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Caratteristica principale del Parco, esteso circa un ettaro, è la conservazione in vista di parte delle strutture preistoriche messe in luce nel corso delle campagne di scavo svoltesi nell’area dal 1995 sino ad oggi. Il Villaggio Neolitico di S.Andrea infatti presenta una fitta rete di strutture abitative e funzionali ben conservate, parte delle quali ora mantenute a vista. Nell’area archeologica indagata sono infatti stati consolidati, mediante opportune resine, le canalette perimetrali, a pianta rettangolare, di due delle sei capanne individuate in questi anni. Per la protezione di tali strutture sono state costruite delle coperture in legno con tetto a doppio spiovente, sormontato da un manto di canne di palude che riproducono stesse dimensioni e volumetria e gli stessi materiali delle antiche capanne. Nelle buche di palo, affiorate durante gli scavi, sono stati ricollocati nuovi paletti lignei in modo da poter descrivere al pubblico l’andamento originario di palizzate e recinti dislocati in diversi punti del villaggio. Presso il margine sud dell’area è visibile l’antico muretto di recinzione a secco in ciottoli e per la sua protezione è stata realizzata una copertura lignea con tetto in cristallo. Il percorso di visita è corredato da una serie di pannelli relativi alla storia del sito, alle strutture abitative e funzionali, ad approfondimenti sul neolitico italiano e locale. Dal 2010 sono visibili anche le ricostruzioni di alcuni edifici neolitici in scala reale, allestiti con materiali e oggetti copie di quelli realmente ritrovati in sito. All’interno del Parco vengono organizzati eventi “a tema” che ripropongono le arcaiche tecniche di lavorazione e di cottura dei vasi in ceramica, della scheggiatura della selce, della tessitura e della cottura dei cibi. Inoltre è possibile sperimentare i metodi di ricerca e di scavo archeologici in un apposito spazio di simulazione in cui sono state ricreate alcune strutture presenti nel sito di S. Andrea (buche di palo, pozzetti, forni). Museo Il Museo, inaugurato nel 1997 con sede nel Castello di Travo, nasce dalla volontà di illustrare la storia del popolamento antico del nostro territorio. Le ricognizioni effettuate nella media Val Trebbia dal Gruppo di Ricerca Culturale “La Minerva” di Travo nel corso degli ultimi 15-20 anni hanno portato all'individuazione di 175 siti archeologici, 64 dei quali preistorici o protostorici, 90 romani e 21 medievali o moderni. Il consistente numero di rinvenimenti attesta, un fitto popolamento. In alcuni siti neolitici e dell’età del Bronzo la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna con la collaborazione del Gruppo “La Minerva” ha effettuato scavi archeologici, grazie ai quali disponiamo di nuove e significative conoscenze. I materiali provenienti da queste ricerche trovano spazio nelle sale del Museo in un Manufatti che corrispondono ai resti di accampamenti paleolitici sono stati trovati soprattutto nella zona pedeappenninica, fra Gazzola e Rivergaro, dove affiorano i sedimenti eolici chiamati loess, formatisi nella fase finale, arida e fredda, della glaciazione di Riss. Le più antiche frequentazioni di questo territorio si datano fra la fine del Paleolitico antico e l'inizio del medio, cioè 100.000 anni fa o poco dopo, e sono costituite da una serie di strumenti su scheggia, spesso di tecnica "levalloisiana", fra cui si riconoscono lame, punte e schegge. Alcuni siti sono stati però ripetutamente frequentati per lungo tempo, come Croara presso Rivergaro, dove si sono raccolti, oltre ai manufatti del Paleolitico antico, anche una punta di diaspro tipica del Paleolitico medio ed alcuni strumenti del Paleolitico superiore. Fra i pochi reperti attribuibili a quest'ultimo periodo, infine, va probabilmente annoverato un bel nucleo a lame rinvenuto a Visignano. Le tracce degli ultimi cacciatori post-glaciali sono rintracciabili nella parte montana della Val Trebbia in località che solo dopo la fine delle glaciazioni divennero accessibili, ad esempio ai Piani di Aglio, tra 800 e 1000 m di quota, e al Passo dello Zovallo, ad oltre 1400 m di quota. Si tratta dei resti di accampamenti estivi di caccia, posti in luoghi di passo o in vicinanza di laghetti glaciali, in punti obbligati per il passaggio della selvaggina. Questi siti sembrano esser stati frequentati soprattutto nel Mesolitico recente o Castelnoviano, attorno al VI millennio a.C.. Gli strumenti più tipici sono i trapezi, con cui si armavano arpioni e punte di freccia composite e i piccoli grattatoi circolari. Le tribù "castelnoviane" hanno costituito il substrato etnico e tradizionale dal quale, sotto l'influenza di popoli vicini culturalmente più avanzati, si è formato il neolitico padano, fra VI e V millennio a.C. allestimento che porta dal Paleolitico fino all’Età Romana.

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Page 1: Museo Paleolitico – Mesolitico - unplipiacenza.it e Museo Archeologico... · Il Neolitico medio in Val Trebbia è ancora poco noto; un momento iniziale, misto ad elementi del Neolitico

Caratteristica principale del Parco, esteso circa un ettaro, è la conservazione in vista di parte delle strutture preistoriche messe in luce nel corso delle campagne di scavo svoltesi nell’area dal 1995 sino ad oggi. Il

Villaggio Neolitico di S.Andrea infatti presenta una fitta rete di strutture abitative e funzionali ben conservate, parte delle quali ora mantenute a vista. Nell’area archeologica indagata sono infatti stati consolidati, mediante opportune resine, le canalette perimetrali, a pianta rettangolare, di due delle sei capanne individuate in questi anni. Per la protezione di tali strutture sono state costruite delle coperture in legno con tetto a doppio spiovente, sormontato da un manto di canne di palude che riproducono stesse dimensioni e volumetria e gli stessi materiali delle antiche capanne. Nelle buche di palo, affiorate durante gli scavi, sono stati ricollocati nuovi paletti lignei in modo da poter descrivere al pubblico l’andamento

originario di palizzate e recinti dislocati in diversi punti del villaggio. Presso il margine sud dell’area è visibile l’antico muretto di recinzione a secco in ciottoli e per la sua protezione è stata realizzata una copertura lignea con tetto in cristallo. Il percorso di visita è corredato da una serie di pannelli relativi alla storia del sito, alle strutture abitative e funzionali, ad approfondimenti sul neolitico italiano e locale. Dal 2010 sono visibili anche le ricostruzioni di alcuni edifici neolitici in scala reale, allestiti con materiali e oggetti copie di quelli realmente ritrovati in sito. All’interno del Parco vengono organizzati eventi “a tema” che ripropongono le arcaiche tecniche di lavorazione e di cottura dei vasi in ceramica, della scheggiatura della selce, della tessitura e della cottura dei cibi. Inoltre è possibile sperimentare i metodi di ricerca e di scavo archeologici in un apposito spazio di simulazione in cui sono state ricreate alcune strutture presenti nel sito di S. Andrea (buche di palo, pozzetti, forni). Museo Il Museo, inaugurato nel 1997 con sede nel Castello di Travo, nasce dalla volontà di illustrare la storia del popolamento antico del nostro territorio. Le ricognizioni effettuate nella media Val Trebbia dal Gruppo di Ricerca Culturale “La Minerva” di Travo nel corso degli ultimi 15-20 anni hanno portato all'individuazione di 175 siti archeologici, 64 dei quali preistorici o protostorici, 90 romani e 21 medievali o moderni. Il consistente numero di rinvenimenti attesta, un fitto popolamento. In alcuni siti neolitici e dell’età del Bronzo la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna con la collaborazione del Gruppo “La Minerva” ha

effettuato scavi archeologici, grazie ai quali disponiamo di nuove e significative conoscenze. I materiali provenienti da queste ricerche trovano spazio nelle sale del Museo in un Manufatti che corrispondono ai resti di accampamenti paleolitici sono stati trovati soprattutto nella zona pedeappenninica, fra Gazzola e Rivergaro, dove affiorano i sedimenti eolici chiamati loess, formatisi nella fase finale, arida e fredda, della glaciazione di Riss. Le più antiche frequentazioni di questo territorio si datano fra la fine del Paleolitico antico e l'inizio del medio, cioè 100.000 anni fa o poco dopo, e sono costituite da una serie di strumenti su scheggia, spesso di tecnica "levalloisiana", fra cui si riconoscono lame,

punte e schegge. Alcuni siti sono stati però ripetutamente frequentati per lungo tempo, come Croara presso Rivergaro, dove si sono raccolti, oltre ai manufatti del Paleolitico antico, anche una punta di diaspro tipica del Paleolitico medio ed alcuni strumenti del Paleolitico superiore. Fra i pochi reperti attribuibili a quest'ultimo periodo, infine, va probabilmente annoverato un bel nucleo a lame rinvenuto a Visignano. Le tracce degli ultimi cacciatori post-glaciali sono rintracciabili nella parte montana della Val Trebbia in località che solo dopo la fine delle glaciazioni divennero accessibili, ad esempio ai Piani di Aglio, tra 800 e 1000 m di quota, e al Passo dello Zovallo, ad oltre 1400 m di quota. Si tratta dei resti di accampamenti estivi di caccia, posti in luoghi di passo o in vicinanza di laghetti glaciali, in punti obbligati per il passaggio della selvaggina. Questi siti sembrano esser stati frequentati soprattutto nel Mesolitico recente o Castelnoviano, attorno al VI millennio a.C.. Gli strumenti più tipici sono i trapezi, con cui si armavano arpioni e punte di freccia composite e i piccoli grattatoi circolari. Le tribù "castelnoviane" hanno costituito il substrato etnico e tradizionale dal quale, sotto l'influenza di popoli vicini culturalmente più avanzati, si è formato il neolitico padano, fra VI e V millennio a.C. allestimento che porta dal Paleolitico fino all’Età Romana.

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Museo Paleolitico – Mesolitico Manufatti che corrispondono ai resti di accampamenti paleolitici sono stati trovati soprattutto nella zona pedeappenninica, fra Gazzola e Rivergaro, dove affiorano i sedimenti eolici chiamati loess, formatisi nella fase finale, arida e fredda, della glaciazione di Riss. Le più antiche frequentazioni di questo territorio si datano fra la

fine del Paleolitico antico e l'inizio del medio, cioè 100.000 anni fa o poco dopo, e sono costituite da una serie di strumenti su scheggia, spesso di tecnica "levalloisiana", fra cui si riconoscono lame, punte e schegge. Alcuni siti sono stati però ripetutamente frequentati per lungo tempo, come Croara presso Rivergaro, dove si sono raccolti, oltre ai manufatti del Paleolitico antico, anche una punta di diaspro tipica del Paleolitico medio ed alcuni strumenti del Paleolitico superiore. Fra i pochi reperti attribuibili a quest'ultimo periodo, infine, va probabilmente annoverato un bel nucleo a lame rinvenuto a Visignano. Le tracce degli ultimi cacciatori post-

glaciali sono rintracciabili nella parte montana della Val Trebbia in località che solo dopo la fine delle glaciazioni divennero accessibili, ad esempio ai Piani di Aglio, tra 800 e 1000 m di quota, e al Passo dello Zovallo, ad oltre 1400 m di quota. Si tratta dei resti di accampamenti estivi di caccia, posti in luoghi di passo o in vicinanza di laghetti glaciali, in punti obbligati per il passaggio della selvaggina. Questi siti sembrano esser stati frequentati soprattutto nel Mesolitico recente o Castelnoviano, attorno al VI millennio a.C.. Gli strumenti più tipici sono i trapezi, con cui si armavano arpioni e punte di freccia composite e i piccoli grattatoi circolari. Le tribù "castelnoviane" hanno costituito il substrato etnico e tradizionale dal quale, sotto l'influenza di popoli vicini culturalmente più avanzati, si è formato il neolitico padano, fra VI e V millennio a.C. Museo Neolitico antico Uno scavo eseguito a Casa Gazza, in un ampio terrazzo sul Trebbia, ha messo in luce una capanna databile al Neolitico antico. E' una grande struttura seminterrata, formata da due ambienti collegati insieme a forma di "8",

lunga 10 metri, larga 6 e profonda al massimo un metro. La capanna di Casa Gazza è datata con il Carbonio 14 fra il 6130+- 160 e il 5830 +-210. A Casa Gazza è stata riscontrata una percentuale particolarmente alta di selce alpina, e questa sembra una conferma della connotazione culturale della valle durante il Neolitico antico, più volta verso la pianura padana che verso l’Appennino. Gli strumenti di Casa Gazza sono tipici del Neolitico antico padano: lame e punte, lame troncate, perforatori, grattatoi su lama, bulini ed elementi geometrici che rappresentano punte di freccia. E' tipica l'usura lucida lasciata sulle lame di falcetto dallo sfregamento contro i gambi dei cereali. Le ceramiche di Casa Gazza, inquadrabili nella

facies del Vhò di Piadena, mostrano che la Val Trebbia nel Neolitico antico era legata più all'area lombarda che a quella emiliana. Sono tipici del "Vhò" i vasi profondi su piede, con un'ansa verticale e semplici decorazioni incise, i fiaschi a collo alto e stretto, i grandi vasi a fruttiera decorati internamente. La ceramica grezza è rappresentata da orci forniti generalmente di due anse, decorati con cordoni plastici lisci o impressi.

Museo Neolitico Medio

Durante la prima metà del IV millennio al quadro molto frazionato del Neolitico antico si sostituì in tutta l'Italia settentrionale un' unica cultura, chiamata " dei Vasi a Bocca Quadrata" dalla forma dei tipici recipienti. Essa costituì un radicale cambiamento nell'industria ceramica, nella tradizione litica, nell'organizzazione insediativa ed economica rispetto al mondo precedente. Il Neolitico medio in Val Trebbia è ancora poco noto; un momento iniziale, misto ad elementi del Neolitico antico, è venuto in luce in uno scavo di emergenza nell' area della sede della Cassa di Risparmio a Travo. Le strutture erano rappresentate da una buca di palo, da un pozzetto-ripostiglio lastricato di ciottoli e da una fossa colmata di ciottoli (forse un forno), i cui carboni hanno fornito una data C 14: 5610 +/- 50 a.C.. Fra i materiali raccolti si notano frammenti graffiti e impressi inquadrabili nella cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, frammenti di vasi tipici dell’aspetto di Fiorano, una

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scheggia di ossidiana e una lama di falcetto in selce e alcune punte di freccia. Le ricerche di superficie hanno localizzato tracce di abitati neolitici in una quindicina di siti della media valle. Essi si trovano soprattutto sui terrazzi lungo il fiume, ma anche, in minor misura, su pianori più elevati, che testimoniano una frequentazione neolitica molto diffusa ed articolata. Non tutti gli abitati localizzati hanno, per ora, restituito materiali databili. Appartengono probabilmente al neolitico medio Le Piane, I Pilati e forse S. Maria e Casa Marchi.

Museo neolitico Recente

Nell'ultima parte del Neolitico, verso la fine del V millennio, si assiste in buona parte dell’Italia settentrionale ad un forte spopolamento, che coincide con un nuovo frazionamento del quadro culturale: ad occidente si diffonde la cultura di tradizione francese " di Chassey ", che interessa soprattutto Piemonte, Liguria, Toscana ed

Emilia. Uno dei più importanti insediamenti dell'Italia settentrionale databili al Neolitico recente (4300-3800 a.C.) è stato scoperto all'inizio degli anni '80 ai margini del paese di Travo, in località S. Andrea. E' un vasto abitato che occupa un terrazzo della riva sinistra del Trebbia, nel quale gli scavi archeologici stanno mettendo in luce strutture complesse, che mostrano un alto livello di organizzazione. È possibile leggere più di una fase abitativa: il villaggio sembra esser stato abitato per varie generazioni, durante una fase piuttosto arcaica del Neolitico recente. Fra i materiali raccolti appare di notevole interesse la presenza di frammenti di vasi a bocca quadrata di fase tarda, associati con materiali che prevalentemente appartengono alla fase culturale di tradizione occidentale.

Gli strumenti in selce alpina o appenninica sono grattatoi, perforatori, troncature e vari tipi di punte di freccia, fra cui quelle “a tranciante trasversale” che sono una innovazione del Neolitico recente. Altri materiali attestano contatti con territori anche lontani: cristallo di rocca e asce di pietre verdi levigate vengono dalle Alpi occidentali, l’ossidiana da Lipari o dalla Sardegna. Fra il materiale rinvenuto notiamo grandi orci con prese coniche e orli talvolta impressi, vasi a collo ristretto, tazze e scodelle spesso di piccole dimensioni, con piccole bugne, prese forate e orlo assottigliato o profilato. Pochi frammenti, fra cui quelli con incisioni e colore bianco, indicano contatti con aree culturali diverse; la “pintadera”, uno stampino per la pittura corporale, è tipica della cultura “dei Vasi a Bocca Quadrata”.Sono state rinvenute inoltre alcune fusaiole: questi oggetti, da applicare ad un fuso di legno per facilitare la filatura della lana o del lino, diventano frequenti solo nel Neolitico recente.

Museo del Rame Sul terrazzo di S.Andrea, poco lontano dall’abitato neolitico, è stato scoperto in un sondaggio molto limitato un tratto di acciottolato, sul quale si trovavano pochi frammenti databili verso la fine dell’età del Rame. Fra essi si riconoscono alcuni frammenti di ceramica “a squame”, che ebbe vasta diffusione negli ultimi secoli del III millennio a.C. sia nella pianura padana che nell’Italia pensinsulare. Si notano inoltre un vaso decorato a cordoni con un’ansa sormontata da bugnetta e una tazza di ceramica fine decorata con trattini incisi Museo del Bronzo In Val Trebbia gli abitati dell’età del Bronzo non hanno occupato le rive del fiume, ma pianori elevati o addirittura posizioni arroccate. E’ il caso, ad esempio, della Pietra Perducca e, ancor più, del Groppo di Bobbio, a 1.000 m d’altitudine. Un altro abitato è stato messo in luce da uno scavo di emergenza nell’area della Piscina Comunale di Travo: nella zona esplorata, vasta circa 130 mq, era presente uno strato argilloso nerastro, sotto al

quale sono stati rinvenuti una decina di buche di palo e sei fosse o pozzetti-ripostiglio di forma cilindrica. I materiali raccolti alla Piscina di Travo si datano ad una fase precoce del Bronzo medio (circa XVI sec. a.C.) e appartengono alla “facies occidentale” dell’età del Bronzo. Fra gli elementi più tipici notiamo le grandi scodelle con parete breve, ansa canaliculata e vasca spesso decorata da fasci di solcature, le olle con decorazione plastica “a nota musicale”, le tazze e le ollette con doppia

carena o con solcature orizzontali, i fondi decorati con solcature disposte a croce, le decorazioni a cuppella con

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centro rilevato. I siti dell'età del Bronzo media e recente rinvenuti per ora nella media Val Trebbia non sono numerosi. Lo spillone di bronzo rinvenuto sporadicamente ai Pilati appartiene ad un tipo datato al Bronzo recente (XIII sec.a.C.) e diffuso nella pianura lombarda e sul lago di Garda. Museo del Ferro Fra le poche testimonianze note in Emilia occidentale tra la fine dell'età del Bronzo e la prima età del Ferro vi

sono i rinvenimenti del Groppo di Vaccarezza (Bobbio), dell'inoltrato Bronzo finale, e un probabile "ripostiglio" da S. Salvatore di Bobbio (un'ascia e una punta di lancia). Nella piena età del Ferro (fra fine VI e V sec.a.C.) il Piacentino appare diviso fra: - gli Etruschi, che penetrarono non solo nella pianura, ma anche nelle prime colline, come dimostra il sito del M. Dinavolo presso Travo, - i Liguri, che occupavano la montagna ed avevano stretti rapporti col mondo di "Golasecca"; il rinvenimento più importante nel Piacentino è la necropoli di tombe a cassetta di Veleia, ma sono significativi anche alcuni reperti dal Groppo. Pur avendo fornito finora materiali assai scarsi, alcuni dei siti della media età del Ferro della media val Trebbia presentano elementi di notevole interesse. Tra questi vanno citati soprattutto i materiali del M. Dinavolo, che per la prima volta hanno dimostrato una presenza etrusca nel Piacentino e tra i quali si trovano anche minuti frammenti di ceramica di importazione attica. Questi ultimi e la fibula tipo "Certosa" datano il sito attorno al V sec.a.C. Importante è anche la fibula ad arco serpeggiante da Costa del Grillo, databile attorno alla metà del VI sec.

Museo Età Romana Il luogo in cui sorgeva il santuario dedicato alla dea Minerva è tutt’oggi sconosciuto e varie ipotesi si sono fatte sulla sua ubicazione. Secondo un’interpretazione molto diffusa in passato, sarebbe sorto dove ora si trova la chiesa di S. Maria a Travo. Tale ipotesi è stata formulata sulla base di ritrovamenti nella chiesa di epigrafi che sarebbero la testimonianza della continuità di un culto pagano trasferito al culto cristiano della Madonna. Le stele rinvenute sono, però, chiaramente materiale di recupero e, secondo studiosi del cinquecento, pertinenti invece alla località di Caverzago, a Sud di Travo, al cui nome viene ricondotto anche l’appellativo cabardiacensis. Alcuni studiosi, quindi, ponendo l’accento sull’origine preromana del culto e propendendo per

l’esistenza di un luogo naturale frequentato a scopi culturali più che di un santuario edificato, vedono la collocazione più idonea del tempio proprio sulla rupe di Caverzago, nel solco di un’antica tradizione di culti delle vette. I dati sinora raccolti non smentiscono né suffragano tali ipotesi. Viceversa nella piana di Dorba, ai piedi della rupe di Caverzago, circa quaranta anni fa, vennero alla luce due grandi muraglioni profondamente interrati e una stele votiva (V.S.L.M., votum solvit libens merito). Materiali di età romana furono anche ritrovati nella piana di Dorba in alcuni sondaggi di scavo nel 1976; la profondità dei ritrovamenti (- 3,20 m

dal piano di campagna) e la natura del terreno che li copriva fanno ipotizzare che la zona in passato fosse interessata da imponenti fenomeni alluvionali che potrebbero aver ricoperto il santuario. In Val Trebbia, non lontano da Travo, in epoca romana, esisteva un importante santuario sacro a Minerva, luogo di pellegrinaggi e guarigioni miracolose. Sconosciuto alle fonti storiche, il tempio è noto grazie ad una serie di epigrafi votive, riutilizzate in mura e fondamenta di chiese e castelli del circondario di Travo, che furono trascritte da studiosi nel cinquecento. Molte iscrizioni sono andate perse, come quella di Rallio di Montechiaro che secondo il canonico Pier Maria Campi forse era l’iscrizione dedicatoria al tempio di Minerva. Solamente le stele murate nella chiesa di S. Maria a Travo e quelle di S. Antonino sono giunte sino a noi grazie all’intervento dei conti Anguissola che nel 1930 le donarono al Comune di Piacenza dove sono tuttora conservate nei Civici Musei. I dati ricavati dalle epigrafi ci dicono che il santuario fu frequentato sicuramente a partire dal I sec. d. C.. Vi

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giungevano pellegrini da diverse città del Nord (Milano, Cremona, Vercelli, Brescello), soldati di ritorno dalla Britannia, padri e madri riconoscenti per la grazia concessa ad un figlio, ecc. La presenza di alcune stele senza iscrizione ha indotto gli studiosi a ritenere probabile l’esistenza di un’officina di lapicidi cui si potevano rivolgere i pellegrini per iscrizioni sul posto. Nel corso del III sec. d. C. la frequentazione del tempio diventa meno intensa a causa di nuovi culti, orientali prima, il Cristianesimo poi, che determinarono l’abbandono del sito. Minerva era una delle più importanti divinità italiche: venerata nella religione etrusca, fu presto associata al culto di Giove e Giunone nel tempio Capitolino a Roma. Venne assimilata alla greca Athena, protettrice del sapere e delle arti, e in breve tempo non si distinsero più gli attributi della dea romana da quelli della dea greca. Anche Minerva divenne quindi dea guaritrice oltre che protettrice della medicina e dei medici. Con l’attributo di Minerva Medica era venerata in un santuario sull’Esquilino a Roma. The main feature of the park covering about one hectare, is conservation in view of the prehistoric structures brought to light during the excavations that took place in the area from 1995 until today. The Neolithic Village of St. Andrew in fact presents an extensive network of housing and functional well-preserved, part of which now kept in view. In the archaeological investigated they were in fact established, by means of suitable resins, the perimeter gutters, rectangular plan, two of the six huts identified in recent years. For the protection of these structures were built of wood roofs with gabled roof, topped by a layer of reeds that reproduce the same size and volume and the same materials of the old huts. In the post holes, surfaced during the excavations, were relocated new wooden stakes so you can describe to the public the performance of the original fences and barriers at different locations of the village. At the southern edge of the area you can see the old wall fence to dry pebbles and for its protection was built a wooden roof with glass roof. The visit is accompanied by a series of panels on the history of the site, the housing and functional, for insights on the Neolithic Italian and local. Since 2010 also displays the reconstruction of some buildings Neolithic scale, prepared with materials and objects copies of those actually found on site. Inside the park are organized events "theme" that reproduce the archaic techniques and firing of ceramic vases, of flint knapping, weaving and cooking. You can also test the methods of research and archaeological excavation at a space simulation where some structures have been recreated on the site of St. Andrew (post holes, wells, ovens). Museum The museum, opened in 1997 and based in Castle Travo, stems from the desire to illustrate the history of the ancient population of our territory. The surveys carried out in the Trebbia River valley from the Cultural Research Group "La Minerva" Travo over the last 15-20 years have led to the identification of 175 archaeological sites, 64 of which prehistoric or proto, Romans 90 and 21 medieval or modern . The significant number of findings attests, a dense population. In some sites Neolithic and Bronze Age Archaeological Superintendence of Emilia Romagna in collaboration with the group "La Minerva" he has carried out archaeological digs, thanks to which we have significant new knowledge. The materials from these studies find space in the Museum in a Manufacture that correspond to the remains of Paleolithic camps have been found mostly in the area pedeappenninica, and between Gazzola Rivergaro, where they appear the wind sediments called loess, formed in the final phase, dry and cold, glaciation of Riss. The oldest acquaintances of this area date back from the late Palaeolithic and the beginning of the medium, that is, 100,000 years ago or a little later, and consist of a number of instruments on splinter, often technical "Levallois", including recognize blades, bits and shards. Some sites, however, were repeatedly frequented for a long time, as Croara at Rivergaro, where they are collected, as well as artifacts from the Palaeolithic, also a bit of jasper typical of the Middle Paleolithic and some tools of the Upper Paleolithic. Among the few remains attributable to the latter period, finally, it is probably counted a nice core blades found in Višnjan. The traces of the last post-glacial hunters lie in the mountainous part of Trebbia in places that only after the end of the ice ages became accessible, such as the Plans of Garlic, between 800 and 1000 m, and the Passo dello Zovallo, to over 1400m. These are the remains of the summer hunting camps, places places of step or in the vicinity of glacial lakes in the points required for the passage of the game. These sites appear to have been especially popular in the Mesolithic or Castelnovian, around the sixth millennium BC. The tools are more typical harnesses, which were armed with spears and arrowheads composite and the small circular scrapers. The tribes "castelnoviane" formed the ethnic and traditional substrate from which, under the influence of neighboring peoples culturally

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more advanced, has formed the Neolithic Po, between the sixth and fifth millennium BC construction leading from the Palaeolithic to the Roman Age. Museum Paleolithic - Mesolithic Artifacts that correspond to the remains of Paleolithic camps have been found mostly in the area pedeappenninica, and between Gazzola Rivergaro, where they appear the wind sediments called loess, formed in the final phase, dry and cold, the glaciation of Riss. The oldest acquaintances of this area date back from the late Palaeolithic and the beginning of the medium, that is, 100,000 years ago or a little later, and consist of a number of instruments on splinter, often technical "Levallois", including recognize blades, bits and shards. Some sites, however, were repeatedly frequented for a long time, as Croara at Rivergaro, where they are collected, as well as artifacts from the Palaeolithic, also a bit of jasper typical of the Middle Paleolithic and some tools of the Upper Paleolithic. Among the few remains attributable to the latter period, finally, it is probably counted a nice core blades found in Višnjan. The traces of the last post-glacial hunters lie in the mountainous part of Trebbia in places that only after the end of the ice ages became accessible, such as the Plans of Garlic, between 800 and 1000 m, and the Passo dello Zovallo, to over 1400m. These are the remains of the summer hunting camps, places places of step or in the vicinity of glacial lakes in the points required for the passage of the game. These sites appear to have been especially popular in the Mesolithic or Castelnovian, around the sixth millennium BC. The tools are more typical harnesses, which were armed with spears and arrowheads composite and the small circular scrapers. The tribes "castelnoviane" formed the ethnic and traditional substrate from which, under the influence of neighboring peoples culturally more advanced, has formed the Neolithic Po, between the sixth and fifth millennium BC Museum Neolithic An excavation carried out at Casa Gazza, a large terrace on the Trebbia, highlighted a hut dating back to the Neolithic. It 'a large basement structure, consisting of two rooms connected together in the shape of "8", 10 meters long, 6 wide and one meter deep at most. The hut House Gazza is dated with carbon-14 in the 6130 + - 5830 + 160 and -210. A Casa Gazza there was a particularly high proportion of flint Alpine, and this seems like a confirmation of the cultural connotation of the valley during the early Neolithic, once more toward the Po Valley to the Apennines. Tools Home Gazza are typical of the Neolithic Po: blades and bits, truncated blades, drills, scrapers on blade, chisels and geometric elements representing arrowheads. And 'typical wear gloss left on sickle blades from rubbing against the stems of cereals. Ceramics Home Gazza, assignable to the facies of Vho Piadena, show that the Trebbia in the early Neolithic was linked more to the Lombard in the Emilia. Are typical of the "VHO" the deep vessels of the foot, with vertical loop and simple decorations engraved flasks turtleneck and tight, big vases decorated internally in the fruit bowl. The coarse pottery is represented by pitchers usually provided with two handles, decorated with plastic cords smooth or imprinted. Museum Middle Neolithic During the first half of the fourth millennium to the very fragmented picture of the Neolithic he was replaced in all of northern Italy a 'unique culture, called "Vessels Square Mouth" by the shape of the typical containers. It constituted a radical change in the ceramics industry, in the tradition lithic, settlement and economic organization than the previous world. The Middle Neolithic in Trebbia is still little known; an initial moment, mixed with elements of the Early Neolithic, came to light in an emergency excavation in the 'area of the office of the Savings Bank in Travo. The facilities were represented by a pit pole, by a well-storeroom paved with pebbles and a pit filled with pebbles (perhaps an oven), whose coals have provided a date C 14: 5610 +/- 50 BC. Among the collected materials are noticed fragments and graffiti etched assignable to the culture of Jars Square Mouth, potsherds typical of the appearance of Fiorano, a shard of obsidian and flint sickle blade and some arrowheads. The surface searches have located traces of Neolithic settlements in about fifteen sites in the middle valley. They are found mainly on the terraces along the river, but also, to a lesser extent, higher plateaus, which indicate an attendance Neolithic widespread and articulated. Not all the villages located have, for now, returned materials dating. Probably belong to the Middle Neolithic Le Piane, I Pilati and maybe Santa Maria and Casa Marchi. Recent Neolithic Museum

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In the last part of the Neolithic, towards the end of the fifth millennium, we see mostly in northern Italy to a strong depopulation, which coincides with a new split of the cultural: the west spreads the culture of French tradition "of Chassey ", mostly involving Piedmont, Liguria, Tuscany and Emilia. One of the most important settlements in northern Italy dating back to the late Neolithic period (4300-3800 BC) was discovered in the early 80s at the edge of the town of Travo, in S. Andrea. It 'a vast settlement that occupies a terrace of the left bank of the Trebbia, where archaeological excavations are highlighting complex structures, which show a high level of organization. You can read more than one phase space: the village appears to have been inhabited for many generations, during a rather archaic Neolithic. Among the material collected is of considerable interest is the presence of fragments of vases square mouth of late phase, associated with materials that mostly belong to the cultural phase of the Western tradition. The flint tools Alpine or Apennine are scrapers, drills, crosscut and various types of arrowheads, including those "in shearing cross" that are an innovation of the late Neolithic period. Other material was contact with even distant territories: rock crystal axes and green stones are polished by the Western Alps, obsidian from Lipari or from Sardinia. Among the recovered material gets into jars with sockets and tapered edges sometimes etched, narrow-necked vases, cups and bowls often small, with small indentations, perforated grip and hem thinned or profiled. A few fragments, including those with engravings and white indicate contacts with different cultural areas; the "pintadera", a stencil for body painting, is typical of the culture "of the Pots Square Mouth" .I also been found some whorls: these objects, to be applied to a wooden spindle to facilitate the spinning of wool or flax become common only in the late Neolithic period. Copper Museum On the terrace of St. Andrew, not far from the Neolithic period, it was discovered in a very limited survey a stretch of cobblestones, on which were a few fragments dating from the late Copper Age. Among them will recognize some fragments of ceramic "scales", which was widely spread in the last centuries of the third millennium BC both in the Po Valley in Italy in pensinsulare. They also noted a vase decorated with a loop cords topped bugnetta and a cup of fine ceramics decorated with dashes engraved Museum Bronze Trebbia in the villages of the Bronze Age have occupied the banks of the river, but high plateaus or even entrenched positions. And 'the case, for example, the Stone Perducca and, even more, of the Groppo Bobbio, at 1,000 m above sea level. Another settlement was highlighted by an emergency excavation in the Municipal Pool of Travo: in the area explored, about 130 square meters wide, was a layer blackish clay, beneath which were found a dozen postholes and six were well-closet or cylindrical. The materials collected to the pool of Travo date back to an early stage of the Middle Bronze Age (around XVI century BC.) And belong to the "western facies" of the Bronze Age. Among the most typical elements we note the large bowls with short wall, bend canaliculata and tub often decorated with bundles of grooves, the urns with plastic decoration "a musical note", the cups and ollette with double hull or with horizontal grooves, funds decorated with grooves arranged crosswise, decorations cuppella with center detected. The Bronze Age sites and media recently unearthed by now in the Trebbia River valley are not numerous. The pin of bronze found sporadically to Pilati belongs to a type dated to the Bronze Age (XIII sec.aC) and distributed in the plains of Lombardy and Lake Garda. Museum of Iron Among the few examples known in Western Emilia between the end of the Bronze Age and the early Iron Age there are the findings of the Groppo Vaccarezza (Bobbio), dell'inoltrato Late Bronze Age, and a likely "closet" by St. Saviour Bobbio (an ax and a spearhead). In full Iron Age (between the end V and VI sec.aC) the Piacentino appears divided between: - The Etruscans, which penetrated not only the plain, but also in the foothills, as evidenced by the site of M. Dinavolo at Travo, - The Ligurian, who occupied the mountain and had close relations with the world of "Golasecca"; the most important find in Piacenza is the necropolis of tombs Cassette Veleia, but also some significant findings from Groppo. Despite having provided materials so far very poor, some of the middle Iron Age average Trebbia

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have elements of great interest. They relate mainly the materials of M. Dinavolo, which for the first time have shown an Etruscan presence in Piacentino and among them are also small fragments of imported Attic pottery. The latter and the fibula type "Charterhouse" dating site around the fifth sec.aC Also important is the fibula arc meandering from Costa del Grillo, dating from around the mid-sixth century. Museum Roman Age On the site of the shrine dedicated to the goddess Minerva is still unknown, several hypotheses have been made on its location. According to one interpretation widespread in the past, it would be built where now stands the church of St. Mary in Travo. This hypothesis was formulated on the basis of findings in the church of inscriptions that would be the testimony of the continuity of a pagan cult transferred to the Christian cult of the Madonna. The stelae are found, however, clearly recycled material and, according to scholars of the sixteenth century, relevant to the locality instead of Caverzago, south of Travo, whose name is also the name attributed cabardiacensis. Some scholars, therefore, focusing on the origin of the pre-Roman worship and emphasis to the existence of a natural place frequented for cultural rather than a sanctuary built, see the most appropriate placement of the temple right on the cliff of Caverzago in furrow of an ancient tradition of cults of the peaks. The data collected so far do not deny nor corroborates this hypothesis. In contrast to the plain of Dorba, at the foot of the cliff of Caverzago, about forty years ago, they came to light two large walls deeply buried and a votive stele (VSLM, votum solvit Libens about). Materials from the Roman period were also found in the plain of Dorba in some surveys of excavation in 1976; the depth of the finds (- 3,20 m from ground level) and the nature of the soil covering them seem to indicate that the area in the past was affected by massive flooding that could have served the sanctuary. Val Trebbia, near Travo, in Roman times, there was an important shrine sacred to Minerva, a place of pilgrimage and miraculous healings. Unknown to historical sources, the temple is known thanks to a series of votive inscriptions, re-used in the walls and foundations of churches and castles in the district of Travo, which were transcribed by scholars in the sixteenth century. Many inscriptions have been lost, such as Rallio Montechiaro that according to canon Pier Maria Campi maybe it was the inscription of the Temple of Minerva. Only stele walled in the church of St. Mary in Travo and those of S. Antonino have come down to us thanks to the intervention of the accounts Anguissola who in 1930 donated to the City of Piacenza where they are still kept in the Civic Museum. The data obtained from inscriptions tell us that the sanctuary was certainly attended since the first century. d. C .. We came pilgrims from different cities of the North (Milan, Cremona, Vercelli, Brescello), soldiers returning from Britain, fathers and mothers are grateful for the pardon granted to a child,. The presence of some stele without registration has led scholars to believe probable that a workshop of stonecutters who could be invoked pilgrims for registration on site. During the third century. d. C. attending the temple becomes less intense as a result of new cults, oriental first, then Christianity, which led to the abandonment of the site. Minerva was one of the most important deities Italic: venerated in the Etruscan religion was soon associated with the cult of Jupiter and Juno in the Capitoline temple in Rome. He was equated with the Greek Athena, patron of learning and the arts, and in a short time not distinguished themselves more attributes from those of the Roman goddess of the Greek goddess. Minerva then also became goddess of healing as well as protector of medicine and doctors. With the attribute of Minerva Medica was worshiped in a shrine on the Esquiline in Rome. La caractéristique principale du parc couvrant environ un hectare, est la conservation en vue des structures préhistoriques mis au jour lors des fouilles qui ont eu lieu dans la région à partir de 1995 jusqu'à aujourd'hui. Le village néolithique de Saint-André présente en effet un vaste réseau de logements et fonctionnelle bien conservé, dont une partie maintenant perdre de vue. Dans l'enquête archéologique ils ont été en fait établis, au moyen de résines appropriées, les gouttières de périmètre, de plan rectangulaire, deux des six huttes identifiés au cours des dernières années. Pour la protection de ces structures ont été construites des toits en bois avec toit à deux versants, surmontée d'une couche de roseaux qui reproduisent la même taille et le volume et les mêmes matériaux des anciennes huttes. Dans les trous de poteaux, refait surface au cours des fouilles, ont été transférés de nouveaux piquets de bois de sorte que vous pouvez décrire au public la performance des clôtures et de barrières originales à différents endroits du village. À l'extrémité sud de la zone que vous pouvez voir la vieille barrière de mur pour sécher cailloux et pour sa protection a été construit un toit en bois avec toit en verre. La visite est accompagnée d'une série de panneaux sur l'histoire du site, le logement et fonctionnel, pour avoir un aperçu sur le néolithique italienne et locale. Depuis 2010 affiche également la reconstruction de

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certains bâtiments d'échelle néolithique, préparés avec des matériaux et des objets des copies de ceux effectivement trouvé sur place. A l'intérieur du parc sont des événements organisés «thème» qui reproduisent les techniques archaïques et tirs de vases en céramique, de la taille du silex, le tissage et la cuisine. Vous pouvez également tester les méthodes de recherche et de fouilles archéologiques à une simulation de l'espace où certaines structures ont été recréés sur le site de Saint-André (trous de poteaux, puits, fours). Musée Le musée, ouvert en 1997 et basé à Château Travo, découle de la volonté d'illustrer l'histoire de l'ancienne population de notre territoire. Les enquêtes menées dans la vallée Trebbia rivière de la recherche culturelle Groupe "La Minerva" Travo au cours des 15-20 dernières années ont conduit à l'identification de 175 sites archéologiques, dont 64 préhistorique ou proto, Romains 90 et 21 médiévale ou moderne . Le nombre important de conclusions atteste, une population dense. Dans certains sites néolithiques et de l'âge du bronze archéologique Surintendance de l'Émilie-Romagne, en collaboration avec le groupe "La Minerva" il a effectué des fouilles archéologiques, grâce à laquelle nous avons de nouvelles connaissances importantes. Les matériaux de ces études trouver un espace dans le musée dans une manufacture qui correspondent aux restes de camps du Paléolithique ont été trouvés principalement dans la région pedeappenninica, et entre Gazzola Rivergaro, où ils apparaissent le vent sédiments appelés loess, formé dans la phase finale, sec et froid, la glaciation de Riss. Les plus anciennes connaissances de ce domaine datent de la fin du Paléolithique et le début du milieu, qui est, il ya 100.000 ans ou un peu plus tard, et se composent d'un certain nombre d'instruments sur écharde, souvent techniques "Levallois", y compris reconnaître lames, les forets et des tessons. Certains sites, cependant, ont été maintes fois fréquentés pendant une longue période, comme Croara à Rivergaro, où elles sont collectées, ainsi que des artefacts du Paléolithique, aussi un peu de jaspe typique du Paléolithique moyen et de certains outils du Paléolithique supérieur. Parmi les quelques vestiges attribuables à la dernière période, enfin, il est probablement compté une belle lames de base trouvés dans Višnjan. Les traces des derniers chasseurs post-glaciaires se situent dans la partie montagneuse du Trebbia dans des endroits que seulement après la fin des périodes glaciaires sont devenues accessibles, tels que les Plans d'ail, entre 800 et 1000 m, et le Passo dello Zovallo, à sur 1400m. Ce sont les restes des camps de chasse d'été, place des lieux de l'étape ou dans les environs des lacs glaciaires dans les points nécessaires pour le passage de la partie. Ces sites semblent avoir été particulièrement populaire dans le Mésolithique ou castelnovien, autour de la sixième millénaire avant JC. Les outils sont les harnais les plus typiques, qui étaient armés de lances et de flèches composite et les petits grattoirs circulaires. Les tribus "castelnoviane" formé le substrat ethnique et traditionnelle à partir de laquelle, sous l'influence de peuples voisins culturellement plus avancés, a formé le néolithique Po, entre le sixième et le cinquième millénaire avant JC construction leader du paléolithique à l'époque romaine. Musée paléolithique - Mésolithique Les artefacts qui correspondent aux restes de camps du Paléolithique ont été trouvés principalement dans la région pedeappenninica, et entre Gazzola Rivergaro, où ils apparaissent les sédiments éoliens appelés loess, formés dans la phase finale, secs et froids, la glaciation de Riss. Les plus anciennes connaissances de ce domaine datent de la fin du Paléolithique et le début du milieu, qui est, il ya 100.000 ans ou un peu plus tard, et se composent d'un certain nombre d'instruments sur écharde, souvent techniques "Levallois", y compris reconnaître lames, les forets et des tessons. Certains sites, cependant, ont été maintes fois fréquentés pendant une longue période, comme Croara à Rivergaro, où elles sont collectées, ainsi que des artefacts du Paléolithique, aussi un peu de jaspe typique du Paléolithique moyen et de certains outils du Paléolithique supérieur. Parmi les quelques vestiges attribuables à la dernière période, enfin, il est probablement compté une belle lames de base trouvés dans Višnjan. Les traces des derniers chasseurs post-glaciaires se situent dans la partie montagneuse du Trebbia dans des endroits que seulement après la fin des périodes glaciaires sont devenues accessibles, tels que les Plans d'ail, entre 800 et 1000 m, et le Passo dello Zovallo, à sur 1400m. Ce sont les restes des camps de chasse d'été, place des lieux de l'étape ou dans les environs des lacs glaciaires dans les points nécessaires pour le passage de la partie. Ces sites semblent avoir été particulièrement populaire dans le Mésolithique ou castelnovien, autour de la sixième millénaire avant JC. Les outils sont les harnais les plus typiques, qui étaient armés de lances et de flèches composite et les petits grattoirs circulaires.

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Les tribus "castelnoviane" formé le substrat ethnique et traditionnelle à partir de laquelle, sous l'influence de peuples voisins culturellement plus avancés, a formé le néolithique Po, entre le sixième et le cinquième millénaire avant JC Musée Néolithique Une fouille effectuée à Casa Gazza, une grande terrasse sur la Trebbia, a souligné une hutte datant du néolithique. Il 'une grande structure du sous-sol, composé de deux chambres reliées entre elles en forme de "8", 10 mètres de long, 6 de large et un mètre de profondeur au maximum. La cabane Maison Gazza est daté avec dans le 6130 + carbone-14 à 5830 + 160 et -210. A Casa Gazza il y avait une proportion particulièrement élevée de silex alpin, et cela semble être une confirmation de la connotation culturelle de la vallée au début du néolithique, une fois de plus vers la vallée du Pô aux Apennins. Outils Accueil Gazza sont typiques de l'époque néolithique Po: lames et de bits, lames tronquées, des perceuses, grattoirs sur lame, des ciseaux et des éléments géométriques représentant des pointes de flèches. Et 'usure brillant typique laissé sur les lames de faucilles de frotter contre les tiges de céréales. Céramique Accueil Gazza, assignable au faciès de Vho Piadena, montrent que la Trebbia au début du néolithique a été plus liée au Lombard en Emilia. Sont typiques de la "VHO" les vaisseaux profonds du pied, avec une boucle verticale et simples décorations gravées flacons à col roulé et serrés, grands vases décorés en interne dans le bol de fruits. La poterie grossière est représenté par pichets généralement fournis avec deux poignées, décorée avec des cordes en plastique lisse ou imprimés. Musée Néolithique moyen Au cours de la première moitié du IVe millénaire à l'image très fragmentée du Néolithique, il a été remplacé dans tout le nord de l'Italie une «culture unique, appelée" Les navires Place Mouth "par la forme des récipients typiques. Il a constitué un changement radical dans l'industrie de la céramique, dans la tradition lithique, l'établissement et l'organisation économique que le monde précédent. Le Néolithique moyen dans Trebbia est encore peu connue; un instant initial, mélangé avec des éléments du Néolithique ancien, est venu à la lumière dans une excavation d'urgence dans la «zone du bureau de la Banque d'épargne à Travo. Les installations ont été représentés par un pôle de la fosse, par un bien-cellier pavée de galets et une fosse remplie de cailloux (peut-être un four), dont les charbons ont fourni une date C 14: 5610 +/- 50 avant JC Parmi les. matériaux collectés sont remarqués fragments et les graffitis gravés assignable à la culture des Jarres Place Bouche, tessons typiques de l'apparition de Fiorano, un éclat d'obsidienne et de silex faucille et quelques pointes de flèches. Les recherches de surface ont localisé des traces de colonies néolithiques dans une quinzaine de sites dans la moyenne vallée. Ils se trouvent principalement sur les terrasses le long de la rivière, mais aussi, dans une moindre mesure, des plateaux plus élevés, qui indiquent une fréquentation néolithique généralisée et articulé. Pas tous les villages situés ont, pour l'instant, retourné matériaux datation. Probablement appartenir au Néolithique Moyen Le Piane, je Pilati et peut-être Santa Maria et Casa Marchi. Musée Néolithique récent Dans la dernière partie de la période néolithique, vers la fin du cinquième millénaire, nous voyons la plupart dans le nord de l'Italie à une dépopulation forte, qui coïncide avec une nouvelle division de la culture: l'ouest se propage la culture de la tradition française "de Chassey », la plupart impliquant Piémont, Ligurie, Toscane et l'Émilie. L'une des colonies les plus importants dans le nord de l'Italie remontent à la fin du Néolithique (4300-3800 avant JC) a été découvert dans les années 80 au bord de la ville de Travo, à S. Andrea. Il 'un vaste règlement qui occupe une terrasse de la rive gauche de la Trebbia, où des fouilles archéologiques mettent en avant des structures complexes, qui montrent un niveau élevé de l'organisation. Vous pouvez lire plus d'un espace de phase: le village semble avoir été habité pendant de nombreuses générations, au cours d'une néolithique plutôt archaïque. Parmi le matériel recueilli est d'un intérêt considérable est la présence de fragments de vases de la bouche carré de phase tardive, associé à des matériaux qui appartiennent principalement à la phase culturelle de la tradition occidentale. Les outils en silex ou alpines des Apennins sont des grattoirs, des perceuses, tronçonner et divers types de pointes de flèches, y compris ceux "en cisaillement croix" qui sont une innovation de la fin du Néolithique. Autre matériel était en contact avec les territoires, même lointaines: les axes de cristal de roche et de pierres vertes sont polis par les Alpes occidentales, l'obsidienne de Lipari ou de la Sardaigne. Parmi le matériel récupéré obtient dans des bocaux avec des douilles et des bords effilés parfois gravées, des vases à col étroit, tasses et bols souvent de petite taille, avec de petites indentations, poignée perforée et à l'ourlet éclaircis ou profilée. Quelques fragments, y compris ceux avec des gravures et blanches indiquent les contacts avec les différentes aires culturelles; le «Pintadera", un

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pochoir à la peinture du corps, est typique de la culture "de l'pots carrés Mouth" .J'ai aussi été trouvé quelques tours: ces objets, à appliquer à une broche en bois pour faciliter le filage de la laine ou de lin devenu commun que dans la fin du Néolithique. Musée du Cuivre Sur la terrasse de Saint-André, non loin de la période néolithique, il a été découvert dans une étude très limitée d'un tronçon de pavés, sur lesquels étaient quelques fragments datant de la fin du Âge du cuivre. Parmi eux reconnaîtront quelques fragments de céramique «échelles», qui a été largement répandu dans les derniers siècles du troisième millénaire avant JC à la fois dans la vallée du Pô en Italie en pensinsulare. Ils ont également noté un vase décoré avec une boucle cordes surmonté bugnetta et une tasse de céramiques fines décorées avec des tirets gravé Musée du Bronze Trebbia dans les villages de l'âge du bronze ont occupé les rives de la rivière, mais les hauts plateaux ou même des positions retranchées. Et 'le cas, par exemple, le Perducca Stone et, plus encore, de l'Groppo Bobbio, à 1000 m au dessus du niveau de la mer. Un autre règlement a été mis en évidence par une excavation d'urgence dans la piscine municipale de Travo: dans la zone explorée, à environ 130 mètres carrés de large, était une argile noirâtre couche, sous laquelle ont été retrouvés une douzaine de trous de poteaux et six étaient bien placard ou cylindrique. Les matériaux collectés à la piscine de Travo remontent à un stade précoce de l'Age du Bronze Moyen (environ XVI siècle avant JC.) Et appartiennent à la "faciès occidentales» de l'Age du Bronze. Parmi les éléments les plus typiques nous notons les grands bols avec petit mur, canaliculata virage et baignoire souvent décorés avec des faisceaux de rainures, les urnes avec une décoration plastique "une note de musique", les tasses et ollette avec double coque ou avec des rainures horizontales, des fonds décoré avec des rainures disposées transversalement, décorations cuppella avec le centre détectée. Les sites de l'âge du bronze et les médias récemment découverts par l'entreprise dans la vallée Trebbia rivière ne sont pas nombreux. La broche en bronze trouvé sporadiquement à Pilati appartient à un type daté de l'âge du bronze (XIII sec.aC) et distribué dans les plaines de la Lombardie et le lac de Garde. Musée du Fer Parmi les quelques exemples connus dans l'Ouest Emilia entre la fin de l'âge du bronze et l'âge du fer, il ya les conclusions de l'Groppo Vaccarezza (Bobbio), dell'inoltrato âge du bronze, et un "placard" probablement par Saint-Sauveur Bobbio (une hache et un fer de lance). En plein âge du fer (entre la fin V et VI sec.aC) l'Piacentino semble divisé entre: - Les Étrusques, qui a pénétré non seulement la plaine, mais aussi dans les contreforts, comme en témoigne le site de M. Dinavolo à Travo, - La ligure, qui a occupé la montagne et avait des relations étroites avec le monde de la "Golasecca»; la découverte la plus importante dans Piacenza est la nécropole de tombes cassette Veleia, mais aussi quelques conclusions importantes de Groppo. Malgré matériaux fournis jusqu'ici très pauvres, certains de la moyenne de l'âge de fer milieu Trebbia ont des éléments de grand intérêt. Elles concernent principalement les matériaux de M. Dinavolo, qui pour la première fois ont montré une présence étrusque Piacentino et parmi eux sont également de petits fragments de céramique attique importé. Ce dernier et le type de péroné "Chartreuse" site de rencontres autour de la cinquième sec.aC Il est également important de l'arc du péroné méandres de la Costa del Grillo, datant d'environ le milieu du VIe siècle. Musée romain Age Sur le site du sanctuaire dédié à la déesse Minerve est encore inconnue, plusieurs hypothèses ont été faites sur son emplacement. Selon une interprétation très répandue dans le passé, il serait construit où se trouve aujourd'hui l'église de Sainte-Marie à Travo. Cette hypothèse a été formulée sur la base des conclusions dans l'église d'inscriptions qui seraient le témoignage de la continuité d'un culte païen transféré au culte chrétien de la Madone. Les stèles sont trouvé, cependant, clairement matériaux recyclés et, selon les spécialistes du XVIe

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siècle, pertinentes à la localité au lieu de Caverzago, au sud de Travo, dont le nom est aussi le nom attribué cabardiacensis. Certains chercheurs, par conséquent, en se concentrant sur l'origine du culte pré-romaine et l'accent sur l'existence d'un lieu naturel pour fréquentés culturelle plutôt que d'un sanctuaire construit, voir le placement le plus approprié de la tempe droite sur la falaise de Caverzago dans sillon de l'ancienne tradition des cultes des pics. Les données recueillies jusqu'à présent ne nient ni corroborent cette hypothèse. Contrairement à la plaine de Dorba, au pied de la falaise de Caverzago, il ya environ quarante ans, ils sont venus à la lumière deux grandes parois profondément enfouis et une stèle votive (VSLM, votum solvit Libens environ). Matériaux de l'époque romaine ont également été trouvés dans la plaine de Dorba dans certaines enquêtes de l'excavation en 1976; la profondeur des découvertes (- 3,20 m du niveau du sol) et la nature du sol qui les recouvre semblent indiquer que la zone dans le passé a été affectée par des inondations massives qui auraient servi le sanctuaire. Val Trebbia, près de Travo, à l'époque romaine, il y avait un important sanctuaire sacré à Minerve, un lieu de pèlerinage et de guérisons miraculeuses. Inconnu des sources historiques, le temple est connu grâce à une série d'inscriptions votives, réutilisées dans les murs et les fondations d'églises et de châteaux dans le quartier de Travo, qui ont été transcrites par des chercheurs dans le seizième siècle. Beaucoup d'inscriptions ont été perdus, comme Rallio Montechiaro que selon le canon Pier Maria Campi peut-être il était l'inscription du temple de Minerve. Seulement stèle fortifiée dans l'église de Sainte-Marie à Travo et ceux de S. Antonino sont venus jusqu'à nous grâce à l'intervention des comptes Anguissola qui en 1930 ont fait don à la ville de Piacenza où ils sont encore conservés dans le Musée Civique. Les données obtenues à partir des inscriptions nous disent que le sanctuaire a été certainement assisté depuis le premier siècle. d. C .. Nous sommes venus pèlerins de différentes villes du Nord (Milan, Crémone, Vercelli, Brescello), les soldats de retour de Grande-Bretagne, pères et mères sont reconnaissants pour la grâce accordée à un enfant ,. La présence de certains stèle sans inscription a conduit les chercheurs à croire probable que d'un atelier des tailleurs de pierre qui pourrait être invoqué pèlerins pour l'enregistrement sur le site. Au cours du troisième siècle. d. C. aller au temple devient moins intense à la suite de nouveaux cultes, oriental d'abord, puis le christianisme, qui ont conduit à l'abandon du site. Minerva était une des divinités les plus importantes italiques: vénérés dans la religion étrusque fut bientôt associé au culte de Jupiter et de Junon dans le temple du Capitole à Rome. Il a été assimilée à la grecque Athéna, patronne de l'apprentissage et les arts, et dans un court laps de temps eux-mêmes ne se distingue pas plusieurs attributs de ceux de la déesse romaine de la déesse grecque. Minerva alors également devenu déesse de la guérison ainsi que protecteur de la médecine et les médecins. Avec l'attribut de Minerva Medica a été adoré dans un sanctuaire sur l'Esquilin à Rome.