o casta musica - rassegna stampa

33
RASSEGNA STAMPA WWW.VOLOLIBEROEDIZIONI.IT

Upload: vololibero

Post on 28-Mar-2016

224 views

Category:

Documents


4 download

DESCRIPTION

FABIO ZUFFANTIO CASTA MUSICAPamphlet ribelle contro la “Malamusica”Con interventi diStefano Isidoro Bianchi, Mox Cristadoro, Mario De Luigi, Eugenio Finardi, Massimo Gasperini, Tommaso Labranca, gianCarlo Onorato, Matthias Scheller

TRANSCRIPT

Page 1: O Casta Musica - Rassegna stampa

 

RASSEGNA STAMPA

WWW.VOLOLIBEROEDIZIONI.IT 

Page 2: O Casta Musica - Rassegna stampa

23

Page 3: O Casta Musica - Rassegna stampa

24

Page 4: O Casta Musica - Rassegna stampa

25

Page 5: O Casta Musica - Rassegna stampa

26

Page 6: O Casta Musica - Rassegna stampa

27

http://athosenrile.blogspot.it/2012/06/fabio-zuffanti-o-casta-musica.html

Page 7: O Casta Musica - Rassegna stampa

28

http://www.rockol.it/news-387710/Fabio-Zuffanti--O-Casta-Musica

Page 8: O Casta Musica - Rassegna stampa

 

Page 9: O Casta Musica - Rassegna stampa

32

http://2002again.wordpress.com/2012/06/20/517/

Page 10: O Casta Musica - Rassegna stampa

33

http://www.sololibri.net/O-casta-musica-Fabio-Zuffanti.html

Page 11: O Casta Musica - Rassegna stampa

39

http://www.eclipse-magazine.it/cultura/letteratura/narrativa/o-casta-musica.html

Page 12: O Casta Musica - Rassegna stampa

40

http://www.italianissima.net/articoli/articolo.asp?articolo=201262814846.txt&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaig

n=Feed%3A+Italianissimanet-articoli+%28Italianissima.net%29

Page 13: O Casta Musica - Rassegna stampa

Le casediscografichee i mezzi di

comunicazionehanno il limite diconcentrarsiunicamentesui soliti noti.E gli altri?

IL PAMPHLET � Lo sfogo di Fabio Zuffanti

«Sparo a zerosulla “casta”della musicaInizio da Faber»Nel mirino: star, major, radio, djDIEGO CURCIO

ucchero comesimbolo del bluesitaliano? Non

scherziamo: quello è un genereche merita rispetto. E Vasco?Ha tanti difetti e uno solopregio: è sempre se stesso. Matrovo difficile pensare che unadolescente possa prendere amodello un sessantenne e chequalcuno pensi addirittura a luicome a un filosofo. Per nonparlare di ciò che succede aGenova...». Fabio Zuffanti,musicista genovese di lungocorso, diviso fra il prog e ilcantautorato e con all’attivoconcerti in tutto il mondo ecollaborazioni prestigiose(Frank Di Cioccio della Pfm e laregista Victoria Heward) lanciaun sasso nello stagno. Ma adifferenza di tanti suoi colleghinon nasconde la mano. Anzifra meno di un mesepubblicherà, per i tipi di VoloLibero, un “pamphlet” al curarodal titolo piuttosto esplicativo:“O casta musica”. Un libro di170 pagine in cui Zuffanti, daascoltatore e addetto ai lavori,se la prende con il musicbusiness italiano e inparticolare con i senatori delpop da classifica, con le radio, idj, le tv e i giornali. Uno sfogoper nulla gratuito, ma sempresorretto da un ragionamentoben preciso: perché i mediadanno spazio sempre ai solitinoti e non offrono mai nulla dinuovo e di diverso al pubblico?Insomma una letturamaledetta e ribelle, rivoltasoprattutto a chi pensa che lamusica popolare si riduca a unpungo di nomi che datrent’anni si dividono la tortadel successo. In due parole: lacasta musicale«Nel mio libro non ho problemia fare dei nomi - precisaZuffanti - E parlo senza timoridi Vasco Rossi, Laura Pausini,

Zucchero, Jovanotti ed ErosRamazzotti. Questi, e altriancora, sono i personaggi chehanno egemonizzato la musicain Italia. Non discuto sullequalità di tali artisti. Ognunoha i suoi gusti. Però non trovogiusto che solo loro passinoper radio, vadano sui giornali efiniscano in televisione. “Ocasta musica” non se la prendetanto con le star che, in fondo,fanno il proprio mestiere. Mapunta il dito contro le casediscografiche e i mezzi dicomunicazione che siconcentrano unicamente suoisoliti noti». L’idea per il libro è nata unanno e mezzo fa, da unarticolo scritto di getto epubblicato da alcuni giornali epoi da un blog. «Ero alsupermercato - raccontaZuffanti - e la radionon faceva altro chemandare in ondapezzi di Elisa. Non sitrattava di unamonografia. Solo diun dj piuttosto pigro.Ecco: in quelmomento non ce l’hopiù fatta. Non tantoper la qualità dellecanzoni, quanto per ilmonopolio del programma aopera di un unico artista.Quando sono arrivato a casaho scritto una lettera ad alcuniquotidiani e riviste. E da lì èpartita una discussione che si èsviluppata anche su Internet eche oggi è approdata a questovolume». “O casta musica” presenta gli

interventi di alcuni addetti ailavori autorevoli come EugenioFinardi, Mox Cristadoro eTommaso Labranca. E si dividein tre parti: “Sfoghi”, in cuiZuffanti parla dell’egemoniamusicale messa in atto daalcuni cantanti famosi, dj,

radio, tv, talent shiw emajor; “Intermezzo”,con una serie dilettere assai causticheinviate a pop star epresentatori tv; e“Approfondimenti”con gli interventi diesperti del settore. «Ilmio non è ilmugugno di unmusicista frustrato -

precisa Zuffanti - anche perchénel mio piccolo ho semprevissuto di musica. Vendo i meidischi e faccio le mie serate.Con questo libro volevo fare unragionamento più ampio.Capire per esempio perché ibrani che i dj mandano in radiodebbano per forza uniformarsia delle regole assurde. Cose del

ACCUSA IN 170 PAGINEA seguito del successo dellasua lettera “La Casta Musicale”,

pubblicatanel genna-io 2011 dadiversiquotidia-ni/siti/bloge condivisain Rete damoltissimiutenti,Fabio Zuf-fanti ha

deciso di espandere il discorsoin un libro. “O casta musica”(Vololibero, pagg. 170, euro12) affronta e prenda di miraquelli che, per l’autore, sonovizi, storture e brutture delmondo musicale italiano.Nellaprima parte (Sfoghi) Zuffantiparla dell’egemonia totale chel’Italia musicale subisce da par-te di cantanti famosi e famosis-simi, dj, radio, tv, cover band,scuole di musica, talent show,major, indies e quant’altro. Laseconda (Intermezzo) è dedica-ta a brevi e caustiche lettereindirizzate ad alcune pop star epresentatori tv. La terza(Approfondimenti) da voce aduna serie di addetti ai lavori perca(r)pire i loro punti di vistasull’argomento. Il libro si chiu-de con una serie consigli (cartastampata, radio e web) per unavisione di quanto invece dipositivo si può trovare percominciare a sperare.

Artista controALL’ATTACCO DEL SISTEMAFabio Zuffanti è nato a Genova. Musicalmente attivo dal 1994 in gruppi qualiFinisterre, La Maschera Di Cera, Hostsonaten, Quadraphonic, Aries,R.u.g.h.e., Rohmer, compone musiche che spaziano dal prog al pop, al folk,elettronica e molto altro. Sue composizioni sono utilizzate per jingles pubbli-citari, colonne sonore, musicoterapia, libri per bambini, spettacoli di danza.Ha collaborato con etichette discografiche italiane ed estere e ha al suo attivonumerosi tour in Europa e Stati Uniti. Da segnalare le collaborazioni conTommaso Labranca ,Wu ming e Rai Trade. Autore del musical “Merlin - TheRock Opera”, rappresentato con successo in Italia e Francia, dal 2009 haintrapreso anche una propria carriera solista. Ora si cimenta come scrittore.

LA COPERTINA

tipo: il pezzo non devesuperare i 3 minuti, dev’esseresemplice e di successo. Perchénon si prova a offrireun’alternativa agli ascoltatori?».Ma Zuffanti non risparmiacritiche neanche alla situazionegenovese. «In “O casta musica”c’è un capitolo dedicato a DeAndrè - conclude - un artistache stimo molto, anche se nonè fra i miei preferiti. Trovoassurdo però che dopo la suamorte sia stato idolatratoanche da chi non l’aveva maiascoltato. Per non parlare ditutti coloro che hanno fatto agara a definirsi suoi grandiamici. A Genova cantautori“giovani” ce ne sono fin troppi.Ma sono sempre gli stessi agodere dell’attenzione delleistituzioni. Magari a dispettodelle loro capacità. Gli spazisono pochi e vengono affidatiai soliti (anche se sonoconosciuti unicamente qui danoi). Servono un ritorno allameritocrazia e una maggioredemocrazia musicale».

Democraziaserve anchetra le note

Muovocritiche nonmugugno

FESTIVAL � La manifestazione si chiude domani a Villa Tigullio con il balletto “Time”, coreografie sulle musiche dei Pink Floyd. Con i docenti dell’Accademia Vaganova

Galà di danza a Rapalloallievi e maestri ricordanola ballerina Nina Soldun

i chiude domani (ore 21,15) nelteatro all’aperto di Villa Tigullio il

XIX Festival Internazionale delBalletto Città di Rapallo con il Galà

del XXI Stage Internazio-nale di Danza ClassicaNina Soldun, protagonistigli allievi dello stage cheproporranno branipreparati durante lelezioni, insieme ad artistiprofessionisti, con iprestigiosi docenti del-l’Accademia A. Vaganovadi S. Pietroburgo, chehanno tenuto le lezioni

presso il Palazzetto dello sportdell’Istituto Liceti a Rapallo, trasfor-mato per l’occasione in grande “sallea dancer”, con pedane, specchi,

S

sbarre e tappeto da danza. A tenere icorsi sono stati Ekaterina Desnitska-ja (insegnante diplomata all’Accade-mia Vaganova); Marina Vasilieva,(docente di didattica e autrice di testiper insegnanti nell’Accademia); BellaRatchinskaia (maitre de Ballet dellaScuola di Ballo del Teatro alla Scaladi Milano, Teatro Opera di Vienna,Opera di Roma); Vadim Desnitskj(professore emerito, docente ecoreografo dell’Accademia).Lo stage internazionale dedicato allamemoria di Nina Soldum Desnitska-ia è unico per durata, continuitàdidattica, quantità e qualità deidocenti. Lo dirige il marito di Nina,Vadim Desnitski anche ambasciatoredella cultura russa. Il galà si apriràcon l’esibizione degli allievi e prose-guirà nella seconda parte con lacompagnia internazionale di ballettoAriston Proballet, con i danzatoriSabrina Rinaldi, Bianca Bonaldi,Elena Crespi, Valentina Quaroni,Leslie Sanna, Marcello Algeri, MatteoDonetti, Gianni Camperchioli, Ales-

sandro Romano, in un’originalecoreografia su musiche dei PinkFloyd dal titolo “Time”. Il tema èappunto lo scorrere frenetico deltempo: nella gioventù, ci si lasciascivolare addosso il tempo, mapresto ci si rende conto del tempoperduto e non resta che rincorrerlocon ogni forza, senza poterlo mai -ovviamente - recuperare: «Il tempo èsfumato, la canzone finita, ma io hoancora cose da dire... ».Domani alle ore 11, nella Sala Consi-liare del Palazzo Comunale diRapallo si chiuderà la XXI Edizione diRapallodanza 2012 con la consegnadegli attestati di partecipazione agliallievi dello stage da parte delleAutorità cittadine e dei responsabilidi Euroart, l’Associazione dellapresidente Mara Costigliolo e dell’artdirector Nicolini Sinibaldo; successi-vamente vi sarà il tradizionalescambio dei saluti e doni tra i rap-presentanti dell’Accademia Vagano-va, le autorità consolari russe,l’amministrazione di Rapallo.

Consegnadei premi

in Comune

Spettacolochiude

la rassegna

A Genovacantautori“giovani” ce

ne sono fin troppi. Masono sempre gli stessi agodere dell’attenzionedelle istituzioni. Glispazi sonopochi

�Zucchero èconsiderato ilsimbolo del

blues italiano? Ma no,non scherziamo:quelloè un genere che meritamaggiorrispetto

�Vasco Rossi,LauraPausini,

Jovanotti ed ErosRamazzotti hannoegemonizzato lamusica in Italia sonoovunque,sempre!

Sabato11 Agosto 2012 Spettacoli 19

Page 16: O Casta Musica - Rassegna stampa
Page 17: O Casta Musica - Rassegna stampa
Page 18: O Casta Musica - Rassegna stampa

10/11/12 O Casta Musica – Pamphlet ribelle contro la “Malamusica” -‐‑ Fabio Zuffanti -‐‑ L'Isola della Musica Itali…

1/3www.lisolachenoncera.it/rivista/letture/o-‐‑casta-‐‑musica-‐‑pamphlet-‐‑ribelle-‐‑contro-‐‑la-‐‑malamusi/

Anna Jencek dà

nuova voce ai ...

Pilar di nuovo

all'Auditorium il

...

Giorgio Gaber:

Io sono io -

cofanetto ...

Sabato 20

ottobre finale

del Biella ...

ULTIME  NOTIZIE

Addio a Lilli Greco,

pietra angolare ...

Una  vita  vissuta  fianco

a  fianco  con  la  grande

musica   italiana.

Questo   potrebbe

essere   il   riassunto   migliore   per

ricordare   Lilli   (Italo   Nicola)

Greco,   piccolo   grande   uomo

della  nostra  discografia  che  ...

CHI  SIAMO L'ISOLA  ON-­LINE FREE  PRESS CIRCUITO CATALOGO EVENTI CONCORSO SERVIZI ISOLA  CHANNEL

LA  MIA  ISOLA

"Questo   è   un   libro   ingenuo.Molto  ingenuo!".  Con  questeparole   si   apre   O   CastaMusica,   Pamphlet   ribellecontro   la   "Malamusica",   illibro   di   Fabio   Zuffanti   -­pregiato   e   poliedrico

musicista   -­   nato   da   una

lettera   aperta   inviata   alla

stampa   nel   gennaio   2011.

Una   lettera   viscerale   in   cui

l'autore   sottolinea   la   poca   democrazia   della   circolazione   di   cultura   in   Italia   e

come  majors,  network,  stampa  e  tv  veicolino  sempre  i  soliti  noti:  Vasco  Rossi,

Laura   Pausini,   Jovanotti,   Ligabue,   Elisa   e   pochi   altri,   a   detrimento   della

diversità   di   cui   la   musica   si   nutre   e   degli   stimoli   verso   i   famigerati   giovani

d'oggi.

Da   quella   lettera   sono   nate   tante   discussioni   e

questo   libricino   (che   ha   trovato   casa   nella

Collana   "i   Liberini"   da  un'editore  molto   attento   a

queste   cose   come   Claudio   Fucci   di   Vololibero

Edizioni)   in   cui   l'autore   non   svela   soluzioni,   ma

pone  domande  e  avanza  ipotesi,  mettendo  subito

le  mani  avanti  con  la  frase  citata  in  apertura.  ‘Un

libro   ingenuo’,   come   lo   chiama  Zuffanti,   non  per

difendersi,  ma  per  chiarire  la  sua  posizione  e  per

porre   l'attenzione   sul   problema   della   cultura   in

Italia  e  della  crescita  qualitativa  dei  suoi  cittadini.

Onesto  e  indignato,  non  scrive  perché  come  musicista  non  ha  sfondato  (il  che

non  è  vero  e  non  c'è  bisogno  di  presentare  qui  la  sua  storia,  anzi  il  consiglio  è

di  andare  sul  suo  sito).

Zuffanti   rivendica   il   mestiere   del   musicista   in   Italia   e   ci   dice   una   cosa

essenziale   che   sembra   figlia   de   La   Repubblica   di   Platone:   “   A   ognuno   ilcompito   di   cercare   di   sviluppare   il   proprio   talento,   qualunque   esso   sia  –   piùoltre  –  se  ognuno  di  noi  invece  di  lamentarsi,  cercasse  di  sviluppare  le  proprie

di  FRANCESCA  GRISPELLO

IN  DETTAGLIOArtista:  Fabio  ZuffantiEditore:  VoloLibero  EdizioniPagine:  169Anno:  2012Prezzo:  12.00  €

ALTRI  ARTICOLI  DIFRANCESCA  GRISPELLO

Da  Modugno  a  X  Factor

Fabio  Zuffanti

O Casta Musica – Pamphlet ribelle contro la

“Malamusica”

Cerca nelle letture

Page 19: O Casta Musica - Rassegna stampa

10/11/12 O Casta Musica – Pamphlet ribelle contro la “Malamusica” -‐‑ Fabio Zuffanti -‐‑ L'Isola della Musica Itali…

2/3www.lisolachenoncera.it/rivista/letture/o-‐‑casta-‐‑musica-‐‑pamphlet-‐‑ribelle-‐‑contro-‐‑la-‐‑malamusi/

Share |

passioni  aiuterebbe  la  società  ad  essere  più  elastica”.

Il   piattume  dei   talent   show,   la  poca   ricchezza  di   generi   proposti,   l'assenza  di

curiosità  del  pubblico  e  degli  aspiranti  artisti,   le   'dittature'  delle  cover  band,   la

sotto-­casta   del   mondo   indie.   Un   libro   ingenuo,   che   semina   molto   e   cheavrebbe  potuto  essere  corretto  in  modo  adeguato  in  fase  di  editing.

Ma   il  nostro  non  è  uno  scrittore,  né  un  sociologo,  è  un  musicista,  che  non  si

riconosce   in  questo  paese  che  ama.  Ma  un  uomo  solo  non  può  scoperchiare

questo  immenso  calderone  e  allora  Zuffanti  lancia  un  sasso  e  cerca  confronto

intervistando   personalità   coinvolte   a   diverso   titolo   come:   Stefano   Isidoro

Bianchi,  Eugenio  Finardi,  Matthias  Scheller,  Mario  De  Luigi,  etc...    Tra  le  tante

valutazioni   è   Giancarlo   Onorato   (qui   nella

foto)  a  porre  una    prospettiva  incoraggiante:

"Oggi   stiamo   tornando   all'esigenza   delsignificato,   ma   per   far   ciò   si   è   dovutoarrivare   all'atrofizzazione   dei   mercati.Questo  tende  a  rimettere  in  gioco  la  musicae   chi   la   fa.   Con   il   trionfo   del   mercatodiscografico  invece,  e  fino  a  poco  tempo  fa,  fare  i  dischi  era  una  questione  divendita,   punto.   O   vendevi   o   non   contavi   -­   e   oltre   -­   Ciò   ha   permesso   lacondizione   per   cui   a   fare   dischi   fossero   sempre   più   degli   avventurieri,   deimediocri   e   degli   improvvisati,   alla   disperata   ricerca   del   motivetto   fortunato,allontanando  sempre  più   il   disco  pop  dal   suo  essenziale   ruolo  di  mediazionedel  valore  artistico  presso  il  grande  pubblico".

Non   tutto   è   perduto   se   se   ne   parla,   se   si   ascolta   e   ci   si   confronta,   difatti

nell'ultima  manciata  di   anni   parlare  di   casta  è  diventata  una  moda,   c'è   casta

ovunque  ed  è  un  bene  averne  preso  coscienza   -­   anche  se   troppo  spesso  si

sfocia  nel  populismo.  L'assenza  di  meritocrazia,  la  santificazione  del  più  furbo

e   la  poca  valorizzazione  del   lavoro  hanno   fatto  cadere   l'Italia  molto   in  basso.

Come  Norma  invoca  la  Casta  Diva,  così  si  spera  che  la  Casta  Musica  risponda

un   giorno   al   nostro   Zuffanti.   Infatti,   come   ricorda  Zuffanti   stesso,   non   hanno

risposto  alle   richieste  di   intervista:  Morgan,  Ligabue,  Caterina  Caselli,  Franco

Battiato  e  altri.  Peccato!

 

LINK

http://www.fabiozuffanti.com/

http://www.zuffantiprojects.com/

https://www.facebook.com/fabiozuffanti

 

0  COMMENTI

Iscriviti  al  sito  o  accedi  per  inserire  un  commento

ULTIME NOTIZIE

Page 20: O Casta Musica - Rassegna stampa

Interviste

Pubblicato il 14/10/2012 alle 14:21:54 Fabio Zuffanti (autore del libro O Casta Musica), confessa ... Sono un frustrato con gli attributi! di Gianni Della Cioppa Un musicista italiano innamorato del prog rock scrive un libro dove attacca la discografia e tutti i suoi perversi meccanismi, sapendo con certezza che verrà odiato dai paladini di Vasco, Ligabue e non solo. E si scatena l'inferno.

Un musicista italiano innamorato del prog rock scrive un libro dove attacca la discografia e tutti i suoi perversi meccanismi, sapendo con certezza che verrà odiato dai paladini di Vasco, Ligabue e non solo. E si scatena l'inferno. Un lunga chiaccherata perche' e' lunga la sua carriera, ma anche il modo in cui si muove e' variegato... Fabio Zuffanti da oltre due decenni si è costruito una solida reputazione come musicista di matrice progressiva, con numerosi progetti (La Maschera di Cera, Finisterre, Höstsonaten e molto altro). Non ha mai smesso di sperare che in Italia le cose potessero cambiare, vedere ciò un pubblico più ricettivo a stili diversi, scoprire una discografia capace di muoversi su più piani di condivisione e radio capaci di trasmettere musica di più generi. Quando ha verificato

l’impossibilità di tutto ciò, si è chiesto perché e sono nate così tante domande ed infinite risposte. Ed è bastata una sua lettera pubblicata dal sito di Repubblica, per scatenare un putiferio di reazioni. Quella lettera è stata poi postata da più blog e le repliche, a favore e contro, si sono moltiplicate. È nata così l’idea di ampliare i contenuti e quella lettera è diventata un libro O casta musica (Vololibero), che non ha smesso di alimentare discussioni, a favore e contro. Un libro dove Zuffanti attacca la discografia che alimenta denaro per i soliti dieci artisti famosi, per i dj che non hanno nessun tipo di coraggio, se non trasmettere musica di chi paga la pubblicità. Un assalto frontale che non risparmia le cover band, i talent show, le scuole musica e persino il mondo indie. A questo punto approfondire l’argomento con l’autore del libro è diventata un’esigenza anche fisica. Ma è tutto da buttare? Scrivi nel libro, ed io condivido, che negli ultimi trenta anni il “berlusconismo” ha appiattito la cultura in Italia, riportandola allo stato primitivo e questo dazio l’ha pagato anche la musica. Quindi un legame politica-cultura che anche i recenti scandali di amministratori corrotti, incapaci di formulare una sola frase in Italia corretto, confermano ed amplificano. Ma come se ne esce da questo cul de sac? Io credo che ci rappresenti la gente che abbiamo scelto. Insomma l’italiano non è tanto diverso dalla gente che lo governa. Assolutamente no! Michele Serra qualche giorno fa scriveva che il Fiorito di turno non è altro che l'italiano medio che incontriamo ogni giorno dal lattaio, al bar, dal salumiere. Non si tratta più di una classe politica che in qualche modo si eleva al di sopra del cittadino e, servendosi della sua saggezza e cultura, cura gli interessi di tutti, ma semplicemente di ladri analfabeti e pure fessi che pensano solo alla propria tasca e al proprio benessere. Quando si mettono ignoranti di tal guisa al potere non ci si può aspettare nulla di diverso. Facile a questo punto dire “si ma tanto l'Italiano medio è ladro!”, in realtà è vero ma anche no. Nel senso che sicuramente c'è tra i nostri simili chi ha nel DNA l'arte di farla franca con raggiri di ogni tipo (però almeno una volta erano più intelligenti, ora si fanno beccare subito. O meglio, quelli intelligenti restano al potere e mandano alla forca gli stupidi), ma in Italia l'onestà, la cultura e l'arte e non sono caratteristiche scomparse, anzi. Io tra le mie amicizie e conoscenze sono circondato da persone di questo genere e basta farsi un giro nelle librerie o in qualche social network per capire che non siamo solo un popolo di deficienti. Una buona metà del nostro paese è però in mano all'ignoranza più abissale, al soldo di gente che non sa cosa sia un libro (o che al massimo legge Fabio Volo), che non va al cinema, che non ha un hobby e non si interessa di nulla. Per queste persone la divinità è rappresentata dalla tv. Un Berlusconi, avendo fiutato una situazione del genere, da' in pasto a questo tipo di persone le sue televisioni e il “patto con gli italiani” è fatto! Alla fine a gente del genere basta esaltarsi davanti a due vecchi rincitrulliti che ballano grottescamente a “Uomini e donne”, grasse risate e stop. E guai a portare via loro programmi del genere. Guai a dire che sono stronzate! Tutto via a colpi di “si ma la gente semplice vuole questo” “non sono mica tutti intellettuali” “ogni tanto c'è bisogno di farsi due risate in santa pace”, “sei uno snob” e via dicendo. Il problema è che fintanto che penseremo che bisogna fare tutto per la gente “semplice” o che “non capisce” non se ne uscirà mai! Questo riguarda la nostra società e di conseguenza anche la musica. Tutto quello che passa nei media importanti passa per compiacere una fetta di pubblico ignorante. Ignorante a volte per scelta, a volte per circostanze. E che non avrà mai la possibilità di fare uno scalino in più per mitigare tale ignoranza. Capisci bene che non si può continuare così. Però fa comodo a molti. Le cose devono rimanere così perché sennò si romperebbero degli equilibri

Page 21: O Casta Musica - Rassegna stampa

pazzeschi di potere, anche a bassi livelli. Sono di ritorno da un convegno al MEI di Faenza dove uno stimato giornalista dopo avermi detto che lui comunque ascolta del sano rock progressivo, mi ha messo letteralmente al tappeto impedendomi di dire anche una parola e scolpendo sulle tavole di marmo la seguente legge: “Non esiste, non esisterà e non DEVE esistere la democrazia in musica! Chi è bravo emerge, chi non è bravo a casa. Inoltre se sei bravo lo devi dimostrare entro i 20 anni di età, se arrivi a 40 e ancora ci provi sei un povero sfigato illuso e coglione”. Nota bene, io prima di questo sciagurato intervento stavo parlando del fatto che è tremendo che solo la peggiore musica pop abbia ampie vetrine e altri generi no, mica stavo dicendo che TUTTI i musicisti devono emergere anche se non hanno talento. Ma tant'è il personaggio in questione ha usato foga e rabbia per dirmi la sua e zittirmi, non curante di ciò che avevo appena espresso. E queste cose me le ha dette uno che in privato poi ascolta certa musica. Ma allora perché le dice? Sai che esiste un certo tipo di musica, la ascolti pure e sai che a questa viene puntualmente negata visibilità, ma allora perché dici ciò che dici? Difendi la musica che ami, cavolo! No. E la cosa terribile sai qual è? Che il pubblico in sala simpatizzava con lui. A queste sue parole è partito l'applauso. Un pubblico di ascoltatori di musica alternativa, gente che va al MEI, mica fan di Laura Pausini. Lì allora capisci che chi sta al potere è un osso duro, ma osso ancor più duro è il cittadino che è pieno di preconcetti e che alla fine è schierato dalla parte del più forte. Perché? Perché fa figo dire che altri sono sfigati e mettersi nella posizione di chi ha capito tutto della vita. In realtà non hanno capito niente e mi auguro che qualcuno venga a dir loro che devono svolgere il proprio lavoro, qualunque esso sia, entro i 20 anni altrimenti sono dei perdenti. Nel tuo atto di accusa e confessione allo stesso tempo, parli di quattro DJ che tengono in scacco la musica in Italia. Io voglio i nomi e poi semplicemente ti dico se sono d’accordo o meno e casomai ne aggiungo qualcuno anch’io. Se vuoi dei nomi direi sicuramente Cecchetto e Linus, due amanti sfegatati della dance music più becera che chiaramente hanno imposto in tutti i modi e maniere i loro gusti al pubblico. Senza tanti giri di parole sappiamo tutti che certi nomi (Ligabue, Pausini, Ramazzotti, Zucchero e compagnia bella), in radio ogni giorno non possono mancare e con più passaggi. Questo avviene perché le case discografiche pagano e spingono questi artisti. Ma io ti chiedo: se un miliardario decide di pagare e di promuovere la musica del figlio che suona jazz rock, o prog sperimentale o black metal e dice: pago il triplo, ma dovete passare questa musica nelle ore di massimo ascolto. Secondo te i grandi network accetterebbero per denaro di inondare il pubblico di musica “diversa”? Mi viene in mente quel tipo, Alfonso Luigi Marra, che pubblica in proprio romanzi non so di che genere e che ha pagato - immagino - fior di milioni per farsi pubblicità in tutte le più famose emittenti televisive usando una serie di personaggi famosi. Uno così è l'esatto emblema di quello che tu chiedi, ma come vedi non è che per questo, al di là di una effimera celebrità più per presa in giro che altro, i suoi libri siano arrivati in classifica. Il problema è che per essere nel sistema devi essere parte del sistema. E il sistema accetta pochi nel suo club esclusivo. Quindi se ci fosse il figlio del miliardario probabilmente in cambio di tanto danaro il suo pezzo lo passerebbero ma non avrebbe lo stesso trattamento dei “big”, cioè sarebbe sempre un po' una cosa freak. E diventerebbe famoso non in quanto bravo musicista, ma come la “cosa buffa” che tuttavia dopo poco tempo, a meno che non continui tutta la vita a pagare come una banca, verrebbe rimossa e dimenticata. Perché cose del genere devono essere rimosse e dimenticate perché il sistema continui a girare imperterrito. Diverso il discorso sarebbe se il potente dj di turno decidesse che è ora di far cambiare un po' aria alle persone e quindi di sua spontanea volontà cominciasse a pompare in maniera pazzesca un musicista un po' diverso dal solito; questo magari ha successo e scatena una nuova moda di musicisti “strani”. Questo sarebbe il massimo. Rimangono i Ligabue & C. ma anche gli “strani” hanno una fettina di visibilità nelle radio. Una volta questo succedeva, si badava anche agli ascoltatori dai gusti un poco più raffinati. Ora no, se fai pop (becero), hai la major e altre cose che ti sostengono, altrimenti non esisti! Pensa solo a un pezzo come ”Per Elisa” di Alice. Ma ce lo vedi il festival di Sanremo attuale far vincere una canzone del genere o la radio e tv a passarlo? Una roba da film di fantascienza. Sai cosa bisognerebbe fare? Organizzarsi tra tutti quelli che sono stufi di questo andazzo, scendere nelle piazze e protestare di brutto come protestano operai e altre categorie. Un movimento di ascoltatori e musicisti che pretendono un maggiore rispetto per l'arte; ANCHE altra musica nei canali dei media nazionali e urlare ai quattro venti la nostra indignazione! Ma in un paese come il nostro, dove tra un po' si pensa che non serva a nulla nemmeno scioperare per le cose serie, figurati scendere in piazza per cavolate tipo la musica. La gente è pigra, è disillusa, è rincitrullita da discorsi tipo quello dell'amico a Faenza. E SOPRATUTTO non si vuole schierare con gli sfigati! Non c'è nulla per cui valga la pena di combattere. Al limite ci si può lamentare (l'arte del lamento fine a se stesso per l'italiano è qualcosa di imprescindibile) ma più di tanto... A pagine 43 fai una considerazione bellissima, che ho sempre pensato anch’io: abbiamo gruppi fantastici, come il BMS, PFM, Orme ed altri, che hanno davvero reso grande la musica italiana nel mondo e che ancora oggi sono considerati all’estero come dei veri artisti. Tuttavia in Italia li abbiamo lasciati morire nel disinteresse, preferendo montagne di musichetta insignificante che oggi non ricorda più nessuno, se non Carlo Conti quando fa i suoi programmi di nostalgia, dove chiama tutti a rivivere tre minuti di gloria, in mezzo a ragazze mezze nude ed un pubblico di ventenni che ancheggia e finge commozione. Oggi invece queste band storiche vivono una terza giovinezza e la loro musica è ancora viva ed ha sfidato il tempo. Ma secondo te chi ha vinto l’arte o il business?

Page 22: O Casta Musica - Rassegna stampa

La PFM gira perché fa il tributo a De Andrè (bastaaaaa!!!), Orme e BMS suonano per i nostalgici che nel '73 avevano 18 anni. Ogni tanto c'è anche qualche giovane ai loro concerti. ma succede perché hanno un padre, un fratello, un amico che ha raccontato loro che nell'era mesozoica questi gruppi facevano una musica particolarissima e - colmo del mistero - avevano successo e riempivano teatri e palasport, quando non stadi. I giovani, affascinati da tale leggenda, vanno a vedere ed effettivamente si trovano innanzi a una musica che sembra uscita fuori da qualche tunnel spazio-temporale. Se non proprio ottusi o fan del Liga, ne rimangono affascinati e a volte scatta l'amore. Ma per chi non ha un fratello o un padre che sia disposto a tramandare la “leggenda” per via orale come si fa? Non si fa! Del resto non esistono trasmissioni serie sui media più popolari (a parte qualche radio che fa revival dove passa di tutto un po') o monografie sui grandi della musica (su Albano invece ci sono special periodicamente ma d'altronde si sa, bisogna accontentare i gusti delle persone “semplici”), quindi ci si becca quello che passa il convento e si vive con la convinzione che Vasco sia il rock in Italia. Questo perché a molti giovani piacciono le radio e tv popolari, non quelle sfigate via digitale o web. E nei luoghi popolari di musica “strana” non ne passa, quindi... devo risponderti se ha vinto l'arte o il business? Ho apprezzato molto il fatto che tu non rifiuti a priori la musica leggera o altri generi, chiedi solo parità di trattamento, ovvero che venga trasmesso dalle radio ogni genere e poi sarà il pubblico a scegliere. Ma questo atteggiamento è ingenuo, in fondo il business ha scelto sempre il cavallo vincente, cambiando di volta in volta la musica su cui puntare. Oggi forse c’è un autentico monopolio di musica immondizia, fatta per durare poche settimane e nessuno tra i nomi famosi punta a qualcosa di più che non a scrivere canzoncine carine e nulla di più. Insomma il Battisti che rischia e pubblica “Anima latina” non ci sarà davvero mai più? Tu lo definisci “il coraggio perduto”. Io non rifiuto nulla. In una società equa dovrebbe esserci spazio per musiche leggere e pesanti. Che poi i massimi rappresentanti della musica leggera in Italia non mi piacciano è un mio problema. Il mio discorso verte sul fatto che nei media nazionali più importanti, a parte rarissimi casi, solo la musica leggerissima ha spazio mentre altri generi vengono relegati nella nicchia. Tra l'altro a proposito della nicchia, sempre nel famoso incontro a Faenza di qualche giorno fa una gentile rappresentatore del pubblico a un certo punto ha fatto una riflessione dicendomi: “Se io consumatrice di prodotti biologici voglio i semi di lino sono felice di trovarli solo nella botteguccia che tiene prodotti di nicchia e non all'Ipercoop”. Giusto ragionamento ma è visto solo dalla parte di chi acquista, magari al produttore dei semi di lino farebbe piacere se i suoi prodotti avessero più visibilità. Quindi al musicista può anche andare bene avere la sua nicchia e muoversi all'interno di essa (io ad esempio nella mia nicchia del prog sono assai conosciuto, i miei dischi vendono e ci sopravvivo pure), ma non credo che sia giusto accontentarsi e lasciare i “big” al top sempre e comunque e tutti gli altri nella nicchia in eterno. E chi è nella nicchia, ricordate, oggi come oggi non ha NESSUNA possibilità di salire qualche gradino in più. Sarebbe ora, anche solo per un discorso di dare al pubblico italiano più materiale per sfamare le menti oramai atrofizzate, che si proponessero in tv e in radio in contesti e orari “popolari” anche cose più difficili, come si faceva una volta. Magari sarà un 20% ad apprezzarle ma quel 20 % è humus fertile per fare crescere una società più equa. Ora viviamo in una sorta di lager dove c'è spazio per tutto solo in teoria, in pratica la nicchia resta nicchia e i big restano big. Sul discorso “Anima latina” è presto detto. Non è che non ci potrà più essere qualcuno che produce un'opera innovativa e fuori dagli schemi come l'album di Battisti, il fatto è che se lo produce un rappresentante della musica indie rimarrà sempre confinato nella nicchia indie quindi se ne accorgeranno in pochi. Che possa venire dai “Big” invece sarà impossibile. Cavolo, ricordo nel 1985 Ramazzotti che fece uscire un album con un pezzo di 11 minuti (“Musica è”). Pazzesco, Ramazzotti! Lì c'era ancora la voglia di dire “Do al mio pubblico i pezzi facili ma ci piazzo in mezzo anche qualcosa di più complesso che mi rappresenti in toto e dia alla gente la possibilità di apprezzare anche cose più particolari”. Ora invece il Ramazzoti sforna le sue solite cose da anni e gli va bene così. Però io mi chiedo, ma uno come lui, che magari in fondo vorrebbe fare anche dischi più complessi (lo ricordo dire che “The lamb...” dei Genesis era uno dei suoi favoriti) non si pone mai il problema di essere diventato unicamente una macchina per far soldi senza potere avere la minima possibilità di esprimere il pizzico di arte che ha dentro? Sarò ingenuo ma avendo guadagnato fiumi di denaro, togliti lo sfizio e fai una cosa diversa, apri la mente alle persone, dai degli stimoli, esprimiti realmente per quello che sei. Un altro tema che affronti con decisione è quello delle cover band, che come me ritieni in parte responsabili del degrado culturale della musica in Italia, visto che si limitano ai soliti nomi di successo e fa sorridere che dei ventenni si sentano alternativi perché rifanno qualche canzone dei Led Zeppelin. Ma penso che questo fenomeno è la dimostrazione che alla fine il pubblico vuole sentire sempre le solite dieci band. Tu cosa vuoi aggiungere? Guarda, credo che in ogni caso, indipendentemente dal nostro pensiero, il fenomeno delle cover band non si esaurirà tanto in fretta. E' un settore remunerativo, chi suona si diverte, il pubblico è contento, quindi la risposta è chiara. Per assurdo dovrebbero essere i locali ad impedire che tali formazioni si esibiscano accettando solo band con musica originale, oppure il fenomeno non avrà fine, purtroppo. Poi diciamolo, c'è cover e cover. Tu citi il caso della cover band dei Led Zeppelin, come io ti posso citare una degli Yes. In questo caso, in mancanza di radio e tv che propongano una sana storia del rock, forse si fa anche opera di educazione musicale e magari i giovani ascoltatori possono avere la possibilità di conoscere questi mostri sacri del passato. E poi di cover band citate ne girano relativamente poche quindi diventa realmente un qualcosa che può anche avere un senso “educativo”. Il grosso problema è la tonnellata di gruppi che suonano Vasco, Liga, Queen. Ma ce n'è veramente bisogno? Non bastano gli originali ad ammorbarci? Anche i

Page 23: O Casta Musica - Rassegna stampa

Queen, d’accordo gli originali non si possono più sentire per ragioni manifeste ma che palle! A me i Queen non hanno mai fatto impazzire ma più o meno qualcosa l'apprezzavo; dopo la morte di Mercury non se ne può più, Queen in ogni dove, tributi a non finire. Un po' come con de Andrè. Un altro capo di accusa è legato ai talent show ed alle scuole di musica, che indicano solo un percorso dove la tecnica è tutto, e si tralascia emozione, istinto e personalità. Infatti dici che tutti cantano come Giorgia e Alex Baroni, con queste voci sparate finto soul, una cosa a mio avviso disturbante, pensa che mi da fastidio anche solo vedere queste cantanti sempre con la bocca spalancata, pronte solo ad urlare. Io dico che non abbiamo bisogno di cantanti, ma di autori, arrangiatori, di professionisti capaci che consigliano, producono e che stimolano la creatività dell’artista, non di professorini che ti dicono dove migliorare la voce. Se ne viene fuori in qualche modo secondo te? Sono assolutamente d'accordo con te, c'è bisogno di emozione, non di tecnica a ogni costo. Di bravi autori che abbiano voglia di osare e andare oltre il giro di do, di cantanti che sappiano apprezzare e proporre le finezze di una voce sussurrata e non solo le urla sguaiate. Come scrivo nel libro la colpa secondo me è solo in parte dei cantanti; si tratta spesso di giovani con zero cultura musicale o con il minimo sindacale indotto da quello che passa in radio e tv. Vedono tutti cantare come Aretha Franklin e tutti a fare Aretha Franklin. Poi vanno nelle scuole di canto dove promettono fama e danaro se ululi come una sirena di ambulanza e quindi il cerchio si chiude. La gestione di queste scuole è in mano a gente che di musica ne sa solo a livello teorico ma come ascolti è ferma a Giorgia e alla Pausini. Questo è un danno pazzesco per le menti di questi giovani e per lo sviluppo di una possibile cultura musicale in Italia. Insegnami a cantare come Giorgia ma non solo, fammi anche capire che ci sono diversi modelli di espressività, non uno e un unico. Proporrei che chi vuole aprire strutture del genere dimostri di essere dotato di mente aperta e cultura musicale altrimenti non apri la scuola. Punto. Verso la fine del libro, prima delle lettere che indirizzi a vari artisti vivi e defunti, e delle interviste ad alcuni addetti ai lavori (Molto interessanti, nda), allarghi il raggio e dici che anche nel mondo indie c’è una sorta di casta, con sola differenza che non c’è denaro e quindi ci si muove per mance, favori ed amicizie, una situazione ancora più triste e squallida. Ma, ti ripeto, la cosa non mi sorprende, siamo italiani. Il mondo indie è quantomeno strano e oscuro. Faccio un esempio, ho un mio disco da presentare. Il mio nome è ben conosciuto in un certo ambito quindi una presentazione sarebbe a molti gradita. Vado alla Fnac e chiedo di poterlo presentare, così come accadeva fino a un paio di anni fa. “Impossibile”, mi rispondono, “abbiamo cambiato politiche e le presentazioni le fanno solo i big”. Va bene penso, la solita mafia delle major. Poi esce un disco di un'etichetta indie fighetta ed ecco che l'artista di tale etichetta fa il giro delle Fnac. Ora, sono io che non ho capito come gira il mondo o c'è qualcosa che non va? Perché alla Fnac (che tra l'altro sta per chiudere quindi sparo sulla croce rossa) non ascoltano i prodotti e poi decidono in base alla validità della proposta se può presentare il disco o no? No! Eppure arriva l'etichetta indie fighetta e le porte si spalancano. Comunque la cosa non riguarda solo la musica, lo sto vedendo ora con il mio libro. L'editore sta provando a proporre una presentazione da Feltrinelli. Impossibile, solo se mi porto dietro un personaggio conosciuto. Ma perché? Quello che voglio dire diventa più interessante se ho un personaggio famoso vicino? Credi che il popolo gregge verrà solo se il nome è importante? Si ma allora smetti di vendere libri e di fare cultura, diventa un ipermercato e falla finita. Il problema in Italia è che è tutto finto, falso. Ovunque ti muovi senti discorsi del genere, tutte le porte si chiudono. Ci vorrebbe un ariete per buttarle giù queste porte e tanta ma tanta gente dovrebbe andarsene a casa.

Quando ho letto il tuo libro ho pensato: ma perché non l’ho scritto io? Perché ci ha pensato un musicista? A conti fatti credi che il giornalismo musicale faccia parte di questo meccanismo di dare e avere che rimescola sempre i soliti nomi o qualcosa si salva? Ho scritto questo libro mettendomi dalla parte dell'ascoltatore e dell'appassionato di musica, cosa che sono da sempre, cercando di vedere le cose meno da musicista e più da fruitore. Chiaramente il “lato musicista” di me è spesso uscito allo scoperto ma credo sia giusto che un libro del genere sia stato scritto da uno tipo me che è un ultra-fanatico ascoltatore, ma è anche un musicista con una sua storia alle spalle, una piccola notorietà in un certo ambito senza essere una superstar e che ha quindi una sana voglia di indignarsi e lottare. Credo e spero di avere dato una visione 360 gradi dei problemi mettendomi anche nell'ottica di tanti miei simili, sia a livello di ascolti che di professione. Chiaro, se il sasso che ho lanciato verrà seguito da tanti altri sassi sarebbe molto bello, si creerebbe realmente un movimento di giornalisti, ascoltatori, musicisti, eccetera, che pensa e dice come stanno le cose senza peli sulla lingua. A quel punto veramente si potrebbe pensare a un inizio di cambiamento. Io voglio credere che i giornalisti siano persone oneste che parlano col cuore di quello che a loro piace. Chiaro, se ne leggono tanti anche molto bravi che scrivono sempre dei soliti ma conosco una marea di giovani dalle menti aperte che fanno tutto il possibile per cercare di parlare di chi merita e non solo di chi viene loro imposto. Anche qui si tratta di fare venir a galla questa nuova generazione di giornalisti e mandare a casa i vecchi che oramai hanno delle idee fuori dal mondo reale. Ultima ed inevitabile domanda. Per tanti il tuo libro è stato solo l’atto di un frustrato che invidia il successo di artisti famosi. Chi ha un minimo di intelligenza ed apertura mentale sa che non è così, ma tu cosa ti senti di dire a questi

Page 24: O Casta Musica - Rassegna stampa

difensori della musica dei padroni? Come al solito molta gente invece di guardare la luna si sofferma sul dito che la indica, facendo pure notare se ha l'unghia sporca. Il fatto che io sia frustrato, invidioso e tante altre cose non dovrebbe essere un problema di chi legge. Il problema è quello che sto dicendo, non i motivi oscuri e personali per cui lo sto dicendo. So di stare antipatico a molti per quello che dico e so che moltissimi pensano di me che io sia frustrato. Il gioco carino a questo punto sarebbe dire “Si è vero, ho scritto perché sono frustrato e invidioso” così almeno chi lo pensa direbbe “Ah! visto avevo ragione?!” si prende il suo contentino e magari può anche leggere più tranquillamente e capire se il succo di quello che scrivo è valido, indipendentemente dal fatto che io sia frustrato o no. Quindi faccio pubblica ammenda e lo scrivo formalmente: “Sono frustrato, invidioso e anche un poco depresso del successo di Ligabue mentre io sono vecchio, sconosciuto e senza talento”. Ora che ti ho detto ciò caro lettore, che il tuo ego è stato soddisfatto dal vedere quanti poveri idioti come me ci sono al mondo e quanto invece tu hai capito tutto della vita, puoi leggere in armonia il mio libro e capire se dico stronzate o meno?  

Page 25: O Casta Musica - Rassegna stampa

LIBRI

C'è stato un tempo in cui Genesis, PFM o ELP potevano dominare le classifiche di v

a personaggi come Massarini, Cascone, Villa, si poteva ascoltare quanto di meglio

Italia e nel mondo e anche la Tv proponeva il nuovo rock. Oggi invece i med

propongono sempre gli stessi “grandi successi”, i soliti noti: Vasco, Liga, Pausini e

sempre più invadenti talent show. E gli altri? Chi attraverso la propria attivit

esprimere idee personali, provare vie innovative, svincolarsi dalla logica del co

occultato, nascosto, gli viene sbarrata la strada per far sentire la sua voce al p

situazione il musicista genovese Fabio Zuffanti, nome importante del prog ita

ventennale in progetti come La Maschera di Cera e Hostsonaten, nel gennaio 2

aperta che fu insieme uno sfogo contro la casta che regola il mercato discografico e

la richiesta di rompere l'oscuramento della musica fino ad ora ghettizzata come di n

Grazie ai blog, ai social network e a quotidiani come “La Stampa” e “La Repubblica” la lettera ha suscitato ampie discu

adesso l'autore ha deciso con questo agile libro, “O casta Musica”, di tornare sull'argomento e approfondire gli argo

piccola pietra gettata nelle acque stagnanti del mondo della musica nostrana che appare, anche in molte realtà indipe

rassegnato all'andazzo generale: così vanno le cose, così devono andare. E invece no, per Zuffanti le cose vanno così pe

cose vadano in questo modo: dai dj dei network radiofonici che trasmettono a rotazione sempre gli stessi brani che così

per imporsi come successi (<<perché qualcuno deve decidere a priori cosa il pubblico può ascoltare e cosa invece gli dev

discografici delle major interessati solo ai bilanci e ai successi sicuri, rinunciando a qualunque minimo rischio, al predom

propongono sempre lo stesso tipo di musica pop-soul alla Giorgia.

Ma il musicista genovese non si limita nel suo j'accuse alla situazione del mercato, ma allarga le sue considerazioni sul

educazione musicale ha sulla società: <<sono profondamente convinto che esista un legame per nulla sottile fra

un'arte (in questo caso la musica) più profonda, meno plastificata e una società migliore, più elastica, più

intelligente da tutti i punti di vista>>. L'ignoranza musicale è sintomo e causa di una società chiusa, bigotta,

facilmente manipolabile, come gli ultimi anni di vita politica italiana hanno mostrato. Ecco allora che la critica

coinvolge le scuole di canto, l'acquiescenza alle mode e ai miti presunti ribelli, alla moda delle cover band,

all'insegnamento di musica nelle scuole, e chi scrive, insegnando in una scuola media non può che concordare,

troppo spesso flauto e canzonette esauriscono i tre anni di studio evitando accuratamente alcun approccio critico

all'ascolto musicale. Completano il volume una serie di brevi missive a esponenti del mondo musicale e alcune

interviste a critici musicali, produttori, musicisti, dj che dibattono con Zuffanti sui temi affrontati nel libro.

C'è da augurarsi che questo “O casta Musica” non venga, magari dopo aver suscitato qualche dibattito, accantonat

“sfigato e vecchio musicista prog”, ma per quello che è: il tentativo generoso di non rassegnarsi allo status quo, di romp

guidano le scelte di chi detiene il potere (la musica deve essere allegra, questo la gente non lo vuole), di aprire una brec

4 settembre 2012

Fabio ZuffantiO CASTA MUSICA2012 - Volo Libero Edizioni

Page 26: O Casta Musica - Rassegna stampa

la musica “altra” dal pubblico: <<Sono stati quei quattro dj che hanno fatto, e tutt'ora fanno, il bello e il cattivo

ascoltatori che non possono più godere di opere musicalmente stimolanti e di tutti quelli che con la musica non

vivere>>. Leggetelo perché “O Casta Musica” getta una luce importante sulla musica di oggi e sulle regole e la ment

Quella di Zuffanti è la battaglia di chi crede che la musica non sono solo canzonette, ma è un'espressione fondam

dell'essere umano, e questa, lasciatemelo dire, è anche la battaglia quotidiana di un sito come il nostro, Distorsioni, c

far conoscere le molteplici realtà della musica italiana e del resto del mondo.

Fabio Zuffanti: "O Casta Musica", 2012, Volo Libero Edizioni, pp.166, €.12

Articoli correlatiFabio Zuffanti, 'Hostsonaten' Show-CaseFabio Zuffanti, 'Hostsonaten' Show-CaseLive report

Video

Commenta su DSTN, la pagina fan su Facebook → Cerca nell'archivio di DISTORSIONI BLOG →

TweetTweet 3 0Mi piace 18

© Non è consentita la riproduzione integrale, in rete e su carta stampata, dei testi pubblicati su Distorsioni; è consentita invece la citazdietro indicazione esplicita della fonte e dell'autore, accompagnata dal link alla pagina di Distorsioni nella quale è pubblicato l'integraleredazione dell'avvenuta riproduzione dello stralcio.

Page 27: O Casta Musica - Rassegna stampa

��

KWWS���ZZZ�[WP�LW�'HWWDJOLR/LEUL'YG�DVS[",' �����

Page 28: O Casta Musica - Rassegna stampa

���

KWWS���WUDQVRQDQ]H�EORJVSRW�LW���������IDELR�]XIIDQWL�R�FDVWD�PXVLFD�KWPO

KWWS���ZZZ�GRQDWR]RSSR�LW�DUWLFROL�IDELR�]XIIDQWL�R�FDVWD�PXVLFD�YROROLEHUR�HGL]LRQL�

KWWS���GRQDWR]RSSR�EORJVSRW�LW���������FKL�YD�FRQ�OR�]RSSR�OHJJH�R�FDVWD�KWPO�

Page 29: O Casta Musica - Rassegna stampa

7

http://www.dasapere.it/in-evidenza/fabio-zuffanti-lintervista/

Page 30: O Casta Musica - Rassegna stampa

4

http://www.musicin.eu/?p=8911

Page 31: O Casta Musica - Rassegna stampa

3

http://www.metallized.it/articolo.php?id=1665

Page 32: O Casta Musica - Rassegna stampa

FuoritemaFuoritemaa cura di riccardo santangelo [email protected]

63

Chi di noi non si è mai irritato ascoltando qualche artista

“leggero” arrivato al successo in-terpretando musica di infimo li-vello; o per l’ennesima canzone dell’artista osannato da tutti, uguale a quelle precedenti. Per poi magari imbattersi in artisti con talento e mestiere che fatica-no a farsi conoscere. È il punto di partenza del pamph-let di Fabio Zuffanti, musicista e compositore genovese, molto attivo (fin dalla metà degli anni ’90) in prog rock, elettronica, jazz, classica e colonne sonore. Zuffanti, nel gen-

naio 2011, irritato dalla situazione in cui l’industria musicale italiana si trova, scrive una lettera (a cui dà un titolo: La Casta Musicale) e la invia a diversi quotidiani, siti e blog. In breve tempo le sue invet-tive trovano sempre più seguaci, tanto da indurlo ad ampliare il di-scorso in un libro. Tema centrale del volume sono vizi, storture e brutture che dilagano nel mondo musicale italiano, che a suo dire è

in mano a una casta di addetti ai lavori (a volte neanche tanto indipen-denti) che decidono cosa può essere trasmesso e cosa no. Nella sua analisi

Zuffanti è autoironico, caustico, irriverente, come un buon pole-mista deve essere, e coglie a fon-do la fragilità del sistema musica; fatto di piccole caste arroccate a difendere privilegi e a farsi favori reciproci, senza avere la minima sensibilità di guardare oltre ai propri interessi. Tutto questo parlando della così detta “musica leggera”, ma siamo sicuri che le stesse caste non esistano anche nella “musica colta”?

O casta musica. Pamphlet ribelle contro la “Malamusica”Fabio Zuffanti Vololibero Edizioni, Milano, 2012, pagg. 168, € 12,00

Piero Ciampi nell’anima

Artista completa, la Sage è pianista,

produttrice, poeta, attrice, artista visiva e autrice sofisticata, al pari di Joni Mitchell, Suzanne Vega e Ani DiFranco. Per il suo decimo album sceglie sonorità orientate al pop-folk intimistico, con echi classici e un’estrema cura negli arrangiamenti, nella migliore tradizione dei songwriters dell’east-coast statunitense. Una cantautrice poco conosciuta che vale la pena scoprire.Haunted By YouRachael SageMpress Records, MP0909-2 distr. Il Popolo del Blues

I tre componenti storici della band (affiancati

da Walter Paoli alla batteria) tornano a pubblicare un proprio lavoro e lo fanno con un doppio live registrato durante le date del Reunion Tour 2011/2012. Nel primo disco vengono riproposti i brani storici della band (con la presenza vocale di Maria Pia De Vito), mentre nel secondo sono presentati alcuni pezzi inediti, che fanno apprezzare a pieno il valore di questo gruppo.

Live 2012AreaArea & Up Art Records, UPA CD003, distr. Self

La memoria del cantautore livornese vive nel premio annuale a suo nome, in canzoni di colleghi e nuove pubblicazioni

Contro la casta

Di Piero Ciampi non si dovrebbe mai smettere di parlare; un po’ perché quando

ebbe modo di esprimere la sua arte, tra il 1963 (anno di pubblicazione del suo primo album) e il 1980 (data della morte per un cancro alla gola), il cantautore livornese non riuscì mai a farsi conoscere dal grande pubblico, ostacolato dal suo carattere rissoso, che non scendeva a compromessi, e da un’industria discografica votata all’emarginazione di chi non stava alle regole.Ora che sono passati più di tre decenni dalla sua morte il suo nome ritorna con più insistenza a circolare, se non tra gli ascoltatori abituali di musica, almeno tra gli addetti ai lavori, scoprendo così che l’arte di Ciampi, se pur sopita, è stata sempre presente nella cultura cantautoriale italiana. Primi fra tutti i benemeriti organizzatori e sostenitori dell’annuale Premio Ciampi, che da 18 anni si svolge a Livorno in autunno, e che ha visto nell’ultima edizione (intitolata La cultura non è un lusso) salire sul palco artisti come Eugenio Finardi, Marco Ferradini (con il suo bel tributo a Herbert Pagani), Claudio Lolli, Kenny White, Roberto Vecchioni e Morgan (quest’ultimo con il brano inedito Il denaro di

Ciampi). Lo stesso Morgan si è spinto ancora oltre qualche settimana dopo, facendo cantare a Chiara Galiazzo il pezzo L’amore è tutto qui durante una puntata di X Factor: forse in una sola serata Piero ha avuto più ascoltatori che in tutta la sua vita! Ma l’ombra del cantautore livornese, non è solo

legata al Premio, perciò staccandosi da esso si può ritrovare tutta la disperata vita d’artista e d’uomo nel bel libro Piero Ciampi. Maledetto poeta di Gisela Scerman (Arcana, Roma, 2012, pagg. 285, € 19,50), ristampa ampliata di un volume della stessa autrice (uscito nel 2005) contenente interviste

con molti amici del cantautore e artisti che con lui hanno lavorato o ne sono stati influenzati. Se poi questo non vi basta andate alla ricerca del libro introvabile Piero Ciampi. Tutta l’opera di Enrico de Angelis (Arcana, 1992), vera summa dell’opera ciampiana. Sembra tanto tutto questo per un cantautore cupo e intimistico, in ombra per molti anni, ma non è tutto, visto che gli omaggi non finiscono qui, e il prossimo mese ne segnaleremo altri due perché, come dice Fernanda Pivano «[…] quelle canzoni non mi sono più uscite dal cuore: “sei precipitato nella mia anima” e ci sei rimasto per sempre».

63 fuoritema.indd 63 12-02-2013 13:02:01

Page 33: O Casta Musica - Rassegna stampa

 

Ufficio Stampa Vololibero Edizioni Luca Trambusti

Cell 335 28 10 65 Uff 02 89 45 98 92 Email  [email protected]