netsuke - n. 16 - september 2010

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Netsuke Arte Orientale n. 16 - Settembre 2010 La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected] Netsuke

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Netsuke - n. 16 - September 2010

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N e t s u k e

A r t e O r i e n t a l e

n . 1 6 - S e t t e m b r e 2 0 1 0

La Galliavola Arte OrientaleVia Borgogna, 9 - 20122 Milano

tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708www.lagalliavola.com [email protected]

N e t s u k e

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Hanno collaborato a questo numero: CARLA GAGGIANESI - ROBERTO GAGGIANESI - ANNA

ROSSI GUZZETTI - BETTINA SCHINDLER

Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano - Ospedaletto di Coriano - Rimini

In copertina e ultima di copertina: Sennin con fiore. Avorio. Prima metà del secolo XVIII, nonfirmato. Altezza cm 12,5. Collezione La Galliavola.

Cari Amici,è con piacere che desidero condividere con voi la gioia della nascita del mio secondonipote, Luca, nato il 30 settembre, e ringraziare ancora una volta mia figlia Carla delbellissimo regalo che mi ha fatto.L’estate è stata prodiga di nuovi contatti con diversi collezionisti che si sono messi incomunicazione con la nostra galleria al fine di proporre i loro pezzi, anche se purtrop-po non sempre di nostro interesse. Fra tanti alti e bassi, è finalmente emersa il mesescorso una straordinaria collezione romana, composta da netsuke e okimono, prevalen-temente in avorio e acquisita durante gli anni ’60 da importanti mercanti internazio-nali. Approfittando di questa opportunità non comune e incoraggiati da alcuni amici,a cui rinnoviamo i nostri ringraziamenti, abbiamo organizzato per il prossimonovembre un meeting interamente dedicato ai netsuke. Come troverete adeguatamen-te segnalato all’interno del Bollettino, si tratta della prima edizione, con la speranza el’intento di rinnovare l’appuntamento nei prossimi anni. Il programma è molto sem-plice: sabato 13 novembre ci incontreremo in galleria, dove Bruno Asnaghi ci intrat-terrà con una “chiacchierata” su come riconoscere i netsuke attraverso le loro epochestoriche. Al termine, il rituale aperitivo e la presentazione della collezione romana,durante la quale potremo avvalerci dei sagaci commenti di Asnaghi. Speriamo, dunque, di potervi ospitare durante questa interessante occasione di incon-tro e di confronto. Il nostro Bollettino si apre con l’articolo Questioni di patina nei netsuke in avorio diBettina Schindler, nostra ormai abituale collaboratrice e amica. All’interno del suoarticolo, si tratterà dunque dell’importanza e delle cause scientifiche della cosiddetta“patina naturale” dell’avorio, simbolo di pregio e di qualità dei netsuke, ma anchedelle patine artistiche, applicate per ottenere specifici risultati cromatici: il tutto, saràquindi supportato ed esplicitato dalle fotografie di alcuni bellissimi netsuke. Dopol’interessante articolo della Schindler, potrete dilettarvi nella lettura della descrizionedi due netsuke della nostra galleria, i Cavalli che pascolano, magnifici esempi, a dettanostra, del settimo segno zodiacale, il cavallo appunto. Della simbologia collegata aquesto nobile animale si tratterà nell’articolo a pagina 12 e che riprende la serie diarticoli sull’astrologia giapponese. A completare la nostra rivista, il resoconto puntuale e sagace dell’asta della Christie’sdello scorso giugno, nonché la consueta rubrica Dite la vostra… di risposta alle vostreinteressanti e stimolanti domande.

Un caro saluto a tutti Roberto Gaggianesi

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E’ necessaria una breve premessa tecnica per com-prendere la differenza fra “patina naturale” e “patina-tura artificiale”.L’avorio, o dentina, è il tessuto organico giallognolo,calcificato ed estremamente elastico, comune ai denti ditutti i mammiferi. La dentina, che è una varietà deltessuto osseo filogeneticamente più antica e meno diffe-renziata, costituisce la massa principale dei denti.Attorno alla radice è ricoperta dal cemento, un tessutoelastico mediamente calcificato e più simile all’osso,mentre all’esterno è rivestita dallo smalto che è compo-sto quasi esclusivamente da un minerale, l’apatite e/oidrossiapatite, i cuicristalli sono parti-colarmente lunghi ecosì ben compattati

da non lasciare interstizi: per questo motivo essa vieneconsiderata il tessuto animale più duro (durezza 6 ½della scala di Mohs). La dentina, che si compone diuna parte inorganica e di una organica, aumenta dispessore per tutto il periodo dell’accrescimento del dentee la sua mineralizzazione è progressiva, anche oltre iltermine dello sviluppo. La frazione inorganica è costi-tuita da cristalli di apatite …. La componente organi-ca è rappresentata in prevalenza da collageno o colla-gene, una proteina …. La composizione e la strutturadei denti subiscono variazioni più o meno rilevanti daspecie a specie1.

Questioni di patina nei netsuke in avorio

di Bettina Schindler

Fig. 1

Fig. 1a

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Questa definizione scientifica del-l’avorio ci illumina fra le altre cosesul colore, il giallognolo. Infatti,quando l’avorio cambia coloredichiariamo che l’opera ha una“patina”, venendo così ad indicareil cambiamento di tonalità deimateriali a causa del loro invec-chiamento. La patina dell’avoriopuò variare dal giallognolo scurofino al color marrone chiaro, graziealla patina naturale che si differen-zia specificamente nei netsuke,dalla coloritura, anche se ambeduesono presenti solo in un primostrato dell’avorio2.Nel caso della patina naturale del-l’avorio, si tratta del cambiamen-to della cromia a causa dell’assor-bimento e della riflessione dellaluce grazie ad una foto-ossidazio-ne. Il deterioramento della super-

ficie dell’avorio è dovuto a un’assenza dello stimolo della luce, per cui la riflettenzaalla stessa assorbe meno e riflette in un cangiamento ottico totalmente differenterispetto alla superficie eburnea non ossidata3. Come si sviluppa in pratica questo fenomeno? Avvaloriamo l’ipotesi portando comeesempio la Tigre sotto il bambù (fig. 1, 1a), dove vediamo che il “giallognolo” giungea tingersi di marrone chiaro. L’opera, che viene creata nel secolo XVIII, indossata edin seguito esposta in vetrina, durante tutta la sua storia prende luce (ambientale) solosul lato frontale che continua così a sbiancarsi, mentre la parte a tergo ne rimanepriva, comportandone così il cambiamento cromatico e l’ossidazione. La “patina naturale” viene quindi a costituirsi nel tempo (figg. 2, 2a; 3, 3a), al con-trario del caso dei netsuke moderni, ove ne possiamo riscontrare la totale assenza4. Poiché le cause che determinano questo processo in maniera concomitante sono dif-ferenti fra loro, è indispensabile tenere conto di: A: tempo e luceB: materialeC: modalità di conservazione.

Fig. 2, 2a

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A: Più tempo l’avorio viene tenuto all’oscuro più si ossida e tende a divenire marro-ne5: in un caso estremo esso può, quindi, valere come indicatore d’età. Nei casi comequello della Tigre, la patinatura naturale è avvenuta con equilibrio, poiché la moda-lità di conservazione, vale a dire esposizione/non esposizione alla luce, è stata regola-re. B: A proposito del fattore “materiale”, mi riferisco alla composizione della zanna dicui si è accennato precedentemente: la calcificazione sia della dentina che del cemen-to fa sì che l’ossidazione avvenga in maniera disuguale; il cemento può rimanere piùbianco anche negli avori molto antichi e meno esposti alla luce6. C: La cosiddetta “buona conservazione” è fondamentale per non avere degradi, comela formazione di crettature e spacchi nell’avorio, ma anche per evitare danni da micro-organismi (muffe) o ossidazioni di metalli (rame, bronzo, argento, ecc.). Il materiale“avorio” è costituito in modo tale che il suo interno mantiene il perfetto colore “bian-co avorio”. Ipotizzando la completa rottura della Tigre, nello spessore interno si tro-verebbe un perfetto bianco candido. Una caratteristica dell’avorio consta, inoltre,nella straordinaria conservazione anche negli strati sottili ed è bene sottolineare che,quando si parla di “deterioramento grazie alla foto-ossidazione”, non ci si riferisce allostesso fenomeno delle superfici metalliche, dal momento che l’avorio non è in degra-do, non si è ancora rovinato e non è a un livello di declino tale da far pensare allafase di distruzione della materia. La “patina” nell’avorio è piuttosto sinonimo di pre-gio, bellezza dell’antico, valore aggiunto, perché segno naturale del passare del tempo.

Fig. 3

Fig. 3a

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Per completezza d’informazione, vorrei addentrarmi brevemente nel tema delle pati-ne applicate per ottenere particolari effetti cromatici, parti integranti della creazioneartistica. Il Rakan con scimmia della fine del secolo XVIII (fig. 4, 4a, 4b) è un esem-pio significativo di scultura colorata dall’artista. L’intaglio profondo e i sottosquadrisono colorati fino a diventare neri: caratteristica che si ottiene soltanto tramite colo-ranti, mordenti, come i succhi vegetali e le imbibizioni nel tè (che ha forte capacitàd’ossidazione). Vorrei far notare che in quest’opera vediamo ugualmente anche lapatina naturalmente sviluppata nel tempo, sebbene il punto di partenza cromaticonon sia più il candore dell’avorio, ma una tonalità più scura.Ritengo inoltre interessante soffermarmi su un altro netsuke simile al precedente (fig. 5,5a, 5b). Si tratta anche in questo caso di un Rakan con scimmia del secolo XVIII che si

presenta con una patina naturale di due coloridifferenti. Frontalmente è giallo/ bianco avoriocon gli intagli scuriti dallo sporco e dal grassodelle mani, sul retro è marrone  (color “Terradi Siena bruciata”) interrotto da chiazze di gial-lo/bianco avorio. Quest’ultimo è un fenomenotipico della parte esterna della zanna. Poiché  lo smalto può essere intagliato con lastessa facilità della dentina, essa viene automati-camente inglobata nel netsuke al momento dellasua creazione; l’intagliatore non si rendeconto  della differenza delle sostanze, anche

Fig. 4 - 4a

Fig. 4b

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perché l’aspetto cromatico è uniforme. Solo grazie alla patina naturale è possibilescorgere la diversità degli strati eburnei: si può affermare che lo smalto “è inossidabi-le”. Inoltre abbiamo in questo bellissimo netsuke la possibilità di capire da qualeparte della zanna sia stato ricavato: osservando la superficie della base, dove si trova ilsecondo himotoshi, si vedono i cerchi concentrici e gli spacchi/crettature corrispon-denti ad essi, che riportano alla sezione orizzontale della zanna nella parte esterna.Si consideri come ulteriore esempio il Rakan su roccia sempre del secolo XVIII, a pati-na naturale (fig 6, 6a, 6b). All’interno della vasta gamma di netsuke, per ogni opera, espressione artistica ed epocasi possono ipotizzare svariati interventi messi in atto dagli artisti per ottenere undeterminato risultato cromatico. Come si è visto, oltre all’invenzione originale, leopere vengono influenzate dal colore, dal tempo e dalla reazione variabile del mate-riale rispetto alla conservazione e alla luce. Voglio considerare, in questo unico con-testo, anche l’usura. I due Rakan con scimmiane sono un esempio chiarificatore. Sonoopere molto usurate dalle mani di chi liindossava, di chi li ha collezionati: dall’abitu-dine di indossare, usare, toccare frequente-mente e indistintamente i netsuke consegueuna superficie consumata e trasformata del-l’avorio, poiché le untuosità e l’acidità dellapelle umana creano una patina unica, che simescola anche con lo sporco e con la polvere.

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Fig. 5 - 5a

Fig. 5b

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Ne deriva un altro aspetto: per l’odierno collezionismo di netsuke antichi la patina èsacra e da conservare, vale a dire è intoccabile. La famigerata pulitura, che nell’arteoccidentale è la costante pietra della discordia, qui non è neanche presa in considera-zione. E’ forse l’unico settore in antichità in cui siamo certi che il valore della patinaè più grande del materiale di cui il netsuke è fatto. E’ la vita “simbiotica” di tutti que-sti elementi che, attraverso la patina (simbolo di pregio), determina il valore specialedei netsuke antichi.

1 VANdA RoLANdI - ANNA BRAjkoVIC, L’avorio. Tipologia e Analisi, in “Eburnea diptycha” acura di Massimiliano david, Bari 2007, Edipuglia.

2 Se non è sufficiente l’esame visivo è solo grazie ad un prelievo di una sezione trasversale (crosssection) e ad una conseguente ricerca chimica che possiamo capire la causa di una qualsiasipatina artificiale.

3 Secondo consultazioni con Ing. Maurizio Seracini di Editech, Firenze.4 Il colore non può essere considerato come unico criterio di datazione del netsuke.5 Vedi parte di un pentadittico imperiale: L’Imperatrice Arianna. Costantinopoli inizio secolo VI. Inv.n. 24 C. Firenze, Museo Nazionale del Bargello.

6 Pisside in avorio, Orfeo con gli animali. oriente,secc. V-VI d.C. Inv. n. 22 C. Firenze, MuseoNazionale del Bargello.

*I netsuke alle figure 1, 2, 3, 4 appartengono allacollezione Bruno Asnaghi. I netsuke alle figure 5, 6 sono della collezioneLa Galliavola.

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Fig. 6 - 6a

Fig. 6b

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Vi invitaal primo meeting

Milano Netsuke 2010

ore 10.00 Benvenuto ai partecipanti

ore 10.30 Introduzione di Roberto Gaggianesi

ore 10.45 Bruno Asnaghi: Come riconoscere un netsuke del 1700, del 1800 e oltre…

ore 12.00 Esposizione e vendita di un’importante

collezione romana di netsuke, inro e sagemono. Aperitivo

È gradita una conferma: 02 76007706 - [email protected]

La Galliavola Arte orientale

Sabato 13 Novembre 2010Via Borgogna 9 - Milano

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Due straordinari netsuke in avorio della scuola diKyoto, rappresentati nella postura classica del cavalloche, in piedi, sta pascolando. Si possono classificare come opere eseguite tra la fine del1700 e l’inizio del 1800, il primo dei due è più stilizzatocon lunghe zampe e zoccoli molto ravvicinati tra loro, conuna folta criniera, le orecchie aderenti e nascoste inquesta,  il lungo collo che scorre  sulle zampe anterioriquasi  fino a confondersi; l’altro, intagliato in modo piùnaturalistico, con un andamento tendente al tondeggiante,ha le zampe proporzionate al corpo muscoloso, il collo conla lunga criniera e le orecchie ben visibili ed evidenziate. I due cavalli hanno la criniera, la coda e gli zoccoli colo-rati ad inchiostro, al fine di far risaltare le raffinate inci-sioni dei crini. Queste colorazioni si sono sbiadite in più punti o addirit-tura sono state cancellatedalle manipolazioni e daglisfregamenti avvenuti neiduecento anni della loro

vita, creando un fascino insuperabile che li rendeirraggiungibili da qualsiasi riproduzione successiva.Entrambi sono stati scolpiti con grande abilità per per-mettere che, nonostante la problematica stabilità, unoper l’altezza e l’altro per il peso, entrambi stiano per-fettamente in equilibrio in posizione stante. Il cavallo stilizzato (fig. 1, 1a, 1b) è alto ben 75 mm ela datazione si potrebbe far risalire alla seconda metàdel 1700. Non è firmato, come spesso si riscontra neinetsuke di questa epoca. L’himotoshi, nella parte retro-stante (fig. 1a), è naturale e ricavato tra la coda e l’in-cavo delle zampe, con foro di entrata molto grandeper alloggiare il nodo della cordicella. La patina, morbida e naturale, assume la colorazio-ne di un giallo più intenso con  macchie brunenella parte posteriore, quella meno esposta alla luce

Cavalli che pascolano

Fig. 1a

Fig. 1

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(si veda l’articolo Questioni di patina nei netsuke in avorio su questo Bollettino).Un esemplare simile si è potuto ammirare fino a marzo dello scorso anno, espostonella grande mostra sui netsuke al Museo Poldi Pezzoli di Milano Sculture in palmo dimano e poi riportato sull’omonimo catalogo a pag. 155. Questo appartiene ad unanota collezione milanese e proviene dalla famosa collezione Hindson dispersa dallaSotheby’s a Londra nel lontano 1969. Lo stesso è riprodotto anche nel volumeNetsuke di Bruno Asnaghi, edito da Allemandi nel 1990.Il secondo cavallo (fig. 2, 2a, 2b), realizzato rispettando canoni più realistici, secondole caratteristiche della razza equina presente in Giappone fin dal quinto secolo d.C., è

Fig. 1b

di dimensioni contenute, muscoloso e con zampe corte, è alto 53 mm e potrebbe esse-re classificato tra i lavori dei primi anni del 1800. Non è firmato. Nella parte retro-stante è presente appena sopra la coda, quasi in posizione centrale, un bell’himotoshi,(fig. 2b) con foro di entrata, a sinistra, di dimensioni maggiori, caratteristico del perio-do. Anche in questo netsuke la patina è naturale, molto calda e assume una colorazio-ne gialla leggermente più decisa nella parte retrostante, per effetto dell’ossidazione damancanza di luce (vedi articolo sopracitato di Bettina Schindler sulle patine).Due cavalli a soggetto molto simile sono pubblicati su Netsuke di Bruno Asnaghi condatazione metà XVIII secolo, di cui uno firmato Mitsuharu.

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Settimo segno zodiacale: Il cavallo

Corrisponde ai Gemelli dello zodiaco occidentale.Il cavallo è un segno complesso la cui valenza simbolica attraversa trasversalmentela cultura di tutto l’estremo oriente nelle sue religioni, tradizioni, miti e leggende.Ne troviamo le prime tracce nella religione Induista che assegna al Kalki, l’avatardal cavallo bianco, la rappresentazione della finale liberazione dell’uomo e il ritro-vamento della propria natura divina. Questo avatar giunse in Giappone dal Tibetattraverso la Cina, fondendosi con le locali credenze e assurgendo quindi alla sacra-lità attraverso Amaterasu, la dea del Sole (simbolo associato al cavallo), della quale,nella religione shintoista, l’Imperatore è diretto discendente: per questo motivoegli è sempre rappresentato in sella ad un cavallo bianco. Nella credenza popolare, il cavallo è strettamente correlato con la fecondità e per-tanto riveste un ruolo importante nella vita sessuale. A tale proposito Robert VanGulik, noto studioso olandese, ci racconta che nell’antica cultura giapponese il fal-licismo era molto popolare (fu proibito ufficialmente solo nel 1868) ed il termine

UMA (cavallo) stava ad indicare la potenza del mem-bro virile, oltre ad essere sia uno pseudonimo moltoin uso tra le prostitute sia la definizione usata dalpopolino per il ciclo mestruale.Ma ritorniamo ai piani alti per ricordare che nell’anti-co Giappone le cerimonie nuziali si tenevano abitual-mente verso sera mentre i daimyo (la più alta nobiltà),per propiziare la fecondità, celebravano i loro matrimo-ni nell’ora del cavallo: le nove del mattino. Infatti la figura del cavallo, rappresentato in piedi conle zampe vicine tra loro, è simbolo di fecondità, oltreche un modo astuto di sfruttare la forma della zanna,se realizzato in avorio.Nella leggenda, nella storia e nella vita degli eroi ilcavallo è spesso in primo piano. Quindi un netsu-ke a forma di cavallo può rimandare ad una molti-tudine di significati.Può essere un’allusione o l’illustrazione di una storiafamosa, può rappresentare un talismano o una mascot-te, un augurio di fortuna o di successo in affari di cuore.

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Nella concezione giapponese, un cavallo che sal-tella rappresenta una vita parsimoniosa ma anchelibera e vivace, sebbene pronta ad assolvere aipropri doveri.Se invece è rappresentato con il suo cavaliere ècertamente un’allusione alla storia di OguriHangwan, famoso cavaliere che, come tramandala leggenda, riusciva a stare su di un tavolo di gocon il suo cavallo sulle quattro zampe. Un netsuke che rappresenti due uomini sui rispet-tivi cavalli richiama alla memoria la Kamo noKeiba (corsa dei cavalli di Kamo) che si svolgeannualmente in ricordo della festa religiosaindetta dall’imperatore Kimmei (540-571) perpropiziare gli dei che avevano causato un devastante taifun: la corsa prevedeva lacompetizione tra due cavalieri, uno vestito di bianco e l’altro di rosso.Se invece ci si imbatte in un netsuke che rappresenta un cavallo completamentebardato e con una sella a tre posti, chiamata sombokojin, occorre tener presente cheSombokojin è anche il nome del dio della cucina e pertanto il netsuke altro nonè che una raffigurazione di questa deità.Curiosa, infine, è anche l’associazione del cavallo al nostro “capro espiatorio”. Nell’antico Giappone, il 16° giorno del sesto mese, nel corso di una festa celebra-tiva, le donne che avevano commesso adulterio negli anni precedenti poteronoconfessare i loro peccati ai sacerdoti e questi peccati furono espiati castigando un

cavallo bianco. Fino ad allora la punizione, checonsisteva in una buona dose di bastonate, erainflitta alla donna adultera ma, da quel momen-to, la bastonatura del cavallo bianco divenne lasimbolica punizione per l’adulterio … e poveroanche il cavallo.

Bibliografia ASNAGHI BRUNo, Netsuke, Milano, 1990, AllemandiEditore.DUCRoS ALAIN, Netsuke. Art, magie et médicine, Vol. I ,2006, Editions Cum Turri. MoRENA FRANCESCo (a cura di), Netsuke. Sculture inpalmo di mano. La raccolta Lanfranchi e opere da prestigiosecollezioni internazionali, Milano 2008, Silvana Editoriale.WEBER V.F. , Ko-ji Ho-ten, Parigi, 1923.Fig. 2a

Fig. 2

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Per gli appassionati di arte giapponese, segnaliamo l’interessante e attesissima asta della collezione di Edward Wrangham, che va ad inserirsi

all’interno dell’annuale settimana dell’Asian Art in London. Questa asta speciale andrà ad arricchire la manifestazione londinese,

in aggiunta al Netsuke Symposium dell’International Netsuke Society come già segnalato nel nostro bollettino di giugno 2010

Il nostro amico Neil Davey, Senior Consultant del Dipartimento d’Arte Giapponese della Bonhams, nonché curatore dell’asta, ci ha regalato un’appassionata e incisiva

descrizione di Edward Wrangham, ambientalista, collezionista e studioso:

Ho conosciuto Ted Wrangham da quando ho cominciato ad occuparmi di commercio di arte giapponese, sul finire degli anni ’50,

quando ero ufficiosamente apprendista di suo zio, William Wilberforce Winkworth. A quei tempi, egli era già un affermato e affidabile collezionista e, quando lo conobbi meglio,

realizzai che si trattava indubbiamente di uno dei più edotti collezionisti del suo tempo. Come è noto, la collezione di arte giapponese di Ted Wrangham (1928-2009)

ebbe inizio quando, a 8 anni, suo nonno Stephen Winkworth gli regalò quello che sarebbe divenuto il suo primo netsuke: da quel momento la sua ricerca

e la sua collezione non si arrestarono mai, passando dai netsuke agli accessori per spade, alle lacche, per finire poi con gli inro, la sua grande passione.

Sono orgoglioso di averlo conosciuto e soprattutto sono onorato di avere oggi l’opportunità di aiutarlo a dividere, come lui avrebbe certamente voluto,

la sua collezione tra altri collezionisti simili a lui.

Netsuke in legno del XVIII secolo, raffigurante un cane accovacciato, di soli 3 cm di altezza, che rappresenta il pezzo forte della vendita ed è stimato 20.000 - 25.000 sterline.

Questo netsuke fu creato da Masanao, uno dei più importanti e stimati intagliatori di netsuke e, osservando l’incantevole oggetto qui proposto, non è difficile capirne il motivo.

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Rakan, Sennin, animali fantastici e lo zodiaco all’interno dell’arte giapponese: l’interesse di Edward Wrangham fu veramente immenso ed eclettico.

La sua intera collezione di capolavori dell’arte della miniatura giapponese, creata in decenni (dal 1936 allo scorso anno),

comprende oltre 1000 inro, oggetti d’arte in lacca, armi e netsuke, che riflettono la raffinatezza degli interessi di quello che viene considerato

l’ultimo dei grandi collezionisti britannici.

La collezione non è spettacolare solo per la quantità di oggetti raccoltima anche per la loro qualità, il loro materiale e il loro contenuto:

essa costituisce, infatti, la più ampia e meravigliosa collezione, mai data all’asta, di inro di un singolo privato.

La Collezione di Arte Giapponese di Edward Wrangham

Martedì 9 Novembre 2010, New Bond Street,

Londra 10.30 & 14.30

London Suzannah Yip Neil Davey

Noriko Nezu +44 (0) 207 468 8368

[email protected]

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Nella prestigiosa sede parigina della Christie’s, in AvenueMatignon, martedì 8 giugno si è tenuta la vendita prima-verile di Art d’Asie che comprendeva in prevalenza oggetticinesi, ormai settore trainante di ogni catalogo di vendita, enella parte iniziale, come ormai accade da qualche tempo aParigi, hors-d’oeuvres di arte giapponese comprendenteanche un nutrito gruppo di netsuke raggruppati in 75 lotti.Le perplessità che avevamo espresso circa l’esperienza degliesperti della Christie’s parigina si sono di nuovo manifestatee, pur riconoscendo l’attenuante della ormai onnipresentecrisi economica che per la verità lenisce e giustifica, spesso asproposito, molte defaillances che nulla hanno a che fare conquesta, ci meraviglia ancora che la casa madre non sia ingrado di fornire un supporto (da Londra?) a due ragazze cheimprovvisamente si sono trovate ad avere a che fare con unsettore che non conoscono o almeno non a sufficienza. Ecco come si può spiegare,

almeno in parte, il flop della sezione netsuke di questatornata d’asta: con 75 lotti in vendita hanno trovatoun acquirente solo il 30%, cioè 27 lotti. Esamineremo qualche vendita, rammaricandoci,magari, di non essere stati presenti in sala per poterneapprofittare. Lotto 14 - Netsuke in avorio, Shoki, secoli XVIII-XIX,altezza cm 7,5, valutato 800/1.200 euro e venduto a1.875. Già la partenza è maldestra, il menzionatoShoki altro non è se non Kan’u il generale cinese, rico-noscibilissimo dalla lunga barba lisciata con un manoe la grande alabarda nell’altra. Pazienza.Lotto 16 - Netsuke in avorio, Kanzan e Jittoku, secoloXVIII, altezza cm 7, con una valutazione di3.100/4.100 euro rimane invenduto.

Parigi: 8 giugno 2010

Asta Christie’s: quando gli esperti non riescono a convincere ...

Lotto 14

Lotto 16

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Il Sennin Jittoku con l’inseparabile amico Kanzan, l’uno con in mano una scopa,l’altro un rotolo manoscritto, interpretano l’allegoria delle due necessità umane:quella materiale e quella spirituale. Il soggetto è tra i più ricercati ed il netsuke è di bella qualità, l’attribuzione alpieno secolo XVIII sembra un po’ azzardata e improbabile ma, come si può con-statare in diversi altri cataloghi, sembra che questo sog-getto debba essere assegnato d’obbligo all’epoca d’oro. Lotto 17 - Netsuke in avorio, Shoki, secoli XVIII-XIX, altez-za cm 12,5, valutato 600/800 e venduto a 1.875 euro.Ci risiamo. E’ sempre il solito Kan’u e non Shoki che,come attributo di riconoscimento, dovrebbe avere uno opiù oni che lo molestano e lo sbeffeggiano. E poi, se sigiudica e afferma che il netsuke è della fine del 1700, èalto 12,5 cm (vi ricordate il Kirin Meinertzhagen chesvettava da suoi 11,5 centimetri di altezza?), si dovrebbeanche riuscire ad intuire che è , almeno, di discreta qua-lità, come è possibile che lo si valuti solo 600/800 euro?Un vero affare per il compratore e un netsuke buttato viaper il malcapitato venditore. Lotto 41 - Netsuke Manju in avorio e metallo argentato,uno Shishi, firmato Yanagawa, secolo XIX, lunghezza cm 6,stimato 1.800/2.200 euro e aggiudicato a 2.250.Un curioso e piacevole manju, ben curato nei particola-ri: l’himotoshi è rinforzato con metallo argentato. Lafirma, anche se non molto conosciuta, è incisa su unariserva dello stesso metallo. Generalmente gli intaglia-tori di questa epoca, cioè dopo il 1850, che usavano imetalli con molta maestria, erano artisti che si erano

dedicati allal a v o r a z i o n edelle tsuba epoi, in seguitoal calo degli ordini, erano passati ainetsuke, in modo particolare ai kaga-mibuta a cui questo può essere assimi-lato. Un buon risultato se si considerache questi tipi di netsuke, manju e kaga-mibuta, hanno generalmente valutazio-ni leggermente più basse.

Lotto 17

Lotto 41

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Lotto 42 - Netsuke in avorio, Gama Sennin, secolo XVIII, altez-za cm 9,5, stima 2.200/2.800 euro, aggiudicazione a 2.750 euro.Il sennin con la rana sulla spalla, proveniente dalla collezionesvizzera Seleger, anche con un restauro ad un piede, dichiaratodalla casa d’aste, e, soprattutto, una banalità quasi imbarazzantedell’opera, ottiene un discreto successo trovando un collezioni-sta che ne ha apprezzato non sappiamo cosa. Mah ...Lotto 55 - Netsuke in legno, cavallo accucciato, firmatoKazutomo, secolo XVIII, lunghezza cm 3,8, stimato5.500/7.500, rimasto invenduto. Il cavallo è un soggetto moltoricercato e questo, in modo parti-colare, ha una inusuale postura,due grandi occhi intarsiati in cornobiondo e bruno e una buona raffi-natezza di intaglio, è per contro,un po’ piccolino, solo 3,8 centime-tri. Per quei collezionisti di buonamemoria, evidenziamo che è tut-tora in rete su un catalogo on line

di settembre 2005 della The NIO Gallery di Londra, con una datazione diversa e piùconsona alla firma: metà del secolo XIX. Questo bisticcio non ha sicuramente depo-

sto a favore del nostro cavallino che è rimasto al palo. Lotto 58 - Netsuke in avorio, volpe danzante, secolo XIX,altezza cm 6,7, valutato 2.000/3.000 e aggiudicato e2.500 euro.Il dramma del teatro giapponese Kyògen con protagonista lavolpe, narra come questa avesse la possibilità di assumere lesembianze umane del monaco Hyakuzòsu. Questi era solitoapparire ai cacciatori di volpi al fine di dissuaderli dal lorointento. Hyakuzòsu conviveva con tre volpi che lo protegge-vano dai ladri e sapevano anche predire il futuro. Questonetsuke raffigura un attore nell’atto di rappresentare, moltosemplicemente, con il solo utilizzo della maschera e di unacoda posticcia, il noto dramma giapponese. Lotto 63 - Netsuke in avorio, olandese con karako sulle spal-le, secolo XVIII, altezza cm 8, valutato 4.000/6.000 euro,non ha trovato compratori.

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Un bel soggetto, estremamente curato, una tromba nellamano destra, l’altra che aiuta il bimbo a rimanere saldosulle spalle. I capelli ricciuti, e l’estrema eleganza delvestito non sono stati sufficienti a trovare un comprato-re al nostro olandese. Forse abbassando la stima?Lotto 64 - Netsuke in avorio, olandese con scimmia, secoloXVIII, altezza cm 7,6, anche lui valutato4.000/6.000 e venduto a 4.375 euro.Dov’è la differenza tra i due? Nontanto negli occhi intarsiati di corno, né,forse, nella patina più morbida, ma cre-diamo soprattutto nel soggetto: l’am-maestratore di scimmie, generalmenterappresentato da un orientale, adattatoad uno straniero, unito ad una grandequalità degli intarsi ha potuto intrigareun collezionista ad acquistarlo ed afarne, a questo punto, un buon affare. Lotto 86 - Netsuke in avorio, dragone,secolo XVIII, altezza cm 13,3, valuta-to 3.000/4.000 euro e aggiudicato a5.250, top lot del settore netsuke! Un dragone arrotolato ad un ken,spada giapponese a doppia lama, conla punta infissa nella gola. Il drago, inparticolare se ben intagliato e svilup-pato, è un soggetto molto ricercatodai collezionisti: anche questo provie-ne dalla collezione svizzera Seleger ediremmo che andrebbe classificato,per la sua forma allungata, come unsashi netsuke. Ed infine una curiosità: questo netsukelo abbiamo trovato in una venditaSotheby & Co, a Londra, sul catalogo del novembre1964, lotto n. 137, venduto per 32 sterline che corri-spondevano a 89,60 dollari USA dal grande collezioni-sta Winkworth. Lasciamo ai più curiosi il calcolo se siastato un buon investimento.

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AggiornamentiGrazie agli amici fran-cesi dell’AssociationFranco-Japonese abbia-mo la possibilità diparlare ancora, e lo fac-ciamo volentieri, di unnetsuke citato nel pre-cedente Bollettino (n.15), il lotto 211 dellaBonhams di Londra. Avevamo commenta-to il bel netsuke inavorio, due dromedaricontrapposti a riposo,firmato Yoshitomo,che a dispetto dellarottura, non dichiara-

ta e non fotografata dalla casa d’aste, venne aggiudicato comunque a 7.200 sterline. Gabor Wilhelm, sul Bullettin francese n. 105, Eté 2010, non solo ha fotografatoil netsuke allo stato attuale, ma lo ha commentato con grande enfasi: Un netsukeda sogno…la rarità del pezzo valeda sola la sua consacrazione…nondimenticando la rottura delle duezampe anteriori, apparentementefresca: catastrofica, per alcuni,secondaria e riparabile per altri.Prezzo di aggiudicazione più chemeritato.Curioso, a volte, confrontare igiudizi degli esperti e scoprirecome possono essere influenzatidal gusto personale o da unasemplice intuizione: ad un certopunto mi è sembrato di intravede-re (nella espressione di uno deidromedari) l’ombra di un sorriso.Basta un po’ di poesia…e un po’di tenerezza. Grazie Gabor.

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Gentile signor Gaggianesi è stato un piacere leggere l’ultimo Bollettino. Gli articoli sono tutti interessanti ma ho particolarmenteapprezzato quello sul Kirin di Meinerzhagen. Prima di leggere il suo bollettino le fonti di informazione acui attingevo erano tutte anglosassoni. È interessante trovare punti di vista diversi, leggere qualcosa didissacrante rispetto ad una certa letteratura divenuta neltempo molto autoreferenziale ed a mio avviso non sempre inbuona fede. Bushell non mi ha sempre convinto anche se gliriconosco di aver fatto uno splendido lavoro nell’aprire, conle sue pubblicazioni (avrebbe dovuto scegliere dei fotografimigliori), il mercato USA: Kurstin tenta di imitarlo ma forseè più grossolano.

Giovanni Rimondi

Gent.mo dr. Rimondi, innanzitutto mi permetta di ringraziarla vivamente per il suo apprezzamento nei con-fronti del Bollettino e in particolare nei confronti dell’articolo sul Kirin di Meinertzhagen,che, come potrà facilmente osservare qui di seguito, ha risvegliato l’interesse di diversi col-lezionisti e studiosi di netsuke. Credo che lei abbia focalizzato pienamente lo scopo ulti-mo della nostra piccola rivista, ossia la volontà di dotare finalmente i collezionisti italia-ni di un punto di vista differente da quello suggerito dalle pubblicazioni estere. Sono con-vinto infatti che, nonostante non possa essere messo in dubbio il maggiore interesse riscon-trabile nell’area anglosassone per quanto concerne la sfera dei netsuke, di contro si trattidi tradizioni di collezioni leggermente distanti dal gusto e dalla sfera d’interesse dei colle-zionisti italiani. È stato muovendo da questo pensiero e grazie all’appoggio e all’incorag-giamento di alcuni amici, che si è dato avvio a questa utopica ed entusiasmante impresadel Bollettino: nel tentativo, se mi consente l’azzardata metafora calcistica, di portare ilcollezionista italiano di netsuke a raggiungere “la serie A”.

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Caro Robertoho ricevuto e letto con grande piacere il tuo ultimo Bollettino. Come sempre ho trovato molti articoli interessanti ed istruttivi, ma dove soprattutto il tuo bollettino si conferma utile, divertente e coinvolgente è nella rassegna che tu eil mitico Asnaghi fatte delle Aste. Aste ormai finite però. Non ti pare che molto più utile, istruttivo e divertente sarebbe leggervi PRIMA delleAste che voi passate in rassegna? Allora sì ogni vostra parola potrebbe essere una

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guida preziosa ed insostituibile, sia per chi vuole semplicemente capire e quindi gode-re di più, sia per chi potrebbe essere invogliato a partecipare all’asta. Mi sembra già di sentirti obiettare che è praticamente impossibile far coincidere ladata di pubblicazione del tuo bollettino con le date delle principali aste internazionali.Ma poiché ormai tutte le Case d’asta presentano con largo anticipo i loro cataloghi inRete, tu ed il mitico Asnaghi potreste regalarci la vostra lettura critica degli stessi cata-loghi sempre in Rete e con un ragionevole anticipo.Adesso è un po’ più difficile dire di no, vero? Ma so che ci riuscirai lo stesso.Con affetto

Franco Bellino

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Caro Franco, come sempre pungente e prodigo di idee! Vengo dunque a risponderti per contraddirti,come da te anticipato. Il nostro Bollettino, nonostante stia riscuotendo successo ancheall’estero, è stato creato principalmente per i collezionisti italiani, affinché potesse essereuno strumento di informazione, nonché una spia letteraria, di quello che accade nelmondo dei netsuke al di fuori del nostro bel Paese. Da qui l’interesse verso le aste propo-ste all’estero, con le loro caratteristiche e i loro gusti. Come giustamente intuisci, però, nonè cosa facile riuscire a rendere concomitanti la pubblicazione del Bollettino e le date delleaste, senza poi considerare il dilatamento dei tempi per quanto concerne la pubblicazionedei cataloghi: a prova di ciò basti considerare la vendita della Collezione Wrangham che,prontamente segnalata a suo tempo sul bollettino, a fine settembre non è ancora stata ade-guatamente fornita del catalogo online. Oltre a ciò, non ti nascondo le mie perplessità nelcommentare e segnalare oggetti avendoli visionati solo a video: ritengo che sarebbe, daparte mia, un comportamento azzardato e poco professionale.

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Gentil Signor Gaggianesi Grazie ancora per l’invio del bollettino n. 15 che è da considerarsi storico: un assolosul “mio netsuke n. 1”. Fine di una leggenda? Se fine sarà lo stabilirà sicuramente il tempo e un serio inten-to da parte dei collezionisti di demitizzare un casus creato ad libitum. Trovo il taglio della sua indagine ragionato e ben documentato: è la stura per una cri-tica artistico-radicale su un Kilin che per un secolo è stato decretato come un Kirin,netsuke originale. Una leggenda, appunto.Quanto sto per scrivere parrà, come lei ama a volte dire, una giusta cattiveria. Le assi-curo che questo sentimento, ancorché giusto, non mi appartiene: tendo sempre alla

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ricerca del vero e, argomentando l’arte, del verosimile.Null’altro. A lei va il merito di aver rotto un tabù dimostrando acume ecoraggio, in difesa dello stato dell’Arte.Ovviamente, ça va sans dire, come è d’uso dire dai “cuginid’oltralpe” per analoghe situazioni: on s’attirer une affaire.In effetti, nessuno, ma proprio nessuno tra esperti o attacchédi turno, ha mai osato sollevare il velario su questo Kilin che,seppur di buona fattura e bella presenza, resterà sempreun’opera ibrida. Per amatori e collezionisti si pone una domanda d’obbligo: èstato per mancanza di dottrina, sprovvedutezza o mera esalta-zione laudativa?Sia come sia, sul piano morale andava corretta: lei l’ha fatto eciò è encomiabile. Mi auguro possa essere letto da tanti: amatori e connaisseurs,italiani e stranieri.Concludo. Posso con tutto il rispetto, la stima e l’amabilità che nutro per tutto ciòche, con Frederick Meinertzhagen, ha contribuito alla conoscenza dell’arte Netsuke,capire il suo giovanile engoùment per questo suo particolare netsuke. Sono disposto acapire un po’ meno la sua propensione a non mutare parere dopo un quarantennioma ciò può essere pure comprensibile: a settant’anni non sempre risulta facile recede-re dai propri convincimenti, potrebbe apparire una sconsacrazione di se stessi. Non è invece accettabile il mancato “cambio di registro” da chi, dopo di lui, ed avario titolo, è venuto a contatto dell’opera e da buon ultimo l’attuale possessore Mr.Kurstin.Sarò sincero, come sempre: il maggior fastidio proviene dai partecipanti al giubileo,accorsi al suono dell’olifante, speranzosi forse di un do ut des? Mah. Chiedendo indulgenza a tutti quelli che non la dovessero pensare come me, mi ègrata l’occasione per salutarla cordialmente.

Bruno Asnaghi

Caro Asnaghi, innanzitutto la ringrazio per questa lettera, che viene ad arricchire e stimolare l’argomen-to Kirin. Lei, però, mi attribuisce cortesemente tutto il merito di un articolo che, come permodestia non dice, è stato dato alla luce dopo le innumerevoli discussioni e i moltepliciconfronti che lei ed io abbiamo avuto nei mesi passati. È dunque più che evidente quantosia corretto che le si attribuisca un’importante quota di meriti, ma, intendiamoci, anchedi critiche, qualora se ne dovessero presentare.

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