Elapidae, Colubridae, Vi-paridae (con le sottofamiglie Vipa-rinae e Crotalinae).

su cui arrotolarsi. Occorre poi tene-re sempre alla sua portata una bella bacinella di vetro con dell’acqua pu-lita da cui potrà bere e magari fare anche il bagno.

IL TERRARIO – A seconda del tipo di serpente acquistato, il suo alloggia-mento sarà presso un terrario (com-pletamente asciutto); un terracqua-rio (presenza una zona asciutta ed una con acqua); o un acquaterra-rio (prevarrà la presenza di acqua). La dimensione varia poi a seconda della misura del serpente: per quel-li fino a 90 cm, potrà andare bene una teca da 90 litri della misura di circa 80x40x50 cm; per quelli che ar-rivano a 180-200 cm, occorrerà una teca da 300 litri della misura di circa

120x50x60 cm; per quelli infine oltre i 300 cm, la teca più adatta varia dai 1000 ai 4000 litri, con misure di cir-ca 250x70x60 oppure 300x120x120 cm. La teca dovrà avere un buon siste-ma di chiusura. Il serpente infatti tenderà costantemente a premere con forza lungo tutta la superficie in cerca di una via di fuga. Passata la testa in un eventuale buco o fessura, tutto l’animale sarà in grado di scap-pare con i pericoli che si possono immaginare.La teca dovrà inoltre offrire un buon sistema di ventilazione, per evita-re pericolosi ristagni di umidità. Il modo migliore è quello di predi-sporre delle griglie per il passaggio dell’aria fresca.

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Substrati per terrari: estetica o praticità?

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el momento in cui si deve decidere quale substrato scegliere per il terrario (ov-

vero lo strato che andrà a coprire il fondo della teca) solitamente entra-no in gioco due fattori che non sem-pre vanno d’accordo: la praticità e l’aspetto estetico, oltre ovviamente alle caratteristiche più consone alla specie ospitata. In genere, comun-que, i substrati possono essere divi-si in: substrati per terrari essenziali, s. di aspetto naturale e s. attivi e bioattivi.I primi consistono perlopiù in ma-teriali a pezzo unico, come carta di giornale, carta assorbente tipo “Scot-tex®”, pezzi di linoleum, tappetini d’erba sintetica e tappetini specifici per rettili. Quelli dall’aspetto natu-rale imitano il substrato naturale e sono corpuscolari. Sono perlopiù fatti di trucioli di legno, corteccia in pezzi, terriccio, ghiaia, ciottoli, sab-bia silicea e altri substrati in fibra di cocco e altri materiali. Quelli attivi e bioattivi influiscono attivamente sul microambiente, mantenendo il gra-do di umidità.

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UNA VASTA SCELTA

PER TUTTE LE TASCHE

Substrati per terrari: estetica o praticità?

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Dal volume Voglio un serpente, di Alessandro Bellese (Gr. Editoriale Castel Negrino) sintetizziamo gli aspetti di un substrato ideale:

• È inerte e non comporta rischio fisico in caso di ingestione

• Favorisce la visualizzazione del-le deiezioni e la loro raccolta

• È economico

• Simula l’habitat della specie che accoglie

• È idrofobo ma si compatta con gli escrementi

• Non è infiammabile

• Non è né troppo acido né trop-po alcalino

• Non contiene composti aromatici

• Non contiene o produce trop-pa polvere e sporcizia

• Non è troppo pesante né trop-po leggero

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QUALE SCEGLIERE? – Scrive il medico veterinario Alessandro Bellese (op. cit): “La tendenza comune è quel-la di ridurre la scelta tra substrati di aspetto naturale (considerati a volte potenzialmente pericolosi) e substra-ti più sicuri ma di aspetto più artificia-le. In realtà l’argomento è molto più complesso perché il substrato ideale dovrebbe essere sicuro dal punto di vista sanitario, esteticamente appa-gante e fornire un microambiente il più possibile simile a quello naturale”.Detto questo, con i consigli di Marta Avanzi (medico veterinario, tra i soci fondatori della Società Italiana Vete-rinari per Animali Esotici) vediamo in intesi pregi e difetti delle soluzioni più adottate:Carta di giornale – Ideale per animali ammalati e in quarantena. È econo-mica, pulita, facile da rimpiazzare ed evidenzia bene le feci. Per contro è poco estetica.Asciugamani – Facili da cambiare e riutilizzabili, possono però essere in-geriti da specie grosse come i pitoni moluri.Moquette – Anch’essa è facile da so-stituire e riutilizzabile. Occorre però prestare attenzione agli sfilacci che produce.Segatura – Adatta per specie di gran-di dimensioni come varani e boa. Economica e assorbente, non favori-sce la proliferazione batterica. Atten-

zione: quella di cedro è tossica!Corteccia – Ha un buon gradiente estetico, è facile da utilizzare, ma c’è il forte rischio di ingestione e ostru-zione intestinale.Terriccio – Estetico ed economico, è tuttavia difficile da pulire e favorisce la proliferazione di batteri. Favorisce il mantenimento dell’umidità.Ghiaia e sassolini – Sono estetici ma in genere costosi (quelli da acquario) e facilmente ingeribili da molte spe-cie di rettili.Sabbia – È difficile da rimpiazzare nel terrario. È tuttavia ideale per le spe-cie che si interrano.Trucioli di pannocchia – Sono scon-sigliati. Se ingeriti si gonfiano e pro-vocano facilmente ostruzione inte-stinale. L’umidità ne favorisce poi l’ammuffimento. Vanno pertanto cambiati spesso.Trucioli di carta – Sono facili da puli-re, non favoriscono la crescita di bat-teri e muffe, sono molto assorbenti, ma possono essere ingeriti.CONCLUSIONI – Soluzioni econo-miche e rispettose degli standard di igiene e sicurezza sono facilmente reperibili sul mercato. Si tratta di co-niugare nel miglior modo possibile le esigenze estetiche, che tuttavia non possono essere condizionate dal benessere psicofisico dell’animale e soprattutto dal grado di sicurezza dell’ambiente dove vive.

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V.I

.P.

l Cane di San Bernardo più famoso al mondo porta il nome di Barry I dell’Ho-

spice du Grand-Sa int-Bernard a Bourg-Saint-Pierre (Svizzera). Nato nell’anno 1800 da Alpina e Pluto, Barry I si distinse subito per innate doti di salvataggio. “Se con la sua acutissima sensibilità avvertiva che qualcuno era in pericolo” scrive di lui il Club di razza italiano, “nessu-no poteva trattenerlo all’Ospizio: quasi in stato di trance, guidato da oscure forze, usciva fuori con qualsi-asi tempo alla ricerca del viandante sperduto”.Dei circa 40 salvataggi riusciti il più famoso avvenne nel 1805. La moglie di Martino Vincenzi, un lavoratore italiano morto di tisi a Losanna, si av-venturò con il figlio piccolo sul passo del Gran San Bernardo per raggiun-gere i parenti in Italia ma fu investita

da una valanga. Dopo diverse ore di inutili ricerche, ormai a tarda notte, Barry I si presentò davanti al porto-

ne dell’Ospizio con un fagot-tino sul dorso. Era il bambino, semiassidera-to. Scavando nell’area della valanga, il cane aveva trova-to la madre. Troppo debole

per seguirlo però, in uno sforzo di-sperato teso almeno a salvare la vita del figlio glielo aveva affidato legan-dolo alle cinghie di sostegno che il cane portava. In un altro caso Bar-ry venne accoltellato da un soldato sotto choc che lo aveva scambiato per un lupo. Invece che scappare, gli rimase accanto e lo salvò. Dopo quell’incidente, però, Barry non fu più operativo. Nel 1812 il Priore lo mandò a Berna presso dei suoi amici. Lì morì due anni più tardi. Oggi Barry I è esposto imbalsamato presso l’Ospizio dove ha vissuto.

I

Barry IL’angelo delle Alpi

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I c

onsigli di...

ome gestire la temperatu-ra in un acquario marino, tenendo conto del passag-

gio dalla stagione invernale a quel-la estiva, e del peso che il riscalda-mento dell’acqua può comportare sulla bolletta elettrica? Ecco a que-sto proposito i consigli di Danilo Ronchi, ingegnere idraulico, mode-ratore e scrittore di diversi articoli sul portale Acquaportal, nonché autore del volume Acquario mari-no (Gruppo Editoriale Castel Negri-no, pp. 154, 2013) da cui è tratto il testo che segue.

“In natura, nei mari ove prospera-no le barriere coralline, la tempera-tura dell’acqua è compresa fra un minimo di 21° e un massimo di 30° centigradi. Al di fuori di questo ran-ge una variazione di temperatura che persista per un tempo ragione-volmente lungo potrebbe arrecare danni permanenti agli animali (…). Quale potrebbe essere [allora] la temperatura ideale da mantenere in un acquario? Quanti gradi di dif-ferenza fra il giorno e la notte?

Dal punto di vista biologico proba-bilmente si può ottenere la solu-zione migliore prendendo esempio dalla natura, con un inverno abba-stanza fresco, attorno ai 25 gradi, e una estate attorno ai 27 gradi. Per minimizzare i costi dovuti all’ener-gia elettrica è comunque possibile arrivare in inverno anche alla soglia dei 23 gradi e portare l’acquario lentamente a sopportare una tem-peratura massima di 28 gradi, che è la soluzione che io adotto nei miei acquari. Sono diversi anni infatti che arrivo in inverno appena sotto i 23 gradi misurati tramite un termo-metro digitale, senza avere nessun problema agli animali, ed in esta-te appena sotto i 28 gradi. Ovvia-mente è estremamente importante curare la transizione fra il periodo caldo e quello più freddo che deve avvenire con estrema gradualità ”. “Acquario marino” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 23,00

C

Acquario marino occhio alla temperatura

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Il vet. d

ice c

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ubdola, insidiosa a tal pun-to da risultare spesso mor-tale. In una parola: perico-

losa. È la Leishmania, una patologia parassitaria che può colpire i cani ma anche gli uomini. Viene trasmes-sa da un insetto simile alla zanzara, il Phlebotomus papatasi, più noto co-munemente come pappatacio e può manifestarsi a livello epidermico, vi-scerale o in entrambi i modi.

AREE A RISCHIO – Fino a pochi anni fa sembrava che il Nord Italia ne fosse privo e che fosse limitata alle regioni del meridione. I dati recenti, invece, ci dicono che esistono foco-lai accertati in Veneto, Emilia-Roma-gna e Piemonte. Probabilmente esi-ste anche in Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Lombardia. La Leishma-nia è inoltre endemica nelle zone di Torino, Ivrea e Casale Monferrato in Piemonte.In queste aree del Piemonte e della Valle d’Aosta la presenza stagionale di questi flebotomi va dalla secon-da metà di maggio a settembre. Ma molto dipende anche dall’andamen-

to della stagione climatica.

DIFFUSIONE – Si tratta di una pato-logia che non viene trasmessa diret-tamente da cane a cane o da cane a persona. Infatti il protozoo, prima di risultare infettante, deve prima compiere una parte del suo ciclo biologico nel pappatacio. L’animale, una volta infettato, può vivere per molto tempo prima di manifestare i primi sintomi clinici, ma può comun-que diffondere la malattia.

SINTOMI – I classici sintomi della Lei-shmaniosi comprendono: dermatite

S

Leishmaniosi:un’insidia non solo per i cani

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secca esfoliativa, tipo “forfora”; per-dita più o meno accentuata e veloce di peso corporeo; perdita di pelo attorno agli occhi, sulle zampe e sul dorso; lesioni ulcerose alle orecchie; perdita di sangue dal naso; crescita accelerata delle unghie; dolori articolari che costringono spesso l’a-nimale a tenere la testa bassa; lesio-ni oculari.A livello viscerale si verificano dan-ni a livello dei reni fino a produrre gravi complicanze: polidipsia (stato di sete intensa), poliuria (eccessiva quantità di urine senza un contem-poraneo aumento dell’assunzione di liquidi), anoressia, vomito, diar-rea, ulcere orali, danni neurologici e coma uremico.

TERAPIA – Purtroppo al momento un farmaco efficace, poco costoso, senza effetti collaterali e facile da somministrare non è ancora dispo-nibile e i trattamenti sono spesso lunghi, costosi e inefficaci. Dall’a-prile 2012 è tuttavia disponibile in Italia Canileish, il primo vaccino contro la Leishmaniosi canina, pro-dotta dalla Virbac. La prevenzione con specifici antiparassitari resta dunque l’arma migliore, anche se non offre garanzie al 100% di evitare la puntura dell’insetto. È dunque il caso di sottoporre la cuccia o il ca-nile (habitat ideale per i flebotomi)

a frequenti trattamenti insetticidi. Un’importanza fondamentale è poi rappresentata dalle sostanze da ap-plicare direttamente sul cane, e che abbiano un’azione insetticida, repel-lente, contro il pasto di sangue (an-ti-feeding) utilizzate in formulazioni spot-on, spray o come collari.

ESISTE ANCHE QUELLA UMANALa Leishmaniosi è anche una malat-tia parassitaria dell’uomo. Può col-pire diversi organi interni, di norma la milza, il fegato e il midollo osseo (l. viscerale) o provocare ferite alla pelle (l. cutanea). Si calcola che ogni anno il numero di nuovi casi di lei-shmaniosi cutanea nel mondo si aggira intorno al milione e mezzo. Il numero di nuovi casi di quella vi-scerale, invece, si aggira intorno ai 500.000.

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3 d

oman

de a

...

ual è il fascino che può tra-smettere la creazione e la gestione di un acquario? E

quali difficoltà e soddisfazioni com-porta averne uno? Questo mese lo abbiamo chiesto a Marco Rosetti, Direttore responsabile del portale di acquariofilia AcquaPortal.

Chi possiede un pet diciamo “clas-sico” (un cane, un gatto ecc.) è faci-le che si consideri non solo cinofi-lo, gattofilo…ma un vero e proprio “animalista”. Tale appellativo può essere usato con facilità anche per chi ama l’acquario-logia? « D i p e n d e cosa defi-niamo con “ a n i m a -lista”. Se parliamo di quelle as-sociazioni, che mi per-metto di c h i a m a r e estremiste,

che fanno la guerra anche a colo-ro che hanno un cane o un gatto in casa, allora no, noi appassionati di acquari non siamo sicuramente animalisti. Se invece per animalista definiamo colui che ama gli animali e la natura, allora sì, lo siamo sicu-ramente. Noto poi che la maggior parte degli appassionati di acquari hanno anche un altro pet. Io perso-nalmente ho 4 cani, 2 gatti, un cri-ceto, un ratto, un canarino da canto malinois, una tartaruga e natural-mente un acquario. Mi sento molto animalista e sono felice di esserlo.

Q

Marco Rosetti Direttore responsabile AcquaPortal

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E noi appassionati di acquario ci de-finiamo comunemente “acquariofi-li”, quindi per definizione “amanti dell’acquario”».

In un’intervista del 2002 lei ha detto che “l’acquariofilia non è un hobby semplice e sbrigativo, anzi... probabilmente è uno dei più com-plessi e con le più grandi responsa-bilità”. Ci spieghi meglio…«Chi acquista un acquario spesso lo fa senza cognizione di causa e spes-so, purtroppo, lo abbandona poi in cantina. Questo accade appunto perché gestire e mantenere un ac-quario richiede un minimo di studio e preparazione prima di riempirlo d’acqua. Si pensa che poi dopo aver inserito l’acqua, si inseriscono i pe-sci e il gioco è fatto, ma purtroppo non è così e non funziona così. C’è sicuramente da dire che rispet-to ad una decina di anni fa le cose sono migliorate, anche grazie ad internet e alle informazioni che si possono reperire in rete o su Ac-quaPortal, la nostra rivista on-line, ma c’è ancora molto da fare. Si

deve entrare nell’ottica che si ha a che fare sempre con degli esseri vi-venti che meritano rispetto al pari di altri animali da compagnia con la differenza, non di poco conto, che un pesce non può esprimere il suo disagio, se non mostrandolo chia-ramente quando è troppo tardi. Quindi le responsabilità sono molto più grandi, perché commettere un errore, può essere fatale per la vita del pesce o invertebrato che ospi-tiamo nell’acquario. Se si entra in quest’ottica poi è auto-matico l’aprirsi di un mondo fanta-stico! Perché l’acquariofilia è anche chimica, fisica, biologia, allevamen-to, riproduzione, fino ad arrivare all’arte della coltivazione di piante particolare o ricreare paesaggi ac-quatici di una bellezza straordina-ria. E chi supera questo primo step, è sicuro al 100% che non rimarrà in casa con un solo acquario. Detto questo, se si ha un minimo di sen-sibilità è d’obbligo prima informarsi su come gestire un acquario e poi acquistarlo e seguire i vari passaggi prima di inserire animali all’inter-

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no. Ci si renderà poi subito conto che lo sforzo è veramente minimo, ma al contempo fondamentale per la sopravvivenza dei pesci. Studiare le regole basi è alla por-tata di tutti e non deve spaventare nessuno. Se si vuole un acquario solo per arredare il proprio salotto di casa, nessuno lo vieta, ma imma-gino anche che questo acquario lo si vorrà bello e appariscente, non pieno di alghe e con pesci a pancia all’aria, quindi il discorso è il me-desimo e cioè informarsi prima. Se invece si vuole di più, si vuole un acquario con piante rigogliose, si vogliono ricreare dei particolari layout o biotopi, ci si vuole cimen-tare nella riproduzione di specie particolari ecc. è qui che si entra nel complesso, ma inteso non come un concetto difficile e impossibile, ma come uno stimolo a fare sem-pre meglio per il bene dei pesci o semplicemente per soddisfazione propria o sfida personale. E que-sto richiede obbligatoriamente uno studio approfondito di diversi con-cetti di chimica, fisica e biologia. C’è poi da sottolineare che per di-ventare degli acquariofili con la A maiuscola non basta sapere tutto a livello teorico o permettersi le at-trezzature più costose, ma bisogna essere dotati di una sensibilità fuori dal comune e questa, purtroppo,

non la si compra e non la si studia da nessuna parte».

L’interazione con i pesci e indub-biamente diversa da quella che si può avere con altri animali. Nel caso dell’acquariologia, quanto fascino deriva dal fatto di avere in casa la riproduzione di un pezzo di natura e quanto invece è legato proprio al rapporto con gli animali che in esso vivono? «Sicuramente l’interazione che si può avere con un cane o con un gat-to è molto diversa da quella che si può avere con un pesce o un inver-tebrato. Sarei un fanatico se dices-si che un pesce può darti le stesse emozioni di un cane. Ma è anche vero che se diamo un significato più ampio al termine “interazione” il discorso può cambiare radicalmen-te. Se non ci limitiamo a un discorso puramente emotivo legato all’im-mediato feedback che ti può dare un cane, mi verrebbe da dire che l’interazione che si ha con un ac-quario e suoi ospiti è più variegata e assidua di quella che puoi avere con un cane inteso come “normale cane da compagnia”.So benissimo che un cane può esse-re molto di più di un semplice cane da compagnia, puoi cioè farci vari sport, passare tutta la vita ad ad-destrarlo insegnandogli i tricks più

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Vieni a trovarci sul sito www.pet-ology.it/store/

troverai solo il meglio per il tuo pet

simpatici e divertenti, ma non cre-do che questo riguardi la maggior parte dei cani e dei padroni. Fatta questa precisazione, nell’acquario-filia si fa più o meno la stessa distin-zione. C’è chi si accontenta di avere il proprio acquario in salotto e se lo gode dopo cena e c’è chi inve-ce è sempre “con le mani in vasca” come diciamo in gergo noi appas-sionati. In questo ultimo caso, l’in-terazione è praticamente giornalie-ra. Si potano e fertilizzano le piante o le si sistemano in modo diverso, si controllano i valori dell’acqua, si ve-rifica se i pesci si sono riprodotti, se le uova che hanno deposto si sono schiuse, si recuperano gli avannotti, si prepara il cibo vivo, si allestisco-no vasche di quarantena per curare dei pesci malati ecc.

Potrei continuare all’infinito per quante interazioni interessanti si possono avere con il proprio ac-quario, ma mi soffermo ancora su una, che secondo me è la più bella ed emozionante e cioè l’osserva-zione del proprio acquario. Capire come interagiscono tra di loro i pe-sci o gli invertebrati, vedere come si accoppiano o depongono le uova o partoriscono gli avannotti, capire la formazione delle coppie e dei terri-tori, notare come cresce una pianta rispetto ad un’altra e molto altro ancora. È questa probabilmente l’interazione più emozionante che si ha con un acquario gestito con un minimo di criterio e, come ho risposto sopra, queste emozioni sono alla portata di tutti, basta par-tire con il piede giusto».

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Eto

logy

volte, fare delle semplici deduzioni può portarci a commettere un errore. Ti-

pico è ad esempio il caso di chi vive in una casa piccola, o anche un ap-partamento, e per questo stabilisce in partenza che potrà accogliere al sua fianco un pet di piccola taglia: un roditore, un gatto, oppure un cane, ma di taglia piccola se non proprio toy. Forse è anche per que-sto che ad esempio negli ultimi anni vanno tanto di moda cani di razza Pechinese, Deutscher Jagdterrier, Bassotto ecc.Diciamo subito che il principio di fondo non è del tutto sbagliato. È ovvio che non potrei avere un Cane di San Bernardo se vivo in un mo-nolocale, non fosse altro per il fatto che tutti gli oggetti di casa sarebbe-ro a rischio crollo. Per contro non è affatto detto che pur disponendo di una villa con giardino, ad esempio un grosso Alano possa vivere bene tout court. Si tratta tuttavia di ca-pire bene la relazione tra spazio e benessere, non dimenticando fat-tori irrinunciabili quali la qualità e

il tempo del contatto con l’animale.

IL CONTATTO È MEGLIO DELLO SPAZIO – Ricordo che un giorno un addestratore di cani chiese ad una allieva: “Il tuo cane dove vive?”. “In giardino”, rispose la ragazza. “Mia madre non ama avere animali in casa”. “E il cane dove sta per la maggior parte del tempo?”, chiese allora l’istruttore. “Attaccato alla portafinestra che dà sul soggiorno”, rispose l’allieva con gli occhi bassi. La situazione era a quel punto chia-ra: pur avendo a disposizione un ampio spazio libero, il cane deside-rava più che altro stare a contatto con il suo branco umano. Per assur-do, se anche fosse stato relegato in un appartamento ma con la possi-bilità di una vita sociale intensa, l’a-nimale probabilmente non avrebbe esitato a scegliere questa opzione.Quanto detto non sorprende, data la forte socialità del cane che dal suo antenato lupo ha ereditato uno spirito di gruppo senza quasi pari. E dovrebbe farci riflettere sulla qualità del nostro rapporto con lui:

A

Pet e spazi in casa: soluzioni non scontate

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quante volte gli dedichiamo atten-zione? Vive la nostra routine fami-liare o no? Quanto tempo resta da solo?Discorso diverso è ad esempio quello sul gatto. Posto (come abbia-mo già detto in questa rivista) che non è affatto vero che si affeziona alla casa e non alle persone, è pur vero però che è e resta un animale più indipendente e certo meno bi-sognoso di spazio. Un monolocale con persone che vivono una nor-male attività lavorativa, è dunque una situazione più che accettabile. Ma anche in questo caso la quanti-tà e la qualità del rapporto padro-

ne/animale è fondamentale.

QUEGLI SPAZI OBBLIGATI – Nel caso di roditori, rettili, pesci e uccelli, il discorso si fa ancora più semplice. Per i primi, al di là della gabbia, può essere sufficiente una stanza resa priva di pericoli e adattata con ciò che la rispettiva natura dei vari pet impone, come giochi e attrezzature per la tana. Rettili, pesci e uccelli, invece, hanno già degli spazi limi-tati (terrario, vasca o voliera), tale per cui il problema davvero non si pone. Sempre che, ovviamente, si-ano posti in un locale adatto.

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Biology

a domesticazione degli ani-mali si è sviluppata preva-lentemente per aiutare le

comunità umane nello svolgimento di varie mansioni ma anche come fonti di sostentamento. Se esclu-diamo alcuni contesti storici in cui gli animali erano anche venerati, è relativamente recente il loro ruolo come animali da compagnia o “pet”. Nuovi studi di psicologia ambientale ed ecopsicologia hanno dimostrato come la semplice passeggiata in un contesto naturale sia di beneficio alla mente, al corpo e allo spirito delle persone. A fronte di queste semplici osservazioni e “riscoperte” si è sviluppata e diffusa anche la Pet Therapy.

La Pet Therapy nasce in America nel 1953 circa per opera dello psichiatra Boris Levinson. Mentre era intento a lavorare con un bambino autistico, notò che il suo cane offriva al picco-lo paziente la possibilità di proietta-re le proprie sensazioni interiori, an-dando cioè a costituire un’occasione di scambio affettivo, di gioco. Nel

1961 coniò il termine “Pet Therapy”, oggi sostituito in italiano con il ter-mine di zooterapia o come Terapie Assistite dall’Animale (TAA).

La Pet Therapy si basa sull’assisten-za degli animali prevalentemente domestici, (quali cani, gatti, conigli, pappagalli e tartarughe, caprette tibetane, cavalli, asini) e si affianca alle altre terapie, per la cura sia di disabilità psichiche, sia fisiche ed an-che dei disturbi dell’apprendimento quali ansia, iperattivismo, autismo. L’animale è il co-terapeuta che aiuta il paziente, insieme agli psicologi e ad altre figure professionali del set-tore, ad innescare spontaneamente quei meccanismi di stimolo che pos-sono essere di gioco per i bambini, stimolo all’attenzione temporanea (cura del cane, carezze) per gli an-ziani e i pazienti depressi. In tutti i casi si è riscontrato un miglioramen-to nell’attenzione e, in soggetti che compiono movimenti improvvisi o violenti che non riescono a control-lare, un incremento nella capacità del controllo del proprio corpo. Per

L

La Pet-Therapy

a cura del dottor Samuele Venturini

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quanto attiene al linguaggio, i pa-zienti si abituano a parlare con l’a-nimale e ad esprimere le proprie emozioni.All’interno della Pet Therapy e in base alla specie animale impiegata nella cura, si riconoscono terapie specializzate come:

- l’ippoterapia: definita anche TMC (Terapia con il Mezzo del Cavallo) che consiste nell’im-piego del cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano sia a livello neuro-psico-logico che neuro-motorio;

- l’onoterapia: è una tecnica di Pet Therapy che impiega l’asino come co-terapeuta grazie alle sue doti di pazienza, lentezza dei movimenti, tranquillità ed è applicabile a tutti quei casi di di-sturbi della personalità;

- la delfinoterapia: consiste nella terapia per la cura di diversi di-sturbi psicologici mediante l’in-terazione con i delfini;

- l’ittioterapia: conosciuta come terapia con i pesci, prevede l’im-piego di organismi di acqua ma-rina o acqua dolce come medici-

na alternativa in ambito derma-tologico (cura varie dermatosi).

L’animale quindi diviene co-autore del benessere psico-fisico delle per-sone, non solo di quelle che presen-tano disturbi ma anche per alleviare i ritmi frenetici della vita quotidiana di ciascuno di noi. E allora ecco che passare una giornata in mezzo alla natura e, perché no, a contatto con gli animali torna ad essere un richia-mo fondamentale che si fa spazio e cresce dentro il nostro animo. Il bi-sogno di ritornare “alle origini”, di sentirsi un tutt’uno con il mondo su cui viviamo, il mistero e l’attrazione di ammirare un animale selvatico in natura. Sono tutte emozioni che per troppo tempo sono state soffocate dalla società umana industrializzata ma che inevitabilmente – come un fiore che nasce dall’asfalto – si stan-no facendo spazio per farci ripren-dere ciò che abbiamo dimenticato, per farci assaporare e gioire nel-la crescente consapevolezza di un mondo fatto di prati colorati, di canti melodiosi, di profumi inebrianti. La Pet Therapy è il trionfo nato dall’unione della biologia con la psi-cologia che dimostra come il legame ancestrale uomo – natura sia indis-solubile e da cui dipende il benesse-re di ogni creatura vivente.

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Age

nda

pet

Esposizioni canine

1 maggio 2014Esposizione Internazionale - AlessandriaTel. 0131772837

3-4 maggio 2014Esposizione Internazionale – Ercolano (NA)Tel. 0823323879

4 maggio 2014Esposizione Internazionale – Legnano (MI)Tel. 0331450205

10-11 maggio 2014Esposizione Internazionale – Campiglia Marittima (LI)Tel. 0586427210

11 maggio 2014Esposizione Nazionale – Enna (GR)Tel. 093526622

17 maggio 2014Esposizione Internazionale – OrvietoTel. 0763340606

18 maggio 2014Esposizione Nazionale – Seveso (MB)Tel. 031780333

Esposizione Internazionale – FirenzeTel. 55211255

Esposizione Nazionale – Rovigo (MB)Tel. 042525427

Esposizione Nazionale – Telese Terme (BN)Tel. 3492112461

24-25 maggio 2014Esposizione Internazionale – Rende (CS)Tel. 0963547532

25 maggio 2014Esposizione Nazionale – Toirano (SV)Tel. 019862597

25 maggio 2014Esposizione Internazionale – PisaTel. 05020088

Esposizioni feline

3-4 maggio 2014Esposizione Internazionale Felina – Spoleto Tel. 347 1299576

17-18 maggio 2014Esposizione Internazionale Felina – Cuorgnè (TO)

Gli eventi top dove e quando

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I libr

i da legge

re

ome si sono formate le spe-cie viventi tutt’ora esisten-ti? Come ha fatto la vita a superare le più ‘famose’

estinzioni di massa? Com’erano il clima e l’ambiente nel passato? Quali modi ha escogitato la natura per sopravvivere e adattarsi ai di-versi mutamenti ambientali?”. Se lo chiede Samuele Venturini, biologo impegnato nel campo delle bio-tecnologie, nel suo nuovo libro Eto-bioevoluzione, pubblicato lo scorso settembre.Ricordando che “la Terra è viva e per certi versi può essere assimilata a un grandissimo organismo viven-te”, Venturini ci guida ad uno stu-dio olistico dell’evoluzione della vita sul nostro pianeta, contraddistinta com’è non solo da un ecosistema capace di adattarsi da millenni, ma anche dagli influissi cosmici e astrali. Ne esce allora un quadro per molti versi affascinante e inedito della vita su questo pianeta, capace di pro-iettarci in una interpretazione del-la natura delle cose che prescinde inesorabilmente da una visione solo

antropocentrica, o peggio miope, quasi a considerare la Terra un bel giardino che vaga inesorabilmente nell’infinità cosmica. Etobioevolu-zione, allora, rappresenta in questo senso anche un omaggio alla straor-dinaria forza modellatrice della vita, della quale è giusto continuare a stupirsi. “Etobioevoluzione” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 17,90

“C

Etobioevoluzionedi Samuele Venturini

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La

vetr

ina

Sera artemia mix uova e sale – Per l’alleva-mento di avannotti e per il rifornimento di cibo vivo agli invertebrati. E’ eccellente an-che come leccornia per pesci adulti di pic-cole e medie dimensioni. Già dopo 24 ore di incubazione i naupli si schiudono dalle cisti di Artemia con un’alta percentuale di schiu-sa del 95 % ca. (origine: Salt Lake, USA). Per facilitare l’utilizzo nel sacchetto ci sono già le cisti di Artemia e la necessaria quantità di sale marino per preparare 500 ml di acqua. Peso: 18 gr. Le trovi sul sito di Pet-Ology Sto-re (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo ribassato di 1,14 euro.

Sera aspirarifiuti telescopico – Il Sera aspirarifiuti telescopico va semplicemente collegato ad un aeratore, p.es. quelli della serie Sera air plus. Adatto per tutti gli acquari con un’altezza fino a 60 cm. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’in-credibile prezzo di 8,65 euro.

Tetra Gammarus Mix – I Gammarus hanno un’elevata concentrazione di minerali e fibre per una digestione ottimale. Le ac-ciughe sono ricche di proteine per una crescita ot-timale. Un delicato processo di essiccamento per preservare le vitamine e assicurare una qualità e un sapore ottimali. Da somministrare a integrazione di Tetra ReptoMin. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo ribassato di 3,69 euro.

Prodotti del mese consigli per gli acquisti

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Tenda per roditori Wigwam - Tenda per criceti, porcellini d’India e conigli. In nylon. Cu-scino in morbida pelliccetta sintetica con foglio plastificato che emette fruscii e protegge dal freddo del suolo. Colore: blu scuro/beige. Disponile in 3 misure: 18x17x18cm: adat-ta per criceti; 30×31×30 cm: adatta per porcellini d’India; 37×35×37 cm: adatta per conigli. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incredibile prezzo ribassato di 3,80 euro.

Tetra test 6 in 1 - Con Tetra Test 6 in 1 po-trete controllare che l’acqua dell’acquario sia in perfette condizioni. Test a immersio-ne per il controllo di 6 indicatori di quali-tà dell’acqua, in soli 60 secondi. Consente di misurare pH, durezza carbonatica (KH), durezza totale (GH), nitriti (NO2), nitrati (NO3) e cloro (Cl2). pH: il valore del pH indica l’acidità o l’alca-linità dell’acqua, un parametro importan-

tissimo per la salute dei pesci. Il valore ideale è compreso tra 6,5 e 8,5. KH: la durezza carbonatica contribuisce alla stabilità del valore del pH. I valori generalmente raccomandati sono compresi tra 3 e 10 °dH. GH: la durezza totale ha un’influenza diretta sulla salute di pesci, piante e microrganismi. Il valore ideale è compreso tra 6 e 16 °dH. NO2: un livello di nitriti prossimo allo zero indica che il filtro sta funzionan-do correttamente e che l’acqua è sicura per i pesci. NO3: il contenuto di nitrati indica quanto è „dolce„ l’acqua e quante probabilità ha di favorire la proliferazione delle alghe. Cl2: questo parametro indica il contenuto di cloro dell’acqua. Un valore eccessivo è nocivo per pesci e batteri utili. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo ri-bassato di 13,50 euro.

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Acquario Tetra AquaArt Disco-ver Line 20L - Acquario in vetro di alta qualità (39,5 x 28 x 33 cm), capacità di 20 litri, moder-no design e avanzata tecnologia. Filtro di comprovata qualità per un efficace filtraggio e apporto di ossigeno. Aeratore potente per un’emissione d’aria costan-te. Aperture ampie e comode per la somministrazione del cibo e il facile accesso agli accessori tecnici. Robusto coperchio con lampade fluorescenti a lunga durata T5 da 8W Sylvania, per un’illuminazio-ne di alta qualità. Vetro float da 4 mm, privo di distorsioni, molato. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo ribassa-to di 60,00 euro.

Tetramin - Mangime di base in fiocchi per tutti i pesci ornamentali, per una vita lunga e sana. Composto da più di 40 materie prime selezionate e di ottima qua-lità. Una miscela accuratamente scelta di pregiate sostanze nutritive con vitamine, minerali e oligoele-menti per un’alimentazione completa. Ottima digeri-bilità da parte di tutti i pesci ornamentali. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo ribassato di 2,85 euro.

Science Plan™ Kitten Healty Development– Hill’s™ Science Plan™ Kitten Sviluppo Sano al Tonno è for-mulato per garantire un sistema immunitario sano e una digestione sana, grazie agli antiossidanti clini-camente testati e livelli ottimali di DHA dall’olio di pesce. Disponibile nelle seguenti versioni: 400 gr; 2 kg; 5 kg Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo di 3,99 euro.

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Science Plan Adult Sensitive Skin con pollo. - Hill’s™ Science Plan™ Cute Sensibile con Pollo per cani è stato formulato per evitare la cute secca squamosa e pruriginosa. Con antiossidanti scien-tificamente provati e omega 3 e 6. Disponibile in tre versioni: 1 kg; 3 kg; 12 kg Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo di 5,70 euro.

Front Line Combo spot-on per cani 3 pipette - An-tiparassitario spot on per cani. Tre pipette. Disponi-bile nei seguenti formati: cani da 2-10 kg (3 pipette da 0,67 ml); cani da 10-20 kg (3 pipette da 1,34 ml); cani da 20-40 kg (3 pipette da 2,68 ml); cani da 40-60 kg (3 pipette da 4,02 ml). Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incre-dibile prezzo ribassato di 17,48 euro.

Furminator balsamo per cani - Aiuta a ridurre l’eccessi-va perdita di pelo ammorbidendo il sottopelo durante il bagno. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo di 6,61 euro.

Biker set barra di protezione – Strumento per condurre in sicurezza il cane mentre si pedala. Garantisce la distanza di sicurezza. Il guinzaglio estendibile ammortizza gli strappi improvvisi del cane. Il sistema di fissaggio sicuro con Velcro ga-rantisce che il guinzaglio si stacca in caso di forte tensione improvvisa. Provvisto con barra metallica con banda riflettente. Il set è composto da: una barra metallica con supporto per la sella, un guinzaglio cor-to ed uno estendibile (non si attorciglia). Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) all’incredibile prezzo di 23,25 euro.

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Tetra Biocoryn – Biocondizionatore dell’ac-qua per l’eliminazione biologica delle so-stanze inquinanti organiche. Assicura valori equilibrati dell’acqua, soprattutto in acqua-ri particolarmente contaminati. Indicato per la degradazione biologica di sostanze nocive mediante agenti enzimatici e con-centrati batterici, specialmente in caso di acqua contaminata o nell’allestimento di un nuovo acquario. Decompone velocemente i resti di cibo e gli escrementi. Previene l’intorbidamento dell’acqua e inibi-sce la crescita di alghe viscose. Libera l’acqua dai cattivi odori. In acqua di mare funziona come deschiumante invisibile. Favorisce l’equilibrio biolo-gico nell’acquario e assicura un’acqua salubre. Adatto per acquari d’acqua dolce e salata e per vasche di tartarughe

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