onstage febbraio 2010

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n°27 febbraio '10 VASCO DAVE MATTHEWS BAND STEREOPHONICS EROS RAMAZZOTTI JOSS STONE NICCOLÓ FABI Regalati una Wii

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onstage n. 27 febbraio 2010

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n°27 febbraio '10

VASCODAVE MATTHEWS BANDSTEREOPHONICSEROS RAMAZZOTTIJOSS STONENICCOLÓ FABI

Regalati una Wii

n°27 febbraio '10

VASCODAVE MATTHEWS BANDSTEREOPHONICSEROS RAMAZZOTTIJOSS STONENICCOLÓ FABI

Regole del concorsoOnstage Magazine e Nintendo ti regalano una consolle Wii.

Partecipare è semplicissimo, basta inviare una mail a [email protected] oppure un sms al 320.2043040 (costo piano tariffario) indicando il tuo indirizzo mail preceduto da 223 (es.: [email protected]). Il nome del vincitore estratto

sarà pubblicato il 28 febbraio sul sito www.onstageweb.com nella sezione contest. © 2010 Nintendo. TM, ® and the Wii logo are trademarks of Nintendo.

Concorsoregalati una

Partecipa al concorso e vinci una fantastica Wii Black e il videogioco New Super Mario Bros.Wii

+ =!

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

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Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele [email protected]

Art DirectorFederico [email protected]

Progetto graficoInedit srlvia Pietrasanta, 12 20143 [email protected]

GraficaKarin [email protected]

Photo editorTommaso [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Claudio Morsenchio, Gianni Olfeni, Silvia Pellizzon, Tommaso Perandin, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini, Gianluca Vinci.

PubblicitàAreaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320143 Milanotel. 02.5695313Luca [email protected] [email protected] Casieri [email protected] [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s.n.c.via Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected] Pubblicità LazioAreaconcerti SrlVia Nizza, 5300198 RomaTel 06,45474811Paola [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

DistribuzioneMario [email protected]

Webhttp://www.onstageweb.comhttp://www.mylive.it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

La foto della cover di Vasco è di Matteo Cavalleri

Bar MagentaBhangraBarBiblioteca SormaniBlenderBondCafe MilanoCargoColonial CaffèCuoreDeseoElettrauto Cadore Exploit Frank Café Fresco Art Good FellasIedItem JamaicaJulien Café Kapuziner

La Bodeguita del MedioLa FontanellaLe Coquetel Le scimmieLelephantMom MorgansPacino CaféPharmacy Store RadetskyReefelRoialto Café Sergent Peppers Skip IntroStardustTasca Trattoria ToscanaTwelveVoloYguana

200 gradi3 jolì american bar AnimaBaliCircolo degli artistiLatte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art Le sorelle Sugar c Caffe’ letterario BlobBlow clubBookBrasiaBulldog innCharity cafè Club akabDeja’ vuDistillerie clandestineFashion bar FoncleaGregory’s jazz clubGustoI giardini di adoneIl Bidone Il boomLa locanda bluesL’alibiLe Coppelle 52Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini

Birreria Marconi Antilia Trillo PubFata MorganaCrazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s JamboreeIl Barone Rosso Lettere cafèL’infernottoLiving room cafèLocanda atlantideMagnolia Meo pinelliMicca clubMojbhaNag’s headNew scarabocchioOpen music cafè Open wine cafèOre 20Punto g Secrets cafèSgt. pepper’s pubSotto casa di andreaSotto sottoTam tam Tantra pop galleryTrinity collegeTumblerVinoteca novecentoZen.0

MILANO

ROMA

ContributorsI Perturbazione sono una delle band italiane più attive sul fronte live. Macinano chilometri su chilometri e lo facevano anche prima di unirsi in questa formazione. In più sono dei veri e propri letterati. Ci hanno raccontato una storia davvero speciale (a pag. 47).

Che musica ascoltano i musicisti? Da questo mese in avanti, lo sveleremo con delle playlist suggerite proprio da chi nella vita fa dischi e concerti. Partiamo con The Niro (a pag. 49), bravissimo cantautore e fine conoscitore di musica.

n°27 febbraio '10

VASCODAVE MATTHEWS BANDSTEREOPHONICSEROS RAMAZZOTTIJOSS STONENICCOLÓ FABI

Regalati una Wii

n°27 febbraio '10

VASCODAVE MATTHEWS BANDSTEREOPHONICSEROS RAMAZZOTTIJOSS STONENICCOLÓ FABI

VASCO ROSSI: 5-6-10-11-15-16-20-21/02 FEBBRAIO: MEDIOLANuM FORuM, MILANO; DAVE MATTHEWS BAND: 22 FEBBRAIO: PALASHARP, MILANO, 23 FEBBRAIO: PALALOTTOMATICA, ROMA, 25 FEBBRAIO: PALASPORT, PADOVA; STEREOPHONICS: 11 FEBBRAIO: ALCATRAZ, MILANO; EROS RAMAZZOTTI: 19 FEBBRAIO: ZOPPAS ARENA, PADOVA

di Daniele Salomone

La tentazione di scrivere qualcosa sulla tragedia di Haiti era forte. Ma ha prevalso la consapevolezza, nel senso assoluto del termine. Di fronte a catastrofi come quella che ha devastato lo stato caraibico, le parole stanno a zero. Meglio tacere. E chi può agisca. Mi paiono inutili persino gli appelli di molti redattori che con poche righe si sentono di poter scuotere l’opinione pubblica. Chi vuole si sensibilizza da solo. Sia chiaro, queste con-siderazioni non riguardano chi si mette in gioco davvero, penso a tutte le persone e i volontari delle associazioni umanitarie che fanno della solidarietà la propria ragione di esistenza. In ogni caso, questi sono argomenti che toccano la coscienza e il codice morale di ognuno di noi. Insomma, meglio parlare di questioni che ci competono. Cercando di tenere ben presente eventi come quello di Haiti per sdrammatizzare tutto il resto. Certe sciagure possono almeno aiutarci a ritrovare il senso delle cose. Banale? Forse, ma funziona. A partire dalla musica, che resta qualcosa di molto im-portante per le nostre esistenze. Ma è pur sempre intrattenimento o, nella migliore delle ipotesi, arte.In qualunque modo la vediate, vogliamo (nel senso di “noi della redazione”) introdurvi a questo nuo-vo anno di Onstage. Che, come da tradizione, si è aperto con molte novità. Innanzitutto il nuovo web site (www.onstageweb.com) che sarà on line proprio nei giorni in cui cominceremo a distribuire il nu-mero di febbraio. Un sito rinnovato nella veste grafica ma soprattutto nei contenuti e nelle possibilità di interazione per gli utenti, che sono (siete) più di 40.000. Mica pochi. Ma non voglio anticiparvi nulla, vi aspettiamo in rete (in realtà se girate pagina…).Veniamo al magazine. Non parliamo di “rivoluzioni” come accaduto nei precedenti anni, ma più di qualcosa si è mosso. Fondamentalmente ci siamo posti l’obiettivo di essere ancora più completi nell’of-frirvi il quadro dell’attività live che si svolge nel nostro paese. In più ci faremo dare una mano da collaboratori speciali, persone che fanno musica e dunque ne parlano con superiore cognizione di causa. A proposito del magazine: se volete seguirci mensilmente basta che vi registriate al nostro sito, lo riceverete ogni mese (gratis naturalmente) in formato pdf.Anche quest’anno Onstage parte a mille. C’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre di più. Let’s stay together.

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_FEBBRAIO 2010

editoriale/ febbraio

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8 iNdiCe/ febbraio

rubriche

onstageweb

23. DAVE MATTHEWS BAND

30. STErEopHoNicS

34. EroS rAMAzzoTTi

Sembrano sbarcati dalla luna, ma Dave Matthews e soci sono esplosi negli States quasi vent’anni fa. Decisamente altri tempi.

A pochi giorni dall’uscita di Keep Calm And Carry On abbiamo fatto 4 chiachiere con Kelly Jones. E lui ci ha sorpreso.

Sono 25 anni che Eros strizza l’occhio alla storia della musica italiana. Un flirt che abbiamo “smascherato”. Altro che gossip!

ontourIl calendario completo dei concerti di febbraio. Dalle Hole ad Alessandra Amoroso, ce n’è dav-vero per tutti i gusti.

10

rock 'n' fashionTesta alta e piedi per terra, è questo lo stile One Republic. Ryan ci ha spiegato il momento della band proprio mentre usciva Waking Up.

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what’s newMentre i Massive Attack riesumano il trip hop, Peter Gabriel si da alle cover. Intanto gli horror sono amabili; e se proprio non volete dormire…

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live reportI grandi reportage di Onstage Magazine: a gen-naio siamo stati a vedere (e fotografare) Arctic Monkeys, Air e Incognito. Niente male.

coming soonI concerti di marzo, tra ritorni e conferme. E poi notizie per il futuro: alcune sembrano prossime alla conferma, altre è probabile che lo saranno.

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16. VASco roSSiGuido Elmi, fedele produttore artistico del Blasco, ci ha aiutato a ricostruire il “behind the scene” del rocker più amato d’Italia.

FAcE 2 FAcE

Joss Stone12

Niccolò Fabi14Segui Onstage anche su FACEBOOKDiventa fan di ONSTAGEMAGAZINE

esclusiva: dashboard Confessional

Video-intervista e immagini dello show milanese della band di Belle Of The Boulevard! In più, vi faremo ascoltare il nuovo disco (Alter The Ending) in anteprima assoluta per l’Italia.

live report

I reportage fotografici di tutti i più importanti concerti del mese: Vasco, Dave Matthews Band, Joss Stone, Stereo-phonics, Kasabian, White Lies e molti altri!

interview: Pat Metheny

In una grigia giornata milanese, il geniale chitarrista americano ci ha raccontato del suo nuovo e rivoluzionario progetto musicale, Orchestrion. Come d’incanto, è arriva-ta la primavera.

E poi tutte le news musicali, il calendario completo dei concerti, i contest, gli approfondimenti, le recensioni e i blog. Stay tuned!

10 11osoNtour / febbraio

Kasabian

White Lies

Elio e Le Storie Tese

Hole

18/02 Milano, Alcatraz19/02 Bologna, Estragon20/02 Roncade (TV), New Age

17/02 Milano, Alcatraz18/02 Roma, Piper

Tutte le date nel calendario

19/02 Milano, Magazzini Generali

anno lasciato un ottimo ricordo al Mi-lano Urban Festival dello scorso agosto (quello “paccato” degli Oasis) e adesso

tornano in Italia per 3 date. Con il terzo album in studio, West Ryder Pauper Lunatic Asylum, i Kasabian hanno confermato la direzione artistica intrapresa fin dall'esordio: una sapiente fusione tra rock anni 70 ed elettronica, il cui risultato è un sound di rara potenza. Da Leichester con furore.

opo aver cancellato le date previste a no-vembre per motivi di salute del cantante Harry Mc Veigh (problemi alle corde vo-

cali), arriva finalmente in Italia una delle band rivela-zione del 2009. Ottimi e acclamati interpreti del new wave revival, i White Lies (che con l’album di debut-to, To Lose My Life, sono arrivati in testa alla chart Uk) sono in scena a Milano e Roma. Solo per veri amanti di Joy Division e compagni bella.

er festeggiare i vent’anni del primo disco, Elio Samaga Hukapan, gli Elii hanno pubbli-cato Gattini, raccolta di brani riarrangiati in

chiave sinfonica. A supporto, un lungo tour teatrale che, come recita il sito ufficiale della band “è partito a gennaio e fino alla fine di marzo non ha intenzione di tornare!”. Dissacranti e divertenti come al solito, restano una delle migliori live band in circolazione. Con la benedizione del maestro Frank Zappa...

ourtney Love ne ha davvero viste e combi-nate di tutti i colori. Sorprende poco, quin-di, che abbia deciso (8 anni dopo lo sciogli-

mento) di rispolverare il gruppo con cui ha fatto la storia del grunge. Non è certa la data di pubblicazio-ne di Nobody's Daughter, nuovo disco delle Hole, nel-la cui line up figurano anche Micko Larkin (chitarra), Shawn Dailey (basso) e Stuart Fisher (batteria), ma è sicura la data di Milano. E scusate se è poco.

H

D

P

C

Alex Britti - Torino Elio e le Storie Tese - Verona

Alessandra Amoroso - Ragusa Alex Britti - FirenzeCarmen Consoli - CagliariElio e le Storie Tese - Cesena Joss Stone - Milano Ludovico Einaudi - Pescara

Alex Britti - Napoli Davide Van De Sfroos - Monza Elio e le Storie Tese - Civitanova Marche (MC)Ludovico Einaudi - ModenaVasco Rossi - Milano

Alessandra Amoroso - BergamoAlex Britti - Bari Carmen Consoli - Verona Dave Matthews Band - Milano Elio e le Storie Tese - Assisi (PG)Ludovico Einaudi - Trento

Dave Matthews Band - Roma Eros Ramazzotti - Bolzano Giuliano Palma&The Bluebeaters - Bologna Ludovico Einaudi - TriesteNeffa - Salerno

Alex Britti - Catania Mario Venuti - Milano Neffa - RomaPat Metheny - Bolzano

Alessandra Amoroso - Lanusei (OG)Carmen Consoli - GenovaDave Matthews Band - Padova Elio e le Storie Tese - BresciaJ-Ax - TorinoMario Venuti - Bologna

Carmen Consoli - Cesena Mario Venuti - Torino Morgan - FirenzeNeffa - AnconaNina Zilli - Retorbido (PV)

Adam Green - Bologna Alessandra Amoroso - Napoli Alex Britti - Agrigento Carmen Consoli - Rimini Davide Van De Sfroos - Lodi Elio e le Storie Tese - Milano Giuliano Palma&The Bluebeaters - Rimini J-Ax - RomaMeganoidi - S. Donà di Piave (VE) Neffa - Ripalimosani (CB)Niccolò Fabi - BresciaPunkreas - Lecco

Adam Green - Milano Alessandra Amoroso - Andria (BA)Elio e le Storie Tese - Milano J-Ax - RomaMorgan - Torino

Elio e le Storie Tese - Jesi (AN) Vasco Rossi - Milano

Carmen Consoli - TorinoEros Ramazzotti - MantovaMario Venuti - Napoli White Lies - Milano

Carmen Consoli - TorinoKasabian - MilanoLudovico Einaudi - Alessandria Mario Venuti - Castrovillari (CS) White Lies - Roma

Alex Britti - MilanoClub Dogo - Trezzo d'Adda (MI) Eros Ramazzotti - Conegliano (TV)Hole - MilanoKasabian - BolognaMario Venuti - Ostuni (BR) Niccolò Fabi - Fasano (BR)Punkreas - Legnano (MI)

Alessandra Amoroso - Milano Stratovarius - MilanoVasco Rossi- Milano

Alessandra Amoroso - Milano Carmen Consoli - Pordenone Davide Van De Sfroos - Varese Elio e le Storie Tese - Gallarate (VA)Kasabian - Roncade (TV)Ludovico Einaudi - Vicenza Port-Royal - Reggio Emilia Punkreas - BolognaVasco Rossi - Milano

Alessandra Amoroso - Catania Carmen Consoli - Lanusei (OG) Ludovico Einaudi - Ravenna Machine Head - Milano

Alessandra Amoroso - Cosenza Alex Britti - BolognaCarmen Consoli - Sassari Elio e le Storie Tese - Bologna Morgan - ComoNeffa - MilanoVasco Rossi - Milano

Delphic - Milano Elio e le Storie Tese - Firenze Ludovico Einaudi - ParmaMario Venuti - Firenze Morgan - BergamoStereophonics - MilanoVasco Rossi - Milano

Carmen Consoli - BolognaEmiliana Torrini - RomaMario Venuti - Lamezia Terme (CZ)

Alessandra Amoroso - Bussolengo (VR) Alex Britti - Livorno Bud Spencer Blues Explosion - SienaCarmen Consoli - BolognaElio e le Storie Tese - Roma Emiliana Torrini - Scandiano (RE)Ludovico Einaudi - MilanoMario Venuti - Bari Morgan - FerraraNeffa - Sestri L. (GE)Niccolò Fabi - BellunoPunkreas - Parma

Alessandra Amoroso - PordenoneBackyard Babies - BolognaBud Spencer Blues Explosion - Bologna Club Dogo - Cagliari Davide Van De Sfroos - Rezzato (BS) Elio e le Storie Tese - Roma Emiliana Torrini - MilanoMario Venuti - RomaMeganoidi - ComoMorgan - VareseMotel Connection - TriesteNeffa - BiellaPunkreas - Torino

Carmen Consoli - Roma Alex Britti - Reggio EmiliaBrett Anderson - Milano Carmen Consoli - Roma Elio e le Storie Tese - Savona Morgan - Reggio Calabria

Alessandra Amoroso -Montesilvano (PE) Davide Van De Sfroos - Seriate (BG)Morgan - Pisa

Beatrice Antolini - Certaldo (FI)Carmen Consoli - FirenzeElio e le Storie Tese - Carpi (MO) Morgan - BresciaNiccolò Fabi - Gattatico (RE)Punkreas - Trezzo D'Adda (MI)The Bastard Sons of Dioniso -TorinoThe Swell Season - Ferrara Vasco Rossi - Milano

Carmen Consoli - FirenzeClub Dogo - Castelletto Cervo (BS)Elio e le Storie Tese - Copparo (FE)Joss Stone - PadovaLudovico Einaudi - NuoroMeganoidi - Vignole Borbera (AL) Morgan - Castelvetrano (TP)Punkreas - FirenzeThe Swell Season - Roma Vasco Rossi - Milano

Alessandra Amoroso - PalermoBeatrice Antolini - VicenzaJoss Stone - RomaMorgan - PalermoNeffa - BresciaThe Swell Season - MilanoValerio Scanu - Napoli

Lunedì

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12 faCe2faCe/ joss stoNe di Marco Rigamonti

Quattro dischi, oltre dieci milioni di copie vendute e 23 anni an-cora da compiere. Roba da perdere la testa. Ma i numeri poco dicono di chi veramente sia Joss Stone, musicalmente parlando quanto di più vicino alle grandi regine del soul esista oggi. Ma il portamento sexy e la potente voce “black” sono accompagnate da una semplicità che, davvero, non ci aspettavamo.

la diva della porta accanto

Joss Stone Live

Padova RomaMilano

06/0207/0208/02

lo: ci volevano i soldi e quindi un lavoro. Stavo guardando la tv e mi stavo chiedendo che cosa potessi fare (soprattutto considerando il non trascurabile particolare della mia età…) quando mi venne in mente che tutte le volte che guardavo Stella per una notte (un programma che adoravo dove si cercavano talenti giovanissimi) mi confrontavo con i concorrenti e pensavo di essere in grado di fare quello che facevano loro. Non persi tem-po, feci una cassetta con il mio karaoke personale e la mandai. Mesi dopo (quando già mi ero dimenticata di tutta la faccenda) mi arrivò la loro risposta che diceva: “Sei il numero 1682”. E allora andai a fare questa interminabile coda accompagnata da mia madre e mi presero. Cantai allo show, guadagnai 75 sterline e non riuscii a ricomprare Freddy. Ma ottenni un lavoro.

Veniamo all’ultimo disco. Colour Me Free è stato definito come il tuo miglior album. Ci spieghi come è nato e quali sono le differenze rispetto a Introducing Joss Stone?Ero nel Devon e stavo scrivendo insieme a Jonathan e Connor (i due produttori dell’al-

bum, nda). Ero davvero ispirata: una mattina mi sono svegliata e semplicemente volevo fare un disco. Il giorno dopo ho chiamato la mia band, abbiamo preso a noleggio il ne-cessario per creare uno studio e l’abbiamo suonato interamente in una settimana. Certo, nel tempo abbiamo aggiunto qualcosina, ma credo che il bello di Colour Me Free stia pro-prio nella sua essenza live, nel fatto che è stato

scritto e registrato allo stesso tempo. Esattamente il contrario di Introducing, dove volevo che tutto fosse perfetto e quindi anche i tempi di registrazione sono stati molto più lunghi. Sono due approcci diversi, ma entrambi divertenti e stimolanti.

Il titolo dell’album è strano… Qual è il significato?Stavo per chiamarlo Free?, ma poi ho pensato che una parola con un punto di domanda potesse essere interpretata in troppi modi. L’ho chiamato Colour Me Free perché parla di come si può diventare liberi attraverso l’arte e rappresenta molto bene la mia persona. Io sono così, qualsiasi cosa faccio è filtrata attraverso colori e suoni. Non conosco un modo migliore per essere libera e felice.

Sta partendo il tour. Svelaci un segreto: come ti prepari prima di salire sul palco?Beh, mi metto in cerchio con i miei collaboratori e prego che vada tutto bene! Sembra uno scherzo ma lo facciamo davvero. E’ un modo per caricarci di energia, la stessa che vogliamo trasmettere al pubblico un volta in scena. Nel backstage bevo molto tè. Ho un tè davvero speciale a base di miele, limone e zenzero. Poi mi trucco e vado in scena.

18 anni avevi già pubblicato due album di successo. Come ti sentivi?E’ stato un periodo pazzo della mia vita. Capitavano cose assurde, la gente mi vedeva da qualche parte e mi diceva di sapere le mie canzoni a memoria… Io non avevo ancora realizzato quello che era successo e mi chiedevo dove avessero potuto sentirle! Qualcuno mi diceva che

gli sembrava strano che avessi già inciso due album così importanti a quell’età, ma io oltre alla scuola non facevo altro che musica. Per me la musica è un lavoro, la mia vita, è quello che faccio… Se avessi preso un’altra strada allora sì che sarebbe stato strano.

Essere una star porta benefici ma anche qualche rischio. Qual è la sfida principale?Le sfide ci sono per tutti, non importa cosa fai nella vita. Nello specifico penso che la più grande che io debba affrontare riguarda la personalità. Devo essere abbastanza forte per riuscire ad avere a che fare con una schiera di persone che in qualche modo mi detestano. Perché se fai qualcosa che è connessa con milioni di persone nel mondo allora c’è una buona chance che qualcuno nel mondo ti odi. Bisogna stare molto attenti e io non sono una persona attenta: non mi piace trattare o trovare compromessi.

E la parte migliore del tuo lavoro?Fare musica insieme a dei fantastici musi-cisti. Incontrare persone che mi ispirano. E’ semplicemente fantastico: io non posso fare la musica che canto da sola. Sono così fortunata a suonare insieme a Jeff Beck (come in questo disco) o a musicisti di quel calibro… Darei tutto per fare quello che faccio, ho dato tutto e lo rifarei ancora.

Da piccola sognavi tutto questo?Volevo diventare una veterinaria, un’infermiera e una cantante. E credo che veterinaria e cantante siano le due professioni più ambite dalle bambine. Capitava quindi che so-gnassi ad occhi aperti mentre guardavo Mtv, oppure che cantassi le canzoni di Aretha Franklin’ e Whitney Houston. Ma onestamente non credevo che un giorno avrei potuto farlo davvero.

La storia del cavallo Freddy è vera? Si dice che ti abbia aiutato a trovare un contratto discografico.Quando avevo 12 anni i miei genitori decisero di vendere Freddy perché non aveva-mo abbastanza soldi per mantenerlo. Ma io non ero d’accordo e decisi che me lo sarei ripresa in un modo o nell’altro. Mi sono seduta e ho pensato a come fare per riaver-

A

“ Prima di salire sul palco mi metto in cerchio con i miei collaboratori e prego che vada tutto bene! Bevo un tè speciale a base di miele, limone e zenze-ro, poi mi trucco e vado in scena.

19.02.10

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14 faCe2faCe/ NiCColò fabi di Silvia Pellizzon

p

Niccolò Fabi è davvero Niccolò Fabi. Il musicista che conosciamo è la persona che non sappiamo di conoscere. Non c’è un alter ego artistico, nessun “personaggio”. Insomma quel Niccolò Fabi è lo stesso che l’ana-grafe di Roma ha annotato tra i suoi registri quasi 42 anni fa. Nel bel mezzo del suo tour, ci abbiamo fatto una chiacchierata per scoprire ciò che, in realtà, già sapevamo.

artiamo dal tour con cui stai presentando il tuo ultimo disco, Solo un uomo. In alcune tappe hai suonato con gli Gnu Quartet, un quartetto composto da flauto, violino, viola e violoncello. In che modo avete lavo-rato agli arrangiamenti dei brani?È stato tutto molto naturale. Le mie canzoni hanno una parte più intensa,

sentimentale che ovviamente gli archi enfatizzano molto bene. In più loro hanno un modo di suonare molto ritmico, quindi riescono ad “accoppiarsi” anche con l’altra anima dei brani, quella più fisica. La canzone è un luogo molto affascinante, ma dopo un po’ sento il desiderio di allargare i suoi confini per andare anche in altri territori. Allo stesso tempo però deve avere una funzione di naturale intrattenimento: se si sperimenta troppo c’è il rischio che perda la sua meravigliosa cantabilità, quella facilità con cui ti entra dentro. Il mio tentativo è di portare avanti le due cose parallelamente: in un recente concerto, ad esempio, abbiamo mantenuto intatta la struttu-ra dei brani, lasciando all’inizio o alla fine delle canzoni i momenti d’improvvisazione sonora, quel territorio libero, di sperimentazione, che per un musicista è fondamentale. In alcune interviste sei stato definito un “mu-sicista artigiano”, concetto che riporta in vita l’immagine dell’artista che crea musica nella sua “bottega”: ti ci riconosci?Assolutamente e credo valga per molti musicisti. Certo, alcuni artisti preferiscono creare maggiore distanza tra loro e il pubblico. Io non ho mai pensato di risultare più affascinante con un atteggiamento del genere. Nelle mie chiavi espressive la comunicazione diretta, della persona e non del personaggio, è sicuramente un valore aggiunto. L’esporsi per-sonalmente è una conseguenza della musica che faccio e toglie tutto lo spazio all’aspetto spettacolare e modaiolo della musica.

Parallelamente al tour, stai presentando nelle università il documentario Parole che fan-no bene, realizzato in Uganda con l’ONG “Medici con l’Africa Cuamm”. Come viene accolto questo progetto?Approfittando della tournèe, la mattina o il pomeriggio stesso del concerto, andiamo all’interno di una struttura universitaria, in special modo nelle facoltà di medicina, per proiettare il documentario. Lo scopo è raccontare la storia di questa ONG ma anche mo-strare ai futuri medici una prospettiva professionale alternativa, quella del medico missio-nario. Sta andando bene, le persone che partecipano a questo tipo di incontri sono sempre ben predisposte all’approfondimento, si dimostrano curiose ed entusiaste. Ecco, spero gli

sia rimasta dentro questa ipotesi di scelta. Dire quanto poi questo possa incidere su scala nazionale è sempre difficile; la maggior parte degli studenti non viene a questo tipo di incontri. A basarsi su questa minoranza saremmo una popolazio-ne meravigliosamente solidale: ovviamente il resto della società non segue questo tipo di approccio, ma noi lo portiamo avanti, sempre con grandissima convinzione.

In quest’ottica, come giudichi la mobilitazione internazionale che sta coinvol-gendo il mondo dello spettacolo per l’emergenza ad Haiti? Credi che per alcuni di questi artisti e personaggi ci sia solo un’occasione di esposizione mediatica dietro l’intento umanitario?È inevitabile, ma bisogna distinguere, perché non siamo tutti uguali. Dietro alla categoria che denominiamo “artisti” ci sono uomini che hanno componenti di va-

nità e utilitarismo più o meno spiccate. Io posso solo parlare per me, che non ho questo tipo di problemi. Faccio sem-plicemente quello che credo sia giusto, con delle associazioni che preferisco conoscere bene, prima di collaborarci. Poi un po’ di vanità ce l’abbiamo tut-ti, vogliamo sentirci utili e ci piace che

qualche volta venga riconosciuto. La frustrazione di chi non vede mai premiato il proprio sforzo, al contrario di chi non fa niente e va sulle prime pagine, è molto forte. Medici con l’Africa lavora da 60 anni, senza mai aver fatto campagne promo-zionali: non la conosce nessuno e è l’ONG più antica attiva in Africa sul sistema sanitario. In un’epoca in cui la comunicazione è più importante della realtà dei fatti, la frustrazione c’è. Certo, ora stanno cercando di adeguarsi alla società in cui viviamo, utilizzando i suoi linguaggi. Poi lo hanno chiesto a me e non ad un altro, stiamo facendo un giro capillare nelle Università e non andiamo a Domenica In.

Parole che fanno bene è anche il titolo di una tua canzone. Il verso “una parola lanciata nel mare/con un motivo ed un salvagente/che semplicemente fa il suo dovere/una parola che non affonda/che magari genera un’onda/che increspa il pattume e lava il letame” credo riassuma in modo molto poetico quella che sem-bra una motivazione molto forte alla base del tuo lavoro.Indubbiamente, soprattutto il passaggio “semplicemente fa il suo dovere”. Può es-sere una parola semplicissima o un pensiero articolato, non è con la forma che si fa la differenza. L’importante è che non sia una parola inutile, detta tanto per dire.

l’uomo-artista

Niccolò Fabi Live

Taneto di Gattico (RE)

BellunoFasano (BR) con Gnu QuartetLugano (CH)

BresciaRepubblica di San Marino

05/02

13/0219/02

26/02

27/0228/02

Non ho mai pensato di risultare più affascinante creando distanza tra me e il pubblico. La mia espressi-vità si basa sulla comunicazione diretta, della persona e non del personaggio

““

vinci il cd di Niccolò Fabi!Invia una mail a:

[email protected] oggetto “Niccolò Fabi“

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Con la nuova avventura di Mario, il divertimento è per tutti… contemporaneamente!Mario è tornato per dare il meglio di sé! Con una nuova avventura nel Regno dei Funghi e la possibilità per ben quattro giocatori di farsi avanti! All’inizio sarà facile, ma le tante sfide e livelli renderanno presto l’impresa titanica! Per fortuna non rimarrai mai bloccato: se le cose si mettono male lasciati guidare dal gioco, o chiedi aiuto ai tuoi amici!

Modalità liberaDivertiti un mondo con i tuoi amici! Collabora con loro per aumentare il punteggio, oppure ostacolatevi a vicenda!

Caccia alle moneteNon si risparmia nessuno! Preparati a raccogliere più monete possibili: una sfida all’ultima moneta fino a un massimo di quattro giocatori!

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> di Daniele Salomone / foto: Francesco Prandoni

Vasco Rossi

G

In ogni grande storia musicale, ci sono sempre gran-di produttori artistici. George Martin era un Beatles a tutti gli effetti e gli U2 devono molto a Brian Eno e Steve Lillywhite. Vale anche per Vasco, che con Guido Elmi ha condiviso trent’anni di vita, musica e successi. Una grande amicizia, un rapporto spe-ciale tra persone che non si accontentano mai. Ecco il resoconto di una video-chiacchierata con Guido a pochi giorni dai concerti milanesi del Blasco.

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nostre idee, il background cantautorale di Vasco con la mia impostazione più rock. Direi che ci siamo riusciti piuttosto bene fin da subito.

E da li è cominciata una storia che arriva fino ai giorni nostri.Il nostro rapporto va oltre una normale collaborazione pro-duttore-artista. Attraverso di lui faccio cose che non avrei mai potuto fare da solo, realizzo dei sogni, come andare in America a suonare con musicisti che per me sono dei miti.

E poi quando Va-sco scrive il testo per un pezzo su cui ho lavorato io è una sensazione incredibile, an-cora oggi, dopo

30 anni, mi emoziono. Fa parte della mia vita, anche se in qualche caso è stato faticoso.

In che senso faticoso?Ad un certo punto, verso la fine degli anni Ottanta, ero troppo coinvolto. Avevamo bisogno di staccare un po’ per poi ricominciare in modo diverso (Guido si riferisce al pe-riodo coinciso con l’uscita di Liberi Liberi, autoprodotto da Vasco, nda). E soprattutto, Vasco aveva bisogno di liberarsi di me! (ride, nda). E’ stato giusto soprattutto per lui, i primi

uido, raccontaci il tuo incontro con Vasco.Ho conosciuto Vasco nel maggio del 1979. Era da poco uscito Non sia-mo mica gli americani e lui doveva fare delle serate, dei concerti. Io fino ad allora della musica italiana conoscevo veramente poco, ho sempre ascoltato tutto quello che veniva dal mondo anglosassone; ero ap-

passionato di rock-blues, di progressive, avevo persino un gruppo che faceva cover dei King Crimson (formazione inglese di progressive rock anni ’70, nda). E quindi non sapevo niente di Vasco. Poi l’ho incontrato e ho subito avuto la sensazione di avere conosciuto una persona speciale. Mi sono detto “Questo qui è uno giusto”. Vasco aveva negli occhi la scintilla di uno che avrebbe fatto strada. E così ho cominciato a suonare con lui, nelle piazze, come percussionista.

Com’era l’attività live allora?All’inizio non avevamo certo le possibilità di oggi, a volte i paganti erano poche deci-ne, ma c’era bisogno di occuparsi comun-que di tutto quello che succedeva fuori dal palco. L’organizzazione, le trattative con i promoter, il service per l’attrezzatura. Ogni volta era un’avventura, ma quel periodo ha consentito a Vasco e a tutti noi, compreso il sottoscritto, di crescere così tanto. Abbiamo fatto la gavetta, quella vera.

Dopodichè sono arrivate le prime esperienze in studio insieme a Vasco.Il mio sogno era sempre stato quello di fare il produttore, non il musicista. Mi affa-scinava l’idea di curare il suono di una canzone, di un album. Siccome il produttore dei primi dischi (l’inglese Alan Taylor, nda) non c’era mai, pian piano ho cominciato ad occuparmene io; fino a Colpa d’Alfredo, uscito nel 1980, che è stato il primo album prodotto dal sottoscritto. La cosa interessante in quel momento era riuscire a fondere le

Vasco Rossi Live

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Non sapevo niente di Vasco. Poi l’ho incontrato e mi sono detto ‘questo qui è uno giusto’. Vasco aveva negli occhi la scintilla di uno che avrebbe fatto strada

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18 livestyle/ vasCo rossi

anni abbiamo lavorati troppo a stretto contatto. Oggi faccio solo il produttore artistico, mentre in passato ho fatto anche molte altre cose e Vasco aveva bisogno di ritrovare una certa libertà. Ricordo alcuni concerti del 1981: suonavo le congas, stavo al mixer, incassavo i soldi, scaricavo il camion… Non poteva durare! Anche perché mi toccava recitare la parte dello stronzo per riuscire a fare tutte quelle cose. La “separazione” è stata fisiologica. Ma in quel momento nessuno dei due ha rilasciato dichiarazioni in merito; se ci fossimo messi a fare i rancorosi, non ci sarebbe più stato il riavvicinamento. In ogni caso si è trattato di questioni lavorative, a livello umano non c’è mai stato problema.

E’ cambiato negli anni l’approccio di Vasco alle session in studio?Vasco si è sempre occupato molto del lavoro in studio. In questi ultimi anni è ancora più coinvolto, anche perchè la tecnologia facilita il lavoro. Una volta era una bella rottura stare in studio; magari ci mettevamo due giorni per trovare il suono giusto di una cassa. Come fa un artista a star lì tutto quel tempo? Gli strumenti moderni, che per certi versi tolgono qualcosa in termini di suono, aiutano molto in fase di pre-produzione. Oggi è meno complicato e per questo Vasco si è appassionato ancora di più. Certo forse una volta era più romantico ma c’erano dei momenti davvero penosi. E poi la mania di lavora di notte… intere session notturne che riascoltate il giorno dopo non avevano alcun senso! Ma se stai componendo o comunque curando l’aspetto creativo, allora non c’è orario che tenga.

Qual è il marchio di fabbrica del lavoro fatto insieme a Vasco in tutti questi anni?Sicuramente il suono della musica di Vasco Rossi, nato dall’incontro delle nostre passioni. Ma ciò che davvero non è mai cambiato è l’approccio: non ci accontentiamo mai. Quando un pezzo sembra pronto, io tendo a volerci lavorare ancora molto e Vasco è uno dei pochi artisti in circolazione che capisce queste esigenze. Anche perché lui, giustamente, è molto esigente riguardo alla sua musica. Vederlo contento quando un pezzo ha raggiunto lo standard musicale che si era prefissato è una gioia. Ma puoi stare tranquillo che finchè la musica non ci sfagiola (testuale, nda) non ci fermiamo.

Nella discografia di Vasco c’è il pezzo perfetto?Ci sono dei momenti nella musica di Vasco che rasentano la perfezione, penso a Siamo solo noi, Bollicine, C’è chi dice no, Stupido Hotel e altre ancora, sono delle gemme. Ma noi siamo sempre proiettati al futuro. Quello che dob-biamo fare ci piace di più di quello che abbiamo fatto. Per esempio nelle cose nuove a cui stiamo lavorando c’è già qualcosa che preferiamo rispetto a quello che abbiamo inciso in passato, che pure ci soddisfa molto.

Non ci accontentiamo mai, anche perché Vasco è molto esigente riguardo alla sua musica. Puoi stare tranquillo che finchè un pezzo non ci ‘sfagiola’ non ci fermiamo

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Maurizio Solieri, chitarra. È il “…bellissimo, abbronzantissimo…” amico e chitarrista di Vasco fin dai tempi di Punto Radio (fine anni 70). Il vero e proprio alter ego strumentale del rocker di Zocca, al cui fianco ha composto molte delle sue canzoni più celebri.

Claudio Golinelli, basso. Con Vasco dal 1984, “il gallo” è uno dei suoi amici più fedeli oltre che bassista di straordinaria efficacia. Cele-bre la gag tra il Blasco e Golinelli durante le esecuzioni di Bollicine, immortalata in Live Anthology 04-05.

Matt Laug, batteria. È stata la new entry del 2007 e da allora Vasco l’ha sempre richiamato. Americano, originario della Flori-da, vanta numerose collaborazioni con celebri musici-sti, tra cui Alanis Morrisette.

Stef Burns, chitarra. “Stavo ascoltando Hey Stupid di Alice Cooper e lo straordinario chitarrista di quel disco era Stef. Così l’ho contattato ed è entrato nella famiglia”. Se lo dice Guido Elmi, c’è da crederci. Il virtuoso strumentista californiano fa il suo esordio live con Vasco nel 1995, in occasione del concerto-evento “Rock sotto l’assedio”.

Alberto Rocchetti, tastiere. “Il lupo maremmano ha perso il pelo ma non il vizio” disse una volta Diego, amico d’infanzia di Vasco e pre-sentatore della band. Quel che è certo è che Rocchetti non perde il vizio di rimanere al fianco di Vasco, con cui collabora dal tour di Liberi Liberi (1989).

Frank Nemola, tastiere e tromba. “L’uomo che tromba” è parte della Combriccola del Blasco dal concertone di Imola del 1998. Centotrenta-mila persone non sono male per un esordio…

Andrea Innesto, sax e cori. È il 1985 quando “Cucchia” entra nella band di Vasco. Il tour è quello di Cosa succede in città, il primo nei pa-lazzetti e nelle arene, al termine del quale il Blasco e la sua band verranno acclamati come rockstar.

Clara Moroni, cori. “La più amata, la più desiderata” delle vocalist italiane si è unita alla band di Vasco nel 1996, all’epoca del tour di Nessun pericolo... per te. Da allora, sempre presente, per la gioia del Blasco e di tutti gli uomini della Com-briccola. D.S.

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Parliamo dei live. Quant’è difficile per Vasco proporre sempre qualcosa di nuo-vo?Beh, intanto ha uno staff di primissimo livello, professionisti eccellenti che curano i diversi aspetti di un live. Io mi occupo di quello musicale, insieme a Vasco naturalmente. Il concer-to è sempre una sfida nuova e quando arriva il debutto siamo sempre lì che ce la facciamo sotto, davvero (sghignazza, nda). In questi giorni abbiamo pensato a qualcosa di nuovo per le date di Milano, pochi accorgimenti rispetto ai concerti autunnali, ma continuiamo a chiederci “piacerà o non piacerà?”. Abbiamo il compito di pensare che ci sono due tipi di persone che vengono agli show: i fan e il pubblico. Accontentare entrambi è difficile, l’equilibrio è delicatissimo, anche perché il concerto non è un jukebox, ci sono al massimo 30 canzoni e la discografia di Vasco, se non sbaglio, raggiunge quota 160. Qualche pezzo rimane per forza fuori, quindi ci sarà sempre qualcuno che non è pienamente soddisfatto. Facciamo anche degli errori, ma credo che si riesca sempre a dare sempre qualcosa di molto buono alla gente.

La tournèe in corso è qualcosa di diverso dalle recenti produzioni. È molto diverso. Vasco voleva un altro tipo di contatto con il pubblico rispetto a quello che si crea in uno stadio. Devo dire che è molto contento di come stanno andando le cose nel tour indoor. La gente è vicinissima, il suono arriva dritto, è coinvolgente. Forse era un po’ stanco degli stadi e di quel tipo di spettacolo. Prima o poi ci tornerà, ma in modo diver-so, con una maggiore consapevolezza. Questo tour per Vasco significa un po’ ritrovare se stesso. Ha anche ripreso la chitarra in mano, cosa che non succedeva da tanti anni. E’ un ritorno alle origini.

E’ importante che la gente percepisca il lavoro che fate?Se la gente viene ai concerti, significa che percepisce, perché nessuno ti regala niente. Pro-babilmente alcune cose non sono comprese fino in fondo ma di sicuro percepite. Se una sera l’audio si sente male, magari il pubblico pensa che Vasco non abbia cantato al top, piuttosto che la band abbia sbagliato. Per cui bisogna stare attenti. Ma se uno fa bene il proprio lavoro il pubblico ti premia. Se fai il furbo e prendi delle scorciatoie, il pubblico se ne accorge. Piacere a tutti non è possibile, sarebbe anche brutto, ma direi che il nostro lavoro è pienamente compreso e ampiamente ripagato. Il successo di Vasco è la prova di tutto questo.

Vasco Rossi è al top della musica italiana da decenni. Hai sentito qualcosa ultimamente che, in futuro, potrebbe anche solo avvicinarsi al suo mito?La musica italiana mi è totalmente indifferente, eccetto quella di Vasco naturalmente.Ammiro il lavoro di molti artisti, non ho niente contro la musica italiana, però oggetti-vamente non l’ascolto mai. Nel mio iPod non c’è niente di italiano e neanche in macchi-na. Penso che alcuni autori meritino tutto il rispetto, Paolo Conte ad esempio, sono anche andato a sentirlo dal vivo; ma diciamo che per me l’aspetto musicale italiano lo risolve interamente Vasco.

CHE LUCE SIA

Il palco del Vasco Europe Indoor Tour

Dopo anni di stadi e palchi mirabolanti, c’era grande curiosità attorno alla struttura del Vasco Europe Indoor. Disegnato da Giò Forma (studio milanese di architetti e designer che da tempo collabora con il rocker emiliano), il palcoscenico si presenta apparentemente minimal ma nasconde una complessità e una tecnologia degna delle più grandi produzioni recenti. Anzi, è più simile ad un’installazione d’arte contemporanea che ad un palco. La struttura è stata studiata per creare continuo movimento e offrire il senso della profondità. Che sia stato tutto ispirato dal 360° Tour degli U2? In ogni caso, enormi gabbie sistemate dietro e sopra le teste dei musicisti (insieme agli immancabili schermi per le videoproiezioni) producono fasci di luce potentissimi che si riflettono su una miriade di schermi di forma circolare sparsi per il palco. Il risultato è una trama ottica spettacolare, decisamente ipnotica. Dietro la band, una sorta di sipario costituito da strisce di led svolge la doppia funzione di partecipare ai giochi di luce e mostrare le immagini degli artisti e del pubblico. Insomma, più facile accorgersi della sua bellezza dal vivo che non spiegarlo. Immancabile la passerella (idraulica) che consente a Vasco di “camminare” in mezzo al pubblico. D.S.

Ci sono dei momenti nella musica di Vasco che rasentano la perfezione. Ma noi siamo sempre proiettati al futuro. Quello che dobbiamo fare ci piace di più di quello che abbiamo fatto.

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> di Daniele Salomone

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23 Club Dogo

C’è stato un tempo in cui fenomeni musicali nasce-vano spontaneamente, ora da una parte, ora da un’altra. Anni, decenni, in cui intere scene o singole band emergevano dall’anonimato grazie al rapporto diretto tra artisti e pubblico. Se si escludono rarissi-mi casi, oggi quel tempo non c’è più. Per sua e nostra fortuna, Dave Matthews ha messo in piedi la band quando ancora le vie della musica erano libere da caselli e posti di blocco.

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> di Claudio Morsenchio

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Remember this thingsDal 1993 a oggi, in totale sono 9 le produzioni in studio della Dave Matthews Band. A questi vanno aggiunti numerosissi-mi live, tra cui le serie Live Trax (partita nel 2004, fino al vol. 6 è stata venduta solo tramite web) e DMB Live, iniziativa che dal 2008 consente ai fan di acquistare le registrazioni dei concerti in formato digitale (mp3 o flac) sul sito ufficiale della DMB. Ripercorriamo, album per album, la discografia della band di Charlottesville.

1993 - Remember Two Things (Bama Rags Records)Autoprodotto e inciso in gran parte dal vivo (6 tracce su 10), l’esordio della DMB include pezzi (poi riproposti nei successivi Lp) che sono pietre miliari della discografia del gruppo, tra cui Ants Marching e Tripping Billies. Il di-sco si fa apprezzare nel circuito dei college, dove la band comincia a costruirsi un buon seguito di fan. Nel 1997 la RCA decide di ripubblicarlo.

1994 - Recently (Bama Rags Records)E’ il primo e unico Ep della band. Le tracce sono 5 in to-tale: oltre alla cover di All Along The Watchtower di Dylan, spiccano le versioni acustiche di Dancing Nancies e Wa-rehouse registrate dal vivo da Dave Matthews e dal chi-tarrista Tim Reynolds (fedele amico e collaboratore della band, di cui oggi è diventato membro fisso) in un club di Charlottesville.

1994 - Under The Table and Dreaming (RCA)Le cose stanno per esplodere: la DMB firma con una ma-jor e avvalendosi della produzione di Steve Lillywhite pubblica un disco in cui sono inclusi 2 pezzi di Remember Two Things (Ants Marching e Satellite) e 2 di Recenty (Dan-cing Nancies e Warehouse), questa volta in studio-version. L’album consente al gruppo di farsi conoscere in tutti gli Stati Uniti.

1996- Crash (RCA)E’ la definitiva consacrazione. Crash contiene alcuni tra i brani ancora oggi più amati dai fan, tra cui #41 e Crash Into Me, ma è con So Much To Say che la DMB vince un Grammy Award per "Best Rock Vocal Performance by a Duo or Group". In totale l’album ottiene 4 nomination ai Grammy. Dave Matthews è ormai una star e musicista tra i più apprezzati negli Stati Uniti.

1998 - Before These Crowded Streets (RCA)Il terzo disco consecutivo prodotto da Steve Lillywhite debutta al numero 1 nella classifica del celebre magazine americano Billboard, dopo aver venduto 421.000 copie nella prima settimana. L’album segna una svolta in ter-mini di suono (aumenta la complessità degli arrangia-menti) ma non tradisce l’anima della DMB: grandi can-zoni e virtuosismo strumentale.

2001 - Everyday (RCA)Prodotto da Glen Ballard (già con Alanis Morrisette) è un successo commerciale grazie a hit come la title-track e The Space Between. Ma il gruppo non è del tutto soddisfat-to e molti fan pure: il disco suona troppo pop. In rete si diffondono i demo delle prime incisioni di Everyday, con Lillywhite in cabina di regia. Quei pezzi piacciono di più e così la band…torna in studio.

Abbiamo organizzato una petizione on line per chiedere alla gente di manifestare il proprio interesse per i concerti della DMB in Italia e abbiamo raccolto più di 2.000 adesioni

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dopo undici anni di assenza (anche se sarebbe meglio parlare di prima volta, viste le pochissime presenze della data del ‘98) grazie ad una singolare iniziativa dei ragazzi di Con-Fusion. “Tutto è nato dopo il concerto acustico di Dave come soli-sta a Milano, nel marzo del 2007” ci racconta ancora Lenzi. “ Abbiamo conosciuto da vicino il manager della band, ed abbiamo deciso di azzardare una petizione on line, da consegnare al gruppo, che chiedesse alla gente di manifestare il proprio interesse per possibili concerti della DMB in Italia. Tramite il nostro sito, tantissime persone hanno lasciato nome e indirizzo e-mail, che valeva come firma: abbiamo raccolto più di 2.000 adesioni in breve tempo e l’estate successiva abbiamo per-sonalmente consegnato l’esito della petizione alla band. Una delegazione del fan club si è recata a West Palm Beach, in Florida, in occasione di una data della DMB,

portando (letteralmente) a mano la testimonianza d’affetto del pubblico italiano”. Il sacrificio è servito. Dave e soci, nel luglio scorso, si sono calati in quel di Lucca, regalandoci uno degli show più caldi ed emozionanti della loro interminabile car-riera live. Oltre 3 ore e mezza di concerto, esaltante per esecuzione e professionali-tà, seguito dalla promessa di un pronto e solerte ritorno.

Ed eccoci ai giorni nostri. Mantenendo la parola data, la band ha pianificato addirittura tre date in Italia, tutte nel mese di febbraio. Fidatevi di chi ha già avuto la fortuna di assistere ad un concerto della DMB: l’esperienza dal vivo libera senza freni la vera anima, l’essenza più viscerale di ogni singolo membro del gruppo. L’alchimia che si crea dal vivo instaura un legame infrangibile, una sorta di “patto di sangue” tra i musicisti e il pubblico, la stessa che ha consentito, quasi vent’anni

p in cui nulla era studiato, come se venisse fuori da una qualsiasi scalcinata sala prove (oggi lo stile di Dave, jeans-e-maglietta è ampiamente consa-crato), azzerava ulteriormente le distanze instaurando una sensazione di amicizia e fratellanza fra i musicisti e la gente. Insomma, artisti e studenti erano tutti sulla stessa barca.

Altro elemento chiave nell’ascesa della band di Charlottesville è l’at-tività dal vivo. Mentre le canzoni pian piano invadevano le radio di col-lege e campus universitari per poi sbarcare sui network nazionali, Dave e soci suonavano come matti in ogni angolo degli States, diventando una delle più importanti live band americane. Presto il pubblico sareb-be diventato di decine di migliaia di persone. “Il successo nell’ambiente studentesco” continua Luigi, “creava facile e veloce pubblicità alla band

che, senza particolari artefizi del music business, veniva promossa spontaneamente. In breve tempo, il gruppo si è ritrovato a suonare in stadi strapieni ed in luoghi spet-tacolari, come Red Rocks in Colorado, uno dei posti più

suggestivi di tutti gli Usa (a cui la band e` particolarmente legata) e Cen-tral Park, New York City, dove nel settembre 2003 100.000 persone si radunarono per assistere ad un concerto del tour di Busted Stuff ”.

Nelle medesime ragioni che spiegano il successo della Dave Mat-thews Band negli Stati Uniti, vanno, paradossalmente, ricercate le mo-tivazioni della scarsa visibilità del gruppo in Italia. Eppure qualcosa del genere a quanto successo in America sta accadendo oggi nel nostro pa-ese, dove l’amore dei fan più accaniti sta facendo crescere intorno alla band, in modo assolutamente spontaneo, una vera e propria communi-ty, anche qui senza particolari interventi di marketing da parte del music biz. Fino al punto che, l’estate scorsa, il gruppo è tornato nel nostro paese

rovate a chiudere gli occhi e immaginare l’atmosfera di un college americano. Lezioni, aule studio, squadre di football, apprendisti Steve Jobs e perditempo in stile American Pie, cheerleader e future Hillary Clinton. Senza dimenticare confraternite varie ed eventuali. Insom-ma, cultura e cazzeggio nella loro migliore rappresentazione possibi-

le. Terreno fertile per la musica, la cui funzione d’intrattenimento è consolidata da secoli così come la capacità di interpretare l’urgenza espressiva di una generazione o di un contesto socio-culturale. Continuate a tenere gli occhi chiusi e immaginate tutto questo agli inizi degli anni Novanta, quando la musica era ancora uno dei principali strumenti di community all’interno dei college, ben prima che questo termine acquisisse una va-lenza virtuale. All’epoca i social network erano spazi di aggregazione reali e gli mp3 non erano ancora stati inventati (per dirla tutta neanche i cd erano ampiamente diffusi), lo sharing musicale si faceva con il passaparola e lo scambio di cassette registrate. Durante i party privati come in quelli ufficiali, tipo ballo di fine anno, sul palco era più facile che salisse una band con strumenti al seguito piuttosto che un dj. Del resto, ballare e fare festa ascoltando musica dal vivo è una delle più antiche tradizioni del genere umano.

E’ in questo contesto che comincia a farsi conoscere una formazione guidata da un timido ex-barman di origini sudafricane, tale Dave Matthews. La sua band, un gruppo di virtuosi stumentisti, suonava una musica in cui ritmi, suoni e atmosfere diverse si contaminano in modo delizioso ed efficace. “La molteplice influenza di stili del grup-po”, ci spiega Luigi Lenzi, fondatore di Con-Fusion, attivissimo fan club italiano della band, “accontentava tutti. Dal rock al folk, dal pop alla world music, addirittura arri-vando al progressive, chiunque si poteva riconoscere nella musica della Dave Matthews Band”. A tenere tutti questo insieme, quel trascinante groove, che è l’unico, vero marchio di fabbrica del gruppo. “Oltretutto la suadente voce di Dave parlava un linguaggio molto semplice, capace di stabilire un contatto con i ragazzi dei college, coinvolgendoli ed emozionandoli” contina Luigi. Il modo di presentarsi del gruppo, poi, un non-look

Il successo nell’ambiente studentesco creava fa-cile e veloce pubblicità alla band che, senza particolari artefizi del music business, veniva promossa spontane-amente” Luigi Lenzi, fondatore di Con-Fusion.

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continua...

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2002 - Busted Stuff (RCA)La “Lillywhite Session” include pezzi come Bartender, Grey Street e Grace Is Gone, grandi canzoni che meritano di es-sere incise. Alla fine sono ben 9 (su 11) i pezzi di Busted Stuff recuperati da quelle registrazioni. Come singolo di lancio viene però scelta Where Are You Going, nuova com-posizione. L’album è prodotto da Stephen Harris, fonico delle precedenti produzioni.

2005 - Stand Up (RCA)Reduce da un intenso periodo di concerti e dalla pub-blicazione di numerosi live (e qualche progetto solista, come Some Devil di Dave Matthews del 2003), la DMB torna in studio alla fine del 2004 e il maggio successivo pubblica il settimo Lp. Stand Up vale 465.000 copie in una settimana e la testa della Billboard Chart, ma la critica è divisa: capolavoro o disco mediocre?

2009 - Big Whiskey And The GrooGrux King (RCA)Prodotto da Rob Cavallo (Green Day, Alanis Morrisette e altri), è uno degli album più intensi dell’intera discogra-fia della DMB. L’ispirazione di Dave è fortemente toccata dalla tragica scomparsa (nell’estate 2008) di LeRoy Moo-re, sassofonista e membro fondatore della band. Big Whi-skey è la grande risposta a chi vedeva offuscata la stella del gruppo di Charlottesville.

Make some noise!

Nonostante le rare apparizioni in Italia, la Dave Matthews Band può contare nel nostro paese su un nucleo di appassionati che, con rispetto e dedizione, si dedicano alla diffusione di notizie, curiosità, eventi, merchandising ed iniziative riguardo il gruppo americano, promuovendone la conoscenza in Italia. Tutto ha inizio nel 1998, durante la mitica (e per certi versi desolante, vista lo scarsissimo pubblico) apparizione della band a Correggio; lì si sono conosciuti e hanno deciso di creare Con-Fusion. In questi 12 anni hanno organizzato tributi e serate in onore della DMB, diventando uno dei più longevi fan club del gruppo in tutto il mondo. La svolta arriva con la creazione del sito davematthewsband.it; nell’affollatissimo forum girano notizie ufficiali, direttamente dagli Usa, commenti ed attività a livello nazionale. Svariate le iniziative della community legate all’esibizione della band tributo Joe Busted Band ed ai raduni, come in occasione dell’esibizione di Dave Matthews in versione solista (a Milano) e dell’ultimo concerto del gruppo al completo (a Lucca), dove i ragazzi del fan club sfoggiavano riconoscibilissime magliette rosse (nel capoluogo lombardo) e verdi (in Toscana). Per il tris di concerti di questo febbraio, hanno scelto magliette bianche, così il tricolore è completato. Segnaliamo l’evento del 21 febbraio, quando alla Salumeria della Musica di Milano è in programma un party in onore della band. Da non perdere per tutti gli aficionados la programmazione, tutt’ ora in corso in molte città italiane, del documentario Dave Matthews Band : The Road To Big Whiskey, una gigantesca testimonianza sul gruppo di produzione americana con immagini inedite. Secondo voi, chi si è occupato dei sottotitoli in italiano? C.M.

fa, a Dave e compagni di arrivare dritto al cuore del mondo studentesco statuni-tense. Ecco perché il gruppo di Charlottesville continua, in patria, ad essere con-siderato una delle migliori jam-band in circolazione, anzi la migliore, e contem-poraneamente sta aumentando la propria visibilità in Europa, Italia compresa.

Tecnica sopraffina, vibrante energia e mille percorsi musicali rendono unico qualsiasi show. Nonostante il gruppo si diverta a riarrangiare i propri succes-si, inserendo, ampliando, cambiando e manipolando a piacimento i brani, non si corre il rischio di rimanere spiazzati: è normale (o straordinario?), è la Dave Matthews Band, che sul palco sta semplicemente meglio che in qualunque altro posto. Non a caso la discografia live supera di gran lungo quella in studio, fra gli album dal vivo stampati in formato cd e quelli scaricabili dal sito ufficiale (www.davematthewsband.com).

Ricordate l’esperimento iniziale? Adesso gli occhi li potete anche tenere aperti. Magari non catturerete la magia dell’America all’inizio degli anni Novan-ta, qualcuno non avrà più l’età per studiare (chi scrive, ad esempio), i palazzetti delle nostre città non saranno i college di una qualche metropoli statunitense, ma possiamo comunque vivere una grande esperienza, come se la favola della Dave Matthews Band stesse cominciando oggi. E le favole, si sa, hanno sempre il lieto fine. Buon divertimento.

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foto Federico Riva

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i l Sunday Times ha definito Keep calm & carry on “il miglior al-bum inciso dagli Stereophonics sinora”, mentre l’Independent scri-ve che “dopotutto ciò che lo attraversa è la confusione”. In effetti nell’album suonate diversi generi di rock, i pezzi sono molto diver-si tra loro. Eravate confusi o è stato il nuovo produttore Jim Abyss

(già al fianco di Kasabian e Arctic Monkeys) a portarvi in questa direzione?Jim non c’entra, perché ho prodotto il disco insieme a lui. In realtà ogni nota di ogni singolo disco che abbiamo inciso parte da me. Abyss lo abbiamo scelto semplicemente perché, dopo tre album con Jim Lowe, volevamo un nuovo produttore. Ne abbiamo provati un po’, poi ho lavorato con Jim, abbiamo realizzato dei demo insieme e il sound che ne è uscito mi è piaciuto molto. Così abbiamo prodotto Keep Calm & Carry On in-sieme.

Quali musicisti hanno influenzato il sound del nuovo disco?Io ascolto Tom Waits, quindi certamente lui, ma anche i Breeders e i Pixies. Ma po-tremmo anche essere stati influenzati da Dj Shadow, Tom Petty o i Jam, gli Aztec Camera, gli Arctic Monkeys. Ascoltiamo davvero un sacco di musica, potrebbe averci influenzato chiunque.

Come avete scelto il titolo dell’al-bum? Mi sono ispirato ad un vecchio poster di propaganda della Seconda Guerra Mondiale, che non è mai stato usato e che ritrae persone durante quei tempi bui, un’immagine che è stata riprodotta anche su stampe e cartoline. Era nella vetrina di un negozio dietro l’angolo di casa mia, a Londra. Mi piaceva la frase e pensavo fosse appropriata per mol-te delle canzoni del disco, che veicolasse lo stesso messaggio positivo e incoraggiante, ecco perché l’ho scelta.

In realtà trovo che nella maggior parte dei brani di Keep calm & carry on si avverta una sorta di disillusione ricorrente verso il mondo: chiedi che le vostre anime vengano salvate (Trouble), che ti venga mostrata la luce (Show

Me How) e se esista ancora la speranza (100 Mph). Il brano più ottimista è forse Live and Love dove dici “Sii quello che vuoi essere, non aver paura di sognare”. Credi di essere diventato quello che volevi o sei ancora insoddisfatto?Nelle mie canzoni non parlo sempre e necessariamente di me stes-so, ma anche di altri. Sicuramente sono storie realmente vissute. In questo momento della mia vita sono felice con la mia band e sono soddisfatto di dove sono arrivato. Quelle che metto nelle liriche sono tutte storie vere che possono riguardare il mio presente, espe-rienze da me vissute in passato, oppure possono riguardare altri. E soprattutto sono aperte all’interpretazione.

In Uppercut c’è un verso che dice “Pensi di essere un cane, in realtà sei solo una cagna”. E’ dedicato a qualcuno in

particolare?In un certo senso sì. Una sera ero in un bar dove c’erano questi ricchi ra-gazzi di città della mid-dle class, quelli che se ne stanno repressi tutta la settimana ed esplodono il venerdì, danno di mat-to, si ubriacano e cercano

guai. C’è stato un battibecco che si è concluso in una rissa sui mar-ciapiedi fuori dal bar. E così è nato il verso “Uppercut from upper-class” (il montante della upperclass, ndr). Ecco, quella canzone è stata l’opportunità per esprimere il mio disgusto verso quel tipo di comportamento.

Nella stessa canzone canti “Questa città mi sta ucciden-do”, in Trouble sostieni che “non ci sono più soldi in questa città”. Ti riferisci a un luogo reale o immaginario?Ancora una volta bisogna mettere tutto nella giusta prospettiva.

> di Susanna La Polla / foto: Søren Solkiaer

Ci siamo fatti un’idea sbagliata di Kelly Jones. E’ un bravo guaglione, tutto lavoro e famiglia, altro che attaccabrighe. Oddio, qualche scazzottata ogni tan-to ci scappa, ma si tratta solo di spiacevoli episodi. Del resto già il titolo del nuovo album dei suoi Stere-ophonics (Keep Calm & Carry On, uscito il 29/01) è un chiaro indizio di come la pensi. Ecco cosa ci ha raccontato in una “tranquilla” giornata di gennaio, tra una prova e una corsa a scuola dalle figlie.

TUTTo A poSTo

Stereophonics

Milano11/02

Stereophonics Live

“ “Quando sei arrabbiato, non lo rimani per sempre, ad un certo punto ti passa e ti

calmi. Nelle canzoni cogli quell’attimo, che non deve necessariamente rispecchiare come ti senti in un periodo della tua vita

Concorso regalati una Wii

info a pagina 4 e 5

32 livestyle/ stereoPhoNiCs

Non è che io ogni giorno mi ritrovi a fare risse in strada. E’ stata un’esperienza che ho raccontato, perché certe esperienze vanno catturate e raccontate perché se non le scrivi non esisteranno più, non potranno mai essere condivise con gli altri. Quando sei arrabbiato, non rimani arrabbiato per sempre, ad un certo punto ti passa e ti calmi. Nella canzone cogli quell’attimo, che non deve necessariamente rispecchiare come ti senti in un periodo della tua vita”.

Però mi sembra chiaro il riferimento all’attuale crisi che ha investito il mondo occidentale.Nei periodi di crisi la maggior parte della gente si rivolge alla musica, al rock, cerca di divertirsi. Trouble è un pezzo di rock’n’roll ad alto potenziale energetico che parla di un luogo dove fuggire durante i periodi problematici. La musica può diventare un luogo in cui rifugiarsi.

C’è un pezzo, Beerbottle in cui parli dei tuoi genitori. Anche tuo padre cantava in una band (Oscar and the Kingfishers, ndr). Quan-to ha influenzato la tua scelta di fare musica?Moltissimo, sono cresciuto nei club, ho ascoltato tantissima musica ed ero sempre circondato da un sacco di gente che ne faceva. Ascoltavo le loro storie, guardavo persone che suonavano dal vivo, sin da bambino, uscivo con musicisti. Tutto questo certamente è stato de-terminante.

Adesso che anche tu sei padre di due bambine (Lolita Bootsy di 5 anni e Misty di 2), come riesci a conciliare il tuo lavoro di musicista con gli impegni paterni? E’ pesante?Estenuante. Sono appena andato a portare le due bimbe a scuola e dopo che avrò finito questa intervista salterò su una macchina per andare a fare le prove, poi dovrò andare a riprenderle… Insomma, è dura, ma io amo il mio lavoro, scrivere, fare musica ed esibirmi dal vivo ed ho anche due bellissime bambine delle quali prendermi cura e che vedo crescere. Non è stato facile quando siamo partiti per il tour mondiale, che è durato 15 mesi, ma ci siamo organizzati per tornare a casa ogni tre settimane e rimanervi qualche giorno, per bilanciare il tutto. Non ti nascondo che è dannatamente dura ma è un modo per ottenere il

giusto equilibrio nella vita.

E’ noto che in passato non hai avuto un facile rapporto con i media. Com’è la situazione oggi?Quando fai parte di una band e hai 24, 25 anni e ti viene chiesta la tua opinione parli di quello in cui credi e ti dimentichi che hai di fronte un giornalista che vuole riuscire a realizzare un articolo appetitoso. Ora non prendo più così seria-mente le cose che vengono pubblicate ma quando ero più giovane ci credevo e difendevo la mia passione. Non eravamo famosi, non avevamo soldi, non ave-vamo alcuna attenzione da parte dei media, e non c’era una grossa compagnia discografica alle spalle, solo la nostra musica, così allora scrissi il brano Mr Writer che è rivolto ad un giornalista in particolare. Non a tutta la categoria, ma ad una sola persona, anche se alla fine si concluse che non avevo un buon rapporto con tutti i media. Ora sono soddisfatto di quello che faccio e come vedi non ho pro-

blemi a parlare con i giornalisti. Alla fine non fanno altro che chiederti del tuo lavoro e della tua vita, sono assolutamente tranquillo.

A proposito di relazioni complicate: com’è andata a finire con Thom Yorke? Anni fa si diceva aveste avuto problemi dopo una

tua infelice dichiarazione. Avete sistemato la faccenda?Mah, in realtà non ho mai conosciuto Thom Yorke. Alcune riviste qualche tempo fa hanno creato questa notizia e le altre si sono subito accodate ma in realtà io amo i Radiohead e le loro canzoni. NME e Melody Maker all’epoca ne scrissero ma io non ho mai litigato con Thom Yorke.

Che cosa ci dobbiamo aspettare dal vostro show dell’11 febbraio a Milano? Suonerete anche brani dai vostri precedenti album?Abbiamo provato 50 brani fra quelli del nuovo album e di tutti i nostri preceden-ti dischi. Durante il tour cambieremo scaletta ogni sera, come al solito saranno show ad alto potenziale energetico. I membri della band sono tutti ottimi mu-sicisti, ci divertiremo e daremo il nostro meglio per passare e far passare a tutti una bella serata.

“ “Non prendo più così seriamente le cose che vengono pubblicate ma quando ero più giovane ci credevo e difendevo la mia passione. Ora non ho problemi a parlare con i giornalisti

34os

MyLive.itMylive, il primo social network dedicato agli amanti della musica dal vivo! Cerca il gruppo del tuo artista preferito, carica foto e video, crea il tuo blog, incontra altri fan!

> di Daniele Salomone

livestyle

35 Club Dogo

livestyle

> di Roberta Maiorano / foto: Valeria Palma

Eros Ramazzotti

Oggi Eros ha le tempie imbiancate dal tempo, è un padre pre-muroso, un artista completo e soddisfatto, ma c’è stato un tempo in cui era solo un ragazzo pieno di sogni e speranze. Tra allora e oggi la sua storia ha viaggiato in parallelo con quella della musica italiana. Ci siamo divertiti a ricostruire un pez-zetto di questa storia mettendo a confronto 8 hit di Eros con altrettanti brani imprescindibili della canzone tricolore.

SE BASTASSE UNA SoLA cANzoNE…

Q uella sera del 1984 al Teatro Ariston di Sanremo, Eros Ramazzotti era entrato come uno sconosciuto poco più che adolescente, con il giubbotto sdrucito e grandi sogni nascosti sotto i riccioli. Sul palco era salito con le mani in tasca e lo sguardo da duro per cantare la sua Terra promessa. Fu proprio quella sera che, con la vittoria al Festival (nella catego-ria “Nuove Proposte” appena istituita), Eros divenne un nome importante per la mu-sica italiana. A quel primo riconoscimento ne seguirono altri più significativi, ma era

parso evidente sin dall’inizio che con Ramazzotti nasceva una nuova generazione di cantautori, o meglio un modo nuovo di raccontare, attraverso la musica, la nuova realtà giovanile: linguaggio semplice e sen-za retorica, melodie ben curate ma essenziali. In 25 anni di carriera Eros è diventato uno degli italiani più amati e conosciuti all’estero (al suo fianco si sono esibiti personaggi del calibro di Joe Cocker, Tina Turner e Anastacia) e i suoi live continuano ad essere bagni di folla, ovunque. La sua è una discografia ricca di successi che sono già dei classici; anno dopo anno, hit dopo hit, Eros ha segnato indelebilmente la storia della musica italiana. Eccone una prova, un confronto basato su parametri “scientifici”.

I parametriCostruzione musicaleCaratteristiche testualiPosizioni in classificaEco internazionaleSegni particolari

1984E’ un esempio di rock melodico post adolescenziale: ritmo sincopato ed energico,

refrain coinvolgente rafforzato da cori.

Linguaggio ricco di espressioni giovanili da cui traspare la voglia di ritrovare ideali e punti di riferimento.

Il singolo in classifica non ottiene i risultati sperati.

Cuori agitati, da cui è tratta Terra Promessa, è l’album più venduto in Francia alla fine del 1985.

Il brano sarebbe dovuto uscire in ottobre, ma i discografici decidono che è il pezzo giusto per Sanremo.

Una ballata malinconica ma sostenuta da un sound vivace .

Il testo mostra la sofferenza di Antonello per la fine del matrimonio con l’attrice Simona Izzo: rabbia, rimpianto e malessere dell’uomo tradito.

Il 45 giri arriva al numero 5 in classifica e l’album Cuore è il 33 giri più venduto dell’anno.

Non risultano esserci riscontri internazionali per Ci vorrebbe un amico.

Il singolo viene cantato in pubblico poco prima della pubblicazione ufficiale al Circo Massimo, dopo la sconfitta della Roma nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.

Terra promessa Ci vorrebbe un amico (A. Venditti)

35

Roberta Maiorano è co-autrice di 1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita, libro curato da Ezio Guaitamacchi e pubblicato da Rizzoli lo scorso dicembre (928 pagine, 21,50 Euro).

MantovaConegliano (TV)Bolzano

17/0219/0223/02

Eros Ramazzotti Live

Concorso regalati una Wii

info a pagina 4 e 5

36 37livestyle/ eros raMazzotti

Arrangiamenti più raffinati per una delle ballate più amate del cantautore.

La canzone denota grande maturità narrativa. E’ il grido di chi soffre e sogna un'umanità migliore.

Il singolo svetta in testa alla classifica italiana alla fine del ’90 e ci resta per settimane.

Eros è ormai una star internazionale e Se bastasse una canzone, con tutto l’album In ogni senso, entra in classifica in più parti del mondo. Il ’91 segna il debutto ufficiale

negli Stati Uniti.

L’implicito riferimento alla guerra contenuto nel testo viene lanciato in un momento decisamente teso: la Guerra del Golfo sta per sconvolgere il mondo.

Un soul esplosivo e trascinante, melodia accattivante e arrangiamento perfetto.

Il testo è un tributo alle due anime di Zucchero, il soul (citazione di The Devil In Me di Thelma Houston) e il blues (I’ve Got The Devil In Me di Big Foot Chester)

Il brano è inserito nell’album Oro, incenso e birra, il più venduto del ’90 e, con 1.700.000 copie, dell’intera storia della musica italiana.

Diavolo in me è un cavallo di battaglia del tour mondiale del ’90 di Zucchero (con debutto alla Royal Albert Hall di Londra).

Di questo brano esiste una versione cantata in coppia con il grande Solomon Burke.

1990 Se bastasse una canzone Diavolo in me (Zucchero)

1986 Adesso tuLa prima vera, grande ballata di Eros. La musica è composta dal fedele Piero

Cassano.

Il ragazzo di borgata che sogna una vita migliore e nell’amore trova il suo riscatto, il senso profondo dell’esistenza.

Adesso tu stravince il Festival di Sanremo. Dopodichè si piazza al top della classifica e qui resta per numerose settimane.

Il brano lancia il secondo album di Eros, Nuovi eroi, con cui si aprono le porte del mercato spagnolo.

Nel 2007 Adesso tu viene riarrangiata per il greatest hits E²: gli arrangiamenti sono del maestro Gian Piero Reverberi e della London Session Orchestra.

Uno swing sornione, impreziosito da due assoli di clarinetto dello stesso Arbore.

Testo zeppo di doppi sensi, ma ben stemperati dalla solita gentile ironia di Renzo.

La canzone arriva seconda a Sanremo e ottiene un buon riscontro di classifica, facendo tra l’altro parte della fortunata raccolta con i successi di Quelli della notte.

Il clarinetto diverrà, nel tempo, uno dei pezzi più suonati da Renzo e l’Orchestra Italiana e uno dei più amati dal pubblico di tutto il mondo.

Nella classifica ufficiale di Sanremo arriva seconda alle spalle di Adesso tu. Ma sfiora la vittoria per una manciata di punti nella votazione popolare, affidata alle schedine del Totip.

Il clarinetto (R.Arbore)

Rock-ballad dal sapore internazionale, con chitarre distorte e tutto il resto.

Un testo a tratti ermetico che non difetta però mai in positività.

Il brano raggiunge il quarto posto in classifica nel 1993, anticipando il nuovo, grande successo di Eros, l’album Tutte storie.

Nel 1997 la canzone viene inserita nella raccolta Eros, cantata in duetto con Tina Turner (Can’t Stop Thinking Of You): in Olanda, Francia, Belgio e Svizzera

raggiunge la Top 10.

Il videoclip viene firmato da Spike Lee, che per la prima volta lavora con un artista europeo.

La classica canzone melodica italiana, cucita addosso a una giovane e dotata interprete.

Il brano sembra una pagina strappata al diario della diciassettenne Pausini: è il racconto della storia d’amore di due adolescenti, costretti a separarsi.

Con la vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo, la Pausini viene immediatamente catapultata tra i grandi della musica italiana. La solitudine raggiunge il quinto posto in classifica.

Il brano rende la cantante nota a livello internazionale: viene tradotto in spagnolo (La soledad) e in inglese (Loneliness).

La critica prende una cantonata clamorosa durante il Festival: i giornalisti ritengono la ragazzina romagnola un fenomeno passeggero e la canzone zuccherosa e banale.

1993 Cose della vita La solitudine (L.Pausini)

1987 La luce buona delle stelleBallata, dai ritmi pacati e dai toni languidi grazie soprattutto alla voce di Patsy

Kensit.

Sebbene il testo non brilli per originalità, è pur sempre una tenera dichiarazione d’amore.

Il duetto con la Kensit dà una marcia in più al 45 giri che ottiene un buon riscontro in classifica.

Il brano, contenuto nel terzo album In certi momenti, è uno dei fiori all’occhiello di tutto il disco che per la prima volta esce dai confini europei.

In certi momenti ottiene un successo enorme: 900 mila copie vendute solo in Italia e oltre 3.700.000 copie in tutto il mondo.

Uno splendido esempio di ballata in stile rock melodico d’autore.

Scritta a quattro mani da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone, rivela sentimenti inespressi, ansie e speranze di ogni donna.

Fiorella Mannoia porta il brano a Sanremo e conquista all’unanimità il premio della critica. Ma il singolo entra a fatica in hit parade, ottenendo un 10° posto.

Non si hanno notizie rilevanti di una presenza nelle charts estere del brano.

Nell’album che esce un anno dopo, Canzoni per parlare, il brano viene inspiegabilmente tagliato fuori dalla tracklist. Verrà reinserito solo nel 1993 nelle stampe digitali del disco.

Quello che le donne non dicono (F.Mannoia)Una lenta ballata, introdotta da un melanconico arpeggio di chitarra acustica.

La maturità artistica e umana di Eros è tutta qui: ”Guarir non è possibile, la malattia di vivere, sapessi com'è vera questa cosa qui. E se ti fa soffrire un po'

puniscila vivendola, è l'unica maniera sorprenderla così”.

Brano di punta dell’album Stile libero, raggiunge un deludente 19° posto in classifica.

Il duetto con Cher rende Più che puoi un grosso successo in Europa

Stile Libero resiste nelle zone calde e del brano cantato con Cher verrà registrato anche un video. Verranno realizzate anche delle versioni dance destinate alle

discoteche.

Suggestioni elettroniche miste a pennellate rock. L’arrangiamento orchestrale dal vivo, sulla platea del Festival di Sanremo rende il pezzo più intenso.

A firmare il testo, ricco di riferimenti all’uso di alcune “sostanze” è il chitarrista Max Casacci.

Nonostante un deludente 11°posto a Sanremo, Tutti i miei sbagli è l’8° singolo più venduto del 2000.

Non si ha notizia di riscontri a livello internazionale del brano.

Il videoclip, diretto da Luca Pastore, mostra sequenze non-sense alternate ad immagini del gruppo.

2000 Più che puoi Tutti i miei sbagli (Subsonica)

Un brano melodico, d’impostazione classica. Quasi una piccola suite.

Nel testo Eros dichiara la sua totale devozione alla musica, ragione di vita.

Inserito nell’omonimo mini-album, Musica è resta ai vertici della classifica per tutto l’anno.

L’eco del successo del precedente In certi momenti è ancora fortissima in tutto il mondo. Ramazzotti comincia a guadagnarsi la fama d’italiano più conosciuto nel

mondo.

Qualche tempo dopo la pubblicazione, Ramazzotti duetterà in Musica è con un altro astro nascente della musica italiana, Andrea Bocelli.

Brano pop con un taglio orchestrale raffinato e suggestivo, cantato da un attore come Ranieri, capace di soppesare ogni frase con la giusta drammaticità.

Testo scritto da Giampiero Artegiani, racconta il rimpianto per un amore che sta per finire.

Dopo il trionfo sanremese, Perdere l’amore conquista il primato in classifica per 5 settimane consecutive.

La canzone è molto amata anche al di fuori dei confini nazionali, seconda soltanto a Nel blu dipinto di blu di Modugno.

Nel brano suonano due componenti degli allora semisconosciuti componenti di Elio e le Storie Tese: Rocco Tanica al piano e Feiez al sax.

1988 Musica è Perdere l'amore (M.Ranieri) 1988 Parla con me Domani, 21.04.2009 (Artisti uniti per l'Abruzzo)

Un’altra inconfondibile ballata di Eros scritta con i fedeli Cogliati e Guidetti.

Seguito di Terra promessa. Il cantautore, padre di una ragazza di 14 anni, ha provato ad aprire un dialogo con le generazioni più giovani.

Il brano ha anticipato l’uscita di Ali e radici nell’aprile del 2009 (210 mila prenotazioni).

Ali e Radici vende più di 650.000 copie nel mondo.

Il video è stato diretto dal regista Marc Klasfeld e girato a Los Angeles. Presentato in anteprima su Repubblica.tv nell’aprile 2009.

Delicato brano pop interpretato dai più grandi personaggi dello scenario musicale italiano.

Il testo di Mauro Pagani (ex PFM) esprime la speranza per un futuro di ricostruzione e ritorno alla vita per la gente de L’Aquila, distrutta dal terremoto del 6 aprile.

E’il singolo più venduto del 2009. Il ricavato delle vendite è andato interamente alla popolazione abruzzese.

Più che per il brano in questione, è stato l’evento terribile che ha colpito l’Aquila a scuotere il mondo intero.

Si era progettato di reinterpretare Hallelujah di Leonard Cohen, ma l’autorizzazione non è mai arrivata. Mauro Pagani propone di rifare un suo vecchio brano del 2003, intitolato appunto Domani.

38 roCk 'N' fashioN 39os

A cura della redazione

Styled by George Kotsiopoulos at margaretmaldonado.comFoto: Autumn De Wilde

Montarsi la testa dopo aver venduto milioni di dischi è facile, un passaggio quasi obbligato.

Per molti, ma non per tutti, come diceva un famoso spot. Ryan Ted-der e i suoi One Republic, nonostante il big bang del disco d’esordio (ricordate Stop And Stare?) e il successo annunciato del nuovo Waking Up, uscito lo scorso 15 gennaio, tengono i piedi, e non solo, ben piantati al suolo. Ma ci vuole stile per riuscirci davvero.

“Ricordo bene come mi sentivo quando cercavo di venir fuori dall’anonimato, sembra ieri. Ho ancora quella sensazione sulla pelle ed è meglio così: non dimentico chi sono, da dove vengo e resto concentrato sul lavoro. La nostra strada è ancora in divenire, non so dove saremo quando uscirà il terzo o quarto album, ma so bene quali errori dobbiamo evitare”

“Il titolo dell’album? E’ una storia divertente. Il disco doveva chiamarsi Nine, aveva-mo anche l’artwork pronto. Poi abbiamo saputo che contemporaneamente al nostro album sarebbe uscito un film importante con lo stesso titolo. Così l'abbiamo cambia-to. Waking Up non è una risposta a Dream Out Loud. So che sembra così, ma le cose sono andate diversamente”

“Non abbiamo più l’urgenza di spaccare il mondo. Prima ogni canzone era pensata per diven-tare una hit radiofonica. Ma i brani non devono per forza andare da qualche parte ed è quello che succede in Waking Up. Certo, non abbiamo dimenticato che il nostro successo è stato inizialmente agevolato dalle radio”

“Ho composto le canzoni con calma, anche durante il precedente tour, molto prima di sentirmi dire ‘ok hai 6 mesi per scrivere’. Non sopporto le scadenze, non si può fare musica avendo un termine nel tempo. Mi logora. Quando siamo entrati in studio avevo già 5 o 6 canzoni pronte, poi, chiaro, ci sono volute altre session per metterle a posto.

“Nella nostra musica ci sono tanti generi. Ascolto soprattutto band come Radiohead, Arcade Fire, ma non solo rock. One Republic è una delle poche band al mondo che si possono permette-re di spaziare nei generi, dall’hip hop alla musica classica. Le categorie non ci interessano, non abbiamo un genere di riferimento. iTunes non sa come classificarci!”

“Io credo che uno dei principali problemi di molte cosiddette rock band della sce-na attuale sia il fatto che devono per forza sembrare cool. E quindi sono obbligati a vestirsi in un modo, dire certe cose, comportarsi secondo standard che oltretutto esistono da molto tempo. E poi, fondamentale, un bel sorriso a 36 denti, bianchissimi naturalmente”

“Recupereremo la data di Milano ad aprile. Avremo più tempo di quando ne avremmo avuto a gennaio e farà molto più caldo. Sai, noi controlliamo le previsioni del tempo ogni sera e quando ci siamo accorti che d’inverno a Milano fa freddo, ci siamo detti ‘Ehi, aspetta un minuto, vo-gliamo andare in Italia quando fa caldo’”

Da sinistra DREW BROWN (chitarra): Vince shirt, Citizens of Humanity jeans, Yves St. Laurent bootsZACH FILKINS (chitarra e cori): John Varvatos shirt, Diesel Black Gold jeans, Nice Collective boots

RYAN (voce, chitarra, piano): Nice Collective henley, Diesel Black Gold jeans, Vintage combat bootsBRENT KUTZLE (basso, violoncello, cori, tastiere): Gap shirt, Levi's vintage jeans, Vintage combat boots

EDDIE FISHER (batteria, percussioni): Theory shirt, American Apparel tank (under shirt), Gap jeans

STILL ON THE GROUND

40 roCk 'N' fashioN 41os

Da sinistra DREW: Calvin Klein suit, Nice Collective zip up sweater (w/ striped layer), American Apparel tee, Yves St. Laurent bootsBRENT: Etro suit and plaid vest, Cole Haan boots

RYAN: Jean Paul Gaultier suit, American Apparel tee over Vince henley, Moschino vest (over suit), Vintage combat bootsZACH: John Varvatos 3-piece suit, Nice Collective boots

EDDIE: DKNY 3-piece tweed suit, Theory hoodie, American Apparel tee, Vintage combat boots

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Da sinistra EDDIE: Vintage vest, Diesel Black Gold shirt, Gap jeansBRENT: Diesel Black Gold tux jacket, American Apparel henley, Vintage Levi's cords

RYAN: Vintage tuxedo coat, American Apparel tee, Vince pantsZACH: Jean Paul Gaultier blazer, H&M tee

DREW: Theory sweater, John Varvatos vest, H&M pants

44 roCk 'N' fashioN 45os

1. 53,00 € - Piccolo bauletto in velluto con maxi rosa applicata - 2. 500,00 € - Chiodo in pelle nera con collo alla coreana - 3. 322,90 € - Cintura in pelle con fibbia bombata - 4. 107,00 € - Chiodo in felpa grigia con zip trasversale - 5. da 90,00 € a 160,00 € - Bracciali in argento galvanizzati e colorati trattati con varie procedure: satinati, lisci, diamantati, godronati - 6. 245,00 € - Leggings 5 tasche in denim leggerissimo, www.jbrandjeans.com- 7. 85,00 € - Sneakers in pelle e nylon con suola in gomma, riedizione della mitica First Round nata nel 1987 - 8. 75,00 € - Maglia in cotone grigia con maniche a pipistrello e inserti rosa

E allora dai...gioca con me

3. Accessorize

6. J BrAND - oLYMPiA

5. rosAto gioieLLi

8. coMPtoir Des cottoNiers

7. PuMA First rouND MAxx

2. Miss sixtY1. cAMoMiLLA

4. DiMeNsioNe DANzA

Dove devi andare adesso...do'...ve

Baby allora daiGioca con me

E dovunque vai io vengo con te

Non c'e'Nessun perche prendilo com'e'

Fare l'amore e' molto semplice

'Gioca con me'”by Vasco Rossi

1. 59,00 € - Jolly Vintage, zaino sottoposto ad un lavaggio stone washed che gli conferisce un affascinante aspetto used - 2. 70,00 €- Camicia in tartan rosso-nero. - 3. 129,00 € - Modello in acetato colore blu - 4. 129,00 € - Giubbotto zippato in tessuto tecnico blu con dettagli a contrasto ed interno collo in maglia - 5. 52,00 € - Cintura in pelle marrone con fibbia logo storico Levi’s - 6. 127,00 € - AFFILI'ART, collezione che si ispira alle straordinarie opere di Jean-Michel Basquiat, guru della street art newyorkese degli anni'80 - 7. 168,00 € - Jeans neri effetto stropicciato - 8. 90,00 € - Windbreaker in cerata con inserti di felpa

1. MANgo

2. PePe JeANs LoNDoN

3. rAYBAN

4. guru

7. seAL KeY6. reeBoK

5. Levi's8. ADiDAs origiNALs

Non porti dei vestiti

E' proprio li...la forza che hai

Tu addosso li "possiedi"

E quando vedo i movimenti

Di Eileen Casieri e Marianna Maino

Lo sai che cosi non resisto

che faiE scusami tanto

se insisto

46 liverePort/ GeNNaio

Quella volta con i Sonic Youth

Cartoline dal Passato

na decina di anni fa ci capitò una doppia esperienza piutto-sto fuori dall'ordinario. Alcuni di noi si esibivano occasional-mente dal vivo con un progetto folk-rock di Torino chiamato

Howth Castle, guidato da Stefano Giaccone e Lalli, assieme già nei Fran-ti. Thurston Moore, chitarrista dei Sonic Youth, è un grande appassio-nato di musica. La più stravagante possibile. Fra i suoi amori c'erano proprio gli Howth Castle, di cui possedeva tutti i dischi, sebbene si trat-tasse di una piccola band acustica europea. Italiana, nonostante i testi in inglese. Decise allora, Thurston, di invitare gli Howth Castle ad aprire la data milanese dei Sonic Youth. Noi, impietriti ed eccitati di fronte alla possibilità di incontrare, in carne e ossa, coloro che per noi erano fonte di grande ispirazione estetica ed etica, ci presentammo all'appuntamento nel backstage. Dove scoprimmo che Kim Gordon, moglie di Moore, si portava in giro figlia e baby sitter. Che i Sonic Youth erano tranquilli, disponibili e socievoli. Con un camerino pieno di Kinder Bueno (che a fine concerto ci intascammo senza chiedere il permesso).

Finita la serata ci salutammo. L'indomani Moore e compagnia avrebbero suonato a Collegno, Torino, due passi da casa nostra. Ci ri-promettemmo di andarli a vederli. Così accadde, infatti. La sera suc-cessiva ci presentammo nel parco, davanti al palco, per vedere, senza l'ansia da prestazione, il concerto della band. Ma, soprattutto, non fa-cemmo neanche in tempo ad avvicinarci all'area del concerto che tutti coloro che incontravamo si mostravano elettrizzati. Il perché lo capim-mo solo dopo. La sera precedente, prima dei saluti di rito, regalammo a Thurston Moore una delle nostre primissime t-shirt, raffigurante un'ape stilizzata,

pronta a parcheggiarsi su un fiore. La maglia era così naif e infantile che probabilmente a Thurston piacque subito. Di sicuro, comunque, de-cise di indossarla la sera dopo.

Ancora oggi, alcuni di noi hanno appesa in casa la fotografia di Mo-ore che suona con quella maglietta. Immagine di sicuro più duratura del concerto, che durò appena pochi minuti a causa di problemi di pioggia mista a vento. Perturbazione, appunto.

Arctic Monkeys live at PalaSharp - Milano 26/01/2010Photo: Francesco Prandoni

Air live at Magazzini Generali Milano 21/01/2010Photo: Francesco Prandoni

Ingognito live at Blue Note Milano, 29/01/2010Photo: Tommaso Riva

I Sonic Youth negli anni Ottanta, Thurston Moore è il primo da sinistra.

di Rossano Lo Mele (Perturbazione)

U

Rossano Lo Mele è il batterista dei Perturbazione. La band piemontese ha pubblicato il primo disco (Waiting to Happen) nel 1998 e conta in totale 5 album di inediti. Attualmente il gruppo è in studio e il nuovo lavoro vedrà la luce questa primavera. Per tutte le informazioni: www.perturbazione.com

48 what'sNew/ MusiCa 49os

YOU SWAN, GO ON

Mount EerieLost Wisdom (P.W. Elverum & Sun, 2008)

Corinne Bailey Rae

One Republic Delphic

Hot Chip

Sade

Stereophonics Massive Attack

The Sea Virgin

Waking UpInterscope /Universal

AlcolyteChimeric/Cooperative Music

One Life StandParlophone

Soldier of LoveSony Music

Keep calm & carry on Mercury / Universal

HeligolandVerginRecords

DI Tommaso PeranDIn

DI gIannI olfenI

DI gIanluca vIncI

DI gIanluca vIncI

DI gIorgIo rossInI

DI marco rIgamonTI DI marco rIgamonTI

Pat MethenyOrchestrionWarner Music

DI DanIele salomone

icordate Put Your Records On? Sono passati quattro anni da quando Corin-ne Bailey Rae monopolizzava le radio

con quel brano, contenuto nell’omonimo album di debutto. Qui siamo al secondo capitolo: The Sea è un disco intimistico, gradevole, eterogeneo (le influenze vanno da Stevie Wonder a Bjork fino ai Pink Floyd) che trasmette emozioni e stati d’ani-mo talvolta contrapposti. La ragazza di Leeds è cresciuta in fretta e ha registrato un album matu-ro, probabilmente ispirato dalla tragica scomparsa del marito (morto per una fatale overdose). La sua è una malinconia leggera, serena, che si diffonde con dolcezza e intensità grazie a quell’atmosfera che solo il soul sa creare. In questo senso il brano che chiude la tracklist (e che dà il titolo all’album), con quel “goodbye” di congedo, è il manifesto del feeling che pervade The Sea. Che non è un disco triste, anzi. Ci sono ritmi jazzy (Feels Like The First Time) e rock (Paper Dolls), che si fondono in una commistione di generi ben riassunta da Diving For Hearts. Siamo parlando di quello che si dice “un disco per palati raffinati”.

arlare di un album come l’ultimo di Pat Metheny non può limitarsi all’aspetto musicale. Il progetto me-

rita di essere illustrato nel suo complesso, spe-cialmente quando chi scrive se l’è fatto spiegare dall’autore stesso. Dunque, cos’è Orchestrion? Semplice, una rivoluzione. Pat ha passato gli ultimi 4 anni a studiare, insieme ad un gruppo selezionato di inventori, la possibilità di allesti-re una vera e propria orchestra meccanica che dipendesse da un unico musicista. Ci è riuscito: oggi è in grado di azionare un’intera ensamble senza che gli siano spuntate altre mani. Come? Lanciando impulsi (con una chitarra o una ta-stiera) a marchingegni che, applicati a strumen-ti, li fanno suonare in automatico e in contem-poranea come fossero impugnati da musicisti in carne e ossa. Tecnologia a parte, l’invenzione consente a Pat (in futuro chissà a quanti altri) di espandere infinitamente le potenzialità ar-tistiche dell’individuo. Era questo il fine unico del chitarrista americano: da solo è in grado di riprodurre in presa diretta, senza sovraincisio-ni, la complessità di un’intera orchestra, anche e soprattutto dal vivo. Capite bene che una simile tecnologia abbinata al genio compositivo e chi-tarristico di Pat Metheny ha prodotto qualcosa di straordinario. Qualcosa di cui solo tra qual-che anno valuteremo il reale impatto.

he Ryan Tedder, cantante e prin-cipale artefice del progetto One Republic, fosse uno bravo lo si era

intuito fin dall’esordio. Dream Out Loud, del 2007, mostrava una non comune capacità di “muoversi tra le linee”, spaziando tra generi apparentemente molto distanti come hip hop e rock. Una formula vincente che, con il contri-buto dei singoli Apologize e Stop And Stare, ha permesso all’album di vendere 2 milioni copie, per la gioia dell’onnipresente Timbaland, pro-duttore esecutivo del disco e padrino artistico di Tedder.Oggi il talento del trentunenne musicista di Co-lorado Springs (che, sia chiaro, trova supporto nel lavoro degli altri guys della band) si ma-nifesta in modo ben più evidente. Waking Up è un disco maturo e strutturato, ben più com-plesso negli arrangiamenti e nella costruzione complessiva. Alla manciata di future (probabi-li) hit, tra cui il singolo di lancio All The Right Moves e la title-track, si aggiungono momenti di grande intensità musicale, come Everybody Loves Me (groove trascinante) e la dolcissima Lullaby che chiude il disco. E’ intatta la capa-cità di spaziare tra r’n’b timbalandiano e rock à la Coldplay, qui ancora più convincente che all’esordio. Le rivoluzioni stanno altrove, ma i ragazzi ci sanno fare.

i apre bene il 2010 della scena dance-elettronica con l’album di debutto dei Delphic, band di Manchester prodotta da Ewan Paterson, che ha raccolto ampissimi consensi in patria. Ascol-

tando il disco è facile immergersi in una sorta di limbo magico fatto di voci angeliche. Con brani come Red light e Acolyte (e i loro intermezzi di big beat in particolare) la sensazione è di fare veri e proprio viag-gi interstellari capaci di annullare il pensiero per lasciare spazio solo ai muscoli e al loro movimento. Certo, in alcuni momenti è davvero difficile non pensare ai cugini manchesteriani The Chemical Brothers, tra i suoni spinti dei synth e le vibranti basi portate al limite del down tempo. In ogni caso, Acolyte è un ottimo esordio e i Delphic una band di cui sentiremo parlare.

egolare come un orologio svizzero, arriva il nuovo lavoro (il quarto in 6 anni, Ep esclusi) della band electropop londine-se. Dopo Made In The Dark (del 2008), un album di grinta

sintetizzata e micro music fusa ad imponenti baseline, il gruppo ingle-se cambia pelle, rinnovando il suo stile seppur conservando la propria identità. One Life Stand sembra essere maggiormente riconducibile a sonorità meno acide, che ricordano la dance anni 90 dei Pet Shop Boys. Ma le influenze di questo lavoro sono molteplici ed eterogenee: funky, soul, elettronica e house music centrifugati con la sapiente regia dei cin-que Hot Chip. Dovendo racchiudere in un brano l’essenza musicale di One Life Stand, funziona molto bene Keep Quiet; Alley Cats, peraltro già cantata regolarmente durante lo scorso tour.

orna Sade dieci anni dopo l’ultima pubblicazione, Lovers Rock. Una de-cade da cui il mondo, non solo quel-

lo della musica, esce radicalmente cambiato. Ciò che è rimasto uguale è l’approccio di Sade, sia dal punto di vista dei temi trattati, sia sotto l’aspetto prettamente sonoro. Le atmosfere di Soldier Of Love sono figlie legittime del sound dei suoi illu-stri predecessori. Eppure il disco non è una pro-va di immobilismo artistico. Al contrario: i dieci brani della track list sono la naturale evoluzione della musica che ha reso celebre l’artista di origine nigeriana, “esplosa” nel 1984 con il singolo Smooth Operator. Gia nel brano d’apertura, The Moon And The Sky, il suono risulta più che mai contempora-neo, mentre nella title-track (che sarà anche il pri-mo singolo) è evidente la ricerca di un sound più intenso e deciso rispetto al passato. E’ la voce di Sade che rende il tutto inconfondibile, quel timbro sensuale, elegante, vellutato che a tratti raggiunge vette d’intensità straordinarie, come nella meravi-gliosa Morning Bird, o in Long Hard Road. Un rien-tro in grande stile.

ai giudicare un album dal titolo o dal-la copertina: si rischia di essere super-ficiali. Ma purtroppo ci sono dei casi

che esulano da questa regola e non fa sicuramente piacere al sottoscritto (grande fan degli Stereopho-nics) constatare che quell' immagine e quelle pa-role, che riprendono un manifesto della Seconda Guerra Mondiale, hanno un che di insipido che si sposa perfettamente con il contenuto del disco. E dire che la voce di Kelly Jones è al solito magica-mente perfetta e in alcuni casi (Innocent, Beerbottle) le melodie si dimostrano degne comprimarie, pro-vocando più di un accenno di brividi sulla pelle. Ma la contestualizzazione dell'album è general-mente troppo povera: che si tratti di canzoncine buttate li in due minuti (Trouble), di pezzi senz'ani-ma (Wonder) o di brani dal testo che definire poco profondo è un eufemismo (I Got Your Number), il risultato è quello di un encefalogramma quasi piatto. La sensazione (brutta) è che il frontman de-gli Stereophonics abbia riservato gli spunti più in-timi e drammatici alla sua carriera solista (ascolta-re Only The Names Have Been Changed per credere), lasciando la band in una terra di blando pop/rock da almeno 7 anni a questa parte. Resusciteranno prima o poi?

l clima di fervida attesa per il nuovo lavoro dei Massive Attack non dipende unica-mente dai 7 anni di distanza dall’ultimo

disco; tanti indizi (dalla raccolta Collected, che chiu-de un’era, al ritorno di Daddy G in studio a fianco di Del Naja) portano a credere che Heligoland rap-presenti una nuova pagina nella storia della band. Il punto di partenza per chi non ha mai smesso di credere nel collettivo di Bristol deve necessa-riamente essere Girl I Love You: incipit di basso profondo presto accompagnato da un beat scarno, dalla rassicurante voce di Horace Andy (uno dei padri del roots reggae) e infine da un miscuglio di fiati a tratti stonati ma in qualche modo perfetti. A riportare in vita un “genere” troppo in fretta dato per morto (leggasi trip-hop) contribuiscono diversi elementi: il climax di archi distorti in Para-dise Circus, con la toccante interpretazione di Hope Sandoval, il blues Pray For Rain affidato a Tunde dei T.V. On The Radio; e ancora, l’incedere lento e insicuro di Splitting The Atom, la presenza dol-ce e inquietante di Martina Topley-Bird, la vibra dub-acid di Flat Of The Blade e quel tocco di spleen tipicamente british ad opera di Damon Albarn in Saturday Comes Slow. Trip-hop is very much alive.

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P CS

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M In campo musicale la cover sembra essere il trend del momento. Negli ultimi mesi gli album di rifacimenti (di pezzi più o meno noti) si sono sprecati, anche da parte di artisti insospettabili, lasciando il dubbio che più che una moda questa possa

essere la spia di un inaridimento di ispirazione generale. Anche un numero uno assoluto come Peter Gabriel non è sfuggito alla rete delle cover ma, siccome anche in questo tipo di pratica i veri valori emergono, l’ex frontman dei Genesis ha dato ancora una volta prova di cosa sia un vero artista. Scratch My Back non è infatti la classica raccolta di insipide e irritanti copie carbone, sempre più sbiadite degli originali, ma una serie di vere e proprie riletture con arrangiamenti acustico-orchestrali. I brani originali sullo sfondo si riconoscono ma il modo in cui Gabriel li interiorizza e fa propri trasforma di fatto questo in una sorta di disco di inediti; è come se autori diversi si fossero (loro malgrado) messi a disposizione del pignolissimo Peter che in questo modo ha potuto concentrarsi maggiormente sul ruolo di interprete. Gli artisti coverizzati vanno da David Bowie a Neil Young, dai Radiohead a Paul Simon, con una scelta di brani che evita accuratamente le grandi hit (eccetto Heroes). Il progetto prevede una seconda parte (I’ll Scratch Yours) in cui gli artisti scelti restituiranno il favore interpretando ciascuno un pezzo di Gabriel. Una sfida aperta, ma anche puntare al pari sarà impresa ardua.

I

Peter Gabriel HOT LISTHeartSugar

DI DanIele salomone

1

Dieci brani dalla playlist di The Niro.

MY NAME IS CARNIVAL

Jackson C. FrankMy Name Is Carnival (Columbia, 1965)

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KEEP YOUR DISTANCE

Amon TobinFoley Room (Ninja Tune, 2007)

COLD BEER AND CIGARETTES

David BazanFewer Moving Parts (Barsuk Records, 2006)

MASTER'S HAND

Charlotte GainsbourgIRM (Because Music, 2009)

SILVER SOUL

Beach HouseTeen Dream (Sub Pop, 2010)

WRITTEN IN REVERSE

SpoonTransference (Merge Records, 2010)

RED SUN, NO. 5

Owen PalletHeartland (Domino, 2010)

SHE'S STILL HERE

Cody ChestnuttThe Headphones Pasetrpiece (Ready, Set, Go, 2002)

SKINNY LOVE

Bon IverFor Emma, Forever Ago (Jagjaguwar, 2008)

Davide Combusti esordisce nel 2008 con l’album che porta il suo nome d’arte (The Niro), di cui tutti ricordiamo il singolo Liar. Il cantautore romano si era già fatto conoscere, soprat-tutto all’estero, per le sue abilità di performer. Attualmente Davide è in studio e la pubblicazione del suo secondo disco è prevista per il prossimo marzo. Seguitelo su theniro.com.

50 what'sNew/ CiNeMa a cura di Nick

Usa, Gb , drammatico 2009

Con Rachel Weisz, Mark Wahlberg, Saoirse Ronan, Susan Sarandon, Stanley Tucci

Di Peter Jackson

ennsylvania, 1973. Susie, detta Salmon, è una vivace e solare ragazza di 14 anni che vive cir-

condata dall'affetto della sua famiglia. La sua vita scorre tranquilla, sino a quando un giorno, mentre sta tornando a casa, vie-ne adescata con l'inganno dal suo vicino che la brutalizza e la uccide spietatamente, nascondendone il cadavere. Salmon si ri-trova così in una sorta di limbo, a metà tra l'aldilà e la vita terrena, e da questo luogo, che sembra il Paradiso, osserva le vite dei suoi familiari, che non si rassegnano alla

perdita, del ragazzo di cui è innamorata e del suo assassino, di cui vorrebbe ven-dicarsi. Sarà costretta in questo posto sino a che il suo corpo non sarà ritrovato e lei non potrà finalmente riposare in pace.

Perchè vederlo?Dal complesso romanzo di Alice Sebold, vendutissimo in America e ispirato a un episodio accaduto alla scrittrice. Sconvol-gente, controverso, sbilanciato tra il crudo realismo della storia (vera) e la vertiginosa dimensione fantastica. Che Peter Jackson

sia uno dei grandi visionari del nostro tempo, non c'è dubbio. Da non perdere, in ogni caso. Con un inquietante Stanley Tucci che meriterebbe l'Oscar per la sua magnifica interpretazione.

Amabili Resti

E’ in edicola nick ferbbraio !P

Basato sul romanzo Playing the Enemy: Nelson Mandela and the Game that Chan-ged a Nation di John Carlin, ispirato alla vita del presidente della Repubblica del Sudafrica, la nuova pellicola di Clint Ea-stwood narra di come Mandela, dopo la vittoria alle prime elezioni democra-tiche seguite all’Apartheid, abbia unito le sue forze con quelle del capitano della squadra di rugby sudafricana Francois Pienaar durante la Coppa del mondo ospitata nel Paese nel 1995.

Perchè vederlo?Dopo il successo ottenuto lo scorso anno con Gran Torino, il vecchio Eastwood è di nuovo al botteghino. In America il film è stato accolto più tiepidamente del previsto. Speriamo in una sorte diversa nelle nostre sale.

Invictus

Usa, drammatico 2009Con Morgan Freeman, Matt Damon, Scott Eastwood, Zak FeaunatiDi Clint Eastwood

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

Lawrence Talbot torna nel suo paesino natale in Scozia per indagare sulla scom-parsa misteriosa del fratello, ma viene morso da un lupo, e scopre una maledi-zione millenaria a attenderlo. Dopo oltre un anno di rinvii e slittamenti sulla data di uscita, avvicendamenti in cabina di regia e (si dice) mezzo film rigirato dac-capo, è finalmente arrivato il momento dell’atteso kolossal gotico su uno dei mostri classici più longevi del cinema. Benicio Del Toro promette di essere un licantropo niente male.

Perchè vederlo?Da non perdere per chi amava i mitici horror della Universal e quelli altrettan-to leggendari della Hammer (la trama può ricordare un classico assoluto del cinema di licantropi, il notevole L’im-placabile condanna, 1961, con Oliver Reed mannaro).

Wolfman

Gb, Usa , horror 2009Con Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Emily BluntDi Joe Johnston

In un futuro non troppo remoto, dopo che anche l’ultima guerra è finita, la Ter-ra è un paesaggio arido e desertificato, una tabula rasa seguita all’esplosione del sole. Il paesaggio post-Apocalisse (il film è girato in New Mexico) è in balia della violenza anarchica delle gang, la civiltà è un ricordo lontano, non c’è legge, né dio. Un guerriero attraversa le macerie combattendo per custodire un misterio-so libro, che nasconde una speranza e pare serbare prospettive di redenzione per l’umanità.

Perchè vederlo?Per il talento visionario degli autori di La vera storia di Jack lo squartatore, alle prese con gli umori da fine della storia che permeano l’immaginario contem-poraneo. E per capire come si spendono ottanta milioni di dollari di budget.

Codice Genesi

Usa, azione 2010Con Denzel Washington, Gary Oldman, Mila KunisDi Albert e Allen Hughes

Katie e Micah si sono trasferiti in una nuova casa a San Diego, California. Strani rumori notturni, imputabili a una presenza soprannaturale, spaven-tano Katie, che da piccola ha già avuto una traumatica esperienza poltergeist. Micah decide di filmare di notte, grazie a una nuova videocamera digitale, la stanza dove dormono. Col passare dei giorni crescono sia le prove che qualco-sa d’invisibile abita la casa, sia l’osses-sione di Micah per documentare ciò che sta accadendo.

Perchè vederlo?L’esordiente Oren Peli, spendendo 15mila dollari, è riuscito a guadagnarne 142 milioni, grazie all’interessamento di Steven Spielberg, che ha voluto distri-buire il film. Un nuovo The Blair Witch Project a tratti veramente spaventoso.

Paranormal Activity

Gb, horror 2007Con Steve Evets, Eric CantonaDi Oren Peli

critica

pubblico

WOLFMAN TRA LE NUVOLE IL FIGLIO PIÙ PICCOLOCODICE GENESI

PETER JACKSON

MARION COTILLARD

OREN PELI

ETHAN HAWKE

DIVO . LAVORA SOLO CON I MIGLIORI. SI BATTE PER L�AMBIENTE. E RIFIUTA LO STAR SYSTEM. NEL ���� RITORNA LEONARDO DICAPRIO, IL PI٠GRANDE ATTORE DEL NUOVO DECENNIO

�� 2010

LOST � BERLINOOSCARCENSURA BURLESQUE LINGUAGGIOCEANO

APRILE 201006 CONEGLIANO (TV) ZOPPAS ARENA08 ANCONA PALA ROSSINI10 BOLOGNA FUTUR SHOW STATION12 FIRENZE NELSON MANDELA FORUM14 MANTOVA PALA BAM16 ROMA PALA LOTTOMATICA19 CASERTA PALA MAGGIO’21 CONVERSANO (BA) PALA SAN GIACOMO23 ACIREALE (CT) PALASPORT

MAGGIO 201003 GENOVA VAILLANT PALACE05 TORINO PALA OLIMPICO07 PADOVA PALASPORT10 PERUGIA PALA EVANGELISTI12 MODENA PALA PANINI14 MILANO MEDIOLANUM FORUM

ELISA TORNA IN TOURCON IL SUO NUOVO ALBUM

DA APRILE 2010COMODO E SICURO

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52 a cura di Marco Rigamontiwhat'sNew/ GaMes

L’idea che stava alla base di Army Of Two era cavalcare l’onda del successo di Ge-ars Of War, ma con una focalizzazione più spinta sulla collaborazione tra due giocatori; l’obiettivo era stato centrato solo in parte, per la presenza di alcune lacune tecniche non trascurabili. E’ ora il momento del sequel, che fin dalle prime battute si presenta molto meglio del suo predecessore. Ma la forza di The 40th Day non sta tanto nelle prevedibili migliorie grafiche, quanto nell’ulteriore ampliamento delle dinamiche di coo-perazione, che ora prevedono tattiche

di gestione che vanno al di là del clas-sico “entra e distruggi tutto quello che si muove” o dell’ormai obbligatorio “sii furtivo e fai con calma” (si può per esempio fingere di arrendersi alzando le mani mentre il proprio compare aspetta il momento giusto per colpire acquattato nell’angolo). A tratti frustrante quanto in generale divertente, è un titolo che verrà sicuramente penalizzato dalla presenza di uscite contemporanee di ben altro ca-libro, e che quindi attirerà l’attenzione degli amanti del genere senza diventare un “must-have” a tutti gli effetti.

Army Of Two: The 40th Day

(PS3 – PSP - Xbox 360) Genere: Third-person shooter

EA Montreal / Electronic Arts

Immaginatevi una strega con la faccia da segretaria sexy provvista di un fisi-co mozzafiato e di un senso dell’humor “anglo-giapponese”. Ora gettatela attra-verso una banale discendenza in mezzo ad una guerra tra fazioni di angeli e de-moni che lottano per dominare il mondo. Ecco, quella strega si chiama Bayonetta, ed è l’eroina dell’ultimo Hack’n’Slash (genere video ludico che tradotto lette-ralmente diventa “taglia e sfregia”) pro-dotto da Platinum Games. Il paragone con la saga di Devil May Cry è dovuto, ma non scontato; infatti, a differenza del

gioco targato Capcom , qui i combatti-menti sono di gran lunga più “pensati” e, cosa da non sottovalutare, il livello di difficoltà è leggermente inferiore (anche grazie alla molto ben calibrata curva di apprendimento). Trama ingenua a par-te, è un titolo che oltre ad essere bello da vedere provoca assuefazione e un impa-gabile senso di padronanza dei comandi, soprattutto se giocato a livelli hardcore. Un ottimo modo per inaugurare quello che è già stato definito “l’anno d’oro del game-playing”.

E’ finalmente tornato il momento di rispolverare la divisa del comandante Shepard, già protagonista del primo pluripremiato episodio della (ex) trilo-gia di Mass Effect (il successo ottenuto con l’esordio ha fatto si che BioWare decidesse di non limitare a tre le punta-te della saga, mossa condivisa da pres-soché ogni singolo videogiocatore sulla terra). Ovvio, dato il lungo periodo di attesa e la proliferazione di voci e pseu-do anteprime, il rischio delusione (anche minima) era in agguato: ma adesso non c’è niente da temere, perché bastano

i primi minuti di gioco per capire che questo non è solo un degno follow up, ma qualcosa che si avvicina alla perfe-zione. L’equilibrio tra azione, avventura e RPG è stato ulteriormente migliorato, il gameplay è più efficiente e immediato, il comparto sonoro e quello grafico sono a dir poco eccellenti e la varietà (e di con-seguenza la ri-giocabilità) del titolo sono elevatissime. Detto senza mezzi termini: un capolavoro annunciato.

C’era una volta Alone In The Dark. Poi venne Biohazard (meglio noto in Euro-pa come Resident Evil), e in quel momen-to nacque un nuovo genere denominato “survival horror”. Intorno alla fine del millennio la famiglia si allarga con i vari Silent Hill, Project Zero e Clock Tower, e diventa una categoria amata da una fet-ta sempre più importante di giocatori. Oggi è assodato: il grafico che disegna la popolarità di questo genere è in caduta libera. Sembra assurdo, ma i possessori di una console di settima generazione non hanno ancora avuto la fortuna di af-

frontare un’avventura della bellezza dei sopracitati titoli (Dead Space e Resident Evil 5 esclusi, anche se per molti aspetti il secondo ha in parte tradito le aspetta-tive). Sebbene l’atmosfera claustrofobica del film sia rispettata, Saw si configura come gioco destinato unicamente ai veri appassionati della saga a causa di un sistema di controllo snervante, della pochezza degli enigmi e della ripetitivi-tà delle situazioni via via affrontate. Un vero peccato.

Bayonetta

Mass Effect 2 Saw

(PS3 – Xbox 360) Genere: Action

Platinum Games / Sega

(Xbox 360 – Play Station 3) Genere: Action RPG

BioWare / Electronic Arts (Xbox 360 – Play Station 3) Genere: Survival horror

Zombie Studios / Konami

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RUMORSi farà? Non si farà? Questo il grande dilem-ma che attanaglia la rete e il mondo dell’in-formazione musicale in quest’ultimo mese.

Stiamo parlando dell’Heineken Jammin’ Festival e capite bene perchè la suspense ed il tam tam di notizie si facciano sempre più pressanti. Del resto aspettia-mo tutti un grande festival, l’Italia se lo merita, e poi i nomi che circolano sono importanti. L’unica certezza sembra essere la location, quel parco San Giuliano di Mestre (Venezia) che stava ospitando l’edizione 2008 prima che una tromba d’aria rovinasse tutto. Il toto-artisti vede tra i più quotati Green Day, Iron Maiden, Placebo, Gossip e, in seconda battuta, si fa il nome di Red Hot Chili Peppers. Tra questi big si insinuano i Pearl Jam, e qui il mistero si infittisce. Il gruppo di Eddie Vedder è dato allo stadio Friuli di Udine per il 6 luglio, ma mancano conferme ufficiali. In più l’Hei-neken dovrebbe essere nello stesso periodo (il primo weekend di luglio) e tra Mestre e Udine si rimarreb-be comunque nel nord-est: sembra più probabile che in caso di unica data italiana, la band di Seattle scelga il festival.

Passiamo agli artisti di casa nostra. Si dice che Li-gabue possa essere l’headliner della giornata dedica-ta al rock italiano visto il forfait di Vasco, impegnato con il suo tour europeo indoor. Ma voci di corridoio giunte alle nostre orecchie vogliono il Liga impe-

gnato in una nuova tournèe estiva negli stadi, di cui tappa certa sarebbe lo stadio di S. Siro a Milano. Di sicuro qualcosa bolle in pentola, se il programma Stereo a palla in onda su Ligachannel (canale multi-mediale ufficiale di Ligabue) ha dato appuntamento ai fan per il 4 febbraio con “nuovi temi e possibili anticipazioni”.

Abbandoniamo l’Heineken per concentrarci su altri rumors. Rimaniamo in tema di concerti e sem-pre in Veneto, che oltre ad essere uno dei centri ne-vralgici del tessuto economico italiano, sembra voler diventare anche il punto di riferimento per i festival musicali. Il Piazzolla Live Festival di Piazzolla sul Brenta (PD) si è aggiudicato Mark Knopfler, a cui si aggiungerebbe Neil Young, anche se la Zed Live ha rivelato che potrebbe portarlo in piazza San Marco a Venezia. A proposito di questa suggestiva location, si vocifera che potrebbe ospitare anche Bob Dylan. A conclusione di questa panoramica veneta segna-liamo anche l’eventualità di un grande concerto sul-la spiaggia, probabilmente a Sottomarina (VE), che avrebbe come protagonista Lady Gaga.

L’evento principe dell’estate sembra comunque essere l’Heineken Jammin’ Festival (che potrebbe an-che cambiare nome con l’ingresso di un nuovo spon-sor). Scomodando e storpiando il Manzoni, sembra proprio che questo festival s’abbia da fare.

Sa cura di Francesca VuottoNews, anticipazioni e mezze verità

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50 Cent - Acireale (CT)Alessandra Amoroso - Porto S.Giorgio (AP)Alex Britti - Cosenza Spandau Ballet - Milano

Alessandra Amoroso - Bologna Elio e le Storie Tese - Catania Imogen Heap - Milano

Elio e le Storie Tese - NapoliPat Metheny - MilanoYeasayer - Milano

30 Seconds To Mars - Milano

Carmen Consoli - Palermo Hayseed Dixie - Torino Hayseed Dixie - MilanoK. Costner & Modern West - Milano

Elio e le Storie Tese - La Spezia J-Ax - Firenze Lacuna Coil - Milano Spandau Ballet - Roma

Alessandra Amoroso - Trieste Florence and the Machine - BolognaJ-Ax - Milano Morgan - Mantova

Afterhours - MilanoElio e le Storie Tese - Rosignano Solvay (LI)Pat Metheny - FirenzeThe Cranberries - Milano

Afterhours - Roma Katatonia - MilanoMotel Connection - Campobasso

Carmen Consoli - Teramo Katatonia - RomaLe Vibrazioni - FirenzeMotel Connection - NapoliTokio Hotel - Torino

Afterhours - CesenaCarmen Consoli - Ripamolisani (CB)J-Ax - Napoli Motel Connection - BariPort-Royal - Ferrara

J-Ax - Cesena Afterhours - PadovaGiuliano Palma&The Bluebeaters - Nonantola (MO) J-Ax - Firenze Le Vibrazioni - Roncade (TV)Motel Connection - Lanciano (CH)Nina Zilli - Legnano (MI)Tokio Hotel - Padova

Alex Britti - Genova Carmen Consoli - CivitanovaMarche (MC) Hot Chip - Milano Le Vibrazioni - Torino

Carmen Consoli - Ancona Enrico Ruggeri - Padova Le Vibrazioni - MilanoMotel Connection - BresciaNiccolò Fabi - Potenza

Afterhours - FirenzeCarmen Consoli - Assisi (PG) Le Vibrazioni - CesenaMotel Connection - RomaNiccolò Fabi - TeramoNina Zilli - Modena

Giuliano Palma&The Bluebeaters - Civitanova Marche (MC)

Afterhours - AscoliAlessandra Amoroso - Genova Alex Britti - RomaSpandau Ballet - Firenze

Afterhours - BolognaAlessandra Amoroso - Trento Carmen Consoli - Belluno Elio e le Storie Tese - LecceJ-Ax - Milano

Alessandra Amoroso - Brescia Carmen Consoli - Reggio Emilia Elio e le Storie Tese - Bitritto (BA)

Afterhours - TorinoCarmen Consoli - Gattatico (RE) Elio e le Storie Tese - CosenzaJ-Ax - Pescara Motel Connection - MilanoNiccolò Fabi - Alcamo (TP)

Alessandra Amoroso - PadovaJ-Ax - Roncade (TV) Motel Connection - RiminiYeasayer - Roma

J-Ax - Nonantola (MO)

Afterhours - Montichiari (BS)Alessandra Amoroso - Pavia Carmen Consoli - MilanoJ-Ax - Padova Lacuna Coil - Roma Motel Connection - Nonantola (MO) Niccolò Fabi - Gattatico (RE)Nina Zilli - Cosenza

Alessandra Amoroso - Torino Carmen Consoli - MilanoLacuna Coil - BolognaNina Zilli - Roma

Alessandra Amoroso - Piacenza Carmen Consoli - Milano J-Ax - BolognaLacuna Coil - Roncade (TV) Niccolò Fabi - TrentoNina Zilli - Isernia